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LONG-COVID: ECCO I RISULTATI PRELIMINARI DEL NOSTRO STUDIO

L’analisi dei sintomi persistenti post-Covid con follow-up fino a 36 mesi di Valentina Formica

Tra le varie attività che porta avanti attualmente la fondazione BRF, spiccano le importanti ricerche legate all’infezione da Covid-19.

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In particolare, la Fondazione sta conducendo da ormai oltre 2 anni uno studio nazionale e multicentrico che indaga i sintomi persistenti post-Covid-19, analizzandone la progressione nel tempo somministrando ai soggetti reclutati questionari sviluppati ad hoc per la valutazione di sintomi sensoriali, somatici, respiratori, gastrointestinali, cardiovascolari e psicologici con tempi di follow-up fino a 36 mesi. Il progetto della Fondazione BRF mira a valutare l’epidemiologia degli effetti a lungo termine di Covid-19, a comprenderne l’impatto sulla qualità della vita e sulla salute mentale dei partecipanti e a evidenziare relazioni significative tra la persistenza dei sintomi e lo stato premorboso e le abitudini di vita dei soggetti del campione.

Lo Studio Multicentrico

Il long-covid è una malattia multisistemica (ad oggi sono stati identificati più di 200 sintomi), che si verifica in almeno il 10% delle infezioni da coronavirus e che ha quindi già colpito milioni di persone in tutto il mondo. L’incidenza di questa condizione è stimata al 10-30% dei casi non ospedalizzati e al 50-70% dei casi ospedalizzati, le sfide per la ricerca sono molte e molte sono le domande aperte.

Sulla base di oltre due anni di ricerca sul fenomeno e su decenni di studio su condizioni simili si ipotizza che una percentuale significativa di individui affetti da long-Covid potrebbero riportare problematiche permanenti se non vengono messi in campo interventi efficaci.

I sintomi neurologici e cognitivi sono una delle caratteristiche principali di questa condizione, tra cui sintomi sensomotori, perdita di memoria, deterioramento cognitivo, parestesie, vertigini, aumentata sensibilità alla luce e al rumore, perdita dell’olfatto e/o del gusto, che spesso influiscono sulle attività quotidiane.

Le opzioni terapeutiche sono attualmente insufficienti anche a causa della non completa conoscenza della progressione dei sintomi, delle loro cause e dei fattori di rischio ad essi connessi. Secondo la letteratura le cause del long-Covid sono probabilmente molteplici e potenzialmente sovrapposte, mentre i fattori di rischio includono potenzialmente: il sesso femminile, il diabete di tipo 2, i disturbi del tessuto connettivo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, l’orticaria cronica e la rinite allergica, anche se un terzo delle persone con long-covid non sembra presentare condizioni preesistenti.

I sintomi neurologici e cognitivi sono una delle caratteristiche principali di questa condizione, tra cui sintomi sensomotori, perdita di memoria, deterioramento cognitivo, parestesie, vertigini, aumentata sensibilità alla luce e al rumore, perdita dell’olfatto e/o del gusto, che spesso influiscono sulle attività quotidiane. Un rapporto su oltre 1,3 milioni di persone guarite dall’infezione da Covid-19 ha mostrato che i sintomi legati alla salute mentale, come ansia e depressione, sono rientrati nel corso del tempo, ma che è aumentato il rischio di deterioramento cognitivo.

Le analisi preliminari ad oggi condotte sui dati raccolti dalla Fondazione BRF mostrano risultati in linea con quanto al momento presente in letteratura. Il long-Covid sembra essere più presente nella popolazione femminile, che in media riporta anche un numero più alto di sintomi, mentre non risultano differenze significative per quanto riguarda l’età dei soggetti. Il 65% dei soggetti del campione riporta almeno uno dei sintomi indagati dai questionari, questi tendono a ridursi dopo 6 mesi dall’infezione, eccezion fatta per i disturbi legati alla sfera mnesica. I sintomi più frequentemente riportati nel nostro campione includono: difficoltà di concentrazione, sensazione di minore efficienza mentale, mal di testa, problemi legati al sonno, riduzione della memoria e aumento della sintomatologia ansiosa e dell’irritabilità.

Il Progetto Europeo

Ma l’attività della Fondazione va anche oltre. Rimanendo nell’ambito Covid-19, il nostro team di ricerca è anche al momento impegnato nella conduzione di un progetto europeo in partenariato con altri Stati dell’Unione che mira a sostenere gli operatori sanitari nell’ottenimento di maggiori capacità e competenze per gestire le possibili future emergenze sanitarie. Il progetto comprende tra i diversi risultati attesi lo sviluppo di una piattaforma online di formazione per i professionisti della salute che si basi sulla letteratura recente e sulla raccolta delle conoscenze, delle esperienze e delle migliori pratiche identificate a livello europeo sul tema delle emergenze sanitarie.

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