SchioMese
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

XIV n. 137 - ottobre 2025
![]()
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

XIV n. 137 - ottobre 2025
Malo ha scelto di abbandonare il tradizionale sistema di raccolta “porta a porta” per il rifiuto secco, passando a un sistema innovativo che usa “campane” zonali apribili solo con eco-tessera. Si arriverà a qualcosa del genere anche a Schio?

Chiamato con sua grande sorpresa a fare l’assessore alla cultura, Marco Gianesini si è già trovato a prendere in mano, in un anno e mezzo scarso, qualche bella patata bollente che ha portato con sé delle discrete polemiche politiche. Dall’80° dell’Eccidio alla presidenza della Fondazione Teatro Civico.
6

Il villino Rossi ancora senza futuro
14

Aperto ai Cappuccini il Percorso del Cantico
16

E se il British Day lanciasse un gemellaggio?
LStefano Tomasoni
a foto qui accanto non arriva da qualche città del nord Europa, arriva da Malo. Una postazione con quattro “campane” grigie, pure belle da vedere: una per la carta, una per la plastica e metalli, una per il vetro e una per l’indifferenziata. Il cittadino arriva dotato della sua tessera, apre la campana legata al sacchetto di rifiuti che ha in mano e lo getta dentro, facendolo finire in contenitori sotterranei. Fine. Impatto visivo quasi zero, nessun florilegio di sacchi gialli o blu lasciati per strada. È il sistema di raccolta dei rifiuti adottato già da qualche tempo, appunto, a Malo. Secondo quanto dicono da quelle parti – lo spiega l’articolo di Camilla Mantella all’interno – questo sistema consente anche una raccolta più precisa, perché monitora i consumi del singolo nucleo familiare, quindi in qualche modo costringe a essere
di
Supplemento mensile di Lira&Lira
Direttore
Stefano Tomasoni
Redazione
Elia Cucovaz
Mirella Dal Zotto
Camilla Mantella
Grafica e impaginazione
Alessandro Berno
Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com
Per le inserzioni pubblicitarie
Pubblistudio tel. 0445 575688

attenti a come si distribuiscono i rifiuti e porta di conseguenza a una migliore percentuale di differenziazione. Se è davvero così, ci pare che non dovrebbe esserci motivo per rimanere ancorati ancora a lungo alla raccolta “porta a porta”, perché le “campane” sono decisamente un’altra cosa rispetto ai sacchetti o ai bidoni lasciati fuori di casa: restituiscono valore a un aspetto tutt’altro che secondario, quello del decoro urbano.
A Schio, ad esempio, lo spettacolo dei sacchi gialli e blu sparsi per le strade è tutt’altro che piacevole. E porta con sé anche degli aspetti di ulteriore degrado visivo dovuti alla maleducazione o, a essere magnanimi, alla sbadataggine di non poca gente. Di tutti quelli, per intendersi, che non rispettano le regole di conferimento. Ci sono quelli che mettono fuori di casa il sacco alle tre del pomeriggio del giovedì invece che dopo le 19, cosicché resta in brutta vista fino alla mattina del giorno dopo (e in certi quartieri si parla di mattina avanzata, fin dopo le 11). Poi ci sono quelli che espongono sacchi del colore sbagliato, così gli operatori non li raccolgono e i rifiuti restano esposti per tutta la settimana successiva, perché chi ha sbagliato non ci
pensa minimamente a riportarsi il sacco in casa, tanto la settimana dopo sarà quella giusta. E infine c’è il fenomeno dei “punti di raccolta spontanei”, dove varie famiglie di una via accumulano i sacchi, andando a creare ogni settimana mini discariche sotto qualche albero o là dove diventa consuetudine.
Dunque, al di là dello spettacolo non edificante dell’infilata di sacchi lungo strade e marciapiedi, ci sono alcune piccole o grandi inciviltà sempre più diffuse che rendono quello del “porta a porta” un metodo nemico del decoro urbano e troppo condizionato dalle cattive abitudini.
Se i dati reali sul funzionamento e sull’efficacia del sistema adottato da Malo ne confermeranno la validità, varrebbe la pena considerare l’adozione di questo sistema anche a Schio e là dove attualmente si segue la modalità del “porta a porta”, per superare una volta per tutte la bruttura delle vie disseminate di sacchi di tutti i tipi.
In attesa di vedere realizzate “sul campo”, nel vero senso della parola, soluzioni concrete per mettere il più possibile in sicurezza il quartiere di Ss.Trinità contro il rischio di ulteriori drammatici allagamenti come quello subìto l’anno scorso, va registrata sulla questione una novità importante: l’avvio di un confronto proficuo, costruttivo e collaborativo tra l’amministrazione comunale e il comitato di residenti del quartiere che si è costituito per dare voce ai cittadini colpiti dai danni, monitorare le criticità idrogeologiche presenti e proporre soluzioni all’ente pubblico.
Nelle scorse settimane si è tenuta, nella sala parrocchiale di Ss.Trinità, una riunione molto affollata che ha visto da un lato il comitato documentare tutti i punti deboli della rete idrogeologica del quartiere
e proporre alcuni interventi migliorativi, e dall’altro l’amministrazione comunale – presente con la sindaca e l’assessore all’ambiente e il dirigente dell’ufficio tecnico – informare sui lavori in programma e sulla loro tempistica. Si potrebbe pensare che in questo non ci sia niente di straordinario, e invece c’è eccome. Perché in un periodo storico come quello che stiamo vivendo - in cui il confronto, il dialogo e il rispetto sono in via di estinzione, fagocitati dagli insulti reciproci, dallo scontro a prescindere e dalla sopraffazione dialettica – abbiamo assistito a una serata che sembrava uscire dal secolo scorso, nella quale tutti hanno ascoltato con attenzione le posizioni e le parole degli altri. Un incontro nel quale il comitato – invece di fare quello che fanno di solito i comitati, ossia protestare e poco altro – ha proposto soluzioni con pacatezza ma con altrettanta risolutezza; e l’amministrazione comunale dal canto suo non ha promesso miracoli, ma ha prospettato gli interventi possibili. Tant’è che il comitato stesso, come si può leggere nella dichiarazione che pubblichiamo all’interno, ha registrato il clima costruttivo emerso dalla serata: “Siamo
British Day, Festival della Scienza, Montagna in Città. Pare che tutti i grandi eventi a Schio siano concentrati in ottobre. Quando è troppo è troppo. Mancano soltanto il Natale e il carnevale, ma può essere che si stia cercando di spostarli in ottobre.
Cosa avrà fatto mai, questo mese di passaggio tra il calore vacanziero estivo e le cupe brume autunnali, per meritarsi tanta roba così? Non sarà il solito raccomandato?
contenti che, dopo mesi di lavoro rivolto a sensibilizzare l’amministrazione comunale rispetto ai problemi di allagamenti del quartiere di Ss. Trinità, siano state elaborate delle soluzioni e che il quartiere abbia avuto la possibilità di sentire direttamente dal’’amministrazione comunale ciò che verrà messo in campo per metterlo al sicuro dagli eventi climatici estremi”.
Forse, per distribuire meglio le manifestazioni, qualcosa si potrebbe riprogrammare in un altro periodo. In settembre, o in primavera. O anche in giugno, tanto ormai la festa del patrono è finita declassata a evento minore. Oppure, invece di spostare, si può cogliere l’occasione per aggiungere, mettendo in campo una nuova grande manifestazione di richiamo in un altro mese. Avremmo già il nome giusto: “Alla faccia di ottobre”. [S.T.]
Cose quasi da non credere: un incontro che poteva anche essere occasione per sfogare frustrazione, rabbia e protesta, è diventato invece un “tavolo allargato” dove affrontare tutti insieme i problemi in modo civile e costruttivo. E questo non sarebbe straordinario, nel 2025?
Ripartiamo da qui. Forse non tutto è perduto. ◆

