Pink Basket N.34

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LUCAS & SHEPARD TAY MADONNA LUCI SULLE ITALIANE FOCUS COVID INSIDE FAENZA PUNTO GIOVANI A2

GEN 2022

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GENNAIO 2022

SETT 2021

N.34

in questo numero 1 EDITORIALE

E il fair play?

3 inside A1

Inside Faenza

9 Infografica 11 Focus

Stagione complessa

17 cover story

Dinamo USA

23 inside A2

Slalom tra i rinvii

29 Primo piano

La nostra Madonna

35 ORIZZONTI

Luci sulle italiane

41 PALLA E PSICHE

5 cose da sapere sulla concentrazione

REDAZIONE Silvia Gottardi,

Francesco Velluzzi, Simone Fulciniti, Massimo Mattacheo, Laura Fois, Manuel Beck, Eduardo Lubrano, Alice Buffoni

INFOGRAFICA Federica Pozzecco PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal

IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/ Meccano Floreal

FOTO DI Marco Brioschi, Roberto Liberi, Roberta Banzi, Federica Senes e Luigi Canu per dinamobasket.com, Use Empoli PINK BASKET è un periodico di proprietà di Silvia Gottardi


editoriale

E IL FAIR PLAY? DI silvia gottardi “L’importante non è vincere, ma partecipare” spiegava a fine ‘800 il fondatore dei Giochi olimpici moderni Pierre de Coubertin. Belle parole ma poi, nella realtà, è molto spesso tutto l’opposto, e i valori fondamentali che lo sport dovrebbe veicolare finiscono nel cassetto. È il coach di Umbertide, Michele Staccini, che ha dato voce a quello che molti di noi stanno pensando: tutti questi rinvii sono davvero giustificati, oppure qualcuno sta facendo il furbo per portarsi a casa qualche vittoria in più? La Lega, non più tardi di due settimane fa, ha richiamato al rispetto del protocollo vigente fin da inizio stagione: con 6 giocatrici disponibili si gioca. Invece i continui rinvii stanno letteralmente paralizzando i campionati. La cosa fa alquanto riflettere se si pensa che la Serie B lombarda è ripartita sabato 22 gennaio e su 8 partite in programma non c’è stato nessun rinvio. Cos’è, il virus non si degna di colpire le categorie inferiori? Oppure lì semplicemente si rispetta il regolamento, sta fuori chi è positiva – una, due, tre - e le altre giocano. Il dato di fatto è, purtroppo, che in presenza del vaccino - ora anche del Green pass rinforzato, per cui qualche straniera ha fatto le valigie - non si riesce a giocare, proprio come quando il vaccino mancava. Tra l’altro, se come dichiarato da tutti la cosa più importante è tutelare la salute delle atlete, siamo sicuri che recuperare 6 partite in un mese sia davvero salutare per loro? Non rischiano invece di spaccarsi in questo modo? Invece che alimentare ulteriormente la polemica, concludo il mio pezzo citando alcuni dei più famosi esempi di Fair Play della storia dello sport, sperando che illuminino anche il nostro piccolo mondo. Ce ne sono davvero tantissimi, che ci ricordano che sì, lo sport è da sempre caratterizzato da un alto grado di competitività, soprattutto ai massimi livelli, ma che la correttezza e la solidarietà sono gli elementi fondamentali che attribuiscono il vero valore delle vittorie. Insomma, la sfida è bella se giocata ad armi pari!

Tour de France del 1952 Gino Bartali e Fausto Coppi si contendono la vittoria della tappa tra Losanna e l’Alpe d’Huez. Al passo del Col du Galibier la salita è durissima e la sfida accesissima. Uno dei due beve e si accorge che l’altro non ha la borraccia con sé, gliela passa. Questa foto passerà alla storia.

Olimpiadi invernali di Innsbruck, 1964 la squadra britannica ha un problema tecnico durante la finale della gara a squadre di bob. L’italiano Eugenio Monti presta agli avversari il suo bullone, così gli inglesi riescono a gareggiare e anche a vincere. Eugenio commenta così la sconfitta: “Hanno vinto perché sono andati più veloci, non perché gli ho dato il bullone”.

Internazionali d’Italia 2005, tennis Andy Roddick, allora numero uno del ranking ATP, smentisce l’arbitro che gli aveva assegnato il punto dubbio e la vittoria finale. Consente al suo avversario - lo spagnolo Verdasco – di rigiocare il punto e vincerlo. Verdesco poi vincerà la partita eliminando Roddick.

Mondiali di atletica in Qatar, 2019 Braima Suncar Dabò durante la volata finale della gara dei 5000 metri si ferma a soccorrere Jonathan Busby, che lo precedeva, stramazzato al suolo con una smorfia di dolore. Percorrono abbracciati gli ultimi 250 metri fino al traguardo.


SUPER SIMO GIÀ NEL DOPPIO RUOLO DI GIOCATRICE-ALLENATRICE IN A2, BALLARDINI HA ESORDITO COME CAPO ALLENATRICE IN A1 DOPO L’ESONERO DI SGUAIZER.


inside A1

inside faenza

PIAZZA STORICA DEL BASKET FEMMINILE ITALIANO, FAENZA HA RITROVATO LA SERIE A1 GRAZIE AD UN VECCHIO TIFOSO, MARIO FERMI. MOLTI I PROBLEMI DA INIZIO STAGIONE, MA L’OBIETTIVO SALVEZZA È ALLA PORTATA, ED È ORA NELLE MANI DELLA FAENTINA DOC SIMONA BALLARDINI

Di Francesco Velluzzi

C

osa è restato di quegli anni.... Ottanta, novanta, due-

mila? Lo storico, vecchio, ma affascinante impianto: il Pala Bubani. E la passione di un tifoso che, allora (e anche oggi), si sgolava in tribuna per sostenere quelle ragazze che giocavano con la scritta Omsa sulla maglia. “Omsa che gambe” era lo slogan di uno sponsor storico e mai così duraturo nel basket femminile. Sede e stabilimento in città, operaie e collant. I primi segnali di un marketing sportivo al femminile che poi è decollato. Ma tutte le belle storie hanno, purtroppo, anche una fine. E oggi l’azienda Omsa è finita in altre mani, non è più a Faenza dove, però, è tornata la passione, si è riaccesa la fiammella per il basket femminile. Che nella passata, trionfale, stagione è tornato in A1. Il merito è di un vecchio tifoso, Mario Fermi che da ragazzino impazziva per la squadra in biancazzurro e oggi, da ingegnere, dedica tutto il tempo libero alla sua creatura che governa da sei anni con un’unica parola: passione.

SERIE A Faenza, ora targata E-Work, si è riguadagnata

il paradiso dopo sei anni di vita. La società si chiama Faenza Basket Project Girls. Fermi ne è l’anima, Giovanna Grilli il braccio operativo. Simona Ballardini la parte tecnica. Perché Simo a Faenza ci vive e di Faenza vive. Ha fatto una carriera straordinaria in campionato e in maglia azzurra e dal parquet difficilmente riuscirà a staccarsi. È tornata a casa giocando in serie B, è arrivata fino alla A1 e ora, quella A1 cerca miracolosamente di conservarla guidando le ragazze nelle vesti di allenatrice. Perché il doppio ruolo a 40 anni, compiuti a marzo scorso, era davvero difficilmente compatibile. Dimenticavamo... Ha cominciato la stagione da team manager. Insomma, questa società non può e non sa fare a meno di Super Wonderwoman Simo. Ma andiamo con ordine. E qui entra in campo Mario Fermi, primo tifoso, presidente, uomo mercato, anche mangia allenatori... “Perché alla fine, purtroppo, è vero quel che si dice: nello sport è più semplice privarsi di un allenatore che cacciare


inside A1

JORI DAVIS GUARDIA USA CLASSE ’89, AL PRIMO ANNO A FAENZA DOPO AVER VESTITO LE MAGLIE DI SAN MARTINO, TORINO, BATTIPAGLIA, COSTA. VIAGGIA A 13,3 PT A PARTITA.

tante giocatrici”. Faenza è salita in A2 con Ballardini allenatrice- giocatrice. Si è affidata lo scorso anno a un grande nome della panchina, quel Paolo Rossi che creò negli anni Novanta, il miracolo Cesena, allora la Schio del basket femminile. Ma le cose non hanno funzionato. E siccome la squadra era una corazzata ecco che Fermi si è affidato a Diego Sguaizer che nell’ambiente si era già fatto le ossa. Con Sguaizer è stata centrata la promozione, ma all’inizio di questo campionato il feeling non si è creato con la squadra, la chimica non si è ottenuta. E Sguaizer a fine no-

vembre con due sole vittorie in tasca, contro Empoli e Broni e dopo una fastidiosa batosta a Sassari, ha salutato. Non c’era altra soluzione, se non quella di affidarsi a Super Simo e mettersi nuovamente nelle sue mani sicure, ma soprattutto consegnarsi al suo amore per Faenza e la pallacanestro. Simona ha tolto i pantaloni e ha infilato la tuta per l’ennesima volta e ora deve guidare la squadra verso un risultato, la salvezza, che Fermi non vede così impossibile da raggiungere. “Io ci ho messo tanto per inseguire la A1 e ottenerla e adesso non voglio assolutamente per-


derla. Le cose non sono andate come pensavo e a rimetterci è stato l’allenatore. Io sono nato tifoso in tribuna, capirete quanto ci tengo. La Società la sostengo come partner anche con la mia azienda. Me la sono guadagnata e non voglio proprio tornare giù dopo una sola stagione. Sarebbe tremendo. Mi è dispiaciuto molto per Diego, che è un tecnico preparato e una buona persona, ma qualcosa non ha funzionato”, spiega con dispiacere il presidente che oggi ha 62 anni. Il mitico Enrico Piombini, anima di quei meraviglio-

si anni, non si vede più al Pala Bubani, ma Fermi ha mantenuto il legame col passato: “Prima dell’inizio di questa avventura, abbiamo presentato la squadra e ogni giocatrice era lanciata da una vecchia. Ne abbiamo ritrovate tante e prima o poi, quando questa pandemia smetterà di tormentarci, vorremmo rimetterle in campo e organizzare una partita celebrativa”. Ma tutto si potrà fare se questa stagione verrà portata a termine centrando l’obiettivo salvezza. “Lo scorso anno eravamo troppo forti. I problemi non si sono notati. All’inizio di questo campionato abbiamo

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inside A1 capito che, invece, c’erano e a malincuore ho dovuto rinunciare a Diego, umanamente splendido. Io sono novizio della categoria, ma resto soprattutto un tifoso”.

