piazzasalento n7

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6 - 19 aprile 2017 Anno VII numero 7 In edicola ogni due settimane: il prossimo numero giovedì 20 aprile

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www.piazzasalento.it

Gallipoli, l'assessore querela

Parabita, Facebook rivela

Nardò, prima sentenza

Leuca, 14 anni da ex colonia

Accuse di mafia Rissa a Palazzo

Quanto costa la malavita

Abusi: 7 anni al prozio

Da "5 stelle" a rudere

E. Piccinno

a pag. 5

C. Palomba

a pag. 10

a pag. 17

Il Tribunale

La "Scarciglia"

a pag. 19

Vola una colomba Le Confraternite animano i riti della Passione. Colonne sonore diverse da paese a paese con un ramo di Leccino in bocca di Mariarosaria De Lumè

Sarebbe bello, proprio perché in teoria il periodo lo permetterebbe, parlare in modo elegiaco degli ulivi. La benedizione dei ramoscelli di varie dimensioni sui sagrati delle chiese la Domenica delle Palme, la devozione popolare che spinge a custodirli in casa o a sistemarli sulle terrazze a difesa da intemperie naturali, piccoli ramoscelli argentati e dorati da regalare ai familiari… Insomma un ramoscello d’ulivo a siglare pace fatta tra la natura e l’uomo. E invece è ancora guerra senza quartiere, solo che rispetto al passato c’è qualche certezza che la fa più razionale e rende più certi i mezzi di attacco. Spazzate via tutte le tesi fantasiose, sembra che si sia d’accordo su questi punti: il disseccamento rapido degli ulivi non è frutto di complotti; l’unico colpevole accertato è un batterio, la Xylella fastidiosa, la cui diffusione è favorita dalla sputacchina; gli ulivi non possono farcela da soli; l’eradicazione non garantisce al 100% lo stop alle infezioni. In questi giorni c’è la sollecitazione di un intervento urgente: possibilmente prima di Pasqua procedere alle lavorazioni meccaniche superficiali e alla pulizia del suolo in tutta l’area infetta, di contenimento e cuscinetto per colpire le larve della sputacchina. E poi anche una concreta speranza: l'Unione europea ha aperto alla possibilità di autorizzare il reimpianto di nuovi uliveti nelle aree salentine colpite dalla Xylella. All’orizzonte vola una colomba con un ramoscello di leccino in bocca.

Pasqua, passo dopo passo Nei piatti i simboli della tradizione. E a Pasquetta scoppia il divertimento Sono i trasporti a preoccupare, da Gallipoli a Ugento e Leuca

La Passione vivente a Matino, Galatone e Ugento; le Confraternite, diramazioni da quelle tarantine; i cibi e le musiche; l'antico sentimento religioso: i riti pasquali connotano questi giorni, attirano fedeli ma anche vacanzieri. E il territorio si prepara. all'interno

Arrivo a Lecce. E dopo? In tanti aspettano la "Sud Est"

Turisti in stazione a Gallipoli

Nardò

Il rapporto della Caritas: i bisogni in aumento

a pag. 17

Gallipoli

Tre milioni dalle multe gli incassi previsti nel 2017

a pag. 2

Scampagnate a pag. 5 concerti, balli Ugento e i lidi aperti: Rifiuti, nuovo impianto primo partyall'interno il 9 ma il vecchio resta chiuso a pag. 26

Casarano Nardò, aperta la gara dal Comune

Gemellaggio Sannicola-Tolentino

Musei, due bandi per farli vedere

Sisma: 11mila € per le scuole

Decalogo ai candidati da Tdm e Libera

a pag. 20

Taviano

Tre incontri di formazione per prepararsi al turista

a pag. 23

Simu Salentini Il Museo della Memoria

a pag. 16

La cena a Villa Ravenna

a pag. 8

Il periodo pasquale in ote, pietanze e confratelli jonici. Il "Caffè" a Casarano, Gallipoli e le tele pagg. 19 - 22


