ROMA ACTION PLAN UPDATE 2022-2025

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Roma-ACTION

PLAN UPDATE 2022-2025 Health, Wellbeing, Environment & Sport for Cities

L’Action Plan 2021-2024 è la parte conclusiva della fase di map sul diabete tipo 2 nell’area della città metropolitana di Roma all’interno del progetto in ternazionale Cities Changing Diabetes (CCD), dove Roma è inserita in un contesto che vede coinvolte 39 città che a livello globale studiano l’impatto del l’urbanizzazione sul diabete di tipo 2 e sull’obesità. I dati prodotti e pubblicati nell’ATLAS Roma CCD (2017) e nel Roma CCD Report (2019 e 2021), che fanno riferimento ai dati dell’OPEN DATA della Regione Lazio e ai dati ISTAT, danno evidenza che non solo la prevalenza del diabete differisce tra le diverse zone del territorio che compongono la città metro politana di Roma, ma che essa è strettamente legata alle differenze del contesto in cui si vive. La disugua glianza si riflette anche nel fatto che le implicazioni di una vita con il diabete sono relativamente più si gnificative per alcuni gruppi della popolazione. La connotazione del tessuto urbano e le azioni per mo dificarlo, sono significative per la prevenzione e la cura della malattia e, in ultimo ma non meno im portante, per tutelare i cittadini, mettendoli al centro delle decisioni relative alla loro salute. Innescare un circolo virtuoso in cui, prevenzione, accesso alle cure, fruibilità delle terapie e sostenibilità degli stili di vita siano il frutto di azioni integrate sul territorio, per il territorio e con i cittadini è l’obiettivo da per seguire.”

“Salute: la città che si prende cura. Vogliamo cambiare il volto della assistenza sanitaria a Roma, avviandoci a passo deciso verso la sanità del futuro, per migliorare cura e assistenza, per sfruttare le nuove tecnologie e portare i servizi più vicini alle persone. Ma vogliamo anche fare di Roma la capitale europea del biomedicale, con la candidatura a sede della HERA (Health Emergency Response Authority). Nelle strutture e nei servizi sanitari, investiremo 400 milioni su aziende ospedaliere e ricerca e faremo di Roma una best practice della «salute diffusa», con servizi sanitari più vicini alle persone grazie anche a 60 Case e 15 Ospedali di Comunità, nonché 15 centrali operative per la telemedicina e il tele monitoraggio.“

Roberto Gualtieri

Sindaco di Roma Capitale e della Città metropolitana di Roma Capitale

Programma di sindacatura

La fase di map realizzata in collaborazione all’Uni versity College of London e dallo Steno Center di Copenaghen è stata condotta in Italia dall’Health City Institute in collaborazione con il Ministero della Salute, l’ANCI, Roma Città Metropolitana, l’Istituto Superiore di Sanità, l’ISTAT, la Fondazione CENSIS, CORESEARCH, I-COM, l’IBDO Foundation, MediPragma e tutte le Università di Roma, le Società Scientifiche del Diabete e della Medicina Generale (AMD, SID, SIEDP, SIMG) e dell’Obesità (SIE, SIO, ADI) e le Associazioni pazienti e di Cittadinanza e ha visto coinvolti in tre anni di lavoro 130 esperti e ricercatori.

“L’open data è la gestione intelligente dei dati, è uno degli indici più importanti per cambiare l’innovazione di un sistema pubblico e noi oggi proponiamo probabilmente il più avanzato sito di open data sulla salute delle persone per conoscere e mettere in gestione in modo trasparente una mole di dati straordinaria per migliorare la qualità dei servizi ed è una parte di quel Lazio moderno che stiamo costruendo”.

Nicola Zingaretti Presidente Regione Lazio

Presentazione OPEN DATA, Roma 2019

Roma Cities Changing Diabetes 3

I dati prodotti e pubblicati nell’ATLAS Roma CCD (2017) e nel Roma CCD Report (2019), che fanno riferimento ai dati dell’OPEN DATA della Regione Lazio e ai dati ISTAT, danno evidenza che non solo la prevalenza del diabete differisce tra le diverse zone del territorio che compongono la città metropolitana di Roma, ma che essa è strettamente le gata alle differenze del contesto in cui si vive. La disuguaglianza si riflette anche nel fatto che le im plicazioni di una vita con il diabete sono relativamente più significative per alcuni gruppi della popolazione. La connotazione del tessuto urbano e le azioni per modificarlo, sono significative per la prevenzione e la cura della malattia e, in ultimo ma non meno importante, per tutelare i cittadini, met tendoli al centro delle decisioni relative alla loro sa lute. Innescare un circolo virtuoso in cui, prevenzione, accesso alle cure, fruibilità delle tera pie e sostenibilità degli stili di vita siano il frutto di azioni integrate sul territorio, per il territorio e con i cittadini è l’obiettivo da perseguire.

“Questo nuovo sito serve a tutti gli operatori del Servizio sanitario regionale, alle associazioni, ai sindaci, agli amministratori perché contiene una mole di dati molto importante, di natura demografica, ospedaliera, di mortalità, di incidenza delle principali malattie, con una suddivisione Asl per Asl, distretto per distretto, Comune per Comune”

Alessio D’Amato

Assessore alla Sanità della Regione Lazio

Presentazione OPEN DATA , Roma 2019

Roma Cities Changing Diabetes ci indica come stu diare a livello dell’area metropolitana di Roma i de terminanti della salute sul diabete, attraverso una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende Sa nitarie, Centri di Ricerca e Privati, è oggi non un obiettivo non solo auspicabile, ma concretamente perseguibile, per migliorare la qualità di vita dei cit tadini e delle persone con diabete.

“Il territorio dell’area metropolitana di Roma è il doppio di quello di Madrid ed è vasto dodici volte il territorio della città di Parigi. Dal Rapporto emerge che la popolazione più anziana risiede al centro storico di Roma. Sono tutti elementi che servono per amministrare e noi studieremo con attenzione questo il territorio di Roma e i determinati della salute connessi per poter offrire uno strumento utile e importante per fare scelte oculate e precise”

Andrea Lenzi

Presidente Health City Institute e Presidente Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Bio tecnologie e le Scienze della Vita della Presi denza del Consiglio dei Ministri*

Cities Changing Diabetes Summit, Houston 2017

Roma Cities Changing Diabetes4

L’Italia e Roma in particolare oggi possono essere in prima linea nello studio delle dinamiche correlate alla salute nei riguardi dell’urbanizzazione se Governo, Sindaci, Università, Aziende Sa nitarie, Industrie e esperti sapranno interagire attraverso forme virtuose e non virtuali, settoriali e individualistici

Evitiamo che i modelli siano disegnati in modo rigido a livello centrale; le realtà locali sono molto diverse tra loro, dai contesti urbani e metropolitani a quelli rurali o montani. Permane un’esi genza di garantire autonomia e flessibilità nell’organizzazione dei servizi con un ruolo fondamentale delle regioni e delle aziende sanitarie. E tempo di realizzare anche una grande operazione simbolica e culturale che responsabilizzi maggiormente cittadini e istituzioni sui temi della promozione della salute, a partire dagli enti locali, dalle istituzioni educative e formative, e dalle stesse imprese, con scelte più orientate al rispetto dell’am biente, alla cura delle persone e al benessere delle comunità. E’ questa la vera sfida del prossimo decennio e Cities Changing Diabetes vuole contribuire a questo nuovo concetto di salute come bene comune.

Federico Serra Segretario Generale Health City Institute e di C14+, Capo Segreteria Tecnica Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città

Roma Cities Changing Diabetes 5
Trasporti Disoccupazione A l ggol otnemai Acqua e servizi S e r v i z i d i i gienicosani tari assi s t e n z a s a n i t a r i a A irgloc t aru & p r o d u z i o n e a l imentare Educazione Ambientedilavoro Condizioni di vita e di lavoro Età, sesso e fattori costituzionali Condizionegenerale socioeconomica, culturale eambientaleNetworks sociali e comunitarieStatodi salute individuale Fattoridi stile di vita individuali Roma Cities Changing Diabetes 7

Roma Declaration

La dichiarazione, in linea con le raccomandazioni dell’OMS:

1. Riconosce a ogni cittadino il diritto ad una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano e la salute dei cittadini come fulcro di tutte le politiche urbane;

2. Evidenzia che le amministrazioni devono impegnarsi nella promozione della salute dei cittadini, studiando e monitorando i determinanti della salute specifici del proprio contesto urbano, facendo leva sui punti di forza delle città e riducendo drasticamente i rischi per la salute;

3. Invita le Istituzioni sanitarie e i Sindaci ad assicurare un alto livello di alfa betizzazione (Health Literacy) e di accessibilità all’informazione sanitaria per tutti i cittadini, aumentando il grado di autoconsapevolezza;

4. Rileva la necessità di inserire l’educazione sanitaria in tutti i programmi scolastici, con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto ur bano;

5. Incoraggia ad attuare strategie per assicurare la promozione di stili di vita sani nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie;

6. Propone l’attuazione di politiche d’incentivazione rivolte alle imprese so cialmente responsabili che investano in sicurezza e prevenzione e che promuovano la salute negli ambienti di lavoro;

7. Esorta a promuovere una cultura alimentare appropriata, attraverso pro grammi dietetici mirati, prevenendo l’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2;

8. Incoraggia la creazione di iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili;

9. Richiama l’attenzione sulla necessità di ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo lo sviluppo psi cofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo;

10. Accoglie con estremo favore e incoraggia la condivisione di buone pratiche a livello locale, come la creazione di percorsi ciclo-pedonali per attività di running e walking, e l’utilizzazione degli spazi verdi pubblici attrezzati come “palestre a cielo aperto”;

11. Sollecita le amministrazioni locali a sviluppare politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale e alla creazione di una vita salutare;

12. Sottolinea l’urgenza di agire direttamente sui fattori ambientali e climatici per ridurre i rischi legati allo sviluppo di malattie correlate all’inquinamento atmosferico e ambientale;

13. Ribadisce l’esigenza di considerare la salute delle fasce più deboli e a ri schio, quale priorità per l’inclusione sociale nel contesto urbano;

14. Auspica una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende sanitarie, Centri di ricerca, industria e professionisti per studiare e monitorare a livello ur bano i determinanti della salute dei cittadini;

15. Suggerisce la creazione della figura dell’Health City Manager, in grado di guidare il processo di miglioramento della salute in ambito urbano, in si nergia con le amministrazioni locali e sanitarie.

Roma Cities Changing Diabetes 9

Reddito, occupazione ed educazione sono fattori decisivi per lo stato della salute delle persone. Al punto da poter stabilire una relazione chiara fra questi determinanti socioeconomici e gli anni vis suti in salute, la frequenza di malattie croniche e più in generale la longevità. Sono questi i cosiddetti determinanti sociali di salute, assurti da qualche anno alla ribalta della sanità pubblica e delle con seguenti politiche di salute. Lo status sociale, la po sizione lavorativa, il reddito, il livello educativo, il capitale sociale, sono di fatto straordinari fattori prognostici dello stato di salute delle persone. Il contesto urbano della città metropolitana di Roma e le differenze al suo interno rendono necessario intervenire a ridurre le differenze nei determinanti sociali di salute prima ancora che sugli outcome di salute, ad essi significativamente correlati.

“L’urbanizzazione ed il suo legame con il territorio circostante forniscono, da un lato, molti rischi per la salute pubblica e individuale e, dall’altro, opportunità che devono essere sfruttate consapevolmente e saggiamente da un’amministrazione.

L’iniziativa Cities Changing Diabetes fornisce una cornice eccellente per eseguire un’analisi dei determinanti sociali e dei fattori di rischio economici e ambientali che hanno un impatto sulla salute”.

Roberto Pella Vice Presidente Vicario di ANCI

Cities Changing Diabetes Summit, Houston 2017

elemento imprescindibile per il benessere di una società e non si riferisce meramente alla sopravvivenza fisica o all’assenza di malattia, ma comprende gli aspetti psicologici, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale – così come definito dall’Organiz zazione Mondiale della Sanità (OMS).

La Urban health Rome declaration, firmata dal Ministero della Salute e dall’ANCI, individua 15 azioni concrete a favore della salute sostenibile nelle città (Roma, 11 dicembre 2017), definisce gli aspetti stra tegici di azione per migliorare la salute nelle città attraverso un approccio di tipo olistico, per quanto riguarda la persona, e di tipo multisettoriale, per quanto attiene alle politiche di promozione della sa lute nell’ambito del contesto urbano. La dichiarazione riconosce che il concetto di salute è un

“ Le esperienze regionali e locali devono poter confluire in un alveo di confronto costruttivo: C14+, l’Osservatorio nazionale per la salute, l’ambiente, il benessere e lo sport nelle città, che presiedo, nasce proprio con l’obiettivo di coinvolgere i Comuni, insieme a istituzioni, università, istituti di ricerca, autorità sanitarie, mondo dello sport e imprese, per l’individuazione e l’implementazione di iniziative funzionali alla promozione e alla tutela della salute, dell’ambiente, della sostenibilità e della circolarità in campo economico, dell’innovazione sociale, per migliorare il benessere e la qualità di vita dei cittadini. “

Enzo Bianco

Presidente del Consiglio Nazionale di ANCI e di C14+

Ro Roma
Cities Changing Diabetes
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1. Un territorio complesso

L’ambito socio - demografico e di governance sanitaria dell’area metropolitana di Roma

L’area metropolitana di Roma ha visto la sua popolazione raddoppiare a par- tire dal secondo dopo guerra, passando da 2,1 milioni di persone nel 1951 a

4,4 milioni di persone nel 2018. Il core del sistema urbano (il Comune) è cresciuto soprattutto nei primi tre decenni, ridimensionandosi nei successivi due. Al contrario le aree circostanti, il ring, hanno visto la propria popolazione crescere in maniera co stante. L’espansione demografica della città metro politana di Roma è contrassegnata dall’invecchiamento della popolazione e nel 2018 sono 916 mila i residenti con più 65 anni, 279 mila quelli con almeno 80 anni.

L’indice di vecchiaia ha raggiunto un valore di 166, più alto del 15% rispetto al 2011 e circa cinque volte pari al suo valore rilevato all’inizio degli anni 70. Ad oggi ci sono dunque 1,7 persone con più di 64 anni per ogni bambino di età compresa tra 0 e 14 anni

La condizione socio-economica della popolazione evidenzia profonde differenze all’interno dell’area

metropolitana. La presenza di popolazione an ziana è maggiore nelle zone urbanistiche più centrali e si sta progressivamente riducendo la dimensione media delle famiglie, sia a causa della riduzione nel numero di figli per nucleo familiare, sia a causa dell’invecchiamento della po- polazione e dell’aumento del numero di giovani che vivono da soli, contribuendo all’incremento del fenomeno delle famiglie unipersonali. Il 44% delle famiglie di Roma ad oggi è monocomponente.

“L’area metropolitana racchiude profonde differenze fra i municipi per quanto riguarda la struttura demografica e la composizione socio – economica della popolazione. La pianificazione urbana deve valutare l’impatto sulla salute dei cittadini con l’obiettivo di rendere i servizi socio – sanitari adeguati allo sviluppo urbanistico”.

