PETHERAPY LAB MAGAZINE 6

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M A G A Z I NE

Petherapylab IL MAGAZINE UFFICIALE DI

Anno 2 - Numero 6 MARZO - APRILE 2015

Kurilian Bobtail Gatto del mese

Chow Chow Cane del mese

Gustavo & Romeo Storie ©Suzi Eszterhas

LAURIE MARKER

LA MIA VITA CON I GHEPARDI


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Editoriale Anno II - Numero 6 Marzo Aprile 2015

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mici di Petherapy Lab, anche questo mese tutta la redazione ha lavorato alacremente per regalarvi un nuovo numero ancora più bello, più ricco e interessante.

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Abbiamo dedicato la copertina a Laurie Marker, biologa americana nominata dal "Time" eroe del pianeta per il suo progetto di salvaguardia e tutela dei ghepardi presso il CCF Cheetah Conservation Fund in Namibia: in occasione dei 25 anni di attività del Centro, Laurie ha girato l'Europa e gli Stati Uniti per sensibilizzare la popolazione mondiale sullo scottante tema "e se il ghepardo scomparisse?", raccontando la sua esperienza a favore di questi meravigliosi e velocissimi felini. Il numero prosegue poi con il nostro focus sugli animali come protagonisti di film e storie che ci hanno emozionato come Lassie e Rin Tin Tin, senza dimenticare Laika la prima cagnetta nello spazio, per ospitare poi la rubrica "Diritti & doveri" curata dall'amica avvocato Monica Gnocchi che su questo numero affronterà il tema del "risarcimento del danno cagionato dagli animali".

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Non possiamo (e non vogliamo) raccontarvi tutto ciò che troverete in questo numero, perciò non ci resta che augurarvi una "Buona lettura" e continuate a seguirci anche nel consueto appuntamento a ZampasuZampa la trasmissione più "bestiale del web", in onda sulle frequenze della webradio Radioblabla, in diretta ogni primo e terzo martedì del mese a partire dalle 19:30.

Marco Sivero

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MAGAZINE

Petherapylab

MAGAZINE ON-LINE DI CULTURA ANIMALE ORGANO UFFICIALE DI PETHERAPY LAB ANNO 2 - NUMERO 6 - Marzo/Aprile 2015 EDITORE: Associazione Rapid Dogs Rescue Onlus

Direttore Responsabile: MARCO SIVERO - Art director, grafica e impaginazione: DANIELE COLZANI Segretaria di redazione e ricerca iconografica: EMANUELA CATTANEO - Redazione: PAOLA LUSSO - PAOLA ZAPPAROLI Hanno collaborato: MIRELLA ARIATA - ROSITA ASTOLFI - DAVID BETTIO - LAURA BORROMEO - KATIA CEREDA - BRUNO DETTONI - DIANA DI NATALE - DANIELA FABIETTI - LOREDANA GAGGINO - MONICA G. GNOCCHI - ROSI GOFFI - MANUEL LICINI - BETTY MANEA - DANIELA MARIANO - LAURA PAVONE - LUCIA PERITORE - FRANCESCA PIAZZA - LAURA RANGONI - WALLY SAGGIN - RACHELE SEBASTIANELLI - GIANNI TOPPETTI - DANIELA ZAINA - PAOLA ZUCCOLOTTO - ALDINOby360 - ALMO NATURE - ART HOUSE TESSUTI ALPINI - ASSOCIZIONE GATTI NON PAROLE - ASSOCIAZIONE IL MONDO DEL GUFO - ASSOCIAZIONE MILLEVITE - ASSOCIAZIONE PET LEVRIERI ONLUS - ASSOCIAZIONE PROGETTO ISLANDER - CAT SUITE HOME - CCF CHEETAH CONSERVATION FUND - CENTRO VETERINARIO OMEOPATICO OLIKOS - COLLEZIONE I CUCCIOLI - DOG BLOOD DONORS - ECOMUSEO ALTA VALLE DELL'OGLIO - ENPA ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI - FORTESAN HOLLYWOOD'S STAR CHOW - I FALCONIERI DEL GRIFONE - KEMECO - LA BOTTEGA DEI COLORI - LA COLLINA DEI CONIGLI ONLUS - LAV LEGA ANTIVIVISEZIONE - NEKO CAFè - OIPA ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI - OVER THE TOP AGILITY TEAM - PATATINO.IT - PIZZARDI EDITORE - PRIMAVERA SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE - QUATTROZAMPEINFIERA - RADIOBLABLA NETWORK - RENART - SACRO & PROFANO CATTERY - SHIATSU PETS - SQUADRA 4 ZAMPE - ZAMPASUZAMPA - ZOOVARESE

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La fotografia della Redazione di Petherapy Lab

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Per questa 60enne cinese il cane è davvero il migliore amico dell'uomo. Wang Yanfang nel 2009 ha fondato un rifugio per cani nella provincia di Shaanxi e da allora, insieme ad altre 4 anziane, si alza tutti i giorni alle 4 del mattino per prendersi cura di 1300 cagnolini. Un esercito di cuccioli che consuma 400 kg di croccantini ogni giorno. Il canile si sostiene soltanto con le donazioni di alcuni generosi benefattori. Una delle donne ammette che non sempre gli animali sono amichevoli: ogni tanto capita di ricevere morsi e graffi. Tuttavia Wang Yanfang non può fare a meno dei suoi cuccioli. "Sono come i nostri bambini - racconta a Tencent News -, non sopportiamo di stare lontane da loro".

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Ultim'ora della Redazione di Petherapy Lab

Giornata mondiale della natura selvatica: "stop ai crimini contro flora e fauna"

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'appello arriva dall'Onu alla vigilia della seconda Giornata mondiale dedicata alla flora e alla fauna selvatica, una risorsa finita nel mirino di un commercio illegale che ogni anno alimenta un giro d'affari da 23 miliardi di dollari tra pelli e legnami, avorio e corni di rinoceronte. Lanciata dall'hashtag #seriousaboutwildlifecrime, la Giornata mondiale della natura selvatica che ricorre il 3 marzo, è stata istituita dall'assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre del 2013, scegliendo come data quella della firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites) a Washington il 3 marzo 1973. E' arrivato per l'occasione un messaggio del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che chiede un impegno a tutti i livelli per contrastare i crimini di natura.

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"Il commercio illegale di fauna e flora selvatica è diventato una forma sofisticata di criminalità transnazionale, paragonabile al traffico di droga e di esseri umani", scrive Ban. Questo commercio "è alimentato dalla crescita della domanda, e spesso è facilitato dalla corruzione e da governance deboli. Ci sono forti evidenze di un maggiore coinvolgimento del crimine organizzato e di gruppi armati". Poi un appello ai governi per "rafforzare le leggi" e le sanzioni Ban chiama alla mobilitazione anche le aziende e i cittadini nella loro veste di consumatori, i quali "possono svolgere un ruolo importante rifiutando di comprare o vendere all'asta avorio illegale o corno di rinoceronte, e chiedendo che i prodotti provenienti da oceani o foreste tropicali siano stati ottenuti legalmente e in modo sostenibili". Ciò che va fronteggiato è l'attacco

alla biodiversità e alla salute del Pianeta, che si consuma nel traffico di animali uccisi, per venderne una parte del corpo, o sottratti al loro habitat naturale, per farne specie esotiche da tenere in casa, e ancora nella deforestazione, per ottenere legname pregiato e redditizio. L'Onu stima che fino al 30% del legno commercializzato abbia una provenienza illecita e, a fronte di questo, la deforestazione tropicale oggi aggiunge un 10-15% alle emissioni globali. In Sudafrica almeno 1.215 rinoceronti sono stati uccisi solo nel 2014, mentre negli ultimi dieci anni sono mille i ranger che hanno perso la vita nel tentativo, spesso vano, di proteggere la fauna selvatica. Solo alcuni numeri di un orrore da fermare. Nel nostro Paese rischiano specie simbolo come il lupo i più a rischio) orsi, aquile, tartarughe marine.


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Fotostorie della redazione di Petherapy Lab

Gli animali e la neve...

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Focus di Rachele Sebastianelli

Animali famosi nel cinema, nella televisione e nella storia

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ello scorso numero abbiamo incontrato tanti animali che popolano fiabe e favole. La letteratura, abbiamo visto, ha concesso agli animali doti sovrumane di saggezza o istinti deleteri e capacità di parola, per renderli come noi nel bene e nel male. Così come il cinema di animazione ha dato la parola ad una miriade di animali per rendere più immediata la comprensione dei loro comportamenti. In questo numero andiamo invece a vedere alcuni animali che sono vere e proprie star, a volte realmente esistite, iniziando dai nostri amici più stretti: cani e gatti.

Lassie

I CANI FAMOSI Lassie, è il collie, emblema di fedeltà e abnegazione, inventato da Erich Knigth nel 1938, ebbe tanta notorietà col passaggio al cinema nel 1943 che ancora nel 2005 la Rivista Variety lo poneva tra le 100 icone più famose di tutti i tempi. Il racconto breve "Lassie Come-Home (Torna a casa Lassie)" dell’angloamericano Eric Knight racconta la storia di un fedele cane collie che percorre centinaia di miglia attraversando terreni impervi per tornare a casa del ragazzo suo padrone. La fama di Lassie in Italia è stata tale che per decenni veniva popolarmente definita Lassie l’intera razza canina collie o pastore scozzese. Rin tin tin è il pastore tedesco che si pone a metà tra la realtà e la finzione poiché è davvero esistito. Pare che il cane fosse stato trovato da un soldato statunitense di nome Lee Duncan in un canile bombardato in Lorena, poco prima della fine della prima guerra mondiale. Quando fu trovato era l’unico cucciolo insieme alla sorella (chiamata poi Nanette) di una cucciolata a essere sopravvissuti. Tornato a Los Angeles, Nanette venne adottata da dei conoscenti di Duncan, Rin Tin Tin (ri-

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battezzato “Rinty”) venne addestrato dallo stesso Lee, a saltare ed esibirsi in diversi trucchi e fu notato da un produttore cinematografico. Divenne così un cane-attore, interpretando diversi film, a partire da "Where The North Begins", con la stella del cinema muto Claire Adams.

I discendenti di Rin Tin Tin furono anch’essi addestrati da Duncan o dai suoi successori, e vennero a formare una vera e propria dinastia di star, con ruoli televisivi e cinematografici. Quello più noto, il pastore tedesco del telefilm "Le avventure di Rin Tin Tin", era in effetti Rin Tin Tin IV, il


Rin Tin Tin

quarto esponente della dinastia, nato nel 1949 è ora sepolto ad Asnières presso Parigi, nel giardino di una villa lungo la Senna, trasformato nel 1899 in un cimitero per cani e altri animali domestici. In Italia ebbero successo soprattutto i fumetti negli anni ‘30 e la serie televisiva “Le avventure di Rin Tin Tin” (realizzata tra il 1954 e il 1959 e distribuita per la prima volta dal-

Argo

la Rai a partire dal 1956. Queste le star cinematografiche, ma diamo uno sguardo alla storia. E qui incontriamo subito Argo, cane cieco di Ulisse: Allevato come cane da caccia dall’eroe prima di partire per Troia, nel poema di Omero compare ormai vecchio, disteso su cumuli di letame di muli e buoi addossato dinanzi all’ingresso, tormentato dalle zecche; ugualmente, riconosce subi-

to il padrone Odisseo (travestito da mendicante) dopo averlo lungamente atteso nonostante la prolungata assenza, e agita la coda, abbassa le orecchie, non avendo la forza di avvicinarsi a lui. Argo allora viene preso dalla nera morte per sempre, dopo essere riuscito a rivedere alla fine Odisseo dopo vent’anni, e Odisseo si asciuga di nascosto una lacrima (l’unica che versa in tutto il suo ritorno). Troviamo poi Peritas il cane che salvò Alessandro Magno dall’attacco d’un elefante, non è esperienza documentata ma verosimile così come il terranova che salvò Napoleone caduto in acqua all’Elba incapace di nuotare. E molto dopo Stubbyil pit-bull nominato sergente (per atti eroici durante la prima Guerra Mondiale), pluridecorato per meriti civili e militari in USA e in Francia. E la povera Laika, bastardina russa, che fu sacrificata nel 1957 nel lancio spaziale dello SPUTNIK II, senza ritorno. Si guadagnò notorietà mondiale e fece riaprire il dibattito sul diritto dell’uomo al martirio animale.

