PINK BASKET N.31

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CECILIA ZANDALASINI VIRGINIA SABA MARA BUZZANCA FINALS WNBA MAGNOLIA CAMPOBASSO GIOVANI ALL’ASSALTO

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OTT 2021


OTTOBRE 2021

SETT 2021

N.31

in questo numero 1 EDITORIALE

L’azzurro che vogliamo

3 inside A1

Magnolia sprint

9 Infografica 11 Focus

Passione WNBA

17 cover story

Zanda is back

23 inside A2

Scatti e frenate

29 Primo piano

Ambizione siciliana

33 ORIZZONTI

Giovani all’assalto

39 storie

Il basket dentro

45 PALLA E PSICHE

Quali sono i tuoi punti di forza?

REDAZIONE Silvia Gottardi,

Francesco Velluzzi, Simone Fulciniti, Eduardo Lubrano, Manuel Beck, Chiara Borzì, Laura Fois, Massimo Mattacheo, Alice Buffoni

INFOGRAFICA Federica Pozzecco PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal

IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/ Meccano Floreal

FOTO DI Marco Brioschi, Alessandro Vezzoli,

Debora Fabio, Roberto Liberi, Luigi Canu, Virtus Bologna, Francesco Giacchini, Archivio Italbasket, WNBA, FIBA, Mira Kireeva PINK BASKET è un periodico di proprietà di Silvia Gottardi


editoriale

L’azzurro che vogliamo DI silvia gottardi Il 23 Ottobre la Nazionale sorde ha vinto l’Europeo di Pescara battendo in finale 63-61 la Russia. Una vittoria storica per le ragazze dell’allenatrice Sara Braida e della direttrice tecnica Beatrice Terenzi, che hanno saputo ribaltare con carattere una partita iniziata male, mettendosi così al collo la medaglia più ambita. Noi di Pink avevamo già intervistato Simona Sorrentino nel N.09 (maggio 2019), allora Capitana dell’U21 e oggi colonna di questa Nazionale, in finale 17 punti e 7 rimbalzi per lei. Quello che mi aveva colpito allora era stata la costanza di una Federazione (FSSI-Federazione Sport Sordi Italia), di un’allenatrice e di un gruppo che, nonostante l’assenza di un campionato Nazionale, lavorava con pazienza per crescere. E questa crescita c’è stata. Nei dieci anni di attività sono arrivati via, via traguardi sempre più prestigiosi, fino alla vittoria di quest’oro. Vision e programmazione nel medio-lungo periodo sono alla base di ogni progetto vincente. E a questo proposito, viene il dubbio che ci sia qualcosa da focalizzare meglio nella nostra Nazionale maggiore, visto che da troppo tempo non riusciamo a centrare obiettivi importanti. Ok, la qualificazione agli ultimi 5 Europei di fila non la considero scontata, ma come dicevamo nell’editoriale del mese scorso, “non ci basta”! Riavvolgiamo il nastro. Eravamo ripartiti da un nuovo c.t., Lardo, proveniente dal maschile come i suoi predecessori più recenti. La sua Italia dei volti nuovi, durante le qualificazioni, ci ha stupito col bel gioco. Abbiamo pensato “Sarà la volta buona?”. Il bellissimo esordio contro la Serbia (poi vincitrice dell’Europeo), nonostante la sconfitta, ci aveva quasi convinto che le azzurre fossero davvero pronte, finalmente, per qualcosa di grande. Magari addirittura qualcosa di più del “pass” per il pre-Mondiale. Ma poi la catastrofe con la Svezia, il solito boccone amaro da mandare giù. Ci sono ovviamente tanti fattori che hanno contribuito a questa debacle, ma a mio avviso i principali sono stati due. 1. Grande entusiasmo e bel gioco quando tutto andava bene, incapacità di gestire i momenti critici. Anche con la Serbia, se ci pensate, l’abbiamo persa così. 2. Troppo Zandalasini-dipendenti. Pensate alle Nazionali di vertice: hanno tutte almeno 3 top players su cui fare affidamento. Noi una! Rispetto ogni scelta di Lardo, ma onestamente una come Sottana non l’avrei lasciata a casa, perché ci servono altre giocatrici pericolose, capaci di inventare, con personalità, oltre a Zanda. Guardando avanti: Matilde Villa è davvero tanto giovane, ma magari potrebbe già aiutare in questo senso. E Costanza Verona? Tra le cose positive che ci ha fatto vedere l’Europeo, la migliore è stata secondo me l’energia sotto canestro di Cubaj e André. Chiaro che lì sotto ci servirebbe una di quelle famose top players di cui sopra, per fare davvero il salto di qualità (tante Nazionali se le “naturalizzano”: pensate a Jonquel Jones nella Bosnia!), ma la giovane età delle lunghe azzurre gioca a nostro favore. Più in generale, la gioventù del gruppo e la qualità delle promesse che incalzano ci fanno comunque guardare al futuro con ottimismo. In attesa di scoprire le convocate per la prima finestra di qualificazioni a Eurobasket 2023 (si gioca l’11 e il 14 novembre), ancora complimenti alla Nazionale sorde per la bellissima vittoria, nella speranza che il loro esempio sia da sprone anche per le colleghe della “Maggiore”. Perché la Nazionale che vorremmo è come la loro: caparbia e vincente.


STEFANIA TRIMBOLI DOPO UNA STAGIONE CON POCHI MINUTI A DISPOSIZIONE A SCHIO, LA PLAY TRIESTINA CLASSE 1996 È RIPARTITA ALLA GRANDE CON LA MOLISANA. NELLE PRIME 4 GARE DI CAMPIONATO QUASI 26 MINUTI DI MEDIA IN CAMPO CON 7,2 PT E 10,8 DI VALUTAZIONE.


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MAGNOLIA SPRINT

QUATTRO VITTORIE NELLE PRIME QUATTRO PARTITE, LA MOLISANA CAMPOBASSO QUEST’ANNO SEMBRA PROPRIO AVERE UNA MARCIA IN PIÙ. CON QUESTO REPORTAGE VI SVELIAMO GLI INGREDIENTI SEGRETI DELLA MAGNOLIA, A PARTIRE DAL SUO MANAGEMENT IN GRAN PARTE COMPOSTO DA DONNE

Di Francesco Velluzzi

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ualcosa è cambiato. Anzi, precisiamo: tutto è cambiato.

Perché altrimenti il campionato della Magnolia La Molisana Campobasso non sarebbe cominciato con quattro vittorie nelle prime quattro sfide. Va bene la prima vittoria nell’opening day di Moncalieri contro Empoli, che sembra decisamente in ritardo dopo aver sorpreso tutti nella passata stagione, ma il colpo grosso al supplementare a Costa Masnaga è stato il primo segnale che decretava la nascita di una nuova squadra che in questo campionato si farà sentire. Eccome. Perché la settimana successiva il gruppo allestito da Mimmo Sabatelli e da uno staff in cui le donne hanno un ruolo di primissimo piano, anche a livello dirigenziale, ha sbancato pure Bologna. Ha battuto a casa sua la Virtus Segafredo delle stelle allenata dal CT della Nazionale Lino Lardo. D’accordo, mancavano Sabrina Cinili e la terza straniera, ma Cecilia Zandalasini, la più accreditata di tutte, era in campo e chi le ha fatto fare una brutta figura è una ragazzina di 15 anni. Si, ave-

te capito bene. Classe 2006. Nazionalità Ecuador. Si chiama Blanca Quiñonez. Vive nella foresteria del club, gioca da formata. E su Zanda ha disposto una marcatura incredibile. Per merito di una difesa incredibile, Campobasso ha ottenuto a Bologna la terza vittoria di fila. Poi nel largo successo col Banco di Sardegna Sassari le affermazioni consecutive sono diventate quattro. E ora i “Fioridacciaio”, così sono chiamate le molisane, sono lassù con le big del campionato, tanto per cambiare Reyer Umana Venezia e Famila Schio.

Cosa è cambiato? È cambiato tutto, innanzitutto in

campo. Campobasso, che nella passata stagione aveva acquisito il diritto alla A1, ha fatto tesoro di una prima non eccellente esperienza. Era arrivata nona, condizionata da Covid, infortuni, inesperienza. “Oggi ci sentiamo meno acerbe, siamo più preparate. Lo scorso anno avevamo avuto la consapevolezza del salto di categoria a luglio e i gio-


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chi erano ormai fatti, soprattutto sul mercato delle italiane. Le squadre, nel basket femminile, vengono concepite sostanzialmente tra maggio e giugno. Ci siamo trovate un po’ in difficoltà”, racconta Rossella Ferro, direttrice generale del club, ma anche moglie del coach Mimmo Sabatelli. Col quale condivide passione e progetto. Senza mai perdere di vista l’azienda della pasta, simbolo del Molise, nella quale mette ovviamente lo stesso impegno e la stessa passione che trasmette nella pallacanestro. Lo sport-vita in cui la figura di Sabatelli è totalizzante. “Mimmo vive per questo. Ama il basket. Ci mette davvero tutto se stesso. E io lo accompagno in un

progetto che ritengo importante, per tutto quello che abbiamo in mente, per come stiamo facendo crescere le nostre giovani”.

Ed eccolo Mimmo, il coach innamorato. Che vive per que-

sto club che vuole rompere l’egemonia del nord. E che, stavolta, è partito forte. “Abbiamo costruito innanzitutto un gruppo. E questa era la priorità. Fatto tesoro della prima esperienza nella massima serie, abbiamo stravolto tutto. La squadra è completamente nuova. Sia nelle italiane che nelle straniere. Abbiamo sfruttato l’ottimo rapporto con Schio, portando a Campobasso Stefania Trimboli, la nuova


PERCORSO NETTO 4 VITTORIE NELLE PRIME 4 PARTITE PER LA MOLISANA, CHE SI TROVA A PUNTEGGIO PIENO IN TESTA ALLA CLASSIFICA ASSIEME A SCHIO E VENEZIA. PREMASUNAC E PARKS GRANDI PROTAGONISTE DI QUESTO SCINTILLANTE INIZIO DI STAGIONE.

capitana in cui crediamo molto. Infatti ha firmato un contratto biennale”. Come Giuditta Nicolodi. La lunga arrivata da Ragusa in cerca di un riscatto che sta già trovando. “Ma con Schio abbiamo trovato l’intesa anche sull’argentina Chagas, ventenne di talento, che lo scorso campionato lo ha giocato a Empoli”. Proprio da Empoli Sabatelli ha asportato anche la lunga di grande esperienza Nina Premasunac, croata che conosce ormai a memoria il nostro campionato per il lungo periodo trascorso a Broni. A una squadra così, che ha aggiunto anche un’altra buona italiana in regia come Anna Togliani, cosa mancava? La forza esplosiva delle americane.