Roberta Crialesi Istat

Presentazione Roma Cities Changing Diabetes Report, Roma 2019

La città metropolitana di Roma non deve fare fronte solo alle persone che vi risiedono ma a flussi continui di persone in ingresso. In base ai dati cen suari ogni giorno il 68,3% della popolazione cittadina si sposta per motivi di studio o di lavoro, con un flusso di ingresso giornaliero proveniente da altri comuni stimato in circa 219mila unità. Inoltre il tempo di spostamento è superiore ai 45 minuti per più di una persona su cinque, in netto svantag gio rispetto alla media italiana. La maggior parte delle persone usa un mezzo privato veloce (auto mobile, moto, motorino) per spostarsi, mentre solo il 15% si sposta a piedi o in bicicletta e il 26% uti lizza un mezzo pubblico. L’offerta di posti letto in presidi residenziali è inferiore alla media italiana so prattutto in ragione di una minore offerta di posti per gli anziani, infatti il numero di ospiti non auto sufficienti delle strutture è particolarmente più basso.

Muovendo da queste sollecitazioni è stato chiesto a MediPragma, Società indipendente specializzata nelle ricerche di mercato e consulenza marketing nell’area Salute, di condurre tra il 2017 e 2018 (12/11/2017– 01/03/2018) una ricerca dedicata ad

Roma Cities Changing Diabetes12

NUMBER OF PEOPLE WITH DIABETES IN LAZIO

Rome Area Metropolitan Lazio

0 50000

Considering that there are 2,872,021 people living in the city of Rome and 4,340,474 in the metropolitan area of Rome, it can be estimated that there are approximately 189,500 people with diabetes in the city of Rome and 286,500 in the metropolitan area.

Half of the people with diabetes residing in Lazio live in Rome and 75% live in the metropolitan area of Rome. The average prevalence of diabetes is 6.66% and varies by health district.

LA MORTALIA E DIABETE DI TIPO 2

4.5 4.3 4.1 3.9 3.7 3.5 3.3 3.1 2.9 2.7. 2.5

2004 2013

Lazio M Italia F

Lazio F Italia F

Maschi Lazio Maschi Italia Femmine Lazio Femmine Italia

PREVALENZA DEL DIABETE NEI DISTRETTI SANITARI DELL’AREA METROPOLITANA

4.24 3.55 3.59 3.09

3.65 3.51 2.72 2.66

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
100000 150000 200000 250000 300000 350000 400000 450000
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indagare lo stato di salute della Città di Roma. La ricerca ha focalizzato l’osservazione sull’analisi dei servizi al cittadino evi denziando come più ci si allontani dal centro e peggiore risulti la valutazione dei servizi da parte degli stessi che, allo stesso tempo, hanno una percezione della Città peggiore rispetto agli abitanti del centro. Le coppie e le famiglie costituite da 3 membri hanno una percezione della Città peggiore rispetto agli altri ed oltre il 60% dei lavoratori autonomi e dipendenti, che rappresentano insieme la maggioranza del campione, vedono la città come un luogo poco sano. I cittadini residenti nelle aree centrali delle città percepi scono il diritto alla salute più garantito rispetto a coloro che risiedono in periferia e nelle aree extra urbane. Un esempio signifi cativo a questo riguardo è rappresentato dal X municipio della città di Roma, Ostia, che con in suoi 231.701 abitanti, costituisce una vera e propria città nella città metropolitana. La dinamica di crescita della popolazione e della densità abitativa nell’area mal si rac corda con la presenza di un unico presidio ospedaliero e di una unica case della Salute1, risposta concreta, competente e adeguata ai

diversi bisogni di assistenza ma, in questo evidente caso come in altri, sottodimensionata rispetto alla domanda della popola zione residente e agli emergenti bisogni di salute.

I cambiamenti nelle abitudini alimentari, nello svolgimento dell’attività fisica, dell’am biente di lavoro, sul consumo di alcool e si garette e in generale tutto il tempo che si dedica agli spostamenti e la modalità di im piego del tempo libero impattano notevol mente sulla salute. Molti di questi fattori sono associati ad un rischio maggiore di ma lattie metaboliche, come il diabete di tip 2.

di condurre una vita lunga, in salute e pro duttiva, riducendo il crescente carico di malattia e riducendo allo stesso tempo i costi del sistema sanitario

PERCHÉ Agire

Il progresso nel campo della salute nelle città non dipende solo dalla robustezza dei sistemi sanitari ma anche dalla realizzazione di ambienti urbani più salutari. La pianifica zione degli agglomerati urbani, soprattutto in un contesto complesso quale quello della città metropolitana di Roma, condiziona profondamente la capacità dei suoi abitanti

Roma Cities Changing Diabetes14

2. Un contesto difforme

Il diabete di tipo 2

L’area metropolitana di Roma, così come l’intera regione Lazio, sono contraddistinte da una delle più alte prevalenze di diabete in Italia. Il Lazio rappre senta la terza regione italiana con prevalenza più elevata (6,6% nel 2015 rispetto ad una media ita liana del 5,4%) e riguarda dunque circa 388.900 persone residenti nella regione. La metà delle persone con diabete residenti nel Lazio vive a Roma e tre quarti di esse nell’area metropolitana. Si tratta di 286.500 persone, di cui 189.500 residenti nella sola città. Nella città di Roma la prevalenza di diabete è inferiore rispetto alle zone sub-urbane e, inoltre, all’interno della stessa area metropolitana la preva lenza non è omogenea, con un dato che oscilla tra il 5,8% e il 7,3% tra i diversi distretti sanitari. La crescita nel tempo della prevalenza del diabete è legata a profondi cambiamenti demografici e negli stili di vita, ed i due fattori più importanti alla base del suo aumento sono l’invecchiamento della popolazione e l’obesità, anch’essa in aumento nel tempo. La prevalenza di obesità e sovrappeso è

maggiore nei comuni più piccoli e nelle aree subur bane rispetto al centro dell’area metropolitana, ed in crescita è anche il fenomeno dell’obesità infan tile. L’eccesso ponderale è prevalentemente legato alla cattiva alimentazione e alla conduzione di uno stile di vita sedentario, rischi che crescono al ridursi del livello di istruzione delle persone.

Le informazioni dettagliate a livello di distretti sa nitari hanno permesso di evidenziare l’esistenza di una stretta correlazione tra indicatori socio economici, abitudini di vita e prevalenza di diabete. In particolare emerge come i distretti caratterizzati da una più elevata percentuale di soggetti con un li vello di istruzione più alto presentino una minore prevalenza di diabete (RM A, RM E e RM C), a conferma della stretta associazione fra basso stato socio-economico e aumento del rischio, ulterior mente avvalorata dall’esistenza di una forte corre lazione fra tasso di disoccupazione e prevalenza del diabete. È il caso in particolare dei distretti RM H e RM G dove il tasso di disoccupazione sfiora il 13% e la prevalenza di diabete è superiore al 6,7%. No nostante l’invecchiamento della popolazione rap

1Le Case della Salute offrono ai cittadini un’unica sede territoriale di riferimento alla quale rivolgersi ogni giorno per i diversi servizi socio sanitari tra cui quelli per le patologie croniche (come ad esempio il diabete o lo scompenso cardiaco).

presenti un noto fattore di rischio per il diabete si evidenzia come i distretti caratterizzati da una più alta prevalenza di diabete siano anche contraddi stinti da un più basso indice di vecchiaia. Questo si nota in particolar modo per i distretti RM F, RM H, RM G e RM D, dove la prevalenza di diabete è su periore al 6,7% e contestualmente l’indice di vec chiaia (misurato dal rapporto tra residenti con età sopra ai 65 anni e i residenti 0-14 anni) è inferiore a 120. Questo suggerisce che nei distretti con più elevata prevalenza di soggetti economicamente svantaggiati il diabete oltre ad essere più frequente insorge anche in età più precoce. Anche la mobilità influenza la prevalenza di diabete ed infatti nei distretti con più elevata prevalenza di diabete oltre il 60% dei residenti si sposta abitualmente utiliz zando un mezzo di trasporto privato. Si tratta nello specifico dei distretti RM D, RM F, RM G e RM H dove a fronte di un tasso di utilizzo di mezzi privati superiore al 60% si osserva una prevalenza di dia bete superiore al 6,7%. La prevalenza di diabete risulta invece più bassa nei distretti dove è più alta la percentuale di residenti che si spostano a piedi o in bicicletta. La percentuale di soggetti con dia-

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bete è al 6% nel distretto della città dove oltre il 20% dei cittadini si sposta a piedi o in bicicletta, mentre diventa superiore al 7% nelle zone dove il meno del 15% dei residenti ricorre alla mobilità sostenibile.

Mantenere il diabete in buon controllo consente alle persone affette di vivere vite lunghe e sane; tuttavia, questo non accade della maggior parte dei casi, come illustrato dalla «Regola dei Mezzi». Si tratta di un modello di studio e analisi utilizzato per rappresentare varie malattie croniche, fin dal 1947. La Regola dei Mezzi ci dice che se la stessa viene applicata ai dati clinico-epidemiologici ci per mette di avere un quadro chiaro della situazione del diabete di tipo 2 nell’area metropolitana di Roma. L’International Diabetes Federation stima che nel nostro Paese per ogni tre persone con diabete noto ce ne sia una che ha il diabete senza sa perlo. Si può quindi stimare che complessivamente le persone affette da diabete nell’area metropoli tana di Roma siano circa 381.000. Di queste, il 75% sa di avere il diabete. Fra le persone con diabete noto, si stima che circa il 50% vedano uno specialista diabetologo almeno una volta l’anno.

Fra le persone seguite presso i centri specialistici, la metà raggiunge i target terapeutici desiderati. Infine, fra coloro che raggiungono un valore di HbA1c ≤7,0%, la metà risulta priva di complicanze microvascolari e macrovascolari.

“L’inurbamento e la configurazione attuale delle città offrono per la salute pubblica e individuale tanti rischi, ma anche opportunità da sfruttare immaginando un nuovo modello di welfare urbano. Stili di vita più adeguati possono essere promossi attraverso un aumento nelle aree più svantaggiate delle infrastrutture a basso costo ed alto impatto, che facilitino lo svolgimento di attività fisica.”

Antonio Nicolucci CORESEARCH, Centre for Outcomes Research and Clinical Epidemiology Presentazione Roma Cities Changing Diabetes Report, Roma 2019

L’evidenza positiva è che grazie alla presenza nel nostro Paese di un’ampia rete di centri di diabetologia, l’accesso alle cure specialistiche risulta facili

tato. Si stima infatti che circa il 50% delle persone con diabete siano seguite presso le strutture spe cialistiche. Nel Lazio, i dati mostrano incoraggianti progressi, tuttavia, circa la metà degli assistiti non raggiunge i target terapeutici desiderati, sia per quanto riguarda i valori di emoglobina glicosilata (HbA1c), sia per quanto riguarda il profilo lipidico e la pressione arteriosa.

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La regola dei mezzi

PERCHÉ AGIRE

I cambiamenti socio – demografici hanno alimentato lo sviluppo del diabete in maniera lenta e continua e i dati clino – epidemiologici confermano la cor relazione tra una più alta prevalenza di diabete e presenza di condizioni socio – economiche maggiormente a rischio. La difformità sul territorio della città metropolitana di Roma indica l’esistenza di un ampio margine di migliora mento per quanto riguarda la diagnosi precoce e l’assistenza alle persone con diabete.

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3. Il costo dell’inerzia

La riduzione della prevalenza di diabete nel tempo attraverso azioni volte ad agire sulle sue determinanti di rischio principali, non solo porterebbe ad un miglioramento dello stato di salute della popolazione nel contesto urbano ma, contestualmente, ad una significativa riduzione nella spesa sanitaria ri- volta alla sua cura e gestione, liberando in questo modo risorse economiche importanti da poter reinvestire nel sistema, creando così un circolo virtuoso destinato ad autoalimentarsi. Il Diabetes Projection Model, elaborato in Italia da I-Com, stima la dinamica del tasso di prevalenza del diabete nel tempo e la relativa spesa sanitaria. Il Diabetes Projection Model di Roma ci mostra che agendo per una riduzione tasso di obesità del 25% nell’area della Città Me tropolitana di Roma, la relativa riduzione del tasso di prevalenza del diabete porterebbe a una riduzione della popolazione affetta da diabete per un numero pari a 25 mila persone, consentendo un risparmio annuale di 109 milioni di € in termini di spesa sani taria nel 2045.

Roma Cities Changing Diabetes22

Costidirettidel Diabetenell’areametropolitanadi Roma

286.471 personecon diabetenell’areametropolitanadi Roma (Fonte: ISTAT 2016; prevalenza6.6%) Costomedio per paziente: 2.919 Euro (ARNO Diabete2017)

Dispositivi(4,5%)37.629.435

Farmaciper ildiabete(7,2%)60.207.097

Altrifarmaci(22,7%)189.819.597

Specialistica(16,6%)138.810.806

Ricoveri(49,0%)409.742.742

TOTALE836.209.678

Determinanti principali di rischio:

• Età superiore a 45 anni.

• Eccesso di peso o sovrappeso (specialmente se localizzato all’addome).

• Vita sedentaria.

• Alimentazione scorretta.

• Presenza di diabete in un genitore, un fratello o una sorella.

• Per una donna un figlio di peso superiore a 4 kg alla nascita o diabete gestazionale.

• Glicemia a digiuno alterata (fra 110 a 125 mg/di).

• Ipertensione arteriosa.

• Appartenenza a gruppi etnici ad alto rischio (ispanici, asiatici, africani).

“È necessario investire per promuovere una cultura alimentare appropriata, incoraggiare l’utilizzo di modalità attive di trasporto creando e mettendo a disposizione infrastrutture pubbliche cui i cittadini possano avere accesso in modo equo e distribuito sul territorio”. Stefano da Empoli Istituto per la Competitività

Presentazione Roma Cities Changing Diabetes Report; Roma 2019

La gestione del diabete rappresenta un problema sanitario di grande rilevanza per gli aspetti di carattere clinico, epidemiologico (complicanze, comorbidità e diffusione della patologia) e per l’impatto sui ser vizi in termini di qualità dei percorsi assistenziali e di entità di risorse dedicate. Infatti il diabete è una tra le patologie a più elevato impatto economico e sociale. Nell’area metropolitana di Roma il costo medio per paziente con diabete di tipo 2 ammonta a circa 3.000 € (ARNO Diabete 2017) per un totale pari a circa 710 milioni di € spesi com plessivamente per dispositivi, farmaci, specialistica e ricoveri. Per ridurre queste spese, attraverso una più efficiente gestione della malattia, e migliorare dunque gli outcome di salute dei pazienti che ne sono af fetti, è la prevenzione secondaria a giocare un ruolo fondamentale. La prevenzione secondaria prevede infatti la diagnosi precoce e la pre venzione delle complicanze derivanti dal diabete di tipo 2. Si parla di diagnosi precoce quando la malattia è già in corso, anche senza che si sia manifestata con dei sintomi, e consiste nell’individuare con esami di laboratorio quali siano i soggetti che già presentano delle alterazioni dovute alla patologia, e di applicare una serie di provvedimenti finaliz zati a bloccare o rallentare l’evoluzione della malattia. La prevenzione delle complicanze è attuata quando la malattia si è già manifestata cli nicamente con dei sintomi e consiste nell’applicare tutti gli strumenti a disposizione al fine di evi- tare o rallentare l’insorgenza di compli-

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canze anche croniche della malattia.

