Giornalino n°57 - Eccoci Mamma!

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Settembre

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2012 N° 57

Radio Mater • C.F. 91006500135 • C. Post. n. 1 - 22030 Longone al Segrino (CO) • Tel. 031.646000 - Segr. 031.645214 • Fax 031.611139 • Capp. e fax 031.611608 • Capp. preghiera 031.3355586 • www.radiomater.org • e-mail: info@radiomater.org Poste It. Spa Sped. in A.P. DL 353/2003 (conv. I.27/2/04 n.46) art.1, comma 2, LO/CO • € 0,50 Registro stampa tribunale di como n. 1/96 dell’8/1/1996 • Lett. in famiglia “Pro Manoscritto” di Radio Mater Arcellasco d’Erba (CO) • A. 2005 • Dir. Resp. Enrico Viganò

Con Maria nella fede Sempre con Gesù e la Chiesa

Carissimi, in questo tempo, in cui siamo stati tutti tribolati e in sofferenza per la Cappellina, vi stringo al cuore e vi ringrazio per le preghiere e l’amore con cui mi avete sostenuto. Uscire da “queste quattro mura”, che per 22 anni sono stati per tutti “luogo di fede, di preghiera, di conforto, di unità e di gioia celeste” e non aver trovato altro luogo in cui andare è stato, per voi e per me, grande dolore nel cuore. Portare via Gesù... portare via la statua della “nostra” Madonnina... non avere altro posto in cui trovarci a “fare famiglia” era una “prova” umanamente insopportabile... Ci hanno sostenuto solo la fiducia nella “Mamma” e la sicurezza che la Chiesa ci era vicina. Poi “in extremis” è arrivato il dono di un altro anno di permanenza in Cappellina, da parte della Mamma, anche a prezzo di cose “veramente laceranti” che mi sono state chieste in cambio.

Per ogni permissione di Dio: Sia benedetto il Suo nome, ora e sempre! Miei cari, il cielo ci permette, per un altro anno, di venire personalmente... con i familiari... coi pullmans, in questo cuore pulsante della nostra cara famiglia, “la Cappellina di Maria”, per vivere la gioia di Gesù e Maria. Nel frattempo però, credetemi, ci stiamo ancora impegnando, con numerosi volontari, per trovare un luogo in cui realizzare la “nuova Cappellina” e la “Casa di Maria”. Con tutti voi, miei cari, che mi sostenete con tante preghiere, offro la mia commozione e il mio grazie a Dio, per i tanti sacrifici che cristianamente vivete per “alimentare “ la missione di Radio Mater. Perdonate anche ora il mio stendere la mano da mendicante! Non posso fare a meno di elemosinare, per realizzare ciò che la Madonna ha chiesto al mio povero cuore: ”la Cappellina e la casa di Maria“. La generosità ci aiuti a fare questo “dono alla Madonna“.


La Sua gioia e il Suo Magnificat siano la nostra ricompensa. Benedico, carissimi, ogni tribolazione, che mi ha permesso di rafforzare la volontà e avere un solo desiderio: GLORIFICARE CON CIASCUNO DI VOI DIO e AMARCI COME LUI CI AMA! Si, miei cari, grazie all’intercessione di Maria, Gesù verserà nella Coppa dell’Alleanza “quel vino di nozze” che ci renderà capaci di proseguire di nuovo il cammino cantando, con San Paolo: “Per me il vivere è Cristo” (Fil. 1, 21). Coraggio, rispondiamo alla chiamata del Signore e seguiamolo gioiosamente e liberamente. Sì, lo faremo perché ci vogliamo bene e, sopra tutto, lo faremo per fede, come dono alla Madonna, che non si lascerà vincere in generosità.

liberarci dal peccato e ristabilirci nell’unico Spirito, nella nostra vocazione di “figli di Dio”. • in Lui, miei cari, anche la nostra vita sia una libera offerta al Padre, per compiere il Suo disegno di salvezza. Coraggio, miei cari, chiediamo la grazia di essere docili allo Spirito Santo, che edifica, anima e santifica la Chiesa! Ci aiuti l’intercessione della Mamma, a vivere e testimoniare l’obbedienza della fede, abbracciando con tutta l’anima il “comandamento nuovo dello amore”. Figli carissimi, ringraziamo sempre il Signore e chiediamo la grazia di approfondire, anche in questo anno, queste “realtà di fede”, per viverle fino alla Santità.

Con Maria nella fede, Sempre con Gesù e la Chiesa

Ci aiuti la Mamma a rendere testimonianza alla Verità. Ci aiutino i Santi, che tali sono diventati per la loro “vita di fede”... E, dal cielo, ci aiuti la sollecitudine pastorale del Cardinale Carlo Maria Martini: • ad accogliere e ad aderire sempre alla fede, sotto la guida del Magistero vivente della Chiesa, • ci aiuti a pregare e a nutrirci della Parola di Dio: » per incarnarLa, come luce che illumina la nostra mente, Stampa della basilica di San Pietro

Tanto più che inizia “l’Anno della fede”, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI. Come vivremo questo “Anno della fede”? E che cos’è la fede? La fede, come ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica: “è la virtù teologale per la quale noi crediamo a Dio e a tutto ciò che Egli ci ha rivelato e che la Chiesa ci propone di credere, perchè Dio è la stessa VERITA’. Con la fede l’uomo si abbandona a Dio liberamente. Perciò colui che crede cerca di conoscere e fare la volontà di Dio, perchè “la fede opera per mezzo della carità” (Gal.5,6 ).

» per accogliere e glorificare Dio che si rivela, » per vivere, in Gesù, la comunione di una moltitudine di fratelli che hanno “un cuore solo e un’anima sola”, tutti in cammino verso la vera patria: la Casa del Padre. Vi prego, anche in questo momento, non lasciatemi solo, miei cari, aiutiamoci e, attraverso Radio Mater, insieme, realizzeremo questo misterioso disegno: “la Casa e la Cappellina di Maria.”

• Sì, carissimi, viviamo la nostra fede sentendoci sempre in Dio, fidiamoci di Lui sempre, anche nelle avversità; • Lui ci ha creati , a Sua immagine, per conoscerLo, amarLo e servirLo e condividere, nella conoscenza dell’amore, la Sua vita divina; • siamo salvati da GESU’ “Dio fatto Uomo”, nato per opera di Spirito Santo nel grembo verginale di Maria e morto e risorto per

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In Gesù e Maria, pregando e offrendo, vi benedico con tutto il cuore. Don Mario


Paolo Gulisano

Pubblichiamo un articolo sull’Anno della fede del nostro Paolo Gulisano, conduttore delle rubriche “La fede e la Letteratura” (quinta domenica, ore 21) e “Testimoni della fede” (seconda domenica di ogni mese alle ore 21). Medico, specialista in Igiene e Medicina Preventiva, il dott. Gulisano all’attività di medico affianca da anni un impegno culturale di saggista e scrittore. Ha collaborato con diversi quotidiani e riviste, come l’Osservatore Romano, La Provincia di Como, Il Timone, Arte & Fede. Ha fondato ed è Vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana. Il suo impegno culturale si è dispiegato nel corso degli anni nell’associazionismo cattolico ed identitario. Dal 2000 è presidente del Centro Aiuto alla Vita di Lecco. E’ anche uno dei più grandi esperti mondiali del famoso scrittore inglese J.R.R.Tolkien. Ha scritto, finora, trenta libri.

