

Testi curati da Angelica Dadomo e Gianni Azzali
Direttore artistico e organizzativo: Gianni Azzali
Commissione artistica: Monica Agosti, Angelo Bardini, Jody Borea, Giampietro Sargiani
Addetta Stampa: Angelica Dadomo
Segreteria e biglietteria: Elena Savi
Progetto grafico: faustomazza/Studio
Le foto di repertorio sono di Angelo Bardini, Roberto Cifarelli, Danilo Codazzi, Fausto Mazza, Pino Ninfa
Non so di chi sia la frase “Se tutti suonassero uno strumento musicale, non ci sarebbero guerre” (o qualcosa di simile), ma so che è una frase, un concetto, che mi è sempre stato caro. In effetti dubito che chiunque si interessi di musica, o chi suona o canta, possa anche solo pensare di non rispettare qualcuno o qualcosa. Sì, mi direte che ci sono un sacco di eccezioni, vero, ma in generale penso che la sensibilità di chi è vicino alla musica, possa in qualche modo farlo essere una persona migliore. Lo stesso si può pensare per tutte le altre arti, anche se Adolf Hitler - prima di essere quell’Hitler! – voleva diventare pittore e adorava Wagner.
L’eccezione che conferma la regola? Sta di fatto che essere vicini alla musica, ascoltarla, farsi prendere o - meglio ancora – suonare uno strumento o perfezionare il proprio canto, porta l’individuo a una sensibilità superiore, a quel modo di “sentire” le persone, gli animali, la natura e tutto ciò che ci circonda in modo diverso, di percepire la vita come un sacro momento da dedicare alla bellezza che ci circonda. Dubito che ciò includa il sopraffare o maltrattare qualcuno o qualcosa, distruggere anziché costruire, far piangere invece di sorridere, infliggere disperazione invece di consolare, spezzare esistenze invece di valorizzarle.
La musica, tutta la musica, suona diversamente dal suono della guerra. E così anche il Jazz, la musica della fratellanza per antonomasia, della contaminazione tra culture, genti, tradizioni e pensieri.
Personalmente mi ritengo fortunato ad interessarmi di musica e a suonare; dovrebbe sentirsi così chiunque possiede la mia fortuna. Non ho figli, ma se ne avessi avuti, al di là di assecondare le loro inclinazioni e aspirazioni (Art. 147 del Codice Civile), cercherei di avvicinarli alla musica, come fece mia mamma con me e di questo le sarò eternamente grato. Ecco che promuovere la musica, in ogni sua forma, diventa un’opera di bene verso
l’umanità. Nel suo piccolo, il Piacenza Jazz Club lo fa con passione, entusiasmo e dedizione da diciannove anni attraverso il Fest, il Milestone e la Milestone School of Music. In più fra qualche mese pubblicherà, grazie a Zecchini Editore, il volume “365 + 1 giorni di Jazz”, dove il lettore/ascoltatore potrà godere e approfondire un brano jazzistico per ogni giorno dell’anno.
Abbiamo vissuto anni difficili a causa della pandemia, un’esperienza che nessuno di noi avrebbe mai pensato di vivere; ora la guerra, le difficoltà economiche, insomma una società che sembra malata o moribonda. A maggior ragione lasciamoci prendere dalla musica, dalle cose belle che sono sempre esistite, ci sono e resteranno sempre. Pensiamo e “sentiamo” positivo, è importante per la nostra vita e per quella di chi circonda. Per quanto ci riguarda non ci siamo mai fermati e continueremo a proporvi il meglio che possiamo.
Buon festival!
(direttore artistico e organizzativo)
…a tutti coloro che ci frequentano, ci incoraggiano e non ci fanno mai mancare il loro sostegno.
Grazie alla commissione artistica e al preziosissimo staff di volontari del festival e grazie a tutti i Soci del Piacenza Jazz Club. È bello poter ringraziare chi ci aiuta a realizzare ogni anno la nostra mission, il nostro sogno, chi contribuisce in vari modi ad essere portatore di cose buone.
Un grazie sincero al Presidente Roberto Reggi, al vicepresidente e responsabile del settore cultura Mario Magnelli e a tutto il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano, organismo vitale per la nostra iniziativa; grazie per il sostegno economico che la Fondazione ci ha assicurato fin dalla prima edizione, permettendoci di continuare e di crescere, anche in momenti economicamente molto difficili. Un sentito ringraziamento alla dott.ssa Tiziana Libè, vice direttore generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, per la sapiente guida e l’apprezzamento sempre riservatoci.
Grazie al Comune di Piacenza, in particolare al neo assessore alla cultura e turismo Christian Fiazza e al suo interesse ed entusiasmo nei confronti del Fest.
Grazie alla Regione Emilia-Romagna e al Ministero della Cultura per il sostegno economico.
Grazie alla direttrice del Conservatorio
“Nicolini”, professoressa Maria Grazia Petrali e al Presidente del Consiglio Accademico, professoressa Gianna Arvedi, per la fattiva e preziosa collaborazione e per la grande considerazione che nutrono verso la nostra iniziativa.
Un grazie di cuore a Donatella Ronconi dell’Editoriale Libertà per il suo sostegno, per esserci sempre vicino col suo entusiasmo, il sorriso e la fiducia; così come al Presidente Alessandro Miglioli e al Direttore Pietro
Visconti. Un grazie a tutte le redazioni che supportano la comunicazione degli eventi.
Grazie al dott. Giorgio Braghieri, presidente dell’Opera Pia Alberoni, per la produttiva partnership con il festival.
Grazie ai dirigenti scolastici dei licei Gioia, Respighi e Cassinari, della scuola media Calvino e dell’Istituto Comprensivo di Bobbio per le sinergie attivate con “Il Jazz va a Scuola”. Un grazie particolare alla professoressa Cristina Martini e alla classe 3ª Grafica B dello scorso anno per le immagine della mostra “Jazz’n the Road” allestita in viale Malta. Grazie ad Alessandra Bonomini di Infoambiente per l’organizzazione dei Jazz Pedibus. Un sentito grazie a Enrico Rizzo, presidente dell’associazione “Oltre il muro” e a Maria Gabriella Lusi, direttrice della casa circondariale di Piacenza per il fondamentale supporto legato al concerto in carcere. Grazie a Livio Bollani per la collaborazione con l'associazione Tetracordo. Grazie a Massimo Silvotti e al Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo. A Pamela Fappanni, la compagna del compianto Enzo Frassi, per la determinazione e l’entusiasmo grazie ai quali si realizzerà il concerto in sua memoria e la sezione del Concorso Bettinardi a lui dedicata.
Grazie ai giurati del “Concorso Bettinardi”: Fabio Bianchi, Jody Borea, Lorenza Cattadori, Roberto Cipelli, Pietro Corvi, Aldo Gianolio, Debora Lombardo, Massimo Manzi, Oliviero Marchesi, Paolo Menzani, Giancarlo Spezia, Diana Torto, Tino Tracanna, Attilio Zanchi e Andrea Zermani.
Grazie ai gestori dei locali Baciccia, Dubliners Irish Pub, La Muntà, Luppoleria, Sosteria, Tuxedo e ai circoli Amici del Po e Cantiere Simone Weil per alcuni eventi de “L’altro Festival”.
Grazie a Carlo Fiorani dell’Hotel Ovest e al Grande Albergo Roma e Park Hotel, questi ultimi per le iniziative del jazz brunch e del jazz breakfast.
Un ringraziamento speciale va alla grande famiglia della “Federazione Nazionale il Jazz Italiano” e in particolare a I-Jazz, l’associazione che racchiude quasi tutti i festival jazz italiani.
Grazie a Claudio Dodici di “TRS Ecologia”; a Paolo Pozzoni della “Everest”; a Metronotte Piacenza; a Yamaha Music Europe; a Gabriele Zazzi e a Bulla Sport. Grazie ad Angelica Dadomo che si occupa con professionalità dell’ufficio stampa del festival; grazie a Fausto Mazza e al suo studio di comunicazione per la creativa e attenta cura dell’immagine del festival. Un grazie
a Massimo e a Marco di “Tamagni Pianoforti” per la loro professionalità che da sempre è al fianco del festival. Grazie a Ettore Quaglia per la documentazione video e a Giancarlo Carraro per le multivisioni. Grazie ai nostri fotografi ufficiali e a tutto lo staff tecnico di Sartori Service e di Acid Studio. Grazie a Mauro del Papa per il professionale supporto fotografico. A voi tutti un grazie sincero!
Qui si trovano tanti nomi di musicisti, che ricordano tanta musica e, spesso, tante belle persone, perché, chi fa musica, raramente non lo è. Potrete scovare nomi stellari del mondo del jazz e qualcuno a voi sconosciuto, ma che, al pari di tutti gli altri, a Piacenza ha portato cose belle e ci piace ricordarli tutti, in una lunga storia di sorrisi, emozioni e tanta, ma tanta musica!
Marc Abrams, Philippe Aerts, Monica Agosti, Luca Alemanno, Ralph Alessi, Gaetano Alfonsi, Fabian Almazan, Enzo Amazio, Franco Ambrosetti, Alessandro Anderloni, Ray Anderson, Paolo Angeli, Nicola Angelucci, Andrea Anzalone, Ralphe Armstrong, François Arnaud, Andrea “Ayace” Ayassot, Daniel Bacalov, Luis Bacalov, Stefano Bagnoli, Ramin Bahrami, Jeff Ballard, Gabrio Baldacci, Ellade Bandini, Vito Barbato, Mattia Barbieri, Daniele Barcaroli, Julio Barreto, Kenni Barron, Piero Bassini, Stefano Battaglia, Franz Bazzani, Francesco Bearzatti, Fausto Beccalossi, Mauro Beggio, Luca Begonia, Glauco Benedetti, Paolo Benedettini, Stefano Benni, Jerry Bergonzi, Tim Berne, Anton Berovski, Camille Bertault, Jorge Bezerra, Francesco Bigoni, Luciano Biondini, Adam Birnbaum, Paolo Birro, Alberto Bolettieri, Brian Blade, Johnathan Blake, Terence Blanchard, Michelle Bobko, Jesper Bodilsen, Stefano Bollani, Luca Bologna, Flavio Boltro, Guido Bombardieri, Rosario Bonaccorso, Roberto Bonati, Tobia Bondesan, Luis Bonilla, Robert Bonisolo, Fabrizio Bosso, Paolo Botti, Marco Bovi, Itaiguara Brandao, Anthony Braxton, Justin Brown, Mario Brunello, Mauro Brunini, Rainer Brüninghaus, Fernando Brusco, Brussels Jazz Orchestra, Luca Bulgarelli, Fabio Buonarota, Gary Burton, Carlos Buschini, Davide Bussoleni, Don Byron, Francesco Cafiso, Uri Caine, Obed Calvaire, Mauro Campobasso, Stefano Cantarano, Stefano “Cocco” Cantini, Jean Luc Capozzo, Dario Carnovale, Beppe Caruso, Marco Castiglioni, Gianni Cazzola, Dede Ceccarelli, Eugene Chadbourne, Vincent Chancey, Bruno Chevillon, Renato Chicco, Pietro Ciancaglini, Gigi Cifarelli, Mattia Cigalini, Roberto Cipelli, Nico Ciricugno, Scott Colley, Marco Colonna, Ravi Coltrane, Luca Colussi, Pietro Condorelli, Giulio Corini, Pablo Corradini, Alegre Correa, Paolo Corsi, Claudio Corvini, Mario Corvini, Larry Coryell, Gianni Coscia, Silvia Cucchi, Jonathan Cuniado, Daniele D’Agaro, Chris Dahlgren, Paolino Dalla Porta, Franco D’Andrea, Yuri Daniel, Lars Danielsson, Franco D’Auria, Jesse Davis, Joey De Francesco, Eli Degibri, Paolo Degiuli, Hamilton De Holanda, Dario Deidda, Roberto De Nittis, Tullio De Piscopo, Zeno De Rossi, Maria Pia De Vito, Stefano Di Battista, Gianni Di Benedetto, Giuseppe Di Benedetto, Simone Di Benedetto, Daniele Di Bonaventura, Furio Di Castri, Enrico Di Crosta, Marcello Di Leonardo, Vito Di Modugno, Francesco Diodati, Riccardo Di Vinci, Wayne Dockery, Famoudou Don Moye, Solomon Dorsey, Dave
Douglas, Hamid Drake, Billy Drummond, Trevor Dunn, Sherrita Duran, Pee Wee Durante, Dario Duso, Jean Marie Ecay, Bill Elder, Rossano Emili, Wayne Escoffery, Dimitri Grechi Espinoza, Jean Paul Estiévenart, Kevin Eubanks, Gabriele Evangelista, Fady Farah, Antonio Faraò, Ferdinando Faraò, Naima Faraò, Joe Farnsworth, Laura Fedele, Bebo Ferra, Serena Ferrara, Jacopo Ferrazza, Garrison Fewell, Ken Filiano, Claudio Filippini, Marco Fior, Ettore Fioravanti, Riccardo Fioravanti, Marco Forgione, Paolo Forlini, Al Foster, Bob Franceschini, Blake Franchetto, Michele Franzini, Francesco Fratini, Paolo Fresu, Nnenna Freelon, Erik Friedlander, Bill Frisell, Jean Christophe Galliano, Richard Galliano, Danilo Gallo, Roberta Gambarini, Minino Garay, Jan Garbarek, Matthew Garrison, Susanna Gartmayer, Lorenzo Gasperoni, Roberto Gatto, Marcello Giannini, Tiziana Ghiglioni, Stephanie Ocean Ghizzoni, Sandro Gibellini, David Ginyard Jr, Guido
