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ESSERE NEET OGGI CAUSE E CONSEGUENZE PSICOLOGICHE
from Brain. Marzo 2023
by Brain
I ragazzi che non studiano e non lavorano in Italia sono oltre 3 milioni di Valentina Formica
La transizione dall’istruzione al lavoro è una pietra miliare del passaggio all’età adulta che circa un giovane su sette nei Paesi economicamente sviluppati fatica a raggiungere, rientrando nella categoria dei NEET. La preoccupazione per questi giovani è in aumento in tutto il mondo, in quanto i giovani NEET sono considerati vulnerabili, a rischio di disoccupazione a lungo termine, svantaggio economico ed esclusione sociale. Inoltre, sono vari i paper scientifici che mostrano una relazione tra l’essere NEET e il soffrire di disturbi della sfera psicologica.
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I Numeri
Il fenomeno dei Neet in Italia presenta dimensioni preoccupanti e riguarda un insieme di giovani ampio e composito. Il termine “NEET”, acronimo di Not in Education, Employment or Training, si è diffuso nel Regno Unito negli anni Duemila e viene utilizzato per indicare i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni che non sono parte attiva nel mondo del lavoro e non seguono alcun corso di formazione o istruzione. I NEET in Italia sono complessivamente più di 3 milioni con una prevalenza femminile pari a 1,7 milioni. Secondo le statistiche Eurostat del 2020, dopo la Turchia, il Montenegro e la Macedonia, l’Italia è il paese con la percentuale più alta di NEET nell’area europea, infatti circa ¼ (25,1%) dei giovani italiani rientra nella categoria, mentre negli altri paesi europei i NEET rappresentano in media il 13,3% dei cittadini di questa età. Negli ultimi anni, numerosi studi hanno tentato di identificare specifici cluster di giovani NEET, al fine di studiarne meglio le peculiarità e proporre di conseguenza interventi efficaci. Questi studi sono parti- ti dall’evidenza secondo la quale i NEET non sono un gruppo omogeneo; al contrario, le caratteristiche all’origine di tale fenomeno possono essere molto diverse tra di loro. Spielhofer e colleghi hanno distinto tre cluster di NEET: i NEET sustained, ovvero quei giovani passivi e disimpegnati, che non intendono investire nella pianificazione della loro carriera perché supportati economicamente dalla famiglia e quindi scarsamente motivati ad attivarsi per il proprio futuro; i NEET aperti all’apprendimento, ma spaventati da uno scenario del mercato del lavoro fortemente instabile; i NEET indecisi, ovvero coloro che sono passivi perché non riescono a identificare specifici obiettivi professionali.
Il termine “NEET”, acronimo di Not in Education, Employment or Training, si è diffuso nel Regno Unito negli anni Duemila e viene utilizzato per indicare i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni che non sono parte attiva nel mondo del lavoro e non seguono alcun corso di formazione o istruzione.
La Ricerca Sui Neet
Negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento nel numero di ragazzi che dopo aver adempiuto all’obbligo di istruzione scolastica scelgono di non intraprendere un percorso di studi o lo interrompono precocemente. Il riferimento è a qualsiasi tipo di educazione scolastica o universitaria e a qualsiasi genere di processo formativo: corsi professionali regionali o di altro tipo (tirocini, stage ecc.), attività educative quali lezioni private, corsi di lingua, informatica ecc.
Nel Sud Italia registriamo la più alta presenza di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, costituiscono il 39% rispetto al 23% è del Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e al 18% del Nord-Est. Ai primi posti troviamo tutte le regioni del Sud, con quote molto alte per Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%). Per il Centro Italia, il Lazio ha la più alta incidenza, mentre la prima regione del Nord è la Liguria (21,1%), a seguire il Pie- monte (20,5%) e la Valle d’Aosta (19,6%). Uno dei punti principali che rendono questo fenomeno difficile da interrompere è il frequente disinteresse dei soggetti alla ricerca di un’attività. Secondo diversi studi a influenzare l’abbandono scolastico e/o l’inattività seguente non sono solo le caratteristiche individuali dei ragazzi. L’ingresso e la permanenza nella condizione di NEET è un evento complesso, dovuto a diversi fattori. Non bisogna quindi criminalizzare chi si trova in questa condizione, ma è necessario capire le cause profonde, i fattori che si legano all’insorgere di certe dinamiche e intervenire affinché la scuola e il mondo del lavoro siano capaci di includere davvero tutti.