A Malo le campane sono organizzate in isole ecologiche distribuite in varie zone del territorio, accessibili in ogni momento della giornata. Il sistema registra ogni conferimento, permettendo di tracciare i quantitativi e di calcolare in futuro la parte variabile della tariffa.
ACamilla Mantella
Malo, da qualche tempo, il rifiuto secco si conferisce solo con la tessera, una novità che sta dando risultati incoraggianti. «La qualità della raccolta differenziata è alta e i cittadini stanno rispondendo bene – racconta il vicesindaco Matteo Golo –. A breve diffonderemo i dati ufficiali, ma possiamo già dire che il bilancio è positivo».
Il Comune ha scelto di abbandonare il tradizionale sistema di raccolta del rifiuto secco porta a porta e di passare a campane zonali apribili solo con eco-tessera. L’obiettivo? Preparare il terreno alla tariffa puntuale (TARIP), cioè un sistema in cui ciascuno paga in base a quanto rifiuto non riciclabile effettivamente produce. «Il sistema della tariffazione puntuale è previsto anche nel Piano Regionale dei Rifiuti – spiega Golo – e noi ci stiamo avvicinando agli 80 chili di rifiuto secco per abitante raccomandati. È un traguardo importante».
Un cambiamento sostenuto dal PNRR
Malo ha potuto accelerare il cambiamento grazie a un finanziamento PNRR da 1,2 milioni di euro. «Questo ci ha permesso di installare i nuovi contenitori intelligenti senza gravare troppo sul bilancio comunale – dichiara il vicesindaco –. I contenitori zonali sono pratici e riducono i costi della raccolta, ma richiedono un investimento iniziale che non tutti possono permettersi: noi abbiamo colto l’occasione». Nel concreto, il nuovo sistema prevede che ogni utenza sia dotata di una tessera che

In questa foto e in quella a lato, i due tipi di campane per la raccolta differenziata adottati a Malo
Malo ha scelto di abbandonare il tradizionale sistema di raccolta “porta a porta” per il rifiuto secco, passando a un sistema innovativo che usa “campane” zonali apribili solo con eco-tessera. Si arriverà a qualcosa del genere anche a Schio?
consente di aprire le campane del secco per potervi gettare il rifiuto familiare. Le campane sono organizzare in isole ecologiche distribuite in varie zone del territorio, accessibili in ogni momento della giornata. Il sistema registra ogni conferimento, permettendo di tracciare i quantitativi e di calcolare in futuro la parte variabile della tariffa.
Un passaggio di questo tipo non è sempre scontato, dato che spesso i cambiamenti nelle abitudini quotidiane possono generare diffidenza. La risposta dei cittadini, tuttavia, in questo caso è stata positiva. «Abbiamo comunicato con puntualità, organizzato serate informative e pubblicato tutte le istruzioni utili – prosegue Golo –. Qualcuno si è lamentato solo della posizione delle nuove campane, ma abbiamo ascoltato e in diversi casi modificato la dislocazione. È stato un lavoro di ascolto reciproco».
L’impressione, oggi, è che il sistema stia funzionando. «I residenti hanno capito che questa modalità è più equa – sottolinea il vicesindaco –. Se produci meno rifiuto secco, pagherai meno».
Una modalità, peraltro, che Malo sta sperimentando insieme ad altri Comuni che sono già passati alla campana del secco con eco-tessera: Caltrano, Chiuppano e Fara Vicentino hanno accompagnato l’ammini-
strazione maladense in questo passaggio e a breve toccherà a Thiene – dove i contenitori zonali sono già installati da tempo ma senza l’accesso registrato – e a Breganze. Assieme a questi territori, Malo rappresenta una sorta di apripista.
«Siamo tra i primi comuni del bacino servito da AVA – Alto Vicentino Ambiente ad aver attivato il sistema con tessera – conferma Golo –. È un passo che ci permette di anticipare la tariffa puntuale e di testare una modalità che, se funziona, potrà essere replicata altrove».
E quando si parla di replicare altrove non si intende solo nella trentina di comuni dell’Alto Vicentino che aderiscono al consorzio di gestione dei rifiuti, ma pure dell’altra ventina di comuni vicentini che presto confluiranno in un’unica realtà di gestione, frutto dell’integrazione tra AVA e Soraris, che servirà oltre 300.000 cittadini in 50 comuni diversi.
Al momento gli altri comuni aderenti ad AVA, come Schio, che è il territorio più grande e popoloso, gestiscono il secco principalmente con bidoni porta a porta: una modalità che per anni ha garantito una qualità della differenziata più che buona ma che oggi tende ad essere rivista sia per esigenze di contenimento dei costi sia di efficientamento e velocizzazione della raccolta.
Decoro e qualità: i primi effetti visibili
Un altro effetto già evidente è quello sul decoro urbano. Con i cassonetti a tessera, spariscono i sacchetti e i bidoni lasciati su strade e marciapiedi la sera prima della raccolta. Lo spazio, in special modo quello urbano, più densamente popolato, è più ordinato e pulito. «I cittadini si accorgono anche di questi miglioramenti – commenta Golo –. Vedere spazi curati e puliti aiuta a mantenere comportamenti corretti. È un circolo virtuoso».
Uno dei timori principali nel passaggio dal porta a porta ai contenitori zonali è l’abbassamento della qualità della differenziata: in realtà, però, anche questo aspetto pare dare risultati positivi.
Marano: secco porta a porta con bidoni carrellati, umido contenitori zonali, carta contenitori zonali, multi porta a porta a sacchi e vetro contenitori zonali
S,Vito: secco porta a porta con bidoni carrellati, umido contenitori zonali, carta contenitori zonali, multi contenitori zonali e vetro contenitori zonali
Torrebelvicino: secco porta a porta con sacchi, umido contenitori zonali, carta contenitori zonali, multi contenitori zonali e vetro contenitori zonali
Santorso: secco porta a porta con bidoni carrellati, umido contenitori zonali, carta contenitori zonali, multi contenitori zonali e vetro contenitori zonali
Malo: secco contenitori zonali, umido contenitori zonali, carta contenitori zonali, multi contenitori zonali e vetro contenitori zonali

«Il fatto che si paghi per l’effettivo conferimento fa sì che le persone stiano ben attente a quanto rifiuto secco scaricano nella campana e si stanno impegnando di più per evitare le “contaminazioni” tra le frazioni di rifiuto – precisa Golo».
Ciò significa che i materiali sono più puri e riciclabili, i costi di smaltimento minori e l’impatto ambientale ridotto. «Non è solo una questione di quantità – spiga ancora il vicesindaco – ma anche di qualità. Differenziare bene significa dare valore ai rifiuti, trasformarli in risorse».
La tariffa puntuale, al centro di questo cambiamento, rappresenta come dicevamo un nuovo paradigma: non si paga più in base ai metri quadrati della casa o al numero dei componenti familiari, ma per quanto si inquina davvero. È un modello di giustizia ambientale che punta a responsabilizzare ciascuno.
Il principio, sancito a livello europeo, è semplice: polluter pays, chi inquina paga. In Veneto la Regione spinge da anni perché i Comuni adottino sistemi di tariffazione puntuale, coerenti con la strategia dell’economia circolare e con l’obiettivo “rifiuti zero”. Ma non basta introdurre le tessere: serve accompagnare il cambiamento con informazione, trasparenza e monitoraggio.
In via Baccarini, lo abbiamo accennato nel numero scorso, c’è questo punto critico che fa salire il nervoso agli automobilisti osservanti e praticanti. Capita di continuo di vedere gente che, arrivando dal “Fagiolone” dell’ex scalo merci, si ferma all’altezza delle strisce pedonali e blocca il traffico dietro di sé in attesa di voltare a sinistra ed entrare nel parcheggino della stazione. Manovra vietata in modo evidente sia dalla segnaletica orizzontale (singo -
la e doppia striscia continua) che da quella verticale (il segnale stradale blu che indica di procedere dritto o svoltare a destra). Ma si sa, per molti automobilisti il codice della strada ormai è come i sensori di parcheggio, un optional.
Si potrebbe mettere fine a questa infrazione continua se si installasse un cordolo in mezzo alle due corsie, prima e dopo il passaggio pedonale, come è stato fatto anni fa in via XXIX Aprile per evitare che le auto in arrivo
«Non vogliamo che diventi un sistema punitivo – sottolinea Golo –. Deve essere uno stimolo a fare meglio, non una penalizzazione. Per questo è importante che i cittadini capiscano come funziona e si sentano parte del progetto».
Senza i fondi PNRR, il Comune di Malo avrebbe probabilmente dovuto rinviare il progetto. Oggi invece può vantare un sistema moderno, in linea con le previsioni europee e con un’infrastruttura già pronta per la tariffa puntuale. I benefici, nel lungo periodo, sono molteplici: riduzione dei costi di raccolta, ottimizzazione dei percorsi, tracciabilità dei conferimenti e una base dati utile a pianificare le politiche ambientali. In altre parole, un Comune più “intelligente” anche nella gestione dei rifiuti. Malo – e gli altri comuni che hanno avviato questa nuova modalità di conferimento - si candida così a diventare un piccolo laboratorio per l’intero Alto Vicentino. Se i dati confermeranno l’efficacia del modello, non è difficile immaginare che altri territori seguiranno l’esempio.
«Siamo convinti di aver intrapreso la direzione giusta – conclude Golo –. È un cambiamento che richiede abitudine e pazienza, ma il futuro va in questa direzione. E Malo vuole arrivarci per prima». ◆

