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IL DRAMMA (ANCHE PSICOLOGICO) DEGLI AFFIDI
from Brain. Marzo 2023
by Brain
Non sempre l’interesse verso il minore sembra prioritario
Lo testimonia il resoconto di una Commissione parlamentare d’inchiesta di Carmine Gazzanni
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Secondo gli ultimi dati disponibili diffusi dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali a fine 2019 risulta la presenza sul territorio nazionale di 27.608 minori collocati fuori famiglia (al netto dei minori stranieri non accompagnati), di cui 13.555 bambini e ragazzi di minore età in affidamento familiare e 14.053 bambini accolti in servizi residenziali per minorenni (cosiddette “comunità”).
I bambini in affidamento familiare sono l’1,4 per mille della popolazione minorile residente in Italia, in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Lo stesso report, tuttavia, mostra come invece sia aumentato il numero dei minori collocati in comunità: 14.053 al 31 dicembre 2019 contro i 12.892 al 31 dicembre 2017. Complessivamente, dunque, si registra un aumento dei minori in comunità pari a 1.161 unità in due anni.
Che tale fenomeno abbia negli anni meritato una forte attenzione politica è testimoniato, tra le altre cose, dal fatto che nella scorsa legislatura sono state attivate due commissioni d’inchiesta parlamentari: la “Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità «Il Forteto»” (Legge n. 21 dell’8 marzo 2019) e la “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori. Disposizioni in materia di diritto del minore ad una famiglia” (Legge n.107 del 29 luglio 2020). Soprattutto quest’ultima è stata fondamentale dato che ha messo in luce, grazie alle tante audizioni svolte e alle relazioni, due aspetti critici su tutti: la mancanza di dati certi e aggiornati sui minori collocati fuori famiglia, visto che non esiste, a oggi, un registro dei minori allontanati; e la mancanza di dati sulla durata del collocamento extrafamiliare che - come emerso dalla stessa inchiesta parlamentare - supera in molti casi i due anni previsti dalla legge.
I bambini in affidamento familiare sono l’1,4 per mille della popolazione minorile residente in Italia, in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Lo stesso report, tuttavia, mostra come invece sia aumentato il numero dei minori collocati in comunità: 14.053 al 31 dicembre 2019 contro i 12.892 al 31 dicembre 2017. Complessivamente, dunque, si registra un aumento dei minori in comunità pari a 1.161 unità in due anni.

L’INTERESSE DEL MINORE
Al di là dei ragionamenti che emergono sull’eventuale business che ruota attorno al fenomeno, ciò che è emerso dal lavoro parlamentare è che non sempre (o, quantomeno, non sempre con la dovuta attenzione) l’interesse verso il minore sembra prioritario.
Eppure, le norme a riguardo sono piuttosto chiare. In particolare, la legge 4 maggio 1983, n. 184, ha sancito definitivamente il «diritto del minore alla propria famiglia», portando a compimento il delicato processo di chiusura e di trasformazione dei vecchi orfanotrofi, con la previsione delle cosiddette «comunità familiari», atte a garantire al minore la convivenza in un ambiente il più possibile simile a quello della famiglia propriamente detta, pur continuando a riconoscere un ampio sistema di misure di tutela dell’interesse primario del minore a crescere e ad essere educato nel proprio nucleo familiare.
La sottrazione del minore alla sua famiglia, dopo l’attivazione delle misure di tutela temporanee previste dalla legge, è, in tal senso, considerata una soluzione «limite», che sancisce l’insuperabilità delle difficoltà della famiglia di origine ad assicurare al minore un ambiente familiare idoneo.
In questo contesto si inserisce il quadro normativo secondo cui «il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia», tanto che «le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia».
Bisogna allora chiedersi in quali situazioni è richiesta la collocazione del minore fuori famiglia. Tra le più fre- quenti troviamo: la malattia di un genitore, la sua carcerazione, la fragilità psicologica o anche la psicopatologia di un genitore.
Dal lavoro svolto dalla già citata Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, emerge come possa essere fondato il dubbio che ci sia un “abuso” di collocamenti in comunità rispetto agli affidamenti familiari (gli ultimi dati disponibili, per quanto lacunosi, ci dicono che «i provvedimenti emessi hanno comportato un numero cospicuo di collocamenti in struttura residenziale (2.738), a fronte di un numero piuttosto esiguo di collocamenti in affido familiare (353), il che sembra confermare un trend di ormai lungo periodo»).
Il Buco Nero Degli Studi
Al di là di ogni ragionamento politico, ciò che in questa sede preme sottolineare è l’urgenza che venga svolta una ricerca sui reali benefici che può trarre un minore dall’allontanamento. Vari studi si sono occupati di indagare il fenomeno dei minori fuori fa- miglia. Se però tanto è stato fatto all’estero, nessuna ricerca così sistematica è stata mai compiuta in Italia.
Dalla revisione della letteratura ad opera dei ricercatori della Fondazione BRF è emerso che l’allontanamento dal nucleo familiare di origine ha un’influenza negativa, in varia misura e a seconda dei casi, sul benessere psicologico dei minori, influenzando il loro percorso di vita.
Da alcune ricerche, tanto per dire, è emerso che la salute mentale dei minori in affidamento è peggiore di quella dei minori della popolazione generale. Uno studio condotto negli Usa ha messo a confronto la salute mentale dei bambini in affidamento e quella dei bambini in famiglie adottive o appartenenti a famiglie economicamente svantaggiate. La ricerca ha mostrato che i bambini in affidamento hanno una salute mentale e fisica peggiore rispetto ai bambini appartenenti alla popolazione generale e a quelli appartenenti a famiglie economicamente svantaggiate. La ricerca, nel dettaglio, mostra che i minori in affidamento sperimentano con maggiore proba- bilità sintomi di depressione, ansia, disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e problemi comportamentali/di condotta rispetto ai bambini che vivono con due genitori biologici o con madri biologiche mai sposate.
Conseguenze Sociali
Ma c’è di più: i minori in affido avrebbero anche maggiori difficoltà scolastiche e più problemi a trovare lavoro. Le capacità cognitive e i risultati scolastici dei minori in affidamento sono spesso peggiori rispetto a quelle dei minori appartenenti alla popolazione generale. Inoltre, si riscontra una maggiore difficoltà a trovare lavoro e una maggiore tendenza all’abuso di droghe e alcol durante l’adolescenza, come emerge da vari studi scientifici. Ciò è aggravato anche dal rischio di rapporti disfunzionali: i minori collocati in comunità vengono allontanati dai loro genitori biologici per un tempo che a volte può superare anche i due anni. Questo intacca lo sviluppo dei legami di attaccamento proprio quando ai minori viene richiesto di formare nuove relazioni con gli affidatari, col pericolo che si creino legami disfunzionali, come d’altronde testimoniato da vari casi di cronaca.
E IN ITALIA?
Basta questo per comprendere che ogni discussione politica - che pure c’è stata negli ultimi anni, in alcune circostanze anche accesa e oltre ogni limite - debba partire dall’approfondimento scientifico che in questo periodo non c’è stato. Per comprendere realmente quanto (e se) l’istituto degli affidi funziona, bisognerebbe capire e analizzare il benessere psicologico dei minori, con un monitoraggio puntuale. Un invito alle istituzioni, che vedremo se sarà o meno colto.
Da alcune ricerche, tanto per dire, è emerso che la salute mentale dei minori in affidamento è peggiore di quella dei minori della popolazione generale. Uno studio condotto negli Usa ha messo a confronto la salute mentale dei bambini in affidamento e quella dei bambini in famiglie adottive o appartenenti a famiglie economicamente svantaggiate.