Giordana, Giovanni Giorgi, Javier Girotto, Rosario Giuliani, Eddie Gomez, Aaron Goldberg, Yuri Goloubev, Mario Gonzi, Massimo Greco, Kyle Gregory, Drew Gress, Danny Grissett, Gabriel Grossi, Mauro Grossi, Stefano Guazzo, Giovanni Guidi, Marco Guidolotti, Trilok Gurtu, Alessandro Gwis, Omar Hakim, Darryl Hall, Jake Hanna, Tom Harrell, Lafayette Harris, Billy Hart, Miki Hayama, Mark Helias, Tamir Hendelman, Scott Henderson, Michele Hendricks, Albert Hera, Taylor Ho Bynum, Dave Holland, Daniel Humair, Gregory Hutchinson, Gerardo Iacoucci, Tomaso Iacoviello, Ethan Iverson, Vijay Iyer, Jean Marc Jafet, Joseph Jarman, Marc Johnson, Sheila Jordan, Bert Joris, Joe Kabongo, Eyvind Kang, Karima, Tom Kennedy, Sunny Kim, Scott Kinsey, Dan Kinzelman, Lee Konitz, Frederik Koster, Alfred Kramer, Viktor Krauss, Steve Kuhn, Alessandro La Corte, Julian Lage, Bireli Lagrène, L.A.J. Big Band, Massimo Latronico, Alfredo Laviano, Tim Lefebvre, Eric Legnini, Greg Leisz, Davide Liberti, Dave Liebman, Didier Lockwood, Paolo Lopolito, Ilaria Lorefice, Russ Lossing, Paul Lowens, Morten Lund, Pietro Lussu, Rudi Mahall, Salvatore Maiore, Alessandro Maiorino, Tony Malaby, Paolo Malacarne, Daniele Malvisi, Domenico Mamone, Natalio Mangalavite, Emanuele Maniscalco, Ray Mantilla, Luca Mannutza, Massimo Manzi, Rudi Manzoli, Mauro Manzoni, Paolo Mappa, Fulvio Maras, Massimo Marcer, Carla Marciano, Rita Marcotulli, Bruno Marcozzi, Rick Margitza, Marco Mariani, Vittorio Marinoni, Michele Marrano, Linley Marthe, Cucho Martinez, Edy Martinez, Giulio Martino, Valerio Mastandrea, Roberto Mattei, Zè Mauricio, Paul Mc Candless, Tom Mc Clung, Steve Mc Craven, Chuck Mc Pherson, Brad Mehldau, Gary Meek, Andrea Melani, Aldo Mella, Stefano Menato, Nico Menci, Luca Mezzadri, Marco Micheli, Andrea Michelutti, Andrea Migliarini, Luciano Milanese, Chris Minh Doky, Pasquale Mirra, Matt Mitchell, Roscoe Mitchell, Christophe Monch, Ben Monder, Ada
Montellanico, Glen Moore, Jason Moran, Enrico Morello, Dado Moroni, Juanjo Mosalini, Alphonse Mouzon, Gavino Murgia, Claudia Natili, Mauro Negri, Carlo Nicita, Gary Novak, Adam Nussbaum, Piero Odorici, Gianni Oddi, Ugonna Okegwo, Roberto Olzer, Francesco Orio, Magnus Öström, Mauro Ottolini, Makoto Ozone, Marco Pacassoni, Simone Padovani, Greta Panettieri, Walter Paoli, Raffaello Pareti, Giuseppe Parmigiani, John Parricelli, Emanuele Parrini, Gaspare Pasini, Alessandro Paternesi, John Patitucci, Jessica Pavone, Sonia Peana, Filippo Pedol, Luis Perdomo, Danilo Perez, Ben Perowsky, Matt Perrine, Gianluca Petrella, Umberto Petrin, Anthony Pinciotti, Enrico Pieranunzi, Leonardo Pieri, Enzo Pietropaoli, Michele Polga, Francesco Ponticelli, Michel Portal, Chris Potter, Andrea Pozza, Grégory Privat, Alvin Queen, Michele Rabbia, Tom Rainey, Enrico Rava, Danilo Rea, Joshua Redman, Dario Riahi, Mirko Roccato, Manhu Roche, Carrie Rodriguez, Adam Rogers, Reuben Rogers, Marcus Rojas, Aldo Romano, Wallace Roney, Dario Rosciglione, Kurt Rosenwinkel, Roberto Rossi, Rudy Royston, Jay Rozen, Gonzalo Rubalcaba, Mirko Rubegni, Dino Rubino, Roswell Rudd, Cristina Rulfi, Francesca Sabatino, Leandro Saint Hill, Antonello Salis, Piero Salvatori, Antonio Sanchez, Daniel Santiago, Alfonso Santimone, Dave Santoro, Giuseppe Sardina, Francesco Sarrini, Daniele Scannapieco, Beppe Scardino, Federico Scettri, Tony Scherr, Giancarlo Schiaffini, Silvia Schiavone, George Schuller, Louis Sclavis, John Scofield, Valerio Scrignoli, Oscar Seaton, Stefano Senni, Simone Serafini, Peppe Servillo, Jaribu Shahid, Wayne Shorter, Aaron Siegel, Paolo Sivestri, Gwilym Simcock, Ches Smith, Marco Siniscalco, Nate Smith, Roberto Soggetti, Lew Soloff, Omar Sosa, Dario Spinelli, Sonia Spinello, Mike Stern, Nicola Stranieri, Jeremy Stratton, Ben Street, Ej Strickland, John Surman, Sugar Kitty Big Band, Neil Swainson, Steve Swallow, Craig Taborn, Gianluca Tagliazucchi, Aki Takase, Roberto Taufic, Ares Tavolazzi, John Tchicai, Enrico Terragnoli, Corrado Terzi, Luigi Tessarollo, Henri Texier, Kim Thompson, Tulug Tirpan, Daniele Tittarelli, Toquinho, Childo Tomas, Giovanni Tommaso, Pietro Tonolo, Lorenzo Tucci, Ralph Towner, Nathaniel Townsley, Gianluigi Trovesi, Mark Turner, Steve Turre, Andrè Vasconcellos, Vincenzo Vasi, Michele Vignali, Aldo Vigorito, Marcio Villa Bahia, Jimmy Villotti, Mads Vinding, Gianni Virone, Nasheet Waits, Mark Walker, Cedar Walton, Rob Waring, Florian Weber, Dave Weckl, Dan Weiss, Doug Weiss, Maria Vicentini, Corey Wilkes, Willie William, David Williams, Gay Willis, Nils Wogram, Kenny Wollesen, Dario Yassa, Vanessa Tagliabue Yorke, Rachel Z, Federico Zaltron, Attilio Zanchi, Enrico Zanisi, Mario Zara, Joe Zawinul, Riccardo Zegna, Germano Zenga, Enzo Zirilli, Aldo Zunino.
Memoria e innovazione. Sono queste le due traiettorie su cui si è sempre mosso il Jazz Fest e che si possono rintracciare anche in questa diciannovesima edizione. Il valore assegnato alla memoria è collegato al bisogno imprescindibile di mantenere un legame con il passato, cogliendo al volo le occasioni offerte ad esempio dalle ricorrenze e dagli anniversari. Questi rappresentano infatti stimoli preziosi per tornare a volgere lo sguardo agli esempi più fulgidi di coloro che ci hanno preceduto e che, per il solo fatto di non agire più nel tempo presente, non significa abbiano smesso di parlarci. La memoria interpretata come recupero della nostra storia, di cui fare tesoro, attraverso alcune tra le più luminose esperienze del passato e di cui va riassorbita e tramandata l’esperienza. Per quanto riguarda il cartellone principale, rientrano in questo filone il concerto inaugurale che esplora la dimensione musicale dell’anima artistica di Pier Paolo Pasolini grazie a un ottetto di musicisti di grande valore, il reading che ruota attorno ai fulminanti testi di Ennio Flaiano per voce recitante e contrabbasso e il tributo per piano solo a Francesco De André, il cantautore poeta di cui verrà valorizzata in particolare la vena compositiva.
In programma con il medesimo intento si possono citare qui anche le giornate di approfondimento dedicate ad alcune icone che hanno contribuito a costruire la storia del Jazz attraverso un approccio multidisciplinare e la proposta di contributi di diverso tipo, che ormai sono diventate un classico della programmazione, quest’anno incentrate su Bill Evans e Charles Mingus.
Sull’altro versante si trova l’innovazione, complementare a quello della memoria, che è sinonimo di vitalità e di un buon stato di salute. Innovare implica essere proiettati verso il futuro, alla ricerca continua di nuova linfa che porti avanti il proprio ambito espressivo di azione; è l’essenza stessa della creazione. Lontana dalla forzatura del rinnovamento autoreferenziale, fine a sé stesso, la vera innovazione è di fatto indispensabile per tenere viva l’Arte in ogni sua forma espressiva, in questo caso un genere come il Jazz in particolare, che ne ha fatto una sua cifra stilistica, oltre che matrice.
Nel contesto rientrano i giovani musicisti che hanno preso parte al Concorso Nazionale “Bettinardi”, fucina di talenti promossa dal Piacenza Jazz Club che non smette mai di sorprendere per l’alto livello qualitativo dei partecipanti, riuscendo a selezionare ogni anno artisti in grado di trasformarsi in promesse mantenute. Tantissimi tra quelli visti e ascoltati nelle ultime edizioni sono in cartellone quest’anno, sia in quello principale che nell’Altro Festival; e il merito è tutto il loro, perché sono riusciti a sfruttare le occasioni e le loro capacità dimostrando, in un ambiente non facile e in difficoltà, per tutta una serie di problemi contingenti e strutturali, di avere una spiccata personalità e una propria identità che li caratterizza e li rende unici. Auguriamo loro che questo sia solo l’inizio di una lunga storia. Ci sono i vincitori nelle tre categorie dello scorso anno che finalmente potranno esibirsi al Milestone Live Club davanti al pubblico, mentre il contesto pandemico aveva limitato le loro finali alla sola visione in streaming. Grande attesa anche per il concerto di una finalista dell’edizione precedente, Anaïs Drago, in un concerto in solo dove esplorerà tutte le possibilità offerte dal suo strumento, il violino, nel suggestivo contesto della Basilica di S. Savino.
Ovviamente l’innovazione non è solo un fatto anagrafico e non è certo peculiarità specifica della giovane età. Certo che ne conterrà una dose elevatissima il concerto di due mostri sacri come Enrico Rava e Fred Hersch. Il jazzista italiano più famoso anche nel mondo, non si è mai seduto sugli allori dei suoi successi e affronta ogni nuova collaborazione con una bella dose di curiosità, alla scoperta di nuovi linguaggi, oltre che di nuovi talenti. Il pianista americano dal canto suo è una figura che sfugge da qualsiasi cliché, pronto a sfidare le definizioni con cui si cerca di vestirlo. I due non potranno che stupire, accompagnando gli spettatori per strade fin qui ignote.
(addetta stampa Piacenza Jazz Fest)
Ricco, vario ed equilibrato il cartellone principale di questo XIX festival. Per quanto riguarda i main concert, spicca nella programmazione di quest’anno il duo che vede insieme Enrico Rava, che senza tema di smentite si può definire il più grande jazzista italiano, e Fred Hersch, il pianista che ha fatto dell’innovazione il suo elemento distintivo. I duo incroceranno le loro straordinarie storie musicali in un dialogo dai risultati non meno che sorprendenti. Un altro concerto molto atteso è quello di chiusura che avrà come protagonista Fabrizio Bosso, universalmente riconosciuto come uno dei migliori trombettisti a livello internazionale per tecnica e lirismo. Col suo quartetto accompagnato da un’orchestra d’archi diretta da Paolo Silvestri presenteranno “You’ve changed”, un progetto che racconta il grande amore di Bosso per la canzone senza alcuna distinzione né di genere né di epoca, dove il suono del Jazz riesce a lavorare in simbiosi con quello degli archi con un grande effetto emotivo. Dopo l’annullamento del loro tour europeo a causa delle restrizioni per la pandemia negli ultimi due anni, si potranno finalmente accogliere questa volta gli Yellowjackets, una band mitica che ha fatto la storia della fusion e che resiste da oltre quarant’anni senza interruzioni e con pochissime variazioni interne.
Una menzione particolare va allo “Speciale Piano Trio”, una combinazione di due concerti programmati a poche ore di distanza l’uno dall’altro che riflettono due tra le tante possibili impostazioni di una medesima formazione: quella del piano trio resa leggendaria da Bill Evans, tra gli altri. Si partirà il sabato sera con il trio di Christian Sands, pianista e compositore poco più che trentenne ma già tra i protagonisti della scena jazz contemporanea per la sua tecnica impeccabile e il fraseggio elegante che non cede al virtuosismo fine a se stesso, definito da Wynton Marsalis “A jazz star of the future”.A stretto giro la domenica mattina successiva sarà la volta del trio guidato dal pianista Enrico Intra, punto di riferimento del jazz europeo che ha ancora molto da dire sul concetto di improvvisazione e su come realizzarla al meglio insieme ai suoi compagni di avventura in concerto. Non mancheranno anche quest’anno le commemorazioni e gli eventi speciali a cui il Piacenza Jazz Club dà sempre ampio spazio, consapevole del valore della memoria e di quanto sia utile farne tesoro. Il primo sarà anche il concerto inaugurale, realizzato in occasione dei cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini dal titolo “Le nuvole di Pier Paolo” che vedrà sul palco ben otto grandi musicisti italiani: Emilia Zamuner (voce), Daniele Sepe (sax), Flavio Boltro (tromba), Daniele Di Bonaventura (fisarmonica), Jacopo Mezzanotti (chitarra e arrangiamenti), Mario Nappi (pianoforte), Davide Costagliola (basso e contrabbasso) e Paolo Forlini (batteria).
Il secondo è un reading tutto incentrato sulla figura del “satiro”
Ennio Flaiano, pungente scrittore che dal passato ha ancora tante cose da dirci e lo farà grazie alla voce recitante di Fabrizio Bentivoglio, che leggerà alcuni dei suoi testi, accompagnato dal contrabbasso di Ferruccio Spinetti. Un terzo tributo è quello organizzato in trasferta in virtù della collaborazione con l’associazione Tetracordo presso il Teatro Sociale di Stradella, che una delle nostre eccellenze pianistiche, Danilo Rea, renderà a Fabrizio De André, in un concerto in pianoforte solo che andrà a esplorare il repertorio denso di rimandi e di sonorità profondamente evocative del grande cantautore genovese. Un omaggio sarà anche quello dedicato ai Beatles di Martha J. & Chebat Quartet, che costituirà l’anteprima di questa edizione che, come sempre, si tiene la sera della presentazione del programma. Per indagare il rapporto tra musica e fotografia è stata scelta la performance multimediale dal titolo “La magia delle donne. Fra bellezza e quotidianità”, con musiche del duo composto da Boris Salvoldelli alla voce ed elettronica e Massimo Milesi ai sassofoni ed elettronica, ispirate alle fotografie dello storico reporter Pino Ninfa. Si tratta di un omaggio alla donna per musica e immagini da parte di tre artisti.