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In Evidenza

6 - 19 aprile 2017

L’Efsa dell’Ue certifica la resistenza di alcune varietà d’ulivo

Xylella, i primi antidoti vengono dai ricercatori È tornata a circolare con insistenza in questi giorni la copia della deliberazione della Giunta regionale n. 1999 del 13 dicembre 2016 dal titolo “Misure fitosanitarie per contrastare la diffusione della Xylella fastidiosa sul territorio regionale” che modifica un precedente atto. Sul sito della Regione Puglia la delibera è diventata in questi giorni un vero e proprio appello ai contadini. La sua ricomparsa non è casuale: quel vademecum sulle buone pratiche è finalizzato a bloccare il più possibile il vettore (la sputacchina) che diffonde il morbo micidiale. È infatti noto anche ai non olivicoltori ormai, che l’insetto attualmente è ancora allo stato di larva a livello del suolo agricolo (in erbe spontanee) ma che con i primi caldi sale sulla chioma degli ulivi e diventa incontrollabile. Per cui questo periodo è fondamentale per tentare di ridurre i contagi che intanto segnalano casi nuovi, da ultimo, anche a Carovigno (Brindisi). «A poco meno di due settimane dalla comparsa dei primi adulti della sputacchina le misure di contenimento languono (in particolare le lavorazioni meccaniche superficiali di terreni ed altre aree private e pubbliche nelle zone demarcate) - si legge sul sito infoxylella.it - e l’informazione sulla loro importanza, obbligatorietà ed urgenza stenta a decollare. Un ritardo o un’applicazione solo parziale e limitata di tali misure di salvaguardia, in presenza di nuovi focolai sul fronte di avanzamento del batterio e della malattia, significherà un ulteriore avanzamento dell’epidemia di parecchi chilometri, la distruzione di altri paesaggi agrari, l’amplificazione di un danno economico e sociale già di enorme portata». Da maggio dovrebbe partire anche il piano di monitoraggio 2017 per tutta la Puglia ed in particolare per la zona indenne, da tenere sotto massima osservazione anche con l’ausilio di altri agenti fitosanitari sul campo. Ma è dalla ricerca che vengono le notizie migliori e che aprono alla speranza. Ora c’è anche il riconoscimento dell’Efsa, il severo Ente per la sicurezza alimentare dell’Unione europea con sede a Parma. Il centro ha riconosciuto la resistenza agli attacchi della Xylella a due varietà di ulivo: Leccino e Favolosa, Per adesso, perché - come pubblicato nei dettagli da Piazzasalento - numerosi sono i progetti che sono stati finanziati ed avviati con fondi europei, nazionale e regionali; come numerosi e da diverse parti del mondo sono i ricercatori al lavoro, sotto il coordinamento del Consiglio nazionale delle ricerche, sede di Bari. Da registrare che la Favolosa (nome scientifico Fs17) è stata creata in laboratorio incrociando la varietà tarantina Frantoio e l’Ascolana tenera da Giuseppe Fontanazza, siciliano, già dirigente del Cnr. L’Efsa ha elogiato il “lavoro pionieristico” fatto dai ricercatori pugliesi: «Metodologie simili alle loro sono state alla base di una

Monitoraggi con più agenti ma in questa fase decisive le buone pratiche nei campi

serie di ricerche attivate recentemente in Francia, Belgio e Olanda». L’Ente europeo inoltre con la pubblicazione dei risultati scientifici che ha praticamente fatto propri, ha aperto la strada - da molti auspicata per una lenta ma sicura ripresa del settore - al reimpianto di ulivi, finora tassativamente vietato dalle autorità di Bruxelles con una decisione del maggio 2015. Ha commentato Giovanni Melcarne (foto), presidente del consorzio Dop Terra d’Otranto: «Gli innesti su piante infette di cultivar tolleranti ci permetteranno di continuare a vivere di olivicoltura. L’unico problema della Favolosa è che in Italia solo tre vivai la possono riprodurre. Spero che si superi presto questa difficoltà».

