EDV 164 - Coltivare il seme della parola

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EDV Periodico della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo | n°. 164 - anno XXXVI | Aprile 2015

esperienze di vita

COLTIVARE

IL SEME DELLA PAROLA La vita consacrata, testimonianza fedele e gioiosa

Papa Francesco e l’Anno Santo della Misericordia

In preparazione al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze

Come comunicherà la Chiesa a Expo Milano 2015


Pensiero SpirItuale

FOTO TWEET

Festa di San Giuseppe, Sposo della B.V. Maria, Patrono della Chiesa Universale Papa Francesco, Omelia, 19 marzo 2013 «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa. […] Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. In lui… vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo!

“Il cuore si indurisce quando non ama. Signore, dacci un cuore che sappia amare!”

SINODO SULLA FAMIGLIA ottobre 2015

“Restyling” sito PGC Come annunciato nell’ultimo numero di EdV, il sito web della Comunità - www.piccologruppo.it è in fase di manutenzione e a breve verrà rilasciata una nuova versione. Per questo chiediamo a chiunque abbia dei consigli da darci o del tempo da mettere a disposizione per la gestione del sito di scrivere a info@piccologruppo.it .

inrete LA PARROCCHIA COMUNICA Se il Vangelo è comunicazione, allora la parrocchia deve essere capace di dialogare efficacemente con tutti gli strumenti del nostro tempo. Di più, «la comunicazione per noi non è la carta bella con cui si impacchetta l’oggetto, ma è costitutiva e strutturale della fede della vita cristiana – ha riflettuto l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola nel videomessaggio ai partecipanti al corso ‘La parrocchia comunica’ –. Se il Vangelo è comunicazione, allora la parrocchia deve essere capace di dialogare efficacemente con tutti gli strumenti del nostro tempo. L’obiettivo del corso è «formare dei responsabili della comunicazione che ricevendo un mandato dalle proprie comunità siano pronti a gestire la comunicazione interna delle parrocchie attraverso un sito Internet e un bollettino – spiega don Davide Milani, responsabile della comunicazione diocesana e portavoce dell’arcivescovo – ma anche capaci di relazionarsi con i giornali locali, o di gestire le crisi comunicative che possono capitare». «Parlare della propria parrocchia significa farlo in rapporto a quanto accade nella vita della propria diocesi e della Chiesa mondiale». Fonte: Avvenire

redazione EDV

info PGC

Giancarlo Bassanini Luigi Crimella Rosalba Beatrice Paolo Cattaneo Giorgia Evangelisti Vilma Cazzulani Donatella Zurlo Andrea Giustiniani

Il Piccolo Gruppo di Cristo Via San Pietro, 20 20832 Desio, MB

PROGETTO GRAFICO Paolo Cattaneo

www.piccologruppo.it SEGRETERIA segreteria@piccologruppo.it segreteria.pgc (+39) 0362 621651


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a z n e i r e p s e ’ n U da vivere

Settimana comunitaria a Villabassa 1 - 8 agosto 2015


Sommario EdV • Aprile 2015

In questo numero approfondiremo la nostra esperienza di consacrazione all’interno della vita della Chiesa. Come, oggi, ogni cristiano battezzato è chiamato a far emergere, nel suo stato di vita, la bellezza di mettersi alla sequela del Signore? La consacrazione cosa può dire al mondo di oggi?

EDITORIALE

IN COMUNITà

Entrare nella quotidianità con Papa Francesco

I vari volti della fragilità nella nostra Comunità

don Tonio Galea

Giancarlo Bassanini

pag.17

pag.6

Il fare del cuore

ATTUALITà

A tavola con Gesù

Ruggero Poli

pag.18

Paola Pesce

pag.8

Il sapore della profezia

L’ANGOLO DEI LIBRI

Una lettura per tutti i gusti

Rosa Pozzobon

pag.10

Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo

pag.22

La creatività dello Spirito Roberto Gentili

pag.12

LA BUSSOLA

Venezia: chiesa dei S.S. Apostoli

IL VOLTO DEI SANTI

Andrea Giustiniani

pag.24

Un uomo di Dio Rosalba Beatrice

pag.12 CHIESA NEL MONDO

Omelia del Santo Padre nella veglia di Pasqua pag.16

NEWS

Settimana estiva a Villabassa: iscrizioni aperte pag.27


EDITORIALE

LE DIVERSE STAGIONI DELLA VITA. LE FRAGILITà COME STRUMENTO DI SALVEZZA

I vari volti della fragilità nella nostra Comunità di Giancarlo Bassanini [responsabile generale]

facilità il prendersi cura ai medici e agli infermieri. Infatti, non basta essere curati fisicamente, è necessario sostenere spiritualmente il cammino di fede dei fratelli malati, che in questi momenti esprimono la fragilità più dolorosa. Occorre amarli e servirli come loro ci hanno amati e serviti quando giovani e fragili noi ci siamo affacciati in comunità. Chi può farsi così vicino da poter dire una parola vera, capace di di raggiungere la profondità del loro cuore? Solo dei Consacrati non indaffarati per molte cose come Marta. Solo dei consacrati come Maria che ha scelto l’unica cosa che non le sarebbe mai stata tolta, quella di stare a bocca aperta ai piedi di Gesù per lasciarsi riempire la bocca e il cuore del suo autentico amore. Chi ha il coraggio di prendersi cura di un fratello anziano o malato? Chi ha il coraggio di fargli spazio nel suo cuore? Chi si sente di versare nel suo cuore il balsamo dell’amore? ma anche dell’umorismo, che rallegra ed educa a saper anche ridere di se stessi?

Una Comunità spiritualmente feconda è comunque abitata dalle diverse fragilità tipiche delle varie età della vita che la compongono. A mio avviso, un ambiente, composto da soli giovani o da soli anziani, quindi troppo omogeneo sarebbe persino pericoloso. Credo sia bene mescolarlo un poco e mettere i giovani vicino agli anziani, perché non solo imparino la sapienza della vita, ma anche si esercitino ad accogliere le proprie e le altrui fragilità.

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In almeno due delle nostre cinque Comunità ci sono alcuni fratelli anziani che occorre imparare ad amare con rispetto ed anche con un poco di audacia per saper penetrare nella loro scorza apparentemente chiusa e per scoprire i veri tesori di umanità e di spiritualità che essi nascondono. Ci sono gli ammalati che bisogna accompagnare nel difficile tragitto della prova per aiutarli a viverla con speranza, mediata dal volto di un fratello che si fa prossimo e non delega con COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

Su queste e molte altre fragilità è chiamata in causa anche la nostra formazione permanente, tesa a farci il più possibile simili a Cristo che vogliamo seguire da più vicino. È chiaro che una buona formazione incide in profondità solo se è accompagnata da persone guidate dallo Spirito Santo, semplici ed umili nella loro verità. È necessaria una certa ascesi, ma, attenzione è necessario chiarire di che ascesi si tratta. Purtroppo siamo figli di una ascesi che puntava tutto sullo sforzo, che aveva come obiettivo l’auto perfezionismo che rischia di


uccidere la bellezza stessa della vita. Gesù invece parla di rinuncia solo a riguardo della comunione, cioè quando nell’ascesi il protagonista è un “Altro”, e dietro l’ascesi c’è il volto di un fratello-sorella da accogliere nella sua fragilità. È la carità nascosta di cui parla san Massimo il confessore. L’ascesi è possibile solo dopo che si riceve il dono, altrimenti è dannosa, perché non è la gratitudine per l’amore ricevuto che spinge, ma il proprio orgoglio. Infatti nella vita cristiana nessuno sceglie da se stesso l’ascesi, ma essa viene proposta dalla propria guida spirituale. Se scelgo io le opere ascetiche allora divento pericoloso. Anche l’ascesi la ricevo nella gratuità dell’amore. Siamo chiamati a custodire le fragilità come luogo di salvezza, perché le fragilità manifestano la nostra verità, sono occasione per purificare la nostra fede e ci rendono aperti a lasciarci educare da Dio. Il “prendersi cura” traduce esattamente la presa di coscienza di una responsabilità nei confronti di un dono, di qualcuno che mi è affidato, perché lo custodisca. Questo richiede di allenarci al discernimento del cuore per divenire capaci di compiere una vera scelta tra ciò che nel nostro modo di essere è già morto e ciò che è gravido di futuro. Credo che non sia più differibile l’ora in cui rimescoliamo le nostre presenze all’interno delle nostre Comunità, soprattutto quelle lombarde, affinché giovani ed anziani siano quasi proporzionalmente suddivisi. Come un tempo ci fu e anche oggi c’è chi si muove per raggiungere zone remote e per portare la spiritualità del Piccolo Gruppo, ora occorre che con la stessa generosità, ci siano giovani coraggiosi che siano disponibili a mescolarsi nelle nostre comunità per portare l’entusiasmo e la profezia dei più giovani tra i meno giovani.

