Giornalino n°74 - Eccoci Mamma!

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Con Maria vicina, mi sentivo sicuro. / Eminenza, ci assista sempre dal...

Il card. Renato Corti, conduttore a Radio Mater della rubrica “I santi – il Vangelo vivente”, ci ha lasciato il 12 maggio scorso, a 84 anni.

Eminenza, ci assista sempre dal Cielo e preghi per noi Radio Mater piange il cardinale Renato Corti, già Vicario generale della Diocesi di Milano, Vescovo ausiliare, e per 21 anni Vescovo di Novara, scomparso la mattina di martedì 12 maggio a 84 anni. Il card. Corti ha condotto a Radio Mater dal 2017 fino a quando la salute gliel’ha ha permesso una propria trasmissione dal titolo: “I santi – il Vangelo vivente”, molto seguita, presentando figure di giovani, papà e mamme di famiglia non note, ma che hanno testimoniato il Vangelo nel silenzio e nella vita di ogni giorno. Riprendendo un pensiero molto caro a papa Francesco, diceva che tanti fedeli di oggi sono i “santi della porta accanto”, che rendono vivo il Vangelo. “I santi – il Vangelo vivente” andava in onda il primo sabato del mese alle ore 12,20 e in replica, il giorno successivo, la domenica, sempre alle ore 12,20. La sua scomparsa ha rattristato tutti noi

e soprattutto don Mario che con mons. Corti, da vicario generale di Milano, ha sempre avuto un rapporto filiale. Il card. Renato Corti era nato a Galbiate (Lecco) il 1° marzo 1936 da famiglia di lavoratori. Ordinato prete il 28 giugno 1959 dal cardinale Montini (futuro Paolo VI), fu rettore del biennio del corso teologico dal 1977 al novembre del 1980, quando fu scelto dall’arcivescovo Martini come Vicario generale. Una nomina che sorprese per la giovane età del candidato, ma che si rivelò quanto mai opportuna perché mons. Corti conosceva i giovani preti e con la dedizione e la semplicità del suo servizio seppe conquistarsi anche il clero più anziano. Il 19 dicembre 1990 fu nominato vescovo di Novara. Dal 24 novembre 2011, quando le sue dimissioni per limiti di età alla guida della Diocesi di Novara furono accolte, ha vissuto a Rho

presso il centro di spiritualità dei Padri oblati missionari. Ricevette la porpora cardinalizia da papa Francesco il 19 novembre 2016. Eminenza, la ringraziamo per la stima e l’affetto che ha sempre dimostrato nei confronti di don Mario e di Radio Mater. Le chiediamo di continuare ad assisterci dal Cielo e a pregare per i collaboratori e conduttori di Radio Mater perché possano essere testimoni viventi del Vangelo. E.V.

Mons. Ennio Apeciti, rettore del Pontificio Seminario Lombardo in Roma e conduttore a Radio Mater della rubrica “Testimoni di Cristo”, racconta l’isolamento per un mese nel Reparto Columbus del Gemelli per aver contratto il coronavirus. Il pensiero che fosse giunto il momento del “passaggio” non lo spaventò perché...

Con Maria vicina, mi sentivo sicuro. Conviene che mi presenti: sono don Ennio Apeciti, il rettore del Pontificio Seminario Lombardo in Roma, dove abitano circa cinquanta sacerdoti di tutt’Italia (e alcuni anche dall’estero), che sono stati inviati dai loro vescovi a studiare presso le diverse Università Pontificie romane. Con loro cerco di vivere uno stile di fraternità sacerdotale, che si ispira alla pagina degli Atti degli Apostoli, che descrive la prima comunità cristiana: una vita comune fatta di preghiera, di fraternità, di cordialità, e di impegno. Il Corona Virus ha fatto la sua improvvisa irruzione

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nel Seminario nei primi giorni di marzo, portato non sappiamo bene se da qualche sacerdote professore, proveniente da Nord Italia, dove il Virus andava diffondendosi, o da qualche Sacerdote studente, che aveva incontrato persone infette nel suo ministero pastorale nelle parrocchie romane durante i fine settimana. Subito è stata per noi tutti sacerdoti un’esperienza forte, perché abbiamo dovuto chiedere ai confratelli che avevano avuto contatti con quei sacerdoti, di rimanere chiusi nelle loro camere in autoisolamento precauzionale. Essi hanno dato

una bella testimonianza di umiltà e di disponibilità al bene di tutti. Non è facile per un giovane rimanere chiuso in una stanza, neppure troppo grande! – per settimane: mangiare da solo, pregare da solo. Eppure, l’hanno fatto come gesto di carità e di attenzione ai loro confratelli. Allo stesso modo sono rimasto ammirato dai confratelli sani, non ancora colpiti da virus. Con loro abbiamo organizzato ogni cosa: ci siamo divisi in gruppi per le pulizie dell’intero edificio; altri per preparare la sala da pranzo e i piatti del cibo, che ci arrivavano preconfezionati


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