PROBLEMI DI SQUADRA La squadra l’ha fatta Fermi, ma con

Sguaizer. “Sì, diciamo che il mercato delle straniere lo ha condotto principalmente lui. Ma non ci è andata male”. È andata peggio sul campo e col Covid: “Abbiamo patito molto l’infortunio della nostra capitana Federica Franceschelli. Ginocchio. Una mazzata tremenda che ci priva di lei per tutta la stagione. Il problema iniziale si è riscontrato principalmente con la mancanza di una vera leader. Franceschelli lo era, Diego non lo è stato. Simona vedo che le ragazze la seguono eccome. Ha carisma e personalità, doti riconosciute anche dall’importante passato che ha da giocatrice. Il Covid ci ha distrutti e ora stiamo tentando faticosamente di uscirne. Premesso che tutte le

narci e giocare questa decisiva parte della stagione con impegno e intensità, cercando di vincere un paio di quelle partite che dobbiamo recuperare. Ci siamo sempre allenati con poche giocatrici e questo fattore ci ha creato non pochi guai. Poi ci si è messa la pandemia che ha colpito tutte, ma proprio tutte. Ma ora le ultime cinque si stanno negativizzando e sono pronte a ripartire. I mesi di febbraio e marzo saranno decisivi per il nostro campionato e per il nostro futuro”.

CLUB Un futuro che, se Faenza dovesse mantenere il

posto nell’Olimpo potrebbe diventare ancora più roseo con una programmazione più adeguata. E una squadra che ambisce a posizioni di maggior rilievo. Perché la piazza c’è, il territorio pure e Fermi sta facendo rete con le aziende locali, ma ha trovato sostegno, linfa ed energia con una struttura importante. “Il maggior contributo, quello che ci consente di andare

“La A1 ce la siamo guadagnata con pieno merito, ora dobbiamo fare di tutto per tenercela stretta. Sono sicuro che con questa squadra e con il carattere di Ballardini possiamo farcela”. Fermi ragazze sono vaccinate e vengono seguite con tanta attenzione, abbiamo dovuto saltare tantissime partite. Dobbiamo recuperarne cinque, ma a parte quella obiettivamente difficile, con Schio, abbiamo le qualità per giocarcela con Moncalieri, Broni, Sesto e forse anche Lucca. Sul mercato di riparazione non siamo andati perché le italiane praticamente non esistono e delle straniere tutto sommato siamo contenti. Le italiane nostre, che si erano conquistate la promozione con merito, le abbiamo perse in avvio per infortuni e difficoltà di ogni genere. Ora dovremmo essere a posto. Con Cupido in cabina di regia, il faro del gioco di Faenza (“Per noi è davvero troppo importante”, ribadisce il presidente”,) Davis, Morsiani o Llorente, Policari e Pallas Kunaiyi Akpanah”. Questi gli elementi base, diciamo imprescindibili attorno ai quali ruota la macchina faentina. “Poi abbiamo Rachele Porcu come altro play. E Cappellotto. Ci proviamo. La nigeriana Pallas, che gioca sotto canestro, è un’autentica forza della natura. Si è rivelata una sorpresa, da pivot sta facendo molto bene”. Sulle qualità di Jori Davis americana di talento con i punti nelle mani, nessuno può discutere: “Ha classe da vendere, giocatrice di grande valore”, sottolinea ancora il numero uno del club romagnolo. Vittoria Llorente, ala, forse potrebbe dare un contributo maggiore anche se è stata parzialmente condizionata dagli infortuni. “Io credo che questo non sia un gruppo da ultimo o penultimo posto, sono sinceramente convinto che possa valere anche il nono o il decimo. Dobbiamo solo ricondizio-

avanti, ce lo dà E-Work, azienda di livello nazionale che opera nel campo del lavoro. È un apporto consistente. Ma, naturalmente, in questi primi sei anni di vita, abbiamo portato avanti anche il discorso con le strutture locali. Abbiamo aggiunto alcuni partner importanti e non ci fermeremo, cercando di inserire un numero sempre maggiore di persone e imprese che ci aiutano e ci vogliono bene. Io per primo con la mia struttura sono un sostenitore della Società”. Che, col tempo si sta organizzando piuttosto bene. Anche con il settore giovanile. A capo c’è Stefano Morigi. E tanti bambini e bambine che prima dell’allenamento della prima squadra inseguono un sogno. Al Pala Bubani ogni giorno si lavora con la passione di tanti che in un modo o in un altro mettono il proprio mattoncino per mandare avanti un club che si è riappropriato con merito della storia e della tradizione che Faenza ha avuto nel basket femminile. “E per questo motivo che io non posso vedere andare tutto in fumo dopo una sola stagione. In pochi anni sono riuscito a tornare su in paradiso e ora non voglio assolutamente cedere. La A1 ce la siamo guadagnata con pieno merito dopo il grande campionato scorso. Ora dobbiamo fare di tutto per tenercela stretta. E sono sicuro che con questa squadra, e con l’impegno e il carattere di Simona Ballardini, potremo uscirne e vinceremo le partite necessarie per ottenere la salvezza”. Fermi ci crede. Quanti capi tifosi sono diventati proprietari del club? Lui ha vissuto un sogno da ragazzo e lo ha realizzato.


MARIO FERMI IMPRENDITORE FAENTINO. DA GIOVANE GRANDE TIFOSO DELL’OMSA, OGGI PROPRIETARIO E ANIMA DI FAENZA BASKET PROJECT GIRLS.

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EUROLEGA IL COVID STA CREANDO TANTE DIFFICOLTÀ ALLE SQUADRE IMPEGNATE IN EUROPA. RINVIATE LE PARTITE CONTRO GDYNIA E FENERBAHCE PER SCHIO. IN FOTO DIAMOND DESHIELDS.


focus

STAGIONE COMPLESSA IL COVID-19 STA RALLENTANDO IL REGOLARE SVOLGIMENTO DEL CAMPIONATO DI SERIE A1. TUTTE LE SQUADRE DEL TORNEO SONO STATE INFATTI COLPITE, NEL CORSO DELLA

STAGIONE, DA CASI DI POSITIVITÀ CHE HANNO PORTATO A NUMEROSI RINVII DELLE GARE. LA NOSTRA ANALISI DEI POSSIBILI SCENARI FUTURI

DI MASSIMO MATTACHEO

U

na stagione contrassegnata dal Covid-19, la terza

consecutiva. Il campionato di Serie A procede con una anormalità ormai diventata normale, di questi tempi. Una stagione complessa, per tutte le squadre, costrette a convivere con positività, protocolli da rispettare e rinvii delle gare. Un calendario difficile da programmare, anche per LBF, destinata a rivedere le date di alcuni degli appuntamenti più importanti della stagione, come la Coppa Italia. Solo le prime dieci giornate – delle diciassette finora disputate – hanno avuto un andamento regolare, prima della crescita dei contagi che sta rendendo tutto decisamente più complicato.

Un dato è emblematico dell’anno 2021/22: nessuna forma-

zione del massimo campionato ha disputato tutte le partite in programma. Significativo di una situazione in continua evoluzione, settimana dopo settimana. E di un andamento che non sembra potere essere costante.

Garantire l’equità sportiva è indubbiamente l’obiettivo principale

della Lega e delle società. Con la consapevolezza di tutte le difficoltà esistenti. Analizzando lo scenario attuale, le squadre finora meno colpite dal protrarsi della pandemia sono Lucca e Costa Masnaga: entrambe queste formazioni hanno disputato quindici gare. Ma il campionato di Serie A presenta quattordici casi differenti, a cominciare da Schio e Venezia – le due squadre impegnate in EuroLega – che sono scese in campo rispettivamente tre e una volta nel corso dell’ultimo mese. Per non parlare della Virtus Bologna, l’ambizioso terzo incomodo del torneo, che ha disputato solo una gara nel 2022. In particolare, le due formazioni venete, le principali indiziate per la conquista dello Scudetto, devono gestire il doppio impegno tra campionato ed Eurolega, un torneo che non conosce soste e che sta proseguendo a ritmi serrati nonostante le difficoltà degli spostamenti tra una nazione e l’altra. A fare il punto della situazione, è il General Manager della forma-


focus

zione scledense Paolo De Angelis, che commenta così: “Questa stagione è la terza consecutiva in cui conviviamo con le problematiche legate al Covid-19. Dopo una annata in cui si è deciso di sospendere il campionato senza assegnazione del titolo e una in cui, tra molte complessità, si è riusciti ad arrivare in fondo giocando in Europa nelle “bolle”, questa stagione è stata una esplosione di complessità e imprevisti. All’aumento del numero dei contagi, che ha colpito tutte le società, si aggiungono le spese sostenute per voli aerei e trasferte per gare che sono poi state riprogrammate e quelle di natura sanitaria che fronteggiamo quotidianamente. A questi aspetti si aggiungono i tempi di recupero delle atlete post negativizzazione e un calendario molto fitto che rendono lo scenario davvero complesso”.

Sono tante le difficoltà con cui le squadre italiane impe-

gnate nelle coppe europee si trovano a dovere convivere settimana dopo settimana. L’esempio più eclatante e calzante della situazione di incertezza in cui si disputano le partite si è verificata in casa Umana Reyer Venezia: mercoledì 26 gennaio la squadra maschile avrebbe dovuto disputare il proprio incontro di EuroCup in casa del Bursapor, mentre le campionesse d’Italia in carica hanno viaggiato in direzione Montpellier per affrontare le padrone di casa nel turno di EuroLega. Le due situazioni sono state gestite in modo differente, ma il risultato è stato identico: rinvio della gara. La società orogranata ha espresso tutto il proprio disappunto, attraverso un comunicato stampa, per il tempismo delle comunicazioni del rinvio del match che avrebbe visto protagonista la squadra allenata da Andrea Mazzon. Solo dopo l’arrivo in Francia, al termine di una trasferta impegnativa e dispendiosa


GEAS UNA DELLE SOCIETÀ PIÙ COLPITE DAL COVID-19. DELLE ULTIME SEI GARE IN PROGRAMMA, IL GEAS È STATO COSTRETTO A RINVIARNE TRE.

in termini economici e di tempo, la FIBA ha annunciato la riprogrammazione del turno di EuroLega.