Grazie Paolo per la tua collaborazione, e grazie perché ogni tua trasmissione ci aiuta a riscoprire la nostra fede.

Questo Anno della Fede voluto dal Santo Padre è veramente una occasione di Grazia. In questo cammino di riflessione e di conversione a cui il Papa ci chiama, ancora una volta ci può venire un grande aiuto dai Santi, dai Beati, o comunque da quelle figure magari ancora non canonizzate dalla Chiesa, di cui ogni mese, la seconda domenica, parliamo dalle frequenze di RADIO MATER. Modelli, esempi, ma anche amici, che abbiamo in Cielo, che ci possono aiutare e accompagnare nel nostro personale cammino di fede. Cosa significa dare testimonianza della Fede? Ce lo spiega benissimo il vangelo: nella sua risposta alla confessione di Pietro, Gesù parla della Chiesa: “E io a te dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Che significa ciò? Gesù costruisce la Chiesa sopra la roccia della fede di Pietro, che confessa la divinità di Cristo. Sì, la Chiesa non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi altra, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si riferisce ad essa come alla “sua” Chiesa. Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può separare la testa dal corpo. La Chiesa non vive di se stessa, bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà vita, alimento e forza. Seguire Gesù nella fede quindi è camminare con Lui nella comunione della Chiesa. Magari con fatica, con incertezze, con cadute, ma con speranza. E i testimoni della fede ci tengono compagnia. Non si può infatti seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare “per conto suo” o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo una immagine falsa di Lui. Aver

fede significa appoggiarsi sulla fede dei nostri fratelli, e far sì che la propria fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri. I testimoni della Fede ci insegnano ad amare la Chiesa, che ci ha generati alla fede, che ci ha aiutato a conoscere meglio Cristo, che ci ha fatto scoprire la bellezza del suo amore. Da questa amicizia con Gesù nascerà anche la spinta che conduce a dare testimonianza della fede negli ambienti più diversi, incluso dove vi è rifiuto o indifferenza. Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri. Occorre comunicare agli altri la gioia della fede. Il mondo ha bisogno della testimonianza della fede, ha bisogno certamente di Dio. Il termine “nuova evangelizzazione”, come ha scritto il Santo Padre Benedetto XVI, richiama l’esigenza di una rinnovata modalità di annuncio, soprattutto per coloro che vivono in un contesto, come quello attuale, in cui gli sviluppi della secolarizzazione hanno lasciato pesanti tracce anche in Paesi di tradizione cristiana. Il Vangelo è il sempre nuovo annuncio della salvezza operata da Cristo per rendere l’umanità partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore e aprirla ad un futuro di speranza affidabile e forte. Sottolineare che in questo momento della storia la Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione, vuol dire intensificare l’azione missionaria per corrispondere pienamente al mandato del Signore. Un altro tipo di testimonianza di fede è quello che ci viene da quei libri che ci parlano di Dio, che ci parlano del Mistero della nostra umanità e del modo in cui la Salvezza agisce nella storia.

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Avere fede significa appoggiarsi...

“Avere fede significa appoggiarsi alla fede dei nostri fratelli”


Da un paio d’anni conduco una nuova trasmissione, un po’ episodica perché cade in occasione delle (rare) quinte domeniche del mese: La Fede e la Letteratura. Abbiamo già trattato di scrittori cristiani come Manzoni, Guareschi, Chesterton, Lewis eccetera. Perché la letteratura può aiutare la nostra fede? Una grande scrittrice cattolica americana, Flannery O’Connor, scriveva: «La narrativa riguarda tutto ciò che è umano e noi siamo polvere, dunque se disdegnate d’impolverarvi, non dovreste tentar di scrivere narrativa».Da qui un prezioso avvertimento: non è possibile suscitare emozione con testi che trasudano emozione né suscitare pensieri riempiendo

le pagine di considerazioni e riflessioni. A queste cose «bisogna dar corpo, creare un mondo dotato di peso e di spessore»: scrivere narrativa non è questione di “dire cose”, ma di “farle vedere” al lettore, di mostrarle [...]. E tra le “cose”, ovvero le realtà da mostrare al lettore, ci sono i grandi sentimenti, i valori, le virtù, le grandezze e le piccolezze dell’umanità, nonché quel volto di Dio che traspare da molte opere narrative, opere che parlano al nostro cuore, e che talvolta possono essere in grado di muoverlo con desiderio verso la Verità, la Bellezza, verso Dio. Paolo Gulisano

Quando il cristiano si fa testimone...

Tra pochi giorni, l’11 ottobre, inizierà l’Anno della Fede, un anno voluto dal Santo Padre per aiutare i cristiani a riscoprire la fede nella Santissima Trinità. Abbiamo chiesto ad Aldo Maria Valli, conduttore di Radio Mater con la rubrica Urbi et Orbi (terzo martedì di ogni mese ore 9,30), di aiutarci a riflettere su quest’anno straordinario. Aldo Maria Valli è un volto noto della nostra televisione. Giornalista e scrittore, Aldo Maria dal 1988 al 1995 è alla Rai di Milano, prima come cronista, poi come caposervizio, conduttore del GR e del TG regionali, redattore esperto di religione (specialmente seguendo l’attività del cardinale Carlo Aldo Maria Valli Maria Martini) e vicecaporedattore dell’edizione milanese del TG3 nazionale. Dall’aprile 1995 è a Roma, al TG3 nazionale, prima come cronista, poi dal 1996 come vaticanista. Segue Giovanni Paolo II in circa quaranta viaggi internazionali e ne racconta la morte (aprile 2005) in lunghe edizioni speciali. Al TG3 diventa capo della redazione esteri, poi nel luglio 2007 passa al TG1 come vaticanista. Numerosi sono i libri che ha scritto su tematiche come la famiglia, la religione e i mass media. Solo nel 2012 ne sono stati pubblicati sette. L’ultima sua opera: “Diario di un addio. La morte del cardinale Carlo Maria Martini, Ancora Libri, 2012”.

Quando il cristiano si fa testimone, la sua fede si fa contagiosa

Aldo Maria, perché, secondo te, il Santo Padre ha voluto un Anno della Fede? Tutto il magistero di Benedetto XVI ruota attorno alla questione della fede. Ricorderete quanto disse durante la missa pro eligendo pontifice, alla vigilia del conclave dal quale sarebbe uscito Papa: «Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero

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di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».