Visto il grande consenso che hanno sempre riscosso, anche quest’anno torna la proposta di un concerto in solo all’interno della Basilica di S. Savino, tra le più belle architetture romaniche in Italia settentrionale, che oltre a tanti beni artistici e a una lunga storia, gode anche della virtù di possedere un’acustica notevole. “Solitudo” è il nome dell’album da cui trarranno origine i brani suonati da Anaïs Drago che userà il suo violino per estrarre una moltitudine di suoni caratterizzati da un’amplissima ricchezza armonica e melodica.
Come nel suo stile, il Piacenza Jazz Fest anche quest’anno proporrà in poco più di un mese un palinsesto multisfaccettato, caratterizzato da numerose iniziative collaterali che spaziano a 360° per luoghi e impostazione, con l’intento di entrare in contatto il più possibile con il tessuto cittadino e con gli abituali frequentatori dei concerti. Questo complesso, oltremodo ricco e articolato di attività, è raccolto sotto il cappello de “L’Altro Festival” e uno dei suoi tratti distintivi, tranne nei casi dove è prevista anche la consumazione di cibo, come per i brunch e la colazione, è quello della gratuità, proprio perché si ha a cuore l’estrema accessibilità di ogni singolo evento.
Si parte dai luoghi di ritrovo alternativi ai teatri e alle sale concerto, in primis quei pub e locali dove si fa musica dal vivo tutto l’anno del territorio piacentino: il Circolo ARCI “Amici del Po”, il Cantiere Simone Weil, La Sosteria, Tuxedo Beers House, La Luppoleria, Dubliners Irish Pub, il Caffè Letterario Baciccia e La Muntà.
Il tema dell’improvvisazione sarà il punto su cui si incontreranno due arti assai affini tra loro come Musica e Poesia. Nel “Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo” – unico esempio al mondo di questo tipo – Umberto Petrin, poeta oltreché musicista e compositore, dialogherà con la violinista Eloisa Manera, producendo una sorprendente sinergia improvvisativa, di rara bellezza e novità.
Ben due saranno quest’anno gli approfondimenti degli artisti che più di tutti hanno fatto la storia del Jazz. Il primo sarà un pomeriggio interamente dedicato a Charles Mingus in occasione dei cento anni dalla sua nascita e sarà strutturato in diversi momenti: si inizierà in collaborazione con la libreria “Pagine” con la presentazione di un libro di Flavio Massarutto e Squaz dedicato alla figura del contrabbassista nella sala monumentale della biblioteca comunale Passerini Landi, da poco restituita al pubblico. Si continuerà, in collaborazione con il Conservatorio “Nicolini” di Piacenza, con una conferenza tenuta dal musicologo Stefano Zenni per chiudere, sempre presso il Conservatorio, con un concerto di un quartetto guidato da un contrabbassista che ha tratto molta ispirazione dal lavoro di Mingus come Attilio Zanchi
Il secondo appuntamento riguarderà la figura di una vera icona del pianismo jazz come Bill Evans. Anche in questo caso diverse saranno le occasioni per approfondirla, a partire dalla presentazione del libro “Il grande amore”, di Laurie Verchomin a cura dello scrittore “billevansiano” Andrea Vantaggiato, il quale poi, in duo con il pianista Emanuele Coluccia, presenterà il concerto “You Must Believe in Jazz” ispirato alla mitica figura di Evans.
Un concerto ancora in via di definizione sarà dedicato ai detenuti della Casa Circondariale delle Novate, in attesa di poter tornare anche in luogo tanto caro quanto centrale come l’Ospedale “G. da Saliceto” e le case protette per anziani.
Torneranno sicuramente le incursioni jazz che sempre creano sorpresa e portano buonumore per le vie del centro storico, creando degli inaspettati momenti di pausa nel corso dello svolgimento delle normali attività quotidiane e non mancheranno, se la situazione lo permetterà, anche altre sorprese estemporanee tese al coinvolgimento di fasce sempre il più ampie di popolazione.
Si segnalano poi le molteplici iniziative volte a coinvolgere gli studenti delle scuole piacentine di ogni ordine e grado che in questi anni hanno avvicinato migliaia di ragazzi al mondo della musica, raggruppate con il nome “Il Jazz va a scuola”. Tra tante iniziative riproposte perché diventate ormai momenti irrinunciabili, non mancano però, come ogni anno, alcune interessanti novità. Il Piacenza Jazz Club collaborerà a un’importante iniziativa proposta da I-Jazz (l’associazione dei festival jazz italiani), per un corso sul tema didattica e scuola, rivolto a docenti di musica e musicisti.
Una classe terza del Liceo Artistico “Cassinari” di Piacenza, guidata dalla docente di Arti Grafiche Cristina Martini, lo scorso mese di maggio è stata coinvolta nella realizzazione di opere grafiche ispirate in vario modo al Jazz, che costituiranno una vera e propria mostra in strada dal titolo “Jazz in road”.
Ormai non possono più mancare ad ogni festival i Jazz Pedibus per i bambini delle scuole primarie che vengono richiesti e prenotati già da un anno per l’altro, sicuramente perché regalano sempre tanta allegria e divertimento, grazie alla forza trascinante dei componenti della marchin’ band che a colpi di dixieland accompagna swingando i bambini a scuola.
Poi saranno realizzate delle articolate lezioni-concerto per diversi istituti – in particolare facenti parte della scuola secondaria di primo grado - con lo scopo di favorire forme di creatività e socialità tra i giovani per mezzo della musica jazz. Un concentrato di musica afroamericana tra storia, cultura e antropologia che registra un’accoglienza sempre entusiasmante da parte degli studenti, con applausi, battimano, interazione con i musicisti sul palco e con tanto di autografi alla fine delle esibizioni. Sullo sfondo i basilari valori di libertà, contaminazione e integrazione.
Altre lezioni-concerto, stavolta pensate e tagliate su misura per degli studenti più grandi, delle scuole secondarie di secondo grado, saranno organizzate con alcuni licei della città di Piacenza, in particolare gli istituti “Lorenzo Respighi” e “Melchiorre Gioia”. Con loro il dialogo cercherà di essere più interattivo e basato su livelli più simbolici e meno immediati, in considerazione del loro livello di maturità e di approccio alle novità.
Sempre più stretta la collaborazione con il Conservatorio “Nicolini” di Piacenza che, oltre a fornire alcuni dei suoi bellissimi spazi per concerti e iniziative collaterali, sarà presente con un concerto di alcuni allievi del Dipartimento Jazz con l’iniziativa Nicolini Jazz Students on the road che porteranno il loro “Blues by five” al Milestone Live Club.
Confermate le occasioni più conviviali come i Jazz Brunch al Dubliners Irish Pub con il trio della cantante Alessia Galeotti e al settimo piano del Grande Albergo Roma, con il quartetto di Franco Capiluppi, oltre alla piacevole iniziativa del Jazz Breakfast che allieterà una colazione internazionale presso il Park Hotel di Piacenza insieme ai Lara Ferrari Trio
Infine - ma non certo per importanza - il concerto dedicato alla memoria di un amico e collega di molti soci del Piacenza Jazz Club: il contrabbassista Enzo Frassi, deceduto tragicamente lo scorso anno. La volontà del Piacenza Jazz Club, insieme alla sua compagna e ad altre associazioni, è quella di onorarne la memoria attraverso la promozione di iniziative in sua memoria. Una di queste è il concerto dal titolo “L’orizzonte degli eventi”, ultimo disco a suo nome, che vedrà sul palco il quintetto che lo ha inciso e al contrabbasso il suo insegnante Paolino Dalla Porta. Una seconda iniziativa è la nascita del “Premio Enzo Frassi” all’interno del rodato Concorso Bettinardi. Il concerto sarà anche l’occasione per iniziare una raccolta fondi per promuovere altre idee allo studio, sempre con la stessa finalità.
Lunedì 21 marzo scorso ci ha lasciati improvvisamente il maestro Giuseppe Parmigiani, musicista, compositore e arrangiatore di altissimo profilo, un pioniere della musica jazz a Piacenza.
Parmigiani è stato l’insegnante, il maestro di tanti musicisti piacentini e non. Docente in pensione di clarinetto al Conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza, da 18 anni presidente di giuria al “Concorso Nazionale Chicco Bettinardi per Nuovi Talenti del Jazz Italiano” è stato fondatore e direttore della big band piacentina “Sugar Kitty Band” per oltre vent’anni.
A lui il Piacenza Jazz Club deve molto; probabilmente senza di lui ora non esisterebbe.
<<Taciturno, burbero all’apparenza. Ma sotto la scorza, che era il rovescio della timidezza, una sensibilità ed empatia fuori dal comune.>>
Così allievi, colleghi e amici del jazz piacentino, di cui era colonna e progenitore, parlano del maestro Giuseppe Parmigiani.
Tanti i messaggi, le foto e i momenti che sono circolati sui social alla notizia della sua scomparsa a soli 75 anni. Dai più giovani, come Mattia Cigalini o Dejan Krcev a Giuliano Ligabue o Gianni Azzali, il sassofonista, presidente del Piacenza Jazz Club e direttore del Piacenza Jazz Fest, 58 anni, lo conosce da quando ne aveva 16. <<Un secondo papà. Andavo a lezione a casa sua a Castelsangiovanni, in pullman e treno da Ponte dell’Olio, ho iniziato così. Il Jazz non mi piaceva, me ne fece innamorare lui attraverso la colonna sonora di “Jazz Band”, uno sceneggiato televisivo di Pupi Avati con il magnifico Henghel Gualdi al clarinetto. Poi allestì una sezione di sax con i suoi allievi, da cui in seguito nacque la Sugar Kitty Band e una serie di infinite collaborazioni>>.
Dal 1975 al 2013 Parmigiani è stato docente di clarinetto al Conservatorio Nicolini, dove aveva compiuto i suoi studi. Tra le figure più significative della scena jazz italiana, iniziò da ragazzino a suonare nella banda, iscrivendosi poi a clarinetto al Nicolini, dove si è diplomato nel 1967. Lì, ha poi seguito il corso di composizione, studiando, tra gli altri, con il maestro Marcello Abbado. All’inizio degli anni Settanta, Parmigiani ha eseguito nell’orchestra del Piccolo Teatro “L’opera da tre soldi” con Milva e Modugno diretti da Strehler. Nel 1975 ha composto molti brani per il quintetto di Luciano Biasutti, con il quale ha inciso l’album “Blue bone”. Ha suonato nella big band della Rai di Milano, collaborando con Gigi Cichellero e con la big band del Capolinea diretta da Attilio Donadio e Tullio De Piscopo. Ha registrato album con Astor Piazzolla, Don Sebesky e Gino Paoli e compiuto tournée con Gigliola Cinquetti in Giappone e in Corea. Negli Anni Ottanta finalmente Parmigiani ha coronato il suo sogno: una big band di ragazzi, la Sugar Kitty Band, dalla quale sono usciti molti attuali talenti. Non si contano le collaborazioni e i concerti che Parmigiani ha realizzato dagli Anni Novanta al Duemila: dal Cd “SaxEnsemble” per quartetto di saxofoni, agli arrangiamenti per il tour mondiale di Andrea Bocelli. Ha suonato in varie formazioni, tra cui Musica Insieme Cremona (collaborando con Kathy Berberian), Carme di Milano e le orchestre: Sinfonica Rai, Toscanini, Haydn e Arena di Verona. Lo ricordiamo nei gruppi Birdland e Nuovarmonia, in duo con l’arpista Ester Gattoni e in altre interessanti formazioni. Il maestro Giuseppe Parmigiani lascia un enorme vuoto nella musica e nei cuori di chiunque lo abbia conosciuto.
Giuseppe Parmigiani era un uomo di poche parole, difficile fargli raccontare cose, ma riportiamo un’informale intervista realizzata da Jody Borea a casa del maestro, dopo una lauta cena preparata da sua moglie Fernanda (una cuoca sopraffina!) e pubblicata nel volume “Jazz in Libertà”, edito da Editoriale Libertà e Piacenza Jazz Club nel 2011.
Maestro, cominciamo dalla sua passione per la musica, come e quando nasce?
È nata suonando. Io non ho cominciato perché avevo una passione. I miei genitori non mi lasciavano uscire alla sera, salvo se dovevo suonare, quindi diciamo che suonare mi dava la possibilità di uscire alla sera con il permesso dei miei genitori. Successivamente, suonando, la passione è scoppiata.
Mi sta dicendo che era un autodidatta, ha imparato da solo?
Ho cominciato nella banda del mio paese, Castel San Giovanni; mi hanno dato un saxofono - malconcio tra l’altro - e ho cominciato a suonarlo, senza avere un insegnante che mi impostasse. Il direttore della banda era anche il mio professore di musica alla scuola media e un po’ mi ha aiutato. Mio padre era un orchestrale non professionista, il suo lavoro era l’imbianchino; allora gli imbianchini lavoravano solo d’estate, d’inverno dirigeva un complessino che fu tra i primi ad inserire tromba e saxofoni al posto dei consueti violini e flauti, adeguandosi alla moda americana del foxtrot. Ogni settimana arrivavano, da Milano, “tonnellate” di spartiti di musica, in molti casi erano edizioni Curci - ricordo gli arrangiamenti di Giacomazzi. Mio padre non mi diede mai lezioni, ma leggevo dei libri di teoria musicale che trovavo in casa. Rimasi però autodidatta per poco, infatti, appena terminata la scuola media, mi iscrissi al Conservatorio “Nicolini”…dopo alcuni anni mio padre divenne il mio primo capo-orchestra!
C’erano anche canzoni americane? Pezzi di Jazz?
Canzoni americane sì; più che Jazz diciamo Swing, che però faceva già parte della storia.
Quindi anche suo padre era autodidatta?
No, era andato a lezione dal maestro del paese, il maestro Salsi, che insegnava violino e fisarmonica e aveva formato diversi musicisti del luogo. Mio padre oltre al violino suonava anche il sax tenore, che era il normale “double” dei violinisti (come il sax contralto per i clarinettisti o la tromba per i fisarmonicisti).
Dopo quelle prime esperienze quando è entrato al conservatorio?