PERCHÉ AGIRE

L’obiettivo di riduzione dell’obesità può garantire una signifi cativa riduzione della prevalenza del diabete di tipo 2 nel tempo, contestualmente alla creazione di risparmi crescenti in termini di spesa, creando un circolo virtuoso che potrà e dovrà consentire un reinvestimento delle risorse liberate per il mantenimento e miglioramento degli obiettivi di salute ur bana.

La prevenzione primaria è dunque di importanza strategica per raggiungere l’obiettivo della riduzione della prevalenza di diabete nell’area metropolitana di Roma, attraverso il contenimento della dinamica di crescita dell’obesità. La prevenzione primaria deve intervenire dunque a combattere in maniera ag gressiva i fattori di rischio concomitanti, consentendo alle per sone di seguire uno stile di vita sano e motivandole ad avere cura del proprio corpo, alla dieta e allo stile di vita che si conduce. Il primo passo verso la prevenzione consiste nel ricono scere i fattori di rischio, che indicano se una persona ha qualche probabilità, di essere diabetica in futuro.

4. Con le persone per le persone

Ineguaglianze, vulnerabilità, e fragilità sociali

A fronte della rilevanza della dimensione individuale degli aspetti socio-eco nomici, nei comportamenti così come nelle situazioni di partenza, anche l’assetto del contesto di vita appare strategico e Roma, con le sue peculiarità e la sua grande varietà di assetti urbani, con la specificità del suo modello di urbanizzazione e coesione sociale, rappresenta un ambito di estremo inte resse per l’analisi delle diversità di condizioni e vulnerabilità delle persone con diabete. Le scelte legate all’organizzazione dei luoghi e le trasformazioni urbane che si sono susseguite e caratterizzano la complessità del territorio del comune di Roma, così come dell’intera area metropolitana, possono avere infatti un grande impatto sulle opportunità, sugli stili di vita e sulla qualità della vita delle persone che affrontano questa malattia.

La vulnerabilità sociale al diabete da un punto di vista qualitativo è stata analizzata dalla Fondazione Censis, che grazie alla collaborazione con SID - Società Italiana di Diabetologia- e AMD – Associazione Medici Diabetologi del Lazio ed ai Centri di diabetologia distribuiti sul territorio, ha individuato un campione di persone con Diabete di tipo II residenti nell’area metropolitana di Roma. A questo campione è stato sottoposto un questionario allo scopo di analizzare fattori sociali e determinanti culturali in grado di identificare diversi profili di rischio. Esaminando l’impatto di questi fattori sociali, è possibile valutare che cosa è fattibile per una persona singola o per un gruppo di per sone che condividono un background simile. I fattori sociali, nel caso del diabete, sono infatti molto importanti nel determinare il rischio di sviluppare la malattia e il fenomeno dell’urbanizzazione ha fatto si che questi elementi

acquisissero ancora maggiore importanza negli ultimi anni.

Le tecniche statistiche applicate alle risposte fornite dai pazienti coinvolti hanno identificato quattro gruppi di persone caratterizzati da diverse conce zioni culturali e fattori di vulnerabilità sociale al diabete. Un primo gruppo (salutisti da contesto) è caratterizzato da pazienti di età intermedia in buone condizioni di salute che assumono comportamenti e adottano stili di vita ri volti al controllo dei fattori di rischio del diabete. In questo caso è proprio il contesto di vita a favorire tale comportamento, difatti queste persone dedi cano molta attenzione alla vita sana soprattutto perché aiutate dal luogo in cui vivono che gli permette, ad esempio, di muoversi a piedi. Un secondo gruppo (anziani medicalizzati) è composto da pazienti anziani vulnerabili sia dal punto di vista della salute che dal punto di vista economico, con un livello di istruzione basso e medio, che vivono prevalentemente al di fuori del co mune di Roma e si spostano in macchina. La gestione del diabete in questo caso è caratterizzata dalla fiducia nel proprio medico e nelle terapie farmacologiche, hanno tuttavia un diabete poco controllato e sono condizionati dalla malattia nella conduzione della loro vita. Il terzo gruppo (cittadini fata listi) è composto da persone di tutte le età, residenti nel comune di Roma ed in buone condizioni di salute. Sono convinti che sia poco utile adottare stili di vita sani dal momento che vivono in un contesto urbano che ritengono difficile e tale da contribuire a peggiorare la loro situazione di pazienti diabe tici. Il quarto gruppo (giovani preoccupati ma indisciplinati) è infine costituito da persone tendenzialmente giovani ed istruite che temono i condizionamenti del diabete. Nonostante siano consapevoli dell’importanza dell’impegno individuale nel controllo dei fattori di rischio, tendono a trasgredire anche per-

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ché sono condizionati dalla vita in città e si muovono solo in macchina. Hanno un diabete molto controllato e sono diabetici da meno tempo, rispetto ai membri degli altri gruppi, ma sono preoccupati e si sentono condizionati dalla malattia. Si tratta di persone prevalentemente sovrappeso e obese.

“Le limitazioni economiche hanno peso se si intrecciano con altre forme di vulnerabilità sociale. Le differenze tra chi vive nel comune di Roma e che vive negli altri comuni dell’area metropolitana evidenziano l’importanza del contesto meno urbanizzato nell’indurre stili di vita più sani”.

L’espansione di Roma ha determinato la stratificazione di nuclei residenziali isolati, per lo più autosufficienti, con scarsi raccordi con il centro della città, nuclei residenziali sorti come estensione di precedenti insediamenti di grandi strutture commerciali, che compongono la città diffusa di Roma.

Francesca Romana Lenzi, Professoressa di sociologia Università di Roma Foro Italico
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IL PRIMO GRUPPO: I SALUTISTI DA CONTESTO

• Di mezza età (classe prevalente dai 51 ai 60 anni)

• Livello di istruzione basso e medio

• Vivono in prevalenza fuori Roma

• Con un diabete ben controllato e poco condizionati dalla malattia

• Si sentono informati sul diabete

• Poco peso alle tradizioni (cucina tipica, convivialità)

• Molta attenzione alla vita sana decisamente favorita dal luogo di vita (si muovono a piedi, i luoghi che frequentano sono a breve distanza)

IL TERZO GRUPPO: I CITTADINI FATALISTI

• Di tutte le età

• Livello di istruzione medio

• Vivono in prevalenza a Roma

• Con un diabete ben controllato e poco condizionati dalla malattia

• Si sentono informati abbastanza e vorrebbero saperne di più sul diabete

• Sono in prevalenza normopeso

• Sono convinti che il fatto di vivere in città peggiori la loro situazione

• Danno peso alle tradizioni legate al cibo (specialmente la convivialità)

• Non credono che adottare uno stile di vita sano possa fare la differenza

• In fondo il fatto di avere il diabete non dipende da loro

IL SECONDO GRUPPO: GLI ANZIANI MEDICALIZZATI

• Anziani (classe prevalente oltre i 70 anni)

• Livello di istruzione basso e medio

• Vivono in prevalenza fuori Roma

• Si muovono prevalentemente in macchina

• Hanno un diabete poco controllato e sono condizionati dalla malattia

• Si sentono informati sul diabete

• In larga parte hanno altre malattie croniche

• Più influenzati da limiti economici

• Danno valore agli aspetti culturali tradizionali del cibo

• Hanno grande fiducia nel medico e nella terapia farmacologica

IL QUARTO GRUPPO: I GIOVANI PREOCCUPATI

MA INDISCIPLINATI

• Più giovani (classe prevalente fino a 50 anni)

• Livello di istruzione alto e medio alto

• Vivono in prevalenza a Roma

• Si muovono solo in macchina

• Hanno un diabete molto controllato ma sono preoccupati e si sentono condizionati dalla malattia

• Sono diabetici da meno tempo

• Si sentono informati sul diabete ed usano il web (siti scientifici)

• Sono in prevalenza sovrappeso e obesi

• Credono nell’impegno personale ma tendono anche a trasgredire

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In sintesi, la vulnerabilità al diabete già fortemente influenzata dalle con dizioni economiche e sociali (disoccupazione, reddito, istruzione etc.) si modifica ed aumenta al variare di altre forme di fragilità sociale, deri vanti dalla capacità di informarsi, dalla caratteristiche della zona in cui si vive, anche in termini di presenza ed accessibilità di servizi, e dalla possibilità di condurre uno stile di vita che consenta una corretta alimenta zione e l’attività fisica, anche solo per il tramite degli spostamenti attivi a piedi o in bicicletta. I fattori di rischio più comuni (età, etnia, peso, at tività fisica e dieta) non sono dunque l’unica causa di un rischio più ele vato di sviluppare il diabete ed è la condizione sociale complessiva a giocare un ruolo molto importante nell’esposizione dell’individuo al ri schio di questa patologia ed alle sue più gravi conseguenze.

PERCHÉ AGIRE

È lo scarso accesso a varie tipologie di risorse che rende vulnerabili al diabete, limitando tutto quello che un individuo può essere in grado fare per migliorare la propria salute. La conoscenza dei determinanti so ciali e culturali è molto importante perché rappresenta una leva sulla quale insistere per ottenere un cambiamento che possa avere effetti si gnificativi nella riduzione del rischio di diabete

“Un romano su due dichiara di conoscere persone affette da obesità, il combinato disposto tra lo stile di vita in pandemia (sedentario, meno sportivo e con una crescita del consumo alimentare) e lo stile di vita urbano sembra mettere a “rischio obesità” una quota sempre più rilevante della popolazione romana. Un rischio, tra l’altro, connesso a uno stigma sociale che sembra ancora piuttosto diffuso: un cittadino su due ritiene infatti che essere affetti da obesità sia colpa di chi ne è affetto.”

Livio Gigliuto Vice Presidente Istituto Piepoli

Per la popolazione con diabete di Roma , in questo momento e durante l’emergenza il farmacista è un punto di riferimento nella gestione della patologia un consulente per risolvere qualsiasi problema nel momento in cui non si riesce a parlare con il medico , un supporto psicologico .

Lucio Corsaro Amministratore delegato B-Have

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5. Le azioni

PROPOSTE E PRIORITÀ PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI ROMA

Le azioni proposte sono esplicitamente rivolte a riconfigurare il contesto ur bano sulla base della distribuzione dei fattori di rischio più alti all’interno della città metropolitana di Roma. Ridurre le disuguaglianze intervenendo nelle zone più a rischio significa intervenire a supporto della prevenzione primaria, rendendo il contesto urbano adatto alla conduzione di stili di vita sani, e della prevenzione secondaria, rafforzando la rete di servizi socio-sanitaria a dispo sizione dei pazienti. In entrambe i casi la struttura della città metropolitana gioco un ruolo di fondamentale importanza nel consentire lo sviluppo e l’ef ficienza di entrambe le fasi di prevenzione.

“L’analisi delle possibili differenze tra le persone con diabete che vivono in un’area metropolitana può aiutarci, ad esempio, a comprendere la variabilità tra le diverse zone, in termini di outcome clinici; temi in stretta correlazione e studio per una branca nuova che coniughi l’antropologia medica al diabete rappresentata appunto dall’Urban Diabetes.”

Frida Leonetti

Presidente Società Italiana di Diabetologia Lazio Elisa Forte

Presidente Associazione Medici Diabetologi Lazio Marco Baroni, Alfonso Bellia, Francesco Dotta, Simona Frontoni, Lucio Gnessi, Davide Lauro, Moviducci, Giulio Nati, Concetta Suraci, Paolo Sbraccia, Comitato Scientifico Roma Cities Changing Diabetes

*Presentazione Roma Cities Changing Diabetes Report, Roma 2019

CREARE STRUTTURE SOCIO – SANITARIE ADEGUATE ALLO SVILUPPO URBANISTICO

I mutamenti del contesto socio – demografico della città metropolitana di Roma e l’afflusso interurbano di persone non residenti all’inter no dell’area e del comune per ragioni di lavoro, studio, turismo etc. rischiano di limitare la fruibilità e la possibilità di accesso alle strutture di erogazione dei servizi socio – sanitari. È necessario monitorare il contesto e intraprendere azioni rivolte all’adeguato dimensionamento delle strutture con il duplice obiettivo di evi tar ne il sovraffollamento e di migliorare l’erogazione dei servizi e l’accesso agli stessi.

CREARE E/O RAFFORZARE LE RETI DI ASSISTENZA E LA MEDICINA DI PROSSIMITÀ SUL TERRITORIO

L’invecchiamento della popolazione e l’incremento delle famiglie monocom ponente –soprattutto se considerato nel quadro della difformità della vulne rabilità al diabete legato alle differenze nei fattori di rischio sul territorio dell’area metropolitana di Roma – rende necessaria la creazione di reti di as sistenza e prossimità sul territorio per fare fronte alle difficoltà delle fasce di popolazione più fragili nella gestione della propria condizione. Per facilitare l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari occorre pensare a un modello orga nizzativo in cui il cittadino abbia come riferimento una comunità professio nale. Costruire una comunità dove i diversi professionisti della salute mettono insieme le loro competenze per costruire una rete di servizi sanitari richiede un confronto tra i diversi professionisti. Solo grazie ad una tale sinergia tra le competenze sarà forse possibile risolvere, o quantomeno ad attenuare, l’eter na questione delle liste d’attesa e dell’accesso in proprio ai pronto soc corso. Medici di Medicina Generale, pediatri di libera scelta, specialisti, infer-

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mieri, farmacie e centri anziani devono costruire una rete di sanità di prossi mità, dove vive e lavora il cittadino. Una rete sanitaria che guardi alle esigenze della comunità piuttosto che a quelle del territorio richiede di passare da un concetto di spazio, il territorio, ad un soggetto sociale, la comunità, per indi viduarne i bisogni e attrezzarsi per fornire le risposte necessarie.

