SchioMese
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino anno XIV n. 136 - settembre 2025
Alle Canossiane c’è il nuovo nido integrato - p.6 ◆ Ma quant’è cresciuto il Mav - p.14
![]()
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino anno XIV n. 136 - settembre 2025
Alle Canossiane c’è il nuovo nido integrato - p.6 ◆ Ma quant’è cresciuto il Mav - p.14
Quando si diventa genitori per la prima volta, i dubbi sono tantissimi. Per orientarsi tra di essi, ci sono oggi due strade: i professionisti in carne e ossa e il mondo digitale. Il ricorso alla rete è diventato quasi inevitabile.



NStefano Tomasoni
on può esistere scledense in possesso di patente che non sappia dov’è, e cos’è, via Verdi. Comunque, spieghiamolo. È una piccola via del centro storico e collega via della Pozza (quella che scende dalla fine di via Fusinato verso la rotonda della palestra Lanzi) con via San Gaetano (quella che va dal lavatoio di via Manin al retro Duomo di piazzetta San Gaetano). Per decenni, se si arrivava da Santa Croce in particolare, via Verdi è stata usata per accedere al centro senza circumnavigare la città. Una specie di canale di Suez in salsa scledense.
Mettiamo che si arrivi dal cimitero: a rigore, per raggiungere il centro occorre farsi tutta via XXIX Aprile, sorbirsi due semafori dal rosso eterno, girare tutt’intorno alla stazione delle corriere, passare davanti al Baratto e arrivare in piazza Almerico; oppure bisogna scendere verso la rotonda della palestra Lanzi, farsi tutta via Martiri della Libertà intorno al curvone della De Pretto, passare il “cono di luce”, girare intorno al “fagiolone” della stazione, voltare per via don Bosco e infine prende -
Supplemento mensile di Lira&Lira
Direttore
Stefano Tomasoni
Redazione
Elia Cucovaz
Mirella Dal Zotto
Camilla Mantella
Grafica e impaginazione
Alessandro Berno
Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com
Per le inserzioni pubblicitarie
Pubblistudio tel. 0445 575688
re via Marconi. Ecco, via Verdi ha sempre fatto appunto, suo malgrado, da “canale di Suez”: arrivando alla “rotonda della polizia” da Santa Croce, invece di fare i Pigafetta schioti alla scoperta di Capo Horn/Cono di Luce o di Capo di Buona Speranza/Stazione delle corriere, si diceva “ocio ocio”, si tirava dritto, si scendeva subito su via della Pozza e poi alè, svolta a destra su via Verdi e ci si ritrovava in un attimo dietro il Duomo. Dice: ma non era permesso, c’è sempre stato un cartello che parlava chiaro e consentiva l’accesso a via Verdi soltanto ai residenti di quella via e delle tre o quattro vie limitrofe. Vero, ma guardiamoci negli occhi: qualcuno se l’è mai filato, quel cartello? Nessuno, dai. Per il semplice motivo che nessuno ha mai fatto rispettare i limiti di accesso che il cartello segnalava. E si sa, mettere un divieto e non prevedere alcun controllo sul suo rispetto è una pratica del tutto inutile. Può funzionare in Islanda, in Norvegia o in Giappone, non certo in Italia. Succede la stessa cosa – lo abbiamo già scritto - in piazza Rossi, nei due parcheggi gialli di carico/scarico davanti al negozio Pilar: potrebbero essere usati per soste di 15 minuti soltanto da chi deve entrare in qualche negozio o esercizio commerciale per portare o prendere materiale, eppure da decenni sono perennemente occupati da chiunque li trovi liberi e abbia voglia di andare al bar o a farsi i fatti suoi per tutto il tempo che vuole. Oppure succede davanti alla stazione dei treni: mica si potrebbe entrare nel piazzaletto arrivando dal Fagiolone, c’è tanto di cartello stradale che dice di andare dritti o a destra, eppure capita di continuo di vedere gente che mette la freccia a sinistra e provoca una colonna dietro di sé perché (giustamente) dal senso opposto nessuno si ferma per farla passare. Insomma, anche a Schio come ovunque nel Belpaese (forse tranne Bolzano, toh), le regole senza controlli valgono poco o niente. Dunque nessuna sorpresa che si sia sempre usato via Verdi come Canale di Suez. Adesso, però, ecco che è arrivata la novità: dal primo settembre a fine anno via Verdi ha cambiato senso di marcia, proprio per evitarne l’utilizzo come scorciatoia per il centro. Una decisione che l’amministra-

zione ha preso di concerto con il consiglio di quartiere, e che era stata annunciata da tempo. Intanto, per quattro mesi si sperimenta questa soluzione: si entra da via San Gaetano, giungendo da via Manin, e si esce su via della Pozza. In pratica, la via adesso serve soltanto a chi ci abita, visto che nessuno che arrivi dal palazzetto dei Salesiani in via Manin e stia andando verso la rotonda della palestra Lanzi girerebbe mai su via San Gaetano e poi su via Verdi e poi su via della Pozza per ritrovarsi alla stessa rotonda. Di fatto è come se si fosse istituita, dietro al Duomo, una mini ZTL composta dalla sola via Verdi, diventata all’improvviso un’isola felice.
La decisione dell’amministrazione ha le sue motivazioni. Non c’è dubbio che da decenni via Verdi sopporti un traffico di attraversamento quotidiano oggettivamente pesante. I monitoraggi condotti dal Comune hanno rilevato oltre mille veicoli al giorno, di cui circa il 70% supera il limite dei 30 km/h previsti per la zona. Sono anni che i residenti della via protestano per questo carico di traffico e lamentano di essere usata come via di attraversamento. Fastidio per certi versi comprensibile, per quanto, con questa logica, anche altre vie
del centro potrebbero avere qualcosa da ridire. Via Carducci, ad esempio, dal Duomo alla biblioteca, andrebbe considerata via di attraversamento, visto che la stragrande maggioranza delle auto che ci passano non è di residenti? E via Porta di Sotto o la stessa piazzetta San Gaetano? Adesso, ovviamente, i residenti di via Verdi sono contenti e soddisfatti, mentre la “coperta dell’insoddisfazione” si è spostata da un’altra parte, ossia tra chi abita nelle vie limitrofe che erano elencate nel famoso cartello e che si servivano di via Verdi per arrivare a casa senza doversi pigafettizzare. “Il disagio creato per me che abito in una delle vie che erano indicate nel cartello è enorme – scrive un cittadino su “Sei di Schio se” -. Non credo che per fare felici poche famiglie che abitano in quella via sia stato giusto metterne in difficoltà tante altre che avevano diritto di passaggio, vorrei solo tornare a casa senza dover fare il giro della città, magari in orario di punta”.
“Abbiamo analizzato diverse soluzioni che prevedono diversi assetti della viabilità e
che conducono a costi e disagi di diverso impatto – ha spiegato l’assessore alla mobilità, Alessandro Maculan in una nota stampa -. Ciascuna di queste soluzioni presenta criticità o ricadute negative, sia per la fluidità del traffico che per la fruibilità commerciale e residenziale del centro. Partiamo dalla soluzione più semplice, praticabile e sostenibile economicamente per valutare, nel caso, gli opportuni correttivi o le modifiche necessarie in base agli esiti della sperimentazione. L’ipotesi dell’inversione del senso unico risulta, in questa fase, la più realistica e misurabile. Non è per forza la soluzione definitiva».
Al termine della sperimentazione, i dati raccolti e le osservazioni pervenute verranno valutate per capire se la cosa ha funzionato o meno e per decidere il da farsi. Insomma, come in “4 Ristoranti”, il voto del Comune potrà confermare o ribaltare la modifica.
Nel frattempo, un’alternativa è stata avanzata da Alex Cioni.
“Via Verdi va alleggerita, ma va fatto all’interno di una visione più ampia e funziona-
le della viabilità di accesso al centro – sostiene l’esponente di FdI -. Può andare la fase di sperimentazione, ma serve una reale alternativa per chi arriva da Santa Croce e deve raggiungere il cuore della città. Senza un accesso regolato da sud, si finisce solo per spostare il traffico altrove, aumentando il peso in ingresso nella rotatoria del Cono di Luce, nodo già critico”.
FdI sostiene da tempo l’idea di aprire a senso unico via Fogazzaro in ingresso verso il centro dal curvone della De Pretto, idea sempre scartata dall’amministrazione, e del resto foriera di sicure sollevazioni dei residenti. Ma ora arriva una seconda proposta di Cioni, ovvero l’apertura di via Manin con senso unico alternato da Santa Croce: “Una soluzione che garantirebbe un accesso regolato al centro storico evitando di appesantire ulteriormente il Cono di luce”, dice l’esponente di FdI.
Ipotesi interessante, comunque da non scartare a priori. L’importante, se si deciderà di lasciare via Verdi in ZTL, è trovare un “canale di Suez” che eviti di trasformare tutti in Pigafetta del traffico. ◆

