Dimensione Pulito n.7 - settembre 2023

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IN PRIMO PIANO

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C'è sempre più bisogno di pulizia!

Maurizio Pedrini

INDUSTRIA

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Materie prime rare

Maurizio Pedrini

OSSERVATORIO

IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER CHI OPERA NEL CAMPO DELLA PULIZIA INDUSTRIALE, SANIFICAZIONE E FACILITY MANAGEMENT

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ANNO 32 N.7
SETTEMBRE 2023
EUROPEO 10 16
MADE IN EUROPE X80
Soluzioni d’igiene e di protezione professionale

SOMMARIO DIMENSIONE PULITO

NOTA LEGALE

Semplificare il settore dei contratti pubblici

Maurizio Pedrini

Imprese di pulizie o di facility management?

Maurizio Pedrini

Internet of Things. Cosa serve alle aziende per sfruttare la IoT nel business

Andrea Grassi

Futuro motivante?

DIGITAL WORLD MARKETING BIOSICUREZZA

Una calamita per il successo

Marco Monti e Fabrizio Pirovano

Salvaguardare la salute degli animali e dell’uomo

Cristina Cardinali

Salvare le imprese? Salvare le famiglie? Un dilemma professionale senza

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giudizio Franco Cesaro
INDICE INSERZIONISTI 4CleanPro S 6, S 51 Arco Chimica II Copertina Ambiente e Lavoro 21 Bettari I Copertina, 37 Christeyns S 32, S 33 Cimel S 21 Comac S 16, S 17 Copyr S 59 Ecomondo 15 Essecinque 25 Essity - Tork S 11 Falpi S 27, S 49 Geam S 47 Hygenalia 29 Hygenia S 4 Imesa S 44, S 45 Industrie Celtex S I Copertina, S 50 Kemika S II Copertina MK S 3 Orma S 55 Paperdì 4 Paredes 6 Parasitec 35 Rubino Chem 3 18 26
SERVIZI
IMPRESE FAMIGLIARI

IN PRIMO PIANO

C'è sempre più bisogno di pulizia!

Cos’è che ci fa percepire un luogo sporco, piuttosto che pulito? Un fattore percettivo, psicologico e soggettivo, frutto della nostra cultura, della sensibilità, del senso dell’igiene, dell’educazione che abbiamo ricevuto, del nostro sentirci – o meno – parte di una comunità, di una società. Il nostro benessere dipende molto dalla pulizia e dall’igiene, in termini di prevenzione delle malattie, di salute e sicurezza. Insomma, la pulizia non è soltanto un bene necessario alla nostra sopravvivenza, ma un fondamentale elemento che ci consente di affermare concretamente i valori della dignità e della socialità della persona. Confesso che, da bambino, essere coinvolto e protagonista delle pulizie di casa era per me un fantastico gioco. Mi divertivo a rubare la scopa alla fedele e scrupoloso domestica, addetta alle pulizie di casa, per spazzare i pavimenti. M’ero poi inventato una rudimentale ma efficiente lucidatrice, fatta con un ceppo di legno di faggio, sul quale avevo infilato il manico di una scopa. Non c’erano spazzo -

le né dischi rotanti, ma un panno con il quale mi divertivo a stendere la cera sui pavimenti di legno del mio appartamento, fino a renderli lucidi e splendenti. Quando l’opera era conclusa, mi sentivo soddisfatto e felice, provando una sensazione di pulizia e benessere. Ho inserito questo primo lontano ricordo, a testimonianza di quanto fosse importante, per me, vivere in un ambiente pulito, anche se umile. Ho sempre pensato che dedicarsi a questa preziosa attività sia fonte d’orgoglio, non certo di umiliazione o frustrazione. Da ragazzo, studente-lavoratore all’università, mi alzavo alle 5.30 di mattina per andare a pulire le superfici dei supermercati: facevo parte di una cooperativa che, tra le proprie attività, offriva anche servizi di pulizia. Usavo con curiosità le prime macchine lavasciuga pavimenti, di fabbricazione statunitense o tedesca, meravigliandomi sempre della loro funzionalità ed efficienza. Non disdegnavo certo la pulizia di vetri, con gli attrezzi tergivetro, né quella delle toilette, munito di guanti e idonei

prodotti detergenti e igienizzanti. Ho appreso sul campo nozioni di igiene che mai avrei potuto studiare a scuola! Ho citato queste note autobiografiche per far comprendere quanto sia prezioso il nobile e occulto lavoro del pulitore, balzato alla ribalta come “eroe” del pulito durante la pandemia e ora, nuovamente relegato nel dimenticatoio. Eppure, sappiamo bene come la pulizia in generale e quella professionale in modo particolare, così come le imprese e i lavoratori che vi si dedicano, meritino un posto d’onore e di presti-

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Maurizio Pedrini Direttore Tecnico Dimensione Pulito

gio nella nostra società. Proviamo solo a immaginare, se anche per poche ore, venissero a mancare i servizi di pulizia negli ambienti comunitari: come diventerebbero ospedali, scuole, centri commerciali, mezzi di trasporto, strade, piazze improvvisamente condannate allo sporco, sommerse da rifiuti e immondizie? In un lampo torneremmo alle condizioni più primitive dell’umanità, in cui lo sporco e la mancanza di igiene determinavano epidemie, pestilenze, malattie e morte. Non basta: saremmo aggrediti da effluvi maleodoranti, esalazioni tossiche, insetti, ratti. La vita, come la concepiamo nell’evoluto Occidente, diverrebbe impossibile. Dovremmo tenerlo ben presente, quando osserviamo gli addetti alle pulizie dediti al loro lavoro, quando per strada incontriamo gli amici netturbini intenti a svuotare i cassonetti delle immondizie accanto ai compattatori di rifiuti. Pulizia è sinonimo di prevenzione, salute, bellezza, civiltà. Quanti altri sinonimi, volendo, potremmo trovare per provare a descrivere il valore assoluto del pulito e dell’igiene. Per questo motivo, non potremo mai accettare la logica dei “tagli” che troppo spesso investe questa voce, né quella dell’offerta al massimo ribasso che, purtroppo, ancora adesso caratterizza gli appalti dei servizi di pulizia nella Pubblica Amministrazione, a dispetto di normative che riconoscono e premiano la qualità del servizio. Ma che la pulizia debba sempre essere considerata un investimento e non un costo, ce lo insegna soprattutto quanto avviene in ambito sanitario. Il dramma delle ICA, Infezioni Correlate all’Assistenza, è sotto i nostri occhi: migliaia di morti che contraggono virus e infezioni nei nostri nosocomi anche a causa dell’inadeguatezza degli interventi di igienizzazione, sanificazione, disinfezione e sterilizzazione. In Europa l’incidenza media delle infezioni correlate all’assistenza è di circa l’8%. Questa incidenza arriva a superare il 30% nei pazienti sottoposti a terapia intensiva.

I modelli econometrici indicano che all’aumentare dell’1% l’indice di spesa per i servizi di pulizia il tasso di infezione si riduce tra lo 0,12% e lo 0,20%. Inoltre, un dato da non sottovalutare è che nell’ultimo decennio sulla Terra sono stati costruiti oltre 50 miliardi di metri quadrati di nuova superficie di cemento, vale a dire un Empire State Building ogni 25 minuti. Sono stati realizzati in un anno tanti edifici quanti ne conta l’intero Giappone: un trend che non accenna a diminuire, visto che le previsioni per i prossimi 40 anni stimano 230 miliardi di metri quadri di nuove costruzioni, pari a una nuova Parigi alla settimana.  Guardando al futuro, i Paesi emergenti, quelli nei quali si concentrerà sia la crescita demografica maggiore che l’incremento del tessuto costruito urbano, avranno certamente il vantaggio di poter progettare inediti e innovativi luoghi di vita comunitaria all’insegna dell’accessibilità e del servizio. I nuovi materiali – quelli derivati dalle sperimentazioni della NASA, già in uso per la costruzione di ospedali e altri edifici negli USA e in altri Paesi, consentiranno di prevedere il comportamento dello sporco, determinando quindi in anticipo la sua rimozione. O quella, ancor più importante, di virus, microbi e batteri, dalle superfici di pareti realizzate con materiali speciali. Vetri autopulenti e superfici sensorizzate caratterizzeranno i modelli delle nuove costruzioni. Diversa, invece, la situazione in Italia, dove

un edificio su cinque è stato costruito prima del 1919 e la maggior parte delle strutture pubbliche, quelle adibite a ospedali, stazioni, scuole, uffici, sono state costruite quasi tutte tra il 1920 e il 1980. In questo contesto, non è per niente facile immaginare di meccanizzare alcuni processi di pulizie applicando le nuove tecnologie. Ecco spiegati, almeno in parte due aspetti per nulla contrastanti. Il primo legato al Made in Italy della pulizia delle superfici, che punta da sempre decisamente all’export reso possibile dalle stupende macchine che solo i fabbricanti italiani sanno produrre. Il secondo che ci spinge ancor più a sostenere la necessità che la pulizia professionale nel nostro Paese possa contare in misura sempre maggiore su imprese di pulizia all’altezza, ovvero moderne e specializzate, e su pulitori adeguatamente addestrati e formati per svolgere al meglio questa delicata attività. Ne avremo bisogno a lungo, perché la meccanizzazione e la robotizzazione, nel nostro settore, potranno certo accompagnare e alleviare le fatiche del lavoro umano, ma mai riusciranno a sostituirlo.

Insomma c’è bisogno di investire in pulizia e cultura del pulito, con una campagna di comunicazione che responsabilizzi e coinvolga cittadini e istituzioni. Per le ragioni che ho esposto, e tante altre che vi lascio immaginare, in Italia c’è sempre più bisogno di pulizia e di pulitori preparati, motivati e “riconosciuti” nel loro insostituibile ruolo!

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Materie prime rare

Una problematica sempre più pressante per il futuro dell’industria Made in Italy. Intervista a due voci al dottor Alberto Claudio Tremolada e al professor Flavio Tonelli, autorevoli esperti ai

Il complesso problema dell’accesso alle materie prime critiche continua ad essere al centro dell’attenzione, suscitando non poche preoccupazioni nel mondo produttivo italiano. Come

ben sappiamo, l’industria italiana è essenzialmente di trasformazione e necessita d’importare materiali pregiati e rari per le proprie lavorazioni. Recenti colpi di Stato in Africa hanno fatto comprendere all’Italia e all’Europa come su questo terreno si giochi una difficile partita, tra sfruttamento delle risorse e accesso all’autosufficienza da parte di Paesi poveri e sottosviluppati, che desidererebbero emanciparsi potendo avvalersi di questa preziosa leva per migliorare la propria condizione economica. Nel caso dell’Italia, la dipendenza dalla Cina appare quasi totale, il che preoccupa non poco. È stato proprio il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso a lanciare, nelle scorse settimane, il grido d’allarme nel corso della sua audizione in Commissione Industria al Senato. C’è “un rischio elevato di approvvigionamento delle materie prime critiche, cioè quelle non energetiche e non

agricole e molta parte di queste arrivano dalla Cina”, ha dichiarato. Urso ha inoltre rilevato che l’Europa sulle materie prime critiche “dipende quasi esclusivamente dalle importazioni”,

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quali abbiamo chiesto di tracciare il quadro della situazione
Maurizio Pedrini Alberto Claudio Tremolada, Task force coordinator AESC Erma, Competence center manufacturing manager Adaci Flavio Tonelli, Professore Ordinario Università di Genova e Vice Presidente Cluster Fabbrica Intelligente

acquista il 97% dalla Cina, mentre le terre rare pesanti sono raffinate esclusivamente in quel lontano Paese. Senza contare che il 63% del cobalto mondiale è estratto in Congo e il 60% è raffinato in Cina. Dunque Urso ha indicato che “i rischi cui siamo esposti sono evidenti. Il fabbisogno delle materie prime critiche è destinato ad aumentare in modo esponenziale, visto che sono coinvolte nello sviluppo e diffusione alle tecnologie necessarie per gli obiettivi di decarbonizzazione”. In questa intervista a due voci, abbiamo chiesto a due autorevoli esperti, il dottor Alberto Claudio Tremolada, Task force coordinator AESC Erma (European Raw Materials Alliance), Competence center manufacturing manager Adaci (Ass. It. Acquisti e Supply M.) e il prof. Flavio Tonelli, Professore Ordinario Università di Geno -

va e Vice Presidente Cluster Fabbrica intelligente, di fare il punto al riguardo. Allargando successivamente l’analisi ai grandi temi dell’economia circolare, della transizione ecologica, dell’energia e del nucleare, che investono anche il settore del professional cleaning, al pari di tutti gli altri.

Torniamo ad affrontare un tema al contempo grave e di straordinaria attualità: quello delle materie prime critiche: si tratta di una chimera per l’Europa sia a breve che sul lungo periodo?

“Purtroppo - risponde Tremoladaper decenni si sono ignorate le criticità conosciute di approvvigionamento da oligopolio di Paesi quali Australia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Congo, India, Indonesia, Myanmar, Perù, Russia, Turchia, Stati Uniti, preferendo con-

centrarsi sulla produzione, l’importante era avere disponibilità di materie prime critiche a basso costo. Il Covid e la guerra Russia - Ucraina hanno scoperchiato il ‘vaso di Pandora’, ovvero le complesse problematiche che la dipendenza comporta quali: prezzi esplosi, guerre commerciali fra Paesi e società utilizzatrici, shortage, utilizzo - come martello politico - da parte dei Paesi detentori delle risorse e molto altro. Con la transizione energetica e la mobilità elettrica, che porterà all’esplosione dei consumi di materie prime critiche dalle quattro alle dieci volte, le criticità non faranno che acuirsi. A mio avviso è un’autentica chimera pensare un’Europa indipendente per sotto-capacità estrattiva (mining); siamo infatti in presenza di progetti partiti solo di recente per i secondary materials (recycling), che necessitano

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di decine di miliardi di euro e anni dalla prospezione geologica per essere a regime. Ma uno dei motivi principali è il grade (qualità materiale) rispetto alla quantità estratta e riciclata, che potrebbe far risultare anti-economica l’attività estrattiva o di riciclo. Inoltre c’è da considerare che non tutte le materie prime critiche sono riciclabili all’infinito (acciaio e alluminio lo sono), per motivi di decadimento caratteristico dei materiali dovuto alla ri-trasformazione che non li rende più idonei al riutilizzo per le applicazioni a cui sono destinati.” Tonelli aggiunge: “Da diversi lustri, inoltre, si stanno sviluppando tecnologie per la de-produzione o de-manifattura dei prodotti a fine vita, grazie a processi di demanifattura inversa. È un approccio industriale che, peraltro, beneficia delle competenze distintive dell’Italia nella produzione di macchinari che non solo ‘producono’, ma possono ‘deprodurre’. Vi è, in sostanza, una utilità nel breve e medio termine per Italia ed Europa perché, pur non risolvendo il problema, l’adozione di tali processi tecnologici permetterebbe di mitigare gli effetti avversi della dipendenza geopolitica e strategica sopracitata. Consentirebbe inoltre di creare nuovi posti di lavoro e competenze. Sul medio-lungo termine l’Italia si potrebbe posizionare quale fornitore di competenze e tecnologie in questo ambito, che prima o dopo diverrà necessario e vincolato anche per altri paesi. Servono investimenti importanti. Ci saremmo aspettati di vedere risorse PNRR su di un progetto/investimento strategico di questo tipo.”

È possibile avere qualche dato al riguardo per un’analisi il più oggettiva possibile della situazione?

“I dati e le informazioni - afferma Tremolada - sono noti, in alcuni casi divergenti e necessitano comunque di un’attenta lettura e analisi; per non far perdere i lettori nella consultazione di molte fonti (alcune mie dirette che non

posso citare), suggerisco di concentrarsi sul costruire una ‘control tower’ che comprenda sotto la voce forecast e analisi scenari preventivi i dati significativi raccolti per il proprio settore di appartenenza. Anche se indirettamente, essendo tutti parte di un ecosistema possiamo subire gli impatti che colpiscono altri settori. È bene tenere pronto un contingency plan per minimizzare o anticipare eventuali altri cigni grigi o neri che potrebbero manifestarsi. Basti pensare solo al Cile, regione ad alto rischio sismico, o a Paesi dell’Africa, nel caso di colpi di Stato.” “Le informazioni oggettive - precisa Tonelli - esistono e sono contenute in diversi rapporti tecnici, anche della Commissione Europea. Tuttavia, i media e gli orientamenti governativi tendono sistematicamente ad escludere alcune di queste certezze, a favore di altre. Non è un tema di veridicità in sé, ma di polarizzazione verso alcune evidenze a giustificazione di politiche spesso sovranazionali. Gli operatori di filiera e di contesti industriali a rischio dovrebbero organizzarsi per avere una lettura il più possibile indipendente da tali orientamenti e polarizzazioni.”

Col passare del tempo e degli anni c’è il rischio che il “vecchio Continente” possa finire in un vicolo cieco?

“Sicuramente no - afferma convinto Tremolada - perché l’Europa e i singoli Paesi che vi appartengono si sono mossi per realizzare accordi in giro per il mondo, finalizzati all’acquisizione delle materie prime critiche, per esempio Cile e UE o Francia – Germania con Australia. Paesi come Cina e Russia, in questi decenni non sono certo stati fermi, anzi si sono si sono mossi in Africa e Sudamerica, stringendo accordi di mutuo scambio per ottenere concessioni o partecipazioni in società minerarie, acquisendo così una posizione di predominio difficilmente scalzabile. Basti pensare ai debiti che i Paesi Africani hanno contratto con la Cina, creando di fatto una sorta di

‘dipendenza politica’ nelle scelte di chi favorire per lo sfruttamento delle risorse. I settori industriali strategici europei hanno sempre mantenuto una posizione prudente rispetto a polarizzazioni rischiose. Il costo della stessa è, tuttavia, elevato e senza un adeguato supporto politico e geostrategico il nostro sistema competitivo industriale ne uscirà necessariamente ridimensionato rispetto alle dinamiche globali.”

In particolare, quali potrebbero essere le ripercussioni per i produttori italiani, specie del nostro settore – quello delle tecnologie per l’igiene – già pesantemente penalizzati?

“Le principali ripercussioni, laddove non analizzati rischi e opportunità - precisa Tonelli - riguarderanno la possibilità di continuare a produrre in modo competitivo. Poiché la nostra capacità tecnologica è ancora - su alcuni settori - più elevata che in altri Paesi, la competizione si sposterà sui fattori produttivi. Non avere più accesso a materie prime e semilavorati a prezzo competitivo avrà come effetto quello di non riuscire più a competere.”

“Piuttosto che pensare a quali potrebbero essere le ripercussioni per i produttori italiani - gli fa eco Tremolada - suggerirei loro di concentrarsi su come minimizzare o eliminare l’utilizzo delle materie prime critiche da essi impiegate. Per esempio, sostituendo materiali utilizzati più a rischio di approvvigionamento con altri, meno nobili ma più facilmente reperibili. Un esempio: Daikin per le terre rare nei motori a magneti dei climatizzatori, per costi e rischi di approvvigionamento ha dichiarato che li eliminerà su una produzione di circa sei milioni di motori anno. Sono molti gli esempi, anche miei diretti, che potrei fare, e in tal senso sono disponibile con i suoi lettori per eventuali approfondimenti.”

Finora, secondo voi, c’è stata adeguata attenzione o indifferenza per le tematiche al centro della vostra

12 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 INDUSTRIA

attenzione, da parte delle Istituzioni e dell’opinione pubblica italiana?

“Mi spiace - interviene Tonelli - aver verificato che ci sia troppa narrazione e poca realtà in quello che leggo e sento. Esiste poi un problema di continuità politica e di gestione di tali problematiche, le quali non sono né di destra né di sinistra, ma riguardano piani strategici pluriennali che potrebbero anche andare a beneficio della parte politica opposta. In quanto effetti di medio-lungo termine, sono poco interessanti per la politica del ‘consenso’ e anche per la politica della ‘trimestrale’ di alcuni gruppi industriali. Su tempi e modalità differenti le problematiche sono le stesse.” Quando ho cercato di sensibilizzare ed invitato a fare sistema istituzioni private e pubbliche - specifica Tremolada - le risposte sono state fra il freddo e il disinteressato, perché non era argomento di loro interesse o per fare ‘audience’. Ma le persone non vivono e le aziende non crescono con i claim. Necessitano di assicurazioni che potere di acquisto e valore creato e risparmiato, non si riduca per scelte non adeguate a un mondo complesso - liquido e in continuo cambiamento. Mi spiace verificare che quando io ed altri si avvertivano dei rischi, in tempi non sospetti, questi ultimi, purtroppo, si sono poi palesati. In realtà, non ci limitavamo solo ad avvertire dei rischi: ci si metteva a disposizione per individuare soluzioni pratiche, che allora sarebbero state meno onerose come risorse e tempi richiesti. La speranza che tutto torni come prima è morta, non si può più aspettare. I Paesi ‘outside Europe’ corrono e di certo non ci aspettano.”

Che fare, allora, per limitare gli impatti sulle supply chain di costo?

“Ecodesign e Industrial Sustainability - sottolinea Tonelli - sono approcci noti da almeno due decenni. Essi han-

no permesso di sviluppare contesti regolatori come quello Europeo ‘cradle to cradle’, redesign prodotti - processi, eliminare muda e attività che non producono valore (Toyota way). Inoltre consentono spesso risparmi a doppia cifra percentuale, senza stressare le supply chain. Tuttavia, molti settori industriali si stanno ancora chiedendo se tutto ciò sia realtà. Purtroppo, almeno un decennio è stato perso in questioni che altrove erano già state comprese e che venivano affrontate. Bene essere prudenti, ma di fronte ad alcune dinamiche siamo sistematicamente in ritardo e non per mancanza di competenze specifiche.” Tremolada è sicuro: “Credo sia necessario essere predisposti al cambiamento condiviso multilivello (top - center e down) e soprattutto ‘cultura’, tramite la formazione o learning by doing, ovvero imparando facendo. Difficile? No, potrei portare molti esempi di successo non solo dei vantaggi ottenuti e non solo in termini di costo.”

Per quanto riguarda fattori di estrema importanza, quali la sostenibilità e circolarità multilivello, qual è la situazione?

“A buon punto ma in ritardo - riprende Tremolada - Istituzioni pubbliche, private e società stanno correndo perché hanno capito che la sostenibilità e circolarità multilivello (ambientale - economica - sociale e territoriale) saranno i driver fondamentali per una migliore reputazione sui mercati, miglior rating creditizio/finanziario, attrazione di talenti, scelta degli utilizzatori finali, riduzione della dipendenza da fornitori esterni e molto altro.”

“In altre parole - aggiunge Tonelliquesta sta diventando ‘un’arma competitiva’. Invero tutti i grandi gruppi industriali lo avevano capito tre/quattro decenni fa e si sono mossi di conseguenza. Oggi, alcune delle stringenti norme veicolate top down sembrano essere proprio tagliate per coloro che si

sono mossi con molto anticipo e adesso ridefiniscono il mercato.”

“Ma la sostenibilità e circolarità multilivello - chiosa Tremolada - non deve essere solo un obbligo da regulatories, ma un percorso soft (non spinto per recuperare decenni di ritardo in pochi anni), adeguato alle possibilità dei singoli settori. Diversamente i rischi di resistenze al cambiamento o greenwashing sono reali, rendendo inutili gli sforzi ‘toward sustainable world'. Non serve inventarsi soluzioni esoteriche. Esistono soluzioni concrete da molti anni. Bisogna solo avere coraggio e determinazione di applicarle, investendo a livello di sistema e di infrastruttura.”

Le concessioni pluriennali di estrazione e refining sono in mano a società multinazionali, ma su di esse pende la Spada di Damocle di Paesi come Cina e Argentina, ma anche dell’Africa, decisi a nazionalizzare. Una prospettiva reale e allarmante?

“Sono interdipendenze politiche ed elettorali da considerare ed inserire

MATERIE PRIME CRITICHE

Le materie prime critiche, o rare sono materiali fondamentali per lo sviluppo economico e tecnologico. Esse sono definite dall’Unione Europea come tutti quei minerali e terre rare fondamentali per le applicazioni industriali ma di cui il nostro continente è privo. In Europa ci sono pochissime miniere da cui estrarre questi materiali così importanti, che devono essere perciò importati dai paesi extraeuropei.

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nella propria control tower - spiega Tremolada . Paesi come Cile, Indonesia e Perù hanno deciso, ma lo si sapeva da tempo, che il valore creato dall’estrazione e refining di materie prime critiche dovesse rimanere in maggior misura nei loro paesi. Pertanto, stanno valutando ban e limitazioni all’export (salvo autorizzazioni specifiche), aumento tax mining (e già le major minerarie si sono opposte) o nazionalizzazione con apertura a soggetti esterni delle concessioni e estrazioni di materie prime critiche. Anche in questo caso c’è chi ha proposto investimenti o accordi diretti con stati o società minerarie, senza dire che ci sono rischi insiti nelle attività, per esempio aumento di costi per riduzione prezzi materie prime sui mercati, centinaia o migliaia di milioni da investire, regulatory stringenti sulle attività - per esempio in Australia sulle emissioni o il greenwashing - e altro. Fattori soprattutto politici, quali ‘colpi di Stato’ (come in Niger o in Sudan) possono far cambiare radicalmente il quadro territoriale e veder sfumare i propri investimenti. Suggerisco di mettersi il casco e come fatto io andare a visitare miniere e trasformatori di tonnellate di materie prime per rendersi conto che la realtà supera di molto la narrazione, come nel caso del Congo o degli slum indiani riguardo la sostenibilità.”

Qualcuno in Italia propone di riattivare miniere chiuse da decenni, aumentando il tasso di riciclo, ma evidentemente si ignorano o non si vogliono tener presenti i grossi problemi di sostenibilità che ciò comporterebbe, in termini di consumo d’acqua ed energia e chimica serve allo scopo. Che ne pensa, dottor Tremolada?

“Basta chiedersi perché le attività estrattive sono state sospese oltre trent’anni fa. Pensiamo alla problematica delle estrazioni, all’effettiva quantità rispetto al grade delle materie

prime, alla quantità di acqua, sostanze chimiche, energia, alle questioni aperte riguardanti il territorio interessato, a seconda che sia mining a cielo aperto o chiuso. Senza contare i regulatory Europei - costi - tempi - sindrome nimby e molto altro. Lo stesso discorso vale pure per il riciclo, anche se su questo siamo tra i primi della classe in Europa e nessuno sembra volersene accorgere. Ad ogni modo, non si tratta semplicemente di fare dei buchi o triturare del multimateriale (con tutte le problematiche del caso) ma prima di tutto fare ‘sistema’ (e non progetti singoli scollegati), fare una serie analisi S.W.A.T. e What If sul breve - medio e lungo periodo e informare delle opportunità e rischi gli stakeholders coinvolti. È un sistema fortemente correlato e complesso che richiede passaggi altrettanto complessi. Complessi non significa impossibili, ma sicuramente è richiesta una capacità di governo diversa con una nuova modalità comunicativa. Certamente, se si vogliono ottenere ritorni significativi, bisogna un po' ‘turarsi il naso’ e prendere nota che ci potranno essere in parte impatti sulla sostenibilità. Diversamente, chi invoca interventi immediati, ma fino a poco tempo passato non era interessato, o preso da sindrome nimby, si prepari a rinunciare ai benefici di alcuni prodotti: per esempio infrastrutture digitali e servizi app che girano su infrastrutture digitali, così come le conoscono.”

Restando in tema di risorse energetiche, il ministro Salvini di recente ha caldeggiato un referendum per dotare l’Italia di centrali nucleari “pulite” e di ultima generazione: un percorso praticabile? A quali condizioni?

“Prima di tutto - sostiene Tremoladanon esistono centrali nucleari ‘pulite’, come in natura non esistono le emissioni zero. Anche sul nucleare siamo notevolmente in ritardo, presi da furore ambientalista (che comunque deve restare una priorità ma se non estre -

mista di parte) a seguito dell'incidente di Chernobyl. Se consideriamo che in Francia e Slovenia ci sono centrali attive e non di ultima generazione, in caso di incidente (remoto rispetto ad altre tecnologie produttive) il fatto di non averle in Italia non ci mette al riparo. Uno dei problemi sono i siti di stoccaggio definiti waste nucleari che a tutt’oggi, dopo anni, sono stati individuati territorialmente da Sogei ma non vedono ancora la messa a terra o la dismissione completa delle centrali nucleari inattive ancora esistenti (che richiede anni). C’è anche in questo caso molta narrazione nel senso negativo del termine. Ci vogliono anni e miliardi per la messa in funzione di centrali nucleari a fissione. In Finlandia, se non sbaglio, dopo oltre quindici anni, è ora in funzione, mentre per quelle a fusione a contenimento magnetico o con altre tecnologie siamo solo in fase di test e si parla del 2035 o 2040 per vederne la luce. Idrogeno e nucleare sono sicuramente dei facilitatori di maggior indipendenza da paesi terzi. Se mi è consentito ci sono tecnologie pronte all’uso (per esempio microturbine eoliche o idriche) che senza grandi dispendi di materie prime – territorio ecc. potrebbero singolarmente contribuire alle necessità energetiche e se messe in rete ‘monetizzare’ l’eccesso non utilizzato, salvo stoccaggi con tecnologie al sale o sabbia ad elevata resa.”

“Ciò che è rilevante - conclude Tonelli - è non concentrarsi sulla ‘sindrome’ della singola tecnologia salvifica. Sarà necessario modulare su diversi lustri una ‘transizione’ che dovrà accostare e complementare soluzioni tecnologiche in grado di generare profitti per finanziare (e quindi rendere economicamente e socialmente possibili) gli ulteriori sviluppi. Una soluzione a gradino che in 10-15 anni risolva il problema non solo non esiste ma ci esporrebbe a rischi di continuità operativa enormi. È finito il tempo di credere alle favole.

