Concorso Internazionale di Idee - La Città del Parco Nazionale del CIlento, Vallo di Diano e Alburni

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La Città del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni

PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO,

INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE,

SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

per il riconoscimento del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni come “Area strategica Nazionale per le Aree Interne” nella programmazione 2014-2020 Documento programmatico di sintesi

Febbraio 2014

La Fondazione Alario offre alle Istituzioni competenti, in attuazione della sua missione di promozione e sviluppo, il proprio patrimonio di idee e progetti, acquisito nell’ambito del Concorso Internazionale di Idee “Città del Parco” - Piano di sviluppo, organizzazione del paesaggio, infrastrutture materiali e immateriali, produzione, servizi, articolazione, forme di gestione e competenze; chiede inoltre, senza alcun fine di lucro o gestionale, la costituzione di un tavolo con tutti i soggetti interessati per avviare le procedure di riconoscimento del Parco del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni come “Area Strategica Nazionale per le Aree Interne”, da inserire nella programmazione 2014-2020

Il Presidente

On. Avv. Carmelo Conte

Coordinamento:

PROMOTORE
GRUPPO DI LAVORO MULTIDISCIPLINARE FEBBRAIO
2014 REVISIONE 02.1
Policreo s.r.l. Sergio Beccarelli Gruppo Voci Art s.r.l. Alessandro Scassellati Sforzolini Gianluca Voci CILENTO terra di E.L.E.A.© Domenico Nicoletti Giovanni Cafiero Gruppo Cafiero

Piano di sviluppo “La Città del Parco”

Il presente documento è il frutto delle attività sviluppate per il Concorso Internazionale di Idee La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni “Piano di Sviluppo, organizzazione del paesaggio, infrastrutture materiale e immateriali, produzione, servizi, articolazione, forme di gestione e competenze” del luglio 2013, indetto dalla Fondazione Alario per Elea-Velia ONLUS.

Finalità primaria del Concorso è la raccolta di idee, ritenute di maggior efficacia, per la realizzazione di un “Masterplan” che dia una visione strategica unitaria del territorio del Parco, declinata attraverso una serie di obiettivi e azioni integrate al fine di raccogliere in un unico programma di lavoro piani e progetti coerenti con i Sistemi Territoriali di Sviluppo che saranno promossi, attraverso i soggetti istituzionali competenti, per il finanziamento a livello regionale ed europeo nell’ambito della programmazione 2014-2020. Infatti, la presente proposta di Piano di Sviluppo nasce dalla sintesi delle migliori progettualità espresse dai primi quattro lavori vincitori del Concorso, in un’ottica di sviluppo integrato ed organico del territorio in coerenza con le strategie di sviluppo definite a livello europeo, nazionale e regionale.

Il Piano emerso dal Concorso internazionale di Idee, non è solo l’insieme di una serie di azioni progettuali che confluiscono in un programma, un’agenda di interventi finalizzati al reperimento di fondi, ma vuole essere in primis un vero e proprio Piano di Sviluppo collocato all’interno di un quadro normativo codificato e che pertanto chiede una legittimazione normativa a livello regionale se non a livello nazionale.

Infatti, la proposta formulata è caratterizzata da una visione territoriale organica complessiva che prima di scendere alla descrizione delle singole azioni progettuali definisce il modello di governance cioè il percorso entro il quale si prevede l’attuazione dei progetti.

Ampliando lo sguardo al contesto nazionale, si è posta particolare attenzione ai lavori di preparazione dell’Accordo di Partenariato del ciclo di programmazione dei fondi europei 2014-2020, avviati nel dicembre 2012, i quali contengono importanti innovazioni di metodo volte a definire in modo più preciso i programmi di sviluppo al fine di renderli dei veri e propri programmi operativi; in quella sede vengono, infatti, individuate tre opzioni strategiche sulle quali orientare l’impiego dei fondi: Mezzogiorno, Città e Aree interne. Il dibattito nato da questa innovazione ha portato ad una definizione di Area Interna che si fonda sul limitato accesso ai centri (urbani) più prossimi che forniscono tre servizi essenziali secondo uno standard minimo. Le tre caratteristiche fondamentali delle Aree Interne sono le seguenti:

- significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità);

- dotate di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere);

- profondamente diversificate, per sistemi naturali e a seguito di secolari processi di antropizzazione (Accordo di partenariato 2014-2020 (versione 9 dicembre 2013).

Per avviare l’inversione di questa situazione e promuovere sviluppo viene lanciata la “Strategia nazionale per le Aree Interne” finanziata sia da fondi comunitari, sia da risorse del bilancio ordinario. Obiettivo ultimo della strategia è il miglioramento delle tendenze demografiche in atto: riduzione dell’emigrazione, attrazione di nuovi residenti, ripresa delle nascite, modifica della composizione per età a favore delle classi più giovani, secondo misure e modalità che differiranno a seconda dei contesti. Questo obiettivo può essere conseguito attraverso cinque obiettivi-intermedi, interdipendenti:

- aumento del benessere della popolazione locale;

- aumento della domanda locale di lavoro (e dell’occupazione);

- aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale;

- riduzione dei costi sociali della de-antropizzazione;

- rafforzamento dei fattori di sviluppo locale.

Le caratteristiche della maggior parte delle aree del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni corrispondono alla definizione di Area Interna e pertanto possono ambire all’accesso di fondi europei per questo particolare settore.

Una lettura attenta e coordinata tra gli obiettivi del bando e gli obiettivi delle Aree Interne permette di individuare una forte coerenza e stretta relazione, a significare come i contenuti della presente proposta si inseriscano organicamente nel solco tracciato a livello nazionale per lo sviluppo di questa particolare tipologia di territorio.

DEL
INFRASTRUTTURE
IMMATERIALI,
SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI
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PAESAGGIO,
MATERIALI E
PRODUZIONE,
GESTIONE E COMPETENZE

Il processo di Governance

Si ritiene percorribile uno specifico modello di governance territoriale, non a priori standardizzato, bensì elaborato sulla base di cosa è, oggi, il Parco; tale modello trova sviluppo e costruzione continua su due essenziali direttrici di fondo.

La prima, imprescindibile, è quella dell’agire in termini di unicità delle sinergie concorrenti e convergenti, la seconda è quella di massimizzare ruolo e funzioni dei soggetti coinvolti, in termini di competenze e reciprocità. Tutto ciò nel contesto di una materia prima tanto preziosa quanto delicata: un ecosistema straordinario, unico, Incontaminato, diversificato, autenticato ripetutamente come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Due elementi sostanzialmente attenuano le difficoltà e alimentano fondate e realistiche prospettive positive. Il primo elemento è che “non si parte da zero”: il Parco è una straordinaria realtà, con ricchezze molteplici e potenzialità inesplorate. Il secondo elemento deriva dalla opportunità che si prospetta. La governance territoriale si va ormai affermando a tutti i livelli, regionale nazionale ed europeo, come scelta strategica per lo sviluppo e l’innovazione sostenibile. E’ dunque una importante occasione per il Parco non solo di partecipare a questo nascente nuovo corso, ma di poter proporsi in tale ambito come esperienza esemplare. Una prima rappresentazione grafica di sintesi del modello di governance che si propone per il Parco si articola nei termini seguenti:

- il modello è di tipo relazionale e non gerarchico, produce sinergia e non autoreferenzialità, disegna una struttura circolare concentrica ma espandibile;

- i tre elementi funzionali del modello, il patto di solidarietà interistituzionale, il management strategico, i fattori produttivi di sviluppo, insistono sullo stesso piano e coniugano la specificità di ruolo con le relazioni funzionali e polidirezionali;

- non esistono altri circuiti separati o separanti, i percorsi comunicativi sono gli stessi ove transitano tutti i processi: dalla partecipazione al consenso, dalla decisionalità alla produttività;

- senso e significato di tale configurazione dinamica esplicitano unitarietà e reciprocità del modello e traducono con efficacia la “costruzione sociale“ propria dell’approccio auspicato a livello europeo.

All’interno di questo modello, il Patto di solidarietà interistituzionale costituisce la massa La

critica dell’intera progettazione. Tale livello è chiamato a differenziarsi fortemente dai tradizionali modelli di government. I soggetti sottoscrittori, in sede di Patto, realizzano una fusione finalistica e ed unitaria, costituendo l’espressione più alta del concetto di governance territoriale. Nel Patto sono, infatti, disattivati i livelli gerarchici di relazione e sono invece attivati i livelli di sussidarietà relazionale. Tale ruolo assume una triplice funzione:

- attiva processi decisionali condivisi a livello intercomunale (attraverso modalità da determinare), avendo come piattaforma di riferimento l’intera comunità;

- costituisce modello metodologico e culturale da perseguire e diffondere per tutte le azioni e gli interventi in ogni area territoriale;

- è il soggetto di committenza per i Piani di Sviluppo a valenza regionale, nazionale ed europea. Tali funzioni sono correlate e comunicano con il secondo circuito della governance costituito dal Management strategico, a cui sono affidate le funzioni di programmazione e di progettazione nell’area di specifica competenza. In particolare il Management strategico è chiamato ad operare in tre specifici campi di azione, relativi:

- alla fase di validazione della pianificazione: caratterizzandosi come anello di congiunzione ideale fra le istanze e le risorse del territorio e il patto di solidarietà interistituzionale, il management dovrà offrire un supporto valutativo del livello programmatico degli interventi, ovvero trasmettere all’interno del processo decisionale delle istituzioni elementi di conoscenza che possano vincolare e condizionare, anche in termini significativi, le successive fasi, progettuale ed attuativa;

- alla fase di attuazione: al fine di garantire, sulla base delle scelte strategiche operate in sede programmatica, la corretta ed efficiente gestione dei processi e delle procedure applicative nel rispetto della qualità programmata, dei tempi definiti e dei costi d’investimento preventivati;

- alla fase di monitoraggio e rapportazione (reporting): ambito operativo, trasversale a tutto il processo, in cui operare il controllo preordinato delle fasi attuative del progetto, al fine di informare i soggetti deputati a governare l’intero piano, sullo stato di avanzamento delle attività, rispetto alla qualità programmata, ai tempi definiti ed ai costi d’investimento preventivati.

Nel modello di governance proposto non sono gli interventi in quanto tali ad assumere ruolo centrale nelle prospettive di sviluppo. Tale configurazione, che di fatto segmenta la complessità e trova giustificazione solo in termini autoreferenziali, non crea continuità e congruenza quando soprattutto ciò è dirimente e costituisce elemento centrale in una pluralità di iniziative integrate.

Questa consapevolezza ormai informa tutta la moderna progettazione di sistemi complessi, ove sono i processi a determinare invece le direttrici dello sviluppo.

I processi sono, nella definizione prevalente, sequenze logico-temporali (input-outputinput) di attività in cui le modalità non sono predefinite ma sono prodotte dalla interazione degli attori che partecipano all’attività stessa. In un processo, e tale considerazione si adatta perfettamente al Piano di Sviluppo “La città del Parco”, una organizzazione definisce un obiettivo o una pluralità di obiettivi, e crea valore partecipato trasformando delle risorse (input) in prodotti (output) destinati a soggetti interni o esterni alla organizzazione stessa Ovviamente una logica per processi deve rispondere ad un preciso impianto metodologico. In tale ambito assumono rilevanza particolare:

- l’obiettivo centrale (core);

- le reti di processo e le reti umane coinvolte (networking);

- la strumentazione (support);

- la formazione, le strategie (management).

Sono parte integrante di un’attività per processi:

- le modalità rappresentative: il flusso delle azioni (flowchart) e la catena dei valori (struttura delle fasi, responsabilità fattori di qualità);

- il sistema degli indicatori: gli indicatori di performance (misurazione interna dei livelli di realizzazione) e gli indicatori di customer satisfaction (misurazione esterna dei livelli di percezione).

Vallo
PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL
INFRASTRUTTURE
Città del Parco Nazionale del Cilento,
di Diano e Alburni
PAESAGGIO,
MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

Ambiti di riferimento della “Città del Parco”

La definizione di programmi, strategie e azioni progettuali è stata guidata dalla volontà di individuare soluzioni integrate, in grado di coinvolgere e collegare diversi valori e risorse strategiche del territorio, nonché di avere ricadute e risultare implementabili su aree ampie, gruppi di comuni, ovvero sull’intero territorio del Parco e dei comuni contigui.

L’analisi attenta del territorio e dei suoi valori profondi ha condotto ad interpretare la Città del Parco come una città policentrica, basata su tre macroambiti di riferimento, in grado di integrare e far convergere la pluralità di ecosistemi che la caratterizzano, in particolare:

• Ambito ambientale, naturalistico ed energia;

• Ambito storico culturale e della conoscenza;

• Ambito agroalimentare-salute e benessere.

A ciascuno di tali macroambiti è stato affiancato uno specifico livello di management strategico al fine di guidare i processi di implementazione di programmi, azioni e strategie progettuali ad essi afferenti.

Nell’ottica di una struttura urbana policentrica, caratterizzata cioè dalla compresenza di numerose e differenti peculiarità locali, sono stati individuati opportuni Programmi di sviluppo integrati, in grado di costituire potenziali ricadute sull’intero sistema socioeconomico del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Tali Programmi si caratterizzano per un ampio respiro strategico, elevata diffusione territoriale e forte trasversalità, e risultano finalizzati a coinvolgere in un percorso virtuoso le diverse componenti che caratterizzano il territorio e ad offrire strumenti per governare le principali sfide future.

Sulla base dei tre macroambiti precedentemente descritti, sono state inoltre individuate differenti Azioni progettuali materiali o immateriali che, supportate da solide basi scientifiche, perseguono l’implementazione delle opportunità di sviluppo in termini di sostenibilità, occupazione, tutela del territorio, diffusione della cultura e della conoscenza, valorizzazione dell’ambito agroalimentare e dell’offerta turistica.

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE

Programmi di sviluppo integrati

Cilento liquido è un “protocollo diffuso” di azioni che si sostanzia attraverso un recupero oculato del patrimonio immobiliare storico, declinato nelle diverse tipologie presenti nel territorio e dei luoghi, e attraverso il messaggio comunicativo del brand unico strutturato per supportare la produzione e la vendita dei liquidi derivati dalle produzioni agricole del Parco. L’intuizione iniziale, confortata da una serie di analisi critiche, è quella di rendere visibile quello che c’è, dando forza emotiva, oltre che economica, ad un insieme corposo di prodotti derivati dall’agricoltura e dall’esperienza secolare del saper fare locale. Quindi il binomio più ampio tra azione di sensibilizzazione e divulgazione da un lato, azioni di formazione e lavoro, progetti di recupero dall’altro.

Nell’ottica di una città policentrica e caratterizzata da numerose peculiarità locali il Sistema di Porte della città del Parco costituisce l’ideale infrastruttura strategica per lo sviluppo e l’implementazione delle relazioni endogene ed esogene del territorio, dei servizi, dell’imprenditorialità, delle connessioni e delle reti di comunicazione per i cittadini del Parco e per i visitatori. Il progetto prevede pertanto l’implementazione di un sistema fortemente interconnesso di ambiti dinamici finalizzati alla valorizzazione, al potenziamento e alla divulgazione dell’enorme patrimonio culturale, naturalistico, storico, agroalimentare e di valori profondi che caratterizza la Città del Parco

L’implementazione dei Contratti di fiume si inserisce in un processo di governance a due livelli, in cui l’azione propulsiva data dal patto di solidarietà interistituzionale si realizza operativamente sul territorio grazie a livelli operativi basati su strumenti aggregativi di scala territoriale (bacini idrografici) ed affiancati al mangement strategico degli ambiti tematici.

La proposta dei Contratti di Fiume è in se stessa unitaria, trasversale ed integrata, quale forma, strumento e veicolo per affrontare tematiche strategiche a livello territoriale, ponendo particolare enfasi alla crescita culturale e delle competenze (capacity building), nonché alla tutela e gestione sostenibile delle risorse naturali. In questo senso tali processi mirano a favorire l’emergere delle istanze del territorio che guidino la collocazione e la declinazione di azioni propulsive (in quanto sentite, attese e alimentate dalle comunità locali) prodromiche al miglioramento della qualità della vita e all’implementazione delle strategie sovralocali.

Quando si affronta la questione del welfare si rischia sempre la onnicomprensività da un lato e la genericità dall’altro. Così come sono facili le cadute in un modello teorico astratto ovvero in una esemplificazione empirica di tipo neo-assistenzialistico. Nel contesto della Città del Parco si vuole invece delimitare e definire il campo di riferimento e, partendo da taluni criteri iniziali, sviluppare specifici percorsi attuativi per il breve e medio periodo.

La questione preliminare è: “Quale welfare?”.

La tipologia oggi prevalente, non solo nel nostro paese, è quello di un welfare-mix, ovvero un welfare a carattere solidaristico, in cui le risorse non sono esclusivamente di derivazione pubblica. Tale tipo di welfare, che nel più comune approccio è definito welfare community è “un sistema di reti e di risorse, private e pubbliche, umane e familiari, organizzative e finanziarie” che un territorio riesce ad attivare. Il welfare community a cui si fa riferimento afferisce a due importanti macro-aree: quella socio-sanitaria e quella socio-economica.