Ed ecco l’altro colpaccio: Robyn Parks. Tanti tatuaggi sul

corpo, molta garra in campo. L’Europa l’ha vista prima in Spagna e nella Liga si è affermata: “Guardando tante giocatrici, ci è capitata lei. Senza dubbio un ottimo acquisto per noi - spiega il tecnico delle molisane -. I nostri buoni riferimenti ci hanno portati a lei che è una macchina da punti, vede il canestro, è un tre puro che parte, però, da una base: la difesa”. Lo conferma lei stessa: “Prima di tutto bisogna difendere forte, da quello si costruisce l’attacco. Per ottenere il meglio e arrivare all’obiettivo bisogna sempre aggredire e difendere. Campobasso mi piace, sono conquistata ai tifosi che mi sembra-

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inside A1 no sensazionali. E ci aiutiamo a lavorare al meglio per ottenere il miglior traguardo possibile”. Sabatelli il meglio potrà ottenerlo anche da Gray che piano piano si sta integrando in un gruppo che vive bene assieme.

Allora dove sta il segreto di Campobasso? Nel fatto che,

praticamente, ha cinque straniere a disposizione: Gray, Parks, Premasunac, Chagas e Quiñonez, le ultime due giocano da formate. Ma difficilmente le vedremo nella Nazionale italiana. Che da due così, se potesse averle a disposizione, potrebbe partire per arrivare a risultati che mancano da troppo tempo. Se la scorsa stagione avete sentito parlare tanto del talento di Matilde Villa, quest’anno sentirete mille elogi di Blanca Quiñonez, classe 2006. Ha una fisicità incredibile, sembra nata per la pallacanestro e può ricoprire più ruoli. Gioca da tre e da quattro, ma potrebbe arrivare a stare da protagonista in campo

to valido. C’è entusiasmo, determinato anche dal fatto che siamo partite molto bene. Il gruppo è ottimo. Ci troviamo bene insieme e non è una frase fatta. Credo che la svolta sia stato il successo di Costa. Lì abbiamo capito che siamo una squadra che può dire la sua. Ora dobbiamo solo continuare. Chiaro che il colpo di Bologna ci ha gasate”. Anche Trimboli incorona Quiñonez: “Ha una fisicità incredibile, è un prospetto da seguire con particolare interesse”.

Il cuore di Rossella Guarda al futuro anche la direttrice

generale Rossella Ferro. Che ha messo alla presidenza Antonella Palmieri e ha pure la collaborazione di un’altra cara amica come Valeria Cavaliere e di Francesca Di Nucci al marketing. Un team al femminile che ragiona come in azienda, vista l’esperienza professionale che tutte e tre hanno. “Noi donne seguiamo con l’occhio sempre rivolto al modello aziendale. Passione e lavoro devono co-

“Portare le donne all’interno della Società lo ritengo un passo fondamentale. Proviamo a essere un modello in cui passione e lavoro devono coniugarsi”. Rossella Ferro anche da guardia. Le manca solo il buon palleggio per fare il play, scherza qualcuno alla Molisana Arena, l’impianto che ospita i Fioridacciaio e che oggi, accogliendo il sessanta per cento del pubblico, gode di 780 appassionati. Quando si potrà, saranno 1300. Blanca è al terzo anno a Campobasso, vive e studia lì. “I genitori sono rimasti in Ecuador, ma noi abbiamo potenziato il settore giovanile, stiamo facendo un gran lavoro anche con Vincenzo Di Meglio. E, infatti, nella squadra che abbiamo allestito, abbiamo tenuto soltanto le giovani”, spiega Sabatelli che per il quinto anno consecutivo allena la squadra rossoblù.

Capitana Squadra che oggi si identifica anche nella

capitana Stefania Trimboli, che ha accettato anche per amore di traslocare dal Nord (è nata a Trieste e la scorsa stagione era in paradiso a Schio): “Il mio fidanzato Alessio sta nel campo della ristorazione a Battipaglia, dove io ho trascorso tre anni, e se prima incontrarci era un miraggio, ogni volta un’impresa, adesso abbiamo trovato la quadra e riusciamo a vederci ogni settimana”. Su queste basi, la sua vita è cambiata in meglio. “L’esperienza di Schio è stata super. Ho trovato un tecnico come Pierre Vincent dal quale ho davvero imparato tanto. Peccato che la scorsa stagione non sia finita in bellezza, perché lo scudetto lo abbiamo perso e in Eurolega ci siamo fermate per un punto perdendo la partita decisiva che ci avrebbe condotte alla fase finale. Ora sono ripartita da Campobasso e sono felice. La società è ambiziosa, il progetto è mol-

niugarsi. Portare le donne all’interno della società lo ritengo un passo fondamentale. Vogliamo dare forte visibilità al movimento femminile al sud dove ci sono, oltre a noi, solo Ragusa e Sassari. Proviamo a essere un modello. Coinvolgendo, innanzitutto, famiglie e figli che sono la base del progetto. I bambini si iscrivono. I genitori li seguono. E chi fa sport impara a ragionare di quadra. Un metodo che diventa fondamentale nel futuro, quando si intraprende un percorso professionale in un’azienda. Ragionare con la testa da imprenditrici è importante”. Senza mai perdere di vista l’amore per lo sport. “Cerchiamo di fare di tutto qui a Campobasso e l’emergenza che sta finendo ci aiuta a risalire. Pensare di mettere il dj set alla Molisana Arena ci fa tornare il sorriso. Ma è tanto quel che facciamo all’interno del nostro impianto. Ci sono attività per i bambini, che giocano, tirano a canestro, vincono premi e gadget. Abbiamo prodotto il merchandising. Riaperto il bar. Insomma, siamo tornati a vivere. Aspettiamo solo il nostro impianto pieno. Sperando di dare a tutti le soddisfazioni che meritano.”

La Molisana ha cominciato a farlo vincendo le prime quattro partite del suo secondo campionato di A1. Con la carica di Rossella e Mimmo. Con la forza di un gruppo che pare aver trovato la chimica giusta. Poi dopo la sosta per le Nazionali, i Fioridacciaio sfideranno le due big, Venezia e Schio, e vedremo se faranno paura anche a loro. C’è da aspettarselo.


ROSSELLA FERRO IMPRENDITRICE, DIRETTRICE GENERALE DELLA MAGNOLIA E MOGLIE DI COACH SABATELLI, DAL 2020 È PARTE DEL CONSIGLIO FEDERALE FIP.

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IL NOSTRO MAGAZINE


CAMPIONESSE VITTORIA SPECIALE PER VANDERSLOOT E QUIGLEY, CHE NON SOLO SONO LE GIOCATRICI CHE DA PIÙ TEMPO MILITANO NELLE SKY (COURTNEY DAL 2011 E ALLIE DAL 2013), MA SONO ANCHE COMPAGNE DI VITA: SONO SPOSATE DAL 2018. ENTRAMBE HANNO VESTITO ANCHE LA MAGLIA DI SCHIO.


focus

PASSIONE WNBA

AL TERMINE DI UNA SERIE ESALTANTE, LE CHICAGO SKY VINCONO IL LORO PRIMO, STORICO, TITOLO WNBA. UNA SQUADRA INCREDIBILE, TRASCINATA DALLA STELLA CANDACE PARKER. TRA LE PROTAGONISTE ANCHE GIOCATRICI CHE HANNO CALCATO O CALCHERANNO LA SCENA ITALIANA: LE ABBIAMO SENTITE

Di Simone Fulciniti

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omenica 17 ottobre 2021. Wintrust Arena , Chicago,

Illinois. Si gioca gara 4 della serie finale tra le Chicago Sky e le Phoenix Mercury. Mancano 45 secondi alla sirena conclusiva e le padrone di casa conducono per 76-72. Vincere significherebbe aggiudicarsi il titolo Wnba, e sarebbe un passaggio storico, la prima volta assoluta per una franchigia che negli anni passati raramente ha giocato spinta da sogni di gloria (l’unico precedente nel 2014, quando in finale venne asfaltata 3-0 proprio da Phoenix). Il pubblico dell’impianto grida in modo delirante, sente la mèta vicina. È la quarta partita di un percorso che vede Chicago in vantaggio per 2 - 1. Ma Phoenix, che ha palla in mano, è squadra forte, esperta, dotata di giocatrici di livello galattico. C’è Diggins-Smith alla rimessa laterale in zona d’attacco. La palla arriva all’immensa Griner, autrice di qualcosa come 28 punti realizzati con percentuali da capogiro: Dolson ce la mette tutta per tenerla lontano dal pitturato, ma la lunga

in maglia Mercury non ha intenzione di cercare la conclusione. Alza lo sguardo, nota Taurasi che sta arrivando in angolo dalla parte opposta del campo e ribalta l’azione passandole la palla. Taurasi in corsa aggancia e spintonata da Copper riesce comunque ad effettuare una conclusione facendo leva su tutta la sua esperienza: fallo e tre tiri liberi a disposizione. Adesso di secondi ne mancano 42, una vita. È tutto da rifare. Mentre gli arbitri riguardano l’azione sullo schermo per sciogliere gli ultimi dubbi, Taurasi si avvia verso la lunetta, senza il minimo timore. Due su due per cominciare, e il suo bottino personale sale a 16 punti. Il terzo, dopo aver danzato sul ferro, con tanto di piroetta, esce e la palla viene arpionata da Dolson. 76-74, 41 secondi da giocare, time out chiamato immediatamente da James Wade, coach Chicago. Un frangente nel quale è Candace Parker, leggenda del basket femminile americano, che dopo una vita trascorsa con indosso la maglia delle Los Angeles Sparks, da quest’anno si è trasferita nell’Il-


focus CANDACE PARKER È STATA ANCHE LA PRIMA DONNA A SCHIACCIARE NEL TORNEO NCAA E LA PRIMA GIOCATRICE A VINCERE IL ROOKIE OF THE YEAR E IL WNBA MVP AWARD NELLA STESSA STAGIONE. QUI IN AZIONE CONTRO TAURASI NELLE FINALS.