Il prossimo ottobre, con l’Anno della Fede si aprirà anche il Sinodo dei Vescovi. Il Santo Padre vuole scuotere tutta la Chiesa a trovare nuove forme di evangelizzazione e ad essere veramente testimone di Cristo? La parola “testimone” è decisiva. Ecco ciò che il papa ci chiede di essere. Là dove siamo, nei nostri ambienti, occorre testimoniare la speranza cristiana: la speranza nella vita eterna. Non è facile, specie in un mondo secolarizzato come il nostro, ma si può fare. Quando il cristiano diventa testimone la sua fede si fa contagiosa. Credo che tutti noi lo abbiamo sperimentato. A volte non servono tante parole. Basta un gesto di vera condivisone, di attenzione per l’altro, di rispetto. Basta anche un sorriso, una mano tesa. Ciò che conta è l’amore. E l’amore cristiano si mostra nel dono di sé.

là dove, quando va bene, ci può arrivare solo un aiuto di tipo intellettuale. Naturalmente il catechismo e il Vangelo vanno proposti con le modalità giuste, a seconda delle persone alle quali ci rivolgiamo e dei contesti nei quali ci troviamo. Ma prima di tutto dobbiamo essere noi stessi a coltivare un rapporto costante con le Scritture e con il magistero: sono come pozzi d’acqua limpida ai quali possiamo abbeverarci in ogni momento. Invece, quanta ignoranza si vede in giro! Chi crede manifesta la propria fede anche esteriormente, con segni evidenti: secondo te quali segni andrebbero riscoperti oggi? Io penso che il segno più importante sia il rispetto: per l’altro, per lo straniero, per il povero, per il piccolo, per l’ambiente, per la natura. E’ il rispetto oggi il grande valore del quale abbiamo bisogno. Siamo tutti malati di egoismo ed egocentrismo. Pensiamo di poter usare le persone e le cose per il nostro tornaconto, per il nostro piacere, e non ci accorgiamo che così distruggiamo tutto. Credo che oggi la rivoluzione necessaria sia quella del rispetto. Ed è una rivoluzione che va fatta dai cristiani, perché noi vediamo nell’altro il volto di Cristo e nelle risorse un grande dono, non solo uno strumento a nostra disposizione. E accanto al rispetto metterei la capacità di ringraziare. L’Anno della fede e il Sinodo dei vescovi prendono il via proprio nel mese dedicato alla Madonna del Rosario. Un auspicio, perché in questo momento abbiamo tanto bisogno di Maria, Madre della Chiesa...!

Papa Benedetto XVI in Turchia

“Per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della fede, tutti possono trovare nel Catechismo della Chiesa Cattolica un sussidio prezioso ed indispensabile. Esso costituisce uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II”. E’ quanto scrive il Santo Padre nel Motu Proprio “Porta Fidei”. E’ un altro tasto dolente. Credo che sono pochi i cristiani che hanno letto il catechismo. Purtroppo! E’ vero. Il catechismo è una grande risorsa. Ma prima ancora lo è il Vangelo! Noi invece, troppo spesso, cerchiamo di scimmiottare i sociologi e andiamo alla ricerca delle risposte

Vorrei risponderti con le parole che Benedetto XVI ha indirizzato ai fedeli nell’omelia per la messa nella solennità dell’Assunzione, il 15 agosto 2012, a Castel Gandolfo. Ha detto: «Non solo in Dio c’è spazio per l’uomo; nell’uomo c’è spazio per Dio. Anche questo vediamo in Maria, l’Arca Santa che porta la presenza di Dio. In noi c’è spazio per Dio e questa presenza di Dio in noi, così importante per illuminare il mondo nella sua tristezza, nei suoi problemi, questa presenza si realizza nella fede: nella fede apriamo le porte del nostro essere così che Dio entri in noi, così che Dio può essere la forza che dà vita e cammino al nostro essere. In noi c’è spazio. Apriamoci come Maria si è aperta, dicendo: “Sia realizzata la Tua volontà, io sono serva del Signore”. Aprendoci a Dio, non perdiamo niente. Al contrario: la nostra vita diventa ricca e grande». Ecco: mi sembrano parole sulle quali tutti possiamo meditare. Enrico Viganò

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Quando il cristiano si fa testimone...

Mi sembra che non ci sia da aggiungere altro. Ma voglio ricordare quanto il Papa ha detto alle famiglie, durante la recente visita a Milano: «La fede in Cristo deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico “ben essere”, a partire dalla famiglia».


Vivere il Vaticano II Padre Ennio Bianchi, che a Radio Mater conduce “Leggiamo insieme Avvenire” (al lunedì) e la rubrica “Chiesa e società” (al secondo mercoledì di ogni mese alle ore 17,30), ci aiuta a “vivere” oggi il Concilio Vaticano II.

Vivere il Vaticano II

Papa Giovanni XXIII

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Papa Paolo VI

Il prossimo 11 Ottobre sarà un giorno storico per la Chiesa: inizierà, indetto dal Papa Benedetto XVI, l’ Anno della Fede, inteso a fare riscoprire a tutti i cristiani la gioia nel credere e l’entusiasmo nel comunicare la fede, in un mondo che ha bisogno di una nuova evangelizzazione.

Certamente i 50 anni trascorsi da allora hanno cambiato tante cose del mondo, sia geo-politico che culturale, ma i princìpi del Vaticano II son ancora validi. Il problema non è il loro invecchiamento, ma la loro ignoranza o la superficialità della loro conoscenza o la non volontà (o cattiva volontà) di applicarli.

Il Papa ha esplicitamente sottolineato che ha voluto fare coincidere questo inizio con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II (11 Ottobre 1962). Ed è su questa sottolineatura che intendiamo riflettere, per dare inizio alla “seconda parte” delle trasmissioni sul Vaticano II. Radio Mater ha già trasmesso la “prima parte” che ne ha narrato la preparazione e l’apertura, con i discorsi e i messaggi di Giovanni XXIII e Paolo VI.

In realtà il Concilio è per la Chiesa l’evento fondamentale del XX secolo ed è l’evento che ha reso attuale nel e per il nostro tempo la luce e la forza del Vangelo. Ha riaperto alla Chiesa le strade dell’evangelizzazione nel Terzo Millennio. Sappiamo che l’evangelizzazione (il compito costitutivo della Chiesa di Cristo) è oggi più che mai al centro delle preoccupazioni e dell’impegno della Chiesa universale. E l’Anno della Fede ne è una testimonianza.

Il Concilio – celebrato 50 anni fa – è ancora attuale e attualizzabile, se si conoscono e si vivono le sue indicazioni. Ne è convinto Benedetto XVI che, ricordando anche le parole di Giovanni Paolo II, ha detto che “i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari non perdono il loro valore e il loro smalto”. E continuava: “È necessario che vengano conosciuti e assimilati... e in essi ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino”.

Fare memoria del Vaticano II e attualizzarlo è indispensabile per comprendere la Chiesa di oggi, per individuare i princìpi di una concreta ed efficace evangelizzazione, per entrare nella cultura di oggi con gli autentici valori del Vangelo, per ascoltare le domande dell’uomo contemporaneo, per raccogliere le “sfide” che la società pone ai credenti e per rispondervi con sollecitudine e competenza. Tutto questo è possibile se sapremo raccogliere gli impulsi perenni che ci giungono dal Concilio. Radio Mater presenterà nei prossimo mesi i 16 documenti del Vaticano II. Ovviamente attraverso una sintesi, che cercherà di illuminarne le principali tematiche, rilevandone in modo particolare le linee che segnano le strade per la nuova evangelizzazione, richiesta oggi dalla necessità pastorale di testimoniare e comunicare la nostra fede di discepoli di Cristo.

