Il Carmagnolese Giugno 2018

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FILO diretto

il Carmagnolese

ALLA SCOPERTA DI CARMAGNOLA IERI E OGGI

“CIÒ CHE ERA, CIÒ CHE È”: l’asilo Ronco Piergiorgio Sola

Prosegue la rubrica storico-fotografica dedicata alla scoperta di Carmagnola dello scorso secolo tramite gli originali scatti del giovane fotografo Vito Delaurentis. Le sue immagini, infatti, raccontano in un’unica composizione visiva le mutazioni occorse a significativi angoli della città nel corso degli ultimi decenni, inserendo vedute “novecentesche” all’interno dello scenario attuale. In un’unica foto, due epoche. Questo mese il focus è sull’edificio dell’asilo Ronco, in piazza Mazzini. Lo scatto in bianco e nero risale agli anni Quaranta del Novecento: per quanto la struttura generale dell’edificio non sia cambiata in modo sostanziale, sicuramente lo sono gli abiti dei personaggi raffigurati, rispetto a quelli odierni. Inoltre è facile immaginare come tutto il “contorno” cittadino, a partire dalla piazza stessa, fosse completamente differente.

INSOLITO “CILIEGIO” A CASA CAVASSA Un insolito “albero” di ciliegie -interamente realizzato all’uncinettoè “spuntato” a maggio nel cortile di Casa Cavassa, frutto dell’estro creativo e del lavoro delle donne del gruppo informale Donne in Città. L’installazione è stata realizzata a margine della giornata dedicata al baratto e scambio di oggetti, promossa anche quest’anno dal sodalizio al femminile.

STUDIO GRAFICO TIPOGRAFIA

LA “FORMA DELL’ACQUA” ALLA RARI NANTES

2+2 uguale ... SEI! Cooperativa Solidarietà Sei

“Il Carmagnolese”, con questa rubrica in esclusiva, offre uno spazio autogestito alla Cooperativa Solidarietà Sei, ai suoi ragazzi e alle sue ragazze, per raccontare piccole ma fondamentali storie del loro quotidiano, le loro emozioni e la loro interazione con la Comunità carmagnolese. Ragazzi/e delle quinte superiori, noi della Cooperativa Sei questo mese vorremo farvi un augurio speciale per l’esame di maturità, in particolare a voi della quinta dell’Istituto “Baldessano Roccati” a indirizzo socio-sanitario. Il 16 maggio scorso ci avete fatto visita nel Centro Diurno Disabili, entrando con curiosità ed entusiasmo, portando una ventata di novità e spontaneità. La giornata che abbiamo passato insieme è frutto di una collaborazione con la scuola, che ha chiesto ad alcuni operatori di andare a parlare della cooperazione e dei servizi educativi per disabili del nostro territorio. A seguito del risultato di quella giornata, è nato un accordo, importante, stipulato grazie ai responsabili dell’Istituto, che ci vede inseriti come sede di attuazione del progetto di alternanza scuola-lavoro. Tale progetto coinvolge le classi dalla terza alla quinta superiori, dove gli studenti si vedono impegnati a “mettere le mani in pasta”, cioè a provarsi in maniera diretta nell’ambito lavorativo. Questo prodotto non è qualcosa di tangibile, di facilmente valutabile, perché la pasta di cui parliamo, sono le persone, disabili. Entrando nel Centro, voi studenti ed insegnanti, avete portato un “fuori”, con sorpresa ed entusiasmo, in un “dentro”. Entrando come amici, con la promessa di rivedersi: quello che ne è venuto è anche uno specchio del “dentro”, per le persone ospiti del centro ma anche per gli operatori, divertente, più che accettabile, bello insomma! Vediamo se alcuni si riconosceranno: gli studenti hanno partecipato attivamente al laboratorio creativo sono rimasti colpiti dall’abilità nel pitturare, ammirando i lavori degli ospiti, ricchi di sfumature che facevano risaltare la sensibilità verso la bellezza della natura. Alcuni studenti hanno partecipato alla realizzazione di materiale che è poi servito per i laboratori nella scuola materna Ronco, facendo domande interessate sul seguito e dando valore ad ogni singola azione. Una studentessa dice “Che bello questo cortile!” e P. ripete: “Che bello questo cortile!”. Lo vede, finalmente, questo bello, perché lo vedono gli amici da fuori. All’interno del laboratorio di teatro e danza, alcuni studenti ci vedono un po’ come “matti”, perché drammatizziamo, mettiamo in scena argomenti importanti come l’amore, il tradimento, la malattia, la morte. E la cura, o le battute divertenti, rinfrancanti, arrivano dagli ospiti, che ridono, offrono parole e emozioni sorprendenti per chi non ha mai partecipato a questo tipo di lavoro con le persone disabili, che ricevono uno specchio di sé capace. Crediamo che i nostri ragazzi facciano trapelare tutta la loro voglia di dire all’altro “ci sono”, con tutte le mie emozioni, i miei sentimenti. Domanda: chi sono i nostri ragazzi? Gli studenti che ci hanno fatto visita o le persone (adulte) ospiti come li chiamiamo affettuosamente noi operatori ed esterni? O siamo un po’ tutti, impegnati in un continuo, curioso, apprendimento? Auguriamo che questo esame sia il punto di partenza di questo processo. Grazie, e arrivederci!

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40 giugno 2018

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