Dopo la terza media. Io ero molto bravo anche in disegno, avevo quindi queste due passioni, esattamente come mio padre, che dipingeva e negli ultimi anni ha fatto molti quadri. Alla fine la musica prevalse, nonostante la contrarietà di mia madre. Iniziai quindi il conservatorio con il clarinetto (allora saxofono non c’era). Fino a quel punto la mia formazione era tipicamente italiana, formata dalla banda, il Jazz non sapevo nemmeno cosa fosse, addirittura non avevo ben chiara le differenze tra Dixieland, Jazz e Rock.
Inizialmente ha avuto difficoltà? No, devo ammettere che ho sempre avuto facilità tecnica ed una stupefacente abilità nella lettura, una dote naturale.
L’incontro con il Jazz?
Durante gli studi, entrai in contatto con alcuni compagni di scuola più avanti negli anni, che mi fecero ascoltare clarinettisti jazz; così cercai, a fatica, di colmare la lacuna. Tra l’altro a quel tempo non avevo un giradischi, ma feci una campagna dello zucchero e, con i soldi guadagnati, acquistai un registratore. Cominciai a registrare le trasmissioni jazz della radio cercando di comprenderne il linguaggio. Dopo l’ascolto dell’orchestra di Ray Conniff, in gran voga in quegli anni, in cui era evidente il contributo che forniva l’arrangiatore, decisi che avrei fatto di tutto per imparare l’arte dell’arrangiamento e tutto ciò che ho fatto in seguito si è mosso in quella direzione. Mi sono quindi iscritto al corso di Composizione con l’allora direttore del Conservatorio Marcello Abbado, da cui imparai l’armonia; questa disciplina prevede anche lo studio del pianoforte, che mi è stato molto utile nella mia professione.
La passione per il Jazz non era però osteggiata in quegli anni dagli insegnanti di conservatorio?
Non direi, anche se devo ammettere che noi giovani, in realtà, non manifestavamo molto la passione per la musica afroamericana. Se si studiava regolarmente, l’insegnante non aveva nulla da eccepire. Del resto anche il mio insegnante di clarinetto (il maestro Maramotti) come altri della sua epoca, per arrotondare lo stipendio del conservatorio suonava il saxofono ai varietà del Politeama.
Raggiunto il diploma che progetti aveva?
Prima di diplomarmi già lavoravo in vari complessi da ballo e con un complessino in Egitto, un’esperienza che mi aveva colpito molto, tanto che fui tentato di mollare il conservatorio per proseguire con quell’attività. Si trattava di musica leggera italiana e internazionale, accompagnavamo un cantante, ma alla fine decisi di tornare in Italia e completare gli studi, cosi mi diplomai. Subito dopo dovetti fare il servizio militare. L’esperienza di leva fu musicalmente utile in quanto, dopo un inizio terrificante negli Alpini, venni trasferito a Roma nella Banda dell’Esercito che era ed è una banda di grandi professionisti. Per finire lì dovevi essere bravo. Fu così che conobbi musicisti che alcuni anni dopo ritrovai negli studi di registrazione a Milano. Tra gli altri ricordo Sergio Farina, trombettista e chitarrista fantastico. Ascoltai dei clarinettisti che provenivano da diverse città d’Italia e capii che Piacenza era veramente un piccolo mondo.
Torniamo al primo incontro col Jazz. Quali erano allora i musicisti che la interessavano maggiormente?
Ero decisamente attratto dai clarinettisti jazz, Benny Goodman, successivamente Buddy De Franco. Artie Shaw lo conobbi dopo, anche se devo ammettere che il primo shock me lo diede Henghel Gualdi, quando lo ascoltai dal vivo nella mia Castel San Giovanni, in quel locale che allora si chiamava Royal (oggi è la discoteca King). Non la presi molto bene, fu come una bastonata, uscii immediatamente dal locale e feci un giro dell’isolato per farmi forza prima di rientrare. Fino ad allora ero convinto di avere delle qualità, ma dopo l’ascolto di Gualdi, mi resi conto che avevo ancora molta strada da fare. Nel suo gruppo in quel periodo c’era Giorgio Baiocco, tenorista che suonava molto bene anche il flauto; successivamente suonammo assieme nella Big Band del Capolinea e diventammo amici.
Dopo il diploma?
Durante il servizio militare ebbi un grosso problema di salute, restai all’ospedale militare per due mesi, non stavo bene, fui operato anche di tonsille, la cosa mi smontò psicologicamente. I dottori ipotizzarono una grave malattia renale e invece era semplicemente un calcolo. Quell’esperienza mi tolse un po’ di sicurezza. Dopo il congedo e dopo aver risolto la situazione con un’operazione chirurgica, mi arrivò da Sanremo una proposta da Piero Giorgetti, ex cantante di Carosone, magnifico imitatore di Sinatra, che mi chiese di suonare il saxofono con lui. Feci un’audizione e venni ingaggiato cominciando a lavorare nei night. Si suonavano prevalentemente successi di musica leggera italiana (Battisti, ad esempio), ma anche pezzi dei “Blood, Sweat and Tears”, “Chicago” etc.; poi, ad una certa ora, era consentito anche qualche pezzo swing.
Che dischi acquistava allora?
Uno dei primi dischi che comprai fu di Pete Rugolo, che mi abituò all’idea musicale ed espressiva dell’orchestra di Stan Kenton. Poi ascoltai per la prima volta Charlie Parker e ne rimasi letteralmente spaventato. Trasmisero per radio il famoso concerto di Toronto del 1953, lo registrai e fu un altro shock. Scoprii il Bebop senza sapere che si chiamava così. Rimasi affascinato dalla bravura tecnica di Parker, Gillepie e altri ma, se devo essere sincero, non ci capii molto. Il mio background jazzistico derivava da un metodo per “improvvisare hot” basato su accordi e arpeggi in forma semplice. Era un approccio verticale all’improvvisazione, improvvisavo pensando agli accordi. Poi, venendo a contatto con altri musicisti scoprii che c’era un altro modo di suonare, illustrato per la prima volta da George Russell nel famoso metodo “Lydian Chromatic Concept”. Nel testo di Russell c’erano comunque cose un po’ ostiche per il mio gusto, ma apriva la mente ad un nuovo modo di pensare.
L’ incontro con i grandi sax moderni, tipo Coltrane, Stan Getz?
Stan Getz lo conoscevo, avevo comprato proprio le cassette dei dischi di Getz sulla Bossa- Nova. Coltrane mi spaventava perché lo sentivo “alieno” anche se in seguito, conoscendolo meglio, cambiai opinione (ma è successo anche ad altri, vedi Polillo, che di Jazz se ne intendeva).
Qui siamo già negli anni settanta. Poi nel 1976 c’è questo disco di Luciano Biasutti con tutti i brani composti da lei. Ascoltando questi brani mi sorprende constatare che, solo dopo pochissimi anni lo stile è molto cambiato: ci troviamo di fronte ad un genere avanzato, che sarebbe stato chiamato “Hard Bop Modale”, al passo coi tempi. Cos’era successo in quegli anni, a cos’è dovuta questa trasformazione?
L’aver scoperto che esisteva l’aspetto “modale” di improvvisare, aveva influenzato anche il mio modo di comporre. Inizialmente cambiare lo stile da verticale ad orizzontale, ha prodotto nella mia improvvisazione dei risultati modesti, ma successivamente, anche grazie agli studi di composizione con Gilberto Bosco, le cose andarono bene. Imparai anche il contrappunto classico a quattro parti che, non a caso, muove le parti pensando orizzontalmente e che mi venne molto utile per l’arrangiamento.
Dopo quel disco di Biasutti, mi pare che lei non abbia proseguito sulla quella strada; sbaglio?
In realtà scrissi ancora dei brani di carattere modale, ma scoprii allora l’esistenza, dopo anni che facevo questo lavoro, dell’Anatole, il giro armonico di “I Got Rhythm” di Gershwin. Forse anche grazie a questa scoperta tornai a lavorare sul tonale
Allora a Piacenza c’era un circuito jazzistico? C’erano musicisti di Jazz?
Non c’erano musicisti che facevano del vero Jazz, tantomeno jazz avanzato. Gli unici nomi che ricordo erano quelli di Luciano Cervini, Ennio Scolari e Umberto Lamberti. Facevano parte della generazione precedente e avevano un altro tipo di gusto, più leggero, più swing. Altri, come i fratelli D’Angelantonio, erano più avanzati stilisticamente e dotati di una musicalità impressionante. Da Dino ho imparato a suonare l’organo usando l’armonia lata. In altri tempi avrebbero avuto le carte in regola per lasciare un’impronta ben maggiore di quella lasciata. Dopo di loro, l’unico che aveva talento era il saxofonista Loris Egeste,
che però si dedicò completamente alla musica da ballo. Ho quindi coltivato il Jazz in solitudine. Poi però ci fu anche una scelta, quella di trattarlo come uno dei tanti generi che mi piacevano, ma di non praticarlo in modo specialistico (mi dicevo: “è una strada senza ritorno!”). Mi aveva dato fastidio il fatto che musicisti anche molto preparati dal punto di vista jazzistico, non fossero in grado di suonare in modo stilisticamente corretto musiche apparentemente più semplici. Ricordo un episodio, durante un’esibizione con l’orchestra di Gigi Cichellero a Milano, un’orchestra con grandi solisti come Emilio Soana, Filippo Daccò e Attilio Donadio, allo “Splash Down”, un locale di liscio; dopo mezz’ora di esibizione, la gente cominciò a chiedere valzer; ebbene scoprii che Daccò si rifiutava di utilizzare semplici accordi, un semplice Do maggiore, oppure un semplice Re settima, come quello all’inizio della “Cumparsita”; penso lo ritenesse ripugnante, doveva per forza usare accordi arricchiti che in quel contesto assolutamente non funzionavano. Poi c’era Attilio Donadio, bravissimo saxofonista e arrangiatore, che di fronte ad un valzer di Strauss non riusciva a rinunciare allo swing. Fu un episodio che mi lasciò molto perplesso: erano assolutamente fuori contesto e non sapevano adattarsi allo stile del pezzo. Io desideravo poter affrontare qualsiasi musica con proprietà di linguaggio e con lo stile corretto; era il mio lavoro!
Lavorò anche con altre orchestre?
Si, facevo teatro con l’orchestra del Piccolo Teatro di Milano, eseguivamo l’ “Opera da Tre Soldi”, con musiche di Kurt Weill. Partecipai anche ad un bellissimo programma TV, “Di Jazz In Jazz”, con l’orchestra della Rai. Ad un certo punto, frequentando gli studi televisivi, Filippo Daccò mi disse: “Tu vai bene, devi solo fare un po’ di big band”. Cominciai così a suonare nella big band del Capolinea ed entrai nel circuito delle sale di registrazione milanesi.
Se non sbaglio fu proprio in sala di registrazione che conobbe Astor Piazzolla e Don Sebesky. Cosa ricorda di questi due grandi musicisti?
Don Sebesky già lo conoscevo; ma mi rimase impressa la sua capacità di concentrazione: abbassò la testa sugli spartiti e rimase in quella posizione per tutto il tempo, come in trance e muovendosi quel minimo indispensabile per dirigerci. Mi trovai tra l’altro a suonare accanto a Eddie Daniels, che allora non sapevo suonasse anche il clarinetto. Piazzolla (che ancora non era molto conosciuto) aveva fatto delle orchestrazioni particolari, usando tre flauti in Sol, sempre all’unisono, sonorità già usata con profitto anche da Henry Mancini. I tre flauti eravamo io, Hugo Heredia e Sergio Rigon. Piazzolla era sempre incazzato, un brutto carattere; forse a causa dei suoi problemi di deambulazione. Era sempre vicino al tecnico del suono bestemmiando, non era mai contento. Venni poi a sapere che, tornando a Parigi, aveva affermato che quelle registrazioni non gli erano piaciute e che a Milano non sapevamo suonare! Ricordo che durante la seduta ad un certo punto chiese un passaggio (scritto) di flauto solo e nessuno riuscì ad eseguirlo con l’intenzione che lui desiderava; nemmeno Heredia che è argentino e quindi con una sensibilità affine alla sua.
Poi finalmente arrivò l’incarico presso il Nicolini… Esatto. Fu un bene, perché quella vita, cioè aspettare che suonasse il telefono per un ingaggio, cominciava a pesarmi. Allora in pochi si cimentavano col clarinetto; fu una fortuna per ottenere l’incarico in conservatorio. Ripresi a studiarlo dopo che, con l’acquisto del sax soprano, l’avevo un po’ abbandonato. Colmai allora anche una lacuna: suonai molta musica lirica col clarinetto e musica da camera con il sax alto in giro per l’Italia, prevalentemente nel periodo estivo, riuscendo a conciliare questa attività con l’insegnamento. A quel punto il Jazz era stato un po’ accantonato. Non era possibile a Piacenza formare un complesso jazz con le sole forze locali, mancavano trombettisti e soprattutto pianisti. Risale a questo periodo anche la mia grande passione per la musica barocca. In questo, a Piacenza, sono stato veramente un precursore.
Il jazz riprese con la nascita della Sugar Kitty Band?
L’idea dell’orchestra non fu mia. La big band di Piacenza, la Sugar Kitty Band, fu un’idea di Luigi Puppo, allievo di trombone al conservatorio. Io preparai un arrangiamento, che era in effetti il mio terzo arrangiamento per big band. Precedentemente avevo arrangiato due brani, “I Remember Clifford” e “Jordu”, scritti per Luciano Biasutti in vista di una tournée in Bulgaria nella quale doveva eseguirli con la big band di Radio Sofia. Fu così che imparai ad arrangiare per orchestra jazz. A questo proposito voglio raccontare un aneddoto: una volta pronto, partii per la Bulgaria con la mia valigia, con le parti degli arrangiamenti, i vestiti e il mio flauto d’argento; io arrivai a destinazione ma la valigia no. Mi trovai senza nulla; la valigia era finita a Vienna per errore e mi venne rispedita dopo due giorni. A quel punto il tempo per provare i brani era davvero scarso e si decise di eseguirne uno solo: “Jordu”. L’arrangiamento funzionò alla perfezione e i membri dell’orchestra mi fecero i complimenti. Quello fu il mio battesimo come arrangiatore.
E il materiale per la Sugar Kitty Band?
Il primo arrangiamento fu quello del brano “All Of Me”, con organico ridotto, cinque sax, tre trombe e tre tromboni. Da quel momento non mi sono più fermato. I ragazzi dell’orchestra venivano un po’ dal conservatorio e un po’ dal mondo delle orchestrine da ballo ma, soprattutto nella sezione dei sax, si amalgamarono molto bene.
