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Periodico di informazione dell’Alto Vicentino n. 33 - novembre 2025

Pet therapy Quando gli animali sono alleati della salute

L’associazione Gea centro studi, attiva nell’Alto Vicentino e non solo, offre interventi assistiti con animali a famiglie, associazioni, centri diurni, case di riposo e ospedali. Non solo cani e gatti, ma anche asini, cavalli, galline e caprette. “Il nostro compito è quello di individuare l’animale giusto per quella specifica persona, affinché possa aprirsi e percorrere un cammino di cura efficace”.

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Roberto Lorenzato cantore della val Posina

Libri, incontri e giochi al Circolo Pickwick

Giganti fiori dell’anima hanno invaso villa Fabris

Copertina

a quando il servizio della Ulss 7 Pedemontana ha chiuso i battenti un gruppo di professionisti non si è arreso all’idea di togliere il conforto degli animali a quei bambini, giovani e anziani che nella pet therapy proposta dall’azienda sanitaria locale avevano trovato conforto. Così hanno fondato Gea centro studi, che porta avanti con professionalità e passione percorsi di terapia con gli animali a Montecchio Precalcino, restituendo sorrisi ed insegnando a gestire le emozioni a chi ne ha bisogno.

Non solo cani e gatti, ma anche asini, cavalli, galline e caprette. “Ognuno ‘vibra’ con il suo animale, il nostro compito è quello di individuare l’animale giusto per quella specifica persona, affinchè possa aprirsi e percorrere un cammino di cura efficace”.

A spiegarlo è Michela Romano, psicologa-psicoterapeuta, presidente di Gea centro studi, che con i colleghi Lino Cavedon, Cristina Frigo e Giorgio Venturini ha fondato Gea nel 2018, per essere pronti a continuare il servizio che era nato con la Ulss e proseguito con la Ulss 7 Pedemontana e che aveva annunciato chiusura definitiva dal 2020. A Gea si rivolgono famiglie, associazioni, centri diurni, case di riposo e ospedali, per richiedere di affiancare le terapie con gli animali alle cure tradizionali. Michela Romano, da dove nasce Gea?

Io e i miei colleghi eravamo l’equipe della Ulss4, diventata poi Ulss7. Ci occupavamo di pet therapy ma poi il servizio nel 2020 è stato chiuso. Era stato fatto un lavoro importante e livello nazionale e in particolare per il nostro territorio e sarebbe stato un peccato perderlo. Due anni prima della chiusura ci siamo organizzati e preparati per far nascere Gea e continuare il nostro lavoro che è sia di formazione per chi vuole lavorare all’interno dei lavori assistiti, sia per offrire a tutti, bambini, anziani e strutture che già avevano trovato una buona formula terapeutica in questo ambito la possibilità di continuare. Da allora ci siamo espansi tanto.

Con chi lavorate?

Lavoriamo tanto con tutto il vicentino, collaboriamo con la neuropsichiatria, con la disabilità e anche direttamente con le famiglie. Ma non solo: facciamo supervisione per professionisti che operano fuori dal Veneto e che ci hanno riconosciuto professionalità in questo ambito, che è mol-

Quando gli animali sono alleati della salute

Dal 2018 nell’Alto Vicentino, e non solo, è attiva l’associazione Gea centro studi, fondata da Michela Romano, Lino Cavedon, Cristina Frigo e Giorgio Venturini per dare continuità al centro di pet therapy dell’Ulss 7 chiuso da diversi anni. A loro si rivolgono famiglie, associazioni, centri diurni, case di riposo e ospedali, per richiedere di affiancare le terapie con gli animali alle cure tradizionali.

to specifico ed è inserito in un contesto di cure sanitarie.

Che cosa le dà maggiore soddisfazione nel suo lavoro?

Vedere i sorrisi delle persone e dei bambini nonostante i lavori complessi che si fanno e le condizioni non sempre facili in cui si agisce. Lavoriamo con ragazzi in situazioni difficili e anche giovani e adulti che vivono situazioni delicate. Facciamo interventi di tipo clinico e terapeutico e il nostro lavoro è costruito su un lungo percorso di for-

mazione e aggiornamento. Vedere come le persone agganciano e si agganciano a questo lavoro con il cuore leggero e l’approccio giocoso è per me meraviglioso.

Faccia un esempio di una cosa che le ha dato una grande soddisfazione.

Giusto poco tempo fa, un bambino in difficoltà ha detto che gli piaceva un sacco venire da noi perché qui non ci sono regole. Per me, per noi, è stato bellissimo sentire che il bimbo aveva questa percezione di totale libertà. Questo perché noi sappiamo

che il suo percorso in realtà è monitorato e scandito da regole. Ma evidentemente la percezione che lui ha di questo lavoro a contatto con gli animali è un percorso giocoso, un momento di vita piacevole in cui lui assapora la libertà e si sente libero. Tra tanti animali, come si sceglie l’animale giusto per la pet therapy?

È una questione di sensibilità, di conoscenza della persona che deve affrontare la terapia e di conoscenza degli animali. Con diversi animali c’è una fisicità diversa, ognuno ‘vibra’ con il suo animale. Gran parte del nostro lavoro è individuare l’animale giusto con il quale quella persona può aprirsi. È bellissimo scoprire l’animale giusto. Gli asini ad esempio sono fantastici: sono molto interattivi, ti scelgono, sono molto fisici. Però per altre persone sono meglio i cani, i cavalli, le caprette. O altri animali. Bisogna entrarci in sintonia in base alle proprie esigenze. Preferire un animale a un altro è una cosa personale, dipende dalle esigenze personali. Ogni animale ha le sue caratteristiche e si cercano gi animali più simili a sé stessi oppure più simili a ciò che si cerca.

La natura come metodo terapeutico quindi. Io ho anche uno studio tradizionale, ma vedo che la natura ci dà una marcia in più. La natura rilassa, fa sentire liberi. Ci sono casi in cui non basta, per alcune terapie è fondamentale l’approccio della medicina tradizionale. Ma la natura aiuta moltissimo.

