UP! n 5 - giugno 2012

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Sono anni di tensione che però sfumeranno in un successivo decennio di leggerezza. Contestazioni, lotte, scontri sociali dividono, ma c’è anche il rock che unisce. L’abbigliamento giovanile uniforma, non altrettanto si può dire accada nella case. L’unica zona ad avere un look trasversale sono le camere dei ragazzi: simili, indifferentemente se borghesi o proletarie, con poster alle pareti, chitarra nell’angolo, a tutto volume il mangianastri e poi lo stereo. La zona notte è ben distinta da quella giorno, con un’inversione di rotta sul fronte delle dimensioni: le stanze di servizio si fanno più grandi, più piccole, invece, le camere da letto. A distinguere il ceto sociale sono i mobili. I più abbienti puntano ancora su ricche tappezzerie, damaschi e arredi d’antiquariato con qualche tocco di design, mentre una parte si affida all’architetto per progettare gli ambienti. La casa, per tutti, è la tana dove rifugiarsi dalle tensioni. Così è l’oggetto il vero protagonista dell’arredo: esprime la personalità di chi lo possiede. E poi ci sono gli status symbol, dal televisore a colori al frigo sempre più extra large e con il freezer, evoluzione d’obbligo in vista dello sbarco casalingo dei surgelati.

Ma questi sono soprattutto gli anni delle speculazioni edilizie, della cementificazione incontrollata, di palazzoni squadrati che spuntano come funghi non solo nelle città, ma anche nei bucolici paesini di montagna o di mare. Un’edilizia poco attenta a tutto: sia all’impatto estetico che al risparmio energetico.

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