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PAURA DI ESSERE FELICI: LA CHEROFOBIA

La patologia, tra approccio culturale e clinico

Avete mai sentito parlare di cherofobia? Vi sembrerà strano ma esiste anche la paura di essere felici. Certo, nella nostra società, la felicità è considerata l’obiettivo da conseguire per dimostrare a se stessi di condurre una vita di successo. Eppure diversi studi recenti hanno dimostrato come alcune persone tendano ad avere un’idea negativa della gioia o, addirittura, paura di essa. Si tratta della cherofobia, costrutto psicologico con il quale si fa riferimento all’avversione alla felicità che alcuni individui manifesterebbero attraverso l’evitamento attivo.

All’interno della ricerca, due sono i principali filoni che hanno cercato di inquadrare il fenomeno della cherofobia: culturale e clinico.

Secondo l’approccio culturale, come spiega il sito specialistico StateOfMind, esisterebbero notevoli differenze nel modo in cui le diverse culture concepiscono la felicità e, per questo, la cherofobia non rappresenterebbe un problema clinico quanto un diverso modo di rapportarsi alla felicità. Ciò riguarda soprattutto l’oriente. In occidente, invece, visto che la felicità è una conquista di cui l’uomo è in gran parte responsabile, chi non riesce ad ottenerla potrebbe sentire di aver sperimentato uno dei fallimenti più dolorosi possibili. E qui subentra l’approccio clinico.

Secondo alcuni autori, l’avversione alla felicità potrebbe essere concettualizzata come una forma di disturbo d’ansia, in cui l’individuo manifesterebbe agitazione per la partecipazione attiva a contesti gioiosi e per la produzione di stati d’animo positivi. Ma per quale ragione? Semplice: gli individui felici sono proprio coloro che temono possano accadere episodi nefasti. Dato che, nella loro concezione, la felicità è intrinsecamente seguita da condizioni negative, le persone cherofobiche preferiscono vivere in uno stato emotivo neutro.

E allora resta la domanda: come intervenire sulla cherofobia? Non essendo inquadrata come una psicopatologia franca, la cherofobia non è ancora stata oggetto di trial clinici che ne definiscano il trattamento d’elezione. Tuttavia, la psicoterapia cognitivo-comportamentale sembra essere l’approccio più indicato per questo tipo di problematica, quando invalidante. Attraverso la ristrutturazione cognitiva, le strategie di rilassamento e gli interventi di esposizione a eventi che provocano la felicità, la persona può essere aiutata a mettere in dubbio le proprie credenze irrazionali e ad accettare il fatto che la felicità non è necessariamente conseguita da esperienze catastrofiche.

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