Diverso il caso della maschile, impossibilitata a raggiun-

gere Bursa a causa delle abbondanti nevicate che hanno colpito Istanbul negli ultimi giorni, costretta a provare a trovare una soluzione alternativa per il viaggio al fine di evitare la sconfitta a tavolino. Solo nel giorno della gara, verificata l’impossibilità di raggiungere la Turchia – con ogni mezzo – in tempo per la disputa della partita, EuroLeague Basketball ne ha disposto il rinvio. Gestire il doppio impegno campionato-coppa, di questi tempi, non è cosa facile anche a causa delle differenti motivazioni che vengono applicate per il rinvio di una gara. La preparazione e la lucidità dei dirigenti delle società è fondamentale per evitare di trovarsi a gestire un calendario fittissimo di appun-

tamenti nel momento clou della stagione. A spiegare il lavoro quotidiano svolto dai Club, è nuovamente De Angelis, che racconta come “quello che dico ai collaboratori della società, da un anno a questa parte, è di essere flessibili e capaci ad adattarsi a tutti gli imprevisti che quotidianamente possono capitare. Credo che l’importante sia non farsi prendere dal panico ed essere bravi a riprogrammare il lavoro, agendo con una buona serenità che consente di superare tutte le difficoltà”. Ma il campionato, tradizionalmente spezzato in più tronconi a livello di classifica, presenta una miriade di situazioni diverse. Con società e organizzazioni non così strutturate come quelle di Schio e Venezia ma capaci di sopperire alle difficoltà e affermarsi come splendide realtà della nostra Serie A1. È il caso, ad esempio, dell’Allianz Geas Sesto San Giovanni, negli ultimi anni in grado di impensierire le

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focus formazioni più blasonate e sfiorare prestigiosi successi. Guidato in panchina da coach Cinzia Zanotti, una autentica istituzione oramai in Lombardia, in questa stagione è stato tra le squadre più colpite dal Covid-19. Basti pensare che, delle ultime sei gare in programma, il Geas è stato costretto a rinviarne tre, tra cui la gara con Faenza, che subirà una nuova riprogrammazione, stavolta per positività riscontrate fra le romagnole; ma intorno a Natale era toccato alle sestesi fronteggiare un focolaio. Proprio la mancanza di continuità nel lavoro è alla base di una annata che finora ha visto la formazione allenata da Zanotti avere un rendimento leggermente

siamo ritrovate a giocare tre partite a settimana dopo avere ripreso l’attività. Se a questa problematica ci si aggiungono gli infortuni, è chiaro che il quadro diventa davvero complesso. Personalmente ho provato a lavorare molto con il preparatore fisico, a trovare esercizi tecnici funzionali alle atlete a disposizione per dare continuità settimana dopo settimana”.

La variabile Covid-19 ha inciso su tutte le formazioni del

campionato, colpendo in modo particolare la Use Empoli, protagonista di un torneo di alto livello nella passata stagione e ora all’ultimo posto in classifica, con una sola vittoria in quattordici gare. La squadra

Da inizio stagione nessuna formazione di A1 ha disputato tutte le partite in programma. Significativo di una situazione in continua evoluzione e di un andamento che non sembra potere essere costante. inferiore rispetto a quello cui eravamo tutti abituati nel corso degli ultimi anni. Proprio la capo allenatrice della squadra racconta a Pink Basket le complessità con cui si sta trovando a convivere nel 2021/22: “Viviamo un momento storico in cui è difficile programmare e comprendere tutte le regole che ci sono. Noi siamo state tra le prime a rinviare delle partite, abbiamo avuto alcuni casi di positività e lavorato a ranghi ridotti, non volendo allargare – per scelta – il gruppo di lavoro a troppe ragazze delle giovanili che vanno a scuola e hanno contatti con molte persone. Credo che per portare a termine la stagione sia necessario giocare partite anche nella finestra delle Nazionali e valutare la disputa della Coppa Italia, solo nel caso in cui tutte le squadre siano state in grado di giocare le partite che devono recuperare”.

Una convivenza difficile con il Covid-19 per il Geas, che in

meno di un anno ha dovuto gestire diversi focolai e contagi che hanno impedito alle lombarde di prendere parte alla Coppa Italia 2021 che si è disputata a Bologna e di affrontare al meglio il torneo in corso di svolgimento. È nuovamente Zanotti a parlare di come il ruolo di allenatrice si sia dovuto forzatamente adattare allo scenario attuale, in cui è difficile potere programmare un lavoro di crescita costante: “In questo momento programmare una stagione è davvero complesso, perché l’impostazione del lavoro settimanale spesso viene stravolta dalle comunicazioni dei rinvii delle gare che arrivano a pochi giorni dalla gara stessa. Lo scorso anno quasi tutte le nostre giocatrici sono risultate positive al Covid-19, ci

allenata da Alessio Cioni, protagonista della crescita del Club e dei risultati ottenuti negli ultimi anni, è stata costretta allo stop forzato degli allenamenti nelle ultime settimane a causa dei numerosi casi di positività riscontrati all’interno del gruppo squadra. Il caso di Empoli è significativo delle difficoltà di tutta la Serie A1, e di quelle società di provincia che con i mezzi a disposizione provano a competere al massimo livello. La definizione dei recuperi di un campionato da portare a termine è uno degli snodi cruciali cui dovrà pensare nelle prossime settimane la Lega Basket Femminile. Con un calendario improvvisamente diventato molto fitto e le incertezze sul futuro, oggi è difficile pensare all’organizzazione della Coppa Italia. Troppo diverso il quadro di ogni singola squadra del campionato per ipotizzare quando si potranno sapere gli eventuali accoppiamenti di una manifestazione che ha sempre dato lustro al movimento e ha permesso a squadre anche meno blasonate di mettersi in mostra e imporsi. I numerosi rinvii finora accumulati potrebbero avere ripercussioni anche in ottica Italbasket, attesa da importanti finestre di qualificazione. Un eventuale mancato stop al campionato nel momento di disputa delle gare della Nazionale impedirebbe a coach Lino Lardo di avere a disposizione tutte le migliori atlete per preparare gli impegni. Oppure, in alternativa, priverebbe le squadre di alcune delle giocatrici più rappresentative. Il futuro è tutto da scrivere. Di certo, il presente convive con il Covid-19. E con tutte le problematiche ad esso connesse.


EMPOLI I NUMEROSI CASI DI POSITIVITÀ HANNO COSTRETTO LA SOCIETÀ ALLO STOP FORZATO DEGLI ALLENAMENTI NELLE ULTIME SETTIMANE. IN FOTO ASHLEY RAVELLI.

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CECCHINE MAGGIE LUCAS E JESSICA SHEPARD SONO AD OGGI LE MIGLIORI REALIZZATRICI DEL CAMPIONATO DI SERIE A1, RISPETTIVAMENTE CON 26,25 E 27,8 PUNTI DI MEDIA.


cover story

DINAMO USA

MAGGIE LUCAS E JESSICA SHEPARD SONO LE MIGLIORI REALIZZATRICI DEL CAMPIONATO, DUE LAVORATRICI INFATICABILI CON UN AMORE SCONFINATO PER LA PALLACANESTRO. SI SONO CARICATE LA DINAMO SULLE SPALLE E PUNTANO DRITTO AI PLAYOFF. CONOSCIAMO MEGLIO LE DUE AMERICANE CHE STANNO FACENDO IMPAZZIRE LA SERIE A1

Di Laura Fois

E

ntrambe in forza alla Dinamo Sassari, le americane

Margaret “Maggie” Taylor Lucas e Jessica Shepard sono al 26 gennaio le migliori realizzatrici del campionato di serie A1, rispettivamente con 26,25 e 27,8 punti di media. Staccano di ben dieci punti la terza cecchina (Gray di Campobasso con 18,1), sono le atlete che stanno di più in campo (oltre 37 minuti a partita) ma annoverano altri primati. Shepard, venticinquenne originaria di Fremont (Nebraska), è anche la miglior rimbalzista (17,9) e la giocatrice che subisce più falli in assoluto (7,3) mentre Lucas, nata a Philadelphia, classe 1991, è quarta per palle recuperate (2,6) ma firma la sua presenza anche nella classifica dei falli subiti (5,2) e degli assist (3,4). Statistiche da capogiro se pensiamo che Shepard, nella partita contro la Use Scotti Empoli del 15 gennaio, ha prodotto 47 di valutazione mettendo a referto 31 punti, 20 rimbalzi e 10 falli subiti. Ma l’apporto delle straniere di Sassari, oltre ai numeri, è rilevante ed esemplare anche dal punto di vista mentale e di gruppo.