Camilla Mantella
uando si diventa genitori per la prima volta, i dubbi sono tantissimi. Ogni gesto – dall’allattamento al sonno, dallo svezzamento al primo inserimento al nido – sembra carico di conseguenze decisive. Prendersi cura di un neonato è un’esperienza totalizzante, che riempie le giornate e allo stesso tempo può far sentire impreparati.
Negli ultimi trent’anni la pediatria e le raccomandazioni sanitarie sono cambiate profondamente. Ciò che veniva consigliato negli anni ’90 oggi è spesso sconsigliato: allora si privilegiava il latte artificiale al materno, si facevano dormire i bambini a pancia in giù, si introducevano cibi solidi già dai quattro mesi. Oggi le linee guida dell’OMS e dei pediatri invitano a privilegiare l’allattamento al seno, a far dormire i piccoli a pancia in su per prevenire la SIDS – ovvero la morte in culla - e ad aspettare almeno i sei mesi per iniziare lo svezzamento. Di conseguenza, il punto di riferimento che per generazioni erano i nonni si trova spesso spiazzato: l’esperienza pratica resta preziosa, ma non sempre è in linea con ciò che viene raccomandato oggi.
Per orientarsi in questo mare di dubbi, i genitori di oggi hanno due strade principali: i professionisti in carne e ossa e il mondo digitale. Nella pratica quotidiana, il ricorso alla rete è diventato quasi inevitabile. La scena è familiare a molti: “Prima cerco su Google o chiedo a ChatGPT, poi mi confronto con le mamme della chat WhatsApp del corso pre-parto, quindi guardo cosa di-


