
4 minute read
Lavorare meno e produrre di più
A partire da gennaio 2023, Tria ha adottato la settimana corta. Per tutti i dipendenti dell’azienda di Cologno Monzese (Milano) l’orario lavorativo è stato ridotto da 40 a 36 ore settimanali senza che lo stipendio abbia subito variazioni. Si tratta di una decisione che parte da lontano. Quando durante il lockdown della primavera 2020 a causa della pandemia Tria aveva attivato lo smart working e i dipendenti avevano dovuto gestire il proprio lavoro autonomamente senza controllo dell’orario era stato riscontrato un incremento di produttività e fatturato. Nei mesi seguenti a ciò si è aggiunta la progettazione di nuove tecnologie e la loro buona accoglienza al K 2022. Al termine obbligatorio per lo smart working, quindi, il CEO Stefano Venturelli e la direzione hanno avviato uno studio di fattibilità per la settimana lavorativa con orario ridotto, introdotta a partire dall’inizio del 2023 per un periodo sperimentale di sette mesi e accolta con favore dai dipendenti. Tria è una delle prime aziende in Italia a ridurre l’orario di lavoro settimanale. La sede di Tria a Cologno Monzese (Milano)
Il punto della situazione da Europur Poliuretano flessibile tra alti e bassi
Migliora la situazione dell’offerta di poliuretano espanso flessibile, ma i prezzi delle materie prime permangono alti. Lo riferisce Europur, l’associazione europea che riunisce i produttori di tali semilavorati, secondo cui il prezzo del gas resta alto e volatile, anche se in Europa è diminuito rispetto alla scorsa estate, mettendo in difficoltà l’intera industria chimica, che utilizza il gas sia come materia prima sia come fonte energetica. Come Cefic, il consiglio europeo dell’industria chimica, aveva segnalato, a ottobre 2022 per la prima volta il Vecchio Continente ha importato più prodotti chimici di quanti ne abbia esportati e l’industria chimica in generale si è trovata a “un punto di rottura”. I principali fornitori tedeschi di materie prime attivi anche nella filiera del poliuretano hanno avvertito che la situazione potrebbe spingerli a breve a dover modificare le proprie strategie europee.
Fortemente dipendente dall’approvvigionamento di materie prime chimiche, l’industria del poliuretano flessibile si è trovata in una posizione precaria lo scorso autunno a causa di tale situazione, resa ancor più difficile dall’interruzione della produzione in tre siti europei produttori di TDI, una delle principali sostanze chimiche utilizzate per produrre blocchi espansi. Tutti i fornitori hanno fatto del loro meglio per stabilizzare l’offerta, utilizzando anche le importazioni di TDI da Asia e Stati Uniti, ma con un allungamento dei tempi di consegna. Parallelamente, la domanda di espansi è diminuita a causa della riduzione della domanda, principalmente dai mercati dell’arredamento e dei prodotti per il riposo. A seguito del calo della domanda, della ripresa della produzione europea e di importazioni stabili di prodotti chimici, la carenza di espansi è in gran parte diminuita in novembre e anche i prezzi delle materie prime chimiche hanno iniziato a stabilizzarsi, sebbene restino alti, con i prezzi del gas ancora elevati.
Secondo Europur, la situazione rimane piuttosto incerta, in quanto la filiera del poliuretano espanso flessibile può essere influenzata positivamente o negativamente da prezzi del gas in Europa e costi operativi dell’industria chimica a causa di fattori quali l’incertezza sulla stabilità dell’approvvigionamento di gas in Europa per gran parte del 2023 o dall’evoluzione della domanda europea di prodotti a base di espansi (materassi e mobili in particolare).
Le finestre in PVC sono sempre più apprezzate per la capacità di unire prestazioni, estetica ed economicità.
Serramenti in PVC ancora in crescita, grazie anche agli incentivi fiscali
Anche nel 2022 il mercato italiano del serramento in PVC ha registrato una crescita importante. È quanto rileva il Gruppo Serramenti e Avvolgibili di PVC Forum Italia, che dal 2013 svolge ogni anno una indagine sul mercato italiano del serramento in PVC grazie ai dati forniti dalla collaborazione di 10 aziende associate (Alphacan, Aluplast, Deceuninck, Finstral, QI Sistemi/Gealan, Profine, Rehau, Salamander, Schüco e QI Sistemi/Veka), che insieme rappresentano gran parte del mercato di riferimento. Dopo il forte incremento del 2021, i serramenti in PVC nel 2022 hanno messo a segno una crescita del 16,8%, con oltre 16,6 milioni di metri lineari di telai per finestre - equivalenti a circa 2,7 milioni di unità finestra campione (1,23 x 1,48) equamente divise tra profili bianchi e pellicolati - immessi nel mercato italiano dalle suddette aziende. Dal calcolo sono esclusi i profili persiana, mentre sono compresi quelli per finestre scorrevoli, quantità equivalenti a circa 49.800 tonnellate sulla base di un peso medio di 18 kg per unità serramento.
Nella spinta alla crescita sono stati determinanti ancora una volta gli incentivi fiscali (dal 50 al 110%) e le scelte d’acquisto degli utenti sempre più rivolte verso il PVC per le sue eccellenti prestazioni tecniche e ambientali così come per l’ottimo rapporto costo/prestazione.
Considerando anche le finestre in PVC importate dall’estero, la cui stima esatta risulta non semplice ma ipotizzabile in circa 1,1 milioni di unità, si arriva a un totale di 3,8 milioni di unità, ossia circa il 52% del mercato totale delle finestre in Italia (quantificabile in 7,3 milioni di unità, compresi tutti i materiali alternativi). Un dato di estremo interesse, considerando che nel 2000 il PVC non copriva neanche il 15% del mercato, a testimonianza di una costante e duratura crescita del materiale negli anni. Il giro d’affari generato nel 2022 dal settore del serramento in PVC risulta essere in totale di circa 2,1 miliardi di euro.
La situazione illustrata da Europur mostra un miglioramento della situazione dellʼofferta di poliuretano espanso flessibile, ma permangono fattori di incertezza, primo fra tutti il prezzo delle materie prime.
La scelta di infissi in PVC premia la loro ormai riconosciuta sostenibilità ambientale, certificata dalla “Product Label” creata da VinylPlus, l’impegno europeo per la sostenibilità del PVC. L’ultimo Bilancio di VinylPlus ha evidenziato nel 2021, nonostante la contrazione delle attività economiche causata dalla pandemia, un riciclo complessivo di 810.775 tonnellate di rifiuti in PVC provenienti dalle diverse applicazioni, 355.329 (quasi il 44%) delle quali provenienti da profili finestra e prodotti correlati. Dal 2000, nell’ambito di Vinyl 2010 prima e ora VinylPlus, sono state riciclate 3,3 milioni di tonnellate di PVC derivanti dai serramenti in PVC.

