PMI Magazine settembre 2024

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Speciale

Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione
A.I.T.I. Associazione Italiana Tesorieri d’impresa
Tecnologie
Università Cattolica del Sacro Cuore

Legge di BiLancio 2025:

previsioni e prospettive

come ogni anno di questi tempi, il tema della manovra finanziaria non può mancare di attirare l'attenzione, ponendo al centro del dibattito i diversi cruciali passaggi cui il governo è chiamato, al fine di presentare la nadef al giudizio dell'Unione europea relativamente ai conti pubblici italiani. il 15 ottobre è previsto l'invio a Bruxelles del documento programmatico di bilancio – dpb -, che registra saldi e misure contenute nel testo della Legge di Bilancio.

La Legge di Bilancio è un provvedimento di particolare rilevanza perché contiene la manovra triennale di finanza pubblica, e con essa tutte le misure previste, esposte in modo dettagliato. Tendenzialmente, entro il 20 ottobre il Consiglio dei Ministri approva il Ddl Bilancio, per poi giungere alla presentazione del testo alla Camera ed al Senato alla fine del mese, o al più tardi nei primi giorni di novembre. Comunque, un dato particolarmente atteso dal Governo è quello dell'Istat, che comunicherà il 30 ottobre la stima preliminare del Pil relativo al terzo trimestre 2024. Questo dato, infatti, consentirà di comprendere se sarà raggiungibile l'obiettivo di un Pil 2024 a +1%, come

previsto dal Governo nel Def di aprile, da cui dipende anche la possibilità di disporre di margini di spesa più ampi per la manovra stessa. Il programma prevede nei primi giorni di novembre, la presentazione delle previsioni economiche d'autunno da parte della Commissione Ue, passaggio fondamentale perché sarà verificato il rispetto dei vincoli di bilancio da parte dell'Italia, in riferimento ai nuovi parametri stabiliti. Il giudizio sui conti pubblici italiani giungerà invece il 22 novembre da parte di Moody's, ed entro il 30 novembre il primo parere della Comunità Europea, seguito il 31 dicembre dall'approvazione definitiva. Quest'anno, la discussione del Disegno di

Bilancio prenderà il via alla Camera dei Deputati, per poi passare – con eventuali correttivi – al Senato, poco prima di Natale. In seguito, la manovra diventerà legge, per poi entrare in vigore il 1° gennaio 2025.

Le regole del Patto di stabilità Ue Il nuovo Patto di stabilità Ue, approvato in aprile, introduce sul deficit la soglia dell'anti crisi pari all'1,5% del Pil, concedendo al contempo qualcosa in favore di alcuni Paesi come Italia, Belgio, Grecia, Francia e Spagna, che presentano alti volumi di debito. In base al nuovo patto, i governi potranno concordare con la Comunità Europea un piano di rientro che va da 4 a 6 anni, in cambio della

messa in campo di riforme finalizzate alla crescita e a conti sostenibili. Entro il 20 settembre, l'Italia dovrà presentare alla Commissione Europa il Piano strutturale di bilancio in medio termine, introdotto dallo stesso patto, che ha cambiato le regole del gioco nella governance economica. Questo strumento, ha mantenuto i parametri del 3% e del 60% per il deficit e per il Pil, ma allo stesso tempo ha consentito la programmazione di alcuni piani di rientro decisamente più graduali per i Paesi caratterizzati da alto debito. Ciò accade per poter garantire parametri rigidi per il rientro dal debito e dal deficit, introducendo sul deficit la soglia dell'anti-crisi dell'1,5%, concedendo però qualcosa agli stati maggiormente gravati da debiti. In questo modo, i governi interessati potranno concordare con Bruxelles un piano di rientro che va da 4 a 7 anni, in cambio di riforme per la crescita e conti sostenibili. Per chi si trova oltre la soglia del 90% del Pil, il taglio annuale del debito resta del'1% annuo. Per quanto riguarda il deficit, i Paesi che superano il tetto del 3% sono tenuti a operare una riduzione pari allo 0,5% annuo, ma con un periodo transitorio che si spinge fino al 2027, durante il quale la percentuale sarà passibile di una riduzione. In seguito a questo provvedimento, la Commissione Europea incontrerà maggiore difficoltà nel sottoporre agli Stati membri una procedura per i disavanzi eccessivi se, al contempo, saranno in corso da parte loro investimenti ritenuti essenziali. Le spese nazionali per il cofinanziamento dei programmi sostenuti dall'Unione Europea verranno inoltre escluse dal calcolo delle spese di un governo, incentivando così gli investimenti. Le norme che compongono il patto,