Un bel cordolo giallo, non serve altro. ◆ [S.T.
LMirella Dal Zotto
o si vede bene, in via Maraschin, l’esterno del villino di Giovanni Rossi, figlio del grande Alessandro e padre di quell’Alessandro che si fece promotore per la costruzione del nostro Teatro Civico. E si vede anche che la splendida dimora storica sta versando in stato di sempre maggiore degrado. Quell’avviso con l’info per contattare telefonicamente, nel caso si volesse acquistare il bene, mette una tristezza sempre maggiore: è lì da oltre un lustro, ma finora nessun privato ha acquistato l’immobile, presumibilmente spaventato da una serie di vincoli mica da poco. Lo stabile si sta deteriorando sempre più: solo il tetto, per pericolo di crolli, è stato sistemato nel 1989, a cura della soprintendenza di Verona e con un finanziamento del Ministero dei Beni Culturali. Stiamo perdendo un edificio storico che potrebbe essere oggetto, ad esempio, di visite turistiche, unitamente a tutto il resto del nostro ingente patrimonio di archeologia industriale.
La storia di una dimora di prestigio
Per chi non conoscesse la sua storia, è opportuno un sunto. Il villino venne fatto erigere da Alessandro Rossi, su progetto dell’amico Antonio Caregaro Negrin, per il figlio Giovanni. La costruzione iniziò nel 1876 e gli ultimi ampliamenti, che risalgono al 1898, furono dell’architetto Gaetano Rezzara, che ridusse il giardino di pertinenza raddoppiando la cubatura dell’edificio. Alla morte del proprietario, nel 1935, lo stabile e il giardino vennero lasciati in eredità allo Stato, che vi ospitò la Casa del Fascio e, nel dopoguerra, gli uffici del catasto edilizio e delle imposte, trasferiti in seguito in sedi più idonee. Il villino, a tre piani, è molto raffinato, sia all’esterno che all’interno; sono stati utilizzati svariati materiali: ferro, legno, pietra, ottone, stucchi, tappezzerie in varie ed eleganti soluzioni; elemento centrale dell’interno è una maestosa scalinata che porta ai piani superiori. Il giardino è circondato da un muro decorato a motivi geometrici con l’impiego di pietra, cotto, ciottoli di torrente; le aperture principali hanno pregevoli cancellate in ferro battuto; nel parco sono presenti splendidi alberi ad alto fusto e, particolare curioso, c’è pure un piccolo bunker antiaereo scavato durante la seconda guerra mondiale. Per documentarsi in merito

La storica dimora di via Maraschin, abbandonata da decenni e di proprietà statale, è in vendita da tempo. La prospettiva più realistica sembra essere quella di destinare l’immobile a “senior housing”, una formula abitativa destinata agli anziani autosufficienti.
si può osservare il video, su You Tube e/o Facebook, pubblicato dal Demanio: si avrà un’idea più concreta di quanto descritto. Certo è che bisogna lottare affinché la bellezza non vada perduta e abbiamo voluto fare il punto della situazione cercando informazioni sia presso lo stesso Demanio che presso il Comune.
Cosa dice l’Agenzia del Demanio “L’accordo con il Comune di Schio del 2018 – ci ha spiegato l’Agenzia attraverso il suo ufficio stampa - era mirato alla sola modifica della destinazione urbanistica dell’immobile, perché fosse possibile proporlo al mercato. La proprietà del villino Rossi è statale e ha subito varie trasformazioni funzionali per soddisfare le esigenze di più uffici pubblici insediatisi nel tempo; si è poi valutato l’uso dell’edificio da parte di altre amministrazioni dello Stato ma, non trovando alcuna disponibilità, il bene è stato messo in vendita, con l’intento di valorizzarlo. Il prezzo a base di gara per la vendita a evidenza pubblica, nel 2023, era di 1 milione e 150 mila euro; non è presente agli atti una valutazione dei costi relati-
vi alla sistemazione, perché la valutazione stessa varierebbe in base alla destinazione d’uso. Il Demanio ha inserito l’immobile in più progetti per tentare di salvarlo e si confronta con enti territoriali e istituzioni (il villino risulta, fra l’altro, nella lista dei Luoghi del Cuore del FAI e nella Lista Rossa di Italia Nostra – ndr) per la rifunzionalizzazione non solo della dimora scledense, ma di tutti gli altri immobili statali di pregio: è sempre possibile formulare proposte o proporre iniziative. A tal fine il villino Rossi è stato inserito dal Demanio nella lista Valore Paese – Dimore; le più recenti interlocuzioni vanno nella prospettiva di destinare l’immobile a senior housing (formula abitativa destinata agli anziani autosufficienti; il mercato è in costante ascesa - ndr). Per ragioni di sicurezza, considerando lo stato di manutenzione, non è possibile visitare l’interno: solo in occasione delle iniziative di vendita o valorizzazione è consentito l’accesso ad alcuni locali, ed esclusivamente accompagnati da rappresentanti dell’Agenzia del Demanio”.
→ segue a pag. 8

← segue da pag. 6
“Sul villino Rossi, di proprietà demaniale – sottolinea l’assessore Alessandro Maculan - è importante chiarire subito un punto: non è mai stato di proprietà comunale. Il nostro impegno, in questi anni, è stato quello di creare le condizioni affinché il bene potesse suscitare interesse e trovare nuove possibilità di utilizzo. Abbiamo lavorato per agevolarne la classificazione urbanistica e sostenere ogni percorso per favorirne la valorizzazione da parte del Demanio. Già nel 2021 la giunta aveva scelto di non esercitare il diritto di acquisto, considerato il gravoso importo economico necessario, mantenendo comunque sospesa la parte di piano urbanistico che lo riguarda, proprio in attesa delle decisioni dello Stato. Nel 2023 abbiamo espresso il nulla osta a una possibile concessione a canone agevolato per enti del terzo settore: un’opportunità concreta per ridare vita al villino e, al tempo stesso, promuovere attività di interesse generale. Comprendiamo la preoccupazione per lo stato attuale dell’immobile, ma l’am-
Eccoli qui, i bravi, giovanissimi e colorati coristi del Kenton College, approdati a Schio, nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, grazie a Coralità Scledense, che li ha ospitati nel corso della loro tournée italiana. Quest’anno il programma di Coralità è particolarmente ricco e diversificato: bello applaudire ben quaranta ragazzi di entrambi i sessi, provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa, guidati con passione dai loro maestri.
Il Kenton College, che quest’anno festeggia il suo centenario, è un punto di riferimento per la musica a Nairobi. Avere in città questo coro, che si esibisce in giro per il mondo, è stata un’opportunità e una bella emozione, aumentata anche da alcune splendide voci bianche. [M.D.Z.]
ministrazione comunale non ha lasciato cadere nel vuoto il suo destino. Al contrario, si stanno seguendo passo dopo passo i canali previsti dalla legge, con la consapevolezza che il villino Rossi, per storia e pregio architettonico, merita di essere recuperato e restituito alla comunità. C’è comunque la chiara consapevolezza che la vastità e la complessità del patrimonio

