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Il riciclo chimico di PET arriva in Italia

La tecnologia si caratterizza per semplicità di processo e gestione dei sottoprodotti e non prevede l’utilizzo di sostanze infiammabili o pericolose, risultando una valida soluzione alla crescita di domanda prevista per il riciclo di materiali plastici e di PET in particolare, anche alla luce di normative sempre più stringenti.

Debora Puglia coordina il progetto Furious dell’Università di Perugia per lo sviluppo di materiali innovativi a base di FDCA da impiegare laddove le bioplastiche ancora non soddisfano i requisiti tecnici necessari a sostituire le plastiche tradizionali.

“High performance bio-based polymers for market applications with stringent requirements”, promosso dal CBE JU (Circular Bio-based Europe Joint Undertaking), partenariato da 2 miliardi di euro tra Unione Europea e Bio-based Industries Consortium (BIC) volto a sostenere progetti nell’ambito dell’economia circolare a base biologica e lo sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni circolari e sostenibili per il mercato. Obiettivo del progetto Furious è quello di sviluppare nuovi polimeri biologici a base di acido 2,5-furandicarbossilico (FDCA), ampliando così il portafoglio di soluzioni monomateriale innovative in sostituzione delle plastiche tradizionali. “In particolare, grazie a Furious si punta a ottenere nuovi materiali destinati a settori applicativi dove le bioplastiche non riescono a soddisfare i requisiti tecnici necessari o dove le plastiche tradizionali di origine fossile risultano ancora ampiamente utilizzate: gli imballaggi per dispositivi biomedicali ed elettronici, in cui si richiedono resistenza alla sterilizzazione ed elevate proprietà barriera, quello automobilistico, che richiede resistenza all’invecchiamento ultravioletto e proprietà antibatteriche intrinseche, nonché i dispositivi subacquei, dove sono necessarie specifiche proprietà antivegetative e biodegradabilità in acqua di mare. La versatilità dei materiali Furious sarà valutata anche sulla base della loro processabilità, che è un’ulteriore caratteristica obbligatoria da verificare per il reale ingresso sul mercato, rispetto sia alle tecnologie consolidate, come lo stampaggio a iniezione e l’estrusione, sia più innovative, come l’elettro-filatura, la stampa 3D e la stereolitografia; sarà inoltre studiata la riciclabilità meccanica ed enzimatica dei nuovi polimeri a base di furano”, ha spiegato Debora Puglia.

Il progetto, di durata quadriennale, prenderà il via a giugno 2022 e vedrà la partecipazione di 15 partner, fra atenei e aziende, tra cui, per il nostro Paese, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali di Firenze, Università di Pisa, LCI Italy e Gammatom.

Un accordo per l’industrializzazione, lo sviluppo e la commercializzazione a livello globale della tecnologia ChemPET per il riciclo chimico di materie plastiche, PET in particolare, mediante depolimerizzazione è stato sottoscritto da Saipem e Garbo, azienda chimica italiana. A questo scopo i due partner realizzeranno a Cerano (Novara) il primo impianto su scala industriale per il riciclo chimico in Italia e la tecnologia impiegata, di proprietà di Garbo, consentirà di trasformare i rifiuti plastici in PET in nuovo polimero di qualità utilizzabile nell’industria chimica e alimentare.

ChemPET permette di riciclare tipologie di plastica per cui oggi non esistono soluzioni alternative come il riciclo meccanico (quali, per esempio, le plastiche colorate) e, a differenza di questo, di ottenere nuovo materiale che conserva le proprietà originarie.

“Questo accordo è in linea con la strategia Saipem nei segmenti industriali low carbon e ci consente di arricchire il nostro portafoglio di tecnologie e soluzioni disponibili per l’economia circolare e la chimica sostenibile”, ha commentato Fabrizio Botta, CCO di Saipem. “Questo accordo permette a ChemPET di consolidare la leadership tecnologica in ambito crPET tramite l’immediata industrializzazione delle due unità da 22,5 kTA di Cerano e il licensing della tecnologia su scala globale”, ha aggiunto Guido Fragiacomo, CEO di Garbo.

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