linois, a suggerire le cose da fare e da non fare in quell’ultima manciata di secondi. E si raccomanda: niente falli. E qui sale in cattedra un’altra fuoriclasse, vecchia conoscenza del campionato italiano: la play Vandersloot, che una volta ricevuta palla dalla rimessa, comincia a palleggiare con l’intento di far trascorrere il tempo. Poi sfruttando un blocco di Dolson si butta al centro dell’area avversaria, e dopo aver fatto ammattire la difesa, con una giravolta, trova lo spazio per tirare e segnare: nell’impianto si scatena il tripudio. Dall’altra parte corre Diggins-Smith che galoppa tutto il campo e riesce a trovare un buon tiro in penetrazione, ma è sfor-

tunata e la palla, dopo una carambola, finisce nelle mani sicure di Dolson che scarica per Vandersloot e Phoenix non ha altra via che fare fallo. Adesso il punteggio segna 78-74, e di secondi ne mancano 10. L’obiettivo può dirsi vicino, anche se la storia insegna che le partite non finiscono mai. Parker, che sente il trionfo ad un passo, lo fiuta, si muove sul campo visibilmente commossa. Così come le compagne sedute in panchina si abbracciano. Vandersloot mette il primo tiro libero. Le lacrime di Parker si fanno più intense, coach Wade a bordocampo è una maschera inespressiva. Vandersloot mette anche il secondo. Rimessa, palla a Griner che in pal-


leggio si arresta dietro la linea “delle bombe” e ne prova una che viene respinta dal ferro. A rimbalzo vola proprio Candace Parker. Il tempo è finito, Chicago fa la storia, vince il titolo. Parker corre verso la panchina, e la festa comincia tra abbracci, incredulità, sorrisi, occhi bagnati di gioia. Dall’altra parte la delusione è fortissima: Griner abbandona il terreno di gioco e va negli spogliatoi, e con lei numerose colleghe. Taurasi invece dimostra sportività andando a congratularsi con tutte le avversarie.

La magica Candace Nativa di St. Louis nel Missouri, all’età di due anni, Parker si muove con la famiglia

a Naperville, nei sobborghi di Chicago, ed è lì che trascorre l’infanzia diventando tifosa di Michael Jordan e dei Bulls. Ed è proprio nell’Illinois, che al pari del fratello Anthony si forma e comincia a muovere i primi passi nella leggenda. La vittoria del titolo con la maglia delle Sky per lei ha un valore doppio, specie perché ottenuto con la sua famiglia seduta sugli spalti a fare il tifo. E poi che partita: 16 punti, 13 rimbalzi, 4 recuperi, 5 assist, e i soliti tre quintali di esperienza. «Tutto quello che abbiamo vissuto come squadra durante l’anno ci ha preparate a questo momento - dice emozionata a fine gara -. Siamo state sotto nel punteggio, ma non abbia-

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focus mo mai mollato. Sono troppo orgogliosa di questa squadra, della nostra mentalità. Stefanie (Dolson) entra in campo e mette quei canestri, Vandersloot ha fatto quello che ha fatto tutta la stagione, e poi Allie (Quigley)... davvero incredibile. Tutto questo è incredibile. I miei allenatori del liceo sono qui, e so che Pat (Summitt) mi guarda da lassù. È incredibile come Chicago ci supporta. Cavolo, siamo le campionesse per tutta la vita adesso».

La coppia dinamite L’intelligenza cestistica e la mano

di fuoco. Courtney Vandersloot e Allie Quigley sono assolute protagoniste di questo successo: compagne di squadra in Wnba ma anche in Europa, essendo colonne portanti del colosso Ekaterinburg, sposate nella vita. Entrambe veterane in maglia Sky, hanno tenuto duro, credendo fermamente nella franchigia anche dopo la partenza di Sylvia Fowles

in “orange” saltò sul nascere, non avendo passato le visite mediche. Dolson tuttavia aveva già calcato i parquet italici indossando la casacca Dike Napoli nell’anno di grazia 2017/18. In maglia Mercury invece ha giocato Kia Vaughn: per lei un’annata prolifica trascorsa a Taranto (2011/2012) con vittoria di scudetto e coppa Italia. Come detto altre saranno protagoniste della prossima stagione in Italia. Due campionesse: a Venezia giocherà Astou Ndour, già vista nel bel paese con la maglia biancoverde di Ragusa. Proprio con Ragusa giocherà la giovane Ruthy Hebard. Nella Virtus Bologna militerà invece una delle “sconfitte”, ovvero la potente Brianna Turner. «Sono molto contenta per me stessa, per lo staff tecnico e le mie compagne - ha detto Ndour -. Questi giorni sono stati incredibili, non abbiamo mai smesso di festeggiare. La gente è felice, ci fermano per la strada per congratularsi con noi,

“Le giocatrici della finale che saranno di scena in Italia senza dubbio saranno forti di questa grande esperienza. Porteranno entusiasmo e faranno ottime cose.” Allie Quigley nel 2015 e di Elena Delle Donne nel 2017. La loro gara decisiva è stata magica: 10 punti e 15 assist per Courtney, 26 punti (con 5 triple) per Allie. Devastanti, incontenibili. Due fenomeni legati anche da un passaggio italiano nelle file del Famila Schio, seppur in epoche differenti. «Siamo riuscite a ottenere l’anello dopo una stagione difficile - racconta Quigley a Pink Basket - perché alla fine stavamo bene e abbiamo finalmente trovato la nostra identità. Volevamo tutti così tanto vincere, quindi penso che la nostra volontà abbia fatto la differenza». Una finale remake, all’epoca finì 3-0 per Phoenix. «Ci abbiamo pensato. Ma sentivamo di avere molta più esperienza; la fiducia era tanta. Sapevamo di essere pronte per questo momento e che tutto il duro lavoro sarebbe stato ripagato». La gioia di condividere la vittoria con la moglie. «Un sogno diventato realtà. Ne abbiamo passate tante insieme a questa squadra di Chicago: un campionato vale tutti i momenti difficili. Così doveva essere». Quigley esprime un pensiero sulle giocatrici della finale che saranno di scena in Italia. «Senza dubbio saranno forti di questa grande esperienza in Italia. Porteranno entusiasmo e faranno ottime cose».

La colonia Italiana. Da Schio sono passate anche al-

tre protagoniste di questa super finale: Diamond DeShields nella stagione 2019/2020, mentre per la forte pivot Stefanie Dolson la possibilità di giocare

è pazzesco. Inoltre, Barack Obama ci ha fatto una sorpresa facendo un incontro Zoom con noi. Sono così tante emozioni raccolte in poco tempo che non sai cosa fare o cosa dire». Ora a Venezia per affrontare anche l’Eurolega. «Dobbiamo procedere per gradi: se avremo la possibilità di andare lontano in Eurolega lo faremo e io darò il massimo in ogni circostanza».

Un’altra pagina molto emozionante di questo successo è

quella aperta da coach James Wade (marito dell’ex giocatrice francese Edwige Lawson, medaglia d’argento alle olimpiadi di Londra nel 2012), che dopo una lunga gavetta come assistente tra Stati Uniti e Europa è riuscito finalmente a coronare il sogno più grande, nonostante le difficoltà iniziali. «Ho sempre dovuto dimostrare di essere intelligente - ha detto emozionato -, attraverso un duro lavoro. È l’unico modo per farti ascoltare». E prosegue «Non sono perfetto, cerco sempre di fare la cosa giusta. Il colore della pelle non c’entra. Basta pregiudizi, lo dico per ogni giovane nero che verrà dopo di me. Spero che questo successo possa servire da ispirazione per non mollare di fronte alle difficoltà. Non si può giudicare un libro dalla copertina. Ricordo ancora di aver affermato che avremmo vinto il campionato. Non avevo idea di come. L’abbiamo fatto, perché ci credevamo». Parole dal profondo peso specifico, su un tema sociale delicatissimo.


ASTOU NDOUR CON LA NAZIONALE SPAGNOLA UN ARGENTO ALLE OLIMPIADI DI RIO 2016, UN BRONZO AI MONDIALI IN SPAGNA 2018, UN BRONZO E UN ORO AGLI EUROPEI (2015, 2019). LA MVP DI EUROBASKET 2019 ORA SI È MESSA AL DITO ANCHE L’ANELLO WNBA.

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PRONTA DOPO L’INTERVENTO CHIRURGICO SUBITO AD AGOSTO, CHE LE HA FATTO SALTARE LA WNBA, ZANDA HA ESORDITO CON LA NUOVA MAGLIA DELLA VIRTUS IN CAMPIONATO CON UNA GIORNATA DI RITARDO, DIMOSTRANDO SUBITO UNA BUONA FORMA.


cover story

ZANDA IS BACK

LA VIRTUS BOLOGNA HA PIAZZATO IL COLPO DELL’ESTATE FIRMANDO CECILIA ZANDALASINI, CHE TORNA NEL NOSTRO CAMPIONATO DOPO TRE STAGIONI IN TURCHIA E LO STATUS DI TOP PLAYER. CECILIA SI RACCONTA: DALLA RINUNCIA ALLA WNBA ALLE AMBIZIONI DI BOLOGNA, I PROGETTI PERSONALI E LA MAGLIA AZZURRA

Di Eduardo Lubrano

P.

A.N.C.A. Abbreviazione gergale – magari molto

romana – di panchina. Un luogo che Cecilia Zandalasini per sua bravura e per fortuna di chi guarda la pallacanestro, frequenta poco. Ma che è allo stesso tempo luogo di riposo e di riflessione. In questo caso con i punti tra le varie lettere diventa l’acronimo col quale identificare i cinque concetti chiave di un’intervista alla numero 24 della Virtus Segafredo Bologna nonché numero uno tra le giocatrici italiane del momento. Che ha passato un’estate a prepararsi per la stagione con la sua nuova squadra dopo l’intervento chirurgico subìto ad agosto che le ha fatto saltare la WNBA e ne ha ritardato di una giornata il nuovo esordio nel campionato italiano. Dunque l’acronimo.

P come Pazienza Quella che servirà per vedere la vera Virtus che ha avuto un inizio di stagione non facile. “È vero - dice la 25enne di Broni – abbiamo fatto fatica a partire ed abbiamo avuto difficoltà nelle prime

uscite perché siamo una squadra nuova in diversi elementi, dobbiamo conoscerci, capire il nostro allenatore e stare tutte bene fisicamente continuando a lavorare bene in palestra come stiamo facendo. In più aspettiamo Brianna Turner ed il rientro di Sabrina Cinili che saranno due giocatrici chiave per la nostra stagione. Oggi non so dire quando saremo pronte al cento per cento, ma lo saremo; è scontato, ma è giusto dire che ci serve tempo. Quando saremo pronte giocheremo per i nostri obiettivi che sono importanti ed ai quali vogliamo arrivare perché insomma non possiamo nasconderci dietro un dito, la società ha fatto delle scelte importanti e noi siamo un gruppo che ha voglia di vincere”. Comunque nelle prime tre gare giocate, per Cecilia, 27 minuti di media con 14,3 punti a partita. Scartamento ridotto? Mah... figuriamoci quando sarà del tutto a posto il suo impatto sul campionato.