contengono numerose disposizioni che conferiscono maggiore spazio di manovra; tra queste spiccano i 3 anni supplementari oltre ai 4 standard per il raggiungimento degli obiettivi di un piano nazionale. Uno Stato membro è quindi autorizzato a richiedere la presentazione di un piano nazionale modificato nel caso in cui si siano incontrati degli ostacoli – come avviene, ad esempio, nel caso di un cambio di governo – che possano impedire la concreta attuazione del precedente. A questo fine, tutti gli Stati saranno tenuti a presentare piani a medio termine in grado di definire gli obiettivi di spesa e le modalità con cui saranno intrapresi gli investimenti e le riforme previste, e quelli con livelli elevati di disavanzo saranno supportati ricevendo orientamenti sugli obiettivi di spesa.

È fissata al 20 settembre la data in cui l'Italia presenterà il suo Piano strutturale di bilancio di medio termine alla Commissione europea, ovvero il documento introdotto dalla riforma delle regole dello stesso Patto di stabilità e crescita. Nel Piano andranno stabilite le tappe del percorso della spesa netta aggregata, delle riforme e degli investimenti da realizzare in riferimento a uno specifico periodo di tempo. Il Piano strutturale di bilancio, dovrà essere presentato dal Governo ogni 5 anni, entro il 30 aprile dell'ultimo anno del piano in vigore. Qualora fosse necessario, lo Stato membro e la Commissione europea sono autorizzati a prorogare ulteriormente il termine e, nei prossimi anni, documenti come il Def e la Nadef potrebbero risultare non più necessari, e gli obiettivi programmatici pluriennali per la previsione di spesa netta potranno essere riformulati solamente in casi partico-

lari. Ogni anno, dunque, verranno monitorati e sarà conferita particolare evidenza alla Relazione annuale sui progressi compiuti nel processo di attuazione del Piano struttura di bilancio di medio termine, che dovrà essere presentato sempre entro il 30 aprile

La copertura finanziaria I primi incontri e confronti tecnici, insieme alle riunioni del Consiglio dei Ministri, hanno fatto trapelare le prime indicazioni

riguardo alla stesura della prossima Manovra di Bilancio. Come sempre in questa fase, non esistono punti di riferimento certi riguardo al suo contenuto, quindi possiamo limitarci per ora a parlare delle prime linee guida che si stanno delineando. Si parte, come sempre, dalla copertura della nuova Legge di Bilancio, aspetto che esercita una profonda influenza sulla manovra stessa, dal momento che ne stabilisce la portata e i confini finanziari, quindi la fatti-

bilità. In questa fase, si valuta che la manovra necessiti di una base minima di 26 miliardi di euro, considerando che almeno la metà di questa quota è necessaria per sostenere il taglio del cuneo fiscale e le aliquote Irpef, a cui poi si aggiungono le Zee e il welfare aziendale. Comunque, al momento, sarebbero a disposizione poco più di 13 miliardi per finanziarla. Da uno di primi vertici, sono emerse alcune novità di rilievo, come lo spostamento dell'età pensionabile

per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, che salirebbe a 70 anni, ma rimangono fermi alcuni paletti, come quello relativo al taglio delle spese superflue: si parla infatti di “spending review”.

Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha reso noto il dato relativo alle entrate tributarie – nel periodo gennaio-luglio 2024 – che fanno registrare un aumento di 19.201 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo aumento, non ha portato

alla creazione di un tesoretto su cui poter fare affidamento per alimentare il bilancio della manovra, che quindi resterebbe individuato in base alla cifra minima prevista.