In particolare, la ricerca psico-sociale ha centrato l’attenzione su caratteristiche quali il background familiare dei NEET, il capitale culturale, inteso come livello di istruzione e professione dei genitori, che influenzano le scelte formative e professionali ma anche le strategie con cui i giovani affrontano la costruzione della propria carriera, e la presenza o meno di precedenti esperienze fallimentari nella formazione e/o nel mondo del lavoro che possano aver inciso sulla rappresentazione di sé e della propria carriera in un’ottica di disinvestimento. Nel complesso, gli scarsi risultati scolastici e la provenienza da un contesto socioeconomico svantaggiato sembrano essere evidenziati in letteratura come fortemente associati allo status di NEET. Crescere in quartieri abitativi caratterizzati dalla povertà e dalla mancanza di buone scuole rappresenta un fattore di rischio significativo. Inoltre, uno studio condotto in Italia ha mostrato che i genitori con un basso livello d’istruzione hanno una minore competenza nel consigliare i figli sulle scelte educative, guidandoli così più spesso verso strade sbagliate e inefficaci. Allo stesso modo, il livello di istruzione dei genitori può essere considerato un indicatore dello status socioeconomico della famiglia. L’istruzione, soprattutto quella universitaria, richiede un grande investimento. Questo implica che, soprattutto nei Paesi senza politiche attive del mercato del lavoro, i giovani che non possono contare sull’aiuto dei genitori per continuare gli studi, tendono ad abbandonare prematuramente la scuola con un rischio maggiore di rimanere intrappolati in lavori temporanei e poco remunerativi che, una volta terminati, portano alla condizione di NEET.
Il Benessere Psicologico
Dal punto di vista psicologico alcuni studi hanno evidenziato che i NEET sono meno dotati di alcune skill utili nel mondo del lavoro, quali la capacità di lavorare in gruppo, la capacità di prendere decisioni e adottano stili comunicativi meno efficaci. Il tratto di sfiducia è spesso ricorrente tra questi giovani spesso caratterizzati, oltre che dagli elementi sopracitati, da un Sé fragile e da una ridotta percezione di self-efficacy. La letteratura psicologica mostra come comportamenti di sfiducia, di disinvestimento e/o di passività nei confronti del mercato del lavoro siano spesso connessi a un patrimonio di risorse psico-sociali impoverito che rende difficile uscire da una condizione di stallo attraverso strategie di coping adeguate. Il rapporto del fenomeno dei NEET con la salute mentale è stato messo in risalto da molti paper scientifici e la condizione di NEET è stata spesso associata a problemi di salute mentale e di uso di sostanze. Sono crescenti le preoccupazioni riguardo l’intersezione tra queste due condizioni. Infatti, da bambini, spesso i NEET sono transitati nei servizi di neuropsichiatria infantile, ricevendo diagnosi soprattutto di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, Disturbo della Condotta, Ansia, Depressione e forme di disadattamento sociale o scolastico.

I risultati degli studi finora condotti sul tema sono discordanti e variano a seconda del tipo di disagio indagato. In ogni caso, l’essere NEET è stato associato ad almeno un problema di salute mentale o di uso di sostanze nel 75% degli studi presenti in letteratura. Uno studio del King’s College di Londra ha evidenziato che il 60% dei NEET aveva già sofferto di disturbi mentali da bambino e in adolescenza. In definitiva potremmo affermare che i problemi di salute mentale e di uso di sostanze possono contribuire a ridurre lo slancio e l’energia necessari per entrare nel mondo del lavoro o continuare l’istruzione/formazione, aumentando il rischio di diventare NEET.
Dal punto di vista psicologico alcuni studi hanno evidenziato che i NEET sono meno dotati di alcune skill utili nel mondo del lavoro, quali la capacità di lavorare in gruppo, la capacità di prendere decisioni e adottano stili comunicativi meno efficaci.