Anno Santo della Misericordia Il 13 marzo scorso papa Francesco ha annunciato l’indizione di un Anno Santo dedicato alla Misericordia divina che avrà inizio l’8 dicembre del 2015, anniversario dei 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II. Una nota della Sala stampa della Santa Sede ha comunicato che l’indizione ufficiale del Giubileo della Misericordia sarebbe avvenuta nella basilica di san Pietro l’11 aprile con la pubblicazione della Bolla d’Indizione. “Ho pensato spesso – ha affermato il pontefice durante l’omelia della celebrazione penitenziale del 13 marzo scorso in cui cadeva il secondo anniversario della sua elezione – a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. E’ un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio”. Il rito della pubblicazione prevede la lettura di alcuni brani della Bolla davanti alla Porta Santa della Basilica Vaticana. Successivamente, Papa Francesco presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia, sottolineando con ciò, informa la nota, “in maniera peculiare quello che sarà il tema fondamentale dell’Anno Santo straordinario: la Misericordia di Dio”. La festa della Divina Misericordia è stata istituita da San Giovanni Paolo II e viene appunto celebrata la domenica dopo Pasqua. La Bolla La bolla d’indizione di un Giubileo, specie nel caso di un Anno Santo straordinario, – spiega ancora la nota della Sala stampa vaticana - oltre a indicarne i tempi, con le date di apertura e di chiusura, e le modalità principali di svolgimento, costituisce il documento fondamentale per riconoscere lo spirito con cui viene indetto, le intenzioni e i frutti sperati dal Pontefice che lo indice per la Chiesa. Il termine bolla (dal latino bulla = bolla o, più in generale, oggetto rotondo) indicava in origine la capsula metallica impiegata per proteggere il sigillo in cera annesso tramite una cordicella ad un documento di particolare importanza, per attestarne l’autenticità e di conseguenza l’autorevolezza. Con il tempo, il termine è passato ad indicare dapprima il sigillo, quindi il documento stesso, così che oggi esso è utilizzato per tutti i documenti pontifici di particolare importanza che portano, o almeno tradizionalmente dovrebbero portare, il sigillo del Pontefice. Nel caso degli ultimi due Anni Santi straordinari, 1933 e 1983, la Bolla di Indizione fu pubblicata in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore. Per il prossimo Anno Santo straordinario, anche la scelta dell’occasione in cui avverrà la pubblicazione della Bolla manifesta chiaramente l’attenzione particolare del Santo Padre al tema della Misericordia. Fonte: Aleteia COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

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ATTUALITà

UNO SGUARDO SULLA VITA. L’ESPERIENZA DEL ministro straordinario dell’Eucarestia

A tavola con Gesù di Paola Pesce

Quando da ragazzina ho iniziato a frequentare la parrocchia del mio paese, mi sarebbe piaciuto fare il ministrante sull’altare, ma ai miei tempi non era possibile, era concesso solo ai maschietti. Sono diventata un’adolescente e una domenica, in Chiesa, venne chiamata all’altare la signora Vittoria, la moglie del nostro medico di famiglia: ci fu presentata come “ministro straordinario dell’Eucarestia” e aiutò il parroco a distribuire le particole. La cosa mi sorprese molto e mi ripromisi che un giorno, se il Signore avesse voluto, lo avrei fatto anch’io. Ho serbato questo desiderio nel cuore per molto tempo e quando, io e mio marito Roberto, ci siamo trasferiti nella casa della portineria dove viviamo

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“Il NOSTRO servizio Alla luce della vita matrimoniale e dELLA famiglia” ho capito che iniziava un periodo di stabilità nella nostra vita e avremmo potuto frequentare la parrocchia con una continuità costruttiva. Durante un colloquio conoscitivo con il mio parroco, gli ho espresso questo desiderio, al quale ha candidamente risposto: «Il Signore ti deve volere particolarmente bene, perché quest’anno è la prima volta che il corso si terrà nella nostra parrocchia e non al Vicariato a San Giovanni». L’altra sorpresa è arrivata all’atto della presentazione della domanda, quando Roberto COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

ha espresso anche lui il desiderio di fare questo servizio. La domenica delle Palme del 2013 abbiamo ricevuto il mandato e ci siamo ritrovati a distribuire la Comunione ad una folla di gente che occupava l’intero parcheggio della parrocchia. Avere l’onore di dare Gesù ad un nostro fratello mi scatena sempre delle forti emozioni, non mi sento affatto degna di questo compito, ma guardare negli occhi chi ti allunga la mano o la bocca e con la voce più ferma che posso, dichiarare che quella particola è “IL CORPO DI CRISTO”, mi fa venire la pelle d’oca e mi commuovo, specialmente se c’è un canto di accompagnamento liturgico particolarmente bello.


verso il convegno ecclesiale nazionale 9-13 novembre 2015

Una delle novità più significative del quinto Convegno ecclesiale nazionale è la comunicazione attraverso le piattaforme digitali. D’altra parte l’ultimo decennio è stato caratterizzato dal massiccio ingresso nello scenario mediale e nella vita quotidiana dei social network. Proprio nel 2014 è stato celebrato il decennale del documento Cei intitolato Comunicazione e missione sull’importanza delle comunicazioni sociali nell’attività pastorale. La Chiesa dunque si trova di fronte a una grande opportunità, che è pure una sfida. Non semplicemente usare lo strumento della Rete: una logica puramente strumentale espone infatti al rischio del «determinismo tecnologico» (ovvero l’idea che la tecnica influenzi, per lo più dannosamente, l’umano). Piuttosto, abitare un ambiente, ovvero essere presenti, con la propria coscienza, la propria libertà,

Caratterialmente sono portata a idealizzare persone e situazioni, a tal punto, che non avevo proprio considerato il sacrificio che il Signore mi chiedeva dentro questo servizio: portare il Suo Corpo ai malati, nelle loro case, nelle loro vite e, soprattutto, nel loro dolore. Non è semplice. Bisogna entrare in punta di piedi, stando particolarmente attenti alla sensibilità del malato, della sua famiglia e delle badanti. Entri credendo di portare qualcosa di tuo ed esci, invece, che hai ricevuto tantissimo. Il dolore, la fatica, la stanchezza di vivere, l’incapacità di accettare le proprie limitazioni fisiche e mentali è quello che ormai so di incontrare ogni sabato mattina, quando il sacerdote depone le particole nella mia

anche i propri limiti, in questo territorio di scambio, confronto, persino scontro; un luogo in cui si ci si può stringere virtualmente la mano, sentendo il calore dell’altro più che la freddezza asettica della tecnologia. Lanciando il sito www.firenze2015.it e aprendo uno spazio dedicato sui principali social network (Facebook, Twitter e YouTube) la Chiesa italiana ha visto nella Rete una di quelle «periferie» esistenziali in cui andare a cercare e a seminare il nuovo umanesimo. Anziché aderire senza consapevolezza alle logiche del web, la comunicazione di Firenze 2015 si è da subito posta come parte essenziale di uno stile nuovo, che si getta nelle trame della Rete senza la pretesa di dominarle, ma si impegna a percorrerle con creatività e semplicità. da Avvenire, 28 marzo 2015

piccola teca. Questa esperienza la condivido pienamente con Roberto, alcune volte andiamo insieme dalle nostre rispettive vecchiette, ci sostituiamo a vicenda quando abbiamo altri improrogabili impegni. Il nostro parroco una volta al mese ci incontra tutti per un’oretta e tiene una meditazione più inerente possibile al tema della sofferenza dell’anziano. L’anno scorso, per esempio, abbiamo meditato la I lettera di Pietro, basandosi su uno scritto del Cardinal Martini, “ Il segreto della I lettera di Pietro”. Noi siamo i più giovani su una ventina di ministri, capitanati da una responsabile che ha la supervisione di tutto. Poi per ogni vecchietta, la maggior parte sono donne, c’è anche un sacerCOLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

dote che va a confessarle o a impartire loro il sacramento dell’unzione. In questi anni di servizio continuo a pensare che il Signore mi ama davvero. Tante volte nella mia vita ho sentito il peso della mancanza di maternità, con il tempo, però, ho capito pienamente che questa condizione si può esplicare in mille forme, si può essere genitori, datori di vita diversamente: oggi il Signore mi chiede di spendere il sabato mattina ad ascoltare con amore le mie vecchiette, domani mi chiederà qualcos’altro ed io devo essere pronta a tirami su le maniche e a sporcarmi le mani in quello che c’è da fare.

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ATTUALITà

La chiamata al celibato. le parole di una sorella della comunità di treviso È con profonda umiltà che cercherò di addentrarmi in questo terreno sacro che è la mia vita col Signore, ringraziandolo per il dono di avermi unita a sé mediante la consacrazione nel celibato e consapevole che, anche se la sua chiamata sempre mi tocca il cuore, non mancano da parte mia resistenze e tiepide risposte. Guardando oggi la mia vita sono presa da un senso di gratitudine immensa perché vedo come il Signore con misericordia e amore mi ha preso e portato fin qui per tutto il cammino finora percorso rendendosi presente con modalità e linguaggi diversi a seconda dei vari tempi e situazioni di vita, ma donandomi, per grazia, una qualità di Presenza forte e fedele. In questo tempo, in cui si è per me concluso l’impegno professionale e sono in pensione, si è aperta una fase nuova della vita dove, ai ritmi frenetici e affannosi di un quotidiano lavorativo molto strutturato, è subentrato uno scorrere più quieto e lineare del tempo in cui il Signore, in alcuni momenti, viene a visitarmi con la sua beatitudine, che diventa anche la mia, e costituisce il vero pane del cammino per le mie giornate. È per molti aspetti il tempo in cui Egli attira nel deserto, fa entrare nel suo riposo, avvolge con la sua Presenza di pace che unifica e rigenera a nuova vita. Contemporaneamente rimette nel mondo di fronte e dentro l’inevitabile complessità dell’oggi per “esserci” a modo suo. Noto come mi sta donando la pace e la gioia di uno sguardo rinnovato sul miracolo di un quotidiano umile e semplice, nella sua piccolezza e fragilità, dove mi attende e mi chiama, soprattutto nella vita e nelle relazioni familiari, a farmi accoglienza delle

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Il sapore della profezia di Rosa Pozzobon

varie situazioni così come mi vengono incontro. Ecco perché la gratitudine per la mia vita che sempre più si ricapitola in Lui esprime al meglio ciò che vivo. Sperimento come la consacrazione è veramente questo mistero grande che ci supera e di cui siamo parte, il “di più” donato alla nostra vita che spiega, realizza e dà compimento al COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

nostro vivere personale irripetibile e unico, conferendogli una dimensione di eternità. Mette in luce il primato di Dio nella nostra vita perché “attraverso la nostra umile e fedele presenza” d’impegno nei nostri contesti abituali mostra come chi ha il Signore ha tutto e nulla gli manca perché Lui solo dà ai valori forza e compimento. Sono grata al Signore per il cammino


nel PGC che vivo come un grande dono e un aiuto a vivere la consacrazione nella concretezza del quotidiano, nel qui e ora della vita, ed è per me scuola di formazione spirituale e umana. Mi fa fare esperienza di comunione con i fratelli attraverso la vicinanza, lo scambio reciproco di doni ed esperienze ed è richiamo e stimolo alla conversione a Dio e ai fratelli. È fonte di insegnamento e di aiuto nella preghiera, linfa vitale per le persone consacrate perché in essa cresce e si sviluppa quel dialogo con Gesù che ci fa suoi intimi. In una vita di consacrazione tutto comincia dalla preghiera e ad essa tutto fa continuo ritorno, in un ritmo incessante. “Viviamo una vita intessuta di preghiera…” Grazie ad essa entriamo sempre più in intimità con Lui per aprirci alla sua volontà e lasciarci sempre più “fare” da chi ci conosce nell’intimo. È un grande laboratorio di trasformazione. Da qui l’importanza di dimorare nel Signore non anteponendo nulla alla preghiera ma impegnandosi nella fedeltà, da riprendere sempre, per restare uniti a Lui e sviluppare la vocazione. In questa radicalità d’impegno che ci è richiesta, noto come nel corso del cammino per conciliare le esigenze della vocazione, la vita di preghiera e l’essere nel mondo, siano fondamentali l’abbandono e la consegna continua della nostra vita nelle sue mani perché il Signore a chi si affida elargisce la sua grazia e i suoi doni per una vita sempre più unificata in Lui. “Grazie o Signore perché sempre più ti ritrovo dappertutto, immedesimato con le fibre stesse della mia esistenza. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi e la tua eredità è magnifica. Ti benedico.”

