Obesity Monitor

A CURA: IBDO Foundation; Istat, CREA SANITÀ, CORESEARCH; BHAVE; A CURA: IBDO Foundation; Istat, CREA SANITÀ, CORESEARCH; BHAVE;
Editors
Editors
Giuseppe Novelli, Luca Busetto, Lucio Corsaro, Roberta Crialesi, Giuseppe Novelli, Luca Busetto, Lucio Corsaro, Roberta Crialesi, Massimo Federici, Renato Lauro, Andrea Lenzi, Antonio Nicolucci, Massimo Federici, Renato Lauro, Andrea Lenzi, Antonio Nicolucci, Walter Ricciardi, Paolo Sbraccia, Federico Serra, Federico Spandonaro Walter Ricciardi, Paolo Sbraccia, Federico Serra, Federico Spandonaro
DIABETES MONITOR è una rivista sul diabete, edita da IBDO Foundation. La rivista ospita periodicamente, in numeri monotematici, analisi, indagini, approfondimenti e documenti redatti da esperti che operano in diversi campi, con l’obiettivo di animare il confronto e la ricerca di soluzioni sul diabete quale malattia di grande rilevanza clinico, sociale, epidemiologica, economica e politico-sanitaria.
Editor in chief
Giuseppe Novelli
Co-Editors
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Andrea Lenzi
Paolo Sbraccia
Walter Ricciardi
Editor Emeritus
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Associate Editors
Stefano Del Prato
Francesco Dotta
Bernardino Fantini
Sergio Pecorelli
Obesity Sec tion Editor
Luca Busetto
Editorial Board
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Angelo Avogaro
Rocco Barazzoni
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Amelia Brunani
Raffaella Buzzetti
Riccardo Candido
Antonio Caretto
Valentino Cherubini
Annamaria Colao
Michele Carruba
Roberta Crialesi
Claudio Cricelli
Salvatore De Cosmo
Paolo Di Bartolo
Graziano Di Cianni
Cosimo Durante
Giuseppe Fatati
Sebastiano Filetti
Ezio Ghigo
Francesco Giorgino
Valeria Guglielmi
Frida Leonetti
Marco Meneguzzo
David Napier
Antonio Nicolucci
Barbara Paolini
Giuseppe Paolisso
Paola Pisanti
Juergen Rechardt
Mariacarolina Salerno
Giorgio Sesti
Federico Spandonaro
Ketty Vaccaro
Vasilis Vasiliou
Stefano Vella
Marcoantonio Zappa
Managing Editors
Lucio Corsaro
Federico Serra
Autori:
G. Aimaretti
V. Atella
A. Avogaro
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R. Barazzoni
R. Bellantone
F. Belotti
M. Biancolella
E. Bologna
L. Bonfanti
A. Burgio
C. Cassadante
L. Busetto
A. Consoli
A. Colao
L. Corsaro
R. Crialesi
C. Cricelli
D. d’Angela
G. Di Cianni
M. d’Errico
G. Fatati
M. Federici
L. Gargiulo
M. Giaccherini
L. Iannucci
R. Lauro
A. Lenzi
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S. Loizzo
G. Medea
A. Nicolucci
G. Novelli
M. Occhiuto
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R. Pella
A. Piano Mortari
B. Polistena
M. Salerno
P. Sbraccia
D. Sbrollini
O. Schillaci
F. Serra
F. Spandonaro
G. Vaccaro
R. Vettor
L. Trivellato
I. Zani
EDI TORIALE
Giuseppe Novelli, Renato Lauro, Andrea Lenzi, Walter Ricciardi, Paolo Sbraccia
CONTRIBUT I IST I TUZIONALI
PREFAZIONE MINISTRO DELLA SALUTE
Orazio Schillaci
PREFAZIONE INTERGRUPPO PARLAMENTARE OBESITA’, DIABETE E MALATTIE CRONICHE NON TRASMISSIBILI
Daniela Sbrollini, Roberto Pella
PREFAZIONE ISTAT
Federico Maria Chelli
PREFAZIONE RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA
Nathan Levialdi Ghiron
IL PUNTO DI VISTA DELLE SOCIETà SCIENT IFICHE E DEI NET WORK
ASSOCIAZIONE ITALIANA DI DIETETICA E NUTRIZIONE CLINICA – ADI
Barbara Paolini
AME
Renato Cozzi
AMD - FeSDI
Riccardo Candido
ITALIAN OBESITY NETWORK IO-NET
Giuseppe Fatati
OBESITY POLICY ENGAGEMENT NETWORK – OPEN ITALY
Andrea Lenzi
EUDF Italia
Agostino Consoli
SOCIETA’ ITALIANA DI DIABETOLOGIA E FONDAZIONE DIABETE RICERCA
Raffaella Buzzetti e Angelo Avogaro
SOCIETA’ ITALIANA DELL’OBESITA’ - SIO
Rocco Barazzoni
SOCIETA’ ITALIANA DI CHIRURGIA DELL’OBESITA’ E DELLE MALATTIE METABOLICHE - SICOB
Giuseppe Navarra
SOCIETA’ ITALIANA DI ENDOCRINOLOGIA - SIE
Gianluca Aimaretti
SOCIETA’ ITALIANA DI ENDOCRINOLOGIA E DIABETOLOGIA PEDIATRICA - SIEDP
Valentino Cherubini
SOCIETA’ ITALIANA DI MEDICINA GENERALE E DELLE CURE PRIMARIE - SIMG
Alessandro Rossi, Gerardo Medea
C ALL TO ACT ION
Paolo Sbraccia
LE SFIDE DI POLICY E LE INIZIAT IVE LEGISL AT IVE
INVITO ALL’AZIONE POLITICA
OBESITA’ UN PROBLEMA GLOBALE CHE RICHIEDE SOLUZIONI URGENTI
UNA POLICY PER L’OBESITA
UN PATTO DI LEGISLATURA PER L’OBESITA’
PROGETTO DI LEGGE 741 CAMERA DEI DEPUTATI ON. PELLA
“DISPOSIZIONI PER LA PREVENZIONE E LA CURA DELL’OBESITA’”
DISEGNO DI LEGGE 287 SENATO SEN. SBROLLINI
DISPOSIZIONI RECANTI INTERVENTI FINALIZZATI ALL’INTRODUZIONE
DELL’ESERCIZIO FISICO COME STRUMENTO DI PREVENZIONE E OBESITA’ NEL G7
VENICE DECLARATION
PIANO NAZIONALE CRONICITA’
OBESI TA’: UNA MAL AT T IA CRONIC A
I DAT I
L’OBESITA’ IN ITALIA
Roberta Crialesi, Emanuela Bologna, Alessandra Burgio, Lidia Gargiulo e Laura Iannucci
DATI REGIONALI SULL’OBESITA’
Roberta Crialesi, Antonio Nicolucci, Federico Serra
IL BURDEN DELL’OBESITA’ IMPLICAZIONI SOCIOECONOMICHE DALLE EVIDENZE DI LETTERATURA
Federico Spandonaro, Daniela d’Angela
CONTRIBUT I SCIENT IFICI
ESERCHINE: LE BIOMOLECOLE DELL’ESERCIZIO FISICO
Giuseppe Novelli, Giuseppe Calcaterra, Federico Casciani, Sergio Pecorelli, Jawahar L. Mehta
LA FORMAZIONE MEDICA NELL’OBESITA’ ATTRAVERSO L’UTILIZZO DEI SIMULATORI
Luca Busetto, Paolo Sbraccia
COSTI SANITARI AMBULATORIALI ASSOCIATI A SOVRAPPESO E OBESITA’ IN ITALIA
Vincenzo Atella, Federico Belotti, Claudio Cricelli, Matilde Giaccherini, Gerardo Medea, Antonio Nicolucci, Andrea Piano Mortari, Paolo Sbraccia
LE PERSONE
OBESITY MONITOR 2024: LE ASPETTATIVE DELLA PERSONA CON OBESITA’ Lucio Corsaro, Gianluca Vaccaro
COMMENTO DELLE ASSOCIAZIONI PAZIENTI
AMICI OBESI
Iris Zani
MANIFESTO DELL’OBESI TA’
WEIGHT STIGMA WORLD OBESITY FEDERATION
APPENDIX
SCHEDE ITALIANE DEL GLOBAL OBESITY OBSERVATORY DELLA WORLD OBESITY FEDERATION
WHO ACCELERATION PLAN TO STOP OBESITY
EDI TORS E COAUTORI
PROMOTORI E PARTNERS
INFOGR AFIC A OBESI TA’ INFANT ILE I TALIA
INFOGR AFIC A OBESI TA’ IN I TALIA
Giuseppe Novelli
Editor in Chief di Obesity Monitor, Presidente del comitato editoriale di IBDO Foundation
Andrea Lenzi
Co-Editor di Obesity Monitor e Presidente CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Presidente di OPEN ITALY e Presidente dello Steering committee di IBDO Foundation
Luc a Buset to Obesity Section Editor di Obesity Monitor e Vice President Southern Region EASO
Walter Ricciardi
Co-Editor di Obesity Monitor e Direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni
A livello globale, sovrappeso e obesità sono aumentati sia nei bambini che negli adulti, diventando una vera emergenza sanitaria.
In effetti, il peso globale delle malattie non trasmissibili (NCD), tra cui l'obesità, è elevato sia dal punto di vista sociale che da quello finanziario. Mentre una dieta povera è stata identificata come una delle principali cause di morbilità e mortalità in tutto il mondo, è riconosciuto che l'obesità è il risultato di determinanti biologici, comportamentali, sociali, commerciali, ambientali, culturali, economici e delle complesse interazioni tra di essi.
In quanto tali, quadri politici multisettoriali e multilivello,
Renato L auro
Co- Editor di Obesity Monitor, Presidente di IBDO Foundation e Rettore emerito dell’Università di Roma Tor Vergata
Paolo Sbraccia
Co-Editor di Obesity Monitor e Presidente di IBDO Foundation
strategie e interventi basati sulla comunità e sinergie fattuali tra i vari “attori” coinvolti sono una componente vitale e completa per prevenire e affrontare l'obesità, quale malattia in grado di minare la salute delle generazioni futurea. Secondo l'Urban Health Equity Assessment and Response Tool (Urban HEART), la prevalenza dell'obesità è un indicatore dello sviluppo sociale e umano. Le città ben pianificate hanno un ruolo importante da svolgere nell'affrontare e contenere i rischi prodotti da diete non sane, inattività fisica, obesità, malattie non trasmissibili e cambiamenti climatici.
Dato il ruolo che l'ambiente circostante ha sulla nostra sa-
lute, gli interventi che promuovono la creazione di un ambiente più sano per la sua popolazione dovrebbero essere una priorità sulla quale puntare e agire con politiche intersettoriali e con la creazioni di modelli di studio delle dinamiche cliniche, epidemiologiche, economiche, sanitarie e sociali correlate. In particolare, questi interventi potrebbero essere estremamente benefici nell'affrontare l'obesità infantile poiché è riconosciuto che i bambini hanno poco o nessun controllo sui fattori ambientali che influenzano l'obesità, e l’aumento dell’obesità e del sovrappeso nelle fasce di età più giovani rappresenta di se per stesso un rischio per le generazioni future e per la sostenibilità della salute a livello globale.
L'ampliamento della portata degli interventi correlati all'obesità è stato identificato come "un'importante strategia per ottenere un cambiamento a livello di popolazione nei fattori di rischio e nella salute". Affrontare il ruolo di diversi fattori ambientali sulla prevenzione dell'obesità, in un’ottica di Planetary Health, ci consente di allontanarci dall'individuo e considerare i fattori esterni che hanno un impatto sulla nostra salute.
Gli interventi comunitari includono qualsiasi programma che richieda l'impegno o la partecipazione della comunità e questo deve essere l’obiettivo, a nostro avviso, dei vertici promossi a livello globale come il G7 e il G20.
Il coinvolgimento della comunità è stato definito come "coinvolgimento delle comunità nel processo decisionale e nella pianificazione, progettazione, governance ed erogazione dei servizi". Mentre la portata del coinvolgimento di una comunità nell'elaborazione di un intervento varia ,
si sta affermando sempre di più l'ipotesi che il coinvolgimento diretto delle comunità possa avere l'influenza di "mettere insieme una gamma più ampia di servizi, includendo anche scuole e aziende locali e comunità cittadine, il che consente quindi di sviluppare interventi su misura per rispondere alle esigenze di benessere individuale e collettivo.
Questi interventi hanno luogo a livello nazionale o subnazionale e sono focalizzati su politiche e azioni che vanno da interventi a livello cittadino a quelli all'interno di istituzioni più piccole come quartieri, scuole, chiese, luoghi di lavoro o altre organizzazioni. Porre la salute al centro della pianificazione e delle politiche urbane dovrebbe quindi essere una priorità: decisioni sulla progettazione urbana; produzione alimentare; acqua; energia; alloggi; trasporti e parcheggi; parchi e spazi aperti; servizi sociali; e l'assistenza sanitaria influenzerà profondamente la salute, il benessere e la sicurezza delle popolazioni. Come evidenziato da Merzel e D'Afflitti, "la logica della promozione della salute basata sulla comunità è la nozione che gli individui non possono essere considerati separatamente dal loro ambiente e contesto sociale, e che i programmi che incorporano interventi multipli che si estendono oltre il livello individuale hanno il potenziale per avere più successo nel cambiare i comportamenti".
Sulla base di ciò, King et al hanno evidenziato una serie di buone pratiche da considerare quando si sviluppano interventi di prevenzione dell'obesità basati sulla comunità (Figura 1).
Ad esempio, il miglioramento dei trasporti e della progettazione urbana e delle decisioni sull'uso del territorio può influenzare la comodità, l'attrattiva e la sicurezza di camminare e andare in bicicletta, e potrebbe aiutare a ridurre i comportamenti sedentari e promuovere livelli maggiori di attività fisica. Inoltre, i comportamenti personali e i modelli alimentari sono fortemente influenzati dagli ambienti obesogeni. Esiste una forte relazione tra l'acquisto di cibo, le diete e le caratteristiche dell'ambiente alimentare urbano, come la disponibilità e l'accessibilità.
Ad esempio, la pianificazione urbana dovrebbe includere regolamenti per limitare i prodotti non sani in ambienti pubblici e la pubblicità nelle scuole come parte di un programma completo per combattere l'obesità.
Dato l'aumento dell'urbanizzazione, le città stanno guadagnando sempre più attenzione come contesto comunitario per interventi di prevenzione dell'obesità. Oggi, le città ospitano più della metà della popolazione mondiale e nei paesi dell'Unione Europea, circa il 75% della popolazione vive in aree urbane. Gli interventi nelle città offrono l'opportunità di raggiungere una vasta percentuale di persone. In risposta a questo fenomeno, l'OMS ha istituito la Healthy Cities Network, un "movimento globale che lavora per mettere la salute in cima all'agenda sociale, economica e politica dei governi cittadini". Ora in atto da 30 anni, il progetto mira a "sensibilizzare su dove e come viene creata la salute e a influenzare le agenzie diverse da quelle tradizionalmente responsabili della salute nello sviluppo di strategie che insieme creano un ambiente di supporto per la salute". La Healthy Cities Network ha permesso alla salute di ottenere un posto nell'agenda politica ed è ora considerata parte integrante nello sviluppo di politiche pubbliche. Inoltre, l'UNICEF e l'UN-Habitat hanno lanciato la Child Friendly Cities Initiative (CFCI) che supporta i governi municipali nella realizzazione dei diritti dei bambini a livello locale utilizzando la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia come fondamento. Una città amica dei bambini (CFC) è una città, una comunità o qualsiasi sistema di governance locale impegnato a migliorare la vita dei bambini. Oggigiorno, il CFCI raggiunge fino a 30 milioni di bambini in 38 paesi in tutto il mondo, tra cui 17 Paesi europei quali Austria, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germany, Gran Bretagna, Islanda, Italia, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera. Date le sfide ambientali, sanitarie e sociali che ci troviamo ad affrontare oggi, è essenziale considerare tutti questi aspetti quando si valuta l'efficacia di un intervento. Di conseguenza, oggi dovremmo concentrarci sull'identifi-
cazione di "politiche e pratiche che contribuiscono a una triplice vittoria in termini di miglioramento della salute, equità e sostenibilità ambientale, creando condizioni che consentano alle persone di adottare comportamenti più sostenibili nei modi di vivere, muoversi e consumare". Ad esempio, politiche e programmi efficaci che incoraggiano l'uso della bicicletta e della mobilità attiva possono migliorare contemporaneamente la salute della popolazione e l'ambiente. Ciò contribuirebbe anche a ridurre il peso delle malattie non trasmissibili e ad aiutare la sostenibilità economica a lungo termine dei sistemi sanitari. La collaborazione intersettoriale, come quella promossa da IBDO Foundation, potrebbe migliorare la disponibilità dei dati per la ricerca futura e stimare i benefici per la salute e l'impatto economico di maggiori proporzioni di spostamenti attivi a piedi e in bicicletta utilizzando l'Health Economic Assessment Tool (HEAT), che mostra le riduzioni annuali di decessi e anni di vita aggiustati per disabilità (DALY) degli interventi in bicicletta come strumento di mobilità attiva. Nel Regno Unito, si stima che un programma di città ciclabili fornisca 5,2 milioni di dollari di benefici all'anno. Inoltre, la modellazione economica del progetto Cycling Cities ha suggerito che per ogni £ 1 spesa c'era un ritorno compreso tra £ 2,6-3,50.
Sulla base delle prove provenienti da revisioni sistematiche, studi sui costi, studi di casi, linee guida e raccomandazioni governative e progetti attuali e passati presentati nel dossier, sono state identificate le seguenti considerazioni per supportare l'implementazione di successo di interventi sull'obesità a livello di comunità:
1. Intraprendere un'analisi della situazione della situazione sanitaria attuale: identificare i punti di forza, le debolezze, le opportunità e le minacce specifiche, comprese le loro cause profonde e gli effetti per fornire una base basata sulle prove per rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Ciò dovrebbe includere le statistiche sanitarie, le politiche locali, le leggi e la ricerca accademica pertinente.
2. Considerare il budget: prima di decidere l'ambito di un intervento, considerare le risorse finanziarie e umane disponibili. Idealmente, l'allocazione di bilancio dovrebbe essere prioritaria per la prevenzione, il controllo e la ricerca sull'obesità e sulle malattie non trasmissibili. Pianificare assegnazioni di bilancio chiare e adeguate per ciascuno dei risultati e delle attività previste.
3. Utilizzare quadri e teorie pratiche di riferimento ed azione: progettare, pianificare, gestire, coordinare e monitorare interventi basati su quadri consolidati e teorie sul cambiamento comportamentale. Ciò consentirebbe di stabilire le migliori pratiche e di trarre spunto da prece-
denti vittorie e sfide quando si sviluppano e si implementano nuovi interventi.
4. Adottare un approccio integrato: la salute dovrebbe essere integrata nelle strategie di pianificazione urbanistica, sociale e finanziaria in ogni momento. Mentre la maggior parte degli individui e dei governi è consapevole dell'attuale crescente epidemia di obesità, è ancora necessaria un'azione per colmare il divario tra la consapevolezza del problema e l'implementazione pratica dei necessari cambiamenti nello stile di vita". Gli interventi pianificati dovrebbero quindi concentrarsi sulla generazione di cambiamenti negli ambienti sociali, ambientali e individuali.
5. Interventi multipli e multi-componente: sviluppare interventi multisettoriali e multilivello. L'approccio integrato che mira a diversi determinanti della salute avrà più successo. Per questo motivo, dovrebbero essere considerati prioritari gli interventi combinati (ad esempio dieta e attività fisica) e gli interventi multi-setting che adottano un approccio “all’intera comunità” ai programmi di prevenzione dell’obesità.
6. Coinvolgere le parti interessate, ma salvaguardare i processi dai conflitti di interessi: garantire che un'ampia gamma di parti interessate, dal mondo accademico, dal governo, dalle organizzazioni della società civile, dalle organizzazioni private, dai media e dalla comunità, siano coinvolte nell'elaborazione, nell'implementazione e nella valutazione degli interventi per affrontare l'ambiente obesogeno. Elaborare una mappatura delle parti interessate può aiutare a identificare tutti gli attori coinvolti nelle interazioni complesse tra città e salute. La partnership con istituzioni accademiche offre un grande potenziale per lo sviluppo di ricerche basate sulle prove.
7. Garantire l'impegno politico: l'impegno politico può svolgere un ruolo chiave per garantire l'implementazione di successo degli interventi. I politici hanno un'influenza significativa sui determinanti sociali della salute e possono essere forti sostenitori e spesso hanno la capacità di mobilitare i partner, sia nell'ambiente privato che pubblico. I governi locali dovrebbero garantire che tutti gli aspetti del quadro giuridico e delle politiche sotto il loro controllo promuovano e proteggano la salute.26 I decisori politici dovrebbero supportare e sostenere politiche fiscali e normative per migliorare efficacemente l'ambiente alimentare.
8. Definire indicatori di riferimento: promuovere la raccolta di dati per valutare e monitorare i progressi tra e all'interno delle città. Ciò consentirà di valutare il successo di un intervento e di monitorare le potenziali disparità nei
diversi contesti di implementazione. Avere obiettivi chiari e definiti potrebbe anche aiutare a ridurre le disuguaglianze sanitarie. È inoltre necessaria una leadership accademica, che includa la ricerca interdisciplinare e l'espansione di programmi interdisciplinari di sviluppo terziario e della forza lavoro che uniscano salute e ambiente costruito.
9. Cercare meccanismi partecipativi di gruppi comunitari: consentire la partecipazione della comunità, coinvolgere e responsabilizzare individui, organizzazioni, gruppi, comunità. Inoltre, includere la partecipazione di bambini e giovani. Esistono una serie di strumenti e tecniche per il coinvolgimento e la partecipazione della comunità, ad esempio la mappatura delle risorse, la ricerca partecipativa, i workshop di co-creazione, campagne di comunicazione, la sensibilizzazione e l'advocacy.
10. Garantire che gli interventi siano sostenibili: definire obiettivi a lungo termine e coinvolgere la comunità nella partecipazione attiva e sviluppare le capacità per raggiungerli. Includere i giovani volontari può essere cruciale per gestire interventi sostenibili a livello di comunità.
Quando si valuta la sostenibilità di un programma, sia le componenti finanziarie che quelle delle risorse umane degli interventi dovrebbero essere considerate.
11. Favorire la raccolta di dati clinico-epidemiologici in grado di guidare l’azione politica sanitaria in termini di prevenzione e cura, attraverso la creazione di network fattuali eliminando ogni silos culturale ed operativo.
12. Promuovere politiche governative e parlamentari nazionali e regionali sull’obesità definendo le strategie da attuare per affrontare il quadro clinico della stessa come malattia e avviando programmi che inseriscano l’attività fisica all’interno degli interventi previsti dal SSN.
L'obiettivo di questo report è quello di fornire una guida ai decisori politici, alle organizzazioni della società civile e ad altri stakeholder chiave per garantire la progettazione e l'implementazione di successo di interventi a livello di comunità per aiutare ad affrontare l'obesità e altre malattie non trasmissibili in tutta Europa. I dati e le prove raccolte evidenziano la necessità di sviluppare interventi integrati, multi-componente e multi-stakeholder a livello locale. Inoltre, sosteniamo la necessità di concentrarsi sugli ambienti circostanti e di affrontare i determinanti sociali sottostanti della salute per affrontare l'attuale epidemia globale di obesità e la crescente prevalenza di malattie non trasmissibili. Come evidenziato in questo briefing, gli ambienti costruiti possono avere un impatto diretto sulla salute, sullo sviluppo sociale ed emotivo degli individui. Gli interventi di prevenzione dell'obesità dovrebbero
quindi iniziare presto nella vita e, come evidenziato a anche dai report precedente, affrontare l'ambiente scolastico potrebbe avere un impatto diretto sugli sforzi nazionali di prevenzione dell'obesità infantile. Tuttavia, tutti gli interventi di prevenzione dell'obesità dovrebbero essere supportati da forti politiche legislative e normative nutrizionali da parte del parlamento e del governo, affinché l’obesità dicenti una priorità socio-sanitaria.
In tal senso per promuovere tali politiche innovative e multidisciplinari, il ruolo del G7 è cruciale, poiché i suoi obiettivi sono in linea con la necessità di affrontare la salute nella sua interezza e non solo come fatto clinico, e l’obesità può essere il paradigma di una strategia globale che animi i sette Paesi più sviluppati che si riuniscono per discutere di politica economica e globale e di salute e benessere.
Orazio Schillaci
Ministro della Salute
L’obesità è una sfida complessa che va ben oltre l’aspetto individuale, impattando profondamente sulla salute pubblica, sui sistemi sanitari e sull’economia di un Paese. Il costante aumento dei casi anche in Italia, associato a malattie croniche come diabete e patologie cardiovascolari, ci impone di agire con decisione e coerenza.
Il Ministero della Salute, consapevole dell’urgenza, ha posto la lotta all’obesità tra le sue priorità. Le nostre strategie, in linea con le raccomandazioni internazionali e con gli obiettivi del Piano Nazionale della Prevenzione, mirano a promuovere stili di vita sani fin dalla più giovane età, incentivando l’attività fisica e una dieta equilibrata.
La prevenzione è l’arma più efficace per contrastare l’obesità. Pertanto, stiamo investendo in campagne di informazione e sensibilizzazione, coinvolgendo tutti gli attori del sistema sanitario, dalle istituzioni alle associazioni, passando per i professionisti della salute. Un ruolo cruciale è affidato ai medici di famiglia e ai pediatri, veri e propri punti di riferimento per le famiglie e capaci di offrire consigli personalizzati e supporto continuo.
Parallelamente, siamo impegnati a garantire a tutti i cittadini un accesso equo e tempestivo alle cure necessarie, adottando un approccio multidisciplinare che tenga conto delle diverse dimensioni della malattia. Ritengo fondamentale, inoltre, combattere lo stigma legato all’obesità, un problema spesso trascurato che aggrava la condizione di chi ne soffre.
Il recente G7 Salute, tenutosi ad Ancona, ha rinnovato l’attenzione su questi temi, sottolineando quanto sia decisiva la cooperazione internazionale per affrontare le grandi sfide della salute pubblica. Sono convinto che, attraverso il lavoro congiunto, si possano sviluppare strategie utili a combattere l’obesità e le malattie correlate, migliorando la salute delle nostre comunità e riducendo la pressione sui sistemi sanitari.
In tale contesto, l’Italian Barometer Obesity Report, giunto alla sesta edizione, si conferma uno strumento prezioso per istituzioni, operatori sanitari e comunità
scientifica. Questo rapporto fornisce dati e analisi indispensabili per pianificare interventi sempre più mirati ed efficaci.
Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa pubblicazione e rinnovo l’impegno del Ministero della Salute a proseguire con determinazione nella lotta all’obesità.
Sen. Daniela Sbrollini
Presidente Intergruppo parlamentare
“Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”
On. Roberto Pella
Presidente Intergruppo parlamentare
“Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”
L’obesità è patologia complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali. E’ una malattia cronica che richiede una gestione a lungo termine. L’aumento della sua prevalenza a livello globale rappresenta un problema di salute pubblica con gravi implicazioni in termini di costi per i sistemi sanitari e per i singoli individui. Nel 2018 è stato pubblicato il Manifesto dell’Italian Obesity Network per un futuro sostenibile finalizzato a identificare una roadmap sulla quale agire per migliorare la qualità di vita delle persone con obesità sottoscritto dalle principali Società Scientifiche del settore. Il manifesto è in sintonia con la Legge Internazionale sui Diritti Umani, riconosciuta dalle Nazioni Unite, che prevede come Diritto al Benessere cinque componenti: il diritto alla salute, il diritto al cibo, i diritti culturali, i diritti del bambino e il diritto ad un ambiente sano. Subito dopo e anche conseguentemente nel 2019 il Parlamento italiano ha riconosciuto l’obesità come una malattia cronica e non solo come un rilevante fattore di rischio intermedio rispetto ad altre severe patologie non trasmissibili.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato l’obesità come malattia fin dal 1948 e nel 2021 ha aggiornato la sua definizione come malattia cronica, progressiva e recidivante. Nel corso della recente pandemia da Sars-CoV-2 è stato chiaramente dimostrato che tra i pazienti affetti da Covid-19, un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30 è associato a un rischio maggiore di sviluppare insufficienza respiratoria, di richiedere il ricovero in terapia intensiva e di mortalità. Indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio. Il tasso di letalità è risultato di dieci volte superiore nei Paesi in cui più di 1 adulto su 2 è in sovrappeso o obeso. Il COVID19 è solo l’ultima di una serie di malattie virali respiratorie che hanno colpito le popolazioni umane. Ci sono tutte le ragioni per ritenere che le future malattie infettive seguiranno modelli simili e che una popolazione in
sovrappeso aumenterà la probabilità di un’altra pandemia.
Purtroppo l’idea sbagliata che l’obesità sia una scelta di vita, che può essere invertita semplicemente agendo sulla forza di volontà, si è consolidata nella mente del grande pubblico, della classe politica e di gran parte della professione medica. Tuttavia negli ultimi 25 anni circa, e in particolare nell’ultimo decennio, si è costantemente rafforzato lo slancio verso il riconoscimento che l’obesità non è semplicemente un fattore di rischio per malattie come il diabete di tipo 2, ma malattia a sé stante con una serie di complessità cliniche da gestire in maniera integrata.
Nel 1997 l’OMS ha riconosciuto l’obesità come malattia cronica, il Portogallo ne ha seguito l’esempio nel 2004 e l’Italia ha approvato nel 2019 una mozione parlamentare della Camera dei Deputati nella stessa direzione. Nel 2013, l’American Medical Association ha approvato una mozione che descrive l’obesità come uno “stato patologico con molteplici aspetti fisiopatologici”. Da allora una serie di associazioni mediche hanno espresso opinioni simili. Nel marzo 2021, la Commissione Europea ha emesso un brief in cui definisce l’obesità come una “malattia cronica recidivante, che a sua volta funge da porta d’accesso a una serie di altre malattie non trasmissibili”. Il brief fornisce all'obesità lo status di categorizzazione formale e vincolante di una malattia non trasmissibile (NCD).
Con almeno il 59% delle persone nell’UE che vivono già con pre-obesità o Obesità, le potenziali correlazioni cliniche, sociali, economiche e politico-sanitarie sono evidenti.
La maggior parte dei Paesi, non ultimi tutti gli Stati membri dell’UE, hanno un approccio definito e una legislazione correlata per consentire di affrontare le malattie
non trasmissibili in modo sistemico, dalla ricerca alla prevenzione primaria, diagnosi, trattamento e gestione a lungo termine. L’obesità oggi deve essere vista come malattia che richiede un approccio integrato.
Resta però ancora molto da fare per progettare e realizzare piani nazionali significativi per la prevenzione, la gestione e il trattamento a lungo termine dell’obesità. I politici e le autorità sanitarie incaricate di affrontare l’obesità tendono a concentrarsi quasi esclusivamente sulla prevenzione.
Le attuali conoscenze ci debbono spingere a considerare un nuovo concetto: quello di sindemia. Questo termine, che deriva dalla crasi delle parole sinergia, epidemia, pandemia ed endemia, è stato introdotto negli anni Novanta del secolo scorso per indicare gli effetti negativi prodotti dall’interazione sinergica tra due o più malattie. L’interazione di tre pandemie che attualmente colpiscono il genere umano, quali l’obesità, la denutrizione e i cambiamenti climatici, ne mettono a grande rischio la salute. Queste tre condizioni vengono compre nel termine Global Syndemic (Sindemia globale), per la loro copresenza nello stesso periodo storico, le comuni determinanti sociali e la reciproca influenza. Nei Paesi occidentali, l’ambiente sempre più obesogeno produce modelli alimentari che non solo contribuisco all’aumento di obesità e malnutrizione, ma peggiorano il clima in relazione alle maggiori emissioni di gas serra legate all’industria alimentare, alla deforestazione e all’inquinamento dei corsi d’acqua. In considerazione della complessità delle problematiche gli interventi necessari dovrebbero occuparsi del settore alimentare, di quello urbanistico ed energetico, di quello agro-alimentare e di quello sanitario come fossero una attività unica, prevedendo le conseguenze di ogni singola scelta o cambiamento. Sfortunatamente, carenza significativa nell’approccio generale all’obesità è l’incapacità di tradurre in una pratica virtuosa i risultati della ricerca.
Sono molti gli ostacoli da superare per mettere in pratica le moderne evidenze scientifiche: dalla cultura medica all’organizzazione del sistema sanitario nazionale che favorisce le patologie acute, per finire con l’attuale narrazione dell’obesità come problema estetico e non sanitario.
E’ indiscutibile la necessità di attivare programmi di traslazione che consentano, grazie a un’azione sinergica e rapida, di trasformare le evidenze scientifiche in pratiche cliniche e terapeutiche adeguate se vogliamo che i pazienti con obesità siano trattati con lo stesso livello di rispetto ed empatia delle loro controparti più magre. Economisti sanitari, esperti in politiche sanitarie e clinici sono assolutamente concordi nell’affermare che il tema dell’obesità e del diabete tipo 2 (quindi della diabesità)
è assolutamente prioritario a livello globale e che queste due importanti patologie non possano e non debbano essere disgiunte, per gli effetti che hanno sulla vita delle persone e delle generazioni future. Per superare lo stigma clinico che ancora colpisce le persone affette da obesità è assolutamente necessario supportare lo sviluppo di un approccio unitario e basato sulle evidenze per il trattamento dell’obesità, trasversalmente alle discipline scientifiche coinvolte.
A distanza di oltre cinque anni dalla stesura del primo documento, denominato Manifesto sull’obesità firmato da tutte le società scientifiche associazioni pazienti, si rende necessario dare seguito a una decisa azione governativa per identificare una roadmap virtuosa finalizzata al raggiungimento di quattro obiettivi principali:
1. Ottenere l’inclusione governativa e parlamentare e del sistema sanitario dell’obesità come malattia cronica non trasmissibile (NCD) a sé stante (Dare priorità all’obesità come malattia non trasmissibile (NCD)
2. Costruire la consapevolezza pubblica e politica delle complessità che ha l’obesità lungo il corso della vita della persona, per combattere la discriminazione e lo stigma sociale ed istituzionale e consentire un processo decisionale più informato e consapevole. (Costruire l’alfabetizzazione sanitaria)
3. Garantire che il governo e le regioni diano priorità alla raccolta di dati, alla generazione di prove e alle risorse necessarie per fornire azioni che contribuiscano efficacemente a prevenire o ridurre i fattori di rischio chiave per l’obesità., attraverso la creazione di un Osservatorio Nazionale. (Ottimizzare le strategie di prevenzione)
4. Garantire che le persone che vivono con o sono a rischio di obesità abbiano accesso a servizi sanitari adeguati lungo il corso della loro vita e a un supporto che sia privo di pregiudizi. (Migliorare i servizi alla persona con obesità)
Per quanto sopra come Intergruppo facciamo nostre le considerazioni fornite dagli esperti riuniti da IO-NET nella revisione del Manifesto sull’obesità che indica le priorità governative da seguire secondo lo schema seguente
CONSIDERARE l’obesità come una priorità nazionale a livello sanitario, politico, clinico, sociale e economico, riconoscendo che la stessa è una malattia cronica, progressiva, recidivante altamente disabilitante e causa della maggior parte delle malattie croniche non trasmissibili (NCDs);
REALIZZARE un piano nazionale strategico integrato dell’obesità come malattia cronica, per affrontare le te-
matiche relative alla malattia individuando obiettivi centrati sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce, sulla gestione della malattia, delle complicanze acute e croniche, sull’offerta assistenziale, l’accesso alle cure e ai trattamenti specifici per le diverse età della vita;
PROMUOVERE linee guida all’interno del PNLG dell’Istituto Superiore di Sanità in grado di valutare l’efficacia e la sicurezza clinica, nonché il rapporto costo-efficacia delle diverse metodiche per la diagnosi e il trattamento della obesità al fine di sviluppare raccomandazioni per la pratica clinica per fornire la migliore valutazione, assistenza e ottimizzare il trattamento alle persone con obesità;
OTTENERE il riconoscimento dell’obesità come malattia nei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, assicurando le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini;
INCREMENTARE la capacità del SSN di garantire l’accesso alle cure, l’uniformità e l’equità dei trattamenti farmacologici erogati su tutto il territorio nazionale per la persona con obesità, evitando disequità tra le Regioni, monitorata da parte di un Osservatorio Nazionale formato da Istituzioni, esperti segnalati dalle Società Scientifiche e Associazioni rappresentative dei pazienti;
RENDERE OPERATIVE le reti cliniche assistenziali regionali per la persona con obesità definendone le regole di funzionamento, il sistema di monitoraggio, i requisiti di qualità, sicurezza e appropriatezza dei processi e dei percorsi di cura, di qualificazione dei professionisti e le modalità di coinvolgimento dei pazienti;
RITENERE essenziale, nella gestione complessiva della persona con obesità, il ruolo del caregiver familiare, riconoscendo allo stesso i benefici di Legge;
RIDURRE l’elevata prevalenza del sovrappeso e dell’obesità in Italia nel bambino e nell’adolescente attraverso un’adeguata informazione e comunicazione sui corretti stili di vita, abitudini alimentari, attività fisica e riduzione della sedentarietà attraverso interventi mirati nel mondo dell’informazione, nei contesti familiari, sportivi e scolastici coinvolgendo i pediatri di libera scelta e prevedendo anche il ripristino della medicina scolastica e dell’educazione alla salute nelle scuole;
ASSICURARE la diffusione delle conoscenze circa la prevenzione dell’obesità, la diagnosi, il trattamento farmacologico e chirurgico attraverso specifici programmi di formazione e di sostegno alla ricerca e l’implementazione dell’insegnamento nelle Scuole di Medicina;
PREVENIRE l’obesità e il sovrappeso attraverso messaggi validati dalla comunità scientifica finalizzati al miglioramento delle conoscenze della popolazione sui corretti
stili di vita, promuovendo una corretta alimentazione e l’attività fisica, fin dai primi anni di vita;
INVESTIRE nella prevenzione endocrino-metabolica contrastando la presenza dei fattori obesogeni e degli interferenti endocrini ambientali che favoriscono la crescente prevalenza di diabesità;
FAVORIRE la presa in carico globale delle persone con un problema di obesità a livello territoriale, assicurando per ognuno di essi l’elaborazione di un piano assistenziale personalizzato, multidimensionale e multiprofessionale, coordinato dal MMG, possibilmente all'interno di gruppi organizzati (CdC Hub/Spoke) in linea con gli standard organizzativi, quantitativi, qualitativi e tecnologici come definiti dal DM77 del PNRR;
ARMONIZZARE interventi nutrizionali finalizzati al mantenimento o ripristino dello stato nutrizionale ottimale e dello stato di salute, dal counselling educativo e preventivo, all'intervento dietetico nutrizionale che è parte integrante e imprescindibile dei diversi percorsi terapeutici farmacologici o chirurgici;
INTRODURRE politiche e protocolli di pianificazione urbana che migliorino gli ambienti della città con maggiori spazi verdi dove sia possibile praticare attività fisica come parte integrante della vita quotidiana, assicurando la loro attuabilità, promuovendo nel contempo progetti e un osservatorio permanente con il compito di misurare l’impatto economico dell’interazione tra l’esposizione ai diversi fattori ambientali (esposoma), l’insorgere di patologie croniche e l’obesità;
SUPPORTARE concretamente la ricerca, con fondi specifici riservati allo studio, alla cura e alla prevenzione dell’obesità. Stimolare l’interesse alla ricerca di base, traslazionale e clinica, consolidare reti collaborative in ambito nazionale e internazionale (al fine di non disperdere fondi ed energie), definendo gruppi di lavoro specifici per argomento e area di interesse, con l’intento di migliorare la cooperazione scientifica;
DIFFONDERE le corrette informazioni anche attraverso campagne di informazioni di pubblica utilità affidate al Ministero della Salute o a organismi istituzionali qualificati;
AVERE A DISPOSIZIONE nelle strutture sanitarie sia mediche che chirurgiche, in relazione alla percentuale delle persone in sovrappeso, con obesità e con grande obesità sul territorio nazionale, ambienti e strumentari idonei e adeguati al peso del paziente (letti di degenza e operatori, sedie, strumentario, sollevatori, barelle ecc.) per fornire prestazioni di alta complessità come sono gli interventi medici e chirurgici sui pazienti obesi, divenuti allo stato attuale dell’arte, ormai quotidiani;
CONSIDERARE la persona con una obesità severa come paziente fragile, vulnerabile e a alto rischio di morbilità e mortalità;
POTENZIARE i centri dell’obesità e quelli di chirurgia bariatrica in grado di fornire un intervento multidisciplinare al fine del raggiungimento e del mantenimento dei risultati;
FORNIRE supporto psicologico alle persone con obesità attraverso interventi specifici specialistici in grado di aumentare l’autostima, le relazioni sociali ed affettive, il rapporto con il nucleo parentale e l’accettazione della propria immagine corporea;
IMPEGNARSI a livello istituzionale nel garantire alla persona con obesità la piena fruizione dei propri diritti in tutti gli ambiti della propria vita, contrastando in maniera decisa e con strumenti legislativi tutte le forma di stigma, ovvero la disapprovazione sociale, che, attraverso stereotipi, linguaggi e immagini inadatte, finiscono per ritrarre l’obesità in modo impreciso e negativo, condizionando la vita delle persone con obesità;
IMPLEMENTARE politiche che proteggano le persone, i dipendenti e gli studenti, con rispetto per l’individuo indipendentemente dal peso, evitando discriminazioni nella società, nella scuola e nell’università, nei colloqui di assunzione, nei luoghi di lavoro, nella pratica sportiva, contrastando forme di bullismo, di vittimismo e di disparità sociale.
Bisogna creare una forte alleanza tra istituzioni governat ive, parlament ari, scient if iche, acc ademiche e per sone con obesità per coinvolgere e rendere par te cipi t ut t i della ne cessità di AGIRE OR A
Ognuno ha il proprio compito da svolgere. A livello nazionale, dobbiamo garantire che i nostri servizi sanitari, tuti i livelli istituzionali territoriali e le nostre comunità, inclusi gli ambiti scolastici e imprenditoriali, siano adeguatamente alfabetizzati, e conseguentemente attrezzati, per ridurre il rischio e l'impatto dell'obesità. A livello parlamentare, attraverso i provvedimenti che abbiamo presentato sia alla Camera dei Deputati sia al Senato della Repubblica, ci stiamo impegnando per affrontare le radici strutturali dell'obesità e per far riconoscere la stessa come malattia. A livello globale, possiamo lavorare congiuntamente con i leader europei e globali e con i responsabili OMS per affrontare il tema attraverso lo sviluppo di piani d'azione che inseriscano l’obesità tra le priorità sociali e sanitarie per tutelare e promuovere la salute pubblica.
In questa XIX Legislatura ci stiamo concretamente impegnando come Intergruppo parlamentare ad avviare iter legislativi che portino a considerare l’obesità, nella pro-
pria complessità, come una malattia che esige prevenzione e cura.
In particolare, la proposta di legge 741 (Pella), depositata alla Camera dei Deputati, recante “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità” punta sulla prevenzione e sulla cura dell'obesità e dei disturbi dell'alimentazione, al fine di garantire la tutela della salute e il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti affetti da questa patologia; sull’inserimento nei LEA e nel Piano Nazionale della Cronicità dell’obesità, assicurando a questa patologia il riconoscimento di malattia; sulla definizione di un sistema di assistenza, cura e trattamenti farmacologici, dietetico-alimentari e chirurgici adeguato.
Il disegno di legge 287 (Sbrollini), depositato al Senato della Repubblica, recante “Disposizioni recanti interventi finalizzati all'introduzione dell'esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all'interno del Servizio sanitario nazionale”, punta sull’attività fisica come efficace strumento di prevenzione e, come tale, sul suo inserimento nella strategia di intervento nei confronti di persone sane o affette da svariate patologie, tra i quali il sovrappeso e l’obesità.
L’inserimento dell’obesità nelle politiche sulla salute del G7, può aprire nuove prospettive globali nell’affrontare una malattia che ha impatti devastanti a livello clinico, sociale ed economico.
Al contempo, dobbiamo ricordare anche che qualunque nostra iniziativa politica e legislativa sarà destinata a fallire nei propri effetti senza la creazione di sinergie fattuali, tenendo ben presente che:
• l'esperienza di ogni persona nella convivenza con l'obesità è unica;
• l'obesità è una malattia complessa e va oltre il peso: può determinare un impatto drammatico sulla salute e sul benessere della persona;
• per sostenere coloro che attualmente convivono con l'obesità è necessario sviluppare ambienti sicuri, sani e sostenibili che favoriscano una buona salute;
• il pregiudizio sul peso, riferito a ideologie negative (ed erronee) associate all'obesità, può portare allo stigma sociale, un determinante sociale chiave della salute da trasformare in empatia.
Più rispet to Più adeguatezza nella cura Più audacia nelle polit iche. Azione reale
Insieme, possiamo dare a t ut t i la possibilità di vivere una vit a più felice, più sana e più lunga
Francesco Maria Chelli
Presidente Istat
L’Istat rinnova la sua lunga collaborazione con la Fondazione IBDO, nella convinzione che il lavoro condiviso, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, sia il modo più efficace per dare risposte all’altezza delle questioni cruciali della salute pubblica.
L’obesità è stata riconosciuta, a livello internazionale, e, nel nostro Paese, anche dal Parlamento, come una malattia cronica con notevole impatto su disabilità, comorbilità e mortalità. Rappresenta un rilevante fattore di rischio intermedio anche rispetto ad altre severe patologie non trasmissibili: tumori, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2, nonché di altre forme di comorbidità. In considerazione di tale impatto sulla salute pubblica, nell’aggiornamento del Piano Nazionale della Cronicità del 2024, l’obesità è stata inclusa tra le patologie croniche. Questo al fine di garantire la presa in carico delle persone affette da obesità e sovrappeso, con un approccio integrato, attivando strategie di intervento per contenerla e trattarla attraverso appositi Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA).
Il contrasto alla diffusione dell’obesità è un tema ricorrente delle agende della maggior parte dei paesi OCSE. Circa una persona su otto, nel mondo è affetta da obesità (Organizzazione Mondiale della Sanità OMS, 2022). Nel 2022, l’OMS ha proposto nuove Raccomandazioni per la prevenzione e la gestione dell’obesità, accompagnate da un ‘Piano di Accelerazione’, che invita a incrementare gli investimenti nella prevenzione, a garantire un miglior accesso ai trattamenti e, soprattutto, a promuovere un approccio sistemico che consideri i molteplici e ampi determinanti del-
l’obesità, strutturali, ambientali e relazionali. Nello stesso anno, anche il Ministero della Salute italiano, nelle sue “Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità” richiama la necessità di politiche intersettoriali e di un approccio integrato all’assistenza delle persone che ne sono affette.
L’efficacia delle politiche di contrasto all’obesità chiama in causa, sia una responsabilità collettiva nel creare contesti di vita che favoriscano scelte salutari, sia una responsabilità individuale nell’adozione di comportamenti e stili di vita salutari lungo tutto il percorso di vita (long life approach), partendo dall’infanzia (nei primi 1000 giorni di vita) e dalle giovani generazioni. L’OMS sottolinea infatti come al sovrappeso e all’obesità tra bambini e ragazzi sia connessa l’insorgenza di numerose patologie croniche nell’età adulta. L’OMS stima nel mondo oltre 390 milioni i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 19 anni in sovrappeso o con obesità. Per questo motivo, è urgente attivare politiche di contrasto anche in questo segmento di popolazione. L’Italia, con una stima di circa 2,2 milioni di minori dai 3 ai 17 anni con problemi di eccesso ponderale (sovrappeso e obesità), consapevole della realtà particolarmente critica, ha da tempo attivato azioni intersettoriali per contrastare il fenomeno e mantenere alta l’attenzione su questo tema. Nel confronto anche con i paesi europei, infatti, il nostro paese si colloca nella parte alta della graduatoria per un’elevata quota di bambini obesi o in sovrappeso.
Tra posizione socioeconomica e obesità c’è una relazione complessa: nel 2023, l’obesità si conferma una condizione che vede nettamente svan-
taggiate le persone meno istruite (la quota di persone con obesità passa dal 15,4% per i meno istruiti al 7,6% per i laureati) con disparità maggiori tra le donne rispetto agli uomini. Le disparità sociali hanno impatto anche sui bambini, che presentano un rischio più elevato di eccesso di peso se i genitori sono meno istruiti o vivono in famiglie con risorse economiche limitate.
Grazie al ricco patrimonio informativo accumulato in oltre 30 anni di indagini sociali, possiamo approfondire le analisi e tracciare le profonde trasformazioni avvenute negli ultimi decenni nei comportamenti e negli stili di vita della popolazione. Le statistiche sociali prodotte dall’Istat propongono infatti un ritratto continuamente aggiornato delle condizioni di salute, delle abitudini alimentari e degli stili di vita della popolazione, con la possibilità di analizzare il contesto familiare in cui si consolidano tali comportamenti, e approfondirne le disuguaglianze socio-economiche e territoriali. Fin dagli anni Novanta, l’Istituto rileva annualmente informazioni circa l’eccesso di peso e l’obesità nella popolazione adulta e dal 2000 ciò è stato esteso anche ai minori, con dettaglio territoriale almeno a livello regionale.
Per l’Istat è motivo di orgoglio fornire anche quest’anno il proprio contributo al Barometer Obesity Report, nel quale convergono lavoro e dati di elevata qualità: per noi, la collaborazione con le società scientifiche e con tutto il mondo della ricerca medica ha un grande valore, fondato sulla comune missione di servizio al Paese.
Nathan Levialdi Ghiron
Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata
L'obesita e un problema globale in crescente diffusione, considerata una delle principali sfide per la salute pubblica. Si tratta di una condizione complessa, multifattoriale, che richiede interventi coordinati e personalizzati, capaci di incidere non solo a livello individuale ma anche comunitario e politico. In questo contesto, le strategie e gli interventi multi-setting emergono come approccio essenziale per combattere l’obesita, in linea con le politiche di salute e benessere promosse a livello internazionale. Le strategie multi-setting sono approcci integrati che agiscono su piu livelli e in contesti diversi – dalla scuola, al luogo di lavoro, all'ambiente urbano – per affrontare i determinanti sociali e ambientali dell’obesita. L'idea alla base e che nessun singolo intervento o politica puo essere sufficiente a combattere l'obesita, poiche questa deriva dall’interazione di molteplici fattori, tra cui abitudini alimentari, mancanza di attivita fisica, e disuguaglianze socioeconomiche.
Gli interventi multi-setting si basano su un quadro di collaborazione tra diversi settori (sanitario, educativo, urbano, ecc.), con l’obiettivo di modificare l’ambiente in cui le persone vivono, lavorano e trascorrono il tempo libero, facilitando scelte di vita piu sane. Questo approccio mira a creare ambienti che supportino comportamenti salutari, e al tempo stesso a sensibilizzare e formare le persone sui benefici di uno stile di vita sano. Si tratta di interventi che adottano una visione sistemica che abbraccia diverse aree chiave come l’ambiente scolastico, i luoghi di lavoro e le comunita locali. Campagne di sensibilizzazione pubblica, anche tramite social media, per educare la popolazione sui rischi dell’obesita e sull’importanza di scelte alimentari consapevoli e stili di vita attivi.
L’obesita e riconosciuta da tempo come una minaccia crescente per la salute pubblica globale. Le politiche sulla salute e il benessere messe in atto dai paesi delle maggiori economie avanzate sono orientate verso approcci integrati e multisettoriali, simili a quelli proposti dalle strategie multi- setting. Tra le principali priorita si trovano la sostenibilita e la sicurezza alimentare, la prevenzione delle malattie non trasmissibili, l’equita nella salute e la collaborazione internazionale.
Combattere l’obesita e dunque una sfida multidimensionale che richiede un intervento collettivo e su piu fronti. Le strategie multi-setting rappresentano una risposta efficace, in grado di agire sui molteplici fattori che influenzano lo sviluppo di questa condizione. Esse si integrano perfettamente con le politiche del G7 sulla salute e il benessere, che promuovono approcci sostenibili e inclusivi per prevenire e gestire l’obesita a livello globale. Attraverso una stretta cooperazione tra governi, istituzioni sanitarie, scuole, comunita e aziende, e possibile costruire ambienti piu sani e resilienti, contribuendo a un futuro di maggiore benessere per tutti.
Barbara Paolini
Presidente ADI - Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica
È ormai acquisito come le radici dell'obesità siano profonde e, nello scenario attuale, l'unica via perseguibile per ottenere progressi è quella data dall’impegno congiunto e dalla collaborazione di tutti i settori e le forze sociali.
A livello nazionale sono stati espressi indirizzi per orientare le scelte regionali in materia di nutrizione.
Il documento Valutazione delle criticità nazionali in ambito nutrizionale e strategie di intervento 2016-2019, il Piano nazionale per la cronicità (Rep. atti n.160/CSR del 15/9/2016), le Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità, approvate a luglio 2022 in conferenza Stato-Regioni, forniscono elementi di policy di sistema e di indirizzo sulle azioni necessarie da intraprendere e identificano la nutrizione preventiva e clinica come ambito centrale per lo sviluppo di azioni concrete volte a contrastare l’obesità e le patologie croniche non trasmissibili ad essa correlate e ridurre l’impatto che hanno sullo stato di salute della popolazione e sulla spesa sanitaria.
Affrontare l’obesità quale patologia significa lavorare in maniera multidisciplinare e multi professionale con tutte le figure che si occupano di essa dalla sensibilizzazione al problema fino al trattamento della malattia stessa. L'ADI lavora quotidianamente nei suoi centri per l’appropriatezza delle cure offerte ai pazienti ed è vicina alle società affini e alle associazioni dei pazienti che si battono per il riconoscimento dell'obesità come malattia.