I Programmi di sviluppo integrati costituiscono interventi strategici, diffusi su tutto il territorio della Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, in grado di mettere a sistema le specificità degli ambiti di riferimento coinvolgendo in un percorso virtuoso le diverse componenti che caratterizzano il territorio. - Figura.1 -

Figura 1 Cilento liquido Welfare del Parco Il Sistema di Porte della Città del Parco Contratti di Fiume La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI
E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

AMBITO STORICO CULTURALE E DELLA CONOSCENZA La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

Azioni progettuali

AMBITO AMBIENTALE

NATURALISTICO ED ENERGIA

SISTEMA INTEGRATO PER LA MOBILITÀ

SOSTENIBILE E LA FRUIZIONE DELLA CITTÀ DEL PARCO

AUTONOMIA ENERGETICA DEL PARCO DA FONTI RINNOVABILI

Le Azioni progettuali proposte afferiscono ai tre macroambiti di riferimento individuati e ai relativi livelli di management strategico:

• Ambito ambientale naturalistico ed energia

• Ambito agroalimentare salute e benessere

• Ambito storico culturale e della conoscenza

Tale quadro di azioni, di carattere materiale o immateriale, si pone come risposta puntuale alle principali istanze del territorio volte a perseguire processi di sviluppo sostenibile per la Città del Parco

*I progetti elencati rappresentano una prima proposta di indirizzo.

AMBITO AGROALIMENTARE SALUTE E BENESSERE

PROGETTO INTEGRATO PER LO SVILUPPO AGROALIMENTARE LEGATO ALL’UTILIZZO DI SERRE ECOLOGICHE DI NUOVA GENERAZIONE

AZIONI INTEGRATE DI IMPLEMENTAZIONE DEL BIO-DISTRETTO CILENTO E DI VALORIZZAZIONE DELLA FILIERA AGROALIMENTARE

VALORIZZAZIONE RICERCA E FORMAZIONE SULLA DIETA MEDITERRANEA

AZIONI INTEGRATE DI VALORIZZAZIONE DEL TURISMO SOSTENIBILE E DEL RECUPERO DELL’EDIFICATO STORICO

IMPLEMENTAZIONE DI PROGRAMMI INTEGRATI E CENTRI DI FORMAZIONE (CAMPUS-MED, SCUOLA DI ALTA SPECIALIZZAZIONE SULLA DIETA MEDITERRANEA)

ORGANIZZAZIONE DI EVENTI E FESTIVAL LEGATI ALL’IDENTITA’ CULTURALE E AL PATRIMONIO STORICO TESTIMONIALE DEL TERRITORIO

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Valutazione del Piano di Sviluppo

La valutazione del Piano di Sviluppo si attuerà attraverso il monitoraggio dei diversi livelli di realizzazione del Piano stesso, operando sia al livello specifico dei Programmi Integrati e delle Azioni progettuali che al livello generale di verifica dell’ efficacia dell'attuazione del Piano di Sviluppo.

Il primo tipo di monitoraggio è quello che tipicamente serve per la stesura dei rapporti sullo stato di attuazione dei Programmi e delle Azioni progettuali. Di norma esso tiene sotto osservazione l'andamento di indicatori appartenenti a insiemi generali consigliati dalle varie agenzie internazionali (per esempio core sets indicators) per rendere confrontabili le diverse situazioni.

Il secondo tipo di monitoraggio ha lo scopo di valutare l'efficacia delle misure del Piano. È possibile che alcuni indicatori di contesto si dimostrino utili per valutare le azioni di piano, ma generalmente ciò non accade a causa della insufficiente sensibilità dei primi agli effetti delle azioni dei Piani.

Pertanto alla base del programma di monitoraggio verrà posto un sistema di indicatori, da scegliere secondo criteri di comunicazione, facilità di gestione ed efficacia. Il sistema di indicatori sarà costituito da indicatori di contesto, funzionali al controllo dell’evoluzione delle situazioni progettuali più critiche, e da indicatori di processo, riferiti agli obiettivi generali del Piano di Sviluppo dei quali si propone di misurarne l’efficacia.

I criteri di scelta degli indicatori possono riferirsi ai seguenti principi:

- rappresentatività rispetto alle problematiche e alle azioni con ricadute territoriali;

- misurabilità e disaggregabilità, in modo da poterli dettagliare anche per subambiti del territorio;

- trasversalità, in quanto gli obiettivi di pianificazione sono spesso relativi a più tematiche;

VALUTAZIONE DEL PIANO DI SVILUPPO

MONITORAGGIO DEI PROGRAMMI DI SVILUPPO INTEGRATI E DELLE AZIONI PROGETTUALI

OBIETTIVI DEI PROGRAMMI E DELLE AZIONI PROGETTUALI

INDICATORI DI CONTESTO

MONITORAGGIO DEL PIANO DI SVILUPPO

OBIETTIVI DI PIANO CORRELATI

INDICATORI DI PROCESSO

CONTRIBUTO DEL PIANO ALLA VARIAZIONE DEL CONTESTO

- comunicabilità, nel senso che devono essere comprensibili facilmente anche ad un pubblico di non specialisti;

- coerenza con obiettivi di piano e criteri di sostenibilità;

- convenienza rispetto alla disponibilità dei dati, e alla loro aggiornabilità senza eccessivi oneri finanziari per l’ente;

- omogeneità con eventuali indicatori utilizzati dal piano, per esempio nella normativa. Presupposto per un sistema di monitoraggio efficace è la definizione dei seguenti parametri.

- il contesto e uno o più scenari di riferimento (breve, medio, lungo periodo);

- il sistema degli obiettivi generali e dei rispettivi obiettivi specifici, articolati nel tempo e nello spazio per settori (a livello di Piano di Sviluppo, di Programmi di sviluppo integrati e di Azioni progettuali);

- l’insieme delle azioni, associate ad idonei strumenti attuativi e i cui effetti siano stimabili e verificabili in termini di almeno uno degli indicatori legati agli obiettivi.

L'identificazione degli indicatori necessari per il monitoraggio della gestione e attuazione del Piano di Sviluppo dovrebbe essere accompagnata dalla costruzione del database delle informazioni necessarie per calcolarli. Il database dovrebbe essere georiferito e appoggiarsi al Sistema Informativo Territoriale (SIT) dell'Ente responsabile per la gestione del piano. Sulla base delle informazioni raccolte nel SIT (o altro sistema di raccolta dati) verranno predisposti report periodici che corrispondono alla valutazioni in itinere del piano, a cui può collegarsi una revisione del piano in caso del sopraggiungere di effetti non valutati o non adeguatamente valutati.

Nella presente proposta la gestione della Valutazione mediante la costruzione di un database e del reporting periodico può essere affidata al Management strategico a supporto dell’Ente Parco o ad altri Enti/Istituzioni che verranno designati dal Patto di Solidarietà. Una possibile struttura dell’utilizzo degli indicatori è rappresentata nello schema a fianco.

Schede sintetiche | Allegati

Programmi di sviluppo integrati

- Cilento Liquido

- Il Sistema di Porte della Città del Parco - Sviluppo di un welfare di comunità

- Contratti di fiume La Città del

Nazionale
Vallo di
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Parco
del Cilento,
Diano e Alburni

PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E

IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

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Cilento Liquido

Cilento liquido è un “protocollo diffuso” di azioni volte al recupero oculato del patrimonio immobiliare storico e della rete di mobilità e alla diffusione del brand unico, strutturato per supportare la produzione e la vendita dei liquidi derivati dalle produzioni agricole e dagli allevamenti del Parco. Il progetto è replicabile su tutto il territorio, nella proposta si concentra sulle aree interne. Il concept da cui nasce è l’erosione della materia dura di cui è composto il territorio ed il sociale, consentendo la diffusione delle idee, dei prodotti, delle persone, riconoscendo visibilità al territorio del Parco attraverso i suoi “liquidi”. Questo mondo lento e a tratti primitivo, va veicolato e riconosciuto come valore. In questo senso si dà corpo ad un apparente contrapposizione: la lentezza del luogo, la velocità del liquido che ha necessità di defluire verso mercati oltre i confini regionali. L’intuizione iniziale, confortata da una serie di analisi critiche, è quella di rendere visibile quello che c’è, dando forza emotiva, oltre che economica, ad un insieme corposo di prodotti derivati dall’agricoltura e dall’esperienza secolare del saper fare locale. Quindi il binomio più ampio tra azione di sensibilizzazione e divulgazione da un lato, azioni di formazione e lavoro e progetti di recupero, dall’altro. Il progetto coniuga interventi di recupero e ripristino di un circuito di vecchie strade, in unione con il recupero di manufatti edilizi della tradizione intesi metaforicamente come contenitori dei liquidi. Non solo bottiglie ma luoghi. Tali manufatti storici, possono ospitare funzioni di vario tipo, diventando, contenitori di una nuova energia espressa dal lavoro, dall’accoglienza e dai servizi. I contenuti delle analisi critiche hanno strutturato un database che indaga l’esistente, utilizzando il parametro comparativo delle funzioni di una città, quali la qualità della vita intesa come insieme di dotazione di servizi per il tempo libero l’accoglienza, la cura, il trasporto, il mondo del lavoro. Il percorso metodologico utilizzato ha prodotto come risultato utile una mappa di 24 comuni interni, che hanno come unico filo conduttore una grande potenzialità di produzione e di accoglienza, ma ad oggi sono territori non coinvolti in alcun processo o dinamica di sviluppo. Tra gli 80 comuni indagati il valore medio relativo a popolazione e densità abitativa si attesta sulla dimensione di circa 4000 abitanti. In questa fascia di valore, i minori di 4000 sono circa 67, l’86% del totale. Il motore del Parco dunque può essere l’insieme dei piccoli comuni. Tra i 67 indagati, il 64% è al di sotto dei 2000 abitanti. Una rete plurima di centri molto piccoli che sono al centro del Parco, rispetto alla fascia costiera e alle infrastrutture veloci del Vallo di Diano,che si configurano come una duplice linea di costa in cui il centro del Parco è insula. Le mappe dei liquidi prodotti (indagando la presenza di produzioni dop per l’olio, e doc per il vino,oltre che la presenza di allevamenti e produzione di prodotti caseari), confermano la presenza delle risorse sottolineate dal progetto.

Il progetto propone una TEORIA DEI LIQUIDI che ha come elementi componenti

- i prodotti liquidi derivati dalle produzioni agricole locali; - i beni architettonici storici disseminati nel territorio del Parco che sono stati raggruppati in tre tipologie macro - gli indotti paralleli

Il primo assioma della teoria dei liquidi è la valorizzazione del prodotto come liquido del Cilento. OLIO – LATTE - ACQUA – VINO sono i quattro liquidi che raccontano non solo la qualità intrinseca del prodotto ma il mondo rurale e produttivo che è alla base della produzione. L’OLIO racconta dei metodi di coltivazione e produzione, dagli uliveti, all’olio, alla definizione di un protocollo definito cui allegare il marchio Cilento liquido, come unico marchio che può essere riconoscibile nel mondo. Da questo trovano racconto i campi, le piante, gli usi, dal legno, al frutto, all’olio nella tradizione. Il LATTE racconta del prodotto finito, e della sua lavorazione in una sterminata serie di piccoli caseifici, dove si lavora da secoli per produrre formaggi e ricotte, oltre che dei tempi e dei ritmi della pastorizia, praticata sui monti. L’ACQUA racconta le sorgenti; oltre gli usi dell’acqua attraverso gli invasi, gli abbeveratoi. Il VINO racconta i metodi di coltivazione e produzione, dai vitigni al vino,

la possibilità di attivare l’apertura di cantine sociali come centri di formazione e sviluppo e musei del vino, Il secondo assioma è l’individuazione e una azione capillare di recupero di una serie di edifici storici di varia tipologia ascrivibili a tre principali. A base di questo secondo assioma c’è uno studio analitico dettagliato sulle diverse tipologie costruttive e funzionali delle costruzioni storiche. Il recupero diffuso di luoghi del mondo rurale può essere tematizzato come appartenente ad uno dei quattro liquidi o comprenderli tutti. Il concetto di base è conservare il passato attraverso gli edifici e manufatti in pietra intesi come contenitori, e progettare il contenuto. La funzione nuova si struttura attraverso un progetto leggero, che coniuga artigianato e prefabbricazione in legno che porti dentro di sé il nuovo uso. Ognuna di queste funzioni sarà riconoscibile ed iterabile perché coniuga, secondo un protocollo di azioni il restauro del bene ed il progetto della funzione secondo un concetto tipico di luogo nel luogo. Il progetto della funzione attiverà una serie di indotti paralleli nel territorio, in cui coinvolgere falegnami, vetrai, artigiani, artisti. A questa funzione diffusa si affianca la costruzione di un circuito turistico in cui questi luoghi diventano accoglienza di vario tipo, da Ostelli a Resort esclusivi. Il sistema ha sempre un unico filo conduttore: il Cilento Liquido. Ovvero diffuso, ovunque.

Il progetto è compatibile con quadri di riferimento strategico di livello regionale, in particolare su due obiettivi principali ,il riconoscimento del valore e la possibilità di attuazione di sistema. Come già espresso il progetto è reiterabile per il territorio del Parco del Cilento e Vallo di Diano, e si concentra al momento sulle aree interne. Il progetto propone una azione di recupero e restauro diffuso. Per tale ragione il progetto è compatibile con ogni livello di pianificazione territoriale di area vasta e locale, in quanto propone interventi di restauro dei beni storici ed architettonici. Come già esposto in precedenza il progetto lavora sulla riconoscibilità di quanto è presente nel territorio, declinandola secondo la logica generale di Cilento Liquido.

La strategia di sviluppo delineata dalla presente proposta evidenzia chiari punti di convergenza con gli indirizzi che emergono dai documenti preliminari riguardanti l’utilizzo delle risorse comunitarie 2014-2020”, cui sarà, pertanto, possibile attingere per l’attuazione del modello di sviluppo territoriale prefigurato.

Infatti, documenti preliminari per la programmazione delle risorse comunitarie 2014-2020 contemplano, tra le opzioni, una strategia che disegna un progetto unitario tale da consentire di raggiungere tre distinti ma interconnessi obiettivi generali: - tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandogliene la cura; - promuovere la diversità naturale e culturale e il policentrismo, aprendo all’esterno; - rilanciare lo sviluppo e il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate.

Pertanto, la definizione del Sistema di Sviluppo Locale, come prefigurato nella presente proposta progettuale, rispecchiandosi nei modelli di sviluppo che caratterizzano la programmazione 2014-2020, si configura quale “buona pratica” replicabile in più territori e capace di competere nella sfida lanciata dal nuovo ciclo di programmazione dei fondi comunitari, nonché quale guida capace di orientare le strategie di sviluppo verso un migliore utilizzo, in un’ottica integrata, sia delle risorse ordinarie che di quelle comunitarie del programma 2014-2020.

La rilevanza strategica dell’idea proposta è la sua versatilità. La possibilità di conformarsi sul territorio, senza aggiungere nulla ma rendendo semplicemente visibile ciò che c’è, è una azione sostenibile in quanto coerente con il trascorso secolare del territorio e coerente con un modello di sviluppo futuro. Il concetto di base su cui si articola il progetto è l’integrazione della proposta nell’ambiente e nel paesaggio, in quanto prevede il recupero degli edifici storici preservandone l’integrità , inserendo all’interno un progetto di contenuto semplice e rimovibile. Questo consente il rispetto dei luoghi e contemporaneamente il loro adeguamento alle funzioni proposte.

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

Il Sistema di Porte della Città del Parco

Nell’ottica di una città policentrica e caratterizzata da numerose peculiarità locali, quale risulta il territorio del Parco, si ritiene di fondamentale importanza l’implementazione di un sistema interconnesso di ambiti dinamici, finalizzati alla valorizzazione, al potenziamento e alla divulgazione dell’enorme patrimonio culturale, naturalistico, storico, agroalimentare e di valori profondi che caratterizza fortemente la Città del Parco.

All’interno del Piano del Parco risulta già ricompreso il tema relativo all’individuazione di specifiche “Porte del Parco” quali ideali luoghi fisici di accesso al territorio; tale concetto è stato opportunamente implementato promuovendo una progettualità indirizzata a definire un sistema dinamico ed articolato di promozione e valorizzazione delle risorse locali definito come il Sistema di Porte della Città del Parco. il Sistema di Porte della città del Parco costituisce pertanto l’ideale infrastruttura strategica per lo sviluppo e l’implementazione delle relazioni endogene ed esogene del territorio, dei servizi, dell’imprenditorialità, delle connessioni e delle reti di comunicazione per i cittadini del Parco e per i visitatori.

