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Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n. 102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n. 1 Vasto Tel. & Fax 0873.362742 Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia,1 Vasto - Stampa: Edizioni Il Castello - Martano Editrice (BA) www.quiquotidiano.it - mail: redazione@quiquotidiano.it

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Anno I - Numero 11 17 dicembre 2011

Il TAR boccia le norme tecniche del PRG


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Editoriale

In tempo di “guerra”... di Giuseppe Tagliente

La manovra “salva Italia” si sta rivelando piuttosto deludente e deludenti appaiono le performance dei protagonisti che si affollano sul teatrino della politica italiana. A partire dal governo, dal quale mi aspettavo scelte più coraggiose e che invece ha subito smorzato i toni e le proposte iniziali mostrandosi arrendevole alle richieste delle lobbies e delle caste (che abbiam visto proprio in queste ore non sono soltanto quelle dei politici). Da una compagine di tecnici, nata sull’onda della resa della politica e che per mancanza di ipotesi alternative può muoversi a dispetto della politica stessa, mi aspettavo decisamente di più. Lo scrivevo la settimana scorsa su queste pagine: troppa svogliatezza e timidezza mi pare di scorgere rispetto alla lotta all’evasione; alle liberalizzazioni delle attività professionali che operano in regime di monopolio; alle pensioni, alle tasse, al lavoro, al welfare, alla riduzione degli sprechi delle Istituzioni pubbliche. Non meno sconfortanti le prove offerte dai partiti che hanno dato fiducia al governo, smarcandosi dalle posizioni populiste della Lega, dell’Idv, dell’estrema sinistra e dalle sollecitazioni dei sindacati. La tentazione da me paventata che i partiti vogliano recitare, la parte del “convitato di pietra”, cioè di semplici spettatori soltanto, mi sembra si stia manifestando con assoluta chiarezza, come testimoniano le vicende delle discussioni parlamentari di questi giorni. Una tentazione che si appalesa anche nel centrodestra, che invece dovrebbe, come non mi stanco di ripetere, incalzare attivamente il Governo Monti sulla strada del rigore e del risanamento dei conti pubblici e garantirgli in Parlamento quel sostegno che la sinistra non sarà mai capace di dargli fino in fondo per mentalità e per necessità di coesione interna. Se, come hanno detto alcuni commentatori, quella che si sta combattendo, seppur con altre armi, è la terza guerra mondiale, il centro destra non abbia esitazioni ad appoggiare Monti. “Se cadendo l’euro cade l’Europa e nessuno prenda per garantiti altri 50 anni di pace in Europa”, come ha detto l’antipaticissima cancelliera tedesca, allora il PdL non si faccia alcuno scrupolo di dare una mano a chi ha oggi sulle spalle il compito di guidare il Paese. In tempo di guerra l’atteggiamento della destra è sempre stato diverso da quello neutralista o sovversivista di certa sinistra antinazionale.

Sommario “attarrato” pag. 4 “Luoghi di passaggio città di confine” pag. 7 “Non tutti i bastardi sono politici” pag. 9 “Kinshasa.Alessia Polidoro, una vastese nel Congo.” pag. 10 “Massmedia e spirale dell’odio” pag. 12

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Il TAR boccia le norme tecniche del PRG polemiche all’interno del centro-sinistra. Il PDL: “L’avevamo previsto”.

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a una parte le dichiarazioni, rassicuranti, dell’amministrazione comunale, dall’altra le critiche e i dubbi delle opposizioni. Torna in ‘auge’ la questione urbanistica in città e, in particolare, quella della variante alle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore Generale a Vasto. Al centro dell’attenzione la sentenza del Tar, ufficializzata martedì scorso, con la quale l’organo di giustizia amministrativa ha annullato l’approvazione del testo, ritenuto carente sotto l’aspetto procedurale e nella sua fase di formazione. Il Tar ha ritenuto – hanno spiegato i legali dei ricorrenti, gli avvocati Salvatore De Simone e Giuseppe Gileno - che la modifica delle norme tecniche di attuazione, con una riduzione generalizzata degli standard edilizi, ed altresì con l’introduzione della necessità in alcune zone di strumenti attuativi, comporta palesemente un riassetto generale della pianificazione comunale, per cui è necessario il vaglio dell’impatto ambientale e la verifica della conformità ai piani sovraordinati. In altri termini, la variante al piano regolatore generale era assoggettata alla cosiddetta Vas (valutazione ambientale strategica). “Il Tar – sottolineano - ha definito la portata della propria pronuncia giurisdizionale stabilendo che il Comune, in ordine all’intera variante, dovrà sottoporla alla valutazione ambientale e di conformità alla pianificazione superiore, ed eventualmente riesaminarla entro un tempo massimo di otto mesi dalla comunicazione della sentenza, trascorso il quale la variante stessa perderà efficacia in toto, con reviviscenza della precedente normativa”. Da Palazzo di Città il commento

ufficiale tende a ridimensionare la portata dell’avvenimento. In un comunicato emesso a caldo si afferma che “le pronunce in esame, hanno investito non già l’impianto normativo in oggetto, bensì la delibera di approvazione del 16.11.2010”. Il Tar, secondo il sindaco, nel rilevare la mancanza della Vas ha imposto al Comune di adeguarsi entro un termine di otto mesi dalla comunicazione della sentenza continuando ad usufruire tuttavia delle norme di salvaguardia. In sostanza,le nuove Nta di Prg continuano ad avere efficacia, seppur come normativa di salvaguardia, sino alla predisposizione ed approvazione della Valutazione Ambientale Strategica che il Comune dovrà completare. Nulla cambia, quindi, in ordine ai titoli edilizi rilasciati ed a quelli in fase di istruttoria”. Critico invece il giudizio delle forze di minoranza. Il gruppo consiliare del Pdl, rilevando che le questioni emerse adesso erano state sottolineate addirittura nella fase di discussione ed approvazione della variante, parla di un sindaco “amministrativamente incapace” e dell’ennesima “figuraccia” rimediata dal centrosinistra in quello che è sempre stato il suo principale ‘cavallo di battaglia’, ovvero la questione urbanistica ed il Piano Regolatore. Per i consiglieri del centrodestra l’operato del centrosinistra si sostanzia in una variante di fatto al Prg, ma senza le dovute procedure, ‘mascherata’ con la semplice variazione delle norme tecniche. Per questi motivi chiedono una riunione urgente della Commissione Assetto del Territorio ed una riunione del Consiglio comunale al fine di verificare la portata della sentenza del Tar. Al di là dello scontro Sini-

stra/Destra, la sentenza ha suscitato un terremoto all’interno della stessa coalizione di centrosinistra, a giudicare dal pesante commento di Corrado Sabatini (Idv), al quale ha fatto subito riscontro una sferzante risposta dell’assessora Anna Suriani. Pagina ancora tutta da scrivere, insomma, quella su Prg e urbanistica a Vasto. Ed a più di 5 anni dall’insediamento della prima amministrazione guidata dal sindaco Luciano Lapenna si è ancora nella fase dei dubbi, delle incertezze e delle polemiche. Ed intanto Vasto è allo sbando.