A cioè Ambizione La parola che Zanda utilizza quando


cover story

AMBIZIOSA DOPO 3 STAGIONI IN TURCHIA AL FENERBAHCE, CECILIA TORNA IN ITALIA E SCEGLIE L’AMBIZIOSA VIRTUS BOLOGNA. LE V NERE CON LEI PUNTANO IN ALTO.

le si chiede una motivazione per il suo rientro in Italia dopo tre anni passati al Fenerbahce a giocare l’Eurolega alla quale è come se avesse rinunciato. “No, non è vero che ho rinunciato all’Eurolega. Ho fatto una scelta diversa. Ho passato tre anni belli ed importanti ad Istanbul ma era arrivato il momento per me di cambiare aria. Cercavo nuove sfide. Non ho rinunciato all’Eurolega ribadisco, ho accettato la proposta della Virtus per cercare - insieme a tutte le mie compagne – di tornarci il prima possibile in quella competizione, guadagnandoci in campo il di-

ritto di giocarcela. È un’idea ambiziosa, il progetto Virtus è ambizioso e importante, mi è piaciuto subito. Come mi ha affascinato l’idea di giocare nella WNBA. Dopo i primi due anni ho avuto problemi di infortuni altrimenti ci sarei tornata perché è davvero molto bello giocare lì. Grande competitività, intensità in allenamento ed in partita. Ho imparato molte cose in quei due campionati anche perché ero davvero giovane e mi è servito. Un po’ mi è mancato non tornare a giocarci, ma non è finita qui”. Con la squadra turca Cecilia ha giocato 59 partite, fat-


to una Final Four di Eurolega ed è stata inserita nel quintetto ideale della manifestazione nel 2020.

N come a dire Normalità Una condizione che Cecilia ri-

vendica al suo essere ragazza e donna se si parla di vita privata. Di cui si sa davvero poco. “Sì, è vero, sono molto riservata. Ma credo di essere una persona normale come ce ne sono tante. Coltivo i miei interessi fuori dal campo, magari senza far sapere per forza tutto a tutti; ho un rapporto discreto con i social anche se sono presente su Instagram e Fa-

cebook. Farei volentieri una pubblicità per la televisione se me la offrissero e se fosse un progetto interessante, ma finora non è capitato”. In effetti gli interessi della nostra azzurra sono tanti. L’ultimo solo in ordine di tempo è stato quello di doppiare il personaggio di White Mamba nel film “Space JamNew Legends”, un adattamento moderno dell’originale che ha fatto impazzire amanti e non della pallacanestro. Cecilia doppia a sua volta uno dei suoi idoli sportivi: Diana Taurasi, voce originale di White Mamba. E per non smetterla con i riferimenti a Kobe

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cover story

AZZURRA DOPO LA DELUSIONE ESTIVA, LA NAZIONALE TORNA IN CAMPO PER LE QUALIFICAZIONI AD EUROBASKET 2023. ZANDALASINI GUIDERÀ LE AZZURRE IN SLOVACCHIA L’11 NOVEMBRE E IL 14 IN CASA CONTRO IL LUSSEMBURGO.

Bryant, nella sua storia con la Virtus Bologna, Zanda indossa la maglia numero 24. E poi disegno, pittura, fotografia ma soprattutto e più di tutto lettura, una vera divoratrice di libri.

basso - sia un segnale bello ed importante e che dia la misura del fatto che il basket femminile nel nostro paese stia migliorando. L’argomento economico è difficile da affrontare, certo molte cose possono e devono cam-

Cercavo nuove sfide. Non ho rinunciato all’Eurolega: voglio tornarci il prima possibile, ma voglio guadagnarmi in campo il diritto di giocarla con la Virtus. C = Crescita Quella del movimento della pallacanestro femminile italiano. Dice in proposito Zandalasini: “Mi pare che l’arrivo di nuove piazze importanti nella serie A1 - penso alla Virtus Bologna, a Sassari ed a Campo-

biare ed io non conosco i budget delle società quindi non voglio mettere bocca nella questione ingaggi di noi giocatrici. Di sicuro so che le cose non cambieranno da un momento all’altro, ma che bisognerà avere la


costanza di lavorare un po’ alla volta ponendosi degli obiettivi precisi ed ascoltando tutte le parti in causa”.

A in questo caso vuol dire “Arrivano” L’estate ha portato

un’altra delusione rispetto alla Nazionale maggiore femminile che non è riuscita a qualificarsi per i quarti di finale agli Europei di Francia e Spagna dello scorso giugno. Nazionale che si ritroverà a breve, per iniziare il percorso verso EuroBasket Women 2023 (Slovenia ed Israele) con le prime due gare l’11 Novembre in Slovacchia ed il 14 a Faenza con il Lussemburgo. “Sì è vero, in effetti è stata una delusione anche per me, per come ci siamo fermate e per come eravamo partite. Ma io guardo avanti. Guardo soprattutto al fatto che ci sono molte giocatrici giovani – alla mia età sportivamente parlando non si è più giovani – che stanno arrivando e che potranno fare molto bene per l’Italia portando quell’entusiasmo e quella freschezza tipica dell’età più giovane e di chi

arriva per la prima volta nella Nazionale maggiore. A breve ricominceremo a giocare ed anche l’esperienza di questa estate ci farà bene per migliorarci tutte insieme e raggiungere i traguardi che vogliamo”.

Uno di questi traguardi, al momento di andare on line

con questo numero – sembra fortemente in salita per Cecilia e compagne. Bologna in Eurocup fin qui ha collezionato tre sconfitte: nel Gruppo H, Roche Vendee, Flammes e Gernika hanno avuto ragione delle V Nere che hanno mostrato una certa difficoltà difensiva di fronte a squadre sicuramente forti, ma che non tutti i giorni segnano 80 punti. Chiaro che come suggerisce la P di Pazienza, l’ingresso in campo di due ottime giocatrici difensive come Turner e Cinili aiuterà la Virtus Bologna a trovare anche un diverso ritmo in attacco ed allora vedremo la miglior Zandalasini. Quella che sicuramente può tornare a farci sognare.

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SCATTI E FRENATE

IL RACCONTO DELLE PRIME 3 GIORNATE: A NORD TENTANO GIÀ LA FUGA CINQUE SQUADRE, TRA CUI LE GRANDI FAVORITE; AL SUD GRANDE EQUILIBRIO DIETRO VALDARNO E LA SORPRESA SAVONA. NON MANCANO I NOMI NUOVI IN EVIDENZA, SIA TRA LE GIOVANI ITALIANE SIA TRA LE STRANIERE

di manuel beck

S

criviamo dopo 3 giornate: poche per emettere sentenze, ab-

bastanza per raccogliere le prime sensazioni. Al Nord si è già creata una spaccatura in classifica tra 5 squadre a punteggio pieno e il resto del gruppo, fermo a una vittoria o nessuna. Tra le fuggitive ci sono le ampiamente attese Crema e Milano, partite con piglio da schiacciasassi (oltre 30 punti di scarto medio), c’è Castelnuovo che certo non è una sorpresa, e poi Udine e Brescia che rispetto al ranking della vigilia – dove pure non le avevamo piazzate male – meritano un aggiornamento al rialzo, avendo vinto e convinto. Partenza più lenta del previsto, invece, soprattutto per Alpo e Vicenza, complice però un calendario difficile. Devono ancora trovare competitività le matricole Treviso e Torino Teen. Nel girone Sud solo una coppia ha passato indenne i primi 3 ostacoli: la favorita S.G. Valdarno e la sorprendente neopromossa Savona. Inseguono Selargius, Firenze, La Spezia e Umbertide, in linea con le attese. Per ora c’è più equilibrio qui rispetto all’altro girone: l’unica a

zero punti, Matelica, è comunque apparsa all’altezza. Tra le italiane, stanno viaggiando a 20 punti di media e oltre Giangrasso, Marta Rossini, Sorrentino, Marta Verona; a quasi 14 rimbalzi El Habbab; caldissima la mano di De Cristofaro da 3. Tra le nuove straniere impressionano Ovner, Tulonen, Vida, Cerino; tra le “millennials” si sono presentate bene nella categoria Paleari, Bovenzi, Capra e Pellegrini; salto di qualità per Matilde Bianchi; le già note Zanardi, Turel, Blasigh sembrano ben instradate per ripetersi. Sono solo alcuni fra i molti nomi che si sono già messi in evidenza. Prima di passare al diario del mese, squadra per squadra, una nota sul pubblico. Rispetto al mese scorso, le norme hanno innalzato dal 35% al 60% della capienza il limite di presenze nei palazzetti. E c’è chi si pone il problema di riabituare i propri “aficionados” a seguire dal vivo anziché davanti a uno schermo: Carugate ha annunciato che non offrirà più le dirette streaming delle sue partite in casa.