Il nodo delle risorse in Manovra

Qualsiasi misura costosa, ad esempio un aumento delle pensioni minime, va finanziata con risparmi da produrre su altri capitoli, perché scarseggiano le risorse a disposizione per questa manovra. Le attese sono per una

Legge di Bilancio intorno ai 25 miliardi di euro. Il ministero Giorgetti nei giorni scorsi, anche alla luce del buon andamento delle entrate fiscali, ha dichiarato di averne al momento circa 13. Con questa cifra, si finanziano le due misure certe, ovvero il taglio degli scaglioni IRPEF e quello del cuneo fiscale sul lavoro dipendente. Su tutte le altre misure, è in corso la complicata ricerca di coperture. Meno se ne trovano, più si rischiano tagli in manovra. In parte, potreb-

bero arrivare dal meccanismo delle detrazioni. La tax expenditure allo studio può produrre risparmi per 2 miliardi.

Ipotesi tasse ridotte per contribuenti con figli.

Proprio il ministro Giorgetti, secondo indiscrezioni de Il Foglio, starebbe valutando l’ipotesi di un aumento delle detrazioni alle famiglie con figli. Ma sarebbe un intervento da 5 – 6 miliardi, e qui si torna alla difficoltà di finanziamento.

Un’altra indiscrezione dei giorni scorsi, sempre relativa al pacchetto fiscale, contemplava l’ipotesi di un abbassamento della soglia di reddito per applicare interamente le detrazioni, rispetto agi attuali 120mila euro. In questo caso, quindi, un aumento delle tasse per i reddito medio alti. Per contro, ci sono proposte fiscali volte a proseguire nella riduzione delle imposte ai redditi medi: dopo l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF dello scorso anno, si pensa a una riduzione dell’aliquota del secondo sca-

glione, ad esempio portandola al 33 dall’attuale 35% e allargando la platea ai redditi fino a 60mila euro, dagli attuali 50mila. Resta in piedi anche la proposta di ampliare la platea della flat tax fino a 100mila euro rispetto agli attuali 85mila.

Infine, il capitolo lavoro; sono diverse le proroghe considerate molto probabili, e le nuove proposte.

Soglia dei fringe benefit esentasse in aumento anche nel 2025, magari intorno ai 15002000 euro per tutti, senza distinzione fra

lavoratori con o senza figli. Proroga della tassazione agevolata al 5% sui premi di produttività, del taglio del cuneo fiscale per le madri lavoratrici con figli. Proposta una flat tax al 15% sugli straordinari.

Ipotesi e previsioni

Il tema delle pensioni sarà un elemento centrale all'interno delle aree d'intervento contenute nella prossima manovra. Tra le ipotesi allo studio, compare quella che porterebbe all'unificazione del meccanismo dei frin-

ge benefit, tipologia di welfare aziendale che ha già avuto modo di essere valutato positivamente in precedenza, e che ora porterebbe alla possibile unificazione della soglia di esenzione della tassabilità. Sono al vaglio, diverse forme di detrazione fiscale, tra cui quelle per i familiari a carico, con l'eventualità di modificare il limite, ma anche nell'ambito della sanità e delle ristrutturazioni. Nello specifico, il governo sembrerebbe intenzionato a ridurre la complessità delle pratiche di accesso alle detrazioni,

snellendo i passaggi e rendendoli più semplici per i cittadini. In ambito sanitario, potrebbero aggiungersi nuove forme di detrazione, per rendere il range di attuazione decisamente più ampio rispetto a quanto lo è oggi.

Quanto a ciò che attiene al Superbonus, particolare attenzione potrebbe essere riservata alle ristrutturazioni e alle installazioni di impianti a energia rinnovabile nelle abitazioni. Alla luce della direttiva europea “Case green”; l'obiettivo della decarboniz-

FOCUS PMI

zazione totale entro il 2050, spinge a incentivare la riqualificazione del patrimonio edilizio, con il conseguente miglioramento dell'efficienza energetica, che si affiancherebbe a un maggiore risparmio in termini pratici.