La filosofia di Gea

Noi di Gea Ets siamo attenti ai nostri pazienti, ai nostri corsisti, a tutte le persone che per qualche motivo si avvicinano a noi – spiegano da Gea – Costruiamo progetti che, come primo obiettivo, si prefiggono di portare a maturazione il benessere della

persona, paziente o professionista desideroso di sviluppare le competenze necessarie nel campo degli interventi assistiti con animali. In questo crediamo fermamente ed è nelle corde di tutti noi. Aiutiamo le persone a scovare e a liberare le proprie risorse interne al fine di raggiungere i propri obiettivi. Sosteniamo i bimbi nel diventare grandi, i genitori a comprendere meglio certi comportamenti dei propri figli e li accompagniamo a trovare strategie educative adattive. Ricerchiamo con gli insegnanti modelli di intervento efficaci, stimoliamo le persone con disabilità a scoprire e ad attuare strategie adattive e funzionali, ecc. È un lavoro che ci piace e che ci vede presenti nel campo ogni giorno, intensamente grati e soddisfatti. Per chi si forma con noi, per i nostri tirocinanti e per chi vuole fare esperienza mettiamo a disposizione le nostre competenze facendo entrare, dove possibile, nei setting di lavoro e offrendo strumenti concreti spendibili nel contesto professionale. “Abbiamo scelto di condividere l’amore per la natura, di godere della saggezza della terra, della leggerezza psicologica degli animali ed il gusto della vicinanza a questi mondi sani, freschi e puliti – spiegano i soci di Gea – Abbiamo deciso di lasciare il già noto per incamminarci in una ricerca che ci consentisse di toccare con mano quanto la presenza di un animale domestico potesse risultare, a fianco di uno professionista della cura, risorsa preziosa e guadagno di cura a favore della stessa. Abbiamo dunque unito le nostre forze e le diverse professionalità cliniche, progettuali, scientifiche, di marketing, start up aziendali e amministrative per dare maggiore forza e possibilità di crescita agli interventi assistiti con animali.

Gli interventi per bambini iperattivi e con disturbo di deficit di attenzione (ADHD)

“Gli animali, e in particolare i cani, hanno da sempre un’influenza positiva sul benessere fisico e psicologico degli esseri umani – spiegano – Benché la ricerca scientifica sull’argomento sia ancora agli inizi, varie esperienze ci hanno dimostrato come i bambini che convivono con l’ADHD possano trarre grandi benefici dagli Interventi Assistiti con l’Animale, che li aiutano a potenziare le funzioni esecutive e a incanalare in modo positivo l’iperattività”.

Gli interventi assistiti con gli animali domestici sono una disciplina giovane, ma ben organizzata, che si offre come una risorsa originale, variegata e con setting di estrema ampiezza. ◆

Michela Romano

NAttualità

on ama viaggiare, preferisce restare tra i suoi boschi e sistemare sentieri ma Roberto Lorenzato, il cantore della Val Posina, ha una consapevolezza: il ‘foresto’, cioè chi viene da fuori, ci fa crescere e arricchire. Lo ha scritto nero su bianco nei suoi libri, nei quali racconta le storie della sua valle incantata. Storie vere, storie dure, ma intrise di poesia.

C’è un’autenticità rara e profonda nelle persone di montagna e Roberto Lorenzato, ex operaio di Posina oggi in pensione, ne è l’incarnazione più genuina. Senza definirsi uno scrittore, ma un “cantore della sua valle”, ha saputo fissare su carta le ultime memorie di una civiltà contadina e montanara che oggi non esiste più, dimostrando come un territorio, apparentemente muto a uno sguardo esterno, abbia in realtà “un sacco di cose da dire”.

Ma dei suoi racconti non emoziona solo ciò che è scritto, travolge anche la passione con cui, presentando i suoi libri, racconta la sua storia personale ed il bagaglio di passioni e contesti di vita quotidiana che lo hanno portato a mettere nero su bianco la vita nella val Posina.

Da “Al tempo della gerla e delle uova” a “Gli anni del drago e altri racconti”

La sua opera letteraria non nasce da ambizioni accademiche: “Non sono uno scrittore”, ammette candidamente, ma da un viscerale amore per il suo territorio e le sue genti.

Il suo primo libro, “Il tempo della gerla e delle uova”, è un affresco toccante che ricostruisce l’enorme fatica delle donne di Terragnolo che venivano a Posina per barattare i loro prodotti con le uova, beni essenziali che mancavano nella loro valle. Un racconto che si conclude con un segno di speranza e solidarietà.

“I miei libri non hanno scopo di lucro” spiega Lorenzato, che devolve parte del ricavato all’Aido e a un’associazione di ricerca sul tumore della Val Lagarina.

A questo è seguito “Gli anni del drago e altri racconti”, che narra la storia di una coppia di Posina costretta a decidere se restare o partire dopo la Grande Depressione del ’29. L’opera è il frutto di un lavoro di raccolta testimonianze iniziato in giovane età, quando, appena sposato, andava ad interloquire con gli anziani del paese, raccogliendo la viva voce della storia locale.

Della sua vita a Posina, lui che ci è nato e

Il cantore della val Posina

Apprezzato autore di libri che raccontano le storie della sua valla incantata, le ultime memorie di una civiltà contadina e montanara che oggi non esiste più, Roberto Lorenzato è da sempre impegnato a far conoscere Posina ai ‘foresti’ come luogo di incontro e cultura. “Trovo ispirazione in mezzo alla natura, raccogliendo castagne, camminando e pulendo i sentieri”.

ci ha sempre vissuto, dice: “Vivere a Posina non è semplice ma per me è l’unica vita possibile. Sono un uomo di bosco, il bosco mi trasmette poesia, momenti di ispirazione nella scrittura e mi dà forza, una forza incredibile. Non amo viaggiare, nonostante a volte mia moglie mi costringa, perché ho tutto qui nella mia valle”.

La famiglia e la moglie per Roberto Lorenzato sono il perno attorno al quale ruota la sua vita: “Mia moglie non è di qui, ci è venuta per me. Non è una donna, per me è

una Madonna”, sottolinea riconoscendo il sacrificio di chi arriva dall’esterno. La quotidianità di Lorenzato si svolge a Posina tra la famiglia e quella che è una vera e propria vocazione: la pulizia dei sentieri. “Mi chiedono chi me lo fa fare”, racconta con un’inflessione dialettale forte ed un tono di voce delicato e gioioso. È un autentico uomo di montagna. “C’è chi gioca a calcio, io vado a pulire i sentieri di Posina. Trovo ispirazione raccogliendo castagne, camminando e pulendo i sentieri”. Un gesto

d’amore per la valle, nato anche dalle dure strigliate dei genitori, che lo spronavano nel lavoro dei campi e che gli sono “servite tantissimo”.