Gozo 2017 Il Consiglio Generale della nostra Comunità in vista della ricorrenza del sessantesimo anno di fondazione del Piccolo Gruppo di Cristo (10 febbraio 1957 - 10 febbraio 2017) ha deciso di organizzare un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Tà Pinu, nella piccola e bella isola di Gozo (Malta), a noi particolarmente cara, perché rappresenta la prima terra di diffusione del Gruppo oltre i confini italiani. Il Consiglio desidera ardentemente che tutta la comunità possa sostare in preghiera davanti all’immagine di nostra Signora di Tà Pinu, ai piedi della quale hanno pregato in profondo raccoglimento i papi San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in occasione dei loro viaggi apostolici a Malta. Sosteremo anche noi come pellegrini in fervente preghiera per rendere grazie a Dio del grande dono del Suo Piccolo Gruppo, per averci chiamato immeritatamente a farne parte, e per chiedere la grazia di nuove vocazioni. Come certamente saprete, a Malta ha fatto naufragio il grande Apostolo delle genti, San Paolo. Faremo visita agli scogli su cui è approdato e chiederemo a Dio, per sua intercessione, la grazia di poter annunciare anche noi il Vangelo ad altre genti. Insomma, il viaggio che faremo non sarà una gita o una crociera, ma un vero “pellegrinaggio” (etimologicamente, un andare “per agros”, per campi), per riscoprire la presenza di Dio che continua a camminare insieme con noi e rinnovare il nostro “eccomi” e per esercitarci nelle virtù, prima fra tutti la pazienza di fronte agli inevitabili disagi che uno spostamento di così tante persone insieme comporterà. Il pellegrinaggio si svolgerà da sabato 22 aprile 2017 a martedì 25 aprile 2017 (chi lavora, dovrà chiedere un solo giorno di ferie, il 24). Il largo anticipo con cui il pellegrinaggio viene annunciato permetterà a ciascuno di effettuare dei risparmi che consentiranno la partecipazione a questo significativo evento. Saremo più precisi prossimamente sia riguardo alla spesa che al programma in dettaglio. Il responsabile generale, Giancarlo Bassanini COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

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ATTUALITà

La vita consacrata e l’esperienza di fede di un responsabile locale del pgc Sono nato e cresciuto in una famiglia piuttosto numerosa dove, in appartamenti contigui al nucleo familiare composto dai genitori e da noi quattro fratelli, vivevano a stretto contatto sia i nonni materni che paterni. Una situazione che mi ha aiutato a vedere la realtà come necessaria condivisione di tanto (telefono, televisore, lavatrice, automobile…), a volte anche quanto di essenziale, in un clima segnato da senso di responsabilità e impegno in cui ciascuno era chiamato a dare in un modo o nell’altro il suo contributo. Nell’aprile ’80, a vent’anni, iniziai a lavorare stabilmente. Nello stesso anno, a qualche mese di distanza, mio padre (unico reddito della mia famiglia) dovette lasciare la ditta presso cui era impiegato perché trasferitasi nei pressi di Roma. Fu così che, pressoché da subito, il mio lavoro divenne una necessaria fonte di sostentamento per tutti noi, insieme a quello che mio padre, in attesa di arrivare alla pensione, guadagnava con lavori amministrativi a carattere temporaneo.

La creatività dello Spirito di Roberto Gentili 12

COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

Gli altri fratelli decisero, d’accordo in famiglia, di proseguire con gli studi universitari a tempo pieno; da parte mia, invece, poiché avevo il desiderio di approfondire gli studi in ambito economico, decisi di iscrivermi ai corsi serali della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università Cattolica. Dopo l’avvio spedito del primo anno, l’iter di studi fu segnato da diversi rallentamenti (dovuti sia agli impegni di lavoro, sia alla mia scarsa dimestichezza con alcune materie particolarmente impegnative) se non da battute d’arresto in occasione di particolari eventi nella vita familiare. Comunque, in quegli anni - poiché


già conoscevo qualcosa della Comunità sin dalla fine anni ’70, attraverso la partecipazione ad incontri mensili organizzati da alcuni giovani del Gruppo presso l’Abbazia di Viboldone - fui progressivamente aiutato, attraverso di essa, prima a percepire e poi anche a collocare l’impegno della vita nel mondo all’interno di una dimensione di fede segnata dalla donazione a Dio. Piuttosto che discorsi persuasivi o modelli personali che si imponevano, decisivi per me in quel cammino furono il paziente accompagnamento, privo di forzature nelle scelte da compiere, dei Responsabili e, insieme, la chiara proposta di fede che metteva Gesù e il suo Vangelo al centro della storia personale condivisa. Un Gesù che, prima di divenire impegno di sequela, si era fatto conoscere come amico fedele che ti cerca perché ha fiducia in te: una fiducia che è frutto del suo amore, e non potrebbe essere diversamente! A metà circa degli anni ’80 l’incontro con Rossella e, nell’89, il matrimonio. Una scelta che, pur provenendo da esperienze e vissuti familiari abbastanza diversi, abbiamo sentito come rispondente a profondi valori comuni che ci sentivamo chiamati a realizzare in questa vocazione, nella gioia e fiducia reciproca e verso il Signore. Poiché anche Rossella, nel frattempo, aveva iniziato il cammino nell’Aspirantato, abbiamo avuto la gioia e la grazia di condividere con i nostri Responsabili di allora, anche nostri testimoni di nozze, un fondamentale tratto di strada di quegli anni. Nel ’92 e ’94 sono nati Paolo e Francesco. Rossella, che nel frattempo aveva iniziato un dottorato di ricerca triennale presso la Facoltà di Architettura, decise, dopo averne parlato insieme e con la sua Responsabile, di rinunciarvi per dedicarsi a tempo pieno all’impegno familiare. Fu una decisione che, nel tempo, ha

progressivamente favorito l’apertura a diversi ambiti di attenzione e cura verso gli altri a partire dai più piccoli: la partecipazione agli organi collegiali della scuola; il costante impegno nella catechesi sacramentale in Parrocchia; l’accompagnamento, per diversi anni, degli Aspiranti di Milano. Gli anni più recenti hanno visto emergere nel nostro compito educativo quello particolarmente delicato, e nello stesso tempo esigente, verso i nostri figli adolescenti e poi giovani. In questo ambito ci siamo resi conto della preziosità del “bagaglio” di vita costituito dal cammino personale, di coppia e comunitario, intrapreso negli anni della nostra giovinezza e prima maturità. Un valore, anzitutto, perché ci siamo resi conto che con la trasmissione della vita naturale e fin dai primi anni di crescita dei figli si comunica loro un fondamento non “teorico” o “ideale” di ciò che si è ma, realmente, tutta la propria persona qual è in quel momento. E quindi ci siamo sforzati, pur consapevoli delle nostre fragilità e dei limiti di cui siamo “impastati”, di mantenere costantemente presente e operante il principio di vita evangelica a cui abbiamo liberamente e gioiosamente aderito negli anni della gioventù. Ma questo cammino di costruzione interiore è un valore prezioso anche perché ci aiuta - in un esercizio di costante discernimento su noi stessi - a relativizzare le nostre aspettative sui figli, a sospendere i giudizi affrettati e a indirizzare lo sguardo del cuore e le energie del corpo perché si realizzi pienamente nei giovani la vocazione di amore che Dio continuamente propone loro. In questo ci rendiamo sempre più conto che la grande domanda di senso della vita, che mai ha abbandonato la storia di ciascun uomo e donna, ancora oggi è ben presente e si rivela in molti modi soprattutto nei giovani che attendono COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

credibili testimonianze da noi adulti. Anche i compiti di responsabilità all’interno della Comunità che attualmente, in vario modo, ci coinvolgono, rientrano in questo disegno di Dio sulla nostra vita personale, familiare e comunitaria. Cerchiamo di viverli anzitutto con un particolare senso di gratitudine verso il Signore che in maniera sorprendente fa percepire sempre la sua paternità e maternità su di noi. Anche le vicende tristi e dolorose che particolarmente alcuni di noi stanno attraversando sono “circostanze provvisorie”, per quanto prolungate, della vita, che richiedono da parte di tutti - ma in particolare a me – un surplus di fiducia in Dio e di vera carità reciproca. Egli infatti sempre opera perché dal “non senso” della sofferenza e morte germogli un seme di speranza e di pace per tutta l’umanità: così è stato per Gesù e così è per i suoi piccoli discepoli. Come ci ricorda Papa Francesco : “testimoni di comunione al di là delle nostre visuali e dei nostri limiti siamo dunque chiamati a portare il sorriso di Dio, e la fraternità è il primo e più credibile vangelo che possiamo raccontare”. Ci è chiesto di umanizzare le nostre comunità: «Curare l’amicizia tra voi, la vita di famiglia, l’amore tra voi… I problemi ci sono, ci saranno ma, come si fa in una famiglia, con amore, cercare la soluzione con amore; non distruggere questa per risolvere questo; non avere competizione. Curare la vita di comunità, perché quando nella vita di comunità è così, di famiglia, è proprio lo Spirito Santo che è nel mezzo della comunità. Sempre con un cuore grande. Lasciando passare, non vantarsi, sopportare tutto, sorridere dal cuore. E il segno ne è la gioia».