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Daytime Cleaning! A Bruxelles EFCI ne ha parlato con gli esperti del settore

Lo scorso 27 giugno EFCI, la Federazione europea delle imprese di pulizia industriale, ha organizzato a Bruxelles un seminario sulle pratiche di daytime cleaning in Europa. Esperti del settore si sono riuniti per discutere di quello che è uno dei principali driver di cambiamento per il mondo del cleaning. Da diversi anni, il tema del daytime cleaning è al centro del dibattito nel settore delle pulizie industriali. Se in alcuni Paesi tale modalità è una

realtà ormai consolidata, in altri stenta ad affermarsi su larga scala. Potrebbe rappresentare una soluzione efficace e realistica per il futuro dell’intera industria? Per discutere di questa prospettiva, e contribuire al dibattito pubblico sulle sfide del settore, EFCI ha organizzato a Bruxelles un seminario dal titolo “Daytime cleaning in practice: a new reality for the European cleaning industry” (Il daytime cleaning all’opera: una nuova realtà per l’industria euro-

pea del cleaning). Il seminario ha visto la partecipazione di deputati europei, rappresentanti dell’industria, stakeholders del mondo dell’economia e delle parti sociali, riuniti per fare luce sulle specificità di tale modello organizzativo e discutere di best practices provenienti dal settore pubblico e da quello privato. Questo dibattito è una delle priorità del dialogo sociale europeo che EFCI anima, e dimostra la convinzione con cui la federazione europea consi-

16 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 OSSERVATORIO EUROPEO
L’interessante seminario ha visto la partecipazione di deputati europei, rappresentanti dell’industria, stakeholders del mondo dell’economia e delle parti sociali, riuniti per fare luce sulle specificità di tale modello organizzativo e discutere di best practices provenienti dal settore pubblico e da quello privato
Maurizio Pedrini

dera tale dialogo come strumento per far migliorare dall’interno le condizioni del settore. “Il settore delle pulizie industriali è fondamentale per le nostre collettività, e richiede un’attenzione e un impegno condivisi per accelerarne la transizione ecologica e tecnologica”, hanno affermato l’onorevole Pina Picierno, vice Presidente del Parlamento europeo, e le eurodeputate Sylvie Brunet e Svenja Hahn nel corso dei saluti introduttivi. Nel successivo dibattito il Presidente di EFCI Lorenzo Mattioli e l’eurodeputato Ilan de Basso hanno convenuto sulla necessità di un cambio di paradigma - a livello legislativo e di prospettiva - al fine di permettere al daytime cleaning di contribuire a rafforzare la visibilità del settore. Terminati gli interventi istituzionali, i partecipanti hanno assistito ad una presentazione tecnica da parte di Marc Guerrien, esperto della federazione francese FEP membro di EFCI, che ha illustrato le diverse tipologie di “daytime cleaning”. I dati forniti dimostrano come l’adozione di tale modello non possa ridursi a un semplice cambio di pianificazione oraria, ma comporti una serie di adattamenti strutturali che vanno accuratamente definiti e concordati con il cliente.

ESEMPI NEI SETTORI PUBBLICO E PRIVATO IN EUROPA

La parte centrale dell’evento è stata dedicata alla presentazione di due best practices, casi concreti di passaggio a un modello operativo di daytime cleaning nel settore pubblico e in quello privato; nello specifico, negli uffici di un’amministrazione pubblica regionale in Germania e presso i locali (sportivi e amministrativi) della Juventus FC, a Torino. Rappresentanti delle organizzazioni committenti e delle aziende fornitrici del servizio di pulizia hanno illustrato la loro esperienza, presentando gli aspetti positivi e le problematiche che si sono verificate nella messa in atto delle nuove modalità di intervento. Dagli interventi dimostrati è apparso chiaro come l’elemento comune sia la necessità di preparare accurata-

mente il passaggio al daytime cleaning, tenendo conto delle specificità di ciascun cliente e delle caratteristiche proprie al campo di intervento. A conclusione dei lavori, il Presidente Mattioli ha partecipato a un panel con i rappresentanti delle aziende e dei committenti invitati a presentare i loro casi e con Mark Bergfeld, direttore della federazione sindacale europea del settore UNIEuropa. “Il lavoro in giornata può contribuire a migliorare significativamente le prospettive del nostro settore, aumentandone la visibilità e la sostenibilità, sociale e ambientale. Ma l’eventuale passaggio al daytime cleaning deve rimanere il frutto di una libera scelta tra le parti che sottoscrivono il contratto di pulizia, che rimangono le uniche a poter decidere se tale modello risponde meglio alle loro rispettive esigenze. Da parte nostra, chiediamo alla politica di riconoscere la specificità del settore del cleaning, riflettendola nella legislazione - ad esempio nelle disposizioni relative agli appalti pubblici. La committenza pubblica può avere un impatto notevole nella diffusione del daytime cleaning se si impegna a promuovere modelli innovativi, con elevati standard di qualità e più sfidanti, invece di continuare a seguire un approccio unicamente basato sul prezzo”, ha commentato Mattioli. EFCI continuerà a lavorare nei prossimi mesi per portare al centro del dibattito europeo i temi del settore del cleaning, un settore vitale per garantire il benessere e la sicurezza della collettività e lo svolgimento efficace delle attività economiche.

17 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

Semplificare il settore dei contratti pubblici

Il nuovo Codice Appalti rappresenta un ambizioso tentativo di rendere questo ambito più semplice e snello. Ne abbiamo parlato con Daniele Branca, responsabile dell’Ufficio Legislativo e del Lavoro di Legacoop Produzione e Servizi

18 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 NOTA LEGALE

Responsabile dell’Ufficio Legislativo e del Lavoro di Legacoop Produzione e Servizi, il dottor Daniele Branca è specialista in Studi sulla Pubblica Amministrazione presso la SPISA di Bologna, abilitato all’esercizio della professione di avvocato, con pluriennale esperienza nell’ambito dei contratti pubblici. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio per analizzare insieme alcuni importanti aspetti del nuovo Codice degli Appalti, da poco entrato in vigore, che hanno le maggiori ricadute sul settore dei servizi di pulizia e Facility Management.

Quali sono, a suo parere, le principali novità per il settore delle pulizie/servizi e FM in materia di appalti pubblici di lavori, contenute nel nuovo Codice degli Appalti 2023?

“Il nuovo Codice dei contratti pubblici contiene numerose novità, a partire dai principi che regolano il settore (principio del risultato, principio della fiducia e principio di accesso al mercato). Si prevede, in modo del tutto innovativo, l’obbligo per i concorrenti di applicare al personale impiegato nell’appalto il CCNL indicato dalla sta-

zione appaltante, o un altro contratto che garantisca le stesse tutele. Si prevede, in linea di massima, la non ribassabilità del costo della manodopera. Si reintroduce l’obbligatorietà della revisione prezzi, seppur con diversi dubbi applicativi. Si amplia il ricorso all’affidamento diretto e alla procedura negoziata nel sottosoglia, sulla falsariga di quanto già avvenuto con i Decreti Semplificazioni. Si semplifica e chiarisce la disciplina delle cause di esclusione, con particolare riguardo al c.d. grave illecito professionale.”

Nel testo è previsto il cosiddetto “subappalto a cascata”: quali vantaggi o criticità potranno derivare per il nostro settore?

“Il nuovo Codice, anche per rispondere alla procedura di infrazione aperta contro l’Italia, ha eliminato il divieto al c.d. subappalto a cascata, lasciando la possibilità per la stazione appaltante di limitarlo con apposita motivazione e per specifiche ragioni. Ebbene, se questo può sicuramente aprire la strada a nuove opportunità commerciali, soprattutto per imprese di minori dimensioni, è chiaro che l’allungamento della filiera potenzialmente potrà rendere più difficoltoso il suo governo e i controlli ai vari livelli. Sarà dunque necessario che le stazioni appaltanti valutino attentamente, in base alle specifiche caratteristiche di ciascun appalto, se e in che misura consentire il subappalto a cascata, così come gli stessi affidatari e subaffidatari dovranno considerare attentamente se allungare la catena, valutando anche i profili di responsabilità connessi. In tutto ciò, fondamentali saranno comunque i controlli in fase esecutiva, al fine di assicurare la correttezza nell’utilizzo dello strumento.”

Questa nuova normativa lancia molteplici sfide al mercato, chiamato ad un salto di qualità: in che direzione dovranno riqualificarsi e prepararsi le imprese per la sua ap -

plicazione? Con quali priorità?

“Sulla carta, le norme sostanziali che regolano le procedure di scelta del contraente appaiono abbastanza in continuità con quelle contenute nel vecchio Codice. Cambia però del tutto la cornice complessiva, descritta dai principi. In particolare, il principio del risultato descrive una procedura di gara non più volta a garantire la concorrenza a tutti i costi, ma una gara volta ad assicurare il risultato dell’affidamento del contratto e della sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto possibile tra qualità e prezzo, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza. La concorrenza, da principio supremo, è funzionale a conseguire il miglior risultato possibile nell’affidare ed eseguire i contratti. Ebbene, in un quadro di sempre maggiore discrezionalità da parte delle stazioni appaltanti, che devono assicurare il risultato che maggiormente risponda alle esigenze delle amministrazioni e, in ultima analisi, degli utenti, le imprese saranno chiamate a innalzare il livello qualitativo delle prestazioni e vi sarà maggiore spazio per forme contrattuali che premino innovazione e sviluppo.”

In concreto, dunque, il nuovo Codice potrà contribuire ad eliminare, o quantomeno ridurre, il fenomeno degli appalti al massimo ribasso, a favore di quelli destinati a premiare l’offerta economicamente vantaggiosa?

“Il nuovo Codice mantiene la preferenza di massima per il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, così come viene mantenuto il rapporto 70/30 tra punteggio tecnico ed economico, seppur limitatamente ai contratti ad alta intensità di manodopera. Se quest’ultimo aspetto costituisce un passo indietro - riteniamo infatti necessario reintrodurre il limite del 30%, anche rafforzandolo, per il punteggio attribuibile all’offerta economica per tutte le tipologie di affidamento - deve evidenziarsi come anche il nuovo

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Daniele Branca, responsabile Ufficio Legislativo e del Lavoro di Legacoop Produzione e Servizi

Codice non vieti l’utilizzo delle formule lineari che incentivano sconti elevati. Purtroppo, proprio l’utilizzo di tali formule permette di far sì che una gara formalmente aggiudicata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa venga decisa, nei fatti, sulla base del ribasso offerto, trasformandosi surrettiziamente in gara al massimo ribasso. Anche su questo aspetto riteniamo che future modifiche al codice daranno una risposta.”

Il principio della fiducia reciproca nell’azione legittima, trasparente e corretta dell’Amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici costituisce senz’altro un asse portante del nuovo Codice dei Contratti: siamo ad una svolta nel settore? A quali condizioni?

“Il principio della fiducia è sicuramente una delle maggiori innovazioni. Si supera un’impostazione che guardava con sospetto tutto ciò che accadeva nella fase di gara e di esecuzione dei contratti pubblici, cercando di vincolare il più possibile tutto il procedimento. Si passa, invece, a un’impostazione che vede amministrazioni e operatori del mercato come soggetti meritevoli di fiducia e, data questa premessa, si incentiva un utilizzo ampio della discrezionalità amministrativa, sempre nell’ottica del perseguimento del miglior risultato. Cruciale affinché l’intenzione del legislatore possa

realizzarsi appieno sarà l’investimento che l’Amministrazione saprà fare nella formazione e qualificazione del personale: già il codice prevede la promozione delle azioni volte a rafforzare e dare valore alle capacità professionali dei dipendenti. La sfida sarà quella di saper realizzare tale auspicio, per non far rimanere sulla carta uno degli aspetti più innovativi del Codice.”

Attualmente una questione fondamentale riferita al Contratto Nazionale, nella trattativa in corso con l’ANAC, è l’applicazione di un contratto tipo al settore delle pulizie e multiservizi. A che punto siamo?

“L’Autorità ha recentissimamente emanato il Bando Tipo n. 1/2023, relativo agli appalti di forniture e servizi sopra soglia. Di fatto aggiorna alle previsioni del nuovo Codice il precedente Bando Tipo, fornendo, anche nella relazione illustrativa, un indubbio ausilio agli operatori del settore in questa fase di prima applicazione, chiarendo alcuni aspetti dubbi e aiutando - auspicabilmente - l’affermarsi di prassi applicative uniformi. Continuiamo a segnalare, però, la necessità di un Bando Tipo ad hoc per il settore delle pulizie che tenga conto delle specificità dei servizi in questione, soprattutto in determinati ambiti, come quello sanitario. Auspichiamo che in futuro si possa arrivare alla sua adozione, in quanto fornirebbe un utile strumento per la regolazione

di un settore estremamente rilevante.”

Guardando all’immediato futuro, come vede in generale il quadro normativo, contrattuale e il quadro delle “regole” del nostro settore?

L’impianto ora è più solido oppure esistono ancora importanti criticità da affrontare? Se sì, quali in particolare?

“Credo che il nuovo Codice sia un tentativo ambizioso di rendere più semplice e snello un settore - quello dei contratti pubblici - che finora è sempre stato molto complesso, rigido e in continuo cambiamento, aspetto quest’ultimo che sicuramente non aiuta chi deve applicare norme che cambiano continuamente. Servono delle modifiche - da una maggiore chiarezza sui criteri da applicare nella revisione prezzi, al rafforzamento delle norme in materia di offerta economicamente più vantaggiosa, per nominarne soltanto due - che potranno trovare auspicabilmente sede nel decreto correttivo, quando sarà adottato; serve, però, soprattutto un rafforzamento della capacità amministrativa (a partire dalla qualificazione delle stazioni appaltanti, agli investimenti in formazione e sviluppo delle professionalità) e la disponibilità di tutti gli operatori (pubblico e privato) a ragionare in un’ottica di sistema, per attivare collaborazioni basate sulla qualità e sull’innovazione, per fornire servizi di eccellenza al cittadino-utente.”

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Imprese di pulizia o facility management?

Due mission, con distinti campi d’azione che richiedono specifiche professionalità

22 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
SERVIZI

Sempre più spesso, osserviamo con interesse il fenomeno di imprese operanti nei servizi di pulizia e disinfestazione che si affacciano al mercato del Facility Management . Si tratta di realtà che - stimolate dall’evoluzione della domanda e spinte dall’incalzante frenesia della concorrenza e del marketing - bussano alle porte dell'affascinante settore del F. M. convinte di poter crescere e fare business differenziando e arricchendo l’offerta. Se da un lato, questo approccio rappresenta un dato positivo per quante di esse dimostrano di possedere un

dustriali”, postulando così il possesso indistinto di titoli e professionalità in ambiti che, come ben sappiamo, sono assai diversi e - per certe prerogative - lontani tra loro. Insomma, è bene precisare quali siano i due terreni di lavoro, distinti ma di fatto potenzialmente perfettamente interagenti, tra le aziende operanti nel cleaning e quelle che agiscono nel Facility Management.

LA LEGGE N. 82

DEL 25 GENNAIO 1994

Nella nostra analisi e riflessione comparata, partiamo, anzitutto, dalla pri-

e sanificazione postulano, tra i requisiti di accesso, anche il possesso di specifiche competenze e titoli di studio, fermo restando la necessità che nei cicli di studio vi siano stati almeno un corso biennale in chimica e nozioni di scienze naturali e biologiche. Evidenziamo, in particolare il possesso di: diploma universitario, laurea triennale, magistrale, specialistica, vecchio ordinamento, inerente le classi di laurea in chimica, medicina, farmacia, biologia, veterinaria, ecologia, ingegneria chimica; diploma di formazione secondaria superiore in perito chimico, perito

solido e variegato know how, in grado di supportare un notevole salto di qualità nell’offerta dei servizi, dall’altro si potrebbe rivelare una strada effimera, frustrante e rischiosa per quelle che ne sono prive, mancando dei requisiti, delle risorse, delle competenze e delle professionalità indispensabili a cogliere positivamente tale sfida. Per know how, intendiamo, ovviamente, l’insieme delle cognizioni specifiche, delle esperienze, del corretto impiego delle tecnologie che sono necessarie per svolgere in modo ottimale un’attività. Insomma, è bene fare chiarezza e delimitare, in un certo senso, i rispettivi campi d’azione, evitando pretenziosi “sconfinamenti”. Il tutto per non reiterare quella “confusione” – anche semantica oltre che imprenditoriale

- la quale qualche decennio fa, vedeva affacciarsi sul mercato italiano del cleaning una miriade di imprese che nel loro “biglietto da visita”, o nelle insegne pubblicitarie, riportavano la scritta “impresa di pulizie civili & in-

ma fonte legislativa, che traccia con precisione il campo d’azione delle imprese di pulizia. Infatti, secondo la Legge n. 82 del 25 gennaio 1994, che regola la disciplina delle attività di pulizia, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione e sanificazione, appartengono alla categoria delle imprese di pulizia quelle che esercitano i seguenti lavori: pulizia, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione, sanificazione. In base alla legge che disciplina l’attività d’impresa, per avviare un’attività in questo settore è previsto il possesso di requisiti morali, di onorabilità, tecnico-professionali (solo per le attività di disinfestazione, derattizzazione, sanificazione) ed economico-finanziari. La violazione delle norme associate all'attività e l’esercizio svolto in assenza di requisiti comportano sanzioni amministrative e penali, a carico delle imprese, nonché responsabilità punite con sanzioni amministrative a carico dei committenti. Naturalmente, le attività di disinfestazione, derattizzazione

in chimica industriale, agrotecnico, perito merceologico, perito per l'industria tintoria.

I “PUNTI DI FORZA”

DI UN’IMPRESA DI PULIZIA QUALIFICATA

Un’impresa di pulizia qualificata, dedita al cleaning professionale ha i suoi punti di forza nella qualità dell’offerta, nel personale opportunamente addestrato e retribuito, nell’impiego di tecnologie, attrezzi e prodotti adeguati, nelle certificazioni e nel monitoraggio e controllo dei risultati degli interventi effettuati. È capace, in sostanza, di operare a più livelli, personalizzando il più possibile la propria offerta: dalle pulizie di manutenzione e continuative a quelle straordinarie, anche nei contesti più delicati e difficili, come le pulizie in quota (facciate e strutture esterne), che necessitano di specifici interventi di pulizia, operando spesso ad elevate altezze o pulizie di piazzali ed aree verdi, che comportano cura e attenzioni

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In sostanza, l’impresa di pulizie offre servizi prettamente legati al cleaning. Può essere più o meno grande e strutturata, ma in ogni caso, il personale impiegato, è specializzato nel cleaning. Viceversa, i servizi offerti da un’impresa di facility management spaziano in tutto ciò che riguarda la gestione degli edifici: impianti e servizi. Il servizio di igiene e pulizia è uno dei più importanti tra quelli erogati, ma non è l’unica attività portata avanti dalle imprese di Facility Management nelle quali opera personale di diverso tipo.

costanti nel tempo. Per non parlare delle “nuove frontiere” della pulizia, ovvero l’igienizzazione e sanificazione delle condotte aerauliche, con l’impiego di mezzi tecnologici altamente sofisticati e di addetti particolarmente preparati. Oggi l’impresa di pulizia deve garantire l’efficacia nel tempo delle operazioni di sanificazione e igienizzazione degli ambienti, assicurando il risparmio di tempo prezioso nei trattamenti potendo contare sull’azione di veri professionisti capaci di concludere il lavoro in tempi rapidi e con ottimi risultati. Altro fattore vincente è la personalizzazione del servizio, in base alle esigenze di programmazione e pianificazione, in modo da non recare disturbo alla clientela – vedi supermercati o grande distribuzione - entrando in punta di piedi in contesti particolarmente complessi, quali ospedali, RSA, Case di cura o di riposo. Un altro elemento distintivo di enorme rilievo per tracciare il perfetto identikit di un’ottimale impresa di pulizia è la sicurezza e il rispetto dei prodotti: pensiamo solo a quanto sia prezioso, per esempio, nel caso di intervento in un locale com-

merciale, agire con la massima cautela per rispettare e preservare le prerogative della merce esposta. Infine l’elevata competenza richiesta per le pulizie straordinarie in caso di emergenza, che comportano interventi tempestivi ed efficaci per ripristinare le condizioni igieniche degli ambienti.

UNO SGUARDO AL FACILITY MANAGEMENT

Possiamo affermare, in estrema sintesi, che il Facility Management è l’insieme di tutti i servizi orientati all’edificio, alla persona e allo spazio che permettono alle attività pubbliche e private di svolgere il proprio core business in un ambiente confortevole e ben attrezzato, assicurando la continuità dei processi produttivi e la compliance normativa in materia di sicurezza e ambiente, mantenendo un occhio vigile sui consumi. Questi servizi possono essere erogati da personale interno all’organizzazione, da fornitori esterni o in modo ibrido, usando l’apporto di entrambi. Per Facilities si intendono quindi le infrastrutture e i servizi a supporto dei processi del core business aziendale: risulta quindi chiaro che l'obiettivo primario del facility management è una sorta di supporto “dietro le quinte” al core business. Nonostante questa disciplina non sia direttamente correlata al business, risulta altamente pervasiva in azienda e spesso non ci rendiamo palesemente conto della sua esistenza e del suo costante funzionamento, se non quando il servizio o l’infrastruttura non sono in linea con la performance attesa.

LE PRINCIPALI NORMATIVE DI RIFERIMENTO

Il Facility è una branca del management relativamente giovane, che ha visto il suo sviluppo negli anni Settanta del secolo scorso. Ancor più recente è la sua normazione, e in particolare è all’interno della ISO 41011:2017 che emerge per la prima volta chiaramente espresso il fine prioritario dell’attività

del Facility Management: “migliorare la qualità della vita delle persone e la produttività del core business aziendale”. Come si può vedere, questo settore è molto “giovane” dal punto di vista normativo e sicuramente mancano normative incentrate sulla trasformazione digitale che lo sta attraversando. Inoltre, mentre abbiamo un’ampia scelta di norme in ambito manutentivo e costruttivo per infrastrutture sia pubbliche che private, notiamo un’ampia carenza normativa per il mondo servizi alla persona, ambito che è sempre stato lasciato alla “sensibilità” degli esecutori piuttosto che a una attenzione normativa.

GLI AMBITI DI AZIONE DEL FACILITY MANAGEMENT

L’ammontare dei servizi e delle infrastrutture gestite a supporto del business è così variegato da renderne difficile una catalogazione netta e omnicomprensiva. Per questo decliniamo il facility management in tre macro-famiglie di servizi: a) i servizi all’edificio: hanno ad oggetto il mantenimento dell’immobile e di tutti i suoi impianti e strutture ed assicurano all’azienda continuità di funzionamento delle facilities nel rispetto delle normative in materia di igiene degli ambienti di lavoro, sicurezza e uso razionale dell’energia; b) i servizi allo spazio: hanno ad oggetto gli spazi di lavoro e facilitano la creazione del valore, comunicazione, socializzazione e circolazione della conoscenza; c) i servizi alle persone: hanno ad oggetto i cosiddetti “soft services” (ristorazione, gestione documentale, reception, igiene ambientale, fringe benefits, etc…) e impattano su produttività, benessere e fidelizzazione di chi lavora per l’azienda. In conclusione ci sentiamo di poter affermare che il termine Facility Management non è un nuovo inglesismo per dire "impresa di pulizie", descrive invece delle realtà che, oltre al servizio di pulizia, offrono anche altri servizi in maniera integrata.

24 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 SERVIZI
IN ESTREMA SINTESI

La leggerezza del telaio in alluminio, la praticità del Flat mop con sistema a strappo

Il mop permette una pulizia perfetta e senza aloni grazie al particolare intreccio tra la Microfibra e il Cotone. La microfibra rimuove sporco e polvere e allo stesso tempo il cotone permette al prodotto di conservare la giusta umidità, mantenendo il mop bagnato per più tempo e consentendo così di pulire molti più metri di superficie. La sanificazione è garantita su ogni tipo di materiale o pavimento. Al termine dell’utilizzo l’operatore può facilmente rimuovere il mop per il suo lavaggio: il sistema

a strappo assicura praticità e velocità nelle operazioni di cambio mop, oltre a garantire la massima aderenza al telaio. Il prodotto si presenta anche nella versione solo in Microfibra, per un uso più tradizionale di questo tipo di prodotto.

TELAIO IN ALLUMINIO CON SNODO SCORREVOLE E BLOCCO LATERALE

Il panno mop con sistema a strappo è ancora più funzionale se usato con il telaio in alluminio con lo snodo centrale scorrevole. Con

un semplice movimento lo snodo centrale del telaio si sgancia e attraverso i binari si sposta di lato, dove viene bloccato. In questo modo l’operatore può far passare il prodotto sotto ogni mobile od ostacolo, senza dover fare alcuno sforzo. Il sistema con blocco laterale consente l’uso del telaio attraverso qualsiasi passaggio difficile,

per raggiungere i punti più scomodi, soprattutto in ambienti dove sono presenti scaffalature, mobili, attrezzature, e i movimenti sono quindi più difficili.

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Internet of Things Cosa serve alle aziende per sfruttare la IoT nel business

L’adozione delle tecnologie IoT può permettere di ottenere nuove informazioni di valore da sfruttare in prima persona, da trasferire al consumatore come valore aggiunto successivamente all’acquisto del prodotto, o ancora monetizzato attraverso l’erogazione di nuovi servizi

Sotto il cappello di Internet of Things ricadono tecnologie e applicazioni che prevedono la connessione in rete di oggetti e dispositivi diversi dal pc, che scambiano dati generalmente in modo autonomo e indipendente da un comando diretto dell’uomo.

Gli oggetti connessi sono dotati in genere di componenti che ricadono nelle seguenti categorie:

Sensori: fotocamere, microfoni, pulsanti, lettori di codici a barre, rilevatori di temperatura, pressione, umidità, battito

cardiaco, posizione GPS, movimento, giroscopi, bussole…

Attuatori: principalmente interruttori elettrici e valvole idrauliche, anche combinati per realizzare sistemi robotici e di automazione.

Dispositivi di elaborazione più o meno

autonomi: router, NAS e altri dispositivi connessi che, seppure assimilabili a un pc come logica di funzionamento, sono pensati per essere accesi, configurati una volta e poi lasciati lavorare senza ulteriore intervento.

Combinando questi componenti si cre-

ano sistemi complessi, come impianti domotici o di automazione, si possono aggiungere nuove funzioni e servizi a dispositivi già esistenti (elettrodomestici e dispositivi diagnostici attivabili e monitorabili da remoto, per esempio) o inventare nuove categorie di prodotto (smartphone, smart tv, smart watch, fitness tracker…).

CASI D’USO

Oltre al beneficio principale offerto al consumatore, l’utilizzo del dispositivo smart per il suo scopo specifico, l’adozio-

26 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 DIGITAL WORLD

ne delle tecnologie IoT può permettere all’azienda produttrice di ottenere nuove informazioni di valore da sfruttare in prima persona, da trasferire al consumatore come valore aggiunto successivamente all’acquisto del prodotto, o ancora monetizzato attraverso l’erogazione di nuovi servizi.

Alcuni esempi di questi benefici secondari sono:

• ottenere informazioni diagnostiche sul funzionamento del prodotto per migliorare la manutenzione, preventiva o dopo che si è manifestato un guasto;

• ottenere indicazioni sul reale utilizzo delle funzioni da parte del consumatore, per focalizzare meglio ricerca e sviluppo di nuovi prodotti;

• acquisire dati per creare analisi di mercato, anche da cedere a terzi (in accordo con le licenze d’uso dei prodotti venduti), e proporre nuovi prodotti o servizi al cliente in modo personalizzato, in base alle esigenze rilevate.

In ambito aziendale, l’IoT viene utilizzato in numerosi casi d’uso innovativi, che talvolta sono riproposizioni delle tecno-

logie consumer su scala più vasta, in altri casi sono applicazioni specifiche del settore di attività dell’azienda in questione. Alcuni esempi tra i più evidenti sono:

• utilizzo di sensori sulle macchine e nelle linee di produzione per ottimizzare i processi industriali, ridurre costi e sprechi, abilitare la manutenzione predittiva e migliorare la qualità;

• utilizzo dei dati di posizione geografica delle flotte di veicoli nei trasporti di merci e persone, anche per la creazione di nuovi servizi di mobilità (car/bike sharing);

• ottimizzazione dei costi di gestione e manutenzione (riscaldamento / raffrescamento, consumi energetici);

• tracciamento delle presenze negli spazi commerciali, per attività di marketing personalizzato e territoriale;

• in ambito ospedaliero, per il monitoraggio dei parametri dei degenti;

- tariffazione in base all’effettivo utilizzo di alcuni servizi. Per esempio, in campo assicurativo, per la creazione di polizze personalizzate in base al profilo di reale utilizzo dei veicoli o delle abitu-

dini di guida (compatibilmente con le leggi locali in materia di privacy);

• In campo utility, per il rilevamento a distanza dei consumi, ma anche per ottenere informazioni più dettagliate che permettano una pianificazione più efficiente delle risorse;

• poter gestire da remoto un prodotto/macchinario, e aggiungere un livello di servizio ulteriore post-vendita;

• tracciamento e inventario dell’intera catena del prodotto, dall’approvvigionamento delle materie prime ai magazzini dei prodotti finiti, fino alla giacenza nel punto vendita.

Come nel caso dei dispositivi consumer, oltre a fornire funzionalità nuove per migliorare il processo, l’acquisizione dei dati storici e la loro analisi, magari supportata da sistemi di intelligenza artificiale, crea valore che può essere usato per ottenere vantaggi sulla concorrenza, ma anche per introdurre nuovi prodotti e servizi e arrivare a trasformare radicalmente il core business dell’azienda, per esempio passare da essere produttori

27 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

di un dispositivo al fornire le sue funzionalità come un servizio, sia a clienti business che direttamente ai consumatori.

CARATTERISTICHE

La tecnologia IoT prevede un’infrastruttura che può essere articolata su più reti e sistemi. Ogni parte nasconde delle criticità che devono essere valutate per evitare rischi alla sicurezza, efficienza della rete e crescita incontrollata dei dati raccolti e dei costi di elaborazione e storage conseguenti.

I sensori traducono misurazioni di parametri fisici in segnale elettrico prima e in informazione digitale poi.

Tra i parametri che si possono misurare, i più comuni sono: temperatura, pressione, movimento, orientamento spaziale, prossimità, immagini, rilevazione di luminosità o altre onde elettromagnetiche e radiofrequenze, parametri elettrici (tensione, corrente…), suoni.

Gli attuatori permettono invece di tradurre un comando di origine elettrica o digitale in un’azione nel mondo fisico. Che si tratti di aprire un rubinetto, avviare un motore o accendere una lampadina, si tratta sempre di un interruttore o una elettrovalvola comandabili con un impulso elettrico.

I sensori possono essere direttamente collegati alla rete IP/internet, oppure comunicare con un collettore centrale utilizzando diversi sistemi e protocolli wired o wireless. La scelta tra l’uno e l’altro dipende da vari fattori, tra cui: la distanza tra i sensori e i collettori, la quantità

di dati che è necessario trasmettere nel tempo (ampiezza di banda), il ritardo con cui i dati possono arrivare (latenza), il consumo energetico, la presenza o meno di un collegamento fisico (cavo). Uno dei problemi principali per la diffusione dell’IoT è l’assenza di uno standard univoco per la comunicazione tra sensori ed elaborazione centrale. A volte, nella stessa rete, coesistono diversi protocolli, standard e tecnologie.

RACCOLTA

E ARCHIVIAZIONE DEI DATI

Se raccogliere e archiviare un valore numerico ogni minuto da una cinquantina di sensori di un impianto industriale è un’operazione che non presenta particolari difficoltà tecniche, acquisire grandi volumi di dati real time in poco tempo, o una quantità modesta di dati, ma da migliaia o milioni di dispositivi consumer o sensori, presenta sfide notevoli in termini di banda, velocità di scrittura e strutturazione dei dati. In molti casi, le caratteristiche dei dati necessari “sul campo” è differente – per quantità e latenza – rispetto a quella che serve per un’elaborazione analitica centralizzata.