“Ho visto le ultime gesta di quella civiltà contadina e montanara che ora non si vede più – racconta – Poco fa siamo andati a Terragnolo a fare una rievocazione storica della fienagione. Abbiamo fatto il ciclo intero della fienagione, dal taglio alla rotoballa. C’ una sola cosa che non ho mai fatto nella mia vita di montagna: non sono mai andato a pascolare le mucche. Ma le ho viste nascere nella stalla”.

Dal campanilismo alla tolleranza: il valore del “foresto”

L’apertura al mondo esterno è un tema che ha segnato profondamente la vita e il territorio per Roberto Lorenzato. Ricorda gli anni ‘70, dominati da un “campanilismo puro” e un forte distacco verso la gente da fuori. “Oggi le cose sono cambiate – spiega – Non so se sono cambiato io, so che la gente da fuori serve per crescere. Mia moglie mi ha fatto crescere. Il foresto aiuta a crescere”. Una visione che lo rende orgoglioso di vivere in una contrada che ha visto l’arrivo di nuove giovani coppie, portando una primavera di rinnovamento.

L’associazione Posinaland: “Non amo le sagre, preferisco coltivare la cultura”

Per non disperdere l’identità locale, la figlia di Roberto Lorenzato ha fondato Posinaland, un’associazione culturale che si impegna a vivacizzare la cultura. “L’obiettivo non è fare business con sagre che perdono il senso del patrono, ma creare spazi per incontrarsi, per parlarsi, per comunicare senza il chiasso della musica”. Un modo per ricostruire quel tessuto sociale di cui lui ha visto le ultime gesta, che oggi non vedono più. E nonostante da giovane avesse i sogni uguali a quelli di tutti

i ragazzi, motorino, auto e una fidanzata, il cantore di Posina oggi si dichiara completamente appagato: “Godo del mio territorio e delle mie mura”. E la sua vita è la testimonianza che la vera ricchezza non è da cercare altrove, ma si trova nei sentieri, nei boschi e nelle storie della propria terra. Le sagre per me non sono cultura, rappresentano una comunità che fa business. Vanno benissimo, ma non sono cultura. Oggi non si festeggia più il patrono, si perdono le tradizioni culturali. Mia figlia ha fondato Posinaland per vivacizzare la cultura, per incontrarsi, per parlarsi, per comunicare senza il chiasso della musica. ◆

TAttualità

hiene accoglie un nuovo concetto di commiato con la casa funeraria Eterea, inaugurata da Cesfav per dare ai suoi clienti la possibilità di dire addio ai propri cari con l’intimità di casa, ma con l’organizzazione di esperti.

La struttura voluta dal Centro Servizi Funebri Alto Vicentino è una una struttura all’avanguardia nata per offrire un ultimo saluto sereno e dignitoso, supportando le famiglie in un momento delicato. Un luogo moderno, luminoso e accogliente, studiato per offrire spazi privati e confortevoli. Stanze privati adiacenti alla camera del defunto sono dotate angolo bar, hanno un sistema video per proiettare immagini e video e per i familiari c’è la possibilità di accedere in ogni momento alla camera dove riposa il defunto in attesa del rito funebre. Senza orari, senza limiti, per poter vivere il lutto dignitosamente da soli o anche in compagnia dei familiari in un luogo dedicato e personalizzato.

“Dove non arriva la pubblica amministrazione arriva il privato e in questo caso offre un servizio importante per tutta la società”, ha sottolineato il sindaco Gianantonio Michelusi, presente all’inaugurazione e orgoglioso che la struttura abbia visto la luce proprio a Thiene: “Oggi viviamo in una società aperta, multietnica e multiculturale. La sala del commiato è un luogo prezioso”. All’inaugurazione erano presenti autorità locali e numerosi cittadini, a testimonianza dell’importanza di questo nuovo servizio per l’Alto Vicentino.

Una casa funeraria per l’Alto Vicentino

Cesfav ha aperto a Thiene una struttura all’avanguardia pensata per supportare le famiglie nel momento delicato dell’addio al proprio caro, offrendo degli spazi studiati per stare vicini al defunto in stanze private dotate di ogni confort. La nuova casa funeraria Eterea è attrezzata per consentire la celebrazione di riti funebri per tutte le religioni e credenze.

Il tratto distintivo della Casa Funeraria è l’architettura innovativa, progettata per mitigare il dolore del lutto attraverso un ambiente accogliente e confortevole. Ampi spazi interni, luminosi e ariosi, pensati per garantire il massimo raccoglimento e ospitare con agio parenti e amici.

“Abbiamo voluto creare un luogo che fosse l’opposto di un ambiente freddo e impersonale – ha commentato Giovanni Piccoli, socio di Cesfav che da 3 anni ha lavorato all’imponente progetto – La luce naturale che entra nelle sale è un simbolo di speranza e un elemento essenziale per accompagnare le famiglie in un momento così delicato. Ogni dettaglio è studiato per offrire intimità e serenità. Qui si possono organizzare funerali, veglie di preghiera, vivere momenti che una volta si vivevano in casa”.

L’edificio ospita diverse sale del commiato climatizzate, caratterizzate da arredi sobri ed eleganti, che possono essere personalizzate a seconda delle esigenze familiari.

“Questo luogo non è un luogo di passaggio, è un luogo di speranza”, ha sottolineato don Giovanni Baldo, parroco del Duomo di Thiene.

Un luogo disponibile ad accogliere tutti i riti religiosi

Uno degli aspetti più qualificanti e innovativi della nuova Casa Funeraria è la vo -

cazione laica e interreligiosa che rende lo spazio adatto alla celebrazione di riti funebri secondo diverse usanze, religiose e laiche. La struttura è stata specificamente attrezzata per consentire la celebrazione di riti funebri grazie ad una ampia stanza che sullo sfondo ha proiettata una stilizzazione luminosa del monte Summano.

“La Casa Funeraria Eterea è una rivoluzione negli usi e costumi locali – ha evidenziato Giovanni Piccoli – Non ci vogliamo sostituire a nessuno, né alle chiese né agli obitori degli ospedali, offriamo però un servizio di qualità ed elevati standard per famiglie che vogliono trascorrere tempo con i loro defunti e gestire le loro celebrazioni ed il tempo con loro senza le restrizioni che ci sono nei luoghi pubblici”.

2 milioni di euro l’investimento, stabile escluso, per offrire un servizio completo per l’ultimo addio. La Casa Funeraria infatti è come un vero e proprio centro servizi per il lutto, offrendo non solo un luogo per l’ultimo saluto, ma anche supporto logistico e burocratico completo.