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La sentenza. Annullate in toto le NTA. Il Comune ha adesso 8 mesi per riparare agli errori Contro le norme tecniche d’attuazione del Prg, approvate con un furore che non sarebbe improprio definire uterino dall’Amministrazione Lapenna, sono stati presentati diversi ricorsI al Tar sin dall’adozione. A seguito della delibera conclusiva dell’iter approvativo del novembre del 2010, una decina di cittadini si sono rivolti ancora all’organo giurisdizionale amministrativo impegnando gli avvocati De Simone e Gileno, De Carolis e Cirulli, convinti che l’atto fosse illegittimo per mancanza di elementi essenziali ed in particolare della Valutazione Ambientale Strategica (Vas). Con sentenza depositata in segreteria il 13/12/2011, il Collegio del Tar (Umberto Zuballi, presidente estensore, Michele Eliantonio, Dino Nazzaro) ha dato torto al Comune di Vasto per le ragioni seguenti che si riportano nelle parti essenziali […] La questione fondamentale e dirimente del ricorso riguarda la necessità o meno per il comune di sottoporre le modifiche delle norme tecniche di attuazione sia alla valutazione d’impatto ambientale, prevista in via generale dalla normativa europea e nazionale di recepimento, sia al vaglio delle autorità provinciali e regionali per verificarne la conformità al piano provinciale e al piano regionale, soprattutto dal punto di vista ambientale. Come noto, la valutazione ambientale strategica (VAS) è stata introdotta dalla direttiva comunitaria 42 del 2001 all’art. 2, recepita dal decreto legislativo 152 del 2006, all’art. 5 e seguenti. La norma è entrata in vigore il 31 luglio del 2007, laddove l’adozione della variante risale al 23 ottobre 2007 e la sua approvazione al 16 novembre del 2010. Sulla base di tale normativa sono assoggettati alla procedura di valutazione ambientale tutti gli atti e provvedimenti di pianificazione e programmazione comunque denominati, oltre che le loro modifiche. La VAS deve avvenire nella fase procedimentale preparatoria, dopo l’adozione e prima dell’approvazione definitiva dello strumento pianificatorio. Invero, nella procedura prevista dall’articolo 5 del citato decreto legislativo 152, si possono distinguere due fasi: la prima riguarda la valutazione della stessa necessità di assoggettamento alla valutazione ambientale mentre la seconda riguarda la valutazione vera e propria, che richiede ovviamente un’adeguata istruttoria e una specifica valutazione e conseguente decisione endoprocedimentale. La normativa risulta applicabile a tutti gli strumenti urbanistici, con la sola implicita eccezione di quelli che per la loro limitata portata e per il ridotto contenuto non interessano in alcun modo l’ambiente. Si tratta di un’eccezione che peraltro deve risultare dalla motivazione dell’atto di programmazione e comunque riguarda ipotesi del tutto limitate, ed esula comunque dalla variante generale al PRG in esame. Sostiene sul punto il resistente comune come, trattandosi di modifiche alle sole norme tecniche di attuazione, e non alla cartografia e alla pianificazione territoriale vera e propria, nonché di modifiche tendenti a ridurre l’edificabilità dell’intero territorio comunale, non sarebbe dal punto di vista sostanziale necessaria alcuna valutazione né di impatto ambientale né di conformità ai piani sovraordinati. Questo collegio non condivide tale impostazione comunale. Va innanzitutto osservato come il comune non contesti affatto l’esistenza di una normativa europea e nazionale che obbliga di sottoporre la pianificazione comunale alla valutazione di impatto ambientale, ma ne contesta l’applicabilità in relazione ai contenuti stessi della pianificazione urbanistica nel caso in discussione, cioè una modifica alle sole norme tecniche di attuazione e non già alla cartografia e zo-

nizzazione, modifica tendente tra l’altro a ridurre gli indici e non ad aumentarli. Si tratta di un ragionamento dal punto di vista logico non accettabile, in quanto parte da una valutazione per negare la necessità della stessa valutazione, in sostanza negando una premessa sulla base di una conseguenza. In altri termini, il comune deduce dal contenuto delle nuove norme tecniche di attuazione la non necessità di sottoporle a una previa valutazione ambientale, mentre è proprio l’esito di tale valutazione a eventualmente considerarne nullo l’impatto ambientale. Si dà quindi per scontato quanto dovrebbe in ipotesi risultare solo all’esito proprio della valutazione di impatto ambientale. Il ragionamento vale inoltre anche per la conformità delle norme tecniche attuazione, che nel caso non riguardano solo una parte del comune ma l’intero territorio, rispetto alla pianificazione sovraordinata regionale in particolare in materia ambientale. Inoltre, nel caso la modifica delle norme tecniche di attuazione, con una riduzione generalizzata degli standard edilizi, ma altresì con l’introduzione della necessità in alcune zone di strumenti attuativi, comporta palesemente un riassetto generale della pianificazione comunale, per cui è necessario comunque vagliarne l’impatto ambientale e verificarne la conformità con i piani sovraordinati. Invero, la cartografia e la pianificazione generale risulta quella relativa al piano regolatore del 2001, quando non solo la normativa era diversa ma mancavano altresì gli strumenti pianificatori di livello superiore. Una modifica quindi che risulta comunque incisiva sull’intero territorio comunale, per sua stessa natura va sottoposta sia alla valutazione d’impatto ambientale sia alla verifica di conformità e congruità con gli strumenti pianificatori sovraordinati. Un semplice raffronto tra la vecchia e nuova normativa del piano conferma che la variante ha comportato una sostanziale e incisiva modifica di standard, parametri, quantità e qualità degli interventi ammissibili; infatti, l’introduzione di nuovi strumenti attuativi ha di fatto comportato un ridimensionamento degli standard edilizi e urbanistici e un’alterazione dell’edificabilità. La stessa relazione di accompagnamento alla variante conferma tale assunto. Inoltre, la relazione della SUP della provincia di Chieti in atti, cioè di un ente pubblico, sostiene coerentemente che la proposta di piano, pur apparentemente di livello normativo, incide in modo strutturale sul sistema delle trasformazioni territoriali. Su tale questione va poi aggiunto come l’impatto della variante avrebbe richiesto una ben più approfondita indagine conoscitiva, e in ogni caso non si poteva pretermettere né la verifica di conformità con i piani di livello sovraordinato né la verifica di tipo ambientale espressamente prevista dalla normativa citata […] Inoltre, in Comune di Vasto vi sono siti d’interesse comunitario; l’incidenza ambientale di un intervento pianificatorio su un sito d’interesse comunitario ingenera il rischio di compromissione degli obiettivi di integrale conservazione del sito stesso, anche se si tratta di rischio allo stato solo probabile, con conseguente necessità di sottoporre a valutazione d’incidenza qualsiasi piano anche non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito d’interesse comunitario, ma che possa avere incidenze significative sullo stesso, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso (T.A.R. Umbria Perugia, sez. I, 14 giugno 2011, n. 171). La verifica di impatto ambientale non sarebbe necessaria unicamente nell’ipotesi, nel caso non ricorrente,