Per loro il coach Antonello Restivo è il primo a spendere

parole di stima: “Sono due ragazze aperte, sempre positive, con una mentalità importante e un amore sconfinato nei confronti della pallacanestro. Due lavoratrici infaticabili anche durante gli allenamenti e che trasmettono al gruppo molta energia”. C’è un affiatamento importante e non scontato, che impernia tutta la squadra. “Esultiamo per ogni vittoria, ci sembra di vincere ogni volta la coppa del mondo. Le ragazze condividono un entusiasmo estremo continua Restivo -. Lucas appena arrivata ci ha dato una grossa mano in Eurocup, mentre Shepard è arrivata molto dopo, cambiando anche tecnicamente il gioco di squadra. Lei si è messa subito a disposizione della Dinamo e ha dato molta profondità in attacco, in più è una lunga atipica che sa penetrare e tirare da fuori”. Se Lucas, tra le migliori realizzatrici di sempre della Ncaa femminile, ha già fatto una gavetta importante tra Francia, Stati Uniti, Cina e Svezia, per il centro di Sassari si tratta del suo pri-


cover story

MAGGIE LUCAS NATA A PHILADELPHIA, CLASSE 1991, PRIMA DI VESTIRE LA MAGLIA DELLA DINAMO HA AVUTO ESPERIENZE IN FRANCIA, CINA, SVEZIA E WNBA.

mo vero anno in Europa. E sta già dimostrando tutto il suo talento. Le due, ovviamente, hanno tratti caratteriali diversi: “Lucas è una grande trascinatrice, e a lei sto cercando di trasmettere un po’ di calma e pazienza perché ci mette un’energia pazzesca in ogni cosa che fa. Shepard invece è un po’ più bilanciata e ha margini di crescita enormi: sono entrambe veramente centrate su ciò che fanno. La cosa più bella è che infondono grande fiducia al gruppo - chiosa il coach di Sassari -. Da una parte, tutte sanno che loro gestiscono la maggior parte dei palloni, e tutte ricambiano la fiducia. Dall’altra, sto chiedendo a ogni singola giocatrice di attaccare molto il ferro, perché questa è la nostra filosofia di gioco, veloce e aggressiva”. E qui Lucas ci sguazza. La sua capacità di aggredire la partita e la voglia di stare in campo trasuda in ogni match, contagiando le compagne. Il gruppo non ha sfigurato neanche in

Eurocup: “Nonostante le nostre avversarie avessero un livello di fisicità superiore, la competizione europea ci ha dato esperienza e fatto bene allo spirito - conclude Restivo -. Abbiamo vinto contro Friburgo che si è qualificata per il round successivo e quando abbiamo giocato l’ultima partita a Bourges, senza Shepard, nonostante fosse una partita già segnata, tutto il pubblico ha applaudito la squadra. L’Eurocup è stata una parentesi felice che ci ha dato coraggio e vigore”. Ciò che non manca alle due ragazze terribili della Dinamo Sassari, vere e proprie star anche sui social.

Abbiamo realizzato un’intervista doppia per conoscerle

meglio e svelare qualche curiosità sul loro conto. Per esempio? Le due straniere hanno subito apprezzato i piatti tipici della Sardegna, dai culurgiones (pasta fresca ripiena di patate e menta) alle seadas (dolci


al formaggio), e Lucas ha espresso gradimento anche per il vino sardo. Shepard resta sempre legata al cibo americano ed è una grande consumatrice di Red Bull. Light, ovviamente! Bene, dopo questa lunga e curiosa premessa possiamo partire!

giocare per Antonello (Restivo, ndr) che mi segue dai tempi del college. Shepard: Benone. La città mi piace e mi trovo bene con le persone. Sono arrivata dopo qualche mese causa playoff Wnba, insomma, ho fatto tardi per una giusta causa!

Vi contendete il titolo di miglior realizzatrice del campionato. Alla fine, chi lo vincerà? Lucas: Non ci penso, spero solo che la Dinamo vinca il campionato! Shepard: Non mi preoccupo di segnare. Quando sono in campo penso a dare il tutto per tutto per aiutare la squadra a vincere. Tutto ciò che conta è vincere.

Molti dicono che la squadra dipenda troppo da voi. Qual è la vostra posizione e come gestite il vostro ruolo predominante nel team? Lucas: Io voglio prendere la maggior parte dei tiri. Mi alleno per farlo. È il mio lavoro. Le mie compagne mi creano le condizioni per segnare, ma devo dire che ognuna di noi conta sulle altre per giocare al meglio. C’è fiducia all’interno del gruppo, ed è un aspetto fondamentale. Shepard: Non mi focalizzo su ciò che gli altri, o al di fuori della squadra, dicono di noi. La mia unica missione è vincere le partite.

Come si sta a Sassari? Lucas: La adoro. Fin dall’arrivo ho sentito una grande energia. Sto veramente bene qui e sono felice di

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cover story Cosa vi passa nella testa quando state per prendere il tiro che può decidere la partita? Lucas: Il mio unico pensiero è metterlo dentro. Shepard: Ogni volta penso a realizzarlo. Ad ogni partita quando prendo il pallone il mio unico obiettivo è segnare. Non penso a nient’altro. Quali sono gli obiettivi stagionali? Lucas: L’ambizione numero uno è raggiungere i playoff. Shepard: Vincere più partite possibili per chiudere tra le prime otto. Quali sono invece i vostri obiettivi personali? Lucas: Penso sempre a crescere e ad essere la versione migliore di me stessa. Voglio lavorare duro per diventare più efficace al tiro e prendere sempre i tiri

ti per la partita. Mi riposo, vado dal fisioterapista o dal massaggiatore e torno in palestra. Di sera parlo spesso con la mia famiglia e gli amici, e non mi perdo le partite di mia sorella che è coach. Come vi sembra l’Isola? Lucas: La adoro! Il mio posto preferito in assoluto è Stintino e la spiaggia della Pelosa! Shepard: Mi sta piacendo molto, non solo il mare ma anche i ristoranti. C’è molto da apprezzare qui. Seguite una dieta specifica? Lucas: Cerco di mangiare cibi senza glutine e di evitare i latticini. Ma non sono così drastica, faccio eccezioni per gustarmi ogni tanto le prelibatezze locali e un po’ di cucina internazionale, per esempio quella giapponese.

“Voglio prendermi la maggior parte dei tiri, mi alleno per farlo. È il mio lavoro. Le mie compagne mi creano le condizioni per segnare, ognuna di noi conta sulle altre per giocare al meglio.” Lucas migliori. Ma anche a incidere nelle partite su vari fronti. Non sono solo una tiratrice. Shepard: Far bene, fuori e dentro il campo. Tecnicamente vorrei continuare a migliorare il tiro da fuori. Ci sto lavorando molto. Obiettivi di lungo periodo: Wnba o Eurolega? Lucas: Mi piacerebbe molto tornare a giocare nel palcoscenico della Wnba e se avessi questa occasione la sfrutterei al meglio. Fare l’Eurolega sarebbe ugualmente un gran bel traguardo. Shepard: Mi affido molto a Dio per essere una persona migliore ed essere una giocatrice di pallacanestro al top. Non voglio essere la miglior realizzatrice, mi concentro moltissimo sull’andare a rimbalzo e migliorare ogni aspetto del mio gioco per avere molte carte a disposizione e poter essere imprevedibile. Sono queste le mie ambizioni. Qual è la vostra routine? Lucas: Mi alzo molto presto la mattina, la prima cosa che faccio è andare in palestra. Poi torno a casa e faccio una colazione sana. Mi riposo un po’ prima dell’allenamento e di solito arrivo al campo un’ora e mezza prima che inizi per fare stretching e tirare. Dopo l’allenamento resto un po’ a fare ball handling e a tirare ancora. Preferisco finire la giornata con un massaggio. Shepard: Appena mi sveglio bevo un poco di caffeina e vado in palestra, poi mi dedico all’allenamento. Rimango a tirare e a concentrarmi sui movimen-

Shepard: Essendo una giocatrice professionista è essenziale curare il proprio corpo e l’alimentazione. Per questo opto per una dieta equilibrata e col giusto apporto di acqua e proteine. Come vi piace trascorrere il tempo libero? Lucas: Mi piace fare escursioni, stare all’aria aperta ma anche cucinare e trascorrere il tempo con le persone che amo. Shepard: Sono molto legata alla mia famiglia, ci sentiamo praticamente ogni giorno. Passo le ore a guardare partite di basket ma ne approfitto anche per visitare più posti possibili. Siete due giramondo. Un momento particolarmente felice all’estero e una lezione che avete imparato. Lucas: Sono stata, oltre che in America, in Cina e in Europa. I momenti che preferisco sono quelli legati alla scoperta di nuove culture. Mi piace conoscere nuove persone e provare cose nuove. Adoro viaggiare. L’insegnamento più grande che credo di aver imparato è quello di riuscire a godere di ogni momento presente. Shepard: Io invece ho fatto una breve parentesi in Israele e vissuto in varie parti in America, che è una nazione immensa e da conoscere a fondo, con pazienza. Il momento più bello in ogni squadra in cui ho giocato è sempre quello legato alla prima vittoria. In bocca al lupo Maggie e Jessica, continuate a farci sognare con le vostre giocate!


JESSICA SHEPARD ORIGINARIA DI FREMONT (NEBRASKA), CLASSE 1996, NEL 2017 HA VINTO IL TITOLO NCAA CON NOTRE DAME SEGNANDO 15.6 PT A PARTITA. IN SERIE A1 È PRIMA ANCHE NEI RIMBALZI (17,9) E NEI FALLI SUBITI (7,3).

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FRANCESCA DIOTTI SI GIOCA COL CONTAGOCCE, CARUGATE SCENDE IN CAMPO E STRAPPA UN’IMPORTANTE VITTORIA CONTRO PONZANO. PER DIOTTI LA SOLIDA LUCIDA REGIA CON 6 ASSIST.


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Slalom tra i rinvii L’ONDATA-COVID LASCIA IL SEGNO SUL CALENDARIO DI GENNAIO, SOPRATTUTTO AL NORD. SERVIRANNO I RECUPERI PER COMPLETARE IL QUADRO DELLE 8 PER LA COPPA ITALIA; CREMA E VALDARNO CAMPIONI D’INVERNO. VI PROPONIAMO ANCHE UNA RASSEGNA DELLE GIOVANI PIÙ IN EVIDENZA FIN QUI

di manuel beck

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’era una volta un bel campionato. E ci sarà ancora,

crediamo, nei prossimi mesi. Ma in questo gennaio l’impatto del Covid ha messo a soqquadro l’A2: i primi 3 turni del 2022 hanno avuto ben 16 partite rinviate su 21 nel girone Nord e un po’ meno al Sud, 9 su 21. Dopo un autunno tranquillo sul fronte pandemico, si è improvvisamente tornati a uno scenario simile allo scorso anno (senza scomodare il 2019/20 della stagione interrotta), per cui si prospettano un febbraio e un marzo di recuperi a ritmo serrato. Meno male che l’A2, a differenza dell’A1, non aveva in programma turni durante le feste, quando è scoppiata l’emergenza, così le classifiche risultano un po’ meno flagellate dagli asterischi rispetto alla serie superiore. A patto che d’ora in avanti si riesca a giocare con regolarità. Ma i temi legati al Covid li approfondiamo in altre pagine di questo “Pink”; qui parleremo solo di campo, mercato e giovani. Per le graduatorie definitive del girone di andata bisognerà aspettare la metà di febbraio al Sud (stando all’at-

tuale calendario dei recuperi) e addirittura inizio marzo per il Nord. Rimangono da assegnare gli ultimi posti in Coppa Italia: al Nord sono dentro la pluri-detentrice Crema (11 vinte-0 perse) e Brescia (9-2); quasi fatta per Castelnuovo (9-3) e Udine (9-2) ma può ancora sperare Alpo (7-4) che deve giocare contro le friulane. Al Sud disco verde per Valdarno (11-2), Spezia (9-3) e Firenze (9-4); per il quarto biglietto se la giocano Umbertide, Savona (7-5 entrambe) e Selargius (6-4, quindi con 3 recuperi per chiudere la sua andata). Chi ha sorpreso nel bene e nel male? Fermo restando che le classifiche incomplete rendono tale anche ogni giudizio, al Nord meglio del previsto, secondo noi, Brescia, Udine, Mantova, Carugate; più indietro di quanto prevedessimo Milano, le due di Bolzano, Vicenza e Treviso; al Sud – dove però c’è grande equilibrio e tutto può cambiare in fretta – oltre le aspettative Spezia, Firenze e Savona, mentre ci aspettavamo più in alto Umbertide, Vigarano e Capri.