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IL VOLTO DEI SANTI

la testimonianza di Speranza e di Amore di Josemaria Escrivà de Balaguer

Un uomo di Dio di Rosalba Beatrice “Il Dio della nostra fede non è un essere lontano che contempla impassibile la sorte degli uomini. È un Padre che ama ardentemente i suoi figli: un Dio Creatore che si prodiga per amore delle creature.” In Josemaria Escrivà de Balaguer la Fede era come un sole splendente, che con luce divina illuminava la vita intera, sia gli avvenimenti più grandi, sia i più piccoli fatti di ogni giorno. Una fede che si poteva toccare, come quando mostrava i luoghi di preghiera e diceva: “diamo al Signore il meglio che abbiamo e cerchiamo di fagli compagnia tutto il giorno. Ogni volta che mi inginocchio davanti al tabernacolo mi commuovo e resto sconvolto davanti a questo Dio che si dona a noi, inerme, perché lo frequentiamo e perché ci alimentiamo.” San Josemaria Escrivà, uomo di Speranza e di Amore, nasce a Barbastro

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in Spagna il 9 gennaio 1902 e ancora adolescente cominciò ad avvertire i primi presentimenti di una chiamata divina e decise di farsi sacerdote. Dopo gli studi universitari di Legge a Saragozza, fu ordinato sacerdote il 28 marzo 1925 e si trasferì a Madrid dove svolse un instancabile lavoro sacerdotale in tutti gli ambienti e si dedicò ai poveri e ai malati delle borgate, specie agli incurabili e ai moribondi degli ospedali. Portava ai malati parole di conforto profonde e intense, non sdolcinate, ma piene di amore e dolcezza. I malati si sentivano da lui compresi e sostenuti e con il suo esempio trascinava tutti i giovani che lo accompagnavano a una carità autentica. “La nostra carità deve essere anche affetto, calore umano. Ce lo insegna Gesù”. Il 2 ottobre a 26 anni, Dio aveva chiesto a Josemaria Escrivà di aprire un COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

nuovo cammino: “Si sono aperti, diceva, i cammini divini della terra. Semplici Cristiani. Mezzo: il lavoro professionale. Tutti santi!” e fondò l’Opus Dei. “Fate tutto per Amore. Così non ci sono cose piccole: tutto è grande. La perseveranza nelle piccole cose, per Amore, è eroismo.” E il 14 Febbraio del 1930, quel giovane sacerdote scoprì un altro aspetto decisivo della volontà divina. Contrariamente a quello che aveva pensato. – “Neanche per scherzo!”, aveva scritto - Dio volle che ci fossero anche donne nella sua Opera. “Non preoccuparti l’Opera è di Dio, e poiché si impegna a farla andare avanti, ci andrà. Nell’Opus Dei non saremo uno in più o in meno di quelli che Dio vuole che siamo”. L’umiltà personale di Josemaria lo portava a “nascondersi e scomparire” per dirlo con parole sue e a rifuggire da ogni possibile onore personale. Sapeva che tutto era vero servizio alla Chiesa, “non era per lui”. La sua


costante preoccupazione era di essere fedele a Dio, e non di fare bella figura. Dio gli chiedeva di donarsi totalmente all’Opera. “Perché questo scoraggiamento? Per le tue miserie? Per le tue sconfitte, talvolta ripetute? Per un tonfo grande, grande, che non ti aspettavi? Sii semplice. Apri il tuo cuore. Guarda che nulla ancora è perduto. Puoi ancora andare avanti, e con più amore, con più affetto.” San Josemaria Escrivà fu Uomo di Dio, si avvicinava agli uomini aprendo loro le braccia nella sua esuberante cordialità, parlando loro delle esigenze della Croce, contagiandoli come Gesù ai discepoli di Emmaus, con la grandezza della filiazione divina e della chiamata universale alla santità. La chiamata che Dio ci fa è di dedizione totale, completa, ciascuno nel proprio stato. “Bada bene: nel mondo ci sono molti uomini e molte donne, e il Maestro non tralascia di chiamarne neppure uno. Li chiama a una vita cristiana, a una vita di santità, a una vita di elezione, a una vita eterna”. “Tutto per Amore! Questo è il cammino della santità, della felicità. Affronta con questo punto di mira il tuo lavoro intellettuale, le occupazioni più alte dello spirito e le cose più terra terra, quelle che tutti dobbiamo necessariamente compiere, e vivrai contento e in pace.” Josemaria Escrivà de Balaguer, fu una fiamma viva, con questo senso soprannaturale della vita e del lavoro quotidiano, vissuto e non solo predicato, e solo una fiamma viva può accendere altre fiamme, soprattutto nei cuori dei giovani che sanno intuire la sincerità e l’autenticità degli ideali per i quali vale la pena di lasciare la barca sulla spiaggia e seguire Gesù e il Vangelo, al servizio di Dio e della Chiesa. Come giullare di Dio ha cantato in tutto il mondo l’Amore di Dio e ha donato tutta la sua vita generosa alla

salvezza delle anime con un sorriso ampio e aperto. La sua era una allegria contagiosa, piena di pace. Amava tutti, non parlava male di nessuno, comprese le persone che sbagliavano perché erano fratelli di Gesù Cristo. Voleva bene come un Padre. Prudente ma capace di affrontare grandi imprese, contava su mezzi umani ben ordinati ma lasciava le cose nella mani di Dio, il suo mezzo migliore era la preghiera. La sua virtù che risplendeva sopra tutte era l’Amore, Josemaria amava appassionatamente le anime. “Se consideriamo con umiltà la nostra vita, vedremo chiaramente che il Signore, oltre alla grazia della fede, ci ha concesso dei talenti, delle qualità. Nessuno di noi è un esemplare ripetuto in serie: Dio nostro Padre ci ha creati a uno a uno, distribuendo tra i suoi figli un diverso numero di beni. Dobbiamo mettere quei talenti, quelle qualità, al servizio di tutti, utilizzando i doni di Dio come strumenti per aiutare gli altri a scoprire Cristo.” Nessuno notò mai nella vita di Josemaria Escrivà la preoccupazione anche quando dovette attraversare momenti difficili a causa delle incomprensioni e delle calunnie. Grazie alla sua fede in Dio e la speranza nel suo aiuto di Padre non perse mai la serenità. Tutto ciò non vuol dire che non soffrisse. C’erano persone che si chiedevano cosa facessero quelli dell’Opus Dei e non capirono che fosse una scuola di santificazione laicale, che aiutava i laici a santificarsi nel mondo lasciando alla loro responsabilità personale la vita culturale, assistenziale, sociale e politica. Il lavoro di Josemaria era silenzioso ma tenace, raggiungeva uomini e donne, professionisti e persone di ogni livello sociale, e anche sacerdoti. Ai giovani studenti universitari, che esortava a seguire con serietà il loro piano di studi diceva: “Stai pensando solo a te COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

e ai tuoi studi, ma osserva come sta la Chiesa, come sta la Spagna.” Rispettava sempre la libertà di ciascuno di scegliere la propria strada e seguire la propria vocazione. Con i suoi scritti e le sue parole diceva spesso che è necessario servire la Chiesa, con dedizione, con la rinuncia a se stessi, dando per lei la vita. Tutti gli appartenenti all’Opus Dei amavano con profondo affetto Josemaria Escrivà, lo chiamavano Padre, perché lo era veramente e in modo realmente visibile amava i suoi figli. La vita scorreva in un clima familiare, imitando Gesù nei suoi trent’anni di vita nascosta. A Josemaria piaceva il lavoro silenzioso, umile ma efficace, al servizio del Signore e delle anime, rifuggendo ogni gratificazione. L’Opus Dei è una famiglia e negli incontri di famiglia tutti avevano una grande confidenza con il Padre, si raccontavano aneddoti, si cantava, si scherzava e con la stessa naturalezza si parlava di attività di apostolato. L’apostolato dell’Opera di Dio si è sviluppato in tutto il mondo in maniera prodigiosa. Padre Josemaria era molto, molto devoto alla Madonna, ripeteva che i suoi grandi amori furono: Gesù, Maria e il Papa. Egli amava considerarsi un povero peccatore che ama Gesù Cristo, e questa è la considerazione che era solito dare di se stesso. Il suo modo di vivere la virtù della povertà fu sempre esemplare. L’universale chiamata alla pienezza dell’unione con Cristo comporta anche che ogni attività umana divenga luogo di incontro con Dio. Il lavoro acquista così un ruolo centrale nell’economia della santificazione e dell’apostolato cristiano. “Vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che deve essere nell’anima e nel corpo - santa e piena di Dio... La nostra epoca ha bisogno di restituire alla materia e alle situazioni che sembrano più comuni il loro

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nobile senso originario, metterle al servizio del Regno di Dio.” La Società Sacerdotale della Santa Croce affonda le radici nell’amore di San Josemaría per i sacerdoti diocesani e nell’evento fondazionale che ebbe luogo il 2 ottobre 1928, quando il Signore gli fece vedere l’Opus Dei. Ciò nonostante, la sua nascita avvenne alcuni anni dopo, per l’esattezza nel 1943. Nel 1952 nasce l’università di Navarra per lo studio, l’insegnamento e la ricerca, verso la costruzione di una società più giusta. Josemaria Escrivà rese la sua anima al Signore il 26 giugno 1975 a Roma. “Egli ha amato Dio con tutta la forza del suo cuore e ha dato prova di una carità spinta fino all’eroismo mediante le opere di servizio agli uomini, suoi fratelli.” San Giovanni Paolo II nel giorno della beatificazione di Josemaria Escrivà

E Dio ci dia forza abbondante per questo compito. Dio e Audacia. “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Ts 4,3) Il 6 ottobre 2002, Giovanni Paolo II canonizzò il Fondatore dell’Opus Dei, davanti a più di 300.000 persone giunte a Roma da tutto il mondo. Bibliografia: Un Santo per amico