di modifiche marginali ovvero che riguardino solo una limitata porzione del territorio, ma non già qualora l’incidenza delle variazioni delle norme tecniche attuazione sia tale da ripercuotersi sull’intero ambito comunale. Del resto, la citata normativa europea e nazionale di recepimento non contiene esplicite eccezioni alla sua applicabilità, che quindi risulta cogente in via ordinaria [...] - Va ora esaminata la questione degli effetti della presente sentenza di accoglimento, anche alla luce della richiesta espressamente formulata dalla parte resistente nella memoria datata 13 ottobre 2011, nonché della recente pronuncia del Consiglio di Stato, sezione VI, 10 maggio 2011, n. 2755 […] La sentenza citata, condivisa da questo collegio, consente al giudice di limitare gli effetti della propria pronuncia, sia in materia di annullamento e di effetto conformativo, sia stabilendo quali debbano essere in concreto i poteri dell’amministrazione per eseguire la sentenza stessa. Come noto, di regola, in base ai principi fondanti la giustizia amministrativa, l’accoglimento dell’azione di annullamento comporta l’annullamento con effetti ex tunc del provvedimento risultato illegittimo, con salvezza degli ulteriori provvedimenti dell’autorità amministrativa, che può anche retroattivamente disporre con un atto avente effetti “ora per allora ”. Tale regola fondamentale è stata affermata come ineluttabile corollario del principio di effettività della tutela, poiché la misura tipica dello Stato di diritto non può che essere quella della eliminazione integrale degli effetti dell’atto lesivo per il ricorrente, risultato difforme dal principio di legalità. Tuttavia, quando la sua applicazione risulterebbe incongrua e manifestamente ingiusta, ovvero in contrasto col principio di effettività della tutela giurisdizionale, la regola dell’annullamento con effetti ex tunc dell’atto impugnato, a seconda delle circostanze, deve trovare una deroga, o con la limitazione parziale della retroattività degli effetti […], o con la loro decorrenza ex nunc ovvero escludendo del tutto gli effetti dell’annullamento e disponendo esclusivamente gli effetti conformativi. Da un lato, la normativa sostanziale e quella processuale non dispongono l’inevitabilità della retroattività degli effetti dell’annullamento di un atto in sede amministrativa o giurisdizionale […] D’altro lato, dagli articoli 121 e 122 del Codice emerge che la rilevata fondatezza di un ricorso d’annullamento può comportare l’esercizio di un potere valutativo del giudice, sulla determinazione dei concreti effetti della propria pronuncia […] 6. Venendo al caso in esame questo giudice: […] annulla in toto dette norme tecniche di attuazione a partire dal momento - successivo all’adozione, la quale conserva quindi il suo valore anche in salvaguardia - in cui è mancata la sottoposizione alla valutazione ambientale strategica e alla verifica di conformità alla pianificazione sovraordinata, come visto necessarie nel caso; il Comune in relazione all’intera variante in questione (a parte le parti annullate già dall’adozione) dovrà sottoporla alla valutazione ambientale e di conformità alla pianificazione superiore, eventualmente riesaminarla in toto nella sua discrezionalità, usufruendo delle norme di salvaguardia entro un tempo massimo di mesi otto dalla notificazione o comunicazione della presente sentenza, trascorso il quale la variante stessa perderà efficacia in toto con riviviscenza della precedente normativa e obbligo di rideterminarsi.


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San Salvo

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San Salvo: sui convegno tratturi

Luoghi di passaggio città di confine

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artedì 20 dicembre alle ore 18 presso “La porta della Terra”, si terrà un convegno dal titolo “Luoghi di passaggio città di confine. L’importanza delle vie di comunicazione nello sviluppo di un territorio. Dai tratturi alle nuove arterie di collegamento”, organizzato dallo studio tecnico Newark engineering. Prendendo spunto dalla presentazione della mostra allestita lo scorso anno in occasione della biennale di architettura svoltasi a Pescara presso l’ex Aurum, in collaborazione con lo studio Cesat del professor Beniamino Di Rico, la Newark Engineering, analizzerà da un punto di vista storico ed economico l’esperienza dei tratturi, e dal loro esempio si tenterà di compiere un’analisi sulle attuali vie di comunicazione presenti sul nostro territorio, volano necessario per un ulteriore sviluppo del suo bacino economico e sociale. I relatori saranno: l’architetto Agostino Monteferrante dello studio Newark, il professor Beniamino Di Rico profes-

sore del corso di Urbanistica e Pianificazione del territorio della facoltà di architettura di Pescara dello studio Cesat, ed il professor Sandro Colagrande docente del corso di Strade e Ferrovie ed Aeroporti della facoltà di Ingegneria dell’Aquila. La presenza dei tratturi sui territori da essi attraversati determinarono la costruzione di opifici, chiese, taverne e fiorenti centri abitati. Assi viari fondamentali, che determinarono lo sviluppo di un territorio che si estendeva dall’Aquila fino a Taranto. Da alcuni documenti apprendiamo che i tratturi vennero segnati da antiche genti seguendo il proprio istinto, il moto delle stelle, i corsi dei fiumi ed i colori dell’orizzonte, nel rispetto della natura umana e delle cose. Sarà in futuro sempre più necessario prendere spunto, dunque, dal nostro passato, affinché la storia e le tracce dei nostri predecessori non rimangano solo sui libri, ma siano un tesoro da sfruttare e riutilizzare. Antonia Schiavarelli