Facciamo un esempio. Sul piano di produzione di una fabbrica è necessario avere una lettura dei sensori ogni secondo; una variazione dei valori rispetto alla norma deve immediatamente far scattare un allarme o chiudere una valvola. Gli stessi dati vengono usati anche dal sistema Erp e dal controllo qualità nella sede centrale. Questi sistemi, possono però accontentarsi di un dato ogni minuto, oppure ogni ora, e possono permettersi di riceverli nella nottata per far distribuire un report di prima mattina ai dirigenti interessati. Magari l’unico dato che serve è quello relativo alle anomalie. In questo caso, trasmettere l’intera mole di dati ai sistemi centrali comporta uno spreco di banda, risorse computazionali e storage per dati che non verranno usati. La procedura comporterà anche un ritardo, per cui l’allarme per un valore anomalo rischia di arrivare all’operatore della macchina con qualche secondo di

ritardo che può rivelarsi problematico. In questi e altri casi, è conveniente che i dati vengano inizialmente raccolti e gestiti da un piccolo server sul piano di produzione, che li analizza, reagisce alle anomalie, e poi trasmette al sistema centrale solo i dati rilevanti, o una loro preanalisi, nei tempi necessari.

Questo tipo di architettura è definita Edge Computing, perché sposta una parte della fase di elaborazione e analytics dal Data Center ai confini (Edge) della rete, vicino ai sensori. Oltre che nel caso descritto, l’edge computing è fondamentale in quelle situazioni in cui la connettività con i sistemi centrali è assente o limitata. Per esempio, i sistemi che raccolgono ed elaborano dati analitici su aerei, navi o mezzi di trasporto e li scaricano una volta arrivati a destinazione possono essere visti come sistemi Edge Computing.

LA SICUREZZA

Per diversi motivi, la parte periferica di un’infrastruttura IoT presenta grandi sfide per la sicurezza delle informazioni e delle infrastrutture. L’elevato numero di dispositivi e la loro vasta distribuzione creano un’enorme superficie di attacco che è difficile monitorare. Alcuni sensori e protocolli di comunicazione sono nati per essere utilizzati su reti private chiuse, e non affrontano la sicurezza informatica in modo soddisfacente, o la ignorano del tutto. Un aspetto spesso trascurato sia dai produttori che dagli utilizzatori è quello relativo alla correzione delle vulnerabilità con aggiornamenti periodici del software che fa funzionare i dispositivi IoT. Se un sistema operativo come Windows o macOS ricevono almeno un aggiornamento di sicurezza mensile, molti dispositivi IoT non vengono aggiornati per mesi o anni. E spesso i loro produttori falliscono o interrompono la produzione, lasciando i clienti con dispositivi poco sicuri per il resto della loro vita.

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Le tecnologie IoT possono permettere all’azienda produttrice di ottenere nuove informazioni di valore da sfruttare in prima persona o da trasferire al consumatore come valore aggiunto
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Futuro motivante? Una calamita per il successo

Vi è mai capitato di avere degli obiettivi a cui tenete molto e avere paura di non centrarli? Oppure di sentire una “vocina” che cerca di dissuadervi perché la meta che vi siete prefissati sembra eccessivamente ambiziosa? Se è successo a voi – come è successo a noi – allora oggi abbiamo il consiglio giusto da darvi. Stiamo parlando di come attivare futuri motivanti, ovvero di “come fare accadere le cose”. Premesso che nessuno ha la sfera di cristallo e può veramente fare accadere le cose con uno schiocco di dita, tuttavia la Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) – una disciplina largamente diffusa nel mondo e che si occupa di migliorare le persone e i risultati – ci suggerisce un procedi-

mento da attivare per aiutarci a generare una sensazione di potenziamento nel raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Il primo passo da compiere è quello della precisione nella formulazione degli obiettivi e la cui formula è SMART, ovvero: Specifico, Misurabile, Accettato, Realistico e Temporalmente definito; in pratica, significa averli ben chiari in testa, in tutti i loro aspetti e dettagli anche di scadenza temporale. Certamente devono essere anche misurabili, altrimenti come facciamo a capire se li abbiamo centrati, fortemente voluti e accettati?

Tutto questo aiuta moltissimo nel correre verso la meta, ma non è sufficiente ad attivare al massimo le

nostre risorse motivazionali interne per raggiungerla. Ciò avviene perché l’aver focalizzato l’attenzione su un determinato bersaglio non ci fornisce automaticamente tutta la grinta necessaria per perseguire tale obiettivo, anche se i nostri sensi (che in PNL prendono il nome di sistemi rappresentazionali, cioè come ognuno di noi comprende ciò che accade nel mondo attorno a sé) sono già stati “avvisati” in prospettiva.

In tal caso occorre allora fare ricorso a delle tecniche che ci possano attivare un’adeguata reazione emotiva. Il termine “futuro motivante” racchiude dentro di sé l’essenza di tali metodologie e significa porre le mete prefissate in un preciso contesto temporale,

30 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
MARKETING
Un piccolo viaggio nel futuro, associando in maniera anticipata il piacere all’obiettivo raggiunto

in grado di incentivare e amplificare il nostro volume emotivo.

COME SI PUÒ OTTENERE UN SIMILE RISULTATO?

La risposta è molto semplice. Basta utilizzare la nostra capacità di visualizzare e immaginare eventi che non sono ancora accaduti, ma che desideriamo vedere avverati nella nostra vita. O meglio. Dato che i nostri sistemi rappresentazionali sono sempre attivi, è necessario dirigere e utilizzare consapevolmente le risorse da essi fornite per compiere un piccolo viaggio nel futuro, associando in maniera anticipata il piacere all’obiettivo raggiunto.

Facciamo un esempio:

1. immaginate di aver stabilito l’obiettivo di guadagnare di più e di averne già specificato le caratteristiche che lo rendono più preciso e concreto utilizzando il modello linguistico SMART;

2. adesso utilizzate la vostra fantasia per immaginare di essere già arrivati all’obiettivo e, quindi, di essere arrivati a guadagnare, per esempio, X euro al mese;

3. costruite nella vostra mente ogni singolo dettaglio, come, per esempio, il modo in cui intendete spendere o inve-

stire tale somma, lo stato d’animo che vi accompagnerà nel momento in cui saprete di aver conquistato l’obiettivo desiderato, giungendo persino a immaginare la forma fisica che tale somma avrà nel momento in cui ne entrerete in possesso; se si tratterà di banconote fruscianti o di un colorato assegno o, ancora, di una semplice operazione informatica tra banche.

Oppure provate a darvi l’obiettivo di aumentare il vostro parco clienti:

1. avete già individuato esattamente cosa significhi per voi aumentare il parco clienti in base alla situazione attuale e l’avete descritto in termini SMART;

2. immaginate di aver raggiunto l’obiettivo di aumentare il parco clienti come avete programmato;

3. adesso potete vedere con l’occhio della mente il vostro database molto più ricco, sentire i telefoni del customer care service che suonano per chiedere preventivi; voi che conducete riunioni con i vostri commerciali per perfezionare la linea strategica di gestione dello sviluppo e così via.

Cosa accade a questo punto alle vostre emozioni? Che tipo di sensazioni pro -

vate nell’effettuare questa particolare forma di “ponte sul futuro”? Come vedete le difficoltà iniziali, i timori di non riuscirci e “la vocina impaurita” che vi diceva di mollare? La risposta a queste domande vi consentirà già di effettuare un primo controllo sull’ecologia dell’obiettivo, ovvero se tutto corrisponde a ciò che è davvero importante per voi o, al contrario, possa confliggere con altri aspetti della vostra vita a cui tenete. Il controllo ecologico è molto importante proprio perché vi permette di comprendere se ciò che accadrà può minacciare i vostri valori. Per esempio, se per guadagnare di più dovete scendere a compromessi con la vostra etica e legalità, forse, non è poi un obiettivo così ecologico e motivante. Se l’aumento del parco clienti vi fa sentire a disagio perché non siete pronti come vorreste in quanto potrebbe compromettere la qualità dei vostri servizi (e la qualità è un valore) forse non è un obiettivo così ecologico e motivante. Se il controllo ecologico, nel futuro, darà esito positivo, come ci auguriamo, ci troviamo di fronte a un obiettivo avente le seguenti caratteristiche: da un lato, una grande precisione, necessaria per focalizzare al massimo le vostre energie; dall’altro la carica emotiva giusta per considerare tale obiettivo sano e desiderabile nel futuro. Ovviamente, se la sensazione fosse invece negativa, allora siete certamente in tempo per rivedere meglio il vostro obiettivo SMART perché, per fortuna, non è ancora successo nulla.

Tale metodologia andrebbe in realtà applicata non su un solo obiettivo, ma sull’insieme di obiettivi che vorremmo vedere realizzati nel nostro futuro, costruendo così un vero e proprio futuro motivante ed ecologico.

In conclusione, non sarà certamente solo questo ponte sul futuro a fare accadere le cose di successo, ma di sicuro se non proviamo a immaginarci là dove vorremmo essere, non ci arriveremo mai. Provare per credere.

31 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

Salvaguardare la salute degli animali e dell’uomo

La protezione degli animali negli allevamenti rappresenta una priorità sancita da leggi nazionali e internazionali. Tale priorità scaturisce da una sempre maggiore sensibilità dei consumatori nei confronti degli animali allevati, culminata nel Trattato di Lisbona dell’Unione europea che, all’articolo 13, riconosce giuridicamente agli animali lo status di “esseri senzienti”.

Salvaguardare la salute degli animali e prevenirne le malattie serve del resto a tutelare la salute pubblica, le produzioni animali, la sicurezza degli alimenti e il relativo approvvigionamento, le economie rurali e l’ambiente. È una componente fondamentale della sicurezza alimentare e rimane al centro della strategia “dal produttore al consumatore” dell’Unione europea. Determinati agenti patogeni possono infettare popolazioni sia umane che animali o possono essere trasmessi dagli animali agli esseri umani, per via

diretta o tramite vettori. Pertanto, l’approccio secondo il quale esiste una sola salute (“One Health”) è essenziale per prevenire e controllare efficacemente tali malattie sia negli animali sia negli esseri umani.

L’attenzione per la salute animale migliora la sicurezza e la qualità degli alimenti nonché la sostenibilità dei sistemi di produzione alimentare di origine animale attraverso una serie di interventi:

• selezionando strategie efficaci volte a eradicare o controllare gli agenti patogeni che possono colpire le popolazioni animali e/o umane;

• diminuendo il fabbisogno di farmaci e riducendo al minimo i rischi di resistenza agli antimicrobici nonché la presenza di residui di medicinali veterinari negli alimenti;

• migliorando la produzione animale;

• migliorando il benessere degli animali;

• salvaguardando la biodiversità degli ani-

mali domestici, di quelli degli zoo e d’allevamento nonché della fauna selvatica.

IL RUOLO DELL’EFSA

Il ruolo dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) nel settore della salute animale consiste nell’ottimizzare le condizioni di salute degli animali domestici, degli zoo, d’allevamento e selvatici. Il concetto di salute animale abbraccia le malattie degli animali, ma anche l’interconnessione tra benessere degli animali, salute umana, protezione dell’ambiente e sicurezza alimentare.

L’EFSA effettua valutazioni del rischio e fornisce consulenza scientifica ai responsabili della relativa gestione (Commissione europea, Parlamento europeo e Stati membri dell’UE) in diversi ambiti della salute animale.

I compiti e le attività principali del gruppo di esperti scientifici sulla salute e il benessere degli animali dell’EFSA e

32 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 BIOSICUREZZA
Con il termine biosicurezza ci si riferisce a quelle misure da applicare per prevenire l’introduzione di malattie in una popolazione di animali indenni. Nel caso in cui invece queste malattie fossero presenti, sono le misure che ne limitano la diffusione
Cristina Cardinali

dell’unità BIOAHAW nel settore della salute animale sono:

• raccolta e analisi di dati su diverse malattie animali mediante attività di sorveglianza e monitoraggio svolte all’interno dell’UE e/o nei paesi limitrofi e produzione di relazioni epidemiologiche trimestrali/annuali;

• promozione della raccolta di dati standardizzati e armonizzati relativi alla salute animale;

• sviluppo e accesso a strumenti e strategie finalizzati alle attività di sorveglianza e monitoraggio;

• valutazione di parametri epidemiologici quali popolazioni ospiti, vie di trasmissione e fattori di rischio;

• valutazione dell’efficacia di diverse misure di protezione e di controllo in relazione a malattie specifiche;

• sviluppo di progetti e partecipazione a iniziative per sostenere ulteriormente le attività di sensibilizzazione, prevenzione

e controllo delle malattie animali. Per svolgere il suo ruolo l’EFSA collabora e interagisce con esperti, organizzazioni nazionali e internazionali, università e autorità degli Stati membri, oltre a sviluppare reti e partenariati con portatori di interesse europei e internazionali.

QUADRO NORMATIVO DELL’UE

Nel marzo 2016 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato il regolamento (UE) 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili, ossia la “normativa in materia di sanità animale” (AHL), in vigore dal 21 aprile 2021. L’AHL riunisce una serie di atti giuridici relativi a diverse malattie animali trasmissibili in un’unica legge generale che consente l’adozione di un approccio orizzontale alle malattie animali.

I principi guida fondamentali dell’AHL sono la prevenzione, la sensibilizzazione, la sorveglianza, il controllo, l’eradicazio-

ne delle malattie animali nonché la biosicurezza e la tracciabilità degli animali e dei prodotti di origine animale. L’AHL comprende inoltre norme volte a garantire un commercio sicuro e regolare di animali vivi e dei prodotti di origine animale all’interno e al di fuori dell’UE.

BIOSICUREZZA

Il principio generale di benessere animale è strettamente legato al concetto di biosicurezza intesa come l’insieme delle misure adottate per mantenere o migliorare la situazione igienico-sanitaria dell’allevamento, con lo scopo di prevenire l’ingresso di nuove malattie e controllare la circolazione di quelle presenti, attuando un insieme di interventi strutturali e procedure organizzative e comportamentali strettamente correlate alla tipologia d’impianto. L’allevamento va considerato sulla base dell’analisi dei rischi connessi alla struttura, alla tipologia

33 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

produttiva e alle modalità di gestione e la biosicurezza prevede un insieme di adeguamenti strutturali e gestionali molto importanti per le aziende zootecniche. In medicina veterinaria, la parola igiene raggruppa tutte quelle regole e pratiche necessarie a mantenere la salute e il benessere degli animali. Infatti, tra le procedure organizzative più importanti della biosicurezza in allevamento, quelle di pulizia e disinfezione rivestono un ruolo chiave e sono strettamente correlate tra loro.

superfici ambientali e dalle attrezzature di allevamento.

Le procedure di pulizia prevedono la combinazione di procedure meccaniche (come ad esempio l’utilizzo di acqua pressurizzata) all’utilizzo di sostanze chimiche quali i detergenti che riducono l’energia meccanica necessaria all’allontanamento dello sporco ottimizzando il risultato. I detergenti generalmente sono composti da tensioattivi, molecole capaci di influire significativamente su una

orientano disponendosi in modo tale da disperdere le sostanze non miscibili in acqua in minutissime particelle. Nel processo di detersione si assiste al distacco di sostanze organiche per il medesimo processo che avviene con l’emulsione, tuttavia, la fondamentale differenza consiste nella grande capacità del gruppo idrofilo del tensioattivo di staccare lo sporco da un substrato. Tale caratteristica è propria dei tensioattivi dotati di carica, in particolare quelli dotati di carica

LA PULIZIA

La maggior parte dei prodotti igienizzanti o disinfettanti è inattivata o risulta scarsamente efficace a contatto con la sostanza organica, quindi la rimozione dello sporco risulta una pratica essenziale e imprescindibile per una corretta sanificazione dell’allevamento.

Quando si parla di pulizia si intende l’allontanamento dei residui organici dalle

soluzione diminuendo la tensione superficiale e aumentandone il potere bagnante. Il potere bagnante di una soluzione è la proprietà di una soluzione acquosa di interfacciarsi con sostanze non miscibili favorendo i processi di detersione ed emulsione. Nel processo di emulsione le molecole di tensioattivo essendo composto da una parte idrofila solubile nelle soluzioni acquose e una insolubile si

negativa.

I tensioattivi infatti si classificano in tre classi sulla base della loro carica che conferisce ad ogni categoria di tensioattivi le loro proprietà:

• Tensioattivi anionici: sono dotati di carica elettrostatica negativa e sono la classe più schiumogena.Presentano un'elevata capacità emulsionante.

• Tensioattivi cationici: sono dotati di

34 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 BIOSICUREZZA
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carica elettrostatica positiva e sono altamente schiumogeni

• Tensioattivi non ionici: sono dotati di uno scarso potere schiumogeno, ma di un buon potere detergente. Oltre ai tensioattivi, nei detergenti sono presenti anche sostanze complementari, come stabilizzanti del pH, attenuanti della durezza dell’acqua, ossidanti come ipocloriti e cloriti che aiutano a degradare lo sporco ecc…

LA SANIFICAZIONE

Lo schema classico della disinfezione mantiene la sua validità anche nella pratica veterinaria. La disinfezione finale si attua al termine di un episodio di malattia infettiva, denunciabile o meno; possono essere interessate, a seconda dei casi, varie strutture da ritenersi infette, quali i locali d'allevamento, le attrezzature ivi contenute, gli automezzi che hanno trasportato animali o prodotti infetti, la concimaia, il depuratore dei liquami, i foraggi, i pascoli. La disinfezione continua si attua durante un episodio infettivo, per diminuire la carica di patogeni diffusa nell'ambiente dagli animali infetti e ridurre quindi il rischio di infezione dei sani. Si procederà con una disinfezione periodica in una struttura dove si sono verificate la presenza di animali o un'attività produttiva che, pur senza essere state caratterizzate da particolari patologie infettive, esigono un risanamento precauzionale prima di

nuove introduzioni di animali o di nuove lavorazioni. Infine, alcuni tecnici sostengono l'opportunità della cosiddetta disinfezione di precauzione, quella cioè eseguita in un allevamento di animali pur privo di evidenti forme patogene di origine infettiva e senza che si effettui la sostituzione della popolazione animale, allo scopo di abbassarne la carica microbica ambientale; questo tipo di disinfezione, tuttavia, pur richiamato e raccomandato in certa letteratura, ha spesso nella pratica dato luogo ad inconvenienti sanitari, probabilmente dovuti al fatto che la “disinfezione stessa modifica l'equilibrio biologico dell'allevamento, e forse seleziona forme microbiche che, prive della usuale competizione biologica, possono talvolta virulentarsi determinando quadri patologici prima inesistenti”.

Gli agenti disinfettanti hanno diversi meccanismi di azione e spettro di attività. È necessario scegliere un disinfettante che vada bene per il lavoro da eseguire verificando quali sono i microrganismi da eliminare, qual è la sicurezza di impiego (attività irritante, eventuale tossicità, attività corrosiva), qual è la persistenza, il tempo di attività e l’azione detergente. Sono disponibili i seguenti disinfettanti:

• Fenoli, raccomandati per la pulizia di installazioni e passaggi di veicoli.

• Agenti iodofori, che hanno grande velocità di azione e sono indicati per disinfettare gli stivali.

• Composti a base di cloro, che hanno grande velocità di azione; sono ideali per disinfettare le condutture di acqua.

• Composti di ammonio quaternario, efficaci per disinfezioni di attrezzature di lavoro.

PREVENZIONE CONTROLLO E MONITORAGGIO DEGLI INFESTANTI

Roditori, uccelli ed insetti possono essere vettori di estrema importanza per la diffusione di malattie zoonotiche e non. Il loro controllo è alla base di una efficace biosicurezza. La lotta ai roditori ed altri ospiti può avvenire tramite:

• trattamenti con presidi specifici;

• lotta biologica;

• reti antipassero;

• pulizia e sfalcio delle zone circostanti le stalle, evitando accatastamenti di materiale vario.

• Togliere gli animali dalla stalla avendo cura di eliminare tutto il materiale organico presente.

• Vuotare la concimaia, la fossa liquami e le mangiatoie.

• Aprire la zone inaccessibili, sconnettere l’apparecchiatura elettrica e svuotare tutte le tubazioni dell’acqua.

BIBLIOGRAFIA

- Salute animale, efsa.europa.eu

- About the Animal Health Law, food.ec.europa.eu/animals_en

- Norme Nazionali sulla protezione degli animali negli allevamenti, Ministero della Salute, Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari

- Progetto Prevenzione Agricoltura, Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie, Inail, prevenzioneagricoltura.it

- Biosicurezza in allevamento, pulizia e disinfezione, tecnozoo.it

- Il peso del fattore pulizia in allevamento, Giusy Romano, suinicoltura.edagricole.it

- La sanificazione nell’industria alimentare e negli allevamenti, Massimo Cardini, Morena Piumi, Roberto Seghedoni, Enrico Stefani, Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna, Dipartimento di Sanità Pubblica Informo

• Eseguire una spruzzatura con detergenti avendo cura di indossare i DPI (Dispositivi di Protezione Individuali) e lasciare agire il tempo necessario.

• Pulire a pressione tutto il locale con particolare attenzione alle superfici in cemento.

• Disinfettare accuratamente lasciando il locale libero per almeno 12 ore e fare entrare gli animali a locale asciutto.

36 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 BIOSICUREZZA
PER
UNA BUONA PULIZIA E DISINFEZIONE BISOGNA:
ASSICURARE

FORMAPED: la miglior risposta per la prevenzione della zoppia bovina

produzione di latte di oltre 500g al giorno, scarsa fertilità e dunque rischio di precoce riforma del bovino. Questo si traduce, oltre che in un forte malessere dell’animale, anche in un ingente danno economico per l’allevatore.

ro-caseario ha una rilevanza importante: in termini di fatturato pesa il 10,8% dell’industria agroalimentare. Si contano complessivamente 26.000 allevamenti di bovine da latte con un numero totale di capi di quasi 2 milioni.

In questo contesto, una delle principali battaglie che gli allevatori di bovine da latte si trovano a combattere è la Dermatite Digitale (DD), ovvero una malattia degli unghioni delle bovine da latte a decorso endemico, che ha origine batterica e trova per questo il suo habitat ideale nella lettiera umida delle stalle. Essa rappresenta una delle principali cause di zoppia bovina: provoca una riduzione della

La Dermatite Digitale è molto diffusa negli allevamenti intensivi (70-95%) dove può arrivare ad interessare fino al 90% dei capi presenti. Come fare quindi? La parola chiave è prevenzione I bagni podalici sono la soluzione ideale per salvaguardare la salute delle bovine da latte e dei loro zoccoli: grazie ad essi, è possibile contenere la contaminazione batterica quale causa scatenante della malattia e mantenere lo zoccolo sano. In Italia è vietata la vendita e l’utilizzo della formaldeide tal quale per i bagni podalici; l’unico uso consentito è come componente di un formulato registrato come Presidio Medico Chirurgico (PMC). FORMAPED è la miglior alternativa sul mercato per rispondere alla necessità dell’allevatore

Si tratta di un disinfettante per il trattamento podalico del bovino, registrato come PMC e prossimo a diventare biocida secondo il Reg UE 528/2012 (BPR). Frutto dell’ esperienza di numerosi anni nel settore zootecnico, durante i quali il prodotto è stato testato e continuamente perfezionato, è una garanzia di efficacia contro la diffusione dei batteri appartenenti alla famiglia delle Spirochete (Treponemi) responsabili dello sviluppo della Dermatite Digitale. La sua occasione di utilizzo è proprio nei bagni podalici fuori dalla sala di mungitura, dove si consiglia di diluire il prodotto in

acqua nelle apposite vasche per il passaggio obbligatorio delle bovine. Tra i vantaggi di questo prodotto c’è anche quello di non essere regolamentato ai fini dell’ADR (trasporto su strada) e IMDG (trasporto via mare).

L’offerta Bettari di prodotti per la zootecnia e per l’industria alimentare non si limita qui: spazia dagli igienizzanti per il capezzolo bovino, ai prodotti specifici per impianti CIP, alle schiume sgrassanti. Sul sito www.bettari.it è possibile ottenere ulteriori informazioni e approfondire l’argomento.

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Salvare le imprese? Salvare le famiglie? Un dilemma professionale senza giudizio

quali qualcuno di loro lavora, qualcuno comanda, qualcuno guadagna, altri guardano e aspettano che avvenga qualcosa. Magari per rivendicare un proprio ruolo o un proprio diritto successorio

Ho dibattuto con un bravissimo professionista riguardo il possibile sviluppo di assetti societari di un gruppo famigliare del quale stiamo seguendo il passaggio generazionale. Dal punto di vista tecnico quadra tutto: ci sono strumenti, tante soluzioni, tutte idonee a salvare e addirittura migliorare le prospettive imprenditoriali di una parte della famiglia in questione.

Ma le altre parti? Il rischio di conflitto, se non si considerano le conseguenze

relazionali di alcune scelte tecniche, è altissimo.

Le probabilità che si arrivi a rotture generazionali sono molto probabili, spesso a causa di forzature a cui vengono sottoposti equilibri precari, in genere cercati e trovati con tanta fatica “mediatrice”: si salva l’azienda, si distruggono le famiglie. E non vale il diritto di prelazione che dovrebbe avere l’azienda nei confronti della famiglia, sacrificando le relazioni sull’altare del denaro.

Ma vale anche il contrario: talvolta, per mantenere il quieto vivere e il “vogliamoci bene”, si gettano al vento anni di investimenti, di sacrifici, di lavoro perché, di fronte alla necessità di fare precise scelte, per non favorire qualcuno sacrificando qualcun altro, si manda l’azienda a quel paese.

E qui sta il difficile, talvolta l’impossibile. Provare a salvare entrambe: l’azienda e la famiglia.

Ricordo bene, quasi 40 anni fa, quando lavorando come dipendente all’inter-

38 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 IMPRESE FAMIGLIARI
“Perché il passaggio generazionale è un momento critico”. Pubblichiamo il quarto ed ultimo di una serie di interventi sul tema del rapporto fra generazioni all’interno delle famiglie che posseggono una o più imprese nelle
Franco Cesaro
Titolare dello Studio Cesaro&Associati

no di aziende famigliari assistevo alle azioni impotenti di commercialisti, avvocati, notai e, in genere, professionisti, chiamati a utilizzare strumenti sperimentati, norme di legge, numeri, valutazioni, perizie, che si “schiantavano” addosso a conflitti fra padri e figli, sorelle e cugini, zii e nipoti che si sentivano privati dei loro diritti o delusi nelle loro aspettative.

E la “consegna” per tutti loro è sempre stata “stanne fuori”, non farti coinvolgere dai casini delle famiglie. Per molto tempo, e ancora oggi, per molti di loro è così: non erano preparati a questo tipo di situazioni, non avevano neppure affrontato questo tipo di problemi nei loro percorsi di studio accademici. In questi giorni sto frequentando un percorso formativo con molti avvocati che chiedono di avere maggiore formazione nell’arte e nella scienza della mediazione, consapevoli che queste abilità non

si imparano nei percorsi accademici e che, per essere efficaci nella gestione dei conflitti, bisogna lavorare innanzitutto su sé stessi. Bravi, tutto il mio rispetto.

Sull’altra sponda vedevo gli psicologi, psicoterapeuti, mediatori della famiglia, consulenti nell’ambito delle relazioni umane, dai preti ai filosofi ai professori, che, bravissimi nella gestione dei conflitti e a creare percorsi di pacificazione, di fronte ad un bilancio, ad un conto economico o a un piano industriale, fuggivano.

Non era, e non è, nelle loro “corde”: anche qui non faceva parte del loro percorso di studi.

La conseguenza, inevitabile, è che, per affrontare le problematiche delle aziende famigliari, è necessario un approccio multidisciplinare e di conseguenza un gruppo di lavoro collaborativo e che segua un Metodo di lavoro condiviso.

CHE FARE

In principio, dal mio punto di vista, c’è la famiglia e la sua continuità; ciò si traduce nel bisogno di pianificare la successione, in pace e salute. Percorso che andrebbe attivato nei tempi giusti: “non è mai troppo tardi” per anticipare conflitti e problemi fra famigliari, affini e fra le diverse generazioni.

Tanto, in ogni caso, si deve prima o poi affrontare il problema: e se per caso si è costretti ad affrontarlo in “guerra” e malattia, si rischia di allungare all’infinito il tempo per trovare soluzioni, con consulenze e interventi professionali costosi, e con conflitti spesso insanabili.

Il non voler affrontare questo argomento, per alcuni ansiogeno e doloroso, porta a doverlo affrontare solo dopo un evento precipitante: la morte di un famigliare, non sempre del “vecchio” purtroppo. E si comprende perché un mio caro amico notaio mi ricorda

39 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

talvolta che, secondo le sue statistiche, è proprio la morte lo strumento di successione più usato. In quel caso, senza piani successori o indicazioni precise, è il diritto successorio che entra in gioco. Senza possibilità di mediazione. Si fa quello che dice la legge, non quello che si ipotizza essere “giusto”. Il punto di partenza è la definizione e la quantificazione del patrimonio di famiglia che è oggetto di successione: in genere è la sommatoria di beni immobili, di beni liquidi e di partecipazioni societarie, sia quelle relative all’azienda di famiglia che quote di partecipazione in altre imprese.

Molto spesso lo stesso “anziano” non ha sottomano la precisione del valore del patrimonio, ma ne ha un’idea che va invece quantificata. Anche per mettere in sicurezza il patrimonio stesso in attesa che sia oggetto concreto di successione. Talvolta si fanno ipotesi che, per diverse vicende, sono diverse da quanto poi si trova al momento di passaggio; in concreto: di cosa stiamo parlando? E cosa si fa per blindarlo fino al momento del passaggio?

EQUILIBRIO

L’obiettivo è quello di prendere decisioni “sostenibili”, cioè durature nel tempo e puntare all’obiettivo dell’equilibrio; una parola magica che è fondamentale se si considerano contemporaneamente aspetti giuridici, finanziari e fiscali.

Per far questo occorrono competenze specifiche è la conoscenza combinata degli effetti che ogni scelta che si fa in uno dei tre aspetti, genera conseguenze nelle altre due. Il consiglio è di avere sempre la collaborazione con un “direttore” d’orchestra che coordini le tre professionalità che è necessario coinvolgere, in armonia con le aspettative delle varie componenti famigliari che dovrebbero, a loro volta, essere mediate da un professionista di fiducia per tutte le componenti.

Ed è bene diffidare dei “consulenti tuttologi”, cioè di coloro che propon-

gono di gestire questo delicato processo “chiavi in mano” agendo da single, magari proponendo relazioni professionali, ma senza Metodo dichiarato e documentato.