Concilio Vaticano II

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padre Ennio Bianchi


La fede di “Cuore Aperto” “A CUORE APERTO”, ecco, diviene “luogo” di incontro, di comunione… un donarsi ed accogliersi, un prendersi per mano per camminare, insieme, nell’Amore. A te, cara sorella, a te fratello caro che non vedo e non conosco… a te che mi fai dono della tua preziosa confidenza… grazie! Ecco, sono qui per te, felice di servire, ti ascolto e quel poco che so, quel niente che ho e che sono, te lo dò con tanto amore. Perdona, poiché la radio non ammette silenzi, le parole inadeguate, le frasi spesso stonate, gli ingenui tentativi di versare gocce di dolcezza sul tuo amaro dolore, di offrire un po’ di ristoro, un alito di speranza alla tua bruciante pena… Margherita in Cappellina

Un breve lampeggio sullo schermo luminoso… la mano muove un anonimo “cursore”… e il miracolo avviene… “Pronto… Eccomi”… Una voce, un nome, una richiesta di preghiera… ma il cuore avverte una lieve incrinatura nel tuo dire… Un discreto invito e il tuo cuore si apre e sfoga la sua piena. Come è vero che “una gioia condivisa è una gioia moltiplicata e un dolore condiviso è un dolore dimezzato”…

E quando, per grazia, ricevi consolazione… è bello lodare, insieme, il Signore. Io Lo ringrazio sempre per te, sorella, per te fratello che non vedo ma riconosco come “dono”, ringrazio sempre il Cielo per te che, attraverso il tuo farmi spazio nella tua vita offrendomene sprazzi luminosi, scavi solchi d’amore e lasci traccia nel mio cuore che, piano piano, diventa più buono… Ed io, tornando in Cappellina dopo la trasmissione, insieme al “Libro delle preghiere” sul quale ho scritto anche il tuo caro nome, lo depongo questo mio cuore, aperto, lì, sullo Altare. Ancora grazie, ti voglio bene. Margherita

Venite Figli!

La fede di ‘‘Cuore Aperto’’

Per arrivare a Gesù, Viviamo bene la nostra consacrazione alla Mamma

Eccoci Mamma!

A n c h e o g g i m i c o n s a c ro a Te , M a m m a , p e r e s s e re tu tto Tu o . M e t t i m i n e l T u o g r e m b o e c o n l o S p i r i t o S a n t o fo r m a m i u n “ a l t r o G e s ù ” . A i u t a m i i n o g n i i s t a n t e a fa r e o g n i c o s a “ in T e ” c o m e m ia “ M a m m a ” “ c o n T e ” c o m e m io “ M o d e llo ” “ p e r m e z z o d i T e ” c o m e m io “ A iu to ” “ p e r T e ” c o m e m io “ A m o r e ” . F a c h e n o n s ia p iù io a v iv e r e m a T u a v iv e r e in m e , p e r c h é v iv a n o in m e to ta lm e n te e p e r s e m p r e D io P a d r e , G e s ù e lo S p ir ito S a n to , c h e m i im p e g n o a te s tim o n ia r e d a v a n ti a tu tti e c h e u n g io r n o p r e g o d i p o te r c o n te m p la r e fa c c ia a fa c c ia , in u n a g io ia s e n z a fin e , c o n T e n e lla “ C a s a d e l C ie lo ” . Am en 7


Il “Mio” indimenticabile Arcivescovo Pubblichiamo questo articolo scritto da Sandro Clerici, autista, “cameriere, e addetto all’anticamera del card. Carlo Maria Martini. E’ uno scritto nato dal cuore che ci rivela l’umanità, la sensibilità, la bontà e la profonda religiosità del Cardinale scomparso il 31 agosto scorso. Inizio questo mio breve scritto con le parole che il Cardinale Carlo Maria Martini ha voluto mandarmi il 4 novembre 2003 da mettere come prefazione sul mio libro “ In viaggio con il Cardinale” nel quale ho voluto fare un diario di tanti anni (quasi 23) trascorsi insieme:

Il ‘‘Mio’’ indimenticabile Arcivescovo

“Carissimo Sandro ho letto le pagine in cui tu hai raccolto le memorie dei viaggi in automobile che hai fatto con me dall’inizio fino all’ultimo giorno del mio servizio episcopale a Milano. Sento rinnovata la mia gratitudine per questo tuo fedele servizio, riservato e sempre dedito di tutti questi anni (1980 – 2002). La tua conoscenza perfetta della Diocesi mi è stata di grande aiuto nell’arrivare sempre puntuale ai numerosi impegni che a tempo di cronometro scandivano la mia giornata di Arcivescovo. In questi molti anni del mio servizio, tu hai partecipato con dedizione, zelo e spirito di sacrificio, e per il quale il Signore ti darà la Sua ricompensa di cui è pegno la mia gratitudine che ancora una volta ti esprimo con la mia benedizione. Tuo aff.mo + Carlo Maria Card. Martini”. Queste parole vogliono riassumere un po’ tutta la vita trascorsa accanto a lui e ogni volta che le rileggo mi commuovono. I ricordi sono moltissimi di questi quasi 23 anni visto che trascorrevamo ogni giorno insieme sia in auto che in casa. Infatti il mio servizio non era solamente di semplice autista, ma riguardava anche il dover svolgere un servizio attento e discreto di “cameriere” e addetto all’anticamera. Quante persone ho visto passare alla sua tavola e nel suo studio. Prima di tutto è doveroso ricordare le due visite del Beato Giovanni Paolo II nel 1983 – 84 che ho seguito da vicino nel servizio della tavola e

Stemma del Cardinale Martini

alla guida dell’auto. E poi le visite di Presidenti della Repubblica, ministri, e tante altre autorità e semplici persone, oltre naturalmente tanti suoi sacerdoti. Tra i tanti ricordi a me più cari vi sono quelli del primo anno del suo ministero a Milano. La prima uscita è stata il giorno dopo il suo ingresso in Diocesi: era l’11 febbraio, memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes. In questo giorno è tradizione che l’Arcivescovo si rechi presso la Parrocchia intitolata alla Madonna di Lourdes e celebri la S. Messa per i sofferenti in occasione della giornata mondiale del malato. Ricordo la nuova Fiat 132 blu, il traffico di Via Dante, il nuovo Arcivescovo che si guardava intorno per scoprire la sua Milano e io e il segretario Don Erminio De Scalzi cercavamo di spiegargli le strade che stavamo percorrendo. Allorchè dopo aver attraversato Corso Sempione, mentre mi avvicino alla chiesa parrocchiale percorrendo via Induno, vedo una gran folla di gente disposta lungo il marciapiede che, accortasi dell’arrivo dell’auto del nuovo Arcivescovo, inizia uno scrosciante applauso, e con fatica le forze dell’ordine riescono a far passare l’auto tra la folla che vuole vedere da vicino il nuovo e giovane Arcivescovo (non aveva ancora compiuto 53 anni). Vedendo questa folla la sua espressione fu questa: “Come mai così tanta gente: forse c’è qualche incidente!”. La risposta del segretario fu pronta: “Emimenza, è la sua gente che è accorsa per vedere lei!” Il 1980 è il suo primo anno di Episcopato a Milano, un anno intenso di impegni e di fatti di vita della diocesi, come del resto sono stati gli altri 22. Il 1980 è stato segnato anche da gravi episodi di terrorismo, non solo a Milano.