Elezioni. Il duello inizia a…cena Il duello politico che vede contrapposti Arnaldo Mariotti e Gabriele Marchese avrà anche colori e sapori…culinari. Infatti i due iniziano le rispettive campagne elettorali con due cene. La prima di venerdì 16 dicembre è organizzata dal Partito democratico (di cui Mariotti è sindaco designato). La seconda di lunedì 19 è organizzata da San Salvo democratica (di cui Marchese è leader). Diversi (ovviamente) i ristoranti. Il Pd ha scelto il vecchio hotel Gabry, mentre Ssd il Vecchio Casale. Forse queste scelte sono casuali e non attengono ai messaggi comunicativi che le due liste elettorali vogliono trasmettere. Di certo, però, non sembrano casuali le cinque righe con cui Ssd ha dato in rete pubblicità all’evento, indicando oltre che la data, l’ora, il luogo, l’oggetto, il numero per le prenotazioni anche (e soprattutto) il costo: venti euro. Non è casuale, perché i militanti già sottolineano quest’ennesima differenza…pecuniaria. Da una parte si paga. E dall’altra no. C’è chi ci vede, in que-

sto, una scelta politica, quasi a sottolineare che da una parte ci sarebbe l’anima popolare della sinistra e dall’altra area più benestante. Come se anche nelle scelte più banali (le cene) si dovessero ravvisare le due famose concezioni della politica, che Marchese dice essere alla base della divisione di questa campagna elettorale. La quale molto probabilmente sarà incentrata proprio su questo inedito duello, se arriveranno le famose rivelazioni sull’altrettanto famosa caduta dell’ultima Amministrazione comunale, che stanno diventando l’Araba Fenice: “che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”. Di certo fino ad ora Mariotti ha mantenuto un fair play anglosassone e non ha mai accusato (almeno in pubblico) il suo rivale. Mentre Marchese ha nominato l’onorevole una sola volta (nel comizio post caduta) e solo per dirgli che lo aveva avvisato del rimpasto del 14 luglio 2009. Nonostante questi reciproci silenzi, la divisione a sinistra è profonda, personale e (forse) an-

che culturale. Cosa non scontata (stante la comune formazione centralistica). Ed è una divisione anche destabilizzante per il nucleo storico post comunista, che ovviamente sarà oggetto di lusinghe dall’una e dall’altra parte. Già dai presenti alle cene (che ovviamente saranno eventi privati e non ripresi dalle telecamere) si potrà capire verso chi si orienteranno i compagni. Chi sa come sarà il menù? Dubitiamo che da una parte si mangerà caviale e dall’altra le salsicce. Almeno le abitudine alimentari (diversamente da quelle politiche) dovrebbero continuare nel vecchio solco dell’alimentazione di massa, quella delle archiviate feste dell’Unità. Concludendo, quindi, possiamo dire che alle due cene sono stati invitati elettori della stessa area politica, ma che i commensali saranno diversi…tranne uno: l’assaggiatore, che sia Mariotti che Marchese avranno in comune. Se lo contenderanno pure come elettore? Orazio Di Stefano

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dibattito

Non tutti i bastardi sono politici Cos’è la casa per un uomo? Ce lo dice J. R. Kipling. Dio – scrive - ha dato all’uomo tutta la terra perchè la amasse ma perchè ha un cuore che è piccolo, gli ha dato un piccolo luogo dove, sopra ogni cosa, potesse essere amato. Questo piccolo luogo di reciproco scambio d’amore è la famiglia e insieme la casa in cui si realizza l’esercizio di un piccolo “jus” privato e naturale, prezioso e inviolabile. È evidente che certe ideologie, fatte proprie per interesse tutto venale seppur detto ‘salvifico’ anche dagli eredi dei “mercanti del tempio”, abbiano ancora interpreti convinti di poter violare questo naturale diritto dell’essere umano. Voler colpire – perchè di questo si tratta – chi si è “fatta” una casa (...da sé, senza provvidenze dello Stato!) è, per tanto, una sorta di sacrilego atto sociale. Da “bastardi”, appunto. Persino fuori della stessa legge economica e consociante per la quale i Servizi, aggiunti al bene casa da parte di un Ente pubblico, devono necessariamente essere ‘spesati’ sulla base di quanto ciascuno, individuo o nucleo famigliare, ha di suo in entrate finanziarie da lavo-

ro o reddito da proprietà. Leggi diverse, che muovono da esigenze spurie che nulla hanno a che fare con tale razionale logica, muovono dalla convinzione, magari inconscia, derivata da epoche in cui si riteneva la gente classificabile, in modo antico e poi grezzo, in “proletariato” e “possidenti”. Una conseguente lotta, fra miseri e benestanti, è giunta a un approdo inaspettato: la conquista dei beni essenziali alla vita, fra cui il darsi un privato luogo d’amore (la casa), diventa, anche per chi si solleva dalla miseria di avere soltanto “prole”, una condizione da demonizzare o su cui ‘profittare’, a prescindere dalla reale “capacità contributiva”. Come da titolo, a far torto alla gente oggi non sono soltanto “i politici” ma anche quelli che normalmente usano bacchettare intellettualmente chi ha in mano le leve del potere. In quest’ultimo atto della vita pubblica italiana, poi, i professori (con benestare dei politici, a suo tempo derisi e bistrattati) hanno ritenuto di dare “la lezione” anche a noi popolo. Bene ci sta? G. F. Pollutri

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m’aricorde Dal volume:

“Antichi mestieri in Abruzzo e Molise” di Michele Calvano

La manifestazione delle donne e la consegna del Nobel le donne impegnate nella manifestazione importante nè la Litizzetto in televisione. Dunque, se negli uomini, cronisti, giornalisti, direttori di Tg eccetera hanno dimostrato poca cultura, va anche detto che le nostre donne hanno dimostrato mancanza di sensibilità politica e “di categoria”. Sono convinto che se il Premio avesse avuto come destinatari tre uomini, magari europei, ne avrebbero fatto subito una trasmissione a “L’Infedele “o “Porta a Porta”. La Quota Rosa sarà pure un diritto, ma implica responsabilità, care lettrici. Gianfranco Bonacci Nota Bene: l’attuale Direttore Generale della Rai e’ la Signora Lei.