Contestati i “10 milioni di alberi colpiti” in tre province

Contributi alle aziende colpite le richieste anche con un clic Portale aperto per chiedere elettronicamente i contributi da parte degli olivicoltori colpiti dalle infezioni ed indenni nel corso del 2014 e fino al 30 giugno 2015. La Regione ha inteso così semplificare l’accesso ai fondi, pari a 12 milioni di euro per la mancata produzione. Alla base c’è il decreto ministeriale - il numero 21 del 2015 - con cui veniva riconosciuto il carattere di eccezionalità dell’evento collegato al flagello del batterio da quarantena, e il Fondo di solidarietà nazionale. La Coldiretti ha salutato con favore queste iniziative ed ha invitato le aziende interessate, calcolate in circa 1.500 tra Lecce, Brindisi e Taranto, ad attivarsi entro i termini fissati per avviare le procedure informatiche. È possibile attingere ad altri aiuti. L’Agea, l’agenzia nazionale a sostegno dell’agricoltura Gabriele Papa Pagliardini (foto), ha proceduto a liquidare premi per gli olivicoltori destinati a 670 aziende; con un ulteriore decreto dovrebbero essere distribuite risorse a 25mila aziende del settore pr un importo di 30 milioni di euro. Va ricordato che la Regione, tra l’altro, ha finanziato l’Arif (agenzia per irrigazione e forestazione) con 2 milioni 630mila euro per il servizio di monitoraggio e fitosanitario nelle zone interessate dal contagio. Si consiglia agli interessati di rivolgersi presso le proprie associazioni di categoria per inoltrare le richieste nei modi più adeguati. A margine delle tante cifre che rimbalzano da dichiarazioni e stime, vi è da registrare una piccola polemica. In un’assemblea regionale la Coldiretti ha parlato di 10 milioni di piante infette e un miliardo di danni. Ma c’è chi ha obiettato, con altri numeri su fb: «Se fosse vero che 10 milioni di piante sono state contagiate da xylella dovremmo prendere atto che tutte le piante esistenti nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto sono infette. Penso, invece, che il numero di 10 milioni è quello delle piante esistenti nella zona infetta, che corrisponde più o meno all’area delle tre province, ma non che sono tutte infette».

Amministratori e operatori in coda a chiedere alle Sud Est collegamenti fino a Gallipoli e Leuca

Arrivati a Lecce che si fa? Il dilemma da sciogliere di Maria Rosaria De Lumè

Andrà meglio dell’anno scorso: sembrano convinti gli operatori e gli imprenditori turistici che azzardano previsioni sulla scorta dei risultati della passata stagione estiva e sulle prenotazioni dell’imminente. E intanto si cominciano a fare i conti con le difficoltà e le lentezze di sempre, in modo particolare con i trasporti decisamente inadeguati alla domanda. I primi turisti sono già arrivati, anzi a dire il vero anche nei mesi scorsi non hanno mai smesso, anche in gruppi sparuti, di visitare le città d’arte e le coste salentine. Il problema rimane sempre quello: arrivati a Lecce che cosa gli si offre per raggiungere i centri costieri e i paesi dell’interno? Anzi incominciamo proprio dall’inizio, dalle banchine (la 6 e la 7) di partenza dei treni delle Ferrovie del Sud Est a Lecce. Non un’ombra di pensilina o una straccio di panchina: turisti e pendolari costretti a subire senza protezione, a seconda della stagione, caldo cocente o pioggia battente. Sembra però passato il periodo più critico delle ferrovie locali quando nei mesi scorsi, senza preavviso, venivano soppresse corse e i ritardi erano all’ordine del giorno. In previsione dell’e-