SUPPORTARE LA MOBILITÀ SOSTENIBILE E MIGLIORARE LA FRUIBILITÀ

DELLE RETI DI TRASPORTO CONDIVISO E PUBBLICO

La mobilità delle persone all’interno del territorio dell’area metropolitana non include solo gli spostamenti per lo svolgimento delle proprie attività quoti diane. Le connessioni tra i luoghi e i servizi alla persona e alla famiglia sono anche quelle che garantiscono l’esistenza di un accesso equo ai servizi socio – sanitari ai cittadini. L’assenza di reti di mobilità adeguate, sostenibili e capillari ha una influenza negativa sulla popolazione nel contesto urbano aumentando le disuguaglianze in termini di outcome di salute e contribuendo a rendere ancora più difficile la gestione della malattia sul territorio . I fattori di rischio di diabete evidenziati in questo documento ci informano della priorità d’azione necessaria nelle zone con un livello più elevato di disagio socio-economico, inferiore disponibilità di infrastrutture verdi e di servizi di mobilità. Le periferie, prima del core del sistema urbano - senza togliere la necessità di intervenire anche al suo interno - richiedono interventi di potenziamento delle reti di mo bilità già esistenti e, soprattutto, la creazione di reti di trasporto dedicate al l’assistenza socio-sanitaria. Questo consentirebbe di raggiungere il duplice obiettivo di ridurre, da un lato, il sovraffollamento delle reti esistenti e, dall’al tro, di garantire la fruibilità dell’assistenza socio-sanitaria a cittadini e pazienti in cura. Ogni territorio all’interno dell’area metropolitana presenta un diverso grado di rischio e aspetti di vulnerabilità sociale. Un unico modello urbano non è dunque possibile per rispondere alle diverse esigenze di territorio così

difforme e così esteso. Monitorare i territori e conoscerne i fattori di rischio specifici è solo il primo passo per intervenire costruendo modelli urbani adatti a permettere la prevenzione primaria, riducendo le disuguaglianze tra i citta dini e dando a tutti le stesse possibilità di condurre stili di vita sani e attivi.

AUMENTARE L’INFORMAZIONE DISPONIBILE AI SOGGETTI PIÙ VULNERABILI

Una adeguata informazione relativamente alla propria malattia è condizione necessaria alla base della scelta di condurre stili di vita sani. Da questo dipende la possibilità di migliorare la propria vita, imparando a gestire correttamente la propria condizione e riducendo il condizionamento dello svolgimento delle attività che fanno parte della quotidianità. Progetti di formazione ed educa zione devono essere implementati anche grazie alle reti di prossimità create sul territorio. Le scuole, il terzo settore, i medici di base, le farmacie e le altre istituzioni sul territorio dovrebbero intervenire attraverso campagne di sensi bilizzazione per educare i cittadini a stili di vita sani e, soprattutto, creare degli avamposti adatti ad intercettare le fasce di popolazione più vulnerabili, meno informate e dunque più a rischio. In questo senso due esperienze virtuose quali la farmacia di servizi e il Community lab possono rappresentare una soluzione. Il Community lab è un metodo promosso dalla Regione Emilia-Ro magna (Agenzia sanitaria e sociale regionale e Direzione generale Cura della persona, salute e welfare) a partire dal 2011 con la finalità di innovare le po litiche pubbliche e agire processi collettivi, anche attraverso forme innovative di partecipazione delle comunità locali. Ha lo scopo di creare opportunità e condizioni affinché i contesti locali (distretti socio-sanitari, unioni di comuni, comuni singoli, quartieri, strade, condomini) possano innovare i rapporti fra istituzioni e cittadini e accrescere il contributo della comunità al cambiamento nelle politiche pubbliche e nelle organizzazioni che si occupano di servizi so ciali e socio-sanitari.

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CREARE UNA RETE UNIFORME DI ASSISTENZA SPECIALISTICA ATTRAVERSO SOLUZIONI INNOVATIVE

Soprattutto nelle aree suburbane è necessario potenziare la rete di assistenza specialistica, attivando allo stesso tempo progetti di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce. Il primo passo verso la realizzazione di questo obiettivo è l’attuazione del Piano Regionale sulla Malattia Diabetica, pubbli cato dalla Regione Lazio nel dicembre 2015. L’attuazione del piano permet terà alle persone affette da diabete di fare riferimento a strutture ospedaliere per le complicanze e la gestione delle condizioni di maggiore complessità, mentre potranno rivolgersi a strutture e operatori più vicini per situazioni cli niche meno complesse. L’attivazione di percorsi diagnostici terapeutici assi stenziali personalizzati e differenziati a seconda del grado di complessità della malattia di ciascuno, contribuirà ad attivare una collaborazione sempre più strutturata tra Medici di Medicina Generale e servizi diabetologici.

SUPPORTARE LO SVILUPPO DI SISTEMI INNOVATIVI

Le centrali operative delle cronicità (C.O.C.) delle Asl possono rappresentare un modello virtuoso di gestione integrata dei pazienti, a tutela della presa in carico della complessità per l’assistenza territoriale e delle transizioni da un luogo di cura all’altro o da un livello clinico/assistenziale ad un altro. Il potenziamento degli strumenti di scambio informativo, attraverso soluzioni inno vative, si rende ormai necessario per garantire gli obiettivi di cui sopra. Da qui si potrebbe partire per ampliare la rete assistenziale sul territorio e sup portare la creazione di reti di prossimità non solo fisiche ma telematiche, gra zie all’utilizzo delle nuove tecnologie. Il consolidamento dell’informatizzazione delle cure domiciliari è necessario allo scopo di rispondere alle esigenze assi

stenziali, gestionali e valutative su un territorio complesso. Lo sviluppo di sistemi di Telemedicina e Telesoccorso può essere centrale per l’assistenza do miciliare e l’attivazione di un sistema organico di presidi e controlli.

“Il quadro che emerge anche dallo stoytelling quotidiano che riceviamo dalle persone che convivono con il diabete nella città di Roma, è quello di una Città con una multidimensione sociale, divisa tra centro e periferia.

Un quadro disomogeneo che necessità di interventi in tema di governancee politica sanitaria e che dia una risposta concreta alle esigenze delle persone con diabete e delle loro famiglie”

Lina Delle Monache Presidente Federdiabete Lazio

Elio Rosati Segretario Cittadinanzattiva Lazio*

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“La grande riforma dell’intera rete dell’assistenza che ci aspetta nei prossimi anni, grazie agli investimenti del PNRR –dichiara - eviden-zia infatti la necessità di allineare i linguaggi, integrare le cono-scenze e le competenze. La pandemia ci ha insegnato come collaborare attivamente per portare i servizi a casa delle persone sia la strada per disegnare una nuova stagione che vede nei servizi di prossimità la formula vincente per rispondere ai bisogni di salute delle nostre comunità”.

Tiziana Frittelli

Presidente Nazionale di Federsanità , Direttore Generale dell’AO

San Giovanni Addolorata di Roma

“Abbiamo già avviato con le Asl di vicinanza dei percorsi di cura condivisi, sia in termini organizzativi che di strumenti, promuo- vendo, altresì, una forte collaborazione tra i professionisti”, ha spiegato Quintavalle. “Stiamo raggiungendo una buona inte- grazione tra territorio e ospedale per la presa in carico multidi- mensionale del paziente, offrendo una sanità di eccellenza che fa ricerca e innovazione.

Abbiamo voluto un Ospedale di Comunità all’interno del Policlinico a significare che questo luogo di cura servirà a potenziare e rendere riconoscibile l’integrazione socio-sanitaria e sviluppare un cambiamento culturale per affrontare in modo nuovo le cronicità e la emergenza in una sanità che si trasforma digitalmente”.

Giuseppe Quintavalle

Presidente FIASO Lazio, Direttore Generale Policlinico Tor Vergata

“Possedere competenze comuni e comprendersi e partire da un linguaggio condiviso è prerequisito necessario per lo sviluppo e la realizzazione dei progetti integrati che rappresentano la base della sanita futura. Questo corso lavorerà affinché gli obiettivi degli uni concorrano all’obiettivo più generale rappresentato dal miglioramento della salute. Altro importante valore è quello di abbattere i muri tra le istituzioni per creare delle consuetudini di conoscenze e comunicazione tra i professionisti della sanità, quelli degli enti locali e del Terzo settore".

Fabrizio d’Alba

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Direttore Generale del Policlinico Universitario Umberto I

6. Dal dire al fare

LE BUONE PRATICHE

Combattere la crescita di obesità e diabete nelle città è possibile grazie alla collaborazione di professionisti della salute, esperti del mondo delle attività motorie e sportive, amministratori, urbanisti, mondo scientifico e cittadini. Il progetto Città per Camminare e della Salute, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero della Salute, dal Senato della Repubblica e dal Coni, ideato dalla Scuola del Cammino e oggi affiancato da progetti speciali della Fidal è studiato per offrire opportunità concrete per promuovere attività motoria e stili di vita salutari, fattori fondamentali per la prevenzione di queste malattie. Per questo nasce il “Passaporto di Roma Città per Cam minare e della Salute”, una guida pratica e tascabile contenente itinerari dove camminare nella capitale, che vuole stimolare i cittadini romani e i turisti a ri scoprire Roma attraverso quasi 100 Km di percorsi di walking urbano. Si va dai percorsi tipicamente urbani e turistici dedicati alla visita a piedi di centri storici o aree specifiche della città, a percorsi che coinvolgono il territorio cit tadino più allargato, alle proposte naturalistiche e ambientali, sino ai percorsi più decisamente sportivi. Il progetto vede la sua continua evoluzione attra verso una app (scaricabile gratuitamente sulle piattaforme iOS, Android e Windows Phone per smartphone e tablet) che offre non solo maggiori opportunità di conoscenza e divulgazione del progetto stesso ma, soprattutto, apre ad una integrazione ancor più forte tra salute, ambiente, cittadini e ter ritorio. Questa applicazione offre infatti al cittadino diverse opportunità per ottenere informazioni sul suo stato di forma fisica, sul consumo energetico, sul contributo alla riduzione di CO2 nell’aria camminando di più, alla fruibilità di percorsi cittadini e di territorio per praticare attività motoria.

“Nell’ambito del progetto europeo Cities Changing Diabetes, Roma è stata la prima città a presentare un “Passaporto” contenente percorsi tipicamente urbani con un focus alla salute e al benessere dedicati a sviluppare nuove forme di mobilità attiva. Camminare fa bene e siamo orgogliosi di aver contribuito a fare di Roma la prima “Walkeble City” con lo sviluppo di 52 percorsi suggeriti per una pratica sportiva e salutistica che tocca un totale di 320 chilometri di benessere.”

Maurizio Damilano

Presidente TO WALK IN THE CITY LAB e campione olimpico

Presentazione Roma Cities Changing Diabetes Report

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URBAN SPORT UNA PALESTRA A CIELO APERTO AL FORO ITALICO

URBAN SPORT è un luogo per fare sport all’aria aperta, gratuitamente, nel cuore di Roma. Il Parco Sportivo del Foro Italico ha aperto le apre le porte al pubblico nel Luglio del 2021 con il progetto “Urban Sport” , una palestra a cielo aperto dove bambini, adulti e anziani avranno la possibilità di praticare attività sportiva in diverse aree del Parco: l’Albero fitness, la Grand Stand Arena (all’interno della quale è stata installata nuovamente una palestra a cielo aperto), e lo skate-park dello Stadio Pietrangeli con rampe e scivoli nel massimo rispetto dei protocolli anti-Covid. Strutture dedicate ai cittadini di ogni età con accesso gratuito sette giorni su sette. Un’area è stata riservata in esclusiva ai bambini del Foro Italico Camp, il centro estivo di Sport e Salute attento all’ambiente e al sociale. Per incentivare il ritorno all’attività motoria di base, poi, sono state ri pristinati per gli over 65 i corsi di tennis e le lezioni di nuoto gratuite presso il Circolo del Parco. Un’iniziativa, già avviata con successo lo scorso anno subito dopo il lock-down, che consentirà ad una fascia importante della popolazione di combattere la sedentarietà e fare movimento.

“Il Parco sportivo del Foro Italico è un luogo dello sport aperto alla cittadinanza e ai praticanti, come nella missione di Sport e Salute, che è quella di promuovere lo sport di tutti e per tutti, e per il grande valore sociale, educativo e formativo”

Vito Cozzoli, Presidente e Amministratore Delegato di Sport e Salute, S.p.A.

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7.Come implementare l’Urban Diabetes Declaration

L’IMPEGNO DELLA CITTA’ DI ROMA NELLA SFIDA AL DIABETE: L’URBAN DIABETES DECLARATION

L’Urban Diabetes Declaration è stata progettata per dare supporto ai Sindaci nel guidare una azione comune nella sfida al diabete nelle loro città.

L’Urban Diabetes Declaration celebra e formalizza l’impegno dei Sindaci e di tutta l’amministrazione comunale delle città nell’adottare una risposta integrata e soluzioni condivise sul diabete.

L’Urban Diabetes Declaration è stata sviluppata in collaborazione con molte città e organizzazioni già coinvolte nel programma Cities Chan ging Diabetes, e si basa su impegni già in essere in molte città, ispiran dosi come modello al Manifesto “La salute in città - bene comune”. In Italia l’Urban Diabetes Declaration è stata sottoscritta dall’ANCI, dai sindaci di Roma, Milano, Bari, Bologna, Genova, Reggio Calabria, Na poili, Cagliari e Torino, dalle ANCI regionali di Lombardia, Piemonte, Li guria e Lazio.

La città di Roma, attraverso la firma dell’Urban Diabetes Declaration, riconosce il bisogno di accelerare l’azione della città per prevenire il diabete e le sue complicanze. Esiste un grande potenziale da mettere in atto per migliorare il livello di salute e benessere, combattere le disu guaglianze di salute, ridurre i costi a lungo termine e assicurare pro duttività e crescita nelle nostre città.

Come città partner del programma Cities Changing Diabetes, la città

di Roma si è impegnata, attraverso la sottoscrizione dell’Urban Diabetes Declaration, a guidare le azioni poste in essere per rispondere alla sfida del diabete secondo i seguenti cinque principi, sviluppati dagli esperti coinvolti nel progetto :

INVESTIRE NELLA PROMOZIONE DELLA SALUTE

E DEL BENESSERE

Le città esprimono un grande potenziale nel diventare ambienti pro motori di salute. Tale obiettivo richiede un cambio di visione che consideri la prevenzione del diabete, e delle sue complicanze, come un investimento a lungo termine piuttosto che un costo a breve termine. Di conseguenza, dobbiamo attivare come prioritarie politiche e azioni per la promozione della salute al fine di migliorare il livello di salute e di benessere per tutti.