storico-culturale deve fare i conti con le risorse, sempre minori, a disposizione degli enti locali”.
Dunque, allo stato attuale delle cose, poco o nulla si sta muovendo, mentre lo scorrere del tempo provvede al degrado definitivo. Bisogna essere, oltre che realisti, visionari: urge una progettualità che sappia vedere “oltre”. ◆
Ci sono strade del centro come via Baratto con i tozzetti in porfido talmente mal messi, che se uno in bicicletta ha la sfortuna di cadere in una buca, rischia di restarci per sempre. E allora cosa fa l’accorto ciclista? Quello che farei anch’io se andassi ancora in bicicletta come quando avevo un minor carico di anni. A quel tempo mi sarei detto da solo: “Ma vai sul marciapiede (sveglia!) che è meno malgualivo”.
Però bisogna anche dire che le biciclette di adesso non sono più quelle di una volta: una volta bisognava parare per andare avanti (fatto salvo il caso della discesa nella quale la bici andava motu proprio). Adesso molte delle bici che hanno scelto di viaggiare sui marciapiedi sono elettriche e di dimensioni tali da indurre riverenza. E infatti se io vedo una di queste simil-moto
venirmi incontro, lascio prontamente il passo e vado sulla strada. Il ciclista in genere sfreccia a una velocità tale che farebbe comunque male, se casualmente intercettasse un improvvido pedone. Quindi se vedo uno di questi mezzi, mi metto in allarme e cedo volentieri il mio spazio sul marciapiede, senza star lì a discutere, come avrei fatto una volta. Perché non si sa mai chi si ha davanti e nell’incertezza, meglio non rischiare (la vecchiaia rende fin troppo prudenti!).
Ma se mi arriva da dietro? Sono mezzi velocissimi e silenti. E se poi gli anni che hai cumulato ti hanno indurito un po’ l’orecchio, non senti nemmeno il tenue fischio che questi mezzi emettono andando. Sono stato sfiorato più volte da queste, diciamo così, biciclette. Ho sentito l’aria che si spostava e quasi il fiato sul collo del guidatore, sicuramente incazzato perché i vecchi sono quasi sempre d’intrigo. Uno non può
mica andare a camminare in campagna invece che davanti alle prigioni? Che lui (il guidatore) aveva dovuto schincarlo e che se lo avesse centrato poi avrebbe avuto rogne, per colpa di un rimbambito che occupava il posto delle bici. E se no dove dovrebbero andare quelli che hanno fretta e una bici elettrica? Nella pista ciclabile lei dice? Quella tutta un alto e un basso, come la strada dalla quale è stata ricavata, restringendola? Per mettere fine alla mia vita? Eh no, caro signore, vada lei nella pista ciclabile di via Baratto, se proprio ha così in dispregio la vita o meglio vada a fare le sue incongrue camminate in campagna o in zona industriale, ai Cappuccini o a Monte Magrè: vada dove vuole, ma non venga qua in via Baratto, dove ci siamo noi che comandiamo. Se ci tolgono anche i marciapiedi, noi che abbiamo potenti bici a motore con le gomme da moto, dove andiamo a fare le corse? ◆

Stefano Tomasoni
e ne stava bello tranquillo a prendere il sole a Sottomarina, Marco Gianesini, il giorno che la sindaca neoeletta Cristina Marigo lo ha chiamato al cellulare per dirgli che aveva bisogno di parlargli e per proporgli poi l’incarico di assessore alla cultura. Proprio il caso di dire che è stato un fulmine a ciel sereno, e a sole splendente. Non se l’aspettava proprio, assicura l’interessato, di tornare a fare politica in modo diretto, dopo aver archiviato alla fine degli anni Ottanta la sua prima e unica presenza sui banchi di palazzo Garbin come consigliere comunale del Partito repubblicano. Quelli erano i tempi della prima repubblica, questi sono i tempi della prima donna sindaco.
Torniamo a un anno e mezzo fa, a quella telefonata. Davvero non se l’aspettava?
“No, per niente. Quel giorno ero al mare, mi arriva la telefonata di Cristina Marigo e mi dice: avrei bisogno di parlarti. Ho pensato: mi diranno o che mi confermano portavoce, il ruolo che avevo prima, o che il posto era stato assegnato a qualcun altro. Invece, con mia estrema sorpresa, mi ha chiesto se ero disponibile a fare l’assessore alla cultura. Mai mi sarei aspettato, alla tenera età – in quel momento - di 62 anni, di fare l’assessore alla cultura in un comune come Schio. Pensavo che la mia esperienza politica fosse ormai un ricordo da caminetto”. Eppure circolano voci che dicono che lei sarebbe stato la prima scelta della coalizione, come candidato sindaco. Prima ancora della Marigo. Possibile?
“No, questa cosa non ha alcun riscontro, mi stupisce che ci sia qualcuno che possa pensarlo. Forse un assessore una volta ha detto ‘nel caso Cristina non dovesse accettare, potresti farlo tu’, ma era una battuta, non una cosa seria”.
E tuttavia in questo anno e mezzo l’impressione è che la “spalla” e il vero vice della Marigo in tante occasioni sia stato lei. Per la visibilità, per l’esposizione mediatica.
“Davvero? È solo un’impressione, appunto. Aver fatto per cinque anni il portavoce di Orsi mi ha fatto partecipare a tutte le giunte già da anni e quindi ho goduto di una conoscenza che ora mi torna utile, ma in giunta ognuno ha il suo ruolo e i suoi compiti”.
Come sta andando l’esperienza di assessore alla cultura?
“È piacevole, perché mi rendo conto, un po’ per l’età e un po’ per il mio pregresso, che mi trovo a conoscere già gran parte delle

Chiamato con sua grande sorpresa a fare l’assessore alla cultura, Marco Gianesini si è già trovato a prendere in mano, in un anno e mezzo scarso, qualche bella patata bollente che ha portato con sé delle discrete polemiche politiche. Dall’80° dell’Eccidio alla presidenza della Fondazione Teatro Civico.
persone che incontro e delle iniziative che mi si presentano, e questo facilita il lavoro. Del resto, devo dire che soltanto l’assessorato alla cultura poteva essere consono alle mie caratteristiche”.
Il fatto di conoscere tutti non può portare con sé anche una maggiore difficoltà nel dover dire “no” a qualcuno?
“Non direi. Conoscere già le persone significa che non c’è la necessità iniziale di ‘annusarci’, ma non ci sono scelte legate a rapporti di amicizia o ‘amichettismi’. Il caso di Ugo De Grandis è evidente: sono stato attaccato da FdI per certe promozioni che ho fatto per alcune sue attività, ma io non ho sposato De Grandis: sull’eccidio lui e questa amministrazione hanno visioni opposte, ma non credo che debba piacere tutto quello che dice o scrive una persona. Io prendo il ‘buono’ e non prendo il ‘cattivo’, e questo vale per qualsiasi iniziativa. Con noi non esiste il principio per cui si deve sostenere l’amico o uno della propria parte qualsiasi cosa dica. Questo è il bello di essere civico”.
E lei, dunque, si sente del tutto civico?
“Mi sento perfettamente assessore civico, anche se ho le mie idee politiche. Non ho una tessera di partito in tasca e non me la farò, non mi sentirei a mio agio a difendere delle posizioni per spirito di appartenenza”. Ma c’è un limite, oggi, nel civismo?
“Sì, e sta nel fatto che noi facciamo il doppio o il triplo della fatica. Spiego: quando io vengo attaccato non ho alle spalle una parte che mi difende. Sicché quando vengo preso di mira ora da destra ora da sinistra mi devo difendere da solo, o meglio mi possono difendere i cittadini che hanno votato questa amministrazione. In tutti i casi, non ho campanelli da andare a suonare, squadre di appoggio da chiamare. Per contro, se si tratta di promuovere qualcosa, mi sento libero di andare a bussare alle porte di chiunque, a destra o a sinistra, proprio perché sono civico”.
C’è chi dice che a essere troppo civici si finisce col non avere peso politico, ad esempio si corre il rischio di non avere frecce al proprio arco se si tratta di bussare in Regione e farsi ascoltare.
“Può darsi un po’, ma poi è la bontà delle idee che va avanti”.
A proposito di attacchi, uno non male è venuto sulla questione delle celebrazioni per l’ottantesimo dell’Eccidio, ha già citato la polemica per il coinvolgimento di De Grandis, ma c’è stata anche la polemica con Anna Vescovi per la mancata cittadinanza onoraria. A bocce ferme, cosa può dire di quegli episodi?
“Avevo ricevuto vari ‘warning’ che dicevano: attento, non toccare l’argomento perché ti bruci. Io non ho raccolto questo avvertimento, al contrario, forse proprio perché siamo civici, abbiamo deciso che non potevamo subire sempre passivamente tutto quello che succede qui il 7 luglio e che dovevamo prendere noi l’iniziativa come amministrazione. Se l’obiettivo è arrivare a una cerimonia condivisa, come è stata quest’anno, bisogna cominciare a lavorare per tempo, ed è quello che ho fatto. Mi sono accreditato come un interlocutore aperto con Anpi e Avl in occasione del 25 aprile, a quel punto ho potuto chiedere una collaborazione all’Anpi e l’ho avuta. E infatti il 7 luglio è stata fatta una cerimonia insieme con i familiari delle vittime e con Anpi e abbiamo fatto un concerto in Duomo per tutte le vittime. L’alternativa a questo sistema era l’imposizione unilaterale, con l’amministrazione che mette una corona di fiori da sola. Ma che senso avrebbe? Se posso ottenere un risultato con un largo consenso, perché devo mostrare i muscoli?”
Poi c’è stata la faccenda della presidenza della Fondazione Teatro Civico, che per la prima volta il Comune ha preso in carico direttamente nominando lei alla guida. Cioni e FdI hanno pre-

