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ALZHEIMER, 15 MILIARDI DI COSTI ALL’ANNO PER LE FAMIGLIE

Circa 700mila persone in Italia sono affette da malattia di Alzheimer; questa forma di demenza, che rappresenta la terza causa di morte in Europa e una della principali cause di disabilità su scala globale, costa inoltre circa 15,6 miliardi di euro l’anno, l’80% dei quali sostenuti direttamente dai pazienti e dalle loro famiglie. Sono alcuni dei dati emersi nel corso del convegno “Alzheimer e neuroscienze: una priorità per il Paese”, che si è tenuto alla Camera dei Deputati alcune settimane fa. L’incontro segue, peraltro, la nascita dell’Intergruppo Parlamentare per le neuroscienze e l’Alzheimer. «L’obiettivo principale è accendere una luce su queste patologie, non solo per l’incremento che si è registrato come conseguenza dell’aumento dell’età demografica nel nostro Paese, ma per tutti gli effetti che comportano queste patologie non solo sul paziente ma anche sui familiari», ha affermato Annarita Patriarca, deputata e co-promotrice dell’Intergruppo parlamentare per le neuroscienze e l’Alzheimer. «Per noi è necessario riuscire a garantire per tutto il territorio nazionale un’omogeneità di accesso a cure di qualità e soprattutto un sistema di cure domiciliari che funzioni bene su tutto i territori nazionale». «Pensiamo di lavorare in modo tale di portare in questo campo quelle che sono le indicazioni della scienza e delle associazioni dei pazienti», ha aggiunto Beatrice Lorenzin, senatrice e co-promotrice dell’Intergruppo parlamentare per le neuroscienze e l’Alzheimer. «Cercheremo di intervenire sull’organizzazione delle reti territoriali, sull’organizzazione della diagnostica, sulla formazione di un sistema regolatorio che sia in grado di sostenere l’impatto dei nuovi farmaci che arriveranno, sulla formare dei medici di medicina generale che devono essere coloro che ci permet- tono di arrivare ai pazienti quando la malattia è in stadio precoce», ha concluso Lorenzin.

Sulla questione, intanto, anche la comunità scientifica continua ad interrogarsi. Anche per l’Alzheimer, come già avvenuto per il cancro, più che un farmaco risolutivo è probabile che in futuro si disporrà di un cocktail di farmaci per controllare la malattia. È l’ipotesi del presidente eletto della Società Italiana di Neurologia Alessandro Padovani. «Da trent’anni si lavora su farmaci anti-amiloide e negli ultimi anni è più evidente che lavorare su questo meccanismo può essere una strada per rallentare o stoppare malattia, se presa molto in anticipo», spiega Padovani. Uno di questi farmaci nei giorni scorsi ha ricevuto l’approvazione definitiva da parte della Fda americana. «Io, però, non credo che sarà solo questa la terapia per l’Alzheimer», ha aggiunto il neurologo. «Bisogna tenere conto che ci sono molte persone che non sono curabili con questi farmaci, ma vi sono tante sperimentazioni in atto che mi fanno credere che in futuro ci sarà un cocktail di farmaci che, come avvenuto per il cancro, permetterà di controllare la malattia». In attesa di nuove terapie efficaci, è importante «non aspettare: ai primi sintomi bisogna sottoporsi a una visita da un geriatra o da un neurologo, per giungere prima possibile a una diagnosi», ha sottolineato Padovani. «Alla politica, invece, chiediamo che ci sostengano nella realizzazione di una rete assistenziale e sociale che non lasci queste persone a cercare soluzioni che spesso non riescono a trovare», ha concluso.

“Per noi è necessario riuscire a garantire per tutto il territorio nazionale un’omogeneità di accesso a cure di qualità e soprattutto un sistema di cure domiciliari che funzioni bene su tutto i territori nazionale”.

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