Per questo motivo, il Governo dovrebbe confermare anche per il 2025 le detrazioni fiscali finalizzate alla ristrutturazione edilizia e alla riqualificazione energetica, tagliando al contempo le agevolazioni di dimensioni più piccole: un taglio che potrebbe essere seguito, appunto, da un incremen-

to del 110% delle detrazioni riservate a impianti a energia rinnovabile. In questo senso, possibile ipotizzare un 2025 che si aprirà all'insegna di cappotti termici e pannelli solari da installare.

Sarebbe poi al vaglio una redistribuzione della spesa annuale prevista su un tempo di tre anni, con ampio spazio riservato alla maxi deduzione del 120% sul costo del lavoro e, anche, notizie che portano in direzione dell'Assegno Unico, riguardo al quale è stata smentita la ventilata ipotesi di una riduzione della misura.

Lavoratori, pensioni e famiglie

Il Governo sta muovendo i primi passi in direzione della nuova Legge di Bilancio prima di tutto facendo riferimento al Piano strutturale di bilancio della Comunità Europea, nuovo documento che definirà l'aggiustamento del valore di 10 miliardi di euro richiesto dalle nuove regole comunitarie sui conti. In questo quadro di riferimento, le linee guida della manovra dovrebbero essere strutturate intorno a temi quali il sostegno ai redditi dei lavoratori, aiuti alle famiglie, oltre a revisione di Irpef e Ires. Su

questa strada, si frappongono alcuni ostacoli, primo tra tutti la indicazione delle linee guida – la cui scelta comporta il confronto interno tra le diverse forze di governo –insieme al problema finanziario.

Quest'ultimo dipende anche dal suindicato Piano strutturale di Bilancio, che definirà l'aggiustamento settennale richiesto dalle novità sulle regole di bilancio, per un valore di 10 miliardi di euro all'anno.

Al centro dell'attenzione c'è il cuneo fiscale, che ha un valore di poco meno di 10 miliardi di euro, e il primo intervento Irpef, per un

valore di 4 miliardi di euro. Si parla quindi di un ulteriore taglio all'aliquota Irpef, con un costo di circa 1,2 miliardi per punto percentuale, con un possibile allargamento anche ai redditi con tetto di 60 mila euro. L'intervento, che si attesterebbe sui due punti percentuali, comporterebbe quindi una spesa che si aggira tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro, rimane legato al successo del concordato preventivo biennale, i cui dati saranno disponibili però a ottobre. Per quanto riguarda le famiglie; in previsione dell'imminente scadenza del bonus riservato

alle madri lavoratrici, potrebbe essere presa in esame l'eventualità di estenderlo anche alle lavoratrici con partita Iva e alle professioni, ma non si esclude che giungeranno anche misure di sostegno per la genitorialità e contro la denatalità. Tra le novità e gli incentivi che dovrebbero confluire nel testo della manovra, si profilano diversi interventi di sostegno per le famiglie a reddito medio-basso, primo fra tutti la riduzione della pressione fiscale legata alla riforma degli scaglioni Irpef e al taglio del cuneo fiscale. Sul fronte pensioni, gli interventi

sono certi, ma solo dopo l'aver affrontato le priorità e le spese indifferibili, come nel caso delle risorse per il rinnovo dei contratti pubblici. L'intenzione attuale sarebbe quella di riproporre Quota 103, insieme a Opzione Donna, l'Ape sociale e la decontribuzione per chi rimane nel mondo del lavoro anche dopo la scadenza dell'età pensionabile. Sul tavolo, ci sarebbe anche la possibilità di introdurre una forma di obbligatorietà dei versamenti del Tfr nei fondi pensione, e una contestata possibilità di prolungare le finestre previste per chi lascia il lavoro anticipatamente. Al momento, invece, appare alquanto difficile l'ipotesi di arrivare a Quota 41.

