SportCity Journal

Report 2025 dell’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria della Fondazione SportCity
Edito da Urbes per SportCity Journal
Il rapporto “Gi Italiani, le citta e lo sport” e edito da Urbes per SportCity
Journal Editor in chief: Federico Serra, Francesca Romana Lenzi
Fondazione SportCity
Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attivita motoria
Piazza San Silvestro 8, 00187 Roma www.fondazionesportcity.it
Report 2025 dell’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria della Fondazione SportCity
Edito da Urbes per SportCity Journal
“Desidero ringraziare gli atleti italiani per i successi ottenuti, ma soprattutto per l’autentico spirito sportivo che hanno dimostrato: un bellissimo esempio che va ben oltre i confini dello sport.”
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica 31 dicembre 2024, messaggio di fine anno
Introduzione
Federico Serra
Prefazione
Fabio Pagliara
Factsheet su sedentarietà, attività fisica e impianti sportivi in italia
Focus on sull’impatto dello sport sulla condizione sociale dei giovani in italia
Tassonomia di una sport city
Introduzione – Sportimetro 2025
Attilio Parisi
Sportimetro 2025
Livio Gigliuto
SportCity Lab
Le SportCity si raccontano – Introduzione
Federico Serra
Sport, spazi pubblici e comunità: l’impegno dell’anci per una città attiva
Sabrina Gastaldi
Viaggio nelle SporCity: 10 racconti di città in movimento
Io vorrei che lo sport
Manifesto per una SportCity
I promotori del report 2025 “Gli italiani, le città e lo sport”
"Lo sport e una palestra di vita, un grande motore educativo, un veicolo straordinario di valori come la lealta, il sacrificio, il merito, la determinazione, la forza d’animo."
Giorgia Meloni,
Ministri, 20 dicembre 2024,
Cerimonia di consegna dei
Collari d’Oro al Merito
Sportivo
Federico Serra
Presidente
dell’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria della Fondazione SportCity
Lo sport è un elemento fondamentale nel tessuto sociale e urbano delle città italiane. Non si tratta solo di un’attività ricreativa, ma di un vero e proprio strumento di benessere collettivo, capace di incidere sulla salute dei cittadini, sulla qualità della vita e sulla coesione sociale. In un’epoca in cui l’inattività fisica rappresenta una delle principali minacce per la salute pubblica, l’Italia deve affrontare la sfida di rendere le proprie città più attrezzate, accessibili e inclusive dal punto di vista sportivo. Per stili di vita si intendono quei comportamenti individuali assunti nella quotidianità, che sono in relazione con fattori ambientali, economici, culturali ed educativi e che incidono in modo significativo sulla salute. Non si può più intendere la salute solo come “assenza di malattia”, ma come una condizione più ampia di benessere fisico, mentale e sociale. Le ricerche più accreditate convergono nel dimostrare che la salute dipende solo in minima parte dall’assistenza sanitaria (10%), mentre il ruolo predominante è giocato dai comportamenti individuali (50%), seguiti da fattori biologici (20%), socioeconomici (10%) e ambientali (10%). In questo quadro, lo sport e l’attività fisica assumono un’importanza cruciale per ridurre l’incidenza delle malattie croniche e migliorare la qualità della vita, promuovendo uno stile di vita attivo e sostenibile.
Il report “Gli italiani, lo sport e le città” dell’Osservatorio Permanente sullo Sport della Fondazione SportCity sottolinea la necessità di un approccio strutturato e strategico nella promozione dell’attività fisica nei contesti urbani. Per trasformare le nostre città in Sport City, è indispensabile osservare, misurare e agire, dotandosi di strumenti di pianificazione adeguati e di politiche pubbliche in grado di rispondere alle esigenze della cittadinanza.
L’abbondanza di dati raccolti sulle abitudini sportive degli italiani rappresenta un’opportunità straordinaria, ma solo se questi dati vengono utilizzati per costruire strategie efficaci sulla pratica sportiva e sull’attività motoria. Serve una visione sistemica che parta dall’analisi delle esigenze reali dei cittadini per arrivare alla creazione di spazi urbani e infrastrutture che incentivino uno stile di vita attivo.
L’importanza dello sport in Italia è stata riconosciuta
anche a livello costituzionale con l’inserimento dell’attività sportiva nell’articolo 33 della Costituzione, un passaggio fondamentale che impegna le istituzioni e tutti gli attori sociali a investire nello sport come diritto e valore essenziale per il benessere della collettività. In questo contesto, le città, con particolare attenzione alle periferie e alle aree verdi, diventano il fulcro su cui puntare per promuovere l’attività fisica diffusa e accessibile a tutti. Un esempio concreto di questa trasformazione è rappresentato dai progetti avviati da Sport e Salute in collaborazione con ANCI, che stanno dimostrando come un’azione coordinata tra istituzioni e amministrazioni locali possa tradursi in interventi reali sul territorio. Creare spazi sportivi nelle città, rigenerare aree urbane e promuovere l’attività fisica nelle scuole e nei luoghi pubblici sono passi essenziali per una rivoluzione culturale che metta il movimento al centro della vita quotidiana degli italiani.
Per supportare questa crescita e consolidare una cultura dello sport orientata all’azione, sono stati concepiti strumenti fondamentali come lo Sportimetro, lo Sport City Lab e un Manifesto, che forniscono linee guida e metodologie concrete per trasformare le città in ambienti più dinamici e favorevoli alla pratica sportiva. Lo Sportimetro consente di misurare e analizzare il livello di sportività delle città, fornendo dati essenziali per la pianificazione strategica. Lo Sport City Lab rappresenta un laboratorio di innovazione e confronto tra amministrazioni, esperti e cittadini per sviluppare politiche e progetti sostenibili. Infine, il Manifesto funge da strumento di indirizzo per diffondere una cultura sportiva del “fare”, incentivando l’impegno attivo delle istituzioni e della società civile.
L’adozione di un approccio olistico alla salute e agli stili di vita è essenziale per migliorare il benessere collettivo. L’Italia è tra i paesi con la più alta aspettativa di vita alla nascita (81,2 anni per gli uomini e 85,6 per le donne), ma il numero di anni vissuti in buona salute è significativamente inferiore (66,8 per gli uomini e 66,9 per le donne). Questo significa che, in media, gli italiani trascorrono oltre 14 anni convivendo con malattie croniche non trasmissibili, come problemi cardiovascolari, tumori, diabete e patologie respiratorie. Eppure, oltre il 50% delle malattie croniche e dei tumori è evitabile, e ogni anno in 11
Italia si registrano circa 180.000 decessi per tumore, che potrebbero essere in gran parte prevenuti attraverso politiche di promozione della salute e la diffusione di stili di vita sani.
Evitare le malattie rappresenta un dovere collettivo e individuale: non solo migliora la durata della vita in salute, ma genera effetti positivi sull’economia e sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. La prevenzione deve essere considerata non più solo come una strategia sanitaria, ma come una vera e propria rivoluzione culturale, in cui istituzioni, scuole, aziende e società civile collaborano per favorire stili di vita più sani e attivi. Questo approccio deve basarsi su una visione interdisciplinare e integrata, che tenga conto di tutti i fattori che influenzano il benessere delle persone:
• salute fisica e mentale;
• educazione e formazione;
• relazioni sociali;
• qualità dell’ambiente;
• condizioni economiche e culturali. Solo attraverso una sinergia strutturata tra istituzioni governative, mondo dell’educazione, sistema sanitario e attori economici e sociali si potrà promuovere una cultura del benessere duratura, che incida in modo significativo sulla qualità della vita delle persone e sulla sostenibilità delle nostre città.
Il presente report vuole quindi fornire una fotografia aggiornata del rapporto tra gli italiani, lo sport e le città, evidenziando le criticità esistenti e proponendo soluzioni concrete per una trasformazione culturale e infrastrutturale che metta l’attività fisica al centro delle politiche urbane e della strategia nazionale di prevenzione e benessere.
"La capacita di generare valore dello sport e sempre piu evidente: in termini economici, educativi, sociali, culturali e di benessere. E nostro dovere rafforzare questa consapevolezza e trasformarla in azione concreta."
Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, 14 febbraio 2024, intervista pubblicata su Sport e Salute
Fabio Pagliara
Presidente della Fondazione SportCity
“Lo sport non è soltanto movimento: è cultura, coesione, benessere, rigenerazione urbana. È un modo nuovo – e necessario – di immaginare le nostre città, le nostre comunità, la nostra quotidianità.”
Con questo spirito, la Fondazione SportCity ha dato vita all’Osservatorio permanente sullo Sport, l’Esercizio Fisico e l’Attività Motoria, con l’ambizione di contribuire concretamente alla costruzione di una società più attiva, più consapevole e più sana. Un organismo pensato per produrre dati, strumenti, ricerche e analisi di qualità, capaci di accompagnare le istituzioni, le amministrazioni locali, il mondo dell’associazionismo sportivo e i cittadini nel disegno di politiche pubbliche fondate su evidenze scientifiche e visioni strategiche.
Il rapporto “Gli italiani, le città e lo sport”, giunto alla sua edizione 2025, rappresenta oggi una tappa fondamentale di questo percorso. Un documento che non si limita a descrivere una realtà in trasformazione, ma che si propone di interpretarla, orientarla e, soprattutto, ispirarla. Perché mai come oggi c’è bisogno di strumenti che aiutino a comprendere la portata sistemica dello sport nella vita quotidiana delle persone, nella qualità degli spazi urbani, nell’equità sociale, nella sostenibilità ambientale e nella promozione di un nuovo modello di sviluppo umano.
Uno dei contributi più innovativi dell’Osservatorio è certamente lo Sportimetro, un sistema avanzato di rilevazione e analisi dei parametri che definiscono l’attitudine allo sport e al movimento nelle città italiane. Uno strumento che consente di misurare in modo oggettivo le dinamiche di partecipazione, le dotazioni infrastrutturali, le barriere sociali, le politiche pubbliche e gli impatti multidimensionali dell’attività motoria. Lo Sportimetro rappresenta una vera e propria mappa dinamica della cultura del movimento in Italia, utile sia per monitorare l’evoluzione dei comportamenti, sia per progettare interventi efficaci e mirati.
Accanto allo Sportimetro, un altro tassello essenziale è costituito dalla Tassonomia di una SportCity, un modello teorico-pratico che definisce i tratti distintivi di una città orientata alla promozione sistemica dello sport e dell’attività fisica. Si tratta di un framework multidimensionale, che integra fattori urbanistici, sociali, culturali, ambientali ed economici per individuare indicatori chiave e linee guida replicabili. Una vera bussola per co-
struire città in cui il movimento sia parte integrante dell’identità urbana.
Questo percorso si completa con la redazione del Manifesto delle SportCity, un documento che raccoglie valori, principi, visioni e impegni per la costruzione di una nuova idea di città: inclusiva, accessibile, attiva, sostenibile. Il Manifesto rappresenta una chiamata collettiva all’azione, rivolta a chiunque voglia contribuire alla trasformazione del territorio attraverso il linguaggio universale dello sport.
Per dare concretezza a questi valori, nasce oggi anche SportCity Lab, un laboratorio permanente di sperimentazione, confronto, progettazione e divulgazione. Uno spazio aperto e dinamico in cui policy maker, esperti, operatori del settore, cittadini e ricercatori possano incontrarsi per costruire insieme modelli innovativi, buone pratiche e progetti pilota replicabili nei contesti urbani più diversi.
Ed è proprio questo il cuore di uno dei capitoli centrali di questo rapporto: quello dedicato alle Buone pratiche delle SportCity, una raccolta ragionata di esempi virtuosi provenienti da tutto il territorio nazionale, che dimostrano come sia possibile – e già in atto – una trasformazione concreta dello spazio urbano attraverso il movimento. Dalle palestre a cielo aperto ai percorsi attivi, dai progetti scolastici integrati alle iniziative intergenerazionali nei parchi, queste esperienze testimoniano come la cultura della SportCity sia già parte del vissuto di molte comunità locali.
Altro punto di straordinaria rilevanza è il Focus on dedicato all’impatto dello sport sulla condizione sociale dei giovani in Italia. Un approfondimento che analizza il potenziale dello sport come strumento di inclusione, prevenzione del disagio, sviluppo delle competenze trasversali e promozione del protagonismo giovanile. In un momento storico in cui le nuove generazioni vivono fragilità economiche, psicologiche e relazionali sempre più evidenti, lo sport emerge con forza come un potente fattore abilitante di opportunità, appartenenza e riscatto sociale
Ma questo lavoro non sarebbe completo senza il racconto di ciò che è già accaduto nel cuore delle nostre comunità. Ed è qui che prende forma l’esperienza straordinaria dello SportCity Day, un evento che in soli quattro anni ha saputo raggiungere 163 città italiane,
“Lo sport non è soltanto movimento: è cultura, coesione, benessere, rigenerazione urbana. È un modo nuovo – e necessario – di immaginare le nostre città, le nostre comunità, la nostra quotidianità.”
Con questo spirito, la Fondazione SportCity ha dato vita all’Osservatorio permanente sullo Sport, l’Esercizio Fisico e l’Attività Motoria, con l’ambizione di contribuire concretamente alla costruzione di una società più attiva, più consapevole e più sana. Un organismo pensato per produrre dati, strumenti, ricerche e analisi di qualità, capaci di accompagnare le istituzioni, le amministrazioni locali, il mondo dell’associazionismo sportivo e i cittadini nel disegno di politiche pubbliche fondate su evidenze scientifiche e visioni strategiche.
Il rapporto “Gli italiani, le città e lo sport”, giunto alla sua edizione 2025, rappresenta oggi una tappa fondamentale di questo percorso. Un documento che non si limita a descrivere una realtà in trasformazione, ma che si propone di interpretarla, orientarla e, soprattutto, ispirarla. Perché mai come oggi c’è bisogno di strumenti che aiutino a comprendere la portata sistemica dello sport nella vita quotidiana delle persone, nella qualità degli spazi urbani, nell’equità sociale, nella sostenibilità ambientale e nella promozione di un nuovo modello di sviluppo umano.
Uno dei contributi più innovativi dell’Osservatorio è certamente lo Sportimetro, un sistema avanzato di rilevazione e analisi dei parametri che definiscono l’attitudine allo sport e al movimento nelle città italiane. Uno strumento che consente di misurare in modo oggettivo le dinamiche di partecipazione, le dotazioni infrastrutturali, le barriere sociali, le politiche pubbliche e gli impatti multidimensionali dell’attività motoria. Lo Sportimetro rappresenta una vera e propria mappa dinamica della cultura del movimento in Italia, utile sia per monitorare l’evoluzione dei comportamenti, sia per progettare interventi efficaci e mirati.
Accanto allo Sportimetro, un altro tassello essenziale è costituito dalla Tassonomia di una SportCity, un modello teoricopratico che definisce i tratti distintivi di una città orientata alla promozione sistemica dello sport e dell’attività fisica. Si tratta di un framework multidimensionale, che integra fattori urbanistici, sociali, culturali, ambientali ed economici per individuare indicatori chiave e linee guida replicabili. Una vera bussola per costruire città in cui il movimento sia parte integrante dell’identità urbana.
Questo percorso si completa con la redazione del Manifesto delle SportCity, un documento che raccoglie valori, principi, visioni e impegni per la costruzione di una nuova idea di città: inclusiva, accessibile, attiva, sostenibile. Il Manifesto rappresenta una chiamata collettiva all’azione, rivolta a chiunque voglia contribuire alla trasformazione del territorio attraverso il linguaggio universale dello sport.
Per dare concretezza a questi valori, nasce oggi anche SportCity Lab, un laboratorio permanente di sperimentazione, confronto, progettazione e divulgazione. Uno spazio aperto e dinamico in cui policy maker, esperti, operatori del settore, cittadini e ricercatori possano incontrarsi per costruire insieme modelli innovativi, buone pratiche e progetti pilota replicabili nei contesti urbani più diversi.
Ed è proprio questo il cuore di uno dei capitoli centrali di questo rapporto: quello dedicato alle Buone pratiche delle SportCity, una raccolta ragionata di esempi virtuosi provenienti da tutto il territorio nazionale, che dimostrano come sia possibile – e già in atto – una trasformazione concreta dello spazio urbano attraverso il movimento. Dalle palestre a cielo aperto ai percorsi attivi, dai progetti scolastici integrati alle iniziative intergenerazionali nei parchi, queste esperienze testimoniano come la cultura della SportCity sia già parte del vissuto di molte comunità locali.
Altro punto di straordinaria rilevanza è il Focus on dedicato all’impatto dello sport sulla condizione sociale dei giovani in Italia. Un approfondimento che analizza il potenziale dello sport come strumento di inclusione, prevenzione del disagio, sviluppo delle competenze trasversali e promozione del protagonismo giovanile. In un momento storico in cui le nuove generazioni vivono fragilità economiche, psicologiche e relazionali sempre più evidenti, lo sport emerge con forza come un potente fattore abilitante di opportunità, appartenenza e riscatto sociale
Ma questo lavoro non sarebbe completo senza il racconto di ciò che è già accaduto nel cuore delle nostre comunità. Ed è qui che prende forma l’esperienza straordinaria dello SportCity Day, un evento che in soli quattro anni ha saputo raggiungere 163 città italiane, coinvolgendo migliaia di cittadini in attività di sport, gioco ed esercizio fisico negli spazi pubblici. È da questa mobilitazione spontanea e partecipata che nasce l’idea di SportCity – la Repubblica del Movimento: un modello culturale e sociale che trasforma il semplice atto del muoversi in un gesto collettivo, civile e generativo. Un movimento – nel senso più pieno del termine – che restituisce centralità al corpo, alla relazione, alla città come spazio vissuto e condiviso.
Questo rapporto racconta anche i segreti di questa “rivoluzione dolce”, capace in pochi anni di cambiare il paradigma con cui il nostro Paese guarda allo sport. Non più solo competizione, non più solo performance, ma benessere diffuso, socialità, prevenzione, educazione e qualità della vita. Gli autori ci accompagnano in un percorso di scoperta e approfondimento dei concetti fondanti di questa filosofia, offrendo spunti di riflessione e strumenti pratici per immaginare una società diversa.
Infine, ad arricchire ulteriormente questo lavoro ci sono i contributi “Io vorrei che lo sport…”, pensieri liberi e visionari affidati a voci autorevoli del mondo istituzionale, sportivo, scientifico e culturale. Piccoli manifesti individuali che esprimono sogni, attese e visioni sul ruolo che lo sport può e deve giocare nel nostro Paese nei prossimi anni.
Un ringraziamento speciale va a tutti i ricercatori e le ricercatrici dell’Osservatorio, il cui rigore scientifico e passione rappresentano il fondamento di ogni nostro passo avanti, e al Comitato di Indirizzo Strategico, che con la sua visione, competenza e capacità di orientamento contribuisce ogni giorno a dare direzione, valore e prospettiva al nostro lavoro. Tutto questo è più di un rapporto: è un invito a costruire insieme il futuro. Un futuro in cui lo sport non sia più relegato a luoghi chiusi o tempi marginali, ma torni a essere parte integrante della nostra vita quotidiana, delle nostre città, del nostro modo di essere cittadini.
Perché una SportCity non è solo un luogo. È un’idea, una comunità, un orizzonte possibile Buona lettura, e buon movimento.
"Promuovere lo sport significa promuovere la salute: l'attivita fisica e una delle armi piu efficaci perla prevenzione delle malattie e per il benessere psicofisico delle persone."
Orazio Schillaci, Ministro della Salute, 6 febbraio 2024, intervento durante il convegno "Sport e Salute - L'attivita motoria come strumento di prevenzione"
1. Introduzione
L’attività fisica è un elemento essenziale per la salute e il benessere della popolazione. Tuttavia, in Italia persistono elevati livelli di sedentarietà, disparità territoriali nella pratica sportiva e carenze nelle infrastrutture sportive. Il Factsheet 2024 dell’Osservatorio permanente sullo sport fa una analisi sistematica, integrando i dati più recenti provenienti da fonti ufficiali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), di OCSE, di Eurostat, dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), il portale epidemiologico EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Rapporto Sport 2024 di Sport e Salute S.p.A. e da altre analisi prodotte da istituti di ricerca indipendenti, per fornire un quadro dettagliato della situazione attuale, delle tendenze e delle sfide future.
2. Pratica Sportiva e Sedentarietà in Italia
2.1 Dati Generali sulla Pratica Sportiva
Secondo il Country Physical Activity Factsheet 2024 pubblicato dalla WHO:
• Il 48,3% degli italiani soddisfa le raccomandazioni minime di attività fisica.
• Bambini (6-10 anni): Solo il 39,9% pratica un’attività fisica regolare.
• Adolescenti (11-15 anni): L’81,5% è attivo.
• Adulti (18-69 anni): L’82,1% svolge almeno un’attività fisica nel tempo libero.
Parallelamente, il Rapporto BES 2023 dell’ISTAT evidenzia un miglioramento rispetto agli anni precedenti:
• La sedentarietà è scesa al 34,2% nel 2023, in calo rispetto al 36,3% del 2022 e al 35,5% del 2019.
• La pratica sportiva continuativa è aumentata al 25,5%, superando i livelli pre-pandemici del 2019 (23,4%).
• Persistono forti disparità territoriali:
• Nord Italia: Sedentarietà al 25,4%.
• Mezzogiorno: Sedentarietà al 48,5%, con un miglioramento di 3,7 punti percentuali rispetto al 2022.
Secondo il Rapporto Sport 2024, lo sport in Italia è in crescita:
Il settore sportivo ha generato 24,7 miliardi di euro nel 2022, pari all’1,38% del PIL nazionale
Gli occupati nel settore sportivo sono 412.000, con un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente
La spesa per le attività sportive è aumentata del 9,2%, con un incremento del 15% nel settore giovanile.
L’85% dei cittadini riconosce il valore dello sport per la salute, ma solo il 56% pratica attività fisica regolarmente
2.2 Per OCSE e EUROSTAT l’Italia è un Paese di sedentari
Secondo Eurostat (2024), l’Italia si colloca tra i Paesi con i tassi di sedentarietà più alti d’Europa. 81% degli adulti italiani non raggiunge i livelli minimi di attività fisica raccomandati dall’OMS, una delle percentuali più elevate dell’UE.
L’OCSE (2024) conferma questa tendenza Solo il 19% degli italiani adulti soddisfa le linee guida minime di attività fisica settimanale raccomandate dall’OMS, contro una media UE del 32%.
Tra gli over 65, meno del 10% rispetta queste raccomandazioni
Tra i bambini di 11 e 15 anni, l’Italia registra il tasso più basso di attività fisica rispetto agli altri Paesi UE, con solo l’11% degli 11enni e il 5% dei 15enni che praticano sport in modo adeguato.
2.3 Differenze per Fascia d’Età
L’ISTAT ha rilevato che la pratica sportiva varia significativamente in base all’età:
3. Impianti Sportivi in Italia: Stato e Distribuzione
3.1 Distribuzione degli Impianti Sportivi
Secondo Sport e Salute S.p.A., in Italia ci sono 76.919 impianti sportivi, di cui il 70% è di proprietà pubblica.
Area Geografica
Nord Italia
Centro Italia
Impianti Sportivi
Sud e Isole 26%
Il Mezzogiorno ha meno impianti sportivi rispetto al Nord, contribuendo alle differenze nei livelli di attività fisica.
3.2 Qualità e Accessibilità
Il Rapporto Sport 2024 evidenzia diverse criticità:
• Obsolescenza: Il 44% degli impianti è stato costruito tra gli anni ‘70 e ‘80
• Accessibilità: Il 60% delle strutture non è adeguatamente accessibile alle persone con disabilità
• Investimenti: La spesa per impianti sportivi è cresciuta del 12% nel 2023.
• Aree urbane: Il 30% degli impianti sportivi si trova in aree densamente popolate, ma manca un’equa distribuzione tra città e zone rurali.
• Efficienza energetica: Il 25% delle strutture sportive pubbliche necessita di interventi per la riduzione dei consumi energetici
4. Percezione dello sport e dell’attività fisica da parte degli italiani
Secondo un’indagine dell’Osservatorio Hybrid Lifestyle di Nomisma, pubblicata da Redattore Sociale, il 91% degli italiani che praticano un’attività sportiva concorda sui benefici fisici dello sport, mentre l’89% ne riconosce i vantaggi per la salute mentale. Inoltre, l’82% ritiene importante mantenersi attivo con regolarità, e il 72% trova nello sport un senso di appagamento e divertimento. Per 1 italiano su 2, gli effetti dello sport rappresentano uno stimolo per condurre uno stile di vita sano. Negli ultimi 12 mesi, il 75% degli italiani ha praticato un’attività sportiva (31%) o movimento (44%) durante la settimana. Il 73% dichiara di praticare abbastanza movimento durante la giornata, ma solo il 39% ritiene di fare abbastanza sport. Rispetto al periodo pre-pandemia, quasi 1 italiano su 2 ha mantenuto invariato il livello di attività sportiva, mentre il 34% lo ha incrementato e il 28% lo ha diminuito, delineando un bilancio complessivamente positivo.
Un’altra ricerca condotta da Human Highway per Assosalute evidenzia che il 90,8% degli italiani, inclusi coloro che non praticano alcun esercizio fisico, ritiene la pratica sportiva fondamentale, e 8 su 10 sono convinti che sia uno strumento di prevenzione efficace contro le malattie. Quasi il 79% vorrebbe fare più attività fisica di quella che riesce a praticare attualmente, e molti dichiarano di fare più esercizio fisico rispetto al passato. Negli ultimi 10 anni, la quota di coloro che praticano una qualche attività sportiva è aumentata progressivamente: dal 59,3% del 2012, al 64,2% del 2017, fino al 69,2% del 2022.