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DIARIO DEL MESE // Al Nord Crema salva l’imbattibilità con Milano; Brescia entra in Coppa Italia; scossa Vicenza. Al Sud Valdarno tiene la vetta e piazza i colpi Peresson e Cvijanovic; in crescita Patti, Battipaglia, Cagliari GIRONE NORD

La “partita del mese”, e non solo perché se ne sono giocate pochissime, è stata il derby tra Milano e Crema, rivincita della sorprendente serie-playoff dello scorso anno che vide imporsi le meneghine. Il Cream Team si prende la sua rivalsa ma ha rischiato seriamente di vedere interrotta la sua imbattibilità. Dal meno 17 iniziale, infatti, le milanesi – pur senza Vida, che ha lasciato la squadra dopo Natale, e perdendo in corsa Novati per infortunio – sono risalite punto su punto e hanno anche comandato a suon di triple (13), confermando che dopo l’arrivo di Toffali (25 punti e 6 assist) possono giocarsela anche contro le migliori; dopo un supplementare raggiunto grazie a una tripla di Melchiori, hanno deciso D’Alie (23 punti) e il dominio a rimbalzo offensivo (83-87). Per il resto, duelli interessanti nella lotta per la bassa zona playout/salvezza diretta, dove Mantova ha preso vantaggio battendo la diretta avversaria Carugate con una sfuriata realizzativa di Marchi (17 nei primi 2 quarti) e la solidità di Llorente; le virgiliane poi bissano agevolmente contro Torino, che resta ancora in bianco nella casella delle vittorie. Quanto a Carugate, si rifà contro l’altra rivale Ponzano: 69-67 con canestro decisivo di Tulonen dopo che la prova “monstre” di Van der Keijl (38 punti, 14 rimbalzi, 47 di valutazione) aveva rimesso in partita le venete. Le quali hanno ceduto il passo anche a una travolgente Brescia, autrice dell’ennesima prova balistica eclatante (12/28 da 3; De Cristofaro a quota 20). Per le bresciane è la vittoria che vale l’accesso alla Coppa Italia, dove spera di raggiungerla Udine, la quale intanto ha aperto il ritorno ribaltando il risultato nell’ultimo quarto in casa della Pall. Bolzano (che ora si rinforza con Isabel Hernandez, l’ala romana classe ’96 ex-Spezia); super Molnar per le friulane con 18 punti e 19 rimbalzi. Castelnuovo ha invece sprecato il “match point” per la Coppa, cedendo netto (forse anche per la ruggine di un mese d’inattività) in casa di una rediviva Vicenza, da poche settimane affidatasi a coach Ussaggi, la quale non vinceva da oltre 2 mesi e invece stavolta sfodera una prestazione gagliarda contro la “big” piemontese, cui rifila 75 punti (23 di Villarruel e 16 di Sturma). Lunghissima la sosta per Alpo, BC Bolzano e Treviso, non ancora tornate in campo (alla data del 26 gennaio) dopo il break per le festività.

GIRONE SUD

Partiamo qui dal mercato: Valdarno non si accontenta di essere al comando e coglie l’occasione di piazzare il doppio colpo Peresson-Cvijanovic, entrambe già allenate da Matassini a Udine lo scorso anno; le due interrompono così l’esperienza in Germania. Capri ha riabbracciato la veterana Gallo e preso la lunga Giuseppone dall’A1 di Broni. Battipaglia ha inserito Scarpato da Firenze. Le nuove norme sull’obbligo di “green pass rinforzato” per gli atleti formalmente dilettanti costano a La Spezia la partenza di Cerino: l’italo-canadese viaggiava a oltre 13 punti e 12 rimbalzi di media. Sul campo, Valdarno completa l’operazione-primato a fine andata regolando Civitanova (con 17 di Ramò) e Matelica (19 di Bove). Tra le inseguitrici, Firenze perde un giro a Cagliari, segnando solo 13 punti nella ripresa, ma si rifà contro Vigarano (M. Rossini 22 con 35 di valutazione) e Civitanova (Poggio 16+14 rimbalzi); una sola partita giocata per La Spezia, che batte a sua volta Civitanova mandando in doppia cifra la 2006 Guzzoni. Restando in terra ligure, continua a dimostrarsi tutt’altro che una meteora Savona: vittoria in casa della Nico (con 17 di Zanetti; non basta alle toscane una rimonta da -23) nell’unica partita giocata finora in gennaio. Gli innesti operati in dicembre cominciano a dare frutti per Patti, che espugna Vigarano con 22 di Miccio e 19 di Botteghi (appunto i recenti arrivi; non bastano 24 di Sarni e 20 di Sorrentino alle emiliane), poi piega Battipaglia con Miccio a 29 con 7/9 da 3, Verona a 14+15 rimbalzi. Ma a parte questa sconfitta, il progetto giovane di patron Rossini sta decollando (Logoh, Seka e Milani le ragazze più in evidenza in questo periodo): gran colpo su Umbertide, 68-62 dopo un overtime, con 24 di Potolicchio, e successo d’autorità nel derby a Napoli contro Capri, +15. Per le isolane Gallo è andata subito due volte in doppia cifra, ma continuano a mancare all’appello vittorie apparentemente alla portata. La più in difficoltà, in questo periodo, sembra però Civitanova, che dopo l’addio di Gonçalves ha una coperta corta, nonostante i punti di Bocola e Paoletti e la combattività dimostrata nella rimonta da -15 a -3 con Firenze, prima di cedere. Tra chi invece sale c’è Cagliari, che dopo l’impresa già citata contro Firenze ha riattivato Striulli, come un acquisto importante (profonda ora la rotazione, da 9 elementi), e ha vinto anche in casa di Capri (18 di Ljubenovic) anche se poi ha ceduto nel finale a Matelica sotto i colpi di “Pepo” Gonzalez (23 punti di cui gli ultimi 7 di fila). Non ha giocato nei primi 3 turni del 2022 Selargius.


GIULIA SORRENTINO LA PLAYMAKER CLASSE ’98 STA GUIDANDO VIGARANO, AL PRIMO ANNO IN A2 DOPO LA RETROCESSIONE, CON 16,2 PT A PARTITA.

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CARLOTTA ZANARDI L’ENFANT PRODIGE DI BRESCIA (CLASSE 2005) STA GIOCANDO UNA STAGIONE A LIVELLI ALTISSIMI: 15.3PT, 8.7 RIMB, 6.5 ASS A PARTITA.


SPECIALE GIOVANI // Tra nomi già affermati e altri emersi quest’anno, ecco le più in evidenza nel girone d’andata fra le nate dal 2001 al 2005 (mentre sta già spuntando qualche “baby” classe ’06-07…). In un panorama abbondante, le migliori sono ancora Zanardi e Marta Rossini 2001 A Firenze si conferma protagonista assoluta il

play-guardia Marta Rossini: 19 punti di media, percentuali inappuntabili (51% da 2, 37% da 3, 79% ai liberi) per un ottimo 19,1 di valutazione: in tutte le statistiche citate è cresciuta rispetto alla scorsa stagione e non era facile. L’emergente è la sua coetanea e compagna Poggio, pivot, che sta raddoppiando le cifre 2020/21: ora viaggia a oltre 11 punti e 9 rimbalzi di media col 50% da 2. A Savona la guardia Paleari è tra le novità più interessanti della stagione: oltre 13 punti e 5 rimbalzi di media in una neopromossa che sorprende. Dopo gli anni a S. Martino con qualche apparizione anche in A1, l’ala Rosignoli si sta facendo valere ad Alpo come realizzatrice (38% da 3 per 7,8 punti di media in quasi 30’ di utilizzo). La lunga Mattera, anche lei con l’A1 nel curriculum (Battipaglia), sta giocando da protagonista alla Nico: quasi 8 punti e 8 rimbalzi a gara. Altro nome già ben noto è l’esterna Stroscio di Umbertide: per lei 7,5 punti di media col 38% da 3. Già emersa lo scorso anno, l’ala D’Angelo di Castelnuovo, fisico notevole, si sta confermando un fattore (5,8 punti in 17’, quasi 5 rimbalzi e il 51% da 2), così come la lunga Mioni a Vicenza (oltre 6 punti e 5 rimbalzi) e l’ala Nezaj, scuola-S. Martino, ora a Vigarano (oltre 5 punti e 5 rimbalzi). È invece una sorpresa il play lombardo Iuliano a Patti: quasi 29’ di media con 7 punti e ben 4,3 assist. A Civitanova troviamo il play-guardia Paoletti, che per il terzo anno di fila viaggia in doppia cifra di media-punti (12) col 90% ai liberi; la sua compagna di squadra e di reparto Perrotti, dalla Stella Azzurra Roma, ha 5,5 punti in oltre 20’ di utilizzo. Sempre fra le marchigiane, è terminata dopo appena 2 partite, per infortunio, la stagione del pivot azzurrino Savatteri. A Cagliari, la guardia Saias, decisiva in gara-3 di playout contro Livorno nella passata stagione, viaggia oltre i 20’ di utilizzo (un po’ meno dopo il ritorno di Striulli) in cui produce 4,2 punti e quasi 2 assist di media. In Lombardia, troviamo a Milano il play/guardia Viviani, scuola Schio, e a Mantova la tiratrice Marchi, entrambe intorno ai 5 punti in 15’ di media.