Tale sistema consentirà di valorizzare le offerte agroalimentari, culturali e naturalistiche in termini di visibilità e fruizione, implementare la diffusione dei valori e delle peculiarità del Parco per favorirne la conoscenza e la scoperta e stabilire collegamenti e connessioni sia tradizionali, sia legati alla mobilità lenta, sia di informazioni, generando importanti ricadute sui sistemi agroalimentare e turistico.

La proposta di collocazione dei capisaldi del Sistema di Porte della Città del Parco, che dovrà necessariamente essere confermata a valle di processi di partecipazione e coinvolgimento diretto degli attori locali, prevede quattro ambiti di particolare interesse, individuati sulla base di un’attenta analisi del territorio e definiti attraverso nomi simbolici ed evocativi delle radici culturali del territorio della Magna Grecia:

- PELAGOS: la porta sul mare presso la città di Agropoli, varco di accesso preferenziale da Nord, via mare e lungo la linea ferroviaria;

- MESOTES: la porta del cuore del Parco, presso Vallo della Lucania, per il suo valore simbolico di sede del Parco e come possibile centro di divulgazione, informazione e promozione delle offerte del territorio;

- AGKOS: la porta della valle, fra i comuni di Sala Consilina e Teggiano, come accesso preferenziale dal Vallo di Diano dal grande asse della Salerno – Reggio Calabria;

- VΌΤΌ Σ: la porta del sud presso la città di Sapri, estremo lembo meridionale della città del Parco ed accesso preferenziale via mare e lungo la ferrovia Salerno-Reggio Calabria.

Nel presente documento viene approfondita, in particolare, la definizione di una soluzione relativa alla porta Agkos, per la valenza strategica in termini di potenzialità di attrattiva turistica e di promozione dei valori del territorio della Città del Parco. Il tratto autostradale della Salerno-Reggio Calabria in corrispondenza del Vallo di Diano è caratterizzato da flussi di traffico di circa 30.000 veicoli giorno nelle due direzioni, con picchi estivi di oltre 70.000 veicoli/giorno; questa enorme mole di utenti che lambisce il territorio del Parco difficilmente percepisce l’enorme offerta culturale, naturalistica di tradizioni ed agroalimentare espressa dal territorio.

L’azione progettuale proposta si pone la sfida di intercettare tale straordinario potenziale di visibilità, oggi non adeguatamente sfruttato, definendo la realizzazione di una struttura polifunzionale dedicata alla promozione del Parco presso l’area di servizio di Sala Consilina.

La scelta di tale ambito è dettata fortemente dall’ideale collocazione di tale area, prossima all’abitato di Teggiano, vero e proprio caposaldo percettivo del territorio del Parco ed a brevissima distanza dalla certosa di Padula.

L’obiettivo prioritario atteso è quello di promuovere, far conoscere il Parco e le sue molteplici offerte attraverso sintesi e descrizioni interattive del paesaggio, natura, storia, cultura prodotti agricoli, prodotti alimentari, ecc. tramutando tali azioni di promozione in un aumento consistente della domanda di fruizione del territorio attraverso la consapevolezza e la conoscenza; l’offerta tradizionale delle aree di servizio si arricchirà così di strutture e dotazioni quali spazi espositivi, piccole aree commerciali dedicate ai prodotti locali, punti informazioni.

L’area di servizio si sveste in questo modo della sua tipica connotazione di non luogo e tendendo ad assumere un’identità forte, caratterizzata e riconoscibile; in questo senso risulta di grande importanza lo studio della qualità architettonica delle strutture e degli spazi aperti finalizzati ad instaurare una nuova relazione fra l’infrastruttura e il territorio del Parco, cogliendo l’opportunità di promozione del sistema territorio.

In particolare si prevede la possibilità di offrire ai viaggiatori una serie di pacchetti con differenti opportunità di scoperta del territorio, potrà ad esempio essere implementato un sistema di navette con collegamenti al centro di Teggiano o alla Certosa di Padula, al fine di favorire la fruizione giornaliera di tali ambiti da un elevato numero di turisti. Le diverse azioni informative e di promozione offriranno una straordinaria visibilità alle offerte del Parco, generando potenziali ricadute sia sulla ricettività e sul comparto turistico del Vallo di Diano sia per l’intero territorio, promuovendo pacchetti vacanze settimanali o per un fine settimana.

Per il settore agricolo il progetto può offrire tre tipologie di servizi diretti per la promozione e la vendita delle produzioni agricole e delle specialità enogastronomiche locali. Uno sarà stabile all’interno delle strutture, dove sarà realizzata una bottega dei contadini nella quale saranno messi in vendita le produzioni agro alimentari tipiche locali.

Una seconda occasione sarà data dal ristorante in cui potranno essere serviti piatti a base di prodotti e ricette gastronomiche locali; in questo caso la specialità gastronomica deve essere vista come la punta avanzata della promozione della territorialità (terroir) dei prodotti e delle filiere locali, infine, un terzo servizio a favore dei produttori agricoli della zona sarà dato dagli spazi esterni attrezzati per l’allestimento di un mercato contadino in cui i vari produttori potranno esporre le proprie merci.

Come ulteriore servizio, il punto vendita può gestire vendite on line dei prodotti anche per conto dei produttori, sfruttando le conoscenze informatiche del personale addetto, le reti informatiche veloci installate lungo la sede stradale e la facilità e rapidità di carico/consegna dei prodotti.

Al fine di valorizzare l’accessibilità da un’utenza ampia, non necessariamente riferita ai fruitori autostradali ma all’intero territorio nonché alla mobilità lenta è stato previsto uno specifico sistema di percorsi e stalli di sosta che garantiscono l’accessibilità anche dalla rete viabilistica secondaria.

E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

Sviluppo di un welfare di comunità

Contestualmente agli ambiti di sviluppo che caratterizzano la attivazione della “Città del Parco”, corre la (ri)progettazione del welfare territoriale. In termini graduali e paralleli, ma in un processo che è di intima connessione.

Quando si affronta la questione del welfare si rischia sempre la onnicomprensività da un lato e la genericità dall’altro. Così come sono facili le cadute in un modello teorico astratto ovvero in una esemplificazione empirica di tipo neo-assistenzialistico.

Nel contesto a cui facciamo riferimento si vuole invece delimitare e definire il campo di riferimento e, partendo da taluni criteri iniziali, sviluppare specifici percorsi attuativi per il breve e medio periodo.

Ovviamente ciò costituisce solo una proposta di aggressione del problema, che deve necessariamente, essere sottoposto a verifiche di consenso e che può subire integrazioni e modifiche.

L’importante è che si individui un punto di partenza e da questo si traggano obiettivi ed azioni, nell’ottica processuale che informa tutti gli aspetti della progettazione.

La questione preliminare è: “Quale welfare?”.

Si da per scontato , in questa sede , il dibattito che ha caratterizzato gli ultimi anni sui diversi modelli di welfare e sulle evoluzioni e sulle crisi di tali modelli. Ma è indubbio che la tipologia oggi prevalente, non solo nel nostro paese, sia quella di un welfare-mix, ovvero un welfare a carattere solidaristico, in cui le risorse non sono esclusivamente di derivazione pubblica.

Tale tipo di welfare, che nel più comune approccio è definito welfare community è “un sistema di reti e di risorse, private e pubbliche, umane e familiari, organizzative e finanziarie” che un territorio riesce ad attivare.

È dunque da questo approccio generale che muove la presente proposta di welfare e si sviluppa la (ri)progettazione.

Il welfare community a cui si fa riferimento attiene a due importanti macro-aree: quella socio-sanitaria e quella socio-economica

A - Area socio-sanitaria

Si muovono in tale area sia attori pubblici (Enti Locali, Aziende sanitarie, altre istituzioni pubbliche) storicamente erogatori di risorse economiche (sempre più scarse) e sia attori di comunità (la Scuola, la medicina di base, il terzo settore, il volontariato etc…) fondamentalmente erogatori di prestazioni.

I problemi di (ri) progettazione del welfare che si riferiscono a quest’area devono allora produrre due nuovi orientamenti:

- Costruire una rete tra attori, in luogo di soggetti presenti ma non finalisticamente interagenti ;

- Passare da una logica basata sugli interventi isolati ad una logica basata su servizi di territorio.

È evidente che questi orientamenti possono anche richiedere una rideterminazione delle risorse attualmente erogate dal sistema pubblico ed anche modifiche degli interventi tradizionali dei soggetti privati.

Il campo di applicazione di questa diversa impostazione non può per altri versi che derivare

da un’attenta analisi territoriale delle criticità e delle priorità che necessitano di essere identificate e condivise (Piano di Zona?, ricerche ad hoc?).

È possibile, comunque, già individuare talune evidenze storiche che potrebbero essere affrontate in termini sperimentali.

Si possono citare a tal riguardo, a titolo esemplificativo, la (ri)definizione dei:

- Servizi per l’emergenza urgenza;

- Servizi sociali per le persone sole, anziane e fragili;

- Servizi di mutuo aiuto;

- Servizi di assistenza infermieristica domiciliare.

B - Area socio-economica

Anche in quest’area si muovono attori diversi ma i paradigmi di riferimento sono di altro genere.

Qui le priorità sono intuitive, confermate da indicatori statistici ed economici e da semplici letture della realtà.

Si vive, come uno studioso locale testimonia, “di una economia di autoconsumo, magra ed autarchica fatta di trasferimenti di reddito dall’esterno alle famiglie nonché di flussi di spesa connessi al movimento turistico stagionale nelle aree costiere”.

A pagarne le conseguenze in tale contesto è soprattutto la popolazione giovanile e dei giovani adulti, sempre più propensa a ricercare altrove valori, motivazione e risorse vitali. Pur non volendo trascurare altri aspetti è questa dunque una prima grande priorità da affrontare.

E la progettazione della “Città del Parco” deve e può costituire una credibile alternativa alla deriva demografica ed economica del territorio.

Anche qui, in prima approssimazione, senza volere esaurire lo spettro delle opportunità, attraverso le sinergie tra soggetti pubblici e privati sono ipotizzabili alcune immediate azioni contestuali alle fasi di avanzamento del programma di sviluppo del Parco .

In rapida sequenza il processo di welfare potrebbe essere così articolato:

- Analisi quanti-qualitativa delle risorse umane disponibili a trovare occupazione “nel Parco”;

- Progettazione di percorsi mirati di formazione e aggiornamento, in accordo con gli istituti scolastici del territorio;

- Costituzione di organizzazioni o cooperative da inserire nel sistema produttivo della Città del Parco;

- Adozione di protocolli speciali che favoriscano l’occupazione giovanile;

- Incremento della domanda occupazionale di giovani in imprese artigianali, commerciali e di servizio coinvolte negli ambiti di sviluppo della Città del Parco;

- Incentivazione della neo-imprenditorialità giovanile, anche attraverso l’intervento di fondazioni ed istituti bancari;

- Implementazione e/o sviluppo delle reti di comunicazione a supporto dell’imprenditoria e dei servizi del territorio.

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI

GOVERNANCE DI SISTEMA PATTO DI SOLIDARIETÀ INTERISTITUZIONALE

Ambito Agroalimentare Salute Benessere

Ambito Storico Culturale Conoscenza

Ambito Ambiente Natura Energia

Contratto di Fiume del Mingardo

Contratto di Fiume del Lambro

Contratti di fiume

Contratto di Fiume del Tanagro

Il Contratto di Fiume è un atto volontario di impegno condiviso da parte di diversi soggetti pubblici e privati, a vario titolo interessati al corso d’acqua in questione, per la riqualificazione ambientale e la rigenerazione socio-economica dei sistemi territoriali a questo connessi, includendo aspetti rilevanti quali la gestione del rischio idraulico-idrogeologico e la valorizzazione turistico-ricreativa delle regioni fluviali. Nati in Francia all’inizio degli anni ’80, i Contratti di Fiume stanno oggi vivendo in Italia una stagione di grande interesse e rapida diffusione, con più di 60 esperienze avviate, declinate in diverse dimensioni idrografiche (Contratti di Falda, di Lago, di Costa, di Paesaggio e di Foce). Dal punto di vista normativo, rientrano nelle misure supplementari per l’implementazione dei Piani di Gestione previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque (CE/2000/60) e dalla Direttiva Alluvioni (CE/2007/60), nonché a livello nazionale dal Testo Unico Ambientale (D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii.). La Regione Campania li ha recentemente riconosciuti “quali forme di programmazione negoziata e partecipata ai fini della riqualificazione ambientale dei bacini idrografici” (DGR del 22/10/2013, n. 452).

Nel merito si tratta di un accordo tra le parti che matura e si formalizza nell’ambito di un processo decisionale di partecipazione attiva e negoziazione, grazie al quale viene individuato l’atto programmatico che compone e integra le diverse istanze attive attorno ad un corso d’acqua, definendo responsabilità e strumenti attuativi per il governo e la gestione sostenibile del sistema fluviale. Costituisce pertanto la declinazione territoriale dell’azione di management strategico prevista dal quadro generale di governance adottato dal Piano di Sviluppo della Città del Parco, che riconduce alla scala dei sottobacini idrografici le politiche territoriali e il percorso di integrazione partecipata delle stesse. In questo senso il Contratto di Fiume costituisce occasione di integrazione di obiettivi diversi di governo del territorio, al fine di risolvere conflittualità e cogliere sinergie, favorendo la collaborazione di risorse culturali, tecnico-scientifiche, organizzative e finanziarie per attuare idee di ampio respiro o per collocare piccole iniziative in sinergia con una visione di bacino.

Le fasi peculiari di un percorso verso un Contratto di Fiume sono:

- il coinvolgimento attivo degli attori locali interessati;

- la predisposizione di un quadro conoscitivo contestualizzato di sintesi;

- la valutazione integrata delle peculiarità territoriali, delle istanze locali e delle opzioni di sviluppo;

- la definizione di un programma di azione condiviso.

Lo stesso processo intrapreso per arrivare alla sottoscrizione del Contratto di Fiume resta vivo anche nella fase di implementazione delle scelte condivise, costituendo il presupposto metodologico e organizzativo per supportare una proficua attuazione delle stesse.

CONTRATTO DI PAESAGGIO
COMUNITÀ DEL PARCO
La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

Schede sintetiche | Allegati

Azioni progettuali integrate

AMBITO AMBIENTALE, NATURALISTICO ED ENERGIA

SISTEMA INTEGRATO PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE E LA FRUIZIONE DELLA CITTÀ DEL PARCO

AUTONOMIA ENERGETICA DEL PARCO DA FONTI RINNOVABILI

AMBITO AGROALIMENTARE, SALUTE E BENESSERE

PROGETTO INTEGRATO PER LO SVILUPPO AGROALIMENTARE LEGATO ALL’UTILIZZO DI SERRE ECOLOGICHE DI NUOVA GENERAZIONE

AZIONI INTEGRATE DI IMPLEMENTAZIONE DEL BIO-DISTRETTO CILENTO E DI VALORIZZAZIONE DELLA FILIERA AGROALIMENTARE

VALORIZZAZIONE RICERCA E FORMAZIONE SULLA DIETA MEDITERRANEA

AMBITO STORICO, CULTURALE E DELLA CONOSCENZA

AZIONI INTEGRATE DI VALORIZZAZIONE DEL TURISMO SOSTENIBILE E DEL RECUPERO DELL’EDIFICATO STORICO

PROGRAMMI DI VALORIZZAZIONE DELL’IDENTITA’ CULTURALE E DEL PATRIMONIO STORICO TESTIMONIALE DEL TERRITORIO

PROGRAMMI INTEGRATI DI FORMAZIONE E CONOSCENZA

In alto: Sintesi dei principali elementi della rete infrastrutturale (elementi della rete infrastrutturale stradale, ferroviaria e della rete dei porti turistici).