sentato esposto all’Autorità anticorruzione. Ma al di là delle mosse dell’opposizione, assessore alla cultura e presidente della Fondazione non dovrebbero rimanere due ruoli distinti?
“La premessa da fare è che si era percepita negli anni una certa qual eccessiva lontananza della Fondazione dall’amministrazione comunale, una forma di totale autogestione senza il necessario raccordo. Cioni ha fatto un esposto in prefettura e all’Autorità nazionale anticorruzione per chiedere la verifica che non ci fossero violazioni. Bene: la prefettura ha risposto subito spiegando che il primo controllore della legalità in Comune è il segretario comunale, l’Anac ha risposto che è tutto a posto dopo aver fatto una verifica che avrebbe potuto benissimo fare anche l’opposizione, vedendo che in realtà tutti i poteri di gestione della Fondazione fanno capo al segretario generale, Filippo Fanton. Noi svolgiamo una funzione di indirizzo. Il presidente della Fondazione Genito ha fatto un grande lavoro di pubbliche relazioni, è uno che vola molto alto, ma la gestione concreta la faceva Fanton e prima di lui Frigo. Di fatto la Fondazione non aveva tanto bisogno di essere diretta da un Cda, che infatti si riuniva due volte l’anno. Ora a fine dicembre scade la convenzione tra Comune e Fondazione e bisogna rifarla. Chi la firmerà? Bene: per la Fondazione Filippo Fanton e per il Comune la dirigente Elena Ruaro. Funziona coì, questi sono i poteri di firma. Per dire che la posizione del presidente è assolutamente compatibile con la carica di assessore”. Lei, dunque, con quale obiettivo si è preso quest’altro impegno?
“Ciò che intendo fare, e che sto facendo, è esercitare la funzione di indirizzo. Sto condividendo con tutto il Cda una politica di indirizzo. E chi può dare l’indirizzo meglio dell’assessore alla cultura? La politica culturale a Schio la fanno due enti: la Fondazione Teatro Civico e l’assessorato alla cultura. Dopodiché la vivacità di Schio è enorme, c’è una valanga di iniziative e va benissimo così, io non sono per il ‘Tema dell’anno’, non esiste che debba decidere io su come devono esprimersi i cittadini e le associazioni. La politica culturale, in fin dei conti, sa chi la fa? La città”.
Visto che è stato citato Cioni e FdI, che ci dice della polemica per la famosa fotografia dei due assessori sorridenti a un incontro di FdI insieme a Cioni e altri esponenti di quel partito? Lì è sembrato quasi che dovesse venir giù la giunta. “Posso dire che, personalmente, sono andato alla manifestazione organizzata da FdI per la presentazione di un libro su Ramelli, al Noris. L’ho detto prima al sindaco, che mi ha autorizzato. Non faccio cose senza condividerle. Gli effetti negativi di qualche comportamento si ripercuotono su tutti”.

Ma le tensioni sono rientrate o no? All’esterno non sembra tutto tranquillo. La salute della giunta com’è?
“In questo momento è buona. È naturale che in un consesso di otto assessori ci sia qualcuno che, a livello nazionale, si sente più vicino a una parte o a un’altra, ma il punto di fondo è che quando ci si siede al tavolo della giunta deve prevalere il taglio amministrativo. Che significa chiedersi come si può fare il bene della città. Ovvio che c’è un po’ di ideologia anche in queste scelte, ma è una percentuale più bassa. Se restiamo con i piedi per terra seguendo il mandato che ci è dato dai cittadini, le probabilità di litigare sono più basse”. Finiamo con un salto avanti di tre anni e mezzo e arriviamo al 2029: cosa farà Marco Gianesini al prossimo giro di giostra?
“Se mi vogliono ancora io ci sono. Mi trovo abbastanza a mio agio, ho soddisfazioni, mi sembra di avere dei riscontri positivi su quello che sto facendo. Ma poi lo deciderà l’elettorato”.
Se decide l’elettorato vuol dire che la prossima volta deve candidarsi…
“Ecco questa è un’altra questione. Io mi sento libero perché alle elezioni non ero candidato in nessuna lista. Mi piacerebbe continuare a non esserlo e svolgere la funzione di tecnico, mi ci trovo bene perché mi posso muovere molto liberamente. Il giorno in cui avessi una casacca, anche se civica, un pochino di libertà in meno ce l’avrei. E poi mi dovrei confrontare con l’elettorato, cosa che ho fatto trent’anni fa, ma adesso non so se riuscirei ad andare in giro a dire ‘votate me perché sono stato bravo’. Riesco a farlo per gli altri, ma l’autopromozione non è nelle mie corde”. ◆
Anche l’Alto Vicentino ha il suo Circolo Pickwick. Nato nel 2010 con il progetto di ricostruzione storica e con il nome di “Associazione Ricostruendo”, il Circolo Pickwick negli anni si è adattato ai tempi che cambiano ma mantenendo un punto fermo: promuovere la cultura. Niccolò Valentini, storico, 39 anni, di Thiene, è il presidente, affiancato nel suo lavoro da una dozzina di collaboratori dai 30 ai 70 anni.
Storico di formazione, Valentini ha sempre avuto la passione per la cultura e per il valore sociale che essa porta con sé. Con il tempo gli orizzonti si sono allargati. Nel 2019, quasi per caso, arrivò l’occasione di portare a Thiene l’International Games Day, un’iniziativa internazionale pensata per avvicinare le persone al mondo delle biblioteche attraverso i giochi da tavolo e di ruolo. Il comune accolse con entusiasmo la proposta, e quella fu la scintilla che aprì nuove prospettive: la biblioteca non era più solo un luogo silenzioso per lettori abituali, ma diventava un centro vivo e inclusivo, capace di incuriosire chi non vi entrava da tempo.
Il Circolo Pickwick prende il nome da un’opera dello scrittore inglese Charles Dickens: un romanzo pubblicato a fascicoli in cui l’autore racconta di un’Inghilterra gentile e umana, capovolgendone l’immagine in un secondo momento fino a mostrarne il cinismo.
È sua storia recente l’intuizione di ampliare gli incontri anche ad autori e scrittori. Il primo evento post-pandemia, con lo scrittore vicentino Umberto Matino, fu un successo che diede fiducia e slancio. Iniziò
Di norma non diamo notizia dei festeggiamenti per i cent’anni dei concittadini che hanno la fortuna di arrivare a un traguardo così speciale e raro. Facciamo un’eccezione per un signore che un paio di mesi fa ha festeggiato appunto il secolo di vita. Si tratta di Eligio Dal Zotto. Nato a San Vito di Leguzzano nel 1925, vive a Schio fin dai primi anni d’infanzia. La sua è stata una vita intrecciata con la storia del territorio. La sua carriera professionale si è svolta interamente alla De Pretto Escher Wyss di Schio, dove iniziò nel 1946 e lavorò fino al

L’associazione, guidata da Niccolò Valentini assieme a un gruppo di dodici collaboratori, organizza mostre, incontri con l’autore, serate tematiche di approfondimento, appuntamenti ludici.
così una rassegna di appuntamenti culturali dedicati al territorio veneto.
Oggi il Circolo Pickwick si occupa di divulgazione della lettura, organizza presentazioni di libri e collabora con diverse realtà del territorio, tra cui Breganze Comins, Maludici, Ti Leggo e Villa Fabris. “Ci consideriamo degli aggregatori di realtà associative – spiega Valentini – Se ci manca qualcosa per realizzare un progetto, cerchiamo sempre la collaborazione. La cultura è uno sforzo corale”.
Niccolò Valentini vive da 20 anni nel mondo delle associazioni. “Dal Festival della letteratura di Mantova – racconta – ho imparato
1986. Durante un viaggio di lavoro a Roma, Eligio conobbe in una trattoria una giovane di Perugia, Laura Persichini, che sarebbe poi diventata sua moglie, apprezzata docente alle medie Maraschin e all’istituto magistrale Rompato. Sono seguiti 66 anni di matrimonio e quattro figli. Ecco, ci piace cogliere l’occasione di questo particolare genetliaco raggiunto dal signor Eligio Dal Zotto per rendere omaggio a tutta una generazione, quella dei nostri padri o dei nostri nonni (a seconda dell’età di chi legge), che dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta-Novanta è stata protagonista della grande stagione della rinascita e dello sviluppo della comunità in cui viviamo. Una generazione che ha dato tanto e che oggi va
un metodo di lavoro che oggi cerco di trasmettere ai soci: stabilire obiettivi, costruire una programmazione, coinvolgere le persone. Invitiamo tutti a partecipare alle nostre attività, a venire ad ascoltarci e conoscerci. La bellezza dell’associazionismo sta nel poter dedicare il tempo che si ha, poco o tanto che sia, a un progetto comune. Ogni testa è utile, ogni proposta può diventare un’occasione di crescita – conclude Valentini –Quando scompare un’associazione non perdiamo solo un gruppo di volontari, ma un pezzo importante della società. Partecipare alla vita associativa significa custodire e arricchire il nostro tessuto sociale”. ◆ [A.B.]

inevitabilmente riducendosi. Restano figure come quella di Eligio Dal Zotto, al quale auguriamo ancora lunga vita. ◆ [S.T.]