ADI a tal proposito sottolinea l’importanza di perseguite le seguenti azioni
1) attuazione di programmi di sorveglianza e prevenzione nutrizional
2) definizione di strutture di nutrizione clinica e dietologia con personale specialistico dedicato che abbiano un ruolo centrale nella prevenzione - diagnosi e cura dell’obesità;
3) attuazione di una rete regionale di Nutrizione Preventiva e Clinica, che integri le due componenti di prevenzione/promozione della salute e di diagnosi e trattamento (PDTA Regionali);
4) individuazione di standard organizzativi della rete, in particolare delle strutture di nutrizione clinica e dietologia;
5) realizzazione di un osservatorio epidemiologico nazionale per la progettazione e l’avvio di interventi di promozione di sana alimentazione e di prevenzione dell’obesità e patologie correlate;
6) definizione di programmi per la ristorazione collettiva con al centro non solo programmi di educazione alimentare, ma anche di risparmio dello spreco alimentare e sostenibilità ambientale;
7) collaborazione e integrazione con le Società Scientifiche che sono coinvolte nella gestione delle comorbilità legate all’obesità e battersi per la rimborsabilità dei farmaci e delle terapie
8) lavorare per contrastare lo stigma del peso che può avere un impatto negativo sulla salute fisica, psicologica e sociale di tali pazienti che appartengono a categorie fragili sia da un punto di vista economico che di istruzione;
9) collaborazione con associazioni dei pazienti obesi
10) integrazione e collaborazione con il Ministero della Salute e altre Istituzioni.
Renato Cozzi
Presidente Associazione Medici Endocrinologi - AME
L’obesità è una patologia cronica che si accompagna a complicanze severe (diabete mellito, malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa, neoplasie). Oggi esistono terapie in grado di controllare il peso e di prevenire e ridurre le complicanze dell’obesità e altre ne verranno nel prossimo futuro.
Gli endocrinologi hanno un ruolo importante nella gestione dell’obesità con cui però non hanno ancora iniziato a familiarizzare. In un recente sondaggio l’AME ha verificato, tra i suoi oltre 2600 Soci, le attitudini prescrittive dei propri iscritti. È emerso che una esigua minoranza prendeva in carico i pazienti e la maggior parte veniva riferiti a centri specialistici.
L’AME ha nella sua mission l’educazione degli endocrinologi e ritiene che l’obesità sia un settore strategico nella sanità di oggi e di domani. Per promuovere la diffusione delle conoscenze in questa disciplina e fornire gli strumenti necessari ai medici coinvolti, l’AME ha implementato numerose iniziative, che verranno reiterate e implementate in futuro:
- la linea guida sulla terapia dell’obesità complicata da patologie metaboliche
- la Commissione Obesità, motore della crescita culturale all’interno dell’Associazione,
- una Scuola per l’Obesità per la formazione dei futuri obesiologi
- corsi per macroregioni
- due congressi nazionale interamente dedicati alle problematiche dell’obesità
- sondaggio intersocietario sulla necessità di uno screening personalizzato per la diagnosi dei tumori nei pazienti con obesità
Riccardo Candido Presidente nazionale AMD e FeSDI
La moderna diabetologia si trova ad affrontare un’altra epidemia mondiale: quella dell’obesità. Oltre 1 miliardo di persone convivono con questa patologia, soprattutto tra le fasce di popolazione più fragili sul piano socio-economico, esposte a sedentarietà e cattiva alimentazione.
L’obesità è il principale fattore di rischio del diabete di tipo 2, infatti il crescente aumento della prima ha portato a un aumento del secondo.
Dal momento che quasi il 95% delle persone con diabete tipo 2 è sovrappeso o obeso, diventa essenziale che i diabetologi siano in grado di rispondere al problema dell’eccesso ponderale oltre a quello dell’iperglicemia. Non solo: il professionista deve essere un punto di riferimento per le persone con obesità, non ancora diabetiche, per evitare che lo diventino. Dato il carattere multifattoriale dell’obesità, servono team multiprofessionali e mulitidisciplinari, che includano figure centrali come il dietista, l’infermiere e lo psicologo.
La ricerca farmacologica mette oggi a disposizione molecole in grado di controllare efficacemente il peso, oltre al diabete e alle sue complicanze, ma per l’obesità non sono ancora rimborsate, non essendo riconosciuta come malattia. Dobbiamo lavorare affinché lo sia, in modo da contribuire fattivamente anche alla prevenzione del diabete. Le Società Scientifiche della diabetologia sono pronte a fare la loro parte al fianco delle Istituzioni e delle persone con obesità per garantire un equo accesso alle cure. Ma questo non basta. Occorre impegnarsi per promuovere un radicale cambiamento culturale che favorisca la sana alimentazione, il movimento e la pratica sportiva; che contrasti ambienti e stili di vita “obesogeni”. Sono step irrinunciabili al fine di garantire la salute delle generazioni future.
Giuseppe Fatati Presidente Italian Obesity Network
L’OMS ha classificato l’obesità come malattia fin dal 1948 e nel 2021 ha aggiornato la sua definizione a malattia cronica, progressiva e recidivante (MCNT). Nel 2018 abbiamo pubblicato il Manifesto dell’Italian Obesity Network per un futuro sostenibile e dopo cinque anni abbiamo prodotto una nuova edizione che identifica un percorso virtuoso finalizzato al raggiungimento di quattro obiettivi: dare priorità all’obesità come MCNT, costruire l’alfabetizzazione sanitaria, ottimizzare le strategie di prevenzione e migliorare i servizi. Oggi dobbiamo avere presenti tre nuovi concetti: sindemia, esposoma e planetary health. Il termine sindemia deriva dalla crasi delle parole sinergia, epidemia, pandemia ed endemia. L’interazione di obesità, denutrizione e cambiamenti climatici è compresa nel termine Global Syndemic per la loro copresenza nello stesso periodo storico, le comuni determinanti sociali e la reciproca influenza. Nel 2005 Christopher Wild ha introdotto l'esposoma, concetto innovativo che include l'esposizione ambientale e le relative risposte biologiche. L'esposoma è l'insieme di fattori esterni in grado di incidere sul nostro organismo tra cui ciò che mangiamo, respiriamo, facciamo, le nostre esperienze e dove viviamo e lavoriamo. Gli inquinanti chimici, comprese le micro e nanoplastiche, influenzano il sistema endocrino, favorendo l'aumento di peso e l'obesità. Questi inquinanti, denominati interferenti endocrini, sono stati identificati negli imballaggi alimentari, nei cosmetici, nella polvere stradale e negli arredi domestici. Senza una attenzione critica per l’ambiente anche comportamenti virtuosi possono diventare fonte
di pericolo. L’utilizzo delle mascherine monouso utilizzate per la prevenzione del COVID-19 ne sono un esempio eclatante. Sono costituite principalmente da polipropilene e il loro smaltimento, se non corretto, è causa di un potenziale inquinamento ambientale. La definizione salute del pianeta (Planetary Health) si riferisce alla salute interdipendente tra gli esseri umani e l'ambiente; la salute dell'uno è strettamente legata a quella dell'altro. La salute del pianeta dipende dalla salute urbana e rurale. l’Italian Obesity Network vuole traslare nel prossimo futuro: conoscenze scientifiche e iniziative territoriali integrate come pratiche di buona salute (urban and rural health).
Andrea Lenzi Presidente di Open Italy
Nonostante la comunità scientifica riconosca l’obesità come una malattia cronica multifattoriale che richiede una gestione a lungo termine ed è spesso considerata, dai governi, dai sistemi sanitari, dei medici, dei media e dell’opinione pubblica, una responsabilità dell’individuo.
L’aumento dei livelli di obesità ha anche avuto un effetto negativo sulla società e sulla prosperità economica, avendo impatti economici significativi, attraverso la perdita di anni di vita produttiva, ponendo nel contempo crescenti esigenze ai sistemi sanitari, consapevoli ma troppo spesso inerti davanti alla complessità clinica e sociale di questa malttia.
L’obesità è una crescente epidemia globale che mette a dura prova i servizi sanitari, i governi e gli individui in tutto il mondo. È necessario pertanto un cambiamento urgente per garantire un riconoscimento più ampio dell’obesità come condizione cronica complessa che richiede un approccio sistemico completo alla cura.
Per queste ragioni a livello internazionale è nato l’Obesity Policy Engagement Network (OPEN), che si sviluppa a livello dei singoli Paesi e che cerca di coinvolgere i responsabili politici e decisionali per fornire azioni governative sotto forma di strategie, politiche e roadmap che affrontino efficacemente l’obesità come NCD e forniscano azioni efficienti che abbiano un impatto positivo su coloro che già vivono con la malattia.
OPEN è un’iniziativa sostenuta a livello globale da EASO, EPCO, WORLD OBESITY FEDERATION e da altri soggetti attivi sull’obesità, che mira a ottenere il sostegno delle realtà varie nazionali per migliorare la prevenzione e la cura di questa malattoa..
OPEN come network di coalizioni nazionali di istituzioni ed esperti di salute pubblica, politica, società scientifiche, clinici, rappresentanti dei pazienti e altri leader di pen-
siero nel campo dell’obesità di tutto il mondo, vuole offrire l’opportunità di condividere prospettive diverse su una sfida comune, quella di identificare soluzioni, sviluppare sinergie e collaborare per affrontare le attuali barriere e sfide per arrivare ad avere un’efficace cura dell’obesità.
Attraverso questo network globale, i membri condividono intuizioni e strumenti tangibili su come mettere in atto strategie nazionali efficaci per l’obesità in grado di fornire soluzioni praticabili ed efficaci che affrontino con successo la sfida dell’obesità.
La rete globale e nazionale di OPEN vuole per questo sviluppare sinergie fattuali integrando la visione clinica, con quella olistica, economica e politico sanitaria attraverso azioni concrete quali:
Dare priorità all’obesità come malat t ia cronic a non trasmissibile (NCD)
Ottenere l’inclusione governativa, parlamentare e del sistema sanitario dell’obesità come malattia cronica, inserendo la stessa in quadri politico-sanitari relativi alle malattie croniche non trasmissibili (NCD), per garantire la realizzazione di piani nazionali che consentano la diagnosi precoce, il trattamento e la gestione a lungo termine dell’obesità e la prevenzione della stessa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato l’obesità come malattia nel 1948 e ha aggiornato la sua definizione per definirla come malattia cronica nel 2021. Mentre le prove scientifiche confermano che l’obesità è una malattia cronica recidivante, ad oggi la maggior parte delle strategie, roadmap e le politiche nazionali si concentrano sull’obesità come malattia correlata allo stile di vita o solo come fattore di rischio per altre malattie non trasmissibili, come il diabete, il cancro e le ma-
lattie cardiovascolari. Di conseguenza, la maggior parte dei quadri riguardanti le NCD non include o affronta l’obesità come malattia cronica.
Per garantire che l’obesità sia inclusa e abbia lo stesso livello di urgenza e risorse di altre malattie croniche non trasmissibili, bisogna sostenere l’inclusione e dare priorità all’obesità come malattia cronica all’interno delle strategie, delle azioni ministeriali e dei quadri politici nazionali esistenti.
Costruire la consapevolezza pubblica e politica delle complessità che ha l’obesità lungo il corso della vita della persona, per combattere la discriminazione e lo stigma e consentire un processo decisionale più informato e consapevole
Costruire la consapevolezza pubblica e politica delle complessità dell’obesità lungo il corso della vita della persona è fondamentale per combattere lo stigma, la discriminazione e la disinformazione e consentire un processo decisionale consapevole su come superare le sfide attuali e future, per garantire che le persone che vivono con l’obesità abbiano il supporto necessario per gestire la loro malattia.
È necessario garantire che la definizione di obesità sia quella di una “malattia cronica recidivante” che a sua volta funge da porta d’accesso a una serie di altre malattie non trasmissibili come il diabete, le malattie cardiovascolari e il cancro, e che questo sia compreso ed accettato dalla pubblica opinione, dai responsabili politici e dai responsabili delle decisioni in ambito sanitario e sociale, al fine di realizzare interventi significativi e scientificamente comprovati, per le persone che vivono con l’obesità.
Ot t imizzare le strategie di prevenzione
Garantire che i governi diano priorità alla raccolta di dati e mettano a disposizione del SSN risorse necessarie che contribuiscano efficacemente a prevenire o ridurre i fattori di rischio chiave per l’obesità
Ad oggi, gli sforzi sulla prevenzione per affrontare il crescente numero di persone che vivono con l’obesità in tutto il mondo si sono in gran parte concentrati su scelte salutari e strategie di prevenzione relative all’ aumento di peso, piuttosto che affrontare l’obesità come una malattia cronica recidivante.
Sono necessarie ulteriori dati in modo che gli sforzi sulla prevenzione possano essere meglio finalizzati e adattati
alle diverse cause e ai profili dell’obesità come malattia. In parallelo con tutto questo, dovrebbe essere utilizzato un monitoraggio più frequente e più sofisticato degli indicatori ei pazienti in sovrappeso e con obesità, per rendere la prevenzione efficace e mirata rispetto alle complicanze correlate.
Migliorare i ser vizi alla per sona con obesità
Garantire che le persone che vivono con o a rischio di obesità abbiano accesso, supporto olistico e servizi sanitari efficienti lungo il loro corso di vita, garantendo loro un approccio privo di pregiudizi e di stigma sociale
Esistono molti ostacoli a un’efficace gestione dell’obesità, tra cui scarsa conoscenza tra gli operatori sanitari (HCP), scarsa comunicazione paziente-HCP, adozione limitata di screening, di strumenti di diagnosi e opzioni di trattamento, nonché budget insufficiente per la gestione complessiva dell’obesità. Molte persone che vivono con l’obesità sperimentano lo stigma all’interno di strutture sanitarie o servizi che sono mal equipaggiati o in numero insufficiente per soddisfare le loro esigenze.
A causa della complessità dell’obesità e dei suoi driver, la cura dell’obesità deve essere multidisciplinare e olistica, deve anche essere libera da pregiudizi, stigma e discriminazione. Per migliorare i risultati, i servizi per l’obesità devono essere forniti in base all’evidence based medicine e soddisfare le diverse esigenze cliniche, fisiche e psicologiche delle persone che vivono con l’obesità.
Il ruolo dell’Italia
L’Italia in questo contesto sta giocando un ruolo fondamentale attraverso la promozione di una legge parlamentare sull’obesità il riconoscimento della stessa nel piano nazionale malattie croniche e l’interazione con il SNLG dell’Istituto Superiore di Sanità per la creazione di linee guida specifiche.
Tutto questo è sufficiente?
È sicuramente un primo passo per prendere consapevolezza a livello nazionale della complessità della sfida da affrontare per porre l’obesità come priorità politicosocio-sanitaria, ma senza lo sviluppo di sinergie, abbandonando la logica dei silos che troppo spesso pervade la sanità in genere e questa patologia in particolare, sarà impossibile ottenere quei risultati che consentano alle persone con diabete di avere una qualità di vita e un’assistenza migliore.
Agostino Consoli
Coordinatore European Diabetes Forum (EUDF) Italia
L’obesità rappresenta una sfida crescente in Europa, con un cittadino dell’UE su sei classificato come obeso e oltre la metà degli adulti nell’UE in sovrappeso.
L’obesità è un grave problema di salute pubblica in quanto aumenta il rischio di malattie croniche come l’ipertensione, il diabete, la malattia coronarica e alcuni tipi di cancro.
Il rapporto “European Regional Obesity Report 2022” dell’OMS mostra che l’obesità è la quarta causa più alta dopo l’ipertensione, i rischi alimentari e il tabacco, con il corrispondente a oltre il 13% dei decessi totali ei n Europa, l’obesità è triplicata dal 1980
L’obesità è una delle principali cause di altre malattie, tra cui le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro, come il cancro del colon-retto e del pancreas, e riduce gli anni di vita in buona salute dovuti a morbilità e disabilità. Tutti fattori che contribuiscono a far sì che l’obesità rappresenti il 2-8% dei costi sanitari in diverse parti d’Europa.
In media, nell’UE, il sovrappeso e l’obesità riducono l’aspettativa di vita di quasi tre anni, secondo la relazione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) “Health at a Glance: Europe 2020: State of Health in the EU Cycle” dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).Nel 1973, Ethan Allen Sims, accademico ed endocrinologo dell’University of Vermont, pubblica un articolo su Recent Prog Horm Res, dal titolo Endocrine and metabolic effects of experimental obesity in man, dove per la prima volta conia il termine Diabesity, come neologismo per indicare la stretta correlazione tra Diabete Tipo 2 e Obesità.
A distanza di quasi mezzo secolo, questo neologismo, utilizzato poi dalla World Health Organizzation-WHO, assume una dimensione non solo clinica, ma anche,e forse soprattutto, sociale, economica e di politica sanitaria.
L’impatto congiunto del diabete tipo 2 e delll’obesità sulla salute della popolazione è già attualmente ed ancor più sarà in futuro uno dei problemi più importanti e significativi che i sistemi sanitari nel 21° secolo si troveranno ad affrontare: siamo di fronte, più che ad una pandemia, ad una sindemia.
Economisti sanitari, esperti in politiche sanitarie, sociologi e clinici sono assolutamente concordi nell’affermare che il tema dell’obesità + diabete tipo 2 (quindi della “diabesità”) è assolutamente prioritario a livello globale e che queste due importanti patologie non possano e non debbano essere disgiunte, per gli effetti che hanno sulla vita delle persone e delle generazioni future. Affrontarle separatamente, lavorarando quindia silos, avrebbe un effetto deleterio sulle indispensabili azioni di prevenzione di queste malattie e, ancor di più, sull’evoluzione delle complicanze ad esse correlate.
Il CDC-Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti da oltre 40 anni mostra la mappa della prevalenza di obesità e diabete tipo 2 di ogni Stato e tale comparazione rende evidente che là dove cresce l’obesità aumenta la prevalenza del diabete tipo 2.
CDC ha recentemente pubblicato il National Diabetes Statistics Report 2022. Questo rapporto stima che più di 130 milioni di adulti convivono con diabete o prediabete negli Stati Uniti. Il rapporto ha analizzato i dati del 2019 e include informazioni sull’incidenza e la prevalenza del diabete e del prediabete, gli sforzi per la prevenzione del
diabete di tipo 2 e la gestione del diabete. Per la prima volta sono stati pubblicati i dati sul diabete per livello di reddito e mostrano che una maggiore prevalenza del diabete è associata a condizioni socio-economiche disagiate, evidenziando il ruolo che l’obesità, anch’essa più prevalente tra i meno abbienti, gioca in tutto questo.
Accanto a questo va registrata l’enorme vulnerabilità clinica della persona con obesità e con diabete tipo 2, emersa nel corso della pandemia dovuta al COVID 19, un’emergenza che ha rappresentato una sfida senza precedenti per tutti i Sistemi Sanitari , con enormi ripercussioni cliniche, sociali ed economiche.
I dati mondiali sulla pandemia ci mostrano come nove decessi su dieci per coronavirus si siano verificati in Paesi con alti livelli di obesità: questo è il risultato di una ricerca - rilanciata dall’Organizzazione mondiale della sanità - che stabilisce la stretta correlazione tra l’eccessivo peso corporeo, diabete tipo 2 e decessi per Covid.
Uno studio recente della World Obesity Federation (WOF), ha mostrato che i tassi di mortalità sono 10 volte più alti dove almeno il 50% della popolazione è in sovrappeso.
Secondo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, lo studio “deve fare da campanello d’allarme per i governi di tutto il mondo”, che devono combattere l’obesità. Anche l’analisi degli ultimi dati sulla mortalità per Covid della Johns Hopkins University e di quelli dell’Osservatorio sulla salute globale dell’Oms sull’obesità hanno rilevato che 2,2 milioni dei 2,5 milioni di morti globali venivano riscontrati in Paesi con alti livelli di obesità.
Nel gennaio 2019 “The Lancet Commission on Obesity” ha pubblicato il suo primo rapporto intitolato “The Global Syndemic of Obesity, Undernutrition and Climate Change”.
Questo rapporto innovativo esplora la sfida fondamentale che queste tre pandemie, quattro con il diabete tipo 2, rappresentano per la salute umana e planetaria ed evidenzia il fatto che le stesse coesistono e sono determinate da disfunzioni all’interno degli stessi sistemi: cibo, trasporti, progettazione urbana e uso del suolo.
Concentrandosi sull’intersezione tra queste nuove sfide sanitarie globali, il rapporto metteva in evidenza le azioni necessarie per affrontare il problema con investimenti e sinergie.
Il 4 marzo del 2021, in occasione della World Obesity Day, la Commissione Europea ha emanato una direttiva in cui definisce l’obesità come una malattia cronica recidivante, che a sua volta apre le porte ad altre malattie non trasmissibili, come il diabete, le malattie cardiovascolari e il cancro. Si tratta, inoltre, di una condizione di salute multiforme influenzata da fattori genetici, comportamentali, fisiologici, psicologici e sociali. La direttiva include quindi l’obesità tra le malattie croniche non trasmissibili [noncommunicable disease (NCD)].
Considerando che in Unione Europea, almeno il 59% della popolazione convive con una situazione di pre-obesità od obesità, le potenziali ramificazioni di questa nuova classificazione di riferimento sono enormi e che confermano come obesità e diabete tipo 2 siano tra le priorità di azione governativa a livello europeo e degli Sati membri
L’European Diabetes Forum EUDF, think tank europeo sul diabete promosso dall’EASD, ritiene che la diabesità debba essere un argomento di analisi politica a livello europeo per trovare sinergie tra i Paesi membri dell’Unione Europea e soluzioni concrete per arginare questo problema di salute pubblica che se non affrontato avrà grandi impatto sui costi dei sistemi sanitari dei singoli Paesi.
Raffaella Buzzetti
Presidente Società italiana di Diabetologia - SID
La Società Italiana di Diabetologia nel 2022 ha aderito alla World Obesity Federation, organizzazione associativa presente in oltre 100 Paesi che rappresenta più di 80 associazioni nazionali dedicate allo studio e alla gestione dell’obesità e delle patologie ad essa correlate. La WOF, inoltre, promuove il World Obesity Day, che si tiene ogni 4 marzo con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’obesità e delle sue complicanze.
La scelta della SID, come prima società scientifica di diabetologia a far parte di questo importante network internazionale, punta anche a dare concretezza, attraverso la propria capacità scientifica e organizzativa, alle azioni per raggiungere quanto riportato negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In vista del 2025, l’attenzione è stata rivolta in particolare al miglioramento dei sistemi alimentari e sanitari e al contrasto dell’obesità infantile. Questo è un problema particolarmente sentito, in Italia, dove il rischio di sovrappeso e obesità per bambine è particolarmente elevato, si stima infatti che 8 su 11 bambini/adolescenti, secondo la WOF, e 6 su 10 adulti saranno affetti da sovrappeso/obesità : secondo l’ultimo rapporto “Childhood Obesitty Surveillance Initiative” dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Italia si colloca infatti al quarto posto in Europa per prevalenza di sovrappeso e obesità con una prevalenza appena al di sotto del 40%, superata solo da Cipro, Grecia e Spagna. Per la prevalenza della sola obesità, invece, il nostro Paese è al secondo posto.
Un bambino obeso ha il 75-80% di probabilità di diventare un adulto obeso ad alto rischio di diabete, due patologie ormai strettamente correlate al punto da esser definite con il solo termine di diabesità. Nel contrasto a questo fenomeno, oltre a una sana e varia alimenta-
Angelo Avogaro
Presidente Fondazione
Diabete Ricerca della SID
zione, serve un’attività fisica quotidiana, in Italia poco diffusa: sempre secondo il rapporto OMS, tra gli adulti il 44,8% in Italia non pratica un adeguato livello di attività fisica, mentre questa percentuale raggiunge addirittura il 94,5% nei bambini, ultimo Paese OCSE.
L’adesione della SID alla World Obesity Federation ha un duplice importante significato. Il primo è la necessità di avviare dei programmi di prevenzione “primordiale”, la necessità che sin da bambini si debbano seguire sani stili di vita; il secondo è che la presenza di obesità, particolarmente quella severa, si associa nella stragrande maggioranza dei casi all’insorgenza di diabete mellito
Possiamo dire che Obesità e diabete sono falsi amici e sì influenzano - negativamente - a vicenda, tanto da aver portato alla nascita di un neologismo che li comprende entrambi, la diabesità.
Sovrappeso e l’obesità insieme al diabete mellito rappresentano, non solo nel mondo occidentale, una vera è propria pandemia; se non si appronteranno misure adeguate di prevenzione si stima che le prevalenze rispettive aumenteranno in maniera esponenziale nei prossimi anni. La SID, in qualità di società scientifica, intende contrastare con opera di formazione e divulgazione scientifica ed interloquendo con le istituzioni, sia a livello regionale che nazionale, tale pandemia, Ciò al fine di ridurre il rischio delle temute complicanze cardio-nefrovascolari che rappresentano una tra le prime cause di mortalità nei soggetti obesi ed affetti da diabete. Tutti dati che debbono far riflettere sull’urgenza che obesità e diabete tipo 2 siano tra le priorità da affrontare della nuova legislatura.
Inoltre come Federazione Società Scientifica di Diabetologia (FESDI), costituita dalla Società Italiana di Diabeto-
logia (SID) e dall’Associazione Medici Diabetologici (AMD) si è puntato al coinvolgimento del mondo dello sport, come elemento propulsore presso i giovani di sani stili di vita.
Le società scientifiche della diabetologia italiana, il mondo dello sport e quello della politica si affiancano per promuovere la pratica sportiva e l’attività fisica e motoria come pilastri per la prevenzione e la cura di diabete e obesità. L’esercizio fisico, nonostante sia un fattore determinante per la salute degli individui, è infatti poco praticato. Secondo l’ultimo rilevamento di Eurobarometro, nell’Unione europea, il 45% afferma di non fare mai esercizio fisico o praticare sport, e una persona su tre ha livelli insufficienti di attività fisica. La conseguenza è l’insorgenza di milioni di casi di malattie non trasmissibili che peggiorano la salute delle persone e gravano sulle economie dei singoli paesi.
Il rapporto congiunto dell’OMS e dell’OCSE “Step up! Affrontare il peso dell’insufficiente attività fisica in Europa” evidenzia che, con un aumento dell’attività fisica a 150 minuti a settimana, si eviterebbero in Europa 11,5 milioni di nuovi casi di malattie non trasmissibili entro il 2050, tra cui; 3,8 milioni di casi di malattie cardiovascolari; 1 milioni di casi di diabete di tipo 2; oltre 400.000 casi di diversi tumori. In particolare, le più importanti cause di rischio neoplastico hanno l’obesità ai primi posti e la glicemia elevata a digiuno al quinto posto. In Italia il costo dell’inattività fisica è stimato a 1,3 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.
L’obesità è complessa, multifattoriale ed è causata da fattori genetici e ambientali. Oggi sappiamo che interventi farmacologici sono altrettanto importanti per trattare l’obesità, per la gestione cronica del peso, ma anche che nessun singolo intervento – farmacologico, chirurgico, pubblico o governativo – può fermare da solo la crescita dell’epidemia di obesità. È importante avere un approccio olistico e multisettoriale che miri a ridurre l’impatto dell’obesità e delle malattie correlate come il diabete tipo 2 . Senza un tale approccio, è probabile che l’obesità superi il fumo come principale fattore di rischio per il cancro prevenibile nei prossimi decenni e l’aumento di persone con diabete tipo 2 sia inarrestabile.
La SID garantisce un forte impegno nel potenziare gli sforzi verso la prevenzione delle malattie cardionefro.metaboliche, con un focus particolare sull’obesità: L’obiettivo è rendere l’obesità una priorità di studio, formazione, ricerca ed assistenza all’interno della diabetologia italiana., In questo modo, SID mira a rafforzare e ampliare le iniziative già in atto, con l’intento di migliorare la prevenzione e la gestione delle patologie legate al diabete e all’obesità, e promuovere la salute pubblica.
Rocco Barazzoni Presidente Eletto della Società Italiana dell’Obesità (SIO).
La Società Italiana dell’Obesità (SIO), che ho l’onore di presiedere, è grata dell’invito e lieta di contribuire ancora alla realizzazione dell’Italian Barometer Obesity Report promosso da IBDO Foundation, un consolidato strumento di promozione di un dibattito professionale e istituzionale aggiornato e innovativo, davvero in grado di coinvolgere tutti gli attori di questa sfida difficile ma stimolante e affascinante.
A fronte di un quadro epidemiologico e clinico estremamente preoccupante, gli ultimi anni hanno visto un miglioramento senza precedenti delle prospettive terapeutiche dell’obesità. Una vera e propria rivoluzione farmacologica, frutto di investimenti innovativi nella ricerca farmacologica e clinica, sta mettendo a disposizione dei medici strumenti che promettono di colmare o ridurre sensibilmente il gap storico tra terapia chirurgica e una terapia medica e comportamentale. I nuovi farmaci agonisti incretinici hanno già dimostrato non solo una enorme efficacia nell’induzione di un marcatissimo calo ponderale, ma stanno rapidamente dimostrando effetti terapeutici su numerose complicanze dell’obesità, dal diabete mellito tipo 2 alle malattie cardiovascolari, alle apnee notturne e alle malattie renali ed epatiche. La rivoluzione farmacologica apre scenari non solo clinici, ma anche sociali e politici. La disponibilità di farmaci efficaci e sicuri potrebbe aiutare il superamento dello stigma nei confronti della malattia e delle persone affette, che nonostante le evidenze scientifiche e numerose dichiarazioni ufficiali, vengono troppo spesso e inaccettabilmente considerate colpevoli di scelte sbagliate o evitabili. I costi dei nuovi farmaci, al momento a carico dei pazienti e delle pazienti, rappresentano poi una sfida complessa che dovrà essere affrontata con l’aiuto delle evidenze cliniche sperimentali, per una strategia che dovrà essere sostenibile, ma che dovrebbe essere compati-
bile con la diffusione dei benefici dimostrati dagli studi registrativi.
La SIO è impegnata e si impegnerà attivamente per cogliere queste opportunità storiche, promuovendo l’educazione alle buone pratiche cliniche per l’implementazione delle nuove terapie, affiancando dove necessario la terapia comportamentale e, quando indicata, quella chirurgica. La SIO si impegnerà quindi per promuovere sempre più l’approccio clinico all’obesità, non alternativo ma parallelo alle strategie di prevenzione. Un approccio clinico efficace non potrà prescindere dall’educazione del personale sanitario e dall’organizzazione di reti multi-professionali e multidisciplinari con investimenti adeguati. A questo proposito auspichiamo il completamento dell’iter di proposte di legge già avviate, che promettono di rendere possibili i necessari investimenti strategici. Unitamente a queste attività, SIO si impegnerà assieme a tutti gli attori coinvolti, in primis le persone affette ma anche operatori e Colleghi di altre discipline, per aumentare la consapevolezza della natura di patologia sistemica dell’obesità, e la necessità di affrontarla come tale.Giuseppe Navarra Presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche
Giuseppe Navarra
Presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle
Malattie Metaboliche
Nonostante un importante aumento del numero di interventi di chirurgia bariatrica eseguiti negli ultimi 10 anni, il Servizio Sanitario Nazionale non è in grado di rispondere pienamente e con criteri di universalità alle crescenti richieste della popolazione secondarie alla fiducia riposta nella sicurezza ed efficacia della chirurgia. La SICOB ha accompagnato questo processo di crescita quantitativa e qualitativa della Chirurgia Bariatrica, ricoprendo un ruolo centrale nello sviluppo ed implementazione di sistemi di accreditamento dei centri e nella elaborazione di linee guida. Infatti, ad oggi, solo tre governi regionali hanno costituito una rete della Chirurgia Bariatrica. Nel 2008 ci siamo dotati di Linee Guida che abbiamo aggiornato fino all’edizione del 2023https://www.iss.it/-/terapia-chirurgica-obesita-ecomplicanze - diventata punto di riferimento per i professionisti e per i sistemi di controllo. Riteniamo quindi indispensabile il potenziamento dell’offerta chirurgica da parte del SSN, oggi numericamente limitata rispetto a quella del privato convenzionato, ed una omogenea distribuzione dell’offerta nelle diverse aree della penisola per porre fine a viaggi “della speranza”, che diventano “della disperazione” quando prendono la forma del turismo sanitario all’estero. Di pari passo riteniamo ormai indispensabile che tutto il percorso di cura venga sostenuto dal SSN. Ed è per questa ragione che crediamo fortemente nel ruolo del network societario che fa capo all’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e a IBDO.
Gianluca Aimaretti
Presidente Società Italiana di Endocrinologia - SIE Università del Piemonte Orientale
La Società Italiana di Endocrinologia (SIE) considera l’obesità una malattia cronica, con aspetti endocrini di enorme importanza, e pertanto sostiene e sosterrà all’interno delle Scuole di Specialità in Endocrinologia in Italia, percorsi di formazione per i futuri specialisti che nel corso della loro vita professionale dovranno necessariamente saper gestire lo stigma e i dubbi culturali e scientifici su questa patologia cogliendone gli aspetti necessariamente multidisciplinari e mirando a offrire risposte concrete alle richieste di assistenza e cura dei pazienti. L’attività didattico-formativa intenderebbe diminuire le disparità di trattamento che il paziente con obesità riceve nelle diverse aree del paese. Non meno importante è l’impegno rivolto alla promozione e divulgazione dei risultati dell’attività scientifica, che coinvolge diversi aspetti dell’obesità riguardanti la biologia del tessuto adiposo, la composizione corporea, la neuroendocrinologia dell’appetito e dell’introito calorico, la patogenesi delle comorbidità, il ruolo del genere, la prevenzione, l’effetto dei macronutrienti, il calo ponderale e il suo mantenimento, e la necessità di individualizzazione della cura.
L’attività della SIE è improntata perciò a organizzare congressi nazionali e condivisione di iniziative in cui la SIE è presente come patrocinio o joint commitment; l’aggiornamento clinico attraverso corsi e convegni nonché predisposizione di progetti di formazione a distanza (FAD) e supporto didattico per eventi SIE regionali; stesura di Linee Guida e redazione di Position Statement; rapporti con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per approvazione e rimborsabilità di nuovi farmaci; ricognizione di laboratori diagnostici e identificazione di metodiche diagnostiche innovative. L'obiettivo finale di SIE in questo ambito, resta facilitare un'assistenza di qualità e sostenibile ai pazienti con obesità, fornendo un approccio razionale e scientifico alla gestione con risultati sicuri e conservati nel tempo.
Valentino Cherubini, Presidente SIEDP
Malgrado la prevalenza dell’obesità pediatrica si sia stabilizzata negli ultimi 10 anni grazie ai programmi di prevenzione nei contesti sanitari e scolastici, nel 2023 il 19% dei bambini presenta sovrappeso e circa il 10% obesità in Italia (OKkio alla salute). Si conferma una maggiore prevalenza nelle regioni meridionali e nelle famiglie con basso livello culturale ed economico.
Oltre alle complicanze fisiche e ai correlati psicosociali che minano il benessere e la qualità della vita del bambino, l’obesità pediatrica è un importante fattore di rischio nell’adulto di eventi cardiovascolari letali e non letali e di diabete di tipo 2. Studi longitudinali hanno dimostrato che quanto più precoce è la comparsa dell’obesità e quanto maggiore è la sua gravità, tanto maggiore sarà la persistenza nell’adulto, determinando un’esposizione duratura a fattori di rischio cardiometabolici, quali ipertensione, dislipidemia, e prediabete.
Questi dati sono fondamentali per aumentare la consapevolezza che l’obesità del bambino è una malattia complessa con forti connotati psicosociali. E ‘necessario un approccio trasversale, che includa non solo strategie mirate alla scuola, alla sanità e alle infrastrutture, ma anche sostegno economico a difesa delle famiglie e dei minori È indispensabile adoperarsi affinché le politiche pubbliche siano mirate a ridurre le barriere ad uno stile di vita salutare e le disuguaglianze socio- economiche, che sono principale ostacolo alla promozione della salute dei bambini.
Alessandro Rossi
Presidente SIMG
Il Medico di Medicina Generale (MMG) incontra quotidianamente molti pazienti con obesità, essendo il problema medico cronico più frequente nella popolazione generale, per cui è fondamentale che il MMG sia motivato e formato al suo trattamento.
Stando alle attuali stime di prevalenza dell’obesità, ogni MMG avrà in carico, tra i suoi pazienti circa 500 pazienti in sovrappeso e 150 pazienti con obesità, quindi i pazienti con problema di peso rappresentano un importante carico di lavoro per la medicina generale.
La posizione del MMG nella gestione del problema obesità è strategica, come definito anche dagli standard italiani per il trattamento dell’obesità SIO - ADI (Società Italiana dell’Obesità- Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) e dalle Linee guida europee che forniscono indicazioni sui compiti del MMG e soprattutto sugli approcci comportamentali al paziente con obesità.
Ogni contatto del MMG con una persona con un problema di sovrappeso /obesità dovrebbe essere sfruttato in modo opportunistico per sensibilizzare il paziente sulla problematica e sulle possibilità di soluzione. È necessario valutare clinicamente e stadiare il paziente in base al grado di obesità, ai fattori di rischio, al danno d’organo e alle eventuali complicanze per stabilire in quale setting gestire il paziente e decidere il tipo di trattamento (stile di vita, farmaci, chirurgia bariatrica, riabilitazione).
Gli approfondimenti diagnostici necessari nell’approccio al paziente con obesità hanno essenzialmente lo scopo di misurare il rischio cardiovascolare, riconoscere le complicanze causate dall’eccesso di peso e le poche situazioni endrocrinologiche che potrebbero essere alla
Gerardo Medea, Responsabile Area Metabolica SIMG
base di una obesità secondaria. Il MMG ha il compito di affrontare un iter diagnostico e terapeutico convincente ed efficace. Il primo passo comunque consiste nell’evitare ogni tipo di stigmatizzazione per cui egli deve muoversi sempre con tatto e delicatezza. Successivamente il paziente deve essere inserito in un percorso di monitoraggio periodico, ma continuativo, come già avviene per altre patologie croniche come il diabete, poiché l’obesità deve essere considerata a tutti gli effetti una malattia cronica.
Contemporaneamente il MMG deve stabilire con il paziente obiettivi terapeutici realistici (soprattutto circa lo stile di vita), rivalutandoli periodicamente.
Fondamentale è l’interazione coi centri specialistici di 2° livello soprattutto negli stadi più avanzati, in caso di gravi disturbi del comportamento alimentare, dove si evidenzi una complessa eziologia, in presenza di gravi comorbilità/complicanze o qualora vi siano già stati numerosi insuccessi terapeutici.
È necessaria pertanto una vigorosa azione di formazione a livello territoriale, per informare e fornire ai clinici le competenze necessarie per gestire queste problematiche e per prescrivere i farmaci approvati in Italia per il trattamento dei pazienti sovrappeso/obesi, soprattutto di quelli più recenti, accreditati di una straordinaria efficacia sul calo di peso.
Ma è anche importante che si dia concreto avvio alle reti regionali per l’obesità nelle quali sia previsto anche un coordinamento territoriale, con centri hub e spoke, verso i quali i MMG possano indirizzare i pazienti per una presa in carico multidisciplinare (medici, dietista, psicologo), più che mai necessaria in questa problematica data la sua complessità e le comorbilità molto spesso associate.
Paolo Sbraccia Presidente IBDO Foundation
La lotta all’obesità è un fenomeno complesso che deve vedere coinvolti diversi attori del sistema, per identificare le strategie politiche, sociali, economiche e cliniche di maggiore impatto, utili ad agire a livello dei macrofatttori e di tutti gli interventi sulla popolazione.
Il successo di tali strategie dipende dal grado di coinvolgimento, consapevolezza e interazione di tutte le componenti e delle corrette valutazione che vanno fatte in termini di impatto sulle persone, anche in considerazione del loro livello socio-culturale-economico.
La ricerca delle azioni prioritarie non può non prescindere da una analisi di fattibilità delle stesse e dei risultati ottenuti rispetto a quelli attesi.
Le call to action che possono essere oggi individuate debbono tenere conto della Carta europea sull’azione di contrasto all’obesità, della recente mozione approvata dalla Camera dei Deputati nel 2019 e dei dati oggi di-
sponibili a li vello nazionale sull’impatto dell’obesità.
In tal senso si individuano cinque aree dove sviluppare le azioni di prevenzione e contrasto all’obesità:
– per promuovere la domanda e l’offerta di alimenti più salutari
– per incentivare l’attività fisica nella popolazione
– per garantire trattamenti farmacologici innovativi nell’obesità
– per realizzare interventi specifici di politica sanitaria
– per assicurare dignità e diritti alla persona con obesità
– per sostenere la formazione e la ricerca
Per ognuna di queste aree l’Italian Obesity Barometer Report 2024 individua alcuni punti qualificanti di azione sinergica nella lotta all’obesità e al sovrappeso.
Promuovere la domanda e l’of fer t a di aliment i più salut ari
La pubblicità e promozione alimentare, dovrebbe ridurre il peso della promozione commerciale per gli alimenti e le bevande non alcoliche destinate ai bambini, anche attraverso un sistema di autoregolazione dell’industria;
La composizione e rimodulazione degli alimenti, dovrebbero essere incoraggiate attraverso politiche che incoraggino l’industria alimentare a rivedere le caratteristiche nutrizionali dei loro prodotti al fine di ridurre i livelli di grassi totali, grassi saturi, zuccheri e sale aggiunto;
L’etichettatura alimentare dovrebbe consentire di individuare i prodotti che contengono elevate quantità di grassi, zuccheri e sale e l’’etichettatura nutrizionale dovrebbe essere presentata con modalità facilmente comprensibili; Nelle scuole, negli asili infantili e nei posti di lavoro dovrebbe essere garantita una ristorazione conforme alle linee guida per una sana alimentazione, privilegiando l’offerta di frutta e verdura garantendo una varietà di scelte alimentari che siano compatibili con le linee guida per una sana alimentazione.
incent ivare l’at t ività f isic a nella popolazione
Rendere più facile la scelta di un trasporto attivo attraverso la promozione di una attività fisica moderata e diffusa anche attraverso la promozione di politiche sulla sicurezza di ciclisti, runners e pedoni (soprattutto bambini).
Rendere prescrivibile l’attività fisica all’interno del SSM
Progettare il tessuto urbano e residenziale con soluzioni che possono facilitare un’attività motoria, sportiva e aver uno stile di vita attivo;
Sviluppare nelle scuole attività curriculari ed extracurriculari che consentano a bambini ed adolescenti almeno 60 minuti quotidiani di attività fisica di vario tipo;
Promuovere nei luoghi di di lavoro programmi di attività motoria almeno tre volte la settimana e fornire incentivi e agevolazioni fiscali per i dipendenti e i datori di lavoro. Gli interventi specifici per il servizio sanitario.
Garant ire trat t ament i farmacologici innovat ivi
Rendere accessibile i nuovi trattamenti farmacologici nella cura dell’obesità in sinergia con l’AIFA e le Regioni. Individuare i pazienti elegibili alla terapia farmacologica attraverso lo sviluppo di linee guida sviluppate dalle Società Scientifiche con l’ISS
Sviluppare studi clinici sull’azione dei nuovi trattamenti farmacologi per l’obesità anche in relazione al diabete , al rischio cardiovascolare e alle altre NCD
Sviluppare una corretta informazione a livello pubblico sull’utilizzo delle nuove terapie farmacologiche nei pazienti in sovrappeso e obese
Sviluppare sinergie tra gli specialisti e i medici di medicina generale sulle terapie farmacologiche nell’obesità
Inter vent i spe cif ici di polit ic a sanit aria
Sviluppare sinergie tra l’assistenza di base e quella specialistica per fornire orientamenti su alimentazione, stili di vita e trattamenti farmacologici, per aiutare gli individui a mantenere un peso accettabile e bloccare la progressione dal sovrappeso all’obesità;
Aumentare la diagnosi e trattamento delle comorbidità associate all’obesità, attraverso programmi di screening sulla popolazione, impedendo l’utilizzo di pratiche diagnostiche, dietologiche e terapeutiche dietetiche la cui base scientifica non sia documentata;
Realizzare una rete diffusa e omogenea di centri per l’obesità in tutte le Regioni che possano prendere in carico la persona in tutte le fasi della sua vita;
Considerare l’obesità come una malattia con esiti fortemente invalidanti e condizionanti la vita della persona;
Assicurare dignità e dirit t i alla per sona con obesità
Aumentare il coinvolgimento delle Istituzioni, dei medici, delle persone e dei media circa la consapevolezza dell’impatto dello stigma sul peso, per migliorare la qualità di vita delle persone;
Aiutare le persone a superare le barriere che sorgono a causa dello stigma, evitando ed eliminando le etichette e i riferimenti peggiorativi riguardanti le persone con obesità;
Generare maggiore consapevolezza nella lotta allo stigma evitando ogni forma di discriminazione e bullismo per le persone con obesità nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in tutti i luoghi;
Abbandonare l’uso di immagini negative, stereotipi e un linguaggio inappropriato sull’obesità da parte dei media, della pubblicità e della comunicazione in genere.
Sostenere la formazione e la ricerc a
Garantire a medici e operatori sanitari una formazione sulla prevenzione e trattamento dell’obesità in età evolutiva e in età adulta;
Promuovere ricerche e analisi sugli effetti sulla salute ottenuti delle misure politiche realizzate nel contrasto all’obesità anche attraverso un sistema di monitoraggio per la valutazione nel tempo delle variazioni nei fattori di rischio e nelle variabili di esito;
Assicurare risorse umane ed economiche adeguate relativamente ricerche sull’obesità e sui fattori di rischio correlati,attraverso creazione di strutture, spazi e attrezzature adeguati;
Considerare la ricerca scientifica come protagoniste della lotta quotidiana di medici e ricercatori per contrastare l’obe-
Invito all’azione sull’impegno politico dell’Unione europea e degli stati membri in materia di obesità: cambiare lo status quo nell’obesità
L'obesità è una epidemia globale crescente che mette a dura prova i servizi sanitari, i governi e le persone in tutto il mondo. è necessario un cambiamento urgente per garantire un più ampio riconoscimento dell'obesità come condizione cronica complessa che richiede un approccio sistemico completo alla cura e ampie sinergie istituzionali, politiche, scientifiche, cliniche, social, pubblico, private i e imprenditoriali.
Dati recenti mostrano che dal 1975 l’obesità è quasi triplicata e ora rappresenta 4 milioni di morti in tutto il mondo ogni anno. Nel 2016, oltre 2 miliardi di adulti (44%) avevano un eccesso di peso (sovrappeso) o vivevano con l’obesità.1
In Europa, l’obesità è triplicata dal 19802, e nel 2014 più di 224 milioni di adulti erano affetti da sovrappeso, di cui quasi 80 milioni avevano obesità3. L’obesità è responsabile del 10-13% dei decessi in diverse parti d’Europa4, che lo rende il 4° fattore di rischio più importante per la cattiva salute e le morti premature in Europa. L’obesità ha anche un impatto significativo sui risultati economici; nei paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), il sovrappeso riduce il prodotto interno lordo del 3,3% e la forza lavoro di 28 milioni di persone all’anno. Se l’incidenza dell’obesità continua al ritmo attuale, si stima che dal 2020 al 2050 i paesi dell’OCSE spenderanno l’8,4% del loro bilancio sanitario per l’obesità e le malattie correlate.5
Tuttavia, investire nella prevenzione e nel trattamento può avere notevoli benefici economici. Analisi recenti mostrano che ogni dollaro speso per prevenire l’obesità genera un ritorno economico fino a sei volte superiore6. Per affrontare la crisi dell’obesità, è urgentemente necessario un diverso approccio a livello dell’UE, che riconosce che l’obesità comeuna malattia cronica recidivante complessa, per la quale le strategie, le politiche e le azioni multidisciplinari e olistiche dovrebbero essere prio-
ritarie7 per cambiare veramente lo status quo nell’insorgenza e nella progressione dell’obesità come malattia cronica.
L’EU Obesity Policy Engagement Network (OPEN-EU) fa parte della rete globale OPEN, che comprende coalizioni nazionali in oltre 15 paesi tra cui Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Tutte le coalizioni lavorano insieme e in modo indipendente per affrontare le sfide nazionali e identificare opportunità politiche che contribuiranno a garantire che l’obesità sia affrontata come una malattia cronica e che le persone che vivono con l’obesità abbiano il supporto necessario per gestire la loro situazione a lungo termine.
Nel momento del suo lancio al Parlamento europeo, OPEN-EU, come coalizione di importanti esperti, responsabili politici e decisionali dell’UE, a chiesto un nuovo approccio e delle azioni prioritarie necessarie per migliorare il trattamento e la gestione dell’obesità a livello dell’UE, sulla base di quattro aree di interesse critiche.
SCOPO OPEN-EU
L'obiettivo del gruppo OPEN-EU è quello di lavorare insieme per attuare un approccio politico trasversale a livello dell'UE. L'obiettivo sarà quello di garantire che le nazioni dell'UE siano responsabilizzate e in grado di fornire alle persone che vivono con l'obesità l'accesso a un trattamento e a una gestione equi ed efficaci dell'obesità.
CONSIGLI DI POLICY
CRITICAL FOCUS AREA ONE: OTTENERE IL
RICONOSCIMENTO DA PARTE DEL GOVERNO, DEL SISTEMA SANITARIO E DEL PUBBLICO CHE
L’OBESITÀ È UNA MALATTIA CRONICA
RECIDIVANTE, ASSICURANDO CHE PASSIAMO
DALLA RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE A
QUELLA CONDIVISA
La Commissione europea adotterà l’obesità come prossima missione sanitaria al fine di guidare il processo di istituzione di piani nazionali intersettoriali per la prevenzione (primaria, secondaria e terziaria), il trattamento e la gestione a lungo termine dell’obesità come avviene per altre malattie croniche recidivanti
L’obesità compare costantemente tra le prime 4 cause di mortalità prematura all’interno dei paesi OCSE e a livello dell’UE, in alcuni paesi, fino al 90% della popolazione vive con sovrappeso o obesità. Inoltre, il sovrappeso riduce il prodotto interno lordo (PIL) del 3,3% nei paesi OCSE.
Facendo dell’obesità una missione dell’Unione europea nel prossimo round, consentirà a tutti gli attori istituzionali e alla società civile di concentrarsi sull’integrazione di un approccio sistemico lungo il corso della vita per la prevenzione primaria, secondaria e terziaria, il trattamento e la gestione a lungo termine dell’obesità.
Inoltre, per garantire l'adozione e l'attuazione sostenibili dei risultati della missione, è necessario un quadro politico basato su dati concreti per definire l'azione politica a livello nazionale e regionale. In definitiva, l'impatto di tutti gli attori di tutti i settori e delle parti interessate a livello dell'UE, nazionale e regionale porterà a piani nazionali per l'obesità. Questi dovrebbero essere misurati dai risultati di salute e interconnessi con le complicanze dell'obesità come il diabete di tipo 2, alcuni tumori, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari.88
Gli obiettivi in materia di obesità legati ai risultati dovrebbero essere saldamente integrati come parte dei criteri di misurazione di una sana economia, nel processo politico europeo Sebbene l’insorgenza dell’obesità sia fortemente legata a fattori biologici e umani che influenzano la nostra biologia, la progressione della malattia è fortemente influenzata da una serie di altri fattori che sono già prioritari nel processo del semestre europeo (accesso all’assistenza sanitaria, non discriminazione, auto-cura e autogestione a prezzi accessibili, standard educativi, salute mentale e be-
nessere, ricerca innovativa per citarne solo alcuni).
Integrando risultati chiave come la riduzione del costo economico diretto dell’obesità dall’attuale media del 3,3% del PIL e 70 miliardi di euro all’anno dal sistema sanitario, l’UE contribuirà in modo sostanziale al conseguimento di un’economia del benessere e alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030.
Le conclusioni del Consiglio EPSCO del 24 ottobre 2019 facevano riferimento specifico ad un approccio alla salute e al benessere in generale lungo tutto l’arco della vita e fanno riferimento più specificamente alle iniziative in corso nel campo dell’obesità. (paragrafo 17) Inoltre, alla luce del dichiarato orientamento della Commissione verso approcci basati sull’evidenza e sull’impatto, un nuovo approccio all’obesità contribuirà in modo sostanziale anche a un accesso equo e universale alle cure per l’obesità, indipendentemente dallo status di vulnerabilità (18), a una condivisione del rischio per le risorse finanziarie a livello sociale (19).
Riformulare la percezione pubblica e la comprensione dell’obesità come una malattia cronica recidivante, piuttosto che come “scelta di vita” dell’individuo
L’obesità è attualmente posizionata come, nel peggiore dei casi, una scelta di vita e nel migliore dei casi una malattia dello stile di vita incorporata in “mangia meno e muoviti di più”. Come risultato diretto, l’(auto)stigmatizzazione e le pratiche discriminatorie sono considerate accettabili in tutti gli strati della società.
C'è un urgente bisogno di un nuovo approccio per educare sui fatti sull'obesità e cambiare la mentalità di tutte le parti interessate per trattare coloro che sono a rischio o che già vivono con la malattia con il rispetto e l'accomodamento che è dovuto a coloro che vivono con qualsiasi altra malattia cronica.
Un primo passo verso un approccio integrato nell’ambito di una strategia di sensibilizzazione a livello dell’UE è una valutazione del modo in cui i diversi portafogli politici fanno riferimento all’obesità. Un risultato utile della valutazione può essere una “procedura operativa standard” o un codice di condotta che può essere adottato da varie istituzioni per affrontare i pregiudizi (in)consci e le pratiche discriminatorie nei confronti di coloro che vivono con l’obesità.
Un secondo pilastro per modificare le percezioni è garantire che la discriminazione per motivi di salute (evi-
denziando specificamente l’obesità) sia inclusa come parte del pacchetto legislativo antidiscriminazione a livello dell’UE e quindi degli Stati membri con relative sanzioni per la mancata adesione o attuazione tramite gli organismi per la parità.
I dati sull’attuazione possono far parte del processo di analisi comparativa di EUROSTAT, attualmente in fase di revisione.
La leadership a livello dell'UE è fondamentale per cambiare gli atteggiamenti, i comportamenti e i pregiudizi radicati nei confronti di coloro che convivono con l'obesità. Chiediamo quindi una campagna di sensibilizzazione sulla malattia che racconti una storia più umana e coinvolgente e aumenti la comprensione dei meccanismi biologici che sono alla base dell'obesità come malattia cronica e recidivante..
AREA DI INTERESSE CRITICA DUE: RIVEDERE E OTTIMIZZARE L’ALLOCAZIONE DELLE RISORSE SANITARIE PER GARANTIRE FINANZIAMENTI PER L’ASSISTENZA
Sia l’insorgenza che la progressione della malattia dell’obesità richiedono un approccio olistico e orientato ai risultati per un intervento precoce, una gestione efficace a lungo termine e la prevenzione terziaria delle complicanze dell’obesità. Attualmente, non esiste un approccio sistematico alla prevenzione o al trattamento delle risorse e ai percorsi di gestione a lungo termine. Nella migliore delle ipotesi, la chirurgia bariatrica è dotata di risorse, ma non necessariamente degli elementi di supporto psicologico, stile di vita e assistenza nutrizionale a lungo termine pre e post-operatorio in tutti gli Stati membri dell’UE. E a causa della mancanza di un approccio alle malattie croniche, non vengono raccolti o sfruttati dati sostanziali e interconnessi lungo il corso della vita.
