BIRRIFICI
di Andrea Camaschella
“CHI L’HA VISTO” edizione speciale Birraio dell’Anno
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al 2009 il premio Birraio dell’anno fotografa il piccolo mondo della birra artigianale italiana, eleggendo il birraio che per quell’anno si è distinto maggiormente attraverso il voto di un centinaio di giudici scelti tra esperti e in ogni caso buoni conoscitori del comparto (degustatori, giudici, publican) “selezionati per competenza, conoscenza della realtà birraria italiana e posizione geografica”. Parafrasando Vulvia (personaggio di Corrado Guzzanti in una trasmissione televisiva di qualche anno fa) potremmo definirli “spingitori di birrai”.
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BIRRA NOSTRA MAGAZINE
Negli anni, alcuni dei più preparati, conosciuti e riconosciuti birrai italiani hanno alzato il premio giunto quest’anno alla tredicesima edizione: da Nicola Perra, primo a vincerlo per il 2009 fino a Giovanni Faenza per il 2020, con un solo bis, quello di Marco Valeriani (2016 e 2018) e in mezzo Valter Loverier, Gino Perissuti, Riccardo Franzosi, Luigi “Schigi” D’Amelio, Simone Dal Cortivo, Fabio Brocca, Josif Vezzoli e Cecilia Schisciani e Matteo Pomposini. Ognuno di noi ha la sua rosa di candidati e quando si va a leggere l’elenco dei 20 eletti da cui uscirà il Birraio dell’anno si
sollevano le polemiche. Spesso il regolamento viene criticato, la scelta dei sedicenti esperti viene messa in dubbio, si critica l’assenza del Sud (eppure la presenza dei votanti sul territorio italiano è piuttosto omogenea). D’altronde siamo italiani, il concorso perfetto non esiste, nemmeno se avessimo scritto noi il regolamento. Non è però di questo che voglio scrivere. Come accennavo all’inizio si tratta di una fotografia del comparto artigianale, dell’umore del suo mercato e quindi è interessante notare alcune assenze e mi limito a notare che tra i 20 “papabili” del 2021 mancano ben 4 vincitori prece-
gennaio-febbraio 2022