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Peritas

Un cane famoso nella vita, la cui storia ispirò film famosi è Hachiko, esemplare achita che commosse i giapponesi con la sua fedeltà al padrone, professore presso il dipartimento agricolo dell’Università di Tokio. Il professore, pendolare per esigenze di lavoro, ogni mattina si dirigeva alla stazione per andare al lavoro prendendo il treno. Il suo feLaika

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dele cane lo accompagnava sempre e ritornava alla stazione ad aspettarlo, quando il professore rientrava dalla giornata lavorativa. Il 21 maggio 1925 il professore morì improvvisamente, stroncato da un ictus mentre era all’università, durante una lezione. Hachikō, come ogni giorno, si presentò alla stazione alle cinque del pomeriggio (orario in cui il suo padrone solitamente arrivava),

Stubby

ma il professor non si fece vedere. Il cane attese invano il suo arrivo. Ciononostante, tornò alla stazione il giorno seguente e fece così anche nei giorni successivi. Con il passare del tempo, il capostazione e le persone che prendevano quotidianamente il treno iniziarono ad accorgersi di lui e cercarono di accudirlo, offrendogli cibo e riparo. Con il passare del tempo, tutto il popolo giapponese venne a conoscenza della storia di Hachiko. Molte persone cominciarono ad andare alla stazione solo per vederlo e poterlo accarezzare, mentre attendeva invano il padrone. Nonostante il passare degli anni e il progressivo invecchiamento, il cane continuò ad aspettare il momento in cui il suo defunto padrone sarebbe dovuto arrivare. Nell'aprile 1934, venne realizzata una statua in bronzo con le sue sembianze, posta nella stazione di Shibuya; un’altra simile venne eretta a Odate, la sua città natale; lo stesso cane fu presente all’inaugurazione. L’8 marzo 1935 Hachikō morì all’età di undici anni, dopo aver atteso ininterrottamente per ben dieci anni il


ritorno del suo padrone. La sua morte impietosì la comunità nipponica; la notizia venne inserita in tutte le prime pagine dei giornali giapponesi e venne dichiarato un giorno di lutto nazionale per ricordare il suo reiterato gesto di fedeltà nei confronti del padrone. Il cane divenne il soggetto di un film giapponese del 1987, che narra la storia del cane dalla nascita fino alla morte. È stato anche girato un remake americano, Hachiko - Il tuo migliore amico, diretto dal regista svedese Lasse Hallström e interpretato da Richard Gere. I GATTI FAMOSI Oscar è un gatto a macchie bianche e nere, mascotte e membro dell’equipaggio della Kriegsmarine e della Royal Navy durante la seconda guerra mondiale. All’epoca il ruolo di “gatto della nave” era una posizione riconosciuta ufficialmente da diverse marine, sia per motivi scaramantici e per il rispetto di un’antica tradizione, sia per combattere i roditori. L’uso di gatti sulle unità navali è una consuetudine già diffusa sin dai fenici e nella marina inglese si è mantenuta fino al 1975. Oscar

Hachicko

La nave su cui viaggiava il gatto fu affondata in mare aperto dopo una lunga caccia e un intenso cannoneggiamento ad opera della marina inglese, il 27 maggio sopravvissero all’affondamento solo 115 marinai su oltre 2200 imbarcati. Il gatto fu trovato ore dopo l’affondamento, appollaiato su un’asse galleggiante; venne recuperato dall’equipaggio del cacciatorpediniere Cossack che lo adottò. Il gatto fu ribattezzato Oscar dall’equipaggio inglese. Oscar rimase a bordo del Cossack per alcuni mesi, durante i quali la nave agì come unità di scorta nel Mediterraneo e nel nord Atlantico. Il 24 ottobre 1941 il Cossack fu intercettato dall’U Boot U-563 durante una missione di scorta ad un convoglio. Colpito da un siluro, subì danni gravi che ne compromisero la stabilità: la prua era stata

danneggiata per circa un terzo della lunghezza della nave, causando 159 vittime. Il cacciatorpediniere tentò di portare a traino la nave danneggiata, tuttavia un peggioramento delle condizioni meteo fece fallire il tentativo. Dopodiché l’equipaggio, compreso il gatto Oscar, fu tratto in salvo dal Legion mentre il Cossack affondava il 27 ottobre al largo di Gibilterra. Oscar venne riassegnato alla portaerei HMS Ark Royal, che aveva partecipato all’affondamento della Bismarck. Durante un viaggio di ritorno dal Mediterraneo centrale, dove aveva lanciato degli aerei di rinforzo verso Malta, il 14 novembre 1941 la Ark Royal venne silurata. Ogni tentativo di traino del relitto fallì per via della dimensione delle falle e la nave si capovolse a trenta miglia dalla costa di Gibilterra. L’affondamento fu abbastanza lento da permettere di salvare tutto l’equipaggio, con l’eccezione di un solo uomo. Oscar fu recuperato dall’acqua, aggrappato ad un’asse di legno proveniente da una lancia distrutta, “arrabbiato ma abbastanza in salute”.

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come la mascotte portafortuna della nave, anche quando il comandante della nave, passò la cura del gatto al suo successore. Un brutto giorno una batteria d’artiglieria comunista cinese aprì il fuoco sulla nave, colpendo anche Simon che venne gravemente ferito mentre si trovava nella cabina del capitano. Lo stesso comandante morì poco dopo per le ferite riportate durante l’attacco. Simon venne subito curato dall’unità medica della nave che pulì le sue ferite, rimuovendo le schegge di materiali presenti. Il gatto si riprese e dopo poco tornò in piena forma e in servizio. Simon divenne una celebrità, ottenendo importanti onorificenze ed il rango di “Gatto marino abile” concessogli scherzosamente dal capitano. A lui vennero indirizzate molte lettere e il luogotenente lo nominò “gatto ufSimon

Per essere sopravvissuto all’affondamento delle tre navi più importanti sulle quali è stato imbarcato, Oscar fu soprannominato dai marinai inglesi “Unsinkable Sam” (Sam l’inaffondabile). Dopo l’affondamento dell’Ark Royal, Oscar fu trasferito agli uffici del Governatore di Gibilterra e poi rimpatriato nel Regno Unito per essere affidato ad un marinaio di Belfast. Morì nel 1955. Oscar è protagonista di un ritratto (Oscar, il gatto della Bismarck) di proprietà del National Maritime Museum di Greenwhich. Simon venne trovato presso il porto di Hong Kong nel marzo del 1948 dal un marinaio diciassettenne, membro della fregata britannica HMS Amethyst che era presente in città. A quell’epoca Simon aveva circa un anno e si presentava molto denutrito e in cattiva salute. Il marinaio portò il gatto a bordo della nave e Simon venne presto integrato nel servizio di marina, in particolare per la sua grande attività nel catturare topi. Simon divenne rapidamente molto famoso per alcuni suoi scherzi come riportare i topi nei letti dei marinai o dormire nel cappello del capitano della nave. La ciurma vedeva Simon ormai

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ficiale”. Tornata la nave in patria, Simon venne accolto con grandi onori. Messo in quarantena come da prassi per gli animali al servizio della marina inglese, Simon contrasse un virus e, malgrado le attenzioni dello staff medico, morì il 28 novembre 1949. Centinaia furono i partecipanti ai suoi funerali, incluso tutto l’equipaggio della HMS Amethyst, e la sua salma venne posta nel PDSA Ilford Animal Cemetery a Londra. La sua lapide recita: “In memoria di Simon che prestò servizio sulla H.M.S. Amethyst, maggio 1948, novembre 1949, onorato dalla Dickin Medal nell’agosto 1949, morì il 28 novembre 1949 a seguito dell’incidente dello Yangtze. Il suo coraggio fu dell’ordine più alto”. Alla prossima puntata...


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Iniziative della redazione di Petherapy Lab

Progetto Islander: una lunga storia d'amore

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a sempre il cavallo ha fatto parte della storia dell’uomo, prima come alimento, poi come strumento di guerra, mezzo di trasporto, ed infine come atleta. In realtà è solo un essere fantastico che dovrebbe vivere selvaggio come è nato, ma nella società in cui viviamo forse è solo un’utopia. “Il mondo del cavallo” è forse rimasto un mondo un po’ a se’, selvaggio e naturale ,dove la relazione che s’instaura con questo animale ti porta all’origine dell’essenza della vita, a fermarti, a concentrarti, ad avere pazienza, ad ascoltare e a comunicare. E’ un rapporto profondo ed unico che richiede un coinvolgimento totale e che diventa una vera e propria scuola di vita. La relazione con questi splendidi animali che tanto hanno dato al nostro progresso merita il massimo rispetto e la profonda conoscenza del cavallo. Ciascuno di noi dovrebbe chiedere a se stesso cosa può e deve fare per migliorare questa relazione partendo dalle necessità etologiche del cavallo e cercando di capire il suo modo di relazionarsi con l’ambiente che lo circonda, un ambiente che noi abbiamo creato per lui ma che spesso non corrisponde alle sue naturali esigenze… E’ da questi concetti che è nato Progetto Islander. La nostra missione Progetto Islander è un’ associazione no profit nata nel 2012 da un’idea di Nicole Berlusconi, presidente

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dell’associazione, con l’intento di promuovere una serie di iniziative volte alla difesa del cavallo e alla sensibilizzazione verso la triste realtà dei maltrattamenti. L’associazione si impegna attivamente nel portare alla luce dinamiche spesso tenute nascoste e si prodiga nella ricerca di fondi che supportino il recupero e la riabilitazione dei cavalli maltrattati. Il maltrattamento dei cavalli è purtroppo una piaga

di grande attualità: Progetto Islander si impegna a dare spazio a tutte le voci che segnalino e denuncino maltrattamenti o stati di indigenza di questi poveri animali Progetto Islander si attiva così sul campo per intervenire, denunciare e salvare; vuole combattere contro tutte le pratiche illecite e contro tutti gli abusi che vengono inflitti a queste innocenti creature. Importante per Progetto Islander è anche proporre regolamenti a tutela degli equidi in tutti i settori che li vedono coinvolti.


Nello stesso tempo, l’associazione vuole evidenziare tutto ciò che di positivo esiste quando vi è l’intento di interagire in modo sano, rispettoso e consapevole con gli equidi e dare voce a chi si impegna per garantire a questi animali la vita che meritano e che deve essere consona alla loro natura. E’ necessario per noi riuscire a cambiare la mentalità che, nella maggior parte dei casi, regna nel mondo del cavallo impegnato nello sport e insegnare a conoscere e rispettare il cavallo in quanto considerato animale prima ancora che venga considerato atleta. Insegnamento importante che si pone Progetto Islander è far si che il binomio uomo-cavallo, di ogni disciplina equestre, debba fondarsi su un rapporto di rispetto e fiducia e assolutamente non di paura e sottomissione. Spesso nel mondo sportivo si vedono cose che non dovrebbero accadere e troppe volte cala il silenzio. Progetto Islander vuole essere la voce dei cavalli affinchè gli sport equestri siano espressione di una passione sana e pulita e che i risulta-

ti, agonistici e non, arrivino dall’amore, dal rispetto e dalla consapevolezza che avere i cavalli nelle nostre vite è un grande privilegio. I cavalli hanno la capacità di regalarti emozioni, di donarti attimi di libertà e il potere di salvarti la vita. Gli uomini hanno la capacità di tradirti, di toglierti la libertà e spesso anche la vita. Alla base di ogni storia d’amore il rispetto e la fiducia sono fondamentali, purtroppo esistono “persone”

che non sanno che cosa significhi. Siamo alla ricerca di un lieto fine, siamo alla ricerca dell’amore vero. Cosa facciamo Progetto Islander ha l’intento generale di diffondere la cultura del cavallo nel territorio con la diffusione dei principi che regolano la sua vita in natura, una vita che merita rispetto. Per diffondere questi principi, il team di Progetto Islander si fa proNicole Berlusconi, presidente dell'Associazione Progetto Islander

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Zuzù

motore di iniziative mirate: - diamo spazio a tutti coloro che vogliono segnalare maltrattamenti o stati di indigenza dei cavalli. - siamo di supporto a chiunque si impegni ad aiutare i cavalli recuperati dai maltrattamenti e bisognosi di cure. - interveniamo nei casi di maltrattamenti mettendo gli animali in sicurezza, provvedendo ai loro bisogni e tutelandoli. - organizziamo raccolte fondi a sostegno dei cavalli maltrattati, delle associazioni di protezione degli animali e per i casi che necessitano di aiuti economici. - proponiamo cambiamenti nei regolamenti che tutelino il benessere e la salute dei cavalli. Obiettivo Progetto Islander ha come obiettivo primario la realizzazione di un centro di recupero in Lombardia per cavalli salvati da situazioni difficili e casi di maltrattamento con il fine di garantire agli animali la vita che meritano nel rispetto della loro natura e delle loro reali esigenze.