Tuttavia, permangono alcune criticità. Il 42% degli sportivi occasionali fatica a riprendere i ritmi pre-pandemia, e il 30% della popolazione è ancora sedentario. Le principali barriere alla pratica sportiva includono la mancanza di tempo, la pigrizia e la scarsa costanza. Queste difficoltà sono più pronunciate tra le donne, le persone di mezza età e gli over 65. In sintesi, la maggior parte degli italiani riconosce l’importanza dello sport per la salute fisica e mentale e desidera aumentare il proprio livello di attività fisica. Tuttavia, esistono ancora ostacoli significativi che impediscono a molti di praticare sport con regolarità.
5 . Strategie per il Futuro
Per migliorare la pratica sportiva in Italia, sono necessarie azioni mirate:
Investimenti in infrastrutture moderne e accessibili Programmi di educazione sportiva nelle scuole
Incentivi per l’attività fisica tra gli adulti e anziani. Potenziamento dello sport nelle aree svantaggiate Digitalizzazione degli impianti sportivi per migliorare la gestione e l’accessibilità.
Promozione di iniziative green per rendere sostenibili le strutture esistenti.
6. Conclusioni
Il Factsheet 2024 conferma che l’Italia sta facendo progressi nella riduzione della sedentarietà e nel potenziamento delle infrastrutture sportive. Tuttavia, persistono forti disparità territoriali e criticità infrastrutturali, che devono essere affrontate con politiche mirate. Investire nello sport significa investire nella salute e nel benessere della popolazione.
Fonti ufficiali:
WHO Country Physical Activity Factsheet 2024, Dati Eurostat 2024, Dati OCSE 2024, ISTAT Rapporto BES 2023, EpiCentro ISS Passi 2024, Sport e Salute Rapporto Sport 2024
"Questa è la celebrazione di un 2024 indimenticabile, un anno che ha consacrato il talento, il sacrificio e l'impegno dei nostri atleti. Lo sport italiano continua a essere un punto di riferimento, non solo per i risultati, ma per i valori che sa esprimere."
Giovanni Malagò, Presidente del CONI
20 dicembre 2024, Cerimonia di consegna dei Collari d'Oro al Merito Sportivo
1. Introduzione
Lo sport non è solo un’attività ricreativa, ma rappresenta uno dei principali strumenti di inclusione sociale, educazione e crescita personale per i giovani. Le attività sportive permettono lo sviluppo di competenze fisiche e psicologiche, favoriscono la socializzazione e aiutano a prevenire fenomeni di devianza sociale. Nonostante ciò, in Italia permangono significative disuguaglianze nell’accesso alla pratica sportiva, legate a fattori economici, territoriali e infrastrutturali. L’assenza di politiche pubbliche mirate a incentivare la pratica sportiva giovanile, la carenza di impianti sportivi accessibili e l’aumento delle disuguaglianze economiche sono tra i principali ostacoli alla diffusione dello sport tra i minori. Il presente rapporto, basato su dati Istat e di altre fonti nazonali, analizza in profondità la situazione dello sport tra i giovani italiani, con particolare attenzione a disparità territoriali, disponibilità di impianti e conseguenze della mancanza di attività fisica sulla condizione sociale dei giovani.
2. La pratica sportiva tra i giovani italiani
L’Italia si trova in una posizione critica rispetto alla media europea per quanto riguarda la pratica sportiva tra i giovani. Secondo i dati Istat, aggiornati al 2022, il 21% dei bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni non pratica alcuno sport, né in modo continuativo né saltuario.
Questa percentuale è ancora più elevata tra gli adolescenti più grandi (15-17 anni), dove il fenomeno dell’abbandono sportivo è particolarmente evidente. Le principali cause di questa disaffezione sono:
• Costi eccessivi delle attività sportive: il 58,4% delle famiglie in condizione di deprivazione non può permettersi sport per i propri figli.
• Carenza di impianti sportivi pubblici: in molte aree del paese mancano strutture accessibili.
• Mancanza di politiche scolastiche che incentivino lo sport: l’educazione fisica nelle scuole italiane è ancora limitata rispetto agli altri paesi europei.
• Scarsa consapevolezza dell’importanza dell’attività fisica per il benessere psico-fisico.
2.1 L’effetto della pandemia sulla pratica sportiva
La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto devastante sulla pratica sportiva tra i giovani italiani. Secondo i dati Istat, tra il 2019 e il 2021, la percentuale di giovani sedentari è passata dal 18,5% al 24,9% nella fascia 610 anni e dal 15,7% al 21,3% nella fascia 11-14 anni.
Sebbene nel 2022 e nel 2023 si sia osservato un lieve miglioramento, i livelli pre-pandemia non sono stati ancora recuperati. La chiusura delle palestre scolastiche, la sospensione delle attività di base e la crisi economica hanno amplificato le difficoltà di accesso allo sport.
3. La dotazione di impianti sportivi in Italia
Uno degli indicatori più significativi per valutare l’accessibilità dello sport è la disponibilità di impianti sportivi. L’Italia si trova in fondo alla classifica europea per numero di impianti sportivi pubblici ogni 100.000 abitanti.
• Media nazionale: 131,1 impianti ogni 100.000 abitanti (ultimo posto in UE).
• Francia: 315 impianti ogni 100.000 abitanti.
• Germania: 250 impianti ogni 100.000 abitanti. Questa carenza di strutture influisce negativamente sulla possibilità per i giovani di praticare sport, soprattutto nelle aree più svantaggiate del paese.
3.1 Disparità territoriali nella disponibilità di impianti
La distribuzione degli impianti sportivi in Italia è fortemente sbilanciata a sfavore delle regioni meridionali.
• Nord Italia: media di 145 impianti ogni 100.000 abitanti
• Centro Italia: media di 126 impianti ogni 100.000 abitanti.
• Sud Italia e Isole: solo 106,9 impianti ogni 100.000 abitanti
In regioni come Calabria e Sicilia, la maggior parte degli impianti disponibili è gestita da privati, rendendo l’accesso economicamente proibitivo per le fasce di popolazione più deboli. Ad esempio, in Sicilia il 90% delle strutture sportive è privato
4. Impatto sociale della pratica sportiva
L’accesso allo sport non ha solo un impatto sul benessere fisico dei giovani, ma anche su vari indicatori sociali, tra cui istruzione, inclusione e prevenzione della devianza giovanile.
4.1 Sport e dispersione scolastica
Esiste una correlazione diretta tra l’accesso allo sport e il tasso di dispersione scolastica.
• Nelle regioni con maggior numero di impianti sportivi si registra un tasso di dispersione scolastica inferiore.
• L’attività sportiva favorisce lo sviluppo di competenze trasversali, come disciplina e capacità di lavorare in team, fondamentali per il successo scolastico.
• I giovani che praticano sport con continuità hanno maggiori probabilità di completare il percorso di studi
4.2 Sport e fenomeno NEET
I giovani che non studiano né lavorano (NEET) sono una delle fasce più vulnerabili della popolazione giovanile italiana. L’accesso allo sport può rappresentare uno strumento per prevenire questo fenomeno.
Secondo i dati Openpolis, le regioni con un basso numero di impianti sportivi registrano una percentuale più elevata di NEET, evidenziando il legame tra sport, educazione e inserimento lavorativo.
4.3 Lo sport come strumento di inclusione sociale
Lo sport ha un ruolo cruciale nell’integrazione delle fasce più deboli della popolazione, in particolare per i giovani provenienti da contesti svantaggiati o per i ragazzi con background migratorio.
Le attività sportive aiutano a:
• Migliorare la coesione sociale.
• Ridurre il rischio di emarginazione.
• Creare opportunità di socializzazione e crescita personale.
5. Conclusioni e Raccomandazioni
Dai dati analizzati emerge con chiarezza che la pratica sportiva è un potente strumento per migliorare la condizione sociale dei giovani italiani. Tuttavia, il sistema sportivo italiano soffre di disparità economiche, territoriali e infrastrutturali che ne limitano l’accesso.
Per migliorare la situazione è necessario:
• Aumentare gli investimenti pubblici in impianti sportivi, con particolare attenzione al Sud.
• Promuovere lo sport nelle scuole, potenziando l’educazione fisica.
• Sostenere economicamente le famiglie a basso reddito, rendendo accessibile la pratica sportiva.
• Favorire lo sport come strumento di inclusione sociale, con programmi mirati per i giovani a rischio.
Solo con un’azione politica e istituzionale mirata sarà possibile garantire a tutti i giovani italiani il diritto allo sport, con benefici a lungo termine su salute, istruzione e inclusione sociale.
"Lo sport e uno straordinario strumento di coesione sociale, e i Comuni sono protagonisti nella promozione dell'attivita sportiva come elemento essenziale per la qualita della vita delle persone e delle comunita."
Gaetano Manfredi, Presidente di ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) 25 gennaio2024, convegno "Lo sport per tutti: il ruolo dei Comuni nella promozione dell'attivita Gli italiani, le citta e lo sport sportiva"
"Lo sport e uno straordinario strumento di coesione sociale, promozione della salute e sviluppo del territorio. Investire nello sport significa investire nel futuro delle nostre comunita."
Massimiliano Fedriga, Presidente Comitato delle Regioni e delle Province Autonome, 3 febbraio 2024, presentazione candidatura Trieste Citta Europea dello Sport 2026
Sport, salute, inclusione e ambiente come pilastri della città del futuro
“Lo sport non è solo competizione: è cultura, è benessere, è coesione sociale. È il respiro attivo della città che vuole crescere in modo sano, equo e sostenibile.” SportCiy Foundation vision
1 Introduzione
Nel contesto delle trasformazioni urbane, sociali ed economiche che stanno ridefinendo il ruolo e le funzioni delle città nel XXI secolo, il concetto di Sport City si impone come paradigma evolutivo e trasversale. Una Sport City non è soltanto una città ricca di impianti sportivi o in grado di ospitare eventi di rilievo internazionale: è piuttosto una città che integra in modo sistemico lo sport, l’attività fisica, la salute pubblica, l’inclusione sociale e la sostenibilità ambientale nei propri modelli di sviluppo, nella pianificazione degli spazi e nelle politiche per il benessere dei cittadini.
In questo scenario, il concetto di tassonomia assume un significato centrale. Tassonomizzare una Sport City significa creare una struttura condivisa di riferimento, un linguaggio comune capace di organizzare e interpretare le diverse dimensioni che concorrono a definire l’identità e il funzionamento di una città sportiva. È uno strumento culturale, analitico e operativo al tempo stesso, utile per:
• costruire una visione sistemica e integrata della città;
• favorire il dialogo tra attori pubblici, privati, educativi e civici;
• orientare politiche pubbliche più consapevoli e coordinate;
• rendere misurabile e valutabile l’efficacia degli interventi urbani attraverso indicatori condivisi;
• rafforzare la capacità di confronto e trasferibilità tra territori.
Una tassonomia non è dunque una semplice classificazione, ma un dispositivo strategico che consente di trasformare la complessità urbana in mappe interpretative, in grado di guidare la progettazione di città più giuste, attive e sostenibili. Serve a creare una base semantica condivisa tra amministratori, urbanisti, enti sportivi, scuole, professionisti della salute, stakeholder ambientali e comunità locali.
La Sport City, letta attraverso questa tassonomia, si configura come un ecosistema urbano intersettoriale, in cui lo sport diventa fattore abilitante di:
• benessere individuale e collettivo,
• coesione e inclusione sociale,
• innovazione economica,
• valorizzazione ambientale,
• qualità dello spazio pubblico,
• identità urbana e cittadinanza attiva
In un’epoca in cui le città sono chiamate ad affrontare sfide complesse — dalla crisi climatica all’invecchiamento demografico, dalla diseguaglianza sociale alla salute mentale — la Sport City può rappresentare un modello di risposta integrata, orientato alla cura, alla prossimità, alla mobilità dolce, all’accessibilità e alla rigenerazione.
La tassonomia qui proposta non vuole essere un modello rigido, ma una matrice flessibile e adattabile, utile per accompagnare i processi di trasformazione urbana in chiave sportiva, e per fornire alle città strumenti concreti di lettura, governance e innovazione.
2. Le dimensioni della Sport City
La Sport City è un organismo complesso, costituito da molteplici elementi interconnessi. Per agevolarne la lettura, proponiamo una tassonomia articolata in sei macro-ambiti:
2.1 Infrastruttura sportiva
• Impianti agonistici e comunitari
• Spazi pubblici attrezzati per lo sport all’aperto (parchi, percorsi ciclabili, aree gioco)
• Diffusione territoriale e prossimità degli impianti
• Integrazione tra accessibilità, mobilità sostenibile e fruizione degli spazi
2.2 Accesso e partecipazione
• Sport di base e attività fisica quotidiana
• Inclusione di tutte le fasce d’età e condizioni sociali
• Coinvolgimento delle scuole, università e contesti educativi
• Tariffe agevolate, incentivi e riduzione delle barriere economiche
2.3 Salute e benessere
• Promozione dell’attività fisica come fattore preventivo
• Integrazione con le politiche sanitarie e i servizi territoriali
• Progetti di sport terapia, attività adattate e contrasto alla sedentarietà
• Impatto sulla salute fisica e mentale della popolazione
2.4 Inclusività sociale
• Accessibilità fisica, economica e culturale agli spazi e alle attività
• Progetti per l’inclusione di persone con disabilità, migranti, soggetti vulnerabili
• Pari opportunità di partecipazione per genere, età, abilità e provenienza
• Sport come strumento di coesione e riconoscimento identitario
2.5 Economia e occupazione sportiva
• Ecosistema produttivo legato allo sport (aziende, turismo, servizi)
• Opportunità occupazionali dirette e indirette nel settore
• Grandi eventi come leva di attrattività e rigenerazione
• Cooperazione pubblico-privata per l’innovazione e lo sviluppo locale
2.6 Ambiente e sostenibilità
• Progettazione ecocompatibile degli impianti
• Integrazione tra sport e mobilità attiva (bike sharing, percorsi verdi)
• Riduzione dell’impatto ambientale degli eventi sportivi
• Valorizzazione del verde urbano come luogo di benessere e biodiversità
3 Tipologie di Sport City
A seconda delle vocazioni e delle strategie territoriali, si possono distinguere diversi profili di Sport City:
• Sport City Iconica: fortemente riconoscibile per eventi e strutture di alto profilo
• Sport City di Prossimità: focalizzata sull’accesso capillare e sul benessere comunitario
• Sport City Innovativa: attiva nella sperimentazione digitale e nella smart governance
• Sport City Rigenerativa: che utilizza lo sport come leva di riqualificazione sociale e urbana
• Sport City Verde: orientata alla simbiosi tra sport, ambiente e natura urbana
4 Indicatori di valutazione
Per misurare l’efficacia di una Sport City, è utile adottare un sistema di indicatori multidimensionali:
• Superficie sportiva per abitante
• Tasso di attività fisica e partecipazione sportiva
• Accessibilità inclusiva delle strutture
• Indicatori di salute pubblica legati allo sport
• Livello di investimento nel settore sportivo
• Impatto ambientale degli impianti e degli eventi
5 Verso una Sport City sostenibile
Il futuro delle città passa attraverso modelli capaci di integrare sport, salute, inclusione e ambiente. Le città che investono nello sport come leva urbana generano benefici diffusi e duraturi. Le caratteristiche chiave di una Sport City sostenibile sono:
• Green: basso impatto ambientale, mobilità dolce, tutela del verde
• Smart: tecnologie, dati e piattaforme per una gestione intelligente
• Equa: accesso garantito e inclusione attiva
• Salutare: promozione del benessere fisico e mentale
• Resiliente: capacità di adattarsi e rispondere alle sfide del presente e del futuro
6 Conclusioni
La tassonomia proposta rappresenta uno strumento metodologico e culturale per comprendere, progettare e valutare le città che intendono valorizzare lo sport come leva strategica di sviluppo urbano. L’introduzione di un linguaggio comune, basato su categorie condivise, consente di superare la frammentazione degli approcci e di costruire visioni integrate tra sport, urbanistica, salute pubblica, sostenibilità ambientale e coesione sociale.
Una Sport City non è soltanto una città dotata di impianti sportivi, ma un ecosistema urbano dinamico in cui lo sport si intreccia in modo strutturale con la qualità della vita dei cittadini. Il valore aggiunto di questo modello risiede nella sua capacità di attivare sinergie tra politiche settoriali, generare impatti trasversali e favorire un’evoluzione culturale della città verso pratiche più inclusive, sostenibili e salutari.
In particolare:
• promuovere l’attività fisica e il benessere significa contribuire in modo concreto alla salute collettiva, prevenendo malattie croniche, migliorando la salute mentale e riducendo i costi sanitari a lungo termine;
• rendere lo sport accessibile e inclusivo consente di costruire comunità più coese, partecipative e solidali, in cui ogni cittadino può trovare uno spazio di espressione e appartenenza;
• progettare città più verdi e sostenibili attraverso lo sport significa investire in un futuro urbano resiliente, capace di affrontare le sfide climatiche e ambientali con strumenti concreti e orientati al benessere collettivo.
La tassonomia presentata offre dunque non solo una griglia analitica, ma anche una visione: quella di una città che mette al centro la persona, il movimento, il diritto alla salute, la qualità dello spazio pubblico e la responsabilità ecologica. In questo senso, la Sport City diventa un paradigma evolutivo per le città contemporanee, capace di ispirare politiche pubbliche innovative, progettualità territoriali condivise e una nuova cultura urbana.
Affinché questa visione si realizzi pienamente, è necessario investire in:
• governance partecipate e multilivello,
• pianificazione strategica integrata,
• monitoraggio basato su indicatori di impatto,
• co-progettazione con comunità, scuole, associazioni e imprese,
• diffusione di buone pratiche e modelli replicabili. Solo in questo modo la Sport City potrà davvero essere uno spazio generativo, capace di migliorare la vita delle persone, rafforzare il senso di comunità e contribuire in modo concreto alla costruzione di città più giuste, vivibili e orientate al futuro.
“Lo sport paralimpico è orgoglio del Paese. È testimonianza concreta di come il talento, il sacrificio ela determinazione possano abbattere ogni barriera e diventare un esempio per tutti.”
Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), 20 dicembre 2024, cerimonia di consegna dei Collari d’Oro al Merito Sportivo
Attilio Parisi
Presidente del Comitato di Indirizzo Strategico dell’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attivita motoria
Rettore dell’Universita degli Studi di Roma “Foro Italico”
Lo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria rappresentano oggi un pilastro essenziale del benessere individuale e collettivo. Non si tratta soltanto di salute, ma anche di coesione sociale, qualità della vita e sviluppo sostenibile. In questo scenario, il compito dell’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria è quello di contribuire alla comprensione e alla misurazione del ruolo che lo sport occupa nella vita delle persone e nelle dinamiche sociali del nostro Paese.
Con questo spirito nasce lo Sportimetro, il primo strumento di misurazione del livello di sportività di un Paese che, oltre a considerare la propensione della popolazione a praticare attività fisica, integra un ampio ventaglio di variabili per restituire un quadro più completo e significativo. L’obiettivo dello Sportimetro non è soltanto valutare quanto si pratica sport, ma soprattutto rilevare il peso della “componente sport” nel vissuto quotidiano delle persone e nel contesto sociale di riferimento. La premessa è semplice: essere sportivi, dal nostro punto di vista, significa attribuire allo sport, all’attività fisica e al benessere un ruolo centrale nella propria vita. Per misurare in modo accurato il livello di sportività degli italiani, abbiamo scelto di considerare circa 30 variabili, analizzando comportamenti, atteggiamenti e valori legati al mondo sportivo. Lo Sportimetro si configura così come un indice composito, capace di offrire una lettura articolata e dinamica della sportività nel nostro Paese. L’edizione precedente dell’indagine, condotta nel marzo 2023, ha fatto emergere tendenze importanti e alcune criticità nel rapporto tra gli italiani e lo sport. Il livello complessivo di sportività si attestava a 59,9 punti su 100: un dato non negativo, ma che evidenzia come la pratica sportiva sia ancora poco consolidata e fortemente disomogenea. Le differenze di genere e di età sono significative: gli uomini risultano mediamente più sportivi rispetto alle donne, e i giovani tra i 18 e i 34 anni sono i più attivi, mentre la pratica cala drasticamente dopo la fine del percorso scolastico. Anche le diseguaglianze territoriali restano marcate, con il Centro-Nord più attivo rispetto al Sud e alle Isole.
È interessante notare che solo il 10% della popolazione pratica sport a livello agonistico, mentre un italiano su tre ha avuto in passato un’esperienza sportiva competitiva. La maggioranza pratica sport in autonomia, al di
fuori di società o circoli organizzati: un dato che riflette una relazione “fluida” con lo sport, ma che segnala anche una partecipazione ancora limitata alle strutture sportive istituzionali.
Il desiderio di fare più sport è però diffuso: ben il 72% degli italiani afferma che vorrebbe aumentare il proprio livello di attività fisica. Tuttavia, ostacoli strutturali – mancanza di tempo, costi, carenza di impianti adeguati – rendono difficile trasformare questa intenzione in pratica concreta.
Lo Sportimetro valuta anche la dimensione “passiva” della sportività: la fruizione dello sport come spettatori. Molti italiani assistono a eventi sportivi, e non sono pochi coloro che possiedono un abbonamento. La passione sportiva è, insomma, ampiamente diffusa.
Un ruolo crescente è svolto anche dalla tecnologia: il 52% degli italiani ritiene che le app per il monitoraggio dell’attività fisica siano un incentivo al movimento, e il 13% utilizza applicazioni specifiche per la pratica sportiva. Infine, è interessante osservare come lo sport inizi ad acquisire un peso anche nella sfera civica e politica: il 18% degli italiani, percentuale che sale al 23% tra i più giovani, dichiara di considerare le politiche sportive del candidato come un fattore determinante nella scelta del proprio Sindaco. Un segnale incoraggiante, che però contrasta con un altro dato: lo sport è ancora tra le ultime aree indicate come prioritarie dagli elettori.
Avere a disposizione uno strumento come lo Sportimetro è, dunque, fondamentale per il sistema Paese: significa dotarsi di un indicatore strategico in grado di orientare le scelte pubbliche, migliorare la qualità delle politiche, pianificare con consapevolezza gli investimenti e valorizzare pienamente il potenziale dello sport in tutte le sue dimensioni. Con questo lavoro, l’Osservatorio intende dare il proprio contributo a fare dello sport uno degli asset sociali, culturali ed economici su cui costruire il futuro dell’Italia.
Un ringraziamento speciale va all’Istituto Piepoli, al suo Presidente Livio Gigliuto e a tutti i ricercatori coinvolti, per l’intuizione, le sinergie, la collaborazione e il prezioso lavoro svolto. La loro competenza e il loro contributo scientifico rappresentano un pilastro fondamentale per la qualità e l’affidabilità di questo progetto di ricerca.
Italiani sempre più sportivi, ma con nuove sfide generazionali e di genere
di Livio Gigliuto Presidente Istituto Piepoli”
Misurare il livello di sportività di un Paese significa, prima di tutto, definire cosa significhi essere sportivi. Lo Sportimetro, nato dalla collaborazione tra l’Istituto Piepoli, l’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria della Fondazione Sportcity, si propone proprio questo: comprendere e quantificare il rapporto degli italiani con lo sport, andando oltre la semplice pratica sportiva e abbracciando un concetto più ampio di attitudine e sensibilità verso il movimento e il benessere fisico. La nostra, volutamente, è una definizione che si sforza di essere quanto più estesa possibile, includendo
le nostre abitudini da cittadini, elettori, spettatori, telespettatori viaggiatori e persino consumatori.
Premessa metodologica
La premessa, meno interessante delle prossime pagine ma dovuta a voi lettori, è metodologica. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo intervistato un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, composto da 500 italiani, segmentato per sesso, età, grandi ripartizioni geografiche e ampiezza dei centri in cui vivono. L’abbiamo fatto tra il 3 e l’11 Marzo dell’anno in corso.
L’importanza dello sport nella vita quotidiana
Anche nell’edizione 2025 emerge con chiarezza come gli italiani attribuiscano un ruolo centrale allo sport nella loro vita quotidiana: il 68% degli intervistati considera lo sport molto o abbastanza importante, con una crescita seppur lieve rispetto all’edizione precedente. Questa sensibilità non è però uniforme: il dato più rilevante mostra ancora una significativa differenza tra generi e fasce
d’età. Infatti, sono principalmente uomini e giovani ad avere un approccio più sportivo, mentre dopo i 54 anni si registra una riduzione significativa del livello di interesse. Tutto questo, nonostante la maggioranza degli italiani non si definisca una persona sportiva. Un dato in calo significativo rispetto all’edizione precedente, che dipende soprattutto dalla flessione di “sportività percepita” nelle persone di genere femminile e nei meno giovani.
Attenzione però: non vuol dire che i meno giovani o le donne abbiano una sensibilità o consapevolezza minori rispetto all’importanza nello sport: sanno bene che lo sport può migliorare la qualità della vita, le ragioni di una
minor percezione di sportività in queste categorie sociodemografiche (gli over 54, le donne) va quindi cercata altrove.