L’apertura di questa struttura risponde a un’esigenza sempre più sentita di avere a disposizione spazi privati, alternativi alle tradizionali camere mortuarie ospedaliere o cimiteriali, dove poter vivere il momento del commiato con maggiore privacy, calore umano e personalizzazione. ◆

Attualità

ato nel 2010 con il progetto di ricostruzione storica e con il nome di “Associazione Ricostruendo”, il Circolo Pickwick negli anni si è adattato ai tempi che cambiano ma mantenendo un punto fermo: promuovere la cultura.

Niccolò Valentini, storico, 39 anni, di Thiene, è il presidente, affiancato nel suo lavoro da una dozzina di collaboratori dai 30 ai 70 anni.

“È fantastico collaborare con persone diverse, di et diverse e con formazioni ed estrazioni diverse – spiega Valentini – È un arricchimento continuo ed il confronto è sempre prezioso”.

Storico di formazione, Valentini ha sempre avuto la passione per la cultura e per il valore sociale che essa porta con sé. Con il tempo gli orizzonti si sono allargati. Nel 2019, quasi per caso, arrivò l’occasione di portare a Thiene l’International Games Day, un’iniziativa internazionale pensata per avvicinare le persone al mondo delle biblioteche attraverso i giochi da tavolo e di ruolo. Il comune accolse con entusiasmo la proposta, e quella fu la scintilla che aprì nuove prospettive: la biblioteca non era più solo un luogo silenzioso per lettori abituali, ma diventava un centro vivo e inclusivo, capace di incuriosire chi non vi entrava da tempo.

Il Circolo Pickwick prende il nome da un’opera dello scrittore inglese Charles Dickens: un romanzo pubblicato a fascicoli in cui l’autore racconta di un’Inghilterra gentile e umana, capovolgendone l’immagine in un secondo momento fino a mostrarne il cinismo.

Il Circolo Pickwick di Thiene non vuole mostrare la società, ma coinvolgerla. Nella

Libri, incontri e giochi al Circolo Pickwick

Anche Thiene ha il suo Circolo Pickwick, motore culturale che da 8 anni coinvolge tutte le generazioni. L’associazione, guidata da Niccolò Valentini assieme ad un gruppo di dodici collaboratori, organizza mostre, incontri con l’autore, serate tematiche di approfondimento, appuntamenti ludici, e rappresenta un punto di riferimento per chi ama la cultura in tutte le sue sfacettature.

vita dell’associazionismo e in quella culturale. È sua storia recente l’intuizione di ampliare gli incontri anche ad autori e scrittori. Il primo evento post-pandemia, con lo scrittore vicentino Umberto Matino, fu un successo che diede fiducia e slancio. Iniziò così una rassegna di appuntamenti culturali dedicati al territorio veneto.

Un successo recente è l’apertura del Thiene Geek-Fest, evento dedicato a Comics & Games, che ha avuto come ospite la fumettista Silvia Ziche, thienese di nascita ma di caratura professionale di portata nazionale.

Oggi il Circolo Pickwick si occupa di divulgazione della lettura, organizza presentazioni di libri e collabora con diverse realtà del territorio, tra cui Breganze Comins, Maludici, Ti Leggo e Villa Fabris. “Ci consideriamo degli aggregatori di realtà associative – spiega Valentini – Se ci manca qualcosa per realizzare un progetto, cerchiamo sempre la collaborazione. La cultura è uno sforzo corale”.

Niccolò Valentini vive da 20 anni nel mondo delle associazioni. Ne conosce il lato umano, ma è molto pragmatico. E il pragmatismo di Valentini traspare anche dal ritmo delle attività: in un solo mese, l’associazione è riuscita a organizzare dieci

presentazioni di libri e due giornate aperte al pubblico a Villa Fabris. Un impegno notevole, affrontato con metodo e passione. “Dal Festival della letteratura di Mantova – racconta – ho imparato un metodo di lavoro che oggi cerco di trasmettere ai soci: stabilire obiettivi, costruire una programmazione, coinvolgere le persone”. Non mancano le difficoltà, soprattutto burocratiche: “Essere presidente significa assumersi responsabilità civili e penali, ed è un percorso spesso faticoso. Ma quando si vedono le persone apprezzare e divertirsi, allora ne vale la pena”.

Come tutte le associazioni culturali, anche il Circolo Pickwick vive grazie alle quote dei soci e al sostegno di sponsor, per questo sono ben accettate le nuove adesioni: “Invitiamo tutti a partecipare alle nostre attività, a venire ad ascoltarci e conoscerci. La bellezza dell’associazionismo sta nel poter dedicare il tempo che si ha, poco o tanto che sia, a un progetto comune. Ogni testa è utile, ogni proposta può diventare un’occasione di crescita – conclude Valentini – Quando scompare un’associazione non perdiamo solo un gruppo di volontari, ma un pezzo importante della società. Partecipare alla vita associativa significa custodire e arricchire il nostro tessuto sociale”. ◆

TAttualità

ra le sue mani la carta prende vita e si trasforma in giganteschi fiori colorati. Petali, boccioli, foglie, ogni cosa che nasce nel suo tavolo da lavoro è frutto dell’amore per il suo nipotino, per il quale vuole scrivere un libro con i proventi delle sue opere d’arte.

Con delicatezza Elena Dall’Igna trasforma la fragilità della carta in pezzi d’arredo e di gioia, realizzando fiori di ogni dimensione, dalle piccole decorazioni per cerimonie a grandi opere per abbellire angoli della casa. Elena Dal Lago, 53 anni, di Malo, commerciante, è una persona delicata. Cerca di nascondere con la semplicità il suo animo nobile, ma la sua forte umanità trapela dalle espressioni del viso, che convergono sempre in un sorriso.

“Mi piace vedere il bello delle persone e della vita, anche se non è sempre facile”, dice.

Elena Dal Lago, come sono nati i fiori dell’anima?

Sono nati in momento molto buio della vita mia e della mia famiglia. È venuto a mancare il marito di mia figlia, un ragazzo giovane e meraviglioso. Un momento difficilissimo, non avevo voglia di niente, non riuscivo ad affrontare il quotidiano, la nuova vita senza di lui. Vedevo tutto nero. Lo psicologo cercava una strada ma io non riuscivo a sbloccarmi. Alla fine ho ascoltato il suggerimento di fare qualcosa che riuscisse a gratificarmi, e siccome ho l’hobby di creare, ho cominciato a creare cose con la carta crespa. È successo per caso e per me è stata una rinascita.

Quindi ha deciso di realizzare fiori. Perché proprio fiori e non altro?