Sembra superato il periodo più critico per l’azienda Probabili i treni di domenica

state, nonostante ancora non esistono notizie ufficiali, sembra che dovrebbero essere ripresi i collegamenti domenicali LecceGallipoli e Lecce-Otranto, e anche l’aumento delle corse dovrebbe tener conto dei risultati positivi della sperimentazione dello scorso anno. Non dovrebbero mancare le macchine perché sui binari locali già viaggiano alcune vetture delle Ferrovie dello Stato. Pressioni perché le Sud Est si facciano carico della mobilità adeguata al numero e ai bisogni dei turisti vengono fatte dai Sindaci, (si registra a questo proposito l’intervento del primo cittadino di Gallipoli, Stefano Minerva, foto Gallipoli a sinistra, incentrato soprattutto sui treni Fse in funzione le domeniche di agosto almeno). Non stanno a guardare nemmeno gli altri centri turistici costieri in modo particolare quelli del Capo di Leuca che lamentano attenzioni solo per le due perle (Otranto per l’Adriatico e Gallipoli per lo Ionio), mentre per tutto il resto, silenzio. Perché, dicono, la medesima attenzione non meritano Tricase, Ugento e tutto il Capo di Leuca? Da Salve esponenti di Forza Italia (nella foto Nico De Nicolì) hanno evidenziato l’esigenza di collegamenti con Lecce stazione e con l’aeroporto di Brindisi. Si attendono presto risposte.

Individuati le diverse strutture, a breve i passi concreti. Confermato il polo Casarano-Gallipoli; resta il caso-Registro fermo al 2011

Tumori, la Rete pugliese ancora di carta

Giuseppe Serravezza e il “Ferrari”

«A giorni l’ok alla prima Rete oncologica regionale»: l’annuncio del commissario dell’Ares (agenzia regionale sanità), Giovanni Gorgoni, è datato 8 febbraio scorso. Se da allora passi sono stati fatti è nella definizione della struttura su carte ufficiali ma poco ancora nella realtà è cambiato. Mentre circolano irridenti i numeri dei malati, sempre a livelli superiori alle medie nazionali, specie nel Salento. «Un mese fa circa ci hanno chiamti a Bari racconta un testimone oculare, il dottor Giuseppe Serravezza, oncologo e direttore dell’Unità complessa Casarano-Gallipoli - per chiederci consigli e suggerimenti. Dal canto mio ho risposto, raccogliendo consensi unanimi, la necessità di informatizzare tutti i servizi, per lo scambio rapido di elementi e analisi, senza continui spostamenti e perdite di tempo. Speriamo bene». La strtutura della Rete, basata sul modello piuttosto diffuso nel Nord Italia, prevede al ver-

tice la Consulta oncologica regionale (cui partecipa il dottor Serravezza anche) con compiti di indirizzo e verifica della gestione delle risorse; poi i quattro Dipartimenti integrati di Oncologia (Capitanata, Barese, Jonico-adriatico, Salentino), all’interno dei quali operano Gruppi di patologia interdiscioplinare; quindi un Alto comitato di esperti. Obiettivo: realizzare aree omogenee di assistenza in tutta la Regione, che

registra ogni anno 41mila ricoveri. In attesa di vedere i passi concreti del nuovo piano per i tumori, nel Salento opera, da circa cinque anni un sistema che risale alla Giunta Vendola. Il territorio è suddiviso tra Lecce e Nord leccese con base il “Fazzi” e il Sud Salento affidato a Casarano (Day hospital) e Gallipoli (Day hospital e degenza), con ambulatori Nardò, Scorrano e Gagliano del Capo. «Con a Nardò me siamo 13, come a Lecce - afferma il direttore Serravezza - e due volte a settimana un medico è negli ambulatori per prestazioni che non richiedono il ricovero. Il sistema sembra funzionare ma anche a loro manca uno “strumento principe”: il Registro tumori aggiornato (da qualche tempo si sta lavorando sugli anni 2011-12. Commenta Serravezza: «Solo uno strumento simile ci può dare dati su cui riflettere e magari imbastire una politica sanitaria, per esempio, la percentuale di sopravvivenza com’è rispetto al resto d’Italia? Come Lilt abbiamo finanziato una borsa di studio per dare una mano».