Una mappatura completa dovrebbe essere intrapresa per stabilire il legame tra il trattamento dell’obesità e la prevenzione di altre importanti malattie croniche
Le priorità della Commissione europea per la salute risiedono saldamente nel “Piano di lotta contro il cancro” e continua a porre la prevenzione di altre complicanze dell’obesità in prima linea nelle sue strategie di prevenzione delle malattie croniche a livello di sanità pubblica. Data la correlazione diretta tra l’insorgenza dell’obesità e le sue complicanze, garantire un approccio olistico che
sia valutato in modo sistematico e completo quando si considerano le politiche a valore aggiunto e i percorsi di prevenzione e trattamento potrebbe essere solo un vantaggio per affrontare tutte le principali malattie croniche.
Identificare e dare evidenza alle prove sul valore di strategie innovative di trattamento e gestione dell’obesità, concentrandosi sui risultati di salute a livello sociale.
Utilizzando gli strumenti di raccolta dei dati esistenti a livello europeo e nazionale, è necessario un approccio che esplori esempi di migliori pratiche in materia di politiche e pratiche di gestione/trattamento, che informeranno i piani nazionali sull’obesità a livello nazionale e regionale.
È urgentemente necessaria una collaborazione multi-stakeholder per mappare le lacune terapeutiche per le persone che vivono con l’obesità e la prevenzione terziaria di altre malattie croniche.
Sebbene l’obesità continui a essere una delle priorità dell’agenda di ricerca dell’UE per Orizzonte Europa che si inserisce nel quadro finanziario 2021-2027, resta ancora molto da fare per collegare i vari filoni di ricerca che possono avere un impatto sui risultati sanitari a lungo termine per le persone che vivono con l’obesità. la ricerca sarà utilizzata per informare le strategie sull’obesità a livello politico nazionale e dell’UE.
Un ulteriore passo avanti nel consolidamento delle conoscenze consisterebbe nell’attuazione di reti di riferimento sull’obesità che possano contribuire non solo a individuare le lacune terapeutiche, ma che siano in grado di fungere da solida base per lo scambio transfrontaliero di buone e interessanti pratiche.
Infine, istituendo registri dell’obesità che tracciano lungo il corso della vita e sono collegati ad altri registri delle malattie croniche, le lacune di trattamento possono essere facilmente identificate e affrontate.
È necessario elaborare un piano a livello dell’UE e a livello nazionale sulla prevenzione, la diagnosi, il trattamento e la gestione a lungo termine dell’obesità a livello di popolazione, infrastrutture assistenziali e rimborso delle terapie.
Proprio come la DG Ricerca e innovazione della Commissione europea si sta muovendo verso una strategia sanitaria dell’UE, così dovrebbe esserci anche un piano
globale per questo nuovo approccio per affrontare la crisi dell’obesità in tutti i servizi della Commissione sulla base della scienza, della pratica clinica e dei dati dei pazienti disponibili, che possa essere utilizzato come base per nuovi obiettivi sanitari e allocazione delle risorse.
Sarà importante allineare qualsiasi nuova strategia in materia di obesità agli elementi chiave relativi al pilastro europeo dei diritti sociali, in particolare ai principi relativi alle pari opportunità (capitolo 1.3), all’occupazione sicura e adattabile (capitolo II.5), all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare (capitolo 5.9), a un ambiente di lavoro sano, sicuro e adeguato e alla protezione dei dati (capitolo II.10), Assistenza sanitaria (capitolo III.16), inclusione delle persone con disabilità (capitolo III.17) e assistenza a lungo termine (capitolo III.18)
TERZA AREA DI INTERESSE CRITICO: INTEGRARE L’OBESITÀ NEI CURRICULA DI APPRENDIMENTO IN TUTTE LE PROFESSIONI PERTINENTI, PER SUPPORTARE UN’ASSISTENZA PIÙ EFFICACE E INFORMATA
La comprensione delle cause alla base dell’insorgenza dell’obesità e quindi del processo di progressione della malattia è gravemente fraintesa da tutti gli attori. Per i professionisti della salute non specialisti dell’obesità, è fondamentale incorporare pienamente tutti gli aspetti della prevenzione dell’obesità e della prevenzione delle complicanze nei loro cicli di apprendimento: sia a livello universitario che di formazione continua.
Condurre un’analisi delle lacune dei programmi di istruzione e formazione esistenti relativi all’obesità per comprendere appieno dove il miglioramento è più urgente
Un esame dei programmi di studio attuali in molteplici contesti – scuole, università, ospedali, luogo di lavoro dovrebbe essere intrapreso da agenzie dell’UE come EuroFound e i servizi della Commissione all’interno della DG Istruzione e cultura e della DG Mercato unico al fine di accertare e sviluppare orientamenti europei, nazionali e regionali per l’attuazione.
Garantire che l’obesità sia integrata in tutti i programmi di istruzione pertinenti in tutti gli Stati membri dell’UE, in particolare nella formazione professionale sanitaria universitaria
Gli Stati membri dell’UE dovrebbero imporre l’inclusione di una formazione supplementare pertinente per fornire un’efficace prevenzione dell’obesità e assistenza corre-
lata all’obesità in tutti i programmi pertinenti.
Un altro passo sarà quello di integrare l’apprendimento permanente e i relativi moduli di educazione all’obesità degli organismi professionali medico-sanitari.
Inoltre, laddove esista una legislazione sulla competenza professionale (ad esempio la direttiva del 2005 sul riconoscimento delle qualifiche professionali), dovrebbe essere compiuto ogni sforzo per garantire che tutte le professioni regolamentate che possono avere un impatto sull’obesità siano messe in grado di farlo nel loro lavoro quotidiano e nella loro formazione.
Garantire che lo sviluppo delle capacità sull’obesità
L’alfabetizzazione sanitaria sia saldamente integrata in tutte le interazioni con le parti interessate
Al fine di incoraggiare l’adozione sostenibile di questo approccio per affrontare l’obesità come altre malattie croniche, tutti gli attori dovranno essere alfabetizzati sulla salute sulle cause e sul potenziale impatto sui vari fattori esterni che influenzano la gestione a lungo termine della malattia.
In particolare, le persone che vivono con l’obesità dovrebbero essere attivamente coinvolte come parte del processo di insegnamento sull’obesità in tutti gli attori pertinenti (compresi i siti di erogazione dell’assistenza sanitaria, le scuole di sanità pubblica, l’educazione continua medica, l’educazione dei pazienti e i manager sanitari)
Intraprendere uno studio di real world evidence per valutare l’efficacia dell’approccio “multidisciplinare” nell’obesità
È necessario tracciare i collegamenti tra una migliore educazione alla gestione dell’obesità e le tendenze del comportamento degli operatori sanitari e dei pazienti. La ricerca e i dati possono quindi essere utilizzati per informare le strategie e i centri di eccellenza regionali e nazionali “multidisciplinari”.
AREA DI INTERESSE CRITICO QUATTRO: ISTITUIRE E SOSTENERE CENTRI MULTIDISCIPLINARI PER IL TRATTAMENTO DELL’OBESITÀ E GARANTIRE L’ACCESSO ALLE CURE TRANSDISCIPLINARI PER LE PERSONE CON OBESITÀ
Sebbene ci siano attualmente oltre 130 centri di gestione dell’obesità in tutta Europa geografica e oltre sviluppati dalla comunità scientifica dell’obesità, si può fare di più per migliorare e integrare ulteriormente le impostazioni
attuali in un approccio basato sui risultati sia di presenza che digitalmente.
Potenziare e ampliare il mandato per i centri multidisciplinari di trattamento dell’obesità
È opportuno sviluppare orientamenti a livello di UE per la creazione/il potenziamento di centri specializzati, che possano essere applicati a livello nazionale, regionale e transfrontaliero. Questi dovrebbero avere anche competenze digitali.
Collaborando con le pertinenti politiche di coesione dell’UE e le autorità nazionali/regionali/comunali correlate, dovrebbe essere abilitato e sostenuto un ecosistema olistico a livello politico per consentire a tali centri integrati di gestione dell’obesità possano essere accessibili a tutti, compresi i soggetti più vulnerabili e fragili, creando una rete di sostenibilità sociale e clinica.
Il nuovo approccio all’obesità dovrebbe essere integrato e dare spazio ai dati sanitari nell’UE e nei singol Paesi
Senza l’accesso a dati connessi e interoperabili da parte di tutti gli attori pertinenti, affrontare le esigenze a lungo termine di coloro che vivono con l’obesità non può avere successo.
In linea con la comunicazione della Commissione sulla trasformazione digitale della sanità e dell’assistenza nel mercato unico digitale e con il regolamento GDPR, tutte le parti interessate dovrebbero avere accesso ai dati , al momento giusto e in un formato in grado di sostenere il processo decisionale tra le persone affette da obesità e l’ambiente circostante.
Referenze
1 The World Bank. 2020. How Tackling the World’s Deadliest Diseases Can Boost a Healthy Workforce and Economic Growth [Online] Available at: https://www.worldbank. org/en/news/immersive-story/2020/02/06/tackling-worldsdeadliest-diseases-can-boost-healthy-workforce-and-economic-growth?cid=ECR_TT_worldbank_EN_EXT. [Accessed February 2020]
2 E. Pineda at al. 2018. Forecasting Future Trends in Obesity across Europe: The Value of Improving Surveillance. Obesity Facts: 11: 360-371
3 World Obesity Federation. 2017. Our data – World Obesity Day [Online] Available at: https://www.obesityday.worldobesity.org/ourdata2017. [Accessed September 2018]
4 World Health Organization. 2020. Obesity. [Online] Available at: http://www.euro.who.int/en/health-topics/noncommunicable-diseases/obesity/obesity [Accessed January 2020]
5 OECD. 2019. The Heavy Burden of Obesity. [Online] Available at: https://www.oecd-ilibrary.org/sites/67450d67-en/index. html?itemId=/content/publication/67450d67-en#section-d1e765 [Accessed February 2020].
6 OECD. 2019. The Heavy Burden of Obesity. [Online] Available at: https://www.oecd-ilibrary.org/sites/67450d67-en/index. html? itemId=/content/publication/67450d67-en#section-d1e765 [Accessed February 2020].
7 Frood, S. et al. 2013. Obesity, complexity, and the role of the health system. Curr Obes Rep 2; 320–326.
8 World Health Organization. 2018
L'IMPAT TO ECONOMICO DEL SOVR APPESO E DELL'OBESI TÀ SUPERERÀ I 4
Il World Obesity Atlas 2023, pubblicato dalla World Obesity Federation, prevede che l'impatto economico globale del sovrappeso e dell'obesità raggiungerà i 4,32 trilioni di dollari all'anno entro il 2035 se le misure di prevenzione e cura non migliorano. Con quasi il 3% del PIL mondiale, questo è paragonabile all'impatto di COVID19 nel 2020.
La maggior parte della popolazione mondiale (51%, ovvero oltre 4 miliardi di persone) vivrà con sovrappeso o obesità entro il 2035 se prevalgono le tendenze attuali. 1 persona su 4 (quasi 2 miliardi) avrà l'obesità. L'obesità infantile potrebbe più che raddoppiare entro il 2035 (rispetto ai livelli del 2020). Le stime attuali prevedono di raddoppiare tra i ragazzi sino a 208 milioni (aumento del 100%) e più del doppio tra le ragazze sino a 175 milioni (aumento del 125%) e questi dati stanno aumentando più rapidamente tra i bambini rispetto agli adulti.
I paesi a basso reddito stanno affrontando un rapido aumento della prevalenza dell'obesità. Dei 10 Paesi con i maggiori aumenti attesi dell'obesità a livello globale (sia per gli adulti che per bambini), 9 di questi provengono da paesi a reddito basso o medio-basso. Tutti provengono dall'Asia o l'Africa.
La World Obesity Federation chiede piani d'azione nazionali completi per aiutare i Paesi ad agire sulle nuove Raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la Prevenzione e la gestione dell'obesità.
Il riconoscimento dell'impatto economico non è in alcun modo un riflesso della colpa sulle persone che vivono con l'obesità, che è una malattia cronica e recidivante.
I governi e i responsabili politici di tutto il mondo devono fare tutto il possibile per evitare di trasferire sulle nuove generazioni i costi clinico-sanitari, sociali ed economici.
Non trattata, l’obesità è responsabile di una percentuale significativa di malattie non trasmissibili (NCD), tra cui malattie cardiache, diabete, malattie del fegato e molti tipi di cancro.
È altrettanto conclamato scientificamente come l’eccesso di peso sia un fattore predittivo altamente significativo dello sviluppo di complicanze da COVID-19, inclusa la necessità di ricovero, di terapia intensiva e di ventilazione meccanica. L’obesità si è dimostrata anche un fattore predittivo di morte per COVID-19.
Se non affrontiamo l’obesità, la spesa medica per il trattamento delle malattie che ne derivano direttamente finirà per condizionare le generazioni future con conseguenze sul sistema sanitario.
Mediamente nei Paesi membri dell’Unione europea, il 17% della popolazione adulta è obesa. Il 52% della popolazione adulta europea è considerata sovrappeso oppure obesa. Ciò significa che un adulto su due e quasi un bambino su tre è sovrappeso od obeso.
L’Unione europea è attivamente impegnata a combattere l’obesità. A tal fine, la Commissione europea si avvale della strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all’alimentazione, al sovrappeso e all’obesità e di strumenti attuativi come il gruppo ad alto livello sull’alimentazione e l’attività fisica e la piattaforma d’azione europea per l’alimentazione, l’attività fisica e la salute.
I dati italiani evidenziano che, sebbene la prevalenza dell’obesità in Italia sia inferiore rispetto alla maggior parte degli altri Paesi a livello globale, vi sono comunque conseguenze significative.
L’Italia tra le Nazioni Europee con la più alta prevalenza di obesità e sovrappeso a livello infanto-giovanile.
In Italia il 10,4% delle persone soffre di obesità, 1/3 dei bambini sotto gli otto anni è in sovrappeso o obeso –una percentuale superiore alla media europea - e l’obesità è causa di morte per 53.000 persone l’anno.
Gli italiani vivono in media 2,7 anni in meno a causa del
sovrappeso. Il sovrappeso rappresenta il 9% della spesa sanitaria, una cifra superiore alla media europea. La produzione del mercato del lavoro è inferiore a causa del sovrappeso in misura equivalente a 571.000 lavoratori a tempo pieno all’anno: ciò significa che il sovrappeso riduce il PIL italiano del 2,8%. Per coprire tali costi, ogni italiano paga 289 euro in più all’anno di tasse.
Dat i che far rif let tere e che ne cessit ano un’azione sinergic a e rapida
Sebbene l’obesità sia riconosciuta come una malattia a livello parlamentare, la chirurgia bariatrica è l’unico trattamento rimborsato e non vi è un numero sufficiente di centri per l’obesità per supportare efficacemente le persone che convivono con l’obesità.
Investire nella prevenzione, nella gestione e nel trattamento dell’obesità è un’azione economicamente vantaggiosa per i governi e per i servizi sanitari. Gli investimenti possono aiutare a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per fermare l’aumento dell’obesità e ottenere una riduzione relativa del 25% della mortalità per malattie non trasmissibili.
Per affrontare l’obesità è fondamentale che tutti coloro che necessitano di cure abbiano accesso ai migliori servizi disponibili. I servizi assistenziali in tutte le Regioni devono essere rafforzati.
Ciò richiederà:
• il riconoscimento, attraverso processi legislativi e strategie attuative ministeriali, che l’obesità è una malattia e necessita di un adeguato supporto professionale,;
• l’accesso universale, la copertura sanitaria e/o assicurativa per i trattamenti dell’obesità;
• l’inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);
• percorsi assistenziali chiari per le persone affette da obesità;
• team multidisciplinari a supporto del trattamento dell’obesità;
• l’accesso ai trattamenti farmaceutici e ai dispositivi medici in base alle esigenze individuali;
• lo sviluppo di strumenti di medicina e di terapie digitali a supporto della persona con obesità e in sovrappeso;
• l’attenzione alle aree interne marginali e alle comunità montane quali fattori di isolamento sanitario;
• l’investimento in prevenzione attraverso interventi precoci per migliorare il successo del trattamento;
• la creazione di reti regionali di assistenza per la persona con obesità che coinvolgano centri specialistici e medici di medicina generale;
• lo sviluppo di politiche urbane e cittadine per rendere le città meno obesogene;
• il collegamento con le politiche europee e comunitarie relative alla strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all’alimentazione, al sovrappeso e all’obesità
Intervenire precocemente significa:
• investire in linee guida nazionali per la cura e la gestione di tutte le persone affette da sovrappeso e obesità, in particolare quelle appartenenti a popolazioni vulnerabili;
• inserimento dell’obesità nel piano nazionale della cronicità;
• coinvolgere i medici di medicina generale e l’assistenza territoriale;
• formare professionisti sanitari in grado di coinvolgere la persona con obesità e di evitare la stigmatizzazione del peso; •
• sviluppare politiche di incentivazione dell’attività fisica come strumento di prevenzione prescrivibile all’interno del SSN;
• coinvolgere il mondo della scuola attraverso programmi specifici di sensibilizzazione sulla promozione dei corretti stili di vita e sulla prevenzione dell’obesità e del sovrappeso;
• supportare dal punto di vista psicologico famiglie e persone con obesità;
• garantire supporto personale, familiare, scolastico e lavorativo;
• assicurare accesso universale ai servizi di monitoraggio, cura, trattamento dietetico-alimentare, farmacologico, favorendo l’assistenza continua per persone con obesità;
• investire nella prevenzione primaria, secondaria e terziaria per ridurre l’insorgenza di complicanze.
Prevenire l’aumento di peso e prevenire il riacquisto di peso sono impegni essenziali per centrare gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e per garantire che il trattamento della malattia sia efficace.
Sollecitiamo il Governo, il Parlamento, le Regioni, i Sindaci e le Autorità sanitarie a dare priorità agli investimenti per la lotta all’obesità.
Investire nella cura dell’obesità e nella prevenzione è una questione prioritaria che richiede l’azione e l’impegno di tutti.
On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo parlamentare obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vice Presidente di ANCI
Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Presidente Italian Wellness Alliance
Prof. Andrea Lenzi, Presidente OPEN ITALY e del CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Prof. Gianluca Aimaretti, Presidente Società di Endocrinologia
Prof. Angelo Avogaro, Presidente Fondazione Diabete Ricerca
Prof. Rocco Barazzoni, Presidente della Società Italiana dell’Obesità
Prof. Luca Busetto, Vice President Southern RegionEASO
Prof. Raffaela Buzzetti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia
Prof. Riccardo Candido, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi e di FeSDI
Dott. Antonio Caretto, Presidente Fondazione ADI
Prof. Michele Carruba, promotore della Milano Obesity Declaration
Prof. Valentino Cherubini, Presidente Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica
Prof. Agostino Consoli, Coordinatore EUDF Italia
Dott. Renato Cozzi, Presidente Associazione Medici Endocrinologi
Dott. Graziano Di Cianni, Presidente Fondazione AMD
Dott. Giuseppe Fatati, Presidente Italian Obesity Network
Dott. Annalisa Mandorino, Segretario generale di Cittadinanzattiva
Prof. Giuseppe Navarra, Presidente Società Italiana di Chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche
Dott. Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity
Dott. Barbara Paolini, Presidente Associazione Italiana di Dietologia e Nutrizione Clinica
Prof. Alessandro Rossi, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie
Prof. Paolo Sbraccia, Presidente IBDO Foundation
Dott. Federico Serra, Direttore Generale OPEN Italy
Prof. Roberto Vettor, promotore della Venice Obesity Declaration
Sig,.ra Iris Zan i, Presidente, Amici Obesi
Durante la Legislatura che si è da poco conclusa, il 13 novembre del 2019, è stata votata all’unanimità alla Camera dei Deputati la Mozione, sottoscritta da tutti i gruppi politici, per riconoscere l’obesità come malattia cronica e per dare avvio a un Piano nazionale di prevenzione finalizzato a promuovere interventi basati sull’unitarietà di approccio.
Un vero patto di legislatura che ha impegnato tutte le forze politiche a considerare l’obesità una priorità del nostro sistema sanitario e che ha consentito all’Italia di essere un Paese guida a livello mondiale nella lotta e nella prevenzione all’obesità.
Un patto di legislatura che si è sostanziato attraverso sinergie con il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, le Regioni e gli Enti Locali per la ricerca di soluzioni volte a considerare l’obesità all’interno del Piano Nazionale della Cronicità, all’interno dei LEA, nel sistema nazionale delle linee guida e all’interno delle reti regionali di assistenza
Un patto che si è interrotto - momentaneamentecon la fine della legislatura, ma che necessita risposte istituzionali urgenti
L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale e di spesa per i servizi sanitari nazionali sia perché la sua prevalenza è in costante e preoccupante aumento, non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli a basso-medio reddito, sia perché è un rilevante fattore di rischio rispetto all’insorgere di varie malattie croniche, quali diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori.
Il soggetto obeso riscontra infatti un maggiore rischio di sviluppare altri disturbi di salute, soprattutto a carico dell’apparato cardiovascolare, digerente, respiratorio e alle articolazioni. Si stima che il 44% dei casi di diabete tipo 2, il 23% dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 41% di alcuni tumori siano attribuibili all’obesità e al sovrappeso e purtroppo la pandemia
dovuta a COVID 19 ha confermato la fragilità e la vulnerabilità della persona con obesità
In totale, sovrappeso e obesità rappresentano il quinto più importante fattore di rischio per mortalità globale e i decessi attribuibili all’obesità sono almeno 2,8 milioni/anno nel mondo
Oggi considerare l’obesità una condizione o una colpa individuale, fa parte di quello che è definito “stigma” che la persona con obesità costantemente subisce.
Lo stigma sull’obesità, ovvero la disapprovazione sociale, è una delle cause, che, attraverso stereotipi, linguaggi e immagini inadatte, finiscono per ritrarre l’obesità in modo impreciso e negativo L’opinione pubblica, la classe politica, i media e anche parte del mondo sanitario hanno una visione superficiale del problema, talvolta anche errata.
Se vogliamo porre fine allo stigma sull’obesità, è importante adeguare il nostro linguaggio e i nostri comportamenti, aumentando la consapevolezza e migliorando la nostra conoscenza dell’impatto che l’obesità ha sulla salute e sull’inclusione sociale delle persone.
Le immagini di persone che indossano abiti inadeguati e che si comportano in modo stereotipato (ad esempio consumando cibi malsani) stanno disumanizzando e generando generalizzazioni ingiuste nei confronti di coloro che soffrono di obesità, influendo negativamente anche sulla percezione individuale e collettiva.
Esistono dati a livello globale in merito alla discriminazione basata sul peso in molte delle fasi della vita lavorativa, incluse i colloqui di selezione e i processi di assunzione, le disparità salariali, i minori avanzamenti di carriera, o azioni disciplinari più severe e maggiori rischi di licenziamenti e di mobbing.
Inoltre, nell’ambiente scolastico, è noto come il bullismo sui giovani con obesità sia uno dei fattori più presenti, cosiddetto body shaming.
In molti casi, inoltre, la persona con obesità è anche vittima di emarginazione sanitaria, che la discrimina nell’accesso alle cure e ai trattamenti e che finisce per condizionarne la qualità di vita.
Purtroppo esistono una forte discriminazione ed emarginazione sanitaria, derivanti dal non riconoscimento dell’obesità nei percorsi clinico-terapeutici-assistenziali. Anche questa può dirsi una forma di “bullismo” istituzionale
Il diritto delle persone con obesità a vivere una vita sociale, educativa, lavorativa alla pari delle persone senza obesità deve essere considerato l’obiettivo primario delle azioni di governo a livello nazionale e regionale, considerando l’obesità una malattia
La diciannovesima legislatura, dovrà assicurare piena continuità e rinnovare il PATTO DI LEGISLATURA SULL’OBESITÀ agendo UNITARIAMENTE E SUBITO per garantire alla persona con obesità il pieno accesso alle cure e ai trattamenti farmacologici
Rocco Barazzoni
Per questo chiediamo a tutte le forze politiche di continuare il loro impegno unitario sull’obesità e inserire nell’agenda politica un PATTO DI LEGISLATURA SULL’OBESITA’ che tenga conto dei seguenti sei punti:
1. Lotta allo stigma clinico ed istituzionale
2. Considerare l’obesità come malattia cronica attraverso provvedimenti legislativi e ministeriali
3. Promuovere linee guida per l’obesità
4. Garantire il pieno accesso alle cure e ai trattamenti farmacologici alla persona con obesità
5. Realizzazione delle reti regionali di assistenza per l’obesità
6. Porre attenzione all’obesità infanto-giovanile e a quella di genere
Andrea Lenzi
Paolo Sbraccia Presidente SIO Presidente OPEN Italy Presidente IBDO Foundation
Gianluca Aimaretti
Alessandro Rossi
Giuseppe Fatati Presidente SIE Presidente SIMG Presidente IO-NET
Angelo Avogaro Riccardo Candido Valentino Cherubini Presidente Fondazione Presidente AMD - FeSDI Presidente SIEDP Diabete e Ricerca
Barbara Paolini
Iris Zani
Giuseppe Navarra Presidente ADI Presidente Amici Obesi Presidente SICOB
d’iniziativa della Senatrice Sbrollini
Comunicato alla Presidenza il 4 novembre 2022
Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale
ONOREVOLI SENATORI. – Nei Paesi industrializzati la sedentarieta e divenuta il secondo piu importante fattore di rischio per la salute, dopo il fumo di tabacco. Esiste una stretta relazione tra l’inattivita fisica e le patologie cronico-degenerative, che rappresentano circa il 75 per cento delle cause di mortalita nei Paesi industrializzati. Gli effetti positivi dell’attivita fisica sulla patologia cronica non trasmissibile, da quella cardiovascolare, al diabete, all’obesita, alla osteoporosi e ad alcune patologie neoplastiche quali il cancro del colon e della mammella, sono solidamente documentati in diversi studi internazionali.
Al riguardo appare opportuno evidenziare le «Physical Activity Guidelines Advisory Committee Report 2008 –U.S. Department of Health and Human Services», pubblicate nel maggio del 2008, che, rivoluzionando la letteratura internazionale in materia, riassumono le principali evidenze sull’efficacia dell’esercizio fisico nelle diverse condizioni patologiche e forniscono le indicazioni per l’uso corretto di questo nuovo strumento nella pratica clinica.
L’attivita fisica appare, pertanto, un efficace strumento di prevenzione e come tale rientra nella strategia di intervento nei confronti di persone sane o affette da svariate patologie, al punto che l’esercizio fisico dovrebbe essere inserito nel normale iter terapeutico per il trattamento di diverse patologie. Tuttavia, questa tipologia di intervento appare ancora largamente sottovalutata in ambito di Servizio sanitario nazionale.
Lo scopo del presente disegno di legge e, dunque, quello di definire principi e criteri generali al fine di introdurre una strategia complessiva relativamente alla « prescrizione dell’attivita fisica ». La stessa, infatti, deve riguardare sia persone che presentano fattori di rischio, quali ad esempio ipercolesterolemia e obesita, sia persone affette da condizioni patologiche, quali, a titolo esemplifica- tivo, cardiopatia ischemica e sindrome metabolica; entrambe queste condizioni, infatti, possono trarre sicuro giovamento da un esercizio fisico correttamente prescritto e svolto in modo controllato. Un approccio integrato in materia sarebbe, inoltre, funzionale ad una reale implementazione del documento
programmatico «Guadagnare salute», di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 maggio 2007, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2007, che tra le diverse ipotesi di intervento prevede interventi «volti ad affermare una concezione dell’attivita sportiva che va al di la della mera attivita fisica agonistica, divenendo invece un momento di benessere fisico e psicologico che coinvolge tutti i cittadini, giovani e meno giovani. Da qui, un’idea di sport come momento di aggregazione sociale, nonche come attivita formativa ed educativa dell’individuo»
Occorre, pertanto, che gli interventi di prevenzione mirati alla promozione dell’attivita motoria, i programmi di sorveglianza sulla diffusione tra la popolazione dei fattori di rischio per malattie croniche, nonche la prescrizione controllata dell’attivita fisica nei pazienti a rischio rientrino nei livelli essenziali di assistenza (LEA).
Gli interventi di prevenzione individuale, da implementare sul singolo o su piccoli gruppi omogenei, sono destinati a soggetti che presentano fattori di rischio o affetti da condizioni patologiche sensibili all’esercizio fisico.
Particolare attenzione deve essere diretta alla patologia cardiovascolare e a quelle correlate. Infatti, l’inattività fisica influisce non solo sullo sviluppo della patologia conclamata, ma anche sulle condizioni predisponenti, quali l’ipertensione, la dislipidemia, l’obesità, la sindrome metabolica e il diabete di tipo 2. Altre condizioni che possono giovarsi dell’esercizio fisico includono le patologie osteo-articolari, la depressione, l’osteoporosi e alcune patologie tumorali.
In relazione a quanto esposto, appare di tutta evidenza la rilevanza del ruolo svolto dal medico di medicina generale e dal pediatra che sono il primo filtro di valutazione clinica della popolazione interessata. Essi possono farsi carico di interventi di prevenzione primaria su individui con livello di rischio basso e molto basso. Avendo identificato o sospettato la necessitàdi interventi su livelli di rischio più consistenti, essi devono poter indirizzare il paziente verso una rete di strutture specialistiche che, a seconda dei livelli di rischio e delle modalità organizzative previste dalle singole regioni, possono essere dei
centri territoriali all’uopo istituiti. Queste sono strutture ambulatoriali collegate all’assistenza sanitaria di base e si rivolgono a pazienti con livello di rischio fino a medio-alto, sia clinicamente silenti, ma portatori di fattori di rischio, sia con patologia già conclamata. I centri territoriali opereranno in rete sul territorio regionale. Al riguardo, il presente disegno di legge intende configurarli in ma- niera tale da farli coincidere con le strutture di medicina dello sport destinate, secondo i modelli organizzativi in atto nelle diverse regioni, al rilascio delle certificazioni di idoneità alla pratica sportiva agonistica ricomprese nei LEA, all’evidente scopo di utilizzare al meglio la professionalità e l’esperienza che già operano nell’ambito dei servizi sanitari regionali. Nella loro opera le predette strutture si possono anche avvalere della collaborazione di nutrizionisti, psicologi e laureati in scienze motorie.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1.
(Finalità)
1. La Repubblica riconosce e promuove l’attività motoria e sportiva quale strumento di realizzazione del diritto alla salute, per la prevenzione in ambito sanitario e per la terapia e la riabilitazione delle persone affette da patologie croniche non trasmissibili, in condizioni cliniche stabili, o a rischio di patologie per le quali è clinicamente dimostrato il beneficio prodotto dalla pratica di un esercizio fisico strutturato e adattato sotto la supervisione di personale qualificato.
2. Al fine di introdurre l’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale, gli interventi di prevenzione che mirano alla promozione dell’attività motoria e sportiva, i programmi di sorveglianza sulla diffusione tra la popolazione dei fattori di rischio per malattie croniche e la prescrizione controllata dell’attività fisica nei pazienti a rischio rientrano nei livelli essenziali di assistenza (LEA).
3. La Repubblica promuove interventi destinati alla popolazione e finalizzati a pro- muovere l’attività motoria e sportiva nelle persone di ogni fascia di età, sia che presentino sia che non presentino condizioni tali da richiedere un intervento di natura clinica. Gli interventi destinati alla popolazione e finalizzati a promuovere l’attività motoria e sportiva devono essere orientati ad aumentare la capacità dei cittadini di comprendere e controllare i fattori di rischio, nonchè a ridurre o a rimuovere, attraverso l’adozione di politiche favorevoli alla sa-
lute, i fattori che ostacolano la pratica di una regolare attività fisica.
Art. 2.
(Interventi di prevenzione individuale)
1. Il Servizio sanitario nazionale assicura gli interventi di prevenzione individuale, da implementare sul singolo o su piccoli gruppi omogenei, che hanno come destinatari i soggetti che presentano fattori di rischio o che sono affetti da condizioni patologiche sensibili all’esercizio fisico.
2. La prescrizione dell’attivita motoria e sportiva, effettuata dal medico di medicina generale (MMG) o dal pediatra di libera scelta (PLS), richiede l’individuazione tempestiva delle persone che necessitano di tale prestazione e, ove opportuno, il loro accesso a percorsi assistenziali strutturati; prevede inoltre la prescrizione personalizzata dell’e- sercizio fisico e lo svolgimento controllato e monitorato dello stesso.
3. Il MMG e il PLS operano la prima valutazione clinica della popolazione interessata e prescrivono gli interventi di prevenzione primaria sui soggetti con livello di rischio basso e molto basso.
4. Nei casi in cui il MMG e PLS individuino o sospettino la necessità di interventi su livelli di rischio più consistenti rispetto a quelli di cui al comma 3, indirizzano il paziente verso una rete di strutture specialistiche costituita da centri territoriali di primo o di secondo livello di cui agli articoli 4 e 5, a seconda dei livelli di rischio e delle modalità organizzative previste dalle singole regioni. Tali strutture ambulatoriali sono collegate all’assistenza sanitaria di base e si rivolgono a pazienti sia con livello di rischio fino a medio-alto, sia portatori di fattori di rischio, anche se clinicamente silenti, sia con patologia già conclamata.
5. I centri di primo e di secondo livello di cui agli articoli 4 e 5 sono organizzati in modo da assicurare una distribuzione territoriale ottimale delle strutture, in grado di prendere in carico tutti i pazienti a loro indirizzati, e da garantire nel contempo la presenza di strutture dotate di attrezzature e di personale di elevata esperienza, che possano offrire percorsi formativi, consulenze o presa in carico diretta delle situazioni di elevata complessità.
Art. 3.
(Compiti del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta)
1. Il MMG e il PLS:
a) partecipano ai programmi di sanità pubblica per la promozione dell’attività motoria nella popolazione generale e li diffondono; b) operano la valutazione della singola persona con presa in carico dei problemi minori; c) operano la valutazione della singola persona con gestione del suo percorso specialistico.
2. Il MMG e il PLS propongono l’attività fisica quale forma di prevenzione per la comunità, per particolari obiettivi e con riferi- mento al bambino, all’adulto e all’anziano sedentari, in assenza di patologie. Il MMG e il PLS gestiscono altresì il percorso diagnostico e terapeutico del proprio assistito indi- rizzandolo verso i centri territoriali di primo e di secondo livello di cui, rispettivamente, agli articoli 4 e 5 nonchè verso i centri specialistici di terzo livello di cui all’articolo 6.
Art. 4.
(Centri territoriali di primo livello)
1. Nei centri territoriali di primo livello si procede alla valutazione funzionale semplice del soggetto al fine di delineare uno specifico e personalizzato programma di esercizio fisico. Possono essere predisposte tabelle di allenamento individuali, in relazione all’età e al rischio clinico potenziale, oltre all’esecuzione di analisi nutrizionali e diete personalizzate, in particolare per i soggetti diabetici o in sovrappeso, con attenzione anche agli aspetti psicologici al fine di evitare l’abbandono dell’attività.
2. I centri territoriali di primo livello as- sicurano la prestazione di analisi diagnostico-valutative semplici finalizzate:
a) alla definizione, a seguito di accertamenti clinici e strumentali, del profilo biologico del soggetto, in modo da delineare uno specifico e personalizzato programma di esercizio fisico;
b) all’identificazione degli obiettivi specifici per ogni paziente;
c) alla determinazione del profilo personale del paziente per la selezione degli strumenti e delle strategie di intervento adeguati;
d) alla formulazione di un piano di trattamento individuale incentrato sull’attività fisica;
e) al monitoraggio della risposta al trattamento proposto;
f) all’eventuale adeguamento del programma in funzione dei riscontri;
g) alla definizione del piano di mante- nimento del programma proposto, al fine di consolidare i risultati ottenuti e favorire l’aderenza a lungo termine, garantendo la continuità assistenziale.
Art. 5.
(Centri territoriali di secondo livello)
1. Nei centri territoriali di secondo livello si procede alla valutazione funzionale approfondita in ambito ambulatoriale, con l’utilizzo di test specifici, e sono fornite indicazioni individuali sulla tipologia di attività fisica da svolgere, adattando e personalizzando gli schemi di allenamento in funzione della condizione fisica del soggetto, dei fattori di rischio presenti e della eventuale pa- tologia in atto.
2. I centri territoriali di secondo livello garantiscono le seguenti funzioni:
a) definizione, a seguito di accertamenti clinici e strumentali, del completo profilo biologico del soggetto, avvalendosi dell’apporto di consulenti specialistici, di servizi di laboratorio biochimico, biomeccanico, funzionale e nutrizionale, nonchè di indagini specialistiche;
b) identificazibone degli obiettivi specifici per ogni paziente;
c) determinazione del profilo personale del paziente per la selezione degli strumenti e delle strategie di intervento adeguati;
d) formulazione di un piano di trattamento individuale incentrato sull’attività fisica e integrato in un contesto polispecialistico di supporto;
e) coordinamento della somministra- zione e dell’esecuzione del piano di trattamento;
f) monitoraggio della risposta al trattamento proposto;
g) eventuale adeguamento del programma in funzione dei riscontri;
h) definizione del piano di manteni- mento del programma proposto, al fine di consolidare i risultati ottenuti e favorire l’aderenza a lungo termine, garantendo la continuità assistenziale.
3. Le regioni possono individuare, quali centri territoriali di secondo livello, anche le strutture intraospedaliere pubbliche già operative, le quali abbiano nel loro mandato istituzionale la prescrizione dell’esercizio fisico e siano inserite all’interno della programmazione ospedaliera regionale, nel rispetto delle condizioni che le regioni defini- scono per tali centri
Art. 6.
(Centri specialistici di terzo livello)
1. Nei centri specialistici di terzo livello si eseguono gli interventi di prevenzione de- stinati a pazienti ad alto rischio, per i quali la prescrizione dell’attività motoria e spor- tiva e il suo svolgimento costituiscono un elemento terapeutico fondamentale per il recupero fisico a seguito di eventi patologici maggiori o per prevenire nuovi eventi pato- logici, e che, per le condizioni di salute più precarie e a rischio più elevato, necessitano di ospedalizzazione.
2. Il centro specialistico di terzo livello dispone percorsi diagnostici e riabilitativi, in regime di ricovero diurno od ordinario, rivolti a pazienti con specifiche problematiche per le quali le evidenze scientifiche indicano l’utilità e la necessità di somministrare attività fisica ma che, per la specificità della patologia primaria e le condizioni di rischio elevato, richiedono una struttura e un’organizzazione che consentano un protocollo di assistenza e monitoraggio continuativi.
3. In conformità con la programmazione delle singole regioni, i centri specialistici di terzo livello possono anche fungere come centri territoriali di secondo livello per le attività ambulatoriali e le attività di monitoraggio del paziente non ricoverato presso il centro specialistico di terzo livello medesimo.
4. Le strutture complesse pubbliche che hanno nel loro mandato istituzionale la prescrizione dell’esercizio fisico e che sono in- serite all’interno della programmazione ospedaliera regionale, di cui all’articolo 5, comma 3, qualora non raggiungano le caratteristiche previste per i centri specialistici di terzo livello, possono essere riconosciute come analoghe dei centri territoriali di secondo livello in ambito ospedaliero.
5. Il centro specialistico di terzo livello opera con un’area per degenza ordinaria e una di day hospital e dispone di specifici laboratori per indagini diagnostiche e valutazioni funzionali, nonchè di aree attrezzate per l’effettuazione dell’attività fisica in condizioni di monitoraggio clinico continuo. In esso opera, altresì, personale con documentata esperienza e conoscenze nel settore medico dell’esercizio fisico e dell’attività sportiva.
Obesità sia fra i temi all’attenzione del G7 salute: in una lettera l’appello congiunto al Ministro Schillaci dall’Intergruppo parlamentare e dalle società scientifiche, fondazioni, network e associazioni pazienti aderenti alla World Obesity Federation
Roberto Pella, Daniela Sbrollini 1, Angelo Avogaro 2, Rocco Barazzoni 3, Giuseppe Fatati 4, Andrea Lenzi 5 , Paolo Sbraccia6 , Iris Zani7
1 Presidenti Intergruppo Parlamentare obesità diabete e malattie croniche non trasmissibili, 2 Presidente SID- Società Italiana di Diabetologia
3 Presidente SIO- Società Italiana dell’Obesità, 4 Presidente IO-NET- Italian Obesity Network, 5 Presidente OPEN ITALY – Obesity Policy Engagement Network, 6 Presidente IBDO FOUNDATION-Italian Barometer Diabetes &Obesity Foundation, 7 Presidente Amici Obesi
L’obesità è un problema globale e riguarda tutti noi. Circa 800 milioni di noi vivono con la malattia, con altri milioni di persone sono a rischio. Sappiamo che le radici dell’obesità sono profonde e l’unico modo per fare progressi è lavorare insieme. La Giornata mondiale dell’obesità richiede un’azione a livello locale, nazionale e globale per contrastare l’aumento dei tassi di obesità, ridurre lo stigma affrontato dalle persone che vivono con l’obesità e migliorare i sistemi che contribuiscono all’obesità in tutto il mondo. Insieme, possiamo dare a tutti la migliore possibilità di vivere una vita più felice, più sana e più lunga.
Ognuno ha la sua par te da svolgere.
A livello locale, dobbiamo garantire che i nostri sistemi sanitari, tutto la nostra società, compreso le scuole e le imprese siano attrezzati per ridurre il rischio e l’impatto dell’obesità. A livello nazionale, faremo pressioni sulle nostre istituzioni e i rappresentanti parlamentari affinché facciano tutto il possibile per affrontare le radici strutturali dell’obesità e riconoscano la stessa come malattia che necessità di assistenza e trattamenti. Mentre a livello globale, possiamo lavorare con i leader globali, i responsabili politici e l’OMS per affrontare l’obesità attraverso lo sviluppo di piani d’azione che inseriscono l’obesità tra le priorità sociali e sanitarie..
Più rispet to. Migliore cura. Polit iche audaci. Azione reale Insieme, si possono dare a t ut t i la possibilità di vivere una vit a più felice, più sana e più lunga
Partendo da questi presupposti e dall’opportunità data dalla Presidenza italiana del G7 è stata formulata la richiesta rivolta al Ministro della Salute Orazio Schillaci, che la sfida dell’obesità sia fra i temi in agenda del G7 Salute.
Una lettera inviata nei primi giorni di luglio e firmata da sette organizzazioni rappresentative della comunità scientifica, dei pazienti, aderenti alla World Obesity Federation e del mondo politico-istituzionale attraverso l’Intergruppo Parlamentare obesità, diabete e malattie
croniche non trasmissibili. Una richiesta che, come già peraltro previsto da un ordine del giorno a firma del On. Roberto Pella approvato in legge di bilancio a dicembre scorso alla Camera, nasce dalla constatazione dell’obesità come una delle grandi sfide di salute globale, la cui assenza dall’agenda dei lavori del prossimo G7 Salute colpisce e non può lasciare indifferenti. Da qui l’appello firmato dai Presidenti dell’Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, On. Roberto Pella e Sen. Daniela Sbrollini, dalla Presidente di Amici Obesi, Iris Zani, dal Presidente di Ibdo Foundation, Paolo Sbraccia, dal Presidente di IO-Net Italian Obesity Network, Giuseppe Fatati, dal Presidente di OPEN Italy, Andrea Lenzi, dal Presidente Sid – Società italiana di diabetologia, Angelo Avogaro, dal Presidente Sio – Società italiana dell’obesità, Rocco Barazzoni.
È motivo d’orgoglio – sottolinea la lettera – che l’Italia abbia assunto la Presidenza del G7, e il G7 Salute del prossimo ottobre offrirà al nostro Paese un’opportunità unica per farsi capofila nell’ambito delle più importanti sfide che minacciano la salute globale. Fra queste la sicurezza alimentare, che comprende il tema della malnutrizione, ma anche quello della sovralimentazione, un problema complesso, che va ben oltre l’aspetto dell’alimentazione coinvolgendo anche gli stili di vita, la prevenzione, gli aspetti genetici, che portano allo sviluppo di patologie ad alto impatto di salute pubblica come l’obesità. Proprio l’assenza dell’obesità dai lavori, prosegue la lettera, “ci colpisce, segnalando il rischio di affrontare solo parzialmente le sfide della sicurezza alimentare. L’obesità, parte del più ampio paradosso della nutrizione secondo cui si contrappongono, e in parte si possono addirittura sovrapporre, denutrizione e sovralimentazione, è infatti una patologia cronica, progressiva e recidivante con tassi di crescita che raggiungono proporzioni epidemiche in Italia e nel mondo, anche a livello infantile. Comporta un profondo impatto sulla salute pubblica in quanto fattore di rischio delle patologie croniche più diffuse e pericolose tra la popolazione, prima fra tutte il
diabete mellito di tipo 2, ma anche patologie cardiovascolari e tumori, nonché tutte le principali malattie non trasmissibili, causando 4 milioni di decessi annui nel mondo, di cui 1,2 milioni solo in Europa”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme “Globesità” per i tassi vertiginosi di crescita del problema, e per le proiezioni che stimano una diffusione che raggiungerà il 70 per cento della popolazione entro il 2030. L’obesità genera anche un importante impatto negativo sull’economia globale: la World Obesity Federation, di cui tutti i firmatari dell’appello sono membri, prevede che l’impatto economico globale del sovrappeso e dell’obesità raggiungerà i 4,32 trilioni di dollari all’anno entro il 2035 se le misure di prevenzione e trattamento non miglioreranno. Si tratta di un valore pari a quasi il 3 per cento del PIL mondiale, paragonabile all’impatto del COVID-19 nel 2020. Il problema colpisce sia i Paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo, dove già oltre 115 milioni di persone ne soffrono, e si prevede che entro il 2035 il 79 per cento degli adulti con obesità o sovrappeso vivrà nei Paesi a basso e medio reddito. L’urgenza di una strategia e un piano d’azione e di cooperazione internazionale è l’unica risposta plausibile che guarda ad un futuro sostenibile per i cittadini e per i sistemi sanitari nazionali.
In Italia il quadro è allarmante: 6 milioni di cittadini soffrono di obesità e oltre 23 milioni di persone sono in eccesso di peso, potenziali futuri pazienti. Inoltre, l’Italia svetta tristemente nelle classifiche sull’obesità infantile con la percentuale più elevata, pari al 42 per cento, di bambini in sovrappeso o con obesità nella fascia di età 5-9 anni.
Numeri preoccupanti che motivano l’appello. “Chiediamo quindi – conclude la lettera - che il Ministero che Lei ha l’onore di guidare condivida il senso di responsabilità e lo sguardo al futuro della salute e della sostenibilità globale inserendo la sfida dell’obesità tra i temi oggetto di discussione del prossimo G7 salute. L’Italia potrebbe finalmente guidare un cambio di paradigma globale senza precedenti su questa patologia, affrontando in tutta la sua complessità anche il tema della sicurezza alimentare attraverso l’approccio della salute pubblica, considerando la sovralimentazione e gli stili di vita come elementi caratterizzanti dell’obesità e portando l’Italia ad essere promotore di soluzioni innovative e capofila di un piano d’azione globale di contrasto a questa patologia cronica, progressiva e recidivante”.
In It alia sebbene vi è in discussione in Parlamento una proposta di legge sull’obesità sull’obesità ( PELLA: “Di-
sposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” PdL 741), la chirurgia bariatrica è l’unico trattamento rimborsato e non vi è un numero sufficiente di centri per l’obesità per supportare efficacemente le persone che convivono con l’obesità.
Investire nella prevenzione, nella gestione e nel trattamento dell’obesità è un’azione economicamente vantaggiosa per i governi e per i servizi sanitari. Gli investimenti possono aiutare a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per fermare l’aumento dell’obesità e ottenere una riduzione relativa del 25% della mortalità per malattie non trasmissibili.
Per affrontare l’obesità è fondamentale che tutti coloro che necessitano di cure abbiano accesso ai migliori servizi disponibili. I servizi assistenziali in tutte le Regioni devono essere rafforzati.
Ciò richiederà:
• il riconoscimento che l’obesità è una malattia e necessita di un adeguato supporto professionale;
• l’accesso universale, la copertura sanitaria e/o assicurativa per i trattamenti dell’obesità;
• l’inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);
• percorsi assistenziali chiari per le persone affette da obesità;
• team multidisciplinari a supporto del trattamento dell’obesità;
• l’accesso ai trattamenti farmaceutici e ai dispositivi medici in base alle esigenze individuali;
• l’investimento in prevenzione attraverso interventi precoci per migliorare il successo del trattamento;
• la creazione di reti regionali di assistenza per la persona con obesità che coinvolgano centri specialistici e medici di medicina generale.
Inter venire pre cocemente signif ic a:
• investire in linee guida nazionali per la cura e la gestione di tutte le persone affette da sovrappeso e obesità, in particolare quelle appartenenti a popolazioni vulnerabili;
• coinvolgere i medici di medicina generale e l’assistenza territoriale;
• formare professionisti sanitari in grado di coinvolgere la persona con obesità e di evitare la stigmatizzazione del peso;
• supportare dal punto di vista psicologico famiglie e persone con obesità;
• garantire supporto personale, familiare, scolastico e lavorativo;
• assicurare accesso universale ai servizi di monitoraggio e assistenza continua per persone con obesità;
• investire nella prevenzione primaria, secondaria e terziaria per ridurre l’insorgenza di complicanze.
“Venice declaration” un documento europeo di impegno sull’obesità
Roberto Vettor 1, Luca Busetto 2
1Co-Presidente di ECO2024, Direttore Clinica Medica 3 e Direttore del Dipartimento Assistenziale dell’Università di Padova,
2Co-Presidente di ECO2024, Vice-President for the Southern Region of European Association for the Study of Obesity
I DAT I DELL’OCSE FORNISCONO UN QUADRO ALL ARMANTE E RICHIAMANO
L A NECESSI TÀ DI AVERE AZIONI CONCRETE
Quasi una persona su quattro nei Paesi dell’OCSE è attualmente affetta da obesità. Questa epidemia ha conseguenze di vasta portata per gli individui, la società e l’economia. Utilizzando modelli di microsimulazione, il report dell’OCSE “The Heavy Burden of Obesity. The Economics of Prevention”, analizza l’onere dell’obesità e del sovrappeso in 52 paesi (tra cui OCSE, Unione Europea e paesi del G20), mostrando come il sovrappeso riduca l’aspettativa di vita, aumenti i costi sanitari, diminuisca la produttività dei lavoratori e riduca il PIL. Il rapporto sostiene l’urgente necessità economica di aumentare gli investimenti nelle politiche volte a promuovere stili di vita sani e ad affrontare questo crescente problema di salute pubblica globale. Sono necessarie una serie di politiche che potrebbero migliorare significativamente i risultati sanitari, pur rappresentando un ottimo investimento in termini economici per i paesi.
I paesi hanno compiuto notevoli progressi nell’implementare politiche per affrontare la dieta non sana e la mancanza di attività fisica nell’ultimo decennio. Quasi tutti i 52 paesi analizzati hanno un piano d’azione nazionale sull’obesità. La stragrande maggioranza dei paesi ha un piano d’azione specifico per affrontare l’obesità nei bambini, nonché linee guida nazionali per promuovere diete sane e stili di vita
attivi. In generale, i paesi sono stati particolarmente attivi nell’implementare politiche per fornire informazioni e aumentare il numero di opzioni sane tra cui le persone possono scegliere. Le politiche per modificare il costo delle scelte legate alla salute, come le tasse su cibi e bevande ad alta densità energetica o sussidi per scelte sane, e per regolamentare le scelte non sane, come le restrizioni sulla pubblicità, sono meno ampiamente implementate. Nonostante ciò, i crescenti tassi di sovrappeso mostrano che, finora, la risposta non è stata pienamente all’altezza della sfida. In un certo numero di casi, le politiche vengono implementate in forme che non sono le più efficaci o le azioni non vengono implementate in modo uniforme in tutto il paese. In altri casi, risorse limitate o problemi pratici finiscono per limitare il numero di individui che potrebbero potenzialmente beneficiare dell’intervento.
Per affrontare la crescente epidemia di obesità, i paesi OCSE devono implementare politiche di prevenzione complete. I pacchetti di politiche per promuovere stili di vita più sani hanno un impatto positivo sulla salute della popolazione e sono un investimento eccellente per i paesi. Il rapporto OCSE valuta tre pacchetti di politiche:
> Un pacchetto di comunicazioni che combina etichettatura alimentare, restrizioni pubblicitarie e campagne sui mass media. Mentre molti paesi hanno già queste politiche in qualche forma, spesso esse non sono progettate o implementate per il massimo impatto.
> Un pacchetto misto, composto da politiche meno diffuse tra cui etichettatura dei menu, prescrizione di attività fisica e programmi di benessere sul posto di lavoro. Questi interventi più innovativi offrono un’opportunità per intensificare la risposta politica.
> Un pacchetto per promuovere l’attività fisica, attraverso la prescrizione di attività fisica, interventi sui trasporti pubblici, educazione fisica nelle scuole e azioni per contrastare il comportamento sedentario sul posto di lavoro. I tre pacchetti di politiche riducono significativamente il peso delle malattie causate dal sovrappeso.
Il “pacchetto di comunicazione” ha il potenziale di salvare 76.000 casi di nuove malattie non trasmissibili all’anno, nei 36 paesi analizzati. Il “pacchetto misto” potrebbe salvare 61.000 casi di malattie non trasmissibili all’anno. Il “pacchetto attività fisica” potrebbe salvare 38.000 malattie non trasmissibili all’anno.
OCD KEY MESSAGES
Il sovrappeso e le malattie croniche associate hanno un impatto negativo sulle società e sull’economia.
> Il sovrappeso e le malattie croniche associate come diabete, malattie cardiovascolari e cancro riducono l’aspettativa di vita nei paesi OCSE di 2,7 anni in media.
> L’8,4% del budget sanitario dei paesi OCSE sarà speso per curare le conseguenze del sovrappeso nei prossimi trent’anni.
> Il sovrappeso ha anche un impatto negativo sui risultati scolastici, poiché i bambini con un peso sano hanno il 13% in più di probabilità di ottenere buoni risultati a scuola.
> Il sovrappeso riduce l’occupazione e la pro-
duttività dei lavoratori. L’impatto può essere quantificato come equivalente a una riduzione della forza lavoro di 54 milioni di persone all’anno nei 52 paesi analizzati, che includono OCSE, UE28, G20, paesi in via di adesione all’OCSE e paesi partner selezionati. >
> Per questi effetti combinati, il sovrappeso riduce il PIL del 3,3% in media sia nei paesi OCSE che negli stati membri dell’UE28.