PAROLE CHIAVE

COINVOLGIMENTO AMMINISTRAZIONE CITTADINA

•Il miglioramento del contesto urbano deve essere l’obiettivo prioritario dell’amministrazioni locale di Roma, della città metropolitana e dei municipi ed i cittadini devono essere coinvolti attivamente nelle scelte po litiche;

•L’amministrazione comunale di Roma e la città metropolitana devono impegnarsi nella promozione della salute dei cittadini, inserendo la tutela della salute nei propri programmi politico-amministrativi, stu diando e monitorando i determinanti della salute specifici del contesto

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urbano, con particolare riferimento alle periferie e alle zone con un alto grado di fragilità sociale facendo leva sui punti di forza delle città e ri ducendo drasticamente i rischi per la salute;

•Prevedere da parte dell’amministrazione comunale di Roma e della città metropolitana modalità di partenariato pubblico – privato per la realizzazione delle politiche cittadine sulle salute , coinvolgendo le Uni versità, le Aziende Sanitare locali, la scuola, Federfarma, Unidustria, Confcomercio e il mondo del volontariato.

con le autorità sanitarie locali e la Regione, programmi di sorveglianza sulla prevenzione della diffusione delle malattie trasmissibili infettive e diffusive causate da virus, batteri, funghi o altri agenti patogeni;

3. RIQUALIFICAZIONE URBANA

PREVENZIONE PRIMARIA

•Le amministrazioni comunali della Città Metropolitana di Roma , in collaborazione con l’autorità sanitaria locale, debbono incentivare la promozione di programmi di informazione sulla prevenzione ad integrazione dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per le malat tie croniche trasmissibili e non trasmissibili;

•Le amministrazioni comunali della Città Metropolitana di Roma deb bono studiare, in collaborazione con partner sanitari ed accademici, i contesti urbani più idonei ad avvicinare il cittadino nello svolgimento delle sue attività quotidiane (luoghi di cura, luoghi di lavoro, luoghi ricreativi, strutture sportive, luoghi virtuali come siti internet di riferi mento delle amministrazioni stesse) in cui veicolare - attraverso materiale cartaceo o virtuale – messaggi chiave per la prevenzione;

•Promuovere in tutta l’area metropolitana di Roma programmi di prevenzione primaria sulle malattia croniche non trasmissibili e in particolare diabete e obesità, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e delle farmacie;

•Sviluppare in tutta l’area metropolitana di Roma, in collaborazione

•Rigenerare il tessuto urbano dell’area metropolitana di Roma, riqualificando le città e le periferie su modelli di vivibilità e sostenibilità elimi nando quelle barriere culturali e sociali che fungono da discriminati tra contesti abitativi, agendo su tre gradi direttrici di rigenerazione e riqua lificazione urbana: riqualificazione dei centri storici (ancora in gran parte incompiuta), ed valorizzando il tessuto edilizio storico e riaffermando la propria identità locale, offrendo la piena fruibilità del centro storico alla mobilità attiva (cammino, cora, bici) recupero delle aree dismesse (un processo ancora in corso in molti cen tri) all’interno dei centri urbani, come i mercati ortofrutticoli, i macelli, i poli ferroviari, le caserme etc. avviando un processo rigenerativo sulle aree demaniali che con la loro estensione superficiale cominciarono a costituire una problematica divenendo dei “vuoti urbani” da riempire. Il recupero di questi contesti potrebbero diventare laboratori sulla pro mozione dei corretti stili di vita (food e wellness)riqualificazione dei quartieri residenziali periferici costruiti nella seconda metà del ’900, purtroppo costruiti con criteri di bassa qualità edilizia, architettonica e urbanistica e dare sostegno a politiche di mobilità sostenibile e attiva e quant’altro possa servire come attrattore per ripopolare le aree di smesse, migliorando i servizi al cittadino e rendendo gli stessi “poli della salute”

•Realizzare in tutta l’area metropolitana di Roma un concetto diffuso di SportCity dove lo sviluppo della città sia in stretta connessione con le infrastrutture sportive e il verde urbano.

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AFFRONTARE I DETERMINANTI SOCIALI E CULTURALI DEL DIABETE E COMBATTERE PER UNA SALUTE EQUA

I determinanti sociali e culturali sono cause alla radice della definizione delle opportunità di stili di vita sani per i cittadini. Combattere per una saluta equa è essenziale per garantire opportunità di salute per tutti. Di conseguenza, dobbiamo affrontare i determinanti sociali e culturali al fine di rendere la scelta di salute la scelta più semplice.

PAROLE CHIAVE

INCLUSIONE SOCIALE

•Adottare nella Città di Roma e in tutta l’area metropolitana politiche tese a migliorare le condizioni sociali, economiche ed ambientali dei quartieri disagiati, sia con interventi “mean–tested”, che con interventi volti a migliorare il contesto urbano di riferimento;

•La Città di Roma, l’area metropolitana e tutti i municipi debbono alli nearsi agli standard più elevati di accessibilità e fruibilità dei servizi ur bani per persone disabili, adeguando le infrastrutture sanitarie, la viabilità, l’accesso ai servizi pubblici di qualsiasi tipo;

•Promuovere in tutta l’area metropolitana di Roma misure economiche e sociali mirate a migliorare l’inclusione sociale di tutte le categorie di popolazione considerate svantaggiate per condizioni economico-sociali, o per condizioni di salute come malattia e disabilità, promuovendo la loro partecipazione anche nelle attività sportive e ricreative;

•Promuovere in tutta l’area metropolitana di Roma politiche di pre venzione e inserimento socio – sanitario per le popolazioni di migranti anche ricorrendo a figure di mediatori culturali.

INFORMAZIONE E COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI

•Promuovere percorsi formativi dei municipi di Roma indirizzati agli operatori sanitari e alle associazioni dei pazienti per permettere loro di valutare il grado di comprensione del cittadino ed esprimersi di conseguenza con linguaggio compatibile ed efficace;

•Permettere ai cittadini dell’area metropolitana di Roma , ai pazienti e alle associazioni di volontariato e di cittadinanza attive e riconosciute a livello locale e regionale di comunicare agevolmente e tempestivamente con il sistema sanitario, potendo trovare, comprendere e valutare le informazioni di volta in volta più appropriate per soddisfare i propri biso gni assistenziali, anche attraverso lo sfruttamento delle potenzialità offerte dalle tecnologie digitali.

•Organizzare in tutta l’area metropolitana eventi divulgativi e progetti di educazione alimentare sul territorio, rendendo i cittadini informati, consapevoli e coinvolti sulla loro salute.

EDUCAZIONE SANITARIA SCOLASTICA

Promuovere da parte delle autorità cittadine in collaborazione con gli organismi scolastici campagne sull’alfabetizzazione sanitaria (Health Literacy) all’interno delle scuole dell’area metropolitana di Roma per aumentare negli studenti consapevolezza e capacità di ottenere, elaborare e capire informazioni sanitarie di base per aumentare in loro le cono scenze sulla promozione della salute riducendo la prevalenza di com

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portamenti rischiosi(alimentazione non salutare, attività fisica inadeguata, ecc.). per la salute dei giovani. avviare programmi di collaborazione nei municipi, nella città di Roma e nella città metropolitana con le autorità scolastiche e regionali per: promuovere l’approccio della “scuola che promuove salute” assicurare che la scuola sia elemento di promozione e formazione sulla salute, attraverso programmi differenziati di educazione per età rivolti agli studenti; creare nelle scuole della città un ambiente salutare, favorendo l’attività motoria attravrerso l’organizzazione di iniziative di attività fisica, come ad esempio percorsi sicuri casa-scuola o un deposito sicuro per le bici; sviluppare una politica coerente sull’accessibilità agli snack/spuntini, so prattutto sulla presenza o sull’assenza nella scuola di distributori au tomatici e sul loro contenuto, costruendo collegamenti con tematiche correlate, come il benessere a Scuola, il ruolo culturale del cibo ed il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa nel marketing dei prodotti alimentari.

INTEGRARE LA SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE

La salute è legata alle agende delle altre politiche pubbliche, incluse quelle sociali, occupazionali, abitative e ambientali. Al fine di migliorare la salute e il benessere dei cittadini, la salute deve essere integrata nei processi decisionali in maniera trasversale rispetto a tutti gli ambiti e deve essere guidata da obiettivi comuni a tutte le politiche. Di conse guenza, dobbiamo coordinare l’azione in maniera trasversale e multidisciplinare al fine di integrare la salute in tutte le politiche.

PROMOZIONE STILI DI VITA

•Garantire a tutti i cittadini il libero accesso alle infrastrutture e agli spazi verdi, con particolare attenzione alle persone in difficoltà socioeconomica secondo il principio dello “Sport di Cittadinanza”; •Incentivare nei municipi l’attività sportiva e motoria a Km 0 per i bam bini e per i giovani anche tramite il coinvolgimento attivo delle famiglie, attraverso forme di defiscalizzazione e di aiuto economico per le stesse. •Delineare nella città di Roma e nella Città Metropolitana linee guida precise che tengano conto dei diversi contesti e dei diversi target della popolazione (es. menu scolastici e/o aziendali appropriati, attività mo toria negli spazi verdi);

•Organizzare nei municipi eventi divulgativi e progetti di educazione alimentare sul territorio, anche con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato e di cittadinanza;

INVECCHIAMENTO ATTIVO

•Ipotizzare politiche comunali in grado di promuovere nuove modalità di impiego e migliorare le condizioni lavorative dei lavoratori anziani per tutelare la solidarietà tra le generazioni, migliorando l’inclusione nelle città delle persone anziane e favorendo un invecchiamento attivo come previsto già nel 2012, anno europeo dell’invecchiamento attivo; •Incentivare nei municipi l’attività motoria per gli anziani anche attraverso l’utilizzo delle infrastrutture sportive in orari diurni, quando le stesse sono in misura minore fruibili per la pratica sportiva;

NUOVE FIGURE PROFESSIONALI

•formare e inserire nella Città di Roma, nelle città dell’area metropolitana e in ogni municipio la figura dell’ Health City Manager, quale pro-

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filo professionale innovativo, essenziale per guidare la città verso un modello di “Healthy City”, aumentando la capacità amministrativa e organizzativa, contribuendo a elaborare soluzioni innovative e inclusive in risposta alle istanze di salute e benessere espresse dai cittadini;

COINVOLGERE E IMPEGNARE LE COMUNITÀ PER

ASSICURARE SOLUZIONI SOSTENIBILI PER LA SALUTE

Il livello di salute è determinato in massima parte al di fuori il settore della cura sanitaria, in particolare all’interno delle comunità dove le persone conducono la propria vita quotidiana. Le azioni per la salute dovrebbero spingersi oltre il livello individuale per includere lo scenario di comunità dove norme sociali possano dare forma a comportamenti virtuosi. Di conseguenza, dobbiamo coinvolgere e impegnare attivamente le comunità al fine di rafforzare la coesione sociale e di guidare azioni per la promozione della salute sostenibili.

PAROLE CHIAVE SERVIZI DI PROSSIMITA’

•Promuovere nei municipi servizi di prossimità rivolti agli anziani soli, alle persone con ridotta capacità motoria, con disagio sociale attraverso reti di vigilanza attiva con il coinvolgimento delle strutture socio-sani tarie, delle farmacie e del volontariato;

•Promuovere nei municipi servizi di custodia sociale in grado di rilevare il bisogno, fornire sostegno alle persone e alle famiglie in condizioni di

fragilità, favorire il presidio e il monitoraggio del territorio, per creare coesione sociale promuovendo lo sviluppo della socialità nei caseggiati di Edilizia Residenziale Pubblica;

•Promuovere nei municipi attività di trasporto e/o accompagnamenti per visite mediche, terapie, ecc. . per le persone anziane, con fragilità o con patologie invalidanti o attivare per gli stessi servizi di assistenza sanitaria domiciliare;

•Promuovere nei municipi in collaborazione con le associazioni di volontariato e con i centri anziani, attività di socialità organizzate orien tate per verso laboratori specifici che vadano ad affiancare alle attività di socialità più leggera organizzate in altri contesti del territorio

In particolare sviluppare laboratori informatici, i laboratori ricreativi e socializzanti e i “laboratori della mente” basati su attività di stimolazione cognitiva e sull’impiego di giochi logico-matematici destinati a persone anziane autosufficienti. i

COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI

•Diffondere in modo capillare in tutta l’area metropolitana di Roma buone pratiche per la promozione della salute nei luoghi di lavoro, coinvolgendo i lavoratori e rafforzare il sistema di incentivi rivolto alle imprese socialmente responsabili che investono in sicurezza e preven zione, coinvolgendo le singole imprese e le organizzazione di rappre sentanza industriale;

•Il miglioramento della salute contesto urbano e metropolitano di Roma deve essere l’obiettivo prioritario dell’ amministrazione locale ed i cittadini devono essere coinvolti attivamente nelle scelte politiche, at traverso punti di informazione ai cittadini diffusi su tutto ;

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.

•Impegnarsi in tutta l’area metropolitana di Roma nella promozione della salute dei cittadini studiando e monitorando i determinanti della salute specifici del proprio contesto urbano, facendo leva sui punti di forza delle città, dei municipi e riducendo drasticamente i rischi per la salute;

MOBILITA’ SOSTENIBILE

•Incoraggiare in tutta l’area metropolitana di Roma l’utilizzo delle modalità di mobilità attiva di trasporto tramite l’apposita creazione di strade, piste ciclabili sicure e ben collegate, nonché un efficiente si stema di trasporto pubblico locale, rendendo Roma e il suo territorio urbano e metropolitano una walkable, running bike-friendly city;

•Prevedere in tutta l’area metropolitana di Roma attività di sensibilizzazione dei cittadini verso scelte più efficienti (da un punto di vista eco nomico, ambientale e di impatto sulla propria salute) di mobilità urbana;

•Incoraggiare in tutta l’area metropolitana di Roma la creazione di politiche che mirano al modello di “città dei 15 minuti” in cui tutti i servizi siano a disposizione dei cittadini ad una distanza massima di 15 minuti in bicicletta o a piedi.

CREARE SOLUZIONI IN PARTENARIATO CON ALTRI SETTORI IN MODO TRASVERSALE

La salute è una responsabilità condivisa. Creare soluzioni sostenibili ri chiede che tutti i componenti della società siano consapevoli dell’im patto sulla salute delle loro azioni. Accordare le competenze e

condividere le risorse e le reti sono prerequisiti per dare vita a soluzioni innovative, efficaci e sostenibili. Di conseguenza, dobbiamo lavorare insieme nel condividere la responsabilità di creare soluzioni, dal momento che nessuno da solo può vincere questa sfida.

PAROLE CHIAVE

RETE CITTADINA SULLA SALUTE

•Creare una conferenza permanente delle Aziende Ospedaliere e ter ritoriali dell’area Metropolitana di Roma delegandole significative com petenze e poteri decisionali in tema di pianificazione (piani obiettivo) e di erogazione di servizi sanitari ospedalieri e territoriali;

PARTNERIATO PUBBLICO-PRIVATO

•Promuovere in tutta l’area metropolitana di Roma partnership pub blico-privato per dare vita a politiche urbane che, sulla base degli studi sull’impatto dei determinanti della salute nelle città, possano dare vita a interventi “intelligenti” volti a ridurre i rischi per la salute e a promuovere un ambiente urbano sano e inclusivo;

OSSERVATORIO SULLA SALUTE NELLA CITTA’

•Creare nell’area metropolitana di Roma una cabina di regia per lo studio e il monitoraggio dell’impatto dei determinanti della salute nel contesto urbano, prevedendo il coinvolgimento congiunto delle Amministrazioni Comunali, delle Autorità Sanitarie, delle Università e dei Centri di Ricerca.