Simulazioni virtuali dei pontili temporanei attrezzati ed ipotesi di riqualificazione delle stazioni ferroviarie esistenti

A destra:

Planimetria e sezione tipologica per la realizzazione di pontili temporanei attrezzati dotati di pannelli informativi, di sedute ed infopoint

Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia Agropoli Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana A3 SS18 Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Palinuro Potenza Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia NA Agropoli Ascea Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana Reggio Calabria Acciaroli Casalvelino Palinuro Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia Agropoli Ascea Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana Acciaroli Casalvelino Palinuro Camerota Sanza Sanza Sanza Teggiano Vallo della Lucania Teggiano Teggiano SALERNO SALERNO Castellabate (San Marco) Castellabate (San Marco) Mar Mediterraneo Pisciotta Ascea Pisciotta Pisciotta Policastro Policastro Sapri Sapri Sapri Camerota Camerota SALERNO Principali elementi della rete infrastrutturale Principali elementi della rete infrastrutturale ferroviaria Principali elementi della rete infrastrutturale dei porti turistici SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Agropoli Vallo Scalo Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Ascea Camerota Policastro Reggio Calabria Mar Mediterraneo Autostrada Strada a scorrimento veloce Treno Traghetto veloce Nave da crociera Limiti del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni Pisciotta Palinuro Centola Reggio Calabria Vallo della Lucania Lagonegro Teggiano Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e Alburni nodi del sistema dei collegementi Le Porte della Città del Parco Linea ferroviaria dismessa Sanza Sapri Autostrade del mare Strade statali e provinciali Strade statali provinciali Strade statali e provinciali Aereo SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Agropoli Vallo Scalo Ascea Camerota Policastro Reggio Calabria Pisciotta Palinuro Vallo della Lucania Teggiano Sanza Sapri i SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Vallo Scalo Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Policastro Palinuro Vallo della Lucania Teggiano Sanza Sapri Traghetto veloce Agropoli Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Camerota i i i i i i Treno Paestum Paestum Paestum Paestum i Stazioni interessate dalle azioni di progetto i Porti interessati dalle azioni di progetto Paestum i Paestum Scario Scario Policastro Scario Aereoporto di Salerno Potenza Reggio Calabria Vallo della Lucania Vallo della Lucania i Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia Agropoli Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana A3 SS18 Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Palinuro Potenza Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia NA Agropoli Ascea Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana Reggio Calabria Acciaroli Casalvelino Palinuro Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia Agropoli Ascea Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana Acciaroli Casalvelino Palinuro Camerota Sanza Sanza Sanza Teggiano Vallo della Lucania Teggiano Teggiano SALERNO SALERNO Castellabate (San Marco) Castellabate (San Marco) Mar Mediterraneo Pisciotta Ascea Pisciotta Pisciotta Policastro Policastro Sapri Sapri Sapri Camerota Camerota SALERNO Principali elementi della rete infrastrutturale Principali elementi della rete infrastrutturale ferroviaria Principali elementi della rete infrastrutturale dei porti turistici SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Agropoli Vallo Scalo Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Ascea Camerota Policastro Reggio Calabria Mar Mediterraneo Autostrada Strada a scorrimento veloce Treno Traghetto veloce Nave da crociera Limiti del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni Pisciotta Palinuro Centola Reggio Calabria Vallo della Lucania Lagonegro Teggiano Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e Alburni nodi del sistema dei collegementi Le Porte della Città del Parco Linea ferroviaria dismessa Sanza Sapri Autostrade del mare Strade statali e provinciali Strade statali provinciali Strade statali e provinciali Aereo SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Agropoli Vallo Scalo Ascea Camerota Policastro Reggio Calabria Pisciotta Palinuro Vallo della Lucania Teggiano Sanza Sapri i SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Vallo Scalo Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Policastro Palinuro Vallo della Lucania Teggiano Sanza Sapri Traghetto veloce Agropoli Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Camerota i i i i i i Treno Paestum Paestum Paestum Paestum i Stazioni interessate dalle azioni di progetto i Porti interessati dalle azioni di progetto Paestum i Paestum Scario Scario Policastro Scario Aereoporto di Salerno Potenza Reggio Calabria Vallo della Lucania Vallo della Lucania i Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia Agropoli Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana A3 SS18 Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Palinuro Potenza Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia NA Agropoli Ascea Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana Reggio Calabria Acciaroli Casalvelino Palinuro Sala Consilina Vallo Scalo Battipaglia Agropoli Ascea Sicignano Padula Polla Petina Atena Lucana Acciaroli Casalvelino Palinuro Camerota Sanza Sanza Sanza Teggiano Vallo della Lucania Teggiano Teggiano SALERNO SALERNO Castellabate (San Marco) Castellabate (San Marco) Mar Mediterraneo Pisciotta Ascea Pisciotta Pisciotta Policastro Policastro Sapri Sapri Sapri Camerota Camerota SALERNO Principali elementi della rete infrastrutturale Principali elementi della rete infrastrutturale ferroviaria Principali elementi della rete infrastrutturale dei porti turistici SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Agropoli Vallo Scalo Castellabate (San Marco) Acciaroli Casalvelino Ascea Camerota Policastro Reggio Calabria Mar Mediterraneo Autostrada Strada a scorrimento veloce Treno Traghetto veloce Nave da crociera Limiti del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni Pisciotta Palinuro Centola Reggio Calabria Vallo della Lucania Lagonegro Teggiano Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e Alburni nodi del sistema dei collegementi Le Porte della Città del Parco Linea ferroviaria dismessa Sanza Sapri Autostrade del mare Strade statali e provinciali Strade statali e provinciali Strade statali e provinciali Aereo SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Vallo Scalo Camerota Policastro Reggio Calabria Pisciotta Palinuro Vallo della Lucania Teggiano Sanza Sapri i SALERNO Battipaglia Sicignano Petina Polla Atena Lucana Sala Consilina Padula Vallo Scalo Acciaroli Policastro Vallo della Lucania Teggiano Sanza Sapri Traghetto veloce i Agropoli Castellabate (San Marco) i i i i i Treno Paestum Paestum Paestum Paestum i Stazioni interessate dalle azioni di progetto i Porti interessati dalle azioni di progetto i Paestum i Paestum Scario Scario Policastro Scario Aereoporto di Salerno Potenza Reggio Calabria
della
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Vallo della Lucania Vallo
Lucania

Ambito ambientale, naturalistico ed energia

Sistema integrato per la mobilità sostenibile e la fruizione della Città del Parco

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Aumentare le opportunità di fruizione del territorio del Parco

• Proporre valide alternative al trasporto su auto privata in un’ottica di sostenibilità ambientale

• Implementare un sistema di relazioni ed informazioni, che consenta di rafforzare le occasioni di mobilità lenta

AMBITO TERRITORIALE E/O COMUNI INTERESSATI

Agropoli, Ascea, Camerota, Casal Velino, Castellabate, Centola, Montecorice, Pisciotta, Pollica, San Giovanni a Piro, Santa Marina, Sapri, Serramezzana

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE

AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI

Implementabile agli ulteriori comuni dotati di porto o di stazione ferroviaria.

La ricaduta in termini di accessibilità e opportunità di mobilità interessa tutti i comuni del Parco e contigui.

L’attenta analisi territoriale e socioeconomica del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha condotto ad individuare come tema strategico di rilevante importanza l’accessibilità e la fruibilità dei luoghi, declinata in base alle importanti sfide odierne legate alla sostenibilità e riduzione delle emissioni.

A questo si affianca la fondamentale necessità di offrire opportunità di fruizione sostenibile del territorio, limitando l’utilizzo di mezzi privati in favore di opportunità di visita basate su una fruizione più capillare del territorio attraverso sistemi di mobilità dolce: pedonali, ciclabili, a cavallo etc.

Relativamente all’aumento della fruizione turistica del territorio si ritiene che un ambito di notevole sviluppo oggi non adeguatamente sfruttato riguardi il potenziale offerto dalle crociere che attualmente fanno scalo al porto di Salerno: nel 2013 sono programmati oltre 70 attracchi giornalieri di grandi navi per una consistenza complessiva di oltre 120.000 persone, la maggior parte delle quali vengono dirette verso la costiera Amalfitana.

Attraverso specifici progetti di comunicazione e l’offerta di pacchetti giornalieri con differenti opportunità la costiera Cilentana dovrebbe porsi come valida alternativa, in grado di attrarre, nel breve e medio periodo, circa il 30% dei crocieristi in scalo al porto del capoluogo.

Tale obiettivo può essere conseguito mediante la riqualificazione della rete di piccoli porti della costiera Cilentana, consentendo l’attracco di piccoli traghetti e l’offerta di accoglienza e informazioni turistiche nel punto di sbarco; tale rete di trasporto marittimo risulterebbe di facile accesso ai crocieristi, rendendo sostenibile il potenziamento di un sistema di traghetti di collegamento dei piccoli porti.

Per rendere funzionale ed attrattivo il sistema si propone la realizzazione di piccoli pontili attrezzati, adatti all’attracco di vettori marittimi turistici di piccole-medie dimensioni, fortemente integrati con il paesaggio circostante e di elevata qualità architettonica, in grado di porsi come ideali capisaldi per la scoperta del territorio non solo litoraneo ma anche dell’entroterra.

Ogni pontile sarà dotato di un punto informativo e di accoglienza, finalizzato ad offrire materiale di approfondimento sulle opportunità di fruizione delle offerte del Parco; tale ambiente sarà inoltre dedicato alla vendita dei biglietti e di pacchetti di visita.

Gli investimenti stimati per la realizzazione e la gestione del sistema saranno resi sostenibili dall’opportunità costituita dai flussi di crocieristi in attracco a Salerno nonché dall’aumento di utenti dovuto alla capillarità del sistema e da piani di comunicazione dedicati.

Una parallela proposta di implementazione dell’accessibilità attraverso mezzi di trasporto alternativi riguarda l’implementazione della competitività turistica dell’itinerario ferroviario Agropoli Sapri.

La linea ferroviaria Agropoli Sapri consente un ideale itinerario fortemente suggestivo

all’interno del parco, toccando nel suo tracciato sia le vallate interne, sia i panorami della costiera e caratterizzandosi per l’apertura su contesti di straordinario interesse paesaggistico.

I limiti individuati nell’attuale sistema riguardano la carenza di integrazione e di scambio intermodale della linea nonché l’assenza di punti informativi e di offerta di opportunità di fruizione nelle stazioni ferroviarie.

In particolare si ritiene necessario implementare l’attrattività del sistema ferroviario locale da un lato attraverso la realizzazione di piccoli parcheggi scambiatori nelle stazioni a margine del Parco (Agropoli e Sapri), dall’altro potenziando la rete di mobilità lenta sentieristica, escursionistica, ciclabile e di ippovie che consente l’accesso al territorio sia costiero sia delle vallate interne.

In tale ottica le piccole stazioni ferroviarie, oggi marginali e scarsamente sfruttate, dovrebbero divenire capisaldi di un sistema di itinerari, pacchetti organizzati, attività ed opportunità in grado di coinvolgere i luoghi di maggior interesse dell’intero Parco; nello specifico sono state individuate le stazioni di Agropoli, Ascea, Pisciotta, San Severino, Policastro e Sapri, come ideali punti di permeabilità e fruibilità del Parco.

Conferire alla rete di stazioni ferroviarie l’importante ruolo di caposaldo delle molteplici offerte del Parco significa necessariamente operare opportune riqualificazioni che ne sottolineino l’importanza ed il legame profondo con il territorio retrostante e con i suoi valori. L’inserimento di cartellonistica dedicata, divulgativa e informativa e la riqualificazione delle strutture consentirebbe con budget limitati la realizzazione di adeguati portali del territorio; il gestore della rete ferroviaria dovrebbe essere coinvolto direttamente nel programma di riqualificazione, anche a fronte delle potenziali ricadute del progetto sull’affluenza turistica. Potrebbe essere inoltre prevista la messa in opera di un convoglio dedicato, con orari e date concordate con il gestore, che offra un tour del Parco con soste programmate in grado di consentire la visita e l’approfondimento dei luoghi di maggior interesse storico e naturalistico nonché opportunità di degustazione per un “tour multisensoriale” della Città del Parco. Il piano integrato di riqualificazione dei piccoli porti e delle stazioni, supportato da opportuni programmi di comunicazione dedicata punta a ridurre di oltre il 20% l’accesso automobilistico al parco convogliando circa 2500 passeggeri giorno via treno e circa 1500 sul sistema di traghetti.

Oltre a garantire differenti opportunità di fruizione del territorio e a rafforzare l’attrattiva verso consistenti porzioni del turismo crocieristico, stimabili in 35.000 visite giornaliere/anno attraverso il sistema di traghetti, il quadro complessivo di azioni progettuali proposte consente di ottenere notevoli risultati in termini di sostenibilità, in particolare si stima una riduzione di emissioni di CO2 di circa 31 tonnellate/giorno, pari al 16% rispetto alla situazione attuale.

DATI PRINCIPALI

Banchine portuali e punti di accoglienza: 3.000.000 € Riqualificazione stazioni: 100.000 €

sul sistema economico e occupazione

Costo
progetto: 3.100.000 € Possibili fonti
finanziamento: Ricaduta
indicativo del
di
Redditi Diretti: 875.000 € Redditi indiretti: 1.825.000 € Totale: 2.700.000 €/anno Occupazione diretta: 25 unità Occupazione indiretta: 20 unità Totale: 45 unità -31 -16% tonnellate/giorno CO2 -4000 veicoli
da 18.000 a 14.000 veicoli/giorno dati di punta mesi estivi Comuni di Agropoli e Capaccio dovuti all’aumento dell’utilizzo di mezzi pubblici +400% utilizzo mezzi pubblici +35.000 30% dei crocieristi in scalo a Salerno turisti
anno
PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE
Gestore rete ferroviaria
/giorno
giornalieri /
La
Città del Parco Nazionale del Cilento,
Vallo di Diano e Alburni

FABBISOGNO ENERGIA ELETTRICA

PROVINCIA DI SALERNO: 4500 GWH

CILENTO: 535 GWH

ENERGIA IDROELETTRICA

QUADRO PRODUTTIVO DEL CILENTO

IMPIANTI A BIOMASSA E BIOGAS

PRODUZIONE ESTERNA: 90%

PRODUZIONE INTERNA: 10% 100%

PROGRAMMA AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA CON ENERGIE RINNOVABILI STUDI SU IMPRONTA ENERGETICA E IMPRONTA DI CARBONIO ANALISI E STUDI DI RISK ASSESSMENT

ENERGIA FOTOVOLTAICA

FABBISOGNO ELETTRICO SODDISFATTO DA FONTI RINNOVABILI -39% RIDUZIONE DEL COSTO PER OGNI KWh

FABBISOGNO ENERGIA ELETTRICA (STIMA AL 2020)

SITUAZIONE ATTUALE

IMPLEMENTAZIONE PROGETTO AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA CON ENERGIE RINNOVABILI

PRODUZIONE INTERNA CON ENERGIE RINNOVABILI PROD. ESTERNA 535 GWh PROD. INTERNA

SITUAZIONE ATTUALE

RIDUZIONE EMISSIONI CO2 (STIMA AL 2020)

IMPLEMENTAZIONE PROGETTO AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA CON ENERGIE RINNOVABILI -44%

451.000 802.000 OBBIETTIVO PACCHETTO ENERGIA 2020 TCO2 EQ

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

Ambito ambientale, naturalistico ed energia

Autonomia energetica del Parco da fonti rinnovabili

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Raggiungere per l’anno 2020 l’autosufficienza nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (idroelettrico e biomasse in primis, ma anche fotovoltaico). Fattore medio di emissione CO2 3 kg/GJ

• Conseguire gli obiettivi del pacchetto Clima-Energia 20-20-20

• Efficienza energetica nell’industria, domestico e servizi tramite riqualificazione energetica degli edifici: riduzione consumi di gas naturale del 10% rispetto al 2010

• Ottimizzazione flussi di traffico e rinnovamento parco veicoli: riduzione consumi di prodotti petroliferi del 5% rispetto al 2010

• Sviluppare strumenti in grado di guidare tali processi in relazione alle impronte energetiche ed emissive ed ai cambiamenti climatici

AMBITO TERRITORIALE E/O COMUNI INTERESSATI

Tutti i comuni del parco e i comuni contigui

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI -

Il territorio della provincia di Salerno, incluse le aree del Cilento e del Vallo di Diano, possiede attualmente una ridotta capacità di produzione energetica, essendo dipendente per oltre il 90% del fabbisogno dalle altre province campane o regioni confinanti.

L’area del Cilento e del Vallo di Diano contribuisce per circa il 14% al consumo di energia elettrica della provincia, con le quote più rilevanti nel settore domestico, illuminazione pubblica e industria. Anche per quanto riguarda il gas naturale, i settori più energivori risultano essere l’industria e il domestico, quest’ultimo per gli usi di riscaldamento invernale.

In previsione di uno sviluppo economico dell’area del Cilento, in termini di maggiore produzione agricola, incremento dei flussi turistici, aumento della produzione industriale, è indubbio che i fabbisogni di energia subiranno aumenti consistenti negli anni a venire.

Il Cilento deve cogliere questa occasione per pianificare una gestione energetica sostenibile, più efficiente in termini di consumo e più pulita sotto il profilo delle fonti di approvvigionamento.

Le politiche energetiche dovranno essere in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea, in particolare con il pacchetto clima energia 20 20 20, che prevede entro il 2020 che gli Stati Membri riducano le emissioni di gas serra del 20%, raggiungano il 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili e abbassino del 20% i consumi di energia primaria. Il Cilento si sta già muovendo in questa direzione. Dodici comuni dell’area hanno aderito al Patto dei Sindaci promosso dalla Commissione Europea e si sono impegnati a elaborare un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile. È necessario sostenere i comuni che hanno già intrapreso questo percorso virtuoso e far sì che altre amministrazioni aderiscano affinché l’intera città del Parco persegua gli obiettivi comuni di sviluppo del territorio, creazione di benessere e sostenibilità energetica e ambientale.

Le potenzialità in termini di produzione di energie rinnovabili rappresentate dal territorio del Parco Nazionale del Cilento risultano tuttavia straordinariamente interessanti, ed in grado di consentire obbiettivi ben più ambiziosi di quanto previsto dalle direttive comunitarie.