La finalità è anche quella di non “pesare” su ognuna delle parti in gioco: se ad esempio è necessario ipotizzare “movimenti finanziari importanti” per definire la successione, è importante non gravare su una singola parte, impegnandola in investimenti e indebitamenti pluriennali. Si rischierebbe di condizionare la giovane generazione, la vecchia generazione o l’impresa di famiglia, che, per sistemare le questioni successorie, si troverebbe a non avere le risorse per investire in innovazione. E, se si operano scelte “tradizionali”, è bene esserne consapevoli: un testamento ad esempio, è un tecnicismo corretto che però non garantisce la sostenibilità nel lungo periodo. È risaputo infatti che, se una delle parti aventi diritto successorio non ne condivide il contenuto, ha dieci anni di tempo per impugnare quel documento dopo la sua pubblicazione.

L’AZIENDA

La continuità aziendale è favorita da un percorso scritto e condiviso che parte da visioni del futuro mediate dalle diverse generazioni, e in armonia con le regole istituzionali, a partire dallo Statuto. Una volta preso atto o deciso chi sono e chi saranno i soci, l’aspetto più importante è identificare chi sarà o chi saranno gli imprenditori, cioè coloro che hanno le visioni del futuro o sentono il “fuoco” del rischio, dell’avventura e che hanno una cultura del tempo in un’ottica di lungo periodo.

In questo senso sarebbe importante che il futuro fosse pianificato attraverso strumenti in grado di regolare le decisioni con livelli di rischio accettabili, e che nello stesso tempo permettesse a chi fra i famigliari non opera in azienda, di controllare l’andamento dell’attività. Quindi nell’idea di continuità della piccola impresa famigliare è necessario redigere un piano industriale e attivare un’attività di controllo di gestione. Il suo ruolo, da imprenditore, sarà quello di tutelare tutti i soci famigliari, e lo potrà fare meglio se gli accordi tra soci/famigliari sono regolati da un patto, in questo caso un patto parasociale, che preveda tutte le situazioni possibili nella vita delle imprese e delle famiglie: cambi di proprietà, vendite, entrata di nuovi soci, lutti, entrata di nuovi figli o

parenti in azienda, ecc.

Il problema che di solito si presenta è quello del comando: nella continuità aziendale uno dei motivi di maggior conflitto, soprattutto in seconda e terza generazione, è riconoscere il comando di un famigliare. Talvolta pur di non accettare il prevalere di un fratello, di un cugino, di uno zio, si è disposti a far saltare il banco. In alternativa andarsene. Pretendendo di essere

40 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 IMPRESE FAMIGLIARI

liquidati della parte di patrimonio che si ritiene di aver diritto. E quindi attivando un processo costoso, ancorché apparentemente definitivo. Di solito, si consiglia pertanto di fare delle scelte: identificare chi ha attitudine o sceglie di impegnarsi. Sarà lui, o lei, a farsi riconoscere dagli altri, famigliari o meno. In ogni caso questa situazione si può prevenire o gestire attraverso strumenti idonei a definire la successione famigliare e la continuità aziendale.

Il patto di famiglia, (Legge 14 febbraio 2006 n. 55, “che consente al titolare dell’impresa di anticipare il momento del trasferimento dell’azienda o delle partecipazioni sociali ai discendenti o al discendente che si sia dimostrato maggiormente idoneo alla gestione dell'impresa”) è un preciso istituto giuridico che propone una serie di vantaggi alle famiglie che vogliono anticipare e pianificare la successione. Va siglato da tutti i famigliari, non è impugnabile e permette una serie di vantaggi fiscali. Questo è solo un esempio che non è applicabile ad ogni situazione, perché ogni famiglia e ogni azienda ha una situazione unica e irripetibile. Ma è importante sapere che questo ed altri strumenti giuridici possono portare serenità nelle famiglie e percorsi di continuità aziendale.

ALTRE VARIABILI

Quando si vogliono mettere insieme le due parti, azienda e famiglia, si possono dover valutare situazioni particolari che abbisognano di strumenti particolari. Un esempio fra tutti riguarda il Trust (istituto di origine anglosassone) che permette di risolvere alcune questioni, come ad esempio la tutela di familiari più “fragili” e aventi diritto di tutela, specie nel caso di successione. In pratica il trust “ricorre quando un soggetto (detto settlor) sottopone dei beni, con atto mortis causa o inter vivos, sotto il controllo di un altro soggetto (detto trustee) nell’interesse di un beneficiario o per un fine specifico”.

Questo strumento, come altri, è applicabile coinvolgendo beni e partecipazioni. E mette insieme esigenze di continuità anche dopo la dipartita dei fondatori delle imprese e di chi ha costruito patrimoni. Una forma di “difesa” che necessita però di istituzioni e professionisti in cui si ripone grande fiducia.

Altre situazioni inoltre prevedono invece uno sviluppo delle strutture societarie che, attraverso trasformazioni, frazionamenti di imprese, acquisizioni di altre imprese, creazione di nuove attività, permetta a più soggetti di sviluppare e affermare le proprie predisposizioni imprenditoriali, evitando conflitti di gestione interna alla vecchia impresa.

In questo caso si creano i cosiddetti gruppi aziendali, spesso governati da cosiddette holding, società che fungono da “casseforti” delle famiglie ed anche incubatori per diversificazioni imprenditoriali che possono emergere dalla creatività delle nuove generazioni.

LE ALLEANZE

In questi percorsi è sempre auspicabile circondarsi di fiducia. Cioè di un sistema di istituzioni e professionalità che negli anni hanno in genere costituito il capitalismo personale degli imprenditori.

È un sistema di alleanze che, oltre che di una regia consapevole, prevede l’intervento tecnico di un gruppo di lavoro tra i quali spicca senza dubbio il ruolo degli istituti di credito, spesso chiamati a svolgere un ruolo di facilitatori, nonché di garanti e tutori di un sistema di valori economici che sono il risultato di una vita di lavoro. Questo fatto salvo che la sola gestione del patrimonio, talvolta unico vero scopo delle relazioni da parte di consulenti finanziari e funzionari, non è sufficiente a risolvere le questioni della successione.

Ribadisco l’importanza della collaborazione fra consulenti in un’ottica multidisciplinare: rinforzo questo concetto perché risulta spesso difficile utilizzare correttamente determinate

professionalità soprattutto di natura umanistica, non solo da parte delle famiglie e degli imprenditori, ma spesso anche dai professionisti afferenti agli albi tradizionali (avvocati, commercialisti, notai, ecc.) che stanno solo in questi anni sperimentando l’utilità e il ruolo di preparatori del terreno e di facilitatori delle relazioni che hanno soggetti come i mediatori famigliari ed altri.

Per tutti sarebbe bene incontrarsi per “formarsi assieme”, grazie a percorsi di educazione alla continuità delle imprese e delle famiglie.

IN DEFINITIVA

Concludendo ritengo che si possa riassumere quanto descritto nelle righe precedenti con altre indicazioni generali:

• È bene mettere in sicurezza il patrimonio nelle sue varie componenti.

• È consigliato separare la famiglia di origine da altri componenti affini. La separazione dei beni, ad esempio, è innanzitutto una forma di tutela anche per loro.

• È necessario un percorso di educazione all’imprenditorialità e non solo alla gestione, per i giovani.

• Per questo è bene anche definire e scrivere le modalità di ingresso in azienda, aspetto che non deve mai essere scontato.

• Così come è necessaria un’educazione ad organizzarsi il presente-futuro per gli anziani, spesso “isolati” nel loro lavoro e nella loro impresa da sempre, senza pensare ad altro.

In ogni caso è sempre bene ragionare in termini di “sistema”: non escludere nessuno, includere tutti coloro che lo desiderano, sempre, anche in prospettiva. Non è mai troppo presto per pensare al futuro di famiglie e imprese.

(Il primo intervento “Imprenditori si nasce o si diventa” è stato pubblicato su DP n. 4 maggio 2023; il secondo “Il percorso necessario” su DP n. 5 giugno 2023; il terzo “Mediare la crisi fra generazioni” su DP n. 6 luglio/agosto 2023)

41 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

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IN PROSPETTIVA

S 8 Il settore dell’ospitalità è davvero pulito?

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INDAGINE

S 12 La ristorazione verso la ripresa definitiva a cura di Simone Ciapparelli

PREVENZIONE

S 16 Sanificazione dopo la pandemia. Cos’è cambiato?

Elena Consonni

S8 S12 S16

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S 34 Agli italiani piacciono le toilette pulite

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S 38 Eccellenza della cucina e dell’igiene

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S 42 Analisi dei rischi lavorativi

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PRIMO PIANO

S 46 Alcuni dei prodotti di riferimento del panorama industriale a cura di Loredana Vitulano

DISINFESTAZIONE

S 52 Arocatus Melanocephalus, sei tu? a cura di Chiara e Graziano Dassi

S 56 Gli emitteri & micro-incapsulati

Chiara Dassi

S52
S28

Il settore dell’ospitalità è davvero pulito?

L’emergenza da Covid19 ha reso evidente come vivere, lavorare e mangiare in un ambiente pulito sia una condizione imprescindibile. Ovviamente anche prima della pandemia noi, dealers del settore della pulizia professionale, abbiamo sempre sottolineato l’importanza dell’igiene e della sanificazione definendola sinonimo di qualità della vita, per ogni tipologia di ambiente. È chiaro però che le emergenze sconvolgono le abitudini consolidate e producono una nuova consapevolezza: la necessità che alcune tipologie di spazi debbano essere soggette a una maggiore e ancor

più approfondita pulizia, sanificazione e disinfezione. Certamente il settore HoReCa ricade fra quelli a maggior rischio e nei quali la pulizia assurge a ruolo fondamentale per la sicurezza degli ospiti. Le aree, frequentate da moltissime persone, richiedono un’attenzione molto elevata e, soprattutto, richiedono personale competente, in grado di assicurare spazi correttamente igienizzati.

L’industria dell’ospitalità e della ristorazione deve quindi, analizzata la filiera produttiva, individuare ogni punto critico per determinare le procedure di pulizia e sanificazione a seconda

del grado di rischio rilevato. È chiaro che possono esserci superfici che devono essere pulite e disinfettate con maggiore frequenza ed attenzione. Tutto dipende dall’analisi del ciclo produttivo e dalla criticità rilevata nel singolo punto.

Spesso è proprio il dealer che evidenzia le criticità igieniche e propone le corrette pratiche della pulizia, ambiente per ambiente. Un buon distributore è un partner che non solo si impegna ad affiancare il proprietario o, più spesso, il gestore del locale nell’analisi dei rischi. È anche il professionista che, stabilite le procedure

S•8 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
Sotto la lente il settore HoReCa, che deve seguire pratiche di igiene corrette e frequenti per garantire un buon servizio al cliente. Il ruolo dei Dealers, non più dei meri fornitori, ma formatori degli operatori e consulenti veri e propri, in supporto alle tante e diversificate attività del comparto del Fuoricasa
IN PROSPETTIVA

necessarie, si dedica personalmente o attraverso la propria organizzazione, alla “trasmissione” delle pratiche agli operatori, facendo bene attenzione alla comprensibilità delle informazioni.

Per procedere in maniera corretta è importante, in primo luogo, sapere comprendere la differenza tra l’utilizzo di prodotti professionali e prodotti domestici. Questi ultimi, ancora troppo spesso utilizzati da chi opera nel settore, sono generalmente poco funzionali per lavorare su superfici specifiche e su aree con problematiche di contaminazione ben diverse da quelle di un ambiente casalingo. In questo contesto il ruolo del fornitore di fiducia diventa fondamentale: sa consigliare i prodotti e gli strumenti più idonei allo specifico spazio, considerando anche il “costo in uso”, spesso evidenziando risparmi di costo e di tempo agli operatori.

Il settore HoReCa, ben lo sappiamo, è variegato. Include hotel, spesso parte di grandi catene, che comprano attraverso piattaforme di acquisto, ma anche ristoranti, piccoli bistrot, bar e caffè, che spesso acquistano direttamente. Ognuno di questi spazi ha problematiche di igiene simili, dovute alla frequentazione di un gran numero

di persone e alla gestione di alimenti deperibili. Ma ha anche problematiche diverse generate dalla diversa fruizione da parte del cliente e anche dall’ampiezza e conformazione dello spazio da pulire.

Il ruolo consulenziale del distributore è quindi importantissimo e così è stato anche durante il periodo del Covid che ha visto tutti gli operatori e la stessa associazione AFIDAMP impegnati ad aiutare i propri clienti a capire come muoversi, identificando prontuari e linee guida per una corretta sanificazione. Il compito dei distributori professionali è proprio quello di capire con quale tipologia di cliente stanno operando, fornendo il consiglio più giusto. I distributori giocano quindi un ruolo importantissimo nel settore HoReCa, diventando un vero punto di riferimento.

COME PULIRE GLI SPAZI: CUCINA E SALA

La pulizia e l’igiene in cucina sono determinanti per garantire la salute degli operatori e dei clienti. Tutte le aree della cucina devono essere curate, pulite e controllate periodicamente per verificarne lo stato di pulizia. Una cucina pulita e in ordine testimonia infatti professionalità e competenza. Dalle zone di lavaggio, a quelle di conservazione, a quelle di cottura, ogni area deve essere pulita con cura e deve seguire determinate regole.

Il processo di sanificazione si basa sull’uso di macchinari, attrezzature, prodotti chimici e altre tecnologie che sono progettate specificatamente per arrivare a determinati standard igienici seguendo determinate procedure. Come detto, fondamentale è la formazione, in particolare nel caso in cui si

S•9 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
Virna Re, Consigliere AFIDAMP e Vicepresidente del Comitato Esecutivo Distributori

decida di pulire i propri spazi in autonomia, cosa che accade spesso nella ristorazione, dove molte sono le attività piccole o a conduzione famigliare. Tra le buone prassi sicuramente l’utilizzo di prodotti professionali, la capacità di leggere e interpretare le etichette, per sapere utilizzare il prodotto giusto, che non solo pulisca bene, ma eviti anche che le superfici pulite si rovinino. Va inoltre ricordato che prima di parlare di sanificazione è necessario procedere a una profonda detersione di strumenti e superfici. Oltre agli spazi di cucina, agli elettrodomestici, agli strumenti utilizzati per cucinare non bisogna dimenticare l’importanza di tenere pulite tutte le superfici hi-touch: maniglie, tavoli, sedie, servizi igienici, saliere e oliere, menu. Negli ultimi anni molti locali hanno risolto queste problematiche riducendo i materiali che i clienti devono toccare, ma questo non deve generare un calo di attenzione da parte di chi gestisce i locali. Inoltre è fondamentale, e in questo caso il ruolo di operatori professionali è indispensabile, il controllo periodico e la corretta pulizia degli impianti aeraulici. Fondamentale è poi la fase di controllo. Sia della modalità in cui vengono eseguite le operazioni di pulizia, sia

della frequenza. Tutti i documenti prodotti da AFIDAMP in questi anni, non solamente nel periodo della pandemia, sono nati proprio con l’intento di creare dei supporti di facile utilizzo per tutti gli operatori e sono stati il frutto delle relazioni costruite nel tempo con le principali associazioni di settore, come FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi e APCI – Associazione Professionale Cuochi Italiani.

PROGETTARE GLI SPAZI

PER IL SETTORE HORECA

Anche in questo settore la progettazione e la realizzazione igienica delle attrezzature e degli spazi dove si produce e si trasforma il cibo è uno dei principali requisiti che sia i fabbricanti che gli utilizzatori di attrezzature professionali devono implementare per garantire prodotti sicuri e idonei. Troppo spesso si progettano locali pensando solo all’aspetto estetico e trascurando le esigenze igienico-funzionali che garantiscano la sicurezza durante l’utilizzo.

La progettazione igienica nell’ambito HoReCa deve essere un requisito imprescindibile. Pensiamo agli spazi operativi di stoccaggio, lavorazione, conservazione e somministrazione

degli alimenti, oltre che di contenimento e gestione rifiuti. Progettarli in maniera corretta significa in primo

luogo evitare possibili contaminazioni nelle diverse fasi operative, contribuisce inoltre a facilitare il lavoro del personale e a migliorare il servizio. Anche i locali adibiti alla preparazione degli alimenti devono essere progettati per consentire una corretta prassi igienica e anche una separazione degli spazi, in modo da consentire modalità di pulizia in base alla destinazione d’uso. Diversi saranno infatti prodotti e strumenti utilizzati nell’area di preparazione dei cibi, piuttosto che nell’area di somministrazione. Va posta infine attenzione all’individuazione di percorsi specifici, in entrata e in uscita. Da un lato piatti e biancheria pulita, dall’altro piatti e biancheria sporca. Un accorgimento semplice, ma spesso trascurato, che diventa obbligatorio in cucine di grandi dimensioni e con preparazione contemporanea di molti pasti. Anche in questo caso la formazione degli operatori, unitamente all’uso dei prodotti professionali più idonei, resta il nodo centrale per garantire che un buon piatto sia anche…un piatto pulito.

S•10 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
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La ristorazione verso la ripresa definitiva

COVID-19, la riscoperta dell’importanza dell’IGIENE

Nel 2020 il valore della produzione italiana di prodotti per detergenza e pulizia è stato di 3,8 miliardi di euro a cura di Diletta Gaggia

Il settore continua a recuperare dopo gli anni bui della pandemia e, secondo le previsioni, quest’anno supererà il fatturato 2019. Le nuove aspettative dei consumatori porteranno ad una evoluzione dell’offerta che sarà sempre più variegata ed inclusiva

La cura di Simone Ciapparelli

Elaborazione dei dati Cerved Marketing Intelligence

a produzione italiana di prodotti per detergenza e pulizia è una delle più importanti in Europa. Nel 2020 il suo valore è stato di circa 3,8 miliardi di euro e, in controtendenza con l’andamento generale dell’economia, ha registrato un mode rato progresso (+3,1%) rispetto all’anno precedente, questo quanto emerge dallo Start Prodotti per la detergenza divulgato da Cerved a marzo 2021. Lo sviluppo è stato spinto essenzialmente dalla componente nazionale dei con sumi domestici che hanno beneficiato delle maggiori esigenze di igiene, puli zia e sanificazione imposte dal contra sto al contagio del virus Sars-CoV-2 e dalla centralità dell’ambiente domestico determinata da limitazioni agli sposta menti e chiusure. Il mercato professio nale invece risulta penalizzato dalle diffuse chiusure di luoghi pubblici e in particolare dalle difficoltà del comparto Ho.re.ca. Tra i segmenti principali, evi denziano maggiori progressi i prodotti per superfici, ma anche l’area del lavag gio stoviglie e gli additivi per bucato, mentre in termini di canali, gli speciali sti drug si sono dimostrati il format più vivace anche durante la pandemia. Le previsioni per il 2021 evidenziano deboli variazioni al ribasso del valore della pro duzione e dei consumi rispetto ai livelli elevati raggiunti nel 2020. L’evoluzione ancora incerta della crisi sanitaria sup-

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BAR E RISTORANTI INDAGINE

Prosegue la ripresa della ristorazione dopo la pesante crisi causata dal Covid-19. Ripresa che, secondo le previsioni, quest’anno dovrebbe portare definitivamente il settore fuori dal tunnel superando il fatturato pre-pandemia. Lo studio Scenario Cerved presentato a febbraio mostra, nel 2022, un netto recupero di fatturato con un incremento del 22,9% rispetto all’anno precedente, attestandosi su un livello inferiore rispetto al 2019 (-6,4%). Il giro d’affari del settore nel 2022 è quindi pari a 79,6 miliardi di euro, con un valore stimato di 5,4 miliardi di euro in meno rispetto al 2019. Un’ulteriore, importante crescita è però prevista nell’anno in corso (+8,2%), in rallentamento rispetto ai due anni precedenti, che dovrebbe portare a superare il fatturato pre-pandemia, attestandosi su un valore di 86,1 miliardi di euro.

NUMERI DEL SETTORE E TENDENZE

I migliori risultati (+8,5%) saranno conseguiti dalla ristorazione commerciale che, grazie allo sviluppo dei flussi turistici e del canale trasporti, avrà un ruolo trainante per il settore. Il suo fatturato dovrebbe superare i 76 miliardi di euro nel 2023. Più degli altri settori, la ristorazione collettiva sarà penalizzata

Tabella 1 - Analisi di mercato

dalla diffusione dello smart working. Il suo fatturato si attesta, nel 2022, intorno a 8,1 miliardi di euro. A seguire il settore del vending con 1.650 milioni di euro (+5,8%).

DOMANDA E TREND EMERGENTI

Come anticipato, nell’anno in corso è previsto un ulteriore recupero della domanda che porterà il settore a superare i livelli raggiunti nel 2019. La domanda è caratterizzata, da parte del consumatore finale, da un’attenzione sempre maggiore alla qualità del servizio e dei prodotti erogati. I consumatori saranno sempre più portati a premiare i format che a prezzo, gusto e comodità, antepongono benessere (contenuto nutrizionale, biologico, ingredienti naturali e ridotti ingredienti artificiali), sicurezza (free from, pochi ingredienti, etichettatura chiara) impatto sociale (km 0, sostenibilità, benessere degli animali). Nuovi modelli di consumo più vicini agli altri paesi europei comporteranno una rinnovata spinta alla crescita del fatturato settoriale: le sue determinanti sono legate a modelli socio economici che si stanno affermando con sempre maggiore determinazione: l’urbanizzazione, l’organizzazione del lavoro e le abitudini di vita (il pranzo viene consumato a casa sempre più raramente), le tendenze sociali con i pasti fuori casa che rappresentano un importante momento di so-

cializzazione, ed infine le nuove mode con la riscoperta della gastronomia. Non può non essere citato, per quanto riguarda i trend emergenti, il grande sviluppo del food delivery. Questo segmento ha visto il proprio fatturato, nel biennio 20-21, quasi raddoppiare rispetto al 2019. Anche nel 2022 il settore ha registrato un sensibile sviluppo (+17%), anche se a livelli inferiori al biennio precedente. Molti ristoranti entrano nel circuito delle consegne a domicilio per ottimizzare le vendite, aumentare la visibilità e raggiungere una clientela sempre più ampia. Le piattaforme online diventano così un utile strumento di marketing per veicolare prodotti, promozioni ed entrare nel mercato virtuale. La tecnologia attuale ha trasformato il modello tradizionale di consegna del cibo: sempre più persone accedono agli acquisti online, per via dell’intuitività delle piattaforme e della velocità con la quale gli ordini vengono processati e consegnati.

STRUTTURA DEL SETTORE

Ad esclusione del segmento relativo ai buoni pasto, il settore della ristorazione è estremamente frammentato. Secondo i dati delle camere di Commercio sono 155.144 i ristoranti attivi, distribuiti in tutto il territorio nazionale. Nelle regioni del Nord si concentra circa il 40,4% delle società, circa il 25% al Centro e il 34,6% nel Sud e

-

tri b u z i o n e au to m ati c a d i s n ac k, b evan d e c al d e, b i b i te, p an i n i , etc

F o n t e: Ela b o ra z io n i C erv ed su d a t i in t ern i, ISTAT, F ip e (F ed era z io n e It a lia n a P u b b lic i Eserc en t i) e

rib u z io n e Au t o ma t ic a )

S•13 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
nelle Isole. St art | Fe b b raio 2 0 2 3 A n a l i s i d i me r c a to 2 1 2 Anda me nt o i n va l ore Tab el l a 1 - A n alisi d i mer cato 2019 2020 v a r ' 20 2021 v a r ' 21 2022 v a r ' 22 2023 v a r ' 23 2024 v a r ' 24 2025 v a r ' 25 Ri st or a zi one commer ci a l e (ML N €) 70 800 46 705 -34% 56 100 20, 1% 70 300 25, 3% 76 300 8, 5% 78 700 3, 1% 81 400 3, 4% Ri st or a zi one col l et t i v a (ML N €) 8 700 6 200 -28, 7% 7 250 16, 9% 7 740 6, 8% 8 150 5, 3% 8 300 1, 8% 8 400 1, 2% Vendi ng (ML N €) 1 2 350 1 280 -45, 5% 1 436 12, 2% 1 560 8, 6% 1 650 5, 8% 1 750 6, 1% 1 800 2, 9% F a t t ur a t o (ML N €) 85 050 54 185 -36, 3% 64 786 19, 6% 79 600 22, 9% 86 100 8, 2 % 88 750 3, 1% 91 600 3, 2% 1
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Di me n s i on e e a n d a me n to M e r c a to i n te r n o p e r s e g me n to 2 1 3
C o n d a (Asso c ia z io n e It
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NUOVE FORMULE INNOVATIVE

Tab el l a 1 - A n alisi d i mer cato

I bar sono 150.544, in calo dell’1,5% rispetto al 2020, di cui il 45,3% nelle regioni settentrionali, il 34,5% nel Sud e nelle Isole e il 20,2% nelle regioni del Centro. Nel corso del 2022 il saldo tra le nuove aperture e le cessazioni è risultato pari a 435 unità.

La Lombardia è la prima regione per presenza di imprese del settore con una quota sul totale superiore al 15%, seguita da Lazio (poco più dell’11%) e Campania (9,6%). Da questo dato risulta chiaro come la diffusione delle imprese dipenda più da variabili fisiche che monetarie.

tri b u z i o n e au to m ati c a d i s n ac k, b evan d e c al d e, b i b i te, p an i n i , etc

Il tessuto produttivo del settore si conferma fragile, con un turnover imprenditoriale che continua a rimanere elevato. Il settore conta oltre un milione di addetti, molti dei quali però, soprattutto nelle regioni più turistiche, di tipo stagionale.

ra dell’offerta comprende imprese di grandi dimensioni come Autogrill e Mc Donald’s e numerose imprese di medie dimensioni. Nell’area della ristorazione collettiva, suddividendo le aziende per classi di fatturato si nota che la fascia più numerosa (oltre la metà) è quella che comprende società con un fatturato inferiore ai 500 mila euro, mentre meno dell’8% ha fatturati superiori ai 15 milioni di euro. Il panorama competitivo si caratterizza pertanto per la presenza da un lato di aziende di grandi dimensioni a partecipazione straniera, affiancate da alcune cooperative nazionali di pari dimensioni, e dall’altro piccole realtà locali.

L’IMPATTO DELLE NORMATIVE

n t e: Ela b o ra z io n i C erv ed su d a t i in t ern i, ISTAT, F ip e (F ed era z io n e It a lia n a P u b b lic i Eserc en t i) e C o

Sia nei locali che nelle formule, il settore è sempre più alla ricerca di soluzioni innovative. Da diverso tempo, la ristorazione italiana sta attraversando un periodo di grandi ristrutturazioni e trasformazioni che comportano un sensibile aumento della varietà, delle tipologie dei locali e delle formule: ristoranti etnici, tradizionali, di ispirazione anglosassone, vegetariani e/o biologici etc. Per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori, di tipo alimentare e non, le aziende tendono inoltre a sviluppare nuovi format che si caratterizzano per dimensione e per tipologia dei prodotti offerti. In particolare le insegne della ristorazione commerciale moderna si dimostrano più empatiche verso i bisogni dei bambini, cercando di intercettare le famiglie con under 12, categoria che vede crescere il proprio peso sui consumi fuori casa.

lia n a Dist rib u z io n e Au t o ma t ic a )

I costi del lavoro incidono per una quota compresa tra il 30% il 40%, con punte che raggiungono tuttavia anche il 50% dei costi complessivi ed è caratterizzata da un’elevata incidenza dei costi per materie prime (pari a circa un 35%-40% del totale).

Fra i fattori esterni che stanno caratterizzando le dinamiche evolutive del settore è da menzionare l’impatto sul settore di alcuni recenti provvedimenti legislativi:

Di me n s i on e e a n d a me n to M e r c a to i n te r n o p e r s e g me n to

Anda me nt o i n va l ore

Il settore presenta un grado di concentrazione basso ma in progressivo aumento. Nell’area della ristorazione commerciale moderna la struttu-

l’art. 62 della legge 27 marzo 2012 n. 27 (che disciplina le relazioni commerciali per la cessione di prodotti agricoli e agroalimentari), entrato in vigore a partire da ottobre 2012, ha determinato un significativo accorciamento dei tempi di pagamento dei prodotti (entro 60 giorni, per gli

Tabella 2 - Dimensione e andamento Mercato interno per segmento

Tab el l a 2 - D imen sion e e an d amen to Mer cato in ter n o p er seg men to

1 - Di s tri b u z i o n e au to m ati c a d i s n ac k, b evan d e c al d e, b i b i te, p an i n i , etc

F o n t e: Ela b o ra z io n i C erv ed su d a t i in t ern i, ISTAT, F ip e (F ed era z io n e It a lia n a P u b b lic i Eserc en t i) e C o n d a (Asso c ia z io n e It a lia n a Dist rib u z io n e Au t o ma t ic a )

BAR E RISTORANTI S•14 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 INDAGINE
A n a l i s i d i me r c a to 2.1.2 Anda me nt o i n va l ore
2019 2020 v a r ' 20 2021 v a r ' 21 2022 v a r ' 22 2023 v a r ' 23 2024 v a r ' 24 2025 v a r ' 25 Ri st or a zi one commer ci a l e (ML N €) 70 800 46 705 -34% 56 100 20, 1% 70 300 25, 3% 76 300 8, 5% 78 700 3, 1% 81 400 3, 4% Ri st or a zi one col l et t i v a (ML N €) 8 700 6 200 -28, 7% 7 250 16, 9% 7 740 6, 8% 8 150 5, 3% 8 300 1, 8% 8 400 1, 2% Vendi ng (ML N €) 1 2 350 1 280 -45, 5% 1 436 12, 2% 1 560 8, 6% 1 650 5, 8% 1 750 6, 1% 1 800 2, 9% F a t t ur a t o (ML N €) 85 050 54 185 -36, 3% 64 786 19, 6% 79 600 22, 9% 86 100 8, 2% 88 750 3, 1% 91 600 3, 2% 1
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2.1.3
2019 2020 2021 2022 Ri st or a zi one commer ci a l e 80, 3% 86, 2% 86, 6% 88, 3% Ri st or
51, 1% 55, 0% 54, 8% 56, 0% B a r 29, 2% 31, 2% 31, 8% 32, 3% Ri st or a zi one col l et t i v a 11, 4% 11, 4% 11, 2% 9, 7% Vendi ng 1 2, 9% 2, 4% 2, 2% 2, 0% T ot a l
100% 100% 100% 100%
a nt i e pi zzer i e
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UN'EVOLUZIONE SOSTENIBILE

Le aziende del settore si approcciano sempre più ad una ristorazione finalizzata a ridurre gli impatti negativi sull’ambiente e ad incrementare, allo stesso tempo, i benefit di natura socio-economica. La gestione sostenibile di un ristorante

si sta configurando sempre più come una best practice a livello internazionale, ne sono modello d’avanguardia i paesi nordici e gli Stati Uniti. Le aziende del settore sono impegnate in particolare nell’eliminazione dello spreco

alimentare (in crescita la pratica della donazione ai bisognosi), l’eliminazione della plastica, il sostegno alle produzioni agroalimentari certificate, legate al territorio d’origine, ottenute con metodi produttivi controllati, rispettosi della salute e dell’ambiente.

alimentari non deteriorabili, entro 30, per le merci deperibili), ha fatto sì che il ristoratore riducesse il proprio magazzino e comprasse di volta in volta solo quello di cui aveva strettamente bisogno, con un evidente rallentamento degli ordini. Conseguentemente si è rafforzato il canale dei distributori locali a danno delle aziende fornitrici-produttori che si avvalgono di una propria rete di agenti, che visita rego-

larmente ma con una periodicità più estesa il cliente.