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Hanno contribuito alla stesura dell’Action Plan per il diabete di tipo 2 nella città metropolitana di Roma:

Gabriella Addonisio, Senior Statistician Fondazione Censis

Marco Baroni, Componente del Comitato Scientifico Roma Cities Chan ging Diabetes

Alfonso Bellia, Segretario Generale IBDO Foundation

Lucio Corsaro, Amministratore Delegato B-HAVE

Alessandro Cosimi, membro C14+

Roberta Crialesi, Dirigente Servizio sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia Istat

Stefano da Empoli, Presidente I-Com

Maurizio Damilano, Presidente TO WALK IN THE CITIES LAB

Francesco Dotta, Presidente comitato scientifico Cities Changing Diabetes

Lucio Gnessi, Componente CD OPEN Italy

Davide Lauro, Componente CD IBDO Foundation

Lina Delle Monache, Presidente Federdiabete Lazio

Elisa Forte, Presidente AMD Lazio

Simona Frontoni, Componente del Comitato Scientifico Roma Cities Changing Diabetes

Antonio Gaudioso, Presidente Generale Cittadinanzattiva

Livio Gigliuto, Vice Presidente Istituto Piepoli

Renato Lauro, Presidente IBDO Foundation

Andrea Lenzi, Presidente Health City Institute e Presidente Comitato Na zionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Francesca Romana Lenzi, Componente del comitato scientifico Health City Institute

Frida Leonetti, Presidente SID Lazio Eleonora Mazzoni, Direttore Area Innovazione I-Com

Lelio Morviducci, Componente del Comitato Scientifico Roma Cities

Changing Diabetes Giulio Nati, Presidente provinciale SIMG Roma Antonio Nicolucci, Direttore Coresearch Teresa Petrangolini, Direttore Patient Advocacy Lab, Elio Rosati, Segretario regionale Cittadinanzattiva Lazio Chiara Rossi, Ricercatrice CORESEARCH

Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation

Federico Serra, Segretario Generale Health City Institute e di C14+, Capo Segreteria Tecnica Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città Chiara Spinato, Direttore Generale Health City Institute Concetta Suraci, Componente del Comitato Scientifico Roma Cities Changing Diabetes Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute Fondazione Censis

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• LA SALUTE NELLE CITTÀ AL TEMPO DEL CORONAVIRUS – IL DIABETE – NO VEMBRE 2020

• URBAN HEALTH: THE REAL CHALLENGE FOR THE FIRST 120 ITALIAN HE ALTH CITY MANAGERS IN 2020 – WFPHA CONGRESS – NOVEMBRE 2020

• ROMA ACTION PLAN ON URBAN DIABETES - – WFPHA CONGRESS – NOVEMBRE 2020

• DIABETES VULNERABILITY IN ROMA - – WFPHA CONGRESS – NOVEMBRE 2020

• ROMA WALKABLE CITY – WFPHA CONGRESS – NOVEMBRE 2020

• IL CONSUMO DI SUOLO DI ROMA CAPITALE - RAPPORTO 2020 – COMUNE DI ROMA- FEBBRAIO 2021

• ROMA, CITTÀ GLOBALE TRA FUTURE SOSTENIBILE E SALUTE URBANA –URBES SCIENZE - MARZO 2021

•IL VALORE DELLA MULTIDIMENSIONALITÀ NELL'APPROCCIO DELL'URBAN HEALTH - SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI- 1/2021

• LA SALUTE NELLE CITTÀ AL TEMPO DEL CORONAVIRUS – QUADERNI DI ANCI COMUNICARE - GIUGNO 2021

• LE NUOVE POVERTÀ NEL TERRITORIO DI ROMA CAPITALE– COMUNE DI ROMA – GIUGNO 2021

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• SECONDO REPORT ROMA CITIES CHANGING DIABETES – MAGGIO 2021

• HEALTH IN THE CITIES: KEY PRIORITIES FOR THE G20 2021- QUADERNI DI ANCI COMUNICARE - GIUGNO 2021

• URBAN DIABETES DECLARATION: UN PATTO GLOBALE TRA SINDACI, UNI VERSITÀ, CLINICI NELLA LOTTA AL DIABETE E ALL’OBESITÀ IN AMBITO URBANO -IHPB – OTTOBRE 2021

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Roma Cities Changing Diabetes52 ROMA CITIES CHANGING DIABETES: quali strategie e politiche per l’implementazione di un piano di contrasto al diabete nella città metropolitana di Roma Andrea Lenzi, Marco Baroni, Roberta Crialesi, Stefano da Empoli, Lina Delle Monache, Simona Frontoni, Francesca Romana Lenzi, Lelio Morviducci, Eleonora Mazzoni, Giulio Nati, Elio Rosati, Federico Serra, Chiara Spinato, Concetta Suraci, Angelo Tanese, Ketty Vaccaro * *Per conto dell’Health City Institute, I-COM e Cities Changing Diabetes

Premessa

L’Action Plan 2019-2022 è la parte conclusiva della fase di mapping sul diabete tipo 2 nell’area della città metropolitana di Roma all’interno del progetto inter nazionale Cities Changing Diabetes, che vede Roma dal 2017 inserita in un contesto che vede coinvolte 26 città che a livello globale studiano l’impatto dell’urbanizzazione sul diabete di tipo 2 e sull’obesità. Il progetto si compone di tre fasi “map, share and act”. La fase di mapping è stata realizzata in colla borazione all’University College of London e allo Steno Center di Copenaghen è stata condotta in Italia dall’Health City Institute in collaborazione con il Ministero della Salute, l’ANCI, Roma Città Metropolitana, l’Istituto Superiore di Sanità, l’ISTAT, la Fondazione CENSIS, CORESEARCH, I-COM, l’IBDO Foundation, Medi-Pragma e tutte le Università di Roma, le Società Scientifiche del Diabete e della Medicina Generale (AMD, SID, SIEDP, SIMG) e dell’Obesità e le Associa zioni pazienti e di Cittadinanza e ha visto coinvolti in tre anni di lavoro 130 esperti e ricercatori. I dati così prodotti sono stati raccolti nell’ATLAS Roma CCD (2017) e nel Roma CCD Report (2019) e mostrano come non solo la prevalenza del diabete differisce tra le diverse zone del territorio che compone la città me tropolitana di Roma, ma come essa sia strettamente legata alle differenze del contesto in cui si vive. La disuguaglianza si riflette anche nel fatto che le impli cazioni di una vita con il diabete sono relativamente più significative per alcuni gruppi della popolazione. La connotazione del tessuto urbano e le azioni per modificarlo, sono significative per la prevenzione e la cura della malattia e, in ultimo ma non meno importante, per tutelare i cittadini, mettendoli al centro delle decisioni relative alla loro salute. Innescare un circolo virtuoso in cui, pre

venzione, accesso alle cure, fruibilità delle terapie e sostenibilità degli stili di vita siano il frutto di azioni integrate sul territorio, per il territorio e con i cittadini è l’obiettivo da perseguire. Nell’Action Plan triennale sono contenute le azioni da condividere e mettere in atto (share and act) per arrestare lo sviluppo pande mico di obesità e diabete tipo 2 nell’area metropolitana di Roma, fornendo ai decisori istituzionali riflessioni utili per migliorare la qualità e l’aspettativa di vita delle persone con diabete e dei cittadini romani. Con questo obiettivo dall’Action Plan nasce un processo che porta alla creazione di tre tavoli di lavoro che hanno il focus sulla necessità di ridurre quanto più possibile i costi del non fare legati alla mancanza di azioni sinergiche e coese, in altri termini l’inerzia, nel contrastare lo sviluppo del diabete di tipo 2. Non agire porta inevitabilmente infatti con sé un aumento dei costi sociali e sanitari tanto in modo diretto che passando indirettamente per il peggioramento delle condizioni di vita e dello stato di salute della popolazione all’interno del contesto urbano. Il contrasto all’inerzia deve allora comprendere tre diverse dimensioni: quella politica/istitu zionale, quella

1. Le criticità da cui muovono le azioni previste dall’Action Plan

L’ambito socio-demografico della città metropolitana di Roma rappresenta un territorio complesso, e complessa ne è di conseguenza la gestione sanitaria. La condizione socio-economica della popolazione evidenzia profonde differenze all’interno dell’area metropolitana. La presenza di popolazione anziana è mag giore nelle zone urbanistiche più centrali e si sta progressivamente riducendo la dimensione media delle famiglie, sia a causa della riduzione nel numero di

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figli per nucleo familiare, sia a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento del numero di giovani che vivono da soli, contribuendo all’incre mento del fenomeno delle famiglie unipersonali. Inoltre la città metropolitana di Roma non deve fare fronte solo alle persone che vi risiedono ma a flussi con tinui di persone in ingresso;

L’area metropolitana, ridursi del livello di istruzione delle persone.

La vulnerabilità al diabete già fortemente influenzata dalle condizioni econo miche e sociali (disoccupazione, reddito, istruzione etc.) si modifica ed aumenta al variare di altre forme di fragilità sociale, derivanti dal livello di istruzione, dalla capacità di informarsi, dalla zona in cui si vive e dalla possibilità di condurre uno stile di vita sostenibile che incentivi una corretta alimentazione e l’attività fisica, anche solo per il tramite degli spostamenti attivi a piedi o in bicicletta. I fattori di rischio più comuni (età, etnia, peso, attività fisica e dieta) non sono dunque del tutto la causa di un rischio più elevato di sviluppare il diabete ed è quindi la condizione sociale a giocare un ruolo molto importante nell’esposizione del l’individuo al rischio di questa patologia;

La riduzione della prevalenza di diabete nel tempo attraverso azioni volte ad agire sulle sue determinanti di rischio principali, non solo porterebbe ad un mi glioramento dello stato di salute della popolazione nel contesto urbano ma, contestualmente, ad una significativa riduzione della spesa sanitaria rivolta alla sua cura e gestione, liberando in questo modo risorse economiche importanti, da poter reinvestire nel sistema, creando così un circolo virtuoso destinato ad autoalimentarsi.

2. Dove siamo arrivati? I tre tavoli di lavoro: un primo passo per la sua implementazione

Allo scopo di dare concretezza a quanto richiamato nell’Action Plan 2019-2022 per la città metropolitana di Roma ed entrare nella fase di implementazione (act) è stato organizzato un convegno, rimandato attualmente a data da desti narsi a causa dell’emergenza sanitaria in corso che ha, peraltro, sottolineato ancor di più alcuni aspetti critici della gestione sanitaria del territorio della città metropolitana di Roma, come dell’intero sistema sanitario nazionale. Con l’obiettivo di coinvolgere i principali stakeholder nel delineare e implementare azioni di contrasto alla diffusione del diabete di tipo 2 legato all’urbanizzazione nella città metropolitana di Roma, il convegno ruota intorno alla convocazione di tre tavoli di lavoro declinati sul tema “Combattere l’inerzia”, nella sua acce zione istituzionale/politica; clinica e sociale. Di seguito sono raccolti gli obiettivi e le priorità di azione sul territorio individuate a partire dall’Action Plan e sud divise nelle aree tematiche dei tre tavoli di lavoro al fine di fornire spunti di ri flessione e di intervento utili ai passi ancora da intraprendere. Si vogliono in questo modo fornire elementi utili per consentire ai rappresentanti istituzionali regionali e locali, le aziende, gli istituti di ricerca, gli accademici, i clinici, i rap presentanti delle associazioni dei pazienti e della società civile e le società scien tifiche coinvolti nell’iniziativa e, in particolare, nei tavoli di lavoro pensati al suo interno, di riflettere in questo tempo sul contributo che ognuno di loro, per la propria competenza e ruolo, potrà attivamente dare al raggiungimento degli obiettivi individuati.

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2,1. Combattere l’inerzia. Il contributo delle istituzioni a livello locale e regionale

La pianificazione degli agglomerati urbani, soprattutto in un contesto complesso quale quello della città metropolitana di Roma, condiziona profondamente la capacità dei suoi abitanti di condurre una vita lunga, in salute e produttiva. La sua ridefinizione alla luce dei bisogni dei cittadini può permettere di ridurre il crescente carico di malattia e allo stesso tempo contenere la dina mica dei costi del sistema sanitario. I due fattori più importanti alla base della crescita nel tempo della prevalenza di diabete sono l’invecchiamento della po polazione e l’obesità, anch’essa in aumento nel tempo. Le difformità sul terri torio della città metropolitana di Roma indicano l’esistenza di un ampio margine di miglioramento per quanto riguarda la diagnosi precoce e l’assistenza alle persone con diabete. I cambiamenti nelle abitudini alimentari, nello svolgimento dell’attività fisica, dell’ambiente di lavoro, sul consumo di alcool e sigarette e in generale tutto il tempo che si dedica agli spostamenti e la modalità di impiego del tempo libero impattano notevolmente sulla salute. Molti di questi fattori sono associati ad un rischio maggiore di malattie metaboliche, come il diabete di tipo 2. I mutamenti del contesto socio – demografico della città metropoli tana di Roma e l’afflusso interurbano di persone non residenti all’interno dell’area e del comune per ragioni di lavoro, studio, turismo etc. rischiano di limitare la fruibilità e la possibilità di accesso alle strutture di erogazione dei servizi socio – sanitari. Tra gli obiettivi prioritari si individuano:

Intervenire attraverso un deciso rinnovamento della pianificazione urbana che sia atto a sostenere lo svolgimento di uno stile di vita sano da parte della po polazione residente secondo il criterio di “health in all policies”1;

Agire prioritariamente a potenziare le infrastrutture e i servizi esistenti (viabilità, percorsi ciclo – pedonali, verde pubblico e infrastrutture sportive) ed a compen sare le differenze sul territorio della città metropolitana in termini di dotazioni e possibilità di accesso agli stessi;

Intervenire per creare sistemi di monitoraggio del contesto urbano e per adeguare il dimensionamento delle strutture alla domanda di salute, con il duplice obiettivo di evitarne il sovraffollamento e di migliorare l’erogazione dei servizi e l’accesso agli stessi.

Combattere l’inerzia. Il contributo della rete assistenziale e dei servizi sanitari

La gestione del diabete rappresenta un problema sanitario di grande rilevanza per gli aspetti di carattere clinico, epidemiologico (complicanze, comorbidità e diffusione della patologia) e per l’impatto sui servizi in termini di qualità dei percorsi assistenziali e di entità di risorse dedicate. Il primo passo verso la prevenzione consiste nel riconoscere i fattori di rischio, che indicano se una persona ha qualche probabilità, di essere diabetica. L’evidenza positiva è che grazie alla presenza nel nostro Paese di un’ampia rete di centri di diabetologia, l’accesso alle cure specialistiche risulta facilitato. Si stima infatti che circa il 50% delle

L’ottava Conferenza mondiale sulla promozione della salute dell’OMS lo ha definito come: “un approccio alle politiche pubbliche che tenga sistematicamente conto delle implicazioni delle decisioni sulla salute e sui sistemi sanitari in tutti i settori, che cerca sinergie ed evita impatti dannosi sulla salute, al fine di migliorare la salute della popolazione e l’equità sanitaria”. Sottolinea le conseguenze delle politiche pubbliche sui determinanti sanitari e mira a migliorare la responsabilità dei responsabili politici per gli impatti sulla salute a tutti i livelli del processo decisio nale.