Come annunciato dalla ministra del Lavoro Marina Calderone, è allo studio un intervento per prolungare il servizio oltre l'età pensionabile nel pubblico impiego, annunciando anche un intervento sui fondi pensione. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, ha ipotizzato una detassazione, probabilmente da prevedere attraverso la leva delle detrazioni, per contribuenti con almeno due figli. In realtà, molte delle decisioni verranno prese in base alle risorse disponibili, compresa quella relativa al mantenimento in servizio, fino a 70 anni, dei dipendenti della Pubblica Amministrazione che maturano l'età pensionabile e che oggi sono mandati obbligatoriamente in pensione.

Per quanto riguarda poi nello specifico Tfr e Fondi pensione, si sta ventilando l'ipotesi di un ulteriore semestre di silenzio assenso per

il trasferimento del Tfr: i lavoratori che non esplicitano una scelta, automaticamente verserebbero il TFR in un fondo previdenziale integrativo.

Per le imprese

Si prevede che la Manovra 2025 contenga anche misure finalizzare a favorire la competitività delle imprese, insieme al Piano di Transizione 5.0. La competitività del comparto produttivo italiano, è al centro del dibattito in corso tra Governo e associazioni imprenditoriali, con Confindustria che ha comunicato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy le principali preoccupazioni relative al comparto, soprattutto per il rallentamento delle esportazioni in una contingenza geopolitica ed economica sfavorevole. Viene considerata di prioritaria importanza la possibilità per il Paese di agganciare la Twin Transition digitale e green, per cui sono stati richiesti anche alcuni ritocchi al Piano Transizione 5.0.

Il piano in questione, attivo dal 7 agosto, prevede crediti d'imposta sugli acquisti di macchinari digitali che possano abilitare forme di risparmio energetico, dal 35% al 45% a seconda del volume di investimenti e della riduzione dei consumi prevista, nel corso del 2024-2025.

Un aspetto particolarmente critico sollevato proprio in questi giorni è rappresentato, nel più ampio ambito degli incentivi, dal divieto di cumulo fra i crediti d'imposta 5.0 e le altre agevolazioni previste e finanziate con fondi di provenienza Ue, che è contenuto

all'interno del decreto attuativo. Sotto il punto di vista dell'approvvigionamento energetico, particolare attenzione sta ricevendo la questione del nucleare di terza generazione avanzata, che potrebbe essere affiancato alle fonti energetiche rinnovabili, e realizzabile grazie all'impiego di tecnologia italiana. Un altro punto sotto la lente d'ingrandimento è l'accesso alle materie prime critiche, particolarmente importanti anche in considerazione della doppia transizione verde e digitale, discorso diventato ancora più sensibile dopo la recente conversione in legge del relativo decreto. E' allo studio l'introduzione dei Premi di risultato, un'agevolazione fiscale sui premi di produttività con imposta al 5%, che coinvolge oltre 15 mila imprese e oltre 4 milioni di lavoratori. Qualora confermata, questa misura richiederà un finanziamento pari a 222,7 milioni di euro.

I Bonus

Secondo le previsioni, la Manovra opererà un sensibile taglio dei numerosi bonus in vista del 2025. Il segnale in tal senso è giunto dalla presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, annunciando che la prossima Legge di Bilancio vedrà un profondo ripensamento del sistema dei bonus fiscali, al fine sopratutto di recuperare risorse. È stato sottolineato, che negli ultimi anni le misure di questo tipo sono aumentate in maniera preponderante, fino al punto di rendere pressoché impossibile quantificane

la portata. Prova ne è il fatto che dal 2016 al 2024 si è passati da 444 a 625 diversi tipi di bonus, con un mancato gettito di circa 105 miliardi di euro. Cancellare dei bonus non è un'operazione semplice, e riveste soprattutto una valenza politica. Essi infatti sono misure pensate per facilitare la vita di tutti i giorni dei cittadini appartenenti a determinate categorie socio-economiche, ma anche a professionisti, per cui intervenire con le forbici su questi incentivi significa creare scontento tra gli elettori. Comunque, potrebbe essere elevato il numero dei bonus destinati ad essere eliminati – ma anche ridimensionati – e si prevede che molti bonus potrebbero non essere rinnovati, essendo di prossima scadenza.