Ho scelto i fiori perché mi fanno pensare al nostro ragazzo che non c’è più. Mio genero Fabio lavorava nei campi e amava i girasoli. L’ultima cosa che ha fatto è stato seminare un campo di girasoli vicino a casa sua insieme a suo figlio, che fortunatamente, pur

Giganti fiori dell’anima hanno invaso villa Fabris

Un tragico evento ha spinto Elena Dal Lago, 53enne commerciante di Malo, ad affidarsi alla creatività per superare il lutto. Ha così scoperto le infinite possibilità della carta crespa con la quale crea giganteschi fiori colorati che ha presentato nel corso di una mostra di grande successo a villa Fabris.

essendo piccolo, se lo ricorda. Mi è venuto spontaneo fare fiori. Il fiore è il simbolo per eccellenza dell’unione tra il mondo umano e il mondo spirituale e io mentre faccio i petali prego. Ho cominciato con le peonie, definite proprio i fiori dell’anima. Il fiore per me è come un mandale, un centro sacro che raccoglie l’armonia, una forma che non ha fine e che, come l’amore, continua anche quando la persona fisicamente non c’è più.

Una terapia che a modo suo ha funzionato, almeno un po’.

Bisogna sempre trovare una strada, anche quando sembra impossibile. Realizzando i fiori di carta io ho cominciato a rilassarmi e ho scoperto che realizzare fiori mi faceva sentire collegata con quel mondo spirituale che mi permette di sentire vicine le persone che non ci sono più ma che sento nel cuore. Ho iniziato con fiori piccoli, ma da quando ho cominciato a farli per lui mi è venuto spontaneo fare fiori grandi, perché potessero esprimere la grandezza dell’amore che ho per lui.

Che cosa fa con tutti questi fiori?

Con i proventi delle vendite voglio realizzare un libro per regalarlo a mio nipote. Un

libro che gli ricordi il suo papà quando, crescendo, i ricordi che ha adesso potrebbero affievolirsi. Voglio fare qualcosa per far ricordare al mio nipotino tutti i momenti belli trascorsi con il papà. Anche io ho pochi ricordi con mio papà, non voglio la stessa cosa per mio nipote. Allora ho deciso di scrivere un libro. Mi sono informata su come fare e mi sono accorta che servono comunque dei soldi per realizzare il libro. È nato tutto da lì.

Che fiori sono i fiori dell’anima?

Sono tutti i fiori, ognuno li sceglie in base al proprio gusto personale. Il fatto è che i fiori parlano. E anche i miei fiori parlano, ognuno di loro parla. Perché quando li faccio penso sempre a mio genero, che per me era come un figlio. Per me è un modo per stare ancora vicini e mi rendo conto che questa sensazione di continuità viene percepita.

A Thiene ha fatto una mostra che ha riscosso notevole successo…

Il senso della mostra fatta a Thiene è stato capito. Sono venute tante persone e tantissime di loro si sono fermate per parlarmi e farmi sapere che il messaggio è stato compreso, che i miei fiori arrivano al cuore. ◆

UAttualità

n taglio al nastro come da cerimoniale e un taglio al passato hanno consegnato una moderna palestra agli studenti – e insegnanti di educazione fisica - dell’Istituto Garbin di Thiene. È stata ufficialmente consegnata ai fruitori primi di ottobre, dalla Provincia di Vicenza, la nuova casa dello sport per i teenagers che frequentano la scuola professionale, ma a disposizione anche di alcune associazioni sportive del territorio negli orari extrascolastici. Il nuovo impianto va a prendere il posto della tensostruttura prima presente e che, costruita a suo tempo come soluzione-tampone nei primi anni ‘90, era invece “invecchiata” fino a divenire al limite della fatiscenza, risultando inadeguata per le esigenze di classi e società sportive. Grazie allora a un investimento complessivo di 2 milioni e 342 mila euro nell’area di via Rasa si può ora osservare un edificio pensato e voluto per permettere loro di svolgere attività motoria in uno spazio adeguato. Per la sua realizzazione anche in questa opera di pubblico interesse si è rivelato determinante il contributo Pnrr (si tratta 1.842.000 euro), con residui 500.000 euro in carico a fondi propri della Provincia di Vicenza, ente proprietario. Da ricordare che la palestra dell’Ips Garbin funge da completamento della serie di lavori di ristrutturazione, riqualificazione e ampliamento dell’intero istituto scolastico, per i quali si sono investiti ulteriori 4,3 milioni di euro nel biennio precedente, ed entrato in funzione circa un anno fa alla riapertura dell’anno scolastico, nel settembre 2024. Una scuola funzionale e moderna con che ospita 14 aule didattiche, 4 laboratori dedicati ad attività artistiche e artigianali, un’aula polivalente e una passerella coperta al primo piano che funge da connessione tra il nuovo edificio e l’istituto principale.

Entrando per uno sguardo all’interno della nuova palestra si nota il campo da gio -

Una nuova palestra per l’Istituto Garbin

La casa dello sport di via Rasa è stata ufficialmente consegnata dalla Provincia di Vicenza alla scuola. Dove prima c’era una tensostruttura risalente agli anni ’90, ora c’è un edificio moderno e funzionale, costato 2 milioni 342 mila euro, che va ad affiancarsi all’ampliamento dell’Ips completato già a settembre 2024.

co polifunzionale per la pratica di più discipline indoor, con misure di 33x20 metri l’installazione delle attrezzature utili per la ginnastica e una serie di locali accessori: uno spazio accoglienza, un’infermeria, un deposito per attrezzatura dedicato alla palestra e un locale tecnico. Sul piano dei materiali, il progetto approvato e ora ultimato prevedeva una struttura realizzata in acciaio, scelta che garantisce il rispetto della normativa sismica e soprattutto maggior sicurezza agli utenti. Per il soffitto, presenti travi in legno a vista. Sempre mantenendo lo sguardo in alto, sulla copertura della palestra è installato un impianto fotovoltaico, una delle migliorie apportate al fine di contenere i consumi energetici. Invitati ovviamente anche gli studenti “inquilini” della palestra nel giorno dell’inaugurazione. Con il presidente della Provincia di Vicenza Andrea Nardin e il sindaco di Thiene Giampi Michelusi a presentare l’opera insieme al dirigente scolastico dell’istituto Garbin Alessandro Strazzulla.

“Una palestra che non è solo uno spazio per l’attività fisica, ma un luogo di incontro, crescita e collaborazione - ha affermato il sindaco Michelusi -. È un investimento sul benessere dei nostri ragazzi e sulla vitalità della nostra comunità. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo progetto, che rafforza l’impegno di Thiene per una città sempre più attenta all’educazione, alla salute e alla coesione sociale.”