Le azioni di sanità pubblica per promuovere stili di vita più sani hanno un impatto positivo sulla salute della popolazione e sono un investimento eccellente per i paesi.
> Fino a 76.000 casi di malattie croniche all’anno possono essere evitati in 36 paesi OCSE implementando diversi interventi di sanità pubblica per fornire informazioni, aumentare la disponibilità di opzioni sane, modificare il prezzo delle scelte legate alla salute e regolamentare o limitare le scelte non sane.
> Per ogni dollaro investito nella lotta al sovrappeso, fino a 5,6 USD saranno restituiti in benefici economici.
> I budget sanitari di tutti i 36 paesi inclusi nello studio dell’OCSE potrebbero risparmiare fino a 26 miliardi di USD, aggiustati per le differenze di potere d’acquisto tra i paesi, entro il 2050.
> Grazie all’aumento dell’occupazione e della produttività, la forza lavoro totale può aumentare di un equivalente di circa 134.000 lavoratori a tempo pieno all’anno.
Sovrappeso e malat t ie correlate riducono l’aspet t at iva di vit a di 2,7 anni
>Il 50% delle persone ha una dieta non sana (misurata in base alle linee guida nazionali)
>Il 40% del tempo viene trascorso in attività
sedentarie (ad esempio guardando la TV)
> 2 individui su 5 non consumano una quantità sufficiente di frutta e verdura
>1 persona su 3 non svolge una quantità sufficiente di attività fisica
> Nei prossimi 30 anni, il sovrappeso si tradurrà in 462 milioni di nuovi casi di malattie cardiovascolari nei 52 paesi, e 212 milioni di casi di diabete, tra le altre malattie.
Di conseguenza, le persone vivranno in media 2,7 anni in meno a causa del sovrappeso, nei paesi OCSE.
L’obesità ha un grande impat to sui bambini e gli adolescent i
> rispetto ai bambini con un peso sano, i bambini in sovrappeso hanno rendimenti scolastici più scarsi. Quando i bambini in sovrappeso crescono, mostrano un rendimento scolastico inferiore e una minore probabilità di completare l’istruzione superiore.
> In media, i ragazzi e le ragazze con un peso sano hanno il 13% in più di probabilità di avere buoni risultati scolastici, rispetto ai loro coetanei obesi.
> Le ragazze obese hanno tre volte più probabilità di essere vittime di bullismo rispetto ai loro coetanei con un peso sano, rispetto all’1,8 volte per i ragazzi.
> Negli Stati Uniti, i ragazzi e le ragazze di età compresa tra 12 e 19 anni obesi hanno tre punti percentuali in più di probabilità di perdere la scuola rispetto agli adolescenti con un peso sano.
L’obesità ha anche un impat to considerevole sull’e conomia
L’obesità impatta l’economia in generale in quanto riduce la produttività della forza lavoro e il capitale umano. Gli individui con malattie croniche hanno più probabilità di essere disoccupati e di perdere giorni di lavoro. Quando sono al lavoro, possono anche essere meno produttivi rispetto agli individui sani. Nei 52 paesi inclusi in questa analisi, il sovrappeso riduce effettivamente la forza lavoro di circa 54 milioni di persone all’anno:
> 28 milioni di equivalenti a tempo pieno a causa della riduzione dell’occupazione.
> 18 milioni di equivalenti a tempo pieno a causa della ridotta produttività al lavoro (presentismo).
> 8 milioni all’assenteismo.
> L’effetto a livello macro è che il sovrappeso riduce il PIL del 3,3% in media sia nei paesi OCSE che negli stati membri dell’UE.
L’obesità ha un impat to considerevole sui sistemi sanit ari
Le persone in sovrappeso necessitano di servizi sanitari più spesso e per problemi più complicati. Ciò aumenta la spesa sanitaria di 209 USD pro capite nell’OCSE. In media, i paesi OCSE spenderanno l’8,4% dell’intero budget sanitario per curare le conseguenze del sovrappeso nei prossimi trent’anni.
L’obesità è una malattia cronica complessa che colpisce milioni di persone in Europa e nel mondo. Guidata dalla genetica, dall’ambiente,
dal comportamento e da fattori sociali, l’obesità può causare sfide significative per la salute delle persone che vivono con la malattia e aumentare sostanzialmente il rischio di sviluppare altre malattie croniche, tra cui diabete, malattie cardiovascolari e tumori. L’obesità colpisce inoltre in maniera maggiore i cittadini appartenenti alle classi sociali più sfavorite e, tramite i suoi effetto sull’individuo e sulla società, tende ad allargare i livelli di disuguaglianza sociale. L’incapacità di gestire l’obesità in modo appropriato ed equo all’interno dei sistemi sanitari mette ulteriormente a dura prova questi sistemi.
È quindi tempo di c ambiare la narrat iva globale sull’obesità: gest ire l’obesità come malat t ia cronic a e af front are le disparità per sistemi sanit ari sostenibili ed e qui
La “Venice Declaration”, è documento fondamentale per il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica e il contrasto alle disparità di trattamento, lanciato nella giornata conclusiva del congresso “ECO2024”, svoltosi a Venezia. Riconoscimento dell’obesità come malattia cronica non trasmissibile, equo accesso al trattamento, contrasto alla discriminazione, promozione di interventi basati sull’evidenza scientifica, adozione di un approccio olistico, favorendo lo scambio dei dati, miglioramento dell’accesso alle cure primarie, e non solo specialistiche, utilizzo dell’intelligenza artificiale per l’analisi dei big data: sono questi alcuni dei punti fondamentali evidenziati dal documento, lanciato da EASO, con il contributo della WOF – World Obesity Federation. La “Venice Declaration” è una chiamata rivolta a tutti i soggetti interessati a considerare l’obesità come una malattia e a pensare alla prevenzione e al trattamento dell’obesità al pari di
come si pensa alla prevenzione e al trattamento di tutte le altre malattie croniche non trasmissibili.
I punti cardine della “Venice Declaration” sono i seguenti:
– Il documento chiede un cambiamento nella conversazione globale sull’obesità. L’obesità è una malattia che richiede una gestione completa e a lungo termine e non è una scelta personale. Si esortano quindi i responsabili politici, le organizzazioni di sanità pubblica, i sistemi sanitari, gli istituti di ricerca e l’industria a riconoscere l’obesità come malattia cronica e dare priorità all’accesso equo alle cure.
–
L’obesità è curabile. Ciononostante, l’accesso a un’efficace gestione multidisciplinare dell’obesità è spesso limitato, soprattutto per le popolazioni meno avvantaggiate.
– I pregiudizi e le discriminazioni in materia di peso vanno affrontati e combattuti.
– E’ necessario andare oltre misure inefficaci e non supportati da prove per sviluppare interventi basati sull’evidenza e per affrontare i fattori ambientali e socioeconomici che influenzano l’obesità.
– E’ necessario investire in un approccio globale, compreso il sostegno a nuovi strumenti di ricerca scientifica e di condivisione dei dati nell’ambito dello spazio europeo dei dati sanitari.
– L’accesso ai servizi di gestione dell’obesità nelle cure primarie va migliorato.
– Vanno sviluppati strumenti di intelligenza artificiale per aiutare ad affrontare le disparità sanitarie nella cura dell’obesità.
La “Venice Declaration” è stata sottoscritta dai rappresentanti di European Association for the Study of Obesity (EASO) e di World Obesity Federation (WOF). Hanno apposto la loro firma anche i rappresentanti di tutte le società scientifiche e professionali nazionali che fanno parte di EASO e le più rilevanti associazioni di persone che vivono con obesità in Europa ed in Italia.
Affrontando l’obesità come un problema di salute pubblica ed eliminando le barriere alle cure, possiamo creare un futuro più sano per tutti.
dibattito istituzionale e l’advocacy sull’obesità.
L'obesità colpisce 650 milioni di adulti in tutto il mondo – questo è circa 13% della popolazione mondiale.1 È riconosciuto da operatori sanitari, organizzazioni e persone in tutto il mondo come una malattia cronica che richiede una gestione a lungo termine.2-6 La consapevolezza, la cura e il trattamento nella gestione dell'obesità. Lo studio di osservazione internazionale (ACTION IO)* ha rilevato che il 68% dei persone con obesità e l'88% degli operatori sanitari ritiene che L'obesità è una malattia cronica.7
Sebbene sia le persone con obesità che gli operatori sanitari riconoscano l'obesità come una malattia cronica, rimane sottodiagnosticata e sottotrattata:8-10
Source: rethink diabetes© 2022
QUALI FATTORI INFLUENZANO L’OBESITÀ COME MALATTIA?
Forse uno dei motivi per cui l’obesità continua ad essere poco compresa, sottodiagnosticato e sottotrattato, è che le sue cause sono multifattoriale. Queste cause possono essere fisiologiche, psicologiche, genetico, ambientale o socioeconomico. Molti di questi fattori sono al di fuori del controllo di un individuo.11,12
Ambientale:
Molti aspetti del nostro ambiente possono contribuire allo sviluppo di obesità, compresa l’esposizione a porzioni di cibo di grandi dimensioni, mancanza di attività fisica grazie all’elevato utilizzo delli mezzi audiovisivi e al facile accesso al cibo malsano13
Genetico:
Alcune persone sono geneticamente predisposte a sviluppare l’obesità, a seconda della loro storia familiare.13
Fisiologico:
Il bilancio energetico è un meccanismo complesso regolato a livello centrale dal cervello, con input da segnali ormonali periferici rilasciati dal tratto gastrointestinale, pancreas e tessuto adiposo, che sono importanti per regolare l’appetito e il dispendio energetico14
Psicologico:
Stress13 , noia13 e disturbi psicologici 15 sono legati all’eccesso di cibo e possono contribuire a lo sviluppo dell’obesità13,1
Politico e socioeconomico:
Le politiche sanitarie, dove vive una persona, il contesto abitativo e sociale, e il suo reddito può anche influenzare le loro possibilità di sviluppare l’obesità12,16
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COMPLICANZE/COMORBIDITÀ DELL’OBESITÀ
Comprendere le complicanze / comorbidità dell’obesità
L’obesità è molto più di un semplice eccesso di peso. È associato a oltre 200 complicazioni che colpiscono la salute di un individuo e varie sistemi di organi.1-8 Di conseguenza, l’obesità ha un’associazione significativa con la morbilità e mortalità. L’obesità grave è stata associata a una diminuzione aspettativa di vita e aumento del
tasso di mortalità indipendentemente dall’età, regione geografica, titolo di studio o fumare.9 Ciò include un maggiore rischio di sviluppare Diabete10 ,ipertensione10 e iperlipidemia11. Arresto cardiaco12 , sindrome metabolica 13 e ictus 14 sono altri complicanze significative e ben evidenziate dell’obesità. Anche l’obesità aumenta la mortalità da un certo numero di tumori, tra cui, ad esempio, cancro al seno10 e il cancro alla prostata10. Allo stesso modo, gli individui con obesità sono a maggior rischio di sperimentare depressione15 Altri problemi correlati all’obesità sono legati di salute mentale15 e nel complesso sulla diminuzione della qualità della vita.15
L’alto tasso di comorbidità legate all’obesità sottolinea come un importante intervento precoce è al fine di prevenire esiti gravi.
DISLIPIDEMIA E INSUFFICIENZA
CARDIACA
Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità nelle persone con obesità.16 Esiste una chiara associazione tra BMI, ipertensione (pressione alta) e insufficienza cardiaca. Ad esempio, la prevalenza dell’ipertensione aumenta con l’aumentare del BMI, 17 per cui le persone con un BMI di 25,0-29,9 kg / m2 hanno tre volte più probabilità di sviluppare ipertensione rispetto agli individui con un BMI normale.17 Con un BMI più alto, il rischio di ipertensione aumenta, anche tra gli individui all’interno dell’intervallo BMI “normale” e leggermente “sovrappeso”.17 Tra quelli con un BMI normale, c’è una prevalenza del 45% di ipertensione rispetto al 67% per coloro che sono in sovrappeso, il 79% per quelli in classe di obesità I e II e poi fino all’87% tra
quelli in classe di obesità III.18 L’obesità è anche associata a dislipidemia con circa il 60-70% dei pazienti che vivono con obesità che hanno anche dislipidemia.19
Il 41% di tutta la mortalità cardiovascolare negli Stati Uniti corrisponde a un alto indice di massa corporea.12
Non solo l’obesità è una delle comorbidità più comuni dell’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata (HFpEF), ma anche uno dei principali fattori di rischio per il suo sviluppo.20 Inoltre, esiste un’associazione significativa tra ictus e obesità.21
Per le persone con obesità e ipertensione in stadio 1, la raccomandazione è di trattare i pazienti riducendo il peso attraverso modifiche dello stile di vita, trattamento farmacologico e/o chirurgia bariatrica.22 Questi risultati indicano che la perdita di peso è importante per la prevenzione , così come il trattamento iniziale, dell’ipertensione.
Gli uomini e le donne che vivono con l’obesità hanno quasi 7 e >12 volte più probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto agli individui senza obesità rispettivamente.10
Infatti, uno degli effetti collaterali a lungo termine dell’obesità è che è il principale fattore di rischio per il diabete di tipo 2.23 L’American Diabetes Association raccomanda che i medici verifichino il diabete e valutino il rischio in individui asintomatici di età superiore ai 45 anni semplicemente se sono in sovrappeso o obesi; Inoltre, dovrebbero testare indipendentemente dall’età se i pazienti sono gravemente obesi.24 Vivere con sovrappeso o obesità aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 di un fattore di tre e sette rispettivamente.24
Per gli individui con pre-diabete, la perdita di peso non solo riduce il rischio di sviluppare il diabete di tipo 22 ma può anche riguardare il diabete di tipo 2 in remissione.25 Gli studi sulla perdita di peso dimostrano che in un periodo medio di follow-up di 2,8 anni, il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 può essere ridotto.2 È importante sottolineare che, nei pazienti con obesità e pre-diabete, anche 10 anni dopo la perdita di peso iniziale, e nonostante il recupero del peso, vi è una significativa riduzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a quegli individui che non hanno perso peso.26 Allo stesso modo, gli studi di perdita di peso dopo la chirurgia bariatrica hanno rilevato che gli individui avevano tassi di
incidenza più bassi a 2 e 10 anni di diabete di tipo 2 dopo un intervento chirurgico di perdita di peso.27
OBESITÀ
Gli uomini e le donne con obesità hanno >2 e 2 volte più probabilità di sviluppare l’osteoartrite rispetto a qualcuno senza obesità, rispettivamente.10
Ogni 5 kg di aumento di peso conferisce un aumento del 36% del rischio di artrosi del ginocchio.28 Un alto indice di massa corporea durante l’età adulta aumenta tale rischio, con l’associazione tra BMI e artrosi del ginocchio in età avanzata che inizia già a 20 anni negli uomini e 11 anni nelle donne.28
È interessante notare che un aumento del BMI durante l’età di 20-29 anni predice un rischio di artrosi del ginocchio successivo migliore del peso attuale, suggerendo che l’obesità è una delle principali cause di osteoartrite piuttosto che inattività secondaria a causa del decadimento del ginocchio.29
La perdita di peso – attraverso la dieta e l’attività fisica –è la prima raccomandazione in qualsiasi linea guida per l’artrosi del ginocchio.30
La ricerca ha dimostrato che, tra i pazienti con sovrappeso e obesità affetti da artrosi del ginocchio, ogni chilo di peso perso ha comportato una riduzione di quattro volte del carico esercitato sul ginocchio per passo durante le attività quotidiane.28
Gli studi suggeriscono che se le persone con sovrappeso e obesità riducono il loro peso di 5 kg o fino a quando il loro BMI rientri all’interno del range normale raccomandato, il 24% dei casi chirurgici di osteoartrosi del ginocchio potrebbe essere evitato.5 In questi casi, la perdita di peso è raccomandata come parte della gestione e porta anche al sollievo dei sintomi e migliora lo stato funzionale e riduce il dolore.6
La fisiopatologia della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è complessa e rimane in gran parte poco chiara, tuttavia la condizione è risultata essere strettamente legata all’obesità. Gli studi dimostrano che fino al 76% delle donne con PCOS hanno obesità. Si ritiene che l’obesità contribuisca e aggravi le complicanze della
PCOS,31 compreso lo sviluppo di insulino-resistenza e pre-diabete / diabete di tipo 2,32 malattia cardiovascolare33 e problemi di fertilità o infertilità.32
La crescente epidemia di obesità suggerisce che questa prevalenza potrebbe aumentare in futuro.34
Un altro effetto collaterale comune dell’obesità tra le donne sono le irregolarità mestruali.29
In uno studio, in cui il 32,3% delle donne che vivevano con l’obesità soffriva di irregolarità mestruali, una riduzione di peso di 7-8 kg attraverso la dieta e l’esercizio fisico ha migliorato la regolarità mestruale nell’80% delle donne che hanno perso peso.35
La perdita di peso è la raccomandazione principale per PCOS,35 per migliorare le caratteristiche cliniche e la salute metabolica a lungo termine nelle donne con PCOS. Alcuni di questi miglioramenti includono livelli di insulina abbassati,36 diminuzione della resistenza all’insulina,32 diminuzione dei livelli di androgeni e dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2.33 È importante sottolineare la ciclicità mestruale, l’ovulazione e la fertilità37 hanno dimostrato un miglioramento dopo la perdita di peso.32
Tra le donne con PCOS, si ritiene che la riduzione dell’insulina sia il principale fattore determinante della maggior parte dei benefici di perdita di peso.34
OBESITÀ,
Sebbene i tassi correlati alla sindrome da apnea ostruttiva del sonno siano difficili da determinare, si ritiene che circa il 40% delle persone con obesità abbia apnea ostruttiva del sonno.38
Una delle conseguenze dell’obesità è che la deposizione di grasso sul collo, sulla parete toracica e sull’addome ha effetti negativi sulla funzione polmonare, sulla riduzione del movimento della parete toracica e del diaframma e sui volumi polmonari,29 causando mancanza di respiro e ipoventilazione.39 Mentre si è svegli e in posizione eretta, questi impatti sono solitamente piccoli, nello sdraiarsi li aggrava, causando la prevalenza dell’apnea notturna.29
L’asma è un’altra malattia respiratoria comune che è stata collegata a rischi per la salute dell’obesità.40 C’è un aumento del 92% del rischio di asma quando il BMI supera i 30 kg/m2.40 tuttavia, i meccanismi tra i due fattori sono attualmente poco conosciuti.40
La perdita di peso dovrebbe essere considerata come un intervento per i pazienti con obesità, poiché perdere peso può aiutare le persone con obesità a dormire meglio alleviando i sintomi dell’apnea ostruttiva del sonno. Gli studi suggeriscono che la perdita di peso del 7-11% può ridurre l’apnea e l’indice di ipopnea negli individui.41
La chirurgia bariatrica e le diete ipocaloriche hanno un impatto positivo sull’iper-reattività bronchiale e sull’infiammazione delle vie aeree, nonché sugli esiti clinici nei pazienti obesi, indicando un legame funzionale tra asma e obesità.40
OBESITÀ E COVID-19
Vivere con l'obesità è un fattore di rischio per una maggiore gravità dell'infezione da Covid-19.42 Gli individui in sovrappeso o obesi hanno un rischio sostanzialmente aumentato di ricovero in ospedale, terapia intensiva e morte a causa di Covid-19, anche senza altre comorbidità esistenti.43,44
Le comorbidità dell’obesità tra cui ipertensione, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 sono associate a una grave infezione da Covid-19 tra i pazienti con obesità; sono stati registrati nel 24-51% dei pazienti ospedalizzati e osservati e nel 68-72% dei pazienti in terapia intensiva.45
Gli studi hanno dimostrato che nei pazienti con obesità, ogni aumento di 1 unità del BMI è associato a un aumento del 12% del rischio di Covid-19 grave.42
Vivere con l’obesità, in generale, è stato associato a un rischio circa triplo di avere COVID-19 grave.42
Le conseguenze negative dell’obesità, delle malattie legate all’obesità e I problemi relativi all’obesità, in tutte le aree della salute, significano che il La condizione riduce anche la durata della vita.46
La ricerca mostra che un alto indice di massa corporea è associato a una diminuzione della vita aspettativa fino a 10 anni.47 Per ogni 5 kg/m2 Incremento del BMI superiore all’intervallo 22,5-25,0 kg/m2, c’è un aumento del 30% della mortalità complessiva.47
Adattato da Prospective Studies Collaboration. Indice di massa corporea e mortalità causa-specifica in 900.000 adulti: collaborativa analisi di 57 studi prospettici. Lancett. 2009;373(9669):1083–1096.
Le condizioni causate dall’obesità e dai loro determinanti sono complesse, portando a numerose comorbidità e complicazioni mediche. Ma I progressi nel settore sanitario ci hanno fornito una serie di strumenti e modi per trattare meglio l’obesità. Bisogna dare evidenza politicosanitaria a questi dati per far si che l’obesità sia riconosciuta come malattia cronica che ha un grande impatto sulla qualità e l’aspettativa di vita delle persone.
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I dati
Il quadro epidemiologico dell’obesità e dell’e ccesso di peso
Roberta
Crialesi, Emanuela Bologna, Alessandra Burgio, Lidia Gargiulo, Laura Iannucci
Istat
Il riconoscimento della rilevanza dell’obesità tra le patologie croniche da trattare e monitorare per il notevole impatto su disabilità, comorbilità e mortalità è confermato dall’attenzione ricevuta nell’ambito dell’ultimo aggiornamento nel Piano Nazionale della Cronicità del 2024, trasmesso dal Ministero della Salute in Conferenza Stato-Regioni questo settembre. Il Piano, che include esplicitamente anche l’obesità, prevede l’organizzazione di strategie di interventi per contenerla e trattarla, garantendo l’accesso a tutti i cittadini, attraverso appositi PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali).
Secondo le stime Istat1 più aggiornate, il tasso di obesità nella popolazione adulta si attesta all’11,8% nel 2023 e quello di eccesso di peso (somma degli individui in sovrappeso e con obesità) risulta pari al 46,3% (Tabella 1). Il lieve aumento dell’obesità rispetto al 2022 (+0,4 punti percentuali) non risulta statisticamente significativo nel complesso della popolazione adulta, sebbene lo diventi tra gli uomini poiché incrementa dal 12,2% al 13,0%. Restano invece del tutto stabili rispetto all’anno precedente i livelli complessivi di eccesso di peso, sia nel complesso degli adulti, sia per genere.
La tabella 1 ripropone il confronto dell’ultimo dato disponibile con il 2019, anno che precede la pandemia, con gli anni trascorsi nel periodo pandemico e post-pandemico, nonché con le prevalenze registrate 20 anni prima. Nel 2023 non prosegue l’auspicato riequilibrio dei picchi eccezionali del periodo pandemico: nel 2022, infatti si registrava una prima flessione del tasso di obesità di 0,6 punti percentuali rispetto al 2021 (11,4% nel 2022 e 12,0% nel 2021), ma nel 2023 torna all’11,8%, ovvero superiore a quello del 2019. Dall’analisi per età emerge che incrementi significativi del tasso di obesità tra il 2022 e il 2023 riguardano esclusivamente i più giovani tra gli adulti: tra i 18-34enni si passa dal 5,0% al 6,6%, sebbene sia sempre la fascia d’età con la
più bassa prevalenza. La quota più elevata di obesità si registra come sempre tra gli anziani di 6574 anni: nel 2023 è pari al 15,9%, ma non lontana da quella stimata nel 2019 (15,6%). Per l’eccesso di peso, che continua a riguardare complessivamente quasi un adulto su due in Italia (46,3%), la quota si attesta al 28,0% a 18-34 anni, passa al 40,6% a 35-44 anni, al 48,4% nella classe decennale successiva, fino al massimo del 58,6% tra i giovani anziani (65-74 anni). Tra gli over 65 più di uno su due è in eccesso di peso (56,7%).
In termini assoluti, le persone con obesità in 20 anni sono incrementate di circa il 38% da 4,2 mln a 5,8 mln nel 2023, mentre complessivamente i soggetti in eccesso di peso raggiungono quasi i 23 milioni, circa 3 milioni in più rispetto a 20 anni fa, con un incremento di +14%.
Rispetto ai 20 anni precedenti, il tasso di obesità è aumentato dal 9,0% del 2003 all’11,8% del 2023 (+30%), incremento che appare più contenuto quando si depura dal fattore invecchiamento della popolazione (+20%). Gli incrementi dell’obesità statisticamente significativi si registrano nelle fasce di età dei giovani adulti per ambo i generi: in particolare tra i 18-34enni il tasso di obesità passa dal 2,6% al 6,6%, raddoppiando tra gli uomini e triplicando tra le donne; tra i 3544enni passa dal 6,4% al 9,8%, con incrementi di circa il 50% per entrambi i generi. Inoltre il tasso di obesità cresce anche tra gli over74 (dal 11,0% al 13,8%, +25%), per gli uomini dal 10,5% al 13,7% e tra le donne dall’11,2% al 13,8%. A 55-64 anni si evidenzia un lieve peggioramento per gli uomini e invece una riduzione della prevalenza tra le donne dal 15% al 12%.
Per l’eccesso di peso nel suo complesso, che già in passato riguardava un’ampissima quota della popolazione, la crescita in 20 anni è più contenuta: il tasso passa dal 42,6% al 46,3% (+10% circa, che si riduce a +3% se si considerano i tassi standardizzati per età). Le dinamiche rispetto al
1 Le stime diffuse dall’Istat si basano sui dati antropometrici di peso e statura riferiti dagli intervistati di 18 anni e oltre, appartenenti ad un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia. Il campione si attesta ogni anno su circa 24.000 famiglie teoriche (cfr. informazioni sull’indagine: https://www.istat.it/it/archivio/91926) e nel 2023 gli adulti intervistati ammontano a 35.695 individui. Per la stima dell’eccesso di peso o obesità, si calcola il BMI (Body Mass Index) o IMC (Indice di Massa Corporea), dato dal rapporto tra il peso in Kg e l’altezza in metri al quadrato. Secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono “sottopeso” le persone con un indice minore di 18,5, “normopeso” tra 18,5 e meno di 25, “sovrappeso” da 25 a meno di 30, “obese” se l’indice assume un valore da 30 in su.
2003 registrano complessivamente incrementi maggiori tra le donne (+11%), più marcati nella prima fascia d’età per le donne, dove passa da 12,6% a 22,2%, mentre tra i loro coetanei passa dal 29,4% al 33,6%. Tuttavia rispetto a 20 anni prima
decresce di circa il 15% la quota di donne in eccesso di peso sia tra le 55-64enni (dal 50,2% al 43%) che tra le giovani anziane di 65-74 anni (dal 56,9% al 50%).
Tabella 1 Per sone di 18 anni e più in e ccesso di peso e con obesità per classe di età Anni 20 03 e 2019-2023 (t assi per 10 0 per sone e valori assolut i in migliaia)
16,057,215,0
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (a) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto utilizzando come popolazione di riferimento la popolazione Europea (Eurostat 2013).
Le differenze di genere nel 2023, sempre a svantaggio degli uomini, sono molto marcate nelle fasce di età centrali dai 35 ai 64 anni, dove per l’eccesso di peso si registrano circa 20 punti percentuali in più (51,2% a 35-44 anni e 29,9% tra le loro coetanee), mentre si riducono a 10 p.p. dopo i 75 anni e tra i 18-34enni. I livelli più elevati di eccesso di peso si registrano nella classe dei 6574enni, dove 7 uomini su 10 sono in eccesso di peso, mentre tra le donne si riducono a 5 su 10. Anche per l’obesità le prevalenze sono più alte tra
gli uomini, ma con differenze meno marcate, pari al massimo a 4 punti nell’età centrali. Il picco di prevalenza dell’obesità, sia per gli uomini che per le donne, è a 65-74 anni: 17,0% i primi e 14,9% le seconde, ma dopo i 74 anni si annullano le differenze di genere e i tassi di obesità tra i generi si allineano (13,7% vs 13,8%) (Figura 1).
Figura 1 Per sone di 18 anni e più in e ccesso di peso, di cui con obesità, per classe di età e genere Anno 2023 (t assi per 10 0 per sone)
Sulla base della distribuzione dell’indice di massa corporea, è possibile segmentare la popolazione considerando un numero maggiore di classi rispetto alla classificazione OMS a 4 categorie (si veda nota 1). Peraltro, il cut-off utilizzato a livello internazionale per definire una persona obesa (maggiore o uguale a 30) è spesso stato oggetto di studi e approfondimenti. Infatti alcuni di questi lavori2 attestano che anche il forte sovrappeso, superiore a 27 e non ancora obesità conclamata, sembra che dopo i 40 anni possa incrementare il rischio di accidenti cardiovascolari e problemi di salute analoghi a quelli dell’obesità.
La figura 2 utilizza i colori tipici del semaforo per rappresentare il confronto rispetto a 20 anni fa della distribuzione dell’indice per genere, consentendo di distinguere in verde la zona del normopeso da quelle dove comincia il sovrappeso (prima arancio chiaro, poi sempre più scuro), fino al rosso dell’obesità e al rosso scuro dell’obesità mediograve (BMI => 35). Nel 2023, tra gli uomini il normopeso riguarda complessivamente il 36,2% degli adulti, quota inferiore di circa 4 punti percentuali rispetto a 20 anni prima. Per le donne la maggioranza resta normopeso, sebbene la quota
si riduca di oltre 3 punti percentuali (dal 55,9% del 2003 al 52,5% del 2023). Resta stabile nel tempo la quota di donne sottopeso, pari al 5,7%, del tutto trascurabile tra gli uomini (1%). La riduzione del normopeso è stata controbilanciata dagli incrementi delle prevalenze relative all’indice superiore a 27, sia per gli uomini e ancor più per le donne, mentre in entrambi i generi è rimasta pressoché invariata la quota di persone con un indice compreso tra 25 e 27. Risulta statisticamente significativo anche l’incremento dell’obesità grave, che sebbene in Italia riguardi una quota molto esigua della popolazione adulta (3% sia tra i maschi che per le femmine) rispetto ad altri paesi europei, e soprattutto rispetto ai paesi d’oltreoceano, mostra però un trend in progressivo aumento.
Nelle fasce d’età, rispetto a 20 anni prima, si evidenziano variazioni nella distribuzione dell’indice soprattutto tra i giovani adulti di 18-34 anni, in particolare se donne. Il normopeso rimane la condizione prevalente: tra gli uomini nel 2023 è pari al 56,8% (era 61,5% nel 2003) e tra le donne è il 63,5%, ben 8 punti percentuali in meno rispetto al 2003. Come già evidenziato nel para-
2 Si confronti ad esempio New BMI Cut-Off Points for Obesity in Middle-Aged and Older Adults in Clinical Nutrition Settings in Italy: A Cross- Sectional Study Di Renzo L.;Gualtieri P.;De Lorenzo A.2022-11-16 https://hdl.handle.net/2108/313204
grafo precedente, a queste diminuzioni corrispondono aumenti dell’obesità, soprattutto tra le giovani donne, mentre il sovrappeso (indice di massa
corporea compreso tra 25 e 29,9) incrementa per le donne dal 13,1% al 18,4%, e tra gli uomini si mantiene stabile al 33% (Figura 2).
Figura 2 Per sone di 18 anni e più se condo classi dell’Indice di massa corporea per classe di età e genere Anni 20 03 e 2023 (t assi per 10 0 per sone)
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana
Le dif ferenze ge ograf iche dell’obesità
Nel 2023 i tassi standardizzati per sesso e classe di età confermano il Sud e le Isole come le ripartizioni geografiche con la quota più elevata di persone con obesità (13,1% e 12,1%) a fronte di
quote significativamente più basse nel Nord-ovest (10,4%), Nord-est (11,1%) e Centro (10,2%). Le regioni con le prevalenze di obesità più alte della media Italia (11,3%) sono Puglia (14,5%), Molise (13,8%), Basilicata (13,5%), Sicilia (13,1%),
Figura 3 Per sone di 18 anni e più con obesità per regione e sesso Anno 2023 (t assi st andardizzat i* per 10 0 per sone)
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
Campania (12,8%), Calabria (12,2%); all’opposto le prevalenze più basse si osservano in Valle d’Aosta (7,7%), nelle Province autonome di Bolzano (9,1%) e Trento (8,9%), Toscana (9,7%). La distribuzione territoriale dell’obesità non cambia rispetto al genere sebbene per le donne si registrino in tutte le regioni prevalenze sempre più basse rispetto quelle degli uomini (Figura 3).
A livello regionale non si osservano cambiamenti significativi nella distribuzione dell’obesità rispetto al 2019.
Una geografia molto simile si evidenzia per l’eccesso di peso nel suo complesso.
Nel Mezzogiorno il livello di obesità è più alto rispetto alle altre aree del Paese sia per gli uomini (14,6% vs 12% del Nord e 12,5% del Centro) che per le donne (11,9% vs 10,4% del Nord e 9,3% del Centro). Il divario territoriale tra Mezzogiorno e Centro/Nord è maggiore nelle età adulte, mentre perde di significatività statistica tra gli anziani (Figura 4).
NordCentroMezzogiorno
Rispetto al 2019 il livello di obesità aumenta in modo significativo nel Mezzogiorno (da 12,1% a 13,2% nel 2023) ed in particolare tra le donne di 18-44 anni (da 5,5% a 8,0% nel 2023).
Rispetto a 20 anni fa, l’aumento dell’obesità si rileva in tutte le ripartizioni geografiche, ma a fronte di un incremento medio di 2,8 punti per-
centuali a livello nazionale, nel Sud si attesta a +3,6 pp (da 9,9% a 13,5%) e nelle Isole + 3,5 pp (da 9,1% a 12,6%), dovuto in particolare al dato della Sicilia. Il Molise era la regione, con il più elevato tasso di obesità (13,2%), anche eliminando l’effetto dell’invecchiamento della popolazione.
Le dinamiche delle disuguaglianze sociali nell’obesità
La relazione tra condizioni socio-economiche svantaggiate e rischio di insorgenza di obesità è stata oggetto di numerosi studi sia in Italia che all’estero3. La più bassa propensione a stili di vita salutari (sana alimentazione, adeguata attività fisica, ecc.) ossia con scarsi livelli di prevenzione primaria, che si riscontra tra le persone con minori credenziali formative, che vivono in contesti familiari deprivati, si associa più spesso a eccesso ponderale piuttosto che a una condizione di normopeso.
Nel 2023 l’obesità si conferma una condizione che vede svantaggiate le persone meno istruite, con livelli di prevalenza quasi doppie rispetto a quante hanno conseguito almeno una laurea: la quota di persone con obesità è pari al 15,4% se hanno raggiunto un livello di istruzione della scuola dell’obbligo e 7,6% se hanno almeno la laurea. Ciò accade sia tra uomini, che tra le donne, sebbene il gap di genere sia più ampio per le donne: 14,8% vs 5,7% per le donne e 16,0% vs 10,0% per gli uomini. Inoltre tale divario si conferma in tutte le classi di età considerate, con dinamiche differenziate per genere anche nel 2023. In particolare accade che per gli uomini il
5 Per sone di 25 anni e più con obesità per t itolo di st udio, classe di età e sesso Anni 20 03 e 2023 (t assi per 10 0 per sone)
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Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana
3 Crf - European Parliament. EPRS | European Parliamentary Research Service, Addressing health inequalities in the European Union, 2020. https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/IDAN/2020/646182/EPRS_IDA(2020)646182_EN.pdf
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gap si mantiene pressoché costante in tutte le classi di età, mentre per le donne è molto ampio tra le giovani adulte, dai 25 ai 44 anni, infatti la quota di persone obese tra le meno istruite triplica rispetto alle laureate (12,1% vs 3,5%). Rispetto al 2019 si evidenzia un significativo incremento tra le persone dai 25 ai 44 anni che hanno conseguito almeno un diploma, per entrambi i generi.
Andando a ritroso nel tempo, rispetto a 20 anni fa l’obesità risulta in aumento non solo tra i meno istruiti, ma anche tra coloro che sono laureati, e in misura maggiore tra quanti hanno conseguito un diploma. Questa dinamica è dovuta soprattutto a quanto accade trai giovani adulti (2544enni), dove tra i diplomati quasi triplica dal 3,8% al 10,5%, nelle donne quadruplica (dal 2,5% al 9,7%). Cosicché risulta che le diseguaglianze sociali complessivamente tendano a ridursi, a seguito di un incremento mediamente superiore tra le persone con titolo di studio medio-alto, in particolare tra i giovani adulti e la popolazione anziana (Figura 5).
L’impat to dell’obesità sui principali aspet t i della qualità della vit a Facendo riferimento alle informazioni che l’Istat raccoglie ogni anno con l’Indagine sugli aspetti della vita quotidiana, è possibile valutare alcuni indicatori sulla qualità della vita, mettendo a confronto i livelli di soddisfazione per la vita nel complesso e in specifici ambiti (relazioni amicali, tempo libero, condizioni di salute o situazione economica) delle persone in condizioni di normopeso con quelli delle persone con problemi di eccesso ponderale e di obesità. Il giudizio complessivo sulla soddisfazione per la propria vita (Life Satisfaction) è uno degli indicatori soggettivi inserito nella valutazione del Benessere Equo e Sostenibile (BES), per monitorare una delle 12 dimensioni, quella del benessere soggettivo. L’indicatore fornisce un giudizio globale del livello di soddisfazione riferito dagli individui attraverso un punteggio che va da una scala da 0 a 10, dove 10 indica il massimo livello di soddisfazione. I problemi di eccesso ponderale e soprattutto la presenza di obesità risultano influenzare il grado di soddisfazione per la vita nel complesso: media-
mente la quota di popolazione che esprime giudizi positivi è sempre più bassa rispetto ai normopeso, sia controllando per fascia di età, che per genere. L’entità delle differenze tra i livelli di soddisfazione delle persone normopeso e con obesità varia in riferimento ai diversi ambiti della vita quotidiana.
Riguardo alla soddisfazione della vita nel suo complesso, tra le donne 18-64enni il gradiente rispetto alle classi di indice di massa corporea è più netto, ovvero in presenza di obesità si riduce di circa 6 punti percentuali la quota di persone molto soddisfatte rispetto alla quota dei normopeso: tra le donne di 18-44 anni si dichiarano molto soddisfatte della propria vita il 49,4% se sono normopeso, ma la percentuale scende al 43,4% se si tratta di donne affette da obesità. La distanza tra queste quote è invece quasi nulla tra gli uomini, per i quali la più bassa percentuale di persone soddisfatte della vita si riscontra tra chi ha problemi di sottopeso.
Le relazioni amicali sono la dimensione in cui i livelli di elevata soddisfazione (molto o abbastanza) raggiungono complessivamente quote notevoli pari o superiori all’80%, ma sempre tra i più giovani (anche tra gli uomini) si registra uno scarto significativo tra le persone normopeso e quelle obese (-5 punti percentuali).
Analogamente per la soddisfazione per il tempo libero, tra i maschi di 18-44 anni il divario tra le quote di soddisfatti del loro tempo libero scende di oltre 13 p.p. tra le persone con obesità (59,5% vs 73% dei normopeso), mentre è molto contenuto tra le donne. La soddisfazione per la propria salute presenta divari in tutte le classi di età, sia per gli uomini che le donne, con scarti che oscillano dai 5 ai 18 pp. tra i due gruppi di persone. Nella popolazione anziana lo scarto massimo, come prevedibile, è per la soddisfazione per la salute tra le donne: è molto o abbastanza soddisfatto della propria salute il 50,7% delle donne con obesità a fronte del 62% delle donne normopeso. Anche la situazione economica mostra una forbice tra i tassi di soddisfazione, più marcata tra gli uomini anziani e tra le donne adulte. Nel confronto territoriale, controllando la diversa distribuzione per età, i livelli di soddisfazione per i diversi ambiti della vita quotidiana nel totale della popolazione decrescono da Nord a Sud. Tut-
tavia il divario territoriale si accentua quando si confrontano i livelli di soddisfazione delle persone con obesità con quelle normopeso, ad eccezione per la soddisfazione della vita nel complesso. Il massimo divario, come atteso, si riscontra tra chi si ritiene molto soddisfatto della propria salute: nel Sud e Isole il tasso standardizzato è pari al 66,5% tra le persone obese e 82,2% tra quelle normopeso, al Nord le quote sono rispettivamente pari a 73% e 85,5%. Poco più contenute,
ma con divari che comunque si attestano intorno a 10 punti percentuali, sono le distanze delle quote di persone molto o abbastanza soddisfatte per la situazione economica: tra le persone normopeso del Sud e Isole la percentuale è pari al 61,6% contro il 51,8% tra le persone con obesità. Le differenze si attenuano, come già evidenziato rispetto a genere ed età, rispetto alla soddisfazione per le relazioni amicali e per il tempo libero (Figura 6).
Figura 6 Per sone di 18 anni e più che si dichiarano soddisfat te per la vit a nel complesso (a) e per alcuni ambit i della vit a (b), in condizione di normopeso o obesità, per ripar t izione ge ograf ic a Anno 2023 (t assi st andardizzat i* per 10 0 per sone)
Per la vita nel complesso
Per le relazioni amicali
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Normopeso Obese Totale
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Per la vita nel complessoPer le relazioni amicaliPer il tempo liberoPer la salutePer la situazione economica
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Totale Normopeso Obese
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (a) Punteggi da 8 a 10. (b) Molto o abbastanza soddisfatte. (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
In letteratura è ben noto l’impatto dell’obesità sulla qualità della vita correlata alla salute4. Si tratta di una patologia che può compromettere non solo la sfera fisica di un individuo, ma anche quella psicologica, perché può minare i livelli di autostima, anche per lo stigma che ne deriva, e in un circolo vizioso ridurre le occasioni di socializzazione. Prendendo a riferimento gli aspetti
della qualità della vita prima analizzati, attraverso il ricorso a modelli di regressione logistica, si è voluto indagare quanto potesse essere rilevante l’impatto dei problemi di peso rispetto al benessere soggettivo, o alla soddisfazione nelle relazioni amicali o nel trascorrere il proprio tempo libero, controllando l’effetto a parità di variabili socio-demografiche, quali età, sesso, livello di
4 Solo per citare qualche esempio, si veda: Jia H, Lubetkin EI The impact of obesity on health-related quality-of-life in the general adult US population. J Public Health (Oxf) 2005; 27(2):156-64.
istruzione o soddisfazione delle risorse economiche. La propensione a dare un giudizio complessivo molto positivo sulla propria vita si riduce (-7%) tra gli adulti con obesità rispetto ai normopeso (ODDS=0,93; ICC=0,86; 0,99), più significativa è la riduzione della propensione a riportare un livello di soddisfazione elevato per le relazioni amicali: -30% tra le persone con obesità e del 13% tra quelle in sovrappeso, rispetto alle persone normopeso. Valori molto simili si osservano anche per la soddisfazione per il tempo libero.
L’apporto positivo che genera la pratica di attività fisica non solo rispetto alla salute fisica, ma anche riguardo alla salute mentale, potrebbe migliorare anche l’umore delle persone con problemi di peso, grazie ad una pratica adeguata alle condizioni e ai livelli di obesità. Anche in questo caso ad esempio il modello di regressione logistica, mostrando la maggiore propensione alla sedentarietà (+30%) tra i soggetti in sovrappeso rispetto ai normopeso e ancor più tra gli obesi (+70%) a parità delle variabili socio-demografiche tra gli obesi, evidenzia ancora una volta che le persone in eccesso di peso o obese risultano essere maggiormente esposte a un peggioramento del loro benessere psico-fisico.
La pratica di una regolare attività fisica ha effetti positivi non solo sulla salute fisica, ma anche su quella mentale, contribuendo a migliorare l’umore delle persone con problemi di peso, purché adattata alle loro condizioni e al grado di obesità. Anche in questo caso, applicando un modello di regressione logistica, si evidenzia la maggiore propensione alla sedentarietà tra i soggetti in sovrappeso (+30%) rispetto ai normopeso, con un aumento ancora più marcato tra gli obesi (+70%), a parità di variabili socio-demografiche. Questo sottolinea come, in un circolo vizioso, le persone in eccesso ponderale siano più esposte al rischio di peggiori livelli di benessere psico-fisico.
L’impat to dell’obesità sullo st ato di salute psicologico
L’associazione tra obesità e problemi emotivi che influenzano negativamente il benessere mentale è spesso riportata in letteratura5. Per esplorare questo aspetto si è utilizzato l’Indice di salute mentale (MH)6, uno strumento psicometrico impiegato nelle indagini di popolazione, che ha consentito di confrontare i valori medi calcolati per la popolazione adulta con obesità rispetto a quelli della popolazione normopeso. Il peggioramento del benessere mentale all’aumentare dell’età è più marcato per le donne, per le quali emerge in modo più netto l’impatto negativo dell’obesità a tutte le età. Infatti la curva dei valori medi dell’indice MH per le donne con obesità è sempre al di sotto di quella delle donne normopeso, confermando che la condizione di obesità ha un impatto negativo sullo stato di salute psicologico (Figura 7).
Figura 7 Per sone di 18 anni e più normopeso e obese per indice di salute ment ale (MH), sesso e classe di età Anno 2023 (punteggi medi)
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M_normopeso F_normopeso M_obesi F_obese
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana
5 Blasco B. et al., Obesity and Depression: Its Prevalence and Influence as a Prognostic Factor: A Systematic Review in Psychiatry Investigation 2020;17(8):715-724. Published online: August 12, 2020 DOI:https://doi.org/10.30773/pi.2020.0099
6 Tra gli strumenti psicometrici che rilevano l’umore e la percezione del proprio benessere mentale, si è fatto ricorso al Mental Health Index-5 (MH), una scala a cinque item per lo screening dei sintomi di disagio psicologico (Psycological distress) che indaga sia su emozioni negative che positive. Le dimensioni della salute mentale esplorate con questo strumento sono ansia, depressione, perdita di controllo comportamentale o emozionale e benessere psicologico. Lo strumento è composto da tre item, il primo rileva l’umore basso/depresso e i restanti due il nervosismo/ansia. I valori soglia considerati in letteratura per i vari gradi di disagio psicologico sono i seguenti: un valore superiore a 68 indica assenza di disagio psicologico, un valore tra 61-68 indica la presenza di un disagio lieve, un valore tra 53-60 moderato e un valore fino a 52 disagio grave. Il severo disagio psicologico comporta un aumento del rischio di insorgenza di sintomi depressivi..
L’analisi mediante un modello di regressione logistica consente di valutare quanto i problemi di peso influiscano sullo stato di benessere psicologico, controllando gli effetti confondenti dovuti all’età, al sesso, al grado di scolarizzazione, alla disponibilità di risorse economiche E’ ben noto infatti che il benessere della sfera psicologica tenda a peggiorare con l’età, che è più diffuso tra le donne, così come tra chi versa in peggiori condizioni economiche. La variabile dipendente del modello è la probabilità di avere un indice di salute mentale pari o inferiore a 52, valore suggerito in letteratura per individuare le persone a rischio di grave disagio psicologico. La figura 8 mostra come all’aumentare del valore dell’indice di massa corporea (6 categorie evidenziate in rosso) aumenti il rischio di vedere compromesso il proprio benessere psicologico: tra gli adulti con obesità grave (BMI=>35) il rischio quasi raddoppia rispetto ai normopeso (ODDS=1,84; IC=1,55; 2,19), aumenta del 40% in caso di obesità lieve o di primo grado (tra 30 e 34,9) e del 20% in chi è in sovrappeso (tra 27 e 29,9). Anche per le persone sottopeso, come atteso, aumenta il rischio di problemi di disagio psicologico (+30%), ma l’entità del rischio appare inferiore a quello delle persone affette da obesità.
Figura 8 Modello di regressione logist ic a per la probabilità di presenza di disagio psicologico delle per sone di 18 anni e più associato a problemi di peso Anno 2023 (Odds rat io (OR) e inter valli di conf idenza al 95%)
risorse scarse vs buone
Femmine vs Maschi
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BMI 35+ vs Normopeso
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BMI 30 e <35 vs Normopeso
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Centro vs Nord
Sud vs Nord
Diploma vs Laurea
Obbligo vs Laurea
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Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana
Il ricor so ai ser vizi sanit ari e la rinuncia alle cure delle per sone con obesità
Nel 2023 le persone in condizione di obesità hanno fatto registrare consumi sanitari significativamente più elevati delle persone normopeso: il 3,0% ha dichiarato di aver avuto almeno un ricovero ospedaliero negli ultimi tre mesi (normopeso=2,0%), il 43,0% di aver effettuato almeno una visita specialistica (escluse le visite odontoiatriche) negli ultimi dodici mesi (contro 40,0%) e il 39,7% di aver effettuato almeno un esame specialistico negli ultimi dodici mesi (contro 35,6%). Anche per le persone in sovrappeso risulta una maggiore frequenza dei ricoveri (2,6%), ma non un maggior consumo di visite e accertamenti.
Questi differenziali non variano rispetto al genere, ma solo in relazione all’età: la maggiore ospedalizzazione delle persone con obesità rispetto ai normopeso riguarda gli adulti fino a 64 anni (2,5% vs. 1,1% a 18-44 anni; 2,4% vs. 1,5% a 45-64 anni), mentre il maggior ricorso a visite ed esami riguarda gli anziani di 65 anni e più (53,1% vs. 50,5% per le visite specialistiche; 49,3% vs. 43,4% per gli esami specialistici).
Il maggior ricorso ai servizi sanitari delle persone in condizione di obesità accomuna tutte le aree del paese, ma con intensità diverse secondo il tipo di prestazione sanitaria e il genere. Per gli uomini residenti nel Mezzogiorno il tasso di ricovero standardizzato per età delle persone obese è oltre il 70% più elevato delle persone con un indice di massa corporea normale (3,3% vs 1,9%) ed è uguale a quello registrato nel Centro Italia dove però si ospedalizza di più (2,9% rispetto al 2,1% del Mezzogiorno). Anche tra le donne del Mezzogiorno i tassi standardizzati di ricovero sono significativamente diversi (2,3% per le donne con obesità, 1,4% per quelle normopeso) (Figura 9a). Relativamente al ricorso a visite ed esami specialistici il gap tra i due gruppi di popolazione è più contenuto, ma comunque significativo, in particolare nel Mezzogiorno e al Centro (Figura 9b).
La pandemia da Covid-19 ha avuto importanti conseguenze sull’accessibilità dei servizi sanitari e, a tutt’oggi, se ne evidenziano gli effetti in termini di lunghe liste di attesa per poter ricevere le prestazioni sanitarie nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e aumento della spesa a carico del cittadino (out of pocket). Già prima della pandemia, nel 2019 ben il 41,7% delle persone di 18 anni e più aveva dichiarato di aver pagato di tasca propria o
(*) I tassi
con il rimborso (parziale o totale) di una assicurazione l’ultima visita specialistica effettuata; nel 2023 tale quota è salita al 51,0% (+22,3%). L’incremento è stato ancora più forte per gli adulti con obesità: il 45,9% di coloro che hanno effettuato visite hanno pagato direttamente l’ultima (era il 33,2% nel 2019, +38,3%) e a farne le spese sono stati soprattutto gli anziani con obesità passati dal 27,7% nel 2019 al 43,6% nel 2023 (+57,4%). Pertanto, i meccanismi di tutela delle persone fragili messi a disposizione dal SSN (esenzione dal pagamento del ticket per reddito, patologia o disoccupazione) non risultano attualmente sufficienti per attenuare le conseguenze dell’emergenza sanitaria. Sebbene per gli esami specialistici la quota di persone che li pagano di tasca propria sia più contenuta (35,1% nel 2023), l’incre-
mento rispetto al 2019 (+30,5%) è stato maggiore rispetto alle visite. Ancora una volta sono stati gli adulti con obesità a far registrare l’incremento maggiore (da 21,1% a 30,3%, +43,6%) e tra questi gli anziani di 65 anni e più (da 15,4% a 25,0%, +62,3%).
L’incremento dei consumi out of pocket tra 2019 e 2023 ha interessato tutte le aree geografiche, ma con intensità diverse, ed è stato più rilevante per i pazienti con obesità. Sono in particolare i residenti al Centro con problemi di obesità a far registrare l’aumento più consistente del tasso standardizzato di persone adulte che ha pagato di tasca propria l’ultima prestazione sanitaria: dal 35,7% nel 2019 al 54,8% nel 2023 per le visite, dal 28,2% al 42,2% per gli esami; in questa area del paese le persone con obesità consumano prestazioni
out of pocket in misura analoga al complesso dei residenti, indicando pertanto una difficoltà a usufruire degli strumenti di tutela delle persone fragili offerti dal SSN. Al contrario, il Nord, pur avendo fatto registrare un au-
mento del ricorso a prestazioni sanitarie a carico del cittadino è la ripartizione con gli aumenti più contenuti e con tassi più bassi rispetto al resto del paese (Figura 10).
Figura 10. Per sone di 18 anni e più (tot ale e con obesità) che hanno pagato (per intero o con rimb or so parziale o tot ale dell’assicurazione) l’ult ima prest azione sanit aria (visite ed esami spe cialist ici) per ripar t izione ge ograf ic a Anni 2019, 2023 (t assi st andardizzat i* per 10 0 per sone)
NordCentroMezzogiornoItaliaNordCentroMezzogiorno Visite specialistiche Esami
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
I dati 2023 per regione, al netto della diversa struttura per età, confermano il maggior ricorso a visite ed esami specialistici a pagamento, anche in presenza di obesità, nelle aree centrali del paese: il 62,4% degli adulti con obesità residenti nelle Marche ha pagato l’ultima visita specialistica e il 49,4% l’ultimo esame specialistico (tassi standardizzati), valori più elevati anche rispetto al totale della popolazione residente nella regione; elevate anche le quote registrate nel Lazio e in Toscana. Nel 2023 oltre la metà dei pazienti con obesità che hanno effettuato visite mediche specialistiche in Puglia, Sicilia e Calabria, le hanno pagate out of pocket (Figura 11a). Per gli esami specialistici, sempre in riferimento alla popolazione af-
fetta da obesità, sebbene il ricorso a pagamento sia meno frequente, si osserva un’elevata variabilità regionale con oltre 38 punti percentuali di differenza tra le Marche, dove il 49,4% degli adulti con obesità ha pagato l’ultimo esame effettuato rispetto al 41,4% del totale degli adulti, e il Friuli-Venezia Giulia, dove la quota scende al 11,2% ed è molto più bassa rispetto al complesso dei residenti adulti (26,4%) (Figura 11b).