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CHIESA NEL MONDO

Omelia del Santo Padre nella veglia di Pasqua

Notte di veglia è questa notte. Non dorme il Signore, veglia il Custode del suo popolo (cfr Sal 121,4), per farlo uscire dalla schiavitù e aprirgli la strada della libertà. Il Signore veglia e con la potenza del suo amore fa passare il popolo attraverso il Mar Rosso; e fa passare Gesù attraverso l’abisso della morte e degli inferi. Notte di veglia fu questa per i discepoli e le discepole di Gesù. Notte di dolore e di paura. Gli uomini rimasero chiusi nel cenacolo. Le donne, invece, all’alba del giorno dopo il sabato, andarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù. Il loro cuore era pieno di commozione e si domandavano: “Come faremo ad entrare?, chi ci rotolerà la pietra del sepolcro?...”. Ma ecco il primo segno dell’Evento: la grande pietra era già stata ribaltata e la tomba era aperta! «Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca…» (Mc 16,5). Le donne furono le prime a vedere questo grande segno: la tomba vuota; e furono le prime ad entrarvi… “Entrate nel sepolcro”. Ci fa bene, in questa notte di veglia, fermarci a riflettere sull’esperienza delle discepole di Gesù, che interpella anche noi. Per questo, in effetti, siamo qui: per entrare, entrare nel Mistero che Dio ha compiuto con la sua veglia d’amore. Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere… E’ di più, è molto di più! “Entrare nel mistero” significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

parla (cfr 1 Re 19,12). Entrare nel mistero ci chiede di non avere paura della realtà: non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi… Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione. Per entrare nel mistero ci vuole umiltà, l’umiltà di abbassarsi, di scendere dal piedestallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie… adorazione. Senza adorare non si può entrare nel mistero. Tutto questo ci insegnano le donne discepole di Gesù. Esse vegliarono, quella notte, insieme con la Madre. E lei, la Vergine Madre, le aiutò a non perdere la fede e la speranza. Così non rimasero prigioniere della paura e del dolore, ma alle prime luci dell’alba uscirono, portando in mano i loro unguenti e con il cuore unto d’amore. Uscirono e trovarono il sepolcro aperto. Ed entrarono. Vegliarono, uscirono ed entrarono nel Mistero. Impariamo da loro a vegliare con Dio e con Maria, nostra Madre, per entrare nel Mistero che ci fa passare dalla morte alla vita.


IN COMUNITà

Vicinanza, carezze, amore. una visita davvero gradita IN UNA PARROCCHIA ROMANA

Entrare nella quotidianità con Papa Francesco di don Tonio Galea

“Vicinanza, carezze, amore”… queste sono le tre parole che Papa Francesco ha lasciato agli operatori pastorali domenica 8 marzo quando ha visitato la comunità parrocchiale di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, Roma, dove io svolgo il servizio pastorale. Ci ha chiesto di essere “profeti…con le parole, ma prima di

tutto con i gesti. Con la vicinanza… non abbiate paura della vicinanza. Non abbiate paura delle carezze… accarezzateli come Dio ha accarezzato noi. Vicinanza, carezze, amore. E andate avanti su questa strada”. In questo vedo la nostra vocazione del Piccolo Gruppo di Cristo, piccoli gesti, preferibilmente nel nascondimento, COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

ma con grande vicinanza, attenzione e amore alle singole persone, così possiamo far vedere il volto del Padre Misericordioso nella quotidianità delle nostre giornate. Condivido anche altri due piccoli gesti. Il primo gesto è stato quello della nostra comunità parrocchiale: come dono al Papa ha pensato di fare una colletta “dai poveri, ai più poveri”. La nostra comunità parrocchiale spesso riceve dal Papa degli aiuti per gente in difficoltà e devo dire che il Papa è rimasto molto colpito da questo gesto. Il secondo gesto è stato quello del Papa: ha donato alla nostra comunità parrocchiale un Calice per poterlo utilizzare durante le nostre celebrazioni liturgiche. Normalmente questi scambi di regali si fanno alla fine della celebrazione davanti a tutti, invece Papa Francesco ha scelto di farlo davanti al solo Parroco nella sacrestia, lontano dalla gente e dalle telecamere! Anche qui vedo un richiamo alla nostra spiritualità: cercare coloro che hanno più bisogno e fare dei gesti belli, ma nel nascondimento. Queste poche righe esprimono in minima parte quello che realmente ho vissuto nelle ore in cui Papa Francesco ci ha visitato. È bello pensare che il Papa, il successore di Pietro è stato nella mia Parrocchia, nella mia quotidianità. Ha fatto quello che noi sacerdoti facciamo ogni giorno: ha incontrato gli ammalati, i bambini, i giovani e gli adulti, ha confessato e celebrato la messa! Auguro a tutti di vivere queste “cose”-“realtà” quotidiane con la stessa intensità con le quali le abbiamo vissute noi della comunità di Santa Maria Madre del Redentore di Tor Bella Monaca domenica 8 marzo! “Lavora e prega, fai opere di bene senza pretendere nessuna ricompensa. Ti vedrò…”

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IN COMUNITà

proponiamo una parte dell’esperienza di alcuni fratelli e sorrelle del pgc al Congresso Internazionale sul Progetto Pastorale di Evangelii Gaudium

Il fare del cuore di Ruggero Poli

Abbiamo tanto desiderato di poter partecipare all’incontro internazionale che si è tenuto a Roma in settembre 2014 con a tema il progetto pastorale di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”, ascoltare le parole di Papa Francesco, Pastore che ci guida e ci indica la strada per seguire Gesù. E per questo ringraziamo. Siamo arrivati a Roma con un velocissimo treno e già ci aspettava con la macchina Paola che ci ha accompagnati a casa sua per mangiare insieme. Questo momento è stata l’occasione per parlarci fraternamente e confidarci pensieri e preoccupazioni che

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COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

avevamo nel cuore cercando di aiutarci reciprocamente. Un bellissimo incontro in famiglia utile per conoscersi meglio ed instaurare una nuova relazione e amicizia. Durante i tre giorni di permanenza a Roma siamo stati ospitati con tanta generosità e amorevolezza da Cinzia e tutta la sua famiglia nella loro casa a Guidonia. I figli ci hanno ceduto la loro stanza, dove studiano e usano il computer, per dormire la notte, Pietro che ci accompagnato da casa in Vaticano in macchina tutti i giorni correndo nel traffico intenso, e Raffaele la sera, dopo una intesa giornata lavorativa, si è reso disponibile per aiutare e accoglierci. E’ stato molto bello ritrovarsi, la sera, intorno alla tavola per gustare insieme le buone cose che Cinzia ci ha preparato organizzandosi per tempo. Quanto impegno, e sempre con il sorriso sulle labbra e gentilezza. Con semplicità abbiamo aperto i nostri cuori raccontandoci la nostra vita familiare, consigliandoci e ascoltandoci reciprocamente. Far diventare normale l’amore, l’aiuto reciproco, l’affidamento al Signore e la preghiera insieme, questa è una missione in famiglia. Veramente vi ringraziamo tutti per l’amore ricevuto e vi portiamo nel cuore, contenti di avervi conosciuti più intimamente e sperando di ritrovarci presto. Che cosa cercavamo e cosa abbiamo trovato? Siamo partititi alla ricerca di Dio e non è stato in nessun caso un cammino esteriore, anzi, ci siamo lasciati da Lui trovare perché come ha detto sant’ Agostino”: Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in te.” Ti abbiamo incontrato seguendo la luce dei tuoi Testimoni che sono intervenuti per raccontarci la loro esperien-


za, il loro incontro, la loro vita. Le testimonianze ci hanno fatto vibrare il cuore, ci hanno donato gioia e desiderio di ripartire, attraverso una seria conversione personale e comunitaria. La strada dei discepoli è anche il cammino di ogni credente al quale Gesù in persona si affianca. I tempi che stiamo vivendo sono stati svuotati dalla ricerca di Dio, l’uomo di oggi pensa di poter vivere senza di Lui, ma questa ricerca è iscritta nel nostro cuore che pone domande sul senso della vita e del mondo. Sappiamo che non si possiede mai Dio, anche quando pensiamo di conoscerlo. Tuttavia i nostri occhi sono incapaci di riconoscerlo: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc.24,13-22). I nostri occhi sono a volte accecati, dobbiamo liberarci dalle illusioni della mentalità mondana, spogliarci dello stile di “Quaresima” e toglierci “la faccia da funerale” perché tutti coloro che incontrano Gesù e si lasciano da Lui salvare attraverso l’Amore, trovano la Gioia che fa ardere il cuore e riempie la vita intera. L’etimologia della parola ebraica Dabar indica che la parola di Dio ascoltata ed interiorizzata nel nostro cuore produce effetto nella nostra vita. “Così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” Is 55,11

e attendono la Chiesa, attendono noi! Come poterle raggiungere? Come condividere con loro l’esperienza della fede, l’amore di Dio, l’incontro con Gesù? E’ questa la responsabilità delle nostre comunità e della nostra pastorale.” “Non si tratta di fare della pastorale una convulsa serie di iniziative, senza riuscire a cogliere l’essenziale dell’impegno di evangelizzazione. A volte sembra che siamo più preoccupati di moltiplicare le attività piuttosto che essere attenti alle persone e al loro incontro con Dio. Una pastorale che non ha questa attenzione diventa poco alla volta sterile. Una pastorale senza preghiera e contemplazione non potrà mai raggiungere il cuore delle persone. Non dimentichiamo, comunque, l’aiuto che ci viene dato, in primo luogo, proprio da quanti sono da noi avvicinati e sostenuti. Facciamo il bene, ma senza aspettarci la ricompensa. Seminiamo e diamo testimonianza. La testimonianza è l’inizio di un’evangelizzazione che tocca il cuore e lo trasforma. Le parole senza testimonianza non vanno, non servono! La testimonianza è quella che porta e dà validità alla parola.” L’incontro è iniziato alle ore 15 con la preghiera e la lettura dal Vangelo di Matteo 5,1-12 le Beatitudini. La prima e toccante testimonian-

za dal titolo “In ascolto dei poveri” è stata tenuta dal Dott. Jean Vanier Fondatore della Comunità de l’Arche in Francia. Ci ha commosso il suo intervento per il calore e la passione delle sue parole che hanno espresso il suo amore per le persone più deboli e oppresse che sono i disabili mentali. Attraverso la convivenza con queste persone disabili, Vanier ci ha detto, che ha scoperto chi è Gesù, ha incontrato Gesù nella debolezza. Bisogna ascoltare il grido del povero: Qualcuno mi ama? Qualcuno vuole essere mio amico, vuol vivere con me? I disabili mentali sono il popolo più oppresso ed emarginato nel mondo. Diventando amici di questi poveri ci si trasforma, si abbandona l’individualismo esasperato del mondo e la cultura del successo. La persona disabile ci insegna la presenza e la comunione, la tenerezza che è la modalità di incontrare l’altro. Vivendo con loro si impara ad amare, si impara la pazienza, l’Ascolto e lo sguardo, il servizio, si impara ad accettare tutto, a perdonare e credere tutto. In ognuno di noi c’è una parte di violenza e barriera verso gli altri. La nostra missione è farli rialzare, hanno già sofferto molto. Bisogna ascoltare la sofferenza e se ci avviciniamo a loro e piangiamo insieme si arriva alla compassione. Vanier ha sottolineato che la sua è una esperienza di gioia