aperto anche a apranzo

Domenica 11 dicembre, Piazza del Popolo a Roma, seconda grande manifestazione delle donne, dopo quella dello scorso marzo.Nella stessa giornata Luciana Litizzetto commentava il pianto della nostra Ministra con parole, giustamente, benevoli. Nella stessa giornata a Oslo veniva consegnato il Nobel della Pace, per la prima volta nella storia, a tre donne: due Liberiane, la prima è l’attuale Presidente della Liberia Mrs Johnson Serleaf, la seconda, Miss Leymah Gbowee, pacifista, mentre la terza è un’attivista dello Yemen, Miss Tawakkul Karman. Non un commento, non una notizia in Italia per questo evento che ha emozionato il mondo intero. Nessun telegiornale ne ha parlato nè

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Kinshasa.Alessia Polidoro, una vastese nel Congo. K

inshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, oltre sette milioni di abitanti. Lontano dai rumori e dalle luci del centro, i quartieri poveri mostrano tutto il loro squallore. Sporcizia, povertà e criminalità sono il pane quotidiano degli abitanti dei quartieri della metropoli africana. Il fenomeno dei “bambini di strada”, aggiunge un tono ancora più scuro, al quadro dei sobborghi di Kinshasa. Si tratta di minori che vanno in cerca di elemosine, raccattano cibo come possono e molto spesso sono figli di adolescenti, giovanissime ragazze madri, costrette a prostituirsi. In questo mondo, a noi sconosciuto, penetra talvolta un raggio di luce, quello della carità e della solidarietà. Questa volta a tendere la mano alle ragazze madri di Kinshasa e ai loro bambini, vi è un’associazione umanitaria internazionale ‘War Child’. Ciò che sorprende di più, è scoprire che un contributo a questa causa giunge anche da Vasto. Nella capitale africana, infatti, incontriamo la nostra giovane concittadina Alessia Polidoro, program manager del programma War Child per Kinshasa che ci spiega in cosa consiste la loro attività. A Kinshasa, circa ventimila bambini vivono in strada, privi di ogni bene di conforto, esposti a tutti i pericoli; il programma da lei diretto ha come obiettivo quello di offrire un’opportunità di riscatto a questi bambini. A tal fine dispongono di un centro, dedicato all’assistenza di ragazze fino

Il Centro accoglienza di War Child International

ai 18 anni, situato proprio in uno dei bassifondi della città, il quartiere di Tshangu. Qui un’equipe composta da tre infermieri, sei assistenti sociali ed alcuni insegnanti, accoglie le ragazze “di strada” fornendogli cibi

caldi, abiti puliti, un posto letto ed una prima, seppur minima, assistenza sanitaria. In seguito ci si preoccupa di rimetterle in contatto con i loro parenti, poiché spesso si tratta di ragazze che sono state rapite. Le ospiti del centro

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operano in sintonia, pur essendo autonomi e finanziariamente indipendenti l’uno dall’altro. Nigel Wilson, chief executive dell’ufficio che ha sede a Kentish Town (UK), afferma che il 77% delle donazioni ricevute vengono spese direttamente a favore dei bambini, seguiti nei vari programmi. Per questo Natale, periodo in cui tutti ci sentiamo un po’ più disponibili nei confronti del prossimo, perché non pensare di lasciare un piccolo dono anche sotto l’albero di War Child, in favore di quei fratelli meno fortunati a cui Alessia, a Kinshasa, stringe la mano anche per noi? Alfonso Di Sanza

Tanti auguri dalla Caritas

possono anche frequentare una scuola, ricevere una formazione professionale o vedersi assicurare il ricovero in ospedale, quando necessario. Le spese sono totalmente a carico di War Child. Il centro si avvale dell’aiuto di un’ambulanza che sei giorni a settimana, ogni notte, percorre le vie di Tshangu soccorrendo le ragazze in difficoltà. In nove mesi di attività il centro ha ospitato oltre 150 ragazze di cui molte sono state riunite alle famiglie d’origine, alcune hanno avuto assicurata l’assistenza sanitaria mediante ricovero in ospedale, altre frequentano regolarmente la scuola o corsi professionali. Un caso emblematico è quello di Landu, alla quale War Child, dopo averla aiutata a rintracciare la madre, ha fornito un contributo di 200 dollari, creandogli un’op-

portunità di lavoro consistente nell’apertura di una piccola attività per la vendita di fufu (farina di mais). L’obiettivo del centro d’accoglienza di Kinshasa è riuscire a ospitare almeno 100 di queste ragazze nei prossimi tre anni. Il progetto che Alessia Polidoro dirige rientra in un quadro più ampio di aiuti a bambini ed adolescenti che vivono, sulla loro pelle, le conseguenze di conflitti armati. War Child International, infatti, realizza progetti simili a quelli di Kinshasa anche in Afghanistan, Burundi, Cecenia, Colombia, Etiopia, Iraq, Israele, Kosovo, Libano, Liberia, Sierra Leone, Sri Lanka, Sudan, Uganda, Cisgiordania e Gaza. Al vertice di quest’organizzazione umanitaria ci sono tre uffici (con sede rispettivamente in Olanda, Nord America e Regno Unito) che

Carissimi amici e benefattori, nell’avvicinarsi del Santo Natale e dell’anno nuovo vi giunga il mio augurio più sincero. Voglia il Signore donarvi tutto ciò che il vostro cuore desidera. Il mio grazie riconoscente per tutto l’aiuto che durante quest’anno mi avete donato per i nostri ospiti. Con i mutamenti della nostra società e la recente crisi economica le necessità delle persone sono diventate sempre più diverse e la Mensa Caritas non si è tirata indietro nella sua missione di aiuto e sostegno nei confronti dei nostri ospiti. Gli ospiti e le famiglie sono sempre più numerosi. Sperando che la vostra generosità ci accompagni ancora nella nostra missione. Rinnovo ancora il mio augurio a voi e alle vostre famiglie. Il signore vi benedica. Con riconoscenza. In Cristo Suor Gianna Rosa


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Massmedia e spirale dell'odio

Dopo la tragedia dei senegalesi uccisi a Firenze e il tentativo di chiudere Casa Pound Franco Cardini