Emette i voti religiosi - 13 luglio 1957 Chieri

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Alcuni giorni dopo il suo ingresso viene ucciso a Roma Vittorio Bachelet. Il 19 marzo, mentre l’Arcivescovo presiede il Consiglio Episcopale Milanese, viene avvisato della morte del giudice Guido Galli, assassinato dai terroristi in un corridoio dell’Università Statale, ed è tra i primi ad accorrere e a benedire la salma. Tre giorni dopo celebra i funerali di Galli, che fu anche editorialista del “Corriere della Sera”, nella sua parrocchia di Santa Maria del Rosario a Milano.

fedeli accorre per vedere per la prima volta il nuovo Arcivescovo: per me quel giorno è stata molto problematica la partenza. Sabato 14 giugno 1980 per la prima volta il nuovo Arcivescovo deve ordinare in Duomo 41 novelli sacerdoti, “i suoi primi preti”. Questa cerimonia lo coinvolge molto nella sua responsabilità nell’imporre le mani su questi giovani e si affida totalmente alla preghiera. Così tutta la notte tra il venerdì e il sabato prima dell’ordinazione la trascorre vegliando in preghiera nella sua Cappella in Arcivescovado e lascia il letto intatto, tra lo stupore e la incredulità delle suore. Verso la fine di giugno insieme al suo Vicario Generale Mons. Ferdinando Maggioni compie la sua prima visita alla Missione Ambrosiana in Africa in Zambia, per far sentire la vicinanza del nuovo Arcivescovo ai molti sacerdoti milanesi presenti.

Poco più di due mesi dopo, il 31 maggio, celebra i funerali del giornalista Walter Tobagi ucciso dalle Brigate Rosse e nell’omelia pone questo interrogativo: “Perché tanti atti di terrorismo?”. Questo primo anno è tutt’altro che facile per il nuovo Arcivescovo essendo un periodo di cambiamento a livello sociale e culturale. Vorrei, però, portare a conoscenza un fatto tra i tanti, che mi ha molto colpito: un pomeriggio, mentre ci apprestavamo a rientrare in Arcivescovado dopo l’incontro con il clero in una zona pastorale, ascoltando la radio l’Arcivescovo apprende che alcuni malviventi, penetrati della sede centrale del Banco di Roma a Milano, tenevano alcune persone in ostaggio per poter compiere una rapina. Subito mi dice di dirigermi verso la banca. Appena giunti, l’Arcivescovo entra. La polizia gli intima di stendersi a terra per non essere colpito. L’Arcivescovo si offre al posto degli ostaggi e si dichiara disponibile a trattare con i malviventi, che alla fine si arrendono alle forze dell’ordine, concludendosi così la rapina nel migliore dei modi.

Verso la metà di luglio lo accompagno in Valle Champoluc (Aosta) per incontrare i tanti ragazzi degli oratori organizzati dalle varie parrocchie della Diocesi e portare la sua parola di affetto di gioia e di speranza. Domenica 5 ottobre, sempre del 1980, accompagna con tutto il suo affetto mons. Maggioni, nuovo Vescovo di Alessandria. Nel Duomo pieno di fedeli di quella città presenta il nuovo Pastore con queste parole: “Accogliete con affetto e amore il vostro nuovo Vescovo Mons. Ferdinando Maggioni che è stato mio Vicario Generale, un uomo buono e soprattutto un “gran signore” dal tratto delicato e gentile”. Da queste parole si può percepire quanto fosse attento alle persone vicine che collaboravano con lui. Ricordo anche il suo primo onomastico S. Carlo 1980. Dopo il Pontificale in Duomo, rientrando in casa, mi dice di preparare l’auto per uscire. Non sapevo dove volesse andare. Anche le suore addette alla casa rimangono senza parole nel sentire che l’Arcivescovo non sarà presente al pranzo che avevano preparato con tanta dedizione in occasione del suo onomastico.

Un altro ricordo di questo primo anno può essere, ad esempio, la prima domenica da Arcivescovo, che ha voluto passare visitando due parrocchie di periferia al Quartiere Gratosoglio: qui celebra una S. Messa alle 9.00 in una parrocchia e una alle 11.00 in un’altra. La tradizione vuole che l’ultimo giorno del mese di febbraio l’Arcivescovo celebri la Messa per la Festa del Miracolo alle 8.00 nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Treviglio, e anche qui una folla indescrivibile di

Incontro con gli esponenti delle altre religioni

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Il ‘‘Mio’’ indimenticabile Arcivescovo

Cardinale Carlo Maria Martini - Sandro


Il ‘‘Mio’’ indimenticabile Arcivescovo

Quando scende mi dice la destinazione: “Andiamo al Rifugio di Fratel Ettore in via Sammartini sotto il ponte della Ferrovia della Stazione Centrale”. Così ho fatto e appena giunti, è entrato e indossato un grembiule bianco ha iniziato a servire il pranzo ai tanti “barboni” della città che come ogni giorno affollavano quei locali per il pranzo. Rimasi senza parole! Per rimanere sempre unito e vicino agli “ultimi”, il 4 novembre 1981 sceglie di iniziare la sua prima visita pastorale alla Diocesi (allora le parrocchie della Diocesi erano più di 1.100) dal Carcere di San Vittore a Milano e ricordo che durante l’omelia della S. Messa disse ai tanti detenuti presenti nella Cappella che è posta al centro dei Raggi: “Da molto tempo avevo desiderato di potermi incontrare con voi! È stato il primissimo desiderio che ho avuto entrando in Milano, quando l’automobile che mi conduceva è passata proprio qui vicino sotto le mura di S. Vittore: vi ho mandato una benedizione e ho pensato a voi…”. La “Visita Pastorale alla Diocesi è uno dei compiti prioritari di ogni Vescovo”, così insegna il Concilio Vaticano II. In tutti questi anni posso testimoniare quanto l’ Arcivescovo avesse a cuore queste visite, in ogni situazione meteorologica: caldo, freddo, acqua e vento, neve e gelo. Non rinunciava mai a visitare ogni più piccola realtà anche quando la sua salute non lo permetteva. Ricordo bene di averlo accompagnato in una parrocchia del Decanato di Cernusco Sul Naviglio nel mese di gennaio 1986, dopo la grande e famosa nevicata che rendeva impossibile la circolazione. Fu lui ad insistere che ci recassimo ugualmente come da calendario, muniti di stivali e gomme da neve, tutto per non deludere i tanti fedeli che lo attendevano da tempo. Così con questi innumerevoli impegni e tantissimi altri ricordi scorrono gli altri 21 anni della mia vita accanto ad una persona speciale, di cui sento quanto sia stato “Padre e Pastore per tutti”. E questo lo testimonia la gran folla accorsa per donargli l’ultimo estremo saluto,

certamente più per affetto che per dovere!. Avrei tante altro da raccontare: episodi, fatti tristi o gioiosi. Ma soprattutto dovrei dire della sua vicinanza in ogni occasione della vita della mia famiglia: faceva di tutto per sentirsi parte integrante.