2002 La guardia Turel, già in evidenza lo scorso anno,

è tra le protagoniste della stagione di vertice di Udine: quasi 11 punti di media col 44% da 3. Novità interessante è invece l’esterna Pellegrini, di scuola-Geas, primo anno in A2: 11,2 punti col 49% da 2, sempre in doppia cifra nelle ultime 5 gare, oltre 25’ di utilizzo medio. A Capri, tra nobili veterane, porta gioventù ed energia è il

play romano Bovenzi, oro europeo U16 nel curriculum (9,9 punti, oltre 2 assist col 49% da 2). Elemento di grande utilità per il collettivo è l’ala Colognesi (La Spezia, scuola Costa Masnaga), quasi 8 punti e 7 rimbalzi di media in 25’. Nella sofferta stagione di Torino Teen, nota lieta è il play-guardia Bevolo, oltre 11 punti e quasi 6 rimbalzi a partita. Stava andando forte (10 punti di media col 69% da 2 e oltre 5 rimbalzi) la già affermata Leonardi a Crema, ma purtroppo un infortunio l’ha messa k.o. dopo appena 5 partite; sorte simile per Elena Giordano a Udine.

2003 Già con spazio in A1 lo scorso anno, la lunga Logoh

di Battipaglia sta ora recitando da protagonista al piano di sotto (9,3 punti e 9,6 rimbalzi con il 92% dalla lunetta e 15,3 di valutazione). Discorso simile per la sua compagna di squadra e di reparto Seka (8,9 punti col 62% da 2), e, spostandoci a La Spezia, per l’ala N’Guessan, anche lei già vista in A1 (a Costa), e ora a 9,8 punti di media col 49% da 2 in 24’. A Ponzano c’è la coppia di scuola-Reyer formata dal play-guardia Bianchi, che ha visto impennare il suo rendimento dallo scorso anno (era a 1,7 punti di media, ora 7,5), e dall’esterna Rescifina (quasi 5 punti a gara in 23’). A Brescia ha una quindicina di minuti a partita l’ala Michela Pinardi; spazio simile a Vigarano per il play-guardia Capra, che produce 5,5 punti a gara; e a Udine per la lunga Lizzi (3,4 punti di media).

2004 Già affermata e con esperienze in azzurro, la guar-

dia udinese Blasigh è salita a 11 punti di media col 38% da 3. Al debutto in A2 è invece la lombarda Milani, che sta avendo un ruolo importante sia in fase realizzativa (8,6 punti col 36% da 3) che in regia. A Spezia la lunga Pini, possente e di mani educate, fornisce 5 punti e 4 rimbalzi in quasi 17’. Non hanno ancora cifre eclatanti, ma il loro minutaggio è in crescita, la lunga Marcello (Pall. Bolzano), l’esterna di origine russa Pronkina (Civitanova, vivaio Stella Azzurra), e ancor più, a Matelica, l’ala Michelini: nelle ultime 4 partite oltre 8 punti e 7 rimbalzi di media.

2005 Categoria a sé… Strano parlare di lei fra le giovani, perché è una “top” assoluta della categoria, ma la carta d’identità della bresciana Zanardi indica 17 anni il prossimo marzo; nel suo girone d’andata la solita leadership e cifre impressionanti per completezza: 15,3 punti di media, ma anche 8,7 rimbalzi e 6,5 assist (il doppio dello scorso anno) per 22,3 di valutazione.

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TAYARA MADONNA NATA NEL 1991 A CAMPINAS, BRASILE, È STATA ADOTTATA ALL’ETÀ DI 3 ANNI DA UNA FAMIGLIA ITALIANA ASSIEME ALLA SORELLA DI 5.


primo piano

La nostra Madonna IL PROTOTIPO DELLA PLAYMAKER OFFENSIVA, CHE AMA ANDARE A CANESTRO E NON SI LIMITA ALLA VISIONE DI GIOCO. BRASILIANA DI NASCITA, ITALIANA

D’ADOZIONE, METTE TECNICA, VELOCITÀ, INTELLIGENZA CESTISTICA E TALENTO RAFFINATO AL SERVIZIO DEL SANGA MILANO

Di Simone Fulciniti

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ampinas è una città importante del Brasile, ma il suo

destino è quello di rimanere nell’ombra. Si trova a una novantina di chilometri da San Paolo ed è famosa per il calcio, essendo sede di due squadre storiche del campionato carioca: il Guarani e il Ponte Preta, il famoso “Derby Campinero”, dal 1912 uno dei più tradizionali dell’intero stato. Qui il primo luglio del 1991 nasce Tay Madonna, incontenibile giocatrice che milita nel Sanga Milano. Ma la sua permanenza sul territorio “paulista” dura poco. Nel suo destino c’è l’Italia. «Sono stata adottata da una famiglia italiana insieme a mia sorella Nayara. Io avevo 3 anni, lei 5. Un percorso bello e intenso, perché prima di arrivare in questo splendido paese, sono venuti i miei genitori adottivi e abbiamo trascorso un mese insieme, per le varie procedure da completare». Un impatto che segna di fatto la vita futura della nuova famiglia. «All’inizio, intimidite, io e mia sorella, per non farci capire da loro parlavamo portoghese. Dopo 4 giorni mia madre ci disse in portoghese che aveva capito tutto. “Adesso

possiamo cominciare a conoscerci”. Si era preparata in previsione dell’incontro. In quel momento ho compreso la stoffa delle persone che avevo di fronte e da allora ogni decisione che ho preso, l’ho presa dopo essermi confrontata con loro. I miei genitori naturali non so chi siano, noi eravamo in orfanotrofio». Una fortuna condivisa con altri. «Di quel centro furono adottati altri ragazzini, e qualcuno l’ho ritrovato in giro per Milano. Un mondo delicato e umano. Là ci sono le favelas, una povertà pazzesca, poter dare una mano è un valore aggiunto».

Una vitalità prorompente fin dall’inizio. «Verso i 4 anni, ero

già una bambina molto energica, col bisogno di fare tanta attività. E così mia sorella. C’è stato un periodo nel quale praticavamo anche tre sport contemporaneamente, addirittura eravamo iscritte ad un corso di Ping Pong». Ed il basket comincia pian piano ad insinuarsi. «Mi sono avvicinata alla pallacanestro grazie ad un’amica di mio papà, che all’epoca giocava in serie


primo piano A, Carmen Piantanida. Ma dopo il primo allenamento fatto col micro basket sono tornata a casa piangendo per la troppa fatica. Ho fatto anche tennis, ho provato a fare calcio, e persino nuoto». Ancora una volta è la madre a trovare le parole giuste: «“Nella vita bisogna faticare per raggiungere gli obiettivi”, disse, e mi spinse a riprovarci. Cominciai a fare ore di allenamento, mi fermavo anche con la squadra di mia sorella. A quel punto le cose si erano ribaltate e la difficoltà stava nel portarmi via dalla palestra. Io abitavo a Parabiago, vicino Milano. E ci vivo tuttora. C’era una palestrina di una scuola, e una piccola società affiliata al Nerviano basket maschile». A quel punto gli altri sport saltano tutti. O quasi. «Lasciai nuoto, confermando la regola che quelli di colore non sono portati. Mi annoiavo e facevo il triplo della fatica a stare a galla. Tennis l’ho praticato nel tempo, se ho bisogno di esprimere la mia individualità». Quando Tay compie 11 anni arriva la chiamata della Pro Patria femminile Busto Arsizio. «Ero la classica ragazzina che faceva tutto il campo

lazzetto. La sfida è contro Bologna, e in quella squadra gioca Valeria Zanoli «il mio mito». La partenza non è incoraggiante. «Nelle prime tre azioni non supero neppure la metà campo. Ho guardato Larry e gli ho detto: “Vedi che non sono pronta?” Lui ha chiamato minuto e davanti a tutte mi ha risposto: “Se superi la metà campo, inizi a giocare”. L’azione successiva ho superato la metà campo avanzando all’indietro. E da quel punto ho giocato. 12 punti 5 assist. A fine partita il coach mi ha guardato dicendo “Ecco qua”. Da lì ho cominciato un percorso meraviglioso».

Dopo Udine, arrivano richieste dalla categoria superiore. Tay ha 22 anni, e si sente nelle condizioni giuste per fare il salto. «Prima sarebbe stato inutile. Di Zandalasini che va in A1 a 15 anni ce n’è una. Perché a 22 gioca a Minnesota». Tuttavia il primo passaggio si rivela una delusione. «Scelgo La Spezia. Lottai molto per arrivare a quel livello, e non mi aspettavo condizioni tanto difficili. Mi immaginavo che fosse tutto perfetto, in

La pallacanestro è l’unica cosa in grado di darmi grandissime gioie ma anche grandissime delusioni. La considero come una persona alla quale do tanto e da cui pretendo tanto. con la palla in mano, senza passarla, correndo come una matta; e mi avevano notato. Era il primo gruppo in cui giocavo tutto al femminile. Arrivando dalla maschile avevo un tipo di gioco di diverso, più duro, e quindi dovetti smussare quel lato. Con loro sono stata fino a 15 anni, eravamo la squadretta dell’oratorio che ogni anno arrivava alle finali nazionali, sempre contro ogni pronostico». In quel periodo il Basket rappresenta la vita per Tay. Si impegna a scuola per poter proseguire gli allenamenti senza interruzioni. E sente che è giunto il momento di mettersi in gioco, lontano da casa. «Avevo parecchie richieste, ma ero attratta dal lavoro del vivaio di Udine, che avevo visto alle finali nazionali. E scelsi il Friuli, dove sono rimasta sei anni, finendo la scuola, fortificando le mie fondamenta».