La Legge di stabilità (ottobre 2012), contiene alcuni provvedimenti che hanno ulteriormente penalizzato il settore, come l’aumento dell’IVA, dal 4 al 10%, dei prodotti venduti nei distributori automatici a partire da gennaio 2014. Si segnala anche l’annullamento di tutte le manovre contro i ritardi di pagamento.

Tabella 3 - Principali player nazionali (in k €)

Il regolamento comunitario 1169/2011, in vigore dal dicembre 2014, uniforma l’etichettatura degli alimenti nei paesi Ue affinché il consumatore riceva informazioni essenziali, leggibili e comprensibili per effettuare acquisti consapevoli. Le disposizioni sugli allergeni riguardano sia gli alimenti pre-imballati sia quelli sfusi, quindi interessano anche i piatti del menu di ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie, mense, ospedali, bancarelle di fiere, persino compagnie aeree e ferroviarie se la tratta inizia in un paese Ue. La Plastic Tax è l’imposta sul consumo dei manufatti in plastica, una tassa del valore fisso di 0,45 centesimi di euro per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto (i cosiddetti MACSI). L’obiettivo del provvedimento è un’inversione di tendenza nell’utilizzo comune dei prodotti di materiale plastico, promuovendo al contempo la progressiva riduzione della produzione e quindi del consumo di manufatti di plastica monouso. Sarebbe dovuta entrare in vigore a luglio 2020, ma diverse proroghe hanno spostato la data prima al 1° gennaio 2021, poi al 1° luglio, nuovamente posticipata al 1° gennaio 2022, attraverso il decreto Sostegni bis e successivamente al 1° gennaio 2023 (Legge di Bilancio 2022). Con il disegno di legge di bilancio 2023 è stato reso noto il rinvio della plastic tax al 1° gennaio 2024.

S•15 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
St art | Fe b b raio 2 0 2 3 # A zien da A n n o R if erim en to F attu rato (k €) V ariazion e 1 AUT OGRIL L S PA 2021 2 925 809 29, 8% 1 1 AUT OGRIL L IT AL IA S PA 2021 700 579 32, 8% 2 EDENRED IT AL IA S RL 2021 1 951 768 18, 8% 3 DUS S MANN S ERVICE S RL 2021 661 542 33 4% 4 PEL L EGRINI S PA 2021 637 703 19, 0% 5 CAMS T S CRL 2021 624 373 24, 7% 6 DAY RIS T OS ERVICE S PA 2021 519 350 18, 1% 7 CIR COOPERAT IVA IT AL IANA RIS T ORAZIONE S CRL 2021 475 879 9 6% 8 EAT AL Y S PA 2021 452 355 29, 8% 8 1 EAT INVES T S PA 2020 348 540 -31, 8% 9 S ERENIS S IMA RIS T ORAZIONE S PA 2021 400 211 23, 2% 10 1 S ODEXO MOT IVAT ION S OL UT IONS IT AL IA S RL 2022 307 125 -21 2% 10 2 S ODEXHO IT AL IA S PA 2022 403 329 11, 3% 11 1 IVS PART ECIPAZIONI S PA 2021 336 611 10, 1% 11 2 IVS IT AL IA S PA 2021 207 594 7, 6% 13 MCDONAL D' S DEVEL OPMENT IT AL Y L 2021 431 974 35 6% 14 CIGIERRE - COMPAGNIA GENERAL E RIS T ORAZIONE S PA 2021 263 585 18, 1% 15 EL IOR RIS T ORAZIONE S PA 2022 437 670 83, 3% 16 L IGAB UE S PA 2021 236 625 5, 0%

Le soluzioni Comac per una pulizia professionale di bar e ristoranti

Entrando in un bar o in un ristorante la prima impressione conta molto, e sarà in grado di influenzare l’andamento dell’intera esperienza, per questo è fondamentale che igiene e pulizia siano garantite in ogni momento. Comac, che da quasi 50 anni opera nel settore della pulizia professionale, nella sua gamma prodotti presenta un’ampia scelta di macchine ideali per l’utilizzo in bar e ristoranti che ogni giorno devono fare fronte a innumerevoli esigenze di pulizia specifiche.

Per i luoghi piccoli e affollati Comac propone Igea, la lavasciuga pavimenti operatore a terra compatta e performante, progettata per sostituire i sistemi di pulizia manuali come il mop e lo straccio. Le sue dimensioni ridotte la rendono ideale per la pulizia di ambienti piccoli e ingombrati, pulisce facilmente anche sotto tavoli e sedie lasciando le superfici perfettamente igienizzate e asciutte dopo un solo passaggio. Grazie alla batteria al litio di cui è dotata può lavorare per lunghi periodi di tempo e può essere ricaricata velocemente e ovunque grazie al comodo carica batterie. Leggera e maneggevole, Igea è facilmente richiudibile e trasportabile a mano tramite l’apposita maniglia.

Per bar e ristoranti di piccole o medie dimensioni è indicata anche Vispa XS, la lavasciuga pavimenti capace di ottenere risultati professionali garantendo il massimo comfort di utilizzo per l’operatore. Telaio e basamento in alluminio per resistere alla corrosione e testata rotante dotata di tergipavimento parabolico capace di seguire costantemente l’andamento del pavimento sono solo alcuni dei benefici assicurati da Vispa XS. Grazie alla tecnologia Eco Mode di cui è dotata è possibile abbassare notevolmente il livello di rumorosità della macchina, per lavorare anche in presenza di persone, riducendo i consumi e aumentando l’autonomia.

Per spazi più grandi Comac propone invece Vispa EVO, la lavasciuga pavimenti compatta e potente che non teme lo sporco più difficile. Capace di combinare agilità, innovazione e affidabilità in un’unica macchina, Vispa EVO è ideale anche per la pulizia di spazi piccoli e ingombrati ed è disponibile nella versione lavante con spazzola a disco da 35 cm. Grazie al suo innovativo tergipavimento può asciugare anche in retromarcia, rendendo così le operazioni di pulizia ancora più semplici e veloci.

Indicata per la pulizia dei pavimenti di hotel, ristoranti, cucine e bar, Vispa EVO può essere dotata di batterie agli

ioni di litio che consentono di ridurre drasticamente i tempi di ricarica, assicurando prestazioni costanti nel tempo. Vispa EVO è inoltre equipaggiata con la tecnologia CFC – Comac Fleet Care che consente di controllare in ogni momento lo stato di salute delle macchine che compongono la flotta, se sono in uso e da chi, in modo tale da intervenire tempestivamente in caso di bisogno, contribuendo così a diminuire i costi di manutenzione.

L’obiettivo di Comac è quindi quello di fornire soluzioni capaci di garantire prestazioni di qualità, per rendere le operazioni di pulizia totalmente personalizzabili e sostenibili.

informazione pubblicitaria comac.it
Igea Vispa XS Vispa EVO

Vispa 35 è la lavasciuga pavimenti Comac capace di rivoluzionare le operazioni di pulizia e sostituire definitivamente i sistemi di lavaggio manuali. Leggera e facilmente trasportabile, Vispa 35 è dotata di un sistema automatico di registro del tergipavimento e della spazzola che consente alla lavasciuga di adattarsi automaticamente a qualsiasi tipo di superficie. Altezza e inclinazione del manubrio sono regolabili per garantire massimo comfort all’operatore. Disponibile a batteria e a cavo nella versione lavante e a batteria nella versione spazzante, Vispa 35 risulta essere ideale per la pulizia di bar, ristoranti e hotel con spazi fino a 1000 m2

COMAC S.p.A. Via Maestri del Lavoro, 13 - 37059 Santa
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Maria
Zevio - Verona - ITALY

Sanificazione dopo la pandemia Cos’è cambiato?

Che ne è di tutta l’attenzione che, durante il periodo pandemico, era stata dedicata alle procedure di sanificazione nelle attività del Fuori Casa? Gli operatori hanno fatto tesoro di quanto imparato durante l’emergenza sanitaria?

BAR E RISTORANTI S•18 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 PREVENZIONE
Elena Consonni giornalista esperta in Scienze e tecnologie alimentari

Durante il periodo pandemico si è assistita a un grande attenzione nei confronti della sanificazione nel mondo del fuori casa come strumento essenziale per ridurre i rischi di contagio e misura di prevenzione necessaria per consentire l’apertura delle attività. Per dare supporto agli operatori, enti come l’INAIL hanno emanato delle Linee Guida, che si sono aggiunte alle indicazioni contenute in altri documenti, specifici per il comparto alimentare e già a disposizione, come il Codex Alimentarius. Gli stessi consulenti delle attività Horeca si sono impegnati per assistere i loro clienti nella messa a punto di procedure che unissero la sicurezza alimentare con la prevenzione della diffusione del Coronavirus.

Lo scorso 5 maggio, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in una conferenza stampa a Ginevra ha dichiarato terminata l'Emergenza internazionale di salute pubblica per il Covid-19, proclamata il 30 gennaio del 2020. In Italia le misure di contenimento della diffusione del virus si erano già progressivamente allenta-

te dal 31 marzo del 2022, quando nel nostro Paese si era chiuso lo stato di emergenza. Che ne è quindi di tutta l’attenzione che, durante il periodo pandemico, era stata dedicata alle procedure di sanificazione nelle attività del Fuori Casa? Gli operatori hanno fatto tesoro di quanto imparato durante l’emergenza sanitaria?

Lo abbiamo chiesto a Marco Valerio Sarti, tecnologo alimentare, managing director di Viesse Consultin g, che affronta spesso il tema della sanificazione nelle attività di ristorazione che segue.

Dottor Sarti, durante il periodo della pandemia l’attenzione nei confronti della sanificazione nelle attività di somministrazione era molto elevata. Oggi il controllo ufficiale è ancora focalizzato su questi aspetti o l’attenzione si è allentata?

A mio parere si riscontra un allentamento al tema della sanificazione intesa come misura atta al contenimento della diffusione a Covid-19. Rilevo ad ogni modo una maggiore sensibilità tra gli operatori rispetto alla conoscenza e all’impiego dei sanificanti a discapito dei detergenti più tradizionali. Questo soprattutto per gli spazi più a diretto contatto con il pubblico come tavoli, sedie e superfici di uso comune. In qualche modo la pandemia ha lasciato in eredità una maggiore sensibilizzazione riguardo la differenza tra un prodotto che svolge un’azione battericida rispetto ad un prodotto che non la esercita. Analogamente il Controllo Ufficiale è meno focalizzato su questi aspetti forse anche per un sostanziale vuoto normativo riguardo a obblighi e adempimenti nel contrasto alla diffusione di Covid 19.

Erano state emanate diverse linee guida per aiutare i gestori di attività di somministrazione a gestire al meglio le procedure di somministrazione. Sono ancora valide? Sono state sostituite da nuove linee guida?

Le misure normative precedentemente introdotte non sono più applicabili su base cogente. Già a partire dal 30 aprile dello scorso anno, si era assistito all'abrogazione della obbligatorietà dell’applicazione delle misure di contenimento. Dal 30 aprile dello scorso anno ai successivi sei mesi si era passati a un sostanziale regime di discrezionalità da parte degli esercenti il settore della ristorazione e in generale delle aziende con particolare riguardo a quelle a contatto con il pubblico come, ad esempio, esercizi commerciali con significativo afflusso di pubblico. Questo passaggio è stato interpretato da molte aziende come una sorta di “ritorno alla normalità” con un conseguente drastico abbassamento delle attenzioni. Anche il fatto che l’opinione pubblica abbia “spento”, o quanto meno non messo più in prima pagina i fatti associati a Covid-19, ha concorso a questo clima di “ritorno alla normalità”.

Durante il periodo del Covid si è parlato di nuovi sanificanti/processi di sanificazione, per esempio l’impiego dell’ozono. Il loro uso si è consolidato? In linea generale direi di no. Opero con aziende di varie estrazioni e dimensioni. Dalla mia prospettiva, come dicevo prima, ho percepito un consolidamento dell’impiego dei sanificanti, soprattutto quelli a base alcool, ma l’impiego di tecnologie più evolute, quali l’ozono da lei citato, non hanno sostanzialmente fatto presa in modo massiccio come in parte ci si sarebbe potuto aspettare.

In base alla sua esperienza, il periodo della pandemia ha reso i ristoratori più attenti alle tematiche della sanificazione e all’importanza di queste procedure per garantire la sicurezza del consumatore? O viene percepito semplicemente come un obbligo a cui adempiere?

La mia esperienza mi porta a sostenere che le misure di contenimento

S•19 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
Marco Valerio Sarti, tecnologo alimentare, managing director di Viesse Consulting

siano state percepite come un mero obbligo, ma non solo. Il settore della ristorazione è incentrato sul principio cardine della hospitality intesa propriamente come un momento di piacere, di agio e di benessere, quindi accoglienza nel senso più ampio del termine. La necessità di implementare le misure di prevenzione è stata vissuta come un’azione di contaminazione rispetto all’agio e al piacere di vivere l’esperienza del ristorante come un momento di svago. Molti ristoratori hanno così deciso di abbattere rapidamente l’implementazione di queste misure in quanto desiderosi di far percepire al proprio cliente un vero e proprio “ritorno alla normalità”. Credo che questo concetto sia stato in qualche modo vincente in termini di afflusso. Nei mesi estivi del 2022 infatti molti ristoranti hanno registrato forti incrementi di fatturato in confronto ad altri analoghi periodi.

Quali sono le problematiche connesse alla sanificazione che più spesso individua nelle attività di somministrazione che segue? Ci sono degli aspetti in cui i ristoratori sono ancora carenti? Innanzitutto, riscontro sovente un tema di carenza di informazione. Quando mi cimento in attività formative chiedo ai discenti se conoscono la differenza tra detergente e disinfettante. La risposta è affermativa. Quando però approfondisco l’indagine e

chiedo se è conosciuto il tempo di applicazione del disinfettante che usano, nove volte su dieci gli operatori non sono in grado di darmi una risposta. È un esempio semplice ma rende l’idea del fatto che non si ha piena contezza del processo di sanificazione. Applicare un sanificante senza le corrette modalità, rappresentate banalmente dal tempo di azione necessario ad espletare l’azione battericida, è come non applicarlo. I risultati nelle attività di verifica ambientale mediante tamponi di superficie confermano sovente carenze in questo senso. Pertanto, credo che gli interventi dei formatori in ambito igienico-sanitario debbano essere più incisivi perché hanno lo scopo fondamentale di far comprendere il significato di questa operazione. In tal senso, Covid-19 non ha aiutato molto o, meglio, non ha contribuito come avremmo potuto aspettarci.

Secondo lei quali strade si potrebbero seguire per rendere i ristoratori più attenti al tema della sanificazione (per esempio maggiore formazione, controlli più stringenti…)? La precedente risposta sicuramente conferma l’importanza dei momenti formativi. Nella mia esperienza, i risultati più brillanti in termini di efficacia della misura igienica si hanno dove esiste un sistema di gestione declinato su chiare responsabilità e attività di rendicontazione. Le catene di ristora-

COSA NE PENSANO I CLIENTI

Che l’emergenza sia finita o meno, gli avventori di bar e ristoranti sembrano ancora apprezzare le misure che garantiscono lo stato di pulizia degli ambienti in cui si recano a consumare un aperitivo. Lo conferma un recente sondaggio condotto da Inizial, azienda

partner delle imprese nella fornitura di servizi per l’igiene, la purificazione dell’aria e le profumazioni per ambiente. Secondo l’indagine, per gli intervistati al momento di entrare in un locale per un aperitivo è importante trovare un igienizzante per le mani all’ingresso, sedere a tavoli ben puliti

zione con cui collaboro hanno mediamente prestazioni più performanti rispetto alle micro aziende in cui vige il criterio del manuale di autocontrollo semplificato. Disporre di momenti nei quali un soggetto registra su apposite schede di riscontro lo stato della pulizia degli ambienti che è stata fatta da un soggetto terzo, porta spesso ad un soddisfacente livello complessivo di performance. Mi rendo conto che nelle piccole realtà questa condizione, ovvero attuazione di diversi livelli di controllo, non sia agevolmente applicabile. Tengo a precisare che questo è un discorso di carattere generale basato sulla mia esperienza come mi ha chiesto. Sottolineo questo perché ci sono anche molte situazioni, e ho clienti che lo attestano, in cui piccole aziende hanno un livello di igiene e pulizia qualitativamente davvero elevato e lodevole.

e trovare il bagno altrettanto pulito. Solo il 7% degli intervistati ammettere di non guardare nulla di tutto ciò. Un dato che deve far riflettere gli operatori su quanto la pandemia abbia aumentato la sensibilità dei loro ospiti nei confronti di questi temi. (vedi articolo a pag. S 38).

BAR E RISTORANTI S•20 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 PREVENZIONE

CIMEL turbolava sistemi per la pulizia

CIMEL SRL turbolava da 45 anni produce interamente con componenti italiani, macchine per la pulizia professionale studiate per pulire con la massima efficacia ambienti di dimensioni medio piccoli, dove macchine più grandi non posso operare. Sono apparecchiature semplici per l’uso quotidiano, manovrabili da chiunque, robuste e molto efficaci, garantiscono una reale pulizia di fondo in tutti gli ambienti frequentati giornalmente da molte persone e tempi di pulizia veloci con un risulta-

to sorprendente. La gamma Cimel si divide in: Turbolava macchine lavasciuga pavimenti compatte a cavo o con batteria a litio, lavano con spazzole circolari contro-rotanti a 500 giri al minuto. Aggressive sullo sporco si muovono agevolmente sui pavimenti anche dove occupati da tavoli e sedie, con una doppia asciugatura sia in avanti che all’indietro, lavano e lasciano il pavimento pulito, subito asciutto e calpestabile, tutto lo sporco finisce in un cassetto facilmente svuotabile,

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Il pubblico esercizio italiano,un modello vincente

Circa 330mila attività che hanno un forte ruolo sociale e sviluppano vecchi e nuovi business per andare incontro alle mutevoli esigenze dei clienti. Gli esercenti oggi devono padroneggiare aspetti gestionali, contabile-amministrativi, digitali e igienico-sanitari, parte integrante del servizio. Ne parliamo con Lino Enrico Stoppani, presidente di FipeConfcommercio

Non c’è categoria professionale che sia stata più colpita dalla pandemia. Per chi lavora nel settore del fuoricasa il covid ha segnato un netto spartiacque tra un “prima” e un “dopo”. Tra le principali conseguenze, la consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo economico e sociale, fondamentale per il benessere delle persone e delle comunità, con l’inderogabile necessità di una costante cura e attenzione per gli aspetti igienico sanitari in tutti gli ambiti dell’attività.

Di questo e di come sta cambiando il settore horeca parliamo con Lino Enrico Stoppani che, dopo aver gestito per anni con la sua famiglia Peck

di Milano, ha continuato la sua attività nel settore come Presidente di Fipe-Confcommercio, la federazione italiana dei pubblici esercizi, l’associazione più rappresentativa e firmataria del CCNL più utilizzato nel settore, a cui si dedica con passione e serietà, provando a condividere la sua ultra-decennale esperienza imprenditoriale maturata in un’azienda simbolo dell’eccellenza enogastronomica del nostro Paese. Persona pacata e mai banale, nei suoi ragionamenti è sempre presente lo stimolo per migliorare la categoria che rappresenta.

Partiamo dal quadro generale, qual è lo stato di salute dei pubblici esercizi

in Italia?

Stiamo certamente attraversando una fase positiva, soprattutto se confrontata al recente passato penalizzato dall’emergenza sanitaria. Infatti, se guardiamo ai risultati economici, oggi lamentarsi sarebbe non solo sbagliato, ma inutile vittimismo. Stiamo tornando a livelli di fatturato pre-covid, con un forte impulso da parte del turismo che sta portando molti benefici e lavoro per tutti. I diversi settori di cui si compone l’universo dei pubblici esercizi stanno tutti lavorando molto bene. A livello generale c’è una voglia di uscire da parte delle persone che ha favorito tutto il settore, e questa tendenza è una delle conseguenze

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delle restrizioni a cui ci ha costretto il covid. Proprio quell’esperienza ha infatti portato ad una riscoperta della voglia di ritrovarsi, di stare insieme

dopo il lungo “castigo” imposto dalla pandemia.

Fin qui i dati positivi. Quali sono invece le preoccupazioni e le principali priorità oggi?

Vedo due forti elementi di preoccupazione. Il primo è la redditività delle imprese: oggi è minacciata, anzi è erosa, dal peso dell’inflazione che sta incidendo sul conto economico delle attività. Questa si aggiunge ai costi energetici che, anche se ultimamente diminuiti, restano a un livello molto più alto che in passato. Si è creata una situazione in cui la marginalità per chi lavora è ridotta e, contemporaneamente, il potere di acquisto delle famiglie è diminuito, con la conseguenza di dover ridurre i consumi in termini reali in bar e ristoranti.

C’è un secondo problema che è quello

della manodopera, diventata risorsa rara, soprattutto quella qualificata. Si stima che a causa del covid siano usciti dal settore circa 250 mila addetti; oggi all’appello ne mancano ancora 200mila. È il grande paradosso italiano: tassi di disoccupazione, anche giovanile, da primato e mancanza di personale per i pubblici esercizi. È un problema trasversale ai settori e universale, ma il lavoro in Italia pone una triplice questione: politica, culturale e sociale.

In che senso? Ci spieghi meglio questi tre elementi.

Politica perché servirebbero politiche attive del lavoro più incisive, per riqualificare, innovare e rafforzare le competenze, oltre che orientare i ragazzi verso percorsi scolastici che facilitino l’accesso al lavoro. E invece

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Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio

oggi siamo legati ancora fortemente alle politiche passive del lavoro, importanti perché offrono sostegno economico a chi è in difficoltà, ma ci sono solo deboli strumenti per ricollocare le persone che hanno perso il lavoro e per favorire il mercato del lavoro. Un tema anche sociale, perché c’è un problema demografico, di bassa natalità e di invecchiamento della popolazione; dall’altra parte c’è l’immigrazione, tema spesso usato ideologicamente, che invece sarebbe da affrontare con politiche capaci di accogliere, integrare e formare verso il lavoro questa nuova popolazione. Infine, la questione culturale. C’è un cambiamento generale nel modo in cui le persone si rapportano al lavoro. Una volta perderlo era una mortificazione personale, oggi sembra quasi

un elemento di gratificazione personale: c’è chi ostenta con orgoglio le proprie dimissioni e il fenomeno delle “grandi dimissioni” ne è la diretta testimonianza. Significa che il lavoro sta perdendo il suo ruolo, non siamo stati capaci di trasferire ai giovani il concetto di lavoro come strumento di miglioramento sociale ed elemento che dà senso e dignità alla persona e alla propria vita.

Se dovesse fornire una fotografia del mondo dei bar e dei ristoranti come la descriverebbe?

È un settore che vede oltre 300mila imprese, più di 1,2 milioni di occupati, un fatturato di circa 90mld di euro, con un valore aggiunto di circa 45mld, che lo rende per i suoi valori economici il primo nella filiera agroalimentare

italiana. Un settore che porta poi benefici ad almeno altri due settori strategici per la nostra economia: l’agroalimentare e il turismo.

I pubblici esercizi svolgono oggi un ruolo fondamentale di selezione, valorizzazione e divulgazione delle eccellenze agro-alimentari italiane e il cibo rappresenta il secondo motivo per cui gli stranieri scelgono l’Italia come destinazione delle loro vacanze e il primo per il quale vi ritornano. Per questo servirebbero politiche economiche a tutela del settore. Ci sono, invece, ancora tante mancanze e carenze, come l’assenza di un unico ministero di riferimento, che porta a confrontarsi con diversi interlocutori a seconda dei problemi da gestire; ci sono asimmetrie di regole tra le varie tipologie di attività di somministrazio -

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ne di cibo e bevande, che producono confusione nel consumatore e alimentano concorrenza sleale. La prima esigenza è di riordinare la parte normativa del settore, ripristinando il principio “stesso mercato, stesse regole”.

Come mai nonostante la crisi economica e la pandemia la numerica di bar e ristoranti resta così alta?

Lo sviluppo numerico dei pubblici esercizi in parte dipende dagli effetti delle liberalizzazioni che hanno permesso l’apertura di molte nuove attività, con conseguenze positive (maggiore concorrenza, più innovazione, prezzi migliori) e negative (strisciante dequalificazione, sviluppo delle malattie cibo/alcol-correlate, la mala-Movida, le infiltrazioni della malavita, etc.). Il nostro è un settore che favorisce l’autoimprenditorialità, soprattutto tra i giovani, essendo semplificato l’accesso al mercato. Questo comporta che a volte ci sia una certa superficialità e approssimazione nella decisione di avviare un’attività, spesso senza considerare correttamente i rischi, gli impegni e le competenze che servono. Questo spiega perché il settore presenta tassi di mortalità altissimi e un turn-over di aperture e chiusure che non ha eguali. Bisogna vigilare che numeri così alti non si traducano in una progressiva dequalificazione, favorita dai requisiti professionali facilmente recuperabili per avviare un’attività. Servono invece tante conoscenze e qualità sia professionali che umane, anche per evitare i fallimenti che danneggiano poi famiglie, fornitori e dipendenti.

All’estero dominano le grandi catene, in Italia sembrano restare un fenomeno limitato. Per quali ragioni?

Significa che il modello del pubblico esercizio italiano, diffuso e qualificato, con al centro i valori dell’accoglienza, continua a funzionare. Attività nelle quali l’imprenditore è guidato da una forte motivazione personale a fare im-

presa e dalla volontà di mantenere un rapporto privilegiato con i suoi clienti, spesso supportato da tutta la sua famiglia, improntato sulla fiducia e sulla professionalità.

Queste caratteristiche limitano la diffusione delle catene che, se offrono garanzie di tenuta economica e di affidabilità amministrativa e sanitaria, d’altra parte non possono offrire lo stesso servizio in termini di rapporto personale e umano con il cliente. Il modello italiano contiene un forte valore sociale, culturale, identitario, storico e consente anche una forte diversificazione dell’offerta, fatta dalle grandi imprese della ristorazione commerciale e dalle piccole attività spesso a gestione familiare. Pensate poi al ruolo che rivestono queste attività come presidio sociale o del territorio, soprattutto in zone di periferia e nei piccoli paesi dove le catene non aprirebbero mai. Dove c’è un bar c’è vita sociale, animazione, relazioni umane, vivibilità, sicurezza, decoro urbano.

La pandemia ha mostrato l’importanza del tema sanificazione nel mondo del fuoricasa. Cosa è rimasto oggi e come è cambiato l’approccio “culturale” al tema?

Gli aspetti igienico sanitari fanno parte del nostro lavoro a tutti gli effetti. Non a caso è prevista una ripetuta formazione obbligatoria per chiunque operi in un pubblico esercizio proprio su questi temi, oltre che per la sicurezza sul lavoro. La questione igienico-sanitaria fa parte a tutti gli effetti della professionalità di un’impresa. Oggi c’è una maggiore attenzione a questi aspetti, una migliore competenza, una crescente aspettativa da parte del consumatore, una rigorosa attività ispettiva da parte degli organi di controllo e al riguardo l’introduzione delle normative haccp ha segnato un’importante svolta, anche come presa di coscienza culturale della sicurezza alimentare e i connessi rischi.

In quali ambiti si concentra maggiormente l’attenzione al tema della sanificazione?

Io parlerei di igiene e pulizia a 360 gradi che riguarda gli ambienti, le attrezzature di lavoro, la salute del personale, la lavorazione, conservazione e somministrazione degli alimenti, deperibili per definizione. Una gestione attenta è sempre necessaria e oggi ancora più gli aspetti igienico-sanitari sono visti come opportunità, per migliorare la qualità dell’offerta, piuttosto che una minaccia, come frequentemente ritenuto in passato, per i rischi dei controlli e delle relative sanzioni. Questa sensibilità è cresciuta anche considerando il maggiore utilizzo del pesce crudo nell’offerta con rischi conosciuti e gestiti anche con una rigorosa attenzione alla catena del freddo.

L’altro aspetto importante della pulizia è che non deve essere più intesa come una attività da fare solo all’apertura o alla chiusura dei locali ma, al contrario, parte integrante e continuativa dell’attività quotidiana. Dipende tutto dal singolo imprenditore, dal suo impegno a promuovere e diffondere l’importanza e il valore dell’ordine e della pulizia, a partire dagli ambienti fino ai servizi igienici. Presentarsi male significa dire al cliente “non sei ben gradito”. L’ambiente però non deve essere solo bello, ma anche pulito.

Un altro cambiamento portato dal covid riguarda gli spazi esterni: con quali conseguenze?

Il regime agevolato durante il covid ha favorito le attività e il bisogno di stare all’aperto delle persone, gestendo meglio con il distanziamento anche i sottostanti rischi sanitari. Fipe è stata promotrice dei provvedimenti per le occupazioni degli spazi all’aperto: hanno spinto il business, hanno portato maggiore sicurezza sanitaria e hanno permesso di riaccendere e rivitalizzare le città, uscite spente e depresse

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dai lunghi lockdown. Insieme è necessario affrontare la questione della sicurezza e della educata convivenza con i residenti: se ci sono eccessi bisogna intervenire con prevenzione e controlli, contrastando l’abuso di alcol e le troppe occasioni per il consumo incontrollato. In generale, pur consapevole dei rischi, sono

economico, che impone la contropartita della tassa di occupazione di suolo pubblico, da determinarsi in misura equa.

Nascono continuamente nuove formule di locali e, per molti, la vecchia divisione tra bar e ristoranti è un residuo del passato. Cosa ne pensa?

contenitori che devono offrire garanzie anche igieniche. Tra i cambiamenti segnalo anche una maggior cultura e attenzione rispetto al tema dell’alcol, anche per contrastare gli eccessi e le devianze frequenti nella fascia giovanile e un contributo sempre maggiore offerto dai giochi leciti, che integrano i ricavi e richiedono attenzione sui temi delle ludopatie.