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GIRONE NORD // Crema che attacco, Milano e Castelnuovo che difese! Frizzanti Brescia e Udine. Il resto del gruppo ha alternato successi e passi falsi, tranne Vicenza e le due matricole Treviso e Torino, ancora a secco Crema – Superiorità quasi imbarazzante contro BC Bolzano, Ponzano e Torino; in quest’ultima 8/8 al tiro per Pappalardo, quasi tripla doppia per D’Alie con 9 rimbalzi e 9 assist. Diamanti ha già ben inserito le nuove; riuscito il recupero di Melchiori dall’infortunio. Attacco atomico che sfiora i 90 di media. Tutto alla grande, in attesa di big match per verificare la risposta a eventuali momenti difficili. Milano – Allunghi perentori nell’ultimo quarto sia con Vicenza sia con Pall. Bolzano (lussazione a un dito per Viviani), due avversarie non di secondo piano. Da record il 145-17 su Torino nella valutazione di squadra. Attorno all’asse play-pivot costruito in estate, Madonna-Vida, giostrano già bene le compagne vecchie e nuove. Castelnuovo – Fra le candidate ai vertici è l’unica ad aver superato un big match, quello con Alpo, vinto 5348 ma era +15 all’intervallo (Gatti 10 punti e 13 rimbalzi). Anche per le discepole di Zara – cui sono mancate, a turno, Colli e Bonasia – una difesa di granito, sempre sotto i 50 subiti; e anche qui già in luce le nuove arrivate, soprattutto De Pasquale e Rulli. Brescia – Impressione notevole nelle vittorie in casa di Alpo (+25 dopo 3 quarti) e con Vicenza in casa, più “tirata” ma sempre avanti. Molte frecce al suo arco, tra cui la mano torrida di De Cristofaro (16/28 da 3 nelle prime 3 partite), il dominio in area di Turmel (24 punti e 17 rimbalzi con Vicenza) e una Zanardi versione “all around” (medie di 11 punti, quasi 9 rimbalzi e 8 assist). Riuscirà a riempire l’immenso PalaLeonessa? Udine – Pensavamo servisse più tempo per assorbire le partenze pesanti, invece Massimo Riga ha presentato una squadra già con personalità e difesa intensa nelle vittorie non scontate su Pall. Bolzano, Carugate e Mantova. Turel e Blasigh guidano la componente “millennial” che sembra ben sposarsi con le novità Missanelli e Molnar. Alpo – Nel suo caso invece è stato più lento, finora, l’adattamento alle molte novità; brutti primi tempi sono costati le sconfitte con Castelnuovo e Brescia (peraltro due delle avversarie più difficili). Bene invece con Ponzano con 17 di Packovski. Ha perso la giovane Franco per rottura del crociato. Pall. Bolzano – Altra squadra che ha cambiato molto; doccia fredda all’esordio con Udine (15/67 dal campo), poi bene con Mantova sfruttando la profondità della panchina. Non male a Milano ma in calo alla distanza, anche per l’infortunio a Hafner. Miccio è già il riferimento primario in attacco, dove però sembrano pochi

i punti nelle mani delle lunghe; spunti interessanti dalla 2002 Pellegrini. Ponzano – Ha iniziato bene, battendo Carugate, poi non ha fatto miracoli con Crema e Alpo. Nelle prime due partite mancava il neo-acquisto di spicco, Brunelli. Progressi notevoli per la 2003 Bianchi (17 punti con Carugate, 15 + 15 falli subiti contro Crema); la torre Van der Keijl sa farsi valere. Carugate – Col ritorno di Canova, out nelle prime due sconfitte, ha strappato una vittoria importante in casa di BC Bolzano; e la notizia migliore è che Tulonen rischia di essere uno dei migliori colpi stranieri del campionato (quasi 19 punti e 12 rimbalzi di media nelle prime 3 partite). Meroni sembra aver recuperato bene dall’infortunio della scorsa primavera. Margini di miglioramento in difesa. Mantova – Nuovo palazzetto, stessa tendenza a finire le partite in volata. Ha vinto all’overtime la prima, in rimonta-thrilling su Vicenza (pareggio allo scadere di Llorente, 42 di valutazione), non è riuscita a ripetersi con Pall. Bolzano e Udine. Giulia Togliani ha già in mano la regia ma serve che sia anche costante in fase realizzativa, per affiancare Llorente e Monica. BC Bolzano – Non ha avuto Fall nelle prime due partite, poi non è riuscita ad approfittare del suo ritorno contro Carugate. Ha messo fieno in cascina a Treviso. Molto incoraggiante il rendimento di Ovner, una che sa fare di tutto: triple, rimbalzi, gioco interno. Rapido anche l’inserimento di Assentato ed Egwoh. Vicenza – Lo zero in classifica dopo 3 giornate sta stretto, ma calendario alla mano ci poteva stare. Brucia però aver perso a Mantova da +5 e palla in mano all’inizio dell’ultimo minuto. Di rimonta poteva invece ferire a Brescia (da -18 a -3) ma non è bastato. Villarruel costante nelle realizzazioni; contro Brixia show balistico di Tonello (6/9 da 3), ma per ora ha poco sotto canestro. La grande Lidia Gorlin è la nuova d.s. Treviso – Si sperava in un impatto meno duro con la categoria; ma Brescia e Castelnuovo non erano l’ideale per ricevere il benvenuto in A2. Buon inizio con BC Bolzano ma poi è calata. L’attacco fatica a trovare riferimenti sicuri (tranne in parte Degiovanni e Moravcikova) ma è giusto concedere tempo. Torino Teen – I risultati “nudi e crudi” sono impietosi (-122 di scarto in 3 gare) ma senza Salvini, e poi anche senza Baima, contro tre corazzate come Milano, Castelnuovo e Crema, era improbabile che andasse diversamente. Il suo campionato comincia ora.


ADA DE PASQUALE DOPO DUE STAGIONI A SAN GIOVANNI VALDARNO, CON CUI HA RAGGIUNTO LA FINALE PROMOZIONE LO SCORSO ANNO, È PARTITA FORTE CON LA NUOVA MAGLIA DI CASTELNUOVO SCRIVIA: 14PT DI MEDIA IN 33 MINUTI DI UTILIZZO.

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BEATRICE OLAJIDE PARMENSE, CLASSE 1998, TORNA A VESTIRE LA MAGLIA DI UMBERTIDE DOPO LE ESPERIENZE A VICENZA, CARUGATE E BRESCIA.


GIRONE SUD // Valdarno al comando era attesa, Savona molto meno. Selargius, Firenze, Spezia e Umbertide guidano le inseguitrici. Infortuni e assenze in varie squadre. A Civitanova si è dimesso coach Paciucci S.G. Valdarno – Battendo Nico, Capri e Vigarano, senza mai rischiare, ha mostrato di essere fin da subito squadra vera e non solo una collezione di nomi importanti, dopo la rivoluzione estiva. Ha già mandato in doppia cifra 6 giocatrici diverse (Bove, Ramò, Pulk, Tibè, Milani e Lazzaro, orchestrate da Vespignani) e anche questo è un buon segnale. Savona – La sorpresa. Ha esportato al piano superiore le doti da battaglia già emerse nei playoff di B dello scorso anno. Vittorie di 2 punti a Patti e con Cagliari, poi un allungo nell’ultimo quarto in casa di Capri. La 2001 Paleari viaggia a 17 di media; impatto sostanzioso dagli innesti Tyutyundzheva, Zanetti, Salvestrini. Non sarà facile confermarsi (anche perché ha perso Poletti per infortunio) ma intanto è “in gas”. Selargius – Convincente esordio: +14 su La Spezia (Zitkova 18, Cutrupi 20 rimbalzi). Regola Matelica ma poi scivola, senza Zitkova, a Firenze segnando solo 3 punti nell’ultimo quarto (El Habbab 17 rimbalzi). Quintetto molto ben coperto nei vari ruoli, ma come lo scorso anno la panchina non è lunga. Firenze – Avrebbe fatto 3 su 3 se non fosse incappata in un blackout finale a La Spezia (da +15 a -6). In casa ha dominato Civitanova e soprattutto regolato Selargius con una difesa di ferro nel finale. Già due volte sopra i 20 punti Marta Rossini, l’mvp in carica del girone; in crescita l’altra 2001 Poggio, lunga da quasi 10 punti e 10 rimbalzi nelle prime 3 gare; si fa sentire il neo-acquisto Reani. La Spezia – Perde netto a Selargius all’esordio, ma mancava Cerino: l’italo-canadese poi ha un impatto notevole, sia contro Firenze (battuta con un 27-6 nell’ultimo quarto) sia soprattutto a Ponte Buggianese con 28 punti e 14 rimbalzi. Considerando che anche gli altri nuovi innesti Zolfanelli, Castellani, Colognesi, Pini, N’Guessan si sono fatti notare, è lecito l’ottimismo in riva al Golfo. Umbertide – Due vittorie dominanti in casa (su Vigarano e Civitanova), un passo falso al supplementare con la Nico. L’impressione è che con l’arrivo di Cabrini (5/6 da 3 contro Civitanova) e Beatrice Olajide, più il recupero di Giudice dall’infortunio, sia più profonda dello scorso anno, e per il vertice dirà la sua. Capri – Si presenta in A2 dominando il derby con Battipaglia (21 punti e 18 rimbalzi per Dacic), poi però paga gli acciacchi della torre ex-nazionale, a mezzo servizio con Valdarno (non bastano 20 di Rios) e fuori con Savona, persa con un calo finale dopo aver rimontato. L’energia nuova arriva dall’azzurrina 2002 Bovenzi (due volte 17 punti).

Vigarano – Partenza condizionata dalle assenze (a turno Sarni, Capra, Sorrentino, Perini) e da un calendario duro, con Umbertide e Valdarno nelle prime due trasferte. La partita abbordabile, con Battipaglia, l’ha vinta con 27 di Sorrentino. Ambizioni da rivalutare quando sarà al completo. Civitanova – Due “scoppole” in trasferta, a Firenze e Umbertide, ma quando ha l’occasione buona, in casa con Patti, la sfrutta: 65-60 con 19 punti e tripla decisiva della 2001 Perrotti, e le “doppie doppie” di Bocola (la più costante finora) e Savatteri. Si è dimesso coach Paciucci dopo la prima giornata; timone ad interim agli assistenti. Battipaglia – Con una squadra giovanissima sa di dover puntare sulla crescita a lungo termine, ma intanto, dopo aver perso con Capri e Vigarano, strappa la prima vittoria con un 37-34 “da trincea” contro Cagliari. L’unica veterana Potolicchio sta trainando le varie Logoh, Seka, Dione e socie. Cerca rinforzi sul mercato. Patti – Cantiere aperto: c’è da sopperire al ritiro di Mandelli (ginocchio) e al “divorzio rapido” da Gerosteorgiou. Ma le bastava poco di più per trovarsi a punteggio pieno, visto che sia con Savona (26+14 rimbalzi per Verona) sia con Civitanova ha fallito il tiro della parità in volata. Poi si è presa i due punti con Matelica. La coppia Verona-Micovic è una garanzia in attacco; sorprende il play 2001 Dell’Orto. Cus Cagliari – Inizia con un 20-0 senza giocare, per rinuncia di Matelica; poi però si morde le mani per le sconfitte in volata a Savona (non sfruttando il dominio a rimbalzo) e Battipaglia (segnando appena 34 punti). In perdurante assenza di Striulli non ha avuto costanza dalla varie Prosperi, Ljubenovic, Gagliano. Nico Ponte B. – Con tante novità da assorbire e un calendario in salita ripida, poteva essere 0-3 e quindi il colpo su Umbertide, 78-72 all’overtime (pareggio di Giangrasso al 40’ dopo aver sciupato un +6 negli ultimi 2 minuti), vale almeno il “bicchiere mezzo pieno”. Netti ma preventivabili i k.o. con Valdarno e Spezia. Caldissima Giangrasso, top scorer del campionato a 23 di media; Saric dopo lo zero all’esordio si è riscattata. Matelica – Unica a secco dopo 3 gare, ma è più importante aver dimostrato competitività nelle sconfitte di misura con Selargius e Patti (23 di Gonzalez in quest’ultima). Il battesimo in A2 non è stato memorabile: 0-20 per rinuncia alla trasferta a Cagliari, causa cancellazione del volo di ritorno, che però il giudice non ha considerato motivo valido.