Qui c’è l’incontro della svolta. Quello con coach “Larry”

Abignente. «Con lui c’è sempre stato un rapporto di amore-odio. Avevo 16 anni quando un sabato qualunque mi consegnò la palla e mi disse “Tieni. Sei pronta, domani giochi con la prima squadra”. Fui colta di sorpresa, e risposi che pronta non lo ero affatto. Sono molto testarda, do tutto, senza pretendere nulla. A quell’età ero una testa calda. Lui fu bravo a mettermi alla prova. Noi giovani ci allenavamo con l’A2, eravamo forti, vincemmo anche lo scudetto Under 19». Arriva il giorno della partita, e i genitori di Tay, come faranno per tutta la sua carriera, sono presenti al pa-

realtà fu il contrario: gestione scarsa, niente appartamenti, stipendi che non arrivavano, assurdo. Il sogno offuscato. Lasciai dopo poco e smisi di giocare fino a gennaio. Avevo perso motivazioni, e soprattutto non mi divertivo più. Il mio procuratore mi stimolava ad accettare Broni in A1, ma rifiutai perché davvero non ero al massimo». La richiesta è una società di A2, possibilmente non di vertice. L’obiettivo è ritrovare il piacere di giocare. E arriva Ancona. «Un’esperienza paradossale. Società con pochi soldi, senza ambizioni, solo divertimento. E vincevamo. C’erano, tra le altre, Giulia Moroni, Carola Sordi, Veronica Dell’Olio. L’anno dopo decido restare in A2, ancora non mi sentivo a posto per l’A1. E scelgo Ariano Irpino, mesi importanti dove maturo fisicamente e tecnicamente. Arriviamo alla finale dei play off». Segue un’altra stagione di fuoco a Castelnuovo Scrivia, dove il boom personale prosegue. E parlare di A1 a quel punto, torna possibile. «Ero pronta: avevo allenato il palleggio arresto e tiro, quello che era un aspetto fragile. Accettai Empoli, che si rivelò l’isola felice. Mi trovai benissimo, tutti credevano in me. L’obiettivo era salvarci, ma entrammo nei play off». La firma sul contratto per l’anno successivo è cosa fatta. Ma Tay non è ancora soddisfatta. «Decisi di fare un salto ulteriore, intraprendendo un percorso con lo psicologo sportivo. Volevo dare il massimo possibile. Sono una ragazza riservata che lavora seriamente senza fare troppo rumore. E diventai inoltre


SERIE A1 TANTA ESPERIENZA IN A2 PER TAY, MA ANCHE DUE OTTIME STAGIONI IN A1 CON EMPOLI, LA SECONDA CHIUSA IN ANTICIPO A CAUSA DELL’INFORTUNIO AL GINOCCHIO.

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primo piano

MILANO ALLA SUA PRIMA STAGIONE IN MAGLIA SANGA, TAY VIAGGIA A 11,8PT E 4,4 ASSIST DI MEDIA, OBIETTIVO È LA PROMOZIONE IN A1.

una figura di rappresentanza per il basket femminile. Altra esperienza pazzesca. Esempio per le ragazze che si avvicinavano alla pallacanestro». Empoli nel frattempo va forte, tutto viaggia alla grande fino al 9 novembre 2019. Il giorno della seconda delusione. «Giocavamo contro Lucca, quando, a causa di un movimento banale mi ruppi il crociato. Non sapevo nulla, non avevo avuto nessun infortunio fino ad allora, solo piccoli acciacchi. E mi attendeva un periodo lungo lontana dal terreno di gioco, nel pieno della pandemia». Il 13 gennaio l’intervento chirurgico. «Un crociato a 27 anni. Fisicamente stavo bene, faccio l’operazione, tornai a casa con l’obiettivo di recuperare: e andavo a Pavia a fare riabilitazione. Mortificata mentalmente».

Tay capisce che il basket non è tutto. Il corpo non può reg-

gere all’infinito. E sale un altro step. «Ripresi gli studi, approfondendo la parte psicologica. E nel frattempo lavoravo con l’attività di mia madre, nella contabilità. Cose che esulano dallo sport. Sono uscita dal tunnel da sola, non ho avuto paura di dire che ero in difficoltà». Empoli propone un nuovo contratto, ma la giocatrice non si sente in condizione per l’A1. E sceglie di tornare a Castelnuovo. «La pallacanestro è l’unica in grado di darmi grandissime gioie, e grandissime delusioni. L’ho considerata una persona alla quale do tanto e pretendo tanto. A Castelnuovo dico subito di non essere serena, non ci sono garanzie di trovare la vecchia Tay: sicura-


mente più esperta ma con meno entusiasmo. Loro accettarono, mi sentii di nuovo in famiglia. A fine stagione, tuttavia, decisi di non rimanere. Comunque avevo recuperato la serenità».

E siamo ai giorni nostri, con la meravigliosa avventura milanese.

«Il Sanga, al mio arrivo, era reduce da una stagione bellissima, aveva sfiorato la promozione. Mi sono avvicinata a casa, un modo di stare vicino ai miei nonni anziani. La squadra è eccellente. L’allenatore Pinotti una persona per bene. Propenso all’ascolto, si mette in gioco, cerca molto il confronto. Un ambiente rilassante. Adesso c’è da mettere a posto alcune cose, tipo rimpiazzare la straniera che è andata via dopo Natale.

Manca una lunga, ma nel complesso ci siamo e stiamo bene». E magari tornare con questi colori al piano superiore. «Mi piacerebbe molto. Oggi sono all’80%, quel 20 che resta, lo posso recuperare sul parquet. Milano meriterebbe la massima serie. E le possibilità ci sono». Seguirà un futuro luminoso, magari a bordo campo. «Sto valutando la questione di prendere il tesserino di allenatrice, ruolo che ho già sperimentato con le giovanili. La mia passione posso trasferirla a qualcun’altra. E ho l’energia giusta per questo tipo di mansione». E il progetto di visitare il Brasile. «Non ci sono più tornata, ho sempre faticato solo al pensiero. Ma è giunto il momento per rivedere mie zone, la mia gente, ritrovare le mie radici».

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ELENA BESTAGNO CLASSE 1991, È TRA LE MIGLIORI ASSIST-WOMAN DEL CAMPIONATO. QUEST’ANNO, IN MAGLIA BRONI, NE DISTRIBUISCE 4,3 A PARTITA.


ORIZZONTI

LUCI SULLE ITALIANE

C’È UNA CATEGORIA DI GIOCATRICI CHE NON HA LA LUCE DEI RIFLETTORI SU DI SÉ, MA CHE HA COMUNQUE UN IMPATTO DI RILIEVO SULLE PARTITE. PER SCOPRIRLE

BISOGNA SCORRERE CON ATTENZIONE LE CLASSIFICHE DI SPECIALITÀ. NE ABBIAMO PARLATO CON ELENA BESTAGNO, PRESENTE IN BEN 5 DI QUESTE CLASSIFICHE

Di Eduardo Lubrano

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uecentotrenta. Più o meno è questo il numero del-

le giocatrici che compongono i roster delle 14 squadre della serie A1, secondo quando riportato sul sito internet della Lega Basket Femminile. Di queste, i gruppi più numerosi sono naturalmente quello delle italiane – circa 180 – e delle americane - che gira intorno alle 22/25 atlete in base al mercato che cambia faccia alle squadre da una settimana all’altra. Poi ci sono, in ordine di abbondanza, croate, lituane, slovene, argentine, polacche, lettoni, e con una giocatrice a testa la Serbia (che ha perso la Krivacevic di Broni che dal 10 gennaio non poteva più giocare perché sprovvista del Super Green Pass), Brasile, Francia, Portorico, Lussemburgo, Finlandia, Belgio, Spagna, Ecuador, Cipro.

Buona parte delle straniere sono importanti e riconosciute come giocatrici di alto livello, Gruda, Turner, Hines-Allen, Ndour, Laksa, Gwathmey, Mestdagh, Gray, Dojkic, solo per citarne alcune tra quelle che più

spesso ricorrono nelle diverse voci statistiche. Poi ci sono le italiane della Nazionale e nel giro della stessa e quelle che pur non essendo in odore di maglia azzurra hanno una carriera di tutto rispetto e sono molto utili alle proprie squadre. Infine c’è una categoria di giocatrici che sono meno sotto la luce dei riflettori per diversi motivi, ma che hanno comunque un impatto di rilievo sulle partite. Tra i motivi di questa luce meno forte ci sono magari compagne famose, brave, straniere pigliatutto, una squadra che magari compete per la permanenza in serie A1 e via dicendo. Per scoprirle bisogna guardare tutte le partite oppure scorrere con attenzione le 14 diverse classifiche di specialità che sempre il sito della Lega offre, nelle quali sono riportate le prime 20 per ogni aspetto. Pink Basket ne ha esaminate 13 – togliendo le stoppate – ed i risultati sono interessanti. Il primo dice che in tutte e 13 le classifiche sono 38 le italiane coinvolte, il numero può variare secondo gli exploit di giornata ma siamo lì. La stragrande maggioran-


ORIZZONTI

za di loro è un’esterna, ci sono le giovanissime, tipo Eleonora e Matilde Villa ma anche molte giovani così come tante ragazze più esperte. La specialità nella quale siamo davvero padrone è quella degli assist dove ci sono 12 italiane su 20, nell’ordine: Sottana, Francesca Dotto, Elena Bestagno, Santucci, Pan, Matilde Villa, Valentina Baldelli, Moroni, Zandalasini, Caterina Dotto, Tagliamento e Trimboli. Insomma le straniere segnano – ci sono solo Matilde Villa e Laura Spreafico nelle prime 20 del campionato in questa classifica - perché la palla gliela passano le nostre... Però attenzione, le straniere segnano ma le nostre

sono molto precise come percentuali: sei nelle prime 20 da due, addirittura 9 su 20 al tiro da 3: Crudo, Madera, Milazzo, Tagliamento, Mazza, Pan, Filippi, Cinili, Natali. La sorpresa è Giulia Ianezic, che prima dell’infortunio era la migliore nei rimbalzi offensivi davanti a Toffolo, Andrè, Martina Bestagno, cioè giocatrici che del lavoro sotto canestro fanno una parte fondamentale del loro ruolo. Anche le palle recuperate sono lavoro per le nostre con 7 giocatrici italiane nelle prime 20: Pan, Ianezic (ma ha giocato solo 1 partita), Panzera, Carangelo, Pastrello, Zandalasini e Galbiati. A livello individuale Matilde Villa domina con 7 presenze su 13 classifiche (punti, tiri liberi, rimbalzi difensivi, palle


BACK HOME ELENA È RIENTRATA DA DUE STAGIONI IN ITALIA, DOPO BEN 6 IN BELGIO. IN BELGIO HA ANCHE OTTENUTO UNA LAUREA IN TERAPIA OCCUPAZIONALE.

perse, assist, falli subiti e minuti giocati), seguita da Elena Bestagno a quota 5, Giulia Moroni con 4, Laura Spreafico e Silvia Pastrello con 3.