Quando si diventa genitori per la prima volta, i dubbi sono tantissimi. Per orientarsi tra di essi, ci sono oggi due strade: i professionisti in carne e ossa e il mondo digitale. Il ricorso alla rete è diventato quasi inevitabile: prima si cerca su Google o si chiede a ChatGPT, poi ci si confronta con le mamme della chat WhatsApp del corso pre-parto, quindi si guarda cosa dice il pediatra più seguito su Instagram o TikTok e alla fine, per sicurezza, si chiede conferma al medico di fiducia.
ce il pediatra più seguito su Instagram o TikTok e, per sicurezza, chiedo conferma al mio medico di fiducia”.
Nell’Alto Vicentino, come altrove, fare i genitori è una pratica che la genitorialità passa sempre più attraverso lo schermo dello smartphone. I servizi pubblici restano fondamentali, ma meno centrali di un tempo. L’ULSS 7 Pedemontana mette a disposizione due consultori familiari, a Thiene e Schio, dove ostetriche e psicologi seguono i genitori con corsi pre e post parto, colloqui individuali e iniziative come IncontraMamma, uno spazio libero di incontro per mamme e bambini fino a 12 mesi. Sono presidi preziosi, ma con risorse limitate e con orari solo feriali. Se il dubbio arriva di notte o nel weekend, resta solo la connessione internet.
Le comunità online: sostegno e rischi
In assenza di reti familiari ampie come un tempo, i genitori hanno trovato nel web
nuove comunità. Su Facebook, la pagina “Mamme Alto Vicentino”, attiva dal 2013, è diventata un punto di riferimento: quasi 3000 iscritti che ogni giorno si scambiano consigli pratici, dal latte migliore al pediatra più disponibile. Le richieste sono dirette: “Quale asilo nido consigliate a Schio?”, “Cosa fare se il piccolo non dorme da tre notti?”. In pochi minuti arrivano decine di risposte, spesso confortanti, ma non sempre coerenti.
Lo stesso accade nelle chat sui forum online: diventano gruppi di mutuo aiuto, dove si segnalano eventi, si condividono gioie e fatiche, ci si sostiene di fronte alle notti insonni. Sono spazi che offrono vicinanza e comprensione, ma che rischiano di diventare caotici, pieni di consigli non verificati e di opinioni contrastanti.
E qui emergono i rischi del digitale. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, una parte consistente dei contenuti sanitari online è imprecisa. Tra post e commenti circolano ancora leggende metropolitane – rimedi
casalinghi improbabili, teorie prive di basi scientifiche – che possono confondere più che rassicurare.
Accanto a queste dinamiche tradizionali del web, negli ultimi mesi si è fatto strada anche l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Sempre più mamme e papà chiedono a ChatGPT chiarimenti su sonno, svezzamento, sviluppo motorio o linguaggio. L’IA non sostituisce il pediatra, ma fornisce spiegazioni semplici, schemi riassuntivi e fonti affidabili. Molti genitori raccontano di usarla per “fare ordine” prima della visita, così da arrivare con domande più precise. Tuttavia, anche in questo caso vale la regola del filtro critico: usata senza discernimento, l’IA rischia di alimentare l’ansia e il sovraccarico informativo.
Dal villaggio virtuale a quello reale
Il punto di equilibrio, forse, sta proprio qui: digitale e servizi pubblici non devono essere alternativi, ma complementari. L’Alto Vicentino dispone di una rete di consultori, pediatri e associazioni familiari solida, che
deve imparare a dialogare con i linguaggi digitali. Alcuni professionisti locali hanno già intrapreso questa strada, consigliando ai genitori di seguire profili istituzionali o verificati, come quelli della divulgatrice “Pediatra Carla” (Carla Tomasini) o di “Dok Cinque” (Mauro Cinquetti, direttore di Pediatria e Patologia neonatale dell’Ulss 9). In questo modo, il web può diventare uno strumento sicuro, capace di offrire risposte immediate senza rinunciare alla scientificità.
Ma, al di là degli schermi, resta fondamentale il “villaggio reale”: i nonni che accompagnano, gli amici che offrono sostegno, i vicini di casa che danno una mano. Sono reti concrete, insostituibili, che aiutano ad alleggerire il peso della genitorialità, soprattutto nelle prime settimane, quando il bisogno di mani e braccia è più forte delle risposte scritte su uno schermo.
Un compito più complesso di un tempo
Se una volta bastava “tirarli su sani e con la testa sulle spalle”, oggi i genitori scleden-
si – come quelli di tutta Italia – si trovano davanti a un compito più articolato e spesso carico di ansia. Le famiglie sono più piccole, i ritmi di lavoro più intensi, le reti di sostegno più ridotte. Al tempo stesso, la pressione sociale è aumentata: non basta più crescere un figlio in salute, ma lo si vuole felice, stimolato, sicuro emotivamente. Ogni scelta – dalla scuola alle attività extrascolastiche, dal cibo alla gestione del tempo libero – diventa motivo di riflessione e confronto.
È il prezzo della maggiore consapevolezza, che da un lato è un valore, dall’altro può trasformarsi in un peso. Forse la sfida è recuperare un po’ della concretezza di un tempo, senza rinunciare agli strumenti e alle conoscenze che abbiamo oggi. L’equilibrio sta nel saper tenere insieme il meglio dei due mondi: la saggezza del “villaggio reale” e la rapidità del “villaggio digitale”. ◆
SMariano Castello
econdo mio padre quelli di Thiene erano manco di noi di Schio (cioè erano meno scantà fora). Però, siccome come omo era giusto, poi doveva aggiungere che quelli di Thiene avevano una bella fontana in centro, noi neanche una. “Sì che la gavemo anca nialtri na fontana” diceva subito mia madre “quela vissin al monumento”. “Ma quela lì te pàrea na fontana, co l’acqua che va in xo?” Secondo mio padre una fontana per essere bella doveva pissare in alto, no in basso. Sono buoni tutti a fare una fontana che butta acqua in giù. Quelli di Thiene si sono fatti (nemmeno tantissimi anni fa) una fontana nell’incrocio, dopo il sottopasso FS, addirittura a due tempi: prima fa sbitti bassetti e poi quando uno non se l’aspetta, più alti, che si vedano da distante: magnifica. Quella nostra ai giardini hanno provato a farla andare dopo tanti anni (era stata fatta ai tempi del duce): andava lei per quello, poracagna: faceva una cascatina che riempiva una vaschetta. Solo che c’era sempre qualche inbessile, che buttava dentro una
scatola di detersivo. Allora la schiuma veniva fuori dalla vasca e andava anche in volta per i giardini. Un mas-ciamento. Poi il Comune doveva mandar òmini a netar fora dentro. Basta, devono aver detto gli amministratori di allora, no sarà più detto che la facciamo andare ancora sta chi: che par ‘ndarghe drio ai sèmi, no diventemo sèmi anca nialtri (alora sì, eh).
Per questo, quando ho sentito che in piazza Statuto avrebbero fatto una fontana con tanti sbitti, sono stato contento: finalmente saremmo andati in pari con quelli di Thiene, se non anche davanti. Però, quando l’ho vista finita, ho detto solo: “Ah osti!”. Mi è venuta in mente l’ipertrofia prostatica: sai quando uno è vecchio e gli si ingrossa la prostata e allora porocan si piscia sulle scarpe, perché il getto non ha più la forza di andare un po’ più in là. D’altra parte se gli sbitti di piazza Statuto andassero più alti, bagnerebbero la gente che passa, ho paura. Ma forse l’intenzione era quella di mettere al centro della vasca circolare una statua e allora anche i piccoli sbitti diventerebbero se non bellissimi, passabili, a far da contorno.
Se l’intenzione fosse effettivamente questa, mettete una bella statua, magari dell’ottocento, visto il contesto. Non fate, per piacere, un altro monumento tipo penna da alpino. Di banalità abbiamo già la testa piena.
Se alla fine in piazza Statuto si riuscisse a tirar fuori un bel lavoro, sono sicuro che mio padre, se fosse ancora qua, direbbe: “Le fontane che ga quei de Thiene le fa pecà in confronto de questa nostra”. “Ma perché tuo padre ce l’aveva tanto sù con quelli di Thiene?” “Mah, no so. Credo perché li considerava prepotenti e sparonsoni e, quando giocavano a calcio contro la squadra dello Schio (ormai quasi cento anni fa), entravano decisi e se non riuscivano a dare al balon, davano alle caece dell’omo”. Cativi contro quelli di Schio, che invece erano più tennici e boni di animo e che, se avessero avuto più coraggio, quei quattro sgalmaroni del Thiene se li sarebbero bevuti sù come ovi freschi. Ma i nostri avevano paura, no poricani, di prendere brutti colpi di sgàlmara, e di restare rovinati per sempre. ◆
Camilla Mantella
a settembre il centro storico di Schio è tornato ad avere un servizio educativo per i più piccoli. Dopo la recente chiusura dell’asilo nido “La Casa dei Bimbi” di via Gaminella, le famiglie dell’area si erano ritrovate senza una struttura che accogliesse i bambini fino ai 36 mesi. Una lacuna significativa, considerato che Schio è tra i comuni del circondario con il peggior rapporto tra nuovi nati e posti disponibili negli asili nido. Il settore pubblico, da parte sua, aveva ipotizzato un ampliamento dell’asilo comunale “Peter Pan” sfruttando i fondi del PNRR, ma il progetto non si è concretizzato. E l’unico nido comunale attivo, collocato a Magrè, risulta comunque decentrato rispetto al cuore della città. In questo scenario, la decisione dell’Istituto Canossiano di aprire un nuovo nido integrato in centro storico rappresenta una novità di rilievo. A spiegare come è nata l’iniziativa è Stefania Di Giovanni, direttrice della scuola paritaria “S.Maddalena di Canossa”. “Ha da poco chiuso i battenti l’asilo nido “La Casa dei Bimbi” e il centro era rimasto senza un nido per i più piccoli. In un primo momento avevamo valutato, proprio assieme al gestore di quel nido, la possibilità di affittare loro una parte dei nostri locali per continuare le attività, ma ospitare due diverse istituzioni scolastiche nello stesso stabile si è appurato essere logisticamente e burocraticamente complesso. A quel punto abbiamo iniziato a considerare l’idea di realizzare il nido direttamente nelle nostre strutture e ci siamo detti: perché non farlo noi?”.
La scuola canossiana non partiva da zero: da anni, infatti, all’interno dell’istituto di via Fusinato è attiva una sezione primavera per i bambini anticipatari della scuola dell’infanzia.
“Si è trattato di adattare qualcosa che avevamo già pronto – prosegue Di Giovanni –. A settembre hanno iniziato 12 bambini del nido, seguiti da due educatrici che già si oc-