Credo che quella sia stata l’unica orchestra jazz a Piacenza. Direi proprio di si. Restammo attivi per cinque anni. Non fu facile, anche le istituzioni non aiutavano. Venni addirittura denunciato all’Ispettorato del Lavoro, perché non perfettamente in regola con i mille cavilli fiscali dei quali si doveva tenere conto. Fu uno dei motivi che mi spinse a scioglierla. (“Fu riformata anni dopo con un cosiddetto “secondo gregge” n.d.r.)
Fu un peccato. Ricordo con piacere due concerti che organizzai io, presso la parrocchia del Corpus Domini e alla Filo. Poi ci fu il successo alla sala degli scenografi del Municipale nel 1985, con l’esecuzione della “Rapsodia in Blue”. Tra l’altro l’orchestra ebbe anche il merito di favorire la nascita della prima scuola di musica jazz a Piacenza. Si, nacque in Piazza Cavalli sotto l’egida dell’Entel, poi si trasferì presso la Tampa Lirica in via Primogenita. Insegnavamo io, Luigi Puppo, Gianni Azzali, Alberto Scrocchi e il compianto Dino d’Angelantonio.
Maestro, un ultima domanda, la Sugar Kitty Band potrà risorgere?
Vista la crisi che si respira, sia economica che culturale, direi che sarà molto difficile. Peccato, perché ho la casa piena di arrangiamenti che aspettano solo di essere eseguiti.*
*a fasi alterne la Sugar Kitty Band si è ricostituita altre volte per importanti progetti anche discografici, nati dalla penna di Parmigiani, come “T’al dig in Jazz – from Piacenza with love”, “Classic in Blue” e “Verdi’n Blue” – n.d.r.
ORE 21:15
Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano
Ingresso libero
Martha J. voce
Francesco Chebat pianoforte
Giulio Corini contrabbasso
Maxx Furian batteria
Il concerto di anteprima che la Fondazione di Piacenza e Vigevano, main sponsor del festival, vuole dedicare alla città per festeggiare la presentazione del festival, quest’anno vede in programma un concerto che avvicina due mondi musicali apparentemente distanti come quello dei Beatles e quello del Jazz. Del resto, a quasi sessant’anni dal loro esordio discografico, i Beatles sono diventati un vero patrimonio musicale dell’umanità e i loro brani sono stati rivisti in tantissimi progetti e stili diversi, dall’elettronica all’Hard Rock, dal Soul al Jazz. A proporre questa originale e intrigante rilettura è il duo composto dalla cantante Martha J. e dal pianista Francesco Chebat che per l’occasione hanno allargato l’organico trasformandolo in quintetto.
Martha J. e Francesco Chebat hanno realizzato insieme ben sette album, con brani jazz e canzoni originali, chiamando a collaborare diversi musicisti, sia in formazioni acustiche del jazz tradizionale sia in formazioni elettriche con l’accompagnamento di tastiere e synth-bass. Questo lavoro, dedicato ai “Fab Four”, segna il ritorno alla loro versione acustica in cui propongono una selezione di canzoni del quartetto di Liverpool arrangiate in chiave jazz. Il duo ha sempre amato i Beatles e la prima vera sfida è stata quella di selezionare e rivisitare alcuni pezzi dal loro ricchissimo repertorio. I nuovi arrangiamenti hanno l’obiettivo di rendere i brani personali e in linea con l’evoluzione musicale di Martha e Chebat, rispettando comunque l’idea alla base delle canzoni originali. Il progetto ha dato vita a un disco che si prefigge l’obiettivo di catturare il più possibile tutte le sfumature e l’interplay di un’esibizione dal vivo.
Per l’inaugurazione di questa diciannovesima edizione del festival si è optato come sempre per un progetto importante, di respiro corale, significativo sia dal punto di vista prettamente musicale che da quello culturalmente più ampio. Si tratta di un progetto musicale che vuole ricordare Pier Paolo Pasolini, uno degli autori italiani più significativi dello scorso secolo nonché uno dei più grandi scrittori italiani nel mondo, nel centenario della sua nascita. Scopo principale è quello di celebrarne la figura attraverso l’approfondimento della sua vita, della sua opera e del suo pensiero. Sul palco saliranno otto grandi musicisti italiani a comporre un ensemble che ha come principale riferimento stilistico il jazz sinfonico italiano, che si rifà a quello americano degli Anni ‘20. Composizioni originali, come la suite iniziale dedicata al poeta e intellettuale, si intersecano nel corso del programma con brani che rimandano in vari modi al suo lavoro. Si susseguono così composizioni di Johann Sebastian Bach, canzoni popolari italiane selezionate dal Canzoniere di Pasolini, composizioni di Ennio Morricone o Carlo Rustichelli tratte dai suoi lavori per il cinema, o i brani di cui fu paroliere come quelli scritti per Laura Betti, la celebre “Che cosa sono le nuvole?” per Domenico Modugno o “Il soldato di Napoleone” per Sergio Endrigo. Questi vari elementi si abbracciano, danzano sulle parole del poeta, creando una sintesi perfetta e una produzione musicale unica nel suo genere. Lo spettatore si trova davanti a uno spettacolo poliedrico, dove il contrasto dello scrittore, tra carne e cielo, umano e divino, tra musica popolare e musica colta, si manifestano sul palco, attraverso quel mezzo che Pasolini definiva essenziale: il suono, la Musica.
La chiave di lettura del repertorio è il Jazz, linguaggio veicolare tra la musica popolare (carne) e la musica classica (cielo), insieme all’improvvisazione dei grandi solisti presenti nel progetto.
ORE 21:15
Spazio Rotative
IInteri € 22
Ridotti € 18
Prevendita online www.vivaticket.com
Concerto incluso in abbonamento
Daniele Sepe sax
Flavio Boltro tromba
Emilia Zamuner voce recitante
Daniele Di Bonaventura bandoneon
Jacopo Mezzanotti chitarre
Mario Nappi pianoforte
Davide Costagliola contrabbasso
Paolo Forlini batteria
Questa performance è la storia di un incontro. Un incontro tra la ricerca musicale e l’espressione artistica della fotografia; l’incontro tra artisti con la stessa idea di mondo e di quale sia in particolare l’apporto delle donne nel mondo. L’incontro tra uno dei fotografi del Jazz per antonomasia, Pino Ninfa, il cantante rock-funk-sperimentale Boris Savoldelli e il sassofonista Massimiliano Milesi.
Le donne sono il soggetto da cui sono partiti questi tre uomini per indagarne la cifra distintiva, alla ricerca di quel tratto peculiare che contraddistingue il loro stare nel mondo, abitarlo e riempirlo di senso. Protagoniste indomite di azioni che sostengono il quotidiano in qualunque luogo si trovino a operare, fiere di guardare la realtà con la loro forza interiore, forti quanto basta per migliorare la vita di chi gli sta intorno, belle con i loro sguardi spesso sospesi per incontrare gli altri. Si muoveranno insieme suoni e visioni per omaggiare un universo come quello femminile, ricco di azioni che intersecano la quotidianità del lavoro, realizzazioni artistiche o riti spirituali, per finire in azioni solidali in cui la loro sensibilità aiuta a superare situazioni spesso al limite della sopportazione. I tre artisti offrono una rotta in cui le alchimie dei suoni e la forza delle visioni ci aiutano a incontrare questa “magia” emanata dal femminile in varie parti della Terra. Dall’Africa all'Amazzonia, dal Sud America al Sudest Asiatico per approdare in Italia, sempre all'insegna del sorriso e della bellezza.
Pino Ninfa sviluppa progetti sul territorio nazionale e internazionale legati allo spettacolo e al reportage. L’interesse per la musica e per il sociale, hanno fondato il senso complessivo del suo lavoro fotografico.
Boris Savoldelli è un vocal-performer dotato di una folgorante personalità. Affascinato da sempre dello “strumento voce” e delle sue straordinarie possibilità, con un background prima di studi classici e successivamente di matrice jazz, è continuamente alla ricerca di nuove forme espressivo-vocali.
Massimiliano Milesi, compositore e sassofonista, è membro della Wayne Horvitz European Orchestra. È stato inserito nel New Talent Top Jazz dalla rivista italiana Musica Jazz. È uno dei fondatori del RES Collective, un laboratorio permanente di ricerca musicale e sonora.
ORE 21:15
Cappella Ducale di Palazzo Farnese
Ingresso libero e gratuito no prenotazioni
Pino ninfa fotografie Boris Savoldelli voce ed elettronica Massimiliano Milesi sassofoni ed elettronica
Quando si parla degli Yellowjackets, i numeri si fanno impressionanti e la band ha ben pochi rivali che possano contenderle il podio che le spetta in qualità di gruppo di riferimento nella Fusion. Con ventisei album all’attivo (l’ultimo, “Jackets XL” è del 2020 ma ne dovrebbe uscire un altro a brevissimo dal titolo “Parallel Motion”), oltre un milione di copie vendute, un migliaio di concerti in tutto il mondo, gli Yellowjackets sono la più longeva e creativa fusion-band della storia, non solo per un fatto di continuità anagrafica (il gruppo esiste dal 1977), quanto soprattutto per creatività. Il quartetto ha sempre avuto ambizione e desiderio di sperimentare linguaggi, fusioni e contaminazioni, rivedendo continuamente il proprio orizzonte espressivo alla luce di nuove acquisizioni stilistiche. Ormai il loro sound e il loro stesso nome sono molto più di un marchio di fabbrica e, attraverso l’evoluzione della loro musica, rappresentano un certificato di garanzia. Jazz e stili differenti si fondono con grandissima raffinatezza in un sound compatto, preciso e con spazi, forme e dimensioni disegnati senza fatica. Nel corso del tempo diversi e ben noti musicisti si sono avvicendati, fornendo nuovi stimoli e inaspettate prospettive musicali, partecipando così alla consacrazione dell’ensemble, pluripremiato ai Grammy Award. Di bello c’è che mai e poi mai hanno annoiato, producendo sempre qualcosa di nuovo e, in molti casi, fulminante. L'attuale formazione comprende membri che hanno suonato in vari momenti della storia del gruppo: c’è uno dei suoi fondatori, il pianista Russell Ferrante, il batterista Will Kennedy, che ha suonato con la band dal 1987 al 1999 per tornarvi nel 2010, il sassofonista Bob Mintzer, che si è unito nel 1990 e il bassista Dane Alderson, che si è unito al gruppo sette anni fa.
Gli Yellowjackets sono un pezzo di storia dal quale oggi è impossibile prescindere.
ORE 21:15
Teatro President
Interi €22
Ridotti €18
prevendite online: www.vivaticket.com
Concerto incluso in abbonamento
Bob Mintzer sax
Russel Ferrante pianoforte e tastiere
Dane Alderson basso
Will Kennedy batteria
ORE 12:30
Dubliners Irish Pub
Brunch e concerto €20
Alessia Galeotti voce
Giovanni Guerretti pianoforte
Loris Leo Lari contrabbasso
Solo su prenotazione
320 2827656
dublinerspiacenza@gmail.com
MENU’
Piatto unico a scelta, dolce a scelta, acqua e caffè americano a volontà.
"MORA"
17
OTTOBRE lunedì
ORE 21:30
Cantiere Simone Weil
Ingresso libero
Miriam Fornari piano, synth, voce
Ruggero Fornari chitarra
Joe Rehmer basso elettrico, voce
Evita Polidoro batteria, voce, drum machine
18 OTTOBRE martedì
ORE 21:30
Baciccia Caffè Letterario
Prenotazione tavoli 0523 606684
Anaïs del Sordo voce Giovanni Ghizzani pianoforte Stefano Maimone basso Giuseppe Sardina batteria
Artista italiana, vincitrice del sondaggio “Top Jazz” per la categoria “Nuove Proposte” della rivista Musica Jazz solo l’anno scorso, Anaïs Drago si muove tra le sonorità del Jazz, del Rock, della World Music con lo sguardo sempre rivolto a nuovi stimoli e generi di confine. La commissione artistica del festival ha pensato che il suo ultimo lavoro dal titolo “Solitudo”, prodotto dalla CAM Jazz, sarebbe risultato assolutamente perfetto nel contesto della Basilica di San Savino che, tra le sue caratteristiche, ha quella di avere un impianto architettonico di immenso valore, una lunga storia alle spalle, ma soprattutto un’acustica che si presta alla perfezione per il tipo di suono pensato dalla violinista. In parte rigorosa scienziata, in parte virtuosa incantatrice e dedita sacerdotessa, Anaïs Drago sembra essere intenta a estrarre, una alla volta, tutte le infinite potenziali voci del violino, come a volerne esaurire il repertorio antico, inventando poi nuove e ardite conformazioni, persino aliene alle nostre orecchie. All’interno di “Solitudo” l’artista ha voluto portare tutte quante le esperienze in ambiti musicali diversissimi tra loro - musica classica e barocca, Folk, World Music, Pop, Progressive Rock, Fusion e Jazz - che ha frequentato e che è riuscita ad assemblare e a far incontrare in un contesto di violino solo. La volontà è quella di creare una pluralità di voci che riescano a comunicare il senso delle composizioni che ruotano attorno a un’idea di solitudine che si nutre di bellezza. Si tratta di tematiche legate al concetto di solitudine, non tanto nell’accezione comune che le si dà nel linguaggio parlato, ma derivate dall’esplorazione della sfera spirituale e religiosa, di quella neurologica e ovviamente anche quella musicale. Tutt’altro che monocolore, Solitudo sorprende per la moltitudine di suoni e la ricchezza armonica e melodica.
Alle ore 15:30 nell’Auditorium Mannella del Conservatorio “Nicolini" avrà luogo la masterclass di Anaïs Drago rivolta a tutti gli strumentisti ad arco, ad ingresso libero e gratuito.
LEV – Laboratorio Esplorazioni Violinistiche Nelle due ore di masterclass si alterneranno giochi ed esercizi estemporanei volti ad esplorare i diversi elementi che vanno a costituire ciò che comunemente chiamiamo ‘’musica’’ e che spesso, nel percorso strumentale accademico, vengono leggermente trascurati, quali lo sviluppo di una coscienza ritmica, basiche competenze d’armonia applicate allo strumento, sviluppo della capacità di ascolto e interplay, oltre ad alcune conoscenze di base dell'elettronica abbinata agli strumenti ad arco.