Elia Cucovaz
no storico luogo di raccoglimento e di pace a pochi passi dal centro di Schio offre un percorso fisico e spirituale all’insegna della fratellanza con tutto il creato, secondo l’esempio di San Francesco. È il “Percorso del Cantico delle Creature”, realizzato nel parco del convento dei Cappuccini per commemorare l’ottocentesimo anniversario della composizione del celebre “Laudato si’, mi’ Signore”: incipit di un testo che all’importanza religiosa unisce anche un primato letterario, essendo non soltanto una delle preghiere ancora oggi più popolari, ma anche la più antica opera poetica in lingua italiana di cui si sia tramandato fino ai giorni nostri l’autore. «Un’opera modernissima, prima di tutto per il tema dell’ecologia, ma non solo» ricorda Eufrasia Zanetti, rappresentante della Fraternità “Fra’ Matteo da Schio”, parte dell’Ordine Francescano Secolare (composto di laici che si impegnano a vivere seguendo il messaggio del santo di Assisi). Il gruppo ha portato avanti l’idea del percorso per favorire la promozione dell’annuncio di Francesco, ma anche per celebrare i 70 anni dalla propria fondazione con un segno tangibile a beneficio della comunità. «Un obiettivo che però non avremmo mai raggiunto senza il coinvolgimento dell’Unità pastorale e dei tanti gruppi di volontari che gravitano sul convento». Dodici tappe che ripercorrono le strofe del cantico: da “Frate Sole” passando per “Sora Acqua” e “Madre Terra” fino alla “Sora Nostra Morte corporale”. Ogni stazione è realizzata in un punto evocativo dell’elemento protagonista e alle parole sono affiancate sculture, suggestive foto e anche la musica: tramite dei QR code, infatti, è possibile avviare la riproduzione di brani scelti per accompagnare la riflessione (lasciando al buon senso individuale la responsabilità di non turbare la sacralità del luogo; infatti, sebbene i frati non siano più presenti dal


Al convento dei frati si può visitare un originae percorso che commemora gli 800 anni del Cantico delle Creature: dodici tappe che ripercorrono le strofe - da “Frate Sole” a “Sora Acqua” e “Madre Terra” – con le varie stazioni che alle parole accompagnano sculture, foto e musica.
2013, un nutrito gruppo di volontari contribuisce a mantenerne intatte le strutture e l’identità).
L’inaugurazione si è svolta alla presenza di tantissimi fedeli della comunità dei Cappuccini, che ancora si sente strettamente legata intorno al convento di San Nicolò, mantenendo vivo il carisma che ancora se ne sprigiona. Era presente anche l’amministrazione comunale, che quest’anno ha inserito il parco dei Cappuccini nella rassegna di eventi “Parchi aperti”, e un rappresentante dei padri Cappuccini che si è complimentato per «l’aria di comunione» respirata durante l’evento.
Il percorso continuerà a essere fruibile nelle occasioni di apertura del parco e su prenotazione da parte di singoli o gruppi. «Siamo molto lieti della risposta avuta fino ad ora, con pellegrini giunti anche da fuori provincia - spiega Zanetti -. Ci sorprende invece che molti scledensi non conoscano nemmeno l’esistenza del parco: sarà un retaggio del passato, quando per via della

clausura conventuale vi si poteva entrare solo una volta l’anno, nella festa della Madonna della Grotta. Oggi invece questo spazio, che ha conservato intatta la sua capacità di infondere serenità, è una risorsa sempre a disposizione: un luogo perfetto per la preghiera, ma anche in cui trovare quiete interiore in armonia con la natura». La fraternità francescana auspica in particolare di essere chiamata ad aprire le porte del parco a molte scolaresche, attratte dalla possibilità di fare una lezione di letteratura italiana en plein air e di conoscere al contempo uno dei punti di riferimento culturali e religiosi più antichi di Schio, fondato nel 1536. «Ringraziamo il Gruppo pastorale e il parroco don Carlo Guidolin, i volontari che si prendono cura con tanto impegno e amore della convento - conclude Zanetti -. I fotografi del Circolo fotografico scledense che hanno realizzato le immagini per rappresentare i temi del Cantico e gli scultori che nel 2018 hanno donato le opere che ora arricchiscono il percorso». ◆



FISIOTERAPIA | CHINESIOLOGIA E PREPARAZIONE ATLETICA | OSTEOPATIA | ORTOPEDIA FISIATRIA | NEUROCHIRURGIA DELLA COLONNA VERTEBRALE | MEDICINA DELLO SPORT
Possibilità di accesso diretto ed in tempi rapidi alla Diagnostica e agli Interventi Chirurgici presso Poliambulatori San Gaetano.
Con Dottori in Scienze Motorie, Scienze e Tecniche dell’Attività Motoria
Preventiva e Adattata, Scienze e Tecniche dello Sport

Numeri elevati anche quest’anno per la manifestazione. Adesso si potrebbe provare ad andare oltre il format ormai consolidato e pensare a un “gemellaggio culturale di scopo” con una cittadina inglese?
Ogni anno che passa aumentano le persone che arrivano a Schio per il British Day, giunto alla dodicesima edizione. Se si è scledensi, non si può non fare una scappata in centro (anche per vedere il raro spettacolo di una domenica con le vie piene di gente e di animazione). Ma sono sempre di più i visitatori
Abbiamo ricevuto una segnalazione che riguarda il Giardino Jacquard, di cui preoccupa lo stato di salute. Ci ha scritto il concittadino Franco Zorzi, storico dell’arte ed esperto in restauro, osservando che, all’interno del giardino, più accessi sono interdetti per pericolo di crolli, e lo sono da parecchio tempo. “Trovo poco corretto decantare l’unicità del Giardino – asserisce Zorzi -, invitando a visitarlo nonostante le chiusure: la sua fruizione parziale, monca di aspetti fra i più significativi e coinvolgenti, trasmette un senso di ingiustificabile e sciatta precarietà”. Abbiamo chiesto chiarimenti in merito e il Comune, tramite l’ufficio stampa, ha precisato di aver effettuato una tomografia elettrica; il geologo interpellato ha suggerito dei sondaggi per capire come consolidare il muro verso S. Rocco dopodiché, se si
che arrivano da fuori città, fuori provincia, addirittura fuori regione. Sfilate anche quest’anno: Girlesque (street band italiana tutta al femminile), Steampunk Nordest (club vittoriano), Vampire Lab (club di vampiri), Scotia Shores and Cateaters Pipe Band (cornamuse e balli scozzesi), eleganti levrieri, attività ispirate a Harry

renderanno necessari degli interventi, andranno valutate le risorse economiche necessarie e le relative coperture finanziarie. Aggiungiamo che occorrerà trovarle in qualche modo, perché non possiamo permetterci di lasciar andare un bene già faticosamente restaurato, altrimenti la primavera prossima lo riapriremo per far fare un giretto nel ghiaino attorno al monumento, in serra o poco più. [M.D.Z.]
Potter e a Jane Austen, nel 250° anniversario della nascita. E ancora: il mercatino in stile Portobello Road, il bus a tre piani, tanta birra ad aumentare l’effervescenza, info sul whisky e relativi assaggi. E poi musica, con tributi ai Beatles, agli Oasis, ai Dire Straits. Insomma, offerte e stimoli per tutti i gusti.
Dato atto della ricchezza di iniziative, siamo anche dell’idea che, dopo oltre un decennio di esercizio britannico, alla formula farebbe bene uno scatto in avanti, di rinnovamento. Ad esempio, si potrebbe puntare a una sorta di “gemellaggio culturale di scopo” con qualche cittadina inglese, costruendo un rapporto con una determinata comunità inglese per la “due giorni” della manifestazione, portando qui uno o due loro musicisti, una banda e qualche loro tradizione locale; per poi magari ricambiare trovando modo di valorizzare lassù qualcuna delle nostre eccellenze, ad esempio in fatto di cori, o altro. Con Manchester sarebbe naturale, visto che eravamo conosciuti come “la piccola Manchester d’Italia” ai tempi dell’industria tessile rossiana, ma forse è pretendere troppo; però esistono realtà minori, con una storia molto simile alla nostra, che hanno saputo sfruttare al meglio il loro patrimonio industriale, e qualcosa potremmo finire anche col copiare.
Una cosa del genere avrebbe costi diversi da quelli attuali, ci rendiamo conto. British Day APS e Schiolife non potrebbero fare da sole, ma in “joint venture” con il Comune o con qualche sponsor privato ci si potrebbe quantomeno provare. ◆ [M.D.Z. - S.T.]