Il 90% degli italiani, infatti, riconosce che praticare attività fisica contribuisce al benessere fisico e psicologico. Questa consapevolezza è oggi più radicata che mai, in un contesto in cui il tema della salute individuale e collettiva è diventato prioritario, soprattutto dopo gli anni della pandemia che hanno sensibilizzato maggiormente i cit-
tadini all’importanza della salute preventiva. Se lo smartphone è un pericolo (e, come sappiamo, in alcuni casi lo è), lo sport è un antidoto naturale: 9 italiani su 10 pensano che praticando attività fisica si possa combattere la temutissima dipendenza da schermo, social e chat.
Sport, mobilità e stili di vita
Un indicatore significativo analizzato nell’edizione 2025 dello Sportimetro è rappresentato dalle modalità con cui gli italiani scelgono di spostarsi quotidianamente. Nonostante un crescente dibattito sulla sostenibilità, il 75% dei cittadini italiani continua a prediligere l’uso dell’automobile, con una prevalenza trasversale a livello di età e ge-
nere. Mezzi pubblici, bicicletta e spostamenti a piedi rappresentano ancora una minoranza, sottolineando quanto l’attività fisica non sia ancora completamente integrata nelle abitudini di mobilità quotidiana. Il dato però è in calo significativo: in due anni quasi un italiano su 10 si è spostato dall’utilizzo dell’automobile allo spostamento a piedi, decisamente più salutare.
L’analisi territoriale arricchisce ulteriormente questa fotografia: nei piccoli centri il ricorso all’auto è ancora più accentuato (76%), mentre nelle città maggiori aumenta leggermente la quota di persone che usano mezzi pubblici (26%) o bicicletta (16%). Questa diversità territoriale indica chiaramente come interventi mirati in termini infrastrutturali e culturali potrebbero favorire una maggiore adozione di modalità di spostamento attive e sostenibili, contribuendo così anche a un miglioramento generale della salute pubblica. Insomma: se vogliamo che la gente usi più mezzi pubblici, dobbiamo dare alla gente più mezzi pubblici.
partecipazione
Come detto in premessa, nello Sportimetro consideriamo un numero molto elevato di variabili per misurare la sportività di una popolazione. Certo, però, non possiamo sottovalutare l’importanza della propensione a partecipare attivamente ad eventi sportivi. Insomma, più maratoneti, gareggiatori, partecipanti a tornei sportivi abbiamo, più il Paese è sportivo. La tendenza che riscontriamo quest’anno va verso un calo marginale sia nella partecipazione attiva (dal 29% al 26%) che in quella da spettatori (decisamente più marcata, si passa in questo caso dal 53% al 42%) rispetto alla rilevazione precedente. In particolare, emerge come la partecipazione attiva a eventi sportivi rimanga un fenomeno piuttosto limitato e concentrato tra i più giovani, con una forte diminuzione tra le fasce di età superiori. La linea di frattura, nel caso della partecipazione attiva, arriva piuttosto presto, a livello dei 25 anni.
Stabili gli abbonati ad eventi sportivi, con il 12% del campione che dichiara di avere un abbonamento, percentuale che cresce significativamente nelle grandi città.
Per quanto riguarda il consumo mediatico, l’interesse per i contenuti sportivi rimane elevato (73%), seppur in lieve calo (-7%) rispetto al passato, con la TV che continua a
rappresentare il mezzo predominante (76%), seguita da smartphone e PC, in calo (sorprendente) rispetto al 2023.
Interessante il dato sugli e-Sports, in crescita di 5 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente, raggiungendo una quota del 31% tra chi li ha praticati almeno raramente, confermando un interesse crescente verso questa forma di sport virtuale soprattutto nella fascia di età più giovane.
Infine, l’utilizzo delle APP sportive è ancora contenuto, con solo l’8% degli italiani che le utilizza per praticare sport, sebbene un terzo del campione dichiari di usare smartphone o smartwatch per monitorare i propri spostamenti quotidiani.
Ma torniamo allo sport da spettatori: qual è il competitor dello sport? Probabilmente su questo tema è giunto il momento di un cambio di paradigma. Il concorrente di una partita di calcio raramente è una partita di tennis o una gara di atletica leggera. Gli eventi sportivi non tendono spesso a sovrapporsi, mentre devono entrare in competizione con gli altri modi in cui trascorriamo il nostro tempo libero da spettatori: la partita della nostra
squadra del cuore oggi si contende la nostra attenzione con un film, uno spettacolo musicale. Questo è quello che abbiamo chiesto agli italiani: “se doveste scegliere, cosa guardereste?” C’è una buona notizia, la sfida è aperta. Se a vincere restano ancora i film, un italiano su tre preferisce guardare eventi sportivi, una quota di ben 11 punti percentuali superiore rispetto a coloro che preferiscono spettacoli musicali o di intrattenimento.
Pratica sportiva: tra agonismo e amatorialità Dal punto di vista della pratica sportiva, gli italiani dimostrano un crescente coinvolgimento: il 48% afferma di aver praticato o praticare tuttora sport a livello agonistico, segnando una crescita rispetto alla precedente ri-
levazione. Più impressionante è il dato relativo allo sport amatoriale: l’85% della popolazione dichiara di aver praticato sport a livello non agonistico, un incremento rilevante di ben 10 punti rispetto al 2023.
Eppure, rimangono sfide importanti, specialmente legate al genere: un terzo delle donne italiane non ha mai praticato sport, un dato significativamente superiore a quello degli uomini. Questa disparità segnala una persistente barriera culturale ed economica che ostacola l’accesso delle donne all’attività fisica, indicando chiaramente l’esigenza di politiche specifiche che possano sostenere una maggiore partecipazione femminile.
Dove e come si pratica sport in Italia
Partendo dalla premessa che ancora sono in tanti a voler fare sport in vacanza, questo dato segna però una flessione rilevante, dovuta a un calo significativo nella popolazione giovanile.
Ma dove fa sport quel 71% di italiani (in calo) che dichiara di aver praticato attività fisica negli ultimi 12 mesi? La maggioranza preferisce praticarlo all’aperto (61%), utilizzando parchi, strade o spazi pubblici. In confronto, le strutture sportive private, come palestre e circoli sportivi, risultano meno frequentate. Anche dal punto di vista organizzativo prevale la tendenza all’autogestione, scelta
dal 56% degli italiani, mentre solo il 20% sceglie una pratica sportiva strutturata all’interno di associazioni o palestre (dato, in ogni caso, in crescita). Crollano (come prevedibile) coloro che praticano sport a casa, un trend che era legato probabilmente alla coda pandemica. Chi ricorda le sessioni di allenamento a casa, davanti alla TV?
Riguardo alle attività sportive preferite, la corsa diventa quest’anno la scelta più diffusa (47%) mentre è decisa la flessione della palestra. Si conferma la preferenza per
sport individuali, anche se discipline come calcio e pallavolo risultano popolari.
Il ruolo delle tecnologie digitali
Una nuova tendenza che caratterizza la pratica sportiva è legata all’uso crescente delle tecnologie digitali. Circa il 46% degli italiani usa regolarmente app o dispositivi smart per monitorare performance, passi quotidiani, ca-
lorie consumate e qualità del sonno. Questo fenomeno è particolarmente evidente tra le generazioni più giovani e tra chi svolge attività lavorative intense, suggerendo che la tecnologia sta diventando un elemento essenziale nell’integrare lo sport nelle routine quotidiane.
Vi avevo promesso anche un passaggio sul nostro ruolo di sportivi consumatori. Anche quest’anno due italiani su tre, quindi una larga maggioranza, ha acquistato articoli sportivi. Il dato è però in calo rispetto a quanto rilevato nella scorsa edizione della nostra ricerca. Devo però spe-
cificare una cosa: nell’ultimo anno gli italiani hanno comprato un po di meno in generale, su molte categorie di prodotto, perché spaventati dalle guerre e perché preoccupati dall’inflazione.
I valori dello sport
Fair play, rispetto, sacrificio, passione, lealtà, correttezza e merito. Questi valori mostrano un’alta adesione nella popolazione italiana, con punte elevate soprattutto per il rispetto e la lealtà, indicando una diffusa percezione dello sport non solo come attività fisica, ma anche come strumento di educazione e crescita personale. Il dato,
però, è in leggera flessione rispetto a quanto rilevato nel 2023, e la maggior parte di questi valori sembrano avere maggior presa nelle fasce centrali di età (35-44 anni) che tra i giovani. È probabilmente significativo che, in questa fase della vita del Pianeta, il valore colpito ma minor calo sia il sacrificio.
Chi conosce le attività portate avanti dalla Fondazione
Sportcity sa benissimo che le città sono punto nevralgico e centrale della vita di una popolazione. Per questo, tra le variabili che consideriamo in questa nostra ricerca, abbiamo deciso di inserire anche il ruolo che le politiche
dello sport hanno nelle scelte elettorali dei cittadini. Il dato colto nella scorsa rilevazione si conferma sostanzialmente anche in questa: quando votano gli italiani tengono conto soprattutto di altre variabili.
Lo Sportimetro 2025: conclusioni e sfide future Insomma, lo Sportimetro 2025 fotografa un’Italia con un buon livello complessivo di sportivita, pari a 54 su 100, ma in calo rispetto a quello rilevato nel 2023. Le categorie piu sportive rimangono giovani e uomini, mentre il divario maggiore si registra tra le donne e gli over 54. Per avvicinare l’Italia ai migliori standard europei, occorre investire in modo strategico e mirato: politiche sportive inclusive, infrastrutture accessibili e campagne di sensibilizzazione potranno ridurre le barriere esistenti. In particolare, interventi specifici per promuovere lo sport femminile e programmi di attivita fisica per le fasce d’eta piu avanzate rappresentano la chiave per una crescita significativa nel prossimo futuro. Solo cosi lo sport diventera realmente un'abitudine consolidata, garantendo benefici duraturi per tutta la popolazione.
“Lo sport è un bene comune, un diritto di cittadinanza da garantire a tutti. La nostra missione è portarlo ovunque, soprattutto dove ce n’è più bisogno.”
Marco Mezzaroma, Presidente di Sport e Salute S.p.A., 21 febbraio 2024, presentazione piano di azioni territoriali per lo sport di base
“Lo sport è un’infrastruttura sociale fondamentale. Investire nello sport significa rafforzare il tessuto civile del Paese, promuovere benessere e generare sviluppo sostenibile.”
Beniamino Quintieri, Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS), 15 febbraio 2024, presentazione piano strategico ICS per l’impiantistica sportiva
Un modello di sviluppo delle SportCity
Promosso dall’Osservatorio Permanente sullo Sport della Fondazione SportCity con CITIES+ per migliorare le città attraverso la pratica e la cultura dello sport e del movimento
1. Introduzione
Lo Sport City Lab è un programma nazionale che mira a trasformare le città italiane in ambienti più attivi, sostenibili e inclusivi attraverso:
• La promozione della pratica sportiva e dell’attività fisica
• La riqualificazione degli spazi urbani e sportivi
• L’organizzazione di eventi sportivi e culturali per la cittadinanza
• L’uso di dati e tecnologie per monitorare e ottimizzare gli interventi
L’iniziativa è promossa dall’Osservatorio Permanente sullo Sport della Fondazione SportCity e prevede il coinvolgimento attivo di amministrazioni comunali, enti pubblici e privati, federazioni e associazioni sportive, istituzioni sanitarie e accademiche, imprese e stakeholder del settore sportivo e culturale.
2. Obiettivi del progetto
• Aumentare la pratica sportiva e la mobilità attiva nei contesti urbani attraverso interventi mirati e inclusivi.
• Riqualificare e valorizzare gli spazi verdi e le infrastrutture sportive per favorire un ambiente urbano più attivo e accessibile.
• Coinvolgere la popolazione in eventi sportivi e culturali di impatto sociale per promuovere il benessere e la coesione.
• Monitorare e migliorare la governance dello sport urbano con strumenti innovativi come lo SportiMetro
• Creare una rete nazionale di attori pubblici e privati per promuovere lo sport come leva di sviluppo sociale, economico e sanitario.
3. Il Ruolo dello SportiMetro: Strumento di Analisi, Misurazione e Progettazione
Lo SportiMetro è un indicatore sviluppato dalla Fondazione SportCity per misurare la pratica sportiva nelle città italiane e guidare la progettazione di interventi mirati.
3.1 Funzionamento dello SportiMetro
Lo SportiMetro raccoglie e analizza dati su:
• Livello di pratica sportiva e attività fisica nella popolazione urbana.
• Utilizzo e accessibilità delle infrastrutture sportive e degli spazi verdi.
• Partecipazione agli eventi sportivi e culturali.
• Percezione della cittadinanza sullo sport come elemento di benessere e aggregazione.
3.2 Utilizzo dello SportiMetro nel Progetto
Lo SportiMetro sarà utilizzato per:
• Analizzare il contesto iniziale di ogni città aderente.
• Individuare gli interventi prioritari per ogni territorio.
• Monitorare l’evoluzione e i risultati nel tempo.
• Fornire alle amministrazioni locali uno strumento per la pianificazione strategica dello sport urbano.
4. Azioni Strategiche del Progetto
4.1 Riqualificazione degli Spazi Urbani e Sportivi
• Mappatura degli spazi urbani sottoutilizzati e loro trasformazione in aree sportive accessibili.
• Recupero di impianti sportivi in disuso per aumentarne la fruibilità.
• Creazione di percorsi fitness e circuiti salute nei parchi urbani.
• Realizzazione di percorsi ciclopedonali per favorire la mobilità attiva.
4.2 Programmi di Attività Fisica per la Popolazione
• Sport nei parchi: sessioni gratuite con istruttori qualificati per tutte le fasce d’età.
• Wellness aziendale: progetti per incentivare l’attività fisica nei luoghi di lavoro.
• Attività per anziani e persone con disabilità: percorsi di benessere inclusivi.
4.3 Eventi Sportivi e Culturali per il Coinvolgimento della Popolazione
• Sport City Day: evento annuale di promozione sportiva nelle città aderenti.
• Urban Games Festival: tornei di street sport con il coinvolgimento dei giovani.
• Corsa dei Quartieri: eventi podistici per incentivare il running urbano.
• Festival della Cultura Sportiva: incontri, talk e mostre sullo sport come valore sociale.
4.4 Innovazione e Tecnologia per la Sport City
• Sport City App: piattaforma per segnalare eventi, percorsi sportivi e aree attrezzate.
• Monitoraggio degli spazi sportivi e della mobilità attiva tramite sensori IoT.
• Analisi dati per ottimizzare la gestione delle infrastrutture sportive urbane.
5. Coinvolgimento di Partner e Stakeholder
Per garantire il successo del progetto, Sport City Lab coinvolgerà una rete di attori pubblici e privati:
5.1 Istituzioni e Enti Pubblici
• Amministrazioni Comunali e Assessorati allo Sport (coordinamento locale, concessione di spazi, regolamentazione).
• Sport e Salute S.p.A. (promozione dello sport per il benessere).
• CONI e Federazioni Sportive Nazionali (supporto tecnico e organizzativo).
• Autorità Sanitarie e ASL (monitoraggio della salute pubblica e sport-terapia).
• Università e Centri di Ricerca (analisi scientifica degli impatti dello sport urbano).
5.2 Partner Privati e Terzo Settore
• Imprese e Sponsor (finanziamenti, fornitura di attrezzature, supporto tecnologico).
• Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) ed Enti del Terzo Settore (ETS) (organizzazione di eventi e attività).
• Associazioni di Cittadinanza Attiva e Volontariato (coinvolgimento delle comunità locali).
• Ambassador e Influencer dello Sport (testimonianze e campagne di sensibilizzazione).
• Associazioni Culturali (integrazione tra sport e cultura urbana).
6. KPI – Indicatori di Performance
6.1 KPI di impatto sulla pratica sportiva
• +30% di cittadini che praticano sport in spazi urbani.
• +40% di utilizzo delle strutture sportive riqualificate.
• +25% di partecipazione agli eventi sportivi e culturali.
6.2 KPI di riqualificazione urbana
• Numero di impianti sportivi recuperati.
• Aumento delle aree verdi attrezzate.
• Incremento della mobilità attiva nei quartieri.
6.3 KPI di percezione e reputazione
• Miglioramento del punteggio dello SportiMetro.
• Incremento dell’engagement sui social media delle iniziative sportive.
• Crescita della reputazione delle città nel ranking SportCity Reputation Index.
7. Monitoraggio e Reportistica
• Rapporto annuale SportiMetro sulle città italiane.
• Analisi trimestrale sullo stato delle infrastrutture sportive.
• Survey semestrale sulla percezione della cittadinanza.
• Dashboard digitale con KPI aggiornati in tempo reale.
8. Conclusioni
Il Progetto Sport City Lab è un modello innovativo che, grazie al coinvolgimento di un’ampia rete di partner e all’uso dello SportiMetro, permette di trasformare le città italiane in ambienti più sani, attivi e inclusivi.
Grazie a dati, tecnologia e strategie di riqualificazione urbana, Sport City Lab può diventare un progetto pilota replicabile in tutta Italia, migliorando la qualità della vita urbana e consolidando lo sport come leva di sviluppo sociale, economico e culturale.
"Lo sport e politica, perche significa inclusione, salute e qualita della vita. E uno dei piu potenti strumenti per costruire una societa piu giusta, equa e sostenibile."
Roberto Pella, Vice Presidente di ANCI 26 gennaio 2024, intervista su Sport e Salute
Introduzione: la rivoluzione delle SportCity
Federico Serra
Presidente dell’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attivita motoria della Fondazione SportCity
Lo sport è molto più di un’attività fisica: è cultura, identità, socialità e innovazione. È il motore che muove le comunità, rafforza il senso di appartenenza e crea occasioni di incontro, crescita e sviluppo economico. Da sempre, lo sport ha rappresentato un punto di aggregazione per le persone, ma oggi, nelle città più innovative e dinamiche, sta assumendo un ruolo ancora più centrale nella pianificazione urbana e nella qualità della vita.
Negli ultimi anni, in un’Italia sempre più attenta al benessere e alla sostenibilità, si è sviluppato il concetto di SportCity, una visione che trasforma le città in laboratori di sport diffuso e accessibile. Le SportCity sono luoghi in cui lo sport non è solo un’attività del tempo libero, ma un valore fondamentale della comunità, capace di unire persone, generazioni e culture diverse. Ma cosa rende una città una SportCity? Significa pensare e progettare lo spazio urbano mettendo al centro la pratica sportiva, sia attraverso infrastrutture moderne sia tramite iniziative che coinvolgano attivamente i cittadini. Una SportCity investe nella creazione di spazi pubblici attrezzati, percorsi ciclo-pedonali, parchi sportivi multifunzionali e campi all’aperto, favorendo la mobilità sostenibile e l’attività fisica quotidiana. Sono città che trasformano lo sport in uno strumento di crescita sociale ed economica, organizzando eventi e manifestazioni di rilievo nazionale e internazionale per attrarre turismo e nuove opportunità.
Progetti come “Sport nei parchi”, promossi da ANCI insieme a Sport e Salute S.p.A., hanno dimostrato l’efficacia di una strategia che valorizza l’uso degli spazi verdi urbani per la pratica sportiva libera e gratuita, promuovendo il movimento come risposta concreta al bisogno di benessere, coesione sociale e riappropriazione degli spazi pubblici. Anche iniziative come “Bici in Comune”, rivolte allo sviluppo di percorsi ciclabili sicuri e alla promozione della mobilità sostenibile, testimoniano il ruolo crescente delle amministrazioni locali nella diffusione di una nuova cultura dello sport accessibile, inclusivo e integrato nella vita quotidiana.
Un’iniziativa chiave del movimento delle SportCity è lo Sportcity Day, un evento che, in un solo giorno, trasforma le città italiane in vere e proprie palestre a cielo aperto. Da nord a sud, piazze, parchi e centri urbani si animano con attività sportive per tutte le età, tornei, esi-
bizioni e momenti di confronto con atleti e professionisti del settore. È una giornata in cui lo sport si fa cultura, benessere e aggregazione, abbattendo barriere e coinvolgendo anche chi, fino a quel momento, non aveva mai considerato l’idea di praticare attività fisica.
Le città protagoniste di questa rivoluzione stanno diventando modelli virtuosi per il resto del Paese, dimostrando che un approccio sportivo integrato può davvero migliorare la qualità della vita. Lucca, Ragusa, Policoro, Motta di Livenza, Salsomaggiore Terme, Termoli, Trevi, Cuneo, Perugia e Monza sono dieci esempi emblematici di come una politica sportiva ben strutturata possa trasformare il volto urbano, rendere lo sport accessibile e diffuso, e diventare un volano di sviluppo per il futuro.
A Lucca, le storiche Mura della città non sono più solo una testimonianza del passato, ma un anello verde dedicato alla corsa e alla bicicletta, un luogo di incontro tra cittadini che scelgono di muoversi e vivere all’aria aperta.
A Ragusa, lo sport è inclusione, con progetti che coinvolgono ragazzi, famiglie e atleti paralimpici, mentre il turismo sportivo porta ogni anno nuove energie nel territorio. Policoro, affacciata sullo splendido mare Ionio, ha trasformato la sua posizione strategica in un’opportunità, diventando una destinazione ideale per gli sport acquatici, il turismo scolastico-sportivo e gli eventi internazionali. E a Motta di Livenza, ogni strada, ogni parco e ogni impianto raccontano la storia di una comunità che ha scelto di fare dello sport il proprio stile di vita, promuovendo l’attività all’aria aperta e investendo nella formazione dei giovani atleti.
A Monza, lo sport diventa uno strumento di coesione sociale e di valorizzazione urbana, con oltre 240 società sportive e un grande patrimonio naturalistico come il Parco di Monza, trasformato in palestra all’aperto e luogo di aggregazione. Dai grandi eventi internazionali all’Autodromo alle attività inclusive nelle scuole, la città dimostra come lo sport possa essere davvero per tutti. A Trevi, tra olivi millenari e borghi storici, la pratica sportiva si intreccia con la cultura e il territorio: un progetto di percorsi cicloturistici e di trekking unisce spiritualità, storia, ambiente e salute, in una comunità che celebra con orgoglio le sue eccellenze sportive e i suoi paesaggi unici. Termoli, città costiera del Molise, ha trasformato lo sport in un linguaggio inclusivo e comunitario, attraverso eventi partecipati come la Notte Bianca dello Sport e lo67
SportCity Day, valorizzando tanto le discipline tradizionali quanto quelle accessibili, con particolare attenzione alle persone con disabilità e ai progetti nelle scuole.
A Perugia, città di eccellenze sportive, lo sport è accompagnamento del talento e promozione del benessere per tutti. Tra palazzetti storici e impianti rinnovati, la città sostiene la pratica di base e quella agonistica, mantenendo al centro il diritto allo sport per ogni fascia d’età e condizione sociale. A Salsomaggiore Terme, pioniera del progetto SportCity, l’iniziativa dello SportCity School Day ha coinvolto centinaia di bambini in attività educative all’aria aperta, integrando sport, socialità e mobilità sostenibile. Il progetto METROSALSO ha ulteriormente rafforzato l’idea di una città che promuove il cammino, la salute e la relazione con il territorio in un percorso continuo di benessere. E infine, a Cuneo, la promozione dello SportCultura, l’inclusione nelle discipline minori, i progetti educativi nelle scuole primarie e l’organizzazione di eventi di rilievo nazionale dimostrano quanto lo sport sia parte integrante di una visione urbana moderna, attenta alla comunità e capace di coniugare tradizione e innovazione.
Queste città non si limitano a ospitare eventi o costruire infrastrutture, ma hanno integrato lo sport nel proprio tessuto sociale e urbano, dimostrando che una SportCity non si costruisce solo con gli impianti, ma con la cultura del movimento, dell’inclusione e della partecipazione.
Le SportCity rappresentano il futuro delle città italiane: luoghi dove lo sport è un diritto di tutti, un’opportunità di crescita e un motore di sviluppo sostenibile. L’Italia è pronta per questa rivoluzione e le esperienze di Lucca, Ragusa, Policoro, Motta di Livenza, Salsomaggiore Terme, Termoli, Trevi, Cuneo, Perugia e Monza ne sono la prova concreta.
Sabrina GastaldiResponsabile Area istruzione, politiche educative, edilizia scolastica, universita e ricerca, sport e impiantistica sportiva ANCI
“Una nuova, ma sempre piu consolidata, cultura dello sport intesa come movimento, che risponde al bisogno di sentirsi meglio, di godere degli spazi aperti e di riappropriarsi dei contesti urbani, anche in un’ottica di riqualificazione urbana e di coesione sociale.”