Ho buoni rapporti con al redazione fiorentina de “La Repubblica”: sono sempre molto gentili, m'intervistano spesso. E' vero che nemo propheta in patria, ma in fondo l’aver scritto,parlato e insegnato per lunghi decenni nella mia città ha pur voluto dir qualcosa. Ma lassù, nei quartieri alti della Direzione Megagalattica del Quotidiano dei Cittadini Laici, Democratici & Intelligenti, ci dev’essere qualcuno che non mi ama. E’ vero: anche da lì, talvolta, partono al mio indirizzo segnali benevoli; qualche amico ce l’ho. Ma in genere non si sprecano. Di recente, la Laterza ha pubblicato un mio libro di quasi ottocento pagine, Il Turco a Vienna, dedicato all’assedio ottomano del 1683 alla capitale del Sacro Romano Impero e che mi è costato almeno cinque anni di duro lavoro e di ricerche in mezza Europa, quasi tutte pagate di tasca mia. Sembra che le vendite vadano bene , e molti giornali ne

hanno parlato come di un evento culturale importante. Non sta a me decidere. Ora, l’Editore mi avverte che giorni fa “La Repubblica” - che spesso regala paginoni a illustri carneadi – mi ha dedicato una scarna, svogliata nota. Bontà sua. Invece, di molto minor distrazione il medesimo quotidiano mi fa oggetto quando si tratta di aspetti problematici se non imbarazzanti del mio curriculum. Ogni volta che ad esempio si parla di neofascismo, specie in contesti delicati se non atroci quali i commenti al tragico fatto di sangue fiorentino del 13 dicembre scorso, ecco rispuntare il nome di tal Franco Cardini che negli Anni Sessanta, poco più che ventenne, militava nell’organizzazione “Giovane Europa”, bollata (e non stiamo qui a discutere se e fino a che punto con ragione) come “neonazista”. Proprio il 15 dicembre, due giorni dopo l’uccisione di due senegalesi da parte di un cinquantenne pistoiese che non è forse imprudente definire squilibrato, Gianluca Casseri, ecco che il quotidiano romano delle Persone Intelligenti dedica un intero paginone (p.21) all’ “Allarme razzismo”: e, in un articolo a firma Carlo Bonini dal titolo Neofascisti, traccia anche graficamente l’albero genealogico dei gruppi estremisti. E lì mi ritrovo insieme con l’odierno esponente leghista Mario Borghezio citato quale radice, in quanto affiliato tra 1956 e 1975 (in realtà la mia esperienza riguardò il periodo 19651969) a “Giovane Europa”, della malapianta dalla quale sarebbero usciti i gruppi animati da (orrore!) Franco Freda) e cui s’ispirerebbe oggi (raccapriccio!) “Casa Pound”. Insomma, un filo nero legherebbe uno studioso settantunenne noto, tra l’altro, per le sue posizioni sovente rilevate (anche da “La Repubblica”) come “filomusulmane” a un cinquantenne asceso al disonore della cronaca per aver sparato all’impazzata su un mucchio di

extracomunitari. E tutto ciò naturalmente, come se nulla fosse, senza un rigo di commento e di precisazione. Ovviamente, non solo non ho nulla di cui vergognarmi e da rinnegare a proposito di quella mia giovanile militanza: anzi, al contrario, me ne vanto come di una cosa generosa, coraggiosa, disinteressata e pulita, che proprio in quanto emarginata minoritaria e calunniata si rivelò per me una grande scuola di coraggio civico e di tolleranza (perché una persona onesta, perseguitata a torto, impara a sue spese e sulla sua pelle quanto sia prezioso il non perseguitare mai nessuno). Le mie riflessioni su quell’esperienza sono contenute in due libro, L’intellettuale disorganico (Aragno) e Scheletri nell’armadio (La Roccia di Erec). In questo paese di gente che quando si tratta di se stessa ha la memoria corta, io ne ho una da elefante: e ne vado fiero. Soltanto, esigo che quando si ricorda si richiami correttamente il passato e lo si valuti per quel che obiettivamente significa, non per quel che fa comodo. Mi ha invece impressionato molto sfavorevolmente il fatto che, in reazione alla tragica giornata fiorentina, da più parti – e specie nel campo di quella sinistra che ormai sembra da mesi allo sbando, e che recentissimamente altro non ha saputo se non associarsi piuttosto acriticamente alle lodi rivolte al governo dei finanzieri ispirato dalla Goldman Sachs – ci si stia attaccando alla solita scappatoia retorica e soprattutto strumentale, la denunzia del neofascismo (e del fascismo tout court) come radice di tutti i nostri mali. Che l’attuale situazione possa dar la stura a ogni sorta di follìa e che casi del genere – e penso anche all’aggressione al campo rom di Torino – possano moltiplicarsi nella misura in cui si aggravano preoccupazioni e tensioni diffuse, è un fatto. E’


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forse stata una crisi di contingente disperazione colelgata anche a motivi socioeconomici che può aver armato la mano di Casseri. Il nesso esiste, o è almeno probabile. Ma come sarebbe corretto reagirvi, e ocme vi si sta reagendo? Da parecchi mesi, ormai, i massmedia italiani sembravano orfani della loro eterna madre ed ispiratrice, la Resistenza. Niente paura: ci stiamo tornando, come sempre nei momenti di crisi, quando ci sia necessità di sbattere un mostro in prima pagina per far dimenticare le cose serie. Un mostro comodo, sempre pronto, a portata di mano, che finisce col non disturbare nessuno tra quelli che contano e che non desiderano essere disturbati. Specie se hanno delle responsabilità affettive in quanto ci sta capitando. Ecco perché una giornalista di grande professionalità come Lucia Annunziata, intervistando in TV il presidente delle Case Pound d’Italia Gianluca Iannone, non perde nemmeno un minuto per esaminare un fenomeno pur degno d’interesse, quello dei “Centri Sociali di Destra”, per cercar di comprenderne sul serio l’anima interna, ma si dà senza esitare alla demonizzazione indiscriminata sulla base di un falso sillogismo: dal momento che Gianluca Casseri, l’assassino di Firenze, frequentava una Casa Pound, se ne deduce che quell’ambiente sia un covo di potenziali delinquenti che si abbeverano esclusivamente ad aberranti tesi razziste. Con una logica del genere, tutte le chiese cattoliche dovrebbero esser chiuse come centri di violenza sessuale in quanto in alcuni ambienti del genere si sono perpetrati casi di pedofilia e tutti i partiti politici sciolti come associazione a delinquere vista la frequenza con la quale al loro interno si verificano episodi di corruzione, concussione, peculato e via dicendo. Ma la logica saggiamente distinzionista, che vige in tutti gli altri casi, non vale per i “neofascisti” che, come le sospette streghe della Salem seicentesca o dell’America di McCarthy, sono colpevoli per definizione e in quanto marginali non sono mai in condizione di difendersi. E’ chiaro che, se Gianluca Casseri frequentava Casa Pound, su quest’ultima e su tutti i suoi veri o supposti predecessori ricade la responsabilità ultima, o almeno la complicità morale, del duplice delitto fiorentino. Un capro espiatorio ideale, che contribuisce a sviar l’attenzione della gente e a liberarla dalla spiacevole memoria sia dal tristissimo passato recente (dalle guerre neocoloniste dell’ultimo ventennio al ridicolo malcostume dell’era berlusconiana), sia da un presente fatto di crisi e di sacrifici dall’incerto esito. Le cose vanno male? La colpa, in fondo, è sempre del diavolo, cioè del fascismo. E rispunta la panacea democratica universale, la Resistenza. Il bello è che da questo quadro finisce con lo scom-