Naturalmente è ancora presto per avere indicazioni precise riguardo ai tagli, ma ciò vale anche per i nuovi bonus che saranno introdotti in manovra; l'Assegno Unico Familiare a oggi sembra essere l'unica certezza in merito, rimanendo pur sempre allo stato attuale un'ipotesi. Come sottolineato dalla presidente del Consiglio, nonostante il rallentamento dell'economia mondiale, l'Italia sta crescendo più di altre nazioni europee, come testimoniato dai dati macroeconomici – dal Pil al tasso di occupazione, dall'export agli investimenti – dando in questo segnali incoraggianti. In questo quadro si inserisce ulteriormente l'idea di una profonda revisione del sistema dei bonus.

Le detrazioni fiscali

Per quanto riguarda l'ambito delle detrazio-

ni fiscali si parla in questo periodo soprattutto di Detrazioni per le spese sanitarie, con un possibile ampliamento delle spese detraibili e l'inclusione di nuove categorie. Il Bonus ristrutturazioni va a confermare gli incentivi per interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, con l'idea del Governo di concentrare le risorse e tagliare laddove possibile le “piccole agevolazioni”, in pratica quelle pari o inferiori a un importo di 10 milioni di euro ciascuna.

Inoltre, si prevede un rinforzo per le detrazioni su energie rinnovabili, con incentivi per l'installazione di impianti a energia rinnovabile, con detrazioni che potrebbero essere maggiori per chi sarà intenzionato a effettuare interventi per l'impianto di cappotti termici delle facciate e installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle abitazioni. È stata ventilta anche l'ipotesi di una programmazione di sconti triennale, che consentirebbe lo sfruttamento delle regole green imposte dall'Unione Europea, sostenendo una spesa contenuta a livello annuale. L'obiettivo sarebbe quello di spostare le famiglie meno abbienti dalle detrazioni fiscali fino al 65% per facciate, cappotti, pompe di calore e fotovoltaico. Gli sgravi sarebbero di due tipi: per tutti coloro che intraprendono le spese, e per le famiglie meno abbienti, che non riescono a godere dello sgravio, e potrebbero ricevere il bonus sotto forma di sovvenzione. Un altro bonus che dovrebbe essere confermato è il cosiddetto Superbonus assunzioni, consistente in una deduzione del 120% sul costo del lavo-

ro. Possiano concludere evidenziando che le caratteristiche della prossima Legge di Bilancio, dovrebbero essere focalizzata principalmente al sostegno delle imprese che assumono e delle famiglie. Confermata una quota di 25 miliardi necessaria alla manovra, fermo restando le difficoltà di garantire una tale copertura. Sono state numerose le ipotesi avanzate in materia di previdenza, in attesa di una riforma del sistema pensionistico, con la premier Giorgia Meloni che ha dichiarato di mettere al centro dell'attenzione del Governo proprio il sostegno alle pensioni più basse. Sembra che la direzione da intraprendere sia quella che porterà a riproporre l'aumento delle pensioni minime al 120%, con la rivalutazione piena per gli assegni fino a 4 volte il minimo Inps, a discapito dei trattamenti di importo più elevato, la cui rivalutazione scenderebbe gradualmente. Su quest'ultimo aspetto, pesa il rischio di un'eccezione di costituzionalità. Sotto l'aspetto fiscale, emerge una tendenza che dovrebbe portare verso una nuova no tax area per l'Irpef, nel quadro di un certo rinnovo del taglio del cuneo contributivo e delle aliquote Irpef attuali. La nuova no tax area potrebbe essere innalzata fino a 12 mila euro; si ipotizza una revisione Irpef strutturata in quattro fasce: per i redditi fino a 12.000 euro: IRPEF zero per effetto della no tax area; per i redditi fino a 28.000 euro: aliquota IRPEF del 23 %; per i redditi da 28.001 a 60.000 euro: aliquota IRPEF del 33 %; per i redditi superiori a 60.000 euro: aliquota IRPEF del 43 %.

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