Tra le mission prioritarie dell’ANCI c’è sicuramente la promozione della cultura sportiva nei territori, finalizzata allo sviluppo di infrastrutture sportive, all’inclusione sociale, al benessere e alla coesione delle comunità locali. Promozione sportiva che potremmo chiamare “formale” e “non formale”, intendendo con la prima definizione, quella che viene praticata negli impianti sportivi tradizionali, di cui i Comuni sono proprietari per circa il 98%, e con la seconda definizione, quella che ormai sempre più frequentemente si pratica nei parchi e nelle aree verdi, lungo le ciclabili; sui lungomari; nelle piazze e negli spazi urbani dei grandi, medi e piccoli Comuni. Una nuova, ma sempre più consolidata, cultura dello sport intesa come movimento, che risponde al bisogno di sentirsi meglio, di godere degli spazi aperti e di riappropriarsi dei contesti urbani, anche in un’ottica di riqualificazione urbana e di coesione sociale. Una esigenza che l’ANCI ha avuto l’intuizione di cogliere subito dopo la pandemia, promuovendo insieme a Sport e Salute S.p.A., il progetto “Sport nei parchi”, prendendo spunto anche dalla disponibilità mostrata dai Comuni nel mettere a disposizione di associazioni sportive: parchi e aree verdi pubbliche, sia per favorire la ripartenza dell’attività sportiva ma soprattutto per permettere, a cittadini e cittadine, di riappropriarsi degli spazi dopo tanti mesi di limitazioni imposte dalla pandemia, consentendo di svolgere liberamente e gratuitamente attività all’aperto. Sport nei parchi ha risposto alla esigenza di nuovi spazi sportivi all’aperto attraverso la realizzazione di aree sportive attrezzate all’interno di parchi pubblici e la dotazione di strutture per lo svolgimento delle attività in forma gratuita. Una iniziativa che ha riscontrato un grandissimo successo tra i Comuni con oltre 400 interventi realizzati nel periodo 2020- 2023. Un successo che il Dipartimento per lo sport ha voluto replicare, destinando anche risorse della misura “Sport ed inclusione sociale” del PNRR, per la realizzazione di parchi e percorsi attrezzati per la pratica sportiva nei Comuni delle Regioni del Sud con una popolazione residente fino a 10.000 abitanti: più di 1500 i Comuni finanziati. Parlando di proposte vincenti, va sicuramente citato il recente bando “Bici in comune”, promosso dal Ministro per lo Sport con il supporto del Dipartimento per lo Sport, per il tramite di ANCI e Sport
e salute S.p.A., rivolto a tutti i Comuni per la realizzazione di progetti che incentivano l’uso della bicicletta come strumento per uno stile di vita sano e attivo, facilitando la creazione e lo sviluppo di percorsi ciclabili sicuri, incentivando i collegamenti scuola-casa, casalavoro in un’ottica di mobilità sostenibile. Un grande successo che ha visto la presentazione di proposte progettuali da parte di 1.952 Comuni, equamente distribuiti su tutto il territorio e in tutte le regioni, a testimonianza del gradimento da parte dei Comuni di una iniziativa che mette insieme attività motoria e sportiva, promozione del turismo, mobilità sostenibile, riqualificazione urbana. Grazie alle collaborazioni con partner istituzionali, ANCI supporta i Comuni nell’implementazione di politiche sportive locali, contribuendo al benessere di cittadini e cittadine, promuovendo la pratica dell’attività fisica e sportiva all’aperto, alla valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico, alla integrazione sociale. I Comuni svolgono un ruolo fondamentale nella promozione e gestione di queste attività, attraverso la creazione e la manutenzione di spazi verdi accessibili, offrendo alla collettività luoghi di svago e socializzazione dove poter praticare attività motoria e sport, partecipare ad eventi con una particolare attenzione all’ambiente. I Comuni, attraverso politiche mirate e investimenti in infrastrutture sostenibili dedicate alla pratica sportiva, hanno la possibilità di centrare due obiettivi prioritari: migliorare la qualità della vita dei cittadini e promuovere uno sviluppo urbano sostenibile. Attività ed obiettivi che ben si conciliano con i principi ispiratori della Fondazione Sportcity che opera con l’intento di integrare lo sport nelle politiche urbane, riconoscendo il suo ruolo fondamentale nel miglioramento della qualità della vita e nella costruzione di comunità più coese e attive, e più propriamente, riprendendo le parole del Presidente della Fondazione: “concependo lo sport come strumento concreto di politiche trasversali per il benessere dei cittadini”.
"A Lucca, lo sport e storia e innovazione: ogni passo sulle nostre Mura e un tuffo nel passato e un allenamento per il futuro."
Lucca è una città che ha saputo unire la propria storia millenaria con una visione moderna dello sport e del benessere, trasformando il proprio territorio in un ambiente favorevole all’attività fisica e alla promozione di stili di vita sani. Le sue Mura storiche, un tempo baluardo difensivo, sono oggi un percorso pedonale e ciclabile tra i più suggestivi d’Italia, frequentato ogni giorno da runner, ciclisti e appassionati di sport all’aria aperta. Questo simbolo della città incarna perfettamente il concetto di SportCity: un luogo in cui passato e presente si fondono in un’esperienza che valorizza il movimento come parte integrante della quotidianità. Negli ultimi anni, l’Amministrazione Comunale ha investito notevoli risorse per potenziare il sistema sportivo cittadino, inserendo lo sport tra gli obiettivi strategici del Documento Unico di Programmazione 2025-2027. Questo piano punta su tre assi fondamentali: educazione sportiva, organizzazione di eventi e miglioramento delle infrastrutture, con l’obiettivo di rendere Lucca un modello di città attiva, accessibile e accogliente per atleti, cittadini e turisti sportivi.
Tra gli eventi di punta che animano la città, spicca lo Sportcity Day, una giornata in cui Lucca si trasforma in un’enorme palestra a cielo aperto. L’evento coinvolge sportivi di ogni età, proponendo attività che spaziano dalle discipline più tradizionali, come il calcio e la pallavolo, a sport meno conosciuti come il cricket, lo skiroll e il tiro con l’arco. A questa iniziativa si affianca la Festa dello Sport, una manifestazione che si svolge nel suggestivo Parco dell’Infinito, coinvolgendo un numero crescente di associazioni e promuovendo la cultura sportiva tra giovani, adulti e famiglie.
Uno degli elementi chiave della crescita sportiva di Lucca è il turismo sportivo, che negli ultimi anni ha conosciuto un forte sviluppo. Grazie ai progetti Lucca Trek e Strade di Lucca Bike Hub, la città ha mappato percorsi escursionistici e cicloturistici, creando un’offerta completa per gli amanti delle attività outdoor. Sentieri immersi nella natura, itinerari che attraversano borghi storici e percorsi dedicati agli appassionati di mountain bike e ciclismo su strada rendono Lucca una delle mete più apprezzate dagli sportivi.
A conferma del suo impegno nel mondo delle due ruote, Lucca è stata selezionata per ospitare, per il secondo anno consecutivo, una tappa del Giro d’Italia, evento che porta nella città una grande visibilità a livello internazionale e conferma la sua vocazione ciclistica. Oltre a questo, la città promuove numerose iniziative dedicate ai giovani ciclisti e alle squadre locali, sostenendo la crescita di una cultura sportiva sempre più diffusa. Sul fronte delle infrastrutture sportive, Lucca sta portando avanti un progetto ambizioso: la creazione della Cittadella dello Sport, un’area multifunzionale che comprenderà impianti all’avanguardia per diverse discipline. Al centro di questo progetto si trova il nuovo Palazzetto dello Sport, che diventerà un punto di riferimento per eventi nazionali e internazionali, oltre a garantire spazi adeguati alle società sportive locali.
Grazie a questa combinazione di tradizione, innovazione e investimenti, Lucca sta consolidando il suo ruolo di SportCity, dimostrando come lo sport possa essere un motore di crescita per la comunità, il turismo e la qualità della vita. Con un’offerta sempre più ampia e accessibile, la città continua a promuovere il valore dello sport come strumento di benessere e inclusione, guardando con ambizione al futuro.
"Lo sport a Ragusa non e solo competizione, e comunita, partecipazione e crescita per tutti."
Ragusa è una città che ha saputo fare dello sport un pilastro della propria identità, sviluppando un modello basato su inclusione, accessibilità e promozione del benessere. Situata nel cuore della Sicilia sud-orientale, questa città unisce tradizione e innovazione, offrendo ai cittadini un’ampia gamma di opportunità per praticare attività sportive, indipendentemente dall’età, dalle abilità e dal livello di preparazione.
Uno degli elementi chiave della strategia sportiva ragusana è la capillare rete di impianti sportivi presenti sul territorio. Con 18 impianti comunali a disposizione delle associazioni locali e dei cittadini, Ragusa garantisce una diversificata offerta sportiva che spazia da discipline più tradizionali, come il rugby, la ginnastica artistica e la pallanuoto, fino a sport meno comuni ma in forte espansione, come l’enduro, gli sport paralimpici e gli sport della mente
La città ha investito molto anche nel turismo sportivo, riconoscendo il suo enorme potenziale economico e sociale. Ogni anno, Ragusa ospita eventi di rilevanza nazionale e internazionale, capaci di attrarre migliaia di atleti, appassionati e visitatori. La Maratona di Ragusa è una delle manifestazioni più attese, un appuntamento che unisce sport e bellezza paesaggistica, con percorsi che attraversano i suggestivi scenari del barocco siciliano, patrimonio dell’UNESCO.
Un altro evento di spicco è la Granfondo Città di Ragusa, che richiama ciclisti da tutta Italia per una sfida su percorsi che si snodano tra le colline e i paesaggi mozzafiato della provincia. Gli amanti del podismo possono partecipare alla suggestiva corsa notturna Filippide, che prende il via all’alba per rievocare le antiche tradizioni greche legate alla corsa. Il torneo Beach Soccer “Sabbie di Sicilia”, invece, porta l’adrenalina degli sport da spiaggia sulle coste ragusane, trasformando il litorale in un’arena di grande spettacolo.
Questi eventi non solo accendono i riflettori sulla città, ma generano un impatto economico positivo per il territorio, favorendo il settore dell’accoglienza, della ristorazione e del commercio. Il turismo sportivo, infatti, non si limita al periodo della competizione, ma crea un indotto duraturo, attirando persone che tornano per scoprire la città anche al di fuori degli eventi sportivi.
Parallelamente agli eventi, l’Amministrazione Comunale ha promosso progetti di sport per tutti, con iniziative
dedicate ai giovani, agli anziani e alle persone con disabilità. Attraverso la collaborazione con le associazioni locali, sono stati attivati programmi di educazione motoria nelle scuole, percorsi di avviamento allo sport per i bambini e attività riabilitative e inclusive per le persone con bisogni speciali.
Uno degli aspetti più innovativi della politica sportiva ragusana è la crescente attenzione alla sostenibilità e alla qualità della vita. La città sta investendo nella creazione di percorsi ciclo-pedonali e spazi pubblici attrezzati per il fitness outdoor, permettendo ai cittadini di praticare sport in ambienti salubri e accessibili. Questi interventi si inseriscono in una visione più ampia di sviluppo urbano, che punta a rendere Ragusa un punto di riferimento per la qualità della vita e il benessere.
Guardando al futuro, la città ha lanciato la sua candidatura a Città Europea dello Sport 2027, con l’obiettivo di consolidare il proprio ruolo come centro di eccellenza per lo sport in Sicilia e nel panorama nazionale. Questo riconoscimento rappresenterebbe un ulteriore passo avanti nella valorizzazione dello sport come elemento centrale per la crescita della comunità, la promozione del territorio e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Grazie a questa visione lungimirante, Ragusa si sta affermando come un esempio virtuoso di SportCity, una città che guarda allo sport non solo come competizione, ma come strumento di inclusione, benessere e sviluppo sostenibile.
"Da Eraclea a Policoro, lo sport e il filo conduttore di una citta che cresce, si rinnova e guarda al futuro."
Policoro è una città in cui lo sport è parte integrante della vita quotidiana, grazie a una combinazione vincente di strutture all’avanguardia, eventi di rilievo internazionale e una crescente vocazione per il turismo sportivo. Situata nel cuore della Basilicata, Policoro ha saputo coniugare la sua antica storia con un presente dinamico e proiettato al futuro, facendo dello sport un elemento identitario e di sviluppo per l’intera comunità. Uno degli aspetti che rendono Policoro una SportCity a tutti gli effetti è la presenza di impianti sportivi di alto livello, capaci di ospitare competizioni nazionali e internazionali. Il Palaercole e il Palaolimpia rappresentano due delle strutture sportive più importanti della regione, accogliendo tornei di futsal, volley, judo, danza e arti marziali, oltre a numerosi eventi interregionali e nazionali. Questi impianti non solo offrono opportunità di crescita per gli atleti locali, ma attraggono atleti e squadre da tutta Italia, contribuendo a consolidare il legame tra sport e turismo.
L’importanza dello sport a Policoro si manifesta anche attraverso un fitto calendario di eventi, che coinvolgono cittadini, atleti e appassionati di tutte le età. Tra le manifestazioni più attese spicca la StraHerakleia, una corsa su strada che, anno dopo anno, si è affermata come una delle competizioni podistiche più importanti della regione. L’evento richiama atleti provenienti da ogni parte d’Italia, trasformando Policoro in una grande palestra a cielo aperto e valorizzando il territorio attraverso il binomio tra sport e cultura.
Accanto agli eventi più competitivi, Policoro partecipa attivamente anche a iniziative nazionali di promozione sportiva. L’adesione allo Sportcity Day rappresenta un ulteriore passo avanti nel processo di trasformazione della città in un punto di riferimento per lo sport a 360 gradi. Durante questa giornata, l’intera città si anima con attività, dimostrazioni e incontri pensati per coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini, avvicinandoli alla pratica sportiva e ai suoi benefici.
Ma lo sport a Policoro non è solo eventi e competizioni: la città ha sviluppato negli anni un forte legame con il turismo sportivo, puntando sulla valorizzazione delle sue risorse naturali e delle attività all’aria aperta. Gli sport acquatici, come la vela, il windsurf, la canoa e la subacquea, trovano in Policoro un ambiente ideale, grazie alla presenza della costa ionica e di un mare che ogni
anno attrae sportivi e appassionati da tutta Italia. Anche l’equitazione, il ciclismo e l’escursionismo stanno vivendo un periodo di forte crescita, grazie alla presenza di percorsi naturalistici e alla valorizzazione delle aree verdi circostanti.
Un altro punto di forza di Policoro è il suo impegno nel rendere lo sport accessibile a tutti, attraverso la promozione di attività per i più giovani, programmi scolastici dedicati all’educazione motoria e l’inclusione di discipline per persone con disabilità. L’amministrazione comunale ha investito nella creazione di spazi sportivi accessibili, potenziando le strutture esistenti e incentivando la collaborazione tra enti locali, scuole e associazioni sportive. Grazie a questa visione innovativa e all’impegno nella diffusione della cultura sportiva, Policoro si sta affermando sempre più come un modello di città attiva, accogliente e proiettata verso il futuro, dove lo sport è un motore di crescita, aggregazione e benessere per tutta la comunità.
"A Motta di Livenza lo sport e per tutti: un’opportunita di crescita, socialita e benessere che attraversa generazioni."
Motta di Livenza è una città che ha saputo costruire nel tempo un solido legame con lo sport, ponendolo al centro della vita comunitaria e facendone un elemento di crescita sociale, aggregazione e benessere. Situata in Veneto, Motta di Livenza si è affermata come una realtà in cui la pratica sportiva è accessibile a tutti, dai giovani agli anziani, grazie a un costante impegno dell’Amministrazione Comunale e delle numerose associazioni sportive attive sul territorio.
Uno degli aspetti più rilevanti della politica sportiva della città è l’attenzione alla formazione dei giovani atleti, sostenuta da un’importante rete di società sportive che operano in diverse discipline. Il settore giovanile è particolarmente florido, con scuole di calcio, pallavolo, basket e atletica leggera che permettono ai ragazzi di avvicinarsi al mondo dello sport fin dalla tenera età. L’obiettivo è non solo quello di sviluppare nuove generazioni di atleti, ma anche di promuovere uno stile di vita sano e i valori dello sport, come il rispetto, la disciplina e la collaborazione.
L’Amministrazione ha inoltre investito fortemente nella creazione di percorsi ciclo-pedonali, rendendo la città un luogo ideale per chi pratica sport all’aria aperta. Grazie a una fitta rete di piste ciclabili e camminamenti immersi nel verde, cittadini e turisti possono muoversi in modo sostenibile, coniugando l’attività fisica con la scoperta del territorio. Questa attenzione alla mobilità sostenibile si inserisce in un progetto più ampio di valorizzazione dell’ambiente urbano e di promozione dello sport outdoor.
A supporto di questa visione, sono state realizzate anche aree verdi attrezzate, che permettono di praticare attività fisica in spazi pubblici dedicati. Parchi con attrezzature per il fitness all’aperto, aree gioco per bambini e campi polivalenti favoriscono una cultura sportiva inclusiva, accessibile a tutti, indipendentemente dall’età o dalle capacità atletiche.
L’impegno della città per lo sport si riflette anche nell’organizzazione di eventi e manifestazioni sportive di rilievo, che contribuiscono a rafforzare il senso di comunità e attraggono appassionati da tutto il territorio. Tra questi, spicca il Gran Premio Mottense, una delle gare ciclistiche più importanti della regione, che ogni anno richiama squadre giovanili e ciclisti di livello nazionale e internazionale. La manifestazione non solo celebra la passione per il ciclismo, ma rappresenta anche un’op-
portunità di promozione per il territorio e un volano per l’economia locale.
Un altro aspetto chiave della politica sportiva di Motta di Livenza è l’inclusione. La città ha promosso diverse iniziative per rendere lo sport accessibile a tutti, con progetti dedicati alle persone con disabilità e programmi di avviamento alla pratica sportiva per bambini e ragazzi in condizioni di svantaggio. Questi progetti si inseriscono in una visione più ampia dello sport come strumento di coesione sociale, capace di abbattere barriere e creare opportunità per tutti.
L’adesione di Motta di Livenza allo Sportcity Day è un ulteriore segnale dell’impegno della città nella diffusione della cultura sportiva. Durante questa giornata, il centro cittadino e le aree verdi si trasformano in una grande palestra all’aperto, con attività gratuite per tutte le età, dimostrazioni e incontri con atleti e professionisti dello sport. È un’occasione per avvicinare sempre più persone alla pratica sportiva e sottolineare il ruolo dello sport come elemento essenziale del benessere collettivo. Grazie a una visione lungimirante e a investimenti mirati, Motta di Livenza continua a consolidare il suo status di SportCity, dimostrando come lo sport possa essere un fattore chiave per la qualità della vita, la salute pubblica e la crescita del territorio.
"A Salsomaggiore lo sport e un’alleanza tra scuola, salute e comunita: un investimento culturale per le generazioni future."
Salsomaggiore Terme è un esempio emblematico di come una città possa interpretare pienamente lo spirito di SportCity, unendo la sua vocazione storica al benessere con una visione innovativa incentrata sul movimento, sull’inclusione e sulla promozione della salute. La cittadina termale, immersa nella bellezza del paesaggio emiliano, ha scelto di far crescere la propria identità urbana proprio attorno al valore dello sport come strumento educativo, sociale e culturale.
La sua adesione al progetto SportCity è stata convinta e pionieristica: già nel 2023 quando ha ospitato il primo Convegno Nazionale SportCity, Da una sua intuizione è nato lo SportCity School Day, un evento che ha segnato una svolta nella promozione dello sport tra i più giovani. La prima edizione, svoltasi il 25 maggio 2024, ha visto la partecipazione entusiasta di oltre 700 bambini, appartenenti a 32 classi delle scuole primarie, accompagnati da insegnanti, educatori e ragazzi dei centri di aggregazione. Il cuore dell’evento è stato il Parco cittadino, trasformato per l’occasione in una grande palestra all’aperto, circondata da un anello stradale chiuso al traffico per incentivare anche la mobilità alternativa.
In linea con la missione SportCity, la giornata ha unito attività sportive informali, socialità, gioco e messaggi educativi legati al benessere e alla sostenibilità. Le associazioni sportive locali hanno risposto con grande entusiasmo, offrendo dimostrazioni e laboratori che hanno permesso ai bambini di avvicinarsi anche a discipline nuove e poco conosciute, scoprendo così il piacere del movimento in modo semplice e inclusivo.
Il successo dell’iniziativa ha già tracciato una rotta precisa: la prossima edizione è prevista per il 24 maggio 2025, seguita da una replica a settembre, in un circolo virtuoso che unisce educazione, sport e cittadinanza attiva.
Ma l’azione di Salsomaggiore non si ferma qui. Tra le progettualità più significative si inserisce “METROSALSO”, un’iniziativa di Metropolitana Urbana Pedonale che invita le persone a camminare per stare meglio, conoscersi e vivere la città. Il percorso, lungo 5.850 metri, è suddiviso in sette stazioni, ognuna segnalata con una targa e un QR code che rimanda a una web app interattiva. Punto di partenza è il Campus della Salute, luogo simbolico che
unisce attività fisica e benessere medico. Il progetto ha coinvolto anche i medici di base, che lo stanno promuovendo come strumento terapeutico e preventivo per i propri pazienti. La sinergia tra sport, salute pubblica e rigenerazione urbana è così diventata uno dei capisaldi dell’azione amministrativa. Come ha ricordato il Sindaco Luca Musile Tanzi, “essere fisicamente attivi è essenziale per cuore, mente e corpo ad ogni età”, e progetti come MetroSalso rispondono concretamente alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
“MetroComune” – così è stata ribattezzata l’iniziativa in chiave sociale – mira a favorire la socializzazione quotidiana, la mobilità sostenibile e il benessere diffuso, trasformando la città in un luogo attivo tutto l’anno, non solo in occasione degli eventi. Il percorso include anche Parco Mazzini, già teatro delle attività dello School Day, dando continuità a un percorso educativo che si radica nella quotidianità urbana.
Salsomaggiore dimostra così che una SportCity è anche una città che educa, ascolta e cammina insieme ai propri cittadini. Con iniziative concrete, partecipazione collettiva e una visione integrata, la città termale ha costruito un modello che unisce la cultura dello sport, la salute e la scuola, ponendosi come riferimento nazionale per chi crede nello sport come motore di cambiamento e coesione.
“A Termoli lo sport e un linguaggio universale che unisce le persone, valorizza il territorio e costruisce coesione sociale.”
Termoli, perla costiera del Molise affacciata sull’Adriatico, è una città che ha saputo intrecciare la propria identità marittima e culturale con una forte vocazione sportiva e inclusiva. Famosa per il suo centro storico suggestivo, per il borgo antico circondato da mura medievali e per il caratteristico castello Svevo, Termoli è molto più che una meta balneare: è una comunità in movimento, dove lo sport rappresenta un motore di benessere, socialità e sviluppo territoriale.
Nel tempo, la città ha costruito un modello virtuoso che promuove lo sport come pratica diffusa, accessibile e integrata nella vita quotidiana. Numerose iniziative locali ne sono la testimonianza, coinvolgendo bambini, giovani, adulti e anziani in attività motorie, ricreative e agonistiche. Il cuore pulsante di questa vocazione è rappresentato dalla “Notte Bianca dello Sport”, una manifestazione storica che dal 2010 anima ogni estate il centro urbano con decine di discipline praticate sotto le stelle.
In una notte d’estate, le strade e le piazze si trasformano in spazi aperti dedicati al movimento e all’incontro, dove le associazioni sportive raccontano le proprie attività e accolgono curiosi, appassionati e famiglie.
A questa tradizione si è recentemente affiancato lo SportCity Day, un evento che sta acquisendo crescente importanza nel calendario cittadino. Da due anni, infatti, Termoli celebra questa giornata come una festa dello sport per tutti, con l’obiettivo di avvicinare i cittadini alla pratica sportiva all’aria aperta. Le discipline presentate spaziano dal calcio, alla pallavolo, al basket, fino agli sport acquatici – fiore all’occhiello della città grazie alla sua naturale vocazione marina. Il litorale diventa così teatro di attività come il nuoto, la vela, il beach tennis, il surf e il sup, offrendo ai partecipanti un’esperienza unica in cui sport e paesaggio si fondono armoniosamente. Ma ciò che rende Termoli davvero speciale è la sua capacità di fare dello sport un fattore di inclusione e coesione sociale. Diverse realtà associative del territorio, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e gli istituti scolastici, portano avanti progetti dedicati alle persone con disabilità, promuovendo attività adattate, tornei integrati e laboratori motori in grado di abbattere barriere culturali e fisiche. Queste iniziative rappresentano non solo momenti di gioco, ma anche strumenti educativi fondamentali per diffondere una cultura della partecipazione e dell’accoglienza.
Tra le progettualità più recenti e significative, spicca l’accordo firmato dal Comune con una azienda leader nel settore degli articoli sportivi. Questa intesa prevede la promozione di eventi, attività formative e percorsi didattici all’interno delle scuole del territorio, finalizzati all’adozione di stili di vita attivi e consapevoli. Uno degli appuntamenti più attesi sarà la “Festa dello Sport”, che si svolgerà ogni anno a maggio, con l’allestimento di aree attrezzate dove studenti e famiglie potranno cimentarsi in sport conosciuti e scoprire nuove discipline in un clima di divertimento e partecipazione.
Anche il settore dell’attività fisica non competitiva è in costante espansione: Termoli ospita regolarmente eventi come maratone, camminate collettive, gare di ciclismo e manifestazioni podistiche, rivolte a tutte le fasce d’età. La promozione del movimento passa anche attraverso la riqualificazione delle strutture urbane, con interventi mirati all’accessibilità e alla creazione di spazi multifunzionali e inclusivi.
Il progetto di una città sportiva si manifesta così in ogni angolo di Termoli, dalle scuole ai quartieri, dalla spiaggia alle aree verdi, con un linguaggio universale fatto di benessere, comunità e crescita. L’obiettivo è quello di creare una cittadinanza attiva e consapevole, che riconosca nello sport non solo un’opportunità per il tempo libero, ma un diritto da garantire e un valore da coltivare.
Termoli è oggi una città che guarda al futuro con l’ambizione di essere una vera SportCity: un luogo dove ogni cittadino, a prescindere dall’età, dal genere o dalle capacità, possa sentirsi parte di un progetto collettivo, fatto di salute, inclusione e partecipazione.