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MARA BUZZANCA (MILAZZO, 1976) HA ALLE SPALLE UNA LUNGA CARRIERA DA GIOCATRICE. DAL 2017 È CAPO ALLENATRICE DELL’ALMA PATTI.


primo piano

AMBIZIONE SICILIANA

MARA BUZZANCA È UN MIX DI PASSIONE E AMBIZIONE. DOPO MOLTI ANNI PASSATI A CALCARE I PARQUET DI A1 E A2, L’EX GUARDIA SICILIANA ORA È ALLA GUIDA DELL’ALMA PATTI, CHE HA PORTATO LA SCORSA STAGIONE ALLA SEMIFINALE PLAY-OFF DA MATRICOLA IN A2. E ORA SOGNA IN GRANDE!

Di Chiara Borzì

C

olpevole di sicilianità e ambizione. Mara Buzzanca

è ancora così, una professionista spontanea, divertente, che vive di passione per la pallacanestro, che ha grinta e appunto ambizione. Ribadiamo il sostantivo competenza da quando, seduta sulla panchina dell’Alma Patti, lo scorso anno ha condotto la sua matricola alla semifinale play-off verso la Serie A1 perdendo solo contro Faenza. Quasi venti anni di “professionismo” hanno permesso all’ex guardia nata e cresciuta a Patti di riempire una valigia fatta di Coppe Italia e promozioni in Serie A1, cavalcate vincenti e retrocessioni, esperienze di vita anche drammatiche, ma pur sempre attimi vissuti dentro e fuori il parquet determinanti per iniziare, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, un percorso da allenatrice nazionale. Ma quando e perché Mara Buzzanca ha iniziato a giocare a basket? “Mio padre aveva un caro amico d’infanzia allenatore

di basket - spiega l’allenatrice dell’Alma Patti -. Un giorno gli chiese di portarmi in palestra e da lì non ho più smesso. Per andare a scuola ogni giorno percorrevo a piedi la strada che da Patti portava a Patti Marina, e siccome mi piaceva palleggiare camminavo sempre palleggiando una “palla pazza”. Chi è stata bambina anni e anni fa sa di cosa parlo, sono le palline in gomma leggerissime che sbattute da ogni parte non prendono mai una direzione precisa e per questo è sempre difficile averne il controllo. Sono rimasta all’Olimpia Patti fino ai 16 anni, mi allenavo anche la domenica e ad ogni festività. Una volta i fondamentali erano pane quotidiano. Un giorno è arrivata la chiamata dalla Polisportiva Giuseppe Rescifina, il presidente Antonio Rescifina e il capo allenatore Giustino Altobelli hanno visto in me alcune caratteristiche che mi hanno permesso di firmare il primo accordo da professionista”. A sedici anni tra le professioniste.


primo piano “A sedici anni inizia la mia carriera. Passavo più tempo in viaggio sui pullman che a casa, studiavo lì sopra, ma ero felice perché condividevo il campo con giocatrici importanti. Dalla Serie B alla promozione in A1 ho avuto l’onore di giocare con quella che per me è la più forte playmaker di tutti i tempi: Anna Costalunga. La osservavo dalla panchina e speravo un giorno di poterla imitare. Ho viaggiato fin che non mi sono diplomata, poi mi sono trasferita a Messina per tre anni. Dalla Serie A2 alla promozione in A1 con Nino Molino, con lui abbiamo ottenuto 27 vittorie su 27 partite giocate. Dopo Termini Imerese e Alcamo, Mara Buzzanca inizia la sua decennale carriera fuori dalla Sicilia. “A Rovereto sono stati anni importanti che mi hanno permesso di fare esperienza nel Girone Nord della Serie A2. Ho avuto la fortuna di giocare con la mi-

più forti di Serie A2. Il general manager era Massimo Protani e aveva allestito una squadra dichiaratamente proiettata verso la promozione con Martiradonna, Sarti e Corbani e con loro abbiamo vinto tutto, anche la Coppa Italia. Poi però la società ha chiuso”. Terminato l’ultimo anno in Toscana a Livorno, Mara Buzzanca torna in Sicilia e approda alla Passalacqua Ragusa. “L’ho sempre considerata una chiamata importante perché il presidente Gianstefano Passalacqua, con animo patriottico, voleva puntare su giocatrici siciliane. È stato un anno molto importante, dove ho potuto giocare con la mia migliore amica Giovanna Granieri, una delle giocatrici più forti d’Italia. Abbiamo fatto i play off e siamo uscite al primo turno, ma quella è stata la prima stagione in cui Ragusa si

Se hai leadership puoi allenare, perché puoi proporre il tuo basket ad un gruppo che vorrà accettarlo. Saprai gestire il gruppo e le tue giocatrici sapranno cosa vuoi da loro. glior giocatrice Wnba di quell’anno, Tina Thompson, e in corsa per tre mesi è arrivata Becky Hammon. Già allora era la giocatrice che oggi ricordiamo, sarebbe stata capace di fare canestro anche bendata, aveva una confidenza con la palla impareggiabile” Nel Basket Club Bolzano Mara Buzzanca ha stretto legami forti. “Bolzano ha segnato una parte felice della mia vita, ma anche molto triste. Ho portato a termine due anni di A1 e due di due A2, ho vissuto la morte di Paola Mazzali, mia carissima amica. L’ho vissuta a distanza, ero già andata via da Bolzano, ma quella notizia è stata troppo difficile da accettare e sono stata vicina al ritorno alla Basket Club. Io e Paoletta, da playmaker e guardia della squadra, avevamo una sintonia e una complicità pazzesca. Oggi il palazzetto di Bolzano porta il suo cognome. Nei quattro anni che avevamo trascorso insieme eravamo il perno della società. La promozione in A1 è stata veramente inaspettata, eravamo un gruppo unito e con un quintetto indiscutibile comprendente me, Paola Mazzali, Serena Stanzani, Alessandra Zucchelli. Sono stati quattro anni importanti, hanno segnato la mia crescita cestistica e personale. Nei sette anni in Trentino-Alto Adige ho avuto allenatori che mi hanno fatto crescere molto come Guido Novello, Marco Rota, Piero Pasini, Mario De Sisti. Successivamente sono arrivati gli anni in Toscana. A Pontedera è stata una stagione micidiale e incredibile sotto tanti punti di vista, in negativo e positivo. Abbiamo vinto il campionato con una squadra illegale fatta dalle giocatrici

affacciava al salto verso la Serie A1. Abbiamo posto le basi perché la realtà si preparasse a palcoscenici più importanti. La Passalacqua Ragusa è una società importante perché ha avuto la pazienza di fare esperienza e strutturarsi fino a rappresentare la realtà importante che è oggi”. Cosa spinge una giocatrice verso il ruolo di allenatrice? “Credo che la capacità di leadership conti molto. La leadership non si compra, ti viene riconosciuta. O si è leader o si è capi ma mentre il primo viene seguito spontaneamente al secondo si ubbidisce senza avere particolare scelta. Se hai leadership puoi allenare perché puoi proporre il tuo basket ad un gruppo che vorrà accettarlo, saprai gestire il gruppo, le tue giocatrici o giocatori sapranno cosa vuoi. L’empatia è un altro fattore che ti permettere di essere allenatore, prendersi cura delle proprie giocatrici, riuscire a estrarre da ognuna di loro il meglio tecnicamente e caratterialmente”. Ambizione mon amour. “Vorrei riuscire a fare qualcosa a Patti, vorrei vederla a livelli alti come già accaduto lo scorso anno - conclude Mara Buzzanca -. Vorrei calcare palcoscenici importanti, ma so di aver bisogno prima di fare un’esperienza assistendo chi è più avanti nel percorso. Sono un’allenatrice ambiziosa, come ero ambiziosa da giocatrice, per questo sto cercando di fare esperienza cercando di migliorarmi giorno per giorno”. In bocca al lupo Mara!


IN CAMPO CRESCIUTA CESTISTICAMENTE NEL RESCIFINA MESSINA, ESORDISCE IN A1 CON ALCAMO. HA GIOCATO 3 STAGIONI A ROVERETO E 4 A BOLZANO. GRANDE REALIZZATRICE, IN FOTO CON LA MAGLIA DI SALERNO (2012).

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COSTANZA VERONA L’EX GEAS (CLASSE ’99) STA AVENDO UN IMPATTO SIGNIFICATIVO IN MAGLIA ORANGE, CONFERMANDOSI COME UNA DELLE ATLETE MIGLIORI DEL CAMPIONATO NEL SUO RUOLO.


ORIZZONTI

giovani all’assalto IL CAMPIONATO DI SERIE A1 HA VISTO, NELLE PRIME GIORNATE, PROTAGONISTE DIVERSE GIOCATRICI CHE RAPPRESENTANO IL FUTURO DELLA NOSTRA

PALLACANESTRO. TRA CHI HA SCELTO DI FARE IL SALTO IN UNA SQUADRA DI VERTICE, CHI VUOLE CONFERMARSI O RILANCIARSI, SCOPRIAMO LE LORO STORIE

DI MASSIMO MATTACHEO

P

resente e futuro. Ambizione e lavoro. Desiderio di crescita. Parole chiave per giocatrici giovani che

possono rappresentare l’Italbasket nei prossimi anni. E che nel campionato di Serie A1 vogliono diventare protagoniste e avere un ruolo importante nelle squadre di vertice. Per competere e allenarsi, giocare e vincere con le formazioni più attrezzate della categoria. Nelle prime giornate di campionato sono diverse le storie da raccontare, di chi ha provato a fare il salto di qualità, di chi già ha acquisito responsabilità importanti e di chi invece è in attesa di avere la giusta occasione per contribuire ai successi della propria squadra. Iniziamo ora il nostro viaggio alla scoperta di alcune delle giocatrici maggiormente attese o già protagoniste in questo avvio di stagione. In casa Famila Wuber Schio, archiviato il ciclo Vincent dopo la sconfitta in finale Scudetto contro l’Umana Reyer Venezia, sono arrivate due delle giovani più promettenti dell’intero torneo: Beatrice Del Pero

e Costanza Verona. Una ventata di freschezza in un roster esperto e abituato a vincere o stravincere sul suolo nazionale negli ultimi anni. Due volti nuovi per rilanciare la sfida alla Reyer Venezia allenata da Massimo Romano, che negli ultimi anni ha prima ridotto, poi colmato il gap e infine, lo scorso anno, tolto lo scettro alla regina abituale puntando forte sulle migliori italiane giovani disponibili sul mercato. Il duello, che corre sulle strade venete in meno di 100 km di distanza, si riproporrà anche in questa stagione, Virtus Bologna o altri terzi incomodi permettendo. Del Pero, dopo una positiva annata a Costa Masnaga (conclusa a quasi 10 punti di media a gara) ha deciso di provare a compiere il grande salto, ma fino a questo momento sta trovando uno spazio marginale all’interno del roster: sono infatti 10 i minuti che disputa a partita, con meno di 1 punto segnato. Un impatto complesso con la nuova realtà dopo un’annata in cui si è messa in luce per la personalità e per le giocate con la formazione lombarda.