In particolare le analisi sviluppate hanno consentito di individuare, oltre alle potenzialità di implementazione della produzione di elettricità da fonti rinnovabili quali il fotovoltaico o le biomasse, una potenzialità idroelettrica superiore ai 500 GWh/anno.

Considerando il fabbisogno di energia elettrica dell’area dei comuni del parco, che al 2020 è stimabile in circa 535 GWh possiamo affermare che, attraverso l’attenta realizzazione di un programma di implementazione integrata, fortemente legato alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio, il territorio del parco potrebbe raggiungere la completa autosufficienza energetica interamente prodotta con energie rinnovabili.

In termini emissivi, l’attuale mix della rete di produzione italiana (ca 580 gr CO2/kWh) comporterebbe, per la produzione del fabbisogno del territorio del parco circa 310.000 t/anno di CO2, l’applicazione del programma di autosufficienza energetica con le rinnovabili consentirebbe pertanto un risparmio di oltre 300.000 tonnellate CO2/anno.

Per guidare e monitorare questo percorso si propone di realizzare interventi di programmazione e monitoraggio quali uno studio sull’impronta energetica e l’impronta di carbonio attuale dell’area del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. I risultati dell’analisi permetterebbero di orientare le scelte di politica già in atto e integrare nuove azioni, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi del pacchetto clima energia e del patto dei Sindaci al 2020. Lo studio dovrebbe essere aggiornato con cadenza annuale per valutare l’efficacia degli interventi in corso e mettere in atto eventuali aggiustamenti.

Un ulteriore ambito strategico riguarda la necessità di individuare ed anticipare le sfide caratterizzate dai cambiamenti climatici in atto.

I cambiamenti climatici attesi al 2070-2100 nell’area del Cilento riguardano un innalzamento della temperatura media annuale dell’ordine di 3.5-4 °C, un rilevante aumento del numero medio annuale di giorni che caratterizzano la stagione estiva e una rilevante riduzione delle precipitazioni medie annuali nei mesi estivi.

I possibili effetti sul sistema energetico, sull’agricoltura, sul paesaggio ecc. potranno risultare rilevanti e di assoluta influenza nel futuro modello di sviluppo socio economico infrastrutturale del territorio.

Comprendere, valutare e affrontare le problematiche determinate dai cambiamenti climatici è un investimento per il futuro al quale La Città del Parco Nazionale del Cilento non può sottrarsi. La determinazione delle problematiche climatiche locali e la preventiva definizione della resilienza del sistema ambientale naturale e antropico interessato, permetterà di definire le strategie di adattamento locale in forma integrata con il piano di sviluppo del territorio. La metodologia che permette di sviluppare il tema del “climate resiliency” può fare riferimento a quattro passi sequenziali:

1. Identificare le aree di pianificazione del territorio rilevanti in termini di omogeneità di governo del territorio e dei cambiamenti climatici attesi. Queste aree diventeranno i campi privilegiati dove comprendere i gradi di vulnerabilità e quindi le priorità di azioni.

2. Valutare la vulnerabilità del territorio: è il risultato di una analisi di sensibilità e della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici dei sistemi naturali, di opere e infrastrutture, beni monumentali e delle persone.

3. Sviluppare il “Risk Assessment”: stima dell’intensità dell’impatto in ciascuna area di pianificazione, operata considerando il rischio come combinazione della entità delle conseguenza di un determinato impatto e della probabilità che tale impatto si avveri.

4. Analizzare la valutazione di rischio e definire l’intensità dei rischi accertati e la localizzazione delle aree prioritarie di pianificazione, prevedendo forme di espressione da parte dei cittadini e la considerazione di criteri complementari quali la presenza di azioni già avviate, la disponibilità di risorse, i tempi di realizzazione, le opportunità di creare occupazione.

DATI PRINCIPALI

Energia elettrica (industria, domestico, terziario, agricoltura)

Gas naturale (industria, domestico, terziario)

Prodotti petroliferi (trasporti, industria)

I dati disponibili si riferiscono al solo territorio del Cilento, escluso il Vallo di Diano -300.000 -39% 100% -44% -96,7% tonnellate CO2 riduzione emissioni in atmosfera riduzione costo del kWh all’utente con produzione al 100% da fonti rinnovabili

fabbisogno elettrico soddisfatto da fonti rinnovabili riduzione potenziali emissioni CO2

Dati APER sulla base del mix attuale della rete italiana (idroelettrico e biomasse in primis, ma anche fotovoltaico ed eolico) rispetto alla stima 2020 senza interventi

Dati per produzione 535 GWh, raffornto con l’attuale mix della rete italiana

Usi energetici Emissioni 2010 (t CO2eq) Stime 2020 (t CO2eq) Stime 2020 (t CO2eq) con interventi di riduzione
259.000 310.000 6.000
150.000 159.000 135.000
327.000 333.000 310.000 Totale 736.000 802.000 451.000

BACINI IDRICI IDROCILENTO S.C.P.A

ENERGIA IDROELETTRICA

FORNITURA IRRIGUA BACINI DI LAMINAZIONE

RACCOLTA DIFFERENZIATA PRODUZIONE DI COMPOST

RACCOLTA ACQUA PIOVANA

ENERGIA FOTOVOLTAICA E SOLARE TERMICA

SERRE ECOLOGICHE E SOSTENIBILI STRUTTURE IN MATERIALI ECO-COMPATIBILI

ENERGIATERMICA

POTATURE E SFALCI

IMPIANTI A BIOMASSA E A BIOGAS

CIPPATO E RESIDUI ORGANICI

Il patrimonio irriguo costituito dai bacini della società Idrocilento è stato interpretato come una strategica opportunità di sviluppo del comparto agroalimentare del territorio; tale scenario può tuttavia costituire un rischio per l’equilibrio ambientale e per la qualità del paesaggio del Parco e delle aree contigue. Per tale motivo è stato sviluppato un progetto integrato per un modello di serre ecosostenibili ed armonizzate con il contesto circostante. I manufatti, realizzati con materiali sostenibili, sono alternati a filari di ulivi o alberi da frutto che differenziano la produzione e mitigano l’inserimento nel paesaggio, preservandone la naturalità; l’impiego di piccole centrali a biomassa, energia idroelettrica o fotovoltaica e l’utilizzo del compost riciclato consentono inoltre la massima sostenibilità ambientale del modello proposto.

Serra

Corsia per mezzi operativi

La configurazione finale del paesaggio integra in maniera efficiente e sostenibile la produzione agroalimentare al contesto naturalistico esistente -94% RIDUZIONE EMISSIONI DI CO2/ANNO PER SERRA

RAFFRONTO FRA CALDAIA A BIOMASSA E CALDAIA A OLIO COMBUSTIBILE DIMENSIONATE PER UNA POTENZA DI 40 W/m2 (DATI ENEA) E FUNZIONAMENTO DI 2000 h/ANNO

3.000 OCCUPATI

RICADUTA OCCUPAZIONALE DEL MEDIO-LUNGO TERMINE CON IPOTESI DI IMPLEMENTAZIONE DI 1.000 NUOVE AZIENDE AGRICOLE

Strutture in legno locale

L’alternanza di piccoli moduli di serre ecologiche con filari di alberi da frutto autoctoni consente una completa integrazione dei manufatti con il paesaggio

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

Ambito agroalimentare salute e benessere

Progetto integrato per lo sviluppo agroalimentare legato

all’utilizzo di serre ecologiche di nuova generazione

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Individuare modelli innovativi in grado di far convivere sviluppo economico, sostenibilità ambientale e tutela del paesaggio

• Aumentare le opportunità occupazionali in un ottica di valorizzazione del territorio e delle eccellenze locali

• Promuovere un agricoltura sostenibile legata ai prodotti della dieta mediterranea

AMBITO TERRITORIALE E/O COMUNI INTERESSATI

Cannalonga, Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Cerasio, Cicerale, Cuccaro Vetere, Futani, Gioi, Giungano, Laureana Cilento, Lustra, Moio della Civitella, Montano

Antilia, Novi Velia, Ogliastro Cilento, Omignano, Orria, Perito, Prignano

Cilento, Rutino, Salento, Stio, Torchiara, Trentinara, Vallo della Lucania

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI

Implementabile ai comuni del Vallo di Diano

DATI PRINCIPALI

La disponibilità idrica oggi esistente sul bacino dell’Alento, a seguito della realizzazione di 6 dighe e relativi invasi, garantisce una disponibilità di circa 30.500.000 m3 di acque di buona qualità.

L’enorme patrimonio idrico dell’area risulta ad oggi non adeguatamente valorizzato e sfruttato; l’analisi del potenziale bacino irriguo costituito dal sistema di dighe della società Idrocilento denota un’estensione territoriale consistente che interessa l’intera valle dell’Alento e i comuni contigui, caratterizzati da morfologie in minima parte pianeggianti e principalmente con versanti di variabile acclività.

Tale situazione, insieme al progressivo rafforzamento della produzione agroalimentare specializzata e la tradizionale vocazione del territorio Cilentano, rende presumibile un futuro potenziamento dello sfruttamento estensivo a fini agricoli del territorio, principalmente attraverso l’impiego di serre finalizzate ad aumentare la produttività dei terreni.

La delicatezza del contesto tutelato del Parco ha condotto a considerare il rischio di tale prospettiva per l’equilibrio paesaggistico e ambientale delle aree: la coltivazione estensiva in serra sugli ambiti di versante comporta un’artificializzazione esasperata del territorio, stravolgendone le peculiarità in favore della produzione.

Al fine di salvaguardare l’integrità paesaggistica del Parco si è proposto un innovativo modello progettuale di eco-serra integrata con il contesto, offrendo uno strumento per governare la possibile evoluzione produttiva del territorio in maniera sostenibile.

Tale soluzione consente di garantire lo sfruttamento delle opportunità di sviluppo della produzione agroalimentare dialogando con il paesaggio circostante e caratterizzandosi per elevati livelli di sostenibilità, riduzione delle emissioni e impiego di tecniche biologiche.

Le dimensioni del modello progettuale sono state tarate in base all’estensione media delle aziende agricole della zona, ipotizzando la realizzazione di piccole aziende con superficie complessiva pari a 2500 m2, 1000 dei quali attrezzati con serre ed i restanti con filari di ulivi o alberi da frutto in grado di diversificare la produzione nonché di schermare e integrare nel paesaggio gli edifici.

La definizione del modello di serre sostenibili si è basata su analisi e studi legati alla potenziale intervisibilità delle stesse è stata pertanto individuata una configurazione morfologica distribuita su piccoli elementi lineari al fine di evitare manufatti invasivi ed in grado di adattarsi flessibilmente, con terrazzamenti, a diverse condizioni di acclività.

L’effetto di quinta verde offerto dai filari interposti fra gli elementi consente di mantenere una percezione di paesaggio naturalistico anziché antropico, integrandosi con le superfici boscate.

L’acqua potrà essere fornita alle serre durante l’intera annata, consentendo di estendere all’intero anno solare la produzione ortofrutticola e puntando sulle più redditive produzioni

Costi indicativi per serra di 1.000 m2: Possibili fonti di finanziamento:

Tipologia in pianura: 150.000 €

Tipologia in pendio 10 - 20%: 210.000 €

Tipologia in pendio 20 - 30%: 275.000 €

Implementazione strutture IV gamma: 250.000 € - Misura 121 P.S.R. 50% dell’investimento complessivo

Ricaduta sul sistema economico e occupazione per azienda agricola:

Ricavi potenziali per 1.000 m2 (pomodoro + olivo/frutta)

Redditi Diretti: 55.000 €/anno

Redditi Indiretti: 93.000 €/anno Totale: 148.000 €/anno

Ipotesi di implementazione 1.000 aziende agricole:

Redditi diretti: 55.000.000 €/anno

Redditi indiretti: 93.000.000 €/anno Totale: 148.000.000 €/anno

- D.M. 6-7-2012 Incentivi caldaie a biomassa - Programma Life Ambiente

Occupazione diretta 3/4 persone per filiera IV gamma: 5/6 persone

Occupazione diretta: 3.000 persone Occupazione Indiretta: 720 persone Totale: 3.720 persone

di primizie stagionali al fine di incrementare la stabilità dei redditi da agricoltura.

La costruzione e l’esercizio delle eco-serre dovrà essere orientata a massimizzare la sostenibilità energetica e ambientale degli interventi. Per la realizzazione dei manufatti sarà data priorità all’utilizzo di materiali durevoli e a ridotto impatto ambientale, quali legno proveniente da foreste gestite secondo criteri di sostenibilità, materiali di origine naturale (es. bio-plastiche), metalli e conglomerati derivanti da attività di riciclo a fine vita di altri edifici. Il sostentamento energetico delle serre sarà assicurato dall’utilizzo di fonti rinnovabili sia per i fabbisogni elettrici che per quelli termici. Nel primo caso sarà valutata l’opportunità di installare mini impianti idroelettrici ad integrazione di quelli già esistenti, per quanto riguarda il riscaldamento si prevede l’uso di piccole caldaie a biomassa da installare per singole o piccoli gruppi di serre giacenti sulla medesima area. L’uso di materiali ligneocellulosici sotto forma di legna, cippato o pellet appare particolarmente promettente per l’area del Cilento in quanto il combustibile può essere reperito in prossimità, se non addirittura dagli scarti agricoli della serra stessa. L’energia da biomassa presenta reali vantaggi ambientali nei confronti delle fonti fossili tradizionali, soprattutto riguardo alle emissioni di CO2 che hanno valore neutro, poiché la quantità di gas emessa nell’atmosfera è pari a quella che la pianta d’origine ha assorbito durante la sua crescita. Considerato il fabbisogno di riscaldamento invernale di serre nel sud Italia l’impiego di piccoli impianti a biomassa, nel complesso consentirà pertanto la riduzione emissiva di circa 1,8 tonnellate di CO2 all’anno rispetto alle emissioni di una tradizionale caldaia ad olio combustibile.

Lo sviluppo agroalimentare può anche essere l’opportunità per applicare i concetti dell’ingegneria naturalistica favorire la stabilità dei terreni e limitare l’erosione dei suoli, applicando tecniche non invasive, a basso o nullo impatto ambientale. La regimazione delle acque mediante briglie in pietrame o pali di castagno, la stabilizzazione di versanti e/o la creazione di terrazze coltivabili utilizzando graticciate, viminate o palificate, consente di accrescere le disponibilità idriche, di aumentare la disponibilità di suolo, di impiantare un’economia agricola di nicchia in zone anche relativamente poco vocate, favorendo inoltre la nascita di piccole ditte specializzate, che possono essere utilizzate nei territori dove è necessario provvedere ad interventi di stabilizzazione dei versanti.

Il progetto di sviluppo del sistema di serre ecologiche ed integrate risulta sostenibile, dal punto di vista irriguo, attraverso il presumibile sfruttamento di ulteriori 10.000.000 m3/ anno di acqua che potrà alimentare circa 2.500 Ha di agricoltura da serra; si ipotizza una implementazione, nel medio termine, di circa 500 ha consentendo l’installazione di circa 1000 aziende con una ricaduta occupazionale di oltre 3000 unità.

Nel PSR attuale la misura 121 prevede il finanziamento di serre e relativi impianti, edifici per trasformazione, valorizzazione e commercializzazione prodotti, impianti da frutta, macchine e attrezzature, interventi per risparmio idrico ed energetico. Il finanziamento, per ogni intervento effettuato in comuni montani, è pari al 50% (60% se trattasi di giovani imprenditori con meno di 40 anni), il finanziamento massimo per ogni azienda è di 1.500.000€, è’ attribuita priorità alle produzioni orticole di IV gamma, tenendo presente che i progetti nel settore orticoltura sono soggetti alla verifica dell’accertamento dello sgrondo e allontanamento delle acque meteoriche con la rete consortile e con gli impianti di bonifica esistenti.

-1,8 -94%

tonnellate CO2/anno per serra

Raffronto fra caldaia a biomassa e caldaia a olio combustibile dimensionate per una potenza di 40 W/m2 (dati ENEA) e funzionamento di 2000 h/anno

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Aumentare la competitività del comparto agroalimentare della valle dell’Alento e delle aree limitrofe

• Contenere gli impatti emissivi derivati dal trasporto su gomma

AMBITO TERRITORIALE E/O

COMUNI INTERESSATI

Vallo Scalo (frazione nel comune di Casal Velino) quale luogo fisico, ricadute sul comparto agroalimentare e produttivo dei comuni interessati dall’azione progettuale quali: Cannalonga, Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Cerasio, Cicerale, Cuccaro Vetere, Futani, Gioi, Giungano, Laureana Cilento, Lustra, Moio della Civitella, Montano Antilia, Novi Velia, Ogliastro Cilento, Omignano, Orria, Perito, Prignano Cilento, Rutino Salento, Stio, Torchiara, Trentinara, Vallo della Lucania

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI

Ambito agroalimentare salute e benessere Azioni integrate di valorizzazione della filiera agroalimentare

Il forte sviluppo del comparto agroalimentare del territorio Cilentano, derivato dallo sfruttamento del potenziale irriguo esistente e dall’implementazione di un sistema di serre sostenibili ed integrate con il paesaggio proposto nel precedente capitolo dovrà essere necessariamente legato ad una organizzazione logistica in grado di supportare la distribuzione capillare dei prodotti ortofrutticoli.