Dopo la simbolica consegna delle chiavi, gli stessi studenti hanno subito preso possesso della struttura dedicandosi a due attività speciali: la danza, praticata a livello agonistico da alcune alunne, e il baskin, “uno sport inclusivo in cui il nostro istituto eccelle -ha sottolineato il preside Strazzulla- non si tratta solo di attività motoria, ma di condivisione di talenti. Avere una struttura nuova a disposizione è un’opportunità che la scuola e i nostri ragazzi sapranno di certo mettere a frutto.” ◆

AAttualità

rna lessa e bigolo tondo a Rosario contenta el mondo. Alzi la mano chi a Zané, magari “accreditato” degli anta, non ha mai sentito o recitato questo motto. Da mezzo secolo a questa parte, meglio specificarlo, visto che la catapulta per parlare di gastronomia tipica locale è la festa celebrata a Zané per il 50° della frequentatissima Sagra dei bigoli co’ l’arna. Una pastasciutta che viene per così dire dal basso ma che accontenta i palati più “alti”, rendendo merito alla cucina nostrana. Un piatto intriso di sugo o ragù d’anitra quanto di retaggio di un passato lontano e che, questo forse lo sanno in pochi, tra origini sì dalla campagna e dai cortili ma pure da una tradizione religiosa – quella della festa della Madonna del Rosario - che si allaccia alla storica battaglia navale di Lepanto del 1571 per respingere la minaccia ottomana. Allora era in corso la disputa feroce con chiamata alle armi della Lega Santa, compresa la flotta della Repubblica di Venezia; oggi al massimo c’è da “battagliare” per mettersi in fila in attesa della pietanza che piace e strapiace, visti i numeri dei bigoli serviti dai volontari della Pro Loco. “Banda” di 150 anime premiata sia dal Comune che dal consorzio delle associazioni analoghe all’inaugurazione della sagra 2025. E che, oltre che costituire simbolo della buona cucina di Zané, serve in tavola una “forchettata” di cultura vicentina.

Fatto un cenno all’accostamento tra Madonna e del rosario e il “primo”, eccoci all’istituzione della sagra alla sua prima edizione datata 1975. A idearla e renderla “primo mattone” di una consuetudine destinata a durare, fu il neonato comitato della Pro Loco di allora, dopo la sua nascita appena 4 anni prima. Da queste parti, già dal secolo scorso, quasi ogni famiglia era solita celebrare la prima domenica di ottobre

I famosi bigoli di Zanè al traguardo dei 50 anni

La sagra di Zanè che celebra il famoso piatto di pasta condito co’ l’arna, ha festeggiato quest’anno il mezzo secolo di vita. Una tradizione legata alla Madonna del Rosario e portata avanti con dedizione e impegno dai 150 volontari della pro loco premiati dal Comune.

con la recita solenne del rosario e con un più profano piatto a base di anatra novella che pian piano si arrogò un posto fisso nel menù tipico dell’autunno. Un primo piatto “ruspante”, dal sapore inconfondibile. Protagonisti inscindibili da sempre sono i bigoli affusolati e il sugo a base di frattaglie del pennuto simbolo degli orti contadini e di quella che un tempo era la cucina povera e rurale. Divenuto, qui a Zané, una prelibatezza che fa macinare non solo la carne d’anatra ma anche km da parte di centinaia di visitatori. Qui da tutto il Veneto per sedersi a tavola a fianco degli zanediensi doc, per molti dei quali l’appuntamento (fisso) annuale sfiora la sacralità. Guai a mancare, per rivedere amici e compaesani, dedicarsi alle ciacole e godersi il contorno di eventi che la Pro Loco organizza e offre. Intorno al maxitendone, poi, la marcia Verdiana, la pesca di beneficenza e altro ancora: non solo per

attirare gente, ma per farla sentire a casa. E ben vengano in linea con i tempi moderni le proposte che si sono affiancate alla bigolata che va sempre per la maggiore, dal panino onto al polletto allo spiedo, la grigliata, fino a patatine fritte e frittelle. Accompagnati dal frizzante chiosco che prepara aperitivi, calici di vini doc, birre e cocktails.

Un’occasione propizia, il 50esimo, anche per ricordare e festeggiare i presidenti Pro Loco che si sono succeduti, alcuni dei quali purtroppo mancati nel corso degli anni. Con Francesco Dal Prà a raccoglierne oggi il testimone ideale nel ruolo, insieme alla vicepresidente Lory Dalle Rive e al resto del direttivo e ai 150 volontari dell’operativo quando si tratta di servire ai tavoli, di cucinare e di occuparsi di ogni necessità connessa alla sagra. Ricordando chi c’è stato, ringraziando chi c’è, e auspicando che chi ci sarà mantenga viva la tradizione di questa festa.

“Un traguardo di rilievo che parla di tradizioni, persone e cultura, una festa che parla di comunità, di identità, di radici e di condivisione” come ha scritto Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto in un messaggio indirizzato al sindaco Alberto Busin, al quale è spettata l’apertura ufficiale delle danze – in pista da ballo e culinarie – del 50esimo insieme a varie autorità locali. Gli auguri di buon anniversario alla sagra erano giunti anche da parte di Luca Zaia. ◆

Il sindaco Busin con Dal Prà, presidente della Pro Loco

Attualità

Parte a novembre, con la tessera magnetica recapitata via posta a casa dei cittadini thienese, il nuovo sistema di raccolta del rifiuto secco residuo. Grazie alla banda magnetica e agli speciali contenitori con lettori elettronici prossimi all’installazione da parte di Alto Vicentino Ambiente, anche a Thiene ci si avvia all’introduzione della cosiddetta “tariffa puntuale”, commisurata all’effettiva produzione di scarti degli utenti. La città seguirà l’esempio dei Comuni vicini che già hanno adottato questa tecnologia per la

In arrivo i cassonetti intelligenti per la raccolta del secco

Il Comune e Alto Vicentino Ambiente annunciano un’importante evoluzione nel servizio di raccolta dell’indifferenziata a Thiene. A partire da dicembre prenderà il via la sostituzione di tutti gli attuali 130 contenitori stradali grigi con i nuovi contenitori.

raccolta dell’indifferenziata come Malo, Caltrano, Chiuppano, Fara Vicentino e, a breve, Breganze.