Dopo la chiusura della “Casa dei Bimbi”, in centro storico torna un servizio educativo per la prima infanzia. L’istituto “S. Maddalena di Canossa” mette a disposizione 12 posti e pensa a un percorso integrato fino alla primaria.
cupavano della sezione primavera e dell’infanzia, affiancate da una figura ‘jolly’ che ci supporterà nella gestione quotidiana dei piccoli. Abbiamo predisposto gli ambienti con cura: ci sono un dormitorio con tende oscuranti, arredi adatti alla fascia d’età e un bagno ristrutturato con sanitari a misura di bambino. La cucina è interna”. Un aspetto che ha stupito la stessa direzione è stata la rapidità dell’iter: “Siamo rimasti sorpresi dalla velocità con cui siamo riusciti a chiudere il processo di accreditamento e apertura. Abbiamo iniziato a lavorare al progetto a maggio e ora a settembre siamo già operativi. Questo è stato possibile anche grazie al supporto della nostra Casa madre a Verona, che ci ha affiancati in tutte le fasi burocratiche e organizzative: le Canossiane, infatti, gestiscono già molti nidi in tutta Italia”.
Il nuovo servizio, come si è detto, parte con 12 posti, che sono già stati tutti assegnati. Al momento non ci sono state ulteriori richieste e in ogni caso la scuola ha valuta-

to di iniziare questo percorso con numeri contenuti, così da testare il servizio al meglio. Non ci saranno quindi graduatorie né liste d’attesa, almeno in questa prima fase. “Partiamo piano – spiega la direttrice –. Vogliamo consolidare l’esperienza e vedere come cresce la risposta del territorio, confidando di poter ampliare l’offerta in futuro. L’idea è quella di creare all’interno dell’Istituto un percorso educativo integrato, dal nido fino alla primaria, con progettualità di valore come il potenziamento della lingua inglese”.
Per ora il servizio viene garantito dalle 7.30 alle 16. Da autunno inoltrato, se tutto procederà bene e se i genitori ne avranno la necessità, partirà anche il posticipo. “Siamo molto contenti della prima risposta che ci è arrivata dai genitori, che hanno scelto di iscrivere i loro bambini nella nostra scuola - conclude Di Giovanni - . Ci sentiamo responsabilizzati da questa fiducia e faremo del nostro meglio per rispondere alle aspettative”.
L’apertura del nido rappresenta una risposta concreta a una mancanza che negli ultimi mesi si era fatta sentire. Per molte famiglie, il fatto di poter contare su una struttura in pieno centro, facilmente raggiungibile, significa conciliare meglio tempi di vita e lavoro. E, più in generale, segna un passo avanti nel tentativo di ridurre la distanza fra domanda e offerta di servizi per la prima infanzia a Schio. ◆


Consigliere Regionale dal 2020 al 2025. Cinque anni in Regione Veneto al fianco di Luca Zaia per il territorio vicentino, con:

100% di presenze in consiglio
1° per numero di votazioni in aula
100% di leggi presentate approvate
100% di impegno per i vicentini
5 anni di presenza sul territorio

Per un Vicentino che conta davvero in Regione Veneto


“Oggi, anche dopo i dieci anni di Orsi, continua a mancare una visione strategica di una città che guardi al futuro, non solo all’ordinaria amministrazione”.
DStefano Tomasoni
ai 74 anni di Gigi Copiello ai 35 di Mattia Dal Lago. Nell’ultimo anno il Partito democratico scledense ha messo in atto un vero e proprio passaggio generazionale, passando dal segretario di sezione più anziano a quello più giovane. Un anno fa di questi tempi avevamo anticipato la notizia dell’imminente cambio della guardia alla guida del Pd locale: Gigi Copiello, ex sindacalista Cisl di lungo corso - che aveva preso in mano il partito tre anni prima con l’obiettivo di dargli nuova linfa, far entrare forze fresche e portarlo fino all’appuntamento delle elezioni - aveva annunciato di considerare concluso il suo mandato e di preparare il cambio della guardia. Ecco, così, che nei primi mesi dell’anno, insieme al nuovo direttivo della sezione è arrivato anche il nuovo segretario, appunto Dal Lago.
Sposato, un figlio già arrivato e un altro in arrivo, perito elettrotecnico di formazione e responsabile acquisti di un’azienda impiantistica locale di professione, Dal Lago è a tutti gli effetti espressione di quel che si definisce “nuovo che avanza”. Nel senso che non ha incarichi politici o amministrativi alle spalle e non era nemmeno all’intermo del direttivo del partito, prima di questa nomina.
Dal Lago, dica qualcosa di lei. Come è arrivato a questo impegno politico?
“Ho sempre seguito il lavoro del Pd di Schio, ma non sono mai stato attivo in politica. Mi sono sempre impegnato piuttosto come animatore parrocchiale a Giavenale, dove abito, e poi nell’organizzazione di eventi, sagre, nell’Anguriara… Questo fino a un paio d’anni fa, quando mi sono iscritto e ho cominciato a frequentare il circolo. L’anno scorso mi sono candidato in consiglio comunale e, una volta concluso il lavoro sulla campagna elettorale, ho dato la mia disponibilità all’interno del circolo, per mettermi in gioco in modo più impor-

Il nuovo segretario del Pd
Mattia
Millennials e GenZ si fanno largo nel maggiore partito del centrosinistra scledense. Mattia Dal Lago, 35 anni, è da sei mesi il segretario locale del Pd, alla guida di un direttivo rimpinguato di under 25. “Lavoriamo su una serie di temi prioritari per la città, a cominciare dalle infrastrutture, dal recupero dell’edilizia storica e dai temi della sanità e dell’assistenza agli anziani”.
tante. Sono entrato nel direttivo ed è arrivata la candidatura a segretario”.
Un percorso lampo, ma per certi versi d’altri tempi, quando l’impegno in parrocchia e nel volontariato era un passaggio quasi obbligato verso l’impegno politico e amministrativo. “Sono sempre stato attratto dall’attività nel mondo del volontariato, e devo dire che mi è dispiaciuto doverla lasciare, adesso che ho assunto questo tipo di impegno. Ma obiettivamente non si può fare tutto, c’è anche da pensare alla famiglia”.
Ma questo ringiovanimento al vertice del partito è un fatto occasionale, dovuto alla sua disponibilità, o è un segnale reale di rinnovamento?
“Si voleva dare un segnale di cambiamento, favorendo il coinvolgimento di qualche figura più giovane. Negli ultimi anni c’era già un sentore di rinnovamento. Gigi Copiello ha cercato un coinvolgimento reale di energie nuove. Io ne sono un esempio, ma come me ci sono anche tanti altri, lo abbiamo visto anche l’anno scorso nella composizione della lista dei candidati alle elezioni Comunali: c’erano diversi nomi nuovi e giovani. Dunque il percorso di rinnovamento lo ha iniziato Gigi. Io ho vo -
luto dare un ulteriore segnale di ricambio e nell’ultima riunione ho insistito perché entrassero a far parte del direttivo tre o quattro giovani al di sotto dei 25 anni. Inevitabilmente sono persone con poca esperienza, ma possono portare freschezza, idee nuove, uno sguardo diverso”.
E la “vecchia guardia”?
“La costruzione della squadra del direttivo è avvenuta nella volontà di tenere insieme da un lato la storia e le radici del partito democratico cittadino - all’intermo del direttivo abbiamo tuttora figure come Gigi Dalla Via, Dario Tomasi, Gigi Copiello – e dall’altro una serie di figure che da tempo si impegnano all’interno del partito e persone nuove che possano dare una ventata di aria fresca”.
Adesso, reso palpabile il rinnovamento, qual è l’obiettivo che vi siete posti? Arrivare preparati alla prossima scadenza elettorale, anche se mancano quasi quattro anni?
“L’obiettivo di fondo è avere un circolo che si conferma forte e punto di riferimento per tutto il centrosinistra scledense, con-
→ segue a pag. 10

← segue da pag. 8
solidare il fatto di essere un polo politico locale attrattivo. Vogliamo essere un circolo propositivo e presente a 360 gradi, che significa non chiudersi dentro la città, ma favorire un dialogo e una visione che guardi a tutto il territorio altovicentino, declinare i progetti e le proposte su una scala più ampia, non soltanto scledense. Dopodiché il nostro obiettivo è certamente quello di consolidare la coalizione presentata alle ultime elezioni, per riproporci ancora più forti, in visione del 2029. Ma è chiaro che da qui ad allora ci sono dei passi intermedi da fare, c’è tutta una serie di lavori da sviluppare su temi specifici”. Ecco, quali sono quelli che ritenere più importaanti?
“Uno dei temi forti, su cui abbiamo spinto molto negli ultimi anni, è il tema delle infrastrutture. La tratta ferroviaria Schio Vicenza è un asset strategico che però è completamente abbandonato, sia dalla politica locale che da quella regionale. Tutta