Card. Martini in visita al carcere di San Vittore

Vorrei concludere con un ultimo episodio rimastomi nel cuore. Quel martedì 10 settembre 2002 sono uscito con il Cardinale in auto per l’ultima volta dall’Arcivescovado di Piazza Fontana 2, per accompagnarlo alla sua nuova residenza di Galloro di Ariccia (Roma) presso la casa di Esercizi Spirituali della Compagnia di Gesù. Uscendo, ripenso alle migliaia di volte che abbiamo varcato la soglia del portone della casa dell’Arcivescovo a qualsiasi ora del giorno e della notte. E questa è veramente l’ultima volta. Con una lacrima agli occhi inizio il mio ultimo viaggio con l’amato mio Arcivescovo. Il Cardinale mi dice: “Sandro, puoi fare il giro della piazza Fontana così vedo per l’ultima volta la Madonnina!”. Ultimamente, ricoverato nell’infermeria della Casa della Compagnia di Gesù dell’Alloisianum di Gallarate, mi recavo insieme a mia moglie appena si poteva visitarlo e ogni volta era un incontro commovente di un Padre che accoglie i suoi figli. Pochissime parole ormai sussurrate con un filo di voce e tanta fatica nel pronunciarle. Ogni volta non mancava di accogliermi stringendomi forte le mie mani nelle sue, mentre rigavano il volto due lacrime che scendevano dai suoi occhi. Ricordo le sue parole nell’ultimo incontro, appoggiando il mio orecchio alle sue labbra sono riuscito a capire il “grazie” che voleva donarmi, dicendomi: “in tutti questi anni di Arcivescovo sono passati 7 segretari, due vicari generali, anche le suore sono cambiate, ma tu mi sei rimasto sempre accanto e fedele”. Queste parole, le ultime dedicate a me, sono rimaste scolpite nel mio cuore! Caro mio amato Arcivescovo da sabato 1 settembre ti hanno portato nel tuo Duomo sotto lo Sguardo materno della nostra Madonnina che sempre ti veglierà. Grazie di tutto tuo aff.mo Sandro.

Sandro - Papa Giovanni Paolo II - card. Martini

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Sandro Clerici


Il card. Carlo Maria Martini a Elena: “Elena aiuti sempre Don Mario? Aiuti sempre Radio Mater? Dì a don Mario che lo benedico di cuore e benedico sempre tutti gli ascoltatori!”

Cardinale Carlo Maria Martini - Elena

Siamo al suo capezzale è mancato da poche ore, il cuore batte sempre più forte, mi sembra l’unico rumore fastidioso che riesco a percepire, ci ritroviamo così io e Sandro da un lato e l’altro del letto, ognuno con i suoi ricordi personali e comuni. Mi trovo di fronte a questo grande mistero che è la morte anche di queste figure che non dovrebbero mai scomparire, non riesco a togliere lo sguardo da quel viso così scavato dalla sofferenza, così provato dalla malattia, da quegli occhi azzurri che ogni volta quando ci recavamo al suo letto di sofferenza trovavo sempre più socchiusi ma luminosi, espressivi, profondi e lucidi, ora chiusi per sempre, quando mi guardava pareva penetrassero la persona e ne studiassero direttamente il cuore, ultimamente però parlavano loro al posto della voce che veniva sempre meno, sarei stata a guardarlo per ore, con il magone che non riesco a sciogliere, quelle mani così scarne ora che solo la morte è riuscita a fermare, quanto hanno benedetto tutto e tutti! Quelle labbra ora chiuse e ferme, quanto hanno parlato per donare tanto bene e con chissà quanto dispiacere pian piano hanno dovuto lasciare il posto al silenzio, la parola dell’uomo ha lasciato lo spazio per essere riempita di Dio ne sono certa.

Trovo il coraggio, non posso farne a meno, proprio come avevo preso l’abitudine ogni volta che ci recavamo a trovarlo sofferente nella sua poltrona, allungo la mano e sfioro quel viso con una carezza, mi sporgo e gli dono un ultimo bacio di tanto tanto affetto. Non posso fare a meno in questi istanti lunghissimi di ritornare indietro nel passato, dal 1980 quando abbiamo iniziato insieme: il Cardinale come nuovo Arcivescovo di Milano e io Elena e Sandro freschi sposi come autista e custode in arcivescovado. Non sarebbe materialmente possibile poter qui scrivere ogni giorno trascorso insieme, ma se penso ad ogni passo, ad ogni fatto, ricorrenza, gioia, prova o dolore nella nostra vita, Lui era sempre presente, Lui c’era! prima come Padre e poi con le Parole del Pastore, ha sempre voluto essere come parte della nostra famiglia. Vorrei allora lasciare spazio solo alle sue parole, le mie servirebbero solo per sminuirlo. Ripenso per esempio quando agli inizi del nostro servizio, tornando da un viaggio con Sandro scendendo dalla macchina nel cortile dell’Arcivescovado mi corre incontro e mi dice: “a te pesa che Sandro sia più con me che con te?” non me l’aspettavo una domanda così su due piedi, la risposta è stata subito pronta: “no, Eminenza, assolutamente sia tranquillo”, anche se un po’ sentivo la mancanza di una vita normale come tutti gli sposi, ma andavo avanti comunque serena perché era un servizio che dovevamo svolgere accanto ad una persona che ne sentivamo l’importanza man mano che passavano prima i giorni e poi gli anni. Ne ho percepito subito la sensibilità del suo cuore benché fosse molto timido. Scorrono veloci gli anni ma Lui sempre presente tra noi. Viene poi il momento di dover lasciare la Diocesi per il termine del mandato e la malattia che purtroppo si faceva sempre più sentire. Il distacco ci è difficile visto che

Il Cardinale Martini ed i giovani

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Il card. Carlo Maria Martini a Elena

Abbiamo appreso la notizia e corriamo subito a Gallarate dove sappiamo vedere per l’ultima volta il nostro amato Cardinale Carlo Maria Martini, il cuore è gonfio per il dispiacere e in auto non troviamo il coraggio di pronunciare neppure una parola, mentre la mente ripercorre come la pellicola di un film tutti gli anni passati insieme, i ricordi più belli, i momenti tristi, le parole ascoltate e scritte indelebili nei cuori, sono convinta che è così anche per Sandro.