OTTOBRE giovedì
ORE 21:30
Dubliners Irish Pub
Solo su prenotazione
320 2827656
dublinerspiacenza@gmail.com
Luciano Zadro chitarra
Yazan Greselin organo Hammond
Tommaso Bradascio batteria
Ancora oggi Ennio Flaiano ci parla di cose che pochi sono riusciti a dirci con la stessa chiarezza, raccontandoci i nostri vizi e le nostre ambiguità. Sempre gli stessi, quasi che il tempo si fosse fermato. A ricordarcelo ci pensa questa “lettura per voce e contrabbasso” che ha l’obiettivo dichiarato di compiere un viaggio alla ricerca dell’Italia d’oggi con le parole di un grande protagonista dell’Italia che fu: perché ci sono molti modi di arrivare, e il migliore è quello di non partire. Protagonisti ne sono l’attore Fabrizio Bentivoglio, ideatore dell’intero progetto, a cui stava pensando da ben undici anni, e il contrabbassista Ferruccio Spinetti, insieme sul palcoscenico per rendere omaggio a Ennio Flaiano nel cinquantenario della sua scomparsa. Un tributo di parole e musica che ha per titolo “Lettura clandestina”, ricavato da “La solitudine del satiro”, libro-antologia di Flaiano, uscito postumo.
Molto citato, ma quanto realmente conosciuto? Facitore proverbiale di aforismi tra i più evocati, Ennio Flaiano è stato protagonista di primissimo piano della vita intellettuale italiana, soprattutto in quel periodo fecondo che dalla fine della guerra attraversa il boom economico e porta fino alla fine degli anni Sessanta. I suoi motti, che ancora oggi punteggiano i social network come gli articoli di giornale, hanno decostruito meticolosamente la società italiana di quel periodo, per raffigurarne con intento satirico i (molti) vizi e le (poche) virtù. Scomparso prematuramente, non ebbe modo di trasportare oltre la propria statura di laico moralista, oggi citata sì, ma poco nota, anche perché di quel tipo di intellettuale si sono perse le tracce al giorno d’oggi. "Lettura clandestina" restituisce alcuni tra gli innumerevoli articoli che Flaiano scrisse per giornali e riviste, selezionati e letti da Fabrizio Bentivoglio con il contrappunto del contrabbasso di Ferruccio Spinetti per tramandare fino al presente la figura di un uomo che come pochi altri ha saputo raccontare l’Italia per ciò che, incredibilmente, ancora oggi è.
Interi
online www.vivaticket.com
concerto incluso in abbonamento
OTTOBRE
sabato
ORE 21:30
Milestone Live Club
Ingresso libero
Luca Crusco sax tenore
Andrea Garreffa pianoforte
Paolo Corda chitarra
Jacopo Sgarzi contrabbasso
Mauro Mengotto batteria
23 OTTOBRE domenica
ORE 12:30
7° Piano dell' Albergo Roma
Brunch e concerto € 38
Prevendita solo presso il Piacenza Jazz Club
Franco Capiluppi tromba
Lino Franceschetti pianoforte
Mauro Sereno contrabbasso
Sergio Mazzei batteria
25
OTTOBRE martedì
ORE 21:15
Teatro Filo - Cremona
Ingresso € 15 (sul posto)
info: lapam67@gmail.com
Germano Zenga sax
Gianni Satta tromba
Paolino Dalla Porta contrabbasso
Paolo Mozzoni batteria
Alberto Venturini percussioni
Enzo frassi
26
OTTOBRE mercoledì
ORE 21:15
Piccolo Museio della Poesia Chiesa di San Cristoforo
Ingresso libero
Umberto Petrin poeta
Eloisa Manera violino ed elettronica
ORE 21:15
Teatro Sociale di Stradella (Pavia)
Platea e palchi centrali € 25
Palchi laterali e loggione € 15
Previste riduzioni in base all’età
Prevendita on line: www.teatrosocialestradella.it
Info: 0385 246569
concerto fuori abbonamento
Danilo Rea pianoforteCon l’audace vena improvvisativa e la virtuosistica padronanza del suo strumento il pianista Danilo Rea, uno dei principali protagonisti della scena jazz italiana e internazionale, propone al Teatro Sociale di Stradella, in collaborazione con l’Associazione Culturale Tetracordo, il suo personale omaggio all’indimenticabile Faber. Il grande pianista in un concerto in piano solo incontra il grande cantautore genovese eseguendo un repertorio denso di rimandi e di sonorità profondamente evocative.
Unanimemente considerato tra i migliori pianisti jazz della scena mondiale, Rea attraversa generi diversi lasciando sempre un segno personalissimo. La sua creatività lo spinge a mettere alla prova le sue capacità tecniche e artistiche in contesti sempre nuovi rispetto a quello jazzistico originario. Dal Jazz al Pop e ritorno: così si può descrivere il percorso musicale che Danilo Rea ha fatto fino ad oggi. Il progetto su De André è ormai una pietra miliare della vita artistica di Rea, e in quasi dieci anni ha percorso migliaia di chilometri, seducendo platee italiane ed europee. In questi anni le trame del racconto musicale si sono rinforzate, equilibrando i brani che compongono il concerto per piano solo, affinandone ogni passaggio.
Danilo Rea, romano di cultura, proprio alla sua infanzia a Roma deve il suo stile inconfondibile, nato dall’incanto provato per i vecchi vinili di Modugno tra le pareti di casa, dove suonare il piano era un gioco e la musica era un sogno. Studi classici, poi Rock e Pop, sempre con il Jazz accanto, la sua vera passione, che riesce a unire la genialità dell’improvvisazione a quella sensibilità melodica che continua a riecheggiare dalla sua infanzia. Rea ha lavorato con Mina, Gino Paoli, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Domenico Modugno, Chet Baker, Steve Grossman, Aldo Romano, Luis Bacalov; ma ciò che lo ha reso davvero celebre, sono i suoi concerti di piano solo che, spaziando in qualsiasi repertorio, sono stati capaci di conquistare platee come l’Auditorium del Parco della Musica a Roma e il Guggenheim Museum a New York, oltre alle grandi sale di concerto in Europa, Stati Uniti, Sud America e Cina.
La prima delle serate dedicate ai vincitori del Concorso Nazionale Bettinardi per Nuovi Talenti del Jazz italiano del 2021 è dedicata ai due sassofonisti che hanno vinto con un meritato ex-aequo nella categoria dei Solisti: Elias Lapia e Vittorio Cuculo. Il primo posto al Concorso prevede infatti, oltre al premio in denaro, anche l’ambito ingaggio nel cartellone principale del Piacenza Jazz Fest dell’anno successivo. Il pubblico potrà così finalmente applaudire dal vivo la performance di questi due veri talenti la cui esibizione lo scorso anno era andata unicamente in diretta streaming, dato che le finali si erano svolte a porte chiuse per le regole imposte dalla situazione pandemica.
I due vincitori, tra cui è scattata fin da subito una forte sintonia, hanno deciso di comune accordo di unire i loro strumenti per organizzare un programma unico che li vede affiancati nella serata a loro dedicata. Entrambi si sono saputi distinguere per le loro notevoli qualità e una maturità superiore alla loro età anagrafica, in particolare nella tenuta del palco, varietà di linguaggio e capacità di padroneggiare il loro strumento. Nel corso della serata alterneranno la rilettura, rispettosa ma originale, di standard della storia del jazz a brani originali in un incontro tra culture, stili, generi e generazioni.
La passione di Elias Lapia scocca frequentando i seminari di Nuoro Jazz. Grazie all’ammissione presso il dipartimento “Jazz e Musiques Improvisées” del Conservatorio di Parigi entra in contatto con la vivace scena musicale della capitale d’Oltralpe. Nel 2018 si sposta in Olanda, dove è ammesso al master in Sassofono Jazz del Koninklijk Conservatorium. Oltre al premio al Concorso Bettinardi, ha vinto nel 2019 il Premio Urbani e IMAIE. Al suo attivo ha diverse collaborazioni e partecipazioni a festival e rassegne internazionali.
Il 28enne romano Vittorio Cuculo è molto più di una promessa del sassofono jazz italiano. Il suo percorso di studi annovera borse di studio - compresa quella prestigiosissima della “Berklee College of Music” di Boston - e numerosi titoli, come il diploma di laurea presso la “Siena Jazz University” e quello presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma con il massimo dei voti. Cuculo fa anche incetta di premi: oltre al Concorso Bettinardi anche al “Concorso Randazzo”, per il “Miglior solista strumentale” al concorso internazionale “Johnny Răducanu”, lo “European Jazz Award 2020” assegnatogli dal Tuscia in Jazz Festival, fino alla vittoria quest’anno della prima edizione del “Roma Jazz Contest”. Nonostante la giovane età, il sassofonista capitolino ha già condiviso il palco con i protagonisti del jazz italiano e internazionale, sia in contesti orchestrali che in formazioni ridotte.
Vittorio
Enrico
Enrico
Luca Gallo
Ingresso libero
ORE 15:00
Libreria "Pagine" c/o sala monumentale della Biblioteca Passerini Landi
Flavio Massarutto e Stefano Zenni "MINGUS" Presentano
di F. Massarutto e Squaz (Ed. Coconino Press - Fandango)
ORE 17:00
Conservatorio G. Nicolini
Incontro con il musicologo
Stefano Zenni
"IL TRIONFO DEL BASTARDO L'autobiografia musicale di Charles Mingus"
ORE 18:30
Gianni
Azzali sax tenoreMassimo Colombo pianoforte
Attilio Zanchi contrabbasso
Tommaso Bradascio batteria
Nel centenario dalla nascita, il Piacenza Jazz Club ha scelto di rendere omaggio a una figura fondamentale del Jazz, un talento straripante come Charles Mingus. Lo farà nella formula della giornata a lui interamente dedicata, che già aveva riscosso un grande apprezzamento lo scorso anno per Ornette Coleman. Diversi saranno i momenti che contribuiranno a costruire un quadro a tutto tondo del contrabbassista, a partire dalle pagine di un fumetto, per continuare con una conferenza e, infine, un concerto che rilegge il suo repertorio.
Si comincia con presentazione del fumetto, uscito proprio in previsione di questo anniversario, a cura di uno dei suoi due autori, Flavio Massarutto, coadiuvato dall’amico e musicologo Stefano Zenni. L’approccio usato è quello di una biografia a fumetti che racconta la vita tormentata, le battaglie contro il razzismo, la musica geniale di un maestro che ha lasciato un segno indelebile nel panorama del Jazz e non solo. L’opera fa rivivere la storia di un musicista dal talento indomabile e ribelle che ha attraversato gli stili rimanendo sempre sé stesso, in perenne lotta contro una società americana che lo voleva marginale e subalterno.
Quella che terrà il musicologo Stefano Zenni sarà una conferenza multimediale sulla figura di Mingus, emblema al contempo di genio e sregolatezza. Grande conoscitore e divulgatore della musica jazz, Zenni è esperto della figura di Mingus in particolare. Infatti grazie alla sua amicizia con la vedova, Sue Mingus, ha avuto accesso a moltissime fonti dirette già sfociate in un libro. Non c'è jazz più autobiografico di quello di Charles Mingus. Nella sua musica il contrabbassista ha riversato umori, emozioni, idee, rabbia, ma anche segni che rimandano al proprio universo interiore, agli affetti familiari, alle esperienze di vita, alle frustrazioni razziali e ingiustizie sociali. Utilizzando forme musicali innovative, il compositore ha proiettato la propria interiorità in una dimensione collettiva, in cui ogni individuo improvvisa con la sua voce strumentale per unirsi nel grande affresco corale della socialità umana.
La musica di Charles Mingus è, e rimarrà, nei cuori e nelle orecchie di tutti gli amanti del Jazz ed è servita a ispirare diverse generazioni di musicisti. Mingus è stato, oltre che un magnifico contrabbassista, anche un prolifico compositore, arrangiatore, pianista e leader di diverse storiche formazioni. I suoi gruppi, che vanno dal trio fino alla big band, hanno attraversato e influenzato diversi periodi stilistici, a partire dagli anni '50 fino ad arrivare ai Settanta. Senza dubbio Charles Mingus è stato, insieme con Duke Ellington, uno dei più importanti compositori del Novecento; nelle sue musiche si possono sentire le radici del Blues, gli echi del Gospel, lo Swing e il Be Bop, il Soul Jazz fino ad arrivare al Free più furioso e alla musica d’avanguardia. È per questa ragione che la sua musica può essere quasi considerata come un ritratto enciclopedico della storia del Jazz e può essere suonata tutt’oggi senza apparire datata, ma fornendo anzi sempre nuovi spunti d'ispirazione. Nasce da queste considerazioni il desiderio di Attilio Zanchi di riproporre i brani del repertorio “mingusiano” interpretandoli e rileggendoli influenzati dalle singole esperienze dei musicisti del quartetto. Nel programma vengono inoltre eseguite composizioni originali di Zanchi ispirate o vicine alla poetica musicale di Mingus.
Un giorno, quando era già molto malato, Charlie Mingus disse a sua moglie Sue: <<Sai, un corpo l’ho già avuto; la prossima volta voglio essere una stella. Voglio brillare tutta la notte.>> Non sappiamo se questo suo desiderio è stato esaudito, ma di certo la sua musica continua a brillare e a illuminare il mondo come una stella.
ORE 18:00
Sala degli Arazzi (Galleria Alberoni)
Interi €22
Ridotti €18
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concerto incluso in abbonamento
Enrico Rava tromba e flicorno
Fred Hersch pianoforte
Quello che si terrà alla Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni sarà un incontro intenso e imperdibile tra due poeti del Jazz, due storie musicali che finalmente si incrociano, unendo le loro esperienze in un dialogo dai risultati sorprendenti che promette di regalare emozioni indimenticabili. Enrico Rava, tromba, e Fred Hersch, pianoforte, pur con storie diverse alle spalle, sono accomunati da un’analoga visione musicale e producono un linguaggio in cui si confondono tradizione e innovazione, lirismo ed energia, jazz e classica. Le loro esibizioni si basano su un’intesa che mantiene il fascino dell’imprevisto, lo studio reciproco, la ricerca di terreni comuni, l’intreccio di estetiche e generazioni.