Camilla Mantella
da poco avvenuto un cambio di guida pastorale per le comunità di Valli del Pasubio, Sant’Antonio e Staro, che da metà ottobre sono state affidate a don Carlo Guidolin nel ruolo di amministratore parrocchiale. Guidolin, tuttora responsabile anche dell’Unità Pastorale S.Bakhita di Schio, ricopre un incarico temporaneo, in attesa che il vescovo di Vicenza possa nominare un nuovo parroco stabile. «Sarò amministratore parrocchiale per un anno – spiega don Carlo –. Già alla fine della prossima estate il vescovo conta di poter nominare un parroco a Valli. Quest’anno, per la carenza di sacerdoti e i vari trasferimenti, non è stato possibile farlo. Non arrivo in un deserto: Valli del Pasubio, S.Antonio e Staro sono comunità vive. Conto di essere un punto di riferimento per traghettarle in questo passaggio. È una sfida, gli impegni si moltiplicano, ma facciamo del nostro meglio».
In un articolo di saluto pubblicato sul bollettino L’Eco delle Valli, il sacerdote ha raccontato il significato di questo inizio. Quella di amministratore parrocchiale non è un’espressione comune nelle nostre parrocchie: significa, di fatto, che la diocesi non ha ancora trovato un pastore per una comunità, ma si è impegnata a offrire una guida alternativa.
Una figura dunque “di passaggio”, ma con un mandato chiaro: custodire e accompagnare le tre parrocchie in una fase di transizione, mantenendone viva la trama comunitaria. «Condividerò con voi sia l’attesa di un nuovo pastore sia il bisogno di sentirvi guidati – ha scritto don Carlo nel suo saluto alle comunità –. Il cammino delle parrocchie non viene sospeso, ma continuerà anche in questo tempo».
Con il suo stile sobrio e diretto, il sacerdote ha invitato i fedeli a non vivere l’anno

Il responsabile dell’Unità pastorale S.Bakhita è stato nominato dal vescovo amministratore parrocchiale di Valli, Sant’Antonio e Staro, in attesa che sia assegnato un nuovo parroco.
che si apre come un tempo vuoto, bensì come un’occasione di responsabilità condivisa. «Vorrei che ci aiutassimo tutti a vivere questo prossimo anno non come un periodo sospeso, ma come un’opportunità per scoprirsi più comunità. Tradotto: rimbocchiamoci tutti le maniche». Il suo è un appello alla partecipazione attiva. Servono infatti mani e cuori per custodire le chiese e le canoniche, per sostenere la catechesi, la carità, le scuole dell’infanzia. «Tanti di voi già fanno questo con generosità – ha aggiunto – e vi chiedo di perseverare, segno di amore per le vostre comunità».
La nuova responsabilità si inserisce in un contesto di crescente impegno. Don Carlo è il parroco delle quattro parrocchie che compongono l’Unità Pastorale S.Bakhita
Novità in casa SportRace. L’associazione sportiva dilettantistica, dopo aver superato i 200 iscritti continua a sfornare iniziative. Se in luglio, durante la festa per i dieci anni dalla fondazione, aveva presentato il nuovo logo e la prima divisa ufficiale del gruppo, col mese di ottobre
ha riattivato i vari corsi (iscrizioni ancora possibili).
Alla preparazione atletica invernale (appuntamenti confermati al martedì e giovedì), quest’anno affidata alle mani di coach Vitaliano Sartori, si aggiunge al mercoledì la sessione di stretching, guidata dalla dott.
di Schio (San Pietro, Sacro Cuore, Poleo e Santa Caterina), ma ha assicurato la propria presenza regolare alle celebrazioni e ai momenti più significativi della vita delle comunità di Valli, Staro e S.Antonio, anche se non potrà garantire di esserci per le messe in tutti i fine settimana. A sostenerlo in questo percorso ci saranno alcune figure chiave già attive nella comunità. Nel suo messaggio conclusivo, don Carlo ha affidato alle persone delle tre parrocchie un pensiero di vicinanza che diventa promessa: «Grazie fin d’ora per la vostra fiduciosa accoglienza e paziente comprensione. Siete già da un pezzo nella mia preghiera quotidiana».
Parole semplici, ma dense di significato. Un invito a camminare insieme, con fiducia, nell’attesa di un nuovo parroco. ◆
ssa Sofia Menegozzo. Ma la novità dell’anno è il corso di potenziamento muscolare, al venerdì, tenuto da Silvia Segalla. Resta ancora scoperto il lunedì, che il direttivo ha deciso di dedicare ai soci per le riunioni settimanali, aprendo una nuova sede in via Urli 26, che sarà inaugurata con una festa collettiva sabato 25 ottobre alle 18 e che diventerà operativa, come sempre dalle 20.30 alle 22, a partire da lunedì 3 novembre. Chi fosse interessato sa dove trovare voglia di fare e sano divertimento. ◆