Tale sistema logistico deve inoltre prevedere la corretta implementazione di una “catena del freddo” che garantisca in fase di trasporto, di deposito e di lavorazione le temperature adeguate alla conservazione dei prodotti.

Al fine di rendere sostenibile in termini socioeconomici e di mercato la proposta di implementazione del comparto di produzione agroalimentare, ed in particolare ortofrutticolo, si ritiene pertanto necessaria la definizione di una strategica proposta progettuale relativa alla realizzazione di una piattaforma logistica che valorizzi l’esistente ferrovia quale vettore efficiente e sostenibile di distribuzione delle merci su vasta scala.

La localizzazione ideale per tale importante snodo è stata individuata presso la stazione ferroviaria di Vallo Scalo area centrale rispetto al sistema di comunicazioni del Vallo della Lucania e al sistema del potenziale bacino irriguo fornito dalle strutture di Idrocilento.

In tale ottica sarebbe possibile una specializzazione dei flussi e delle modalità di trasporto delle merci, dedicando piccoli vettori su gomma alla piccola distribuzione locale e garantendo forti opportunità per la competitività dei prodotti verso la grande distribuzione a scala interregionale.

Al fine di mantenere sul territorio del Parco una serie di attività di rafforzamento della filiera agroalimentare finalizzate anche a favorire l’occupazione e la formazione di specifiche professionalità nel comparto l’importante struttura logistica potrà essere affiancata da un polo di prima lavorazione e di confezionamento dei prodotti al servizio delle aziende di produzione, eventualmente raggruppate in consorzi, che non prevedono l’implementazione al sistema produttivo di IV gamma.

NODO INTERMODALE VALLO SCALO

PRODUZIONE IN SERRA TRASPORTO SU GOMMA

TRADIZIONALE

LAVORAZIONE CONFEZIONAMENTO

DEPOSITO

Dal punto di vista ambientale e della sostenibilità la realizzazione della piattaforma logistica rappresenta inoltre una importante opportunità di riduzione emissiva grazie al trasporto di consistenti percentuali della produzione su rotaia.

Assumendo come ipotetico punto di riferimento lo scalo merci di Salerno si determinerebbe infatti (per una ipotetica quota di 50% dei prodotti trasportati su ferro) una riduzione di emissioni di CO2 pari a circa il 37% rispetto al conferimento tradizionale su gomma.

Infine si ritiene che, seppure fortemente orientata alla valorizzazione della produzione agroalimentare, la realizzazione della piattaforma logistica intermodale consentirebbe di offrire una importante opportunità di sviluppo alle differenti attività produttive, manufatturiere ed artigianali presenti in zona, ad oggi sofferenti per le difficoltà di connessione alle grandi dorsali trasportistiche.

DATI PRINCIPALI -37% emissioni di CO2/anno da 742 Kg a 464 Kg di CO2 per il trasporto di 30 t al Polo logistico di Salerno (50% della produzione media per serra)

-30%

(Polo logistico di Salerno) tempi di trasporto

STAZIONE FERROVIARIA

PIATTAFORMA DI DISTRIBUZIONE

CENTRO LAVORAZIONE E CONFEZIONAMENTO

GRANDE DISTRIBUZIONE POLO LOGISTICO INTERMODALE

DISTRIBUZIONE LOCALE

DISTRIBUZIONE LOCALE

GRANDE DISTRIBUZIONE IV GAMMA

PIATTAFORMA DI DISTRIBUZIONE

REGGIOFSSALERNOCALABRIA VALLO SCALO

LOCALE

GRANDE DISTRIBUZIONE

DEPOSITO

A sinistra:

Schematizzazione dei flussi di produzione e distribuzione, dalla produzione in serra sino alla grande distribuzione

In alto:

Ipotesi di rifunzionalizzazione a piattaforma di distribuzione della stazione di Vallo Scalo

VALLO SCALO
SS18 SS18
DISTRIBUZIONE LOCALE
DISTRIBUZIONE LOCALE DISTRIBUZIONE
PRODUZIONE AGROALIMENTARE PRODUZIONE AGROALIMENTARE PRODUZIONE AGROALIMENTARE
-
PIANO
SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL
INFRASTRUTTURE
IMMATERIALI,
La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
DI
PAESAGGIO,
MATERIALI E
PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Diffondere il valore immateriale costituito dalla dieta mediterranea sia fra i residenti del Parco sia su scala più vasta

• Favorire il recupero di stili di vita sani ed in armonia con la natura

• Implementare progetti di ricerca e formazione legati alla produzione agroalimentare e alla salute

AMBITO TERRITORIALE E/O COMUNI INTERESSATI

Pollica quale luogo fisico per il centro di ricerca e formazione, le azioni di valorizzazione avranno ricadute su tutti i comuni del Parco e i comuni contigui

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI

-

Ambito

agroalimentare salute e benessere

Valorizzazione ricerca e formazione sulla Dieta Mediterranea

Come da più parti viene autorevolmente riconosciuto, l’area del Cilento è una delle principali culle, probabilmente la più importante, della Dieta Mediterranea.

Centri di ricerca e studiosi a livello nazionale e internazionale hanno più volte dimostrato come nulla di analogo, fra le abitudini alimentari, sia in grado di contrastare meglio e con più efficacia lo sviluppo di numerose e importanti patologie; tuttavia queste considerazioni faticano ancora a tradursi e diffondersi nelle prassi correnti per il miglioramento della qualità della vita.

Obiettivo generale di questo progetto è contribuire a colmare questo ritardo, sul piano culturale e delle abitudini quotidiane. Lo sviluppo della Dieta Mediterranea attraverso processi di valorizzazione ricerca e formazione può costituire una importante opportunità storica.

La valorizzazione della Dieta Mediterranea è il punto di partenza di una serie di azioni promozionali di cui oggi, allo stato attuale del dibattito sulla corretta alimentazione, si avverte una necessità particolare. Si può inizialmente agire su una valorizzazione di base e una valorizzazione mirata.

• La valorizzazione di base passa attraverso una strategia comunicativa, in collaborazione con Università, altre istituzioni pubbliche ed organismi già operanti sul tema, per la divulgazione degli effetti positivi sulla salute ed il benessere che la Dieta Mediterranea induce.

• La valorizzazione mirata consiste invece nella predisposizione delle diverse tipologie di “menù certificati“ da proporre, in accordo con le associazioni di categoria, alla ristorazione privata e, in accordo coi diversi sistemi di riferimento, ai principali settori pubblici che fanno ristorazione (ospedali, case protette, nidi, materne ecc.).

DATI PRINCIPALI

Possibili fonti di finanziamento:

- Fondi Europei per le politiche agricole e per la ricerca legata ai temi della salute

- Imprese private settore agroalimentare

Particolare rilievo assume inoltre il tema della ricerca: anche il questo caso, in collaborazione con i soggetti pubblici e privati che in tale settore agiscono o possono agire, due azioni sembrano quanto mai rilevanti attorno agli elementi tipici che caratterizzano la Dieta Mediterranea:

• Un obiettivo generale, considerata la progressiva perdita di naturalità di molte produzioni agricole, è la necessità di promuovere e richiedere, per gli alimenti afferenti alla Dieta Mediterranea, una produzione biologica. In subordine è necessario definire i livelli di tolleranza ammessi nei prodotti per entrare a far parte della Dieta stessa.

• Un secondo obiettivo è quello di attivare progetti di ricerca in grado di recuperare una serie di alimenti meno noti o in via di estinzione che hanno grande valore in una Dieta Mediterranea, con il sub obiettivo di incoraggiarne la produzione e la commercializzazione.

I processi di formazione rappresentano lo snodo progettuale di completamento delle azioni di valorizzazione e ricerca; qui si pone sia la questione di recuperare le tradizioni in tal senso più significative a partire dal Cilento, sia la necessità di costruine una vera e propria continuità storica attraverso un processo di formazione. L’idea centrale, a cui altre collaterali potranno aggiungersi, è di fondare una scuola di alta specializzazione sulla Dieta Mediterranea in grado di formare dei veri operatori professionisti per la ristorazione Tale istituto, che vedrebbe la sua sede naturale nel comune di Pollica, già impegnato con diverse attività e programmi in questa direzione, potrebbe arricchirsi fortemente grazie alle collaborazioni e alle compartecipazioni di alcune notissime scuole di cucina creando un importante network di realtà nazionali ed internazionali.

DI BASE: COMUNICAZIONE E PROMOZIONE DEGLI EFFETTI POSITIVI DELLA DIETA

MIRATA: MENU’ CERTIFICATI PER RISTORAZIONE PRIVATA E PUBBLICA

IMPLEMENTAZIONE AGRICOLTURA BIOLOGICA

RECUPERO ALIMENTI E PRODUZIONI

TRADIZIONALI E IN ABBANDONO

SCUOLA DI ALTA SPECIALIZZAZIONE SULLA DIETA MEDITERRANEA

DIETA MEDITERRANEA
VALORIZZAZIONE RICERCA FORMAZIONE
PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE
La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Ambito storico culturale e della conoscenza

Azioni integrate di valorizzazione del turismo sostenibile e del recupero dell’edificato storico

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Restituire vita ai centri storici abbandonati del territorio

• Offrire opportunità di impiego nel settore ricettivo sostenibile ai residenti dei comuni montani

• Coinvolgere gli emigranti in azioni di valorizzazione e tutela dei propri luoghi di origine

AMBITO TERRITORIALE E/O COMUNI INTERESSATI

Centola

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE

AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI

Roscigno, Celle di Bulgheria, Laurito, Roccagloriosa, Rofrano

Considerata la struttura insediativa storica del territorio del Parco, caratterizzata da una costellazione di piccoli centri storici ed edifici rurali e produttivi in via di abbandono, si è individuato come progetto strategico di implementazione turistica dell’entroterra e di contestuale recupero e valorizzazione dell’architettura tradizionale e storico-testimoniale, la realizzazione di sistemi di alberghi diffusi.

L'albergo diffuso è un'impresa ricettiva alberghiera situata in un unico centro abitato, formata da più stabili vicini fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi di standard alberghiero a tutti gli ospiti.

Questa forma ricettiva permette di offrire un servizio alberghiero completo, unendo potenzialità già presenti nel territorio, senza dover ricorrere alla creazione di una struttura apposita che le raccolga in un unico edificio. In Italia l'albergo diffuso è una soluzione che incontra sempre più favori, soprattutto in piccoli centri, in virtù del fatto che contribuisca a coniugare il mantenimento e la valorizzazione dell'esistente con lo sfruttamento turistico degli stessi luoghi.

Un albergo diffuso non è solo un modello di ospitalità made in Italy, è anche un modello di sviluppo turistico territoriale, rispettoso dell’ambiente e "sostenibile", una modalità, di sviluppo locale, a rete che genera filiere e che rappresenta un contributo allo spopolamento dei borghi. Oggi l'albergo diffuso, se opportunamente integrato in una gestione complessiva dell'accoglienza turistica, può inoltre diventare il punto di snodo cui fanno riferimento tutti gli esercizi commerciali di un centro abitato.

Un tema di notevole interesse che si è individuato per il recupero di tali borghi a fini conservativi nonché ricettivi è il coinvolgimento diretto degli emigranti che hanno lasciato il territorio di origine pur mantenendo forti legami affettivi con i propri luoghi. All’interno del parco esiste già una realtà di questo tipo, a Castelvetere sul Calore, da cui partire per implementare la diffusione di questo modello.

La proposta di progetto ha assunto quale collocazione paradigmatica lo straordinario insediamento di San Severino di Centola, insediamento di crinale oggi difficilmente visitabile e scarsamente pubblicizzato nonostante risulti facilmente visibile ed accessibile dalla SS.18, dalla SS562, nonché dalla linea ferroviaria (stazione di Centola).

La riqualificazione ipotizzata non dovrà stravolgere la natura attuale dei borghi promuovendone una completa ristrutturazione, bensì prevedere piccoli interventi puntuali di recupero di singoli edifici e di parziale messa in sicurezza delle rovine, al fine di integrare l’offerta ricettiva in un tessuto insediativo disabitato e accuratamente preservato.

Analoghe tipologie di recupero a fini ricettivi potrebbero interessare altri centri abbandonati (Roscigno) ovvero edifici rurali diffusi (come peraltro auspicato dal PTCP) quali i casotti dei mandriani e i vecchi mulini ad acqua esistenti sul fiume Mingardo e i suoi affluenti che creerebbero un potenziale percorso turistico diventando anche punti di ristoro o pernottamento.

Il recupero di tali borghi a fini turistici sostenibili, oltre ad aumentare le potenzialità ricettive di aree oggi escluse dai grandi flussi costieri consentirebbe ulteriori ricadute sull’indotto, sull’ambiente e su specializzazioni professionali legate alle attività di ristrutturazione e consolidamento, in particolare in relazione all’estrazione e alla lavorazione di pietrame locale da costruzione.

Il Piano Regionale delle Attività Estrattive della Campania nel 2003 ha censito in provincia di Salerno ben 498 cave, di cui, tuttavia, soltanto 62 risultavano autorizzate, mentre 261 erano abbandonate e ben 78 erano completamente abusive. I numeri sopra citati evidenziano come l’attività estrattiva, anche di pietre ornamentali, sia attiva nel territorio, ma richieda notevole attenzione sia per quanto riguarda l’aspetto ambientale che per quello legale. Spesso, infatti, l’attività estrattiva, specie se non autorizzata, porta al riutilizzo della cava come

discarica abusiva, attività talvolta gestita dalla malavita organizzata (PRAE Campania 2003).

La possibilità di disporre di materiali a basso costo per il recupero dei borghi antichi potrebbe essere favorita dalla apertura di cave di piccole dimensioni, praticamente “a gestione famigliare”, in località vicine ai borghi da recuperare. E’ indubbio che in passato i materiali venissero prelevati praticamente in loco, vista la disponibilità degli stessi e la difficoltà dei trasporti sulle ripide strade locali. Le modeste dimensioni della cava e la sua localizzazione decentrata la renderebbero poco appetibile, consentendo di preservarla da un riutilizzo quale discarica abusiva. Un’accurata localizzazione e un progetto integrato di recupero naturalistico potrebbero consentire inoltre di contenere al minimo gli impatti ambientali dell’attività.

Oltre ai semplici materiali da costruzione (blocchi da muratura) le cave potrebbero essere sfruttate anche per la realizzazione delle “opere ornamentali” quali architravi, davanzali, soglie, fontane, camini ecc., creando un’attività artigianale autosostenibile; nella zona di Centola esiste già un esempio di attività in tal senso. Vi viene infatti sfruttata una pietra calcarea nota come “pietra di Centola”.

DATI PRINCIPALI

Possibili fonti di finanziamento:

- Investimenti privati dalle Comunità di Emigranti

- Fondazioni bancarie del territorio

DEL
IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI
La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE
PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E
GESTIONE E COMPETENZE

Ambito storico culturale e della conoscenza

Programmi di valorizzazione dell’identita’ culturale e del patrimonio storico testimoniale del territorio mediante eventi specifici

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Valorizzare l’immenso patrimonio storicoculturale con iniziative di elevato livello intellettuale e divulgativo

• Diffondere i valori profondi del Parco e la conoscenza delle offerte culturali ed agroalimentari

• Coinvolgere i residenti in attività di volontariato e promozione

AMBITO TERRITORIALE E/O COMUNI INTERESSATI

Ascea

Pollica

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI

L’immenso patrimonio culturale e delle tradizioni del territorio necessita di interventi puntuali di promozione e valorizzazione, finalizzate anche alla promozione turistica dell’offerta della Città del Parco.

La formula del festival, manifestazione all'insegna del divertimento culturale, prevede incontri con autori-relatori, reading, spettacoli, sarebbe adatta per promuovere l'informazioneformazione divulgativa, aperta, in modo leggero ma non superficiale. Accanto agli incontri più “tradizionali”, si possono proporre percorsi guidati al patrimonio storico e culturale, momenti teatrali, incontri brevi, lezioni di cucina, lezioni sul territorio e la sua storia.

Prendendo ad esempio il festival della filosofia che si tiene ogni anno ad Ascea, appuntamento dedicato esclusivamente agli studenti delle scuole superiori, si propone di replicare tale manifestazione in modo che sia accessibile a tutte le tipologie di pubblico nelle terre di Parmenide e Zenone.

Tutti gli argomenti sviluppati durante il festival di Ascea, compresi i concorsi fotografici e di realizzazione di corto e medio metraggi, verrebbero resi pubblici e amplificati attraverso l’appuntamento che si propone di fissare circa un paio di mesi dopo.