Papa Francesco è intervenuto personalmente e con le sue parole ci ha invitato a “recuperare la freschezza originale del Vangelo”, trovando “nuove strade” e “metodi creativi”. L’invito rivolto a tutti è quello di “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie, “tutti siamo chiamati a questa nuova ‘uscita’ missionaria. “Quante persone, nelle tante periferie esistenziali dei nostri giorni, sono “stanche e sfinite” COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

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e amore. Incontrare è ascoltare, non voler cambiare gli altri. Mons. Octavio Ruiz Arenas segretario del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione ci ha sollecitato ad avere uno spirito missionario e comunicare la gioia del Vangelo, solo così scopriremo nuove vie di evangelizzazione. Andare verso le persone facendo ardere nel loro cuore il Vangelo, verso tutti, verso coloro che non vivono il battesimo, coloro che non conoscono Gesù o lo hanno respinto. La Chiesa deve uscire verso le periferie umane che hanno bisogno del Vangelo coinvolgendo le famiglie e tenendo conto della pietà popolare. Mons. Andrè Leonard arcivescovo del Belgio ha osservato che l’esortazione apostolica di Papa Paolo VI “Evangelii Nuntiandi” del 1975 è quella di Papa Francesco “Evangelii Gaudium” del 2013, nonostante la continuità dei contenuti, sono diverse perché scritte da due Papi diversi ma complementari. Ognuno scrive tenendo conto dei bisogni della propria epoca. Da una parte un’esposizione didattica e sintetica dall’altra un torrente spinto da una passione impetuosa che invita pressantemente alla conversione pastorale. (Lc 12,49) “sono venuto a portare il fuoco nella terra e vorrei che fosse già acceso.” Nonostante i contesti differenti e le personalità diverse i due documenti hanno alcuni punti di convergenza impressionanti. L’insistenza sulla proclamazione del kerygma centrato sulla persona di Gesù, vero Dio e vero uomo, crocifisso per patire la più crudele durezza della condizione umana, nella solitudine e nello sconforto; resuscitato per inaugurare un’esistenza umana nuova al di là della morte e del peccato. L’ insistenza sulle forze dello Spirito Santo, il solo capace di portare l’annuncio del Karigma. Senza lo Spirito Santo non ci sarebbe una proclamazione, ma una

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propaganda, marketing. Il Vangelo ci ricorda che quando i discepoli partirono per predicare: “il Signore agiva con loro e confermava la Parola”. (Mc 16,20) Gesù risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida. (EG 275) Per mantenere vivo l’ardore missionario occorre una decisa fiducia nello Spirito Santo, perché Egli “viene in aiuto alla nostra debolezza” Ma tale fiducia generosa deve alimentarsi e perciò dobbiamo invocarlo costantemente. (EG 280) La pietà popolare manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere e che rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la Fede. (EG 123) La predicazione deve essere viva, i fedeli sono stanchi di discorsi vuoti, senza anima. L’omelia deve essere meditata attraverso un dialogo personale con Dio, non è un discorso ma è la Parola che raggiunge il suo popolo. Le parole siano di fuoco, come una madre ai suoi figli. La Chiesa si comporti come una Madre dal cuore aperto e piena di misericordia, non è un’amministrazione che controlla, piuttosto facilita. Una casa non una barriera, la Chiesa con le porte aperte non una dogana. Tenere aperta la porta del cuore. Accogliere con benevolenza le situazioni particolari. Presentare spiegazioni con amore e rispetto. L’Eucarestia non è il premio per il cristiano perfetto. Non camminare da soli ma confrontarsi con i fratelli e i Vescovi. Ascoltare lo Spirito Santo. Essere audaci, meglio una Chiesa accidentata e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che ammalata al suo interno. ---------------Chi volesse leggere tutta la relazione può scrivere a edv@piccologruppo.it COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

La Chiesa cattolica sarà presente a Expo2015 con molteplici modalità. L’esperienza del nutrimento, in tutte le sue valenze, è il cuore della vita cristiana: è momento di crescita umana e spirituale, di relazione e solidarietà, aiuto e cura, lavoro e sviluppo, spiegano i promotori della presenza ecclesiastica. E il tema del cibo è occasione di riflessione ed educazione sulla fede, la giustizia, la pace, i rapporti tra i popoli, l’economia, l’ecologia. Un team di comunicatori composto da giovani professionisti coinvolti per l’occasione, assieme a chi già lavora in questo ambito nelle diverse realtà della diocesi di Milano, supportati da Triumph Group e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, sta lavorando per narrare due presenze ufficiali della Chiesa cattolica (Santa Sede e Caritas Internationalis) nell’Esposizione universale che si aprirà tra


Ecco come la Chiesa comunicherà a Expo 2015 pochi giorni e per raccontare l’attenzione, i percorsi e le iniziative della Chiesa ambrosiana, nel cui territorio Expo si svolge. Un ufficio stampa apposito dialogherà regolarmente con i giornalisti da oggi e per tutta la durata di Expo per spiegare motivi, modi e stili della presenza della Chiesa a questo evento, annunciare appuntamenti, raccontare e proporre storie, disponibili a rispondere alle richieste degli operatori della comunicazione e a collaborare con loro. Questo team di comunicatori si occuperà di raccontare tre esperienze della Chiesa ad Expo. Il Padiglione Ufficiale della Santa Sede in Expo Milano 2015 La Santa Sede è presente in Expo ufficialmente come Paese espositore con un proprio Padiglione.

«Non di solo pane» è il tema che verrà sviluppato. Il Padiglione è promosso, realizzato e sarà gestito in collaborazione dal Pontificio Consiglio della Cultura (espressione della Santa Sede), dalla Conferenza episcopale italiana, dalla diocesi di Milano. Un giardino da custodire, un cibo da condividere, un pasto che educa, un pane che rende presente Dio nel mondo i «capitoli» nei quali si organizza il percorso espositivo basato su diversi linguaggi artistici, dai più tradizionali a quelli innovativi. Per conoscere i dettagli della presenza della Santa Sede in Expo, per restare continuamente aggiornati e conoscere tutti gli eventi e le riflessioni in merito sono stati attivati dei canali specifici di comunicazione: un sito internet expoholysee.org e un profilo Twitter @expoholysee. COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

L’edicola di Caritas Internationalis ad Expo Milano 2015 Caritas Internationalis, organismo che raccoglie tutte le Caritas del mondo, è presente ufficialmente in Expo come «Civil Society Participant». Lo spazio espositivo dedicato sarà una grande edicola che metterà al centro una importante opera d’arte contemporanea. A guidare la visita il messaggio «Dividere per Moltiplicare. Spezzare il pane» che declina la campagna mondiale che Caritas ha lanciato contro il dramma della fame. All’indirizzo expo.caritasambrosiana. it il sito che spiega la presenza di Caritas internazionale a Expo. Collegato a esso il blog expoblogcaritas.com per raccontare storie, dialogare con i navigatori, aggiornare in tempo reale sulle attività. Attivo anche il profilo Twitter @expoblogcaritas. La Diocesi di Milano ed Expo Milano 2015 La Chiesa ambrosiana, nella cui diocesi Expo si svolge, fin dall’annuncio di Milano come città prescelta per l’edizione 2015 guarda con attenzione a questa manifestazione cogliendola come opportunità pastorale. Il cardinale Tettamanzi prima e ora il cardinale Scola hanno dedicato interventi e riflessioni vedendo in Expo l’occasione per interrogare e arricchire la vita quotidiana e i percorsi di fede. La Diocesi, le 1.107 parrocchie con i suoi 5 milioni di battezzati, le associazioni e i movimenti sono attivi con una pluralità di proposte formative, culturali, di preghiera e di animazione idealmente guidate dalla domanda «Cosa nutre la vita?». All’indirizzo chiesadimilano.it/expo il sito ufficiale della Diocesi in Expo, al quale si aggiunge l’account di Twitter @chiesadimilano. Fonte: Vatican Insider

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L’ANGOLO DEI LIBRI

consigli per una lettura per tutti i gusti. ALCUNE RECENSIONI DA NON PERDERE di Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo

Ecco l’occasione di fare gli esercizi spirituali con il Papa attraverso una serie di meditazioni da lui tenute ai gesuiti negli Anni ‘80 quando Bergoglio era cardinale a Buenos Aires. Il messaggio contenuto è valido oggi per ogni persona che abbia responsabilità nella Chiesa o viva una vita di consacrazione. Qual è il messaggio? Che il desiderio è quella forza che spalanca al senso della vita, perché Dio stesso è un Dio che desidera. Desidera comunicarsi e lo fa suscitando desideri nel nostro cuore. Nell’introduzione il gesuita Antonio Spadaro spiega che Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, era convinto che Dio opera con i desideri e nei desideri, e, oltre a conservare i desideri, egli anche li aumenta. Questo non significa che Dio realizza sempre ciò che desideriamo, ma “quello per cui Dio ha posto questo desiderio”. Se a volte ci è chiesta una rinuncia è perché attraverso il sacrificio aumenti la grazia e, per un altro cammino, si compia il Suo disegno. Il desiderio allarga il cuore / Jorge Mario Bergoglio / 2014/ EMI / pag.144 / € 12,90

VUOI SEGNALARCI un LIBRO O un FILM? Se sei a conoscenza di un libro o di un film che possono essere interessanti per la trama o per il loro racconto di vita esperienziale, scrivi a edv@piccologruppo.it e vederemo di scrivere una redensione nei prossimi numeri di Esperienze di Vita.