“A Trevi lo sport e movimento, identita e bellezza: un percorso che unisce storia, natura e spirito di comunita.
Trevi, piccolo gioiello dell’Umbria con circa 8000 abitanti distribuiti su un territorio di 71 km², è una città dove lo sport si intreccia armoniosamente con il paesaggio, la cultura e la spiritualità. La sua posizione tra colline punteggiate da ulivi secolari e antichi borghi, ne fa uno dei luoghi più suggestivi del Centro Italia, riconosciuto dal circuito de “I Borghi più belli d’Italia”, insignito della Bandiera Arancione del Touring Club e della Bandiera “Spighe Verdi” della FEE – Foundation for Environmental Education. Nel cuore di questo paesaggio si sviluppa una tradizione sportiva radicata e vitale, rappresentata da oltre 20 realtà tra associazioni e società sportive. Dall’atletica al calcio, dal pattinaggio alle arti marziali, fino a discipline più peculiari come il karting, Trevi dimostra come anche una comunità di piccole dimensioni possa esprimere eccellenza e passione. La storica società di volley femminile, attiva da più di quarant’anni, milita stabilmente in un campionato nazionale di Serie B, portando con sé un bagaglio di storia e risultati. La bocciofila locale, invece, ha saputo raggiungere vertici importanti, conquistando il titolo di campione d’Italia, a testimonianza della competenza e della dedizione di tanti appassionati. Nel novembre 2023, l’Amministrazione Comunale ha voluto celebrare questa ricchezza sportiva premiando giovani atleti che si sono distinti in ambito nazionale e internazionale: tra loro, ben cinque indossavano la divisa ufficiale della Nazionale della propria disciplina. Un gesto simbolico che ha voluto sottolineare come lo sport, oltre ai risultati, sia formazione, esempio e orgoglio civico. Ma Trevi è molto più di attività agonistica. È anche un laboratorio virtuoso di integrazione tra sport, cultura e valorizzazione del territorio. La cosiddetta “Fascia olivata”, uno dei paesaggi rurali più affascinanti d’Italia, è diventata lo scenario naturale per un ambizioso progetto dell’Amministrazione Comunale: la realizzazione di un circuito di cicloturismo e trekking che unisce i luoghi simbolici della città a quelli spirituali e naturalistici. Il percorso si snoda tra uliveti secolari, campi coltivati a sedano nero – cultivar unica al mondo –, vigneti e frantoi, toccando anche siti carichi di storia e spiritualità come la Casa natale di Sant’Antonino Fantosati, il Palazzo del Beato Placido Riccardo, il Monastero delle Benedettine di Santa Lucia (dove visse la beata Maria Luisa Prosperi), e il Santuario della Madonna delle Lagrime, decorato dal Perugino e dallo Spagna, dove operò il
Beato Pietro Bonilli. Questo progetto coniuga l’attività motoria con la scoperta del patrimonio culturale e spirituale, diventando un’occasione per praticare camminate, trail running, nordic walking, plogging, cammini a piedi scalzi e mountain bike, in un territorio che restituisce dolcezza, pace, equilibrio. Un territorio che, non a caso, è stato definito “terra di beatitudine”.
Inoltre, il tracciato si collega ad altri cammini di rilievo nazionale come il Cammino di San Francesco, valorizzando una mobilità lenta e consapevole che rispetta l’ambiente e stimola la socialità.
A fianco di queste progettualità innovative, resta forte l’impegno dell’Amministrazione a sostenere lo sport tradizionale, nonostante le sfide di bilancio. Un grazie va rivolto a tutte le persone che, con spirito di servizio e passione, offrono quotidianamente il proprio tempo nelle palestre, nei campi e nelle società trevane, contribuendo alla crescita sportiva e sociale del territorio.
Trevi dimostra così che anche un piccolo Comune può essere una grande SportCity: un luogo dove lo sport non è solo competizione, ma linguaggio universale che unisce comunità, paesaggio e valori. Dove ogni passo, ogni pedalata e ogni gesto atletico diventa parte di un cammino più ampio: quello verso il benessere collettivo e l’identità condivisa.
"A Cuneo lo sport e un ponte tra generazioni, tra cultura e benessere, tra gioco e cittadinanza attiva: un patrimonio da costruire ogni giorno."
Cuneo, città alpina di eleganza sobria e tradizione solida, è da tempo un riferimento nazionale per la capacità di coniugare la promozione dello sport con la valorizzazione del tessuto associativo e culturale. Qui, l’impegno quotidiano dell’Amministrazione Comunale nel settore sportivo si traduce in una visione equilibrata e concreta: sostenere lo sport di base e l’inclusione, promuovendo parallelamente discipline agonistiche di eccellenza, capaci di portare in alto il nome della città nei palcoscenici nazionali.
Da oltre trent’anni, Cuneo è protagonista nel panorama della pallavolo di alto livello, con squadre maschili e femminili stabilmente inserite nei campionati nazionali, a dimostrazione di una tradizione sportiva solida, che si rinnova nel tempo grazie al lavoro dei club, degli allenatori, degli atleti e del supporto costante dell’Amministrazione.
Tuttavia, la Città non si ferma allo sport d’élite: è lo sport cultura, praticato in ogni fascia d’età, a rappresentare il cuore della sua visione. Discipline spesso definite “minori” – ma ricche di valori educativi – come il tiro con l’arco e gli scacchi, sono state sostenute con convinzione. Il tiro con l’arco indoor e outdoor ha trovato spazio sia nelle palestre sia nello Stadio Comunale “F.lli Paschiero”, con eventi di livello regionale e interregionale che hanno coinvolto atleti di ogni età e abilità, in un contesto di pari opportunità e reale inclusione.
Un’altra esperienza significativa è rappresentata dai tornei mensili dell’Associazione Scacchi, culminati nel prestigioso “Scacco al Marrone”, torneo regionale svoltosi nel Salone d’Onore del Comune, in occasione della 25ª Fiera Nazionale del Marrone. Una cornice istituzionale per uno sport della mente che ha coinvolto partecipanti dai 4 agli 80 anni, dimostrando come anche la cultura sportiva possa essere celebrata con pari dignità e bellezza.
L’attenzione all’educazione sportiva comincia dai più piccoli. Il progetto PiùSport@Scuola coinvolge le classi I, II e III della scuola primaria, spesso sprovviste di insegnanti di motoria, e consente agli alunni di sperimentare varie discipline con istruttori qualificati messi a disposizione dalle associazioni sportive locali. A questo si aggiunge Spoki, un progetto internazionale finanziato da Erasmus+, sviluppato con il supporto delle Università di Ghent, Valencia e del centro sportivo Varala di Tampere.
Spoki mira ad accompagnare i bambini nella scoperta della disciplina sportiva più adatta a loro, tramite test psico-attitudinali e fisici: un modo innovativo per prevenire l’abbandono sportivo e stimolare una scelta consapevole e duratura.
Cuneo, inoltre, è una città che promuove il benessere a tutte le età. Nel 2024 sono stati attivati ben 25 corsi settimanali di ginnastica dolce, yoga, pilates e allenamento cognitivo, subito esauriti per l’alta adesione. A questa proposta si affianca quella delle numerose associazioni locali, che arricchiscono ulteriormente il panorama motorio e garantiscono inclusività anche nella cosiddetta “nuova età”, un termine scelto per sostituire con rispetto e positività il concetto di “terza età”.
Il 2024 è stato anche l’anno delle Olimpiadi di Parigi, e Cuneo ha avuto l’onore di ospitare nel mese di luglio i Campionati Assoluti di Ginnastica Artistica Maschile e Femminile, che hanno visto protagonisti gli atleti e le atlete della Nazionale Italiana. L’evento, organizzato presso il Palazzetto dello Sport, ha rappresentato un momento di altissimo valore sportivo e simbolico per la città, capace di accogliere con entusiasmo il grande pubblico e di offrire uno spettacolo memorabile, grazie alla collaborazione tra Comune, federazioni e un vasto gruppo di volontari.
Questa capacità di tenere insieme sport di base e sport d’élite, inclusione sociale e agonismo, cultura e internazionalizzazione, rappresenta l’essenza del progetto sportivo di Cuneo. Ogni manifestazione, ogni progetto, ogni investimento è un tassello di un mosaico più grande: una Cuneo che vive lo sport e vive di sport, ogni giorno, con impegno, visione e passione.
“A Perugia lo sport e spazio comune, passione diffusa, occasione di benessere e inclusione sociale per ogni eta e ogni talento.”
Perugia, cuore dell’Umbria e città capoluogo regionale, con i suoi circa 170.000 abitanti, è uno dei comuni più estesi d’Italia. La sua ricchezza culturale, paesaggistica e sociale si riflette anche nella sua identità sportiva, costruita nel tempo grazie a un sistema integrato fatto di impianti, associazioni, eventi e politiche pubbliche orientate al benessere collettivo.
Il territorio comunale è dotato di 70 impianti sportivi, di cui tre gestiti direttamente dall’Amministrazione, a conferma dell’impegno costante nel rendere lo sport accessibile, qualificato e diffuso. Le discipline praticate sul territorio sono numerose: dal calcio al volley, dal basket alla ginnastica, dalle arti marziali al rugby, passando per l’arrampicata, il tiro con l’arco, la bmx, l’atletica, il tennis, le bocce, il tennis tavolo, il ciclismo, il nuoto e molte altre. Una rete variegata e inclusiva, che permette a tutti di trovare il proprio spazio e sviluppare il proprio talento. Il fiore all’occhiello della città è il Palabarton Energy, impianto polifunzionale che ospita le due squadre di punta della pallavolo perugina: la Sir Safety Umbria Volley maschile e la Black Angels Perugia Volley femminile, entrambe protagoniste nei rispettivi campionati di Serie A. Il Palabarton è anche sede di eventi internazionali, come l’Eurovolley, e viene utilizzato quotidianamente per l’attività sportiva di base, le discipline giovanili e programmi di attività fisica per la terza età, dimostrando così la sua polivalenza e centralità nella vita cittadina. Accanto ad esso, altri due impianti comunali completano la dotazione strategica della città: il Palazzetto Pellini, situato a ridosso del centro storico, utilizzato intensamente per l’attività scolastica, amatoriale e agonistica; e lo Stadio Santa Giuliana, casa dell’atletica leggera e teatro di importanti manifestazioni sportive nazionali, anch’esso oggetto di interventi di riqualificazione in ottica funzionale e accessibile.
La vocazione di Perugia allo sport di alto livello è riconosciuta anche in ambiti diversi dalla pallavolo. La città ha una lunga tradizione calcistica, avendo militato a lungo in Serie A e attualmente attiva in Lega Pro. Accanto al calcio, si distinguono realtà come la squadra campione d’Italia di bocce, le società di atletica, le federazioni delle arti marziali e il crescente movimento sportivo femminile.
Ma la forza di Perugia è anche nella cura della pratica sportiva di base, considerata dalla città un diritto da ga-
rantire e un valore da promuovere. In coerenza con il decreto legislativo 38/2021, l’Amministrazione ha avviato una strategia di concessioni e collaborazioni con le società sportive, mantenendo tariffe basse, stipulando protocolli d’intesa e offrendo concessioni gratuite degli impianti per attività dedicate soprattutto ai più giovani, ai più fragili e alle fasce meno abbienti.
La visione è chiara: fare dello sport uno strumento di crescita, educazione e coesione sociale. Per questo motivo, lo sport a Perugia non si ferma nei palazzetti o negli stadi, ma si estende nei parchi, nelle piazze, nei luoghi di aggregazione, dando vita a esperienze all’aria aperta che uniscono movimento, convivialità e recupero urbano.
Lo spirito di SportCity è perfettamente in linea con questa prospettiva. Perugia ha fatto sua la sfida di riportare lo sport al centro della città e della quotidianità, non solo attraverso le grandi manifestazioni ma anche con azioni capillari, inclusive e partecipate.
Promuovere il benessere psicofisico attraverso il gioco, l’attività motoria e la socializzazione è oggi una priorità per la città, che guarda al futuro con l’obiettivo di accompagnare il talento, valorizzare ogni forma di partecipazione sportiva e costruire una comunità attiva, coesa e più felice
“A Monza lo sport e una forma di benessere condiviso: accessibile, inclusivo, diffuso in ogni eta e parte della nostra identita urbana.”
La città di Monza riconosce con forza quanto sia urgente accelerare sul fronte della promozione sportiva, riconoscendo allo sport un ruolo centrale nella vita pubblica, nella salute dei cittadini, nella costruzione di relazioni sociali e nel rafforzamento dell’inclusione. L’Amministrazione Comunale ha deciso di investire in modo sempre più strutturato affinché lo sport diventi uno degli assi fondamentali della crescita della città. Lo sport, infatti, è davvero per tutti: è strumento di socialità, è palestra di vita, è motore di benessere.
Per costruire una vera cultura sportiva diffusa, Monza punta su una sinergia solida tra istituzioni, enti di promozione sportiva, federazioni e un ricchissimo tessuto associativo. Sono infatti circa 240 le associazioni e società sportive presenti sul territorio, in grado di offrire più di 50 discipline diverse. La partecipazione è significativa: circa il 50% della popolazione compresa tra i 5 e i 39 anni è coinvolta in attività organizzate dalle associazioni sportive locali. Questo dinamismo rappresenta una ricchezza per la città, ma anche una sfida: è necessario garantire impianti all’altezza, riqualificare quelli esistenti, migliorare le strutture scolastiche e gli spazi indipendenti dove lo sport può fiorire.
Tra le azioni più significative per favorire l’avvicinamento dei bambini alla pratica sportiva, spicca il progetto dedicato alle prime tre classi della scuola primaria. Grazie alla collaborazione con diverse realtà sportive del territorio, ogni bambino ha la possibilità di sperimentare diverse discipline con moduli di otto lezioni durante l’orario scolastico. Un’occasione preziosa per scoprire il proprio talento e sviluppare nuove passioni fin da piccoli. Il calendario sportivo cittadino è scandito da due eventi principali che ormai sono diventati appuntamenti attesi da tutta la comunità. A maggio, il Monza Sport Festival anima la città nella cornice unica dell’Autodromo Nazionale, uno dei luoghi simbolo dello sport motoristico mondiale. A settembre, lo SportCity Day trasforma la piazza centrale in una grande palestra urbana a cielo aperto, portando oltre cinquanta discipline sportive tra le persone, in un clima di festa, partecipazione e condivisione.
Accanto a queste esperienze strutturate, Monza valorizza anche lo sport libero, quello praticato in autonomia, che rappresenta una parte fondamentale dell’attività motoria dei cittadini. Il Parco di Monza, con i suoi oltre 700 ettari,
è il più grande parco recintato d’Europa ed è un patrimonio prezioso che ospita attività all’aperto ogni giorno. Qui si incontrano camminatori, runner, appassionati di nordic walking, gruppi sportivi organizzati, ma anche semplici cittadini che trovano nel verde un modo per vivere lo sport in libertà. Le iniziative all’interno del parco sono moltissime: si va dalle camminate guidate gratuite con gruppi formati dalle ATS della Brianza, agli incontri di corsa collettiva promossi da una community di runners nata durante la pandemia, fino alle dimostrazioni gratuite e ai corsi base promossi dalle associazioni del territorio. Nei fine settimana estivi, il Parco diventa un vero palcoscenico per manifestazioni, marce, pedalate e appuntamenti sportivi aperti a tutti, con partecipazione regionale.
Oltre al parco, la città si distingue anche per l’organizzazione di eventi sportivi di alto profilo. Quest’anno, per la prima volta, il Tennis Club Monza ospiterà l’ATP Challenger 100, un evento prestigioso che porta a Monza l’energia di uno degli sport oggi più in crescita in Italia. L’Autodromo Nazionale continua a ospitare appuntamenti di risonanza internazionale come il Gran Premio di Formula 1, il WEC e il Rally, ma anche eventi più territoriali con un forte impatto sociale, come la Run for Life, la Mezza Maratona di Monza, la 12 Ore di Ciclismo e tante iniziative inclusive, pensate per coinvolgere anche le persone con disabilità.
La sensibilità dell’Amministrazione si esprime proprio nella costante attenzione verso le categorie più fragili. Le persone con disabilità possono accedere gratuitamente agli impianti sportivi comunali; molte associazioni riservano almeno il 5% dei posti per utenti in difficoltà economica; e numerose agevolazioni sono previste per bambini, ragazzi e anziani. Gli over 67, ad esempio, possono usufruire dell’accesso gratuito alle piscine durante il periodo estivo, rafforzando il legame tra sport, benessere e longevità attiva.
Monza si configura così come una SportCity a pieno titolo: una città che crede nello sport come diritto e come opportunità, come strumento di coesione sociale e sviluppo urbano. Un luogo dove lo sport è vissuto non solo nei grandi eventi o negli impianti ufficiali, ma nella quotidianità, nei parchi, nelle scuole, nei quartieri. Un esempio concreto di come il movimento e la cultura sportiva possano diventare patrimonio collettivo.
Le città non sono solo luoghi di aggregazione, ma veri e propri ecosistemi in continua evoluzione, dove ogni strada, ogni piazza e ogni parco raccontano una storia. Quando una città sceglie di raccontarsi attraverso lo sport, non sta solo investendo in impianti o infrastrutture, ma sta costruendo una visione di comunità, un’identità collettiva che pone il benessere al centro della vita quotidiana.
Una città che si definisce SportCity è una città che guarda avanti, che non considera lo sport come un’attività di nicchia per pochi appassionati, ma come un valore fondante del suo sviluppo sociale, culturale ed economico. Lo sport diventa così un linguaggio universale, capace di unire generazioni, abbattere disuguaglianze e rendere lo spazio urbano più vivibile e dinamico.
Ma cosa significa realmente essere una SportCity? Significa creare ambienti che favoriscano il movimento, trasformando ogni spazio pubblico in un’occasione per fare attività fisica: dai percorsi ciclo-pedonali alle aree fitness nei parchi, dai playground nei quartieri alle iniziative che incentivano la mobilità sostenibile. Significa promuovere eventi sportivi che coinvolgano i cittadini non solo come spettatori, ma come partecipanti attivi, facendo dello sport un’abitudine quotidiana.
In una SportCity, la narrazione dello sport non si esaurisce nelle grandi competizioni o nei successi atletici, ma si diffonde nella vita di tutti i giorni. Il parco diventa una palestra all’aperto, la strada un percorso ciclabile sicuro, il lungomare o il fiume una pista naturale per correre o remare. Questa visione favorisce non solo la salute e il benessere, ma anche la coesione sociale, l’educazione ai valori dello sport e un nuovo modo di vivere la città, più attivo e sostenibile.
Le città che scelgono di raccontarsi attraverso lo sport costruiscono un futuro più inclusivo e accessibile per tutti. Lo sport non è solo un mezzo per migliorare la qualità della vita, ma anche un’opportunità di crescita economica, capace di attrarre turismo sportivo, nuove opportunità lavorative e investimenti per la riqualificazione urbana.
Il concetto di SportCity rappresenta una rivoluzione urbana che sta trasformando il modo di concepire lo spazio pubblico. Non si tratta solo di costruire impianti o organizzare eventi, ma di integrare lo sport nella vita della città, rendendolo uno strumento per migliorare il benessere individuale e collettivo. Le città che si raccontano attraverso lo sport non solo ispirano i propri cittadini a muoversi, ma diventano modelli di sviluppo sostenibile e innovazione per il futuro.
“Sono fiero di ispirare i giovani. Lo sport è una scuola di vita: ti insegna il rispetto, la disciplina, la resilienza ”
Jannik Sinner, tennista, 8 febbraio 2024, intervista La Gazzetta dello Sport
“Lo sport ti insegna a non mollare mai, anche quando tutto sembra andare storto. È una lezione che porto dentro ogni giorno, in pedana e nella vita.”
Gianmarco Tamberi, campione olimpico e mondiale, 22 gennaio 2024, intervista La Gazzetta Dello Sport
“Lo sport mi ha salvata, mi ha dato tutto. Ora voglio restituire quanto ho ricevuto, aiutando altri ragazzi a scoprire la forza che lo sport può dare.”
Bebe Vio, campionessa paralimpica e mondiale di scherma, 5 febbraio 2024, intervista La Gazzetta dello Sport
“Lo sport è una sfida continua con se stessi. Ti costringe a superare i tuoi limiti, ad accettare le cadute e a rialzarti ogni volta con più forza.”
Sofia Goggia, campionessa olimpica di sci, 5 gennaio 2024, intervista La Gazzetta dello Sport
Il capitolo “Io vorrei che lo sport...” rappresenta uno spazio di ascolto, riflessione e visione condivisa all’interno del Rapporto “Gli italiani, le città e lo sport”, curato dall’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria della Fondazione SportCity. In queste pagine trovano voce i desideri, le idee e le aspirazioni di un ampio e variegato ecosistema di stakeholder – rappresentanti delle istituzioni, del mondo sportivo, della scuola, della sanità, del terzo settore, delle imprese e dell’urbanistica – tutti accomunati dalla volontà di contribuire alla costruzione di un futuro in cui lo sport sia pienamente valorizzato come leva di benessere individuale e collettivo.
Il titolo stesso del capitolo, con la sua forma aperta e aspirazionale, richiama l’esigenza di ripensare il ruolo dello sport nella società contemporanea: non solo come pratica agonistica o attività ricreativa, ma come elemento fondante di un nuovo modello di città, di comunità e di stile di vita. “Io vorrei che lo sport...” è un invito a immaginare un orizzonte diverso, in cui l’attività fisica sia accessibile a tutti, integrata nei contesti urbani, sostenuta da politiche pubbliche efficaci e riconosciuta per il suo impatto trasversale sulla salute, sull’educazione, sull’inclusione sociale e sulla sostenibilità ambientale.
L’auspicio comune che emerge da queste riflessioni è che lo sport venga finalmente riconosciuto come una delle priorità nelle politiche delle città, perché rappresenta uno strumento fondamentale per promuovere inclusione, salute e benessere. Lo sport non è solo competizione: è un potente veicolo di crescita sociale, culturale ed economica. È un diritto di tutti e deve essere considerato una risorsa strategica per le amministrazioni locali, alla pari dell’istruzione e della sanità.
Lo sport ha il potere di unire le persone, abbattere barriere sociali e culturali e favorire l’integrazione. Attraverso la pratica sportiva si sviluppano valori fondamentali come il rispetto, la disciplina, la solidarietà e la resilienza. Per questo è fondamentale che le città promuovano politiche inclusive, investendo in impianti accessibili e programmi che permettano a tutti, indipendentemente dall’età, dal genere o dalla condizione economica, di praticare attività fisica con continuità e dignità.
Un’altra grande sfida riguarda la salute pubblica. L’attività fisica regolare è uno degli strumenti più efficaci per prevenire numerose patologie croniche, migliorare il benes-
sere psicofisico e contribuire alla riduzione dei costi sanitari. Le città devono farsi promotrici di stili di vita sani, incentivando il movimento attraverso infrastrutture adeguate, aree verdi attrezzate, percorsi ciclopedonali e spazi urbani che rendano più facile e naturale l’abitudine allo sport nella vita quotidiana.
Ma non possiamo pensare allo sport solo come un tema di salute e socialità. Esso rappresenta anche un’importante opportunità economica per i territori. Il settore sportivo genera occupazione e attrae investimenti, dagli eventi ai grandi impianti, fino alle piccole realtà locali che offrono servizi legati al benessere e al tempo libero. Una città che investe nello sport diventa più attrattiva, sia per i residenti che per i turisti, e può sviluppare nuove occasioni di crescita sostenibile, innovazione e coesione.
Per realizzare tutto questo, è necessaria una visione politica chiara e lungimirante. Servono strategie concrete e integrate, che includano lo sport nei piani urbanistici e nella programmazione delle politiche pubbliche. È fondamentale promuovere sinergie tra istituzioni, scuole, associazioni sportive, enti del terzo settore e imprese, affinché ogni quartiere possa disporre di spazi dedicati all’attività motoria: palestre di comunità, impianti all’aperto, aree multifunzionali accessibili, sicure e inclusive.
Infine, è essenziale promuovere una cultura sportiva diffusa e radicata, che parta dai più giovani e accompagni tutte le fasce d’età. La scuola deve avere un ruolo centrale in questo processo, valorizzando l’educazione fisica e rafforzando il legame con le realtà sportive del territorio. Solo attraverso un’educazione al movimento continua e trasversale sarà possibile costruire una società in cui lo sport sia realmente un diritto per tutti e non un privilegio per pochi.
“Io vorrei che lo sport...” è quindi molto più di un semplice titolo: è un appello alla responsabilità collettiva, un esercizio di cittadinanza attiva, un’espressione di visione civica È il segno tangibile della volontà di costruire città più attive, vivibili, inclusive e sane. È il momento di agire con decisione, investendo risorse, idee e politiche strutturali per fare dello sport un pilastro delle nostre città, un motore di sviluppo che migliori la qualità della vita di tutti i cittadini.
Andrea Lenzi
Medico, Professore emerito di endocrinologia, Università Sapienza
Roma, Presidente CNSSBV della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Presidente di Health City Institute e coordinatore Science for Cities
“Io vorrei che lo sport diventasse davvero il linguaggio universale del benessere, la leva sociale capace di unire generazioni, culture e territori. Vorrei che lo sport non fosse più percepito solo come competizione o intrattenimento, ma come un vero e proprio strumento di salute pubblica, di educazione e di inclusione. Perché lo sport è tutto questo: è prevenzione, è coesione, è cittadinanza attiva.