GALLIPOLI 6 - 19 aprile 2017

Settimana santa atmosfere e forti tradizioni

Via Crucis nei reparti del “Sacro Cuore” I volontari e il cappellano ospedaliero don Marcello Spada, di Gallipoli, sono di casa al “Sacro Cuore”: li si vede in giro nei reparti per distribuire l’Eucarestia, o per confortare e assistere i ricoverati. Non di rado, (nell’impossibilità dei malati di muoversi) in ospedale si svolgono pure le funzioni che diversamente si dovrebbero celebrare “in chiesa”: così succede per la novena dell’Immacolata, o per il bacio del Bambinello a Natale, o per la recita del Rosario a maggio. Anche la “Via Crucis”, in questo periodo di Quaresima, si svolge in una delle tre torri dell’ospedale, e tutte le volte si trattengono a stento le lacrime. Di recente, ai volontari “in camice bianco” si sono aggiunti anche i diversi giovani della Confraternita del SS. Crocifisso: per loro, che praticano la “Via Crucis” nel chiuso del loro oratorio che si affaccia sul mare, quale migliore occasione di esercitare un’opera di “misericordia corporale”, facendo visita proprio ai malati dell’ospedale? L’occasione infatti è stata colta subito. AA

di Amleto Abbate

Ancora oggi, i riti della “settimana santa” i gallipolini li vivono con la stessa intensità di fede che è stata loro tramandata: hanno resistito all’assedio veneziano del 1484, ai turchi, ai saraceni e anche alle riforme liturgiche: fedeli custodi della tradizione sono le 9 Confraternite, che sopravvivono da oltre mezzo millennio. A conclusione del “Solenne settenario” in onore dell’Addolorata, venerdì 7 a mezzogiorno la Confraternita del Carmine ne porta in processione il simulacro, partendo dall’omonima chiesetta: l’intera città si riconosce in quel volto struggente. Un piatto frugale di fagioli lessi, per rispettare la tradizione e poi di corsa nel centro storico per non mancare all’appuntamento con la Madonna Addolorata. Dopo il Pontificale presieduto dal vescovo mons. Filograna, e l’esecuzione (con replica a S.Gerardo e al Sacro Cuore) dell’Oratorio sacro “L’han confitto” (composto dal maestro gallipolino Francesco L.Bianco e diretto da Enrico Zullino), si snoda la processione che attraversa l’intera città. Il rientro avviene a sera inoltrata, dopo la benedizione del mare dal bastione sulle mura, salutata dalle sirene delle navi alla fonda e dai clacson delle auto dal porto sottostante. Dopo il frugale piatto consumato a mezzogiorno e l’accompagnamento della Madonna, tradizione vuole il ritorno alle case e una cena ristoratrice a base di pasta alla pizzaiola e pesce o frutto o “‘a nzarsa”: pesce povero tipico del periodo e cotto in aceto e cipolle. Nella breve pausa prima del triduo pasquale, non mancano concerti e “marce funebri”, nel mentre si completano gli allestimenti dei Repositori (i “Sepolcri”). Giovedì santo, 13 aprile), a conclusione della messa “in caena Domini” in cattedrale, inizieranno ininterrotti (sino al mezzogiorno dell’indomani) i “pellegrinaggi” delle diverse Confraternite: gli iscritti rigorosamente incappucciati in segno di penitenza e coi propri abiti e insegne, accompagnati dal suono struggente di tromba, tamburo e “trozzula”. Tra l’altro i confratelli del Carmine procedono in cop-

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Un momento della celebrazione

La Passione passo passo La prima volta di Teresa Ravenna dopo la scomparsa della madre Grazia. Il ricordo: «Da piccola lavavo i piedi della Madonna col profumo di papà»

La preparazione dell’Addolorata a cura delle donne dei Ravenna

Il rito della Vestizione I compiti delle Confraternite secondo un’antica regia pia, vestiti interamente di nero, con cappello e bastone. L’ultima Confraternita ad uscire per la visita ai Repositori è quella delle Anime. Un rituale molto suggestivo scatta quando le diverse Confraternite che stanno per raggiungere la stessa chiesa s’incrociano; il diritto di precedenza spetta alla Confraternita più “anziana”. Al calar del sole del Vener-

dì santo, poi, dagli Oratori del Crocifisso e degli Angeli esce la processione dei Misteri e dell’Addolorata: uno smisurato serpentone di confratelli incappucciati e coronati di spine, di statue, di penitenti, con banda al seguito. Rientra solo a notte fonda, proprio quando ne esce un’altra dalla chiesa della Purità: è la processione della Desolata preceduta dalla “Tomba”(detta anche “Tomba dei Giudei” perché in passato veniva portata dagli ebrei che vivevano nel ghetto della “Giudecca”). Si rientra verso le 10: solo qualche ora di silenzio, e poi le campane delle Confraternite tornano a suonare.

