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come sta la Pubblica Assistenza? misuriamo la febbre
Vareno Cucini
Volontario della Pubblica Assistenza di Siena
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In tempo di Coronavirus ho scelto un titolo per sdrammatizzare un po’ una situazione che rischia di trasformare la giusta preoccupazione per una epidemia molto grave in uno stato di panico incontrollato e assolutamente irrazionale. Penso che non siamo in guerra, che con pari fer-
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mezza, determinazione e sangue freddo sconfiggeremo il corona, così come abbiamo superato nel passato tante altre avversità. Ricordo tanti eventi drammatici, terremoti, alluvioni, maremoti, epidemie influenzali (asiatica, hongkong, aviaria), terrorismo, torri gemelle, crack finanziari, che abbiamo superato con coraggio e senza drammatizzare. Forse og gi, al tempo dei social, vediamo una situazione che ci appare priva di certezze, punti di riferimento e di sbocchi positivi. Coraggio, insieme ce la faremo come nel passato! Un punto forte della tenuta di un paese di fronte alle difficoltà è la partecipazione sociale dei suoi cittadini; e il Volontariato è uno dei termometri più importanti. Ecco di nuovo il tema della febbre. La Pubblica era, è e sarà una certezza in queste difficili circostanze. Forse con qualche aggiustamento da fare, ma con una base forte e qualificata. Posso fare questa affermazione anche a partire dai dati consuntivi elaborati in base ai riscontri del controllo di gestione di cui parlerò di seguito dividendo in due capitoli questo articolo: il primo sulle ore di volontariato donate, il secondo sui servizi che queste ore hanno prodotto.
Quanto volontariato?
Il totale complessivo delle ore di lavoro donate nel 2019 è sostanzialmente pari a quelle dell’anno precedente; sono state 62381, circa 570 in meno rispetto all’anno 2018 con un Palio straordinario in più e che richiese un impegno aggiuntivo. Un volume importante di lavoro gratuito; come se fossero stati impiegati 39 lavo ratori a tempo pieno per tutto l’anno. Cambiano in modo più consistente i settori nei quali queste ore
sono state utilizzate. Meno servizi di emergenza (800 ore), meno servizi ordinari (250 ore), meno gare e manifestazioni (1200 ore). Segno meno anche per altri campi in cui la Pubblica agisce ma con quantità singolarmente meno rilevanti come cifra assoluta.

Crescono invece formazione (300 ore), protezione civile (1500 ore), trasferimenti intraospedalieri e cicogna (450 ore). Parte di quest’ultimo servizio è svolto in pronta partenza anche se le strutture sanitarie potrebbero programmarlo in larga parte. Si deve essere soddisfatti quindi, della disponibilità delle persone a donare il proprio tempo, facendo con ciò un servizio straordinario alla collettività; c’è da essere meno soddisfatti del risultato per l’equilibrio finanziario della Pubblica perché diminuiscono i settori a rimborso e aumentano quelle a carico dell’Associazione. Naturalmente non siamo nell’area del pericolo incombente, ma qualche riflessione sul fenomeno va certamente svolta. Le domande sono relative alla sostenibilità organizzativa e all’utilità per la comunità locale che ci mette a disposizione tempo e soldi.
Quanti servizi e quali effetti sulle compatibilità economiche?
Il dato principale è il numero totale; 15078 servizi nel 2019, con una segno meno rispetto all’anno precedente di 1050 (–7%). Come è possibile se nel capitolo precedente si afferma, dati alla mano che non sono diminuite le ore di lavoro donate? C’è forse un problema di efficienza? Il dettaglio ci dice che abbiamo fatto meno ordinari (–300) e più brevi; meno emergenze (–450); solo 25 trasferimenti intraospedalieri in più (le ore di volontariato utilizzate, perlopiù, sono state di attesa); meno servizi in convenzione (–50); meno gare e manifestazioni (–50 pari al –14%); meno servizi vari (–100); crescono i servizi di protezione civile (+123). Anche il chilometraggio percor so segnala fattori di squilibrio. Nel2019 sono stati percorsi 319.823 km, 12400 in meno dell’anno precedente. Il saldo negativo è il frutto di riduzioni consistenti dei km a rimborso, 9500 negli ordinari, 9000 nell’emergenza, 1000 nei servizi per privati, 4500 per i soci con rimborso dei costi, cui fanno fronte positivo 4000 km in più nei servizi convenzionati e 6000 km in protezione civile. Il saldo negativo dei viaggi rim bor sati assomma pe rò a 20000 km. Si vede quindi una tendenza calante nei servizi tipici dell’associazione come le emergenze, gli ordinari e i servizi per i soci ed una crescita delle attività non remunerate. Se dovesse essere una prospettiva a duratura, o peggio crescente, porrebbe certamente problemi di sostenibilità. Le analisi statistiche si fanno proprio perché indicano fenomeni altrimenti non rilevabili e aiutano nella ricerca di soluzioni. A questo punto si rende necessaria una riflessione sul servizio di emergenza. La minore quantità di ore di volontariato provoca una perdita di circa 270 servizi con l’ambulanza in standby facoltativo; è questo un problema tutto interno alla Pubblica. Diverso invece il ragionamento da fare in ragione dei 180 servizi in meno nel 2019 per il punto di emergenza territoriale (PET), che si aggiungono ai 150 del 2018 e che dipendono dalla minore produttività dell’ambulanza con infermiere rispetto a quella con medico a bordo. Non parlo qui di competenze e qualità del lavoro sanitario, ma semplicemente di quantità. Non fa piacere a nessuno, tanto meno ai volontari, passare ore e ore ad attendere invece di svolgere servizi nel territorio. n