Finalmente è stata riaperta via Vicenza, rimasta chiusa per tre mesi nel tratto dalla rotonda ex Ilma alle Latterie. Sono finite - allelluja - le conseguenti code quotidiane su via Paraiso. È vero che già nel comunicato stampa comunale che annunciava il via ai lavori, ai primi di giugno, si avvisava che la durata dell’intervento sarebbe stata di tre mesi. Certo è che, a vedere “l’opera” finita, da profani si rimane stupiti che sia servito tutto questo tempo, pur con fine settimana e pausa agostana di mezzo, per sistemare e riasfaltare 100 metri di strada e predisporre una pista ciclabile che appare come la prosecuzione dell’asfalto stradale delimitato da un cordolo. [S.T.]
una serie di fondi che erano stati promessi ormai sono stati tolti e rimaniamo una delle poche aree del territorio dove si viaggia ancora con il treno a gasolio. Poi c’è il tema della Destra Leogra, sul quale, per quanto ne dica l’amministrazione comunale, non abbiamo ancora in mano un progetto concreto e continua a mancare una visione su come si voglia sviluppare questo tratto di strada.
Oltre al tema infrastrutture c’è quello del recupero urbanistico e dell’edilizia storica, penso ovviamente in particolare all’area ex Lanerossi e alla Fabbrica Alta. Abbiamo una struttura architettonica unica che andrebbe rivalutata, noi nel nostro programma elettorale avevamo proposto delle idee concrete per rivalutare l’area e per far arrivare dei fondi esterni, ma ad oggi anche in questa “partita” così importante stiamo notando una mancanza di visione, a fronte della necessità di sviluppare con la proprietà una visione complessiva per fare in modo che l’area e la Fabbrica diventino un reale motivo di vanto nel territorio. E poi c’è tutto il tema della sanità pubblica, con un focus sugli anziani, considerato che la popolazione sta invecchiando sempre più e c’è carenza di servizi adeguati per la terza età”.
Questa faccenda della mancanza di visione è stato un po’ il “mantra” delle critiche rivolte all’amministrazione durante la campagna elettorale, e tutto sommato anche in questo primo anno di mandato Marigo. È questo, dunque, quello che continuate a contestare alla maggioranza?
“Bè, è di tutta evidenza che nei dieci anni di mandato Orsi sono stati semplicemente portati avanti progetti “vecchi” ereditati dalle precedenti amministrazioni. Non hanno fatto altro che chiudere progetti esistenti, a volte anche in maniera discutibile. In questo primo anno di mandato della sindaca Marigo si è proseguito su questa modalità, nella gestione delle piccole opere e della quotidiana amministrazione, manca una visione più alta, che riguardi quelle opere e quelle infrastrutture che potrebbero far fare un salto di qualità al nostro territorio. Manca una visione strategica di una città che guardi al futuro, non solo a sistemare i problemi attuali. Non c’è una visione nemmeno sui temi specifici di carattere locale. Pensiamo al bacino delle Aste: soltanto adesso sembra che si stia smuovendo qualcosa, dopo che il progetto è stato rifatto tre volte. Ma guardiamo anche a piazza Statuto: è stato rifatto un parcheggio con una fontana in mezzo, non c’è stata nessuna reale rivalutazione dell’area, abbiamo tolto il cemento e abbiamo messo le betonelle. Nemmeno i fondi del Pnrr sono stati sfrut-

tati bene, questa mancanza di visione e di progetti ci ha frenati e alla fine comuni ben più piccoli hanno ottenuto, in proporzione, molti più fondi di noi”. Dica la verità, quanta fiducia avete nella possibilità del centrosinistra di riprendere in mano il governo la città, al prossimo “giro”? Nell’attuale quadro politico nazionale, e tenendo conto della sempre più alta disaffezione al voto, pensate di avere realisticamente i margini per riconquistare quell’elettorato che si è allontanato dal vostro “bacino”?
“Siamo consapevoli che non è una battaglia facile, ma siamo altrettanto consapevoli delle nostre potenzialità. In questi anni abbiamo ricostruito un bel po’ di consenso. Non c’è dubbio che in questa fase ci sia un posizionamento dell’elettore medio più verso l’area del centrodestra, ma non va sottovalutato il fatto che l’ambito politico comunale tende a premiare anche le persone e le proposte legate al territorio. Il lavoro che dovremo fare, da qui alle prossime elezioni, è quello di dimostrare agli scledensi che quello che stiamo proponendo e che proporremo sono idee e progetti concreti, con una visione che va al di là dell’ordinaria amministrazione”. E dunque qual è il messaggio finale che sente di lanciare?
“Il messaggio è che noi ci siamo e stiamo lavorando per Schio. Siamo impegnati su temi specifici e concreti, e grazie al radicamento del partito riusciamo a ragionare su di essi in una scala regionale e nazionale. Siamo un partito che si presenta non per prendere posti e sedie in consiglio comunale, ma per essere in ascolto dei cittadini, che hanno un reale bisogno di ascoltati e compresi”. ◆



del Mav Festival,
Da mostra artigiana a vera e propria fiera produttiva dell’Alto Vicentino, con un contorno di eventi, incontri e ospiti illustri ad arricchire la qualità dei contenuti. È l’evoluzione che da qualche anno ha conosciuto il Mav Festival. L’acronimo “Mav” sta per “Mostra Alto Vicentino” e sembra rivendicare le origini di oltre mezzo secolo fa e la dimensione di partenza, ma l’aggiunta del termine “Festival” sottolinea quello che la manifestazione è diventata, un cartellone di eventi e un crocevia di imprese legate a ogni ambito economico: industriale, commerciale e agricolo.
Presidente del Mav Festival è Nerio Dalla Vecchia.
Qual è lo spirito e la filosofia che il festival si è dato negli ultimi anni?
“Il Mav Festival rappresenta oggi l’Alto Vicentino nel suo insieme, perché Marano si trova al centro di importanti città industriali che insieme formano un territorio ricco di storia, capacità produttiva e innovazione. Il festival non è soltanto una fiera: è il riflesso vivo del nostro territorio, fatto di persone, imprese, istituzioni e di tutti quei portatori di interesse che lo fanno crescere.
La filosofia è quella di essere vetrina per le aziende, occasione di incontro per le famiglie e spazio di apertura per i giovani. L’edizione di quest’anno punta su un FuoriFestival dal chiaro stampo cultura-