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parire perfino il triste protagonista immediato,lo sciagurato omicida-suicida. Poco e distrattamente si è indagato anche su di lui: qualche nota di colore, come i cimeli fascisti che teneva in casa. Poco è trapelato della sua personalità, oscura e contorta forse, ma di non trascurabile spessore. Nel 2010 Gianluca Casseri aveva pubblicato insieme con Enrico Rulli (un altro “battitore intellettuale libero”, impiegato delle ferrovie e simpatizzante di sinistra) un romanzo di tipo fantaesoterico edito dal vicentino Punto d’Incontro, La chiave del Caos, ambientato nella “Praga magica” dell’imperatore Rodolfo II, pieno di straordinarie e inquietanti somiglianze con Il cimitero di Praga di Umberto Eco, edito dalla Bompiani proprio nello stesso anno; mentre nell’ottobre successivo usciva a Parigi Le Kabbaliste de Prague di Marek Halter, di tema affine. Una stranissima coincidenza, sulla quale sarebbe interessante se lo stesso Eco potesse dire una parola. Ma a proposito di un altro tema echiano, nucleo appunto dell’ultimo romanzo del semiologo alessandrino, cioè la genesi dei celebri “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, Gianluca Casseri scrisse e nel novembre 2010 pubblicò e diffuse in proprio, sul suo sito chiave_caos@libero. it un interessante saggio dal titolo I Protocolli del Savio di Alessandria. La lettura di questi scritti, alla luce del folle gesto del 13 dicembre scorso, proietta sulla personalità dello sfortunato, sciagurato Gianluca Casseri una luce livida, di erudizione fumosa e disordinata eppure intensa: una personalità controversa, turbata, infelice. Da questo intellettualismo frustrato – nulla, nella società dell’immagine e del successo, è meno tollerabile del non sentirsi notati e riconosciuti - possono esser nati e cresciuti la forsennata mania razzista degli ultimi tempi e il cupo desiderio di vendicarsi di una società distratta e ingrata ripetendo il gesto di Erostrato,l’incendio del tempio di Artemide in Efeso perpetrato affinché la gente parli, sappia, riconosca. L’inferno della perpetua damnatio memoriae preferibile alla morte lenta e silenziosa dell’anonimato. Una tragedia nella tragedia, che purtroppo non restituisce le vite innocenti dei senegalesi uccisi, che non reca sollievo alle loro famiglie, ma che a sua volta è suscettibile di un pensiero meno convenzionale, meno distrattamente condannatorio. La riduzione di tutto alla rinnovata condanna della “follìa fascista”, per giunta comodo passepartout per sottrarsi ad analisi più impegnative, capro espiatorio per tutte le stagioni, exutoire chiamato frettolosamente in causa per cavalcare strumentalmente la contingenza e magari distrarre l’attenzione dalla ricerca dei responsabili principali della crisi nella quale attualmente l’Europa e il mondo si dibattono, è intollerabile.

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17 dicembre 2011

Questione meridionale Il nuovo album di Eugenio Bennato Segue a distanza di un mese dall’uscita dell’omonimo singolo l’album Questione meridionale. 11 brani di Eugenio Bennato dedicati al problema del Sud. “Ho intitolato questa raccolta di brani nuovi “Questione meridionale”- dichiara Eugenio Bennato - prendendo a prestito la famosa espressione coniata al parlamento di Torino appena avvenuta l’Unità, perché, a pensarci e a riguardare queste mie ultime composizioni e il percorso che tanti anni fa ho iniziato, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare a Musicanova a Taranta Power, di “questione meridionale” si è sempre trattato”. Spiccano tra i brani della compilation Addio sud, un brano dedicato al fermento dei giovani di tanti paesi che si affacciano sul Mediterraneo; Il sorriso di Michela, composto per descrivere l’emozione di una fotografia storica, che ritrae la brigantessa Michelina De Cesare; Mille, che smitizza l’epopea garibaldina, e così Ninco Nanco e Brigante se more. Un album che canta la storia degli ultimi 150 anni di un Sud che non si è mai dichiarato vinto e che oggi volge lo sguardo al futuro restando sempre legato alle sue radici e ai suoi valori. Testi e musiche di Eugenio Bennato Produzione: Taranta Power/Cramps music s.r.l Distribuzione: Edel

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BCC VASTO Basket Rialza la testa il team vastese Successo e primo posto in classifica: è quanto ha ritrovato la Bcc Vasto Basket, al cospetto del pubblico amico, battendo per 79-56 il Penta Teramo. Con un giusto +23 finale a favore, i biancorossi di coach Alfredo Minora hanno dominato il match sin dalle prime battute e il vantaggio, per Bonaiuto e compagni, si è fatto sempre più evidente. Ben cinque, alla fine, gli atleti in doppia cifra, a cominciare da Bonaiuto, top scorer con 16 punti totalizzati, seguito da Dutto (15), Toth (12), Crescenzi (11) e Marinaro (10). Sfatando il detto ‘non c’è due senza tre’, la Bcc Vasto ha rialzato la testa, riconquistando, per la concomitante sconfitta del Globo Isernia, il primo posto in classifica insieme ai molisani e all’Atri che ha battuto proprio l’Isernia al suo