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persone con diabete siano seguite presso le strutture specialistiche. Nel Lazio, i dati mostrano incoraggianti progressi, tuttavia, circa la metà degli assistiti non raggiunge i target terapeutici desiderati, sia per quanto riguarda i valori di emo globina glicosilata (HbA1c), sia per quanto riguarda il profilo lipidico e la pres sione arteriosa. Soprattutto nelle aree suburbane è necessario potenziare la rete di assistenza specialistica, attivando allo stesso tempo progetti di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce. L’attivazione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali personalizzati e differenziati a seconda del grado di complessità della malattia di ciascuno, deve contribuire ad attivare una collaborazione sempre più strutturata tra Medici di Medicina Generale e servizi diabetologici. Tra gli obiettivi prioritari si individuano:

Aumentare l’informazione sullo stile di vita corretto per ridurre l’obesità e di conseguenza il diabete sia a livello della rete ambulatoriale (MMG / specialista), si attraverso la rete delle farmacie, grazie alla scuola, tramite i centri sportivi e le palestre, e sui media, agendo al contempo per valorizzare ciò che è già pre sente (ad esempio il Passaporto per camminare, guadagnare salute); Realizzare la rete assistenziale secondo quanto previsto dal piano regionale per il diabete e dare esecuzione alla parte del piano che riguarda la prevenzione. A questa è strettamente collegata l’importanza della rete di prossimità, indispen sabile per i cittadini più vulnerabili;

Supportare lo sviluppo di sistemi informativi e di telemedicina.

2.3 Combattere l’inerzia. Il contributo della rete sociale e della prevenzione

Lo studio effettuato sulla vulnerabilità sociale al diabete nell’area metropolitana di Roma ha messo in evidenza l’importanza della dimensione culturale e comu

nitaria. I classici determinanti sociali si associano a quelli derivanti dal contesto, in cui assumono un ruolo determinante gli assetti urbani, la dimensione condi visa della cultura e delle consuetudini di vita e le reti di relazione.

Così le differenze nell’adozione di stili di vita sani, ad esempio, tra chi vive nel comune di Roma e chi vive negli altri comuni dell’area metropolitana hanno messo in luce l’importanza del contesto meno urbanizzato nell’indurre stili di vita più sani. La struttura urbana che facilita gli spostamenti a piedi ha un peso ma anche la forza dei legami comunitari, che spinge le persone fuori di casa e dà sostegno psicologico, svolge un ruolo rilevante. L’informazione sulla malattia e sugli aspetti pratici della sua gestione è una dimensione altrettanto strategica, ma non si tratta di un aspetto solo tecnico, o semplicemente legato al diverso livello di istruzione o alla disponibilità di fonti informative, bensì di una dimen sione culturale più ampia che ha bisogno di essere sostenuta anche attraverso l’aiuto dei familiari e la condivisione della altre persone con diabete che rap presentano un punto di riferimento strategico dal punto di vista informativo e più in generale sotto il profilo del supporto nella quotidianità condizionata dalla malattia. Il metodo che si propone di utilizzare per affrontare queste cri ticità è allora fondato sulla consapevolezza della interconnessione dei diversi aspetti e si avvale della multidisciplinarietà e della collaborazione con tutti i sog getti e le istituzioni coinvolte. Si vuole superare steccati e punti di vista settoriali, creare un punto di vista comune ed un modello di analisi ed azione da diffondere all’interno di tutte le istituzioni. Un tema chiave e specifico da affrontare è quello del ruolo e della valorizzazione delle risorse comunitarie, come avviene nel modello del Community lab. Tra gli obiettivi prioritari si individuano: Intervenire per raggiungere una reale, oggettiva e tangibile equità sanitaria. Si tratta di una dimensione trasversale, sociale, economica e politica, che impone

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di conoscere e governare i determinanti sociali e culturali, e deve fare da sfondo ad ogni azione finalizzata al superamento delle condizioni di partenza e alle differenze legate al luogo di vita;

Agire per la creazione di avamposti adatti ad intercettare le fasce di popolazione più vulnerabili, meno informate e dunque più a rischio, riconoscendo il ruolo del sostegno familiare e delle associazioni di pazienti nella gestione quotidiana della malattia e nella responsabilizzazione dei pazienti

;Intervenire per (r)innovare i rapporti fra istituzioni e cittadini e accrescere il contributo della comunità al cambiamento nelle politiche pubbliche e nelle organizzazioni che si occupano di servizi sociali e socio-sanitari.

3. Implicazioni di policy

Esiste un grande potenziale, ancora inespresso, per poter migliorare il livello di salute e di benessere della popolazione, proprio agendo a partire dai contesti urbani. Combattere le disuguaglianze di salute, ridurre i costi a lungo termine e assicurare maggiore produttività ed una crescita sostenibile nelle nostre città è l’obiettivo che il programma Cities Changing Diabetes si propone di raggiun gere. La vicinanza degli amministratori delle città alla vita dei loro cittadini e la loro capacità di guidare il cambiamento li pone in una posizione privilegiata per affrontare tale sfida e contribuire a invertire la tendenza della curva del diabete. La città di Roma riconoscendo il bisogno di accelerare l’azione della città per prevenire il diabete e le sue complicanze e con la firma dell’URBAN DIABETES

DECLARATION da parte della Sindaca Virginia Raggi, assieme ai Sindaci delle 26 città coinvolte, vuole impegnarsi a guidare le azioni poste in essere per ri spondere alla sfida del diabete secondo i seguenti cinque principi: investire nella

promozione della salute e del benessere; affrontare i determinanti sociali e cul turali del diabete e combattere per una salute equa; integrare la salute in tutte le politiche; coinvolgere e impegnare le comunità per assicurare soluzioni per la salute sostenibili e creare soluzioni in partenariato con altri settori in modo trasversale.

Per la città metropolitana di Roma, attraverso il lavoro che ha portato alla stesura dell’Action Plan 2019 – 2022, è stato già raggiunto un primo importante risultato. Analizzare il contesto urbano, conoscerlo, metterne in luce i punti di attenzione e criticità e monitorare la sua evoluzione è il primo passo per poter definire e implementare le azioni necessarie a ottenere i risultati sperati. L’obiettivo della fase di diffusione e implementazione, alla quale si vuole dare inizio e vita anche attraverso questo documento, è proprio quello di porre le basi per fare un ulteriore passo in avanti. Uno dei maggiori difetti dei modelli di politiche urbane spesso definiti è quello di agire secondo una divisione in compartimenti stagni che impedisce di mettere a sistema gli attori e le azioni di settori diversi, portando spesso alla creazione di esternalità negative e ad inefficienze nell’al locazione degli sforzi e delle risorse. L’obiettivo per il quale questo documento si spende è proprio quello di essere un volano per un cambio significativo di paradigma e ottenere una riflessione che possa portare ad attivare confronti e sinergie tra le molteplici e diverse dimensioni coinvolte nella governance del territorio. È auspicabile in questo senso, intervenire anche a sostegno della crea zione di nuove competenze professionali, capaci di essere sintesi delle diverse esigenze da tutelare e azioni da perseguire. La figura dell’Health City Manager può rispondere, in questo senso, all’esigenza di attivare ad un modello di wel fare urbano che superi le divisioni amministrative, coordinando i diversi assessorati che all’interno di una amministrazione comunale hanno comunque un denominatore comune: la salute dei propri cittadini.

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POPOLAZIONE

Popolazione residente

L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

Nella città di Roma, il numero di ultrasessantacinquenni è cresciuto di 136,000 unità negli ultimi 13 anni, raggiungendo la quota di 631,000 residenti nel 2015.

L’ Indice di vecchia è pari a 162 (per ogni bambino di 0-14 anni vi sono 1,6 persone con più di 64 anni) con variazioni a seconda del Municipio. Uno dei fattori più importanti alla base della crescita della prevalenza di diabete è rappresentato dall’invecchiamento della popolazione.

Roma capitale d’Italia e prima delle 14 città metropolitane per numero di abitanti , si estende per 5.362 Km e ha una densità di abitanti di 809,5 ab/Km2. E’ una città molto verde con 45,6 milioni di verde urbano al quale si aggiunge il verde protetto.

Nella città metropolitana di Roma risiedono 4,3 milioni di persone (2,9 nel Comune), di cui il 52,1% sono donne (52,7% nel Comune). Gli stranieri residenti sono 500.000, pari al 12.1% (a fronte di un 8.3% della media nazionale)

13

400000 450000 500000 550000 600000 650000 +136.00 in
anni
al 1 gennaio 2016 ITALIANA STRANIERA 500.0003.800.000 4.300.000 52.1% donne 52.8% donne

Ogni giorno il 68,3% della popolazione cittadina si sposta per motivi di studio (in circa due terzi dei casi) o di lavoro. Per più di una persona su cinque lo spostamento è superiore a 45 minuti.

Spostamenti quotidiani per tipologia e durata

40

LA MOBILITÀ 32,7

20

00

Roma: Lavoro

Lavoro

Lavoro

DINAMICHE DI LUNGO PERIODO: L’EVOLUZIONE DELLA FAMIGLIA

Mutamenti demografici sono associati a profondi cambiamenti nella struttura della società. La dimensione media delle famiglie della città metropolitana si riduce: da 3,3 componenti nel 1971 a 2,2 nel 2011. A Roma nel 1971 poco più di una famiglia su 10 era unipersonale, nel 2011 più di una famiglia su tre. Gli anziani (>64 anni) che vivono soli sono il 28,4% (29,4% nel territorio comunale, mentre la media italiana è 27,1%).

Quota di famiglie unipersonali

Italia Roma*

fino a 15 minuti 16-30 minuti 31-45 minuti 46-60

QUALITÀ DELL’ARIA E VERDE URBANO

La qualità dell’aria nelle città è uno degli elementi cruciali per la salute dei cittadini. Nel 2014 a Roma il limite giornaliero previsto per il PM10 è stato superato 43 volte, in miglioramento dal 2008. La disponibilità di verde urbano di Roma è di 16,5 m2 per abitante, circa la metà del valore medio dei comuni capoluogo, ma in linea con quello dei maggiori centri.

Disponibilità di verde urbano (metri quadrati per abitante) (2013)

Milano Roma

Numero di superamenti del valore limite giornaliero previsto per il PM10 (2014)

Milano Roma

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31,1 14,5 12,9 8,8 22,7 33,7 17,3 15,5 10,8 55,1 26,4 7,8 5,7 5,0
60
minuti 61 minuti epiù
e studio Roma:
Italia:
e studio
0 10 20 30 40 50 1971 1981 1991 2001 2011
0 5 10 15 20 25 30 35 Italia
Napoli 0 50 100 150 Italia
Napoli 2008 2014

Roma città metropolitana: dati clinico-epidemiologici del diabete

NUMERO DI PERSONE CON DIABETE NEL LAZIO

Considerando che nella città di Roma risiedono 2.872.021 persone e nell’area metropolitana di Roma 4.340.474, si può stimare che nella città di

R o m a siano presenti circa 18 9 . 500 p e rs o n e c o n di abete e nell’area metropolitana circa 286.500.

La metà delle persone con diabete residenti nel Lazio vive a Roma e il 75% vive nell’area metropolitana di Roma. La prevalenza media di diabete è 6.66% e varia a seconda del distretto sanitario.

PREVALENZA DEL DIABETE NEI DISTRETTI SANITARI DELL’AREA METROPOLITANA

Dati ISTAT, mostrano come il Lazio sia fra le regioni a più alta prevalenza di diabete, preceduto solo da Calabria e Campania. A fronte di una prevalenza media nazionale del 5,4%, nel Lazio la prevalenza sale al 6,6% 0 50000 100000 150000 200000 250000 300000 350000 400000 450000 Roma Area metropolitana Lazio

Autori: A.Lenzi, K.Vaccaro, R.Crialesi, A. Nicolucci, L. Corsaro

Referenze: Diabete Tipo 2 e Obesità nell’area di Roma Città Metroplitana – Factsheets Atlas 2017, ISTAT Annuario Statistico 2015 , Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario della Regione Lazio-programma Regionale valutazione degli esiti degli interventi sanitari 2016

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Distretto sanitario Popolazione N. di persone con diabete Prevalenza di diabete

LA MORTALITÀ E DIABETE TIPO 2

In Italia si stima che ogni anno oltre 20.000 decessi siano attribuibili direttamente al diabete , mentre in ulteriori 75.000 decessi il diabete è presente come concausa.

I dati standardizzati (x 10.000) di mortalità per diabete nel Lazio mostrano un trend di riduzione significativo, sia negli uomini che nelle donne.

Maschi Lazio Maschi Italia Femmine Lazio Femmine Italia

LA REGOLA DEI MEZZI

4.24 3.55 3.59 3.09

3.65 3.51 2.72 2.66

Lazio

Italia

Lazio

Italia

L’International Diabetes Federation stima che nel nostro Paese per ogni tre persone con diabete noto ce ne sia una che ha il diabete senza saperlo. Si può quindi stimare che complessivamente le persone affette da diabete nell’area metropolitana di Roma siano circa 381.000. Di queste, il 75% sa di avere il diabete. Fra le persone con diabete noto, si stima che circa il 50% vedano uno specialista diabetologo almeno una volta l’anno. Fra le persone seguite presso i centri specialistici, la metà raggiunge i target terapeutici desiderati. Infine, fra coloro che raggiungono un valore di HbA1c ≤7,0%, risulta priva di complicanze microvascolari e macrovascolari

M
F
F
F 4.5 4.3 4.1 3.9 3.7 3.5 3.3 3.1 2.9 2.7. 2.5 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
2004 2013

Profili

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HEALTH CITY INSTITUTE

Health City Institute (HCI) è un “Health Tank” indipendente, apartitico e no profit, nato come risposta civica all’urgente necessità di studiare i determinanti della salute nelle città.

L’Health City Institute è costituito da un gruppo di professionisti che si sono distinti nel proprio campo di appartenenza e che lavorano a titolo puramente personale e pro bono per fare pro poste attuali, pratiche e d’impatto che permettano di individuare le priorità sulle quali agire in tema di salute nelle città.

L’Health City Institute vuole aggregare persone di massima integrità e motivate da una forte passione civica provenienti dai mondi delle professioni, dell’industria, della finanza, dell’im prenditoria, dell’innovazione, della consulenza, dell’accademia, della pubblica amministrazione, della magistratura, della cultura, della scienza e dei media, mettendo queste competenze al se vizio del Paese, delle Istituzioni e dei Comuni.

Alle Istituzioni Health City Insitute offre: un con fronto con competenze diversificate (orizzon tali, verticali e di sistema) ed accesso a best practices comparate e globali; una controparte professionale animata da senso civico, credibile ed indipendente disposta a lavorare su specifici progetti e azioni mirati alla promozione della sa lute nel nostro Paese.

Health City Institute offre alle migliori energie intellettuali del Paese un’efficace piattaforma d’impatto sullo studio dei determinanti della salute nella città e conta su un network di per sone a livello internazionale, nelle 14 città metropolitane e nelle maggiori città italiane.

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C14+ è un Osservatorio permanente sulla salute, l’ambiente, il benessere e lo sport nelle 14 città metropolitane , nelle Regioni e nelle maggiori città italiane, realizzato in collaborazione con ANCI, l’Health City Institute , l’UPI, le Regioni, le Città Metropolitane, le Provincie le Università’, il CONI, FEDERSANITA’, Cities Changing Diabetes e la Fondazione Sportcity.