Nato più di 50 anni fa come mostra artigiana, il tradizionale appuntamento di Marano è diventato negli ultimi anni una vera fiera dell’Alto Vicentino. Ne parliamo con il presidente Nerio Dalla Vecchia.
le e imprenditoriale, a testimonianza che l’imprenditoria è la base del nostro territorio e che le radici, fatte di valori, lavoro e passione, vanno preservate e portate avanti. Il Festival sarà strutturato invece dal 10
Anni fa, nell’entusiasmo generale per la scoperta delle piste ciclabili e nella volontà di unire più tratti possibile di piste anche là dove non c’era spazio per realizzarle, si finì con l’aprire la strada alle prime contaminazioni tra marciapiede e ciclabili. Cioè si disse: “facciamo che in questo tratto di marciapiede ci possano andare anche le biciclette”, si disegnò per terra la sagoma di un pedone e quella di una bicicletta e voilà, si decretò la nascita del “marciaclabile”. Adesso possiamo dirlo: fu una pessima idea. Perché col tempo la differenza tra marciapiede e ciclabile è via via scomparsa e oggi, per estensione, è diventato normale transitare in bicicletta su qualsiasi marciapiede. E siccome
nel frattempo è scoppiato il fenomeno dei monopattini, considerati alla stregua di biciclette ma assai più pericolosi, ecco che ormai il povero pedone deve fare i contisu quel marciapiede che era nato per lui - con gente che arriva veloce su due ruote o due rotelle, scampanellandoti pure per chiedere strada.
Ormai il danno è irreversibile, quando una brutta abitudine prende piede e diventa prassi comune non la sradichi più. Così, i marciapiedi sono diventati roba del secolo scorso, oggi si chiamano piste ciclomonopattinabili. I pedoni, se proprio vogliono, possono camminarci sopra, ma a loro rischio e pericolo. Meglio se camminano in mezzo alla strada, è più sicuro. [S.T.]
al 12 ottobre come una vera e propria fiera, con oltre cento espositori e un nuovo padiglione eventi, con la partecipazione di nomi importanti”.
Come siete riusciti, nel corso degli anni, a far evolvere questa manifestazione da mostra artigiana a fiera?
“Il passaggio è avvenuto in modo naturale, grazie alla spinta di realtà produttive, associazioni e istituzioni che hanno creduto nel progetto. Negli anni si è formata una rete organizzativa più solida e professionale, capace di affiancare alla parte espositiva eventi culturali, concerti, convegni e momenti di formazione. È così che il Mav ha assunto una dimensione da vera fiera, mantenendo però saldo il legame con il territorio”.
Ci sono progetti futuri?
“Guardiamo avanti con la volontà di continuare a crescere. L’obiettivo è rendere il festival sempre più sostenibile e inclusivo, capace di attrarre nuove generazioni sia come pubblico sia come espositori. Rafforzeremo le collaborazioni con il mondo della scuola e dell’innovazione: il Mav non deve essere solo celebrazione del passato, ma anche finestra aperta sulle sfide e le opportunità del futuro”. ◆ [S.T.]

Attualità

L’Elia Cucovaz
università degli adulti/anziani non smette di crescere, ma allo stesso tempo… è sempre più giovane. Questa istituzione, che ha abbeverato alle fonti del sapere migliaia e migliaia di studenti non più giovanissimi, ma non per questo meno assetati di conoscenza, da venti anni continua a evolversi per incontrare sempre più i bisogni di un’utenza sempre più variegata ed esigente. Lo testimonia la partenza quest’anno di un secondo corso nella sala degli affreschi di palazzo Toaldi Capra, messa a disposizione dal Comune. Oltre alla storica sede del Faber Box, quindi, dove le lezioni continueranno ogni lunedì e mercoledì mattina, sarà attivo anche un nuovo appuntamento il martedì mattina dalle 9 alle 11.
L’attivazione di questo nuovo percorso consentirà di ampliare l’offerta formativa, ma mira soprattutto a rispondere al crescente interesse dimostrato dai cittadini scledensi (e non solo): lo scorso anno, infatti, in sole due ore erano già stati esauriti gli oltre 200 posti disponibili.
«Abbiamo voluto dare una risposta ai tanti che non erano riusciti a iscriversi lo scorso anno e offrire un’alternativa anche a chi magari trova più comodo frequentare un solo incontro settimanale», spiega l’assessore alle politiche educative Milva Scortegagna.
Grazie alla nuova sede capace di ospitare più di 70 persone l’Università potrà ora accogliere complessivamente fino a 300 partecipanti.
Il programma del secondo corso, chiamato “Schio 2”, spazierà dall’arte alla finanza, passando per la biologia, la musica, l’Africa e la psicologia. Al Faber Box, invece, il calendario continuerà a proporre lezioni di
Alle lezioni nella sede tradizionale del Faber box, quest’anno l’Università affianca un secondo corso a palazzo Toaldi Capra. È il segno della qualità della proposta, confermato dal progressivo abbassamento dlel’età media dei frequentanti: “Tra gli iscritti ci sono meno anziani e sempre più adulti, alcuni ancora lavorativamente attivi», dice il coordinatore Luciano De Zen.
filosofia, storia, letteratura, geopolitica, religioni, scienze e tecnologia.
Il progetto, realizzato in collaborazione con la Fondazione Università Adulti/Anziani di Vicenza e con il contributo dell’istituto Rezzara, che cura le attività di segreteria, è coordinato da Luciano De Zen, che da oltre vent’anni è anima e riferimento di questa realtà a Schio.
Abbiamo chiesto proprio al professor De Zen di raccontarci come è cambiata l’Università e chi la frequenta.
E, in un’epoca di calo demografico e invecchiamento della popolazione, il primo dato sottolineato da De Zen è in controtendenza: «La prima cosa che si può notare è che l’età media, negli anni, si è sempre più abbassata: tra gli iscritti ci sono meno anziani propriamente detti e sempre più adulti, alcuni ancora lavorativamente attivi».
E i partecipanti sono sempre più esigenti circa la qualità dei corsi, a volte persino critici. «Da questo punto di vista, comunque, hanno trovato pane per i loro denti perché come sede di Schio ci siamo sempre distinti per la valenza culturale dei nostri docenti».
Le lezioni frontali si sviluppano normalmente in moduli di quattro incontri. «Negli anni abbiamo visto che i nostri studenti apprezzano sempre più la varietà delle materie trattate, rispetto all’approfondimento di singoli argomenti, quindi i cicli si sono abbreviati, mantenendo però sempre un li-
vello elevato dei relatori», continua De Zen. Docenti capaci di coinvolgere che, pur con la necessaria concisione, hanno saputo far nascere nell’uditorio anche l’esigenza di approfondimenti “sul campo”. Ed ecco che negli anni si sono susseguite con sempre maggior entusiasmo le gite d’istruzione, che hanno portato la classe scledense presso musei e città d’arte anche fuori regione. «Non bisogna dimenticare che oltre alla valenza culturale, c’è anche quella relazionale e umana – spiega De Zen -. Queste lezioni per alcuni sono l’occasione per uscire da situazioni solitudine, e per tutti sono un arricchimento sul piano relazionale». E secondo la testimonianza diretta del coordinatore non sono poche le amicizie nate in aula. «È sbocciato anche qualche amore» (che, come si sa, non ha età). D’altra parte molti dei partecipanti all’Università degli adulti/anziani di Schio sono anche nonni. «Ed è per questo che negli anni ci siamo risolti a programmare le lezioni al mattino, in modo da lasciare il pomeriggio libero a coloro che, dopo la fine delle lezioni, devono badare ai nipoti».
Per chi non aveva già frequentato lo scorso anno, c’è ancora possibilità per iscriversi il 22 e 24 settembre dalle 9 alle 11 al Faber Box. Il costo è di 120 euro per i corsi del lunedì e mercoledì, 60 euro per il corso del martedì. Le lezioni iniziano a giorni: lunedì 29 settembre al Faber Box e martedì 30 a palazzo Toaldi Capra. ◆