A “sparire” dalle isole ecologiche nel corso dell’autunno saranno tutti i 130 maxi contenitori – di colore grigio – distribuiti nei quartieri e nelle frazioni di Thiene, per lasciare il posto all’introduzione dei box con dispositivo di riconoscimento, attivabili solo con la tessera personale. “Un passo cruciale – come ha sentenziato l’assessore Nazzareno Zavagnin, qui in vesti di delegato per l’ambiente - verso l’introduzione, programmata a partire dal 2026, della Tariffa Puntuale per una maggiore equità tributaria per i cittadini e per ottimizzare la raccolta differenziata. Sono due obiettivi importanti per una gestione migliore, più giusta ed efficiente del sistema di raccolta dei rifiuti”.

Nel dettaglio ogni apertura dello sportello dei contenitori sarà registrata e associata all’utente (anche attraverso un’app) monitorando e misurando così il numero di conferimenti. Ognuno di questi sarà conteggiato pari al volume massimo consentito, vale a dire 45 litri. Come ribadito in sede di presentazione, l’intento primario consiste nel misurare la produzione effettiva di rifiuti di ciascuno: dal 2026, infatti, la componente variabile della Tari (tassa sui rifiuti urbani) sarà commisurata ai conferimenti effettivi in modo da incentivare la riduzione dei rifiuti e la loro corretta differenziazione. Campagna informativa rivolta agli utenti privati, domestici e non, affidata ad Ava che invierà un opuscolo informativo unitamente alla tessera, oltre a organizzare incontri informativi in varie zone della città.

◆ [O.D.M.]

Popolo rosa in marcia per la prevenzione dei tumori al seno

Successo per la terza edizione della Marcia in Rosa, campagna di sensibilizzazione autunnale per la lotta ai tumori, in modo semplice e coinvolgente, puntando l’attenzione pubblica sulla prevenzione.

Hanno ingranato la “terza” (edizione), i partecipanti alla Marcia in Rosa che a Thiene ha fatto camminare tante persone attente alla sfera della solidarietà e della cura del prossimo. Con una partecipazione crescente sia in termini numerici che di entusiasmo. Una domenica mattina di incontro e insieme divertimento, dedicata alla salute e alla prevenzione, quella vissuta dai presenti che si erano dati appuntamento agli impianti sportivi del Parco Sud per poi mettersi in cammino per un percorso complessivo di 5 km. In cambio di una quota monetaria “popolare” (10 euro per gli adulti e 5 per i minori di 14 anni), chi ha aderito alla manifestazione in rosa ha ricevuto una maglietta “tecnica”

e, soprattutto ha contribuito a sostenere le attività dell’associazione Lilt – Lega Italiana per la Lotta ai Tumori di Vicenza. Con l’obiettivo di diffondere un messaggio di prevenzione all’insorgenza di neoplasie del seno e, sul piano pratico, fornendo grazie al ricavato della domenica una serie di mammografie gratuite.

A “tenersi per mano” nel corso della marcia non competitiva sono stati per la terza volta Comune di Thiene, Lilt, Fidas Vicenza del Gruppo di Thiene e la ConfCommercio locale, con l’ingresso anche del Lions Club Thiene Colleoni nella task force di sostenitori della proposta. L’animazione della mattinata, sia alla partenza in Cittadella dello Sport che nel centro cittadino, è stata

affidata al Silikon Café e agli istruttori di Jazzercize, l’area ristoro invece alle ottime e sempre laboriose mani del Gruppo Alpini. ◆ [O.D.M.]

nche l’Hockey Thiene si gode la sua Next Gen, con una doppia pennellata di gialloblu, i colori sociali del club, a unire pattini e stecche ma anche cuori e muscoli dei beniamini del PalaCeccato.

E quanto bello è ripartire con una Coppa Italia di A2 in bacheca, conquistata a marzo, al PalaDante di Trissino, pura sportiva poesia. È stata un’estate di gran lavoro quella lasciata alle spalle dalla società “capitanata” da Loris Dalla Vecchia nel dietro le quinte, mentre in pista la fascetta, quella reale, spetta al thienesissimo Alessandro Conzato, bandiera tra i giocatori della prima squadra. E poi vengono loro, ciascuno dei baby del mini hockey (dai 6 agli 8 anni) e dei ragazzi del vivaio che costituisce la ragion d’essere oltre che la base solida della piramide di tutte le squadre griffate “HC” e che compongono la truppa di 75 tesserati. Si parte dalla categoria Under 11 a parlare di agonistica, dove Thiene schiera ben due squadre e lo stesso accade nello scalino d’età superiore, in Under 13.

Poi si sale nel “pianeta teenagers” con le bande Under 15 e Under 17 che già hanno regalato quella combo di emozioni e soddisfazioni preziose a zonzo per le piste indoor di mezza Italia. E succede così che la cerchia di chi si offre a dare una mano si allarghi, dando un pizzico di ossigeno a chi si trova in regia a coordinare e nel dietro le quinte, tra meccanici, responsabili di logistica ed equipaggiamento, servizi di pulizia dei locali sportivi, accompagnatori delle squadre e via dicendo, senza dimenticare gli istruttori. Ai 75 rollers, infatti, si aggiungono altri 35 “amici” che aggiornano il villaggio gialloblu a 110 anime che trasudano hockey.

“Stiamo consolidando il vivaio – conferma il presidente – e confermando il trend favorevole nei numeri, cercando di prestare cura e attenzione a questi ragazzini che si

L’Hockey Thiene punta sui giovani

La squadra gialloblu, archiviata la conquista della Coppa Italia di A2, registra numeri in crescita tra i baby del mini hockey e i teenagers. “Stiamo consolidando il vivaio, cercando di prestare cura e attenzione a questi ragazzini che si approcciano a noi” afferma il presidente Loris Dalla Vecchia.

approcciano a noi. Sì alla crescita ma senza dimenticare il nostro compito primario: garantire divertimento e un ambiente sano in cui fare sport. Per quanto riguarda i grandi, l’organico è stato rinforzato con due giocatori che hanno vissuto la serie A1 nelle stagioni recenti, portando con loro un bagaglio tecnico importante”. Con in più la ripartenza dopo un’annata che ha portato un trofeo che mancava dal 2015 a Thiene. “Una gioia di sicuro indimenticabile e un prestigio per la società la Coppa Italia: punteremo anche stavolta ad arrivare fino in fondo”.