L’obiettivo dell’Osservatorio è aggregare compe tenze locali quali il Comune, le Università, le Aziende Sanitarie, gli Istituti di ricerca o altri par tner istituzionali per produrre analisi specifiche del territorio di competenza al fine di consentire ai decisori di attivare soluzioni migliorative per la salute e il benessere nei contesti urbani più den samente popolati e antropizzati. C14+ produce eventi e reports per attivare il con fronto sui temi espressi dai dieci punti del Mani festo “Salute nelle città: bene comune”.

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C14+

FONDAZIONE CENSIS

Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964.

A partire dal 1973 è diventato una Fondazione riconosciuta con Dpr n. 712 dell’11 ottobre 1973.

Il Censis svolge da oltre cinquant’anni una co stante e articolata attività di ricerca, consulenza e assistenza tecnica in campo socio-economico.

Tale attività si è sviluppata nel corso degli anni attraverso la realizzazione di studi sul sociale, l’economia e l’evoluzione territoriale, programmi d’intervento e iniziative culturali nei settori vitali della realtà sociale: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti economici, i media e la comu nicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.

Il lavoro di ricerca viene svolto prevalentemente attraverso incarichi da parte di ministeri, ammi nistrazioni regionali, provinciali, comunali, camere di commercio, associazioni imprenditoriali e pro fessionali, istituti di credito, aziende private, gestori di reti, organismi internazionali, nonché nell’ambito dei programmi dell’Unione europea. L’annuale «Rapporto sulla situazione sociale del Paese», redatto dal Censis sin dal 1967, viene considerato il più qualificato e completo stru mento di interpretazione della realtà italiana.

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CORESEARCH

Il Center for Outcomes Research and Clinical Epi demiology (CORESEARCH) è un istituto di ricerca con sede a Pescara, fondato da un team di ricer catori con oltre 25 anni di esperienza nel campo dell’epidemiologia clinica delle malattie croniche e nell’applicazione di tecniche statistiche avanzate alla ricerca biomedica.

Le principali aree di competenza comprendono: disegno, conduzione ed analisi di sperimentazioni cliniche controllate e studi osservazionali, conduzione di revisioni sistematiche e metanalisi, valutazione della qualità della cura e della qualità della vita, analisi di grandi database amministrativi e di real world data, con attenzione ai risultati clinici, sociali ed economici, creazione di registri di patologia.

I diversi approcci metodologici vengono utilizzati per lo studio di farmaci, dispositivi biomedicali, strategie assistenziali, telecare/telemedicina e

per valutazioni di epidemiologia clinica e salute pubblica.

In CORESEARCH si integrano molteplici back ground specialistici derivanti da percorsi di studio in Medicina, Farmacia e Farmacologia, Biotec nologie, Statistica, Informatica.

La multidisciplinarietà caratterizza le attività del gruppo che si distingue per la capacità di tradurre la complessità di sofisticati approcci metodolo gico-statistici in messaggi di immediata fruibilità dal punto di vista clinico.

Le attività si articolano in tre aree principali: Servizi, Formazione, Ricerca.

I ricercatori e gli esperti di CORESEARCH sono autori di oltre 250 articoli pubblicati in riviste scientifiche internazionali indicizzate, fra le quali The Lancet, JAMA, Annals of Internal Medicine, BMJ, Archives of Internal Medicine, Diabetes Care, Diabetologia, Journal of National Cancer

Institute, Journal of Clinical Oncology.

CORESEARCH opera come Clinical Research Or ganization (CRO, DM 15/11/2011) ed è inserito nel network europeo per la ricerca non profit Ecrin/Ita-Crin.

CONTATTI

Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology s.r.l.

Codice Fiscale e Partita Iva IT02113130682

Direttore: Dott. Antonio Nicolucci

Recapiti:

Indirizzo: Via, Vecellio, 2 65124 Pescara (Pe)

Telefono: +39 085 9047114 Fax: +39 085 9047113

E-mail: core@coresearch.it

PEC: core2015@legalmail.it

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BHAVE

Bhave è la digital startup nata per portare innovazione nel settore della Salute, nei processi di decision making e nel marketing strategico, attraverso l’osservazione e l’analisi predittiva dei comportamenti delle persone, dei medici e degli stakeholder, sfruttando le incredibili potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning per integrare ed elaborare big e small data.

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ISTITUTO PIEPOLI

Istituto Piepoli è un istituto di ricerca indipen dente che opera oltre che in Italia, in tutto il mondo

Il gruppo di ricercatori dell'Istituto – che utilizza tecniche e metodologie di ricerca che si rifanno a standard internazionali – proviene dai più di versi ambiti disciplinari: economia, filosofia, informatica, ingegneria, psicologia, sociologia, lin guistica, semiotica, cultural studies, comunicazione e massmediologia, critica lette raria, scienze politiche e statistica.

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IBDO Foundation

Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation nasce come modello di moderno Think Tank sul diabete nella certezza che questa pato logia oggi debba essere affrontata attraverso un confronto continuo sulle tematiche cliniche, so ciali, economiche e politico-sanitarie.

Il confronto strutturato, l’analisi e il monitoraggio continuo dei dati permettono di valutare una va rietà di indicatori per giungere a individuare strategie a breve, medio e lungo termine in grado di determinare reali cambiamenti gestionali.

La IBDO Foundation ritiene che una roadmap per individuare le priorità di intervento sul diabete può essere tracciata solo attraverso l’analisi e l’integrazione delle quattro aree strutturali – clinica, sociale, economica e politica – su cui si basa il moderno approccio all’Healthcare Landscape

Per tali motivi, la IBDO Foundation è stata chiamata a far parte, quale membro istituzionale, di importanti gruppi internazionali che si occupano di salute pubblica, come la European Public Health Association, al pari dei Ministeri della Salute dei Paesi europei, compreso quello italiano, e di importanti enti di ricerca internazionali.

L’ambizione è rendere l’Observatory un modello di partnership intersettoriale tra Istituzioni, So cietà Scientifiche, Associazioni di Pazienti, Università e tutti gli interlocutori coinvolti nella lotta al diabete, per creare uno strumento che dia organicità e sistematicità alle numerose iniziative intraprese sul diabete Italian Barometer Diabetes Observatory Founda tion, ha l’ambizione di affrontare in modo con creto la sfida che una malattia in rapida espan sione come il diabete pone all’Italia e al mondo intero: arrestare la progressione “pandemica”

del diabete.

È il primo osservatorio sul diabete a livello mondiale che vede il coinvolgimento di Università, Istituzioni Governative e Parlamentari, Società Scientifiche e Industria.

L’obiettivo dichiarato è promuovere “un progetto unitario” che identifichi – a beneficio degli attori dello scenario “diabete” e della pubblica opinione e attraverso l’analisi dei dati e la valutazione delle attività intraprese – tutto quanto viene compiuto per meglio pianificare i futuri interventi.

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ISTITUTO PER LA COMPETITIVITA’ I-COM

L’Istituto per la competitività (I-com) è un’associazione senza finalità di lucro, fondata nel 2005 da un gruppo di giovani studiosi, professionisti e manager, per promuovere temi e analisi sulla competitività in chiave innovativa, all’interno del quadro politico-economico europeo ed interna zionale.

L’I-com intende influenzare il dibattito pubblico sul futuro del sistema Italia, sulla base di una competenza multidisciplinare, rafforzata da un comitato scientifico di alto profilo, e grazie a una varietà di strumenti di analisi e divulgazione.

In particolare, l’analisi promossa si caratterizza sotto due profili:

1) analizzare secondo un elenco certamente non esaustivo ma sufficientemente ampio il contributo marginale di rilevanti fattori di competitività alla crescita (o non-crescita) italiana

2) esaminare i singoli fattori di competitività (energia, comunicazioni, finanza, istituzioni e in novazione) in una prospettiva integrata

A questo riguardo, l’I-com si propone di combinare rigore analitico e autonomia assoluta dagli schieramenti politici con la possibilità di assumere una posizione specifica su singoli temi e di utiliz zare strumenti di divulgazione accessibili non solo agli addetti ai lavori ma più generalmente a un pubblico informato.

Per perseguire gli scopi associativi, l’I-com potrà svolgere, su sua iniziativa o su richiesta dei soci, le seguenti attività: organizzare e promuovere convegni, seminari, corsi di formazione, dibattiti ed incontri aperti al pubblico o riservati ai soci sulla competitività del sistema italiano in campo europeo e/o in ternazionale contribuire al dibattito pubblico con idee e proposte di policy, attraverso posi tion papers, proposte di legge e commenti a fatti e provvedimenti nazionali e internazionali pubblicare collane di libri e quaderni e una collana di working papers sui temi della competitività aperta a contributi esterni e vagliata

da un comitato editoriale ad hoc elaborare e pubblicare newsletter, materiale multimediale e altre pubblicazioni a circolazione interna ed anche esterna, con l’obiettivo di ac crescere la conoscenza culturale e scientifica dei propri soci sostenere la ricerca e gli studi sulla competiti vità del sistema italiano, europeo e straniero, anche attraverso il collegamento e la collabo razione con Enti universitari e altri Istituti di ricerca organizzare iniziative per la formazione e la specializzazione di tutti coloro che operano nei campi economico, politico e sociale organizzare ed eventualmente produrre inizia tive formative che sfocino in manifestazioni aperte al pubblico in collaborazione con Enti pubblici o privati, Scuole, Università, Accademie o altre realtà che si occupino di cultura ed istru zione, per lo studio e l’approfondimento della competitività del sistema italiano

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FONDAZIONE SPORTCITY E OSSERVATORIO PERMANENTE SULLO SPORT IN ITALIA

La Fondazione SportCity “Think Tank” indipendente, apartitico e no profit, nato per promuovere lo sport come volano per lo sviluppo delle città, favorendo il realizzo di politiche sociali che nello sport possano trovare il loro strumento di realizzo. Vuole inoltre sostenere la valorizzazione dei luoghi sportivi nelle città, operando anche per la riqualificazione degli spazi urbani in ottica sportiva e mettere a disposizione le proprie competenze e relazioni per favorire uno sviluppo del territorio a 360° attraverso lo sport.

Spin-of della Fondazione Sportcity, l'Osservatorio permanente sullo sport, nasce per promuovere attività di ricerca strategica e decisiva per il futuro della nostra società e dello sport.

Con questa iniziativa la rivoluzione dolce delle Sportcity sta diventando una meravigliosa realtà, con un Osservatorio che nasce come laboratorio

di idee, studi, ricerche e analisi per ottenere dei risultati importanti nel campo della promozione della pratica sportiva.

Siamo convinti che investire in studi e ricerche sia decisivo per il raggiungimento degli obiettivi, perché occorre competenza di contesto e dati strategici che consentano di studiare il presente per capire il futuro e intercettarlo per tempo.

Un Osservatorio che punta a fornire statistiche sullo sport in Italia non raccolte da un'unica indagine a sé stante, ma anche aggregando fonti provenienti da diverse raccolte di dati. Un Osservatorio permanente che vuole aggregare le forze migliori del nostro Paese, mettendo a fattore comune dati, esperienze e studi specifici che animino il dibattito sul benessere, la socialità e la cultura del movimento. Sarà una bella scommessa utile per immaginare lo sport del futuro in questo Paese.

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TO-WALK IN THE CITY LAB

TO- WALK IN THE CITY Lab, ideato e pensato per mettere insieme specialisti della salute, del movimento fisico, dell’urbanistica, dell’organizzazione cittadina e dello sport per sviluppare pro poste e suggerimenti per come muoversi nella direzione di città più attive e in salute.

TO – WALK IN THE CITY Lab è l’evoluzione di un percorso fatto in questi anni nel cuore del sistema camminare quale strumento di benessere e come laboratorio che vuole poter sostenere il lavoro degli amministratori cittadini e di chi lavora nel mondo della salute e delle attività motorie e spor tive, fornendo idee, studi e progettualità legate al sistema camminare all’interno delle città, e alla città che diviene luogo per camminare.

All’interno del Laboratorio affluiscono anche al cuni progetti portati avanti in questi anni, come i passaporti delle città per camminare e della sa lute con le loro cartine/mappe ideate quali strumenti per promuovere ancor più l’uso dei percorsi scelti e suggeriti, ma anche come strumento di

promozione e marketing territoriale per le città. L’uso della tecnologia come ulteriore elemento per avvicinare le persone alle diverse proposte, ma anche rivolta al coinvolgimento dei giovani perché sono loro gli adulti del domani che vogliamo avere in salute.

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CITTADINANZATTIVA

Cittadinanzattiva è un’organizzazione, fondata nel 1978, che promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza.

La sua missione fa riferimento all'articolo 118, ultimo comma,della Costituzione, proposto pro prio da noi e recepito nella riforma costituzionale del 2001. L’articolo 118 riconosce l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale e, sulla base del principio di sussidiarietà, prevede per le istituzioni l’obbligo di favorire i cittadini attivi.

La parola d’ordine di Cittadinanzattiva è “perché non accada ad altri”: il nostro ruolo è denunciare carenze, soprusi, inadempienze, e agire per prevenirne il ripetersi mediante il cambiamento della realtà, dei comportamenti, la promozione di nuove politiche, l’applicazione delle leggi e del diritto. Siamo convinti che “fare i cittadini sia il modo migliore di esserlo”, cioè che l’azione dei cittadini consapevoli dei propri poteri e delle proprie responsabilità sia un modo per far crescere

la nostra democrazia, tutelare i diritti e promuo vere la cura quotidiana dei beni comuni.

Gli obiettivi di Cittadinanzattiva sono:

• rafforzare il potere di intervento dei cittadini nelle politiche pubbliche, attraverso la valorizzazione delle loro competenze e del loro punto di vista;

• intervenire a difesa del cittadino , prevenendo ingiustizie e sofferenze inutili;

• attivare le coscienze e modificare i comportamenti dannosi per l’interesse generale;

• attuare i diritti riconosciuti dalle leggi e favorire il riconoscimento di nuovi diritti;

• proteggere e prendersi cura dei beni comuni;

• fornire ai cittadini strumenti per attivarsi e dialogare a un livello più consapevole con le istituzioni;

• costruire alleanze e collaborazioni indispensa bili per risolvere i conflitti e promuovere i diritti.

Cittadinanzattiva si occupa di:

• Salute, con il Tribunale per i Diritti del Malato e il Coordinamento nazionale delle Associa zioni dei Malati Cronici (CnAMC).

• Politiche dei consumatori e servizi di pubblica utilità, con i Procuratori dei cittadini.

• Giustizia, con Giustizia per i diritti.

• Scuola, con la Scuola di cittadinanza attiva.

• Cittadinanza europea, con Active Citizenship Network.

• Valutazione della qualità dei servizi dal punto di vista dei cittadini, con l’Agenzia di valuta zione civica.

• E, anche, di riforma delle istituzioni, trasparenza delle amministrazioni, lotta alla cor ruzione e agli sprechi, salute e ambiente, vivibilità e decoro urbano, cittadinanza d’impresa

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