Figure 11a e 11b. Per sone di 18 anni e più (tot ale e con obesità) che hanno pagato (per intero o con rimb or so parziale o tot ale dell’assicurazione) l’ult ima prest azione sanit aria (visite ed esami spe cialist ici) per regione Anno 2023 (t assi st andardizzat i* per 10 0 per sone) Regioni in ordine de crescente dell’indic atore per le per sone con obesità
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Visite specialistiche
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Con obesità Totale
Esami specialistici
Con obesità Totale
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
La pandemia da Covid-19 ha anche acuito il problema della rinuncia alle cure: la quota di adulti che ha dichiarato di aver rinunciato a visite specialistiche (escluse le visite odontoiatriche) o ad esami specialistici per problemi di liste di attesa, problemi economici, scomodità delle strutture sanitarie o per il Covid-19 (dopo il 2020) è aumentata dal 7,3% nel 2019 al 12,5% nel 2021 ed è riscesa al 8,7% nel 2023. L’impatto è stato trasversale nella popolazione ed ha riguardato in misura analoga le persone normopeso, in sovrappeso o con problemi di obesità; tuttavia quest’ultime già nel 2019 lamentavano più frequentemente del resto della popolazione il problema di aver dovuto rinunciare alle cure, per cui l’indicatore di rinuncia ha raggiunto valori particolarmente elevati passando dal 9,9% nel 2019, al 16,1% nel 2021, per poi attestarsi al 11,4% nel 2023. Nel tempo, le disuguaglianze rispetto al genere e la condizione di obesità sono rimaste invariate, con valori di rinuncia a prestazioni sanitarie più elevati per le donne di 18 anni e più (nel 2023 il 10,2% rispetto al 7,1% degli uomini coetanei), soprattutto in presenza di obesità (13,5% vs. 9,6%) (Tabella 2).
Considerando le componenti dell’indicatore, al netto del Covid, l’andamento nel tempo evidenzia una diminuzione delle rinunce per motivi economici, mentre il
problema delle liste di attesa ha un trend crescente e ha subito una forte accelerazione tra 2021 e 2023. Gli adulti con obesità nel 2019 hanno dichiarato nel 7,5% dei casi di aver rinunciato a prestazioni sanitarie per le difficoltà economiche (5,1% per le persone di 18 anni e più) e tale quota è scesa al 6,5% nel 2023 (-17,3%), mentre per problemi di liste di attesa i valori dell’indicatore sono passati dal 4,0% nel 2019 al 6,5% nel 2023, con un incremento tra i due anni pari al 62,5% e un incremento rilevante, pari al 41,3%, anche rispetto al 2021, quando il 4,6% delle persone di 18 anni e più aveva dichiarato almeno una rinuncia alle cure per lunghi tempi di attesa (Tabella 2).
Tabella 2 Per sone di 18 anni e più (tot ale o con obesità) che dichiarano di aver rinunciato a qualche prestazione sanitaria (visite mediche specialistiche, escluse visite odontoiatriche, o esami spe cialist ici) negli ult imi 12 mesi, per sesso e mot ivo della rinuncia Anni 2019, 2021, 2023 (t assi per 10 0 per sone)
(a)
per motivi economici
per liste di attesa
9,916,111,4 7,312,58,7 7,54,46,2 5,13,24,8 4,04,66,5 3,23,75,2
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (a) Popolazione che dichiara di aver rinunciato a qualche prestazione sanitaria per motivi economici o legati all’offerta (tempi d’attesa o difficoltà di raggiungimento della struttura) o in conseguenza del Covid-19 (solo per 2021 e 2023).
Nel territorio, sono soprattutto gli adulti con obesità residenti al Centro a lamentare più frequentemente il problema della rinuncia alle cure (13,1% tasso standardizzato), seguiti dai residenti nel Mezzogiorno (11,9%). Lo svantaggio di queste aree geografiche, ri-
spetto ai cittadini del Nord di 18 anni e più affetti da obesità (9,9%) si evidenzia anche circoscrivendo i motivi della rinuncia ai problemi economici e di liste di attesa (Figura 12).
Figura 12 Per sone di 18 anni e più (tot ale o con obesità) che dichiarano di aver rinunciato a qualche prest azione sanit aria (visite mediche spe cialist iche, escluse visite odontoiatriche, o esami spe cialist ici) negli ult imi 12 mesi, per ripar t izione ge ograf ic a e mot ivo della rinuncia Anno 2023 (t assi st andardizzat i* per 10 0 per sone)
NordCentroMezzogiornoNordCentroMezzogiornoNord Rinuncia totaleRinuncia per motivi economici
CentroMezzogiorno Rinuncia per liste di attesa
Con obesità Totale
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
A livello regionale nel 2023 la rinuncia alle cure tra gli adulti con obesità presenta una spiccata variabilità, determinata in particolare dai valori estremi delle Marche, in cui una persona su quattro (tasso standardizzato) ha rinunciato ad almeno una visita o un esame specialistico negli ultimi 12 mesi, e la provincia autonoma di Bolzano dove l’indicatore è pari solo al 2,9% (tasso standardizzato). Marche, Umbria e Puglia sono le regioni con un divario significativo dell’indicatore di rinuncia alle cure tra gli adulti considerati nel complesso e gli adulti con obesità (Figura 13).
Figura 13. Per sone di 18 anni e più (tot ale o con obesità) che dichiarano di aver rinunciato a qualche prest azione sanit aria (visite mediche spe cialist iche, escluse visite odontoiatriche, o esami spe cialist ici) negli ult imi 12 mesi, per regione Anno 2023 (t assi st andardizzat i* per 10 0 per sone) Regioni in ordine de crescente dell’indic atore per le per sone con obesità
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/"-0,#" 123 425 627
Marche
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Sardegna
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Umbria
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56 +"'D,#, 42. 42? 526
Puglia
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Lazio
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Veneto
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Abruzzo
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Sicilia
57 J"-('& 562. 32@ 525
Piemonte
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Campania
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Lombardia
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Molise
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Basilicata
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Emilia-Romagna
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Calabria
Liguria
Toscana
Valle d'Aosta
Trento
Friuli-Venezia Giulia
Bolzano
Totale Con obesità
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
Eccesso di peso, sedent arietà e adeguat a aliment azione per monitorare il Benessere e quo e sostenibile
Il Sistema di indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes), nato nel 2010 con l’obiettivo di valutare il progresso della società italiana non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, è oggi composto da 152 indicatori suddivisi in 12 domini rilevanti per la misura del benessere e della qualità della vita dei cittadini.
Nel dominio dedicato alla salute, 3 dei 15 indicatori selezionati per misurare l’outcome e i fattori di rischio, sono relativi a eccesso di peso, sedentarietà e adeguata alimentazione e vengono monitorati annualmente a livello regionale e di area geografica.
Nell’ultimo Rapporto BES7 viene evidenziato come per questi tre indicatori si osservino andamenti differenziati nel tempo, sia rispetto all’anno precedente, sia rispetto al 2019 (anno pre-pandemico): in miglioramento la se-
7 ISTAT, Rapporto BES 2023. https://www.istat.it/produzione-editoriale/rapporto-bes-2023-il-benessere-equo-e-sostenibile-in-italia/
dentarietà8 scesa al 34,2% tra le persone di 14 anni e più, rispetto al 36,3% del 2022 e il 35,5% del 2019; sostanzialmente stabile l’eccesso di peso9 tra la popolazione di 18 anni e più pari al 44,6% nel 2023, sebbene sia cresciuta nel tempo la componente riferita all’obesità; in lieve peggioramento il consumo giornaliero di almeno quattro porzioni di frutta o verdura10 nella popolazione di 3 anni e più passato dal 17,7% nel 2019, al 16,8% nel 2022 e al 16,5% nel 2023. Rispetto al genere, le donne di 14 anni e più risultano più sedentarie degli uomini (37,1% contro 31,2%), anche se nel tempo si è ridotto il divario di genere, da 7,8 punti percentuali nel 2010 a 5,9 nel 2023. Al contrario, gli uomini adulti presentano valori di eccesso di peso più elevati delle donne (53,5% contro il 36,1%), in particolare nelle classi di età 35-59 anni in cui la quota di uomini in eccesso di peso è circa il 1,6-1,7 volte più elevata di quella delle donne. Le donne più frequentemente degli uomini hanno un’alimentazione adeguata: il 18,5% delle femmine di 3 anni e più consuma giornalmente almeno quattro porzioni di frutta o verdura contro il 14,4% dei maschi della stessa età; tuttavia rispetto al 2020 le prime hanno fatto registrare un decremento più forte dell’indicatore (-2,7 vs. -1,6 punti percentuali).
Nel territorio, l’eterogeneità regionale è più marcata per la sedentarietà (coefficiente di variazione pari a 0,36) e l’adeguata alimentazione (CV=0,30), mentre è più contenuta per l’eccesso di peso (CV=0,11).
Nel 2023 l’indicatore sulla sedentarietà, come in passato, mostra un forte gradiente territoriale Nord-Sud, con tassi standardizzati pari al 25,1% al Nord e al 48,5% nel Mezzogiorno. Tuttavia, si è ridotto il gap rispetto al 2022 grazie ad una riduzione di 3,7 punti percentuali nel Mezzogiorno contro circa un punto percentuale al Nord. La Basilicata ha una quota di persone di 14 anni e più che non praticano né sport né attività fisica sensibilmente più elevata della media italiana (53,7%), seguita da Campania (53,1%) e Sicilia (52,5%); all’opposto le province autonome di Bolzano (12,9%) e Trento (14,8%) e, a distanza, il Friuli-Venezia Giulia (22,6%).
La forte associazione tra sedentarietà ed eccesso di peso è confermata anche dall’indice di correlazione tra i due indicatori regionali, elevato e positivo, pari a 0,81. Difatti, anche per l’eccesso di peso, si osserva nel 2023 l’aumento delle prevalenze della popolazione adulta in sovrappeso o obesa passando dalle regioni settentrionali a quelle meridionali.
In relazione ai livelli di consumo di almeno quattro porzioni di frutta e/o verdura giornaliere sono mediamente bassi in tutte le aree geografiche, tuttavia nel 2023 è il Mezzogiorno a far registrare valori più bassi (11,4%) rispetto al Nord (19,3%) e al Centro (18,8%). Ancora una volta sono Basilicata (7,1%), Campania (9,9%) e Sicilia (10,1%) a caratterizzarsi per i tassi più bassi del Paese, mentre un piemontese su quattro ha dichiarato di avere un’alimentazione adeguata.
Nella figura 14, per poter consentire la lettura congiunta dei tre indicatori nelle regioni, sono stati rappresentati in modo che abbiano lo stesso verso (valori più elevati corrispondono a fattori di rischio più elevati). Pertanto è stata considerata la proporzione di quanti hanno una alimentazione inadeguata (non consumano quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e/o verdura). Le regioni con i valori più elevati di eccesso di peso (Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia) hanno tendenzialmente valori elevati anche per la sedentarietà e per la proporzione di persone con un’alimentazione non adeguata.
Anche nel 2023 si confermano le disuguaglianze rispetto al livello di istruzione e la maggiore attenzione delle persone con titolo di studio elevato verso comportamenti più salutari: l’eccesso di peso è pari al 54,8% tra chi ha un titolo di studio basso, rispetto al 34,3% tra chi possiede la laurea o un titolo di studio superiore, con un divario superiore ai 20 punti percentuali. Analogamente, le persone meno istruite nel 50,6% dei casi sono sedentarie rispetto al 17,9% delle persone più istruite. Il rapporto inverso tra eccesso di peso e livello di istruzione riguarda entrambi i generi e in particolare gli uomini nella fascia d’età 35-54 anni, mentre tra le donne è ancora più marcato in tutte le fasce d’età.
8 Proporzione standardizzata con la popolazione standard europea 2013 di persone di 18 anni e piu in sovrappeso o obese sul totale delle persone di 18 anni e più.
9 Proporzione standardizzata con la popolazione standard europea 2013 di persone di 14 anni e piu che non praticano alcuna attivita fisica sul totale delle persone di 14 anni e piu. L'indicatore si riferisce alle persone che non praticano sport ne continuamente ne saltuariamente nel tempo libero e che non svolgono alcun tipo di attivita fisica nel tempo libero (come passeggiate di almeno 2 km, nuotare, andare in bicicletta, ecc.).
10 Proporzione standardizzata con la popolazione standard europea 2013 di persone di 3 anni e più che consumano quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e/o verdura sul totale.
Figura 14. Proporzione st andardizzat a di per sone di 14 anni e più che non prat ic ano alcuna at t ività f isic a, di per sone di 18 anni e più in e ccesso di peso e di per sone di 3 anni e più che non consumano quot idianamente almeno 4 porzioni di frut t a e/o verdura per regione Anno 2023 (t assi st andardizzat i* per 10 0 per sone) Regioni in ordine de crescente se condo la proporzione di e ccesso di peso.
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
Eccesso di peso tra bambini e ragazzi
Nel biennio 2021-2022 si stima che in Italia più di un ragazzo su quattro in età compresa tra e 3 e 17 anni (il 27,2%) sia in eccesso di peso (in condizione di sovrappeso o obesità).
Analizzando in dettaglio la distribuzione dell’eccesso di peso, si osserva una maggiore diffusione tra i bambini di 3-10 anni, dove si raggiunge circa il 34% (con il picco più elevato tra le femmine di 3-5 anni e i maschi di 6-10 anni). Al crescere dell’età, il sovrappeso e l’obesità vanno tuttavia diminuendo, fino a raggiungere il valore minimo
tra gli adolescenti di 14-17 anni (17,1%). Tale andamento per età si osserva pressoché costante nel tempo, con valori significativamente sempre più elevati nelle fasce dei più piccoli.
Come in passato, anche nel biennio 2021-2022 si evidenzia un forte gap di genere, con valori più elevati di eccesso di peso tra i maschi rispetto alle femmine (il 29,5% contro il 24,8%). Le differenze di genere si osservano specialmente a partire dalla classe di età 6-10 anni e si incrementano nelle classi di età successive (Figura 15). La distanza favorevole per le ragazze, si è co-
Figura 15 Bambini e ragazzi di 3-17 anni in eccesso di peso per genere e classe di età Media 2021-2022 (tassi per 10 0 persone)
munque leggermente ridotta nell’ultimo biennio, per effetto dell’aumento dell’eccesso di peso sia tra le bambine di 3-5 anni (dal 33,8% al 35,2%) sia tra le ragazze di 11-17 anni (dal 14,6% al 15,9%).
L’analisi nel trend temporale, a partire dal biennio 20102011, mostra dapprima una lieve riduzione del feno-
meno (dal 28,5% del 2010-2011 al 25,5% del 20162017), una successiva stabilità fino al 2018-2019 e, a partire dal biennio 2020-2021, una nuova crescita, che si è mantenuta costante fino al 2022, e che ha portato l’eccesso di peso ad attestarsi su valori pari o superiori al 27% (Figura 16).
Da un’analisi multidimensionale di tipo logistico che consente di mettere in evidenza le determinanti che aumentano il rischio dei bambini e ragazzi di 3-17 di essere in eccesso di peso, si osserva che, al netto dell’effetto esercitato dalle altre variabili considerate nel modello, la probabilità è più elevata tra i più piccoli di-3-10 anni (con un rischio quasi triplo rispetto ai ragazzi di 14-17 anni).
Le probabilità sono elevate anche quando entrambi i genitori sono in eccesso di peso (più che doppie rispetto ai ragazzi con entrambi in genitori normopeso). Sebbene con meno forza, questa associazione permane anche quando è solo uno dei due genitori ad essere in eccesso di peso, specialmente se lo è la madre (odds ratio=1,602) (Figura 17).
Figura 17 Carat terist iche individuali o familiari che risult ano accrescere in modo st at ist ic amente signif ic at ivo la probabilità di essere in e ccesso di peso dei bambini di 3-17 anni (*) (livello di signif ic at ività al 95%) Media 2021-2022
Istat.
Probabilità più elevate di essere in eccesso di peso anche tra chi vive nel Mezzogiorno del Paese, con un rischio più elevato specialmente tra chi vive al Sud rispetto a chi vive nel Nord-ovest (odds ratio=1,837).
Considerando lo status socio-culturale della famiglia di origine si osserva, inoltre, come un basso status risulta aumentare il rischio di essere in eccesso di peso. Per i figli con genitori con al massimo la licenza di scuola dell’obbligo il rischio di essere in eccesso di peso aumenta di più di una volta e mezzo rispetto ai figli di genitori con la laurea o titolo superiore. Una associazione simile, sebbene meno marcata, si osserva se si considerano le risorse economiche della famiglia, con un rischio più elevato tra chi vive in famiglie con risorse economiche scarse o insufficienti (odds ratio=1,14). Infine, il rischio di essere in eccesso di peso è significativamente più elevato tra i maschi rispetto alle femmine (odds ratio=1,267).
Bibliograf ia
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https://www.crea.gov.it/documents/59764/0/LINEE-GUIDA+DEFINITIVO.pdf/28670db4-154c-0ecc-d187- 1ee9db3b1 c65?t=1576850671654
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https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/IDAN/2020/64 6182/EPRS_IDA(2020)646182_EN.pdf
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ISTAT Stili di vita di bambini e ragazzi - Anni 2017-2018. Statistica Report 29 OTTOBRE 2019. https://www.istat. it/it/files//2019/10/Report_Stili_di_vita_minori.pdf
ISTAT Tempo libero e partecipazione culturale: tra vecchie e nuove pratiche (a cura di Bologna E., Savioli M.), 2022. https://www.istat.it/it/archivio/274580
ISTAT RAPPORTO BES 2021: il benessere equo e sostenibile in Italia, 2022. https://www.istat.it/it/archivio/269316
ISTAT RAPPORTO BES 2022: il benessere equo e sostenibile in Italia, 2023. https://www.istat.it/it/archivio/282920
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OECD/European Union (2022), Health at a Glance: Europe 2022: State of Health in the EU Cycle, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/507433b0-en
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Perry, M.J. The relationship between social class and mental disorder. J Primary Prevent 17, 17–30 (1996). https://doi.org/10.1007/BF02262736
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https://www.who.int/publications/i/item/9789240015128
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
- Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
ABITUDINI
Praticano
AbruzzoItalia
Pratic
AbruzzoItalia
Praticano sport in modo saltuario
AbruzzoItalia
Il 35% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 24.060, di cui obesi 7.974.
2,8%
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella regione Abruzzo si assiste ad un leggero aumento della prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi.
Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Abruzzo, OKkio alla Salute
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ABITUDINI ALIMENTARI, ABRUZZO
Nella Regione Abruzzo con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso.
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ATTIVITÀ FISICA, ABRUZZO
Nella Regione Abruzzo i bambini trascorrono molto tempo in attività sedentarie, principalmente davanti agli schermi. Queste attività sedentarie sono sicuramente favorite dal fatto che circa la metà dei bambini dispone di un televisore in camera propria. Tutti questi fattori fanno sì che solo1 bambino su 2 di fatto ottemperi alle raccomandazioni sul tempo da dedicare alla televisione o ai videogiochi/tablet/cellulare (meno di 2 ore al giorno di TV o videogiochi/tablet/cellulare). Rispetto alle precedenti rilevazioni il dato risulta sostanzialmente invariato.
1
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023
(per 100 persone di 18 anni e più)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
BasilicataItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2016 i bambini in sovrappeso sono il 23,9% e gli obesi sono il 13,1%, compresi i gravemente obesi che rappresentano il 4,5%.
Sovrappeso 23,9% Obesità 13,1% Obesità grave 4,5% Sovrappeso 20,4%
BasilicataItalia
0 Centri SIO
1 Centri SICOB
5 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione. Anno 2023 (per 100 residenti)
REFERENZE FONTI
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
Sorveglianza PASSI https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Dati Okkio alla salute https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Centri Obesity Day da https://www.obesityday.org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita.org/centri-accreditati-sio/
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Centri accreditati SICOB https://www.sicob.org/03_attivita/centri_accreditati_sicob.aspx
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/
Dati scaricati nel Luglio 2023
Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/
Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,8 %
giovani (0-14 anni)
63,6 %
adulti (15-64 anni)
23,6 % anziani (65 anni ed oltre)
SottopesoNormopeso
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più) (per 100 persone di 3-17 anni)
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,4% giovani (0-14 anni)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
24,0 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Praticano sport in modo continuativo
CalabriaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
CalabriaItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 complessivamente il 42,1% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità, con valori che vanno ben oltre la media nazionale.
%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO - OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni permane il problema dell’eccesso di di peso nella popolazione infantile. Non si assiste infatti a grandi variazioni nella prevalenza di bambini in sovrappeso (26,4% nel 2019 versus 25,8% nel 2008/9) e obesi (15,7% nel 2019 versus 15,9% nel 2008/9).
Cattive abitudini alimentari
Confrontando gli ultmi dati con quelli della rilevazione precedente si nota l’aumentata diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Unica nota positiva è la sensibile diminuzione della percentuale di bambini che assumono bibite zuccherate e/o gassare almeno una volta al giorno. Si è passato da un 45% nel 2016 al 28% nel 2019.
Attività fisica e sedentarietà
Vi è un preoccupante peggioramento generale dellevariabili in studio. I bambini impegnano molto tempo in attività sedentarie, principalmente davanti agli schermi e fanno poca attività fisica, anche per ragioni legate al recarsi a scuola con mezzi motorizzati.
PASSI: DATI VS ITALIA (2021-2022)
0 Centri SIO
0 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/ Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
13,8 % giovani (0-14 anni)
65,7 %
adulti (15-64 anni)
20,5 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,4 % giovani (0-14 anni)
24,0 %
anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI
FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
ISTAT 2012 - 2023
Praticano sport in modo continuativo
CampaniaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
CampaniaItalia
Praticano sport in modo saltuario
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 la prevalenza dell’eccesso ponderale nei bambini della Regione Campania è rimasta stabile rispetto al 2016. Rispetto alle altre regioni italiane la Campania continua a mostrare la più alta prevalenza di obesità e, dato ancor più preoccupante, di obestà grave
Sovrappeso 20,4% Obesità 9,4% Obesità grave 2,4%
Non
praticano nè sport nè attività fisica
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
La prevalenza del sovrappeso si è lievemente ridotta in 10 anni.
OBESITÀ
La prevalenza dell’obesità ha registrato un iniziale sensibile decremento ma negli ultimi 5 anni sembra essere abbastanza stabile.
Cattive abitudini alimentari
L’unica abitudine che è costantemente e sensibilmente migliorata è relativa alla merenda inadeguata consumata a scuola; tale risultato è verosibilmente associato a una maggiore efficacia delle azioni degli operatori sanitari del personale della scuola. Anche il consumo di bibite gassate/zuccherate tende a ridursi.
Attività fisica e sedentarietà
Non si apprezzano miglioramenti di rilievo relativamente a tutti i dati relativi all’attività fisica.Tale situazione risente molto della scarsa disponibilità di spazi verdi, strutture pubbliche per lo sport. Anche la situazione poco favorevole dei trasporti (contesto urbano, assenza di piste ciclabili traffico) influisce molto negativamente.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
1 Centri SIO
11 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,3 %
giovani (0-14 anni)
63,2 %
adulti (15-64 anni)
24,5 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
12,4 % giovani (0-14 anni)
63,5 % adulti (15-64 anni)
24,0 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso Sovrappeso
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023 BAMBINI 8-9
Praticano sport in modo continuativo Anni
Emilia RomaniaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Emilia RomaniaItalia
Praticano sport in modo saltuario
Emilia RomaniaItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 si conferma il trend in lieve discesa per quanto riguarda la prevalenza di sovrappeso e obesita nei bambini delle Regione Emilia-Romagna. Confrontando i dati nazionali con i regionali, si evidenzia una minor tendenza al sovrappeso e all'obesità in Regione rispetto all'Italia
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 19,2% Obesità 5,6%
Obesità grave 1,6%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Nel corso degli anni il sovrappeso è diminuito, passando dal 20,5% nel 2008/9 al 19,2% nell'ultima rilevazione del 2019.
OBESITÀ
La prevalenza dell'obesità in generale è diminuita negli anni: dall'8,6% nel 2008/9 al 7,2% nell'ultima rilevazione del 2019
Cattive abitudini alimentari
L'abitudine a non consumare la prima colazione o a consumarla in maniera inadeguata persiste negli anni; così come la fruizione di una merenda abbondante di metà mattina. Il basso consumo quotidiano (meno di 5 porzioni) di frutta e/o verdura dei bambini rimane troppo elevato; diminuisce, invece, l'assunzione giornaliera di bevande zuccherate e/o gassate.
Nella nostra Regione i bambini trascorrono molto tempo in attività sedentarie, principalmente davanti agi schermi anche se in misura minore rispetto alla media nazionale.
Solo 6 bambini su 10 trascorrono meno di due ore al giorno davanti a TV o videogiochi/tablet/cellulare.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
3
8
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
61,7% adulti (15-64 anni) 11,3 % giovani (0-14 anni)
%
(65 anni ed oltre) Friuli
%
(0-14 anni)
63,5 %
(15-64 anni)
24,0 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
Venezia GiuliaItalia Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNI 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Venezia GiuliaItalia
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
Friuli Venezia GiuliaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Praticano
2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 Annii
Friuli Venezia GiuliaItalia
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2012-2023
ALLA SALUTE ANNO 2019 - FRIULI VENEZIA GIULIA
Sovrappeso e obesità nei bambini
Tra i bambini della Regione Friuli Venezia Giulia l’1,7% risulta in condizioni di obesità grave, il 4,9% risulta obeso, il 19,1% sovrappeso. Questi dati sono inferiori rispetto alla media Italiana.
Sovrappeso 20,4% Obesità 6,9% Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 19,1% Obesità 4,9% Obesità grave 1,7%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO - OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni si assiste ad una generale situazione di stallo della prevalenza di bambini in sovrappeso, mentre si osserva un aumento dei b ambini obesi. Sovrappeso e obesità nei bambini
Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Friuli Venezia Giulia OKkio alla SALUTE
Friuli Venezia GiuliaItalia
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anni 2012-2023
SovrappesoObestà
Okkio alla SALUTE ANNO 2019, FRIULI VENEZIA GIULIA, Abitudini alimentari
, La raccolta dati conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari scorrette che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Questo rischio per i bambini può essere limitato grazie alla modifica delle abitudini familiari e tramite il sostegno della scuola ai bambini e alle loro famiglie. Si osservano tuttavia dei piccoli miglioramenti rispetto alle rilevazioni precedenti, ad esempio per quel che riguarda la diminuzione nel consumo giornaliero di bevande zuccherate e/o gassate, probabilmente attribuibile anche ai numerosi progetti attivati dalle aziende sanitarie della regione. Unica eccezione è l’assunzione di 5 porzioni di frutta e/o verdura che mostra un trend in netto peggioramento.
Okkio alla SALUTE ANNO 2019, FRIULI VENEZIA GIULIA, Attività fisica e sedentarietà
I dati raccolti hanno evidenziato che i bambini fanno poca attività fisica. È possibile stimare che 1 bambino su 10 risulti fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Solo 4 bambini su 10 hanno un livello di attività fisica raccomandato per la loro età. Questo dato può esser legato anche al fatto che molti bambini si recano a scuola con mezzi motorizzati, giocano poco all’aperto e non fanno sufficiente attività sportiva strutturata. La percentuale di bambini fisicamente inattivi è risultata leggermente in crescita rispetto alle 2 precedenti rilevazioni. Il dato della nostra Regione si posiziona comunque al di sotto della
media nazionale. Le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale
REFERENZE FONTI
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2011-2022
Stranieri residenti per Regione. Anno 2022 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/
0 Centri SIO
2 Centri SICOB
Centri Obesity Day da https://www.obesityday.org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita.org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www.sicob.org/03_attivita/centri_accreditati_sicob.aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
2 Centri Obesity Day 1 1 1 1
12,6 %
giovani (0-14 anni)
64,4 %
adulti (15-64 anni)
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT) (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia) PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O
23,1 % anziani (65 anni ed oltre) Lazio
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
12,4 % giovani (0-14 anni)
63,5 % adulti (15-64 anni)
24,0 %
anziani (65 anni ed oltre)
SottopesoNormopeso
LazioItalia
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023 BAMBINI 8-9
Praticano sport in modo continuativo Anni
LazioItalia
Praticano solo qualche attività fisica
LazioItalia
Praticano sport in modo saltuario
LazioItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
LazioItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 i valori regionali di sovrappeso e obesità sono stati tra i più bassi riscontrati dall’inizio delle rilevazioni (2008) e simili alla media nazionale italiana; i significativi risultati raggiunti confermano l’importanza degli interventi di prevenzione realizzati nell’ambito del piano regionale di Prevenzione.
Obesità grave 2,4%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
La prevaleza del sovrappeso si e ridotta del 5% circa in 10 anni
OBESITÀ
La prevalenza di obesità si è ridotta 4% in circa 10 anni.
Cattive abitudini alimentari
Continua a diminuire il consumo giornaliero di bevande gassate e zuccherate ma 1 bambino su 3 non consuma quotidiamente frutta e/o verdura e 1 su 2 consuma una merenda abbondante. Gli interventi di prevenzione in collaborazione con la famiglia e la scuola devono essere di supporto alla modifica di questi comportamenti.
Non si apprezzano miglioramenti di rilievo relativamente a tutti i dati relativi all’attività fisica ed aumenta la percentuale di bambini che trascorre più di due ore al giorno con TV e videogiochi/tablet/cellulare. L’organizzazione urbana deve favorire opportunità per l’attività motoria in sicurezza; le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale predisposizione dei bambini all’attività fisica.
2008/9 2010 2012 2014 2016 2019
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2021-2022)
REFERENZE FONTI
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
REFERENZE FONTI
Stranieri residenti per Regione. Anno 2023 (per 100 residenti) Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
Sorveglianza PASSI https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Dati Okkio alla salute https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/ Centri Obesity Day da https://www.obesityday.org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita.org/centri-accreditati-sio/
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Centri accreditati SICOB https://www.sicob.org/03_attivita/centri_accreditati_sicob.aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/ Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
60,5 %
adulti (15-64 anni) 10,7 % giovani (0-14 anni)
% anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA- ISTAT 2023
giovani (0-14 anni)
63,5 % adulti (15-64 anni)
% anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 18 anni e più) (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
4 o più porzioni di frutta-verdura
SottopesoNormopeso
Liguria
Fonte:
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023 BAMBINI 8-9
Praticano sport in modo continuativo
LiguriaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
LiguriaItalia
LiguriaItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 i valori di sovrappeso sono stati i più bassi dall’inizio delle rilevazioni mentre i valori dell’obesità rimangono costanti e comunque entrambi al di sotto della media italiana.Tali risultati testimoniano comunque la necessità e l’importanza delle azioni di prevenzioni nella scuola.
Sovrappeso 20,4%
Obesità 6,9% Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 18,1% Obesità 6,56% Obesità grave 1,36%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle precedenti rilevazioni della nostra regione si assiste ad una diminuzione della prevalenza di bambini in sovrappeso.
OBESITÀ
La prevalenza dei bambini obesi/gravemente obesi rimane fondamentalmente costante.
Non
Praticano sport in modo saltuario praticano nè sport nè attività fisica
LiguriaItalia
Cattive abitudini alimentari
Continua a diminuire il consumo giornaliero di bevande zuccherate, ma rimane sempre elevata, seppur in decrescita, la percentuale di bambini che fanno una merenda abbondante ed una colazione adeguata. Gli interventi di prevenzione che coinvolgono la famiglia e la scuola sono fondamentali nella modifica di tali comportamenti.
Attività fisica e sedentarietà
Non si rilevano cambiamenti significativi nei confronti dell’attività fisica e della sedentarietà, si registra però una lieve crescita della percentuale di bambini che trascorrono più di due ore al giorno davanti a TV e/o videogiochi/tablet/cellulare. L’unico valore in decremento è la presenza della TV in camera.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
2010 2012 2014 2016 2019
PROGETTO PASS
Centri SIO
Centri SICOB 5 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,8 %
giovani (0-14 anni) 23,3 %
63,9 %
adulti (15-64 anni)
anziani (65 anni ed oltre)
% giovani (0-14 anni)
%
(15-64 anni)
24,0 %
anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA- ISTAT 2023
(per 100 persone di 18 anni e più)
4 o più porzioni di frutta-verdura
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
SottopesoNormopeso Sovrappeso
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
LombardiaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
LombardiaItalia
Praticano sport in modo saltuario
LombardiaItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
LombardiaItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 il 75,4% dei bambini lombardi è risultato normopeso. Sovrappeso e obesità sono inferiori alla media nazionale e la Lombardia, nella classifica delle regioni con i valori ponderali più salutari, si posiziona al quarto posto.
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
I dati raccolti dal 2012 ad oggi sul sovrappeso in Lombardia mostrano un andamento discontinuo ma si registra un calo nel 2019.
OBESITÀ
Dal 2012 ad oggi il trend dell'obesità in Lombardia è in calo.
Cattive abitudini alimentari
II trend positivo più evidente in Lombardia è il calo del consumo quotidiano di bevande zuccherate e/o gasate. Gli altri profili mostrano andamenti discontinui che suggeriscono la necessità di incrementare ulteriormente gli sforzi per favorire l'adozione di un'alimentazione salutare. In particolare servono strategie più efficienti per migliorare la qualità della prima colazione che mostra un peggioramento costante nel corso del tempo.
Attività fisica e sedentarietà
La percentuale di chi passa più di 2 ore al giorno davanti a uno schermo (TV, tablet, cellulare o videogiochi) è in costante aumento. La crescente disponibilità di device per i più piccoli rischia di far peggiorare ulteriormente questa abitudine per cui è necessario che le figure educative che accompagnano i bambini mettano in campo strategie efficaci per offrire loro alternative più salutari. Ulteriori sforzi devono essere profusi anche per sostenere l'abitudine di recarsi a scuola a piedi e per aumentare il movimento quotidiano.
5 Centri SIO
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2021-2022)
21 Centri SICOB
36 Centri Obesity Day (ADI)
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/ Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,8 % giovani (0-14 anni) 25,9 % anziani (65 anni ed oltre)
62,2 % adulti (15-64 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5
Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
2023
24,0 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
MarcheItalia
Praticano solo qualche attività fisica
MarcheItalia
Praticano sport in modo saltuario
MarcheItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
MarcheItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - MARCHE
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il 30% dei bambini presenta un eccesso ponderale. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 11430, di cui obesi 2109. Sovrappeso 21,3%
%
Sovrappeso e obesità nei bambini
SOVRAPPESO - OBESITÀ
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
%
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra regione si assiste ad una diminuzione progressiva della prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi.
Trend sovrappeso e obesità
Okkio alla SALUTE ANNO 2019, Abitudini alimentari, Marche
Nella Regione Marche con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Questo rischio per i bambini può essere limitato grazie alla modifica delle abitudini familiari e tramite il sostegno della scuola ai bambini e alle loro famiglie.
Okkio alla SALUTE Anno 2019 Attività fisica, Marche
II dati raccolti hanno evidenziato che i bambini della Regione Marche fanno poca attività fisica. Si stima che un bambino su 5 risulta fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Meno della metà dei bambini ha un livello di attività fisica raccomandato per la sua età, anche per ragioni legate al recarsi a scuola con mezzi motorizzati, giocare poco all’aperto e non fare sufficienti attività sportive strutturate. Rispetto alle precedenti rilevazioni si rileva un aumento della sedententarietà.
REFERENZE FONTI
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
0 Centri SIO
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione. Anno 2023 (per 100 residenti)
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
2 Centri SICOB
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
3 Centri Obesity Day
Sorveglianza PASSI https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/
Centri Obesity Day da https://www.obesityday.org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita.org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www.sicob.org/03_attivita/centri_accreditati_sicob.aspx
Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
62,8 %
adulti (15-64 anni) 10,8 %
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più) (per 100 persone di 3-17 anni)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
4 o più porzioni di frutta-verdura
%
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
MoliseItalia
Praticano solo qualche attività fisica
MoliseItalia
Praticano sport in modo saltuario
MoliseItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
MoliseItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI,
ALLA SALUTE ANNO 2019 - MOLISE
Sovrappeso e obesità nei bambini
I bambini molisani in sovrappeso ed obesi sono in numero superiore a quello nazionale anche nel 2019,
Sovrappeso 20,4% Obesità 9,4% Obesità grave 2,4%
Sovrappeso
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Nel 2019 i bambini in sovrappeso o obesi sono il 34,4% del totale (1 su 3).
OBESITÀ
I bambini obesi sono il 13,3% compresi i 3,4% gravemente obesi.
SovrappesoObestà
Cattive abitudini alimentari
Le cattive abitudini alimentari,se abbinate a uno stile di vita poco attivo, favoriscono l’aumento di peso. Nel 2019 non vi sono cambiamenti che possano sostenere una riduzione del sovrappeso, salvo una riduzione nel consumo di bevande zuccherate e/o gassate.
Attività
Nel 2019 i bambini non anno migliorato abitudini di vita neanche nel campo del movimento e della sedentarietà, anzi sono diventati anche meno attivi di prima.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2021-2022)
0 Centri SIO
0 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
64,3 % adulti (15-64 anni) 15,4 % giovani (0-14 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMAN ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023 BAMBINI 8-9
di Bolzano
Praticano sport in modo continuativo
BolzanoItalia
Praticano solo qualche attività fisica
BolzanoItalia
Praticano sport in modo saltuario
BolzanoItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
BolzanoItalia
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra provincia si assiste a valori di prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi stabili.
OBESITÀ
Complessivamente il 16,1% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità.
Cattive abitudini alimentari
La sesta raccolta conferma la diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Rispetto agli anni precedenti si osserva una diminuzione della prevalenza di bambini che mangiano cinque porzioni di frutta e verdura al
Attività fisica e sedentarietà
I dati raccolti evidenziano che i bambini della nostra provincia fanno tanto movimento, rispetto alle precedenti rilevazioni
è aumentata la prevalenza di bambini che trascorrono più di due ore al televisore o ai videogiochi/tablet/cejjulare.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
1 Centri SIO
1 Centri SICOB
1 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/
Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
11,7 % giovani (0-14 anni)
61,9 %
adulti (15-64 anni)
% anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,4 % giovani (0-14 anni)
24,0 % anziani (65 anni ed oltre)
AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Piemonte
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Fonte: Indagine "Aspetti della
- Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
PiemonteItalia
Praticano solo qualche attività fisica
PiemonteItalia
Praticano sport in modo saltuario
PiemonteItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
PiemonteItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il sovrappeso e l'obesità in giovane età hanno Implicazioni a breve e lungo termine sulla salute e rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie in età adulta in Piemonte 1 bambino su 4 presenta un eccesso di peso
Obesità grave 2,4 %
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle osservazioni precedenti resta pressoché stabile la quota di bambini sovrappeso.
OBESITÀ
È aumentata di un punto percentuale la prevalenza di obesità. rispetto al 2018. I valori della Regione, per quanto riguarda i bambini in condizione di sovrappeso e obesità, risultano inferiori al dato nazionale.
Cattive abitudini alimentari
La sesta raccolta dati di OKkio alla SALUTE ha messo in luce la grande diffusione fra bambini di abitudini alimentari poco favorevoli ad una crescita armonica e predisponenti all’aumento di peso. Resta rilevante, sebbene i diminuizione, la prevalenza di bambini che fa una merenda eccessivamente abbondante e che non consumaquotidianamente frutta e verdura.
Attività
Il movimento associato ad una corretta alimentazione può aiutare a prevenire il rischio di sovrappeso nei bambini, inoltre, l’attività fisica è un fattore determinante per mantenere o migliorare la salute dell’individuo nel 2019 in Piemonte diminuisce la quota di bambini inattivi ma resta alta la percentuale di bambini che passano più di due ore al giorno davanti a schermi.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
3 Centri SIO 3 Centri SICOB
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/ Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,3 % giovani (0-14 anni)
63,9 %
adulti (15-64 anni)
23,8 % anziani (65 anni ed oltre) Puglia
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anni 2021-2022
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più) (per 100 persone di 3-17 anni)
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,4 % giovani (0-14 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
20,4 %
anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Sovrappeso
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023 BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO
Praticano sport in modo continuativo
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 la prevalenza dell’eccesso ponderale nei bambini della regione Puglia è aumentata rispetto al 2016. Rispetto alla media nazionale la Puglia registra un incremento preoccupante della prevalenza di bambini obesi e con obesità grave.
Sovrappeso 20,4% Obesità 6,9%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019) %
PugliaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
PugliaItalia
Praticano sport in modo saltuario
PugliaItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
PugliaItalia
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 21,6% Obesità 10,3%
Obesità grave 4,8%
SOVRAPPESO
In linea con le precedenti rilevazioni nella nostra Regione si assiste ad una continua leggera flessione della prevalenza di bambini in sovrappeso.
OBESITÀ
La prevalenza dell’obesità è aumentata in modo preoccupante rispetto al 2016.
SovrappesoObestà
Cattive abitudini alimentari
Purtroppo la presenza di bambini che fanno una colazione non adeguata è in costante crescita,mentre la prevalenza di bambini che fanno una merenda abbondante è aumentata rispetto al 2016. Il consumo di frutta e verdura rimane in linea con i dati degli anni scorsi. In costante diminuzione il consumo di bevande gassate o/e zuccherate.
Attività fisica e sedentarietà
L’attività fisica, insieme un’alimentazione qualitativamente equilibrata, è un fattore importante per migliorare la salute dell’individuo riducendo il rischio, a lungo termine,di patologie cronico-degenerative. In Puglia aumentano i bambini che svolgono attività sedentarie in misura maggiore rispetto alla media nazionale
%
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
TV in camera A scuola a piedi o in bicicletta Più di 2 ore al giorno di TV o/o videogiochi/tablet/cellulare
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/
Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
10,4 % giovani (0-14 anni)
63,4 %
adulti (15-64 anni)
26,2 % anziani (65 anni ed oltre) Sardegna
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,6 % adulti (15-64 anni) 12,4 % giovani (0-14 anni)
24,0 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
SardegnaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
SardegnaItalia
Praticano sport in modo saltuario
SardegnaItalia
praticano nè sport nè attività fisica
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 i bambini in sovrappeso sono il17,2% e gli obesi sono il 5,5%, compresi i gravementi obesi che rappresentano lo 0,7%.
Sovrappeso 20,4%
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 17,2% Obesità 5,5% Obesità grave 0,7%
Cattive abitudini alimentari
Attività fisica-Sedentarietà
SardegnaItalia
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
2 Centri SICOB 1 1 1 1 Centri Obesity Day
1 1 Centri SIO
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
13,3 %
giovani (0-14 anni)
63,9 %
adulti (15-64 anni)
22,9 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
12,4 % giovani (0-14 anni)
63,5 % adulti (15-64 anni)
24,0 %
anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023 BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E
Praticano sport in modo continuativo
SiciliaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Il 36,6% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 104.128, di cui obesi 39 83,07.
Praticano sport in modo saltuario Non praticano nè sport nè attività fisica
CONFRONTI CON GLI ANNI PRECEDENTI
SOVRAPPESO E OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella Regione Sicilia si assiste ad una diminuzione della prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi.
Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Sicilia OKkio alla Salute
SovrappesoObestà
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ABITUDINI ALIMENTARI, SICILIA
Nella Regione Sicilia con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso, anche se si osservano dei cambiamenti rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti nell’assunzione di una merenda adeguata a metà mattina e nell’assunzione di bibite zuccherate e/o gassate almeno una volta al giorno. Questo rischio per i bambini può essere limitato grazie alla modifica delle abitudini familiari e tramite il sostegno della scuola ai bambini e alle loro famiglie.
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ATTIVITÀ FISICA, SICILIA
I dati raccolti hanno evidenziato che i bambini della Regione
Sicilia fanno poca attività fisica. Si stima che poco meno di 1 bambino su 3 risulta fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale predisposizione dei bambini all’attività fisica.
REFERENZE FONTI
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione. Anno 2023 (per 100 residenti)
2 Centri SIO
8 Centri SICOB
3 Centri Obesity Day
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www.obesityday.org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita.org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www.sicob.org/03_attivita/centri_accreditati_sicob.aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023 1 3 1 2 2 3 1
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
62,2 %
adulti (15-64 anni) 11,6 % giovani (0-14 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
(65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
ToscanaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - TOSCANA
Sovrappeso e obesità nei bambini
e allungo termine sulla salute rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie in età adulta. Nelle regione Toscana il 5,5% dei bambini è obeso, Il 19,2% sovrappeso, il 73,1% normopeso e l’1% sottopeso. Quasi 3 bambini su 10 presentano un eccesso di peso.
Sovrappeso 20,4% Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 19,2% Obesità 5,5%
Obesità grave 1,1%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra regione si rileva una leggera flessione della prevalenza di bambini in sovrappeso.
OBESITÀ
I valori dell’obesità sono invece sostanzialmente invariati.
Praticano sport in modo saltuario
Non
praticano nè sport nè attività fisica
2 0 08/9 2010 2012 2014 2016 2019 SovrappesoObestà
Cattive abitudini alimentari
Una dieta qualitativamente equilibrata, in termini di bilancio fra i grassi, proteine e glucidi, e la sua giusta distribuzione nell’arco della giornata, contribuisce a produrre e/o a mantenere un corretto stato nutrizionale. Nella nostra Regione con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
in camera A scuola a piedi o in bicicletta
di 2 ore al giorno di TV o/o videogiochi/tablet/cellulare
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2021-2022)
L’attività fisica è un fattore determinante per mantenere o migliorare la salute dell’individuo poiché è grado di ridurre il rischio di molte mallattie cronico-degenerative. Si consiglia che i bambini facciano attività fisica moderata/intensa ogni giorno per almeno 1 ora e che il tempo trascorso in attività sedentarie come guardare la TV/tablet/videogiochi/cellulare non superi le due ore quotidiane, 4 Centri SIO
!
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023. PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
, (per 100 persone di 3 anni e più)
Praticano sport in modo continuativo
Trentino Alto AdigeItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Trentino Alto AdigeItalia
Praticano sport in modo saltuario
Trentino Alto AdigeItalia
praticano nè sport nè attività fisica
: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il 79% delle bambine e bambini trentini è sottonormopeso, il 21% è in accesso ponderare. Sovrappeso e obesità sono inferiori alla media nazionale; la provincia di Trento e la terza regione con valori più bassi. Applicando queste percentuali al totale delle bambine e bambini trentini di 6-11 anni si può stimare che in provincia di Trento ci siano circa 6.800 bambine e bambini sovrappeso,di cui 1.300 obesi
grave 2,4%
Sovrappeso e obesità: trend
Inclusa obesità grave
Attività fisica e sedentarietà
Il 10% delle bambine e bambini non ha svolto attività fisica il giorno precedente indagine. Il 28% trascorre più di 2 ore al giorno davanti a TV videogiochi tablet o cellulare. Il 19% delle bambine e dei bambini ha la TV nella propria camera da letto.Tra le bambine e guarda almeno 2 ore al giorno rispetto a 6% di chi non ha la TV in camera. Il 3,5% dorme meno di nove ore per notte.
Okkio alla salute Anno 2019 abitudini alimentari a rischio
Colazione
5% dei bambini dei bambini non fa colazione tutti i giorni e il 36% non la fa adeguata ossia bilanciata in termini di caarboidrati e proteine.
Merenda
Il 22% consuma una merenda di metà mattina non adeguata. Il 6% delle bambine e dei bambini non fa una merenda di metà mattina
Consumo le bevande gassate
L’11% consuma una o più volte al giorno bibite zuccherate/gassate.
Consumo di frutta e/o verdura
Il 12% delle bambine e dei bambini mangia meno di una volta al giorno frutta e/o verdura.
Consumo di legumi
Il 42% delle bambine e dei bambini consuma i legumi. meno di una volta a settimana.
Snack dolci e salati
Il 43% delle bambine e dei bambini consuma snack dolci più di 3 giorni a settimana e il 6% consuma snack salati più tre giorni a settimana.
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/
Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
1 1 "
1 Centri SIO
1 Centri SICOB
3 Centri Obesity Day 3
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023. PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
61,9 % adulti (15-64 anni) 11.7 % giovani (0-14 anni)
(15-64 anni)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anni 2021-2022
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anni 2021-2022
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo Anni
TrentoItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Praticano sport in modo saltuario
nè sport nè attività fisica
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il 79% delle bambine e bambini trentini è sottonormopeso, il 21% è in accesso ponderare. Sovrappeso e obesità sono inferiori alla media nazionale; la provincia di Trento e la terza regione con valori più bassi. Applicando queste percentuali al totale delle bambine e bambini trentini di 6-11 anni si può stimare che in provincia di Trento ci siano circa 6.800 bambine e bambini sovrappeso,di cui 1.300 obesi
Sovrappeso e obesità: trend
Inclusa obesità grave
Attività fisica e sedentarietà
Il 10% delle bambine e bambini non ha svolto attività fisica il giorno precedente indagine.
Il 28% trascorre più di 2 ore al giorno davanti a TV videogiochi tablet o cellulare.
Il 19% delle bambine e dei bambini ha la TV nella propria camera da letto.Tra le bambine e guarda almeno 2 ore al giorno rispetto a 6% di chi non ha la TV in camera.
Il 3,5% dorme meno di nove ore per notte.
Okkio alla salute Anno 2019 abitudini alimentari a rischio Scuolabus
Colazione 5% dei bambini dei bambini non fa colazione tutti i giorni e il 36% non la fa adeguata ossia bilanciata in termini di caarboidrati e proteine.
Merenda
Il 22% consuma una merenda di metà mattina non adeguata.
Il 6% delle bambine e dei bambini non fa una merenda di metà mattina
Consumo le bevande gassate
L’11% consuma una o più volte al giorno bibite zuccherate/gassate.
Consumo di frutta e/o verdura
Il 12% delle bambine e dei bambini mangia meno di una volta al giorno frutta e/o verdura.
Consumo di legumi
Il 42% delle bambine e dei bambini consuma i legumi. meno di una volta a settimana.
Snack dolci e salati
Il 43% delle bambine e dei bambini consuma snack dolci più di 3 giorni a settimana e il 6% consuma snack salati più tre giorni a settimana.
1 Centri SIO
1 Centri SICOB
3 Centri Obesity Day 3
REFERENZE FONTI
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
REFERENZE FONTI
Stranieri residenti per Regione. Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
Sorveglianza PASSI https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Dati Okkio alla salute https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www.obesityday.org/cosa-facciamo/centri/
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Centri accreditati SIO https://sio-obesita.org/centri-accreditati-sio/
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Centri accreditati SICOB https://www.sicob.org/03_attivita/centri_accreditati_sicob.aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/ Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
11,6 % giovani (0-14 anni) 26,7 % anziani (65 anni ed oltre)
61,6 %
adulti (15-64 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
12,4 % giovani (0-14 anni)
63,5 % adulti (15-64 anni)
24,0 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Praticano
Complessivamente il 30,4% dei bambini presenta un eccesso ponderale. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 14.406, di cui obesi 3.405.
Sovrappeso 20,4% Obesità 6,9% Obesità grave 2,4% Sovrappeso 23,2% Obesità 5,8% Obesità grave 1,4%
SOVRAPPESO E OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra regione si assiste ad una tendenza alla diminuzione della prevalenza di bambini obesi.
Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Umbria OKkio alla Salute
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ABITUDINI ALIMENTARI, UMBRIA
Nella Regione Umbria con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Questo rischio per i bambini può essere limitato grazie alla modifica delle abitudini familiari e tramite il sostegno della scuola ai bambini e alle loro famiglie. Si notano degli ottimi miglioramenti nei trend rispetto all’assunzione di una merenda adeguata e una forte riduzione del consumo di bevande zuccherate.
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ATTIVITÀ FISICA, UMBRIA
I dati raccolti hanno evidenziato che i bambini della Regione Umbria fanno poca attività fisica. Si stima che 1 bambino su 5 risulta fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Appena poco più di 1 bambino su 3 ha un livello di attività fisica raccomandato per la sua età, anche per ragioni legate al recarsi a scuola con mezzi motorizzati, giocare poco all’aperto e non fare sufficienti attività sportive strutturate. Le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale predisposizione dei bambini all’attività fisica.
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
1 Centri SIO
3 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/
Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/
Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
62,9 %
4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni) % PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Sovrappeso e obesità nei bambini
Praticano sport in modo continuativo
Valle D’AostaItalia Valle D’AostaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
Non
Praticano sport in modo saltuario praticano nè sport nè attività fisica
Abitudini alimentari
Nella nostra regione il 4,8% dei bambini non fa colazione ed il 38,8% non la fa qualitativamente corretta. I genitori hanno riferito che solo il 9% dei bambini consuma 5 o più porzioni di frutta e/o verdura al giorno
come suggerito dagli esperti e ben il 15% non consuma quotidianamente questi alimenti.
Riguardo la percezione della madre sulla quantità di alimenti assunti dal proprio figlio/a ben 7 madri di bambini sovrappeso su 10 e 6 madri di bambini obesi su 10 ritengono che il proprio bambino mangi “il giusto”.
Attività fisica e sedentarietà
I bambini della nostra regione fanno poca attività fisica. Si stima che 1 bambino su 5 risulta fisicamente inattivo maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Appena poco più di 1 bambino su 3 ha un livello di attività fisica raccomandato per la età, anche per ragioni legate alle recarsi a scuola con mezzi motorizzati, giocare poco all’aperto e non fare sufficienti attivitàsportive strutturate.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2021-2022)
1 2 AOSTA
0 Centri SIO
1 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/ Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
(0-14 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Praticano sport in modo continuativo
VenetoItalia
Praticano solo qualche attività fisica
VenetoItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
La percentuale dei bambini in sovrappeso in Veneto è di poco inferiore rispetto quella nazionale (20,4%). Questo dato è compensato, tuttavia, dal valore dell’obesità infantile, che nella regione del Veneto è quasi dimezzato rispetto alla prevalenza in Italia (9,4%).
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO E OBESITÀ
La percentuale di bambini in sovrappeso o obesi in Veneto mostra lievi variazioni nel tempo, con una tendenza alla diminuzione.
Inclusa obesità grave
Cattive abitudini alimentari
Nel Veneto si conferma la presenza tra i bambini di abitudini alimentari poco sane che causano l’aumento di peso. In particolare, Il consumo quotidiano di frutta verdura è ancora molto scarso. Inoltre circa 4 bambini su 10 non fanno una colazione adeguata e la maggior parte di loro non assume una merenda adeguata a metà mattina. Nel corso del tempo invece si è dimezzato il numero dei bambini che bevono quotidianamente bibite zuccherate.