Numerose evidenze scientifiche ci mostrano come l’attività fisica sia uno dei più potenti fattori protettivi per la salute. Praticare sport con regolarità riduce il rischio di patologie croniche come diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, obesità e persino alcune forme di tumore. Eppure, troppo spesso trascuriamo il fatto che lo sport è un vero farmaco naturale, privo di effetti collaterali e accessibile a tutti, se adeguatamente promosso e integrato nei contesti di vita quotidiana.
Vorrei che lo sport fosse un pilastro delle politiche pubbliche per l’invecchiamento attivo. In una società in cui l’età media aumenta progressivamente, dobbiamo favorire stili di vita che mantengano la popolazione anziana autonoma, vitale, partecipe. Lo sport è uno straordinario alleato per la salute mentale e fisica delle persone over 65: migliora l’equilibrio, riduce il rischio di cadute, rafforza la muscolatura e stimola l’interazione sociale, contrastando solitudine e isolamento.
Vorrei che lo sport diventasse un diritto garantito ai giovani, un motore per il loro sviluppo psico-fisico e per la costruzione di valori come la lealtà, il rispetto delle regole, il lavoro di squadra. Investire nello sport per i bambini e gli adolescenti significa investire nel futuro del Paese, contrastando l’abbandono scolastico, la sedentarietà, le dipendenze e le disuguaglianze. L’educazione motoria dovrebbe essere parte integrante del percorso formativo fin dalla prima infanzia, perché il corpo e la mente crescono insieme.
Vorrei che le nostre città diventassero luoghi dove lo sport è visibile, vissuto e accessibile. Le città attive sono città più sane, più vivibili, più inclusive. Spazi verdi, piste ciclabili, percorsi pedonali, impianti sportivi di prossimità non sono solo infrastrutture: sono strumenti di equità sociale e di benessere diffuso. Ripensare gli spazi urbani in funzione del movimento significa costruire comunità più resilienti e sostenibili.
Infine, vorrei che lo sport fosse riconosciuto come bene comune, parte integrante delle politiche di salute, di istruzione, di urbanistica e di welfare. Serve un approccio integrato e trasversale, che coinvolga istituzioni, scuola, sanità, enti locali, terzo settore e cittadini. Lo sport non è un settore a sé: è un asse strategico per il benessere della collettività. Io vorrei che lo sport diventasse davvero un diritto quotidiano, non un’opzione straordinaria. Perché promuovere lo sport significa promuovere una società più sana, più equa e più umana.”
Walter Ricciardi
Medico, Professore Ordinario di Igiene, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma-Direttore dell’Osservatorio sulla salute bene comune, Chair del EU Cancer Mission, European Commission
“Io vorrei che lo sport fosse per tutti
Lo sport è una delle attività più importanti per il benessere fisico e mentale delle persone. Praticare uno sport significa migliorare la propria salute, sviluppare il senso di disciplina e apprendere il valore del lavoro di squadra. Tuttavia, non sempre lo sport è accessibile a tutti. Io vorrei che lo sport fosse veramente un diritto universale, aperto a ogni individuo indipendentemente dalle sue condizioni economiche, fisiche o sociali.
Lo sport come strumento di inclusione
Molte persone, a causa di difficoltà economiche o disabilità, non possono praticare sport. Le attrezzature, le iscrizioni ai corsi e le strutture adeguate spesso hanno costi elevati, escludendo chi non ha risorse sufficienti. Io vorrei che lo sport fosse gratuito o a prezzi accessibili per tutti, con finanziamenti statali per garantire che ogni bambino e adulto possa partecipare senza barriere econmiche.
Inoltre, lo sport dovrebbe essere un mezzo di inclusione sociale. Le persone con disabilità spesso incontrano difficoltà nell’accedere agli impianti sportivi o nel trovare discipline adatte alle loro esigenze. Io vorrei che le istituzioni investissero di più in strutture e programmi che permettano a chiunque di praticare sport, indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche.
Valori educativi dello sport
Lo sport non è solo movimento, ma anche educazione. Insegna il rispetto delle regole, la capacità di lavorare in squadra e la gestione delle sconfitte. Nelle scuole, però, l’educazione fisica è spesso trascurata o considerata secondaria rispetto alle altre materie. Io vorrei che nelle scuole lo sport avesse un ruolo centrale, con programmi più strutturati e con l’impiego di professionisti che possano trasmettere ai ragazzi non solo la tecnica, ma anche i valori fondamentali della pratica sportiva.
Sport e salute
Uno stile di vita sedentario è uno dei principali problemi della società moderna. Lo sport è essenziale per prevenire malattie legate all’obesità, al diabete e ai problemi cardiovascolari. Io vorrei che lo sport fosse promosso come parte della routine quotidiana, non solo attraverso le palestre o le associazioni sportive, ma anche attraverso iniziative pubbliche che incoraggino le persone a muoversi di più, come la
creazione di piste ciclabili, parchi attrezzati e programmi di fitness all’aperto.
Il fair play nello sport
Infine, io vorrei che lo sport rimanesse sempre un’attività sana e leale. Troppo spesso si sente parlare di doping, di corruzione e di atteggiamenti violenti dentro e fuori dal campo. Lo sport deve essere un esempio di correttezza e di rispetto, dove la competizione non diventi mai aggressività.
In conclusione, io vorrei che lo sport fosse accessibile a tutti, valorizzato come strumento educativo e considerato un diritto fondamentale per il benessere delle persone. Solo in questo modo potremo costruire una società più sana, equa e unita.
Giuseppe Novelli
Genetista , Università di Roma Tor Vergata e Comitato Scientifico della Federazione medico Sportiva Italiana (FSMI)
“Io vorrei che lo sport,,, fosse riconosciuto per ciò che realmente è: una delle più potenti forme di medicina preventiva e personalizzata che abbiamo a disposizione Uno strumento naturale, accessibile, privo di effetti collaterali, in grado di modulare positivamente la nostra salute fin dalle basi biologiche più profonde. Perché l’attività fisica non agisce solo sul corpo che vediamo, ma dialoga direttamente con i nostri geni, i nostri sistemi metabolici, immunitari e cognitivi.
La genetica moderna ci insegna che il nostro benessere non dipende solo dal codice scritto nel DNA, ma anche da come viviamo, ci muoviamo, ci nutriamo. L’esercizio fisico, oggi lo sappiamo con certezza, è in grado di influenzare l’espressione genica, attivando meccanismi protettivi che riducono l’infiammazione, rallentano l’invecchiamento cellulare, migliorano le difese immunitarie. In altre parole, lo sport è una forma di epigenetica positiva, capace di orientare il nostro futuro biologico. Io vorrei che lo sport fosse integrato in modo strutturale nelle politiche di salute pubblica, non come attività opzionale, ma come asse strategico. Promuovere il movimento significa ridurre il carico delle malattie croniche, contenere la spesa sanitaria, aumentare la qualità della vita. Eppure, troppo spesso sottovalutiamo questo potenziale. È tempo di superare una visione settoriale per abbracciare una prospettiva sistemica: lo sport deve dialogare con la scuola, la medicina, l’urbanistica, la ricerca, l’economia.
Vorrei che ogni cittadino potesse accedere facilmente a luoghi dove praticare sport in sicurezza, a ogni età e in ogni condizione. Che le città fossero progettate per favorire il movimento quotidiano, e che la promozione dell’attività fisica diventasse una responsabilità condivisa tra istituzioni, comunità e professionisti della salute.
Io vorrei che lo sport fosse proposto ai giovani non solo come competizione, ma come percorso formativo, capace di trasmettere valori e rafforzare la struttura psico-fisica nella fase più delicata dello sviluppo. E vorrei che nella terza età fosse considerato uno strumento essenziale per mantenere autonomia, identità e relazione con gli altri. Il movimento è vita, in ogni stagione dell’esistenza.
Vorrei che si investisse in ricerca per comprendere ancora meglio i meccanismi biologici con cui l’attività fisica migliora il nostro fenotipo. Perché è qui che si gioca la medicina del futuro: nella capacità di prevenire, di anticipare la malattia
prima che si manifesti, di costruire salute attraverso scelte quotidiane. E tra queste scelte, lo sport è una delle più potenti, semplici e universali.
Io vorrei che lo sport diventasse una nuova grammatica del benessere. Un linguaggio comune tra medicina, scienza, educazione e società. Perché una società che si muove è una società che vive meglio, più a lungo, e in modo più giusto.”
Raffaella Buzzetti
Medico, Professore ordinario di endocrinologia Università Sapienza
Roma, Presidente Società Italiana di Diabetologa e della Federazione
delle Società diabetologiche
“Io vorrei che lo sport …” fosse riconosciuto come un elemento imprescindibile della salute pubblica, un pilastro nella prevenzione delle malattie croniche e un motore di inclusione e benessere psicofisico per tutti i cittadini.
La medicina moderna ha fatto passi da gigante nella cura delle malattie croniche, eppure, nonostante le evidenze scientifiche, lo sport non è ancora considerato una priorità nelle strategie di salute pubblica. Io vorrei che l’attività fisica fosse prescritta esattamente come un farmaco: un intervento di prima linea per ridurre il rischio di patologie metaboliche, cardiovascolari e neurodegenerative, e non solo una raccomandazione generica.
Lo sport non è solo competizione o intrattenimento: è uno strumento essenziale per la promozione della salute e per la prevenzione di patologie come il diabete di tipo 2, l’obesità, le malattie cardiovascolari e molte altre condizioni croniche. Numerosi studi dimostrano che l’attività fisica regolare riduce il rischio di diabete del 30-40%, migliora la sensibilità insulinica e contribuisce al controllo della glicemia, riducendo il rischio di complicanze legate alla malattia. Tuttavia, ancora troppe persone non hanno accesso a opportunità concrete per integrare il movimento nella loro quotidianità.
L’educazione gioca un ruolo cruciale in questa trasformazione. La scuola deve essere il primo luogo dove si costruisce una cultura del movimento, con programmi di educazione fisica potenziati e un’integrazione più stretta tra il sistema scolastico e le realtà sportive del territorio. La sedentarietà infantile è una delle grandi sfide della nostra epoca, con conseguenze che si ripercuotono sulla salute futura delle nuove generazioni. Investire nello sport per i più giovani significa investire in un futuro più sano per tutta la società.
Per questo, io vorrei che lo sport fosse integrato in modo strutturale nelle politiche sanitarie e urbane delle nostre città. Vorrei che l’attività fisica non fosse vista come un lusso o un’opzione, ma come un diritto fondamentale di ogni cittadino. Per realizzare questo obiettivo, è necessario ripensare gli spazi urbani con un’ottica di inclusività e sostenibilità: più parchi attrezzati, percorsi ciclopedonali sicuri, strutture accessibili che permettano a tutti – bambini, anziani, persone con disabilità – di praticare sport in modo
naturale e quotidiano.
Infine, lo sport deve essere un veicolo di coesione sociale. Nelle nostre città, deve diventare uno strumento per abbattere barriere economiche e culturali, garantendo accesso equo alle strutture e alle opportunità. Dobbiamo creare programmi inclusivi che incentivino la partecipazione femminile, delle persone con disabilità, degli anziani e delle fasce più vulnerabili della popolazione.
Io vorrei che lo sport fosse al centro della progettazione delle città del futuro, non solo come pratica individuale, ma come valore collettivo che promuove salute, inclusione e benessere per tutti. Per questo, è fondamentale che istituzioni, sanità e mondo sportivo collaborino per rendere il movimento una parte integrante della nostra vita quotidiana.
Stefano Del Prato Medico, Professore di Medicina, Centro di Ricerca Interdisciplinare
“Scienze della Salute”, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Presidente –European Diabetes Forum
Io vorrei che lo sport …. divenisse una componente fondamentale della nostra vita quotidiana come sano passatempo e intrattenimento, ma anche come regola disciplina di vita Lo sport ha infatti un potenziale enorme sia in termini di salute fisica che di educazione sociale. Come tale l’attitudine allo sport dovrebbe essere promossa e facilitata sin dall’infanzia e costantemente richiamata in ciascuna fase della vita dato che viviamo in un’epoca in cui la sedentarietà è una causa principale di patologie croniche, come l’obesità, il diabete e le malattie cardiovascolari tra le altre.
Io vorrei che lo sport… diventasse materia di educazione scolastica incentivando tutti i bambini a praticarlo in modo divertente e coinvolgente, senza la pressione di dover eccellere o competere a tutti i costi ma con l’obiettivo di porre tutti a proprio agio nei confronti del proprio corpo e far comprendere come la salute fisica sia legata alla qualità della vita.
Io vorrei che lo sport … venisse riconosciuto come strumento di educazione sanitaria, poiché la sua pratica è fondamentale nello sviluppare una migliore conoscenza e consapevolezza del nostro corpo e delle sue esigenze. L’attività sportiva insegna a conoscere i limiti del nostro corpo, a rispettarli e a gestirne lo sforzo. Inoltre, la pratica sportiva può rappresentare la palestra per una corretta alimentazione e per imparare a gestire lo stress. Come tale, l’educazione allo sport dovrebbe essere associata all’acquisizione dei concetti di igiene, di alimentazione e di idratazione equilibrata e dell’importanza di un adeguato riposo al fine di promuovere un benessere completo e duraturo.
Io vorrei che lo sport…. venisse riconosciuto per il suo valore terapeutico sul fisico ma anche sulla componente psicologica. La regolare pratica di un’attività fisica ha, infatti, effetti positivi sul nostro benessere mentale: aiuta a ridurre lo stress, a migliorare l’umore e a favorire un sonno migliore. In un mondo sempre più frenetico e stressante, lo sport può diventare una valvola di sfogo essenziale per liberare la mente dalle tensioni quotidiane.
Io vorrei che lo sport… venisse apprezzato quale strumento di educazione alla socialità, al rispetto reciproco e al lavoro di squadra. Lo sport è infatti un’attività che, anche quando svolta a carattere individuale, favorisce la collaborazione, la condivisione, la socialità, il rispetto reciproco e può diventare un fenomenale strumento capace di insegnare come gestire
il successo così come l’insuccesso.
Io vorrei che lo sport … non fosse solo gara e competizione, ma un mezzo attraverso cui educare le nuove generazioni a un concetto di salute globale, che comprenda il rispetto per sé stessi, per gli altri e per l’ambiente che li circonda. In questo modo, lo sport diventerebbe non solo un veicolo per la salute fisica, ma anche un’opportunità per formare cittadini più consapevoli e responsabili.
In conclusione, io vorrei che lo sport … divenisse davvero parte integrante dell’educazione e della cultura del benessere. Un bene per il corpo, per la mente e per la società. Lo sport, infatti, è uno degli strumenti più efficaci che abbiamo a disposizione per costruire una società più sana, più equilibrata e più felice.
Paolo Sbraccia
Medico, Professore ordinario di Medicina interna dell’Università di Roma Tor Vergata - Presidente di IBDO Foundation
“Io vorrei che lo sport… fosse riconosciuto non solo come una forma di attività fisica, ma come un vero e proprio strumento di trasformazione personale e sociale. Lo sport ha il potere di migliorare la salute fisica e psichica, di unire le persone e di creare comunità più sane e resilienti.
Lo sport, quando praticato con costanza e consapevolezza, è un alleato fondamentale per la salute fisica. Aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, diabete, obesità e altre patologie legate alla sedentarietà. Ma non si tratta solo di benefici tangibili: lo sport è anche una scuola di disciplina, impegno e perseveranza. Attraverso l’esercizio fisico, impariamo ad ascoltare il nostro corpo, a rispettarne i limiti e a superarli con determinazione. Questo processo non solo rafforza il fisico, ma costruisce anche una mentalità positiva e proattiva.
Tuttavia, l’impatto dello sport va ben oltre la dimensione fisica. La salute psichica è altrettanto importante, e lo sport può essere un potente antidoto contro stress, ansia e depressione. Quando ci muoviamo, il nostro corpo rilascia endorfine, sostanze chimiche che generano una sensazione di benessere e riducono la percezione del dolore. Ma non è solo una questione di biochimica: lo sport ci permette di staccare dalla routine, di concentrarci sul momento presente e di ritrovare un equilibrio interiore. È un momento per noi stessi, in cui possiamo ricaricarci e affrontare le sfide quotidiane con maggiore serenità.
Inoltre, lo sport ha una straordinaria capacità di creare connessioni. Che si tratti di una partita di calcio con gli amici, di una corsa in gruppo o di una lezione di yoga in palestra, lo sport ci avvicina agli altri, favorendo la socializzazione e il senso di appartenenza. In un’epoca in cui la solitudine e l’isolamento sono problemi sempre più diffusi, lo sport può essere un ponte per costruire relazioni autentiche e durature.
Va ripensato il modo in cui le città possano diventare alleate dello sport. Spazi verdi, piste ciclabili, impianti sportivi accessibili e iniziative comunitarie possono trasformare i centri urbani in luoghi dove lo sport è alla portata di tutti, indipendentemente dall’età, dal genere o dalla condizione sociale. Io vorrei che lo sport fosse un diritto per tutti, non un privilegio per pochi. Vorrei che ogni città, ogni quartiere, ogni scuola avesse gli strumenti per promuovere uno stile di vita attivo e inclusivo. Perché lo sport non è solo movimento: è
salute, è felicità, è comunità. E in un mondo sempre più complesso e frenetico, non c’è nulla di più prezioso.”
Lelio Morviducci
Medico, Direttore UOC di Diabetologia e Dietologia ASL Roma 1
“Io vorrei che lo sport… fosse riconosciuto quale significativo strumento di inclusione sociale, aggregazione e promozione della salute, non meramente inteso quale attività ricreativa volta al benessere individuale, ma quale motore di crescita collettiva e sviluppo economico della comunità. La sua influenza si estende in molteplici ambiti della vita pubblica e privata, analogamente a quanto avviene per l’istruzione e la sanità, rivestendo un ruolo imprescindibile nella costruzione di una società più equa, coesa e prospera. Lo sport costituisce un elemento cardine per l’inclusione sociale, in quanto trascende le disparità economiche, culturali e sociali, favorendo il dialogo e la coesione tra individui di diversa estrazione e provenienza. In particolare, si configura quale strumento di prevenzione del disagio giovanile, fornendo ai più giovani un contesto sicuro nel quale sviluppare competenze relazionali, interiorizzare valori fondamentali quali il rispetto, la disciplina e la solidarietà, nonché ispirarsi a modelli virtuosi di comportamento. In tale prospettiva, l’investimento in infrastrutture sportive accessibili e inclusive rappresenta un presupposto ineludibile per la costruzione di un tessuto sociale armonioso e solidale.
Contestualmente, l’attività fisica riveste un ruolo preminente nella tutela della salute pubblica. Numerosi studi scientifici attestano che la pratica sportiva regolare incide significativamente sulla prevenzione delle patologie cronico-degenerative, favorisce il miglioramento del benessere psicofisico degli individui e, per estensione, contribuisce alla riduzione dei costi sanitari. Ne consegue che le amministrazioni locali debbano farsi promotrici di politiche volte alla diffusione di stili di vita sani e dinamici, mediante la progettazione di spazi urbani deputati all’attività motoria, la creazione di percorsi ciclopedonali e l’incentivazione della pratica sportiva nei contesti lavorativi.
Di non minore rilevanza è l’esigenza di garantire la piena accessibilità alla pratica sportiva per tutte le categorie di cittadini, comprese le persone con disabilità. Ancora oggi, numerose strutture risultano inadeguate a soddisfare i criteri di inclusività, escludendo di fatto una parte della popolazione dai benefici derivanti dall’attività fisica. È pertanto imprescindibile che le amministrazioni cittadine si adoperino per l’eliminazione delle barriere architettoniche, nonché per la promozione di programmi sportivi specifici, al fine di garantire a ciascun individuo il diritto di accedere libera-
mente e senza discriminazioni alle opportunità offerte dallo sport.
Parimenti, appare necessario approfondire la relazione tra sport e sostenibilità ambientale. Le città contemporanee sono chiamate a ripensare il proprio assetto urbanistico secondo una logica eco-sostenibile, investendo nella realizzazione di impianti sportivi a basso impatto ambientale e incentivando modalità di spostamento attivo, quali la mobilità pedonale e ciclabile, così da coniugare la tutela dell’ecosistema con la promozione di una cittadinanza più attiva e consapevole.
Infine, lo sport riveste un ruolo cruciale anche nell’ambito della terza età, in quanto contribuisce al mantenimento dell’autonomia e della qualità della vita degli anziani. Le politiche urbane dovrebbero pertanto contemplare programmi mirati a incentivare la pratica sportiva nelle fasce di popolazione più adulte, riconoscendone il valore imprescindibile nella promozione di un invecchiamento attivo, sano e dignitoso.
Affinché lo sport possa divenire un pilastro fondante delle città del futuro, è necessaria una strategia concertata che coinvolga istituzioni, enti educativi, associazioni sportive e il settore privato. Solo attraverso un impegno sinergico sarà possibile diffondere una cultura sportiva capillare e inclusiva, che permei ogni fascia d’età e renda la pratica dell’attività fisica non un privilegio per pochi, ma un diritto inalienabile e universalmente riconosciuto.
Francesca Romana Lenzi
Professoressa di Sociologia dell’Università degli Studi di Roma
“Foro Italico”
“Io vorrei che lo sport… venisse valorizzato per la sua capacità di veicolare processi sociali fondativi come l’inclusione, il dialogo, il rapporto con il corpo e con l’alterità.
Un evento sportivo e un’arena come sua sede hanno alcuni poteri unici e universali: producono senso di squadra, azzerano le differenze, fanno interiorizzare efficacemente le regole, fanno esprimere socialmente le emozioni, tanto in campo che sugli spalti. L’efficacia dello sport nel veicolare questi processi sociali costruttivi della società lo ha reso nei secoli un elemento imprescindibile di ogni società a partire dalle prime forme strutturate di comunità.
Vorrei che lo sport fosse valorizzato per questo suo potere dalla politica.
Inoltre, vorrei che lo sport fosse considerato maggiormente per un altro suo potere, ossia l’essere una lente attraverso cui comprendere lo stato di benessere o malessere della società. Vorrei che la violenza nel contesto sportivo non fosse considerata una devianza da reprimere, ma un segnale per comprendere un fenomeno ben più ampio. Vorrei che quanto lo sport denuncia nelle sue forme di degrado, costituisca una priorità per la politica, poichè gli stadi e le arene sono i luoghi ove le emozioni collettive hanno sfogo e, se non riflettono passione, gioia e sano spirito di appartenenza, ma si traducono in occasioni di degenerazione, è perchè è la società a stare male ed è lei ad ammalare lo sport.
Vorrei infine che i cittadini venissero sensibilizzati ed educati ai significati dello sport e al suo potere di costruzione sociale, di mediazione, di normatività costruttiva. Vorrei che l’educazione sportiva superasse le barriere culturali che oggi la relegano a attività fisica o ludico motoria, per diventare oggetto di educazione a valori positivi come inclusione, comunità, fair play, uguaglianza di genere, espressione emozionale, condivisione.”
Alessandro Rossi
Medico, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie
“Io vorrei che lo sport… fosse una priorità per tutti, un pilastro fondamentale nella costruzione di una società sana, equa e sostenibile Lo sport non è solo una questione di performance fisica o di intrattenimento, ma un mezzo attraverso cui possiamo prevenire malattie, migliorare la qualità della vita e promuovere un equilibrio tra corpo, mente e ambiente.
Nel contesto della medicina di prossimità e della salute pubblica, come medici di medicina generale, abbiamo il compito di educare e sensibilizzare le persone sull’importanza di uno stile di vita attivo. La sedentarietà è una delle principali cause di molte malattie croniche, come l’obesità, le malattie cardiovascolari e il diabete. È nostro dovere fare in modo che le persone comprendano come una regolare attività fisica, anche se moderata, possa ridurre significativamente il rischio di sviluppare queste patologie e migliorare il benessere generale.
Lo sport dovrebbe essere accessibile a tutti, senza barriere economiche o sociali. La sua pratica non deve essere un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti. È necessario che le politiche sanitarie si adattino a questa realtà, promuovendo strutture e attività sportive che siano facilmente raggiungibili da ogni fascia della popolazione, indipendentemente dalla classe sociale o dalla condizione economica. Un sistema sanitario equo non può prescindere dall’accesso universale alla prevenzione e al benessere che lo sport offre.
One Health, un concetto che mette in relazione la salute umana, animale e ambientale, trova nello sport un campo privilegiato di applicazione. La promozione di uno stile di vita sano implica non solo il benessere fisico delle persone, ma anche il rispetto per l’ambiente e la tutela della biodiversità. Le pratiche sportive all’aria aperta, come la corsa, il ciclismo o il trekking, non solo migliorano la salute umana, ma incoraggiano un rapporto armonioso con la natura, sensibilizzando alla sostenibilità e al rispetto degli ecosistemi.
Io vorrei che lo sport fosse visto come una medicina preventiva di primaria importanza, una vera e propria terapia per il corpo e la mente. Investire nella promozione dell’attività fisica è una scelta che paga a lungo termine, riducendo il carico delle malattie croniche e migliorando la salute complessiva della popolazione. Ma non basta solo sensibilizzare: è necessario creare le condizioni affinché tutti possano praticarlo, partendo dalle scuole, passando per i quartieri e ar-
rivando alle politiche nazionali. Senza dimenticare che una città che dedichi i suoi spazi all’attività fisica è sicuramente una città più bella. Vogliamo che le città siano progettate per favorire la mobilità attiva, che le scuole abbiano spazi adeguati per l’attività fisica e che le comunità siano supportate in ogni fase della vita, dai bambini agli anziani ai disabili, nella pratica dello sport come parte integrante del loro stile di vita.