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È premura di Progetto Islander riuscire a diffondere la cultura del cavallo in maniera corretta e consapevole dandosi sempre come scopo principale il benessere e la tutela di questi splendidi e indifesi animali. Zuzu, un esempio per tutti Tra gli interventi che Progetto Islander ha fatto per mettere in salvo i cavalli da casi di maltrattamento, c’è anche la storia di Zuzu’, che viveva in una fatiscente scuderia in cui veniva tenuto 24 ore su 24 chiuso nel box. E’ stato trovato dai volontari in uno stato cachettico e con palesi disturbi comportamentali. Siamo riusciti a portare via il cavallo iniziando subito un recupero físico e mentale. Ora vive a casa di una nostra vo-

lontaria e, anche se ora le sue condizioni di vita sono ottimali, il maltrattamento che ha subito in passato nuoce ancora sulla sua psiche. Anche se vive libero in un grande paddock, spesso viene trovato a fare continui circoli su se stesso, come faceva quando era chiuso nel box della scuderia. Non solo, è stato visto spesso galoppare sdraiato mentre dormiva. Questo è perche i cavalli non dimenticano le cattiverie che subiscono dall’uomo, ma anche se sappiamo che il percorso è ancora molto lungo, abbiamo la certezza che Zuzu’ adesso ha la vita che ha sempre meritato ed è l’esempio che Progetto Islander vuole portare a chiunque voglia condividerne principi e finalità.

ASSOCIAZIONE NO PROFIT "PROGETTO ISLANDER" Website: www.progettoislander.it E-mail: progettoislander@gmail.com FB PROGETTO ISLANDER Tel.: +39 3453262087


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Fotostorie della redazione di Petherapy Lab

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Animali protagonisti delle sculture del "riciclo"

tolemy Elrington, nato nel sud dell’Inghilterra ha studiato design e arte a Bradford prima di decidere di viaggiare e di mettersi in proprio. Nei suoi lavori Erlington cerca di dare forma a materiali riciclati come carrelli della spesa, metalli inutilizzati o anche cerchioni di automobili. Il contrasto tra la natura delle sue opere e la provenienza dei materiali conduce ad un risultato davvero particolare. Ecco una selezione dei suoi lavori piÚ famosi.

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LA "CRACKING ART" INVADE LA NUOVA SEDE DELLA REGIONE LOMBARDIA

Animali multicolor in piazza CittĂ di Lombardia per alimentare la fauna della giungla urbana milanese. Si tratta delle creature pensate e realizzate dal Cracking Art Group, il cui ultimo exploit risaliva all'apparizione di rondini giganti al Castello Sforzesco. La mostra, intitolata "Cracking Art Regeneration Regione", resta allestita fuori da Palazzo Lombardia e al piano terra del grattacielo fino al 25 marzo e vuole salutare l'approssimarsi di Expo 2015. Chiocciole, lupi, rane, rondini e suricati di diverse dimensioni danno vita a un simpatico e variopinto zoo, rigorosamente eco-friendly. Le riproduzioni, infatti, sono state realizzate in plastica riciclata. E gli animali verranno recuperati e riutilizzati una volta conclusa l'esposizione.

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Pet-news di Daniela Zaina http://amicadeglianimali.it

"IL PIù grande spettacolo del mondo" dice addio agli elefanti!

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he Greatest Show on Earth” (lo spettacolo più grande del mondo) dice addio agli elefanti. Dopo le polemiche per maltrattamenti, il famoso “Ringling Bros”, con alle spalle un’attività circense ultracentenaria, ha annunciato che progressivamente ridurrà il numero di elefanti impegnati nelle loro attrazioni, fino ad escluderli del tutto entro il 2018. Si tratta del tramonto di un’era come scrive la Cnn - per degli animali che Ringling ha considerato da sempre un simbolo del suo circo. Addirittura se quel circo esiste è proprio grazie agli elefante. E se esiste la parola `Jumbo´ lo si deve al nome dell’elefante, forse più famoso della storia, che nel 1882 fu portato nello stesso circo. Tuttavia negli anni il trattamento dei pachiderma da parte del circo è finito nel mirino delle autorità e nel 2011

è stato persino multato con 270mila dollari per aver violato l’Animal Welfare Act. Attualmente il circo è proprietario di 43 elefanti, 29 dei qua-

li vivono in una sorta di centro di protezione in Florida. Ma solo 13 di questi esemplari continueranno ad andare in tour con fino al 2018.

LA FATA DI "CENERENTOLA" si spoglia per la campagna "FISHLOVE"

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elena Bonham Carter, famosissima attrice attualmente al cinema con "Cenerentola", ha posato per uno dei set fotografici più bizzarri mai visti, spogliandosi completamente ed entrando in intimità con un tonno gigante. L'attrice abbraccia e culla un tonno gigante tra le sue gambe nude, in alcuni nuovi scatti volti a supportare un'iniziativa della Blue Marine Foundation. La campagna, chiamata "Fishlove", è tra le molte portate avanti dalla fondazione per proteggere le specie marine a rischio d'estinzione; il tonno gigante coprotagonista degli scatti hot di Helena è tra queste. Unico neo: il tonno nelle fotografie non è vivo...

Svelato il segreto del camaleonte: ecco come cambia colore

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ue reti di nanocristalli sovrapposte nella pelle, da riorganizzare all’occorrenza - in base alle situazioni, ai comportamenti e all’umore - per riuscire in pochi secondi a shiftare da un colore all’altro. È così che il camaleonte cambia vestito, secondo uno studio condotto da un team di scienziati svizzeri che su “Nature Communications” descrivono i segreti del guardaroba multicolor del rettile più trasformista del pianeta. Se finora infatti era noto il meccanismo che gli permetteva di passare da una tinta scura all’altra, restava ancora misterioso il fenomeno che consente all’animale di virare fra nuance vivaci.

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Il centro di recupero delle tartarughe marine ti aspetta. DOVE SIAMO L’accesso al pubblico è: Lato mare: dal cancello a lato della ciclabile fra i bagni 42 e 44 Lato monte: via Torino 7/a, zona Terme di Riccione

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Puoi raggiungere il Centro Adria Ospedale delle Tartarughe. Da Riccione e Rimini: Autobus 11 (capolinea Riccione Terme) e 125, fermata Terme Da Cattolica e Misano: Autobus 125, fermata Terme

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Storie di Paola Zuccolotto

Laurie Marker: la donna che sussurra ai ghepardi

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l 2015 segna una tappa importante per il Cheetah Conservation Fund (CCF): 25 anni dalla sua fondazione e per festeggiare questo anniversario la Dott.ssa Laurie Marker ha organizzato un tour mondiale che ha toccato anche il nostro paese con tre date. Questo intenso tour porterà, ce lo auguriamo, ad una maggiore sensibilizzazione sul problema del ghepardo e della sua continua lotta contro l’estinzione. Il titolo scelto per le conferenze italiane è breve, semplice ma pone un quesito fondamentale: “e se perdes-

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simo i ghepardi?” In 25 anni di attività il CCF ha fatto davvero molto per la salvaguardia di questo predatore, sia sul campo in Africa, sia a livello internazionale, ma la lotta non è ancora terminata e ogni giorno si pongono nuovi obiettivi e nuove sfide. Per chi ancora non conoscesse il centro e fosse mosso anche solo dalla semplice curiosità, ripercorriamo la storia del Cheetah Conservation Fund. Nasce nel 1990 quando la Dott.ssa Laurie Marker, biologa americana impegnata in prima linea già dal lontano

1974 nella cura e tutela dei ghepardi, decide di fondare un’organizzazione no-profit per la salvaguardia e reintroduzione nel proprio habitat di questi splendidi felini. Dagli Stati Uniti decide quindi di trasferirsi in Namibia, paese nel quale vive (e sopravvive) la comunità più numerosa di ghepardi al mondo. Vende tutto quanto possiede e acquista ettari di terreno sui quali sorgerà la struttura. Il quartier generale del CCF sorge a circa 45 km ad est di Otjiwarongo, nella parte settentrionale del paese.


La biologa è stata nominata “eroe per il pianeta” dalla rivista Time: è la massima esperta di ghepardi

al mondo ha dedicato tutta la sua vita per la difesa e tutela del felino più veloce del mondo

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Laurie Marker con il ghepardo Chewbaaka ambasciatore del CCF

Website: www.cheetah.org FB Cheetah Conservation Fund Per donazioni, informazioni e volontariato: bvonhone@cheetah.org anche da associazioni ed enti di vario genere che, per un fine comune, optano per una sorta di “sponsorizzazione”. Negli Stati Uniti, in Canada, Regno Unito, Belgio sono attive le diverse “filiali” del CCF, ma in molti altri paesi operano alcune associazioni e gruppi di sostegno che si fanno promotori della causa provvedendo sul proprio territorio alla divulgazione di informazioni nonché all’organizzazione di eventi per la raccolta di fondi destinati ai ghepardi dell’Africa. Le iniziative per la raccolta fondi sono eventi di varia natura: da una semplice cena fra sostenitori ed amici, ad una serata di informazione con © SuziEszterhas

© StephanieCunnigham

Oggi il CCF è certamente l’organo più prestigioso al mondo per quanto concerne la ricerca, conservazione, salvaguardia, e reintroduzione del ghepardo nel proprio ambiente naturale. Durante gli anni di attività, il centro ha sviluppato numerosi progetti orientati al benessere dei felini ma non solo. Grande attenzione è dedicata anche a tutto quanto ruota intorno alla vita del ghepardo: gli allevatori africani che vivono e lavorano nella regione vengono educati e direttamente supportati dal CCF perché si raggiunga e stabilisca una convivenza pacifica fra uomo-greggi-ghepardo (progetto “cani da pastore dell’Anatolia”, allevati al centro ed affidati alle famiglie di allevatori per proteggere il bestiame - ad oggi sono stati affidati circa 600 cani), le risorse naturali del territorio vengono utilizzate per produrre nuove risorse (come il Progetto “Bushblok”, tronchetti di erba e sterpaglia del bush pressate e utilizzate come combustibile naturale al pari della legna da ardere). E’ di nuova costruzione anche un caseificio che produce formaggi e gelati a base di latte caprino. Il CCF opera attivamente anche nel settore della ricerca scientifica e genetica dei ghepardi: gli esemplari che arrivano al Centro, reduci da attacchi da parte dei bracconieri, oppure cuccioli rimasti orfani e ancora ghepardi feriti, vengono sottoposti ad analisi complete per verificarne lo stato di salute, ricevono le cure adeguate per una pronta reintroduzione nell’am-

biente (quando possibile) e per ogni individuo vengono prelevati campioni di DNA per l’elaborazione di database, nei quali verranno riportate dettagliatamente tutte le informazioni su ciascun esemplare. Il Centro, per questa ed altre attività, collabora con numerose fondazioni, centri di recupero, zoo e parchi naturali dislocati in tutto il mondo: regolarmente viene redatto lo Studbook, un vero e proprio manuale riportante i dati censiti a livello mondiale sullo stato generale di salute e sviluppo dei ghepardi, sia quelli in cattività sia quelli ancora allo stato libero. Il CCF, come indicato in principio, è un’organizzazione no-profit che sovvenziona quindi le proprie attività tramite donazioni volontarie, donazioni che in gran parte arrivano da privati che sostengono la causa ma