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L’autore è professore di “Filosofia dell’uomo” presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e si occupa del rapporto tra antropologia e bioetica, la persona e il valore della sua vita. Il volume presenta in modo serio ma accessibile a tutti, i problemi di bioetica che oggi non sono più di dominio esclusivo degli specialisti, bensì riguardano ognuno di noi. Per chi riflette sul valore della vita umana non è possibile evitare le domande cruciali: “tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente lecito?”; “se il figlio è un dono, com’è che lo si può fabbricare?”; “il fine buono di curare malattie come l’Alzheimer, giustifica la sperimentazione su embrioni umani e la loro distruzione?”; “è così ingiusto desiderare di porre fine al dolore con la morte?”. Queste e altre le domande espresse con un linguaggio semplice ma preciso, con diagrammi, foto, disegni e caricature. Bioetica per tutti / Ramon Luca Lucas / 2014 / San Paolo/ pag.200/ euro 24,00 Tante cose le conosciamo – il pagamento del pizzo; l’assassinio del giudice Borsellino; l’impegno di Padre Puglisi e la sua morte per mano di Cosa Nostra. Ma tante altre solo le immaginiamo. Padre Pino Puglisi non ha paura e cerca di togliere i bambini dalla strada e dalla violenza. Il rischio è alto ma questo non lo fa desistere, a prezzo della sua vita. Un libro emozionante. Ciò che inferno non è / Alessandro D’Avenia / 2014 / Mondadori / € 19,00 COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

“La realtà è più grande dell’idea”, scrive il Papa nell’esortazione Evangelii Gaudium e l’autore di questo libro, Sandro Calvani, con lo stesso significato intitola il suo “La realtà è più importante dell’idea”. Per questo ha raccontato nel testo esperienze di persone, imprese, villaggi, quartieri, organizzazioni che sono in pista per cambiare il mondo. Calvani, ricercatore di fama, sposato e padre di quattro figli, ha diretto e raccolto le risorse finanziarie per centinaia di progetti di sviluppo in oltre 60 paesi poveri. Nel libro si rivolge ai giovani per dare loro prospettive di impegno per gli ultimi e un orizzonte di felicità a chi stenta a tuffarsi nella realtà. E’ convinto infatti che la felicità sia a portata di mano di chi vuole impegnarsi per una economia in cui la ricchezza è un mezzo e non il fine. La realtà è più importante dell’idea / di Sandro Calvani / 2014 / AVE Editrice / pag.112 /€ 8,00 La nostra vita quotidiana è segnata da molteplici impegni e da ritmi serrati che possono far venir meno la serenità interiore. I due autori ci invitano a prendere un tempo di calma e silenzio, per «sgombrare» la nostra anima così come si sgombra una casa troppo piena, una pausa per esercitarci nella libertà e nella pace interiore. E per ritrovare noi stessi e Colui che regge nelle sue mani il Tempo e l’Eternità. Sereni nella frenesia del mondo / Anselm Grun, Clemens Bittlinger / 2015/ EMP / € 6,00


Sono sempre più numerose le famiglie fragili che necessitano di essere supportate. Ma come? Il testo parte dall’affido familiare per poi considerare nuove modalità di intervento che mirano a ridurre l’allontanamento dei figli dalla famiglia di appartenenza, sostenendo quest’ultima attraverso la valorizzazione delle sue risorse. Tra le domande: “i bambini vanno necessariamente separati dai loro genitori?”; “le comunità e l’istituto dell’affido sono le uniche vie per cautelare lo sviluppo dei minori?”. Nel testo si parla di Una famiglia per una famiglia, un progetto innovativo il cui obiettivo è passare dall’affidamento all’affiancamento familiare attraverso un impegno concreto di sostegno di un intero nucleo che, per svariate ragioni, vive disagi tali da compromettere il rapporto con i figli. Un volume adatto alle famiglie, ai consultori, agli operatori sociali e pastorali. Affiancare le famiglie fragili. Verso nuove forme di affido / 2015 / Simone Bruno / San Paolo / pag.342 / € 27,00

“…Noi cristiani abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi…” (dalla Prima Lettera di Giovanni). Di qui prendono spunto gli autori per rispondere alla domanda: tu in che cosa credi, in chi credi? “Non si crede all’onnipotenza di Dio, alla sua eternità, ma all’amore”, sostiene Ronchi, e la Marcolini aggiunge: “Per trovare una fede viva si tratta di prendere il Vangelo, che è stato mummificato, e sbatterlo all’aria come un lenzuolo al sole”. Una fede nuda / Ermes Ronchi e Marina Marcolini / 2014 / Edizioni Romena / pag. 64 / € 6

“Un re clandestino” è una storia che tocca i temi universali dell’amicizia, della lotta per la vita, della ricerca dell’identità, ma che incrocia anche l’attualità più stringente: le condizioni di vita degli immigrati, la clandestinità, le politiche di integrazione. Fahim Mohammad comincia a lottare con la vita quando ha appena otto anni e l’attivismo politico del padre lo costringe a lasciare il suo Paese, il Bangladesh, e a lanciarsi in un viaggio che termina a Parigi. Termina il viaggio, non la fatica: Fahim è un clandestino, non ha i documenti né un posto dove dormire. Tuttavia dispone di qualcosa che non ha né prezzo né nazione: un talento straordinario per gli scacchi. E a Créteil c’è la sede di una delle migliori scuole di scacchi di Francia nonché un maestro speciale, Xavier Parmentier, che, insieme alla scrittrice Sophie Le Callennec, è coautore del libro. Coinvolgente ed emozionante. Un re clandestino / Fahim, Sophie e Callenec, Xavier Parmentier / 2015 / Bompiani / pag.189 / € 15,00

Il libro è un cammino dalle tenebre alla Luce con Madre Elvira, attraverso la preghiera, la fede, la provvidenza e l’amore. Lei è nota come la suora dei drogati, perché a metà degli Anni Settanta ha sentito la chiamata a dedicarsi ai giovani più bisognosi d’aiuto. Nel 1983 ha cominciato a raccoglierli nella Comunità del Cenacolo, un luogo di recupero alla speranza e alla vita attraverso la fede. Riconosciuta a livello ecclesiale, oggi l’Opera conta oltre 60 realtà, diffuse in 18 Paesi nel mondo. Gioia Piena / Madre Elvira / 2014 / San Paolo / pag.176 / € 7,90 COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

La religione cristiana è sotto tiro. Si calcola che i cristiani discriminati e perseguitati nell’intero pianeta superano i 150 milioni. Vittime di attentati, rigidamente controllati, cacciati dalle loro case, ignorati e comunque non difesi dalle istituzioni, sono a rischio scomparsa in Pakistan, in Iraq vengono sequestrati e in Siria uccisi nei territori controllati dall’Isis. Questo libro ha il pregio di raccogliere oltre 70 contributi tra testimonianze, reportage e analisi di esperti di 17 nazionalità diverse e gli autori- il vescovo Jean-Michel Di Falco, il teologo domenicano Timothy Radcliffe, il giornalista Samuel Lieven e il fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi - rompono il silenzio e il velo d’ignoranza su questo problema. Il libro nero della condizione dei cristiani nel mondo / di Jean-Michel Di Falco, Timothy Radcliffe, Samuel Lieven, Andrea Riccardi / 2014 / Mondadori / pa.624 / € 20,00

Il racconto è incentrato sul tema dell’Expo. Margherita, una bambina italiana cresciuta in Uganda stringe una forte amicizia con Kahlim, un bambino rimasto orfano. Tornata in Italia, Margherita coltiva il sogno di poter aiutare il Kahlim e la sua gente. Vincendo ad un concorso, Margherita riesce a far venire in Italia l’amico che parlerà all’Expo di equa distribuzione delle risorse alimentari, portando una spiga di grano del suo paese. Una spiga per Kahlim / Chiara Valentina Segrè / 2015 / San Paolo / pag.128/ € 12,00

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LA BUSSOLA

tra fede e arte. RIscoprire i luoghi sacri NEL CUORE DELLE NOSTRE CITTà natanti alla base del piccolo ponte, ci tirassimo fuori dalla fiumana e ci girassimo per dare un ultimo sguardo alla piazza che abbiamo frettolosamente attraversato, potremmo notare un imponente campanile e quasi al suo fianco, un piccolo elemento quadrangolare sporgente, sormontato da una slanciata cupoletta coronata da una bella croce in ferro battuto, con braccia multiple orientate secondo i punti cardinali, simile a quelle delle cupole di S. Marco. Allora la nostra curiosità potrebbe spingerci a lasciare definitivamente la corrente umana ed a intraprendere una esplorazione verso l’edificio che dà il nome alla piazza, che mostra in piena luce ad uno dei suoi angoli una bella scritta in caratteri neri: Campo SS. Apostoli.

Venezia: Chiesa dei SS. Apostoli di Andrea Giustiniani La mia amatissima nonna paterna soleva rammaricarsi di non esser mai riuscita a visitare Venezia, pur essendoci andata vicino molte volte. Oggigiorno, nell’era del turismo di massa, tale obiettivo viene più o meno facilmente raggiunto, credo, da milioni di persone. E la maggior parte di esse, non essendo quella fortunata città percorribile da mezzi a motore su gomma, si incamminano per quella sorta di autostrada pedonale chiamata “Strada Nuova”, un percorso largo

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e agevole che indirizza il viaggiatore verso il cuore della città, Piazza S. Marco. Potremmo incamminarci anche noi, ma se, dopo alcuni ponti e ponticelli, arrivati ad un largo spiazzo, al momento di girare a destra e salire un altro piccolo ponte che ci inoltra nel percorso attraverso stradine e sottoporteghi, invece di farci distrarre dai soliti simpatici e gaglioffi gondolieri che stazionano con i loro magnifici COLTIVARE IL SEME DELLA PAROLA

Scendendo dal ponte, noteremmo un’edicola, panchine, bambini che corrono, padroni di cagnolini. Sorprendente, a pochi metri dal fiume turistico Venezia ci si mostra come una città tuttora abitata! Costeggiando il campanile troveremo una spoglia facciata in mattoni, con un semplicissimo portale d’ingresso. Si tratta di una delle parrocchie più antiche di Venezia, la chiesa dei Santi Apostoli, la cui fondazione risale al IX secolo, l’epoca in cui gli studiosi collocano l’effettiva formazione della città. L’edificio è a navata unica, ampia, assai luminosa per le grandi finestre che si aprono sulle parti superiori della muratura, mentre le più basse sono circondate dalle case che nei secoli si sono addossate alla fabbrica. Vi noteremo subito un elemento tipico di Venezia, come i pannelli di stoffa di broccato sulle paraste del presbiterio ed ancor più gli elementi di arredo in legno, spesso consunti ed ordinari, che ci parlano subito di quell’aspetto così unico di molte chiese venezia-