Attività fisica e sedentarietà
fisica.Il 15% di loro non ha svolto alcuna attività fisica il giorno prima dell’indagine e solo il 22% si reca a scuola a piedi o troppo tempo a TV, videogiochi, cellulare, tablet e altri device. Nessuna
CENTRI MEDICI E CHIRURGICI, VENETO
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2021-2022)
7 Centri SIO 7 Centri SICOB 7 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
La speranza di vita per il 2023 è una stima provvisoria
ISTAT Aspetti della vita quotidiana – Persone: serie storiche 2012-2023
Stranieri residenti per Regione Anno 2023 (per 100 residenti)
Fonte: Istat, Movimento e calcolo annuale della popolazione straniera residente e struttura per cittadinanza
Sorveglianza PASSI https://www epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso
Dati Okkio alla salute https://www epicentro.iss.it/okkioallasalute/
Centri Obesity Day da https://www obesityday org/cosa-facciamo/centri/ Centri accreditati SIO https://sio-obesita org/centri-accreditati-sio/ Centri accreditati SICOB https://www sicob org/03_attivita/centri_accreditati_sicob aspx
Dati scaricati nel Luglio 2023
D. d’Angela1,2 , C. Carrieri1,2, B. Polistena1,2, F. Spandonaro1,21
1C.R.E.A. Sanità
2Università di Roma Tor Vergata
L’obesità per molti studiosi [1-4], si può considerare l’epidemia globale del 21 secolo [5]; la prevalenza di obesità si è triplicata dal 1975 [1;3;6].
Da un punto d vista economico, i costi dell’obesità sono stati ripetutamente oggetto di analisi, in particolare con studi cosiddetti di Cost of Illness.
La più recente revisione sistematica di tale tipologia di studi [7] ha selezionato e analizzato 19 studi pubblicati dopo il 2016.
Gli studi selezionati sono omogenei per approccio di valutazione, adottando tutti quello basato sulla prevalenza di obesità e utilizzando la metodologia della Population
Attributable Fraction (PAF).
Circa metà degli studi (53%) si riferisce a Paesi ad alto reddito e i restanti a cosiddetti Paesi middle-income. Secondo tali studi, i costi diretti rappresentano una quota compresa nel range 0,7-17,8% della spesa sanitaria totale. In rapporto al PIL I costi dell’obesità sono stimati nel range 0,05-2,42%. Per l’Italia lo studio selezionato [8] stima un costo pari al 0.78% del PIL e al 7,89% della spesa sanitaria.
In termini di possibilità di intervento, per il contrasto dell’obesità rimangono centrali la prevenzione, la terapia farmacologica, la chirurgia bariatrica.
La prevenzione si concentra su modifiche degli stili di vita e, in particolare, dieta, attività fisica e strategie comportamentali per aumentare l’aderenza alle prime due prescrizioni. Di recente si osserva la diffusione di soluzioni legate alle tecnologie digitali, sebbene ancora dotate di insufficiente evidenza [9].
Complessivamente questi interventi sembrano produrre effetti temporanei e riduzioni di peso comunque modeste, inferiori al 10% [5].
Per questa ragione rimangono raccomandate le terapie farmacologiche e la chirurgia bariatrica [5].
Per quanto concerne le prime si tratta di una opportunità estremamente promettente ma ancora poco diffusa; un
recente revisione sistematica [5] ha identificato 53 studi di fase II e III, relativi a 36 nuove molecole anti-obesità o loro combinazioni, con semaglutide unico principio attivo che ha completato la fase III.
Sempre nel 2024, una revisione sistematica [10] relativa a semaglutide ha concluso che può risultare costo-efficace (su dati di mercato del Nord America e Regno Unito) rispetto agli interventi sugli stili di vita e la liraglutide, ma non necessariamente verso la chirurgia.
Ancora nel 2024 il confronto dei costi della chirurgia con quelli dei GLP-1 [11] (in USA), ha portato a concludere che il costo di trattamento con i secondi (farmaci) supera quello degli interventi in 1-1,5 anni.
In attesa dell’accesso al mercato delle nuove molecole, tra le quali si cita la recente autorizzazione in Italia della tirzepatide, la chirurgia rimane quindi una scelta elettiva per l’obesità grave e, da un punto di vista economico, una componente rilevante degli oneri per il contrasto all’obesità.
Ricor so e cost i della chirurgia bariatric a
Le elaborazioni sono state condotte sulle schede di dimissione ospedaliera raccolte dal Ministero della Salute, per gli anni 2012, 2017, 2022.
I database sono stati interrogati estraendo (criteri di inclusione) i ricoveri la cui scheda di dimissione riporta l’esecuzione di uno degli interventi chirurgici elencati nella Tabella 2.1, associata ad una diagnosi principale di obesità grave o diabete elencati nella Tabella 2.2.
Sono stati eliminati (criteri di esclusione) gli interventi su soggetti di età inferiore ai 18 anni e quelli che avessero generato un DRG medico.
Per la valorizzazione dei ricoveri si sono adottate, per tutti gli anni, le tariffe massime di rimborso dei ricoveri ospedalieri in acuzie vigenti (D.MinSan, 18.10.2012). L’attività di chirurgia bariatrica e la sua incidenza Nel 2022, a livello nazionale sono stati eseguiti 25.254 interventi di chirurgia bariatrica di cui il 25,3% su uomini e il 74,7% su donne, con limitata variabilità nelle diverse ripartizioni.
Circa l’80% degli interventi è stato eseguito su persone di età compresa fra 30 e 59 anni (approssimativamente equi-ripartite nelle due fasce (30-44 e 45-59); fa parziale eccezione la ripartizione del Sud e Isole, in cui la quota di tali pazienti si ferma al 76,1%, registrando una maggiore quota di interventi su giovani della fascia 18-29 anni (20,1% vs. valori compresi nel range 11,9-13,0% delle altre ripartizioni) e una minore quota di over 59 (3,8% vs. valori compresi nel range 6,9-8,8% delle altre ripartizioni).
Il massimo numero di interventi si effettua in Lombardia, seguita dalla Campania; il minimo in Valle d’Aosta, seguita dal Molise.
Gli interventi sono aumentati in modo significativo nel decennio considerato. In media dell’11,0% medio annuo (erano 8.872 a livello nazionale nel 2012), con valori, nel Nord e Sud, che risultano omogenei, ed invece inferiori (3,3% medio annuo) nel Centro. In particolare, i tassi medi annui di incremento della chirurgia bariatrica sono stati praticamente doppi nel primo quinquennio considerato; nel Centro si registra una “quasi costanza” del dato nel secondo quinquennio.
Tabella 2 4 Ricoveri con inter vent i di bariatric a Variazioni medie annue 2022/2012
Se si escludono la Valle d’Aosta e il Molise (dove il numero di interventi annui è esiguo), nonché la P.A. di Bolzano e le Marche, si registra un incremento di interventi in tutte le Regioni, che varia fra il +30% medio annuo
circa della P.A. di Trento e della Puglia e il +1-2% medio annuo in Friuli Venezia Giulia, Toscana e Umbria.
L’incremento è lievemente maggiore per gli uomini, ma sostanzialmente omogeneo fra i generi, come anche fra le fasce di età.
Rapportando i ricoveri (per Regione di residenza del paziente) alla popolazione, si evince come i tassi di ospedalizzazione per chirurgia bariatrica siano aumentati nel decennio dell’11,2%, medio annuo, con valori per ripartizione compresi fra il 17,1% del Meridione e il 6,0% del Centro; a livello regionale si passa dal 3,9% dell’Umbria al 21,2% della Sardegna.
La Figura 2.1 riporta i tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti over 18, nell’anno 2022: come si evince dal grafico la variabilità regionale è marcata: a fronte di un tasso medio nazionale di 42,6 interventi per 100.000 ab. 18+ (33,3 nel Nord, 35,6 nel Centro e 58,9 nel Sud), si passa da un tasso massimo dell’86,4 in Campania ad uno minimo dell’8,9 nella P.A. di Bolzano. Dal grafico emerge altresì come non si riscontri una particolare associazione fra incidenza del fenomeno e la sua variazione nel decennio considerato.
Dat i per 10 0 0 0 0 abit ant i di 18+ anni
Malgrado la crescita sostenuta del ricorso alla chirurgia bariatrica, la quota di pazienti eleggibili che vi accede rimane relativamente modesta.
Come si evince dalla Tabella 2.5, i ricoveri per bariatrica assommano a 4,5 ogni 1.000 obesi nel 2022: il dato, pur triplicandosi nel decennio (dal 1,7 per 1.000 del 2012), rimane lontano dalle attese che si attestano sul 15,3 ogni 1.000 obesi gravi (stimati a partire dai dati Istat), come già rilevato in studi precedenti [12]. Le differenze di incidenza rimangono elevate sia a livello di ripartizione geografica (5,5 per 1.000 nel Meridione
verso il 3,7 del Nord), e ancora di più per Regione, dove si passa dai 8,1 della Campania ai 1,2 della P.A. di Bolzano, 1,6 della Basilicata e 1,8 di Marche e Molise.
Le Regioni del Sud a fronte di maggiori tassi di ospedalizzazione e una maggiore incidenza di casi trattati sulla propria popolazione, registrano significativi saldi negativi di mobilità, come peraltro gran parte delle Regioni. Numericamente la casistica si concentra tutta in Lombardia e Emilia Romagna: la prima registra il 110% di rico-
veri effettuati in più dei ricoveri della sua popolazione; la seconda l’85%. Hanno un saldo positivo di mobilità anche P.A. di Trento, Abruzzo e Molise. I saldi negativi maggiori superano il 60% in Liguria, Marche e Molise (70%).
L’impat to organizzat ivo
I ricoveri per chirurgia bariatrica rappresentano l’1,2% dei ricoveri chirurgici effettuati a livello nazionale (1,4% nel Nord, 0,8% nel Centro e 1,4% nel Sud e Isole), con l’incidenza massima in Lombardia (2,1%) e quella minima nella P.A. di Bolzano (0,1%).
In termini di degenza, tali ricoveri impegnano lo 0,2% dell’impegno degli ospedali in termini di degenza a livello nazionale (0,2% nel Nord, 0,1% nel Centro e 0,3% nel Sud e Isole), con l’incidenza massima in Campania (0,5%) e quella minima nella P.A. di Bolzano (0,02%).
La degenza media si è decisamente contratta: da 5,5 a 3,5 giorni in media a livello nazionale, rimanendo più alta nel Sud e Isole (4,2 giornate), dove però la riduzione è stata più netta (2,5 giornate contro le 2 di Centro e Nord).
La degenza media non registra differenze significative né per genere, né per età.
Rimane, invece, rilevante la variabilità a livello regionale, con 2,5 giorni di degenza media nella P.A. di Bolzano e 2,7 in Piemonte, verso 5,1 in Basilicata e 6,1 in Valle d’Aosta.
Le differenze di degenza possono essere attribuite anche alle diverse casistiche trattate.
Si può notare come la casistica sia quasi equamente divisa fra ospedali con meno di 100 posti letto, con 101250 posti letto e con più di 250 (questi ultimi leggermente prevalenti).
Tabella 2 7 Distribuzione dei ricoveri per chirurgia bariatric a per dimensione (post i let to) delle strut t ure di ricovero Valori % - Anno 2022
Se poi si va nel dettaglio degli interventi effettuati nelle singole strutture emerge come si possano rilevare problemi di appropriatezza.
Il 65,0% dei ricoveri per chirurgia bariatrica viene effettuato in strutture che ne fanno meno di 100, il 53,3% in strutture che ne fanno meno di 50 e quasi l 20% in strutture che rimangono sotto i 10 annui.
In termini di ricoveri, se il 59,6% dei ricoveri per chirurgia bariatrica è effettuato in strutture che ne registrano più di 200 annui, il 4,1% è attribuibile a strutture che ne fanno meno di 30 annui e il 16,7% in strutture sotto i 100.
Infine, come si evince dalla Tabella 2.10, possiamo osservare come oltre la metà dei ricoveri per chirurgia bariatrica sia effettuato in strutture private accreditate, con l’eccezione del Centro dove prevalgono le strutture uni-
versitarie; il 21,8% in strutture universitarie e I.R.C.C.S. e il 14,7% in aziende ospedaliere e ospedali a gestione diretta delle ASL.
L’impat to e conomico
Per valutare l’impatto economico si è valorizzata l’attività svolta a livello regionale con le tariffe massime nazionali ex D. Minsan 18.10.2012.
Nell’interpretare i risultati va tenuto conto che le tariffe non vengono aggiornate da più di un decennio e sono inferiori a quelle approvate negli anni ’90: è quindi presumibile che i valori assoluti sottostimino significativamente il costo reale, rendendo preferibile utilizzare valori “relativi”.
Da questo punto di vista possiamo osservare come l’onere per i ricoveri ordinari in acuzie per chirurgia bariatrica sia pari nel 2022 a 145,1 mil., in crescita del 173,3% rispetto agli 53,1 mil. del 2012 (+14,6% medio annuo).
Il valore economico di tali ricoveri è pari allo 0,9% di quello complessivo per i ricoveri ordinari chirurgici in acuzie effettuati a livello nazionale (0,9% nel Nord, 0,7% nel Centro e 1,2% nel Sud e Isole), con l’incidenza mas-
sima in Campania (1,7%) e quella minima nella P.A. di Bolzano (0,1%).
Il valore medio dei ricoveri è pari a 5.745,1 (con limitata variabilità per genere e per età, ed anche geografica); il valore medio dei ricoveri è diminuito del 4,1% nel decennio ( 5.989,3), così che tutto l’incremento è attribuibile alla crescita dei casi trattati.
Rif lessioni f inali
L’obesità rimane uno dei principali problemi di sanità pubblica, con una epidemiologia che la configura come una epidemia mondiale e costi che rappresentano una quota rilevante degli investimenti in Sanità.
Le strategie di contrasto all’obesità sono multifattoriali: comprendendo la prevenzione, la terapia farmacologica e la chirurgia bariatrica.
La prevenzione rimane centrale, sebbene l’efficacia nella riduzione del peso, in letteratura, sia per lo più, ritenuta temporanea e quantitativamente limitata.
Di recente varie soluzioni digitali stanno sviluppandosi a supporto degli interventi sugli stili di vita: sebbene efficaci, risultano ancora dotate di insufficiente evidenza.
Le terapie farmacologiche risultano sempre più efficaci e l’horizon scanning restituisce una fotografia che vede molte molecole in fase avanzata di sviluppo.
Prime evidenze disponibili per Nord America e UK indicano come le nuove terapie farmacologiche possano risultare costo-efficaci rispetto agli interventi sugli stili di vita e i farmaci già da tempo sul mercato, ma non necessariamente verso la chirurgia.
Quest’ultima, su un orizzonte di poco superiore all’anno, risulta meno costosa rispetto alla terapia con GLP-1. In attesa dell’accesso al mercato delle nuove molecole, la chirurgia rimane quindi una scelta elettiva per l’obesità grave e, da un punto di vista economico, una componente rilevante degli oneri per il contrasto all’obesità.
In Italia l’accesso alla chirurgia bariatrica sconta storici ritardi, con una quota di pazienti eleggibili effettivamente trattati che, pur essendosi triplicata nell’ultimo decennio, rimane lontana dagli standard attesi.
L’analisi dell’evoluzione del ricorso alla chirurgia bariatrica in Italia (decennio 2012-2022) permette di osservare una crescita significativa dei ricoveri e degli interventi e una parallela riduzione della degenza media. Un accesso prevalentemente femminile e concentrato nelle classi di età centrali.
I tassi di ospedalizzazione mostrano una grande variabilità regionale.
Si evince altresì che l’attività chirurgica si concentra in pochissime Regioni selezionate. Presenta, inoltre, rischi di inappropriatezza, con una quota rilevante di interventi effettuata in strutture di dimensioni limitate e con casistiche basse o molto-basse.
Il valore medio dei ricoveri si è ridotto nel decennio considerato, ma il significativo aumento dei casi ha portato l’onere a crescere del 173,3% nel periodo 2012-2022, portando l’onere a rappresentare lo 0,9% degli oneri complessivi per l’attività chirurgica a livello nazionale.
In conclusione, in attesa della diffusione delle nuove terapie farmacologiche, la chirurgia sembra confermarsi una soluzione elettiva, per la quale è però richiesta una ulteriore crescita quantitativa, insieme ad una razionalizzazione organizzativa tesa a scongiurare rischi di inappropriatezza e garantire elevati standard di scurezza e qualità.
Si ringrazia il Prof. Nicola Di Lorenzo, Presidente dell’ IFSO-EC (International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders- European Chapter) e Presidente emerito della SICOb (Societa Italiana di Chirurgia dell’Obesita e delle malattie metaboliche) per il contributo scientifico fornito a supporto delle analisi condotte.
Bibliograf ia
1, Blüher M. et al.,(2019), Obesity: global epidemiology and pathogenesis., Nat Rev Endocrinol, 15(5):288-298
2, Chakhtoura M., Mantzoros C.S., (2023)., Advances in physiology, design and development of novel medications changing the landscape of obesity pharmacotherapy. Metabolism, 142
3, Koliaki C. et al., (2023), Update on the Obesity Epidemic: After the Sudden Rise, Is the Upward Trajectory Beginning to Flatten?, Curr Obes Rep.
4, Upadhyay J. et al., (2018), Obesity as a Disease., Med Clin North Am, 102(1):13-33
5, Kokkorakis M., (2024), Emerging Pharmacotherapies for Obesity: A Systematic Review, Pharmrev Fast Forward
6, Lingvay I. et al., (2024), Obesity in adults, Lancet
7, Nagi M.A. et al., (2024), Economic costs of obesity: a systematic review, International Journal of Obesity, 48:33–43
8, d’Errico M. et al., (2022), The economic burden of obesity in Italy: a cost-of-illness study, European Journal of Health Economics, 23:177–92
9, Houser S.H., (2019), Use of Technology in the Management of Obesity: A Literature Review, Perspectives in Health Information Management
10, Asiabar A.S., (2024), European Journal of Clinical Pharmacology, European Journal of Clinical Pharmacology
11, Docimo S., (2024), A cost comparison of GLP1 receptor agonists and bariatric surgery: what is the break even point?, Surgical Endoscopy
12, Osservatorio Parisanità (2018)
Materiale supplement are
Ricoveri per regione di ricovero per chirurgia bariatric a Anni 2012-2022
Giornate di degenza per regione di ricovero per chirurgia bariatric a - Anni 2012-2022
Ricoveri per regione di ricovero per chirurgia bariatric a Anni 2012-2022
I contributi scientifici
Giuseppe Novelli, Giuseppe Calcaterra, Federico Casciani, Sergio Pecorelli, Jawahar L. Mehta Università di Roma Tor Vergata, Università di Palermo, Università di Brescia, Università dell’Arkansas, Fondazione Lorenzini Milano, Federazione Italian di Medicina dello Sport
Biomedicines 2024, 12(9), 1975; https://doi.org/10.3390/biomedicines12091975
Non ci sono dubbi che effettuare regolarmente esercizio fisico porti benefici all’individuo, prolungando l’aspettativa di vita, migliorando la qualità di questa e prevenendo malattie. Rimane però una fondamentale domanda, ovvero: come vengono prodotti questi effetti benefici a livello biologico? Negli ultimi dieci anni la ricerca scientifica ha iniziato a decifrare i processi cellulari e molecolari che vengono attivati nel corpo umano durante l’esercizio, e che in alcuni casi persistono dopo la fine di questo. In particolare, negli ultimi anni, il Consorzio sui trasduttori molecolari dell’attività fisica (Molecular Tansducers of Physical Activity Consortium, MoTrPAC) ha analizzato i profili transcrittomici, proteomici, metabolomici e lipidomici in 18 tessuti solidi su un gruppo di ratti (Rattus norvegicus) esposti ad 8 settimane di allenamento contro resistenza. Con i risultati di questa analisi, il consorzio ha generato una mappa molecolare dell’esercizio, dando un’idea della moltitudine dei complessi trasduttori molecolari che mediano gli effetti dell’attività fisica su vari organi e tessuti.
Alcune di queste molecole bioattive indotte dall’esercizio, chiamate eserchine, sono emerse come mediatori chiave dei benefici associati all’attività fisica. Queste molecole sono rilasciate da vari tessuti in risposta all’esercizio, e giocano un ruolo critico nella promozione del benessere generale e nella regolazione dell’omeostasi metabolica, prevenendo malattie metaboliche. Le eserchine sono state identificate come molecole che influenzano una larga quantità di processi intricati in una varietà di tessuti come quello muscolare, adiposo, il pancreas, il fegato, il sistema cardiovascolare, i reni e le ossa. Molte di queste, come FGF21, IL-6, l’adiponectina, l’irisina, l’apelina e la mionectina, sono state identificate e studiate per il loro potenziale terapeutico nel trattamento di malattie metaboliche e cardiovascolari. Le eserchine promuovono poi il cross-talk tra organi, mediano effetti endocrini che attenuano alcuni aspetti della sindrome metabolica come la steatoepatosi, la disglicemia, la resistenza insulinica, l’eccesso di adipe e l’intolleranza all’esercizio, e svolgono
poi un ruolo critico in vari processi fisiologici, come la crescita del tessuto muscolare, la rigenerazione dei tessuti, ed il miglioramento delle funzioni cognitive. Sono secrete da una varietà di cellule, e agiscono in modo autocrino, paracrino o come regolatori circolanti in risposta all’esercizio, e contribuiscono agli effetti sistemici dell’esercizio. Rimane però la domanda del numero delle eserchine, la loro fonte e la regolazione della loro espressione. Queste possono essere ormoni, metaboliti, peptidi, proteine o acidi nucleici, e questa natura pleiotropica determina la risposta dei vari sistemi fisiologici all’esercizio fisico.
La diversità delle eserchine sottolinea gli intricati meccanismi tramite i quali l’esercizio fisico influenza vari processi fisiologici e fornisce potenziali target per interventi terapeutici nell’ambito delle malattie metaboliche tra le altre. La sensibilità e la risposta all’esercizio variano a seconda dell’ora del giorno e del ritmo circadiano, anche se ad oggi l’orario di esercizio ottimale per sortire l’effetto metabolico desiderato non è completamente definito. È poi riconosciuto che non tutti gli individui rispondono allo stesso modo quando soggetti allo stesso esercizio, ed è pertanto fondamentale portare avanti studi per analizzare la base di queste differenze interpersonali. L’esercizio fisico ha giocato e gioca un ruolo fondamentale nella storia evoluzionaria umana: in passato i cacciatori-raccoglitori più performanti sono riusciti per decine di migliaia di anni ad ottenere cibo, acqua e a proteggersi dai predatori camminando lunghe distanze. Oggi è possibile analizzare centinaia di migliaia di molecole attive biologicamente e correlarle formando un pathway molecolare armonicamente attivato durante l’esercizio. In questo contesto, il DDL 287 firmato dalla Senatrice Daniela Sbrolini, su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, firmato da tutti i partiti del Senato Italiano, appare interessante e pone il nostro Paese all’avanguardia nella prevenzione delle malattie non trasmissibili.
Luca Busetto
Vice-President Southern Region EASO, Università degli Studi di Padova
Paolo Sbraccia
Presidente IBDO Foundation, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata”
Introduzione
La dinamica evolutiva delle organizzazioni richiede, oggi, la capacità di affrontare le sfide e il cambiamento attraverso un processo di informazione ed aggiornamento continuo (life-long learning). La motivazione a tale apprendimento dipende in buona parte dalle modalità con cui esso viene accompagnato. La professionalità di un operatore della Sanità può venire definita da tre caratteristiche fondamentali:
• Il possesso di conoscenze teoriche aggiornate (il sapere);
• Il possesso di abilità tecniche o manuali (il fare);
• Il possesso di capacità comunicative e relazionali (l’essere).
Il rapido e continuo sviluppo della medicina e, in generale, delle conoscenze biomediche, nonché l’accrescersi continuo delle innovazioni sia tecnologiche sia organizzative, rendono sempre più difficile per il singolo operatore della sanità mantenere queste tre caratteristiche al massimo livello: in altre parole mantenersi “aggiornato e competente”.
Da qui il continuo bisogno formativo, che, tuttavia, per essere moderno, al passo con i tempi, efficace ed efficiente, deve dotarsi di strumenti innovativi, di elevato contenuto scientifico e professionale e ad alta qualificazione tecnologica.
La simulazione sta diventando sempre più importante nella formazione sanitaria: sono disponibili molti dati che afferma- no che la simulazione offra un contributo significativo ai metodi tradizionali di formazione medica. La simulazione è ampiamente considerata efficiente dal punto di vista della formazione e allo stesso tempo complementare alle iniziative in favore della sicurezza dei pazienti rilevante nel processo di formazione clinica. L’adozione formale della simulazione nei piani di studio per la formazione sanitaria sta cominciando a farsi strada. Tuttavia, poiché si possa comprendere a fondo il
valore della simulazione, l’opinione prevalente è che i leader e i legislatori responsabili delle riforme nel settore sanitario dovrebbero, sulla base delle indicazioni fornite dai dati disponibili, considerare i vantaggi della simulazione con una visione all’integrazione (dove appropriato) all’interno dei piani formativi nel settore della sanità.
L’errore in medicina I formatori e i fornitori di servizi sanitari, gli amministratori ospedalieri e i politici devono affrontare continuamente sfide significative per ridurre gli errori clinici, migliorare la qualità dell’assistenza ai pazienti e migliorare gli effetti sui pazienti. In termini generali l’assistenza sanitaria moderna è un processo ad alta complessità con numerose variabili dinamiche e pressioni identificate che pongono molteplici sfide alla fornitura di un’assistenza sanitaria continua e con un alto livello qualitativo. Non ultimo da questo punto di vista è il numero sproporzionatamente alto di decisioni che i professionisti della sanità sono chiamati a prendere nel corso del proprio lavoro rispetto a molte altre professioni. Tali decisioni includono la diagnosi iniziale, le opzioni di trattamento, cura, assistenza post-ospedaliera proseguimento della cura e riabilitazione, decisioni cliniche alcune delle quali sono forse banali ma comunque importanti per il paziente mentre altre riguardano questioni di vita o di morte. È stato stimato che ogni anno vengano prese 50 milioni di decisioni cliniche per ciascun milione di persone all’interno del Servizio Sanitario Nazionale nel Regno Unito. Su tale scala non è quindi sorprendente che a volte qualcosa possa andare e vada storto, causando quindi errori nel processo di cura che possono portare a lesioni e situazioni di sofferenza a lungo termine non solo per il paziente ma anche per l’equipe medica coinvolta.
Va ricordato che è necessario accettare che gli errori medici dovuti a fattori umani sono un evento reale e un fenomeno sempre più riconosciuto nell’assistenza sanitaria mondiale. La crescente attenzione internazionale sulla
sicurezza del paziente (98.000 morti all’anno negli Stati uniti in conseguenza di errori medici evitabili) ha dato vita ad un flusso di rapporti internazionali, case study e articoli relativi a situazioni simili in molti sistemi sanitari indipendentemente dalle diversità delle economie nazionali, politiche sanitarie e fondi per la sanità. In media il 70% degli errori medici sono il risultato diretto di ‘fattori umani’. Per quanto questa statistica possa essere convincente in se stessa e rappresentare quindi una ragione sufficiente a fare della sicurezza del paziente una priorità dei servizi sanitari, altre argomentazioni di supporto sono rappresentate dall’elevato numero di procedimenti giudiziari e richieste di indennizzo in molte nazioni.
La Sanità: un settore a rischio elevato e a grandi aspettative
Gli Ospedali, i Servizi di Emergenza, gli Ambulatori dei Medici dell’Assistenza Primaria stanno diventando luoghi di lavoro sempre più complessi e soggetti a forti pressioni con importanti implicazioni per la cura in sicurezza e la gestione clinica del paziente. Alcune delle motivazioni generalmente accettate includono una costante crescita, anno su anno, degli interventi di emergenza contro un calo dei posti letto occupati in ospedale (soprattutto in reparti per patologie acute e di medicina generale). Il conseguente aumentato volume di pazienti malati e le pressioni operative per la dimissione anticipata dei pazienti rappresenta un’ulteriore conferma dell’ambiente nel quale si richiede che i professionisti della sanità operino rispettando costantemente standard condivisi ed esenti da errori. La situazione è probabilmente ancora più complessa in sistemi dove l’assistenza per i casi acuti e di emergenza in orari notturni o festivi viene fornita da medici con minore esperienza o tirocinanti non adeguatamente supervisionati. Ovviamente la natura dell’ambiente sanitario e le sue condizioni sono solo un fattore in gioco nella comprensione e sviluppo degli sforzi introdotti al fine di ridurre gli errori medici. Vi sono molti altri fattori concorrenti coinvolti nel percorso di assistenza al paziente. In relazione al ruolo della formazione medica, una valutazione della letteratura nella formazione universitaria sull’assistenza ai pazienti con patologie acute che ha valutato le conclusioni di 374 articoli ammissibili relativi a questioni di istruzione e formazione, con particolare riferimento agli aspetti clinici dell’assistenza per patologie acute e rianimazione, ha evidenziato che gli studenti universitari e i giovani medici hanno scarsa conoscenza, fiducia in sé stessi e competenza su tutti gli aspetti dell’assistenza nelle patologie acute concludendo che la formazione dei professionisti sanitari nel tratta-
mento di pazienti con patologie acute è di basso livello, aumentando quindi il rischio per il paziente. I miglioramenti nel settore della formazione dovrebbero cominciare a livello universitario per massimizzarne gli effetti, dovrebbero essere integrati con l’istruzione post-universitaria e dovrebbero rafforzare gli attuali sforzi per migliorare la sicurezza dei pazienti.
Innovazione e formazione
William J Mayo nel 1927, scriveva: “Non vi è alcuna scusa oggi perché il chirurgo debba imparare sul paziente”. Il riconoscimento della necessità di metodi di insegnamento più efficaci e sicuri non è una novità ma all’epoca di William Mayo non esisteva alcuna alternativa al sistema di formazione medica riassumibile in libri di testo, visite dei reparti e pratica. La simulazione medica non è certo una conquista nuova ed improvvisa. Nel 1960, il manichino ‘Resusci Anne’ rivoluzionò l’addestramento per rianimazione cardiopolmonare non solo nella sua efficacia nell’insegnamento delle tecniche ma anche nell’ambizioso obiettivo di insegnare questa tecnica salvavita a milioni di persone in tutto il mondo. Tuttavia, la simulazione medica nel contesto dei piani di studio per operatori sanitari è ancora agli albori e dove esiste è dovuta in larga misura ad una minoranza di individui e gruppi professionali che hanno dedicato tempo e risorse ad esplorarne i metodi e i benefici. Sull’onda dell’attuale incremento della consapevolezza sugli errori medici sembra, ormai, inappropriato effettuare procedure e gestire eventi clinici per la prima volta su un paziente. È interessante notare che settori non medici che da tempo adottano sistemi di addestramento con simulatori come l’aviazione, la produzione di energia nucleare e l’esercito (settori che hanno in comune con la sanità un rischio intrinseco) vengono largamente considerate organizzazioni improntate sulla sicurezza con un’elevata affidabilità, con sistemi integrati di salvaguardia e un tasso di fallimento molto basso.
Innovazione e formazione sono le due parole chiave sulle quali si fonderanno i programmi professionali del prossimo decennio, soprattutto in una materia ad alta specializzazione e in progressiva rapida evoluzione, come le varie professioni in Sanità.
Pertanto, tra le metodologie innovative tecnologicamente evolute e ad alto impatto, si annoverano le moderne tecniche didattiche basate sui sistemi di simulazione. La simulazione è un sistema di “training” totalmente interattivo basato sull’uso di mezzi formativi ed educazionali innovativi, inseriti nel contesto di uno scenario clinico assolutamente realistico, il cui obiettivo
è quello di effettuare un training al personale sanitario di ogni disciplina e livello per accrescere la sicurezza dei pazienti. Il sistema prevede l’uso di simulatori provvisti di caratteristiche anatomiche altamente realistiche. Alcune caratteristiche, ad esempio, di manichini di ultima generazione sono la conformazione delle vie aeree superiori, la capacità di parlare e ammiccare, le pupille reattive, i rumori cardiaci e respiratori udibili con il fonendoscopio, i polmoni ventilabili in maniera selettiva, i polsi periferici palpabili, la capacità di effettuare manovre invasive, la capacità di simulare indagini diagnostiche o procedure di radiologia interventistica. Particolari e complessi software conferiscono al simulatore la proprietà di essere programmato con una varietà di profili integrati fisiologici, farmacologici e fisiopatologici con il vantaggio di poter mimare, in tempo reale, risposte adeguate agli interventi terapeutici effettuati, tecnici e/o farmacologici. La simulazione facilita dunque l’insegnamento e l’esercitazione per quegli aspetti della terapia clinica che sono difficili e potenzialmente pericolosi da insegnare in altro modo. Scopo della simulazione è di aiutare a sviluppare le capacità dei singoli operatori sanitari nella gestione pratica e nell’azione di gruppo, migliorando così le condizioni di sicurezza dei pazienti. Essa è particolarmente utile in Anestesia, Terapia Intensiva, Medicina d’Emergenza, Traumatologia, Cardiologia e in ambito respiratorio adulto e pediatrico: è una metodica utile soprattutto nella fase acuta. Anche nel campo della gestione della cronicità non mancano opportunità didattiche di straordinario impatto realistico. Attori opportunamente addestrati al role-play sono dotati di microchips su indumenti in grado di riprodurre un esame obiettivo ascoltatorio simulato e altri strumenti consentono la palpazione superficiale e profonda dell’addome o l’analisi del fondo dell’occhio o del condotto uditivo esterno utilizzando otooftalmoscopi reali. Altre manovre indicate nell’assistenza domiciliare, come cateterismi vescicali, apposizioni di sondino nasogastrico, incannulamento di una vena sono effettuati grazie a modelli anatomici ad alta fedeltà, così come l’esplorazione rettale o l’apposizione di punti di sutura su ferite semplici o complicate. Infine, la vasta area dell’ecografia vede nei dispositivi di simulazione ecografici un campo di applicazione infinito, per l’addestramento ad utilizzare questa metodica diagnostica non invasiva e sicura nei vari organi ed apparati del corpo umano
.I vantaggi della simulazione
Nonostante ci sia ancora una richiesta di migliorare la ricerca in questo settore, l’attuale volume di dati disponi-
bili è considerato sufficientemente consistente e i principali vantaggi della simulazione sono in generale riconosciuti.
Ef fet t uare procedure cliniche in ambient i realist ici I simulatori di pazienti consentono di ottenere molto di più di una semplice acquisizione di tecniche procedurali. Inserite in un ambiente simulato che riflette i fattori esterni e le pressioni che costituiscono il vero ambiente di lavoro, (che a sua volta può compromettere negativamente la qualità della prestazione) tali procedure oggi possono essere praticate e perfezionate nel mondo reale. Questa opportunità consente ai medici di essere preparati più adeguata- mente e in grado di offrire un’assistenza di qualità superiore fin dall’inizio della propria carriera piuttosto che aspettare che l’esperienza si costruisca sul campo.
Addestramento di gruppo, da un Gruppo di Esperti a un Gruppo Esperto Fino ad oggi non era previsto un addestramento specifico per valutare l’efficacia del gruppo. Non è scontato che riunire un’equipe di esperti sia sufficiente a garantire una prestazione di gruppo di buona qualità. La simulazione affronta questi requisiti della formazione in un modo che risulta impossibile per altre metodologie di addestramento. Eventi rari ma critici con una forte pressione temporale possono essere ricreati in una procedura di simulazione in modo da stabilire specifici protocolli e identificare i problemi di comunicazione e migliorarli. Nei casi di risultati negativi sui pazienti tali casi possono essere inseriti in uno scenario simulato, riesaminati, valutati e inclusi in un programma di esercitazione per un miglioramento continuo.
Cogliere le variazioni cliniche
La simulazione medica è in grado di cogliere o rappresentare un’ampia gamma di problemi dei pazienti in modo più immediato per il discente piuttosto che dovere aspettare la situazione reale. Tali simulazioni offrono la possibilità di vedere e fare esperienza su problemi rari o che implicano rischio di morte, con una frequenza bassa ma un’elevata posta in gioco. Il vantaggio per l’Istruttore è rappresentato dal fatto che l’addestramento può essere di ampia portata e introdotto in modo controllato.
Apprendimento personalizzato
L’opportunità per chi sta imparando di avere esperienze educative riproducibili e standardizzate nelle quali partecipare attivamente e non come osservatore passivo, è
una qualità importante delle simulazioni mediche ad alta fedeltà. Le esperienze di apprendimento possono essere profonde e possono essere inoltre adattate alle necessità uniche di apprendimento di ciascun individuo. Suddividendo complesse attività cliniche in piccoli componenti, l’acquisizione delle competenze può essere sviluppata e perfezionata al passo del discente. In questo modo e grazie alla disponibilità della simulazione, i partecipanti possono assumersi la responsabilità dei propri progressi educativi all’interno del piano di studi.
Un ambiente clinico controllato
In un ambiente simulato controllato gli studenti hanno la possibilità di fare e correggere i propri errori clinici senza nessuna conseguenza negativa, mentre gli istruttori possono dare tutta la propria attenzione agli studenti senza doversi preoccupare dei pazienti.
L’apprendimento ripet it ivo
Una caratteristica fondamentale della simulazione ad alta fedeltà è l’opportunità per gli studenti di lavorare sul campo e fare una costante pratica per il miglioramento delle proprie capacità. La ripetizione delle competenze in sessioni pratiche offre agli studenti l’opportunità di correggere gli errori, perfezionare la propria prestazione e rende la dimostrazione delle competenze più automatica e coerente. I risultati della pratica ripetitiva comprendono l’acquisizione delle competenze in periodi più brevi rispetto all’esposizione al lavoro di routine e ad un trasferimento delle competenze dall’ambiente simulato all’assistenza reale al paziente.
Alcuni esempi pratici
I decessi delle puerpere del Northwick Park Hospital di Londra
L’osservazione di un inaspettato aumento della mortalità di 10 Puerpere, decedute per cause legate al parto o al post partum (entro 42 giorni dal parto), in un Ospedale londinese, ha dato vita ad una Commissione d’inchiesta che ha preso in considerazione alcuni indicatori, non tanto di tipo clinico, quanto di tipo organizzativo per spiegare e di conseguenza porre rimedio a questa anomala situazione. Il rapporto finale della Commissione evidenziava, all’interno del team delle cure ostetrico-ginecologiche, una sostanziale mancanza di leadership, una scarsa comunicazione all’interno dello staff e una mancanza di consapevolezza della sicurezza delle pazienti, che si rifletteva sulla qualità delle cure erogate. A dispetto delle buone intenzioni dichiarate lo staff dimostrava di lavorare in un ambiente poco motivato
culturalmente e professionalmente, con conseguenze prevedibili sui processi di gestione e sui livelli di assistenza.
L’ospedale pertanto assunse dei provvedimenti sostanziali atti a ridurre il rischio di mortalità evidenziato. Tali provvedimenti includevano l’assunzione di nuovo personale medico e non medico specializzato in ostetricia, aumentando sensibilmente le ore di consulenza e soprattutto il dedicare un congruo numero di ore alla formazione non solo specifica ma anche di tipo relazionale, per migliorare la comunicazione fra le varie figure professionali e quella fra medico e paziente e fra ostetrica e paziente. L’adozione poi di strumenti pratici come la diffusione di linee guida di buona pratica ostetrica e checklist nella sale di degenza, completava il processo di miglioramento dell’assistenza e della riduzione del rischio.
Gli incident i durante le procedure trasfusionali Un campo tipico dove distrazione, superficialità di approccio, difficoltà di gestione di carichi di lavoro e tensione della fase di emergenza possono indurre errori spesso fatali è quello dell’erogazione di trasfusioni di sangue o emoderivati. Il ricreare situazioni stressanti o emotivamente coinvolgenti nelle quali sperimentare procedure operative che aumentino i livelli di sicurezza nell’erogazione di emotrasfusioni, costituisce elemento di notevole appropriatezza in questa delicatissima fase del processo di cura per un paziente critico.
L’errore nel fare, ma anche l’errore nel non fare: l’esempio della decisone di somministrare la terapia trombolitica nell’ictus acuto
L’ictus ischemico acuto e le emorragie cerebrali rappresentano un’emergenza medica la cui gestione ottimale implica la coordina- zione fluida di differenti competenze chiamate ad agire in sinergia e nel rispetto delle priorità, con l’obiettivo di garantire non sol- tanto la sicurezza del paziente ma anche di porre indicazione ed effettuare l’intervento terapeutico più appropriato con le modalità adeguate e nei tempi, talora molto ristretti, idonei ad esso. Nel caso della malattia cerebrovascolare, infatti, non soltanto la sicurezza del paziente, ma anche la prognosi del paziente in termini di outcome funzionale ed eventuale invalidità residua dipende dal coordinamento e dalla competenza delle figure professionali che intervengono nelle diverse situazioni. La malattia cerebrovascolare rappresenta il contesto ideale di combinazione tra conoscenza, intesa quale sintesi di esperienza clinica ed aggiornamento continuo sulle possibilità terapeutiche
in evoluzione ed i relativi dati di letteratura e trasferimento della stessa nell’azione. La simulazione agisce sapientemente proprio nello spazio tra conoscenza ed azione, consentendo l’analisi costruttiva dei possibili errori sia di trasferimento dell’una componente all’altra in re- lazione a variabili individuali e di sistema di comunicazione in generale e lavoro di team. La simulazione offre inoltre l’opportunità unica di misurarsi con dinamiche di team working, consentendo l’identificazione e la successiva correzione di possibili “disfunzioni” legate alla comunicazione. L’opportunità formativa derivata dalla combinazione di entrambe queste componenti, tecnica e comportamentale/metodologica, tradotta nella pratica clinica risulta nella minimizzazione degli errori legati alla gestione dell’emergenza cerebrovascolare e di garantire in misura massimale la sicurezza del paziente nel rispetto delle appropriate decisioni terapeutiche.
Conclusioni
La ricchezza di dati a sostegno degli aspetti positivi della simulazione in campo sanitario è in crescita, tuttavia, la sua disponibilità per tutto il personale sanitario rimane ancora frammentaria e dipendente dalla natura sperimentale di Società Scientifiche, Università, Ospedali, ASL, Regioni, Industria Privata. Nonostante questo, i progressi nella simulazione per la formazione del personale sanitario continuano a penetrare (anche se a livelli e velocità diverse) all’interno delle organizzazioni sanitarie. Acquistare gli strumenti è facile, ma oggi vi è la necessità che gli enti responsabili della creazione dei piani di studio per la formazione sanitaria e l’assistenza ai pazienti stabiliscano dove e come applicare al meglio la simulazione in modo più integrato per sostenere i medici e altre figure professionali nei loro sforzi per aiutare i propri pazienti. Si può certamente imparare da altri settori ad alto rischio che hanno già incorporato sistematicamente la simulazione nei propri processi formativi ma nessun settore è uguale all’altro. La pratica medica è imprevedibile e può porre importanti sfide anche al personale con maggiore esperienza. Pertanto, è fondamentale che gli organi di controllo, i consulenti clinici e altri leader nella riforma del settore sanitario, considerino la simulazione come uno strumento per aggiornare la formazione medi- ca e affrontare le responsabilità relative alla fornitura di servizi sanitari. Considerando gli Stati Uniti come esempio si può notare che l’approccio stia cambiando. La Food and Drug Administration, l’American College of Surgeons, l’American Council for Graduate Medical Education e l’American Board of Anesthesiologists richiedono alcuni aspetti di addestramento simulato per svariate delle proprie qualificazioni.
Obesità: nuovo allert anche in italia: sempre più pazienti complessi ed obesi: necessità di addestrare i nostri medici: arriva per la prima volta il Simulatore Bariatrico R42 L’obesità è una malattia cronica risultante dalla complessa interazione tra ambiente, stile di vita, e alterazioni metaboliche geneticamente determinate e solo parzialmente controllabili dalla volontà.
L’eccesso ponderale ha rilevanti ripercussioni sulla qualità della vita (QoL) del paziente, sia dal punto vista psicologico (aumento prevalenza di depressione ed ansia) sia di possibile riduzione dell’autonomia (aumento prevalenza dell’artrosi e della stanchezza).
L’obesità è, inoltre, associata a comorbilità/complicanze che incidono sfavorevolmente sull’aspettativa di vita: diabete mellito tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipidemia, gotta, sindrome delle apnee notturne (OSAS) e aumento del rischio cardio-vascolare (stroke, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco), oncologico ed infettivo.
L’obesità è quindi tra le principali cause di morte e disabilità nella regione Europea, causando più di 1.2 milioni di decessi per anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale.
La prevalenza dell’obesità in Italia è in costante aumento e rappresenta una vera emergenza sociale in tutti i Paesi sviluppati. Negli adulti nella regione Europea essa è più alta che in qualsiasi altra regione dell'OMS, fatta eccezione per le Americhe. La situazione è in costante peggioramento in quasi tutti i paesi Europei. La previsione è che nel 2035 il 40% della popolazione mondiale sarà affetta da obesità.
I dati provenienti dal sito di sorveglianza PASSI del Ministero della Salute evidenziano una prevalenza dei soggetti in sovrappeso del 33% e quelli con obesità del 10%, anche se per questa ultima stima è presente un’ampia variabilità Regionale con un range che va dal 13% della Campania al 5% e 2% rispettivamente della Provincia autonoma di Bolzano e della Valle d’Aosta. In Italia la percentuale di popolazione in eccesso ponderale cresce all’aumentare dell’età e, in particolare, il sovrappeso passa dal 14% della fascia di età 18-24 anni al 46% tra i 65-74 anni, mentre l’obesità passa, dal 2,3% al 15,3% per le stesse fasce di età. Inoltre, la condizione di eccesso ponderale è più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne (sovrappeso: 44% vs 27,3%; obesità: 10,8% vs 9%).
Stando alle attuali stime di prevalenza dell’obesità, ogni MMG avrà in carico, tra i suoi pazienti circa 500 pazienti in sovrappeso e 150 pazienti con obesità; quindi, i pazienti con obesità rappresentano un importante carico di lavoro.
È necessario inquadrare il paziente con obesità (classe di obesità e gravità della malattia secondo EOSS (Edmonton Obesity Staging System) sia per stabilire in quale set-
ting gestire il paziente, sia per il tipo di trattamento (stile di vita, farmaci, chirurgia bariatrica, riabilitazione).
Gli approfondimenti diagnostici necessari nell’approccio al paziente con obesità hanno essenzialmente lo scopo di riconoscere le patologie strettamente collegate all’obesità e di riconoscere le poche patologie endrocrinologiche che potrebbero essere alla base di una obesità secondaria.
Il medico ha il compito di affrontare un iter diagnostico e terapeutico convincente ed efficace. Il primo passo consiste nell’evitamento di ogni tipo di stigmatizzazione delle problematiche legate al peso corporeo tra le quali il medico deve muoversi sempre con grande delicatezza. Il riconoscimento delle comorbilità del paziente con obesità è un momento essenziale per il trattamento di queste, tenendo presente che la perdita di peso è essa stessa terapia delle comorbilità ed il beneficio atteso è rilevante nella maggior parte di casi anche con un calo ponderale del 5-10% del peso corporeo. Contemporaneamente il medico deve stabilire con il paziente obiettivi reali e possibili cambi dello stile di vita, rivalutando periodicamente gli obiettivi raggiunti e evidenziando la necessitò di un invio a centro specialistico nel caso di gravi disturbi alimentari, dove si evidenzi una complessa eziologia, in caso di gravi comorbilità o qualora si ripetano numerosi insuccessi terapeutici.
Per tutte queste ragioni è essenziale coinvolgere nel team di cure anche il in progetti formativi che migliorino le competenze cliniche e gestionali in tema di obesità, con un approccio multidisciplinare e personalizzato, che include:
- Modifiche dello Stile di Vita
- Supporto Psicologico
- Farmacoterapia
- Chirurgia Bariatrica
Negli ultimi anni, grazie allo straordinario progresso tecnologico, sono emersi sistemi sempre più complessi, all'avanguardia e con un elevato grado di realismo, che hanno reso la simulazione una componente essenziale e integrata nei percorsi formativi accademici. Alla base di questo fenomeno vi è una crescente e chiara evidenza scientifica che sottolinea in modo oggettivo e quantitativo l'efficacia di tale approccio educativo, che nelle sue molteplici forme e implementazioni si dimostra maturo nel soddisfare le esigenze formative del personale clinico-sanitario.
Tuttavia, osservando con maggiore attenzione l'offerta del mercato in merito ai sistemi di simulazione ad alta fedeltà, emerge una consapevolezza crescente del bias intrinseco legato alla standardizzazione dei manichini in
termini di etnia, tipologie corporee ed età. Tali aspetti rappresentano un limite oggettivo nel promuovere una formazione inclusiva, introducendo un'“area grigia” nell'apprendimento di competenze tecnico-gestionali per la cura di una parte significativa della popolazione. Alcune aziende nello sviluppo di soluzioni per la simulazione hanno iniziato a recepire queste necessità, proponendo soluzioni che si collocano in questo framework. Accurate, un’importane azienda italiana, con l'obiettivo di mantenere una posizione di avanguardia nell'offerta di soluzioni innovative per la formazione, ha stretto una collaborazione strategica con Simulation Collective, portando in esclusiva sul territorio italiano il primo simulatore bariatrico rendendolo inoltre compatibile con i sistemi di simulazione multiparametrici di Accurate.
La simulazione ad alta fedeltà, come quella offerta dal manichino R42, rappresenta un valido strumento per addestrare il personale clinico a gestire le complessità legate a questa patologia.
Il manichino R42 di Simulation Collective è progettato specificamente per affrontare le sfide della gestione clinica dei pazienti con obesità simulatore riproduce fedelmente le caratteristiche fisiologiche di un paziente con obesità severa con una conformazione corporea che riflette le sfide reali associate alla gestione di tali pazienti. Questo include un'accurata rappresentazione dei tessuti adiposi, che influisce sul posizionamento e sulla mobilizzazione del paziente, nonché sulla difficoltà nell'accesso venoso e nell'esecuzione di altre procedure mediche. Queste caratteristiche consentono agli operatori sanitari di esercitarsi nella gestione delle vie aeree difficili, nella ventilazione meccanica e nel monitoraggio emodinamico, migliorando la loro capacità di intervenire efficacemente in situazioni critiche. L'introduzione del simulatore R42 nel portfolio di strumenti per la formazione di Accurate e Vits rappresenta un passo avanti significativo nella formazione sanitaria in Italia, in particolare nel contesto dell'inclusività e della rappresentazione delle diverse tipologie di pazienti. Il manichino R42 non solo migliora le competenze tecniche degli operatori sanitari, ma sensibilizza anche sull'importanza di un approccio empatico e personalizzato nella cura dei pazienti con obesità.
Accurate e Vits, dimostrano il loro impegno nel promuovere l'innovazione e l'inclusività nella formazione sanitaria, posizionandosi come leaders nel fornire soluzioni all'avanguardia che rispondono alle emergenti esigenze cliniche e promuovono un cambiamento culturale fondamentale nel settore.
R AZIONALE DI UT ILIZZO DEL SIMUL ATORE
DI PAZIENTE CON OBESI TÀ
Il simulatore di paziente con obesità ha un ruolo fondamentale nel contesto della formazione medica e sanitaria. Ecco alcune ragioni principali:
1. **Realismo clinico e preparazione pratica**
La gestione di pazienti con obesità presenta sfide particolari, come la difficoltà nell'eseguire manovre diagnostiche e terapeutiche (ad esempio, la ventilazione, l'intubazione o la misurazione della pressione arteriosa). Utilizzare il simulatore di un paziente con obesità consente ai medici e al personale sanitario di sperimentare queste difficoltà in un ambiente controllato e sicuro, permettendo loro di acquisire competenze pratiche essenziali.
2. **Rischi anestetici e procedure chirurgiche**
I pazienti con obesità spesso presentano rischi più elevati durante interventi chirurgici o procedure che richiedono l'anestesia. Le vie respiratorie possono essere più difficili da gestire e ci possono essere problemi con il dosaggio di farmaci. La simulazione permette di allenarsi
su questi scenari per migliorare la gestione dell’anestesia e delle procedure chirurgiche complesse.
3. **Gestione delle complicazioni mediche specifiche**
L'obesità è spesso associata a condizioni mediche come diabete, ipertensione, apnee notturne, malattie cardiovascolari e problemi respiratori. I simulatori di paziente con obesità consentono di riprodurre queste situazioni e insegnano ai medici come gestirle in modo appropriato.
4. **Ergonomia e tecnica del soccorso**
Il sollevamento e il trasporto di un paziente con obesità può essere molto più complesso rispetto a un paziente normopeso. La simulazione permette al personale sanitario di apprendere tecniche ergonomiche corrette per evitare infortuni e garantire la sicurezza del paziente.
5. **Empatia e sensibilizzazione**
Simulare scenari con pazienti con obesità contribuisce anche a sensibilizzare gli operatori sanitari verso i bisogni psicologici e fisici di questa categoria di pazienti, riducendo la possibilità di pregiudizi e migliorando la qualità dell’assistenza.
6. **Formazione al team work**
Le emergenze con pazienti con obesità possono richiedere una maggiore coordinazione tra membri del team sanitario. La simulazione di questi scenari aiuta i team a lavorare meglio insieme, migliorando la comunicazione e la risposta in situazioni critiche.
In sintesi, le simulazioni con il nuovo paziente con obesità migliora le competenze tecniche, la sensibilità e la preparazione degli operatori sanitari nel gestire situazioni complesse, aumentando la qualità dell'assistenza e la sicurezza del paziente.