A proposito di Elena Bestagno, cugina della capitana

dell’Umana, che abbiamo già incontrato tra le migliori assist-woman della Lega, è presente in altre classifiche, tra le prime 20 in assoluto. Magari quella delle palle perse non piace a nessuno, come quella dei falli fatti. Ma quella dei falli subiti e dei minuti di gioco, 32,8 di media, danno l’idea di una giocatrice solida, rientrata da due anni nel nostro campionato dopo sei anni in Belgio. Ed Elena Bestagno è un po’

il tipo di elemento che per motivi diversi gioca con una luce meno forte di altre, pur essendo un’atleta di grande qualità e con una fortissima motivazione a migliorarsi. “Non è che io guardi molto le statistiche – dice a Pink Basket la playmaker della Costruzioni Italia Broni – però una volta guardate posso dire che me le spiego tutte. Difendo sempre sull’esterna avversaria più forte e quindi i falli mi vengono quasi naturali… Così come gestendo la maggior parte dei palloni della squadra mi capita di perderne un po’ troppi anche secondo la mia opinione”.

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ORIZZONTI Però tanti assist, 4.3 a partita che secondo alcuni allenatori nella valutazione di una giocatrice o giocatore sono otto punti da segnare sul tabellino personale. “A me passare la palla ad una compagna ben messa per far canestro piace quasi più che far canestro io stessa. Al punto che a volte esagero nel cercare il passaggio vincente, altra motivazione delle palle perse. Ma ci sto lavorando molto perché so di poter fare molto meglio”. Però questo articolo non è una seduta psicologica di critica – anche se la sincerità e la serenità di Elena nel raccontarsi colpiscono molto – dunque riavvolgiamo il nastro. Cosa le hanno dato i sei anni in Belgio? “Mi hanno dato uno scatto mentale quando sono tornata in Italia. Lì ho studiato per tre anni e mi sono laureata in Terapia occupazionale (una professione sanitaria della riabilitazione che promuove la salute e il benessere attraverso l’occupazione, ndr) poi sono andata a giocare in una delle migliori formazioni di quella Lega, il Namur Capitale, ed ho fatto l’Eurocup.

impossibili. Però mi piace difendere su di lei. Quanto ai punti di riferimento senz’altro Francesca Zara, di cui ero il cambio nel mio primo anno da professionista a Parma. Da piccolina poi quando ero alla Comense ricordo con molto piacere Mariangela Cirone, una playmaker con una testa da leader eccezionale”. Consiglierebbe l’esperienza all’estero ad una giovane? “Assolutamente sì. Credo che andar fuori da casa, in Europa perché nei college americani è diverso, essere la straniera cui la Società chiede qualcosa di diverso dal solito ed anche qualcosa di più, sia una chiave per responsabilizzarsi e capire molto di sé sia come giocatrice che come donna. Non sono stata la prima e non sarò l’ultima, tutte per un motivo o per l’altro siamo tornate con qualcosa in più”. In questo momento Alessandra Orsili gioca in Spagna, Martina Fassina e Gaia Gorini in Polonia. Una curiosità: lei viene da una famiglia di cestisti, ma c’è qualcuno che non gioca a basket? “I Bestagno senior sono tre: mio papà, il papà di Mar-

“Andare a giocare all’estero, essere la straniera a cui la Società chiede qualcosa in più, è una chiave per responsabilizzarsi e capire molto di sé sia come giocatrice che come donna”. Elena Bestagno. Un’esperienza fondamentale secondo me. Lo scatto mentale è stato quello di volersi rimettere in gioco: da giovane sembrava che fossi una grande promessa del basket italiano femminile. E forse sono stata sopravvalutata anche a causa del fatto che sono un play dal fisico importante (1,80 circa, ndr). Comunque quello è il passato oggi sono qui a giocarmi le mie carte per migliorare ancora e divertirmi”. Com’è la serie A1? “Mi piace. Quest’anno più dello scorso anno perché nonostante la classifica sia già ben delineata mi pare ci siano più squadre costruite ed equilibrate. Magari il livello è più basso di quando son partita per il Belgio, ma ci sono molte più giovani nella mischia”. Lei è in giro da quando ha 13 anni. Quali sono le giocatrici che ha avuto come punto di riferimento o che ha avuto più difficoltà a difendere? “In difesa ho sofferto sempre Cecilia Zandalasini perché lei è bravissima. Soprattutto quando pensi di aver fatto una buona difesa lei riesce a sorprenderti con una velocità di esecuzione o con uno dei suoi tiri

tina ed un altro fratello. Ecco lui ed i suoi figli non giocano a pallacanestro, anche se sono tutti molto sportivi. Per il resto la palla a spicchi nelle nostre famiglie è come il pane. Con Martina parliamo anche di pallacanestro, ma senza entrare nei dettagli tecnici l’una dell’altra, così in generale”. Due domande in una per chiudere: perché Broni sta faticando e lei un pensiero alla Nazionale lo fa mai? “Cominciamo da Broni. Siamo una squadra che si stava assestando poi abbiamo subìto dei cambi in corsa che non sempre sono facili da assorbire, a prescindere dal valore di chi arriva che nel nostro caso non si discute. Il fatto che abbiamo vinto due partite con Campobasso e Lucca ci ha dato la certezza che possiamo fare buone cose, ma abbiamo bisogno di equilibrio a livello mentale. Quanto alla Nazionale, realisticamente devo dire che non ci penso più, so che è passato il momento e che serve una ricostruzione della squadra, che in parte mi sembra già avviata. Il che non vuol dire che se arrivasse una chiamata direi di no, perché sarebbe una follia. Chi non accetterebbe la maglia azzurra?”


VALENTINA BALDELLI TANTE LE ITALIANE NELLA CLASSIFICA DEGLI ASSIST. LA PLAYMAKER DI EMPOLI È AL NONO POSTO CON 3,5 A PARTITA.

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5 COSE DA SAPERE SULLA CONCENTRAZIONE DI ALICE BUFFONI - Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport 1 - Multitasking? No grazie! Sfatiamo un mito: il nostro cervello non è programmato per impegnarsi su più fronti contemporaneamente. La gratificazione che deriva dal mostrarsi sempre sul pezzo è solo illusoria, perché genera ansia e inadeguatezza. Inoltre, l’attitudine a compiere più attività contemporaneamente sarebbe indice di una scarsa capacità di filtrare le informazioni davvero rilevanti. Uno studio realizzato nel 2009 dall’Università di Stanford, ha provato che compiere più attività che coinvolgono le stesse aree cerebrali porta a performance più scadenti nei compiti attentivi e mnemonici e all’aumento dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.

2 - Troppa attenzione distrae! La nostra attenzione è selettiva, funziona come un occhio di bue su un palcoscenico: possiamo scegliere cosa illuminare, lasciando al buio tutti gli elementi non funzionali alla prestazione. Eliminiamo il rumore del pubblico, per esempio, mantenendo il focus sul campo e sulle voci dei compagni. Questo processo di filtraggio non si attiva solo quando gli elementi di distrazione si presentano, ma entra in funzione in maniera preventiva, cioè quando prevediamo che la distrazione arriverà. A livello evolutivo, questa funzione ha permesso all’uomo di essere preparato agli imprevisti. A questo punto, però, entra in scena un curioso effetto collaterale, evidenziato da una ricerca del 2012 delle Università di Milano-Bicocca e Verona: concentrarsi con tutte le forze su un compito, cercando di non farsi distrarre da uno stimolo che sappiamo potrebbe sopraggiungere, finisce per farci perdere la concentrazione! Il nostro cervello va in sovraccarico e la nostra prestazione ne risente, anche se il famigerato distrattore non dovesse presentarsi mai.

3 - Una curva a forma di S Rimanere concentrati a lungo è molto faticoso e difficile, soprattutto se non siamo abituati. Per ottenere il massimo e innalzare la qualità della nostra performance è utile alternare momenti di massima concentrazione con momenti di riposo totale. È la Stress Recovery Routine, il metodo adottato dagli atleti professionisti: picchi di massima produttività, alternati a momenti di ozio completo, secondo un’andatura a S rovesciata, appunto.

4 - Come accendere e spegnere l’interruttore Per applicare al meglio questo metodo, è utile imparare a gestire le interruzioni, in modo da poter riattivare la concentrazione in tempi sempre più rapidi. Potremo così utilizzare le pause di gioco per abbassare la curva della S e permettere alla nostra mente di…prendere fiato, per poi rialzarla in fretta e tornare a giocare. Alcune tecniche di mental training fanno al caso nostro. La prima è la respirazione. Molti pensano che il respiro controllato sia funzionale solo ai fini del rilassamento. Invece, regolando la sequenza di inspirazione-espirazione, è possibile anche attivare il corpo e renderlo immediatamente pronto all’azione.

5 - Fissa la tua routine La seconda tecnica è la routine, una delle più efficaci strategie di concentrazione dei grandi giocatori; le routine sono una sorta di interruttore della nostra concentrazione e consentono di raggiungere a comando l’attivazione ottimale delle nostre risorse emotive e cognitive, migliorando notevolmente la prestazione. Con l’aiuto di un mental trainer possiamo costruire una sequenza personalizzata, costituita da immagini mentali, respiri e dialogo interno da ripetere al momento opportuno. Se ben allenata, col tempo diventerà automatizzata e sarà una risorsa importante per gestire le emozioni e il focus nei momenti importanti della partita.

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