In questa pagina. La Deposizione, l’interno della Cappella Corner particolare di Giorgio Corner. Nella pagina seguente. Pala del Tiepolo.

ne, soprattutto le più piccole, dove capolavori famosissimi convivono con elementi di tappezzeria o mobilio che ci fanno pensare alla cantina della nonna più che a celebrati luoghi d’arte internazionali. Niente di troppo nuovo o troppo ricco; è un aspetto autentico, commovente e domestico di quei piccoli, meravigliosi ambienti. Dirigendoci verso l’altare possiamo notare che ai lati della navata si aprono delle cappelle più o meno profonde, ma restiamo colpiti dalla profondità e dalla luminosità delle due cappelle laterali al presbiterio. Su quella del lato destro possiamo ammirare dei frammenti di affreschi trecenteschi, con una armoniosa “Deposizione”: siamo lontani dalla severa espressività giottesca, dal suo scabro realismo; ma le figure piegano il capo verso il Cristo deposto con una dolce, ritmica inclinazione, un po’ più pronunciata

per la Madonna: un delicato e insieme efficace segno di partecipazione al dramma e di affetto per il Figlio di Dio. Elementi architettonici disegnati in rilievo fingono di sostenere la scena, teniamoli a mente. Potremmo soffermarci su altre opere presenti nella chiesa, ma torniamo indietro verso l’ingresso cercando di scoprire a cosa corrisponde quella elegante cupoletta che ci ha attratto dal ponte. La rintracciamo nella prima cappella a destra. Superando il piccolo, elegante portale di ingresso entriamo in un ambiente quadrato, con un lato di sei metri, sormontato proprio dalla piccola cupola, più bassa e semisferica rispetto all’aspetto esterno. Tutt’intorno decorazioni scultoree ed intagli scultorei, ad esempio sulle basi delle colonne, di gusto classico ed antiquario come si conviene alla fine del ‘400. Siamo nella Cappella Corner.

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Fu edificata dal patrizio Giorgio Corner, per ricevere le sue spoglie e quelle del padre Marco, ed anche, inizialmente, quelle della sorella, la famosa Caterina, mitica regina di Cipro. Per la verità questa piccola cappella non doveva essere lei il simbolo della grandezza della famiglia, bensì un imponente palazzo sul Canal Grande, con un possente rivestimento in bugnato e colonne in marmo bianco doveva rappresentare quella gloria. Ma alterne vicende storiche e la tradizionale diffidenza del patriziato veneziano verso una famiglia che si volesse innalzare troppo, impedirono a Giorgio sia la gloria del dogado, sia l’edificazione del palazzo. Così, testimone di quella potenza, rimase questo semplice armonioso ambiente. Giorgio volle che i due sepolcri fossero assolutamente uguali, in uno stile un pochino arcaico, con due semplici sepolcri sorretti da elementi architet-

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tonici, simili a quelli della deposizione, e con le sculture rappresentanti i defunti distese sul coperchio del sarcofago. Ma, cosa sorprendente, mentre l’immagine del padre, Marco, ci si presenta di profilo, severa e con gli occhi incavati nel sonno mortale, quella di Giorgio è davvero magnifica, dal modellato ampio e morbido, con il capo appena inclinato verso il centro dell’ambiente, verso il padre e verso di noi, testimoni del profondo legame, politico, dinastico, senz’altro, ma, ne siamo certi, altrettanto familiare e umano. Non abbiamo certezze sull’artefice di questo capolavoro, per cui si è fatto il nome di Tullio Lombardo.

Il nostro sguardo oscilla tra il gruppo centrale ed il crudele strumento del martirio, che il pittore riecheggia nelle lunghe punte di alabarda della parte superiore del dipinto. Chissà se il grande maestro, interprete illustre dell’età dei lumi, avrebbe mai potuto immaginare che più di due secoli e mezzo dopo saremmo stati costretti a vedere altre lame non meno terribili, pronte ad eseguire altri tipi di martiri. Ma un’opera del genere, spazza via gli orrori mediatici e ci mette davvero di fronte al giusto senso delle cose. “Amo la vita, ma amo di più il Signore”, queste le parole, inviate in questi giorni al nostro Responsabile Generale da un sacerdote in missione, che sa che alle sue porte potrebbero star

Ma quel luogo di pietà filiale e dialogo con le proprie origini non ha ancora finito di rivelarci i suoi tesori. Scopriamo che quella parte in muratura che sporgeva sulla piazza, era tagliata da due semplici finestre, dotate sia all’interno sia all’esterno di un’elegante cornice in marmo, che illuminano, come fossero due luci di un proscenio teatrale, un semplice altare che ha ricevuto, due secoli dopo l’edificazione della cappella il suo compimento quando vi è stata collocata una piccola pala di Giambattista Tiepolo, la Comunione di S. Lucia, eseguita nel 1748-50. La santa sta per ricevere l’ultima comunione, le palpebre socchiuse testimoniano di un’intensa concentrazione sulle realtà ultraterrena del sacramento, ma le guance rosate, sulle quali non si nota la più piccola goccia di sangue non ci rivelerebbero dell’avvenuto accecamento; lo scopriamo osservando in basso in primo piano un pugnale dalla lunga e acuminata lama che incombe di sbieco su un piatto che raccoglie gli occhi della santa. La materia pittorica è splendida: i colori di Tiepolo sono corposi e insieme trasparenti, brillanti come la seta che drappeggia gli augusti personaggi.

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per bussare i carnefici. La Santa Lucia di Tiepolo ci spiega meravigliosamente la stessa cosa: è una splendida ragazza che ama la vita, ma i suoi occhi, quelli veri, quelli interiori, sono senza esitazioni rivolti alla vita eterna. Cogliamo così il senso profondo della nostra visita, il filo che l’ha guidata, e possiamo, dopo la deposizione trecentesca, il ricordo familiare dei due Corner, la testimonianza di S. Lucia, immaginarci di attraversare metaforicamente una delle due finestrelle, o più semplicemente ripercorrere i nostri passi, e, un po’ più pronti al nostro personale cammino di testimonianza, uscire fuori alla luce di Campo Santi Apostoli.


NEWS

Villabassa 2015 Iscrizioni aperte

ESPERIENZE DI VITA, LA RIVISTA è ON LINE Gli appartenenti al Piccolo Gruppo di Cristo hanno la possibilità di accedere al sito internet www.piccologruppo.it e poter leggere la rivista “Esperienze di Vita” direttamente in rete, cioé senza avere materialmente tra le mani la stessa rivista in formato cartaceo.

La comunità del Piccolo Gruppo di Cristo propone come ogni anno una settimana di vita comunitaria estiva: un tempo di condivisione ma anche un tempo per stare con Gesù. La settimana si svolgerà da sabato 1 a sabato 8 agosto. Saremo ospiti presso la Casa dei Padri Scalabrini a Villabassa che ben ci ha accolto in questi ultimi anni.

Anche un qualunque visitatore del sito internet può farlo. Naturalmente occorre che qualcuno lo guidi a conoscere il sito e lo invogli a leggere le pagine della rivista.

Paesaggi incantevoli e aria fresca faranno da cornice ai momenti di preghiera e di meditazione per aspiranti, famiglie e celibi. Avremo anche momenti di svago, camminate e tempo per riposarci. La settimana comunitaria è un tempo prezioso per coltivare i rapporti con i fratelli e le sorelle della Comunità a partire dal rapporto personale con il Signore che ci attende e ci accoglie nella bellezza della natura. Invitiamo tutti a valutare con attenzione questa proposta, per un tempo di riposo e fraternità. ISCRIZIONI Come sempre cercheremo di favorire la sistemazione dei partecipanti secondo le concrete possibilità della casa: per far questo è opportuno iscriversi per tempo (c’è tempo fino a metà giugno) attraverso il modulo apposito che vi è stato inviato online. Per qualsiasi richiesta di informazioni contattare Paolo Cattaneo (340 6310505 - segreteria@piccologruppo.it). NOTE INDISPENSABILI • Per le iscrizioni daremo la precedenza agli appartenenti al Piccolo Gruppo di Cristo e successivamente, se ci saranno ancora disponibilità di posti letto, ai più stretti familiari che desidereranno partecipare • La Comunità è pronta a farsi parzialmente carico, in base alle reali necessità, della spesa per tutte le situazioni che lo richiedessero, che andranno valutate dai singoli con i propri responsabili personali • Nel giorno di arrivo, 1 agosto, NON è previsto il pranzo (comunicare a Paolo Cattaneo eventuali esigenze particolari - tel.340 6310505 o scrivere a segreteria@piccologruppo.it) • Il ritrovo ufficiale è per il pomeriggio di sabato 1 agosto: le camere verranno assegnate a partire dalle ore 15 • Prevediamo di chiudere ufficialmente la settimana di Comunità con il pranzo di sabato 8 agosto • La casa NON provvede a lenzuola e asciugamani • Cercheremo di favorire la sistemazione dei partecipanti secondo le reali possibilità della casa. Fin da ora comunichiamo che non sarà possibile venire incontro a tutte le richieste per quanto riguarda i posti letto per camere singole o doppie • Le iscrizioni chiuderanno il 15 giugno o a esaurimento posti

La rivista in formato cartaceo che ognuno di noi riceve può diventare un dono a qualche familiare, amico o conoscente che possa avere un interesse per il discorso religioso e di vita evangelica, e che magari si intende avvicinare al “Gruppo”.

FLASH SPIRITUALI È attivo il servizio mail di “pensieri spirtiuali”, brevi testi che riportano pensieri e scritti dal mondo della Chiesa o della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo. Un modo semplice e diretto per meditare. Il servizio è attivo il lunedì, mercoledì e venerdì. Per iscriversi o per qualsiasi necessità scrivete a edv@piccologruppo.it

NEWSLETTER Per tutti c’è la possibilità di iscriversi al sito internet www.piccologruppo.it e ricevere aggiornamenti sulle proposte e il cammino della Comunità.


www.piccologruppo.it


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