Vincenzo Atella1,2*, Federico Belotti1,2, Claudio Cricelli3, Matilde Giaccherini2, Gerardo Medea3, Antonio Nicolucci5, Andrea Piano Mortari1,2,6 e Paolo Sbraccia4
1 Dipartimento di Economia e Finanza, Università di Roma Tor Vergata, Roma, 2 CEIS Tor Vergata, Università di Roma Tor Vergata, Roma, 3 Società Italiana di Medicina Generale, Firenze, Italia, 4 Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università di Roma Tor Vergata, Roma, 5 CORESEARCH, Pescara, 6 Dipartimento di Programmazione, Ministero della Salute, Roma
Introduzione
La crescente prevalenza di sovrappeso e obesità è motivo di grave preoccupazione a livello mondiale e il fenomeno sta assumendo sempre più i connotati di una pandemia globale, essendo quasi triplicato dal 1975. Dal 1980, la prevalenza dell’obesità, definita come un indice di massa corporea (BMI) maggiore o pari a 30 kg/m2, è raddoppiata in più di 70 paesi ed è aumentata continuamente in molti altri [1]. Secondo l’OMS, nel 2016, più di 1,9 miliardi di persone dai 18 anni in su erano in sovrappeso [2]. Di questi, oltre 650 milioni presentavano obesità. Inoltre, 39 milioni di bambini sotto i 5 anni erano in sovrappeso o affetti da obesità nel 2020 e oltre 340 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni erano in sovrappeso o affetti da obesità nel 2016. La maggior parte della popolazione mondiale vive in paesi nei quali il sovrappeso (BMI 25-29,9 kg/m2) e l’obesità sono associati a una maggiore mortalità rispetto al sottopeso. La World Obesity Federation ha previsto che entro il 2030 circa 1 donna su 5 e 1 uomo su 7 vivranno con l’obesità, per un totale di oltre 1 miliardo di persone a livello globale (erano 511 milioni nel 2010) [3]. A livello globale, nel 2019 più di 160 milioni di anni in buona salute persi sono stati dovuti a un BMI elevato e si prevede che questa cifra aumenterà ogni anno che passa [4]. Si tratta di oltre il 20% di tutti gli anni di vita in buona salute persi a causa di malattie croniche prevenibili. Poiché l’obesità è prevenibile e rappresenta un importante fattore di rischio per molte condizioni croniche, è necessario gestire un BMI elevato per ridurre le malattie croniche associate [5]. Un indice di massa corporea elevato causa 4 milioni di decessi a livello globale in un anno, quasi il 40% dei quali si è verificato in persone non obese (BMI < 30 kg/m2). Più di due terzi dei decessi correlati al BMI elevato erano dovuti a malattie cardiovascolari [1].
L’eccesso di peso è responsabile di un elevato onere cli-
nico, sociale ed economico legato alle numerose malattie non trasmissibili associate al sovrappeso e all’obesità, tra cui diabete, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie, alcuni tipi di cancro, malattie osteoarticolari e depressione [6]. L’eccesso di peso è anche correlato con un maggiore utilizzo dei servizi sanitari, che porta a maggiori costi medici diretti, specialmente per i pazienti con obesità grave [7].
Il maggiore utilizzo dei servizi sanitari da parte dei pazienti con peso corporeo in eccesso è causato principalmente dalle comorbidità, responsabili di un più frequente ricorso alle cure primarie e visite specialistiche ambulatoriali, più frequenti ricoveri e interventi chirurgici e maggiore utilizzo dei servizi diagnostici e di assistenza sanitaria a domicilio [8-10]. Le persone con obesità ricevono anche 2,4 volte più prescrizioni rispetto alle persone con un peso normale [8].
Secondo le stime dell’OCSE, in media l’8,4% della spesa sanitaria totale è destinata alla cura delle malattie causate dall’obesità [11]. Nei paesi dell’UE28, il costo medio annuo pro capite attribuibile al sovrappeso è pari a 195,4 dollari, pari all’8,0% della spesa sanitaria totale, mentre in Italia il costo pro capite è pari a 234 dollari, pari al 9,0% del totale. L’eccesso di peso corporeo è responsabile, in media, del 70% di tutti i costi di trattamento per il diabete, del 23% dei costi di trattamento per le malattie cardiovascolari e del 9% per i tumori [11]. Gli ultimi dati della World Obesity Federation stimano che il costo medico globale per il trattamento delle malattie legate all’obesità raggiungerà 1,2 trilioni di dollari all’anno entro il 2025 [3]. Pertanto, la promozione di iniziative per affrontare l’obesità rimane un importante obiettivo politico.
In un ampio studio basato sulla popolazione nelle cure primarie in Italia, abbiamo precedentemente dimostrato che l’interazione tra l’eccesso di peso e le alterazioni del
metabolismo del glucosio aumenta la probabilità di altre condizioni croniche [12]. Il presente studio mira a valutare la spesa sanitaria ambulatoriale associata a diversi gradi di sovrappeso nella stessa popolazione e l’impatto dell’interazione tra obesità e alterazioni del metabolismo del glucosio sulla spesa sanitaria.
Metodi
Lo studio si basa sui dati dell’Health Search/IQVIA Health LPD Longitudinal Patient Database (HS), un registro italiano di medicina generale, contenente i dati delle cartelle cliniche elettroniche (ECR) di assistiti di età pari o superiore a 14 anni registrati presso un gruppo di 900 medici di medicina generale (MMG) distribuiti in tutte le regioni italiane.
I MMG accettano volontariamente di raccogliere dati clinici e frequentare corsi di formazione per l’inserimento dei dati [13]. Inoltre, per essere presi in considerazione per la partecipazione a studi epidemiologici, tutti i medici reclutati devono soddisfare criteri di qualità relativi ai livelli di codifica, alla prevalenza di malattie note, ai tassi di mortalità e agli anni di attività di registrazione [13]. Il database è conforme alle linee guida dell’Unione Europea sull’utilizzo dei dati medici per la ricerca ed è stato precedentemente dimostrato essere una valida fonte di dati per la ricerca scientifica [14].
Per garantire la qualità dei dati e l’attendibilità dei risultati, sono stati considerati solo i pazienti ancora in vita che non avevano revocato il medico di base. Una caratteristica chiave del database HS è che include tutti i soggetti registrati negli elenchi dei MMG, evitando così bias di selezione basati sullo stato di salute. È da notare che l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) utilizza questi dati per integrare le informazioni raccolte con l’indagine sanitaria nazionale annuale [15]; inoltre, dal 2004 l’Agenzia Italiana del Farmaco utilizza abitualmente la banca dati HS come fonte per il Rapporto Nazionale sull’Uso di Sostanze in Italia [16, 17]. Inoltre, i ricercatori hanno osservato “un alto grado di sovrapposizione tra la popolazione rappresentata nel database HS e quanto riportato dall’ISTAT” [18].
Il database contiene i dati anagrafici dell’assistito (età, sesso, provincia di residenza) collegati tramite un codice individuale crittografato con i dati clinici (diagnosi, esami prescritti e risultati degli esami), informazioni sulla prescrizione del farmaco (nome del farmaco, data della prescrizione compilata, e il numero di giorni di fornitura), i ricoveri ospedalieri autodichiarati e la data del decesso. Nel 2018, ultimo campione disponibile in nostro possesso, il campione originario conteneva 1.006.920 indi-
vidui. Per il nostro studio, abbiamo selezionato persone di età compresa tra 18 e 95 anni, portando così a un campione di 991.920 individui. Infine, abbiamo scartato i valori anomali e le registrazioni errate dei valori dei test diagnostici (valori negativi o non plausibili). Questo processo di selezione ha prodotto un campione finale di 991.917 individui.
La popolazione in studio è stata classificata in base ai livelli di BMI (espressi in kg/m2) nei seguenti gruppi: peso normale (BMI tra 18,5 e 24,99), sovrappeso (BMI tra 25 e 29,99), obesità classe 1 (BMI tra 30 e 34,99), obesità classe 2 (BMI tra 35 e 39,99), obesità classe 3 (BMI 40).
La popolazione è stata inoltre classificata in base allo stato del metabolismo del glucosio in tre classi: normale tolleranza al glucosio (NGT; nessuna diagnosi di diabete mellito nel periodo 2004-2018, glicemia a digiuno < 100 mg/dl), alterata glicemia a digiuno (IFG; nessuna diagnosi di diabete mellito nel periodo 2004-2018, glicemia a digiuno tra 100 e 125 mg/dl), diabete mellito di tipo 2 (DM2; diagnosi di diabete mellito di tipo 2 nel periodo 2004-2018).
Tutte le diagnosi sono codificate secondo la Classificazione Internazionale delle Malattie, Nona Revisione (ICD9 CM) [19]. Tra le neoplasie sono state selezionate quelle che interessano l’apparato digerente (esofago, stomaco, intestino, colon, retto, fegato, cistifellea, pancreas).
Trattandosi di dati raccolti dai MMG, i dati di spesa sanitaria si riferiscono alla spesa totale ambulatoriale, che comprende gli esami diagnostici, visite specialistiche e farmaci. Pertanto, la spesa totale per paziente si ottiene semplicemente come somma di tutte le voci di spesa. La spesa è espressa in euro in termini annuali. Vale la pena sottolineare che sebbene abbiamo riscontrato un forte gradiente di costo tra pazienti normopeso e pazienti con diversi livelli di sovrappeso, questo gradiente rappresenta una sottostima del valore effettivo, a causa della mancanza di spese dovute a ricoveri ospedalieri. I dati sono riassunti come media e deviazione standard (variabili continue) o percentuali (variabili categoriche).
Risultati
Carat terist iche della popolazione
Complessivamente sono stati analizzati i dati relativi a 991.917 adulti. La prevalenza del sovrappeso è stata del 39,4%, mentre la prevalenza di obesità era dell’11,1% (classe 1: 7,9%, classe 2: 2,3%, classe 3: 0,9%). Le caratteristiche dei partecipanti, complessive e per classi di BMI, sono riportate nella Tabella 1. Tra gli individui con eccesso di peso, quelli con obesità di classe 3 avevano l’età media più bassa, mentre quelli con obesità di classe
1 tendevano ad essere più anziani. La prevalenza del genere femminile è aumentata con l’aumentare del BMI, dal 38,8% tra gli individui in sovrappeso al 66,8% tra gli individui con obesità grave.
I valori medi di glicemia a digiuno, HbA1c, pressione arteriosa e trigliceridi sono aumentati linearmente con il BMI. La prevalenza delle alterazioni del metabolismo del glucosio aumentava notevolmente con il BMI. Rispetto agli individui con peso normale, la prevalenza di DM2 era cinque volte superiore tra quelli in sovrappeso, dieci volte superiore tra quelli con obesità classe 1, 13 volte superiore tra quelli con obesità classe 2 e 15 volte supe-
riore tra individui con obesità classe 3. Complessivamente, la prevalenza di IFG era del 4,2%, essendo più bassa negli individui con peso normale (2,4%) e più alta tra quelli con obesità di classe 1 (7,9%). Anche la prevalenza dei principali fattori di rischio cardiovascolare e degli eventi cardiovascolari era associata al BMI. In particolare, la percentuale di persone affette da ipertensione è aumentata linearmente con il BMI, raggiungendo il 72,5% tra gli individui con obesità grave.
Rispetto alle persone con peso normale, la prevalenza della malattia coronarica era quattro volte superiore tra le persone in sovrappeso e 5,5 volte superiore tra gli in-
dividui con obesità di classe 1, mentre era leggermente più bassa tra gli individui con obesità molto grave. Allo stesso modo, la prevalenza della malattia cerebrovascolare era circa tre volte superiore negli individui con qualsiasi livello di eccesso di peso, ed era più elevata tra i soggetti con obesità di classe 1. La prevalenza dell’insufficienza cardiaca aumentava drasticamente con i livelli di BMI; in particolare, rispetto al peso normale, l’obesità di classe 3 era associata a una prevalenza dieci volte superiore di insufficienza cardiaca.
Tra le altre condizioni croniche considerate, le malattie osteoarticolari, la depressione, la malattia renale cronica e l’apnea notturna aumentavano notevolmente con il BMI.
Spesa sanit aria ambulatoriale
La spesa sanitaria ambulatoriale media annua pro capite è stata di 398,6 euro (range 0-3.726 euro). La spesa
media per i farmaci è stata di 241 euro (range 0–2.928 euro), mentre i costi relativi a esami diagnostici e visite specialistiche sono stati pari a 143,6 euro (range 0–1.503 euro).
Le caratteristiche della popolazione in base ai quartili di spesa sono riportate nella Tabella 2. L’età media e la percentuale di donne aumentavano con l’aumentare della spesa. La prevalenza delle alterazioni del metabolismo del glucosio cresceva notevolmente tra i quartili di spesa: nel quartile superiore, circa il 30% della popolazione in studio presentava IFG o DM2. Allo stesso modo, la prevalenza di ipertensione, dislipidemia e di tutte le comorbidità considerate, ad eccezione della PCOS, aumentava con la spesa. Nel quartile superiore della spesa, circa il 70% della popolazione in studio presentava una o più delle comorbidità considerate, e uno su dieci aveva tre o più comorbidità.
La tabella 3 mostra la spesa sanitaria ambulatoriale pro capite annua per classi di BMI. I costi totali passavano da 252,2 euro tra gli individui con peso normale a 752,9 euro tra quelli con obesità di classe 3.
Le spese legate ai farmaci e i costi associati alle visite e ai test diagnostici sono aumentati linearmente con il BMI (Fig. 1).
Tra le classi di farmaci, il contributo più significativo ai costi è stato fornito dai farmaci del sistema cardiovascolare (classe ATC C), dai farmaci dell’apparato digerente e del metabolismo (classe ATC A) e dai farmaci del sistema nervoso (classe ATC N).
Rispetto agli individui con peso normale, il rapporto di spesa per farmaci aumentava con il BMI; il sovrappeso era associato ad un eccesso di costo che andava dal 70% (farmaci del sistema nervoso e dell’apparato respi-
ratorio) a più di tre volte (farmaci del sistema cardiovascolare) (Fig. 2). Il rapporto di spesa è aumentato tra le classi di BMI e il costo per la classe di obesità 3 era da 2,8 volte (farmaci del sistema nervoso) a 5,7 volte superiore (farmaci del sistema cardiovascolare) rispetto agli individui con peso normale. La presenza di obesità determinava un eccesso di costo soprattutto tra i soggetti più giovani. Nella fascia di età
2.
40 anni, rispetto alle persone normopeso, quelle con obesità di classe 3 hanno avuto una spesa per farmaci del sistema cardiovascolare quattordici volte superiore (classe ATC C), una spesa per farmaci cinque volte superiore per farmaci relativi a sangue e organi emopoietici (classe ATC B) e un costo quattro volte maggiore per i farmaci del tubo digerente e del metabolismo (classe ATC A) (Fig. 3). Il rapporto della spesa per farmaci tra la
di spesa farmaceutica per selezionate classi ATC nelle persone con sovrappeso/obesità rispetto a quelle normopeso
3 Rapporto di spesa farmaceutica per selezionate classi ATC nelle persone con obesità classe 3 rispetto a quelle normopeso, in base alla fascia di età
classe di obesità 3 e il peso normale tende a diminuire con l’aumentare dell’età, risultando comunque più elevato nei soggetti con obesità.
L’interazione tra sovrappeso e anomalie della glicemia: impat to sulla spesa sanit aria ambulatoriale. La tabella 4 mostra i costi medi pro capite per classi di BMI e stato del metabolismo del glucosio. All’interno di ciascuna classe di BMI, la presenza di IFG o DM2 ha individuato sottogruppi di individui con una spesa sanitaria sostanzialmente più elevata. La presenza di alterazioni del metabolismo del glucosio è associata ad un aumento della spesa farmacologica, in particolare nelle classi ATC
A, C, B e N, in tutte le classi di BMI. Il rapporto di spesa per i farmaci per gli individui con IFG e quelli con DM2 rispetto a quelli con normali livelli di glucosio nel sangue era particolarmente alto per gli individui di peso normale, con una spesa più di sei volte superiore associata
a DM2 e un costo più di tre volte superiore per gli individui con IFG, rispetto a quelli con livelli normali di glucosio. Nelle altre classi di BMI, la spesa farmacologica era più di due volte superiore negli individui con DM2 e del 50-90% superiore in quelli con IFG rispetto agli individui con livelli normali di glucosio. Per quanto riguarda i costi associati alle visite o ai test diagnostici, i valori medi più alti sono stati riscontrati per le persone con IFG in tutte le classi di BMI.
St ima dei potenziali risparmi sui cost i Infine, per il 2018 abbiamo stimato i risparmi sui costi ambulatoriali associati alla potenziale perdita di peso della popolazione italiana verso la classe normopeso. In particolare, la nostra simulazione suggerisce che sarebbe possibile risparmiare circa 73 milioni di euro all’anno se tutti gli individui in sovrappeso passassero alla classe dei normopeso. Questo importo salirebbe rispettivamente a
213, 362 e 553 milioni di euro, se le persone potessero passare dalla prima, seconda e terza classe di obesità al livello di peso normale. Complessivamente, il risparmio annuo nella spesa ambulatoriale ammonterebbe a 1,2 miliardi di euro. È interessante notare che la quota maggiore di questi risparmi si otterrebbe tra gli individui di età compresa tra 35 e 55 anni, la fascia di età in cui le malattie croniche non dovrebbero ancora essere presenti a meno che non si verifichino problemi di peso corporeo.
Conclusioni
Il nostro studio fornisce una stima aggiornata del peso clinico ed economico dell’eccesso ponderale in Italia e conferma l’urgenza di intervenire per limitare la crescita della pandemia di obesità. Lo studio mostra che aumenti anche moderati del peso corporeo, nella fascia del sovrappeso, sono associati a un aumento della spesa sanitaria, suggerendo così la necessità di intervenire tempestivamente ed efficacemente per contrastare l’aumento di peso. Lo studio mostra inoltre che la concomitanza di sovrappeso e alterazioni del metabolismo glucidico, ancor prima del diabete conclamato, aumenta
ulteriormente la spesa ambulatoriale. Pertanto, è necessario un approccio proattivo per identificare le alterazioni del metabolismo del glucosio e affrontarle con interventi sullo stile di vita e farmacologici. I nostri dati sottolineano anche il ruolo cruciale della prevenzione primaria dell’obesità e dell’iperglicemia. Questi risultati sono particolarmente importanti per le cure primarie, che rappresentano l’avanguardia nella lotta contro l’obesità, il diabete e le relative comorbidità. In conclusione, un adulto italiano su due è in sovrappeso e uno su dieci è affetto da obesità. Ciò ha conseguenze significative sulla salute, che si riflettono nell’aumento dei costi sanitari ambulatoriali. I costi associati ai farmaci e ai servizi ambulatoriali aumentano notevolmente con il BMI in tutte le fasce di età; l’impatto è particolarmente forte tra i soggetti più giovani. All’interno di ciascuna classe di BMI, la presenza di alterazioni del metabolismo del glucosio aumenta sostanzialmente la spesa sanitaria ambulatoriale. Affrontare il doppio onere dell’eccesso di peso e dell’iperglicemia rappresenta una sfida significativa e una priorità sanitaria.
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Lucio Corsaro1, Emanuele Corsaro2, Emanuela Giovannoni3, Lorena Trivellato4, Gianluca Vaccaro5
1Founder and Advisor – BHAVE, 2Health, Digital and Marketing Research – BHAVE, 3Information Designer – BHAVE, 4Research Advisor – BHAVE, 5Methodological Advisor – BHAVE; Sociologo U.O. EPSA – ASP Catania
Come noto, l’obesità è la condizione clinica caratterizzata da un accumulo eccessivo o da una distribuzione anomala di grasso corporeo rispetto alla massa magra e tale condizione è associata a un’elevata mortalità: è stata infatti stimata come causa di 4 milioni di decessi a livello globale, di cui oltre due terzi attribuiti a malattie cardiovascolari (Global Obesity Health Collaborators, 2017). Oltre ad esse, l’obesità è associata all’insorgenza di numerose altre patologie, tra cui malattie cardiovascolari, respiratorie, ipertensione, diabete mellito di tipo 2, sindrome metabolica e alcuni tipi di tumore (Ciangura et al., 2009; Serravalle et al., 2017).
Se attualmente sono circa 650 milioni le persone affette da questa condizione, il continente americano e quello europeo sono in realtà le aree che presentano la più alta prevalenza di soggetti obesi (Boutari et al., 2022), rendendo questa malattia come un problema rilevante di salute pubblica, essendo considerata nei paesi sviluppati come uno dei principali fattori di rischio per la salute a causa di uno stile di vita sempre più sedentario e di abitudini alimentari meno salutari.
Guardando, inoltre, più da vicino al profilo del paziente obeso, studi recenti hanno evidenziato una stretta correlazione tra obesità e fattori socioeconomici. In particolare, sembra che l’obesità si concentri tra le fasce di popolazione più ricche nei paesi a basso reddito e tra quelle più povere nei paesi ad alto reddito (Ameye et al., 2019). In quest’ultimo caso, dunque, i soggetti appartenenti a gruppi socialmente ed economicamente più vulnerabili hanno una probabilità doppia di diventare obesi, e l’obesità è più frequente tra le persone con livelli di istruzione più bassi. Per questi motivi è opportuno considerare l’obesità come una malattia sociale cioè una malattia che trascende la dimensione individuale visto che coinvolge la società su vari livelli e per vari motivi: per l’ampia diffusione, per l’influenza dei fattori esterni (ambientali, sociali, economici, culturali, psicologici), come
effetto di disuguaglianze economiche e sociali, perché è associata a stigma e discriminazione e per ultimo, ma non in ordine di importanza, per la necessità, se si vuole arginare questa epidemia, di adottare politiche e interventi su larga scala, come promuovere l’educazione alimentare, incoraggiare l’attività fisica e creare ambienti più sani.
Trattandosi di una condizione complessa e multifattoriale, infatti, il trattamento dell’obesità prevede strategie di intervento combinate, che vedono sicuramente in primis l’intervento dal punto di vista nutrizionale, ma inserito in un più ampio cambiamento dello stile di vita e del comportamento dell’individuo che deve necessariamente rimodulare le proprie abitudini alimentari e di gestione della vita quotidiana (ISS, 2022). A seconda della gravità della condizione, poi, a queste strategie si aggiunge il trattamento farmacologico e, in situazioni più critiche, la chirurgia bariatrica. In particolare, l’attività fisica è riconosciuta come un punto chiave nella gestione dell’obesità (Oppert et al., 2021; Elagizi et al., 2020), ed è stato dimostrato che vi è una relazione inversa lineare tra il volume dell’attività fisica e la mortalità per tutte le cause (Marcus et al., 2006), con 1,9 milioni di decessi all’anno a livello globale attribuiti all’inattività fisica (Weintraub et al., 2011).
La rilevazione di quest’anno si è focalizzata in particolare sull’analisi dei comportamenti di salute e dello stile di vita delle persone con sovrappeso e obesità, concentrandosi sulla ricostruzione puntuale del Patient Journey del soggetto che soffre di eccesso di peso usando questo strumento metodologico però per rilevare le complesse criticità collegate all’accesso a dei “percorsi di cura integrati”. Abbiamo chiamato questo approccio metodologico: Patient Access Journey.
l Patient Access Journey può essere quindi definito come il percorso complessivo che un paziente segue per acce-
dere ai servizi sanitari e sociosanitari. Questo viaggio comprende tutte le tappe, dall’identificazione di un bisogno di salute fino all’ottenimento di una diagnosi, trattamento e monitoraggio continuo. In dettaglio, il Patient Access Journey include: la consapevolezza del problema di salute, l’accesso alle informazioni, la ricerca di assistenza sanitaria e sociosanitaria, l’identificazione del servizio sanitario appropriato (medico di base, specialista, ospedale), la prenotazione e accesso ai servizi e la richiesta e gestione di appuntamenti o visite mediche, incluse eventuali procedure burocratiche.
L’OBESITY MONITOR 2024 mantiene l’impostazione metodologica di indagine sociale di tipo cross-sectional riconducibile alla definizione di Patient Reported Outcome studies, cioè nell’ambito di quelle misurazioni che rilevano il percepito del paziente. Con Patient Reported Outcome (PRO) si intende infatti la rilevazione del riferito, fornito direttamente dal paziente, sul proprio stato di salute, senza l’intermediazione di clinici o altri professionisti sanitari, attraverso interviste, diari e questionari standardizzati.
Questi strumenti hanno il merito di spostare l’attenzione dai dati fisiologici, dai biomarcatori e dalle prestazioni cliniche, alla prospettiva del paziente, e alla sua interpretazione di questi aspetti apparentemente “oggettivi”, considerando aspetti come il dolore, la stanchezza, l’aderenza al trattamento, la qualità della vita, gli aspetti emotivi e relazionali, oltre al livello di soddisfazione per i trattamenti e i loro effetti collaterali, in modo da ottenere una visione globale dello stato di salute del paziente che non sia presa esclusivamente presa dalla prospettiva biomedica. L’utilizzo dei PRO nella ricerca sanitaria è perciò essenziale, poiché offre informazioni utili (e nella maggior parte dei casi sottovalutate) non solo ai pazienti, ma anche agli operatori sanitari ai quali permette di ottenere una valutazione più completa degli interventi terapeutici, grazie ad aspetti che le misure cliniche tradizionali non sempre riescono a cogliere. Tutto questo si traduce poi nella possibilità di prendere decisioni più consapevoli e, nel caso dell’operatore sanitario, più orientate al paziente e ai suoi effettivi bisogni.
Due aspetti fondamentali emergono infatti dall’utilizzo di queste misurazioni: da un lato, favoriscono un dialogo più stretto tra approcci medici e umanistici, offrendo una visione più completa della salute del paziente; dall’altro
permettono di rendere il percorso di cura più centrato sulle esigenze e le esperienze del paziente stesso, valorizzandone il punto di vista. È importante sottolineare a questo proposito come i risultati percepiti non sempre coincidano con i parametri fisiologici: un miglioramento clinico misurabile non garantisce automaticamente un miglioramento della percezione del proprio stato di salute da parte del paziente, e stessa cosa vale per il peggioramento, da qui l’importanza di considerare anche le dimensioni soggettive e del vissuto del paziente per comprendere pienamente l’efficacia di un trattamento.
Un altro approccio metodologico rilevante impiegato nella ricerca è rappresentato dall’indagine qualitativa sul Patient Journey del paziente obeso (Corsaro, 2024). Questo strumento fornisce una visione olistica del percorso che pazienti, caregiver e operatori sanitari compiono nella gestione e nel trattamento della malattia, partendo dalla prospettiva personale e soggettiva di chi vive direttamente l’esperienza, grazie alla quale è possibile ottenere una descrizione fedele e dettagliata dei processi di cura, che riflette l’esperienza concreta e quotidiana dei pazienti, restituendo al contempo una visione d’insieme del percorso terapeutico.
L’utilizzo di questo approccio metodologico consente non solo di descrivere il percorso sanitario, ma anche di comprendere le ragioni che guidano i comportamenti dei pazienti e dei loro caregiver. Questo tipo di analisi offre di conseguenza importanti indicazioni su come poter influenzare in senso positivo tali comportamenti, con l’obiettivo ultimo di migliorare i risultati clinici e la qualità della vita complessiva dei soggetti coinvolti. Gli obiettivi di una ricerca che si basa sul Patient Journey possono essere così riassunti:
1) Ricostruzione del percorso di cura: esplorare l’esperienza di pazienti, caregiver e medici, approfondendo i vissuti dal momento in cui si sono presentati i primi sintomi a quando è stata fatta la diagnosi, impostata la terapia e gestione delle resistenze terapeutiche
2) Individuazione degli snodi principali (key-moments): definire i momenti critici nel percorso del paziente, valutando sia gli aspetti funzionali che quelli emotivi e sociali, in modo da comprendere meglio le dinamiche di interazione e gli eventi che hanno un impatto più significativi.
3) Identificazione di esigenze e barriere: indagare le motivazioni che guidano le azioni del paziente e identificare sia le facilitazioni che le barriere che possono influenzare o ostacolare il suo percorso terapeutico.
4) Valutazione delle terapie: Rilevare le terapie seguite dal paziente, mettendo in luce sia gli aspetti positivi che i bisogni insoddisfatti, con particolare attenzione all’assistenza sanitaria ricevuta e ai possibili miglioramenti da apportare nei servizi medici.
In questo modo, il la ricostruzione del Patient Journey non solo facilita una maggiore comprensione del percorso del paziente, ma fornisce anche dati preziosi per il l’ottimizzazione dei servizi e delle cure fornite, proprio perché permette l’identificazione delle aree in cui l’assistenza è attualmente carente e può essere migliorata.
In questo lavoro, la fase di raccolta del dato è avvenuta nel periodo tra gennaio e settembre 2024 attraverso la realizzazione di interviste personali integrate CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) distribuite per quote. Le interviste sono state condotte utilizzando un quest ionario st andardizzato apposit amente sviluppato da BHAVE, successivamente alla revisione di una serie di strumenti di ricerca precedentemente realizzati ed implementati in indagini qualitative e quantitative condotte da BHAVE intervistando persone obese o sovrappeso. Il reclutamento dei partecipanti all’indagine è avvenuto in modo randomizzato tramite l’utilizzo di banche dati interna a BHAVE, o attraverso: panel esistenti di persone sovrappeso o obese, associazioni di persone sovrappeso o obese, social network o con la tecnica del snowball recruiting.
Il campione è di 375 casi con una distribuzione in 5 quote caratterizzate sulla base del riferito dell’intervi-
stato: normopeso, un po’ in sovrappeso, molto in sovrappeso, obeso e grande obeso. Tale autovalutazione dell’intervistato è stata considerata criterio di assegnazione degli intervistati alla quota campionarie e successivamente, quando possibile, confrontata con l’effettivo valore di BMI ricavato. Dal confronto e in considerazione degli scarti tra le categorie che fanno riferimento all’autovalutazione dell’intervistato e quelle ricavabili dal BMI, in fase di analisi sono state aggregate le categorie “un po’ in sovrappeso”, “molto in sovrappeso” in un’unica categoria “sovrappeso” e di obese e grandi obese in “obeso”. I criteri di inclusione oltre quelli già citati sono stati l’Autorizzazione al consenso informato e trattamento dei dati e l’essere di età Adulti (>18 anni). Criterio di esclusione è l’essere sottopeso (BMI <18,5)
Le analisi dei dat i uni- e multivariate ( analisi fat toriali, clusterizzazione) sono state condotte utilizzando come specifico software statistici per le analisi descrittive, analisi fattoriale e cluster analysis SPSS. L’analisi dei cluster è stata sviluppata con un approccio bottom up : tutti gli elementi rilevati sono considerati cluster a sé, e poi l’algoritmo provvede ad unire i cluster più vicini.
STRUT TUR A DEL C AMPIONE
Inquadrare il campione della rilevazione di quest’anno è importante per mettere meglio a fuoco le caratteristiche sociodemografiche e fornire così un quadro utile nel quale acquisiscono maggior significato le analisi delle differenze nei comportamenti e nello stile di vita dei partecipanti.
Nello specifico, il campione ha contato 375 persone distribuite a livello nazionale, suddivise come segue: 135 persone con obesità (36% del campione, suddivise in obesità di I grado con BMI tra 30 e 34.9, obesità di II grado con BMI tra 35 e 39.9, e obesità di III grado con BMI tra 40 e 49.9), 130 persone sovrappeso (35%, BMI 25-29.9), e 110 persone normopeso (29%, BMI 18.5-24.9), incluse per consentire un confronto dei comportamenti e dello stile di vita tra gruppi con diverse condizioni fisiche. L’età media dei partecipanti è di circa 55 anni, con una quota più alta di uomini rispetto a donne (59,2% uomini e 40,8% donne) (Fig.1)
La maggior parte degli intervistati (62%) risulta sposata o convivente e vive in nuclei familiari mediamente composti da 3,2 persone, con l’86,2% che vive attualmente con i familiari. Il livello di istruzione è generalmente medio, con il 48% dei partecipanti in possesso di una laurea.
Sul fronte lavorativo, il 70% degli intervistati è occupato ma la stragrande maggioranza dei partecipanti (89,7%) svolge lavori di tipo sedentario, mentre solo il 10,3% svolge attività con uno sforzo fisico moderato, evidenziando quindi in generale un basso livello di attività fisica quotidiana legata all’ambito professionale. Inoltre, dal punto di vista del reddito sebbene una parte significativa dei rispondenti (54%) dichiara un guadagno annuo superiore a 20.000 euro, è importante notare come una parte rilevante del campione, pari al 27%, vive in condizioni economiche difficili, con un reddito inferiore ai 10.000 euro annui, una cifra che li colloca sotto la soglia della povertà. Il campione, quindi, sembra rappresentare una porzione più elevata di persone con difficoltà economiche rispetto alle statistiche nazionali, suggerendo una maggiore polarizzazione nel campione rispetto alla distribuzione complessiva dei redditi in Italia e quindi in ultima analisi una certa disuguaglianza: una parte rilevante con redditi superiori alla media, ma anche una proporzione significativa in difficoltà economiche.
RISULTAT I
CONSAPEVOLEZZA, ST ILI DI VI TA E COMPORTAMENT I DI SALUTE
Livello di consapevolezza degli intervistati sulla propria condizione
L’indagine ha rilevato come la consapevolezza e il monitoraggio del proprio stato fisico varino significativamente tra le persone normopeso, sovrappeso e obese, mostrando comportamenti diversi legati alla gestione del proprio corpo: mentre il 96% degli intervistati normopeso ha ammesso infatti di non conoscere o non ricordare il proprio indice di massa corporea (IMC), tale percentuale diminuisce tra i sovrappeso (75%) e gli obesi (63%). Questo suggerisce che chi ha maggiori problemi di peso tende a prestare più attenzione a questo parametro, riflettendo un comportamento più attento verso il controllo del proprio stato fisico. Bisogna tuttavia notare come la percentuale resti considerevolmente alta anche tra i rispondenti obesi, nonostante tale parametro dovrebbe essere noto e calcolato con continuità da tutti
i soggetti come parte del monitoraggio della propria condizione di salute e dell’eventuale trattamento intrapreso.
Interessante è anche il grado di precisione con cui gli intervistati associano il loro valore di IMC alla categoria di peso di appartenenza. Solo il 2% dei normopeso ha indicato correttamente il proprio IMC, una percentuale che sale al 13% tra i sovrappeso e al 23% tra gli obesi. Questo dato conferma ulteriormente come l’attenzione alla gestione del peso aumenti parallelamente al peggioramento delle condizioni corporee: le persone con obesità tendono a essere più consapevoli del loro IMC, probabilmente a causa di una maggiore esposizione a controlli sanitari o una maggiore sensibilità al problema; tuttavia, coloro che mostrano questo livello di consapevolezza sono anche questa volta una minoranza rispetto alla totalità dei rispondenti obesi.
Quando si analizzano i dati ricavati dall’altezza e dal peso degli intervistati, emerge una coincidenza ancora più alta con le categorie di appartenenza. L’81% dei normopeso, il 76% dei sovrappeso e l’87% degli obesi riportano correttamente la propria condizione fisica, con una lieve discrepanza nella categoria dei sovrappeso, dovuta a chi si trovava al limite della classe, passando da normopeso a obeso o viceversa (Fig.2).
Altri dati che ci possono far comprendere meglio il livello di consapevolezza dei rispondenti verso il proprio stato di salute arrivano dal tema dell’informazione. Un’ampia parte del campione, infatti, si dichiara molto (39,5%) o estremamente informata (32,7%) sull’argomento obesità e l’accesso all’informazione avviene soprattutto attraverso internet (41%), i social network, come YouTube, che rappresentano una risorsa significativa per il 18% degli intervistati. I motori di ricerca, come Google, sono utilizzati dal 20% per reperire informazioni, mentre il supporto di amici, parenti (11%) e professionisti della salute come medici di base (13%) e specialisti in nutrizione (16%) gioca comunque un ruolo importante.
Gli argomenti di maggiore interesse sono legati all’alimentazione (28%), seguita dall’attività fisica (21%) e dalla gestione di problemi psicologici e relazionali (18%), a testimonianza del fatto che le persone con problemi di peso cercano soluzioni non solo fisiche, ma anche psicologiche e sociali, evidenza che sottolinea come l’obesità sia una condizione che influisce su molteplici aspetti della vita quotidiana (Fig.3)
Comorbidità
Dal punto di vista dello stato di salute, il quadro che emerge è, come da aspettativa, preoccupante. La presenza di comorbilità, cioè di altre patologie oltre all’obesità, è estremamente alta tra i soggetti con eccesso di peso con una media dell’86% degli intervistati, il 90% tra gli obesi e 82% tra chi è sovrappeso, che soffre di almeno un’altra malattia, dati che mettono in evidenza come l’obesità imponga un notevole carico terapeutico, che richiede un’attenzione costante alla gestione della propria salute. Le patologie più comuni sono l’ipertensione, il diabete, l’ipercolesterolemia e i problemi cardiovascolari, confermato come l’obesità sia strettamente legata a problemi di salute cronici e gravi. In particolare, il 35% di ipertensione contro il 21% fra i normopeso e, tra il 24% per i soggetti sovrappeso e il 32% per chi è obeso soffre di diabete, mentre una media del 14% riferisce di essere iperteso e solo il 14% afferma di non avere comorbidità (Fig.4)
Attività fisica
Tra le varie componenti dell’approccio terapeutico nel campo dell’obesità, l’attività fisica rappresenta un fattore
imprescindibile nella gestione del peso e della salute generale, come sottolineato anche dall’OMS. Bisogna ricordare inoltre la distinzione fra l’attività e l’esercizio fisico precise, una precisazione che ci aiuta a comprendere meglio come esse influenzino lo stile di vita delle persone, in particolare di coloro che convivono con sovrappeso o obesità: se la prima consiste in qualsiasi movimento muscolare che comporti un dispendio energetico superiore al riposo, l’esercizio fisico è, invece, un’attività pianificata e strutturata, eseguita regolarmente secondo regole
Come sottolineato all’inizio, l’attività fisica, anche moderata, è ampiamente riconosciuta come una strategia efficace nella prevenzione e gestione delle malattie croniche, inclusa l’obesità e un esercizio costante aiuta a mantenere il peso corporeo stabile, favorendo una qualità di vita migliore e un miglioramento dello stato di salute. Per chi è già in sovrappeso, attività fisica ed esercizio moderato, combinati con un’alimentazione equilibrata e stili di vita corretti, possono contribuire a una riduzione significativa del peso, supportata talvolta da terapie farmacologiche specifiche. Tuttavia, l’indagine rivela che la maggior parte del campione è impiegata quotidianamente e per un periodo prolungato di tempo
in attività sedentarie, con l’89,7% degli intervistati che dichiara di svolgere attività lavorative che richiedono poco o nessuno sforzo fisico.
Entrando nel dettaglio dei comportamenti legati all’attività fisica, emerge che solo il 21% dei soggetti in sovrappeso e l’9% degli obesi dichiara di praticare un’attività fisica moderata, come camminate 2-3 volte a settimana. Tra i normopeso, questa percentuale è nettamente più alta, raggiungendo il 37,8%, ma più bassa rispetto all’anno scorso (40,2%), dati che suggeriscono che le persone con problemi di peso tendono a svolgere meno attività fisica.
Anche l’attività fisica intensa, definita da esercizi come camminate a ritmo sostenuto o corsa per almeno 45 minuti al giorno, è meno praticata tra le persone in sovrappeso (5%) e obese (1,7%), rispetto ai normopeso (18,6%) e solo una piccola percentuale di soggetti in sovrappeso (2%) e obesi (0,5%) dichiara di alternare attività fisica moderata e intensa,
Inoltre, i risultati mostrano come una percentuale significativa della popolazione obesa non pratichi alcuna attività fisica: l’88,8% di questi pazienti ammette di non svolgere esercizio, una percentuale che scende al 72% tra i pazienti sovrappeso, mentre il 36,4% dei normopeso dichiara di essere completamente sedentario. Questi dati dipingono uno scenario in cui si evidenzia una generale scarsa propensione all’esercizio fisico tra chi ha problemi di peso, elemento che potrebbe compromet-
tere ulteriormente la loro capacità di gestire il proprio stato di salute. Si conferma inoltre la forte correlazione tra inattività fisica e obesità, suggerendo che intervenire su questi comportamenti potrebbe avere un impatto significativo nella prevenzione e gestione del peso corporeo (Fig.5)
L’analisi del Patient Access Journey rappresenta un approccio metodologico chiave per comprendere il percorso complessivo che un paziente compie nel sistema sanitario, dalla comparsa dei primi sintomi alla gestione a lungo termine della patologia. Questo strumento consente di avere una visione integrata delle fasi critiche del percorso, permettendo di esplorare non solo gli aspetti clinici e diagnostici, ma anche quelli emotivi, sociali e culturali, secondo un approccio che non si limita a mappare le tappe del viaggio del paziente, ma le interconnette con il contesto più ampio in cui il paziente vive e si muove, evidenziando le sfide legate all’accesso alle cure e all’efficacia dei trattamenti. In un’ottica di miglioramento continuo dell’assistenza sanitaria, il Patient Journey diventa una lente attraverso cui analizzare i bisogni, i comportamenti e le criticità vissute sia dai pazienti che dagli operatori sanitari.
Di seguito il percorso del paziente obeso viene ricostruito, analizzato – stratificando le informazioni ricavate
dall’indagine Bhave, dalla letteratura scientifica, statistica ed epidemiologica a disposizione e approfondendo le differenze fra i diversi gradi di obesità – e suddiviso in quattro fasi principali e, prediagnosi, diagnosi, tratta-
mento e convivenza, ciascuna caratterizzata da comportamenti specifici e diverse interazioni con il sistema sanitario (Fig.6).
Indagine Bhave, Obesity Monitor 2024.
Prediagnosi
La fase di prediagnosi corrisponde a quella in cui il paziente non è pienamente consapevole del proprio stato di salute e si caratterizza spesso per una sottovalutazione da parte del paziente della sua condizione di eccesso di
peso che persiste per circa 1-3 anni. L’aumento di peso è spesso graduale e accompagnato da sintomi come affaticamento, difficoltà respiratorie, fame eccessiva e sete frequente, segnali che possono essere legati a fattori genetici, ma soprattutto a uno stile di vita sedentario e a
una dieta poco salutare. Il paziente, la cui età media è di 55 anni, spesso conduce infatti una vita, non solo lavorativa, di tipo sedentario e dispone di un reddito mediobasso, fattori che influenzano il suo stile di vita e la capacità di agire tempestivamente sui sintomi.
Nonostante la comparsa dei sintomi, è infatti comune che il paziente non si rivolga subito a un medico, tendendo ad ignorare i segnali o cercare informazioni e consigli online e in molti casi ha un primo approccio con la gestione sanitaria della sua malattia solo quando iniziano a manifestarsi complicazioni, come problemi cardiocircolatori, respiratori o metabolici, oppure dietro consiglio di familiari o amici. In questo caso, le prime figure sanitarie con cui si interfaccia sono solitamente il medico di base o il nutrizionista, mentre è meno frequente il ricorso in prima battuta ad uno specialista. E’ infatti necessario considerare che anche in condizioni critiche come negli accessi in pronto soccorso, non è prassi comune eseguire analisi specifiche come il calcolo dell’indice di massa corporea (IMC), il controllo dei livelli di glicemia, colesterolo, trigliceridi o la valutazione della pressione arteriosa in modo mirato per identificare l’obesità o patologie correlate. Queste mancanze, sia durante visite di emergenza sia nelle analisi di routine, possono allungare i tempi di diagnosi e ritardare l’individuazione di condizioni legate al sovrappeso o all’obesità, come il diabete o le malattie cardiovascolari.
Diagnosi
La diagnosi di sovrappeso o obesità avviene spesso in modo occasionale, in contesti non direttamente correlati alla patologia, come visite di controllo per problemi specifici o esami di routine (30% dei pazienti obesi) oppure, nei casi più gravi, durante ricoveri ospedalieri (25%) causati da patologie correlate all’obesità, come possono essere scompensi cardiaci, ipertensione mal controllata o difficoltà respiratorie. Il medico di medicina generale è la figura centrale nel processo diagnostico e nella comunicazione della diagnosi per la maggior parte dei pazienti, ma può indirizzarli verso uno specialista come un diabetologo o un endocrinologo per una gestione più approfondita della condizione. In questo caso, lo specialista a cui fanno riferimento i pazienti appartiene nella maggior parte dei casi ad una struttura pubblica, ma una quota non indifferente di pazienti ricorre a figure del settore privato (37%). Anche il nutrizionista e lo psicologo vengono coinvolti in questa fase, soprattutto nell’obesità di II (nutrizionista: 35-45%; psicologo: 23-35%) e III grado (nutrizionista: 30-65%; psicologo: 25-55%)
Durante la diagnosi, vengono eseguiti esami clinici, come la misurazione dell’IMC, la circonferenza vita e collo, esami ematochimici per il controllo della glicemia, i livelli di colesterolo e trigliceridi, e la funzionalità epatica. In base ai risultati, il paziente viene inquadrato in uno dei tre stadi dell’obesità (Vinciguerra et al., 2021).
Trattamento
Una volta diagnosticata, la gestione dell’obesità varia a seconda dello stadio della malattia e delle complicazioni rilevate, ma l’obiettivo primario e comune del trattamento è quello di ridurre i rischi per la salute e migliorare la qualità della vita, attraverso un piano personalizzato che include in primis modifiche dello stile di vita. Circa un paziente obeso su due segue un trattamento farmacologico, associato imprescindibilmente ad un piano dietetico, e una quota non così alta di pazienti svolge anche attività fisica, anche se i dati in questo senso come è stato mostrato non sono molto confortanti. In generale, comunque, il trattamento ha una durata variabile, che va da un minimo di 6 mesi a un termine difficile da stabilire: ci sono, infatti, da un lato pazienti che riescono a guarire, tornando in una situazione di sovrappeso o normopeso; tuttavia, dall’altro molti di loro faticano per lungo tempo a recuperare un BMI non patologico e, anche quando vi riescono, hanno la tendenza a recidivare. Tra coloro che seguono un trattamento farmacologico legato alla loro condizione, una buona maggioranza di soggetti (54%) si ritiene abbastanza soddisfatta della terapia seguita. Guardando nel dettaglio gli approcci prevalenti in relazione ai diversi gradi di obesità notiamo che:
- Obesità di 1° grado: viene principalmente trattata con modifiche dello stile di vita, come una dieta mirata e l’aumento dell’attività fisica. Il paziente è seguito dal medico di base o dal nutrizionista.
- Obesità di 2° grado: oltre alle modifiche dello stile di vita, è più frequente che il paziente segua un trattamento farmacologico per gestire complicazioni moderate, come il prediabete o l’ipertensione. Il paziente è seguito da medici di base, diabetologi o endocrinologi e, in alcuni casi, da psicologi per affrontare eventuali disturbi legati alla sfera psicologica.
-Obesità di 3° grado: in questa fase, il paziente necessita spesso di trattamenti più intensivi, anche legati alle nu-
merose comorbidità a cui si associa questo stadio di gravità, e nei casi estremi ricorre alla chirurgia bariatrica. Il paziente è seguito regolarmente da un endocrinologo o diabetologo, con la possibilità di interventi specialistici più mirati
In particolare, il percorso dei pazienti con obesità di II e in particolare di III grado risulta particolarmente complesso, sia in termini di trattamenti, figure mediche coinvolte, azioni intraprese, ma anche per quanto riguarda il carico psicologico e sociale della patologia per questi pazienti. Si nota infatti un aumento degli specialisti coinvolti, sia dovuti alle pluripatologie che i pazienti sviluppano, tra i quali si evidenzia anche un aumento del ricorso a diabetologi, endocrinologi, psicologi e nutrizionisti, ma anche la comparsa di altre figure sempre più ricorrenti come l’ortopedico e il chirurgo. In particolare, i medici di riferimento in questa fase risultano essere soprattutto i diabetologi (50-60% dei casi), gli endocrinologi (60-80%) e i cardiologi (50-70%). Nel caso di ricorso alla chirurgia bariatrica, infatti, una nuova figura, ossia quella del chirurgo, rappresenterà il medico di riferimento per il paziente e continuerà a seguire lo stesso nei successivi follow-up.
In quest’ultimo caso, che riguarda i pazienti in cui le terapie conservative falliscono e la vita del paziente è compromessa, è evidente come il percorso del paziente si faccia più tortuoso e articolato: deve infatti affrontare prima dell’intervento una serie di accertamenti preoperatori, come ecografia addominale, RX torace, esami cardiologici, pneumologici, esami del sangue e colloqui con nutrizionisti e psicologi, senza considerare il fatto che una quota consistente di pazienti si sposta lontano dal proprio domicilio per effettuare la procedura (si stima una quota tra il 15 % e il 27%). Ottenuta l’idoneità, si procede all’intervento, che può essere una sleeve gastrectomy o un bypass gastrico, a seconda della valutazione del chirurgo sulla base delle caratteristiche del paziente e delle comorbidità e dopo la chirurgia, il paziente sarà seguito con follow-up a vita, con visite frequenti nei primi anni e poi annuali. Nonostante la complessità del processo, in seguito alla chirurgia si osserva generalmente un miglioramento della qualità di vita, soprattutto psicologica per i pazienti con obesità grave.
Convivenza
Questa fase è di solito prolungata nel tempo e tante volte vede solo una temporanea risoluzione e guari-
gione, dato che la condizione tende spesso a recidivare. Nella fase di convivenza con l’obesità, il paziente si trova spesso a dover affrontare complicanze mediche, tra cui le più frequenti sono il diabete di tipo II, l’ipertensione e problemi cardiovascolari. La gestione della condizione diventa quindi sempre più multidisciplinare, coinvolgendo specialisti come endocrinologi, nutrizionisti e diabetologi e molti pazienti obesi vengono seguiti in centri specializzati, mentre solo una minoranza continua ad affidarsi esclusivamente al medico di base.
L’aderenza al trattamento varia in base al grado d di obesità. In particolare, i pazienti che dopo la diagnosi si recano regolarmente dal medico di riferimento per i controlli crescono in percentuale in base al grado di obesità (I grado: 43-59%; II grado: 54-68%; III grado: 6085%). Inoltre, in base alla severità della patologia aumenta anche la continuità dei controlli presso figure come nutrizionisti e psicologi (nutrizionista: 25-40% I grado; 35-50% II grado; 50-60% III grado; psicologo: 10-20% I grado; 15-30% II grado; 24-40% III grado).
In questa fase molti soggetti hanno raggiunto una gestione più routinaria e standardizzata della loro condizione, adottando con continuità un regime di trattamento e uno stile di vita più sano e una parte dei pazienti tende ad autogestire meglio la propria condizione utilizzando strumenti domiciliari di monitoraggio (es. dispositivi per il monitoraggio del peso e della glicemia). Tuttavia, un’ampia fetta di pazienti non riesce a seguire a pieno e con costanza le indicazioni del medico, condizione che li porta alla non guarigione e con conseguente aggravarsi nel tempo del proprio stato di salute. Il mosaico di complicazioni legate all’obesità, inoltre, richiede un continuo adattamento del piano terapeutico in base alle caratteristiche e comorbidità specifiche del paziente, nonché dei suoi progressi o peggioramenti. Le comorbidità più frequenti sono in particolare il Diabete di tipo II (15-25% I grado; 20-45% II grado; 45-66% III grado), l’ipertensione (22-46% I grado; 40-55% II grado; 55-75% III grado), la dislipidemia (15-25% I grado; 30-45% II grado; 44-60% III grado), le malattie cardiovascolari (15-30% I grado; 25-40% II grado; 4060% III grado), disturbi respiratori (12-20% I grado; 2435% II grado; 30-50% III grado)l’artrosi/artrite (15-25% I grado; 30-40% II grado; 40-50% III grado), l’apnea ostruttiva del sonno (10-15% I grado; 20-30% II grado; 50-60% III grado), la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) (10-35% I grado; 25-45% II grado; 40-56% III grado), la depressione e disturbi dell’umore (10-15% I grado; 24-36% II grado; 30-65% III grado).
Lo studio dei comportamenti nel soggetto obeso
Dal quadro che abbiamo appena tracciato, lo strumento del Patient Access Journey permette di evidenziare in maniera chiara e sintetica come l’obesità sia una patologia cronica che richiede un approccio multidisciplinare e continuo, condizioni che, se vengono meno pregiudicano fortemente la guarigione del paziente e ne compromettono la sopravvivenza. Le prime fasi del percorso mostrano spesso ritardi nella diagnosi e una sottovalutazione del problema con molti pazienti che si rivolgono al medico solo quando le comorbidità, come il diabete o i problemi cardiovascolari, diventano critiche. Inoltre, la resistenza al trattamento a causa di un errato stile di vita è frequente (Chianelli et al., 2024) (stimabile nel 5565% dei casi di obesi di I grado; 30-40% II grado; 2535% III grado), fattore particolarmente a rischio soprattutto nei pazienti con obesità di grado avanzato, rendendo spesso necessari successivi interventi farmacologici o chirurgici.
A questo proposito, da questa analisi emerge come una buona parte dei pazienti continui a incontrare difficoltà nella gestione a lungo termine della condizione, soprattutto in termini di aderenza alle terapie e mantenimento degli stili di vita sani adottati. È a livello di questo snodo in particolare che l’analisi dei comportamenti può giungere in soccorso e diventare fondamentale: in quest’area terapeutica più che in altre, infatti, la considerazione dei fattori di rischio comportamentali è più che mai rilevante, intendendo con essi tutti quei comportamenti che possono aumentare la probabilità di sviluppare una determinata malattia. Accanto ad essi e ad essi strettamente collegati, si collocano poi i determinanti di salute, i quali comprendono condizioni sociali, economiche e ambientali che agiscono su scala collettiva, influenzando la salute della popolazione in modo più ampio e strutturale, il più delle volte indipendentemente dalle decisioni individuali.
Appare evidente, dunque, che andare ad agire sui determinanti, comporti una trasformazione profonda e a lungo termine impossibile da raggiungere con interventi circoscritti in termini di raggio e durata. Dall’altro lato sembrano, almeno ad un primo sguardo, più facilmente perseguibili azioni che mirino a modificare i comportamenti individuali. Tuttavia, non si deve compiere l’errore di pensare che ciò sia un processo banale: il rapporto di interrelazione tra determinanti di salute e comportamenti individuali, rende in realtà difficile riuscire ad intervenire efficacemente anche in quest’ambito, ed è
necessaria una progettazione dell’intervento che parta da una ricerca approfondita e interdisciplinare, capace di considerare le specificità del contesto sociale, economico e culturale in cui tali comportamenti si manifestano, così da proporre soluzioni realmente efficaci nel lungo periodo.
Partire quindi da uno studio che permetta di comprendere i fattori che influenzano le scelte quotidiane e i comportamenti alimentari e di salute dei pazienti può aiutare infatti a identificare le barriere che ostacolano il cambiamento, come la scarsa motivazione, le influenze sociali o le limitazioni economiche, ma anche i fattori che possono supportarlo in senso positivo. Sappiamo infatti quanto nel caso dei pazienti obesi il comportamento individuale influisca sugli esiti clinici e l’aderenza rimane tutt’ora una delle grandi sfide da affrontare in quest’area terapeutica, dove un’ampia quota di pazienti non segue le indicazioni in modo rigoroso, portando a risultati subottimali e a complicazioni importanti. Dalla prospettiva delle analisi comportamentali, tuttavia il comportamento è soltanto l’esito di un processo molto ampio e che ha implicazioni multilivello; ad esempio, nell’analisi diventa rilevante la contestualizzazione e socializzazione del comportamento, ovvero l’interazione tra tale aspetto e i fattori ambientali o sociali in cui è inserito, come possono essere il contesto familiare, abitativo o economico in cui è inserito il soggetto.