Enrico Rava è tra i musicisti europei più apprezzati nel mondo, senza dubbio il jazzista del nostro Paese più conosciuto e apprezzato a livello internazionale. Passato attraverso le diverse fasi dell’evoluzione del genere sempre da protagonista, la sua biografia è un pilastro della storia del jazz italiano. La sua poetica immediatamente riconoscibile, la sonorità lirica e struggente sempre sorretta da una stupefacente freschezza d’ispirazione, risaltano fortemente in tutte le sue avventure musicali. Rava, oltre ad aver collaborato con il Gotha del jazz mondiale, da diversi anni svolge anche un fondamentale ruolo di talent scout, grazie al quale molti giovani musicisti hanno potuto ottenere un’adeguata attenzione e riconoscimento.
Fred Hersch è uno straordinario pianista, una forza creativa pervasivamente influente che ha plasmato il corso della musica per oltre trent'anni come improvvisatore, compositore, educatore, direttore di band, collaboratore e artista discografico. È stato proclamato il pianista più innovativo nel jazz degli ultimi dieci anni da Vanity Fair, <<un'elegante forza di invenzione musicale>> da The L. A. Times e <<una leggenda vivente>> da The New Yorker. Un autentico battitore libero, un pianista di straordinaria personalità che si è tracciato la sua strada e la percorre senza cedere a mode e tendenze di successo: è la musica che parla per lui. Insieme i due suoneranno brani di repertorio, che però non soffrono certo di passatismi e manierismi, ma rendono perfettamente la magia di un tempo sospeso e ricreato attraverso una musica che parla a tutti di emozioni e sentimenti. “The song is you” (album di recentissima uscita per ECM) è frutto della intensa e proficua collaborazione di questi due giganti, iniziata con alcuni concerti l’anno scorso.
Carmen Lina Ferrante voce
Vincenzo Bosco pianoforte
Sergio Mariotti contrabbasso
Francesco Benizio batteria
ORE 21:15
Milestone Live Club Ingresso libero
Il secondo concerto in cartellone dedicato ai vincitori del Concorso Bettinardi per Nuovi Talenti del Jazz Italiano 2021 vede come protagonisti la voce di Carmen Lina Ferrante, prima nella categoria Cantanti e la formazione di Federico Calcagno & The Dolphians, primi nella categoria dei Gruppi. Anche in questo caso si tratta di musicisti che il pubblico potrà applaudire al Milestone Live Club per la prima volta, dato che le loro finali si erano svolte a porte chiuse.
Federico Calcagno clarinetti
Gianluca Zanello sax alto
Luca Ceribelli sax tenore e soprano
Andrea Mellace vibrafono
Stefano Zambon contrabbasso
Stefano Grasso batteria
Carmen Lina Ferrante alias Melina, nasce nel 1996 a Canosa di Puglia (BT) e vive e studia a Bologna dal 2016. Durante la sua vita si è dedicata a tutte le arti: ha studiato Tip Tap, danza classica e contemporanea, ha partecipato come attrice in vari spettacoli del collettivo teatrale della sua città e si occupa anche di disegno. Il filo conduttore della sua vita è sempre stata la musica, respirata in famiglia grazie ai suoi genitori. Dopo la vittoria al Concorso Bettinardi nel 2021 ha registrato il suo primo EP di inediti “Esiste!” dando il via al suo progetto solista “Melina”. Influenzata dal pop-jazz italiano e da artisti come Agnes Obel, Barbatuques e Tune Yards, ricerca una sonorità che sappia esprimere in modo essenziale, originale e profondo la sua introspettività giocosa e colorata.
Il sestetto guidato da Federico Calcagno pubblica il primo disco “From Another Planet” per la EmmeRecordLabel, selezionato dalla rivista Jazzit nei 100 migliori album del 2019. Quel lavoro, così come il nome del gruppo “The Dolphians", è dedicato al leggendario musicista afroamericano Eric Dolphy, storico sideman di Charles Mingus, John Coltrane, Oliver Nelson, George Russell, nonché uno dei maggiori polistrumentisti nella storia del jazz. Lo scopo dei “Dolphians” è quello di continuare l’incompiuto percorso di Dolphy attraverso grandi dosi di immaginazione, creatività, ri-creazione ad alto rischio. Il repertorio del concerto verterà prettamente su brani originali, appositamente composti da Federico Calcagno, caratterizzati da molteplici contaminazioni tra cui l'Hard-Bop, Free-Bop, Creative Music, World Music e Hip Hop.
Oltre Concorso Bettinardi la stessa band si fregia di importanti riconoscimenti in Italia e all’estero: “Nuova Generazione Jazz 2021”, “MEI SuperStage 2021” e il secondo premio alla “Jazz Juniors Competition 2021”.
sabato
Una finestra particolare, quella al Conservatorio Nicolini di Piacenza, due eventi che rappresentano un focus sull’arte del jazz piano trio, un omaggio a questa forma che ha dato tanto all’evoluzione della musica afroamericana, ma che ancora avrà tanto da dare per il suo sviluppo. Uno con un giovane ed emergente pianista americano, Christian Sands, e un secondo con un pezzo di storia del jazz italiano come Enrico Intra.
ORE 21:15
Conservatorio G. Nicolini
Interi €22
Ridotti €18
Prevendita on line www.vivaticket.com
concerto incluso in abbonamento
Christian Sands pianoforte
Marco Panascia contrabbasso
Ryan Sands batteria
domenica
ORE 11:00
Conservatorio G. Nicolini
Interi €22
Ridotti €18
Prevendita on line
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concerto incluso in abbonamento
Enrico Intra pianoforte
Caterina Crucitti basso elettrico
Tony Arco batteria
Interi €28 - Ridotti €24
Il primo dei due concerti che si susseguiranno a distanza di qualche ora è quello di Christian Sands. Pianista, compositore e band leader. Sands ha solo trentatré anni, suona da quando ne aveva due, ma si è già affermato come uno dei talenti della sua generazione e ha già al suo attivo diverse nomination ai Grammy Awards, tra le quali anche quelle come “Best Latin Jazz Piano Solo” e “Best Instrumental Composition”. Sta così ampiamente dimostrando che aveva ragione Wynton Marsalis a definirlo, in tempi non sospetti: “A jazz star of the future”. A poco più di 30 anni, il pianista di New Haven ha trovato una precisa collocazione nella scena del jazz contemporaneo. La sua cultura musicale e la conoscenza della storia del Jazz gli permettono di tenere ben saldi i legami con le radici; nello stesso tempo, Sands è un artista proteso in avanti, nella convinzione che il Jazz non può indugiare sugli schemi del passato.
Pianista dalla tecnica impeccabile, dal fraseggio elegante che però non concede nulla al virtuosismo fine a se stesso, Christian Sands si presenta alla testa di un trio esplosivo e creativo con cui va in esplorazione delle radici del PostBop e dello Swing, infondendo loro una forte dose di modernità, passando in maniera sorprendente dal Progressive Jazz, alla Fusion e alle sonorità brasiliane e afrocubane.
Il secondo appuntamento dello “Speciale Piano Trio” è una matinée che vede protagonista il trio guidato da Enrico Intra. Il pianista, dopo aver attraversato da protagonista oltre mezzo secolo di vita musicale, presenterà un programma che parte dalle sue riflessioni sul concetto stesso di improvvisazione, pilastro su cui si basa il Jazz. Pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra tra i più importanti nella storia del jazz europeo, ma anche organizzatore e ideatore di eventi e situazioni che hanno inciso nel tessuto socioculturale italiano (come il lancio del notissimo Derby Club a Milano), Enrico Intra ha sviluppato una poetica tesa all’incontro tra il linguaggio più squisitamente jazzistico e la musica europea contemporanea di matrice colta, elaborando un concetto “europeo” di Jazz pervaso però da un autentico legame con il Blues. Le sue composizioni si configurano come vere e proprie sfide a schemi formali ed espressivi consolidati. Arrangiatore di successo e direttore d’orchestra in famosi programmi televisivi, ha realizzato un celebre sodalizio musicale con il compianto Franco Cerri, con cui è uno dei fondatori dell’Associazione Culturale Musica Oggi (Ambrogino d’Oro del Comune di Milano nel 2003), di cui il terzo esponente è il musicologo Maurizio Franco.
Quando si parla di “piano trio” nel Jazz si pensa subito a Bill Evans, cioè a colui che ha rivoluzionato il ruolo dei tre strumenti (pianoforte, contrabbasso, batteria) superando la formula del “pianoforte accompagnato dalla ritmica” con il cosiddetto “trio concertante”, dove i tre strumenti dialogano alla pari.
Eddie Gomez, grande contrabbassista di Bill Evans, di Chick Corea e degli Step Ahead, ha fatto notare che questa formazione è una combinazione magica, dove sono presenti tutti gli elementi essenziali della musica, la percussione, il basso continuo, l’armonia; inoltre la melodia può essere esposta da tutti gli strumenti (batteria compresa!).
Il “Jazz Piano Trio” ha attraversato tutta la storia del jazz, dallo Swing alle avanguardie, quasi fosse un genere a parte, proponendo di volta in volta soluzioni differenti, come un triangolo magico in cui i lati cambiano continuamente lunghezza a seconda dell’interplay dei musicisti.
Nat King Cole: “The Instrumental Classics” (1942-1946)
Art Tatum: “Trio Days” (1942-1944)
Oscar Peterson: “At The Stratford Shakespearean Festival” (1956)
In questi primi tre album la batteria è sostituita dalla chitarra.
Bud Powell: “Jazz Giant” (1949-1950)
Thelonious Monk: “Thelonious Monk Trio” (1954)
Horace Silver: “Horace Silver Trio and Art Blakey – Sabu (1952-1953)
Herbie Nichols: “The Prophetic Herbie Nichols vol.1” (1955)
Ahmad Jamal: “Chamber Music Of The New Jazz” (1955)
Cecil Taylor: “Jazz Advance” (1956)
Bill Evans: “Portrait In Jazz” (1959)
Paul Bley: “Footloose!” (1962-1963)
Keith Jarrett: “Life Between the Exit Signs” (1967)
Chick Corea: “Now He Sings, Now He Sobs (1968)
Franco D’Andrea: “Modern Art Trio” (1970)
Enrico Pieranunzi: “Deep Down” (1986)
Brad Mehldau: “Songs: The Art Of The Trio vol.3” (1998)
Craig Taborn: “Chants” (2012)
Vijay Iyer: “Break Stuff” (2014)
Fred Hersch: “Sunday Night At The Vanguard” (2016)
Christian Sands: “Take One” (2020)
Milestone Live Club
Ingresso libero
Emanuele Coluccia
pianoforte
Antonio Vantaggiato
contrabbasso
ORE 17:00
Presentazione del libro
IL GRANDE AMORE di Laurie Verchomin
a cura dell'esperto "evansiano" Antonio Vantaggiato e del musicista e traduttore del libro Flavio Erra
ORE 18:30
Concerto
YOU MUST BELIEVE IN JAZZ
"Omaggio a Bill Evans"
Bill Evans è stato uno dei più straordinari protagonisti della storia del jazz contemporaneo, contribuendo in maniera determinante all’evoluzione del suo linguaggio. Saranno lo scrittore “billevansiano” Antonio Vantaggiato e il traduttore Flavio Erra a introdurre l’omaggio a questa gigantesca figura all’interno del Jazz Fest a partire da un memoir che si intitola “Il grande amore. Vita e morte con Bill Evans”, edito da Minimumfax, in cui vengono raccontati gli ultimi anni della vita del pianista tramite la testimonianza della sua ultima compagna, Laurie Verchomin. Quando conosce Evans lei è una ragazza che lavora come cameriera in un locale di Edmonton in Canada, uno strano edificio che da chiesa sconsacrata si è trasformato in ristorante cinese e discoteca. Una sera in quel locale si esibisce il pianista e compositore Bill Evans con il suo trio. Un incontro che è subito un amore, o meglio un grande amore, come recita il titolo. Laurie sarà accanto a Bill nell’ultimo biennio della sua vita fino al 1980, anno in cui purtroppo il pianista morirà consumato dalle droghe. Non esiste ampollosità narrativa, piuttosto verità che tocca nel profondo, facendo entrare il lettore con il cuore in questa vicenda umana che dopo questo libro non potrà che guardare con occhi nuovi l’artista, come essere umano, al di là di ogni naturale idealizzazione che si è creata.
A seguire, l’omaggio al grande pianista si fa musica a opera del contrabbassista Antonio Vantaggiato che nutre un amore smisurato per Bill Evans e per il suo bassista più rappresentativo, Scott LaFaro, oltre a essere un’autentica promessa della scena jazzistica italiana. Con il pianista Emanuele Coluccia interpreteranno alcune perle del repertorio evansiano nella sua forma più intimista. Il trio di Bill Evans ha avuto un’importanza unica nello sviluppo del classico piano-trio (che prevede una speciale “finestra” nel cartellone di quest’anno). Senza togliere alcunché a Paul Motian, già allora grandissimo batterista che ha dato il suo formidabile contributo alle registrazioni del trio, tra Evans e LaFaro scattò un’alchimia unica. Erano due sensibilità artistiche che insieme diedero vita a una musica nuova, in cui i loro strumenti coesistevano con pari dignità e il contrabbasso dialogava con il pianoforte sfoggiando un’inventiva e una libertà mai viste
08 NOVEMBRE martedì
ORE 21:30
Luppoleria
Ingresso libero
Prenotazione tavoli 349 9732651
Cecilia Carta voce
Luciano Poli chitarra
Mauro Sereno contrabbasso
09
mercoledì
ORE 21:30
Tuxedo Beer House
Ingresso libero
Prenotazione tavoli 0523 199 6927
Gianni Azzali sax tenore
Alessandro Bertozzi sax alto
Mattia Cigalini sax alto
Giovanni Guerretti pianoforte
Lorenzo Poli basso
Marco Orsi batteria
Gran finale del Piacenza Jazz Fest con Fabrizio Bosso, artista che, senz’ombra di dubbio, è oggi una vera e propria icona della tromba.
Sono trascorsi quindici anni dall'uscita di "You've Changed", una pietra miliare nella carriera di Bosso; il disco in cui il trombettista ha iniziato a svelare sempre di più sé stesso, portando alla luce le proprie passioni musicali e la propria natura versatile e poetica. Scelse allora di affidare la sceneggiatura di questo racconto ad un maestro della scrittura, Paolo Silvestri, con il quale si è poi creato un sodalizio importante che li vede insieme, ancor oggi, in numerosi progetti. Eppure “You've Changed” continua ad essere un riferimento attuale che periodicamente si rinnova. In vari momenti Fabrizio torna a desiderare di salire sul palco e raccontare il proprio amore per la canzone, senza alcuna distinzione né di genere né di epoca: da “Senza Fine” a “You’ve Changed”, da “Azzurro” a “Georgia On My Mind” fino a “Body and Soul”, “The Shadow of Your Smile”, ma anche “Fragile” e “Nuovo Cinema Paradiso”.