Oltre i tradizionali riti pasquali, quello che offre la città di Gallipoli alla prima

Eventi culturali, concerti e visite guidate Chi volesse trascorrere le vacanze pasquali a Gallipoli, non se ne pentirà certamente. Al sole e al mare, che già invitano a un bagno salutare, e ai tradizionali riti della settimana santa, si aggiungono anche, al Rosario, due concerti, l’8 e 9 aprile, oltre a interessanti eventi culturali, che godono anche del patrocinio del Comune. Alle visite guidate dell’associazione “Amart”, si aggiunge l’iniziativa di Giuseppe Chetta, con la IV edizione della mostra di diorami pasquali gallipolini “Misterium” (la Storia di Cristo rappresentata in Scene): dall’ 8 al 17 aprile nella biblioteca comunale ex Sant’Angelo. Al teatro Garibaldi, invece, c’è la suggestiva mostra di foto in bianco e nero (alcune riprese dal

Il Teatro Garibaldi ospita la mostra “A volto coperto”

drone) “A volto coperto” proposta da Gabriele Imperatore, Roberto Scigliuzzo, Alessandro Alfarano, Cosimo Scialpi, Paolo De Florio e Andrea Di Santacristina: anche se alla prima esperienza, il loro sito web ha avuto oltre 25mila visualizzazioni in meno di una settimana. Prima di imboccare il ponte, nella “Galleria dei due mari” nell’ex mercato coperto, dall’8 al 12 aprile, si potrà ammirare la mostra storica “Riti della Settimana santa di ieri e di oggi”. Si potranno ammirare, oltre agli oggetti sacri propri della Settimana santa, anche gli abiti delle confraternite, dal 1600 ai giorni nostri. La mostra, allestita con cura da Antonio De Donno, è sostenuta anche dall’ associazione commercianti e imprenditori. AA

La “vestizione” della Madonna è un vero e proprio rito al quale sono ammesse solo persone di sesso femminile. Per l’Addolorata (quest’anno il 7 aprile), ad esempio, è dai primi dell ‘800 (con priore Bartolo Ravenna, autore delle famose “Memorie istoriche della città di Gallipoli”) che l’Addolorata viene vestita dalle donne di casa Ravenna. Il tutto avveniva “nel chiuso del salotto buono” racconta la “bambina di allora” Teresa Ravenna, ora donna in carriera e titolare dell’esclusivo “Lido San Giovanni”. Sino all’anno scorso aveva aiutato la madre Grazia, deceduta di

recente. Ora che “il testimone” è passato di mano, incombe su di lei questo compito, ma ad aiutarla oggi c’è Claudia, moglie del fratello Bartolo assieme alle piccole Francesca e Mariagrazia che, una volta grandi, succederanno a lei: è anche in questo modo, in fondo, che si “tramandano” le tradizioni. È un fiume in piena Teresa Ravenna, nel descrivere i ricordi, che a tratti le velano di tristezza il volto: «Da bambina lavavo i piedi alla Madonna con il profumo di papà, e da allora non sono mai mancata a nessun appuntamento, ma, sempre in seconda linea

ad aiutare la mamma e le zie». «Questo è il primo anno senza di lei, è dura: mi sono ritrovata, per la prima volta, a fare cose che avevo visto solo fare, ma che non avevo mai fatto in vita mia: ho stirato da sola l’abito della festa e ho inamidato la sottana della Madonna. Si prova un’emozione straordinaria, difficile da descrivere, ma (come quella bambina che lavava i piedi col profumo di papà) quest’anno c’erano le mie nipotine, ed io, guardandole, ho avuto la certezza che la tradizione è stata “assicurata” per un’altra generazione ancora» conclude. AA


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