Il Cheetah Conservation Fund è in grado di autofinanziarsi anche con progetti come quello dei “bushblok” energetici e del caseificio che lavora il latte delle capre dei pastori namibiani

proiezioni di foto e filmati, oppure come successo a Chicago, Phoenix e altre città americane, con una maratona “Run For The Cheetah” a sostegno dei ghepardi, e ancora con l’organizzazione di concerti come il prossimo evento che si terrà a inizio marzo a Felton, California. LA STORIA di LAURIE Fin dal 1991 (anno di fondazione del CCF) Laurie ha guidato la sua organizzazione per la conservazione dai primi, modesti inizi in una piccola fattoria della Namibia rurale, fino a renderla un modello unico di conservazione per questi predatori. Fin dai primi giorni, non avendo nessuno da cui apprendere e a cui appoggiarsi, Laurie fu innovativa nei primi programmi e nel suo impegno. Ha dato il proprio contributo con informazioni essenziali sullo stato di salute, la riproduzione, la mortalità, l’evoluzione e la genetica, basandosi sulle sue esperienze biomediche effettuate su tutti i ghepardi che sono stati esaminati dal CCF (circa 880 a tutt’oggi). Questo volume impressionante di dati, raccolti nel corso di un ventennio, si è dimostrato di immenso valore sia per la gestione di ghepardi allo stato brado che per quelli in cattività. Gli sforzi di Laurie per unificare una nazione, un continente, e infine tutto il mondo per salvare il ghepardo sono stati imponenti. In qualità di Presidente dell’ Associazione per le Conservancy della Namibia, Laurie ha utlizzato l’educazione e la collaborazione con gli al-

levatori locali e i proprietari di terre agricole per creare migliaia di acri di terreni confinanti dove i ghepardi possono circolare in sicurezza. Ha potuto constatare che attuando innovative tecniche di gestione degli allevamenti e della fauna selvatica, i ghepardi, la popolazione ed il bestiame possono convivere pacificamente con reciproci vantaggi. Laurie ha collaborato a livello internazionale con scienziati, funzionari del governo e molte comunità per sensibilizzare e sviluppare politiche e prassi che potessero collegare

l’economia dei proprietari di fondi del paese del ghepardo ai consumatori e agli operatori commerciali internazionali. Il suo modello ha avuto un tale successo, che si sta realizzando anche in altre zone dell’Africa: la Marker ha infatti fornito la propria assistenza ai paesi che hanno sviluppato programmi di tutela, difesa e conservazione del ghepardo anche in nazioni come il Sud Africa, Botswana, Zimbabwe, Algeria, Iran e fornendo il suo sostegno ad una base di ricerche su campo che si trova in Kenya.

I GHEPARDI AMBASCIATORI DEL CCF Chewbaaka è stato per molti anni l’ambasciatore ufficiale del Cheetah Conservation Fund: rimasto orfano e soccorso quando aveva pochi giorni è cresciuto accanto alla Dott.ssa Marker, passeggiando con lei nel bush, ed affiancandola negli incontri ed eventi ufficiali nel Centro. La sua scomparsa, nell’aprile del 2011, ha lasciato un vuoto profondo nel cuore di Laurie e di tutte le persone che hanno avuto la straordinaria opportunità di conoscerlo. “B2” (foto sotto) è l’ultimo orfano arrivato al Centro circa sette mesi fa. Sarà forse lui un giorno a portare nel mondo il messaggio della Dott.ssa Marker? Chissà…

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Diritti & doveri di Monica G. Gnocchi Avvocato del Foro di Milano mggnocchi@fastwebnet.it

Il risarcimento del danno cagionato da animali

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Il brocardo latino "ubi commoda, ibi et incommoda" è espressione di un principio risalente al diritto romano (ma di origini ancora più antiche), secondo il quale chi trae vantaggio da una determinata situazione deve poi sopportarne anche i connessi svantaggi, e introduce bene l’argomento della responsabilità risarcitoria per i danni cagionati dagli animali. Tale forma di responsabilità si trova disciplinata nel nostro ordinamento all’art. 2052 del codice civile, che testualmente prevede quanto segue: «Il

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proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso è responsabile dei danni cagionati dall’animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito». Va subito chiarito, quindi, che proprio in applicazione del principio su richiamato, la norma in questione risponde all’esigenza sociale di far sopportare i danni procurati dagli animali a coloro che dagli animali medesimi ricevano un vantaggio, in ragione del rapporto di

fatto intercorrente. Così i soggetti a cui l’art. 2052 del codice civile attribuisce la responsabilità risarcitoria sono il proprietario dell’animale o colui che se ne “serva”, per il tempo in cui lo ha in “uso”, cioè coloro che, in virtù del rapporto di proprietà o di utilizzo, siano i beneficiari dei vantaggi derivanti dalla relazione con l’animale stesso. Recenti pronunce hanno ben chiarito come “chi si serve dell’animale” è «colui che, col consenso del proprietario, ed anche in virtù di un rapporto di mero fatto, usa l’animale per soddisfare un


interesse autonomo, anche non coincidente con quello del proprietario» e che il solo affidamento per ragioni di custodia o cura non determina uno spostamento della responsabilità, in quanto “siffatto affidamento non viene ad implicare il diritto di «uso»” (così Tribunale di Roma, sentenza 14 giugno 2013, n. 13126, richiamando Corte di Cassazione, sentenza n. 16023 del 2010). Con la precisazione che, se l’animale sia in comproprietà o in uso tra più soggetti, questi sono tutti tenuti a rispondere in solido nei confronti del danneggiato, in applicazione dell’art. 2055 del codice civile. Si è discusso a lungo in dottrina e giurisprudenza sulla natura della responsabilità in questione. Gli orientamenti tradizionali ritenevano che il presupposto teorico dell’obbligo risarcitorio andasse ricercato nella violazione del dovere di custodia e del conseguente potere-dovere di controllo e vigilanza sull’animale, incombente sul proprietario o sull’utilizzatore. Gli interpreti supponevano, dunque, che la norma contemplasse una presunzione di colpa (in vigilando o in custodiendo), consistente nella mancata adozione della diligenza normalmente adeguata in relazione alla natura dell’animale.

Oggi la giurisprudenza è consolidata e pacifica nell’affermare che la disposizione normativa in esame configura piuttosto una vera e propria ipotesi di responsabilità oggettiva, che opera anche qualora non possa attribuirsi alcuna colpa a carico del proprietario o di chi ha in uso l’animale. Come ben evidenziato dalla giurisprudenza di legittimità e di merito, infatti, l’obbligo risarcitorio per i danni cagionati dal comportamento dell’animale “sorge invero per effetto della mera relazione (di proprietà o uso) tra la persona e l’animale, ed indipendentemente da una qualsiasi condotta, anche omissiva, inerente alla custodia dell’animale” (così, da ultimo, Tribunale di Trento, Sentenza 25 settembre 2014, n. 988). Con la conseguenza che il proprietario o l’utilizzatore, per liberarsi della responsabilità attribuitagli dall’art. 2052 codice civile, dovrà provare non già di essere esente da colpa, ciò che non rileva, bensì l’esistenza di un fattore, estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere il nesso causale tra il comportamento dell’animale e il danno concretamente verificatosi, ovvero dovrà dare prova del cosiddetto «caso fortuito», ossia della verificazione di un “evento impreve-

dibile, inevitabile e assolutamente eccezionale” (così, tra le tante sentenze, Corte di Cassazione, Sentenza 22 marzo 2013, n. 7260; Corte di Cassazione, Sentenza 15 aprile 2010, n. 9037). Dunque, il fatto che il proprietario sia stato diligente non esclude la sua responsabilità per il danno cagionato dall’animale (Corte di Cassazione, Sentenza 22 marzo 2013, n. 7260). Può avere rilevanza, invece, la condotta colposa del danneggiato: quando configuri un comportamento imprudente idoneo a interrompere il nesso causale o abbia avuto efficacia causale nella produzione del danno, il fatto colposo del danneggiato presenta i caratteri della imprevedibilità, inevitabilità e assoluta eccezionalità, tipici del caso fortuito, e incide sulla responsabilità risarcitoria del proprietario o dell’utilizzatore, limitandola o escludendola, non potendo egli essere chiamato a rispondere anche di fatti incautamente posti in essere da terzi. Una piccola rassegna di recenti pronunce giurisprudenziali sarà utile a spiegare meglio cosa implichi la responsabilità oggettiva illustrata, nell’applicazione pratica della norma esame. Le corti di merito hanno chiarito, ad esempio, quanto segue: - la presenza di cartelli con la scritta “attenti al cane” non è di per sé idonea a esonerare il proprietario dall’obbligo risarcitorio;

Una bella immagine di Monica in compagnia di Obelix della Leia

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- nella condotta tenuta dal danneggiato, consistita nell’appoggiarsi al cancello attraverso il quale egli abbia ricevuto il morso di un cane, non è ravvisabile un comportamento imprudente da parte del danneggiato stesso, idoneo a interrompere o attenuare il nesso casuale; - ricorre la responsabilità risarcitoria del proprietario dell’animale e non è sussistente un concorso di colpa della madre di un bambino morso da un cane, qualora la madre abbia non abbia tenuto il bimbo in braccio ma solo per mano, accanto a sé; - non è sufficiente tenere l’animale in luogo privato e recintato ma tale luogo deve essere idoneo a prevenirne la fuga (nel caso di specie, era stato provato come i cani, i quali avevano cagionato il danno, fossero in grado di superare la rete di recinzione con un semplice balzo); - le api appartenenti a un apicoltore, che attraverso il loro utilizzo svolge un’attività economicamente rilevante, non sono “animali selvatici” ed è dunque applicabile la disciplina di cui all’art. 2052 codice civile; - quand’anche un cane sia legato ad una catena, non può reputarsi circostanza imponderabile ed imprevedibile l’eventualità che una persona si avvicini allo stesso, sia pure inavvertitamente, a una distanza tale da consentire al cane medesimo di raggiungere la persona e di azzannarla; - cercare di strappare il proprio cane che viene sballottato da altro cane ed essere conseguentemente morso dal secondo non configura un caso fortuito, trattandosi piuttosto di una condotta posta in essere per cercare di rimediare a una situazione determinata da un difetto di controllo dell’animale; - il comportamento cosciente e volontario di introdursi nell’area del parco riservata ai cani, giocare col proprio cane, intrattenere simultaneamente una conversazione con altra persona costituisce una violazione del dovere di attenzione che è giusto esigere da una persona che si trova in un luogo riservato a cani, è proprietaria essa stessa di un cane (e quindi conosce le dinamiche proprie di cani normalmente tenuti chiusi in appartamenti e poi lasciati li-

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beri in un recinto) e sta giocando con un cane lanciandogli una pallina, talché il fatto colposo del danneggiato che è da ritenere unica causa del danno e integra un caso fortuito. La responsabilità risarcitoria ora esaminata ha un ambito di applicazione molto ampio, considerato che tutti gli animali rientrano nell’art. 2052 del codice civile, domestici o randagi o feroci, vertebrati o invertebrati, siano essi sotto la nostra diretta custodia o anche nel caso di loro smarrimento o fuga. Unica eccezione è il caso del danno cagionato dalla fauna selvatica, che, in forza delle disposizioni normative vigenti, appartiene alla categoria dei beni patrimoniali indisponibili dello Stato. Secondo la Suprema Corte di Cassazione, infatti, il danno cagionato dalla fauna selvatica non è risarcibile in base all’art. 2052 del codice civile, inapplicabile per la natura stessa degli animali, ma solo alla stregua dei principi generali sanciti dall’art. 2043 del codice civile (tra le pronunce più recenti: Corte di Cassazione, sentenza 24 aprile 2014, n. 9276). Il danneggiato dovrà, quindi, dimostrare che il danno subito sia stato conseguenza della condotta colposa o negligente ascrivibile all’ente pubblico al quale siano concretamente affidati i poteri di gestione e controllo del territorio sul quale si trovi l’animale selvatico che abbia cagionato il danno.