Mirella Dal Zotto
ltre millecinquecento persone hanno presenziato alla “Domenica d’Intrecci”, l’evento svoltosi durante l’estate in Piazza Falcone e Borsellino, pensato per promuovere l’incontro, il dialogo e la partecipazione tra le diverse comunità del territorio. Di integrazione, ricordando la festa, abbiamo parlato con la sindaca Cristina Marigo e con Omar Ngueye, presidente dell’associazione “Jappo” e promotore dell’iniziativa.
Da tempo a Schio non si svolgeva una simile manifestazione. Come mai è stata ripresa?
“È vero – precisa Marigo – mancava dal 2015; l’anno dopo il Comune l’ha riproposta alle varie associazioni di extracomunitari presenti in città, ma molti referenti erano cambiati e non c’era interesse a ripeterla. Mancava quell’entusiasmo dal basso che garantisce la riuscita; personalmente, sono molto favorevole a sostenere ciò che parte dalla base e non si cala dall’alto”.
“Mi sono fatto portavoce – interviene Ngueye – di tutti coloro che, fra noi, desiderano essere attivi nella città, perché sentono di farne parte”.
Nonostante le svariate nazionalità presenti a Schio, in piazza c’erano solo rappresentanze africane e del Bangladesh.
“Siamo solo agli inizi – continua il presidente di “Jappo” – e riorganizzare non è stato affatto semplice, anche se devo dire che l’amministrazione comunale ci ha aiutato molto. Con la mia associazione, il cui nome in dialetto senegalese significa


unione, mi sono dato da fare porta a porta: per ora hanno risposto gli africani e i bangladesi ma, dopo il successo di questa prima edizione, sono stato contattato anche da persone di altre etnie, che mi hanno garantito la loro partecipazione per l’anno prossimo. Del resto, non è un mistero per nessuno, non c’è chissà che legame fra tutti noi extracomunitari, un po’ per mancanza di tempo e un po’ perché le nostre caratteristiche sono diverse. La bellezza però sta proprio nella diversità: dobbiamo superare quelle barriere che diventano sbarramenti; nel mio piccolo, ci provo, credo in ciò che faccio. Sto anche avviando un percorso interreligioso per far conoscere i fondamenti di ogni fede, in particolare dell’islam e del cristianesimo, contro ogni forma di integralismo”.
“L’entusiasmo di Jappo e del suo presidente – sottolinea Cristina Marigo – è contagioso e ciò che l’associazione ha realizzato, adoperandosi al massimo e con tanta efficienza, va sostenuto e valorizzato: la porta, anzi, la piazza, è aperta per tutti coloro che si vogliono aggiungere, senza alcuna forzatura”. Schio ha risposto bene e simili occasioni di incontro hanno un ruolo molto importante, al di là del folklore. Si sa però che c’è anche chi non è d’accordo.
“Noi proseguiamo dritti sulla strada dell’integrazione – precisa la sindaca – perché siamo convinti che sia l’unica, che sia giusta e che sia percorribile. Pur nel mantenimento della propria identità, ci sono comunità che desiderano profondamente integrarsi, che vogliono essere parte attiva in città, anche nel volontariato. Chi mani-
festa questo desiderio, dimostrando concretezza, efficienza, capacità organizzativa, dedizione al lavoro… per quale motivo andrebbe escluso? È utile anche osservare i dati relativi alle richieste di cittadinanza italiana degli ultimi anni, per capire la volontà di far parte del nostro tessuto sociale: nel 2023 l’hanno richiesta 193 stranieri, nel 2024 sono stati ben 306 e nel 2025 (dati fino al 30 giugno) 83”.
Quali sono, a suo avviso, le principali problematiche per attuare praticamente l’integrazione?
“La prima in assoluto è legata all’emergenza abitativa, che però vale anche per chi non è extracomunitario: le case in affitto a Schio sono sempre meno, i proprietari a volte chiedono garanzie sovrabbondanti e per cercare di risolvere il problema, sempre più pressante, stiamo condividendo un percorso formativo anche con le agenzie immobiliari. Non è un mistero che ci siano persone che non hanno molta cura degli immobili, che a volte vengono utilizzati male; abbiamo avviato un percorso del buon vivere insieme informando sul riciclaggio dei rifiuti, sul rispetto del silenzio nelle aree comuni, sull’adesione alle regole condominiali… sta dando i suoi frutti. Un’altra emergenza è il doposcuola, per aiutare bambini e ragazzi, soprattutto stranieri, nei compiti e nell’apprendimento della lingua; ci sono anche mamme che partecipano e cercano così di imparare l’italiano, ma mi rendo conto che bisogna potenziare il servizio e ci sono novità importanti per quest’anno scolastico. Casa e istruzione: queste sono le priorità sulle quali stiamo maggiormente lavorando”. ◆

Mirella Dal Zotto
stata presentata la nuova stagione teatrale-coreutico-musicale della Fondazione Teatro Civico, realizzata in collaborazione con il Comune di Schio. Saranno oltre trenta gli appuntamenti tra prosa, musica, danza, teatro contemporaneo e spettacoli per famiglie, programmati dal 19 ottobre al 21 aprile con la co-direzione artistica di Federico Corona e Stefania Dal Cucco. A questo programma di spettacoli si affiancheranno le proposte laboratoriali rivolte alle giovani generazioni e ad alcune fasce fragili della popolazione. Il filo rosso che unirà la programmazione sarà la riflessione sulle forme e le manifestazioni del potere.
Schio Grande Teatro
L’apertura di “Schio Grande Teatro” sarà affidata ad Antonio Latella, che proporrà un nuovo allestimento del “Riccardo III” (domenica 2 novembre), con Vinicio Marchioni, per la prima volta sul palcoscenico di Schio. Il secondo appuntamento verrà riservato a un altro celebre dramma del Bardo: Lella Costa, diretta da Gabriele Vacis, interpreterà “Otello, di precise parole si vive” (giovedì 20 e 21 novembre). Si proseguirà nel 2026 con la compagnia del Teatro dell’Elfo in “Amadeus” (martedì 10 febbraio), spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia.
Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri e Cristina Pellegrino interpreteranno “4, 5, 6” (sabato 21 febbraio), storia comica e violenta di una famiglia.
L’appuntamento successivo vedrà in scena un cast internazionale che reciterà in ita-

Si appresta a iniziare un’altra stagione della Fondazione Teatro Civico, con oltre trenta appuntamenti tra prosa, musica, danza, teatro contemporaneo. Con un filo rosso legato al tema delle manifestazioni del potere.
liano, ebraico, tedesco e arabo nello spettacolo “Come gli uccelli” (martedì 10 marzo) del drammaturgo franco-libanese Wajdi Mouawad: si racconterà una storia d’amore vissuta in un labirinto di lotte fratricide. Il percorso continuerà con “L’Empireo (The Welkin)” (venerdì 20 marzo), diretto dalla regista Serena Sinigaglia, ambientato nell’Inghilterra del Settecento, in cui una giuria di dodici donne è convocata per decidere le sorti di una ragazza condannata che si dichiara incinta.
Si chiuderà la rassegna al Civico con l’argentino Claudio Tolcachir, che dirigerà Valentina Picello in “Anna Cappelli” di Annibale Ruccello (sabato 16 aprile): la pièce mescolerà humour e tragedia nella storia di una giovane degli anni Sessanta sottomessa al convivente.
Alla proposta di spettacoli del Teatro Civico si aggiungerà la rassegna “Speciale Teatro Astra”: sabato 29 novembre Elio tornerà a Schio accompagnato dalla sua band di giovanissimi virtuosi, in “Quando un musicista ride”. Mercoledì 17 e giovedì 18 dicembre Natalino Balasso si cimenterà in “Giovanna dei disoccupati”, una riscrittura ispirata a Bertolt Brecht. Sarà poi il turno di “Alieni in laguna” (martedì 13 gennaio) di Andrea Pennacchi, artista che da oltre vent’anni condivide con gli spettatori di Schio esperienze artistiche e relazioni umane.