La creazione di nuove formule rappresenta l’evoluzione naturale di un mercato globalizzato, altamente competitivo e profondamente integrato nei servizi delle città. Si parla non a caso di rigenerazione urbana, oggi di grande attualità anche per il crescente fenomeno della desertificazione commerciale delle città, causata dagli aumenti dei valori immobiliari, affitti compresi, dallo sviluppo dello smart-working, dalle politiche sulla mobilità delle persone. Le attività di pubblico esercizio rafforzano il loro ruolo di presidio e di presenza, in termini di socialità, di sicurezza, di servizio e di decoro urbano a favore delle comunità.

esperienze da mantenere e dove possibile, da rafforzare. Il pagamento della tassa sull’occupazione esterna non è un tema di discussione, tantomeno un problema; nessuno obbliga ad avere un dehors. Chi lo sceglie, ritiene legittimamente che sia un’occasione di business. Normale che aprire spazi esterni produce un beneficio

Una differenziazione che distingua un mondo così affollato è necessaria e normale. I nuovi modelli di business vanno incontro alle mutevoli esigenze della clientela. Pensate ad esempio all’impulso che hanno avuto l’asporto e il delivery, sui quali torna, tra l’altro, il tema dell’attenzione agli aspetti igienico sanitari per la fase di consegna in

Come è cambiata oggi la figura dell’esercente e quali sono le principali caratteristiche che deve avere? Una volta forse era sufficiente saper fare bene la propria professione - barista, cuoco, cameriere, etc. -, mentre oggi servono competenze trasversali, come quelle amministrative e per il controllo di gestione. E poi serve un'adeguata conoscenza digitale, nella gestione del magazzino, nel marketing, nella relazione con i clienti. In generale l’evoluzione dell’imprenditore va nella direzione di una persona che continuamente sappia rinnovare le proprie competenze, con costanti investimenti sulla sua attività di aggiornamento professionale. In generale sul futuro rimango relativamente tranquillo perché ho grande fiducia nelle qualità e nei valori degli imprenditori del pubblico esercizio, sempre creativi e capaci di adattarsi ai momenti e ai tempi.

BAR E RISTORANTI S•26 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 IL FUORICASA

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Dehor senza segreti

Durante la pandemia sono moltiplicati i pubblici esercizi che hanno scelto di ampliare il proprio locale utilizzando lo spazio esterno, anche grazie a una serie di decreti che hanno reso possibile l’installazione di dehors senza dover espletare l’iter autorizzativo obbligatorio per

legge. La deroga è stata estesa fino a fine 2023, grazie all’ultimo Decreto Milleproroghe, ma qualora non venisse ulteriormente rinnovata si ritornerebbe all’applicazione della normativa antecedente al periodo pandemico.

“Bisogna infatti ricordare – spiega a tal proposito Marta Luisa Perego, ingegnere edile in Lecco (www.martaperego.com) - che il Decreto Milleproroghe è l’ultimo dei provvedimenti emanati in tal senso, in quanto prevede la proroga al 31/12/2023 di una disposizione già in vigore, con precedente scadenza al 30/06/2023.

In assenza di nuove proroghe si ritornerebbe al rispetto della normativa antecedente sia in materia urbanistico-edilizia a livello nazionale e locale, sia in riferimento ai regolamenti comunali specifici per l’installazione di dehors.”

I riferimenti di legge sono infatti a due livelli: c’è una normativa nazionale in

materia urbanistico-edilizia e ci sono i regolamenti comunali per la gestione delle concessioni.

“Il riferimento alla normativa nazionale, ovvero al d.P.R. n.380 del 2001, Testo Unico dell’Edilizia – precisa Marta Perego - è fondamentale per definire quali tipologie di installazioni rientrano nel regime di edilizia libera, ovvero non necessitano di titolo abilitativo.” La professionista, però, sottolinea che in questa norma non figura la parola “dehor”, ma che si può fare riferimento alle opere di cui all’articolo 6, comma 1, lettera e-bis che comprende tra gli interventi che possono essere eseguiti senza titolo abilitativo “le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee, purché destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a centottanta giorni comprensivo dei

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Ampliare la superficie del proprio locale sfruttando gli spazi esterni è diventata un’esigenza per tutti gli operatori del fuori casa durante l’emergenza sanitaria, che hanno approfittato di marciapiedi, giardini, aree pedonali, parcheggi…. per garantire le distanze interpersonali richieste e mantenere un sufficiente numero di coperti
Marta Luisa Perego, ingegnere edile

tempi di allestimento e smontaggio del manufatto, previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale”.

“Si fa quindi riferimento a due requisiti - precisa l’ingegnere - uno funzionale, che consiste nella finalizzazione alle esigenze dell’attività che devono tuttavia essere contingenti e temporanee, e uno strutturale, ovvero la realizzazione con materiali e modalità tali da consentirne una rapida rimozione una volta venuta meno l’esigenza funzionale. Al di fuori di questa definizione, l’installazione di dehors viene inquadrata come opera che comporta una trasformazione urbanistico-edilizia, assoggettata quindi a titolo abilitativo.”

Lo stesso articolo 6, però, recita: “fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, e comunque nel

rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”.

“Ciò significa – prosegue - che l’intervento, seppur realizzabile in regime di edilizia libera, deve rispettare tutte le normative specifiche di settore, tra cui la richiesta di autorizzazione paesaggistica nei casi in cui siano presenti vincoli sull’area di intervento.

La tematica dell’autorizzazione paesaggistica richiederebbe un ulteriore approfondimento, in quanto ci sono casistiche per cui, pur in presenza di

vincoli, ai sensi del d.P.R. 31/2017 si è esonerati (casistiche Allegato A) o è ammessa l’istanza con procedura semplificata (casistiche Allegato B). Inoltre la deroga attualmente in vigore fino al 31/12/2023 ai sensi del Decreto Milleproroghe interviene proprio sulla richiesta di autorizzazione paesaggistica.”

Quando si decide di installare un dehor è sempre comunque consigliabile confrontarsi con l’Ufficio Tecnico del Comune di riferimento, anche in relazione ai contenuti di eventuali regolamenti comunali che potrebbero essere stati emanati dalla singola Amministrazione. “I regolamenti comunali - precisa Perego - solitamente contengono la definizione di dehor temporaneo o permanente, i requisiti estetici, funzionali e igienico-sanitari, le modalità per l’ottenimento delle

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concessioni e per l’occupazione del suolo pubblico. La temporaneità del dehor può essere definita con criteri differenti dai singoli Comuni. Ad esempio, alcuni Comuni considerano temporaneo un dehor che viene utilizzato continuativamente alcuni mesi all’anno (ad esempio 5 o 6 mesi all’anno), altri invece lo definiscono temporaneo per periodi genericamente inferiori a un anno.”

SUOLO PUBBLICO O PRIVATO?

Oltre alla durata della permanenza della struttura, un altro parametro da tenere in considerazione è il fatto che lo spazio all’aperto in cui si vuole aprire il dehor insiste su suolo pubblico o di proprietà del ristoratore. “Si possono distinguere tre tipologie di spazio - precisa a questo proposito - ovvero suolo pubblico, di proprietà privata, ma anche di proprietà privata a uso

pubblico. In caso di spazio su suolo pubblico è necessario sottostare ai regolamenti per il rilascio delle concessioni, che possono variare nei singoli Comuni.

In caso la struttura venga posta a contatto di un edificio o su area privata è necessario anche ottenere il nulla osta del proprietario dell’unità immobiliare con cui la struttura viene a contatto o del suolo su cui la struttura insiste. Bisogna fare attenzione ai casi in cui l’occupazione si estende in aree limitrofe rispetto alla proiezione del pubblico esercizio richiedente. In tal caso è necessario ottenere il nulla osta di tutti i proprietari interessati.” Un altro caso che si può presentare è quello in cui il ristorante si trovi in un contesto condominiale e l’area in oggetto sia compresa tra le parti comuni. “In tal caso - aggiunge Perego - è necessario che il titolare dell’attività

di ristorazione ottenga dall’assemblea condominiale un nulla osta ai fini dell’utilizzo dell’area in oggetto. Nel caso in cui l’area privata sia a uso pubblico e l’utilizzo da parte dell’attività di ristorazione sia oggetto di concessione da parte del Comune, solitamente questo nulla osta è richiesto anche tra la documentazione necessaria al rilascio della concessione stessa.”

QUESTIONE DI… SERVIZI

Anche il tema dei servizi igienici deve essere preso in considerazione quando si tratta di aprire un dehor e, ancora una volta, è necessario fare riferimento alla distinzione tra strutture di tipo temporaneo e di tipo permanente, con riferimento ai regolamenti dei singoli Comuni.

“In linea generale - spiega l’ing. Perego - il numero di servizi igienici riservati al pubblico varia in funzione della

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superficie di somministrazione e del numero di posti a sedere. Si può affermare, in linea di massima, che nel calcolo viene compresa, oltre all’area di somministrazione interna anche l’area delle pertinenze esterne che vengono considerate permanenti, mentre non viene richiesto l’adeguamento del numero di servizi in relazione alle strutture esterne di tipo temporaneo. Val la pena ricordare che deve inoltre essere rispettata anche la normativa in materia di superamento delle barriere architettoniche, in riferimento alla presenza di servizi igienici usufruibili dalle persone con ridotta o impedita capacità motoria.”

Sempre rimanendo in tema igienico sanitario, per i dehor valgono tutte le indicazioni in materia di sicurezza alimentare che vigono anche per le zone al chiuso del ristorante. “Quando si decide di creare un dehor - spiega Katiuscia Consonni , consulente in materia di igiene degli alimenti - il manuale di autocontrollo va aggiornato per includere anche questo elemento. Non ci sono precauzioni particolari da adottare per il servizio nelle aree esterne: le normali procedure igieniche che si applicano nel locale per la corretta manipolazione degli alimenti e per la sanificazione vanno seguite anche nelle aree esterne. L’unica accortezza può essere quella di apparecchiare la tavola solo al momento

del servizio, per prevenire che insetti o altri corpi estranei possano cadere nei piatti o nei bicchieri.”

SPAZI DA VIVERE

TUTTO L’ANNO

Dopo aver visto quali sono le norme da rispettare prima di installare un dehor, vediamo quali materiali è opportuno privilegiare per realizzarlo e arredarlo.

“Anche nella scelta dei materiali – precisa l’ing. Perego - è opportuno fare riferimento alla distinzione tra strutture di tipo temporaneo e quelle di tipo permanente, individuando soluzioni più semplici e leggere per le prime, e potendo prendere in considerazione soluzioni più stabili e articolate per le seconde. In caso di dehors temporanei si possono installare elementi di protezione dal sole e da intemperie leggere, quali ombrelloni, tende avvolgibili e vele ombreggianti, anche di dimensioni importanti ed esteticamente interessanti. Per dehors permanenti si può optare per strutture quali pergole coperte o pergole bioclimatiche, disponibili in diversi materiali e che possono essere accessoriate anche con chiusure laterali in vetro o teli in pvc e illuminazione integrata.

Altra soluzione molto versatile è il gazebo, anch’esso realizzabile in materiali differenti e che può essere funzionale sia a un dehor temporaneo sia a

uno permanente, a seconda delle caratteristiche”.

Per sfruttare al meglio gli spazi esterni è bene renderli vivibili anche quando le condizioni climatiche non sono ideali, perché troppo calde o troppo fredde. “Per riscaldare e raffrescare un dehor – consiglia – è possibile utilizzare le soluzioni che abitualmente si trovano nelle nostre città, che risultano essere le più semplici e comode da installare, oltre che le più versatili. In inverno la soluzione può essere quella di installare i classici funghi a gas o i riscaldatori a infrarossi, mentre in estate ventilatori semplici o integrati con nebulizzatori. In caso di strutture permanenti si può prendere in considerazione l’installazione di impianti ad aria a espansione diretta, costituiti da un’unità esterna in pompa di calore che funge da generatore sia per il riscaldamento che per il raffrescamento, e unità interne, che possono essere di diversa tipologia. Si tratta di impianti similari ai classici condizionatori. In questo caso, però, trattandosi di sistemi stabili è necessario verificare la normativa di settore prima di procedere con l’installazione. Non dimentichiamo che la scelta delle strutture di copertura e dei sistemi di riscaldamento o raffrescamento va ottimizzata in base alla localizzazione del dehor, e quindi al clima invernale ed estivo che si dovrà affrontare. Va sempre ricordato, inoltre, che è necessario confrontarsi con i regolamenti comunali in cui, in molti casi, troviamo indicazioni specifiche in merito a tipologie e materiali”.

È opportuno ricordare anche che l’allestimento di un dehor accogliente e invitante per i clienti non dipende solo dalla copertura e dai sistemi di climatizzazione, bensì anche da elementi quali pedane, fioriere e paraventi che contribuiscono a rendere l’ambiente raccolto e definito, oltre a un’idonea illuminazione, indipendentemente dal carattere temporaneo o permanente della struttura.

S•31 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

Il sistema di nuova generazione per il lavaggio meccanico delle stoviglie

Christeyns presenta un nuovo sistema per il lavaggio meccanico delle stoviglie: il concetto DUO Solid unisce in un unico dosatore un prodotto detergente solido e un Brillantante solido. Questo sistema di dosaggio 2 in 1 è un concetto unico per il lavaggio automatico delle stoviglie.

I prodotti solidi non sono un fenomeno nuovo nel mercato institutional. Sono stati utilizzati per molti anni, principalmente nell’area del lavaggio delle stoviglie. L’innovazione sta nella combinazione di capsule solide di brillantante e detergente in un’unica unità di dosaggio. Generalmente il detergente solido è accompagnato da un prodotto brillantante liquido o in polvere attraverso un sistema di dosaggio separato. Con DUO solid, scegliamo una soluzione allin-one in cui sia il detergente che il brillantante hanno una composizione solida e possono essere dosati con precisione da un’unica unità di dosaggio compatta.

A proposito del sistema

Il dosatore di DUO Solid dosa sia il detergente che il brillantante direttamente nel flusso di lavaggio. Questa azione di dosaggio automatizzata e controllata da computer garantisce un li-

vello di prodotto più preciso e costante nel processo di lavaggio rispetto a un dosaggio manuale o idraulico. Ciò significa un risparmio sull’utilizzo del prodotto durante l’intero ciclo di lavaggio. Accanto al dosatore sono presenti le capsule di prodotto compatibili con il sistema. GREEN’R Autodish Solid è un detergente alcalino ultra concentrato ad alto potere sgrassante. Il detergente solido è certificato Ecolabel UE (ESV/038/006) ed è disponibile in capsule da 5 kg. Per la parte di risciacquo utilizziamo GREEN’R Rinse Solid da 3,6 kg. GREEN’R Rinse Solid è un brillantante acido ultra concentrato che ha già dimostrato nella pratica la sua efficacia. Con test case a diversi livelli di durezza dell’acqua, il prodotto garantisce un’asciugatura rapida e omogenea, bicchieri senza aloni e una finitura brillante, anche su vassoi in plastica.

Perchè scegliere prodotti solidi?

Diversamente dai prodotti liquidi, i solidi hanno una densità molto più elevata. Questo li rende più compatti: occupano meno volume, sono più leggeri e maneggevoli. Una capsula di detergente solido equivale a 25

kg di liquido. Ciò significa una maggiore facilità di trasportato e l’80% di peso in meno da sollevare.

Meno peso da trasportare implica anche un vantaggio per i dipendenti. Inoltre, lo stato solido dei prodotti elimina il rischio di schizzi o fuoriuscite. I dipendenti non entreranno mai in contatto diretto con il prodotto, rendendolo una soluzione per il lavaggio delle stoviglie facile da usare e sicura.

Quali vantaggi?

Allora perché passare a un sistema di dosaggio con prodotti solidi?

1. I prodotti altamente concentrati assicurano un risparmio di prodotto. Il costo d’uso dei solidi è inferiore rispetto ai liquidi.

2. Inoltre, i solidi hanno un volume molto compatto, il che implica meno problemi di trasporto e di stoccaggio, ovvero una riduzione dei costi operativi.

3. L’imballaggio leggero e compatto rende i prodotti

solidi più facili da maneggiare rendendo il lavoro più ergonomico.

4. Non sono inoltre possibili schizzi, versamenti o contatto diretto con il prodotto. La sicurezza per i dipendenti è garantita.

5. L’attrezzatura con codice colore e le etichette dei prodotti rendono il sistema di facile comprensione e riduce al minimo l’errore umano.

6. GREEN’R Autodish Solid è certificato con il marchio Ecolabel UE (ESV/038/006) e 1 capsula vuota contiene il 90% in meno di materiale di imballaggio rispetto a una tanica da 25 kg. Questo porta un concetto sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

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Agli italiani piacciono le toilette pulite

La pandemia di Covid-19 ha sollevato l’attenzione sull’importanza di avere servizi igienici (e in generale tutti gli spazi condivisi) sempre perfettamente puliti, sanificati e disinfettati. Un recente sondaggio ha evidenziato in particolare come sia cambiato il rapporto degli italiani con l’igiene all’interno di ristoranti o bar

BAR E RISTORANTI S•34 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 SONDAGGIO
Maurizio Pedrini

Come ben sappiamo, l’aperitivo – soprattutto serale e specie a base di spritz - costituisce per molti italiani un rito pressoché irrinunciabile. Infatti il 75% si concede questo premio almeno a cadenza mensile, fino ad arrivare ad una o due volte alla settimana. È lecito perciò domandarsi se e quanto i nostri connazionali si preoccupino che la “funzione” si consumi in condizioni di effettiva sicurezza ed igiene. Con la non secondaria variante che, possibilmente, dovendo recarsi nella toilette del locale per esplicare una funzione fisiologica o lavarsi le mani, la si trovi accogliente, soprattutto pulita e igienizzata. Senz’altro interessante e degna di grande attenzione, al riguardo, è l’indagine condotta qualche tempo fa da Initial, azienda partner delle imprese nella fornitura di servizi per l’igiene, la purificazione dell’aria e le profumazioni per ambiente. Il sondaggio era finalizzato a scattare una fotografia della situazione attuale per capire qual è la percezione degli italiani rispetto a questo argomento. La domanda a cui si prova a dare una risposta è: l’aperitivo è un rito a cui gli italiani non riescono a rinunciare? Il colpo di scena arriva proprio dai risultati della ricer-

ca Initial che evidenziano come questo momento imprescindibile per i cittadini della penisola sia sempre più associato al concetto di igiene, di cui adesso non si può più fare a meno: secondo il 78% degli intervistati, infatti, l’aperitivo è un rito a cui è possibile dire di no nel caso in cui il locale sia percepito davvero sporco e privo di igiene di base, primi tra tutti tavoli e bagni puliti. Ma non basta. Un italiano su quattro durante il momento dell’aperitivo preferisce usufruire di un piatto monoporzione, per preservare igienicamente il proprio cibo (28%) anche se un 46% della totalità afferma di non preferire il singolo piatto e il tagliere ma di avere solo un unico interesse: poter degustare il cibo presente. Nonostante questo primo risultato che sembra delineare una certa indifferenza da parte degli intervistati, alla domanda più specifica “Quale opzione è più igienica tra buffet e piatto singolo?” calano notevolmente gli indifferenti diventando solo un 8% del pool. A questa stessa domanda il 61% non ha dubbi che la modalità più igienica sia il piatto singolo, rafforzando l’attenzione sulla tematica igiene. A conferma di quanto detto in precedenza, il 37% degli intervistati mostra preoccupazione verso una tipologia di aperitivo con tagliere condiviso poiché il cibo potrebbe essere contaminato da chi non ha lavato e igienizzato le mani prima di mangiare. Molto curioso inoltre, il fatto che il 2% degli italiani addirittura rifiuterebbe l’invito in un luogo dove sa che non troverà un piatto solo per sé.

Certamente, va sottolineato con giusto risalto, anche pulizia e condizioni del locale fanno la loro parte. Tutte le risposte alla domanda “Che cosa guardi appena entri in un locale per fare aperitivo?” fanno presagire l’importanza per gli intervistati di avere un igienizzante per le mani all’ingresso – altrettanto pulito e dotato di comfort per qualunque esigenza – di potersi sedere a tavoli ben puliti, e di

trovare il bagno altrettanto pulito per qualunque esigenza.

Ma veniamo all’aspetto che, decisamente, più ci interessa: la pulizia del bagno. Quasi la totalità degli intervistati (98%) preferirebbe entrare in un bagno “Splendido Splendente” con tutto il necessario per lavarsi le mani – acqua, sapone e asciugamani – e, perché no, anche l’igienizzante per la tavoletta del WC. In particolare l’87% vorrebbe trovare in bagno dei prodotti no-touch così da non dover toccare nulla se non il cibo, mentre il 66% reputa importantissimo – soprattutto dopo il Covid 19 – utilizzare prodotti per l’igiene come ad esempio il dispenser di igienizzante mani all’ingresso e all’interno di un locale. Insomma, riassumendo, oggi un bagno pulito e ordinato non è solo una richiesta più che lecita del consumatore, ma anche una volontà del ristoratore di riservare uno spazio confortevole ai suoi clienti; spesso diventa la vera chicca del locale tanto da risultare anche fotografabile – oltre a migliorare le recensioni e di conseguenza la reputazione del locale – viene curato nel minimo dettaglio per sentirsi meglio che in quello di casa. Per questa e tante altre ragioni, la pulizia delle toilette dei bar è un tema che oggi, più che mai, merita la massima attenzione, postulando con forza un salto di qualità, con l’intento preciso di proteggere la salute di clienti e dipendenti, rappresentando un prezioso “fiore all’occhiello” per quegli esercizi che dimostrino adeguata sensibilità e attenzione. Certo, anche in questa circostanza, appare utile, se non doveroso, affidarsi a dei professionisti per acquisire professionalità, acquistare prodotti chimici, attrezzature e sistemi di igienizzazione adeguati, guardando con sempre maggiore fiducia a soluzioni tecnologicamente avanzate, in grado di attenzionare e monitorare costantemente il grado di igiene di questi importanti locali, certificandoad esempio - i controlli, le procedure

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Carlo De Masi, presidente Adiconsum

attuate e la scelta dei detergenti, sanificanti e disinfettanti impiegati dal personale. Il tutto con un unico, solo, grande traguardo: garantire la massima igiene, la prevenzione delle malattie, la cura e il benessere delle persone.

SERVIZI IGIENICI PULITI, SANIFICATI E DISINFETTATI

Nessun luogo di vita comunitaria, in generale, è escluso da questa pressante esigenza di massima cura dell’igiene delle toilette, ma è giusto concentrare l’attenzione sui bagni di bar e

ristoranti che rappresentano un esclusivo “biglietto da visita” per questa tipologia di locali, dediti per vocazione all’accoglienza di cittadini italiani e turisti provenienti da tutto il mondo, in visita alle bellezze storiche e paesaggistiche del Belpaese. Sugli esiti dell’indagine condotta da Initial abbiamo raccolto il parere di Carlo De Masi, presidente nazionale di Adiconsum

L’indagine condotta da Initial ha evidenziato come il 78% degli italiani sia disposto a dire di no al “rito” dell’aperitivo, se solo il locale è percepito come sporco e privo di igiene, a partire dai bagni. Cosa ne pensa? Sicuramente la pandemia da Covid ha accentuato l’attenzione su questo tema. Siamo convinti che, sia pure lentamente, la percezione dell’importanza della pulizia e dell’igiene in questi luoghi comunitari stia crescendo. Per fare in modo che queste scelte producano gli effetti sperati, servirebbe una denuncia social da parte dei consumatori, soprattutto in caso di evidenti situazioni

di negligenza, in modo tale da indurre i gestori a porre più attenzione all’igiene dei bagni e degli altri spazi nei bar e, in generale, negli esercizi di questo tipo. Senza mai dimenticare che la pulizia e l’igiene rappresentano un importante e prezioso valore aggiunto per qualsiasi attività commerciale.

A proposito di questa delicata problematica, avete ricevuto segnalazioni ed esposti da parte dei cittadini?

Con il preciso obiettivo di combattere la negligenza alla fonte dalla scarsa pulizia che spesso si riscontra nei servizi di pubblica utilità, nel corso degli anni Cittadinanzattiva ha ha promosso varie campagne di partecipazione civica, riguardanti l’igiene e la pulizia in vari ambiti, specialmente in quello ospedaliero e dell’igiene urbana. Abbiamo esortato i cittadini ad inviare segnalazioni e testimonianze fotografiche di rifiuti abbandonati, biancheria sporca, colature e chiazze d'acqua, fili elettrici scoperti, escrementi di animali abbandonati o quant'altro sia indice di un'allarmante incuria e disat-

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tenzione del personale preposto alla pulizia in vari contesti, compresi quelli che investono la cura del pulito in luoghi di ritrovo come i pubblici esercizi. Il lavoro di Cittadinanzattiva non si limita però solo alla denuncia: parallelamente infatti l'associazione si propone come soggetto attivo nel diffondere le buone pratiche in materia di pulizia ed igiene. Per quanto concerne specificamente la pulizia nelle toilette dei bar, qualche segnalazione ci è giunta, ma devo riconoscere che, pur trattandosi di una tematica importante, in questo momento i consumatori si rivolgono a noi principalmente per il problema del caro prezzi generalizzato.

Purtroppo, talvolta entrando nelle toilette dei bar ci si imbatte in situazioni a dir poco sconsolanti e rischiose sotto il profilo della pulizia. Come si potrebbe intervenire?

Riteniamo che vada fatta un’opera di sensibilizzazione su questo tema da parte delle Associazioni di categoria con il coinvolgimento anche delle Associazioni Consumatori riconosciute dalla legge come Adiconsum. Fondamentale l’aggiornamento dei Regolamenti di igiene, fermi da decenni, da parte dei Comuni, con indicazioni certe e puntuali riguardo ai controlli e alle sanzioni per chi non li rispetta.

Cosa può fare, anche sotto il profilo legale, per far valere i suoi diritti, un cittadino utente di un bar o ristorante che vive, suo malgrado, questa imbarazzante situazione?

Il disagio può essere segnalato, anzitutto, alla Polizia locale che è deputata ai controlli, nonché all’esercente stesso. Per effettuare denunce, occorre descrivere nel modo più dettagliato possibile la situazione a rischio e i motivi che hanno portato ad effettuare la stessa. La riservatezza dell’utente che effettua la segnalazione è sempre garantita, ma l’anonimato è scoraggiato.

È opportuno, infatti, fornire le proprie generalità al fine di scoraggiare l’uso

improprio di questo strumento. Il cittadino, inoltre, deve essere pienamente responsabile del reclamo effettuato.

In presenza di una più vasta problematica di assenza di igiene, un ruolo importante è assegnato pure alle ASL, anche se spesso il cittadino o il turista non ne è a conoscenza.

In effetti ai Dipartimenti di Sanità Pubblica delle varie Aziende Sanitarie Locali spetta il compito di raccogliere le segnalazioni dei cittadini. Queste ultime solitamente avvengono per mezzo di email, per telefono, o di persona, recandosi presso gli uffici in questione. Una volta ultimata la segnalazione/denuncia, la stessa verrà presa in carico dagli uffici competenti e valutata al fine di adottare i provvedimenti del caso. Inoltre è possibile porre denuncia direttamente ai NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma dei Carabinieri). Anche le dipendenze funzionali del Ministro della Salute, i cui settori d’indagine sono riconducibili all’area afferente la Sicurezza “Alimentare” e “Sanitaria”, se ne occupano. I controlli sono intrapresi di iniziativa, su delega dell’Autorità Giudiziaria, su attivazione del Ministero della Salute, dell’AIFA o delle Associazioni di categoria. Ma anche su segnalazione dei consumatori o delle Stazioni di Carabinieri sparse su tutto il territorio nazionale.

Nelle situazioni più gravi, dunque, ci si può rivolgere ai NAS, chiedendo il loro intervento a tutela dell’igiene e del cliente-consumatore?

Certamente, i NAS sono diventati un punto di riferimento fondamentale per la tutela di tutti i cittadini e dei tanti produttori presenti sul territorio Italiano. Riscuotono infatti anche sul territorio europeo numerosi riconoscimenti ed attestati di benemerenza. Ciò è la dimostrazione di quanto sia indispensabile, anche in questo settore, un’attività di controllo e contrasto sempre più specializzata e coordinata.

Tornando alle toilette, è previsto e consentito il loro uso, anche senza la consumazione? La questione appare sempre controversa…

È a discrezione del commerciante. Di solito l’uso dei bagni è riservato ai clienti, anche in considerazione delle spese che deve sostenere il commerciante (carta igienica, sapone, salviette, aspiratori).

Più in generale, il ricorso ai bagni di un bar spesso appare come l’estrema ratio a fronte della carenza di bagni pubblici: vi siete interessati al problema e cosa si potrebbe fare, in concreto, per migliorare la situazione?

Certamente questo è un problema, legato alla pulizia e al decoro di qualsiasi contesto urbano, che sentiamo profondamente e ci sta molto a cuore. Ovviamente, parecchio dipende dalla civiltà delle persone in tema di igiene, pulizia e sicurezza, ma crediamo che al riguardo occorra assolutamente sensibilizzare maggiormente le Amministrazioni comunali, coinvolgendo anche le grandi aziende con logistiche importanti, per aumentare la disponibilità dei servizi igienici, implementandone anche la portata, ad esempio con sale d’attesa, servizio doccia, ecc..

L’esperienza della pandemia ha pesantemente segnato il settore, ma ha certamente aumentato la sensibilità dell’importanza e della percezione del pulito da parte degli italiani: Afidamp e Fipe hanno elaborato un prontuario per la sanificazione dei ristoranti. Come valuta Adiconsum questa iniziativa?

Apprezziamo decisamente l’iniziativa di Afidamp e Fipe. Come dicevamo, le segnalazioni alla polizia municipale e le denunce social e alle Associazioni Consumatori possono aiutare a tenere alta l’attenzione per assicurare un’adeguata igiene che dovrebbe essere la prassi soprattutto nei luoghi di aggregazione.

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Eccellenza della cucina e dell’igiene

In Corticella S. Marco, nel “cuore” della Verona romana, a pochi passi dall’antico Foro, attuale piazza delle Erbe, lo storico ristorante 12 Apostoli ha cambiato proprietario. Lo chef Giancarlo Perbellini, lo ha rilevato trasformandolo in “Casa Perbellini 12 Apostoli”. Il suo rappresenta una sorta di ritorno alle origini, dopo aver compiuto il giro del mondo, che lo ha portato anche ad avviare e gestire attualmente ben undici ristoranti sparsi per l’Italia. Siamo andati a fargli visita alla vigilia dell’apertura, distogliendolo per alcuni minuti dal gravoso impegno di mettere a punto gli ultimi det-

tagli dei lavori, per parlare di igiene e pulizia, un tema che, come abbiamo fin da subito compreso, gli sta particolarmente a cuore.

Il suo locale è destinato a raccogliere la prestigiosa eredità del 12 Apostoli, ristorante dove lei - da giovaneha potuto seguire gli insegnamenti del compianto chef Giorgio Gioco, maestro e custode della cucina tradizionale scaligera: come è maturata in lei questa scelta?