Esempio tipico è rinvenibile nel danno prodotto da un animale selvatico, che attraversi improvvisamente la strada, causando un incidente. A tale riguardo va precisato che sarà necessario dimostrare che l’ente non abbia tenuto il comportamento richiesto dalla legge o imposto dagli obblighi scaturenti dalla normale diligenza e cautela. Costituiscono esempi di condotta omissiva imputabile all’ente la mancata apposizione della segnaletica prescritta in caso di fauna selvatica libera, la presenza anomala e incontrollata di molti animali selvatici sul posto, l’esistenza di fonti incontrollate di richiamo della selvaggina verso la sede stradale, la mancata adozione di tecniche di captazione degli animali verso le aree boscose e lontane da strade e agglomerati urbani. Va da sé che il danneggiato dovrà comunque dimostrare di avere tenuto una condotta prudente. In conclusione, non vi è dubbio che i nostri amici animali siano fonte di benessere per tutti noi che ci avvantaggiamo della loro presenza ma costituiscono anche innegabilmente una grande responsabilità sotto ogni profilo ed è necessario, dunque, prestare sempre la massima attenzione per cercare di evitare, o per contenere il più possibile, le eventuali conseguenze negative derivanti dal loro comportamento istintivo.


Il Cheetah Conservation Fund opera per salvare il mammifero più veloce del Pianeta

Visita i GHEPARDI del CCF

Otjiwarongo, Namibia

P.O. Box 1755 Otjiwarongo, Namibia Tel.: +264 (0) 67 306225 Fax: +264 (0) 67 306247 ccfinfo@iway.na www.cheetah.org Per prenotare le attività spedisci una mail a visit@ccfnamibia.org

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Modi di dire di Rachele Sebastianelli

Perche si dice... I proverbi con gli animali Una rondine non fa Primavera Proverbio inteso a evidenziare che l'insolito apparire di una rondine in cielo assai prima dell'inizio della buona stagione non deve far credere che sia arrivata sicuramente la primavera. Tale proverbio può essere riferito anche al miglioramento troppo improvviso di una situazione che richiederebbe invece ulteriore tempo per essere sicuramente risolta.

Non c’è trippa per gatti Significa che non c’è alcuna possibilità di ottenere ciò che si chiede. Un aneddoto narra che, a Nathan, neoeletto sindaco di Roma a venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Nathan lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce “frattaglie per gatti”, chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento.

Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che d’allora in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso di topi non dovessero trovarne, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco “Nun c’è trippa pe’ gatti”.

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Fare come la volpe con l’uva Si dice di chi disprezza ciò che vorrebbe avere ma che non può ottenere, con riferimento alla nota favola di Esopo. Esopo scrive: “Una volpe affamata, come vide dei grappoli d’uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: «Sono acerbi.» Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.” Come molte altre favole di Esopo, La volpe e l’uva potrebbe essere stata ripresa da fonti precedenti o dalla tradizione orale. Immagini simili si trovano in altre culture; per esempio, un proverbio persiano dice: il gatto che non può raggiungere la carne dice che ha un cattivo odore.

Ecco fatto il becco all’oca Sostituito a volte con "ecco fatte le corna al Podestà" è un detto che risale alla Firenze rinascimentale. Veniva proferito quando qualcuno gabbava il Potere (Podestà e gabellieri, per essere riusciti a non pagar delle tasse, o per essere usciti indenni da un processo). L’oca era in realtà un’aquila scolpita, esposta fuori dal Palazzo del Bargello di Firenze.

Lupus in fabula Locuzione latina; propriamente ‘il lupo nella favola’. E’ un’espressione proverbiale che si usa quando si tronca il discorso al sopraggiungere della persona di cui si stava parlando. Più in generale, si usa per sottolineare l’improvvisa comparsa della persona della quale si stava parlando. Sembra che derivi da un’antica leggenda secondo la quale chi avesse guardato negli occhi un lupo sarebbe diventato improvvisamente muto; un’altra spiegazione è la fa derivare invece dalla capacità leggendaria che avrebbero il lupo e altri animali di comparire se nominati.

Fare lo struzzo Si dice di chi finge di ignorare una situazione difficile che invece dovrebbe affrontare. Deriva dalla credenza popolare che lo struzzo, di fronte al pericolo, nasconda la testa nella sabbia piuttosto che fuggire o tentare di far fronte alla situazione.

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Attività di Katia Cereda dell'Over the Top Aglity Team

Centro Cinofilo "Over the Top": l'educazione passa per il divertimento

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l Centro Cinofilo Over The Top Agility Team A.S.D. nasce nei primi mesi del 2013 dall’idea di alcuni soci, nonché appassionati cinofili, di creare un centro dove, grazie ad istruttori qualificati si possa educare il proprio cane rigorosamente divertendosi con lui. Dalla nascita del Centro, sono stati attivati corsi di disciplina sportiva cinofila quali: agility, disc dog, rally obidience e mobility dog, dove i soci partecipanti iniziano divertendosi a mano a mano che scoprono questo nuovo vivere col proprio amico a quattro zampe. In contemporanea funzionano corsi di addestramento all’obbedienza di base ed all’educazione del cane tenuti da addestratori esperti, in possesso di patentino CSEN e APNEC. Sono inoltre attivi corsi di puppy class per cuccioli dai 3 ai 6 mesi.

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Il Centro Over The Top Agility Team è riconosciuto CSEN dal settembre 2014. L’addestramento del vostro amico a 4 zampe consente una buona gestione e convivenza con lui! LE NOSTRE ATTIVITà Presso il nostro centro cinofilo vengono svolte diverse attività spor-

tive con il proprio cane come l’educazione di base, puppy class, Agility Dog, Mobility Dog, Disc Dog, Obedience, Consulenze per problemi Comportamentali e classi di socializzazione. Sono aperti a qualunque tipo di cane, di razza e non, cucciolo e adulto, senza distinzioni. Il lavoro praticato con il proprio cane è un lavoro svolto solo ed esclusivamente con il metodo gentile e il rinforzo positivo, un giochino preferito e i bocconi non devono mai mancare! I nostri istruttori Katia Cereda Si occupa della puppy class, educazione di base e risoluzione di problemi comportamentali. Istruzione e formazione nel campo della cinofila Dal 2005 al 2006 – SCUOLA CINO-


FILA VIRIDEA - Conseguito titolo di educatore/istruttore di base Ottobre 2006 – SCUOLA CINOFILA VIRIDEA – Seminario “Attivazione Mentale nell’educazione e nel lavoro del cane” con Paolo Villani (professionista della cinofilia da moltissimi anni, ha elaborato e sviluppato un insieme di giochi che vanno sotto il nome di "Attivazione Mentale" che spingono il cane a ragionare con la propria testa e sviluppano tutte quelle doti che portano l’animale ad offrire grandissime prestazioni ed a vivere in modo sereno ed equilibrato all’interno del nucleo familiare) Ottobre 2006 – MEET THE DOG –

partecipazione allo stage “Il linguaggio del cane nella comunicazione con i suoi simili e con l’uomo” con Paolo Villani. Febbraio 2007 – SCUOLA CINOFILA VIRIDEA – corso/stage di “Puppy Class” con Eleonora Mentaschi c/o Scuola Cinofila Viridea. Dal 2006 al 2008 – M &M DOG’S TRAINERS – Corso aggiornamento educatore/istruttore con Moreno Sartori. Dal 2011 al 2012 – M & M. DOG’S TRAINERS – Aggiornamento corsi CSEN Esperienza come istruttore Dal 2008 al 2012 – Istruttore di Educazione di base presso CENTRO CINOFILO MONZESE “CORONA FERREA” – Monza (MB) Direttore Tecnico del Centro nonché istruttore d’Agility: Ezio Bertuletti Dal 2012 al 2013 – Istruttore di Educazione di base presso Allevamento “CENTRO CINOFILO AGRITURISMO CINOTECNICO BAU HOUSE”” – Monza Dal 2013 ad oggi -Istruttore di Educazione di base, problemi comportamentali e puppy Class presso il Centro Cinofilo OVER THE TOP Agility Team – Vimercate (MB)

Giuseppe Pinchetti Entra a far parte del mondo cinofilo nel lontano 2001 grazie al suo Labrador Retriver. Diventa istruttore del gruppo cinofilo lecchese dove si occupa di educazione di base e preparazione dei cani in agility. E’ responsabile, fondatore e coach dell’asd Toby Dog di Airuno (LC), e mensilmente viene presso il Nostro centro cinofilo a supervisionare i miglioramenti dei clienti seguiti da Federica in agility. Federica Negri Si occupa della preparazione di binomi all’agility. Inizia la sua attività

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nel mondo della cinofilia molto presto. Seguendo i passi di sua mamma Katia, ha iniziato come allieva a fare il corso di educazione di base prima con una segugia a pelo duro adottata dal sud Italia di nome Brenda e poi con la sua cucciola di Border Collie tricolore di nome Carrie, con la quale attualmente lavora. Successivamente con lei inzia il corso di pre agonistica c/o il Centro cinofilo Monzese Corona Ferrea (dove sua mamma era istruttore di educazione) con Ezio Bertuletti, dove rimarrà fino a Giugno 2012. Durante questi anni, Carrie passa in agonistica e arriva in 3° grado in men che si dica, con poche gare e

nonostante si tratti della prima esperienza! Da Giugno 2012 a Luglio 2013 è allieva di Christian Oggioni che diventa istruttore di agility del centro cinofilo Over The Top Agility Team dove lei lo affianca per imparare. Nel luglio 2013 partecipa agli Europei Juniores a Wichtrack in Svizzera ottenendo buoni risultati. Il 29.09.2013, prende il brevetto di PCR (proprietario cinofilo responsabile). Le viene rilasciata tessera n. 49 a CSEN Centro sportivo educativo nazionale. Nel gennaio 2013 nasce Anthea una border collie figlia di Carrie e di “The Show must go on” detto DJ. Con lei inizia a lavorare l’educazione di base e di conseguenza la preagonistica in agility. Erica Pozzali Istruttore di disc dog presso il centro. Il suo percorso nel mondo cino-

filo inizia nel 2007 con l’arrivo della sua Border Collie, Luce. Nel 2008 si inizia ad appassionare al DiscDog e da li inizia a seguire corsi, stage, seminari in giro per l’italia. Diventa giudice Skyhoundz e infine istruttore di discdog FICSS. Partecipa a numerose gare qualificandosi anche in buone posizioni.

OVER THE TOP AGILITY TEAM A.S.D. Website: www.overthetopagilityteam.it E-mail: info.overthetopagilityteam@gmail.com FB Over the Top agility team asd KATIA CEREDA 331 3210840 - FEDERICA NEGRI 345 5952090 Via per Ornago, - 20871 Vimercate (MB)

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"Cani & Bimbi in classe"

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l progetto nasce dall’esperienza maturata in questi anni con l’intento di far socializzare i più giovani con gli amici a 4zampe. Lo scopo principale del progetto è quello di sensibilizzare le persone a conoscere e di conseguenza ad attuare un comportamento idoneo, mirato alla comunicazione reciproca con i cani, in modo che tale risorsa possa essere d’ausilio per il bambino che si trova a contatto con un cane sconosciuto. Da qui la necessità di portare Fido in classe per spiegare ai bambini fin dalla tenera età ed ai loro insegnanti come il cane comunica con Noi. Il progetto prevede una serie di incontri con la partecipazione di binomi (uomo-cane), volti a: - migliorare i rapporti tra i ragazzi e gli animali che li circondano

Carrie

- aiutare ad evitare situazioni spiacevoli a causa dell’incomprensione reciproca - insegnare il rispetto per gli animali e i loro stati d’animo

Gli incontri verranno svolti presso le aule e/o le palestre delle scuole, tempo permettendo anche presso il centro cinofilo Over the Top agility team asd di Vimercate (MB).