Pensiamo, ad esempio, a una situazione tipo molto diffusa, ovvero il caso in cui il lavoro porti un soggetto a dover consumare spesso pasti fuori casa: sovente questa circostanza porta ad effettuare scelte rapide e poco salutari, talvolta dettate da circostanze economiche che vanno oltre la stretta volontà del singolo. In questa circostanza dunque, la semplice prescrizione di una dieta, che non tenga conto ad esempio delle esigenze e del contesto in cui avviene il pasto, potrebbe non essere sufficiente, in quanto non interverrebbe sulle condizioni che portano il paziente ad adottare uno stile di vita alimentare scorretto: gestire la dieta diventerebbe in questo caso soltanto un ulteriore fattore stressogeno che difficilmente si coniugherà con la quotidianità del soggetto, portando nella maggior parte dei casi a scarsa aderenza o abbandono del percorso terapeutico.
L’analisi dei comportamenti può invece supportare la progettazione di percorsi di cura più personalizzati e inclusivi da parte degli attori coinvolti a vari livelli nella patologia (medici, struttura sanitaria locale, sistema sanitario nazionale, mondo della ricerca e delle aziende
farmaceutiche), che non si limitino solo alla dimensione clinica, ma considerino il paziente nella sua interezza, includendo le dinamiche culturali e socioeconomiche più ampie in cui è inserito.
Il Patient Access Journey e le problematiche di accesso all’assistenza sanitaria e sociosanitaria
L’analisi dei comportamenti, specialmente in relazione ai determinanti di salute, diventa poi estremamente rilevante quando si considerano le problematiche di accesso all’assistenza nel journey del paziente obeso. Questo percorso, infatti, non è solo influenzato dalle scelte personali, ma anche da barriere strutturali che limitano l’accesso a risorse sanitarie e sociosanitarie adeguate, amplificando così il rischio di complicazioni e ostacolando un’efficace gestione della condizione. Lo studio del Patient Access Journey secondo la lente dell’analisi comportamentale permette così di valutare il cosiddetto Patient Access, un concetto emergente che prevede una valutazione omnicomprensiva delle barriere che i cittadini affrontano quando cercano di accedere a cure sanitarie, e di come queste barriere possono variare in base a fattori sociali, economici e culturali.
Guardando ad alcuni esempi calati nelle specifiche fasi in cui è stato suddiviso il journey, durante la prediagnosi una delle principali barriere all’accesso è rappresentata dalla consapevolezza e dal livello di informazione del paziente. Un elemento chiave è la mancanza di consapevolezza dei rischi associati all’obesità. Molte persone che convivono con questa condizione potrebbero non percepiscono o sottovalutano la gravità della propria situazione clinica e stentano a riconoscere la linea di confine tra una condizione di sovrappeso e i segnali precoci della malattia, portando ad un ritardo diagnostico e di trattamento che può avere conseguenze importanti dal punto di vista clinico (Kasher et al., 2024). Uno degli aspetti critici in questa fase è il ruolo del medico di medicina generale, che rappresenta il più delle volte il primo contatto del paziente con il sistema sanitario e che dovrebbe rappresentare in quanto tale una figura chiave nell’educazione e sensibilizzazione del paziente obeso. Tuttavia, la capacità del medico di rilevare precocemente i segnali di rischio e indirizzare il paziente verso percorsi di cura specialistici è spesso compromessa da una formazione insufficiente rispetto a questa patologia, portando ad una
gestione frammentaria del problema, che non affronta adeguatamente le esigenze di salute del paziente obeso. In tal senso, la creazione di strumenti tecnologici come un’app che consenta un collegamento diretto tra il MMG e i centri specialistici, con trasmissione di dati di screening e anamnesi, potrebbe facilitare l’invio dei pazienti obesi ai servizi sanitari più appropriati, velocizzando il processo di diagnosi e l’avvio del trattamento.
Procedendo nel journey del paziente, al momento della diagnosi il fattore determinante dell’accesso è spesso legato alla possibilità di effettuare visite ed esami in tempi brevi o vicino al proprio domicilio, ma soprattutto ad un costo accessibile: proprio in questa patologia, è stato messo in evidenza infatti come un’ampia quota di pazienti provenga da contesti socio-economici svantaggiati e disponga di un reddito medio-basso, fattore che può ritardare l’accesso a visite specialistiche, psicologiche o nutrizionali portando ad un aggravamento della condizione e all’esordio di comorbidità. Per contrastare questa situazione, e procedere anche nell’ottica di sostenibilità del SSN, la creazione di percorsi assistenziali multidisciplinari, come le reti regionali di assistenza, potrebbe offrire una migliore presa in carico del paziente attraverso un sistema più integrato e meno oneroso per il paziente.
Un aspetto da considerare specialmente in questa fase e in quella del trattamento è poi quello legato alla stigmatizzazione del soggetto obeso, che si trova talvolta ad affrontare pregiudizi non solo da parte della società in genere, ma anche degli operatori sanitari: si assiste infatti di frequente ad una situazione di emarginazione sanitaria, per la quale nonostante l’obesità sia riconosciuta come malattia cronica, essa non sempre viene trattata come tale nel sistema sanitario, con percorsi clinici-terapeutici inadeguati o carenti tanto che si è arrivati a parlare a tal proposito di “bullismo istituzionale”. Ciò può portare ad ulteriore riluttanza nel cercare aiuto e accettare la malattia, ad esperienze negative durante le visite mediche e ad a un minor engagement nel percorso di cura. Quando la gestione della patologia si protrae nel tempo, subentrano poi altri fattori che possono limitare l’accesso del paziente alle cure, come la difficoltà nella gestione di terapie farmacologiche multiple, nella pianificazione dei pasti prescritti, oppure l’assenza di un supporto psicologico continuativo e accessibile in termini economici. Come è noto, infatti, l’obesità non è solo una questione fisica, ma comporta anche un impatto significativo sulla salute mentale del paziente e si correla spesso con il disturbo depressivo e vari tipi di disturbi alimentari. La difficoltà nell’accettare la propria condizione,
la pressione sociale e lo stigma, possono portare il soggetto ad una scarsa aderenza ai trattamenti e a comportamenti auto-sabotanti di fronte ai quali l’offerta di sostegno psicologico continuo appare essenziale per aiutare il paziente ad affrontare i cambiamenti richiesti dal medico per migliorare la propria salute.
L’accesso alla chirurgia bariatrica rappresenta poi un punto di svolta per i pazienti con obesità severa, ma richiede un processo preoperatorio complesso e un follow-up a vita, che non tutti i pazienti sono in grado di seguire adeguatamente e che può portarne perciò all’esclusione (pensiamo ad esempio a soggetti che non riescono a mantenere un comportamento alimentare in linea con lo screening, ad esempio per le motivazioni a cui si è accennato di sopra). Nonostante la difficoltà del percorso, tuttavia, i risultati mostrano miglioramenti significativi nella qualità della vita, specialmente sul piano psicologico, ed è perciò fondamentale mettere tutti i pazienti che necessitano della procedura in condizione di ottenerla.
Il journey così come descritto ci mostra l’urgenza e la necessità di garantire un accesso per il paziente a cure personalizzate e multidisciplinari, ma anche l’importanza di un sistema sanitario che offra sostegno a lungo termine al paziente, puntando su prevenzione, educazione alla modifica degli stili di vita fin dall’età pediatrica. L’accesso a programmi di screening o campagne di sensibilizzazione possono essere solo alcune delle soluzioni da mettere in campo per favorire una diagnosi tempestiva e un’aderenza terapeutica continuativa nel tempo che possa migliorare gli esiti clinici e il benessere complessivo dei pazienti. È essenziale, dunque, che le politiche sanitarie riconoscano l’obesità sempre più una questione di salute pubblica, piuttosto che un problema individuale, che richiede interventi sistematici e coordinati a partire dagli investimenti in infrastrutture sanitarie, campagne di educazione alla salute volte a rafforzare la cultura della prevenzione, la modifica degli stili di vita e a contrastare della stigmatizzazione.
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Iris Zani1
UNIRE GLI SFORZI PER RIDURRE, PREVENIRE E CUR ARE L’OBESI TÀ
Negli ultimi anni l’attenzione dei politici, dei clinici e delle società scientifiche è cresciuta, si avverte il bisogno di una maggiore consapevolezza da parte dell’opinione pubblica. La persona con obesità ha bisogno di aiuto non di essere giudicata
L’obesità è una malattia che porta ad un peggioramento della qualità e dell’aspettativa di vita, le sue cause sono multifattoriali e complesse, per questo il vissuto degli obesi è segnato da traumi emotivi che necessitano anche di un supporto psicologico.
I percorsi di cura sono ancora difficoltosi ed onerosi, soprattutto per i pazienti affetti da obesità con BMI inferiore a 35. In Italia, per assurdo, per avere il diritto alle cure bisogno essere affetto da obesità grave con BMI superiore a 35.
Questo purtroppo è un punto dolente. Il paziente non sempre è in grado di sostenere le spese per seguire percorsi di cura articolati che si protraggono nel tempo. La malattia non è semplice, trattasi di malattia cronica dal percorso lungo che spesso viene abbandonato proprio per il grande carico economico che comporta.
Prevenzione, diagnosi, trattamento precoce, corretto accesso alle cure possono impedire e ritardare il rischio di complicanze e di mortalità
Per affrontare l’obesità è fondamentale che tutti coloro che necessitano di cure abbiano accesso ai migliori servizi disponibili e i servizi assistenziali in tutte le Regioni devono essere rafforzati. La prevenzione, la diagnosi, il trattamento precoce, ed un corretto accesso alle cure possono impedire e ritardare il rischio di complicanze e di mortalità.
Riteniamo sia ormai prioritario che:
• Si riconosca che l’obesità è una malattia e necessita di un adeguato supporto professionale;
• Si consenta l’accesso universale, la copertura sanitaria e/o assicurativa per i trattamenti dell’obesità;
• Avvenga l’inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);
• Si creino percorsi assistenziali chiari per le persone affette da obesità;
• Si creino team multidisciplinari a supporto del trattamento dell’obesità;
• Si consenta l’accesso ai trattamenti farmaceutici e ai dispositivi medici in base alle esigenze individuali;
• Si investa in prevenzione attraverso interventi precoci per migliorare il successo del trattamento;
• Si creino di reti regionali di assistenza per la persona con obesità che coinvolgano centri specialistici e medici di medicina generale.
Accanto al lavoro per il superamento degli ostacoli legislativi serve anche uno sguardo nuovo alla malattia, serve lavorare perché venga percepita come tale.
Le associazioni di pazienti lavorano con notevole impegno nella lotta contro l’obesità e lo stigma sociale che essa porta con sé. Auspichiamo insieme ai colleghi dell’Intergruppo che entro l’anno l’obesità venga finalmente riconosciuta come patologia dalla politica e dal sistema sanitario nazionale.
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Italian Barometer Diabetes Observatory FoundationIBDO nasce come modello di modern Think Tank sul diabete nella certezza che questa patologia oggi debba essere affrontata attraverso un confronto continuo sulle tematiche cliniche, sociali, economiche e politico-sanitarie.
Il confronto strutturato, l’analisi e il monitoraggio continuo dei dati permettono di valutare una varietà di indicatori per giungere a individuare strategie a breve, medio e lungo termine in grado di determinare reali cambiamenti gestionali.
L’ IBDO Foundation ritiene che una roadmap per individuare le priorità di intervento sul diabete può essere tracciata solo attraverso l’analisi e l’integrazione delle quattro aree strutturali, clinica, sociale, economica e politica su cui si basa il moderno approccio all’Healthcare Landscape.
Per tali motivi, l’IBDO Foundation è stata chiamata a far parte, quale membro istituzionale, di importanti gruppi internazionali che si occupano di salute pubblica, come la European Public Health Association, al pari dei Ministeri della Salute dei Paesi europei, compreso quello italiano, e di importanti enti di ricerca internazionali.
L’ambizione è rendere l’Observatory un modello di partnership intersettoriale tra Istituzioni, Società Scientifiche, Associazioni di Pazienti, Università e tutti gli interlocutori coinvolti nella lotta al diabete, per creare uno strumento che dia organicità e sistematicità alle numerose iniziative intraprese sul diabete.
Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, ha l’ambizione di affrontare in modo concreto la sfida che una malattia in rapida espansione come il diabete pone all’Italia e al mondo intero: arrestare la progressione “pandemica” del diabete.
È il primo osservatorio sul diabete a livello mondiale che vede il coinvolgimento di Università, Istituzioni Governative e Parlamentari, Società Scientifiche e Industria.
L’obiettivo dichiarato è promuovere “un progetto unitario” che identifichi, a beneficio degli attori dello scenario “diabete” e della pubblica opinione e attraverso l’analisi dei dati e la valutazione delle attività intraprese , tutto quanto viene compiuto per meglio pianificare i futuri interventi.
Il network OPEN (Obesity Policy Engagement Network) è un’iniziativa globale e nazionale che ha l’obiettivo, attraverso il confronto reciproco e lo scambio di best practice, di sostenere il percorso nazionale di ogni membro aderente per il raggiungimento degli obiettivi di policy per la prevenzione e la cura dell’obesità.
Attraverso la rete globale ai membri è data l’opportunità di discutere dei progressi e dei risultati ottenuti nel proprio Paese, ottenere informazioni e suggerimenti da altri Paesi ed esperti, nonché strumenti tangibili per sviluppare ulteriormente la propria strategia nazionale sull’obesità.
OPEN Italia si è insediato a Roma il 7 ottobre 2019 ed è costituito da esperti che rappresentano società scientifiche, associazioni pazienti e di cittadinanza, rappresentanti politico-istituzionali.
Ha come obiettivo quello di ottenere il riconoscimento politico, clinico e pubblico dell’obesità come malattia per garantire una responsabilità condivisa, e non solo sul singolo individuo;
Rivedere e ottimizzare l’allocazione delle risorse sanitarie per garantire finanziamenti per l’assistenza e la cura della persona con obesità;
Integrare l’obesità nel percorso di formazione e nei curricula di apprendimento per le professioni legate all’obesità al fine di adottare cure più efficaci e informate; Istituire centri di obesità multidisciplinari e garantire l’accesso alle cure transdisciplinari per le persone con obesità.
Il Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology -CORESEARCH è un istituto di ricerca con sede a Pescara, fondato da un team di ricercatori con oltre 25 anni di esperienza nel campo dell’epidemiologia clinica delle malattie croniche e nell’applicazione di tecniche statistiche avanzate alla ricerca biomedica.
Le principali aree di competenza comprendono: disegno, conduzione ed analisi di sperimentazioni cliniche controllate e studi osservazionali, conduzione di revisioni sistematiche e metanalisi, valutazione della qualità della cura e della qualità della vita, analisi di grandi database amministrativi e di real world data, con attenzione ai ri-
sultati clinici, sociali ed economici, creazione di registri di patologia.
I diversi approcci metodologici vengono utilizzati per lo studio di farmaci, dispositivi biomedicali, strategie assistenziali, telecare/telemedicina e per valutazioni di epidemiologia clinica e salute pubblica.
In CORESEARCH si integrano molteplici background specialistici derivanti da percorsi di studio in Medicina, Farmacia e Farmacologia, Biotecnologie, Statistica, Informatica.
La multidisciplinarietà caratterizza le attività del gruppo che si distingue per la capacità di tradurre la complessità di sofisticati approcci metodologico statistici in messaggi di immediata fruibilità dal punto di vista clinico.
Le attività si articolano in tre aree principali: Servizi, Formazione, Ricerca.
I ricercatori e gli esperti di CORESEARCH sono autori di oltre 250 articoli pubblicati in riviste scientifiche internazionali indicizzate, fra le quali The Lancet, JAMA, Annals of Internal Medicine, BMJ, Archives of Internal Medicine, Diabetes Care, Diabetologia, Journal of National Cancer Institute, Journal of Clinical Oncology.
CORESEARCH opera come Clinical Research Organization (CRO, DM 15/11/2011) ed è inserito nel network europeo per la ricerca non profit Ecrin/Ita-Crin.
FONTE: core@coresearch.it
CREA
Il Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (C.R.E.A. Sanità) si dedica in modo prevalente allo studio e alla diffusione della conoscenza nelle seguenti aree:
Analisi delle politiche assistenziali e industriali in Sanità
Valutazioni di farmaco-economia e HTA applicate a farmaci, dispositivi medici, tecnologie digitali, modelli organizzativi, etc.
Supporto alla programmazione (progetti di sanità pubblica, budgeting), organizzazione dei servizi (PDTA, e-health) e management delle strutture sanitarie
Analisi epidemiologiche e statistica medica
Formazione
Il Centro si avvale di un team di ricerca multidisciplinare che svolge le sue attività in ambito accademico da oltre 20 anni. Il team è composto da economisti, epidemiologi, ingegneri biomedici e statistici, con una specifica vocazione alle analisi quantitative.
Il Centro è iscritto nell’elenco dei centri di ricerca EUROSTAT (n. 2019/058/IT) e all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche (n. 62326LEH)
BHAVE
Bhave è la digital startup nata per portare innovazione nel settore della Salute, nei processi di decision making e nel marketing strategico, attraverso l’osservazione e l’analisi predittiva dei comportamenti delle persone, dei medici e degli stakeholder, sfruttando le incredibili potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning per integrare ed elaborare big e small data.
La quantità di dati che viene prodotta quotidianamente è di flusso sempre crescente in ogni settore, dall’ambito sanitario a quello industriale. La vera sfida oggi è saper gestire e utilizzare questa importante ed enorme mole di informazioni per accrescere la competitività e l’efficacia dei servizi offerti.
La raccolta dei dati non basta da sola, se non viene accompagnata da una accurata analisi ed elaborazione di tutte le informazioni.
La disciplina che consente di farlo in modo analitico è l’Applied Behavioral Analysis, l’area di ricerca finalizzata a comprendere le relazioni che intercorrono tra le conseguenze di un comportamento e gli eventi che lo precedono.
Questo tipo di analisi è diventata un elemento chiave per prendere decisioni importanti nell’ambito della Salute e implementare le strategie d’impresa, perché consente di identificare e focalizzare l’attenzione sulle motivazioni alla base dei comportamenti delle persone (pazienti, medici, stakeholder, consumatori, utenti), andando oltre le tradizionali metriche numeriche e analisi sociodemografiche.
Questi paradigmi sono le fondamenta dell’approccio BHAVE e delle diverse soluzioni innovative disegnate per supportare le aziende e le istituzioni operanti nell’ambito della salute.
FONTE: https://bhave.it/
Prof. Giuseppe Novelli
Professore Ordinario di Genetica Medica, Università di Roma Tor Vergata e Professore Aggiunto Università del Nevada, Reno (USA). Ha insegnato nelle Università di Urbino, Università Cattolica del Sacro Cuore. È membro dell’Academia Europaea (https://www.ae-info.org/) e Presidente della Fondazione Lorenzini (Milano). È stato Preside della Facoltà di Medicina e poi Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata; È socio Fondatore e componente del CDA dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile). Ha svolto numerosi incarichi istituzionali presso autorevoli Enti pubblici come l’ANVUR (Agenzia per la Valutazione delle Università e della Ricerca), Consiglio Superiore di Sanità ed è attualmente membro attivo del Comitato Nazionale Biotecnologie e Biosicurezza presso la Presidenza del Consiglio. Il Prof. Novelli è autore di oltre 600 pubblicazioni internazionali ed un H-index di 68.
Prof Renato L auro
Il Prof. Renato Lauro è Presidente emerito e fondatore dell’IBDO Foundation, creato come spin of dell’Università di Roma Tor Vergata. Professore emerito di Medicina Interna dell’Università di Roma Tor Vergata del quale è stato preside della facoltà di medicina e rettore dal 2008 e sino al 2013. Oggi è Rettore emerito della stessa università. Dal 1997 al 2005 è stato presidente del Collegio dei professori di medicina interna. È stato membro di numerose commissioni presso il Ministero della sanità e presso il Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, e stato consulente del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e di AIFA. È stato tra i curatori della Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 20092010 del Ministero della salute e per lo stesso Ministero ha curato la redazione dei quaderni tematici. Ha ricoperto inoltre importanti cariche in società scientifiche e nei consigli di amministrazione di Fondazioni scientifiche e culturali di rilievo nazionale ed internazionale. Ha all’attivo più di 300 pubblicazioni su riviste internazionali.
Prof. Andrea Lenzi
Professore Ordinario in Endocrinologia, Università di Roma La Sapienza. Presidente Comitato Nazionale di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita
(CNBBSV), Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente dell’Intercollegio di Area Medica. Presidente della Scuola Superiore di Studi Avanzati (SSAS), Università di Roma La Sapienza. Presidente dell’Health City Institute e Chairholder della UNESCO Chair on Urban Health.
Prof Walter Ricciardi
Professore Ordinario di Igiene e Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma).
È Presidente del Mission Board for Cancer, Commissione Europea, del Comitato Scientifico della Human Technopole Foundation, dell’European Mission Board for vaccination e del Comitato Scientifico di BBMRI-ERIC.
Membro dell’International Honorary Advisory Faculty del National Screening Advisory Committee (NSAC), Irlanda. Componente dello Scientific Advisory Board della PanEuropean Commission on Health and Sustainable Development: Rethinking policy priorities in the light of pandemics - WHO – Regional Office for Europe.
Membro dello Scientific Board, Santé Publique France. Membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita, Vaticano.
Membro dell’Advisory Group dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la riforma del sistema sanitario della Repubblica Federale Tedesca.
È stato Consigliere Scientifico del Ministro della Salute italiano per le relazioni con le istituzioni sanitarie internazionali per la pandemia da Covid-19.
È stato Direttore Scientifico di ICS Maugeri, dal 2020 al 2023.
Ha ricoperto il ruolo di rappresentante dell’Italia nel Consiglio Esecutivo della Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) (2017-2020).
Direttore del Dipartimento di Scienze della Salute della Donna, del Bambino e di Sanità Pubblica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCSUniversità Cattolica del Sacro Cuore dal gennaio al dicembre 2019.
Commissario prima (luglio 2014-luglio 2015) e Presidente poi (agosto 2015-dicembre 2018) dell’Istituto Superiore di Sanità.
Per due mandati triennali è stato membro dell’Expert
Panel on Effective ways of investing in Health della Commissione Europea (DG-SANTE) (2013-2016 e 20162019).
Past President della European Public Health Association (EUPHA) (President nel 2003-2004 e nel 2010-2014). Past President della World Federation of Public Health Associations (WFPHA) (President nel 2020-2022). Membro del Board of Directors del National Board of Medical Examiners degli USA (NBME) dal 2009 al 2015. Fondatore e Direttore dell’Osservatorio Nazionale per la salute delle Regioni Italiane (dal 2002).
È stato membro (1999-2003) e fellow (2003-2007) della Faculty of Public Health Medicine del Royal Colleges of Physicians of the United Kingdom.
È stato Vicepreside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (2010-2014).
Editor dell’European Journal of Public Health, del Manuale Oxford of Public Health Practice e fondatore della rivista Epidemiology, Biostatistics and Public Health. Ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui: Premio BMA Medical Book Awards (2015, Regno Unito), Premio Takamine (2015, Giappone), Premio Edithe J. Levit (2015, USA). E numerosi premi in Italia, tra cui: August and Marie Krogh, Evidence, Assobiotech, 100 Eccellenze italiane, Cimitile, Pericles International Prize.
A giugno 2017 gli è stata conferita l’onorificenza di “Commendatore” della Repubblica Italiana con Decreto del Presidente della Repubblica.
A maggio 2019 gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa presso la Thomas Jefferson University, Philadelphia, USA per il suo contributo allo sviluppo della Sanità Pubblica mondiale.
A maggio 2023 gli è stato conferito l’Hugh Levell Award della World Federation of Public Health Associations, il massimo riconoscimento mondiale alla carriera in Sanità Pubblica.
Prof Paolo Sbraccia
Il Prof. Paolo Sbraccia è Professore Ordinario di Medicina Interna nel Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Centro Medico dell’Obesità del Policlinico Tor Vergata. È Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Interna.
È Presidente della “Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation” e membro della Board of Trustees della European Association for the Study of Obesity (EASO). È inoltre Past President della Società Italiana dell’Obesità (SIO) e della Federazione Italiana di Endocrinologia, Dia-
betologia, Andrologia, Metabolismo e Obesità (FIEDAMO).
Dal 2006 al 2010 è stato Componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Diabetologia (SID), e nel biennio 2008-2010 Coordinatore del Comitato Scientifico della SID. Nel biennio 2009-2011 è stato membro della Commissione del Ministero della Salute per la valutazione dell’Appropriatezza diagnostico-terapeutica per Obesità e Diabete. Nel biennio 2010-2012 è stato nominato Coordinatore del Comitato Scientifico della Società Italiana dell’Obesità (SIO). Dal 2008 è stato membro dello “Scientific Advisory Group for Diabetes and Endocrinology” dell’EMA (2008-2014). Sempre dal 2009 è membro dell’Editorial Board della rivista “Internal and Emergency Medicine”, dal 2014 della rivista “Eating and Weight Disorders” e dal 2018 della rivista “Current Opinion in Endocrine and Metabolic Research” e ad hoc reviewer di numerose riviste scientifiche internazionali. Nel 2015 ha fatto parte del gruppo di lavoro istituito dal Consiglio Superiore di Sanità “Patologia endocrina”, con particolare riferimento all’obesità.
Nel biennio 2014-2016 è stato Presidente della Società Italiana dell’Obesità (SIO).
Dal 2017 al 2019 è stato Presidente della Federazione Italiana di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia, Metabolismo e Obesità (FIEDAMO).
Nel 2015 è stato uno dei promotori della “Milan Declaration: A Call to Action on Obesity - an EASO Position Statement on the Occasion of the 2015 EXPO” (Ref. 81).
Nel 2016 ha coordinato la stesura delle linee guida nazionali sull’obesità: “Standard Italiani per la Cura dell’Obesità (Società Italiana dell’Obesita (SIO) –Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI)”; tradotte in inglese e pubblicate da Springer (Clinical Management of Overweight and Obesity. Recommendations of the Italian Society of Obesity (SIO) (109, 110). In tali linee guida ha coordinato e proposto alla comunità internazionale un nuovo algoritmo di cura dell’Obesità (SIO management algorithm for patients with overweight or obesity: consensus statement of the Italian Society for Obesity.
Prof Luc a Buset to È professore associato di medicina interna presso il Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, Italia. Ha svolto attività clinica presso il Centro EASO COM per lo Studio e la Gestione Integrata dell’Obesità – Policlinico Universitario di Padova.
Il Prof. Busetto è Past President della Società Italiana dell’Obesità (SIO) ed ex membro del Consiglio Nazionale
della Società Italiana di Chirurgia Bariatrica e Metabolica (SICOb). È stato co-chiarman della Obesity Management Task Force dell’EASO (2017-2023) e membro del Position Statements/Standard Committee della International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders (IFSO) (2014-2016). È membro del Nucleo Permanente di Esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per l’area endocrino-metabolica.
È autore di 189 pubblicazioni su riviste internazionali peer-reviewed. Pubblicazioni più rilevanti in: Obesity Research, International Journal of Obesity, Obesity Surgery, Surgery for Obesity and Related Diseases, New England Journal of Medicine, Annals of Internal Medicine, Chest, Journal of Pathology, Hormone and Metabolic Research, Journal of Nutrition, Nutrition Metabolism and Cardiovascular Diseases, Clinical Nutrition, Annals of Nutrition and Metabolism, Health and Aging, Annals of Clinical and Laboratory Science. È membro dell’Editorial Board delle seguenti riviste internazionali: Surgery for Obesity and Related Diseases (associate editor), Obesity Surgery (associate editor), Frontiers of Endocrinology (associate editor), Eating and Weight Disorders, Nutrients, Frontiers in Rehabilitation Sciences, Mediterranean Journal of Nutrition and Metabolism.
Attualmente è Vice President Southern Region EASO.
Prof. Agost ino Consoli
Il Prof. Agostino Consoli è professore ordinario di Endocrinologia presso la Università degli Studi G. d’Annunzio di Chieti-Pescara ed è al contempo il Direttore Medico della UOC Territoriale di Endocrinologia e Metabolismo della ASL di Pescara.
Presso la Università di Chieti il Prof Consoli è attualmente Direttore del Center for Advanced Studies and Technology (CAST) nonché Direttore Sanitario del Clinical Research Center di questa struttura. Presso la Università di Chieti Il Prof Consoli è anche Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Metabolismo e Coordinatore del Corso di Dottorato di Ricerca in Medicina Traslazionale.
Il Prof Consoli è attualmente Past-President della Società Italiana di Diabetologia, Presidente della Fondazione Diabete Ricerca e Coordinatore dell’European Diabetes Forum Italia.
Prof Angelo Avogaro
Professore Ordinario di Endocrinologia e malattie del Metabolismo Università di Padova.
Membro della Commissione Regionale del Veneto per le Attività Diabetologiche dal 2014 a oggi. Membro del
Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllodelle Malattie sottoprogetto Diabete 2009-2011. Coordinatore del Gruppo di Studio Diabete e Aterosclerosi della Società Italiana di Diabetologia 2010-2014. Responsabile del Laboratorio di Diabetologia Sperimentalepresso il Venetian Institute of Molecular medicine (VIMM) diPadova dal 2012-2015.
Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) dal Novembre 2022.
Presidente di FeSDI, Federazione delle Società Diabetologiche Italiane dal 15/02/2023.
Esperto dell’Intergruppo parlamentare Obesità-Diabete. Socio Fondatore e Membro della Fondazione Veneta per la Terapia cellulare del Diabete.
Prof Ricc ardo Candido
Professore Associato di Endocrinologia presso il Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute dell’Università degli Studi di Trieste e Responsabile della S.C. Patologie Diabetiche, Dipartimento Specialistico Territoriale, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina. È Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e della Federazione delle Società Diabetologiche Italiane (FeSDI). Dal 2020 al 2021 è stato Coordinatore della Rete di Ricerca della Fondazione AMD. È coordinatore della “Rete regionale per la gestione del paziente con Diabete” della Regione Friuli Venezia Giulia.
Dal 2022 è componente in qualità di esperto dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete.
Ha all’attivo oltre 150 pubblicazioni su riviste censite di respiro nazionale e internazionale.
Dot t. Alessandro Rossi
Specializzato in Malattie dell’apparato digerente presso l’Università di Roma e in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università di Perugia.
Medico di Medicina Generale a Narni (TR) dal 1982 Socio SIMG dal 1984 e membro della GEN Giunta Esecutiva nazionale SIMG dal 2000.
Da quest’anno, 2024, eletto Presidente Nazionale SIMG. Dal 2002 al 2018 Direttore editoriale della rivista SIMG. Dal 2002 al 2015 membro effettivo della Commissione Nazionale ECM.
Dal 2021 ad oggi membro della commissione ministeriale lotta all’antibioticoresistenza e dal 2022 membro del tavolo tecnico di studio dei problemi alcool correlati del ministero della salute.
Dal 2014 ad oggi è Professore Incaricato di Medicina Generale presso l’Università di Perugia.
Attività come docente in oltre 200 corsi formazione per MMG, ASL e regionale oltre ad essere docente della Scuola regionale umbra di Formazione Specifica. Autore di pubblicazioni a livello nazionale sulla MG e autore di 45 pubblicazioni a livello internazionale.
Dot t Gerardo Medea
Svolge attività esclusiva di Medico di Medicina Generale dal 1986 e ha acquisito il titolo (1990) di Ricercatore e animatore di formazione in Medicina Generale affiliato alla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), iscritto all’albo Regionale dei formatori della Regione Lombardia.
È Tutor e Docente del corso di formazione specifica in Medicina Generale, polo di Brescia.
È responsabile della Ricerca nella giunta esecutiva nazionale della Società Italiana di medicina Generale e si occupa da moltissimi anni delle attività scientifiche, progettuali, formative e di ricerca nel settore metabolico (in particolare del Diabete Mellito, Obesità, malattie tiroidee, Gotta, dislipidemia, Nutrizione).
È Responsabile del board scientifico del progetto MILLEGPG, per l’audit, la formazione e la ricerca in MG. È membro di numerosi board scientifici internazionali e nazionali per la stesura di Linee guida, raccomandazioni e documenti di consensus nell’area di interesse metabolica e in particolare è:
• Membro dell’Executive Board della PCDE (Primary Care Diabetes Europe).
• Componente del consiglio di amministrazione dell’IBDO (International Barometer Diabetes Observatory).
• Membro del comitato scientifico all’interno del consiglio direttivo nazionale di “Diabete Italia”.
• Membro del gruppo nazionale “Obesity Policy Engagement Network - OPEN Italy”.
È Autore o Coautore di numerose pubblicazioni su riviste internazionali indicizzate, di 150 articoli divulgativi su riviste italiane e di 23 testi scientifici.
Prof Federico Spandonaro
Professore aggregato presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e Presidente del Comitato Scientifico di C.R.E.A. Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità), già Professore straordinario presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma
Svolge attività di insegnamento nel campo dell’economia e management sanitario, politica economica sanitaria, farmacoeconomia, HTA, modellistica finanziaria e tecniche di valutazione per i sistemi di protezione sociale;
ha svolto docenze in corsi di laurea e Master per numerose Università italiane e straniere, per il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, la Scuola di Direzione Sanitaria (Reg. Lombardia), il CEFPAS (Reg. Sicilia), ASL, Ospedali, Aziende Farmaceutiche e dei Dispositivi Medici, Società Scientifiche delle Professioni Sanitarie. Già membro di Comitati Scientifici a supporto del Ministero della Salute (Direzione della Programmazione, Commissione Unica per i Dispositivi Medici, Commissione Sistema Nazionale di Verifica e Controllo dell’Assistenza Sanitaria), dell’AgeNaS, della Regione Lazio (Comitato Tecnico Scientifico), dell’OIV di varie Aziende Ospedaliere, di Federsanità-ANCI (Forum dei Direttori Generali e Enti Locali), dell’Italian Barometers Diabetes Observatory Foundation, oltre che membro del comitato scientifico del Fondo Sanitario Metasalute, consulente della Commissione parlamentare bicamerale “antimafia”, revisore per il MIUR dei programmi e dei prodotti della ricerca.
Curatore del Rapporto annuale Sanità del C.R.E.A. Sanità e autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche su temi di politica, economia e management sanitario, farmacoeconomia e HTA.
Ha partecipato e coordinato numerose ricerche per enti pubblici e per organismi internazionali (Ministero della Salute, AgeNaS, CNR, MIUR, EU-CEE, Min. Funz. Pubblica, etc.).
Affiliazioni scientifiche: AMASES (Associazione per la Matematica Applicata agli Studi Economico Sociali), AIES (Associazione Italiana di Economia Sanitaria), IHEA (International Health Economics Association).
Prof.ssa Daniela d’Angela
Professore incaricato presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e Presidente del C.R.E.A. Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità).
Svolge attività di insegnamento nel campo dell’economia e management sanitario, economia ed organizzazione aziendale, HTA, equità in sanità; ha svolto docenze in corsi di laurea e Master per numerose Università italiane, per il Ministero della Salute, il CEFPAS (Reg. Sicilia), l’AgeNaS, Aziende sanitarie, Regioni, Aziende Farmaceutiche e di Dispositivi Medici.
Già membro del tavolo tecnico sui Dispositivi medici del Ministero della Salute e componente nucleo di valutazione APSS Trento e componente nucleo valutazione APSS Trento e Istituto Oncologico Veneto.
Curatore del Rapporto annuale Sanità e responsabile scientifico del progetto “Le Performance Regionali” del
C.R.E.A. Sanità, e autore di numerose pubblicazioni scientifiche su temi di politica, economia e management sanitario, farmacoeconomia e HTA. Ha partecipato a diverse ricerche per il Ministero della Salute.
Prof Sebast iano Filet t i
Sebastiano Filetti è Professore Emerito di Medicina Interna presso la Sapienza Università di Roma. Attualmente, è Vice-Presidente del Comitato Etico Area 3Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Coordinatore delle Linee Guida di Pratica Clinica per il cancro della tiroide presso la Società Europea di Oncologia Medica (ESMO).
Filetti è l’Editor in Chief della rivista ENDOCRINE, edita da SpringerNature, e dell’edizione italiana 2024-2025 dei Principi di Medicina Interna di Harrison, McGrawHill. È anche Presidente del Comitato Scientifico della Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (IBDO) e ha fondato l’Osservatorio Italiano dei Carcinomi Tiroidei (ITCO), di cui è presidente onorario. Nel suo curriculum accademico, all’interno della Sapienza Università di Roma, ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui Delegato del Rettore per i “Rapporti internazionali area sanitaria” e Coordinatore del Dottorato di Ricerca “Tecnologie biomediche in Medicina Clinica” (2007-2019). Ha presieduto la Facoltà di Medicina e Odontoiatria dal 2015 al 2018 e il Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia “A” dal 2010 al 2015. Ha diretto la Scuola di Specializzazione in Medicina Interna presso la Sapienza Università di Roma dal 2009 a ottobre 2017. Ha fondato e coordinato il comitato scientifico del centro STITCH (Sapienza Information-based Technology Innovation Center for Health).
Il Prof. Filetti ha ricoperto il ruolo di Direttore della School of Health presso l’Università UnitelmaSapienza (20202023) ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della stessa università (2020-2023).
Ha pubblicato circa 350 articoli scientifici e ha scritto oltre 20 capitoli di libri, tra cui Williams Textbook of Endocrinology (Elsevier), Werner & Ingbar’s The Thyroid: A Fundamental and Clinical Text (Wolters Kluwer), Randolph’s Surgery of the Thyroid and Parathyroid Glands 3e (Elsevier) e Oxford Textbook of Oncology (Oxford University Press).
Il Prof. Filetti detiene il brevetto “A new method for diagnosing a thyroid tumour and kit thereof” (neues Verfahren zur Diagnose eines Schilddrüsentumors und Kit dafür), con i numeri di brevetto WO2021116938 e EP4073274.
Nel settore assistenziale, è stato Dirigente Medico di II livello responsabile U.O.C. di Medicina Interna e Malattie Metaboliche presso l’Azienda Policlinico Umberto IRoma. Ha diretto il DAI di Medicina Interna e Specialità Mediche presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Umberto I dal 2015 al 2019.
Ha inoltre ricoperto incarichi in commissioni e comitati etici, tra cui la Commissione Tecnico-scientifica dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e il Comitato Etico della Fondazione Policlinico Gemelli. Fino al 2022, è stato anche Presidente del Comitato Etico di Sapienza.
Prof. Davide L auro
Il Prof. Davide Lauro, componente del Consiglio di Amministrazione di IBDO Foundation, è Presidente del Corso di Laurea in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate, vice-direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Dipartimento di Medicina dei Sistemi, dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e Professore Ordinario in Endocrinologia MED/13. È altresì il Direttore UOC Endocrinologia e Diabetologia– Dipartimento di Scienze Mediche, Fondazione Policlinico di Tor Vergata, Roma e stato Consigliere del Direttivo Nazionale della SID (Società Italiana di Diabetologia) e della SISA (Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi).
Dot t ssa Rober t a Crialesi
La dottoressa Roberta Crialesi è Dirigente del Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza dell’ISTAT. Coordina la progettazione e realizzazione di indagini e analisi per fornire un quadro organico e comparabile a livello nazionale e internazionale sulle caratteristiche e sull’’evoluzione delle condizioni di salute della popolazione, della disabilità, dell’assistenza e dei servizi sociosanitari resi dalle istituzioni pubbliche e private. Le sue ricerche comprendono lo studio delle dinamiche socio demografiche, la cronicità, la qualità della sopravvivenza, le disuguaglianze socio-economiche nella salute e nella mortalità, l’incidentalità stradale. Partecipa a gruppi di lavoro, task force, commissioni nazionali e internazionali; è stata il delegato italiano al Working party on Statistics sul Regolamento europeo nel campo delle statistiche su sanità pubblica. La Dottoressa Crialesi è membro del Consiglio Direttivo di IBDO Foundation e componente del Data Analysis board di IBDO Foundation e dell’Health City Institute.
Dot t.ssa L aura Iannucci
La Dott.ssa Laura Iannucci è ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Servizio Sistema Integrato salute, assistenza e previdenza (SWC). Svolge attività di ricerca da oltre 20 anni occupandosi della raccolta e l’analisi di dati derivanti da indagini di popolazione sulla salute e il ricorso ai servizi sanitari. Ha esperienze di ricerca in ambito socio-sanitario nelle analisi delle diseguaglianze di salute e degli stili di vita. Partecipa a gruppi di lavoro e task force nazionali e internazionali sull’armonizzazione delle indagini sulla salute. Cura la diffusione degli indicatori di salute pubblicati dall’Istat e disponibili sul database di Eurostat per la comparazione tra i Paesi dell’Unione Europea. È membro del Data Analysis Board di IBDO Foundation.
Dot t ssa Alessandra Burgio
La Dott.ssa Alessandra Burgio è Dirigente di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Statistica, Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza. È responsabile della produzione statistica di dati sul sistema ospedaliero e il personale sanitario. Collabora alle indagini europee sulla salute per fornire un quadro organico e comparabile a livello nazionale e internazionale sulle caratteristiche e sull’evoluzione delle condizioni di salute della popolazione, sui determinanti della salute e il ricorso ai servizi sanitari. È Focal Point per la fornitura agli organismi internazionali (Eurostat, OECD, WHO) di dati sanitari non monetari nell’ambito di Regolamenti europei nel campo delle statistiche di sanità pubblica. È componente del sottogruppo di esperti nell’ambito del Comitato LEA del Nuovo Sistema di Garanzia. È componente del Comitato nazionale del Piano Nazionale Esiti (PNE) presso Agenas.
Dot t.ssa Lidia Gargiulo
La Dott.ssa Lidia Gargiulo è ricercatrice senior presso l’Istituto Nazionale di Statistica, Servizio Sistema Integrato salute, assistenza e previdenza. Svolge attività di ricerca condotta da oltre 20 anni presso l’Istat per la raccolta e l’analisi di dati derivanti da indagini di popolazione, in qualità di responsabile delle indagini sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari. In ambito europeo ha partecipato a Task-Force, Technical group di Eurostat fin dal 2000 per il processo di armonizzazione delle indagini europee sulla salute, al fine di fornire statistiche sulle condizioni di salute, prevenzione e ricorso ai servizi sanitari, con la definizione di indicatori comparabili tra i paesi. Partecipa ad alcuni gruppi di lavoro tematici interistituzionali dell’Istituto Superiore di
Sanità, Agenas e Ministero della Salute. Ha maturato esperienze di ricerca in ambito socio-sanitario, sulle condizioni di salute della popolazione, degli anziani, su morbilità e limitazioni nelle attività, speranza di vita per condizioni di salute, fattori di rischio e aspetti relativi alla salute mentale, con contributi anche sulle condizioni di salute della popolazione straniera.
Dot t. Antonio Nicolucci
Il Dott. Antonio Nicolucci è Direttore di CORESEARCH ed è stato Coordinatore del Dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della “Fondazione Mario Negri Sud – Centro di ricerche farmacologiche e biomediche”. Le sue ricerche comprendono la metodologia epidemiologica e i risultati dell’assistenza nel diabete, l’impatto psicosociale del diabete, della malattia cardiovascolare e dei trattamenti associati. Nel corso della sua carriera, ha rivestito diversi ruoli nella Società Italiana di Diabetologia e nell’Associazione Medici Diabetologi. Il Dott. Nicolucci è Coordinatore del Data Analysis Board di IBDO FOUNDATION e dell’Health City Institute.
Dot t ssa Maria Chiara Rossi
La Dott.ssa Maria Chiara Rossi ha un dottorato in Medicina Traslazionale ed è attualmente Vice-Direttore di CORESEARCH. Per anni ha ricoperto il ruolo di Ricercatrice nel Dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della “Fondazione Mario Negri Sud – Centro di ricerche farmacologiche e biomediche”. È consulente del Gruppo Annali AMD dal 2006, componente del Comitato Scientifico di ISPED-CARD, del Comitato Socio-Sanitario di SID, del Comitato Scientifico e Data Analysis Board di IBDO FOUNDATION. È autrice di oltre 80 pubblicazioni scientifiche su diabete, obesità, telemedicina, qualità della cura e qualità della vita del paziente cronico.
Prof Alfonso Bellia
Il Prof. Alfonso Bellia è Segretario Generale dell’Italian Diabetes Barometer Observatory (IBDO) ed è Professore Associato di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università di Roma Tor Vergata, e Dirigente Medico presso la U.O.C. di Endocrinologia e Diabetologia del Policlinico Tor Vergata di Roma. È stato componente e coordinatore del Comitato Consultivo Area Endocrinologica, componente del Segretariato di Supporto e Coordinamento attività HTA nel settore farmaceutico dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) dal 2012 al 2017. È attualmente componente in qualità di Esperto Clinico del Comitato Etico Territoriale (CET) Lazio area 5.
Dot t. Federico Serra
Il Dott. Federico Serra, Direttore Generale di IBDO Foundation, Executive director & General Manager di EUDF Italia, Capo della segreteria tecnica dell’Intergruppo Parlamentare Obesità, Diabete e malattie croniche non trasmissibili. Dal gennaio 2021 è Presidente dal dell’International Public Policy Advocay AssociationIPPAA, con sede a Washington, una delle maggiori associazioni al mondo che si occupa di relazioni ed advocacy istituzionale ed è Co-chairman del Think Tank internazionale THREE BEES.
Capo della Segreteria tecnica degli Intergruppi Parlamentari Obesità e Diabete e Qualità di Vita nelle città, è ed è stato ed è consulente a livello nazionale ed internazionale di importati organizzazioni governative, parlamentari, industriali e scientifiche.
Per oltre 40 anni manager di una importate multinazionale, è stato insignito dalla Casa Reale di Danimarca nel 2013 della medaglia d’onore di Sua Altezza Reale il Principe Consorte Henrik di Danimarca e il diploma della Danish ExportAssociation, tra le più importanti onorificenze danesi, premo che viene destinato ogni anno a dieci persone o aziende che nel mondo hanno contribuito alla promozione e allo sviluppo dell’industria e del commercio danesi all’estero.
Nel 2013 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del titolo di cavaliere della Repubblica Italiana e il CONI della Stella al Merito Sportivo. È stato dal 2012 al 2016 coordinatore per l’Italia dell’European Association of Communication Director- EACD, l’’Associazione europea dei direttori della comunicazione e dal 2018 è Vice presidente dell’European Urban Health Communicators Network-EUCHNET
È giornalista pubblicista, membro del Consiglio Direttivo Nazionale dell’Associazione Stampa Medica Italiana e Direttore editoriale della rivista URBES.
È Presidente dell’Osservatorio Nazionale Permanete sullo Sport ed è stato Presidente del CUS Catania e del Comitato Organizzatore a Catania delle Universiadi del 1997, è attualmente Vice Presidente mondiale di Sport Without Borders, organizzazione che promuove l’inclusione nel mondo dello sport, e Vice Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Amici della maglia azzurra”, organizzazione parlamentare che promuove i valori dello sport.
Dal 2020 è Segretario Generale del C14+ e dell’Health City Institute, rispettivamente network e think tank nati con l’obiettivo di affrontare i determinanti di salute, del benessere, dell’ambiente e dell’attività sportiva nelle più importanti città italiane.
Dal 2010 è Presidente del Congresso della Federazione
Italiana YMCA, rappresentanza italiana dell’YMCA (Young Men’s Christian Asscociation), organizzazione internazionale presente in oltre 119 Paesi del mondo con oltre 14.000 Associazioni Locali a cui collaborano 700.000 volontari e 25.000 figure professionali, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione YMCA Italia, Presidente di YMCA Health, è stato presidente di FARERETE e IMAGINE ONLUS.
Dot t Lucio Cor saro
Il Dott. Lucio Corsaro dal 2020 è Fondatore di BHAVE, startup innovativa che studia e analizza i comportamenti decisionali delle persone nel settore sanitario per comprenderne le motivazioni, supportando le organizzazioni pubbliche e private nella ricerca di soluzioni attraverso l’osservazione e l’analisi predittiva dei comportamenti di persone, pazienti, operatori e stakeholder del settore sanitario.
Esperto di strategia, marketing, analisi statistiche e comportamentali, ha progettato e realizzato studi ed analisi sia a livello nazionale che internazionale nell’ambito delle patologie croniche, malattie rare, fragilità, oncologia ed infettivologia.
Insieme al suo team, attraverso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning è in grado di integrare ed elaborare sia big che small data, creando modelli di comportamento predittivo e progetti per il miglioramento dei comportamenti delle persone e delle organizzazioni.
Il marketing comportamentale e lo studio delle scienze comportamentali, nell’ambito della salute, sono uno dei suoi maggiori interessi e nel tempo è diventato sempre più determinato a rendere questi argomenti professionali il fulcro assoluto della sua vita lavorativa quotidiana.
Attualmente è impegnato in gruppi di lavoro, task force, docenze, consigli direttivi, consulenze strategiche e di marketing per aziende, istituzioni, società scientifiche e associazioni pazienti.
Niente potrebbe descrivere meglio la sua visione di ciò che Arthur Conan Doyle ha dichiarato in “The Adventure of the Blue Carbuncle”: “Il mio mestiere è sapere ciò che gli altri non sanno. Mi sono allenato a vedere le cose che gli altri trascurano”.
Lucio Corsaro è componente del Data Analysis board di IBDO Foundation e dell’Health City Institute.
Dot t Gianluc a Vacc aro
Il dott. Gianluca Vaccaro è dottore di ricerca in “Metodologia delle Scienze Sociali” all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Direttore di Ricerche Sociali, Epi-
demiologiche e di Outcome e Methodological Advisor presso Bhave - startup innovativa che studia e analizza i comportamenti decisionali delle persone nel settore sanitario - e Sociologo presso l’Unità Operativa Educazione e Promozione della salute dell’Asp di Catania. Come metodologo della ricerca sociale e clinica ha progettato e realizzato ricerche nazionali e internazionali sui temi della salute in particolare: modelli organizzativi di cure palliative (Università “La Sapienza”; Asl di Modena); umanizzazione delle cure in Ospedale (A.O. San Camillo Forlanini -Università Tor Vergata); valutazione dei corsi di formazione per operatori sanitari in Europa (Commissione Europea rete HPH Health Promoting HospitalsAusl di Reggio Emilia); Progettazione partecipata di interventi di promozione della salute (Ausl di Reggio Emilia; Rete WHP - Asp di Catania); disuguaglianze sociali e professionali di salute (Istat - Asl Torino3); Patient decision aid (A.O.U. Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania); Buone pratiche cliniche e processi di consenso (SIAARTI - Bhave); Patient-reported outcomes in pneumologia, oncologia, malattie rare, croniche (Bhave). Sul piano teorico si occupa di causalità nelle scienze sociali, di tecniche di ricerca negli studi eziologici e comportamentali, di fondamenti logici ed epistemologici della sociologia e modelli integrati di metodologia della ricerca clinica e sociale.
Dot t ssa Emanuela Bologna Ricercatrice ISTAT, è responsabile dell’iniziativa “Valorizzazione e potenziamento dell’informazione statistica su stili di vita, tempo libero, cultura” e coreferente del progetto “L’informazione statistica per il monitoraggio degli stili di vita e dei fattori di rischio per la salute”. È esperta in ricerca sociale nell’ambito dei fattori di rischio per la salute, degli stili di vita, della partecipazione culturale e della fruizione del tempo libero, con un’attenzione particolare alle disuguaglianze sociali anche in una prospettiva di genere.
ALE: GENER
ADULTI (18+):1
Sono circa 23 milioni le persone in della 46,3% il circa ovvero peso di eccesso cui, di popolazione
Circa 17 milione e 100 mila in sovrappeso
Circa 5 milione e 800 mila con obesità (11,8 %)
BAMBINI/ADOLESCENTI(3-) anni 17 2:
Sono 2 milioni 200 mila in eccesso di peso, ovvero il 27,2% della popolazione di 3-17 anni.
LE DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI GRADIENTE NORD-SUD/ISOLE1
ADULTI (18+)1 OBESITÀ
11.1% del Nord-Est 10,3% del Centro 13,0% al Sud
DIFFERENZE DI GENERE1,2
ADU OBESITÀ )(18+ LTI 1
Maschi: 13,0% % ,701 Femmine:
BAMBINI/ADOLESCENTI (3-17)
ECCESSO DI PESO
Maschi: 29,5% Femmine: 24,8%
35,2% al Sud 31,3% delle Isole (34,6%)
12,1% delle Isole (Tassi standardizzati)
INCREMENTO OBESITÀ NELLE CITTÀ E NELLE PERIFERIE (2001-2022)5
LE DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI
1,9
BAMBINI/ADOLESCENTI (3 -17 anni) ECCESSO DI PESO
21,8% del Nord-Ovest 23,7% del Nord-Est
26,1% al Centro
ALIMENTAZIONE1
AREEMETROPOLITANENELLELOROPERIFERIE
(da 6,8% a 9,1%)(da 8,2% a 12,5%)
PERCEZIONE DELL’ECCESSO
Circa 10 milioni (il 17,1% della popolazione di 3 anni e più) dichiarano di consumare almeno 4 o più porzioni di frutta o verdura al giorno.
Percezione delle madri di bambini con eccesso di peso3
ECCESSO PONDERALE
Il 40,3% dei bambini in sovrappeso o obesi è percepito dalla madre come sono-normopeso.
ATTIVITÀ MOTORIA
Il 59,1% delle madri di bambini fisicamente poco attivi ritene che il proprio figlio svolga attività fisica adeguata.
tra le madri di bambini in sovrappeso oobesi, il 69,9% pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva.
ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ
CONSIGLIO DI FARE ATTIVITÀ FISICA PER REGIONE4
(il 35,0 % della popolazione di 3 anni e più) dichiarano di non praticare né sport né attività fisica nel tempo libero. Si osservano marcate differenze di genere: è sedentario il 38,8% delle donne contro il 31,0% degli uomini1 20.047.000 PERSONE
Consiglio fare attività fisica per ragione di residenza
DISUGUAGLIANZE SOCIALI CORRELATE ALL’OBESITÀ
BAMBINI/ADOLESCENTI (3-17 ANNI)
ECCESSO DI PESO E GRADO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI2
LAUREA
21,9% alto titolo di studio dei genitori
DIPLOMA
28,3% medio titolo di studio dei genitori
SCUOLA MEDIA
32,8% basso titolo di
ADULTI (18+) OBESITÀ E GRADO DI ISTRUZIONE1
LAUREA
DIPLOMA
SCUOLA MEDIA