Io vorrei che lo sport fosse la prossima pandemia, un contagio che coinvolga tutti e tutte, ognuno con le proprie capacità e con il proprio modo di esprimere il corpo. Noi, come medici di medicina generale, abbiamo il compito di guidare i nostri pazienti verso scelte che migliorano la loro vita, rendendo lo sport una risorsa fondamentale per il benessere della collettività. È tempo di agire, di fare in modo che ogni cittadino possa dire: “Lo sport è parte della mia vita quotidiana”.
Francesco Landi
Medico, Professore di medicina interna Università Cattolica Sacro Cuore, Direttore del Dipartimento Scienze dell’Invecchiamento, Ortopediche e Reumatologiche Policlinico A. Gemelli Roma
“Io vorrei che lo sport … fosse il fondamento della longevità, un pilastro su cui costruire città e comunità pensate per accompagnare ogni individuo nel corso della vita, dall’infanzia fino alla vecchiaia avanzata. Vorrei che il movimento non fosse un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti, perché vivere a lungo non basta, bisogna vivere bene, in salute e con qualità.
La longevità non è solo una questione di anni vissuti, ma di anni vissuti in piena forma fisica e mentale. È dimostrato che l’attività fisica regolare riduce il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, osteoporosi e declino cognitivo, contribuendo a mantenere l’autonomia e la vitalità nel tempo. Eppure, ancora oggi, troppi anziani smettono di muoversi perché le città non offrono spazi adeguati, perché lo sport viene visto come un’attività per i giovani, perché non si investe abbastanza sulla prevenzione. Questo deve cambiare.
Vorrei che ogni città fosse progettata per favorire il movimento in ogni fase della vita, trasformando l’ambiente urbano in un alleato della longevità. Spazi verdi attrezzati, percorsi pedonali sicuri, parchi con attrezzi per l’allenamento all’aria aperta e programmi di attività fisica personalizzati per ogni età devono diventare la normalità. Ogni città dovrebbe diventare una “Longevity City”, dove l’infrastruttura stessa invita a muoversi, dove ogni quartiere offre opportunità per essere attivi, senza ostacoli fisici, economici o culturali.
Vorrei che si comprendesse che la longevità non è un dono di natura ma si costruisce fin dalla nascita. Il movimento deve essere parte integrante dell’educazione, perché i bambini attivi oggi saranno adulti sani domani e anziani autonomi nel futuro. Vorrei che nelle scuole l’attività fisica fosse valorizzata tanto quanto le materie tradizionali, perché un corpo allenato sostiene anche una mente brillante.
Vorrei che anche le donne in gravidanza fossero incoraggiate a mantenere uno stile di vita attivo, perché la longevità inizia nel grembo materno. L’attività fisica durante la gestazione riduce il rischio di diabete gestazionale, ipertensione e complicazioni post-parto, favorendo la salute della madre e del bambino. Le città devono offrire spazi e programmi dedicati, affinché ogni donna possa vivere una gravidanza attiva e consapevole.
E poi, quando gli anni avanzano, vorrei che lo sport restasse un’abitudine, non un ricordo del lontano passato. L’invecchiamento non deve essere sinonimo di immobilità. Studi scientifici dimostrano che l’esercizio fisico rallenta la perdita di massa muscolare, previene la fragilità e riduce il rischio di demenza. Camminate di gruppo, ginnastica dolce, yoga, tai chi, allenamento della forza: ogni attività contribuisce a prolungare l’indipendenza e migliorare la qualità della vita. Le città devono rispondere a questo bisogno, offrendo programmi strutturati per mantenere attivi anche gli over 70, 80, 90 anni.
Io vorrei che lo sport fosse riconosciuto come la medicina più potente per vivere a lungo e bene. Che non fosse relegato a un’ora in palestra, ma fosse parte integrante della quotidianità, della cultura, della progettazione urbana. Solo così potremo costruire una società in cui la longevità non sia solo un traguardo, ma un’opportunità per tutti di vivere più a lungo, con energia, con autonomia, con libertà e con il sorriso”.
Ranieri Guerra Medico, Direttore Generale CITIES+
“Io vorrei che lo sport… diventasse uno stile di vita, ben oltre la semplice ora trascorsa in palestra o la corsa occasionale della domenica. Parlo di un percorso completo e profondo che riguarda il benessere globale, integrando corpo, mente ed emozioni.
Lo sport è una potente medicina naturale, un trattamento terapeutico completo che agisce contemporaneamente su corpo, mente ed emozioni. È una cura preventiva efficace e senza effetti collaterali, capace di rafforzare il cuore, migliorare la respirazione, potenziare la resistenza alle malattie e mantenere giovani ossa e muscoli.
Vorrei si capisse che alzarci da una sedia e muoverci quotidianamente è già un atto terapeutico che ci protegge da diabete, obesità, ipertensione, patologie oncologiche e molte altre condizioni croniche. Oltre ai benefici fisici, lo sport costruisce resilienza psicologica, allevia ansia e stress, allontana i pensieri negativi e ci rende più forti emotivamente.
Vorrei che lo sport fosse visto come una polizza assicurativa sulla nostra salute, un investimento prezioso nella vita nostra e delle future generazioni. Vorrei che i nostri figli e nipoti lo considerassero un’abitudine naturale, un modo per costruire autostima, imparare il rispetto per sé stessi, per gli altri e per le regole comuni, combattendo l’isolamento sociale che colpisce adolescenti e anziani.
Lo sport ci insegna il valore del lavoro di squadra, costruisce relazioni positive e contribuisce a un senso diffuso di felicità e benessere. Non è un lusso, ma un diritto fondamentale di ciascuno di noi, capace di migliorare la qualità della vita a costi bassissimi e con benefici enormi.
Vorrei che questo approccio si integrasse nello sviluppo delle città sane e delle città intelligenti, dove spazi pubblici, piste ciclabili, aree verdi e infrastrutture sportive siano progettati per facilitare e promuovere la fruizione dello sport. Città che, grazie alla tecnologia e all’innovazione, incentivino un’attività fisica quotidiana, accessibile e inclusiva.
Vorrei – e questo è un sogno - che chi decide le politiche pubbliche si senta responsabile di garantire mobilità sostenibile, salubrità dell’aria e mitigazione degli impatti delle variazioni estreme di temperatura per assicurare a tutti la possibilità di fare attività fisica all’aperto in modo sicuro.
Vorrei scuole che siano luoghi di crescita fisica, emotiva e sociale grazie anche allo sport e al ruolo cruciale che svolge nella formazione personale e collettiva dei giovani.
Vorrei scuole capaci di trasmettere agli studenti la passione per il movimento e l’importanza di un’alimentazione sana, contribuendo così a prevenire disturbi come obesità infantile e sedentarietà, offrendo una partecipazione sportiva inclusiva, dove ogni studente, indipendentemente dalle proprie capacità fisiche o talenti sportivi, si senta accolto e valorizzato.
Vorrei spazi scolastici progettati per favorire lo sport, con palestre, aree esterne dedicate e materiali didattici moderni e sicuri, con istituzioni scolastiche che collaborano con amministrazioni locali e associazioni sportive per creare programmi integrati, con la possibilità di praticare sport e attività motorie durante e oltre l’orario scolastico.
In sintesi, vorrei che tutti riconoscessero nello sport una parte positiva della propria vita, una medicina naturale, gratuita e universale, capace di renderci più sani, più resilienti e decisamente più felici.”
Carmen Bizzarri
Professoressa in Geografia, Università Europea di Roma
“Io vorrei che lo sport … fosse sempre una scelta libera, autentica, accessibile a tutti. Vorrei che nessun desiderio di praticarlo venisse ostacolato, perché anche un piccolo gesto negato può spegnere una passione o, al contrario, trasformarsi in una scintilla ancora più potente.
Era il 1980 quando chiesi a mia madre di poter praticare la pallavolo. Il suo rifiuto fu netto, senza possibilità di appello. In quel momento provai delusione, ma quel diniego ebbe su di me l’effetto opposto: anziché farmi desistere, alimentò in me una determinazione ancora più forte. Così chiesi alla mia professoressa di educazione fisica di poter allenarmi almeno durante le ore di ginnastica a scuola. Non ero una campionessa e non lo sono mai diventata, ma quel semplice atto di insistenza, quella voglia di non arrendermi, mi hanno insegnato una lezione che ancora oggi porto con me: voler fare sport, volerci provare a tutti i costi, è già una forma di vittoria.
Io vorrei che lo sport fosse riconosciuto non solo per i benefici fisici che porta, ma anche per il suo valore profondo nella costruzione della personalità. Non si tratta solo di correre, saltare, lottare per un punto o superare un traguardo: si tratta di scoprire qualcosa di sé, di misurarsi con i propri limiti e di imparare a superarli. Lo sport non è solo competizione, ma un dialogo interiore continuo, uno stimolo a crescere, a resistere, a migliorarsi.
Io vorrei che lo sport che ogni ragazzo e ogni ragazza potessero trovare nello sport un’occasione per esprimere sé stessi, per sentire di avere una voce, per capire che ogni piccolo miglioramento è un passo verso qualcosa di più grande. Perché lo sport non è solo una questione di talento o di vittoria, ma di consapevolezza: è imparare a porsi un obiettivo, a lottare per raggiungerlo, ad accettare la sconfitta senza smettere di provarci. È quella scarica di adrenalina che ti fa sentire vivo, che ti spinge a superare la fatica, che ti insegna la disciplina e il rispetto.
Io vorrei che lo sport fosse una porta aperta per tutti, senza ostacoli, senza pregiudizi, senza discriminazioni. Vorrei che fosse insegnato nelle scuole non come un’attività marginale, ma come un diritto fondamentale di ogni bambino. Perché crescere con lo sport significa sviluppare forza, equilibrio, autostima. E soprattutto significa imparare a stare con gli altri, a rispettarli, a condividere successi e sconfitte.
Io vorrei che lo sport accompagnasse ogni fase della vita,
non solo la giovinezza. Vorrei che fosse un alleato prezioso anche per gli adulti e per gli anziani, che aiutasse a mantenere attivo il corpo, ma anche la mente e il cuore. Perché muoversi significa vivere meglio, affrontare l’invecchiamento con più energia, sentirsi parte di una comunità.
Io vorrei che lo sport fosse sempre una possibilità, mai un privilegio. Vorrei che ogni persona avesse la libertà di scegliere, di mettersi alla prova, di scoprire il proprio potenziale. Perché lo sport è molto più di un’attività fisica: è una filosofia di vita, un’opportunità di crescita, un dono che tutti dovrebbero poter ricevere.”
Adriana Bonifacino Medico oncologa, Presidente Fondazione IncontraDonna
“Io vorrei che lo sport… fosse gioco per i bambini, fosse disciplina per i giovani, fosse prevenzione e cura per gli adulti e gli anziani. Chiamiamolo sport, esercizio fisico, attività fisica, chiamiamolo con la terminologia più adatta ai nostri interlocutori. Lo sport per molti è impegno, l’attività fisica è qualcosa di cui posso fare a meno e non necessariamente utile, l’esercizio fisico è una via di mezzo fra l’impegno e qualcosa che rappresenta un di più nella mia vita.
La politica, i media, la scuola, gli ambienti di lavoro, le associazioni del terzo settore, dovrebbero fare fronte comune rispetto al ‘movimento’. Riportare l’attenzione sulla centralità della persona e sui benefici che possono trarre seguendo una alimentazione sana e l’esercizio fisico.
E’ dimostrato che il 41% dei tumori potrebbe essere evitato con stili corretti di vita. E’ dimostrato che gli effetti collaterali di numerosi farmaci potrebbero essere facilmente dismessi grazie all’ esercizio fisico. E’ dimostrato che potremmo evitare di assumere dei farmaci con una maggiore attenzione al nostro peso attraverso l’alimentazione e la prestazione fisica. E’ dimostrato che le patologie cardiovascolari, neurodegenerative, neurologiche, oncologiche, autoimmuni, metaboliche ricevono benefici misurabili dall’attività fisica.
Il movimento, ben distribuito nell’arco della giornata e delle settimane con un impegno aerobico e anaerobico, è MEDICINA come affermato, tra gli altri, dall’American College of Sport Medicine. E’ dimostrato che l’attività fisica fa crescere in armonia i bambini, facilita la inclusione, abbatte le disuguaglianze sociali, facilita l’attività cognitiva agendo sul lobo frontale dell’encefalo e sulla insulino resistenza.
Ma se tutto questo è noto e se tutto questo è dimostrabile, perché abbiamo ancora una forte resistenza al movimento, e una più forte adesione alla sedentarietà?
Lasciamo più spazio al verde nelle nostre città, facilitiamo e attrezziamo i percorsi all’aperto (una conquista anche per la VitD così necessaria ad ogni fascia di età), dedichiamo spazi alla informazione medico scientifica con modalità divulgativa cogliendo le più svariate occasioni di incontro e di ascolto, rendiamo economicamente sostenibile l’accesso ai luoghi preposti all’esercizio fisico. Portiamo nelle case dei nostri cittadini più salute e meno malattia. Portiamo benessere psicofisico. Portiamo sostenibilità con spazi territoriali accessibili a tutti. Portiamo aggregazione e socializzazione. Portiamo divertimento e abbattiamo lo stress.”
Salvatore De Cosmo
Medico, Direttore dell’Unità di Medicina Interna dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, Opera San Pio di Pietrelcina, San Giovanni Rotonda
“Io vorrei che lo sport fosse un autentico strumento di coesione sociale, capace di unire le persone a prescindere dal genere, dall’etnia, dalla condizione economica o dallo status sociale. Vorrei che ogni campo, ogni palestra, ogni spazio dedicato al movimento diventasse luogo d’incontro, di confronto, di inclusione, dove ciascuno possa sentirsi accolto, valorizzato, parte di una comunità più ampia.
Io vorrei che lo sport fosse equamente accessibile in ogni angolo del Paese, senza disuguaglianze territoriali, senza distanze che diventano ostacoli. Vorrei che bambini, giovani, adulti e anziani, ovunque si trovino, potessero contare su luoghi adeguati, strutture attrezzate e opportunità concrete per praticare attività fisica e coltivare la propria passione.
Io vorrei che lo sport fosse un momento privilegiato di aggregazione giovanile, capace di trasmettere valori fondamentali come la lealtà, il rispetto reciproco, l’amicizia, ma anche il sacrificio, la disciplina e il merito. La pratica sportiva è una scuola di vita che insegna a confrontarsi con gli altri, a superare i propri limiti, a gioire insieme per un traguardo raggiunto e a rialzarsi dopo una sconfitta.
Io vorrei che lo sport fosse sempre più praticato, riconosciuto e promosso come un alleato prezioso per migliorare la salute fisica e mentale delle persone. Vorrei che il suo valore fosse pienamente riconosciuto non solo nella dimensione individuale, ma anche nel suo impatto collettivo, come strumento efficace di prevenzione e benessere, parte integrante delle politiche sanitarie e sociali.
Io vorrei che lo sport fosse parte della vita anche nelle età più avanzate, perché il movimento non ha età. Vorrei che gli anziani potessero continuare a vivere il corpo come risorsa, come strumento di autonomia e benessere, ma anche come via per mantenere relazioni, stimolare la mente, sentirsi parte attiva della società.
Io vorrei che lo sport fosse presenza costante all’interno del percorso scolastico, non solo come materia, ma come esperienza quotidiana. Perché è tra i banchi di scuola che si possono accendere passioni, costruire abitudini sane e avviare i giovani a uno stile di vita attivo e consapevole.
Io vorrei che lo sport fosse anche riconosciuto come motore di sviluppo economico e sociale. Perché ogni investimento nello sport genera valore per le comunità: crea occupazione, riqualifica spazi urbani, rafforza il tessuto relazionale e mi-
gliora la qualità della vita.
Infine, io vorrei che lo sport fosse davvero alla portata di tutti. Che ogni persona, senza distinzione e senza barriere, potesse accedere liberamente alla pratica sportiva, anche in presenza di disabilità. Perché lo sport è un diritto, non un privilegio, e il suo linguaggio è universale: parla di uguaglianza, dignità, partecipazione.”
Alessandro Solipaca
Direttore scientifico dell’Osservatorio per la Salute come Bene Comune – Università
Cattolica di Roma
“Io vorrei che lo sport diventi una pratica diffusa, in tutte le età e senza differenze sociali. Lo sport è uno strumento di resilienza contro l’isolamento sociale, in particolare per gli anziani, aiuta lo spirito e la salute. Si tratta di una pratica virtuosa perché contribuisce al benessere fisico e mentale, favorisce valori di solidarietà e inclusione, e al tempo stesso contribuisce allo sviluppo sociale ed economico. La realtà in cui viviamo, i ritmi di vita e di lavoro sono fattori di rischio che influiscono sulle malattie legate alla sedentarietà. L’attività sportiva è quindi uno strumento essenziale per migliorare la qualità della vita, perché aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, obesità, diabete e altre patologie croniche, inoltre rafforza il sistema immunitario, migliora la qualità del sonno e combatte lo stress, favorendo un equilibrio psicofisico ottimale.
Lo sport assume un ruolo particolarmente importante nella terza età, l’attività fisica regolare aiuta gli anziani a contrastare il declino muscolare e a mantenere la flessibilità e l’equilibrio psico-fisico, migliorando l’umore e l’autostima. Per l’anziano la pratica sportiva favorisce le occasioni di socializzazione, perché diventa un’occasione per stringere nuove amicizie e sentirsi parte di una società attiva, soprattutto nelle città dove la solitudine e l’emarginazione sono rischi elevati.
La promozione dello sport è ancora un obiettivo lontano, infatti la realtà del nostro Paese ci mostra che l’attività sportiva è ancora un tratto distintivo dei più giovani, mentre è poco diffuso nel resto della popolazione. Le quote più elevate di sportivi si osservano tra i maschi di età 11-17 anni, il 71,9%, invece, già a partire dai 25 anni, le quote diminuiscono progressivamente fino a raggiungere il 7,9% tra gli ultra 75enni.
La dinamica della pratica sportiva nel tempo non mostra rilevanti segni di miglioramento, a testimonianza che si tratta di una cultura ancora non completamente radicata nella popolazione. Tra chi pratica sport si registrano forti differenze di genere, con livelli più elevati tra gli uomini in tutte le fasce di età, ad eccezione dei giovanissimi (3-5 anni), fascia in cui la quota di praticanti è più elevata tra le bambine (26,9% vs 20,8%). Il livello di istruzione è un elemento discriminante, infatti pratica sport il 40% di coloro che ha un titolo studio elevato e solo il 21,6% tra coloro che ha un titolo di studio basso. Nei Comuni di grande dimensione si riscontra una maggiore propensione allo sport, sono infatti le zone cen-
trali delle aree metropolitane che evidenziano una pratica sportiva più diffusa, in queste aree infatti si attesta al 32,5% della popolazione. Al contrario, chi risiede nei piccoli centri palesa un’abitudine allo sport assai più limitata, il 21,7% della popolazione.
In conclusione, lo sport, pur essendo una pratica virtuosa, è ancora poco diffuso nella popolazione e manifesta anche differenze di genere e sociali significative, che rischiano di accrescere i tradizionali divari di salute e di benessere che affliggono il nostro Paese.
L’auspicio per il futuro è che la cultura dello sport entri far parte dei punti principali dell’agenda politica, per le sue esternalità positive sulle diverse dimensioni del benessere di un paese moderno. La promozione della cultura dello sport nelle città dovrebbe avvenire a partire dalla scuola e alimentata con iniziative nei luoghi di lavoro e presso le organizzazioni sociali e culturali, con la consapevolezza che allocare risorse sullo sport significa migliorare il presente e investire per il futuro.”
Valerio Vermiglio
Olimpionico, campione internazionale di Volley
“Io vorrei che lo sport fosse più di una semplice competizione…vorrei che fosse sempre sinonimo di passione, sacrificio e lealtà, valori fondamentali che rappresentano ciò che rende lo sport davvero grande.
Io vorrei che lo sport fosse una palestra in cui si impara a dare il massimo, anche quando le cose non vanno come previsto. Le difficoltà e i momenti di crisi nello sport sono inevitabili: infortuni, sconfitte e pressioni psicologiche mettono spesso alla prova gli atleti. È proprio in questi momenti che emergono la forza di volontà e la capacità di non mollare mai. Credere in se stessi, nel lavoro di squadra ed affrontare insieme le sfide sono aspetti essenziali per superare gli ostacoli. Lo sport insegna che ogni vittoria è il frutto di sacrificio ed impegno e che ogni sconfitta può trasformarsi in un’opportunità per migliorarsi. E’ importante educare i giovani a questa visione dello sport, affinché comprendano che non conta solo il risultato finale ma soprattutto il percorso fatto per raggiungerlo.
Io vorrei che lo sport fosse non solo benessere fisico e alimentare, ma anche cura della mente e delle emozioni, un terreno dove il coraggio e la volontà di mettersi in gioco contino più di tutto. Affrontare nuove sfide, uscire dalla propria comfort zone ed adattarsi a contesti diversi sono esperienze che formano il carattere di ogni atleta. Il coraggio non consiste solo nell’affrontare un avversario in campo, ma anche nell’accettare nuove sfide personali, imparare dagli errori e trovare la determinazione per rialzarsi dopo una sconfitta. È qui che si cresce davvero, trasformando l’ansia in energia, la rabbia in determinazione e la fatica in soddisfazione. In questo processo, l’umiltà e il rispetto reciproco giocano un ruolo fondamentale: solo chi sa ascoltare, confrontarsi e riconoscere i propri limiti può davvero crescere e migliorare.
Io vorrei che lo sport infondesse nei ragazzi valori come il rispetto, la disciplina e l’amore per ciò che fanno, requisiti essenziali per farli diventare non solo buoni atleti, ma anche persone migliori. Allenare, insegnare e motivare significa trasmettere la consapevolezza che lo sport è un’esperienza completa, capace di formare carattere e personalità.
Per costruire questo tipo di sport servano strumenti concreti. Bisogna investire nelle strutture, certo, ma anche creare ambienti sani e accoglienti, dove ogni giovane possa sentirsi parte di qualcosa. Serve creare luoghi che trasmettano un
senso di appartenenza e che permettano ad ogni giovane di scoprire il proprio talento, qualunque esso sia. E serve coinvolgere le famiglie, perché uno sport vero si costruisce anche fuori dal campo, con genitori che insegnano ai propri figli il valore dell’impegno, senza focalizzarsi solo sulla vittoria.
Io vorrei che lo sport fosse sempre questo: un ambiente dove non conta da dove vieni ma quanto sei disposto a metterti in gioco ed un’esperienza che lascia un segno profondo, in cui i trofei si mettono in bacheca, ma i valori acquisiti restano impressi per sempre. Perché, alla fine, ciò che davvero conta non sono solo le medaglie vinte, ma le lezioni di vita apprese lungo il cammino.”
Laura Corsaro
Public Affairs & Comunicazione e Marketing BHAVE
“Io vorrei che lo sport... fosse considerato da tutti come una potente medicina che ci fa sentire bene, migliora il nostro aspetto e fa crescere i bambini in modo sano. Lo sport non è solo un’attività ricreativa, ma un mezzo per la salute fisica e mentale, capace di stimolare comportamenti sani, allontanarci dalle cattive abitudini e farci vivere più a lungo e in modo più equilibrato.
Lo sport dovrebbe essere davvero per tutti, indipendentemente dall’età, dal genere, dalla condizione economica o dalle capacità fisiche. Troppo spesso chi vive in situazioni di disagio non ha accesso alle attività sportive perché le strutture sono costose, lontane o inadeguate. E’ fondamentale garantire in ogni quartiere spazi adeguati, come parchi attrezzati, palestre scolastiche aperte alla comunità e impianti accessibili a tutti, senza discriminazioni, affinché nessuno venga escluso.
Le città dovrebbero investire maggiormente nella promozione dello sport, senza limitarsi a costruire grandi impianti per eventi internazionali, ma creando spazi di qualità per il movimento quotidiano di bambini, adulti e anziani. Servono più piste ciclabili sicure, campi da gioco gratuiti e centri sportivi accessibili anche a chi non può permettersi costosi abbonamenti. L’attività motoria non deve essere un privilegio e un lusso per pochi, ma un diritto garantito a tutti. Nel sistema scolastico bisognerebbe valorizzare l’educazione fisica alla pari di altre discipline. È inaccettabile vedere palestre fatiscenti, attrezzature obsolete o ore di sport ridotte al minimo. Ogni studente dovrebbe avere la possibilità di sperimentare più discipline, scoprire le proprie passioni e fare attività fisica con regolarità. Se scuole, università e associazioni sportive collaborassero si potrebbe creare un percorso strutturato e continuativo per avvicinare i giovani al movimento.
Lo sport ha anche un ruolo cruciale nell’inclusione sociale, è un ponte tra le persone, un mezzo per abbattere barriere sociali. Può offrire ai ragazzi un’alternativa alla strada e garantire alle persone con disabilità l’opportunità di sentirsi parte di una comunità. Può unire culture e generazioni diverse, creando un senso di appartenenza e solidarietà. Nessuno dovrebbe sentirsi escluso o inadeguato per ragioni economiche, fisiche o sociali. Praticare attività motoria dovrebbe essere un’opportunità di crescita personale e collet-
tiva, un mezzo per costruire una società più sana, giusta e unita
Il mondo dello sport professionistico necessita di un regolamento più severo e indipendente, insieme a controlli finanziari rigorosi e limiti di spesa, per evitare l’accentramento del potere economico. Le agenzie antidoping dovrebbero essere più indipendenti e rafforzate, così come i controlli sulle scommesse illegali. Solo così si potranno salvaguardare i valori sportivi e fare in modo che lo sport resti un modello positivo, soprattutto per i giovani che guardano agli atleti professionisti come esempi di vita.