Sei formazioni giovanili, dunque, che si aggiungono al mini hockey. Poi le due prime squadre, la “regina” di A2 – con tris di Nicola Retis in panchina – e quella degli apprendisti per così dire, della serie B, con redini affidati all’esordiente Alberto Dalla Vecchia in vesti di tecnico. Guardando al team di punta, le prime gare di Coppa Italia in ottobre hanno già fatto assaporare agli appassionati le qualità dei nuovi innesti che si affiancano al blocco di conferme dell’estate. Si tratta di un bentornato quello riservato a Marco Ardit, talento di

casa gialloblu che a soli 24 anni vanta esperienze in serie A1 tra Monza e Sandrigo, e di Mattia Baggio (26), da sponda Bassano e anche lui con pattini sfrecciati in A1. Sul fronte campionato si dovrà attendere la fine di novembre per applaudire gli atleti dell’Hockey Thiene in un torneo di aspirazioni rinnovate. Il calendario di A2, con Thiene e le altre venete inserite tutte nel girone Nord, parla decisamente vicentino: 8 quintetti su 10. E il calendario dei gialloblu, nei primi 6 turni, offre sempre e solo derby. Esordio al PalaCeccato di via Vanzetti (si giocano al sabato sera) il 30/11, con ospite Tierre Montebello. Poi non servono “pieni” di benzina per le trasferte di dicembre e gennaio, tutte a portata di mano. Gli altri cinque derby in ordine con Montecchio Precalcino, Roller Bassano, Why Sport Valdagno, la squadra B dei campioni d’Italia del Trissino e la neopromossa Cnc Recoaro. Dopo gli incroci con gli “stranieri” di Seregno e Correggio, ultima tappa di vicinato con Telea Sandrigo. Dopo il giro di boa, si invertono le piste e si reincrociano le stecche, decretando chi salirà tra le big dell’hockey italiano. ◆

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PAttualità

Omar Dal Maso

ronti allo scatto e anche alla... risposta, a tutte le domande e curiosità che vengono poste dagli apprendisti fotografi amatoriali, neofiti o meno. Continua e si rinnova di anno in anno l’attività del Circolo fotografico “Città di Thiene”, che dopo aver celebrato con una sfilza di eventi il 50esimo dalla fondazione - nel 2023 - ha ripreso come di consueto a proporre i corsi per principianti, e non. Un impegno importante in un’epoca di sicuro complicata, in cui la fotografia digitale e gli smartphone hanno stravolto le regole di questa forma d’arte per immagini, ma senza mutarne il fascino. Se a Thiene si trova la casa del circolo, una variazione sul tema di è avuta di recente con l’attivazione di un corso nella vicina Villaverla, incontrando un gruppo di appassionati alle prese con tutto ciò che ha a che fare con la tecnica fotografica. Una richiesta venuta proprio dalla parrocchia, per una proposta inedita che ha suscitato interesse. “Promuovendo” una decina di corsisti che hanno assaggiato i rudimenti basilari per far proprie le conoscenze tra l’utile e il necessario, tutto questo allo scopo di apprendere l’arte di catturare attimi che si traducono in opere di qualità e creatività apprezzabili.

A tenere il ciclo di cinque incontri è stato il vice del club Lorenzo Dal Collo (con l’aiuto di Fulvio Borgo e Silvano Saccardo), che insieme al presidente Roberto Fenanti rappresenta i soci del “Città di Thiene” e all’occorrenza ne fa da portavoce. “L’intenzione rimane sempre quella di promuovere la cultura fotografica – spiega – e per questo abbiamo accettato l’invito di svolgere in una location diversa dal solito il corso recente, in attesa di riproporre a inizio 2026 il consueto ciclo nella nostra sede associativa di Thiene”.

Imparare a scattare con il Circolo fotografico

L’associazione di Thiene è impegnata a proporre corsi per trasmettere, a principianti e non, l’amore per le immagini e l’arte di catturare emozioni e ricordi. Dopo la trasferta a Villaverla, ad inizio 2026 riprenderanno le tradizionali lezioni nella sede di via Primo Maggio.

Un buon esperimento, a conti fatti, è risultata l’iniziativa “in trasferta” ospitata in parrocchia, uno dei luoghi del fare comunità del paese, dove si tocca con mano la volontà di animare gli spazi e dedicarli ad attività culturali.

“A Villaverla si è favorito anche un po’ di movimento in più intorno all’oratorio, in un posto che è stato ristrutturato di recente. Le cinque lezioni hanno visto la viva partecipazione dei 10 iscritti in questa prima edizione. Sia da parte di chi già conosceva la macchina fotografica – sottolinea Dal Collo - sia di che ne ha maneggiata una praticamente per la prima volta. Ho visto in tutti loro la voglia genuina di entrare in questo mondo. Ancora adesso che il corso è finito, in realtà il cammino prosegue , visto che alcuni tra i partecipanti mi stanno scrivendo nella chat di gruppo chiedendo consigli e inviando le loro immagini. Vedere svilupparsi la passione in chi seguiamo è un motivo di grande soddisfazione: in altre parole è bello vedere che, nonostante il bombardamento quotidiano di immagini dei tempi moderni, c’è ancora chi ha vo -

glia di approfondire, di conoscere e imparare il linguaggio della fotografia”. Catturare emozioni e sentimenti, fissare potenzialmente per sempre memorie e momenti. Per chi di questi concetti ne ha fatto tesoro, la volontà di trasmetterli al prossimo diventa quasi una missione. Al di là di chi si trovi di fronte, e dal livello di esperienza e di equipaggiamento tecnologico a disposizione. Dai giovanotti ai pensionati di 65-70 anni, tra i partecipanti a Villaverla e allo stesso modo nelle precedenti proposte del circolo: non sussiste limite d’età che tenga, in eccesso o in difetto, per una passione in alcuni già radicata e in altri pronta a sbocciare. Una di quelle propensioni che travalicano trasversalmente genere, condizioni sociali, e come ribadito l’età anagrafica.

Corsi a parte, gli “scattisti” che si riconoscono nel club di amatori/amanti genuini della macchinetta fotografica continuano a riunirsi periodicamente e organizzare esposizioni e concorsi, oltre che serate con autori come ospiti speciali, tutte attività divenute piacevoli consuetudini. Di recente, ad esempio, è stata ospitata la fotografa siciliana Marina Galici e si è tenuta una mostra di opere intitolata “Il fascino della neve” a Palazzo Cornaggia. Per informazioni, è possibile visitare la sede al primo piano nella Casa delle Associazioni di Thiene, in via Primo Maggio al civico 15 (mail info@cfthiene.com). ◆ [O.D.M.]

Foto di Alexandra Battestin
Foto di Monica Eburtini

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