Le confesso che questa decisione è arrivata un po’ per caso, perché avevo dato la disdetta ai locali del ristorante

in piazza S. Zeno, in uno dei quartieri storici della città in cui mi trovavo, avevo già portato tutto il materiale in un magazzino e mi sarei ritirato a fare lo chef itinerante negli undici locali che gestisco in Italia. Invece un giorno, passando davanti al ristorante in Corticella S. Marco mi sono detto che quello era un posto incredibile, che già avevo interpellato prima di aprire Casa Perbellini, così mi sono rifatto vivo con la proprietà, chiedendo alla famiglia Gioco di poterlo gestire se avessero cessato l’attività. Due giorni dopo queste mie considerazioni, ho ricevuto la telefonata di Antonio Gioco,

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Abbiamo incontrato il noto chef veronese pluristellato dalla guida Michelin, Giancarlo Perbellini, che ha da poco rilevato lo storico ristorante 12 Apostoli, nel centro della città di Giulietta e Romeo, trasformandolo in “Casa Perbellini 12 Apostoli”
Maurizio Pedrini

ci siamo parlati e abbiamo raggiunto l’accordo che mi vedrà impegnato in questa inedita gestione, sperando che si tratti di una scelta vincente.

Quale restyling avete adottato per valorizzare al meglio l’identità del nuovo locale, in piena sintonia con la vostra tradizione e know how, che vi ha giustamente donato tanti successi e riconoscimenti grazie a una cucina di assoluta eccellenza?

Sostanzialmente non abbiamo toccato nulla nell’allestimento delle sale, procedendo semplicemente ad arredarla; il nostro principale obiettivo è stato quello di salvaguardare il più possibile l’identità del locale, apportando dei piccoli ritocchi: posizionando, ad esempio, due grandi librerie nella sala d’entrata, creando una cantina a giorno, per non dover poi scendere ne -

cessariamente in quella esistente nei sotterranei, decisamente lontana per poter svolgere agevolmente il servizio. È stata invece interamente rifatta la cucina. Non le nascondo che ci siamo fatti carico di uno sforzo notevole, che ci ha visti impegnati per mesi nei lavori di adeguamento di questo fantastico locale, nel quale si concentra una parte importante della storia e tradizione, non solo culinaria, ma anche culturale della mia città.

Pensa che dopo l’esperienza della pandemia da SARS CoV2 sia cambiata in qualche modo la domanda da parte della clientela?

L’aspetto che abbiamo maggiormente notato è che la gente va a tavola molto prima, ad esempio si cena verso le 19.30 – 20.00, ed è un elemento di novità, specie per gli italiani che sono

abitualmente dei “tiratardi”; inoltre non mangiano piatti troppo lunghi, in termini di portata e tempi di attesa, preferendo concentrarsi su quattro-cinque cose. Insomma, direi che sono cambiate non poco le abitudini a tavola.

Quanto conta il fattore igiene e pulizia dei vostri locali, non solo in termini di immagine e sicurezza, ma quale “biglietto da visita”, alla pari del comfort, del servizio e della raffinatezza e tipicità del cibo offerto?

Direi che questo è un dato super percepito nei miei locali, nel senso che al pari del menù, attraverso il quale proponiamo i nostri cibi, ne abbiamo un altro impostato per le pulizie, che i nostri dipendenti devono rispettare rigorosamente e applicare puntualmente. L'attenzione che riserviamo alla massima igiene della cappa, dei frigoriferi o dei magazzini è quasi maniacale, in quanto ci siamo posti l’obiettivo di mantenere sempre uno standard assai elevato. Il nostro protocollo prevede che il sabato si puliscano al meglio i frigoriferi, perché poi si chiude per due giorni, ogni sera si interviene sulla cappa per lavare i filtri, il mercoledì alcuni dipendenti si dedicano alla pulizia accurata dei magazzini. Insomma, per sintetizzare, la pulizia – per noi – ha lo stesso peso che preparare un buon piatto: dobbiamo garantirla a noi stessi e al cliente con il massimo impegno e professionalità. Il che comporta un adeguato investimento sia nella formazione del personale che nella scelta dei prodotti e delle attrezzature più idonei offerte dal mercato: nulla deve essere lasciato al caso.

Come avete affrontato, i duri anni della pandemia tenendo i vostri ristoranti aperti, attraverso la puntuale applicazione di tutti i protocolli di sanificazione, igienizzazione e sicurezza?

Non è stato facile: abbiamo vissuto un

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periodo difficile e carico di imprevisti, che ci ha posto di fronte a parecchie sfide di carattere igienico, umano e professionale. Siamo stati in grado di reagire al meglio, facendo appello alla nostra capacità di resilienza e ci siamo adeguati adottando tutte le misure messe in campo dalle autorità preposte, con l’adozione dei presidi per la prevenzione del Covid-19: dalle mascherine chirurgiche al gel disinfettante per le mani, al distanziamento sociale. Posso affermare, con soddisfazione, che siamo stati in parte facilitati, specie negli interventi di sanificazione delle superfici, perché eravamo abituati nelle nostre routine ad effettuarli con la massima cura. Ovviamente, in questo percorso ci siamo avvalsi anche di consulenti esterni, soprattutto di figure specializzate nell’ambito della prevenzione igienica.

In definitiva, l’esperienza della SARS CoV 2 ha rafforzato in noi la convinzione di dover dedicare sempre la massima attenzione al tema della pulizia, intesa a trecentosessanta gradi.

Quale importanza hanno, a suo avviso, le pulizie in cucina e in sala? L'igiene nella ristorazione è fondamentale per offrire alla clientela la sicurezza di spazi e cibi privi di rischi. La salubrità degli alimenti è garantita dalla loro corretta manipolazione e conservazione, ma anche dalle procedure di sanificazione che vengono svolte nell’intero ristorante. Non a caso, il protocollo HACCP per ristoranti prevede precise regole per la corretta igienizzazione della cucina, così come di tutte le aree del locale, sala ristorante e servizi igienici compresi. Sappiamo fin troppo bene come virus, muffe e batteri si spostino con facilità, liberi nell’aria, trasportati di superficie in superficie. Per questa ragione ci siamo imposti di seguire sempre una corretta sequenza nelle operazioni di pulizia e disinfezione, modulando la sanificazione delle diverse aree del ristorante in funzione del loro grado di potenziale contaminazione. La nostra attenzione, anche per gli interventi apparente-

CHEF RAFFINATO, IMPRENDITORE E DIVULGATORE

Giancarlo Perbellini è uno dei massimi esempi di chef imprenditore. Sono undici i locali diversificati che lo chef gestisce in parte da solo e in parte con soci di fiducia, molti dei quali hanno precedentemente lavorato con lui: il ristorante stellato

“Casa Perbellini”, la pizzeria

“Du de Cope”, la “Locanda 4

Cuochi”, il ristorante di pesce

“Al Capitan della Cittadella”, il “Tapasotto”, la pasticceria

“X Dolce Locanda”, e l’osteria

“Mondo D’Oro”, a Verona; la “Locanda Perbellini Ai Beati”

a Garda (Verona); la “Locanda Perbellini” e il “Ristorante e Cafè Trussardi” a Milano; la “Locanda Perbellini al Mare”, in provincia di Agrigento. Fa inoltre parte dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, una realtà senza scopo di lucro, nata in collaborazione con il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, con l’intento di rappresentare, valorizzare e promuovere l’arte e la cultura culinaria italiana in ogni suo aspetto.

mente più semplici, ma preziosi, è a dir poco maniacale. Basti pensare che al termine della serata passiamo le posate una ad una con acqua e aceto, controllando che non siano sporche e non abbiano macchie. Il metodo che pratichiamo è ben collaudato dall’esperienza, ma siamo pronti ad accogliere qualsiasi suggerimento per migliorare da chi ne sa più di noi.

La scelta di prodotti professionali è fondamentale per portare avanti questa mission?

Ne sono fermamente convinto: ci siamo proposti di impiegare costantemente soluzioni professionali ad alta efficacia, capaci di ridurre la carica batterica e virale in ogni angolo del ristorante, contrastando non solo efficacemente il rischio di contaminazione ambientale e alimentare, ma aiutandoci a ottenere una sanificazione profonda della cucina e sala del ristorante. Perciò la decisione di adoperare sempre ed esclusivamente prodotti professionali è fondamentale. Infatti sono studiati per rispondere a complesse e specifiche esigenze per sanificare il ristorante. Questi prodotti, come ben sappiamo, sono dotati di etichetta tecnica e scheda di sicu-

Nato a Bovolone (VR) nel 1964, cresce in una famiglia storicamente legata al mondo della ristorazione e della pasticceria. Da bambino, eredita da nonno Ernesto la passione per la pasticceria e la cucina: insieme a lui trascorre numerose ore in laboratorio, apprendendo i segreti di questa arte sapiente. Al termine della scuola alberghiera, frequentata a Recoaro (VI), Perbellini muove i primi passi in alcuni grandi ristoranti italiani: Marconi, Desco e 12 Apostoli a Verona,

e San Domenico a Imola. La passione e il desiderio di affinare la conoscenza e la tecnica culinarie lo spingono Oltralpe, nei ristoranti più rappresentativi dell’alta cucina francese: da Taillevent e L’Ambroisie a Parigi sotto la guida dello chef Bernard Pacaud, a La Terrasse di Juan Le Pins. Con un bagaglio rinnovato e ricco di esperienze, rientra a Verona e a soli 26 anni, nel 1989, firma l’apertura del ristorante “Perbellini” a Isola Rizza. Il locale conquista nel 1996 la prima stella

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rezza indicante diluizione d’impiego e corretta modalità d’uso.

Quali sono, in base alla sua preziosa esperienza di chef stellato, le principali problematiche di sporco in cucina da affrontare?

L’elenco rischierebbe di essere assai lungo e tedioso: certo, partirei dalle macchie d’olio e grasso sulla pavimentazione, ma la soluzione è presto detta, in quanto tutti i giorni effettuiamo la cosiddetta “saponata”, che corrisponde ad uno sgrassaggio tanto importante quanto efficace. Naturalmente, il pomeriggio i pavimenti vengono puntualmente e periodicamente passati con il mocio, che garantisce una prima azione di pulizia rapida ed efficiente. Sicuramente l’impegno maggiore è quello di affrontare gli unti della cucina: da due anni, per esempio, effettuiamo la pulizia straordinaria e mirata delle cappe e dei relativi tubi. Per questo intervento ci affidiamo a una ditta esterna specializzata.

Oggi esistono trasmissioni televisive, come quella condotta dal suo collega Bruno Barbieri, che vanno a valutare negli alberghi – tra i vari elementi – anche il fondamentale

fattore della pulizia. In base alla sua esperienza, quanto è importante per i ristoranti la cosiddetta reputation che passa da internet, attraverso le valutazioni che i clienti esprimono sui siti on line?

Credo che la pulizia sia essenziale in qualsiasi ambito dell’offerta turistica, dagli alberghi, alla ristorazione, ai bar e a tutti gli altri luoghi di vita comunitaria. Siamo particolarmente orgogliosi quando, oltre ad apprezzare la nostra cucina, il cliente esprime la sua soddisfazione per la pulizia del locale. Siamo particolarmente attenti alla pulizia dei bagni: c’è sempre un ragazzo in sala che ogni quarto d’ora-venti minuti effettua un accurato controllo igienico sullo stato dei nostri servizi igienici, che riteniamo rappresentino uno dei nostri biglietti da visita. Ritengo che questo fattore giochi un ruolo di fondamentale importanza nella costruzione dell’immagine e della reputation di un ristorante.

Come viene selezionato, formato e addestrato il personale di sala e di cucina per le pulizie di manutenzione ordinaria e per gli altri interventi previsti dalla varie normative e protocolli igienici? Come viene

effettuato il controllo in itinere degli interventi al fine di garantire uno standard igienico di valore assoluto all’interno dei locali?

La formazione alla sicurezza e all’igiene professionale viene periodicamente effettuata da consulenti esterni specializzati. Devo aggiungere che il nostro personale viene accuratamente selezionato: deve essere in possesso di un’elevata qualificazione professionale e aver maturato esperienze importanti. Gli interventi di formazione e aggiornamento prevedono momenti di addestramento specifico anche sulle pulizie. Noto con piacere che quanti sono passati da strutture importanti possiedono una marcia in più, manifestando maggiore sensibilità verso il problema. In fondo, la cultura del pulito è anzitutto una questione di educazione. In ogni caso, chi sceglie di lavorare da noi ha l’esempio di una grande scuola anche nel campo dell’igiene. A “Casa Perbellini 12 Apostoli”, dodici persone lavoreranno tra cucina e sala: non modificheremo nulla del nostro metodo, sapendo di poter contare su personale adeguatamente formato e motivato per raggiungere, oltre all’eccellenza della gastronomia, anche quella della pulizia e dell’igiene.

Michelin e nel 2002, la seconda.

È l’inizio di un percorso inarrestabile che nasce dalla volontà di reinventarsi costantemente e dall’esigenza di comunicare la propria cifra stilistica come grande maestro dell’alta cucina italiana.

L’IMPEGNO PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE

Da sempre è molto sensibile al tema dell’alimentazione etica, consapevole e improntata alla riduzione degli sprechi, con una particolare attenzione all’infanzia. Secondo lo chef i

bambini vanno educati molto presto a conoscere e ad ascoltare ciò che mangiano, per dare loro un ampio ventaglio di gusti che possa poi persistere nella memoria. Il suo obiettivo di rappresentare e valorizzare la cucina italiana e la sua complessità, si intreccia con l’intento di promuovere una cultura dell’alimentazione sana nel rispetto di ingredienti, tradizioni, luoghi e persone.

L’attenzione a questi temi lo ha avvicinato alla mission della Ong ProgettoMondo Mlal, impegnata nella promozione

dello sviluppo sostenibile in America Latina e in Africa. Da anni, Giancarlo Perbellini, in qualità di testimonial, collabora al progetto “Mamma”, contro la malnutrizione infantile. Assieme ai volontari della Ong, si reca nelle scuole, per sensibilizzare i più piccoli e le loro famiglie sull’importanza di un’alimentazione nutriente e senza sprechi. Come attento divulgatore Giancarlo Perbellini è autore di tre volumi, attraverso i quali ha scelto di raccontare la sua storia e il suo patrimonio

di conoscenze. Nel 2014 ha pubblicato “Casa Perbellini. Arte nella classicità”, edito da Giunti e “In acqua e a vapore. Dalla pasta al riso, dal pesce alla carne, dalle uova ai dolci. Tutti i segreti della cottura in H2O” edito da Italian Gourmet. Il suo ultimo volume, “Millesfoglie”, pubblicato da Italian Gourmet nel 2018, raccoglie 50 ricette dolci e salate che rappresentano la sua personale interpretazione della preparazione base “per eccellenza” della cucina italiana: la pasta sfoglia.

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Analisi dei rischi lavorativi

Le attività di lavoro nell’ambito delle lavanderie industriali possono esporre ad una serie di rischi che è opportuno conoscere in modo da poterli prevenire in maniera efficace. Questi rischi comprendono quelli di natura biologica, chimica e quelli derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e dall’esposizione a campi elettromagnetici. Oltre a queste tipologie, normate dal d.lgs. 81/08 e s.m.i., esistono anche i rischi correlati all’assunzione di posture scorrette e alla manutenzione delle attrezzature di lavoro. Il documento Inail Analisi dei rischi lavorativi nelle lavanderie industriali, pubblicato lo scorso anno, descrive per ciascun rischio analizzato le principali misure di prevenzione e/o di protezione (collettiva e individuale). Nel presente articolo saranno analizzati in particolare il rischio biologico e quello chimico.

PROTEGGERSI DAGLI AGENTI BIOLOGICI

Il rischio biologico consiste nella pos-

sibilità di contrarre infezioni, allergie o intossicazioni in seguito all’esposizione ad agenti biologici. La normativa nazionale affronta il problema del rischio biologico in ambito lavorativo con il Titolo X del d.lgs. 81/08 e s.m.i., che si applica a tutte le attività lavorative nelle quali vi è rischio di esposizione ad agenti biologici. Le principali fonti di esposizione sono rappresentate dai tessili contaminati e dai taglienti o aghi contaminati da fluidi biologici lasciati accidentalmente all’interno della biancheria sporca di provenienza sanitaria, che possono provocare lesioni da taglio o da punta agli operatori.

La tipologia di potenziali contaminanti dipende dai contesti di provenienza del materiale sporco e varia a seconda che si tratti di ambienti sanitari o del settore alberghiero e della ristorazione. Nonostante la trasmissione microbica attraverso tessili contaminati sia stata ampiamente dimostrata, insieme alla possibilità di tutti i microrganismi finora sottoposti a sperimentazione di mantenersi “vitali” sui tessuti per periodi temporali anche molto lunghi (mesi) e di contaminare via contatto anche materiali diversi dai tessuti, non esistono al momento studi incentrati sul rischio biologico cui sono esposti gli operatori del settore.

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L’esposizione a patogeni potenzialmente presenti sui tessuti e a sostanze chimiche pericolose sono fattori da considerare nella progettazione delle operazioni di lavanderia, prendendo le opportune precauzioni per lavorare in sicurezza a cura di Simone Ciapparelli
LAVANDERIE INDUSTRIALI

Le misure di protezione da questa tipologia di rischi prevedono: procedure per la manipolazione e il trasporto in condizioni di sicurezza di materiale potenzialmente contaminato da agenti biologici all’interno e all’esterno del luogo di lavoro, oltre all’utilizzo del segnale di rischio biologico (rappresentato nell’allegato XLV); definizione di procedure e mezzi adeguati per la raccolta, l’immagazzinamento e lo smaltimento dei rifiuti; che i lavoratori dispongano di servizi sanitari adeguati, provvisti di docce con acqua calda e fredda e, se necessario, di lavaggi oculari e antisettici per la pelle; che nelle aree di lavoro sia fatto divieto di assumere cibi e bevande e di conservare cibi; la definizione di procedure di emergenza per affrontare incidenti; che siano disposti il controllo, la pulizia e la disinfezione dei DPI dopo ogni utilizzo, ove non siano monouso; che i lavoratori siano dotati di indumenti protettivi o altri indumenti idonei da riporre separatamente dagli abiti civili.

L’ESPOSIZIONE AGLI AGENTI CHIMICI

Il rischio deriva dall’esposizione ad agenti chimici (sostanze o miscele) pericolosi presenti sul luogo di lavoro. Il d.lgs. 81/08 e s.m.i. tratta il rischio chimico nel Titolo IX, suddiviso in:

• Capo I - Protezione da agenti chimici.

• Capo II - Protezione da agenti cancerogeni e mutageni.

Ai sensi dell’art. 222 del suddetto decreto, sono pericolosi:

• gli agenti chimici che soddisfano i criteri di classificazione in una o più classi di pericolo fisico o di pericolo per la salute di cui al regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP - Classification, Labelling and Packaging);

• gli agenti chimici che, pur se non classificati come pericolosi, possono rappresentare un rischio per la salute o la sicurezza dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui

sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un valore limite di esposizione professionale.

La scheda dati di sicurezza (SDS) contiene informazioni molto più approfondite rispetto all’etichetta in merito alle proprietà chimico-fisiche, tossicologiche e di pericolo per l’ambiente, necessarie per una corretta e sicura manipolazione di una sostanza o miscela. Le SDS consentono:

• al datore di lavoro di determinare se sul luogo di lavoro vengono manipolati agenti chimici pericolosi e di valutarne l’eventuale rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori;

• agli utilizzatori di adottare le misure necessarie in materia di tutela della salute, dell’ambiente e della sicurezza sul luogo di lavoro.

La scheda dati di sicurezza (SDS) contiene informazioni molto più approfondite rispetto all’etichetta in merito alle proprietà chimico-fisiche, tossicologiche e di pericolo per l’ambiente, necessarie per una corretta e sicura manipolazione di una sostanza o miscela. L’art. 31 del regolamento (CE) n. 1907/2006 (REACH) impone al responsabile dell’immissione sul mercato di una sostanza o miscela pericolosa di fornire al destinatario la relativa SDS. La SDS dev’essere compilata in conformità all’allegato II del REACH, così come modificato dal regolamento (UE) n. 878/2020.

Le SDS consentono:

Per eliminare o quantomeno diminuire il rischio, l’ideale è sostituire gli agenti chimici o i processi pericolosi con altri che, nelle stesse condizioni di utilizzo, non sono pericolosi o lo sono meno.

•al datore di lavoro di determinare se sul luogo di lavoro vengono manipolati agenti chimici pericolosi e di valutarne l’eventuale rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori;

•agli utilizzatori di adottare le misure necessarie in materia di tutela della salute, dell’ambiente e della sicurezza sul luogo di lavoro.

La sostituzione di ciò che è pericoloso è una delle misure generali di tutela della salute e sicurezza sul luogo di lavoro previste dall’art.15 comma 1 f) del d.lgs. 81/08 e s.m.i.

Se la sostituzione degli agenti chimici pericolosi non è attuabile, occorre adottare - se tecnicamente possibile - procedimenti a ciclo chiuso, nei quali il contatto degli operatori con gli agenti chimici è assente o ridotto al minimo. Tutti gli ambienti in cui possono diffondersi gas e/o vapori nocivi devono essere muniti di un sistema di ventilazione generale, che garantisca un numero adeguato di ricambi d’aria. La ventilazione generale, se necessario, va integrata con dispositivi di aspirazione localizzati in prossimità delle sorgenti di emissione degli inquinanti. È bene utilizzare gli agenti chimici in quantità e concentrazioni strettamente indispensabili alle esigenze lavorative. Anche la durata e la frequenza d’uso devono essere ridotte al minimo. Lo sviluppo di reazioni pericolose può essere evitato tenendo rigorosamente separate sostanze incompatibili. Se, nonostante l’applicazione di misure di prevenzione e/o di protezione collettiva, permane un rischio residuo di esposizione, il datore di lavoro fornisce ai lavoratori interessati opportuni Dispositivi di protezione individuale (DPI).

Fonte: Inail, Analisi dei rischi lavorativi nelle lavanderie industriali, 2022

Nella tabella seguente sono schematizzate le fasi lavorative in cui appare più probabile l’esposizione ad agenti chimici e le principali vie di esposizione.

Tabella 6 - Fasi lavorative maggiormente a rischio di esposizione

Fase di lavorazione Attività Principali vie di esposizione Lavaggio in generale

Decontaminazione di strumenti chirurgici Sterilizzazione con metodi chimici

Approvvigionamento di detergenti e prodotti ausiliari da caricare nella lavacentrifuga/lavacontinua

Preparazione delle soluzioni di decontaminanti e successivo trattamento degli strumenti per immersione nelle soluzioni o per contatto diretto con esse

Approvvigionamento di decontaminanti e detergenti da caricare nella lavaferri

Caricamento delle apparecchiature con gli opportuni agenti sterilizzanti

Accesso al locale di degasificazione dopo sterilizzazione con ossido di etilene

•Contatto •Inalazione •Contatto •Inalazione •Contatto •Inalazione

S•43 DIMENSIONE PULITO | 07/2023
Tab. 1 - Fasi lavorative maggiormente a rischio di esposizione ANALISI DEI RISCHI LAVORATIVI NELLE LAVANDERIE INDUSTRIALI

I cinque sensi in lavanderia con le soluzioni IMESA

Immaginiamo di entrare in una lavanderia e di percepire l’attività attraverso i cinque sensi. IMESA vi accompagna in questo viaggio sensoriale.

VISTA. Le lavatrici IMESA sono belle nell’estetica e nei colori. L’ eleganza dell’acciaio e il nero dei componenti trasmettono solidità e pulizia. Le forme ergonomiche e l’attenzione posta nelle lavorazioni di produzione sono le prime caratteristiche che il cliente percepisce di fronte a una lavatrice IMESA. L’intera gamma di lavatrici, essiccatoi, mangani e calandre viene prodotta nello stabilimento di Cessalto; i team applicano la massima cura nel design e nella tecnologia per elevare costantemente la qualità e l’affidabilità della produzione. Ma la vista entra in gioco non solo di fronte all’armonia estetica delle attrezzature che compongono una lavanderia, ma anche e soprattutto di fronte alla biancheria trattata. Il punto di bianco, l’assenza di macchie, il rispetto dei colori e l’evidente rispetto delle fibre, sono frutto di cicli di lavaggio studiati e testati in IMESA. La giusta combinazione di tutti i fattori che concorrono a un corretto lavaggio (azione meccanica, temperatura, chimica, tempo e acqua) è il risultato di test

di laboratorio, determinanti per la definizione dei cicli di lavaggio e il raggiungimento dei risultati attesi.

OLFATTO. Quando si pensa al lavaggio ad acqua si richiamano alla mente freschezza e profumo. Un tessuto pulito rilascia una gradevole profumazione che stimola il nostro olfatto. La linea detergenti OPTIWASH→ by IMESA è composta da 6 prodotti, ognuno con le proprie caratteristiche tecniche: detergente enzimatico, detergente alcalino, ammorbidente, candeggiante a base di ossigeno attivo, candeggiante e smacchiante a basse temperature e neutralizzante. Una linea che soddisfa pienamente le esigenze di igiene e pulito e che conquista il cliente con la qualità del risultato e la gradevole profumazione che perdura nei giorni successivi al lavaggio.

UDITO. La rumorosità in un locale lavanderia è sicuramente uno dei principali elementi di disturbo per gli operatori. La gamma lavatrici EVO.Line, nelle linee LM, RC e D2W, è stata oggetto di revisione e modifiche strutturali che hanno consentito di raggiungere traguardi importanti, come la notevole riduzione delle vibrazioni e

di conseguenza della rumorosità delle macchine. La silenziosità di un impianto di lavanderia è fondamentale per garantire ambienti di lavoro salubri.

TATTO. Toccare con mano la morbidezza dei tessuti, conferma la validità dei lavaggi ad acqua realizzati con lavatrici IMESA in combinazione con cicli OPTIWASH→. Preservare le fibre è importante durante i trattamenti di lavanderia e non solo per i capi più delicati. Mop, frange e microfibre catturano sporco e polvere durante

le operazioni di pulizia e le loro qualità pulenti verreb bero meno se un lavaggio sbagliato o eccessivamente aggressivo logorasse le fibre che li compongono. Ma il tatto è anche attività. Tatto come “Touch Screen”, le unità di controllo di cui sono dotate tutte le nostre macchine per una veloce, semplice e completa gestione dei cicli di lavoro.

GUSTO. Quando una lavanderia è IMESA, ci si può concedere una pausa per un buon aromatico caffè. Ci pensa IMESA!

informazione pubblicitaria imesa.it
Via degli Olmi 22 31040 Cessalto (TV) Italia info@imesa.it www.imesa.it Entra nel nostro mondo designing your clean

PRIMO PIANO

Alcuni dei prodotti di riferimento del panorama industriale

PAPERDI

Dispenser no-touch

Soavex Professional è il sistema di dispensazione by Paperdì pronto a soddisfare le crescenti esigenze del mercato in termini di garanzia d’igiene, costo d’uso e autonomia. Una gamma completa di dispenser no-touch dal Design moderno, innovativa, tecnologica e pratica. Soluzione ideale per garantire concreti benefici al tuo business combinando massima efficienza, elevata autonomia, controllo dei costi. Il lancio della versione BLACK EDITION, arricchisce l’offerta con la proposta di un sistema di dispensazione caratterizzato da un colore senza tempo come il nero, per un design elegante e raffinato. paperdi.it

PAREDES

Microfibra Ultimate 3D Infinite

Leader nella sanità per il lavaggio ed asciugatura monouso professionale, Paredes Italia continua a proporre novità in ottica di semplificare il lavoro e ridurre i consumi. In esclusiva con Decitex – innovatore nel campo delle microfibre – Paredes ha presentato un sistema microfibra che permette la riduzione batteriologica del 99,996% pur senza additivo chimico. Una pulizia ecologica conforme allo Standard EN 16615. Il sistema usa la microfibra Ultimate 3D Infinite, prodotto al 100% di fibre riciclate derivate da bottiglie di plastica e sfoggia una certificazione Nordic Swan Ecolabel. Abbinato agli attrezzi ergonomici, oltre all’igiene, il sistema ha un occhio di riguardo per l’ambiente e l’utente. paredes.it

MARKA

Marka lancia Cloro Mousse

Dai laboratori Marka nasce Cloro Mousse, il detergente igienizzante in mousse a base di cloro attivo 1,5% appositamente formulato per una profonda detersione ed igienizzazione di tutte le superfici resistenti al cloro. La sua speciale formula genera una magnifica mousse che conferisce al prodotto un alto potere aggrappante, facilitandone l’utilizzo anche su superfici verticali, senza colare, con un’applicazione precisa e mirata. Cloro Mousse è utilizzabile in qualsiasi ambiente, pubblico e privato, dalla cucina al bagno.

Perché scegliere Cloro Mousse?

Ideale per superfici piastrellate (verticali e orizzontali) e sanitari; alto potere aggrappante; utilizzabile anche come pretrattante su tessuti bianchi; ideale per sbiancare le fughe; azione attiva contro la muffa; gradevolmente profumato; trigger ergonomico.

markacleaning.com

BAR E RISTORANTI S•46 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 VETRINA a cura di Loredana Vitulano

ORMA

Trappola luminosa NOVA®

ORMA ha introdotto nel proprio catalogo 2023 la trappola luminosa NOVA®, che offre ottime prestazioni unite a un design elegante. La copertura anteriore magnetica nasconde alla vista gli insetti catturati, lasciando al contempo esposti i due neon UV da 15 W per massimizzare il potere attrattivo, per un’efficace e discreta protezione di spazi fino a 160 m2. Con le sue dimensioni generose (50x32 cm) è ideale per il controllo degli insetti volanti in pub, ristoranti, pasticcerie e tutti i locali aperti al pubblico. NOVA® permette una veloce manutenzione grazie alla copertura magnetica che agevola la sostituzione di neon e piastra collante. È disponibile anche in versione in acciaio INOX e con tecnologia LED. ormatorino.com

COPYR

Insetticida a base di piretro

Kenyasafe® Py Plus è la nuova bombola insetticida progettata per l'utilizzo domestico e civile in combinazione con l'erogatore automatico Copyrmatic®. Kenyasafe® Py Plus è a base di Piretrine naturali (Chrysanthemum cinerariaefolium estratto), Geraniolo e sinergizzante MGK®-264, sviluppato in USA, per proteggere dall’intrusione di insetti volanti, case, uffici, bar, ristoranti, alberghi, scuole, negozi, ospedali, convivenze in genere, magazzini, industrie alimentari ed aree zootecniche. Assicura il controllo di tutti gli insetti volanti, come mosche (Musca domestica e Stomoxys calcitrans), zanzare (compresa la zanzara tigre) e insetti delle derrate (Plodia interpunctella e Ephestia kuehniella), in virtù del potere abbattente esercitato da Piretro e Geraniolo su tutti gli insetti, che vengono così eliminati dagli ambienti trattati.*

*Il testo riportato corrisponde all’etichetta approvata dal Ministero della Salute.

copyr.eu

Ci occupiamo di comunicazioni tecniche, approfondimenti tematici, compendi scienti ci-promozionali.

A tal proposito ci sembra pertinente quanto afferma

Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno ( losofo, sociologo, musicologo e musicista tedesco, 1903-1961):

PER CONSULENZE DI COMUNICAZIONE

E DI MARKETING TECNICO:

GEAM Gestione Ecologica Ambientale di Graziano Dassi geam.dassi@gmail.com

NON TUT TO MA DI TUT TO
“Non c’è pensiero che sia immune dalla sua comunicazione, e basta formularlo nella sede sbagliata o in un senso equivocabile per minarne la sua veridicità”.