Ad accompagnare la splendida voce della sua tromba, il suo fidato e rodato quartetto, anche se la sceneggiatura del racconto è affidata ad un maestro della scrittura orchestrale come Paolo Silvestri, che arricchisce il tutto con lo stupendo suono degli archi, regalando al pubblico attimi di autentica magia.
Dotato di una tecnica strumentale impeccabile e di un lirismo in grado di trasportare e commuovere l'anima di qualsiasi ascoltatore, Bosso ha sviluppato la sua crescita artistica e la sua carriera affrontando ogni tipo di genere musicale, rimanendo al contempo sempre fedele alle sue radici jazz. Musicista rigoroso e instancabile, si esibisce in tutto il mondo, mettendo in scena sul palco la sua prodigiosa ricchezza melodica e la musicalità italiana, che, unite alla sua intima conoscenza della tradizione afroamericana e alla sua costante attenzione a tutto ciò che è nuovo nel panorama musicale internazionale, rendono il suo modo di suonare la tromba unico e immediatamente riconoscibile.
ORE 21:15
Sala degli Arazzi
Galleria Alberoni
Interi € 22
Ridotti € 18
Prevendita online www.vivaticket.com
Concerto fuori abbonamento
Fabrizio Bosso tromba e flicorno
Julian Oliver Mazzariello pianoforte
Jacopo Ferrazza contrabbasso
Nicola Angelucci batteria
Prisca Amori primo violino
Elton Madhi, Luca Bagagli, Zita Mucsi violini
Nico Ciricugno viola
Angelo Santisi violoncello
Igor Barbaro contrabbasso
arrangiamenti e direzione di Paolo Silvestri
In collaborazione con il Liceo Artistico “Bruno Cassinari” di Piacenza è nata l’idea di coinvolgere i ragazzi di una terza grafica in un lavoro creativo ispirato dalla musica jazz e agli artisti presenti nel cartellone. Guidati dalla docente Cristina Martini, la classe ha prodotto diverse opere grafiche che sono state stampate in grande formato e che sono visibili lungo viale Malta a Piacenza dal 29 settembre. Gli studenti sono partiti da un attento lavoro di ascolto, si sono interrogati su cosa quella musica comunicava loro, lasciandosi ispirare per esprimerlo quindi graficamente. I manifesti che sono stati così creati, prima occasione per questi ragazzi di mostrare in pubblico i loro lavori, costelleranno l’intera via, dove sono presenti diverse plance per l’affissione pubblicitaria, costituendo per tre settimane una vera e propria mostra, a cui si è dato il titolo “Jazz in the road”. L’iniziativa si muove in continuità con altre realizzate negli scorsi anni, a confermare lo spirito di collaborazione che da sempre anima il Piacenza Jazz Fest e l’importanza che l’organizzazione attribuisce alla contaminazione tra le arti e il coinvolgimento delle scuole.
Il Piacenza Jazz Club collaborerà durante il festival a un’importante iniziativa proposta da I-Jazz (l’associazione dei festival jazz italiani), sostenuta dal bando di promozione per la musica jazz sul tema “didattica e scuola”. Il progetto rivolto a docenti di musica e musicisti, si inserisce nel più ampio programma di iniziative organizzate da I-Jazz nell’ambito della didattica musicale. Si tratta di un percorso laboratoriale volto a formare, in seno alle associazioni della Federazione del Jazz Italiano, ma aperta anche all’adesione di docenti esterni, esperti che possano svolgere attività didattiche nelle scuole.
Il progetto, che permetterà l’ottenimento di crediti formativi, si compone di due moduli: uno laboratoriale (con focus sulla “conduction” ma non solo) e un secondo, maggiormente pedagogico, tenuto da docenti e collaboratori della Facoltà di Pedagogia (dipartimento FISSPA) dell’Università di Padova. Il modulo laboratoriale si terrà presso la Milestone School of Music di Piacenza nei giorni 21, 22 e 23 ottobre e il credito formativo sarà emesso dalla dirigenza della Scuola Media di 1° Grado “Italo Calvino”.
Il musicista Butch Morris, pioniere della tecnica delle "Conductions"
Nel 2022 anche il Concorso “Chicco Bettinardi” per Nuovi Talenti del Jazz italiano, così come il festival, è arrivato al suo diciannovesimo anno di età. Organizzare il Concorso significa appoggiare con costanza la creatività emergente e dare una bella occasione di visibilità ad artisti con meno di 30 anni (meno di 35 nel caso della sezione Gruppi) e la musica nel DNA.
Il concorso, dedicato alla memoria del socio Enrico “Chicco” Bettinardi, prematuramente scomparso, si articola su tre sezioni ed è organizzato dall’Associazione Culturale Piacenza Jazz Club con il sostegno determinante della Fondazione di Piacenza e Vigevano e con il supporto di Yamaha Music Europe GmbHBranch Italy. L’iniziativa, alla sua diciannovesima edizione, ha come scopo quello di scoprire e valorizzare i nuovi talenti del jazz italiano promuoverne le attività.
La Sezione “A" - Solisti è rivolta a giovani talenti del Jazz italiano che ancora non abbiano compiuto il 30° anno di età. Quest’anno la Giuria, presieduta dal compianto Giuseppe Parmigiani, ha premiato il flautista Aldo Davide Di Caterino di Bitritto (BA); secondo posto per il sassofonista Pietro Mirabassi di Perugia e premio del pubblico per il trombettista Cesare Mecca di Courgné (TO).
La Sezione “B" – Gruppi è rivolta a nuovi gruppi del Jazz italiano i cui membri non abbiano ancora compiuto il 35° anno di età. Il primo premio assegnato dalla giuria presieduta dal sassofonista Tino Tracanna e il premio del pubblico sono andati al quintetto Michele Sannelli & The Gonghers di Milano; secondo classificato Nameless Quartet di Pievebelvicino (VI).
La Sezione “C” – Cantanti è riservata ai cantanti jazz che al momento dell’iscrizione non abbiano ancora compiuto il 30° anno di età. La Giuria, presieduta dalla cantante Diana Torto, ha assegnato il primo premio a Donatella Montinaro di Bari, il secondo a Giovanna Magro di Lentini (SR) mentre il premio del pubblico è stato assegnato a Sofia Fragile di Massalengo (LO).
Sezione A
1° classificato: 1.200 euro e un ingaggio al “Piacenza Jazz Fest 2023”
2° classificato: 600 euro
Sezione B
1° classificato: 1.600 euro e un ingaggio al “Piacenza Jazz Fest 2023”
2° classificato: 800 euro
Sezione C
1° classificato: 1.000 euro e un ingaggio al “Piacenza Jazz Fest 2023”
2° classificato: 500 euro
Come sempre la tessera del Piacenza Jazz Club 2022, sarà la chiave di accesso privilegiata ai concerti del Piacenza Jazz Fest. Sottoscrivendo la tessera, si entra a far parte, in qualità di Soci, dell’associazione che organizza il festival. Un modo sicuramente unico di vivere questa manifestazione da veri protagonisti, nonché col tipico spirito di comunità che contraddistingue il mondo del jazz. Per i possessori della tessera è prevista la possibilità di
acquistare a un prezzo particolarmente conveniente l’abbonamento e i singoli biglietti per concerti principali. Ulteriore vantaggio legato alla tessera è la possibilità di usufruire di altre speciali convenzioni con attività e negozi del territorio, oltre all’ingresso quasi sempre gratuito ai concerti del Milestone Live Club, la sede del Piacenza Jazz Club, che programma eventi nella stagione invernale da ormai quindici anni.
Interi € 22 – Ridotti € 18*
Acquistando entrambi i concerti dello “Speciale Piano Trio” è possibile un biglietto cumulativo di € 28 - € 24*
Costo abbonamenti a 6 concerti: Intero € 80 – Ridotto € 65*
Le riduzioni
* Riduzione applicata agli over 65, under 20, Soci Piacenza Jazz Club, possessori della Jazzit Card, allievi del Conservatorio G.Nicolini.)
Gli studenti di Piacenza e provincia fino alla secondaria superiore e con elenco inviato dalla segreteria della scuola ad ogni evento, potranno usufruire di un ingresso privilegiato a € 5 fino ad esaurimento posti disponibili (solo per i concerti in abbonamento).
Piacenza Jazz Club via Musso, 5 Piacenza - dal lunedì al venerdì dalle 15:00 alle 19:30 e al sabato dalle 10:30 alle 12:30. Nessun diritto di prevendita.
PREVENDITE ONLINE
www.vivaticket.com (commissioni di servizio 10% del costo del biglietto)
INFO
www.piacenzajazzfest.it
info@piacenzajazzclub.it biglietti@piacenzajazzclub.it
0523 579034 – 366 5373201
AUDITORIUM DELLA FONDAZIONE DI PIACENZA E VIGEVANO via S. Eufemia, 12
SPAZIO “LE ROTATIVE” via Benedettine, 66
SALA DEGLI ARAZZI DELLA GALLERIA ALBERONI via Emilia Parmense, 67
TEATRO PRESIDENT via Manfredi, 30
BASILICA S. SAVINO via Giulio Alberoni, 35
CONSERVATORIO “G. NICOLINI” via S. Franca, 35
TEATRO SOCIALE Via Faravelli, 2 – Stradella (PV)
PICCOLO MUSEO DELLA POESIA CHIESA DI SAN CRISTOFORO via Gregorio X
TEATRO FILO
Piazza Filodrammatici, 4 – Cremona
MILESTONE LIVE CLUB via Emilia Parmense, 27
BIBLIOTECA PASSERINI LANDI via G. Carducci, 14
RISTORANTE “LA TERRAZZA DEL ROMA” via Cittadella 14
"LA VERANDA" DEL PARK HOTEL strada Val Nure, 7
DUBLINER’S IRISH PUB via San Siro, 24
LA SOSTERIA via Emilia Pavese, 85/A
CIRCOLO ARCI "AMICI DEL PO" Via Tinazzo, 30 – Monticelli D'Ongina (PC)
BACICCIA CAFFÈ LETTERARIO via Dionigi Carli, 7
LA MUNTÀ via Mazzini, 72
TUXEDO via C.Colombo, 101
LA LUPPOLERIA via Giulio Alberoni, 10
21
SETTEMBRE
08
OTTOBRE
MARTHA J. & CHEBAT QUARTET PLAYS THE BEATLES
ore 21:15 - Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano
ANTEPRIMA
LE NUVOLE DI PIER PAOLO per i 100 anni dalla nascita di Pasolini
ore 21:15 - Spazio Rotative
ore 21:15 - Cappella Ducale 12
OTTOBRE
NINFA - SAVOLDELLI - MILESI "La magia delle donne"
ore 21:15 - Teatro President 15
OTTOBRE
19
OTTOBRE
YELLOWJACKETS
ANAÏS DRAGO
ore 21:15 - Basilica di San Savino
FABRIZIO BENTIVOGLIO in "Lettura Clandestina"
ore 21:15 - Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni
OTTOBRE
DANILO REA "A tribute to Francesco De André"
ore 21:15 - Teatro Sociale di Stradella (PV)
OTTOBRE
ore 21:15 - Milestone Live Club 28
OTTOBRE
ELIAS LAPIA E VITTORIO CUCULO QUINTET
ENRICO RAVA - FRED HERSCH "The Song Is You"
ore 18:00 - Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni
OTTOBRE
CARMEN LINA FERRANTE QUARTET
FEDERICO CALCAGNO & THE DOLPHIANS
NOVEMBRE
ore 21:15 - Milestone Live Club
NOVEMBRE
CHRISTIAN SANDS TRIO
ore 21:15 - Conservatorio G. Nicolini
ENRICO INTRA TRIO
ore 11:00 - Conservatorio G. Nicolini
NOVEMBRE
FABRIZIO BOSSO QUARTET WITH STRINGS "You've Changed"
ore 21:15 - Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni
NOVEMBRE
LARA FERRARI TRIO
Jazz Breakfast
ore 08:00 - "La Veranda" del Park Hotel Best Western
OTTOBRE
SOFIA FRAGILE QUARTET "Singin' Basie"
ore 21:30 - La Sosteria
OTTOBRE
AFRO-CUBAN QUARTET
ore 21:30 - La Muntà
OTTOBRE
GATO! "Omaggio a Gato Barbieri"
ore 21:30 - Circolo Arci Amici del Po
OTTOBRE
ALESSIA GALEOTTI TRIO
ore 12:30 - Dubliners Irish Pub
OTTOBRE
MIRIAM FORNARI "MORA"
ore 21:30 - Cantiere Simon Weil
OTTOBRE
Jazz Brunch
LOST IN THE SUPERMARKET
ore 21:30 - Baciccia Caffè Letterario
OTTOBRE
ore 21:30 - Dubliners Irish Pub 20
OTTOBRE
22
LAST ORGAN TRIO
OTTOBRE
BLUES BY FIVE Nicolini jazz students on the road
ore 21:30 - Milestone Live Club
ore 12:30 - 7° piano dell' Albergo Roma 23
OTTOBRE
25
OTTOBRE
26
OTTOBRE
29
OTTOBRE
06
FRANCO CAPILUPPI QUARTET
Jazz Brunch
OMAGGIO ENZO FRASSI
E.F. QUINTET "L'orizzonte degli eventi"
ore 21:15 - Teatro Filo (Cremona)
UMBERTO PETRIN - ELOISA MANERA
ore 21:15 - Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo
SPECIALE CHARLES MINGUS
ore 15:00 - Sala Monumentale della Biblioteca Passerini Landi ore 17:00 e ore 18:30 - Conservatorio G. Nicolini
IL GRANDE AMORE di Laurie Verchomin
YOU MUST BELIEVE IN JAZZ "Omaggio a Bill Evans" ore 17:00 - Milestone Live Club
NOVEMBRE SWINGME TRIO ore 21:30 - Luppoleria 08
NOVEMBRE
ore 21:30 - Tuxedo Beer House 09
NOVEMBRE
LA SFIDA DEI SAX "The Revenge!"