Si proseguirà con due ospiti d’eccezione per la prima volta a Schio: lo scrittore Francesco Piccolo e Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, in “Momenti di trascurabile (in)felicità” (domenica 25 gennaio). Martedì 17 febbraio Simone Cristicchi concluderà la rassegna con “Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli”, uno spettacolo ad alta intensità emotiva.
La rassegna di musica
“Schio Musica” si svilupperà al Teatro Civico e in Sala Calendoli, proponendo sei concerti in abbonamento realizzati in collaborazione con Asolo Musica e tre appuntamenti speciali fuori abbonamento, sostenuti dal gruppo di aziende Imprese e Cultura con il supporto organizzativo di Scuadra.
Protagonisti delle serate, dedicate a vari generi musicali, saranno l’Orchestra giovanile regionale Filarmonia Veneta diretta dal maestro Giovanni Costantini, l’ensemble L’Arte dell’Arco (Federico Guglielmo, Roberto Loreggian e Francesco Galligioni), Giobbe Covatta e Danilo Rossi, la soprano Alessandra Borin con il pianista Giuseppe Zuccon Ghiotto, il chitarrista Duved Dunayevsky con il violinista vicentino Federico Zaltron, il Quartetto di Cremona, il pianista Alessandro Artese, Danilo Rossi & The New Gipsy Project.
Schio Tempo Presente
Dopo il successo della prima edizione, Schio Tempo Presente si comporrà di tre spettacoli in abbonamento e una performance fuori abbonamento.
Tornerà a Schio la compagnia veneziana Malmadur a cui seguiranno Giancarlo Previati e Giulia Briata, per finire con due protagonisti della nuova drammaturgia italiana: Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa. In collaborazione con il Festival Danza in Rete ci sarà un lavoro coreografico ispirato alla “Deposizione” di Rosso Fiorentino.
La campagna abbonamenti aprirà il 27 settembre e la formula “5 Free” sarà sottoscrivibile a partire dal 4 ottobre. I biglietti per tutti gli spettacoli e le formule speciali di abbonamento potranno essere acquistati a partire da sabato 18 ottobre. ◆

Bene, finalmente qualcosa di originale! L’International Scledum Film Festival, che ha animato la città nel primo fine settimana di agosto, è stata una bella novità. Perché? Per l’attenzione puntata sul costume nei film, circoscrivendo l’obiettivo e calandolo in un ambiente come il nostro, che al tessile, e al tessuto per il cinema, ha dato tanto; per lo spazio al cortometraggio, con premi ad hoc per immagini di autentica poesia, che spesso non hanno i riflettori puntati come i film, ma li meriterebbero, eccome; per i riconoscimenti a eccellenze venete del costume e della cucina; per le ospiti d’onore (Donatella Finocchiaro e Valeria Solarino), attrici impegnate che hanno saputo conquistare il pubblico; per le riflessioni sulle tematiche legate al femminile, alla violenza sul-
L’International Scledum Film Festival, che ha animato la città nel primo fine settimana di agosto, ha portato in città una rassegna originale e con tanta carne al fuoco. Da replicare.
le donne e al loro diritto all’indipendenza; per le mostre, i masterclass, le passeggiate letterarie e teatrali; per il momento musicale dedicato a Morricone; infine, per gli spettatori, curiosi, attenti e partecipi, rimasti nell’Anfiteatro del Toaldi-Capra anche sotto la pioggia della seconda serata. Buona la prima, non c’è che dire, e lode al merito dei due visionari organizzatori, Alessandro Carrieri e Filippo Dorigato: il bis è d’obbligo. Chissà cosa si inventeran-
Il Cinema Pasubio sta per riaprire le porte al pubblico, con una nuova stagione di Rassegna Cineforum, che ormai da 45 anni porta a Schio il grande cinema e può contare su più di mille abbonati per ogni edizione.
Il programma, da qui a maggio, è costituito da 29 film, più 4 a sorpresa, selezionati tra le novità dei maggiori festival cinematografici internazionali. Una scelta etero -
genea di titoli, di generi e paesi diversi, di registi affermati come di talenti emergenti, soddisferà i palati di tutti gli appassionati; molti film potranno essere visti in versione originale, sottotitolata in italiano. L’abbonamento, necessario per accedere in sala, è acquistabile presso il Cinema Pasubio fino al 21 settembre, dalle 16 alle 20. In fase di iscrizione, si potrà scegliere tra cinque fasce di proiezione. Quest’anno, oltre ai
Max Capraro, organizzatore di “Scoppiospettacoli”, proporrà sei appuntamenti all’Astra: serate divertenti dedicate soprattutto a protagonisti del cabaret televisivo. Due gli appuntamenti in scaletta in ottobre: il 17 ottobre arriverà Raoul Cremona con “Bravisssssimo!”, recital magico-comico che mescolerà magia e umorismo; il 30 Marta e Gianluca travolgeranno il pubblico con le loro surreali e improbabili avventure, alla ricerca dell’amore. Si passa poi all’anno prossimo. Il 3 gennaio, consueto appuntamento con la danza classica: il Balletto di Siena proporrà “Lo Schiaccianoci”, nella versione del maestro Marco Batti, che ha reso il lavoro ancor più
accessibile ai piccoli. Il 17 dello stesso mese “Tributo a Morricone”, dalle colonne sonore per i western di Sergio Leone a quelle per i film di Tarantino: ci sarà un’orchestra dal vivo che si avvarrà di proiezioni video. Il 23 arriverà un habitué, Giacobazzi, con la sua “Osteria Giacobazzi”: battute e musica in atmosfera convivial-teatrale, mangiando e bevendo sul palco. Il 24 aprile, “Esperienze DM” con i soliti ragazzacci terribili e la loro inesauribile energia: lo spettacolo è consigliato ai maggiorenni, ma non ai genitori deboli di cuore.
Non è escluso che si aggiungano nuove date, la stagione di “Scoppio” è abitualmente un work in progress. ◆ [M.D.Z.]
no, visto quanta carne al fuoco hanno messo nella prima edizione.
Suggerimenti? Qualcuno sì: concentrare ancor più le tematiche; istituire una giuria per i cortometraggi; dare la possibilità al pubblico di dialogare con le attrici/ gli attori; e soprattutto studiare l’archivio storico della Lanerossi, che è lì in attesa di qualcuno che lo valorizzi e che, cinematograficamente parlando, ne ha da raccontare. ◆ [M.D.Z.]
normali abbonamenti ridotti o interi, sarà possibile acquistare la speciale formula CineLovers, che prevede, in aggiunta all’abbonamento alla Rassegna Cineforum, un carnet da cinque ingressi per le proiezioni del weekend, valido fino 31 agosto dell’anno prossimo.
Proiezioni al via il 22 settembre, la stessa settimana riprendono anche quelle del weekend, con ingresso a biglietto. Nei prossimi mesi, il programma verrà arricchito da rassegne collaterali aperte a tutti, come Cinema Ritrovato, Altitudini, Sconfini, Pasubio Kids e altre novità. ◆