Il card. Carlo Maria Martini a Elena

sceglie di andare a Gerusalemme, ma via mail faccio di tutto per tenere il contatto e ad ogni lettera subito pronta arriva la risposta il giorno seguente, sempre presente anche da così lontano! Certa di questo, chiedo aiuto anche quando in un momento particolare della mia vita, attraverso la sofferenza e la morte di una mia cara amica, non riesco a capire cosa sta succedendo nel mio cuore, ricorro a questo Padre sempre pronto e disponibile e invio la mia testimonianza, ecco arriva pronta la “conferma” con le sue parole: “Il Signore ti ha visitata e ti sta donando tante grazie”, con le lacrime agli occhi e il cuore finalmente sereno capisco che la strada è quella giusta. Dopo qualche anno il ritorno in Italia a Gallarate e contenti di averlo nuovamente vicino ci ripromettiamo di recarci in visita appena ci veniva concesso: finalmente possiamo ascoltare ancora le sue parole e tenerle con noi nella testa e nel cuore. La prima volta che lo incontriamo dopo un po’ di tempo che non ci vediamo, con tanta emozione nel cuore corriamo subito da questo Padre al quale ci sentiamo così legati da tanto affetto, Sandro entra per primo in camera. Il Cardinale è sdraiato nella sua poltrona e pare non respiri bene, lo saluta e quando sente che dietro ci sono anch’io, sobbalza quasi dalla gioia di vedermi. Non mi sembrava vero, quegli occhi volevano esprimere quanto gli faceva piacere incontrarmi! Mi trovo un momento da sola con lui nella stanza, non oso quasi parlare, ma vedo che mi fa un cenno con la mano come per dirmi di avvicinarmi, vado vicina e con un filo di voce mi chiede: “Ti prego raccontami bene com’è la conversione del cuore!”. Non ricordo cosa in quel momento sono riuscita a dirgli ma quegli occhi si illuminavano ancora di più! Pensavo: “Ma come…. un Cardinale che chiede a me...!”. Ad ogni incontro, le sue parole un ricordo: “...capisco che la voce mi viene sempre meno ogni giorno di più! Capisco che sto peggiorando!” e ogni volta la sua preoccupazione per noi: “ Sandro mi pare che stai ingrassando un po’, come stai? Come passi le tue giornate? Adesso come sei impegnato? Elena aiuti sempre Don Mario? Aiuti sempre Radio Mater? Dì a don Mario che lo benedico di cuore e benedico sempre tutti gli ascoltatori!” .

Queste erano le sue preoccupazioni per noi come un Padre verso i suoi amati figli! Ogni volta mi permettevo sempre una carezza e un bacio che capivo accettava dagli occhi che si inumidivano vedendoci andar via, trovavo sempre di più il coraggio di farglielo sapere nel dirgli: “Eminenza le vogliamo tanto tanto bene”.

Maggio 2012 don Mario in visita al card. Martini

L’ultimo incontro insieme a Don Mario per il nostro anniversario di matrimonio in maggio. Poi la morte, le esequie in Duomo. Io e il mio marito Sandro abbiamo avuto il privilegio di seguire la tumulazione. Viene calata pian piano la bara dentro la tomba che lo custodirà per sempre, in un silenzio surreale con le lacrime agli occhi, e ripensando a quanti cuori lo hanno voluto salutare per l’ultima volta, famiglie intere con bambini, persone di tutte le razze e religioni, giovani e anziani, mi restano nel cuore le parole di Gesù: “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Ecco il chicco di grano che sta producendo già molto frutto. Mi batteva forte il cuore nel vedere che il nostro amato Cardinale veniva posto per sempre in quella “fossa”. E’ stato molto commovente quando il Cardinale Arcivescovo, Angelo Scola, è sceso in Duomo verso le 19, insieme a pochi parenti, qualche monsignore e il personale addetto. Poi il card. Scola ha benedetto la “fossa” tutta di cemento. Gli operai hanno imbragato la bara e pian piano è stata calata nella fossa, in un silenzio credetemi da pelle d’oca. Anche gli operai non parlavano e facevano solo gesti. Non avrei mai pensato di vivere questi momenti. Ringrazio il Signore. Anche questa è stata una grazia. Vorrei concludere questo scritto proprio con la frase che ha scelto come testamento spirituale da scrivere sopra la sua lapide tratta dal Salmo 119 [118]: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»... e ripenso a quegli occhi e alle sue parole come lampada per i miei passi sul mio cammino... ti voglio tanto bene Padre, grazie.

Salma del Cardinal Martini nel Duomo di Milano

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Elena


Il grazie di Radio Mater a Roberto Roberto Bonfanti, pur essendo tetraplegico da 32 anni, è il nostro web designer e cura la grafica di “Eccoci Mamma”. In questo articolo Roberto racconta come è avvenuto l’incontro con Radio Mater.Tutta la famiglia di Radio Mater lo ringrazia per il suo intenso, preciso, appassionato tante volte, anche notturno lavoro per abbellire sempre di più il sito www.radiomater.org e il nostro periodico. Grazie Roby. Mi chiamo Roberto Bonfanti e sono nato nel 1963 a Monza, dal 1980, a causa di una lesione del midollo spinale intervenuta al livello tra la 5ª e 6ª cervicale, sono tetraplegico. Per chi non conosce questo termine, indica una paralisi totale degli arti inferiori ed una paralisi parziale degli arti superiori. Da qualche anno a causa di un problema all’anca e delle conseguenze dei decubiti che ho collezionato all’inizio della mia avventura, sono bloccato a letto. Ma non è di questo di cui desidero parlarti. Da circa due anni collaboro con il gruppo di volontari di Radio Mater ed è di questa mia esperienza che ti voglio raccontare. Quindi chiedo tutta la tua indulgenza e pazienza, mentre mi seguirai in questo mio racconto.

Durante l’intervista preliminare, quattro chiacchere tra amici, che aveva lo scopo di farmi conoscere meglio, ho raccontato che nei primi anni seguiti al mio incidente, mi sono diplomato in informatica ed ho frequentato per alcuni anni i corsi universitari di informatica. Enrico, saputo delle mie conoscenze informatiche e delle tecnologie usate in internet, mi ha chiesto se ero interessato a collaborare con Radio Mater nel mantenimento del sito internet della radio (www.radiomater.org). Durante la giornata ho delle ore libere, che generalmente utilizzo per leggere ed estendere le mie conoscenze del mondo informatico e di internet, così ho deciso di usare parte di

Home page del sito di Radio Mater

questo tempo per collaborare con Radio Mater. E così ho accettato. La mia collaborazione inizialmente, consisteva nel pubblicare sul sito della radio, le registrazioni di alcune trasmissioni andate in onda durante la giornata. Successivamente, la collaborazione si è estesa anche al web designer del sito e all’inserimento degli articoli. Avendo notato una mia conoscenza di base dei problemi legati all’impaginazione di testo e alla grafica, i collaboratori della Radio mi hanno chiesto di preparare una nuova grafica per la rivista “Eccoci Mamma”. Il nuovo prototipo di impaginazione è stato accolto inizialmente con una certa perplessità. Del resto i cambiamenti non sono sempre facili. Ma poi, con alcuni aggiustamenti, la nuova grafica è stata accettata. E infatti il n. 55 di Eccoci Mamma ha una “veste” nuova, anche se la testata è rimasta inalterata ai numeri precedenti. Riscontrata una buona accoglienza da parte dei lettori, sono stati abbandonati tutti gli indugi, e dal n. 56 è stata “rinverdita” anche la testata. Devo ammettere che prima di questa esperienza editoriale, avevo sempre lavorato con progetti a ridotta tiratura amatoriale. Vedere il proprio lavoro concretizzato con una pubblicazione professionale e di qualità, per me è stato gratificante, e di questo non posso che essere grato a Radio Mater e ai suoi collaboratori che hanno voluto accordarmi la loro fiducia. Roberto Bonfanti