Swami

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Fotostorie della redazione di Petherapy Lab

L'ultracentenario che salva i pinguini con i suoi maglioni

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lfred Date è l'australiano di 109 anni, dal cuore sensibile, che ha abbracciato la causa dei pinguini facendo maglioni. Anche se sembra un'idea balzana in realtà i vestitini di cotone salvaguardano i pennuti vittime delle perdite di petrolio in mare, che nel tentativo di ripulirsi potrebbero ingurgitarlo. Date ha risposto all'annuncio di una associazione animalista australiana.

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COS’È LA PET-THERAPY

IL NOSTRO TEAM

La Pet-Therapy nasce negli anni ‘60 negli USA con l’ausilio degli animali per il miglioramento dello stato di benessere, attraverso un rapporto interpersonale tra uomo ed animale con effetti psico-emozionali. Può essere definita come un intervento assistenziale e coterapeutico che consiste in una serie di sedute finalizzate a migliorare, attraverso specifici stimoli, il benessere della persona mediante la relazione uomo-animale coadiuvando le terapie normalmente effettuate per il tipo di patologia considerato.

DIEGO e COCCO, CONIGLI ARIETE NANO bianco

ZANNA, METICCIO femmina, proveniente da canile e RECUPERATA alla pet-therapy

ATTIVITà E PROGETTI

CONTATTI

I progetti che Petherapy Lab sta sviluppando si differenziano per target di riferimento, obiettivi e finalità da raggiungere, metodologie attuative e tempistiche di svoglimento.  PROGETTO PER ASILI NIDO L’obiettivo generale del Progetto sarà quello di favorire lo sviluppo sensoriale ed emotivo del bambino e il suo apprendimento attraverso la conoscenza degli animali e l’interazione con essi  PROGETTO DI EDUCAZIONE NELLE SCUOLE Il Progetto “Scuoladinzolando” ha l’ambizione di creare nelle nuove generazioni l’educazione agli Animali favorendo l’interazione bambino/animale e la presa di coscienza delle diversità.  PROGETTO PER SOGGETTI ALLETTATI Le terapie assistite dall’Animale (TAA) sono interventi finalizzati al raggiungimento di obiettivi specifici predefiniti, all’interno dei quali l’Animale che risponde a determinati requisiti risulta essere parte integrante del trattamento.

www.petherapylab.com

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@petherapylab

Petherapylab

+39 334 2783245

+39 342 3793402

PAOLA, operatrice di pet-therapy e marlene, labrador di 7 anni

MARCO, 43 educatore cinofilo


Storie di Bruno Dettoni foto di Loredana Gaggino

Gustavo & Romeo… una fiaba vera

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Era una gelida notte d’inverno sulle Alpi, una spessa coltre bianca brillava sotto i raggi di un’enorme luna. Il freddo era intenso e il silenzio assoluto; il villaggio in fondo alla vallata sembrava deserto, solo il fumo dei camini testimoniava la presenza umana, diffondendo nell’aria il tipico aroma del legno di larice. Il cervo, un imponente maschio adulto, uscì dal bosco fiutando l’aria in cerca di cibo. L’inverno era molto rigido ed il manto nevoso aveva coperto ogni cosa; trovare del cibo con cui sopravvivere era ormai molto difficile. Il cervo sapeva che vicino al villaggio sarebbe stato più facile trovare qualcosa, ma sapeva anche che sarebbe stato pericoloso, il suo istinto glielo diceva! Nonostante tutto, la fame ebbe il sopravvento e guardingo, cominciò a scendere verso una baita isolata. Il pastore si era da poco assopito; sul tavolo della piccola baita i

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resti del suo frugale pasto: un po’ di formaggio, del pane, pezzetti di mela e naturalmente, bottiglie di vino…alcune piene, altre vuote, vecchie compagne per combattere la solitudine dei lunghi inverni montani.

Improvvisamente un rumore nel fienile lo svegliò, restò un attimo in ascolto, ma sentì solo il sibilo del vento sulla distesa nevosa, per cui si riappisolò cullato dal tepore della stufa a legna.


Al mattino il pastore si alzava all’alba per accudire le sue mucche e quel giorno non fece eccezione. Quando entrò nel fienile il cervo era li! I due si guardarono per qualche istante immobili senza potersi parlare, ma capirono di potersi fidare l’uno dell’altro. Il pastore uscì e tornò poco dopo con qualche mela, due carote, un po’ di farina…tutte cose che il cervo dimostrò di gradire. Fu così che i due, diventati giorno dopo giorno amici, si fecero compagnia per superare il lungo inverno. Dopo qualche tempo la neve cominciò a sciogliersi, i torrenti a scrosciare e nell’aria si intuiva un sentore di primavera. Una mattina quando il pastore si recò come d’abitudine al fienile, lo trovò vuoto: il cervo se n’era andato, il pastore era di nuovo solo. Mentre il pensiero viaggiava sulle ali del ricordo lo sguardo gli cadde in un angolo vicino ad una grossa trave. Con grande stupore realizzò che il cervo, prima di abbandonarlo, aveva voluto lasciargli un ricordo: il suo imponente palco che come sempre, in primavera si stacca per fare posto alle nuove corna. Qualcuno potrà credere che il palco sia caduto in quell’angolo per mera casualità, ma il pastore non ebbe alcun dubbio sul fatto che il cervo l’avesse lasciato per lui. Raccolse il palco e mentre lo stringeva tra le mani, nel-

la voce del vento che scendeva dalle montagne, gli parve di udire: “tornerò“. Passarono le stagioni: l’estate, la breve estate alpina, stagione nella quale le mandrie e le greggi salgono ai pascoli alti; l’autunno con i suoi colori, quando i larici tingono d’oro la montagna e nelle vallate risuonano i bramiti dei cervi in amore. Il pastore pensava spesso al cervo. Quando era in alpeggio scrutava verso il basso, verso le foreste di abeti e faggi, sperando di scorgerlo. In autunno il pastore era invece preoc-

cupato, per l’imminente apertura della stagione della caccia. Con l’inizio di novembre venne la prima neve, solo una spolverata di bianco come zucchero a velo, ma del cervo nessuna traccia. A volte il pastore era convinto di aver visto il suo amico, in cima alla vallata al limitare del bosco, allora usciva dalla baita … ma era solo un’illusione. Cominciò a pensare che non l’avrebbe più rivisto. Una sera all’inizio di dicembre, la neve cominciò a scendere fitta, coprendo tutto con il suo manto candido. Il pastore si chiuse in casa e mise il paiolo della polenta sulla stufa. Sapeva che la bufera di neve sa rebbe durata a lungo. Un colpo alla porta, lo fese trasalire…chi poteva essere con quel tempo? Aprì e si trovò davanti i grandi occhi del cervo che lo fissavano…era tornato!! Ancora una volta, i due amici passarono l’inverno insieme. Ora, voi che leggete, penserete che questa sia una fiaba, ma non è così! Questa che vi abbiamo raccontato, è la storia vera del cervo Gustavo e del pastore Romeo che a Trasquera (Val Divedro) in Ossola, da ormai due inverni vivono insieme. Forse a volte le favole diventano realtà, o forse è la realtà che a volte sembra una fiaba.

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Attività di Paola Zapparoli operatrice di pet-therapy

Un anno di Interventi assistiti con gli animali, un anno di gioia profonda.

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i chiamo Paola e da tre anni mi dedico agli Interventi Assistiti con gli Animali. Il mio lavoro precedente era in ambito socio-assistenziale, ma dopo il corso di Coadiutore dell’animale ho puntato la rotta della mia professionalità verso l’interazione tra persona e animale. La formazione è stata lunga, impegnativa e complessa. Dovendo creare un setting completamente positivo per le persone e per gli animali, l’impegno era davvero obbligatorio e con specifica cura. Non è stata cosa facile, ma ho portato a termine il mio corso e dopo ho iniziato a lavorare. Gli ambiti in cui ho svolto la mia attività sono stati di tipo sanitario, residenziale e infantile. Ho lavorato con anziani, disabili, normodotati e bambini. Il mio collega è stato da sempre un coniglio. Ebbene sì: collega! Così deve intendersi il coniglio Diego che con me lavora per creare un setting di benessere e accoglienza. Il coniglio Diego è anche... maestro. Ogni animale ci accompagna nella parte più sommersa del nostro inconscio: senza nulla chiedere e sen-

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za nulla forzare. La relazione è spontanea, l’empatia non ha bisogno di vedere il colore della pelle o collocarsi in una fascia di età specifica. L’adattamente è pressoché immediato, la relazione si stabilisce nel modo più semplice che ci sia: con il contatto. Il mio stato d’animo è sempre se-

reno durante l’attività. Tanto mi è dato proprio dal mio collega. La mia formazione poi mi ha dato gli strumenti per agire in modo equilibrato rispetto al mio coniglio, con schede di valutazioni che mi permettono di monitorare lo stato di reazione durante l’attività, prima e dopo. Il rispetto dell’animale inevitabilmente si diffonde attraverso l’attività alla persona che interagisce o resta passivo, ma che comunque entra in contatto. Rispetto. Questo è il principio che ho imparato ad osservare durante le attività con gli animali: da parte mia verso le persone che a me si affidano, da parte delle persone che decidono di entrare in relazione con noi. Come dicevo la formazione è importante: non si scherza con la vita di nessuno. La formazione poi continua, nel mio caso seguo le indicazioni e i consigli che provengono dal Centro Zooprofilattico delle Venezie dove persone preparate sostengono la mia progettualità, le situazioni critiche e implementano la mia professionalità


con consigli e indirizzi specifici. Non credo di aver scoperto nulla di nuovo, ma certo so che tutto l’amore e la dedizione che dedico a queste attività sta portando buoni frutti. Energia pura trasmetto e tanta pace mi ritorna. L’attenzione per la cura dell’animale, nel mio caso il coniglio è fondamentale. Anche in questo non s’improvvisa. Il coniglio è controllato da un veterinario specializzato, che testa il carattere docile e adeguato per le attività di interventi assistiti. Esso è costantemente trattato contro ogni tipo di parassita o insetto che potrebbe danneggiare lui e le persone che con lui entrano in contatto. L’igiene è fondamentale: le unghie devono essere sempre corte, i denti controllati, la pulizia deveessere frequente e specifica. Le vaccinazioni devono essere regolari. Infine l’animale è assicurato per danni che potrebbe causare alle persone. Ogni animale che diventa collega

negli interventi assistiti deve essere parte integrante dell’operatore che svolge le attività. Nella mia esperienza non potrei fare terapia assistita con il coniglio se questo non vivesse con me, nei miei spazi. E’ fondamentale conoscere bene l’animale ed esso deve conoscere

noi, poter farsi conoscere e renderci partecipi del suo linguaggio. Le mie esperienze fino ad oggi vissute sono state speciali. Con le persone disabili, che già conoscevo dal mio precedente lavoro, ho potuto cogliere sensazioni nuove, dimostrazioni di affetto innate per un coniglietto, gestire il contatto con fluidità e semplicità. Con i bambini le esperienze sono state straordinarie. I bambini sono speciali in tutte le loro manifestazioni e la simpatia per un coniglietto li fa essere ancor più tranquilli e ricettivi. Ho sempre avuto un grosso contributo e un valido appoggio dalle insegnanti che collaborando con me ed il coniglio hanno reso magici i momenti di contatto. Fa bene al cuore la relazione tra persone e animali. Diego, il suo nuovo compagno Cocco, ed io insieme alle figure di riferimento delle strutture dove andiamo a lavorare siamo felici di contribuire al benessere: nell’istante di un contatto, in una mano che si apre, in un brivido di commozione, in un sorriso che illumina, nell’abbraccio che avvolge. Profondamente grata alla vita per questo anno ci auguriamo di continuare sulla strada tracciata, per consolidare le relazioni, conoscere nuove persone, sperando di comunicare ad ognuno lo stesso tranquillo e morbido messaggio che solo i miei colleghi Cocco e Diego possono regalarci.