L’evento potrebbe vedere la partecipazione di più comuni del territorio proponendo un modello itinerante che comporterebbe una maggiore ricaduta economica su comuni solitamente esclusi o toccati marginalmente dai classici percorsi turistici. si strutturerebbe quindi in più giornate con diverse modalità in modo da coinvolgere ogni fascia di età e le diverse comunità.

Considerato il contesto culturale ed ambientale in cui si svilupperebbe l’evento, le tematiche proposte sono: la filosofia del cibo (le filosofie del cibo, etica di produzione, consumo

Implementabile ai comuni contigui o ai comuni interessati ad attività analoghe o collaterali DATI PRINCIPALI

Possibili fonti di finanziamento:

- Fondi e patrocini regionali e provinciali

- Fondazioni bancarie e culturali

- Imprese private settore agroalimentare

consapevole, ecc) e il rapporto uomo-ambiente (tutela del paesaggio, eco sostenibilità, i luoghi dell’anima, ecc.). Queste tematiche potrebbero essere sviluppate da giovani studenti (secondarie II grado e università) attraverso l’impiego di nuove tecnologie e social media.

Un’ulteriore proposta interessante riguarda la realizzazione di un festival incentrato sulla dieta mediterranea e che abbracci altri temi collegati, come storia dell'alimentazione, la ruralità mediterranea, la sicurezza alimentare (food security), la salubrità della dieta mediterranea, gli aspetti legati al benessere, sostenibilità agricoltura, paesaggio, pesca, ecc...

Rispetto ad altre iniziative già presenti sul tema della dieta mediterranea è auspicabile un approccio più alto, ampio e completo: gli eventi dovrebbero coinvolgere autori, divulgatori e temi di alto profilo. Si dovrebbe attrarre in questi posti e su questi temi persone in grado di fare e promuovere idee e pensieri capaci di stimolare la cultura sull'alimentazione e la gastronomia mediterranea. La formula del festival come tipologia di manifestazione, inoltre, favorirebbe la diffusione della conoscenza dei luoghi del Parco, ne darebbe visibilità e stimolerebbe la richiesta turistica, richiederebbe inoltre, agli attori degli enti locali ed ai privati una intensa collaborazione.

L'organizzazione del festival dovrebbe coinvolgere volontari giovani, favorendo la partecipazione della popolazione locale, la conoscenza dei propri luoghi, della propria storia e, in ultima analisi, educare alla protezione e valorizzazione del territorio (non si apprezza ciò che non si conosce).

Visti i numeri e la ricaduta economica di analoghe iniziative (es. Festival della Filosofia della città di Modena) il potenziale di tali progetti è veramente consistente, e potrebbe concorrere in modo significativo sia all’economia che al turismo.

DEL
INFRASTRUTTURE
SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI
La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE
PAESAGGIO,
MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE,
GESTIONE E COMPETENZE

Ambito storico culturale e della conoscenza

Programmi integrati di formazione e conoscenza

SINTESI DEGLI OBIETTIVI

• Formare giovani ed imprenditori in funzione di uno sviluppo economico sostenibile, responsabile e condiviso

• Formare una cittadinanza consapevole dei valori del proprio territorio per favorire una maggior partecipazione alla valorizzazione e alla tutela

AMBITO TERRITORIALE E/O COMUNI INTERESSATI

Ascea come sede di programmi e iniziative (centro congressi fondazione Alario)

Le attività di formazione sono dirette ai residenti di tutti i comuni del Parco

EVENTUALE IMPLEMENTAZIONE AD ALTRI AMBITI TERRITORIALE E/O COMUNI

Al fine di poter fornire alla popolazione gli strumenti necessari a mettere in atto le sfide auspicate dal bando riteniamo imprescindibile l’attuazione di programmi adeguati di formazione su vari livelli e con diversi target.

Come già evidenziato in precedenza non si individua la cultura come bene “di consumo”, da spendere in termini di attrattività turistica, bensì si crede che, attraverso la formazione, sia possibile aumentare i livelli di consapevolezza dei valori profondi del proprio territorio da parte di chi vi vive, aumentando l’amore per la propria terra dei residenti ed innescando così processi virtuosi di sviluppo, protezione, tutela e condivisione di un bene comune.

Si propone pertanto la realizzazione di un progetto di formazione alla cooperazione e all’imprenditorialità, realizzabile attraverso l’istituzioni di corsi formativi tenuti con la collaborazione di enti e associazioni di cooperative. La familiarità all’idea della cooperazione potrebbe già essere introdotta a livello scolastico con programmi educativi finalizzati a integrare e fare dialogare il mondo della scuola con quello del lavoro, presentando e facendo sperimentare l’esperienza cooperativa alle nuove generazioni e promuovendo l’idea di fare impresa tra i giovani. Per contrastare il trend dell’abbandono scolastico e delle professionalità poco qualificate andrebbe inoltre potenziata l’offerta di corsi formativi di qualifica post diploma e di alta formazione di cui potrebbero occuparsi le fondazioni culturali, la provincia o l’università stessa sfruttando il supporto di centri di formazione accreditati. Oltre alle fondazioni culturali, la Fondazione Alario in primis, altri enti che potrebbero essere promotori di progetti di alta formazione, soprattutto dal punto di vista delle cariche dirigenziali, sono enti e associazioni cooperative, le Camere di Commercio ed istituti universitari.

Si tratta di un percorso di apprendimento e sviluppo individuale e di gruppo finalizzato a ridefinire e attualizzare valori e logiche di sviluppo che riguardano tutta la cooperazione.

Il progetto trae origine dalla convinzione che solo un percorso formativo condiviso e comune può creare le basi per la costruzione di nuovi gruppi dirigenti che agiscano e si percepiscano come tali. Il manager cooperativo potrà quindi sviluppare una nuova visione di impresa coerente con le esigenze sociali e di mercato, con i nuovi assetti valoriali e di potere nell’economia e nella società. L’offerta formativa proposta intende inoltre creare una comunità di dirigenti e quadri che condividano valori, obiettivi e modalità operative, in una logica di network professionale e culturale.

Un ulteriore ambito strategico per la formazione riguarda le tematiche ambientali e la

DATI PRINCIPALI

Possibili fonti di finanziamento:

- FSE Fondo Sociale Europeo

- Piani turistici di promozione locale

sostenibilità, in modo da creare nuove figure e opportunità professionali che possano erogare servizi all’interno del territorio. Se l’obiettivo generale del progetto è lo sviluppo sostenibile del Cilento, occorre costruire le competenze che possano gestire la transizione e assicurare il risultato futuro.

Si proponepertanto l’implementazione di un percorso formativo incentrato sui temi della gestione sostenibile dell’energia, i sistemi di gestione ambientale (ISO 14001), la valutazione e comunicazione ambientale del ciclo di vita dei prodotti (ISO serie 14040 e 14020), il carbon management. Queste professionalità sarebbero di grande aiuto alle imprese agricole, industriali e turistiche del territorio cilentano che intendano posizionarsi sul mercato offrendo prodotti e servizi innovativi e di elevata qualità ambientale. Strumenti di finanziamento come il Fondo Sociale Europeo (FSE) e altri programmi possono contribuire per un certo periodo a coprire i costi del progetto formativo; la realizzazione potrebbe essere coordinata da istituti universitari e centri di ricerca specifici.

Dal punto di visita culturale e soprattutto turistico, si propone invece la realizzazione, con l’aiuto delle fondazioni culturali, dei singoli comuni e dei centri di formazione accreditati, di un percorso di formazione inerente l’accoglienza e lo sviluppo turistico rivolto a tutti i potenziali soggetti che hanno contatti con i turisti.

Alla base del progetto c'è l'idea che un territorio che voglia essere davvero ospitale debba essere consapevole del proprio potenziale e accogliere e saper assistere il turista in tutte le tappe che ne contraddistinguono l'esperienza di visita. La comunità può contribuire alla crescita del territorio e amplificarne le potenzialità integrando la rete dei punti informativi istituzionali e facendosi testimonial della propria terra.

Si tratta di agriturismi, aziende agricole, punti vendita di prodotti tipici, alberghi, bar, gelaterie, ristoranti e pizzerie, edicole, tabaccai, farmacie, distributori di carburante, fornai e panifici, taxi, attività aderenti a consorzi di promozione turistica, agenzie di viaggio etc.. Un primo step riguarderà il destination management ovvero quelle conoscenze indispensabili per apprendere come trasformare le singole risorse del territorio in prodotti turistici integrati e organizzati, a tutto questo si affiancheranno dei corsi di inglese turistico.

Tale iniziativa di supporto del turismo potrà opportunamente implementarsi con piani di informazione dedicati ad operatori turistici stranieri, mediante inviti e visite guidate del territorio.

500 destinatari dei progetti di formazione ogni anno

FORMAZIONE A COOPERAZIONE E IMPRENDITORIALITA’

FORMAZIONE SU TEMATICHE

AMBIENTALI E SOSTENIBILITA’

FORMAZIONE PER L’ ACCOGLIENZA E LO SVILUPPO TURISTICO

ENTI E ASSOCIAZIONI COOPERATIVE

CONFINDUSTRIA

FONDAZIONI BANCARIE E CULTURALI

UNIVERSITA’ CENTRI DI RICERCA ENTI MINISTERIALI

ENTE PARCO ENTI TURISTICI ASSOCIAZIONISMO CULTURALE E NATURALISTICO

-
di
PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE
La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo
Diano e Alburni

PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E

IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

BRANDING CILENTO LIQUIDO

PROMOZIONE MARKETING TERRITORIALE, CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE INTEGRATA.

L'AZIONE

Brand Unico: Cilento Liquido

Il progetto si basa su concetti che abbracciano la sostenibilità come strategia di business e driver per l'innovazione. Dallo sviluppo della Teoria dei liquidi descritto nel programma integrato Cilento Liquido, si descrive un processo di cicli dinamici che partendo dai sistemi: agricoltura, pastorizia e acqua, passando attraverso i ritmi della coltivazione e dell’allevamento e delle sorgenti, si concretizza nella produzione di olio, vino, latte e acqua, dando vita ai prodotti liquidi. La Proposta di Cilento Liquido è la formulazione di un protocollo definito cui allegare il marchio unico “Cilento”, riconoscibile nel mondo e rivolto ai mercati esteri. Uniformare cosi le risorse al fine di riuscire a dare visibilità anche ai piccoli produttori e all’intera filiera, organizzando l’intero processo che va dai sistemi di produzione, alla raccolta e imbottigliamento di quei liquidi che fin oggi non hanno un marchio d’origine riconducibile al territorio Cilento. Il naming: “Cilento liquido” individua un elemento tematico preciso e non generalizzante, focalizza, semplifica e veicola l’attenzione al territorio del Parco attraverso la ricchezza e la varietà del prodotto. Il brand è declinato in label tematiche.. L’Olio inteso come cultura dell’olio con il suo racconto: gli oliveti, la raccolta, i frantoi, la degustazione e i componenti alimentari. Il Latte e gli usi con la sua esperienza: le cascine, la mungitura, la pastorizzazione, l’apporto alimentare. L’acqua e l’uso delle fonti con la sua storia: l’idrologia, le acque sotterranee, l’acqua da bere e composti naturali. Il Vino e la cultura del vino con l’esperienza sul territorio: i vitigni tradizionali, le cantine, la vendemmia le degustazioni. L’azione prodotta impatta direttamente sul packaging e sulla comunicazione.

CilentoLiquido - olio (pack verde)

CilentoLiquido - vino (pack rosso)

CilentoLiquido - acqua (pack azzurro)

CilentoLiquido - latte (pack panna)

Lo studio approfondito di packaging è il veicolo di ogni prodotto convenzionato con CilentoLiquido, associato anche al merchandising . Gli strumenti della strategia comunicativa passano attraverso il Web e l’E-Commerce. Un portale dinamico (adattabile su tablet e smartphone android e ios) raccoglie tutte le informazioni relative ai luoghi e ai prodotti con un sistema di tracciabilità lungo la filiera di produzione. Il portale sarà provvisto di un e-commerce: Cilento Liquido vende prodotti online, con una forte componente di storytelling nelle schede di vendita. L’e-commerce sarà presente anche all’interno dei punti vendita locali, che oltre la vendita diretta, offrono la possibilità di acquistare una provvista che l’acquirente può ricevere direttamente a casa nei tempi da lui indicati. Il brand CilentoLiquido prevede un attività di social Management. Occorre produrre dei contenuti rilevanti per avere una circolazione delle notizie e delle informazioni da diffondere sia sul portale stesso con un blog dedicato es. “cilento liquido magazine” e sia su social network,oltre che con youtube o vimeo cilentoliquido, video eventi, interviste, personaggi, corti sui paesi; (con sottotitoli in inglese). Tali contenuti devono essere predisposti da una redazione che in collaborazione con l’ufficio stampa predispone un piano editoriale sulla base degli obiettivi di comunicazione da perseguire. Vanno coinvolti in tal senso tutti gli operatori, turisti, i blogger, media locali, le associazioni, le istituzioni per creare un feed continuo di contenuti da elaborare e una base social garantita da cui far partire la propagazione virale della distribuzione. L’ufficio stampa lavora alla pubblicazione di redazionali e all’’organizzazione di eventi per giornalisti e blogger, facendo leva sulla rigenerazione e conquista del “tempo ritrovato”. È necessario far percepire immediatamente l’innovazione del concept e l’autenticità del territorio, per attrarre attenzione. Il portale è il punto terminale di tutti gli sforzi di comunicazione. Oltre al lavoro dell’ufficio stampa sarà opportuno predisporre un piano di comunicazione integrata focalizzato sul territorio Italiano e su una selezione di paesi esteri da cui provengono attualmente i turisti. Questa strategia complessa consente di pianificare Eventi e Media Plan, individuare Partnersh

OBIETTIVI DELL'AZIONE

Il progetto nasce dal concept descritto, con il supporto di una serie di analisi critiche. Le analisi hanno confermato l’intuizione iniziale, ovvero quella di rendere visibile quello che c’è, dando forza emotiva, oltre che economica, ad un insieme corposo di prodotti derivati dall’agricoltura e dall’esperienza secolare del saper fare locale. Dati di partenza.

AMBITO AMBIENTALE, NATURALISTICO, ENERGIA E RIFIUTI

AMBITO STORICO CULTURALE E DELLA CONOSCENZA

AMBITO AGROALIMENTARE SALUTE E BENESSERE

LUOGHI DELL'AZIONE

Comuni Interni: I COMUNI CRITICI

L’azione di progetto si concentra nell’area geografica centrale e primitiva del Parco, nelle aree di produzione. Comuni Critici dell’interno rappresentano il motore e la potenziale parte attiva da cui partire con programma di visibilità che coinvolga l’intero territorio del Parco.

La strategia da attuare è quella di creare una CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE INTEGRATA attraverso: naming, grafica/ branding, social management, piattaforma web, eventi. Dati di arrivo.

RISCONTRO OT, OBIETTIVI TEMATICI PROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI

Il progetto trova riscontro nella Strategia di Programmazione dei Fondi Strutturali, in particolare negli Obiettivi Tematici dei regolamenti 2014- 2020 *.

OT 2 Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime.

OT 3 Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura.

vino branding comuni

*

1
Fonte: Pubblicazione Bozza di Parternariato 12 dicembre 2013 Ministero Coesione Territoriale

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

FILIERA AGROALIMENTARE

PROTOCOLLO PER PRODUZIONI E COLTURE CERTIFICATE

L'AZIONE

Rispristino e valorizzazione delle colture e delle produzioni locali.