Questi cambiamenti richiedono una volontà politica e una forte rete tra scuole, università e amministrazioni locali, per rendere lo sport più inclusivo e strutturato, divulgando e mettendo al centro i suoi veri valori: merito, lealtà, rispetto e sana competizione.”
Lucio Corsaro
Fondatore di BHAVE
“Io vorrei che lo sport fosse riconosciuto come linguaggio universale capace di abbattere ogni barriera culturale, sociale ed economica. In un mondo sempre più diviso e frammentato, lo sport rappresenta uno dei pochi territori comuni dove persone di diverse provenienze possono incontrarsi, comprendersi e rispettarsi reciprocamente, condividendo la passione per il movimento e la competizione leale.
Io vorrei che lo sport fosse accessibile veramente a tutti, non solo come slogan, ma come realtà concreta. Ogni bambino dovrebbe avere la possibilità di praticare l’attività che preferisce senza che le condizioni economiche della famiglia costituiscano un ostacolo. Gli impianti sportivi dovrebbero essere distribuiti equamente sul territorio, raggiungibili facilmente, e progettati per essere utilizzati anche da persone con disabilità fisiche o cognitive.
Io vorrei che lo sport fosse integrato più profondamente nel sistema educativo, non relegato a poche ore settimanali spesso trascurate. L’educazione fisica dovrebbe avere la stessa dignità delle altre materie scolastiche, poiché insegna valori fondamentali come la disciplina, la cooperazione, la resilienza e il rispetto delle regole. Attraverso lo sport i giovani imparano a gestire vittorie e sconfitte, a lavorare in squadra e a perseguire obiettivi con determinazione.
Io vorrei che lo sport fosse valorizzato come strumento di prevenzione sanitaria. In un’epoca caratterizzata dall’aumento di patologie legate alla sedentarietà, l’attività fisica regolare rappresenta la più economica ed efficace medicina preventiva. Le politiche sanitarie dovrebbero incentivare la pratica sportiva a tutte le età, con programmi specifici per bambini, adulti e anziani, riconoscendone l’impatto positivo non solo sulla salute fisica ma anche su quella mentale.
Io vorrei che lo sport fosse un veicolo di rigenerazione urbana. Le strutture sportive dovrebbero essere progettate come centri di aggregazione sociale, capaci di rivitalizzare quartieri periferici e degradati. Un campo da calcio, un playground per il basket o una piscina pubblica possono trasformare profondamente il tessuto sociale di una comunità, offrendo alternative positive ai giovani e creando spazi di incontro intergenerazionale.
Io vorrei che lo sport fosse liberato dalle logiche puramente commerciali che spesso ne distorcono i valori fondanti. Lo sport di base, quello praticato da milioni di persone comuni, merita la stessa attenzione mediatica e gli stessi investimenti
dello sport professionistico. Le federazioni e le istituzioni sportive dovrebbero operare con trasparenza e integrità, ponendo al centro il benessere degli atleti e la promozione dei valori sportivi, piuttosto che interessi economici.
Io vorrei che il mio ultimo respiro si confondesse con la brezza marina, mentre il pallone da basket danza tra le mie mani su quel campetto sabbioso, testimone silenzioso di mille battaglie. L’orizzonte, dipinto dalle fiamme dorate del sole che si immerge nell’abbraccio del mare, sarebbe la mia ultima, sublime visione - un arrivederci sussurrato all’esistenza nel teatro più bello che la natura possa offrire...un campo minors sulla spiaggia di Soverato.”
Agostino Consoli
Medico Professore Ordinario di Endocrinologia Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti e Pescara, coordinatori dei tavoli di lavoro di EUDF
“Io vorrei che lo sport diventasse un vero strumento di promozione sociale, culturale e di salute e rappresentasse un veicolo di coesione, condivisione e partecipazione e non mero spettacolo.
Io vorrei che lo sport non fosse mai più pretesto per odio, violenza, razzismo e barbarie
Che coloro che così lo interpretano fossero cacciati con assoluta intransigenza dalla comunità sportiva e mai più accettati o addirittura ipocritamente blanditi e lusingati sottobanco da chi controlla le risorse economiche
Che gli stadi e le struttura sportive fossero luoghi da gioiose scampagnate in famiglia e non possibili focolai di guerriglia.
Io vorrei che lo sport sostenendo economicamente se stesso sostenesse anche una maggiore fruibilità ed una maggiore salute delle città
Che chi con lo sport fa business vedesse incrementare i suoi sacrosanti profitti, ma che da quei profitti una parte potesse essere attinta per promuovere la creazione e la manutenzione di spazi e strutture a disposizione dello sport dei cittadini
Io vorrei che si continuasse a “guardare” lo sport, ma che al contempo si riuscisse a “fare” piu’ sport
Riccardo Candido Medico, Professore di Endocrinologia Università di Trieste, Presidente Associazioni Medici Diabetologi
Io vorrei che lo sport fosse riconosciuto come un elemento essenziale per il benessere fisico e mentale di ogni individuo. È fondamentale che tutti, indipendentemente dall’età o dalla condizione fisica, abbiano la possibilità di accedere a un’attività fisica adeguata e sicura. La pratica sportiva migliora la qualità della vita e favorisce sane abitudini, aiutando a prevenire numerose patologie. In particolare, è ormai ampiamente dimostrato che l’attività fisica regolare svolge un ruolo cruciale nella prevenzione e nel controllo di patologie metaboliche come il diabete di tipo 2 e l’eccesso ponderale. Lo sport, infatti, contribuisce a migliorare la sensibilità insulinica, a regolare il metabolismo del glucosio e a prevenire complicanze cardiovascolari. Inoltre, aiuta a contrastare l’obesità, una patologia sempre più diffusa che rappresenta, a sua volta, un serio fattore di rischio per lo sviluppo di altre malattie croniche. È dunque essenziale promuovere una cultura dell’attività fisica fin dalla giovane età, incentivando programmi di esercizio personalizzati e accessibili a tutti.
Io vorrei che lo sport desse sempre più spesso la possibilità a chiunque conviva con una patologia cronica di compiere “imprese straordinarie”. Come nel diabete tipo 1, dove lo sport rappresenta una splendida occasione di riscatto, promuovendo l’empowerment delle persone e rendendole ancora più proattive nella gestione della propria vita.
Io vorrei che lo sport diventasse uno strumento di educazione e crescita. Attraverso il movimento e il gioco, bambini e ragazzi imparano il valore della disciplina, della resilienza e della cooperazione. Lo sport, infatti, è una preziosa “palestra di vita”: allena, non solo il corpo, ma anche la mente a gestire le piccole grandi sfide di ogni giorno e a saper accettare le sconfitte. Dovrebbe, pertanto, essere parte integrante del percorso educativo, contribuendo a formare individui più consapevoli e responsabili.
Io vorrei che lo sport fosse un veicolo di inclusione sociale, capace di abbattere le barriere e favorire l’integrazione fra le persone, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche, economiche o sociali. Deve essere alla portata di tutti, senza discriminazioni, affinché nessuno si senta escluso o emarginato.
Io vorrei che lo sport rappresentasse un punto di incontro tra culture e generazioni, creando legami di amicizia e solidarietà. Le attività sportive possono unire persone diverse,
promuovendo il rispetto reciproco e il senso di comunità. In un mondo sempre più frammentato, lo sport può essere un potente collante sociale.
Io vorrei che lo sport fosse promosso e sostenuto dalle Istituzioni con politiche concrete e investimenti mirati. È necessario creare spazi adeguati, garantire il supporto di professionisti qualificati e incentivare la partecipazione attiva della popolazione. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo rendere lo sport un bene comune per tutti.
Io vorrei che lo sport fosse vissuto come una fonte di gioia e benessere, non solo come competizione o prestazione. Ogni persona dovrebbe poter trovare nello sport un momento di libertà, di espressione e di felicità, riscoprendo il piacere del movimento, della condivisione e della socializzazione.
Thomas Osborn
Direttore Area Salute I-Com
“Io vorrei che lo sport ... fosse pienamente riconosciuto come principale catalizzatore di una società che promuove e favorisce salute, benessere e inclusione. Vorrei che ogni persona, indipendentemente dall’età, dalla condizione fisica, dalla città di residenza o dal contesto sociale, potesse trovare accesso all’attività fisica e ai benefici che questa porta per una vita più lunga e in salute.
Occorre superare la visione in cui lo sport viene identificato solo come competizione o spettacolo, come qualcosa di elitario, riservato a chi ha talento, a chi ha “tempo libero” o a chi può permettersi di praticarlo. Va infatti riconosciuto un concetto di sport, e più in generale di attività motoria, aperto e alla portata di tutti, che sia accessibile e promosso nelle scuole, ma anche nei luoghi di lavoro, nei luoghi di socialità di ogni età, e nella progettazione di spazi pubblici e quartieri.
Vanno promosse politiche pubbliche per la rimozione di barriere economiche, fisiche o culturali che impediscano alle persone di muoversi, di divertirsi e di prendersi cura di sé attraverso lo sport. Con i dati che dimostrano la prevalenza crescente di cronicità, di casi di sovrappeso o obesità, e di una patologia silenzio ma diffusa chiamata sedentarietà, oltre che di un generale invecchiamento demografico, l’attività fisica deve essere la risposta concreta e la chiave per promuovere - a partire da quando si è piccoli ma poi a ogni età - il valore di uno stile di vita attivo e sano.
Bisogna altresì superare vecchi luoghi comuni: non è solo una questione di peso. Fare sport significa prevenire malattie croniche, tenere attivi organi fondamentali, ma anche promuovere il benessere psicologico e sociale, e non solo fisico. Lo sport, infatti, migliorare l’umore, riduce lo stress e favorisce la socializzazione, rendendolo uno dei pilastri centrali di un concetto salute nuovo, più ampio, e determinato da tutto l’insieme di politiche sociosanitarie.
Così facendo, migliora la vita dell’individuo, favorendo per esso una vita lunga ma anche in salute, ma migliorano anche le condizioni della società nel suo insieme: si sviluppano comunità più sane e inclusive, e si introducono approcci di prevenzione attiva che, tra le altre cose, contribuiscono ad alleggerire l’impatto delle patologie evitabili sulla sostenibilità del SSN.
Roberta Crialesi
Dirigente Istat per le statistiche sanitarie
Io vorrei che lo sport… fosse valorizzato come elemento fondamentale della crescita individuale e collettiva per la sua capacità di trasmettere modelli di vita e valori quali il senso di appartenenza, la partecipazione, la condivisione contribuendo a costruire comunità più coese e solidali, con esternalità positive sul benessere individuale e della società.
Vorrei che lo sport venisse promosso non solo a livello agonistico, ma anche come parte essenziale della vita quotidiana. In una società in cui la sedentarietà e le malattie legate allo stile di vita, come obesità, diabete, stress e depressione, sono in aumento, l’attività fisica rappresenta una delle migliori forme di prevenzione e cura. Praticare uno sport regolarmente non solo riduce il rischio di molte patologie, ma migliora anche la qualità della vita, favorendo il benessere psicologico e l’inclusione sociale.
Vorrei che la pratica sportiva fosse valorizzata fin dall’infanzia e proseguisse in tutte le fasi della vita, fino a diventare una leva strategica per le politiche di invecchiamento attivo , grazie alla sua capacità di mantenere le persone cognitivamente e fisicamente attive e di contribuire alla prevenzione e mitigazione degli effetti della fragilità di donne e uomini anziani.
Io vorrei che lo sport fosse realmente accessibile a tutti, senza distinzioni ed esclusioni, senza che il reddito familiare rappresenti un ostacolo, che le ragazze abbiano minori opportunità di partecipazione rispetto ai loro coetanei, o che le persone con disabilità siano penalizzate nel loro diritto di inclusione e partecipazione. Soprattutto per queste persone la presenza di barriere architettoniche, la mancanza di strutture accessibili, unite a una scarsa sensibilizzazione culturale rischiano di trasformare lo sport da opportunità di libertà a un vero percorso a ostacoli. Nonostante qualche progresso, la partecipazione delle persone con disabilità rimane bassa: solo il 9,4% delle persone disabilità pratica sport, una percentuale significativamente inferiore rispetto al resto della popolazione. Il divario si accentua ulteriormente tra le donne e nelle regioni del Sud, dove le opportunità di accesso sono ancora più limitate. Questo dimostra che lo sport, pur essendo formalmente considerato un diritto di tutti, nei fatti non lo è ancora pienamente
Vorrei che questo scenario cambiasse, che si radicasse una rinnovata consapevolezza capace di rendere lo sport un’autentica palestra di inclusione e pari opportunità. Vorrei vedere un impegno collettivo, forte e determinato, capace di coinvolgere istituzioni, associazioni, enti sportivi, scuole, famiglie e cittadini in un’azione coordinata e concreta per costruire una società in cui lo sport sia patrimonio di tutti.
Chiara Spinato
Ufficio Salute, Pari Opportunità e Politiche Attive del lavoro ANCI
Io vorrei che lo sport... assumesse una centralità primaria per tutti i decisori a livello locale, divenendo sempre più un vero e proprio strumento di politica pubblica sui territori.
Oggi fattori di rischio come sedentarietà e stress dominano la scena del dibattito nazionale ed europeo, secondo una narrazione che li associa a un grave e negativo impatto socio-economico, arrivando a minare la sostenibilità dei servizi sanitari nazionali. Pur vero, é necessario invertire tale narrazione, per fare sì che l’importanza di uno stile di vita sano e attivo passi dalla piena consapevolezza della sua positività e della sua generatività, anche a livello occupazionale, e dalla sua piena attuazione all’interno di piani e programmi.
L’attività fisica è il fondamento e il primo motore di una vita sana: ogni forma di movimento contribuisce a migliorare la salute cardiovascolare, rafforzare il sistema immunitario, controllare il peso e ridurre il rischio di malattie croniche come il diabete e l’osteoporosi. L’attività fisica regolare ha un impatto significativo sulla salute mentale: riduce lo stress, l’ansia e la depressione, migliorando l’umore e la qualità del sonno. Inoltre, favorisce lo sviluppo di abilità cognitive come la concentrazione, la memoria e la capacità di problem-solving.
Lo sport é lo strumento di politica pubblica che, per eccellenza, ha un altissimo impatto sulla qualità di vita della popolazione a fronte di un basso investimento di risorse, essendo in grado di favorire la socializzazione e l’integrazione, stimolare il senso civico di appartenenza e il rispetto del bene comune, ispirare, attraverso i suoi valori, il rispetto delle regole e degli avversari, la passione, il gioco di squadra e l’inclusività.
Salute, sport e attività fisica rappresentano un modello di vita sostenibile: mettere al centro della politica pubblica, in particolare a livello locale, questi tre elementi significa investire nel benessere e nella qualità della vita di ogni persona, (ri)generando città e territori in ottica di salute, intesa come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale così come definita dell’OMS.
1. Sport come Salute e Medicina Preventiva
• Lo sport è un “farmaco naturale” privo di effetti collaterali, in grado di prevenire numerose patologie croniche.
• Rappresenta una forma di medicina preventiva, personalizzata ed efficace.
• Deve essere considerato un pilastro strategico delle politiche sanitarie pubbliche.
2. Sport per Tutti, Accessibile e Inclusivo
• Lo sport deve essere un diritto universale, garantito a ogni persona senza distinzioni di età, genere, condizioni economiche o fisiche.
• Occorre eliminare ogni barriera economica, sociale o architettonica che ostacola l’accesso all’attività fisica.
• Servono strutture diffuse, sicure, gratuite o a basso costo, accessibili anche a persone con disabilità.
3. Sport come Educazione e Valore Sociale
• L’educazione motoria va integrata sin dai primi anni di scuola come elemento fondamentale dello sviluppo individuale.
• Lo sport trasmette valori essenziali: disciplina, rispetto, collaborazione, resilienza.
• È una “palestra di vita” che contribuisce alla formazione di cittadini attivi e consapevoli.
4. Sport e Invecchiamento Attivo
• L’attività fisica è fondamentale per un invecchiamento sano, autonomo e vitale.
• Riduce la fragilità, favorisce la socializzazione e migliora il benessere mentale degli anziani.
• Le città devono offrire opportunità per il movimento a tutte le età.
5. Sport e Progettazione Urbana
• Le città devono essere progettate per favorire uno stile di vita attivo e sostenibile.
• Spazi verdi, percorsi ciclopedonali, impianti sportivi di prossimità sono strumenti di salute e inclusione.
• L’urbanistica deve integrare la dimensione del movimento nella quotidianità.
6. Sport come Coesione e Inclusione Sociale
• Lo sport è un potente fattore di integrazione sociale e abbattimento delle disuguaglianze.
• Favorisce la costruzione di comunità coese e inclusive, rafforza i legami sociali, promuove il rispetto reciproco.
• È un antidoto al disagio giovanile e all’isolamento sociale.
7. Sport come Cultura e Politica Sociale
• Lo sport deve essere parte integrante delle politiche pubbliche di salute, educazione, urbanistica e welfare.
• Va promosso come bene comune e leva strategica per il benessere collettivo.
• Richiede un’azione trasversale e collaborativa tra istituzioni, scuola, sanità, associazioni e comunità.
8. Sport e Sviluppo Economico
• Lo sport è anche motore economico: genera occupazione, riqualifica spazi urbani e crea valore per i territori.
• È necessario che gli investimenti nello sport professionistico contribuiscano alla crescita dello sport di base e della coesione sociale.
9. Sport e Benessere Psicologico
• Migliora l’umore, riduce ansia e stress, stimola l’autostima e favorisce l’equilibrio emotivo.
• È un alleato concreto per la salute mentale e per la qualità della vita.
10. Sport come Esperienza di Vita
• Lo sport è un percorso personale e interiore: insegna a conoscersi, superare i propri limiti, esprimersi, crescere.
• Non è solo competizione, ma dialogo con sé stessi e con gli altri.
• Deve essere una possibilità reale per tutti, in ogni fase della vita, come parte di uno stile di vita attivo e consapevole
1. Lo sport come diritto universale
Lo sport non è un lusso, ma un diritto di tutti. Ogni cittadino, indipendentemente dall’età, dal genere, dalle capacità fisiche o dalla condizione economica, deve poter accedere liberamente a spazi e attività sportive. Le amministrazioni cittadine devono garantire infrastrutture e programmi accessibili e gratuiti per favorire la partecipazione di tutti.
2. Spazi pubblici per il movimento
Le città devono essere progettate per incentivare l’attività fisica quotidiana. Parchi, piazze, piste ciclabili, percorsi pedonali e aree attrezzate devono diventare il cuore pulsante dello sport urbano. Rigenerare gli spazi abbandonati e trasformarli in luoghi di aggregazione sportiva è una priorità.
3. Inclusione e sport per tutti
Lo sport deve essere un mezzo di coesione sociale, capace di abbattere barriere e discriminazioni. Deve essere garantito l’accesso alle persone con disabilità, ai bambini, agli anziani e a chi vive in condizioni di vulnerabilità. Lo sport deve diventare un linguaggio universale che unisce, non divide.
4. Sostegno allo sport di base
Lo sport di base è la linfa vitale di una società sana. Le istituzioni devono sostenere le associazioni sportive dilettantistiche, le scuole, le palestre popolari e i movimenti sportivi spontanei, garantendo risorse economiche, spazi adeguati e politiche di promozione efficaci.
5. Educazione al benessere e allo sport
La cultura sportiva deve essere insegnata fin dall’infanzia. Le scuole devono promuovere l’attività fisica non solo come disciplina scolastica, ma come stile di vita. Campagne di sensibilizzazione e programmi di educazione al movimento devono coinvolgere cittadini di tutte le età.
6. 1 sostenibile e attiva
Le città devono favorire forme di mobilità che stimolino il movimento quotidiano, come il camminare e l’uso della bicicletta. Servono politiche di mobilità sostenibile, con più percorsi pedonali, zone a traffico limitato e incentivi per chi sceglie mezzi ecologici e sportivi per gli spostamenti urbani.
7. Lo sport come leva per la salute pubblica
L’attività fisica è uno strumento fondamentale per la prevenzione di malattie e per il benessere psicofisico della popolazione. Le città devono collaborare con il sistema sanitario per promuovere progetti che incentivino l’esercizio fisico come strumento di cura e prevenzione.
8. 1 sportivi per la comunità
Lo sport deve essere un’occasione di festa e partecipazione. Le città devono promuovere eventi sportivi aperti a tutti, che valorizzino la dimensione sociale dello sport e favoriscano la conoscenza e la pratica di diverse discipline.
9. Investire nello sport per il futuro delle città
Lo sviluppo delle città passa anche attraverso la qualità delle infrastrutture sportive. È necessario un impegno concreto per costruire, mantenere e rinnovare impianti sportivi accessibili, sostenibili e moderni, integrandoli nella vita quotidiana della comunità.
10. Un patto tra cittadini, istituzioni e imprese
Lo sport nelle città è una responsabilità collettiva. Le istituzioni devono garantire politiche efficaci, le aziende possono contribuire attraverso il sostegno a progetti sportivi e i cittadini devono essere protagonisti attivi nella creazione di una cultura del movimento. Solo attraverso la collaborazione possiamo costruire città più sane, vivibili e inclusive.
Per una città inclusiva che corre, pedala, salta, gioca e si muove!
“Lo sport è una forza che unisce, ispira e costruisce comunità. In un’Europa più equa e inclusiva, losport ha un ruolo fondamentale nel promuovere la salute, l’integrazione e i valori democratici.”
Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea 22 febbraio 2024, Giornata europea dello sport di base
Il Report 2025 “Gli Italiani, le città e lo sport” è promosso da realtà impegnate a livello nazionale nello studio, nella diffusione e nella valorizzazione della cultura sportiva come elemento strutturale della qualità della vita urbana.
Attraverso attività di ricerca, divulgazione, progettazione e sensibilizzazione, i promotori del Report contribuiscono a definire un nuovo paradigma di città attive e inclusive, in cui lo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria rappresentano strumenti fondamentali per il benessere sociale, la sostenibilità e l’innovazione dei territori.
Fondazione SportCity
La Fondazione SportCity è un ente senza scopo di lucro, presieduto da Fabio Pagliara che opera per promuovere la diffusione di una nuova cultura dello sport come fattore di benessere, coesione sociale e rigenerazione urbana.
La Fondazione si propone di incentivare l’evoluzione delle città in direzione di una maggiore accessibilità allo sport e all’attività fisica, attraverso progetti, iniziative, studi e collaborazioni con istituzioni pubbliche e soggetti privati. Tra le sue finalità prioritarie rientrano la promozione degli stili di vita attivi, la valorizzazione dello spazio pubblico come luogo di movimento e relazione, e lo sviluppo di politiche urbane orientate alla qualità della vita. Tra le principali iniziative della Fondazione vi sono la Giornata Nazionale SportCity Day, l’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria, e numerose attività editoriali e divulgative.
Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria
L’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria della Fondazione SportCity è Presieduto da Federico Serra rappresenta un centro di riferimento per l’analisi sistematica dei fenomeni legati alla pratica sp, con un comitato di indirizzo stategico presieduto da Attilio Parisi, ortiva, al movimento e al benessere attivo nel contesto urbano.
L’Osservatorio svolge attività di ricerca, monitoraggio e produzione di dati a supporto delle politiche pubbliche e delle strategie territoriali orientate alla promozione dello sport e degli stili di vita sani.
Attraverso indagini, report tematici e collaborazioni scientifiche, l’Osservatorio contribuisce a fornire una base conoscitiva solida e aggiornata, utile per guidare scelte amministrative e progettuali coerenti con i bisogni delle comunità.
.L’Osservatorio si configura come uno strumento di dialogo tra il mondo della ricerca, le istituzioni e i cittadini, favorendo un approccio integrato allo sviluppo urbano sostenibile.
SportCity Journal
SportCity Journal è la rivista ufficiale della Fondazione SportCity, diretta da Federico Serra e francesca Romana Lenziconcepita come spazio editoriale dedicato alla riflessione, all’analisi e al racconto delle trasformazioni urbane in chiave sportiva e sociale.
Attraverso articoli, interviste, studi e approfondimenti, il Journal intende valorizzare le esperienze virtuose, le innovazioni di sistema e le politiche territoriali che promuovono città più attive, inclusive e sostenibili.
La pubblicazione rappresenta un ponte tra il mondo accademico, le istituzioni, i professionisti del settore e la cittadinanza attiva, contribuendo a diffondere una visione culturale avanzata dello sport come leva strategica per lo sviluppo urbano.
SportCity Journal è parte integrante dell’ecosistema progettuale della Fondazione, accompagnando e amplificando le attività dell’Osservatorio e degli eventi istituzionali.
“Lo sport autentico educa alla fatica, al rispetto, all’onestà; ci insegna che, per gustare la vittoria, bisogna prima saper perdere, e che anche la sconfitta può essere un’occasione di crescita.”
Papa Francesco
14 dicembre 2024, Udienza con i partecipanti al convegno “Sport for All -Accessible and Inclusive”