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Fotostorie della redazione di Petherapy Lab

Le zampette del koala Jeremy hanno commosso l'Australia

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piccolo koala Jeremy si è salvato per miracolo dall'incendio sulle Adelaide Hills, ma aveva riportato ustioni su tutte e quattro le zampe. Il koala era stato chiamato Jeremy in onore di Jertemy Sparrow, il pompiere che l'aveva salvato. Jeremy è stato curato presso la Australian Marine Wildlife Research and Rescue Organisation (AMWRRO) di Port Melbourne e ora è ritornato nel suo habitat naturale.

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Il primo Cat Cafè italiano La casa di sette mici aperta anche agli umani...

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Fotogallery della redazione di Petherapy Lab

A me gli occhi...

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ifficilmente si riesce a resistere quando un cane o un gatto decidono di guardarci con quello sguardo un po' implorante. Ancora peggio va quando gli amici a quattro zampe hanno degli occhi decisamente magnetici.

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Non fargli mancare il tuo.

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i - medico Marina Nicodemi, 31 ann

Enpa ringrazia per questo spazio.

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Rassegne di Daniela Fabietti Foto di Tiziana Niespolo

A "Quattrozampeinfiera" padrone e amico peloso sono le star

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ue giorni per divertirsi insieme, padrone e amico peloso, per giocare in acqua, correre all’aperto e imparare a conoscere lo splendido mondo animale tra divertimento, novità e tanto shopping. Tutto questo e altro ancora è Quattrozampeinfiera, il più importante evento dedicato a tutti gli amanti di cani e gatti. Sono due le grandi città che ospiteranno la grande kermesse: la prima a Napoli, il 18 e 19 aprile presso la Mostra d’Oltremare e la seconda a Milano, il 3 e 4 ottobre presso il Parco Esposizioni Novegro. I padroni potranno cimentarsi con i loro amici fedeli nelle varie attività sportive con le piscine destinate all’AquaDog tra tuffi e acrobazie ed assistere a dimostrazioni di salvataggio. Ballare nel ring della Dog Dance, esercitarsi nella DogAgility, imparare l’attività di riporto con il Retrieving, capire la disciplina dello Junior Handling, giocare con lo Scent Game e tanto altro ancora. Di tutto e di più a Quattrozampeinfiera, seconda edizione Partenopea, tanti i prodotti da acquistare direttamente dalle aziende più rinomate di mangimistica, accessori, prodotti per la salute, integratori a quelle di servizi innovativi e di tendenza. Ma non finisce qui, ampio spazio sarà dato anche al fashion nella Luxury Box, un’area cult dove scoprire le eccellenze e i lussi di ogni giorno e tutto ciò che fa tendenza.

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Per essere sempre sull’onda dei social, sarà possibile con il Pet Selfie, inviare uno scatto e diventare protagonista della pagina Facebook Quattrozampeinfiera. Non può di certo mancare il salone di bellezza dove poter far toelettare i vs cani da famosi esperti e imparare tutto sulla loro igiene. Tra le aree più attese, il Dog Carpet Show, sul quale si alterneranno spettacoli, intrattenimento e incontri con esperti. Sul carpet, oltre alla musica e al divertimento, una passerella di alcune delle razze caninine italiane riconosciute dall’Enci e la possibilità di vivere un momento di celebrità in compagnia del proprio cane! Novità di quest’anno la nuova area del Dog World con le migliori razze canine internazionali che affiancherà il Felis World, un intero padiglione dedicato al gatto e al suo mondo. L’ o c c a s i o n e perfetta per conoscere i nostri amici a quattro zampe e le loro diverse razze, preferenze e abitudini per imparare a vivere in armonia con loro.

I visitatori potranno testare l’affidabilità del proprio cane con gli esperti giudici ENCI che presenzieranno il ring dedicato al CAE1 – Cane Buon Cittadino. Insomma Quattrozampeinfiera è un evento unico nel suo genere, organizzata dalla società Tema Fiere, una fiera pensata per essere a misura di cani e gatti. L’unica manifestazione alla quale partecipare col proprio amico peloso. Per informazioni e per scaricare il Buono sconto per l'acquisto dell'ingresso visitate il sito www.quattrozampeinfiera.it


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Progetti di Rosi Goffi

"Crea una famiglia a distanza per un micio": il meraviglioso progetto di MIllevite

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illevite è una struttura che accoglie gatti recuperati, siano essi mici soccorsi, feriti o in difficoltà, come fossero neonati che necessitano di cure e allattamento con biberon. Una volta che questi mici sono stati visitati dai veterinari, curati e accuditi, restano ospiti in associazione mentre si cerca di trovare loro una casa accogliente tramite adozione diretta. Alcuni di loro invece, casi clinici più delicati o mici dal carattere poco socievole, avendo minori possibilità di adozione diventano mici “residenti”. E’ per loro che vorremmo creare una "famiglia a distanza" per farli sentire più simili a quelli che hanno avuto, o avranno, la fortuna di averne una tutta loro! Il progetto “crea una famiglia a distanza per un micio” significa sostenere il micio nella sua vita quotidiana, nelle vaccinazioni ordinarie e nella sua vita “straordinaria” in caso necessiti di cure veterinarie, terapie e esami diagnostici. Insomma chi parteciperà al progetto farà un semplice e autentico gesto d'amore!!!! ECCO IL PROGETTO IN CONCRETO… Ad ogni micio residente vorremmo creare una famiglia a distanza, formata dalle seguenti persone: 1) Genitori (mamma e/o papà) 2) Nonni (nonna e/o nonno) 3) Zii (zia e/o zio) Come in tutte le famiglie, tutti i pa-

renti contribuiscono al bene del micio, da qui la nostra scelta di creare fasce di sostegno diverse. La mamma e il papà doneranno 1 euro al giorno, per un totale di € 30 al mese. Il nonno e la nonna doneranno 3 euro alla settimana, per un totale di € 15 al mese. La zia e lo zio doneranno 1 euro alla settimana, per un totale di € 5 al mese. In questo modo ogni micio residente avrà qualcuno che pensa a loro ogni giorno, anche se a distanza. Sommando l’aiuto di tutti i famigliari, ogni micio avrà

un contributo mensile di € 50, necessario per il suo sostentamento. Verrà da noi creata una carta d’identità per ognuno di loro con la loro miglior foto e una breve descrizione della loro vita. Ogni famigliare riceverà un certificato che attesta il proprio grado di parentela e periodicamente invieremo mail ai famigliari con gli aggiornamenti del loro amato felino. In caso voleste venire a conoscere, coccolare, sbaciucchiare il vostro micio-figlioletto-nipotino, previa telefonata a Stefania, potrete venire in associazione ogni volta che lo vorrete!

ASSOCIAZIONE "MILLEVITE" Website: www.millevite.it E-mail: adozioni@millevite.it FB I Gatti di Millevite Tel. 339 - 6509967 (Stefania)

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Focus di Paola Lusso (tratto dal sito www.olikos.org)

Nutrizione e alimentazione: il puntodi vista dell'omeopata

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er chiunque abbia accolto in casa un cane o un gatto, l’argomento “alimentazione” è sempre un argomento di primaria importanza. Vorremmo tutti dare loro il meglio, quindi che cosa fare? Leggiamo l’intervento del Dr. David Bettio (veterinario omeopata, responsabile del Centro Omeopatico Veterinario OLIKOS). “Sentiamo dire da tutti i medici che il benessere passa anche attraverso l’alimentazione. Quindi cibo sano è alla base della nostra salute. Lo diceva Ippocrate e lo asseriscono i medici di tutto il mondo, supportati sia dal buon senso sia dalla ricerca scientifica. Nessun medico si sognerebbe di consigliare di mangiare ogni giorni il medesimo cibo (a meno che non vi siano dei seri problemi specifici di salute). A noi umani viene detto di nutrirci di cibi diversi e freschi, di variare affinchè si possa avere accesso alla complessità di tutti i nutritivi presenti nel cibo.

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Il cibo deve essere vario, deve essere fresco. Ma anche qui non basta, perchè il cibo non è una mera nutrizione ma anche una esperienza emotiva. Pensate al latte materno, per esempio. Nessuno si sognerebbe di ingerire cibi preconfezionati per tutta la vita, vero? A meno che non sia nelle condizioni di doverlo fare, tipo gli astronauti che per motivi logistici devono adeguarsi alla ‘solita minestra’, altrimenti ‘il salto dalla finestra’ sarebbe fatale a quelle latitudini siderali. E perché non dovrebbe essere così anche per i nostri animali? Perchè anche loro, esseri senzienti, non dovrebbero avere accesso ad una alimentazione varia e fresca? La nutrizione è un elemento fondamentale. E’ l’accesso alle sostanze nutritive plastiche e metaboliche, ma non è solo questo. E’ anche una psico-alimentazione che può aiutare i nostri animali nella loro crescita psichica, relazionale, emotiva. Quindi, se il cibo è una esperienza neuro-cognitiva, que-

sto dovrebbe essere dato nel rispetto evolutivo specie-specifico. L’idea, quindi, che esista un pet-food in grado di fornire a cani e gatti tutti i nutrienti di cui avranno bisogno durante il corso della propria esistenza è un mito, così come credere che non ci possano essere delle conseguenze date da un tale tipo di alimentazione.


Benchè io sappia che non è facile da dimostrare in modo analitico, credo che mangiare cibo di produzione industriale, equivalga a mangiarsi anche tutto il processo industriale che lo produce. E questo ha delle conseguenze importanti sulla salute dei nostri animali. Questo processo è simile a quello che ci coinvolge dal punto di vista terapeutico quando utilizziamo farmaci convenzionali. E’ il problema della omologazione e della standardizzazione. Si cerca in tutti i modi di standardizzare la diagnosi per omologare gli individui alle patologie, quando sappiamo che ci ammaliamo in modo individuale e peculiare, sappiamo ormai che il ruolo degli xenobiotici (batteri, virus, parassiti, funghi...) non è causa di malattia in se, ma sono presenti come saprofiti ed emergono quando il ‘terreno’, cioè l’individuo ne consente lo sviluppo. Così, l’industria alimentare, come quella farmaceutica, ha cercato di omologare gli individui, standardizzando formule nutrizionali valide per tutti, prediligendo una alimentazione di massa che una alimentazione personalizzata. Eppure la sensibilità e le esigenze degli individui stanno proprio andando

in senso opposto, basti pensare alla crescente richiesta di diete personalizzate, ma anche di polizze assicurative personalizzate, di programmi di ginnastica personalizzati, di piani di risparmio personalizzati, di arredi e vestiti personalizzati... insomma, l’attenzione sembra tornare all’individuo nelle sue espressioni peculiari e tipiche. Gli sforzi delle industrie alimentari del pet-food sono in qualche modo apprezzabili perché servono la necessità di avere un cibo conservabile, disponibile e comodo nell’utilizzo. Ma questo

tipo di cibo sembra fabbricato più per andare incontro alle nostre comodità di detentori di animali, più che al benessere e alla salute dei nostri cani e gatti. Recentemente sono state messe in vendita delle formulazioni di cibo secco industriale ‘per razza’, nel tentativo, goffo, di essere rispettosi almeno di qualche caratteristica che differenzia le esigenze nutritive tra un chihuahua e un pastore maremmano. Ma la sostanza non cambia. Inoltre, mangiare tutti i giorni il medesimo cibo non ha alcun signifi-