La diffusione della cultura del paesaggio, attraverso la tutela e il ripristino delle colture e delle produzioni locali, come strumenti per l’incremento della competitività della filiera agroalimentare, sostanzia l’azione proposta. La logica è organizzare e supportare la produzione e la vendita dei prodotti liquidi del Parco. Le analisi hanno confermato l’intuizione iniziale, ovvero molte risorse sono già disponibili sul territorio, ma devono essere rese visibili, dando forza economica, ad un insieme corposo di prodotti derivati dall’agricoltura e dall’esperienza secolare del saper fare locale. Quindi non solo il riconoscimento di qualità del prodotto, tra l’altro già ottenuto da molti prodotti locali, ma il binomio più ampio tra azione di sensibilizzazione e divulgazione da un lato, azioni di formazione e lavoro, progetti di recupero del patrimonio edilizio esistente di interesse storico, in grado di poter ospitare attività di servizio e supporto alle realtà impegnate in questo settore. Le mappe dei liquidi prodotti nel progetto, indagano la presenza di produzioni dop per l’olio, e doc per il vino,oltre la presenza di allevamenti e produzione di prodotti caseari, confermando la presenza delle risorse utili per la razionalizzazione delle produzioni e la tutela delle coltivazioni. I prodotti liquidi su cui si incentra la precedente azione come tema forte di comunicazione e diffusione, sono in realtà un efficace espediente comunicativo che non solo consente riconoscibilità al prodotto, ma permette di concentrare l’attenzione su una serie di realtà che danno sostanza a quei prodotti. Dunque non solo la qualità intrinseca del prodotto, ma il mondo rurale e produttivo che è alla base della produzione. L’OLIO racconta dei metodi di coltivazione e produzione, dagli uliveti, all’olio,fino alla definizione di un protocollo cui allegare il marchio Cilento liquido, come unico marchio che può essere riconoscibile nel mondo. Da questo trovano spazio azioni di supporto e sostegno per coltivatori e i campi, le piante, per il recupero degli usi, dal legno, al frutto, all’olio. Il LATTE racconta del prodotto finito, e della sua lavorazione in una sterminata serie di piccoli caseifici, dove si lavora da secoli per produrre formaggi e ricotte, oltre che dei tempi e dei ritmi della pastorizia, praticata sui monti. L’ACQUA racconta le sorgenti; oltre gli usi dell’acqua attraverso gli invasi, gli abbeveratoi. Il VINO racconta metodi di coltivazione e produzione, dai vitigni al vino, la possibilità di attivare l’apertura di cantine sociali come centri di formazione e sviluppo e musei del vino. Da questo complesso sistema di relazioni tra mondi produttivi, si struttura l’azione concreta di supporto, attraverso il riconoscimento delle risorse, in parallelo con le strategie di valorizzazione delle stesse. L’azione si struttura dunque in formazione e studio per gli addetti e tra gli addetti, allo scopo di diffondere antichi saperi, supporto di servizi, logistica, e assistenza per gli operatori, organizzazione di un protocollo cui gli operatori devono tendere per l’adeguamento delle produzioni al fine di ottenere un sistema di certificazione di prodotto, riconoscibile nel CilentoLiquido, che attraverso l’azione di marketing e branding assicura la diffusione e la commercializzazione oltre mercati locali.

OBIETTIVI DELL'AZIONE

Dati di partenza.

Tra gli 80 comuni indagati il valore medio relativo a popolazione e densità abitativa si attesta sulla dimensione di circa 4000 abitanti. In questa fascia di valore, i minori di 4000 sono circa 67, l’86% del totale. Il motore del Parco dunque può essere l’insieme dei piccoli comuni. Tra i 67 indagati, il 64% è al di sotto dei 2000 abitanti. Una rete plurima di centri molto piccoli. Tra questi, 24 hanno dinamiche produttive particolarmente depresse. comuni sono al centro del Parco, rispetto alla fascia costiera e alle infrastrutture veloci del Vallo di Diano,che si configurano come una duplice linea di costa in cui il centro del Parco è insula. Indagando comuni emerge come le scarse risorse del lavoro e dei servizi non supportano alcuna forma di iniziativa locale . Le mappe dei liquidi prodotti (indagando la presenza di produzioni dop per l’olio, e doc per il vino,oltre che la presenza di allevamenti e produzione di prodotti caseari), confermano la presenza delle risorse sottolineate dal progetto. La logica di partenza è lavorare su quanto è disponibile.

Dati di arrivo.

Obiettivo dell’azione è mettere a sistema le realtà produttive esistenti attraverso una rete di servizi, di sostegno, di formazione, facilitando le difficoltà oggettive delle imprese di settore primario e manifatturiero di trasformazione e lavorazione del prodotto.

RISCONTRO OT, OBIETTIVI TEMATICI PROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI

Il progetto trova riscontro nella Strategia di Programmazione dei Fondi Strutturali, in particolare negli Obiettivi Tematici dei regolamenti 2014- 2020 *.

RISCONTRO OT - OBIETTIVI TEMATICI PROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI

OT 2 Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime.

OT 3 Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura.

AMBITO AMBIENTALE, NATURALISTICO, ENERGIA E RIFIUTI

AMBITO STORICO CULTURALE E DELLA CONOSCENZA

AMBITO AGROALIMENTARE SALUTE E BENESSERE

LUOGHI DELL'AZIONE

Comuni Interni: I COMUNI CRITICI

Il progetto, replicabile su tutto il territorio, si concentra sulle aree interne, dove ci sono piccoli comuni (al di sotto dei 2000 abitanti) e vasti territori coperti di oliveti.

mappe analitiche

2
* Fonte: Pubblicazione Bozza di Parternariato 12 dicembre 2013 Ministero Coesione Territoriale

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

RECUPERO EDIFICI STORICI

IMPLEMENTAZOINE SERVIZI E ACCOGLIENZA TURISTICA.

L'AZIONE

Recupero macrostrutture e microstrutture locali.

Inserendosi come secondo assioma della teoria dei liquidi a base del programma integrato CilentoLiquido, l’azione proposta consente un recupero capillare dei beni architettonici storici disseminati nel territorio del Parco . A base di questo secondo assioma c’è uno studio analitico dettagliato sulle diverse tipologie costruttive e funzionali delle costruzioni storiche .Il recupero diffuso di luoghi del mondo rurale può essere tematizzato come appartenente ad uno dei quattro liquidi o comprenderli tutti. Il concetto di base è conservare il passato attraverso gli edifici e manufatti in pietra intesi come contenitori, e progettare il contenuto : il recupero dei luoghi come “contenitori” dei liquidi del Cilento diventa un artificio per mettere a sistema un insieme di beni storici ed architettonici, recuperati nella loro consistenza e tipicità, al fine di essere tramandati come valore culturale intrinseco. Il progetto del contenuto è i tema trattato, ovvero un sistema semplice,modulare che diventa contenitore del brand Cilento liquido, disseminato ovunque, all’interno dei contenitori storici, mantenendo intatta la natura del contenitore, come il liquido con le bottiglie per cui quest’ultima è tale a prescindere dal suo contenuto. Il progetto è il contenuto. Coniugando dunque, tipicità dei contenitori storici e replicabilità dei contenuti intesi come luoghi di informazione , produzione /imbottigliamento, vendita liquidi, formazione degustazione, diffusione brand, eventi , welfare e servizi, accogienza, il progetto persegue un fine ampio. La conservazione dei beni storici del Cilento, il recupero di funzioni produttive, del sistema sociale inteso non solo come residenza, come un tempo, ma accoglienza, e centralità. Ognuno di queste funzioni sarà riconoscibile ed iterabile perché coniuga, secondo un protocollo di azione, il restauro del bene, ed il progetto della funzione secondo un concetto tipico di luogo nel luogo. Il progetto della funzione attiverà una serie di indotti paralleli nel territorio, in cui coinvolgere falegnami, vetrai, artigiani, artisti, per la costruzione di questi luoghi. A questa funzione diffusa si affianca la costruzione di un circuito turistico in cui questi luoghi diventano accoglienza di vario tipo, da Ostelli a Resort esclusivi. Il sistema ha sempre un unico filo conduttore: il Cilento Liquido. Ovvero diffuso, ovunque. L’intero patrimonio storico-architettonico si struttura in : macroarchitettura e microarchitettura. Compongono la prima, edifici di pregio di proprietà pubblica, già restaurati o in corso di restauro, da rivitalizzare e far divenire centri di accoglienza e di attività di vendita, esposizione e residenza turistica.. Compongono la seconda manufatti minori quali le masserie, le case coloniche, le case contadine, i “jazzi” (particolari recinti per pecore) e mulini, ponti in pietra, pozzi, frantoi, abbeveratoi, cappelle, fontane, sono una risposta veloce ed efficiente al bisogno di uno spazio collettivo e pluridisciplinare, provvisto di tutti servizi, ripetibile ed ecosostenibile.

OBIETTIVI DELL'AZIONE

Dati di partenza.

Il sistema insediativo presente nel territorio del Parco, esprime una configurazione modellata sulla specificità delle funzioni utili. In particolare il sistema della produzione si consolida in microstrutture, sparse a diretto contatto con le campagne e con le acque. Questo sistema, privato del ruolo produttivo diventa un insieme di luoghi obsolescenti. A questo sistema produttivo si affianca con il tempo il sistema sociale, materializzato nell’insieme di case rurali, che come satelliti, gravitano su centralità espressione un tempo del Governo. Questa è la “città del Parco”, che oggi non ha più consistenza. Nell’itinerario analizzato e facente parte del sistema del Parco, ci sono 10 macrostrutture e ben 320 microarchitetture documentate

Dati di arrivo.

Obiettivo dell’azione è mettere a sistema il patrimonio storico e architettonico, e attivare una serie di indotti paralleli nel territorio, in cui coinvolgere falegnami, vetrai, artigiani, artisti, per la costruzione di questi luoghi

RISCONTRO OT, OBIETTIVI TEMATICI PROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI

Il progetto trova riscontro nella Strategia di Programmazione dei Fondi Strutturali, in particolare negli Obiettivi Tematici dei regolamenti 2014- 2020 *.

RISCONTRO OT - OBIETTIVI TEMATICI PROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI

OT 3 Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura.

AMBITO AMBIENTALE, NATURALISTICO, ENERGIA E RIFIUTI

AMBITO STORICO CULTURALE E DELLA CONOSCENZA

AMBITO AGROALIMENTARE SALUTE E BENESSERE

LUOGHI DELL'AZIONE

Comuni Interni: I COMUNI CRITICI

Il progetto, replicabile su tutto il territorio, si concentra sulle aree interne, dove ci sono piccoli comuni (al di sotto dei 2000 abitanti) e vasti territori coperti di oliveti.

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* Fonte: Pubblicazione Bozza di Parternariato 12 dicembre 2013 Ministero Coesione Territoriale

La Città del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

PROGRAMMI DI FORMAZIONE

TUTELA E IMPLEMENTAZIONE DELLE COLTURE E DELLE PRODUZIONI LOCALI.

L'AZIONE

Programmi di Fomazione. Le Macrostrutture e gli SPOT.

L’azione promuove progetti di formazione per la tutela e l’implementazione delle colture e delle produzioni locali. Questa azione è inserita tra le altre e completa un percorso che inizia con il riconoscimento dei valori, con il recupero e la diffusione, ma necessita di formazione di attori locali e non solo. Il CilentoLiquido, rimanda ad una idea di velocità di diffusione delle idee e dei saperi, che diventa il vero punto di forza. La riconoscibilità del valore consente una presa di coscienza ed il necessario riconoscimento dei limiti e delle potenzialità. Questo aspetto è fondamentale per aprirsi alla diffusione del saper fare locale coniugato con le più avanzate tecniche di sviluppo e di managment.

La strategia è orientata a costruire un vantaggio competitivo durevole basato sulla capacità di diversificazione produttiva e specializzazione tecnologica per l’ adattamento dei sistemi produttivi territoriali al rapido e costante mutamento delle condizioni del sistema economico e del mercato. La strategia di “Smart specialization” si estende al sistema di piccole e medie imprese agricole e agro-alimentari, soprattutto laddove questi sistemi necessitino di un’intensificazione degli investimenti in ricerca e sviluppo in una dimensione territoriale, in special modo finalizzati allo sviluppo della green economy, alla valorizzazione del paesaggio ed al miglioramento dell’efficienza nell’uso delle risorse.

Cilento liquido esprime sia il contesto fisico che il processo di sviluppo, immaginato attraverso l’attivazione di un progetto veloce quale il brand unico e gli spot. Gli spot sono dei luoghi fisici riconoscibili che ospitano una serie di attività di servizio e supporto alle imprese oltre che luoghi di formazione, in cui consentire l’incontro tra i diversi operatori di settore, attivando una serie di ulteriori attività in ambiti economici diffusi e diversi, che hanno bisogno di un tempo più lungo. Le due velocità contribuiscono alla costruzione di un processo di sviluppo strutturato. Gli spot hanno differente natura e si adattano alle tipologie indagate nell’azione di recupero dei manufatti storici. L’attività di formazione, contestualizzata nell’ambito delle produzioni dei prodotti liquidi, di struttura attraverso: attività di formazione: comparto vinicolo, oleario,caseario; attività di incontri e promozione di campagne di diffusione del prodotto,organizzazione eventi di livello europeo per lo studio e la divulgazione delle caratteristiche dei prodotti del Parco.

OBIETTIVI DELL'AZIONE

Dati di partenza.

Un panorama ampio di saperi e di pratiche agricole locali consente di inquadrare il passato, e parallelamente strutturare un futuro per il comparto. Dai dati di analisi si conferma la presenza diffusa di colture di pregio cui prodotti soffrono la carenza di organizzazione della produzione ,di supporto sia nella logistica, che nella distribuzione. Il superamento delle problematiche si ottiene attraverso una corretta gestione dei processi produttivi.

Dati di arrivo.

Ottimizzare il sistema della produzione per consentire una diffusione capillare di prodotti e colture, inserendosi in ampi mercati, non solo in ambito locale, attraverso la formazione di attori competenti ed in grado di affrontare le difficoltà del comparto agricolo con unitarietà di intenti e scopi.

RISCONTRO OT, OBIETTIVI TEMATICI PROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI

Il progetto trova riscontro nella Strategia di Programmazione dei Fondi Strutturali, in particolare negli Obiettivi Tematici dei regolamenti 2014- 2020 *.

OT 3 Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura.

OT 10 Investire nell’istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e l’apprendimento permanente

AMBITO AMBIENTALE, NATURALISTICO, ENERGIA E RIFIUTI

AMBITO STORICO CULTURALE E DELLA CONOSCENZA

AMBITO AGROALIMENTARE SALUTE E BENESSERE

allestimenti mostre sale formazione vendita prodotti accoglienza sale convegni collegamenti

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* Fonte: Pubblicazione Bozza di Parternariato 12 dicembre 2013 Ministero Coesione Territoriale

La Città del

Nazionale del

di Diano e Alburni PIANO DI SVILUPPO, ORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO, INFRASTRUTTURE MATERIALI E IMMATERIALI, PRODUZIONE, SERVIZI, ARTICOLAZIONE, FORME DI GESTIONE E COMPETENZE

RETE DELLA MOBILITÀ

NETWORK DI PERCORSI STORICI, MOBILITA SOSTENIBILE DEL PARCO.

L'AZIONE

Recupero della rete dei percorsi storici del parco.

L’azione promuove progetti di rete per la mobilità nel Parco. Il progetto di rete propone due velocità. La prima rete connette le centralità di funzioni e servizi, e consente ai cittadini del Parco di vivere la realtà esplosa del territorio, la seconda è la rete lenta che non necessariamente connette nodi, ma si perde nella dimensione primitiva del territorio cilentano, consentendo forme alternative di mobilità. I percorsi, tra ulivi e macchia mediterranea, attraversano i borghi medievali, castelli e monasteri inquadrano suggestivi scorci, oltre al rumore dell'acqua , che un tempo muoveva i mulini, come paesaggio sonoro.

I quattro tipi di rete proposta sono: mobilità pedonale: indaga la dimensione dell’’escursione naturalistica e della cultura del camminare nel verde, nonché la conoscenza e la fruibilità dei luoghi La rete si candida a far parte della più ampia rete sentieristica europea utilizzando gli stessi standard di sicurezza e fruibilità, riconoscibili nella grand randonnèe. Connettendo le reti del Parco alla grande sentieristica europea si consente una diffusione diversa dei valori di paesaggio oltre i confini locali. mobilità veicolare propone una azione di monitoraggio attivo della rete infrastrutturale esistente, attraverso una informazione capillare che consenta ai fruitori di scegliere le vie percorribili ed efficaci. Progetti di car sharing, noleggio diffuso di vetture elettriche, in sedi raggiungibili dalle grandi direttirici di comunicazione (aereoporti di Napoli/Salerno ;stazioni di Salerno/Agropoli/Sapri) mobilità a cavallo: ippovie: struttura una rete per utenti esperti, con luoghi di sosta e ristoro e di abbeveraggio per gli animali, nei pressi di fiumi e fontane;

mobilità ciclabile: consente una percorribilità alternativa delle reti di mobilità, integrandosi con le reti ciclabili di livello europeo per utenti dediti alle escursioni giornaliere, sport, agonismo.

AMBITO AMBIENTALE, NATURALISTICO, ENERGIA E RIFIUTI

AMBITO STORICO CULTURALE E DELLA CONOSCENZA

LUOGHI DELL'AZIONE

Comuni Interni: I COMUNI CRITICI

Il progetto, replicabile su tutto il territorio, si concentra sulle aree interne, dove ci sono piccoli comuni (al di sotto dei 2000 abitanti) e vasti territori coperti di oliveti.

OBIETTIVI DELL'AZIONE

Dati di partenza.

Il sistema di rete e di mobilita esistente nel Parco.

Dati di arrivo.

Obiettivo dell’azione è mettere a sistema le reti per la mobilità

RISCONTRO OT, OBIETTIVI TEMATICI PROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI

Il progetto trova riscontro nella Strategia di Programmazione dei Fondi Strutturali, in particolare negli Obiettivi Tematici dei regolamenti 2014- 2020 *.

OT 3 Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura.

OT 7 Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete.

rete antiche strade gli SPOT

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* Fonte: Pubblicazione Bozza di Parternariato 12 dicembre 2013 Ministero Coesione Territoriale Parco Cilento, Vallo

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