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Il grazie di Radio Mater a Roberto

Dopo averti raccontato di me e del mio stato attuale, devi sapere che io abito in un paese alle porte di Milano, il cui nome è Nova Milanese. Questo nome probabilmente non ti è del tutto sconosciuto, perché è anche la residenza di un’altra amica di Radio Mater, Moira Quaresmini. Infatti sono stati i genitori di Moira a parlare di me al responsabile della comunicazione di Radio Mater, Enrico Viganò. Anzi colgo l’occasione per ringraziarli di avermi fatto incontrare Radio Mater. A questo punto, Enrico, conosciuta la mia storia, ha pensato di raccontarla agli ascoltatori di Radio Mater. Prese contatto con me chiedendomi se accettavo di essere intervistato durante una sua trasmissione “Voi siete il sale della terra”. Ho accettato, ed è da questo momento che è iniziata la mia collaborazione con Radio Mater.


“Lampade” per illuminare i sofferenti Nella Cappellina di Maria si prega di notte dal 1990. E dal novembre 1997 la Preghiera notturna viene trasmessa in diretta da Radio Mater. Ma chi si è fatto promotore di questa iniziativa? Ecco il racconto di Pino ed Edoardo.

‘‘Lampade’’ per illuminare i sofferenti

E lisabetta, A ntonia, Giancarlo, Assunta, Mara, Michela, Emanuela e il marito Angelo, Edoardo e infine i giovani: sono le persone che animano “La preghiera notturna” in Cappellina, trasmessa in diretta dalle frequenze di Radio Mater. La preghiera notturna è indubbiamente Edoardo la peculiarità di Radio Mater, il suo “fiore all’occhiello”. Sono quattro ore di preghiera davanti al Santissimo esposto: 4 ore difficilmente esprimibili a parole. “Quanti emozioni davanti a Gesù e sotto lo sguardo della Madonna: sono sicuro che Maria vedeva quello che avevo nel cuore in quelle ore” dice Pino, animatore e fondatore della “Preghiera notturna”. Ora Pino, per motivi di salute, è stato costretto a rinunciare. “Purtroppo dal maggio scorso ho dovuto lasciare con tanto rammarico. Ora prego da casa, alcune volte intervengo in diretta. Ma è un’altra cosa! Non si può descrivere la gioia che si prova a pregare in Cappellina”. E Pino questa gioia l’ha provata per tanti anni, da quel maggio del 1990, pochi giorni dopo la Festa di Radio Maria svoltasi al centro espositivo Lariofiere di Erba. “Ero in preghiera nella Cappellina – racconta Pino – quando Leopoldo e Pio mi chiesero se avessi potuto la domenica successiva partecipare alla adorazione notturna fino alle 6 del mattino. Non diedi peso a quella proposta e non ci andai. Ci andai invece la domenica successiva. E da allora non persi una domenica. Nell’autunno del 1990 si unì a noi anche Edoardo, che rimase sempre fedele all’impegno, mentre Leopoldo e Pio dovettero per motivi diversi lasciare”. “Pino – dice Edoardo – con la sua forte fede mi trascinò in questa esperienza meravigliosa. Per quasi otto anni tutti i sabati notte abbiamo pregato davanti al Santissimo, accompagnati di volta in volta da qualcuno che entrava in Cappellina per una preghiera a Gesù” . “Il 23.11.1997 – racconta sempre Edoardo - con l’approvazione di don Mario,la Preghiera notturna iniziò ad essere trasmessa in radio, dando la possibilità agli ascoltatori di intervenire in diretta. Inizialmente si trasmetteva dagli studi della radio, dalle 4 alle 6, perché non esisteva ancora il collegamento con

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la cappellina. Quando, dopo alcuni mesi, si poté iniziare la diretta, grande fu la nostra gioia”. “Con Edoardo – continua Pino – decidemmo di alternarci, io al sabato e lui la domenica. Q ualche m ese dopo, essendo in pensione, scelsi di pregare anche la notte del mercoledì. Poco tempo Pino dopo, Anna Maria si disse disposta per il venerdì. Elisabetta optò per il giovedì e così la Madonna, che sa guidare i cuori, anno dopo anno portò nella sua Cappellina, Enrica, Maria Assunta, Giancarlo, Mara, Emanuela con il marito Angelo, Michela e Antonia”. “La Madonna – osserva Pino – è entrata nei cuori di tante persone, che di notte lasciano la propria famiglia per pregare con i malati, gli anziani: una scelta umanamente incomprensibile. Ma per chi ama Gesù e Maria tutto è possibile! Chi prega in Cappellina di notte, diventa una lampada accesa davanti al Santissimo per illuminare coloro che soffrono o che trascorrono la notte insonne”. In questo periodo, la “Preghiera notturna” è di quattro ore, dalle 2 alle 6, secondo questo ordine: • lunedì: Elisabetta • martedì: Antonia • mercoledì: Giancarlo • giovedì: Assunta • venerdì: Mara • sabato: Michela il 1° 3° 5° Emanuela con Angelo il 2° e 4° • domenica: Edoardo (La prima domenica di ogni mese, i nostri cari giovani) Enrico Viganò


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ABRUZZO

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Brescia e prov.

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CALABRIA

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SICILIA

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Nocera Terinese

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104.800 Bormio

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Arezzo e prov.

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Firenze

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Decollatura, Soveria Mannelli, Carlopoli Serra San Bruno, Simbario, 100.400 Brognaturo 96.300 Reggio Calabria 91.600

Faggeto Lario

107.600 Lampedusa

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LAZIO 107.600 Frosinone

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Viadana, prov.Mantova

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Ancona 93.550 Ancona, Jesi, Fano, Senigallia 106.900 Ascoli Piceno

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98.500 Rezzoaglio

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prov. di La Spezia

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Portovenere

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Pistoia, Prato, Firenze

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Pistoia

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98.400 Si., prov. Ar., Fi.

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TRENTINO ALTO ADIGE

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MOLISE Isernia e prov.

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MARCHE 96.900

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Lucca, Livorno, Pisa Valle del Serchio 97.500 (Garfagnana) 106.950 Montignoso (Ms)

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LIGURIA 102.000 Campo Ligure, aut. Turchino

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95.300 Voghera, Pavia,

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107.900 Valsugana

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105.750 Torino

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93.800 Sondrio

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105.750 Torino

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Valseriana prov. di Varese

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VALLE D’AOSTA 103.500 Valle d’Aosta

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VENETO 100.250 Treviso, Conegliano, Vitt. Veneto 87.900 Tolmezzo

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