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secondo stop consecutivo. “La settimana appena conclusa, con l’infrasettimanale dell’8 dicembre, ha dichiarato l’addetto stampa Francesco Tomassoni - ha rimescolato una classifica che ora vede tre terzetti distanziati fra loro da soli due punti e, in attesa dell’ultima giornata, prima del riposo per Natale e Capodanno, tutto può accadere. Il prossimo turno si presenza piuttosto agevole per la Vasto Basket impegnata in trasferta con il Roseto Blue Basket. Pronostici a parte, è importante aver dimenticato le due sconfitte precedenti e dimostrato che sono state degli incidenti di percorso”. Il nuovo anno, per i vastesi, riprenderà giovedì 5 gennaio (ore 21) al PalaBCC e l’ospite sarà Il Globo Isernia per un match alquanto difficile. (MDP)

Una nuova realtà cestistica unisce Vasto e San Salvo Quando lo sport non ha età. Così, per continuare a praticare lo sport amato, è nata una nuova realtà sportiva, battezzata Asd Amici del Basket Vasto-San Salvo che già partecipa al campionato regionale di Promozione maschile. L’iniziativa è di un gruppo ‘storico’ di giocatori della zona che, oltre a seguire le sfide della squadra del cuore, intende ancora praticare la pallacanestr, nonostante l’età anagrafica. L’obiettivo principale della nuova società, sponsorizzata dal Gruppo D’Angelo & Antenucci e diretta da Alberto Antenucci (presidente), Teodoro Spadaccini (vice presidente) ed Enzo Giattini, è “ la promozione e la pratica della pallacanestro”. Michele Del Piano


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Zi Cesario, 95 anni portati benissimo Con un po’ di ritardo, che speriamo ci sia scusato, i parenti (tanti), gli amici (tantissimi) e l’intera redazione di Qui Settimanale, formulano i migliori auguri di buon compleanno a zi Cesario, conduttore della prima autoambulanza dell’ospedale Civile di Vasto.

qui e là

Gospel alla parrocchia San Paolo Domenica 18 Dicembre prossimo, presso l’Auditorium San Paolo Apostolo a Vasto, alle ore 21.00, ci sarà il tradizionale Concerto di Natale del Coro Gospel della Parrocchia San Paolo Apostolo, giunto alla 5a edizione. Il Gospel Choir Angel’s Eyes, nato nel 2007 per iniziativa del Maestro Danilo Laccetti, che ne è anche il direttore, è composto dai coristi Bevilacqua Roberta, Bruno Angelo, Buchicchio Enzo, Ceroli Paola (solista), Cicchini Liliana, Cinquina Rossana, De Guglielmo Sergio, Di Cesare Brunella, Di Fonzo Barbara, Di Norscia Katia, Di Pomponio Gabriella, Gentile Franco, Monteferrante Michele, Nanni Gabriella, Pepe Ida, Ricci Enzo, Ruffilli Massimo, Sacchetto Giovanna, Serraiocco Giada (solista), Spadaccino Mariangela. Musicisti: Marco Bassi (piano), Davide Marcone (batteria), Nicola Di Camillo (basso).

Il cd di Giuseppe Monopoli in vendita presso la “Casa del Disco” a Vasto

è nato

Diego Maria Nuzzi Presso l’Ospedale S.Pio da Pietralcina è venuto a rallegrare l’unione degli amici Luciano e Veronica il piccolo Diego Maria Nuzzi. Ci piace far giungere gli auguri e ai suoi genitori ai nonni, Antonio e Lucia e Antonio e Giovanna, e agli zii Raffaella, Cesare e Daniela, da parte degli amici. Da Francesco in particolare giunge questo augurio speciale: “Se è vero che la nascita di un figlio segna l’alba di una nuova vita, allora abituatevi a vedere l’alba di ogni giorno nei prossimi mesi”.

Il tempo e la memoria S’è chiusa la mostra Artigianato e Storia “1861 – 2011”, ieri e oggi nel 150° anno dell’Unità d’Italia, organizzata dall’Associazione “Amici degli Anziani”. La mostra è stata arricchita dai costumi delle figure di Mazzini, Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e di Cristina Di Belgiojoso messi a disposizione dalla Ditta - Polvere di Stelle – di Giuliana Tosone. Un bel libretto di Pasquale Spadaccini ha arricchito la manifestazione.

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17 dicembre 2011

Raccolta di poesie La Favola di una Vita Sabato 17 Dicembre sarà presentato nella sala Colonna di Palazzo d’Avalos il libro “Tra Pezze e Pizzi” a cura di Melita Gianandrea. Modera il Giornalista Pino Cavuoti ed interviene Incoronata Ronzitti ed altri ospiti.

Un Natale creativo Il laboratorio Creta Rossa propone due appuntamenti dedicati alla creatività per i piccoli artisti dai 5 anni in su. Il primo incontro e quello del 22 dicembre 2011: “L’albero magico” e il secondo è il 6 gennaio 2012 con “Dolcissima Befana”, si svolgeranno nella sala Michelangelo presso il Palazzo D’Avalos di Vasto dalle 18.30 alle 20.00

Domenica appuntamento con The Band of the Heart Appuntamento domenica 18 dicembre, dalle ore 19, presso il Politeama Ruzzi per il concerto di beneficenza con protagonista The band of the heart (Lino Molino e Giuseppe Monopoli). Il ricavato sarà devoluto in beneficenza, a sostegno della attività della Caritas diocesana di Chieti-Vasto e, in particolare, al progetto ‘Il recinto di Michea. “Presenteranno Maria Grazia Pezzuto e Arturo Piccirilli. “Il progetto prende spunto dalla figura di un profeta, umile contadino della Palestina del Sud - spiega don Gianfranco Travaglini, parroco di San Giuseppe e direttore della Caritas diocesana - che alza la voce a favore dei poveri e contro quella parte della società che pensa solo ad imporre il proprio dominio perdendo la grande fraternità di vita che caratterizzava la vita di quel popolo. Il progetto ha finalità di favorire il reinserimento sociale di persone con tipologie di svantaggio. L’obiettivo è la realizzazione di una fattoria sociale con inserimento di una decina di persone che a turno, con borse di studio o tirocini, faranno parte del gruppo che gestirà l’azienda. Il progetto è rivolto a persone con disabilità, con problematiche psichiatriche o con disagio sociale o a ex detenuti e detenuti che beneficiano dell’art. 21 che hanno necessità di ritrovare il ritmo lavoro”.


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