HYGENIA

Area Control Dispenser

L’importanza di valutare la qualità dell’aria indoor dell’ambiente bagno è stata la leva per Hygenia di sviluppare e ideare, grazie a HygeniaLab, il suo laboratorio di ricerca e sviluppo, una versione aggiornata del dispenser Surf Mani in grado di leggere la qualità dell’aria. Area Control Dispenser è infatti il nuovo sistema posizionato all’interno del Dispenser Surf mani che nell’area bagno permette la rilevazione costante del benessere degli ambienti. Silenzioso e discreto, è in grado di monitorare costantemente lo stato di benessere dell’ambiente bagno, attraverso l’analisi di diversi parametri – CO2, umidità, temperatura e TVOC, che permettono di tenere sotto controllo la qualità dell’ambiente e il benessere dell’area bagno.Tramite la rilevazione dei parametri, si evidenzia nella dashboard una variazione, che viene trasmessa con una segnalazione all’operatore che deve poi provvedere alla pulizia del bagno. hygenia.it

KEMIKA

ALIFAST D, disinfettante sgrassante

Alifast D di Kemika è un disinfettante sgrassante di nuova generazione, pronto all'uso, specifico per il settore alimentare di produzione e ristorativo. Elimina unto, sporco organico e proteico da piani di lavoro, fornelli, cappe, attrezzature in genere, contestualmente svolge un'azione disinfettante su batteri e lieviti. Può essere utilizzato anche su superfici in laminato / alluminio e acciaio. Contiene Cloruro di Didecildimetilammonio allo 0,4%, questo gli permette di lavorare a 4.000 parti per milione (ppm). È attivo su Gram negativi e positivi, Pseudomonas e Candida Albicans. Conforme ai test: UNI-EN 1276 / UNI-EN 13697 / UNI-EN 1650. Prodotto inseribile nei piani HACCP ed è Presidio Medico Chirurgico Registrazione Ministero della Salute n° 20455.

kemikagroup.com

RUBINO CHEM

Disinfezione e profumazione

Rubino Chem ha ampliato la gamma delle Essenze, mettendo a punto un innovativo formulato. Nasce così il detergente polifunzionale ad azione disinfettante Rubino Chem: OieS Saniessenza Velvet, prodotto ad alta concentrazione di ESSENZA con attività Battericida e Lievitocida (Presidio Medico Chirurgico D.P.R. 6 Ottobre 1998, n. 392 - Registrazione n. 21237 Min. Sal.), anche con potere profumante, antistatico, deodorizzante. Inoltre sono state aggiunte due nuovissime fragranze, Cocco e Sabbia, che portano a 25 le profumazioni della linea ESSENZE; disponibili con marchi Olè Ressenza, Magica Essenza, OièS Saniessenza e Olez Essenza distribuiti nel settore professional e drug store, sia in Italia che all'estero. rubinochem.it

We now also offer Tork carbon neutral dispensers

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Ancora una volta Tork vince la sfida competitiva e rafforza la propria leadership offrendo ai propri clienti, per prima in Europa, una gamma di 27 Dispenser certificati Carbon Neutral. Un risultato di grande importanza, raggiunto grazie alla riduzione e alla compensazione delle emissioni di carbonio in tutto il processo industriale, dalle materie prime fino alla fine del ciclo di vita del prodotto. I dispenser Tork a emissioni zero sono già disponibili in Europa (esclusa la Francia) da maggio di quest’anno. Tutti i dispenser Tork sono progettati pensando alla sostenibilità. Realizzati con materiali durevoli e resistenti alla riduzione dei consumi fino al 40%, dotati di sensori capaci di migliorare le routine di pulizia e infine certificati Easy to use dell'Associazione svedese per i Reumatismi.

tork.it/sostenibilita/leader-mondiale/dispenser-sostenibili

BAR E RISTORANTI S•48 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 VETRINA
TORK Dispenser Tork Carbon Neutral

Donatello, alleato perfetto per bar e ristoranti

Un carrello per ogni ambiente, a ogni ambiente il suo carrello. Questo principio di verità costituisce il DNA dell’azienda Falpi, che ha posto grande attenzione nel progettare soluzioni di pulizia adatte a ogni contesto. In linea con questa filosofia, il carrello Donatello è stato creato appositamente per soddisfare le esigenze di pulizia dei locali particolarmente delicati, come le cucine della ristorazione collettiva.

Donatello si distingue per la sua progettazione mirata: è stato sviluppato in altezza e contenuto in larghezza, con una base che misura 40x40 cm. Questa caratteristica gli

permette di adattarsi perfettamente agli spazi ridotti e agli ostacoli presenti nelle cucine di ristoranti e mense, che di solito sono ingombre di macchinari e attrezzature. Grazie alle sue dimensioni ottimizzate, Donatello si muove agevolmente tra gli spazi ristretti, consentendo di effettuare le operazioni di pulizia in maniera efficiente e precisa. Inoltre, risulta essere uno tra i più particolari carrelli di servizio con sistema di lavaggio con frange preimpregnate.

Donatello è stato pensato non solo per offrire funzionalità, ma anche per garantire una lunga durata nel tempo. Come tutti i carrel-

li prodotti da Falpi, è stato realizzato con materiali di alta qualità, resistenti e durevoli. Questo significa che Donatello diventa un vero e proprio compagno di lavoro per chi si occupa di pulizie professionali, in grado di affrontare le sfide quotidiane con affidabilità.

Inoltre, l’utilizzo di carrelli come Donatello si rivela una scelta vantaggiosa anche dal punto di vista economico e ambientale. La durabilità del prodotto riduce la necessità di sostituzioni frequenti, permettendo di risparmiare sui costi a lungo termine. Inoltre, l’azienda Falpi si impegna a promuovere la sostenibilità ambien-

tale, proponendo soluzioni che minimizzano l’impatto sull’ambiente. Utilizzando carrelli come Donatello, si promuove un utilizzo più efficiente delle risorse e si adotta un approccio responsabile verso l’ambiente. In conclusione, Donatello rappresenta una scelta ideale per chiunque abbia la responsabilità di pulire locali particolarmente delicati come le grandi cucine della ristorazione collettiva. Grazie alla sua progettazione intelligente, alla durabilità e all’impegno per la sostenibilità, Donatello si conferma come una soluzione professionale, economica e rispettosa dell’ambiente. Falpi continua a innovare nel settore delle pulizie professionali, offrendo prodotti che si adattano alle diverse esigenze degli ambienti di lavoro.

falpi.it
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LABOR: il rotolo tradizionale lascia il posto alla carta in formato piegato

Nelle cucine professionali i ritmi frenetici del lavoro e gli spazi ristretti possono compromettere l’efficienza del servizio. La lunga esperienza maturata nel campo della pulizia professionale e un’analisi attenta dei bisogni della ristorazione, hanno consentito a Celtex di ideare un nuovo sistema di dispensazione progettato per agevolare le attività di preparazione di cibi, pulizia e impiattamento. Megamini Omnia Labor è il sistema di dispensazione che eroga carta asciugatutto in fogli piegati già aperti e pronti all’uso. Compatto nelle dimensioni e capiente nel contenimento delle ricariche, il dispenser può alloggiare fino a 400 fogli piegati in pura cellulosa. Ogni foglio viene erogato da una bocca in ABS, arricchita con trattamento antimicrobi-

co, che inibisce la crescita dei microbi sulle superfici e protegge la carta da contaminazioni esterne fino al suo utilizzo. Massima igiene del prodotto e conformità al protocollo HACCP. Il vantaggio dell’erogazione in fogli è avere la carta sempre facilmente a disposizione e azionabile con una sola mano, senza interrompere il personale di cucina durante le normali attività in corso. Il funzionamento foglio a foglio evita, inoltre, i noiosi inceppamenti a cui sono spesso sottoposti i dispenser carenati, inceppamenti che inducono alla rimozione del rotolo dal dispenser e quindi al rallentamento del servizio. Omnia Labor si distingue inoltre per la sua flessibilità di utilizzo, perché può essere sistemato a muro oppure installato su apposito supporto in acciaio inox

vicino ad una postazione di lavoro. Il pratico manico di cui è dotato il supporto consente di trasportarlo facilmente da un ripiano all’altro della cucina, così da avere sempre la carta a disposizione senza allontanarsi dal

re un foglio alla volta, di ampio formato, grande come uno strappo di una normale bobina. Elevate performance di assorbenza e praticità nelle operazioni di pulizia, grazie anche alla confezione auto dispensante. Grazie

proprio supporto di lavoro. Facilità d’uso, flessibilità e massima igiene: Omnia Labor, un sous chef in cucina.

E PER L’AREA BAR?

La pulizia in formato piegato di Industrie Celtex si estende anche ad altri ambienti della ristorazione, come la sala o area bar, dove la rapidità nelle operazioni di pulizia è un aspetto essenziale. Con Celtex ManuTer il ristoratore può avere la funzionalità di una bobina combinata alla praticità dei fogli piegati. Grazie al funzionamento foglio a foglio, ManuTer consente di estrar-

alla sua struttura compatta e salvaspazio e alla leggerezza del pack, ManuTer può essere facilmente trasportato dall’inserviente da un ambiente all’altro del locale, avendo sempre carta protetta a portata di mano. Un prodotto all’insegna della praticità, utilizzabile sia in orizzontale sia in verticale, anche in abbinamento al pratico dispenser in metallo. Pratico, igienico e certificato, ManuTer si trasforma nella terza mano della pulizia.

industrieceltex.com
OMNIA
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MIRA ERGO ideale per zone più ridotte come cucine o zone bar

la nuova versione dell’ormai storica MIRA: la lavapavimenti ERGO

La nuova MIRA ERGO si presenta completamente rivisitata nella parte superiore dove sono concentrate tutte le novità. Il design tanto per cominciare, offre un nuovo manico che supporta il serbatoio di recupero. Anche il cruscotto è stato completamente ristudiato. Invece dell’ingombrante manico in rotazionale, si è passati al più tradizionale manico tubolare di 32mm di diametro in acciaio inox aisi304. Il cruscotto con l’impugnatura è invece un doppio guscio con la presa del manico del tipo monospazzola, offrendo così un maggior braccio di leva rendendo più leggera la guida della macchina.

si componenti della versione precedente in quanto il gruppo meccanico dei motori spazzole e aspirazione sono sempre stati molto performanti.

Il risultato finale è dunque una macchina più leggera

motori spazzole di 120 watt ciascuno.

Importante sottolineare che tutti i ricambi principali sono gli stessi della versione precedente e quindi i distributori e centri assistenza non devono rifornirsi di nuovi

Negli ambienti ad alta frequentazione il livello di pulizia deve essere mantenuto alto durante tutto l’orario di apertura dell’attività, quindi avere una macchina lavapavimenti che si integri con l’ambiente che la circonda diventa un punto di forza agli occhi del cliente. Il tutto deve avvenire in maniera silenziosa ed efficace così da permettere una pulizia rapida senza intralciare il passaggio della clientela. Per venire incontro a queste necessità 4CleanPro propone

Nella parte inferiore del manico si trova il serbatoio di recupero di ben 5 litri che abbracciando il manico e agganciandosi a questo con delle molle a clip, rende facile e sicuro lo sgancio dello stesso in modo da svuotarlo e risciacquarlo.

Il sistema di filtro e galleggiante è la tradizionale gabbia di retina d’acciaio con delle palline che andranno poi a tappare il tubo d’aspirazione quando l’acqua arriva al livello massimo.

La parte inferiore della macchina invece è invariata e monta esattamente gli stes-

alla guida grazie all’abbassamento del baricentro del gruppo manico, più ergonomica (dove il nome ERGO) con l’impugnatura a monospazzola, più affidabile con il nuovo serbatoio di 5 litri di capacità dell’acqua di recupero e soprattutto il collegamento diretto del tubo del sistema d’aspirazione direttamente inserito nel serbatoio, quindi senza guarnizione e senza gancio di chiusura come anche il nuovo sistema di galleggiante a gabbia di rete con palline.

L’efficienza rimane dell’ottimo livello anche perché batterie e motori sono gli stessi del modello precedente e quindi un motore d’aspirazione 330 watt e 2

ricambi dato che tutti i motori e le schede elettroniche sono identiche, come anche tutta la gamma di accessori. Insieme a Mira Ergo nel catalogo 4CleanPro potete trovare Mira 40, Mira Hepa, Amica, Leila e Gaia: un intera gamma in grado, grazie alle specifiche caratteristiche di ognuna di esse, di risolvere tutte le problematiche legate alla pulizia e alla meccanizzazione delle operazioni di lavaggio e sanificazione dei più svariati settori: civile, commercio, imprese di pulizia, industria, sanità e trasporti.

4cleanpro.com
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Arocatus Melanocephalus, sei tu?

Una bizzarra avventura nelle varie sfaccettature dell’Ars disinfestandi. Ci troviamo virtualmente in un piccolo agriturismo del varesotto. Virtualmente perché non abbiamo mai avuto la fortuna di frequentarlo, ma solo le montagne non si incontrano mai…

a cura di Graziano e Chiara Dassi

La prima fase è un invio di foto, non particolarmente nitide, di alcuni insetti; foto spedite da un disinfestatore che svolge la sua professione a livello familiare, che dimostra di avere molta dimestichezza con gli aspetti tecnici del suo lavoro e molta attenzione nei confronti delle numerose norme che lo regolamentano. Le foto ci consentono di indirizzare l’identificazione nel vasto ordine degli emitteri, ma saggio è colui che sa di non sapere! Per cui le foto vengono girate a chi di entomologia sistematica ne capisce e il responso, nel primo caso, è che probabilmente si tratta di un Arocatus. Nel secondo caso viene indicato il genere, ma con la specifica che probabilmente potrebbe trattarsi di Arocatus melanocephalus, ovvero la cimicetta dell’olmo. Sottolineiamo che entrambi gli entomologi usano il termine “probabilmente”, prendendo a prestito una terminologia medica avrebbero potuto dire: le immagini sono compatibili con il suggerimento ipotizzato.

Prendendo per buona l’identificazione, facciamo un passo in avanti descrivendo sia l’ambiente sia lo stato dell’arte, ovvero la descrizione del come si presenta l’infestazione. Vero è che dal sopralluogo ambientale effettuato dal tecnico disinfestatore

emerge che:

• Non vi sono olmi nel raggio di 150200 metri (quindi per una superficie di ≈ 95.000 m²).

• Le essenze arboree identificate sono alcuni faggi di grandi dimensioni (altezza media stimata > 30 m) che non

BAR E RISTORANTI S•52 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 DISINFESTAZIONE

presentano infestazioni in atto e neppure patologie crittogamiche.

• Vi sono anche numerose betulle con tronchi non troppo in buona salute, ma nel fogliame non si notano infestazioni in atto.

• Vi sono anche due esemplari di cedri (di grandi dimensioni) e quattro aceri giapponesi messi a dimora nello scorso autunno che hanno ben radicato e si presentano in buona salute.

• Le siepi di lauro sono ben tenute con potature variabili fra gli 80 e 120 cm di altezza, ma con numerosi rami secchi che meriterebbero di essere asportati e alcune piante completamente rinsecchite che dovrebbero essere ripiantumate.

In sintesi, il titolare dell’agriturismo e

L'OLMO CAMPESTRE

Albero longevo fino a 600 anni, che può arrivare fino a 40 m di altezza; facile alla produzione di polloni; il suo areale è piuttosto vasto: gran parte dell’Europa centro meridionale, l’Asia minore e una parte dell’Africa nord mediterranea. Le specie affini sono l’olmo montano (altezza media fra i 25-30 m); l’olmo ciliato (altezza media 20-25 m dal legname meno pregiato usato in falegnameria) e il bagolaro (altezza media 18-20 m) che si adatta bene alle alberature stradali; è prezioso nei rimboschimenti dei terreni aridi e sassosi (vedi Carso).

CURIOSITÀ

Nell’antichità si usava far dormire i bambini in un giaciglio di foglie di olmo perché si credeva che così facendo le loro ossa si irrobustissero. Inoltre la sua corteccia era usata come medicamento per le ferite, le piaghe e le malattie della pelle.

il cuoco descrivono l’infestazione in questo modo:

• Sui davanzali delle finestre poste all’interno dei sevizi igienici e in due finestre della cucina esposti a est, provviste di zanzariere integre, si notano numerose cimicette, alcune morte e altre vitali.

• Da notare che, azzerandone la presenza asportandole con un aspirabriciole, l’infestazione si ripresenta immancabilmente nel giro di pochi giorni. Come facciano gli insetti a superare le zanzariere resta un aspetto inspiegabile.

• Il fenomeno si era già presentato nel giugno del 2022 ma in forma assai contenuta mentre nell’anno in corso il numero delle presenze è assai aumentato. Da fine giugno a metà di luglio le catture superano abbondantemente le centinaia.

Le condizioni dell’orto sono ottime e la gestione segue le linee della coltivazione biologica. Vi sono anche due rigogliosi nespoli che ogni due anni fruttificano abbondantemente, alcune piante di susine e due meli piuttosto male in arnese per “anzianità di servizio” e due roveti molto ben tenuti. Vi è anche un pollaio modello di galline ovaiole e alcuni asinelli ormai rassegnati alle attenzioni dei bambini, non tutti, a detta del titolare, avvezzi a contenere le loro entusiastiche manifestazioni di affetto.

CHE FARE?

Premesso che il detto: “nebbia in Val Padana” si adatterebbe al contesto indagato, la decisione si può riassumere in alcuni interventi che riteniamo di buon senso:

• Micro-irrorazioni mirate alle spazzole poste alla fine del telaio delle zanzariere con formulati micro-incapsulati a base di un piretroide fotostabile.

• Irrigazioni effettuate a pioggia (solo se necessarie) evitando quelle a scorrimento nell’orto e ipotizzando irrigazioni con una specie di palo iniettore. Nei confronti delle piante di alto fusto in effetti, in questo periodo, l’irrigazione piove dal cielo e, in alcuni casi,

in maniera eccessiva con chicchi di grandine devastanti per la carrozzeria e i vetri delle automobili.

• Richiesta ai giardinieri e a coloro che gestiscono l’orto di porre particolare attenzione alla presenza di questi invadenti insetti.

• Intensificazione dell’uso degli aspirabriciole nelle aree alimentari. La cosa positiva è che la loro presenza si limita ai davanzali senza invasioni di altre superfici.

• Il disinfestatore ha istruito il personale nel rassicurare i clienti che si tratta di insetti privi di implicazioni sanitarie, come afferma la letteratura.

NB: oggi si parla molto di biodiversità, al punto che alcuni assessorati comunali hanno deciso di ridurre gli sfalci dei prati abbandonando di fatto il cosiddetto prato all’inglese (quasi una monocoltura di graminacee all’uopo selezione); per cui ci sembrerebbe consequenziale che potremmo inserire nella biodiversità anche una sorta di entomodiversità, e perché escludere i batteri?

ALCUNE CONSIDERAZIONI

La specifica esperienza è statisticamente poco rilevante, ma sottolinea alcuni aspetti, a nostro avviso, non trascurabili almeno dal punto di vista metodologico:

• Non sempre è possibile trarre delle conclusioni certe, in alcuni casi ci dobbiamo rassegnare a procedere per tentativi;

• Per questa ragione la prudenza e il buon senso devono accompagnare le nostre scelte terapeutiche;

• Nei casi dubbi bisognerebbe poter effettuare degli approfondimenti, usiamo il condizionale perché non sempre è possibile sia per mancanza di tempo, sia per insufficienti disponibilità economiche.

Ciò premesso crediamo che questo episodio sarà seguito dal disinfestatore per un’encomiabile curiosità naturalistica-professionale.

S•53 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

SPECIE: AROCATUS MELANOCEPHALUS NOME VOLGARE: CIMICE DELL'OLMO

INQUADRAMENTO

SISTEMATICO

Classe: Insecta

Ordine: Emitteri (Rincoti)

Famiglia: Ligeidi

DIMENSIONI

forme preimmaginali: sono di forma simile all’adulto ma di dimensioni assai più piccole

Adulto: ≈ 6 – 7 mm

DIFFUSIONE

Insetto presente sul territorio nazionale da oltre un secolo (soprattutto in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Lombardia), ma il superamento della soglia della tollerabilità si nota dall’inizio del ventunesimo secolo.

HABITAT E CICLO BIOLOGICO

L’Arocatus sverna come adulto in luoghi riparati nelle crepe dei muri, nelle abitazioni, sono stati ritrovati addirittura nei materassi e nelle intelaiature di porte e finestre.

Ha una sola generazione all’anno che si può così riassumere:

• inizio primavera (anche nel tardo inverno se il clima si fa mite) esce dai suoi rifugi e raggiunge gli olmi nutrendosi dei suoi frutti (le samare);

• in questo periodo avvengono le ovodeposizioni;

• all’inizio dell’estate (luglio) gli adulti cercano rifugio nei nostri edifici.

CURIOSITÀ

Questa specie fu annoverata fra gli insetti utili perché vi sono state segnalazioni di predazione di afidi, comunque in misura del tutto trascurabile.

PERICOLOSITÀ

La specie non è ritenuta dannosa per la salute umana e anche il danno fitopatologico in genere non supera la soglia di tollerabilità, pur tuttavia l’abitudine di rifugiarsi negli edifici anche in gran numero può risultare fastidiosa soprattutto nella filiera alimentare e nel contesto sanitario. Se disturbato, come per altre specie di cimici, può emettere un odore sgradevole.

DIFESA

Prevenzione: utilizzo di zanzariere e stuccatura di crepe e fessure dei muri.

trattamenti: rarissimamente si rendono necessari trattamenti antiparassitari negli edifici infestati, nel caso si consiglia di adottare formulati con p.a. a bassa tossicità in formulazioni prive di solventi. Molto efficace risulta la raccolta meccanica degli adulti.

ATTREZZATURE

Irroratrici;Spray; Spazzole e/o Aspiratori; Stucchi; Zanzariere

BAR E RISTORANTI S•54 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 SCHEDA BIO-ETOLOGICA

Gli emitteri & micro-incapsulati

Emitteri: dalle curiosità ai dati sanitari

Prima di entrare nella descrizione insetti con le elitre non totalmente sclerificate mi piace ricordare l’episodio biblico che narra delle tribolazioni del popolo ebraico costretto a nutrirsi durante la traversata del deserto della “manna”, ma che cos’è questa sostanza dolce dal colore biancastro? L’ipotesi più attendibile è che si tratti della melata della Trabutina mannipara: un psedococcidae, quindi un emittero, che si nutre della linfa delle tamerici e che produce una melata dolciastra al pari degli afidi (anche loro appartenenti all’ordine degli emitteri).

Gli emitteri sono nomati, forse più propriamente, rincoti per il loro caratteristico apparato boccale pungente succhiante simile a quello delle zanzare. Gli stiletti boccali vengono introdotti nei tessuti e poi, con un particolare apparato detto “pompa salivare”, l’insetto inietta una piccola quantità di saliva che poi viene risucchiata insieme alla linfa o al sangue (liquidi nutritivi) per mezzo di speciali conformazioni della faringe allo scopo dilatabili. Pensare che tutto ciò avviene ai malcapitati donatori di sangue della Cimex lectularius ha degli aspetti invero raccapriccianti, ma vale anche per coloro i quali sono punti

dalle zanzare a cui bisogna aggiungere ben maggiori rischi sanitari.

Mi limiterei ad aggiungere che gli emitteri presentano diversità morfologiche assai varie con zampe anteriori raptatorie (vedi nella Nepa o “scorpione d’acqua”) o natatorie (vedi le Notonette) o addirittura pressoché assenti nelle Cocciniglie o Coccidi. Inoltre presentano un ciclo biologico tipicamente eterometa-

bolo (dalle uova nascono individui più o meno simili agli aduli, ad esempio i blattoidei) che, in alcuni casi, è assai complesso (afidi e cocciniglie).

Riallacciandomi alla cimice dell’olmo (Arocatus melanocephalus) che ha destato una certa preoccupazione nel ristorante di un agriturismo cerco di riassumerne i dati salienti.

Nel marzo del 2019 si sono riscontrate

BAR E RISTORANTI S•56 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 DISINFESTAZIONE
Arocatus melanocephalus Ph. Maite Santisteban

Notonecta

invasioni di questi Rincoti Ligeidi che tendono ad infiltrarsi in numero ragguardevole negli edifici.

fitosanitari contro le forme giovanili localizzati sugli olmi, utilizzando pro dotti specificatamente registrati; Una possibilità di lotta contro gli adul ti può essere la raccolta manuale degli insetti e la loro successiva eliminazione. Specie morfologicamente simili alla ci mice dell’olmo:

Oxycarenus lavaterae: gli adulti (neri con emielitre parzialmente rossastre e lunghi 5-6 mm) hanno comportamen to gregario e l’inverno lo passano am massati sui tronchi di piante arboree, soprattutto tiglio.

Oxycarenus lavaterae

Ph. Katja Schulz

Le direttive del Servizio Fitosanitario dell’Emilia-Romagna sono: Non è un problema fitosanitario, in quanto l’insetto non è un parassita delle piante (sugli alberi va per accoppiarsi oppure per nutrirsi temporaneamente) e non è pericoloso per l’uomo; In genere è associato alla presenza di certe alberature (olmi, tigli, pioppi e salici soprattutto), alla vicinanza di corsi d’acqua (fossi, canali, fiumi) e di vegetazione spontanea; Si possono eseguire dei trattamenti

Pyrrhocoris apterus

Pyrrhocoris apterus: l’adulto misura 9 mm ed è nero con disegni rossi. Le emielitre sono rosse e nere con un’evidente

macchia rotonda nera centrale. L’insetto vive a spese di varie piante spontanee ed ha comportamento gregario.

Arocatus longiceps: l’adulto è molto simile per dimensioni, colore e biologia all’ A. melanocephalus però ha come pianta ospite il platano e non ha tendenza ad ammassarsi negli edifici.

MICROINCAPSULATI E DINTORNI

La tecnica della microincapsulazione è un processo (fisico, chimico-fisico o chimico) per cui un principio attivo viene ricoperto da un polimero per ottenere numerosi vantaggi, ad esempio: Prolungare alcune proprietà del principio attivo ad esempio per certi ormoni

in quattro stiletti destinati a perforare tessuti vegetali o animali (e a succhiarne i liquidi attraverso un canalino che questi pezzi avvicinandosi formano), il labbro inferiore è divenuto l'astuccio entro il quale i quattro pugnaletti rimangono adagiati e protetti durante il riposo. L'apparato boccale di una Zanzara (sempre schematicamente) a destra di chi guarda, è simile. Solo che i pugnaletti sono diventati sei perché alle mandibole (MN) e alle mascelle (MS) si sono aggiunti il labbro superiore (LS) e l'ipofaringe (IP). Inoltre sono ben sviluppati i palpi mascellari.

Tratto da Entomologia agraria di F. Venturi e S. Ruffo

S•57 DIMENSIONE PULITO | 07/2023

Sistematica classica degli emitteri - rincoti

Eterotteri

Ali anteriori trasformate in emielitre, ad esempio: Le ali anteriori membranose o debolmente sclerificate, ad es.

Cimicidi

Pentatomidi

Afididi [§]

Cocciniglie

Neurotteri (molte larve sono carnivore predatrici di psillidi, afidi, cocciniglie, tisanotteri, coleotteri, acari…)

La storia della Fillossera della vite merita di essere riassunta in quanto è un esempio dei rischi connessi all’introduzione di insetti da un Continente ad un altro, nello specifico dall’America all’Europa. Ai nostri giorni il rischio è ancora maggiore per la globalizzazione. Basti quanto è avvenuto per l’Aedes albopictus e per il rischio potenziale, ma sempre più incombente, dell’Aedes aegypti.

Correva l’anno 1854 quando la Fillossera fu classificata nelle Americhe e 9 anni dopo fu censita in Inghilterra e in vent’anni si diffuse in tutta Europa: nel 1979 in Lombardia, ma l’anno successivo era arrivata in Sicilia. Le conseguenze furono disastrose per le viti europee al punto che si temette di dover rinunciare alla coltivazione della vite in quanto l’insetto che sulle varietà americane non aveva conseguenze infauste diventava letale per le varietà europee.

Fu merito dello zoologo Giovanni Battista Grassi e della sua Scuola che, notando la differenza con cui la Fillossera compiva il suo ciclo nelle Americhe e in Europa, trovò la soluzione.

Per riassumere il ciclo della fillossera sulla Vite americana possiamo dire che ha poche neanidi invernali a livello delle radici mentre nella Vite europea l’apparato radicale viene compromesso dalle numerose neanidi radicicole. La conclusione è che l’infestazione si perpetua con una serie indefinita di generazioni radicicole che portano alla morte la pianta.

La soluzione fu che tutta la viticultura europea da allora si basa su Vite europea innestata su Vite americana. In conclusione l’importazione di un piccolo Afide Chermesino (Emittero) ha rischiato di compromettere tutta la viticultura europea.

Giovan Battista Grassi (Rovellasca, 27 marzo 1854 – Roma, 4 maggio 1925) è stato un medico, zoologo, botanico ed entomologo italiano.

cro-incapsulazione sono: la lenta cessione del principio attivo aumentandone l’effetto residuale; Riduzione o annullamento della fase gassosa con il risultato di aumentarne la sicurezza ambientale e l’eventuale azione repellente dell’insetticida contenuto nella microcapsula.

ASPETTI TECNICO-OPERATIVI

e fito-ormoni le cui molecole risultano altamente volatili e similmente per le essenze profumate;

Attenuare odori o sapori sgradevoli di certi farmaci e quindi rendendoli più “appetibili” e/o consentire loro di superare la digestione gastrica;

Nel settore della disinfestazione gli scopi più importanti, a mio avviso, della mi-

Nel settore degli insetticidi il diametro della microcapsula è di ≈ 30 µm quindi 30 millesimi di millimetro. Tanto per ripassare la geometria elementare la nostra microcapsula avrebbe una superficie pari a S = 4πr2 ovvero 4π(r2) = 4π(15x15) = 2.826 µm2 mentre il volume risulterebbe di V = (4πr3 )/3 = 14.130 µm3 - se non ho sbagliato i calcoli la superficie sarebbe di poco meno di 30 centesimi di millimetro quadrato e poco più di 14 mm cubici.

Molto importante nell’utilizzo degli in-

setticidi micro-incapsulati è tener conto che la fase liquida in cui sono disperse le micro-capsule deve asciugarsi prima che l’insetticida contenuto all’interno della micro-sfera possa agire al 100% delle sue potenzialità. Ovvio, ma è bene sottolinearlo, è obbligatorio attenersi alle indicazioni riportate in etichetta.

BAR E RISTORANTI S•58 DIMENSIONE PULITO | 07/2023 DISINFESTAZIONE
[§] Phyllossera vastatrix Planch. (= Peritymbia vitifolii Fitch.) Arocatus longiceps Ph. kulacgmx.at Microincapsulazione

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