Plot magazine 2

Page 12

F U N A M B O L I

L’alba era bellissima. Ero solo. Federica non era con me. Sono andato in spiaggia. Sandali via, pantaloni via, maglietta via, mutande via. Veloce sulla sabbia, lui sbatte su e giù. Una bracciata dopo l’altra. Fanculo Federica. Faccio una cazzata dopo l’altra. Non me ne frega niente. Ieri ero pronto a lanciarmi dall’ottavo piano. Non così per dire, l’avrei fatto. Qualsiasi cosa mi dia energia va bene. Scopare una donna, va bene. È la donna di tuo padre, va bene. Qualsiasi cosa mi allontani dal pensiero della morte, va bene. Crila dice che non è normale. Continua a ripetere che mi comporto in maniera strana. Ho capito, andare a letto con Vivienne non è stata una grande idea. Va bene, lo so, lo capisco da solo, ma non è niente, di fronte a un volo di otto piani. Sono andato da Crila: gli ho raccontato tutto. Dice che sono una testa di cazzo. Siamo andati al Marinaio. C’era Federica, con un tipo. Non le ho dato confidenza. Le budella ballavano la danza del ventre. Non le ho dato confidenza. Abbiamo bevuto. Non so cosa, non so quanto. Abbiamo bevuto. Crila ha vomitato sul pavimento. Gli schizzi sono arrivati sulle scarpe di Federica. Crila si è scusato ed è andato lungo per terra. Il tipo di Federica si è avvicinato. Gli ho tirato una cartellata sul viso. Ha fatto due passi indietro: è caduto su Federica. Lei si è messa a urlare. Si è messa a urlare contro di me. “Sei impazzito!” Mi sono avvicinato, ho allungato una mano. Il tipo mi ha dato una spinta. Sono finito sul bancone, sono volati bicchieri di birra... I bicchieri si sono fracassati. I proprietari si sono sporcati. Non erano contenti. Gigi, il proprietario del Marinaio, ha cominciato a bestemmiare. Lui e il barista son venuti fuori dal bancone. Hanno cercato di trattenere i tre che ho innaffiato. Mi stavano pestando. Federica era in un angolo e guardava il suo amico: mi pestava. Lei piangeva. Crila si è ripreso. Ha cercato di capire dove si trovasse. Era per terra: gli arrivavano calci da tutte le parti. Ha fatto lo sgambetto al tipo di Federica. L’ha messo giù e gli ha dato una ginocchiata in bocca. Non mi reggevo in piedi. Due tipi mi hanno trascinato fuori dal locale. Federica piangeva. È volata qualche sedia. Uno mi ha dato uno spintone: ho spaccato un tavolo. Antonio e Carlo son venuti fuori dal locale. Antonio mi ha aiutato a mettermi su. Carlo si è messo a parlare con i due tipi. Sapete quelle discussioni che non significano un cazzo. Ho visto Crila volare fuori dal Marinaio. Era lungo per terra. Non parlava. Ho visto Federica andar via abbracciata al tipo con la faccia piena di sangue. Mi dispiace. Antonio e Carlo ragionavano con i due che avevano voglia di pestarmi. Io ero disteso su un tavolo. Ho visto la faccia di Jacopo, sopra la mia. L’ha chiamato Gigi. Gli ha detto che avevo rotto i coglioni: era la seconda rissa in due settimane. Non avevo la forza di muovermi. Gli occhi di Jacopo si muovevano da una parte e dall’altra. Ha provato a tirarmi su. Non ha detto una parola. Mi è venuto da vomitare. L’ho fatto. Ho vomitato sulle scarpe di Jacopo. Non ha detto una parola. Mi teneva la fronte. Io mi contorcevo. Lui mi teneva la fronte. Mi ha sollevato. Non riuscivo a stare in piedi. Ha detto: “Ti porto a casa.” Non avevo nessuna voglia di andare a casa con lui. L’ha ripetuto: “Andiamo a casa.” Mi cingeva per la vita. Il mio braccio era sopra le sue spalle. Abbiamo fatto due passi. Mi sono fermato. Non avevo voglia di andare a casa con lui. Ho chiamato Crila. Gli ho detto: “C’è pure Crila.” Voleva portare a casa anche lui. Crila si è avvicinato tenendosi alla ringhiera. Gli abbiamo detto che eravamo in moto. Jacopo si è messo a urlare. Ha detto che siamo due teste di cazzo. Due stupidi ragazzini teste di cazzo. Sarà grande lui con i cricetini. Gli ho detto che preferivo andare a casa da solo. Lui ha continuato: “Nino, che fai ubriaco una sera sì e una no. Ti sembra normale?! Ho chiamato il medico; non stai bene.” Mi sono appoggiato alla ringhiera: “Io sto benissimo, hai capito! Mai stato meglio in vita mia.” Lui ha ricominciato a urlare: “Nino, porca troia! Vuoi capire che non è normale. Che vita fai! Se uno psichiatra dice che...” “Lascialo parlare quello. Vuole saperne più di me, se sto bene o no.” Jacopo era nervoso. Ha dato

11


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.