ORIZZONTI

MATILDE VILLA FANTASTICO INIZIO DI STAGIONE PER L’ENFANT PRODIGE DI COSTA (17 ANNI A DICEMBRE): OLTRE 19PT DI MEDIA IN 4 PARTITE, CON IL CLAMOROSO HIGH DI 38 CONTRO CAMPOBASSO.

Di diverso rilievo l’impatto avuto da Costanza Verona all’interno dello scacchiere tattico e tecnico del Famila: l’ex playmaker del Geas sta avendo un impatto significativo in Serie A1, avendo fatto registrare, nelle prime 3 giornate, oltre 14 punti di media, tirando con percentuali di assoluta eccellenza sia da due sia da tre punti. Tra le novità più importanti delle orange, Costanza si sta confermando come una delle atlete migliori del campionato nel suo ruolo.

Entrambe classe ’99, sono arrivate al massimo livello

dopo un percorso continuo e costante di crescita che le potrà portare a diventare punti di riferimento importanti anche in ottica Nazionale. In questo senso, Costanza Verona è già stabilmente nella lista delle convocate tra cui il CT Lino Lardo seleziona le atlete che difendono l’Azzurro nelle manifestazioni internazionali. Proprio l’allenatore ligure, da questa estate diventato anche allenatore dell’ambiziosa Virtus Bologna, assoluta protagonista del mercato, ha puntato forte su Francesca Pasa per completare il reparto esterne della squadra. La play-guardia classe 2000 è cre-


sciuta a San Martino di Lupari, uno dei luoghi in cui meglio si riesce a fare pallacanestro ad alto livello nel mondo femminile, fino a essere assoluta protagonista nel 2020/21. I 9 punti di media – con percentuali eccellenti al tiro – e quasi 4 assist di media con cui ha terminato la scorsa annata le sono valse la chiamata delle Vu Nere, dove ha avuto fin da subito un ruolo importante nelle rotazioni anche a causa dei problemi fisici che hanno afflitto la squadra nelle prime battute di questa nuova stagione. Francesca, che ha deciso di uscire dalla comfort

zone di San Martino per mettersi alla prova con il contesto più competitivo possibile sul suolo italico, ha la possibilità di crescere con gli insegnamenti di Valeria Battisodo, una delle ultime grandi interpreti rimaste del ruolo di playmaker. La sua scelta di accettare la proposta della Virtus rispecchia pienamente la giusta ambizione che le giovani giocatrici hanno di potere essere importanti in formazioni che lottano per vincere tutto.

A completare il quadro delle atlete che hanno scelto di

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ORIZZONTI provare a fare il grande salto si trova Martina Spinelli, che in estate ha deciso di lasciare Costa Masnaga per accettare la proposta di Ragusa. Già da tempo nel giro delle Nazionali giovanili, rappresenta uno dei prospetti più interessanti della nostra pallacanestro per la sua versatilità e per la sua leadership. Pedina fondamentale nello scacchiere tattico della Nazionale Under 19 che in estate ha disputato il Mondiale di categoria, Spinelli ha però riportato la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro che la terrà fuori dal campo quasi per l’intera durata della stagione. Del Pero, Verona, Pasa e Spinelli sono quattro storie diverse di successo, di giocatrici che con impegno e costanza si sono guadagnate il massimo palcoscenico. E che hanno l’ambizione, negli anni a venire, di dimostrare di potere essere competitive contro le migliori. Con un ruolo sempre più importante, con l’obiettivo di entrare a fare parte in pianta stabile della Nazionale.

Ma la Serie A1 si arricchisce anche di storie di provincia, di

ragazze che scelgono squadre meno blasonate, ma non per questo meno importanti, per proseguire nel

essere davvero protagonista, in Serie A1. Una scelta diversa da quelle citate in precedenza, ma finalizzata al raggiungimento dello stesso obiettivo. Il mercato estivo, movimentato, ha visto il cambio di maglia – con l’intento di avere uno spazio maggiore – di alcune delle giovani più promettenti della Serie A1: è il caso per esempio di Giulia Natali, che dopo avere fatto parte del roster della Reyer Venezia campione d’Italia, ha accettato la proposta di Lucca di cui è diventata fin da subito una delle giocatrici di riferimento, in una formazione dall’età media bassa. Ma anche di Valeria Trucco, che ha lasciato Ragusa e si è trasferita al Geas, una squadra che da anni rappresenta una grande alternativa alle big del campionato. Sotto la guida di Cinzia Zanotti, le lombarde si sono consolidate ai vertici del campionato, lanciando e consacrando talenti come quello di Costanza Verona di cui si è parlato in precedenza. Il mix di giocatrici esperte e giovani rende il Geas una scelta di successo.

Mettersi in gioco, rilanciarsi, confermarsi, crescere. Quat-

tro parole chiave per raccontare alcune delle storie

Da qui la Serie A1 riparte. Raccontando le storie di atlete che potranno rappresentare la Nazionale dell’oggi e del domani. Ogni giocatrice con la propria storia, le proprie scelte e le proprie qualità. percorso di crescita che le vuole portare al livello più alto possibile. In questo senso, la copertina se la prende ancora una volta Matilde Villa, che dopo una annata – la scorsa – scintillante, ha deciso di rimanere a Costa Masnaga sotto la sapiente guida di coach Paolo Seletti per imporsi ancora di più nel suo ruolo.

E l’avvio di campionato non ha deluso le attese: sono oltre 19

i punti di media mandati a referto nelle prime quattro uscite stagionali, con il clamoroso high di 38 punti realizzato nella gara contro Campobasso. Giocatrice dotata di un talento straordinario, Matilde è la vera e propria stella di una squadra che non ha mai snaturato la propria identità, puntando su un gruppo forte di atlete giovani chiamate a fare esperienza quotidiana in allenamento e in partita. Con l’obiettivo di provare a migliorare ancora i grandi risultati – Final Eight di Coppa Italia e playoff Scudetto – conseguiti lo scorso anno. Villa ha deciso di rimanere a Costa Masnaga perché per lei rappresenta casa, ha la possibilità di proseguire e ultimare gli studi scolastici in presenza e di

più interessanti della stagione. Guardando, in questo caso, direttamente con gli occhi delle giovani giocatrici, tra le grandi protagoniste del nostro amato sport. Coloro che si prendono le luci della ribalta, che possono gioire per una vittoria o disperarsi per una sconfitta. Ma che, ogni settimana, saranno ancora in palestra per crescere e migliorare. E per fare appassionare sempre di più il pubblico che finalmente sta tornando a riempire i palazzetti, sempre nel pieno rispetto delle normative anti-Covid-19 vigenti, regalando alle protagoniste del nostro amato sport una cornice di emozioni e fascino ancora superiore rispetto a quanto visto negli ultimi due anni.

Da qui la Serie A1 riparte. Raccontando le storie di chi gio-

ca per vincere lo Scudetto, chi per accedere ai playoff e chi per salvarsi. Ma anche per dare lustro e spazio alle atlete che potranno rappresentare la Nazionale dell’oggi e del domani. Ogni giocatrice con la propria storia, le proprie scelte e le proprie qualità. Tutte concentrate per essere la migliore versione possibile di se stesse. Nel pieno rispetto dell’amore per la pallacanestro. Che non può, e non deve, mai mancare.


FRANCESCA PASA PLAY-GUARDIA CLASSE 2000, DOPO L’OTTIMA ANNATA CON LE LUPE HA DECISO DI USCIRE DALLA SUA COMFORT ZONE E METTERSI IN GIOCO A BOLOGNA, CHE PUNTA FORTE SU DI LEI.

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VIRGINIA SABA CAGLIARITANA CLASSE 1982, EX CESTISTA, GIORNALISTA, STUDIOSA DI TEOLOGIA. DI RECENTE HA PUBBLICATO IL SUO PRIMO LIBRO: “IL SUONO DELLA BELLEZZA”.


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il basket dentro 17 ANNI IN A2, LA CARRIERA DA GIORNALISTA, LA CAMERA DEI DEPUTATI, IL LIBRO APPENA SCRITTO, LA RELAZIONE CON LUIGI DI MAIO...

