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DISPERSIONE SCOLASTICA: UN PROBLEMA ITALIANO
from Brain. Marzo 2023
by Brain
L’abbandono degli studi è ancora un dato di fatto nel nostro Paese
L’assenza della figura dello psicologo scolastico è un’aggravante
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di Martina Gaudino
Igiovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente il sistema di istruzione nel nostro Paese sono il 12,7%, un dato importante se comparato al tasso medio di dispersione scolastica in Europa che si attesa al 9,7%. Sono questi i dati emersi dall’ultimo Rapporto Censis del dicembre scorso che evidenzia, inoltre, come il problema sia maggiormente radicato al Sud. Nel Mezzogiorno, infatti, la percentuale arriva fino al 16%. Nei Paesi dell’Unione europea la quota di 25-34enni con il diploma è pari all’85,2%, in Italia al 76,8% e scende al 71,2% nel Mezzogiorno. È inoltre inferiore alla media europea anche la percentuale di 30-34enni laureati o in possesso di un titolo di studio terziario: il 26,8% in Italia e il 20,7% al Sud, contro una media Ue del 41,6%.
La Dispersione Come Fenomeno Sociale
La dispersione scolastica, al di là della sua rappresentazione numerica, «è un fenomeno complesso che coinvolge diverse dimensioni della vita sociale della persona di minore età e della comunità in cui vive: dai servizi per la prima infanzia alla formazione professionale, dalle politiche sociali a quelle abitative e del lavoro». A spiegarlo è il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti nell’ultima analisi multifattoriale sulla dispersione. «I fattori connessi – chiarisce Garlatti - possono dipendere dalla disoccupazione, dalle situazioni di esclusione sociale e di povertà, ma non si possono escludere nemmeno quelle motivazioni riconducibili a disagi personali e/o familiari, difficoltà nell’apprendimento e, più in generale, il modo in cui il singolo studente reagisce al sistema scolastico». Non solo, secondo l’Autorità garante «altre cause, da non sottovalutare, sono da attribuire a motivazioni individuali che possono spingere verso l’abbandono precoce degli studi e, fra queste, un peso notevole è attribuito ai disturbi d’ansia. Questi studenti non sono disinteressati alla cultura e all’istruzione che, anzi, cercano di completare poi come autodidatti o iscrivendosi ai CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti), ma semplicemente non ce la fanno a sostenere gli alti livelli di stress correlati all’ambiente scolastico».
L’INFLUENZA FAMILIARE SUL BENESSERE PSICOLOGICO DEGLI ADOLESCENTI
Secondo un’analisi realizzata nel 2021 dall’Istat, il fenomeno dell’abbandono scolastico è da considerarsi come una conseguenza di una serie di fattori tra cui c’è lo stato psicologico del nucleo familiare e anche il background formativo della famiglia stessa. Spesso ad abbandonare, infatti, sono giovani i cui genitori non hanno affrontato con successo il percorso di studi, non garantiscono un clima sereno in casa (anche a causa del disagio economico), non riescono a seguire adeguatamente il percorso scolastico dei figli.
La Dispersione Implicita
Il totale abbandono della scuola o dell’università non è, però, l’unico caso possibile di dispersione in quanto esiste una forma implicita del fenomeno. Si tratta di quei giovani che pur continuando a fre - quentare la scuola, imparano poco, oppure imparano male o in modo irregolare. Questi giovani non appartengono ad alcuna statistica per cui è difficile, se non impossibile, stimarne il numero. Anche quando riescono a ottenere un titolo di studio, infatti, questi giovani si trovano ad affrontare la vita adulta senza avere le competenze minime necessarie per esercitare la cittadinanza attiva, proseguire gli studi o intraprendere un percorso professionale.
La dispersione scolastica, «è un fenomeno complesso che coinvolge diverse dimensioni della vita sociale della persona di minore età e della comunità in cui vive: dai servizi per la prima infanzia alla formazione professionale, dalle politiche sociali a quelle abitative e del lavoro».
Il benessere psicologico dei giovani è ovviamente interesse del governo. Gli interventi per la salute mentale si rivolgono ai cittadini in generale sebbene vi sia stata una strategia ad hoc per la promozione bambini, adolescenti e giovani, adottata con un’Intesa tra il Ministero della Salute, Regioni e Province Autonome attraverso il Piano Nazionale della Prevenzione nel 2014.
Le Attivit Del Ministero Della Salute
Il benessere psicologico dei giovani è ovviamente interesse del governo. Gli interventi per la salute mentale si rivolgono ai cittadini in generale sebbene vi sia stata una strategia ad hoc per la promozione bambini, adolescenti e giovani, adottata con un’Intesa tra il Ministero della Salute, Regioni e Province Autonome attraverso il Piano Nazionale della Prevenzione nel 2014. Le azioni del PNP 2014 sono state riproposte in quello 20202025. Il Piano, spiega il ministero della Salute, sottolinea la necessità di elaborare un intervento specifico per l’area infanzia e adolescenza che richiede una differenziazione dei percorsi di assistenza rispetto all’età adulta, individuando otto obiettivi specifici che vanno dalla creazione di una rete regionale integrata e completa di servizi per la diagnosi, il trattamento e la riabilitazione dei disturbi neuropsichici dell’età evolutiva fino a percorsi di transizione verso i servizi per l’età adulta.
Secondo i dati Istat, nelle regioni del Mezzogiorno c’è un ulteriore dato che salta all’occhio ed è quello relativo alla percentuale di adolescenti che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui poter contare, un numero in detta diminuzione: si è passati dall’86% al 78%) mentre il calo più significativo (dal 78,4% al 74,8%) si è avuto soprattutto nella possibilità di contare sugli amici.

QUANDO IL DISAGIO SFOCIA NELL’AUTOLESIONISMO
Secondo quanto dichiarato da Giuseppe Lavenia, psicologo psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo
“Di.Te”, l’autolesionismo in adolescenza è molto presente. «Le ricerche ci dicono che 20 ragazzi su 100 lo praticano e quella della cicatrice francese è una nuova variante», ha spiegato lo specialista secondo cui «nella scuola per poter fare prevenzione bisogna stare al passo con i tempi e usare e parlare degli argomenti che interessano ai giovani con un linguaggio che loro comprendono meglio come ad esempio dei brevi video o progetti esperienziali».
Ad oggi l’Italia è il solo Paese europeo a non essere dotato della figura professionale dello psicologo scolastico, un vuoto importante cui si sta cerando di porre rimedio. Le scuole, infatti, possono avvalersi del servizio solo mediante accordi con le aziende sanitarie locali o con gli uffici scolastici regionali. La presenza di una figura specializzata nel sostegno delle categorie “fragili” potrebbe certamente avere risvolti positivi anche in termini di abbandono, dispersione, recupero e reinserimento dei Neet.
Ad oggi l’Italia è il solo Paese europeo a non essere dotato della figura professionale dello psicologo scolastico, un vuoto importante cui si sta cerando di porre rimedio.