DMirella Dal Zotto
urante l’estate, oltre all’International Scledum Film Festival, sono state altre due le novità culturali: “Alberi d’Inchiostro” al Tretto e Teatro in Casa.
Quattro scrittori al Tretto “Alberi d’Inchiostro”, rassegna letteraria, ha animato il Tretto con quattro appuntamenti in compagnia di scrittori e scrittrici che intrecciano nei loro testi natura, paesaggio ed esperienza umana. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione ReStart APS, con il patrocinio e il contributo del Comune. “L’idea è nata – spiega Silvy Morellato di ReStart – dal pensiero che sarebbe stato interessante portare la letteratura naturalistica
È giusto dar conto di due novità culturali registrate nel corso dell’estate: la rassegna di incontri letterari “Alberi d’Inchiostro” al Tretto e l’arrivo anche a Schio del format “Teatro in casa”, con due spettacoli in case private a Magrè e al Tretto.
e montana nelle nostre zone, non solo come atto di diffusione culturale, ma anche per vivere la letteratura in luoghi inaspettati, valorizzando la bellezza del Tretto e l’ospitalità dei suoi operatori. Abbiamo riscontrato una partecipazione inaspettata: siamo arrivati a più di settanta persone in contrade certo non abituate a ospitare eventi all’aperto. C’è stata tanta sinergia tra ReStart, le librerie e i ristoranti per valorizzare il nostro altopiano: uno dei principi dell’associazione è cercare di fare rete con altre realtà e per noi era molto importante che partecipassero le quattro librerie di Schio, dando la possibilità ai nostri ristoratori di farsi conoscere da un pubblico attento e partecipe. Le escursioni letterarie al Tretto possono essere ancora tante e molto diverse tra loro: diciamo che ci piacerebbe proprio ripetere l’esperienza”.
Il teatro entra in casa
Altra iniziativa, quella del “Teatro in Casa”. Si tratta di una manifestazione nata nel 2012 privilegiando le piccole realtà comunali, interrotta negli anni pandemici e ripresa subito dopo; giunta alla tredicesima edizione, ha coinvolto quest’anno ventidue
comuni del territorio e sta assumendo risvolti non più confinati a realtà minori. A Schio sono state scelte due location, sulla base dell’adesione volontaria di alcuni cittadini: due case ospitanti in due quartieri diversi e periferici, Magré e Tretto. Case con capienza diversa, ma in entrambi gli appuntamenti si è registrato il tutto esaurito: 150 persone hanno presenziato nel brolo di Casa Bonato-Capra e 50 a Contrà Nogare. Dato il successo anche di questa iniziativa, l’amministrazione si augura, per il prossimo anno, di avere adesioni che permettano di turnare i quartieri scledensi, creando comunità.
“Alberi di Inchiostro e Teatro in Casa – precisa l’assessore Marco Gianesini – hanno rappresentato un modo originale e coinvolgente di vivere la cultura fuori dai luoghi tradizionali. Un unico filo conduttore ha unito le due iniziative: si è voluto che le attività teatrali e letterarie lasciassero i luoghi tradizionali, assumendo un aspetto diverso, bucolico. Confido che, come già successo per “Fuoribosco”, giunto già alla terza edizione con oltre 4000 spettatori all’attivo, diventino appuntamenti estivi consolidati”. ◆
Il Duomo ha ospitato un concerto d’organo, inserito nel ventottesimo Festival Concertistico Internazionale, teso a valorizzare la figura e l’attività del compositore scledense Giovanni Battista De Lorenzi (1806-1883), che fu anche un geniale costruttore d’organi. A voler onorare questo concittadino sono stati il Comune di Schio, l’Accademia Olimpica, il Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza e la parrocchia di S. Pietro. Come costruttore, De Lorenzi ha realizzato oltre un centinaio di organi; uno dei suoi strumenti ha fatto bella mostra di sé anche all’esposizione di Parigi del 1855. È meno noto come compositore, ma le prime esecuzioni moderne del solenne “Pange lingua” e delle più intime e raccolte “Litanie”, effettuate proprio nel corso del concerto a Schio, sono state alquanto apprezzate dai
presenti. Si sono anche ascoltati brani di due contemporanei al De Lorenzi: una “Sonata” di Giuseppe Dalla Vecchia, con evidenti influssi del melodramma allora imperante, e un potente “Dies Irae” di Francesco Canneti. I quattro momenti musicali, affidati al coro maschile, all’ensemble strumentale e a più solisti del “Pedrollo”, diretti dal maestro Enrico Zanovello, sono stati preceduti da interventi dello stesso maestro, del presidente dell’Accademia Olimpica Giovanni Luigi Fontana, che ha voluto ricordare la stagione organistica organizzata in città da Giuseppe Piazza fino al 2012, e da Giuseppe Patuelli, presidente dell’associazione Organi Storici in Cadore, che si è addentrato a lungo in particolari fin troppo tecnici; era preferibile dare ancor più spazio alla musica, vera protagonista, magari anche con un bis.
Bis che non sono mancati, anzi, son diventati un concerto nel concerto, al Civico, a fine settembre, con il giovane e virtuoso pianista Giovanni Bertolazzi, invitato in città da Paolo Peretti, che ha voluto donare un momento musicale unico, con il patrocinio del Comune. Organizzata a favore del reparto di oncologia dell’ospedale di Santorso, l’esibizione ha goduto di una numerosa presenza di appassionati spettatori, che hanno a lungo applaudito l’interpretazione personale, tecnicamente perfetta di un programma che vedeva, come autore e ispiratore, Franz Liszt. Con il compositore ungherese, del resto, Bertolazzi ha una sorta di intesa perfetta.
La musica immortale, quella classica, si è spesa per una giusta causa che riguarda molti di noi. ◆ [M.D.Z.]

Per inviare lettere e contributi a SchioMese, scrivere a: schiothienemese@gmail.com Si prega di inviare i testi soltanto via posta elettronica e di contenere la lunghezza: testi troppo lunghi non potranno essere pubblicati a prescindere dai contenuti.
Bene che siano state elaborate delle soluzioni per evitare allagamenti a SS.Trinità. Ora le opere diventino
Siamo contenti che, dopo mesi di lavoro del comitato rivolto a sensibilizzare l’amministrazione comunale rispetto ai problemi di allagamenti del quartiere di Ss. Trinità, siano state elaborate delle soluzioni e che il quartiere abbia avuto la possibilità di sentire direttamente dal’’amministrazione comunale ciò che verrà messo in campo per metterlo al sicuro dagli eventi climatici estremi.
Durante la serata organizzata dal comitato nella sala parrocchiale di SS.Trinità ci siamo confrontati con la giunta e l’ing. Basilisco dell’Ufficio Tecnico comunale, lanciando alcune idee, come ad esempio la vasca sgrigliatrice lungo via dei vigna, e abbiamo fatto conoscere le azioni del comitato in questi mesi: il nostro monitoraggio del territorio ha fatto sì che l’amministrazione comunale iniziasse a muoversi rispetto ad anni passati in cui non si è vista alcuna opera realizzata. Nel
nostro precedente incontro di maggio con la Giunta, solo per tornare a qualche mese fa, sembrava che le opere tanto attese fossero molto lontane nel tempo. I nostri sopralluoghi, poi, hanno portato alla luce situazioni di mancata manutenzione incredibile: centinaia di metri cubi di materiale sono presenti nel tratto tombato del torrente Caussa: è urgente liberarlo e siamo contenti che l’amministrazione abbia dichiarato che lo farà a breve. Vedere scritta la data presunta di fine lavori da un lato ci conforta, dall’altro ci preoccupa per il tempo che dovrà passare da qui al 2027.
Le opere presentate sono tutte necessarie e urgenti: vorremmo che fossero una assoluta priorità nel piano delle opere comunali. Come ha detto la Sindaca in assemblea, “non dormo la notte ogni volta che piove tanto”, ci aspettiamo, dunque, che quanto presentato venga rispettato. E
Gentile direttore, in riferimento ad un articolo del 04.10.2025 pubblicato da un quotidiano on-line relativo al rifacimento della pavimentazione nel tratto finale di via Pasini (“Al via i lavori per rifare il look a via Pasini”), vorrei porre l’attenzione sulle affermazioni dell’assessore ai Lavori pubblici Alessandro Maculan, il quale fa presente che si procederà con una prima fase di asfaltatura “in attesa di un futuro intervento di riqualificazione complessi-

va, analogo a quello già eseguito la scorsa estate in via Fusinato” ma “che laddove è stata posata pavimentazione lapidea al di fuori dell’area considerata centro storico sarà di volta in volta considerato il ritorno ad una superficie asfaltata”. A tale proposito faccio presente che nel dipinto di Gian Giacomo Moretti (la cosiddetta mappa di Casa Marostica del 1701) raffigurante il centro storico di Schio, la porta di ingresso (come tutte le altre oggi scomparsa) a via Oltreponte (l’attuale via Pasini) anticipa il Monastero delle Agostiniane (la cui presenza risale al 1492), oggi collocabile in corrispondenza dell’ingresso laterale della chiesa di S. Antonio.
Franco Zorzi
Ringrazio il prof. Zorzi per la segnalazione, dal punto di vista storico oggettiva e incontrovertibile. Corre l’obbligo di dire che nel volume “Schio Il Centro storico” promosso dal Comune nel 1981, le piante e i documenti tecnici considerano centro storico la chiesa di S.Antonio ma non l’ultimo tratto di via Pa-
nel frattempo che venga posta in essere una maggiore attenzione alla manutenzione, come ha più volte sottolineato il comitato e i molti cittadini che sono intervenuti.
Gli abitanti di Ss. Trinità hanno anche rimarcato il fatto che i rapporti con gli altri enti competenti (Viacqua, forestale, genio civile etc) per la realizzazione delle opere sono di competenza della giunta e pertanto ci si aspetta che non avvenga uno scaricabarile, ma che si trovi il modo di cooperare con essi affinché venga messa in sicurezza la rete idraulica e quindi le abitazioni, i garage, le cantine dei cittadini di Santissima Trinità.
È nato un percorso lungo e complesso per non avere più paura degli allagamenti: il comitato ha chiesto e ottenuto di diventare un punto di riferimento per l’amministrazione comunale nel quartiere. Monitoreremo e faremo da pungolo per non perdere altro tempo: oltre alle opere attese anche la manutenzione ordinaria e straordinaria non può aspettare. Il comitato Basta allagamenti Ss. Trinità
sini, come risulta dalla foto qui sotto (la linea continua segna i confini del centro storico e quella a puntini i confini di quello che in legenda viene definito “centro città”). Resta il fatto che evidenziare oggi questa differenza con una specifica tipologia di selciato, lasciando l’ultimo tratto di via Pasini ad asfalto quando tutto il resto è in porfido, ci sembra abbastanza discutibile. La mappa di Casa Marostica aiuta a ricordare che quando si interviene sul disegno urbano non è male tener conto anche di ciò che dice la storia, oltre che i regolamenti. [S.T.]