VIRGINIA SABA HA UNA VITA MOLTO INTENSA, MA TIENE SEMPRE UN PALLONE SOTTO LA SCRIVANIA E OGNI TANTO VA AL CAMPETTO A GIOCARE

Di Laura Fois

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iciassette anni di basket in maglietta e calzonci-

ni e, nel mezzo, una carriera giornalistica che sbocciava e che da Cagliari l’ha portata fino a Roma, dove lavora tuttora alla Camera dei Deputati. Virginia Saba, donna eclettica e personaggio pubblico ben prima di essere balzata agli onori della cronaca per via della sua relazione con Luigi Di Maio, ci ha concesso un’intervista intima ed emozionale, finemente intellettuale. Vi invitiamo a leggerla come se steste sfogliando un libro. Cominciamo con un piccolo viaggio a ritroso nel mondo della palla a spicchi e ti chiedo: ti manca ancora, un po’? Cosa resta? Custodisco i miei diciassette anni in A2 e tutta la mia vita nel basket come un luogo sacro e intoccabile. Intoccabili le persone, i ricordi, le maglie, le scarpe, la fascetta, le avversarie, tra cui Silvia Gottardi, della quale ricordo lo sguardo concentrato di chi sapeva esattamente cosa fare, sempre. Il basket

manca tanto perché quella è la mia parte da guerriera alla quale ho tolto le armi. E ora sta lì, a guardarmi, e a dire: ma hai mai vissuto nulla di più bello? E la risposta è no. Sai perché? Perché nella pallacanestro c’è tutta la vita concentrata tra le proprie mani. Molti dicono che lo sport sia importante per i valori, l’educazione. Io dico che è stata la mia libertà. Non c’è infatti sensazione più bella che essere tutto ciò che sei: un’espansione intensa di quaranta minuti nei quali ti esaurisci tutta. Ti senti invincibile e metti a disposizione contemporaneamente tutto ciò che hai: corpo, testa, spirito. E dunque sangue, intelligenza, preghiera. Diventi istinto e razionalità, slancio emotivo e precisione, volontà ed emozione, altruismo ed egoismo, fisicità e intelligenza, strategia e previsione, tenacia e pazienza, convinzione e dialogo, obbedienza e autorità, passione e immaginazione, sacrificio e coraggio, provocazione e pietà, senso del gruppo e dell’avversario, vittoria e sconfitta, solidarietà e rabbia. In una partita di basket


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puoi essere tutto questo insieme. Il contorno è sacro: la vestizione, la fasciatura, il silenzio in spogliatoio, la forza della parola in campo, la cura delle ferite, le cicatrici, i pensieri, le riflessioni, il dolore, le speranze, le illusioni, le lacrime di gioia, l’accettazione di sé. Nella mia pallacanestro c’era tutta la vita e dunque noi cestiste abbiamo la fortuna di conoscere tutta la vita da bambine. Ma sono due gli aspetti particolar-

mente importanti: il primo è la scoperta che dentro abbiamo qualcosa di incredibile. Te ne accorgi quando il tuo corpo esausto riesce a fare quel passo in più che serve per vincere, quel passo che non ti aspetti ma che ti sorprende e ti fa amare infinitamente te stessa: è come la percezione di immortalità. Il secondo è quando capisci che la vita è fondamentalmente una questione di spazi. E che proprio dentro gli spazi


COPPIA VIRGINIA È BALZATA AGLI ONORI DELLA CRONACA PER VIA DELLA SUA RELAZIONE CON IL MINISTRO LUIGI DI MAIO.

sono custodite infinite possibilità. Non puoi invadere quello altrui, ma è il tuo spazio personale che diventa la tua occasione di libertà. E per sfruttarlo al massimo ti servono automatismi che acquisisci solo con la ripetizione infinita degli esercizi, ma anche schemi per liberarti dagli avversari, e regole. Quando è nata la passione per il giornalismo?

Quali sono i tuoi esordi e cosa ti ha più divertito? Giocavo a pallacanestro e devo dire, ero anche abbastanza aggressiva. Ma poi sul comodino avevo Baudelaire, Gozzano, Romeo e Giulietta e i miei studi letterari. Tra le esperienze di vita che mi stava regalando la pallacanestro e le riflessioni che poi riscontravo leggendo poesia e romanzi, sentii che forse potevo far nascere una strada nuova che aves-

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storie se un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Il giornalismo, alla fine, è - o dovrebbe essere - un finissimo racconto di verità, passione, fatti e persone attraverso la magia delle parole. Avevo tutto il materiale che mi occorreva. Cominciai con l’esempio di una compagna di squadra più grande, Stefania De Michele, che supportò il mio sogno dandomi il numero del suo capo redattore. Iniziai a mandargli articoli d’arte, ma lui mi mandò in un campo di calcio. Da lì iniziai a seguire il Cagliari e la serie A, e fu divertente perché capivo le dinamiche del campo essendo esattamente quelle che avevo sempre vissuto. Il calcio, anzi, per certi versi è molto più semplice del basket. 
 Dal giornalismo sul campo a collaborazioni editoriali importanti, per esempio per il libro “Poker Face” di Alessandro Mamoli e Marco Belinelli... Fu Alessandro Mamoli, giornalista di Sky, persona in gamba e speciale a chiedermi di dare una rilettura alle sue bozze. Fu un grande privilegio per me. Seguivo le sue interviste e ci confrontavamo su ciò che di bello emergeva. Scoprii che la “star NBA” piena di talento era in realtà un ragazzo semplice e genuino, con grandi valori e amore per le cose davvero importanti: la famiglia, gli amici di sempre, la correttezza,

tutto questo attraverso personaggi, simboli, poesie, dipinti, e ovviamente la musica. Una curiosità: hai aiutato Luigi Di Maio, tuo compagno e politico, a scrivere la sua autobiografia “Un amore chiamato politica”?
 No, assolutamente. Ma di questo parlerà lui, non posso dire nulla. Vi è capitato di vedervi spesso insieme ad assistere a qualche partita di basket... Sì, e tifiamo la Dinamo Sassari. Siamo affezionati alla squadra e alla società. Quando abbiamo visto le serie playoff tra la Dinamo e l’Armani Jeans Milano, Luigi restò colpito da Gianmarco Pozzecco, per la capacità da leader e la passione che sapeva esprimere dalla panchina. Lavori in Commissione Parlamentare per le questioni regionali, fai consulenze filosofiche e, inevitabilmente, sei un personaggio pubblico. Come trovi il tempo per te stessa e cosa fai nei momenti di relax, di pausa, fai sport? Sto facendo yoga, teorica e pratica, per conoscere bene le filosofie orientali. Ma ho un pallone sotto la

Il basket manca tanto perché quella è la mia parte da guerriera alla quale ho tolto le armi. E ora sta lì, a guardarmi, e a dire: ma hai mai vissuto nulla di più bello? E la risposta è no. la lealtà. Non aveva perso di vista la sua essenza. Fu una bellissima esperienza formativa perché Mamoli è un fuoriclasse e imparai tanto da lui. Quest’anno è uscito il tuo primo libro: “Il suono della bellezza. Note di vita e filosofia”, edito da If Press. Di cosa parla? È un viaggio dell’anima che cerca e incontra se stessa seguendo le Variazioni Goldberg di Bach, una musica fatta di trentadue stazioni, ognuna delle quali ci regala un segreto della vita permettendoci di acquisire ogni volta un briciolo di consapevolezza in più. Ho scelto Bach perché più di tutti si è avvicinato a un linguaggio divino. Il filosofo Emil Cioran dice che se c’è qualcuno che deve tutto a Bach, quello è proprio Dio. E analizzando la sua musica, non tanto dal punto di vista prettamente tecnico, ma concettuale, filosofico ed esoterico, ci dà molte indicazioni per compiere un viaggio interiore. E alla fine cos’è la bellezza se non l’anima che si ritrova? Solo così riusciamo a vedere ciò che di bello c’è negli altri, nelle cose, in questa vita. Anche quando è dolorosa e difficile. Racconto

scrivania e ogni tanto vado al campetto a giocare coi ragazzi presenti che mi guardano sempre in modo un po’ insolito. Capiscono che mi piace giocare forte e che non voglio perdere. Siamo tutti di nazionalità mista: io sarda (ahaha), loro cinesi, sudamericani, filippini, c’è di tutto. Rido tanto e torno a casa felice come una bambina. Sul campo ritrovo leggerezza e fantasia. C’è una frase che ti rispecchia e che ti ha lasciato qualcosa di importante?
 “Bellezza è ciò che si ama”. Una frase di Saffo che amo particolarmente, perché forse sta tutto lì il segreto: è l’amore per le cose che facciamo, è l’amore che riusciamo ad essere, che rende questa vita meravigliosa. Sennò diventa tutto banale, senza sapore, uguale. Che musica è il basket? Nella vita il basket sarà sempre la nostra colonna sonora, ma il mondo è pieno di cose da scoprire che meritano il nostro tempo. Quella palla, comunque, non ce la leverà mai nessuno.


GUERRIERA 17 ANNI SUL PARQUET NEL RUOLO DI GUARDIA, TRA CUI 5 IN MAGLIA VIRTUS CAGLIARI, DI CUI È STATA ANCHE CAPITANA.

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QUALI SONO I TUOI PUNTI DI FORZA? DI ALICE BUFFONI - Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport Hai mai fatto un bilancio dei tuoi punti di forza inerenti al Basket? Facciamo un esercizio! Prendi un foglio e dividilo a metà, a sinistra scrivi i tuoi punti di forza, a destra fai una lista delle competenze da migliorare. Hai 5 minuti. Com’è andata? Questo esercizio apparentemente semplice ha messo in crisi anche gli atleti più esperti. Nella nostra esperienza è rarissimo trovare giocatori che riescono a riempire la colonna di sinistra con almeno una decina di voci; le aree da migliorare sono invece sempre affollatissime! I punti di forza sono le abilità fisiche, tecniche e psicologiche necessarie al raggiungimento di prestazioni eccellenti. Ma attenzione, i punti di forza sono strettamente collegati al senso di autoefficacia e di padronanza; questo significa che non hanno valore oggettivo assoluto (quanto sono realmente in grado di fare qualcosa), ma soggettivo (quanto sono convinto di essere in grado di farla). Perché è così difficile riconoscere i propri punti di forza? Molto dipende da un condizionamento culturale al quale siamo sottoposti fin da piccoli, quando alle scuole elementari si cominciano a correggere gli errori con la famosa matita rossa. Diventiamo subito molto abili a riconoscere i nostri errori e sappiamo bene ciò che non va fatto. Del resto, chi fa sport sa che i dettagli sono importanti e sbagliare ha sempre un effetto catastrofico sulle prestazioni. Gli atleti sono generalmente molto critici con se stessi, hanno ben fissi nella mente le carenze, gli errori, i punti deboli. Troppo spesso, anche da parte dei coach, sottolineare i miglioramenti, elargire troppi complimenti viene visto come un pericoloso “abbassare la guardia”. Identificare e potenziare i punti di forza, invece, è fondamentale! Per una prestazione di alto livello dobbiamo portare in partita il meglio di noi, lasciando da parte le aree di miglioramento: ai punti deboli penseremo successivamente, durante gli allenamenti. Pensare a ciò che siamo in grado di fare al meglio rafforza la nostra percezione di autoefficacia, alimenta la nostra motivazione e allontana l’idea stessa dell’errore e della possibilità di fallire. Ci riproviamo? Se non sei riuscita a identificare i tuoi punti di forza, immagina il tuo giocatore ideale e fai un elenco delle caratteristiche fisiche, tecniche e mentali che lo rendono tale. Ora, sulle stesse voci, valuta te stessa da 1 a 5. Questo espediente ti aiuterà a identificare in che misura possiedi certe qualità e come orientare il tuo lavoro in allenamento per alzare il punteggio delle altre skills. Consiglio: chiedi un feedback esterno al tuo coach o alle compagne di squadra. Capire come alcune nostre skills vengono percepite dagli altri ti permetterà di evitare errori di sopravvalutazione o sottovalutazione. Buon lavoro!

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