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co nutrizionale, etico ed evolutivo. Il 70% del nostro sistema immunitario risiede nell’intestino, quindi anch’esso deve andare incontro ad un training cognitivo nei confronti dei vari nutrienti. Se non ci si adopera in questo senso, il prezzo da pagare è rifiutare ogni cosa che esce dal conosciuto, dallo standard, dalla omologazione. La chiara risposta a queste considerazioni è che basta dare un pezzo di pollo ad un cane alimentato tutti i giorni a crocchette, perchè manifesti vomito o diarrea. Con questo non voglio fare una crociata contro le crocchette e il cibo inscatolato, ma affrontare la nutrizione e alimentazione con un certo senso critico, rispetto ad alcune scelte che oggi facciamo in modo quasi automatico, sia come veterinari che come proprietari di animali. Come ho precedentemente accennato la prima considerazione da fare è che il cibo non è solo un alimento, rappresenta una nutrizione. Come già diceva Ippocrate (uno dei padri della medicina) a cavallo del 400 a.C., l’alimento è in stretta relazione con il nostro stato di salute. Lo ripeto, nessun medico consiglierebbe una dieta a base di cibo inscatolato, ma tutti consigliano una dieta a base di cibo fresco, di cibo che non contiene conservanti o additivi chimici e le cui materie prime siano più sane possibile, tipo quelle provenienti da coltura o allevamento biologico e biodinamico. La nutrizione è una esperienza. Fare esperienza è conoscere. Conoscere è evolvere. Evolvere è adattamento. La nutrizione, quindi, contiene in se gli elementi essenziali come proteine, grassi, carboidrati, fibre, micro-macro elementi, vitamine etc etc, ma anche degli elementi ‘sottili’, elementi legati al modo di man-

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giare o di proporre il cibo, alle materie dalle quali derivano i cibi che utilizziamo per le nostre ricette, principi legati alla sfera emotiva, del rapporto e del rispetto dell’etogramma specie-specifico. I cani sono “carnivori opportunisti” ed hanno, perciò, sviluppato un’anatomia ed una fisiologia digestiva che consentono loro di digerire e di utilizzare una gran varietà di alimenti. Le esigenze nutritive di cane e gatto sono molteplici perciò una razione completa deve fornire: - l’energia in quantità pari a quella liberata dall’organismo animale sotto forma di calore, a quella ritenuta dall’organismo stesso nei propri tessuti nel corso dell’accrescimento o a quella trasferita nella produzione di latte o feti; - le proteine e gli eventuali aminoacidi essenziali, le sostanze minerali, le vitamine e gli acidi

grassi essenziali in quantità sufficienti a far fronte alle esigenze vitali degli animali e a quelle connesse alle produzioni Le quantità che devono essere fornite di questi principi nutritivi non sono le stesse per tutta la durata della vita dell’animale ma, ovviamente, variano anche solo considerando gli stadi fisiologici (e, a maggior ragione, se subentrano stati patologici). Il proporre e offrire il cibo al nostro animale non è un mero gesto meccanico di sopravvivenza. Contiene in sé molti altri messaggi: primo tra tutti, e più ovvio e conosciuto, il messaggio di consolidamento del rapporto tra conduttore e animale; secondo e non meno importante, ma del quale ci siamo dimenticati, è il rapporto tra animale e ambiente, il rapporto tra cibo e natura, tra l’animale e la sua esperienza del mondo attraverso il cibo. Ciò si può attuare solamente se il cibo è naturale, sano e fresco poiché è l’unico che contiene in se l’essenza vitale di tutti i suoi elementi. Capisco che attuare un piano dietetico casalingo che non è facile per tutti. Inoltre siamo indotti a dare cibo industriale perchè il messaggio che passa è solamente questo: le crocchette sono un cibo completo, sicuro, sano e bilanciato. Forse non è tutto vero, ma è certo che si può instaurare un piano dietetico sano, fresco, sicuro e bilanciato anche senza ricorrere al cibo industriale. Viviamo una vita spesso fuori casa e il tempo da dedicare al cibo rimane poco anche per noi, figuriamoci per i nostri animali. Esistono degli stratagemmi che ci posso aiutare in questo, ci sono delle piccole strategie nella preparazione del cibo che possono orientarci verso il vero benessere dei nostri cani e gatti.


Alcuni veterinari, ancora pochi per la verità, possono consigliare i proprietari di animali nella gestione completa di una dieta preparata in casa. Farsi consigliare bene è fondamentale ed evitare un ‘fai da te’ rischioso. Si imparerà quindi a somministrare carne cruda, frattaglie, verdure e ossa polpose senza entrare nel vortice della paura che un tale alimento possa essere dannoso o pericoloso per il proprio animale. In mancanza di possibilità di attuazione di una dieta casalinga, si può ricorrere al cibo confezionato (umido e secco). In questo caso consiglio di prendere un alimento confezionato le cui materie prime sono di origine biologica certificata. Prendere in considerazione il biologico è capire come cibo-ambiente-animale-uomo sono in stretto rapporto e a cascata con la salute del cittadino – quindi anche degli animali – e dell’ecosistema. Utilizzare materie prime derivanti dal colture e allevamenti biologici e biodinamici ha un ampio significato, non solo sull’impatto sanitario dei no-

stri animali, ma anche dal punto di vista ecologico, economico ed etico. Particolare attenzione va fatta alla somministrazione nella dieta di carboidrati, infatti I “carboidrati sono largamente inclusi nell’alimentazione degli animali da compagnia sia per questioni legate alla tecnologia di produzione dei mangimi sia perché rappresentano un’importante fonte energetica. Nonostante ciò non esistono dei veri e propri fabbisogni specifici per i carboidrati poiché il glucosio da questi apportato può anche essere ottenuto attraverso gli aminoacidi glucogenetici o attraverso il glicerolo derivante dai grassi” (fonte Vetpedia). Cani e gatti sono ancora dei carnivori, di conseguenza i carboidrati hanno poca rilevanza rispetto ai loro bisogni nutrizionali. Il gatto produce 1/3 dell’amilasi prodotta dal cane, quindi una dieta ricca di carboidrati, oltre che a provocare sovrappeso e obesità, può determinare gravi problemi intestinali legati a intolleranze ai cereali. Lo stomaco dei gatti è poco adatto alla digestione dei cerali.

Tra l’altro si usano cerali raffinati e non integrali bio. I danni più grossi sono oggi forniti dal cibo secco industriale che, ricco di aromi appetibili ma indigesti, ha trasformato agili carnivori in bestie sovrappeso, apatiche, depresse e avide di cibo perché disperatamente alla ricerca di vitamine, sali minerali, aminoacidi, oligoelementi, che non riescono a trovare nella ciotola quotidiana. Cereali raffinati immettendo in circolo quantità grosse di glucosio, stimolano il pancreas a rendere disponibile grandi quantità di insulina a causa dell’impennarsi della glicemia, con problemi di obesità. Va sempre ribadito che il metabolismo dei carnivori è in grado di trarre il glucosio anche dalle proteine (glucogenesi) e anche dai vegetali. Quindi: abolire mangimi ricchi di cereali dalla dieta di cani e gatti. In commercio esistono crocchette e scatolette biologiche prive di farine e cereali (grain free oppure low grain) che si adattano alle reali esigenze biofisiologiche e dell’etogramma alimentare dei cani e dei gatti”.

Centro Omeopatico Veterinario Olikos - Strada Baganzola, 140H - 43126 Parma - Tel. 0521.1744964 - Cell. 339.3497871 email: ambulatorio.olikos@gmail.com - Website: http:// olikos.org/ Skype: bettio-david - Effettua visite omeopatiche anche presso la “Clinica Veterinaria Isola Verde” in Via Marco Aurelio n. 49 a Milano

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Il gatto del mese di Diana Di Natale del Sacro e Profano Cattery

Kurilian Bobtail Long Hair: la lince che viene dal freddo

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l Kurilean o Kurilian fino a poco tempo fa era praticamente ignoto al di fuori della Russia, dove, grazie al suo buon carattere unito al suo look selvatico, gode invece di una certa popolarità, un po’ come il nostro gatto Europeo. Questa razza si è evoluta in modo naturale in totale isolamento nel lontano arcipelago delle Kurili, per lungo tempo inaccessibile base militare. Questa terra lontana ha pittoresche montagne, cascate, vulcani e sorgenti termali nutriva. Il clima

delle isole è molto aspro. In inverno ci sono gelate da -10 a -20, con bufere di neve e tempeste, e in estate la temperatura raggiunge 10-15 con nebbia. I terremoti si verificano spesso. Tuttavia, le isole furono gradualmente colonizzate dai russi ed i giapponesi, abituati a difficoltà e perdite: i gatti Bobtail apparvero lì. Questa è una razza naturale, che è vissuta in isolamento per un lungo periodo (almeno 100-150 anni) in un arcipelago di isole note come isole Kurili, tra la Russia e il Giappone.

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In Russia ci sono diversi documenti relativi ai gatti con una coda corta, che sono stati portati a casa dalle isole dai militari delle forze armate o scienziati a metà del 20° secolo. Il carattere di questi gatti li ha resi molto popolari anche senza essere conosciuto come un gatto di razza. Molte persone hanno portato questi gatti a casa dalle isole, ma storicamente in Russia non ci sono stati i club di gatto e quindi non standard di razza per guidare coloro che li hanno sollevato. In libertà, questo gatto è noto per essere sia un ottimo nuotatore, pescatore ed un eccezionale cacciatore. Si dice che non sia un problema per questo gatto pescare un pesce 5 kg o catturare una lepre in natura. Le persone che vivono a Kunashir dicono che gli orsi fuggivano via da questo gatto! Nonostante sia una razza molto affascinante, questa razza non era ben conosciuta fuori dei territori d’origine e dalla regione occidentale della Russia. Il numero dei gatti che troviamo sulle isole è molto ristretto ed è quindi considerata una rara razza di gatto.

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Le isole sono un territorio molto inospitale ed uno dei motivi della sua rarità è che in natura le femmine si riproducono una sola volta all’anno e nella cucciolata possiamo trovare soltanto 2 o 3 gattini.

è stato osservato che nelle isole un gatto rimane fedele alla sua compagna per tutta la vita. Forse questo è dovuto al fatto che essendoci pochi cuccioli, anche il numero delle femmine è molto basso.


Sono genitori molto responsabili, educano insieme i cuccioli ed entrambi si occupano dell’alimentazione, igiene. L'ORIGINE DELLA RAZZA Alla prima presentazione del Kurilian Bobtail in una mostra felina (1990) molti esperti stranieri asserirono che questi gatti russi con una coda corta erano solo un Bobtail giapponese di tipo pesante e forte. persino oggi non si può affermare che il Kurilean e il Japanese abbiano una genetica totalmente diversa. I Russi asseriscono che è probabile che il Kurilean sia la fonte originale della mutazione che ha portato il japanese ad avere la Coda corta, e la differenza è che il Japanese è una razza creata e che ha una Coda simile. In Russia non ci sono abbastanza Japanese Bobtail per portare avanti una ricerca che paragoni la conformazione genetica di queste due razze. Comunque i Kurilian sono gatti di tipo e con origini tanto che per loro è ancora previsto il noviziato nelle esposizioni. La genetica della Manx è completamente diversa dalla genetica della Kurilian. Il gene bobtailed del kurilen non ha assolutamente conseguenze dannose, al contrario del gene Manx, e ciò ha permesso questi gatti di esistere nel loro ambiente naturale e incrociarsi senza l’intervento dell’uomo per secoli. CARATTERISTICHE DELLA RAZZA Chi ha avuto la fortuna di osservare allo stato libero questa piccola lince, ha potuto ammirare la grazia con cui corre tra le rocce ed i ghiacci. Per consentirgli di sopportare il clima rigido e umido delle Kurili, la natura lo ha fornito di un folto mantello, di piedi ricchi di ciuffi di pelo che fuoriescono anche dalle orecchie, conferendogli il tipico aspetto da lince. La testa ha lineamenti arrotondati e lo sguardo è intenso con occhi dolcissimi. Le zampe posteriori, più lunghe delle anteriori, gli fanno avere una particolare andatura, leggermente inclinata in avanti. La caratteristica che lo rende inconfondibile è la cortissima coda a pompon (non più di 7-8 cm.), ben fornita di pelo, diversa e unica per ogni esemplare: nodosa, curva, storta, o a spirale.

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S

Daria, Diana e Diego: amore a prima vista

iamo Diana e Diego e l’allevamento Sacro & Profano inizia la propria attività selezionando gatti Sacri di Birmania, ma nel 2002 navigando su internet avevamo scoperto la splendida razza dei Kurilean Bobtail Long Hair. Ci ha colpito l’aspetto di piccola lince e la descrizione del carattere. Allora questa razza non era riconosciuta dalla nostra associazione e non conoscevamo nessun allevatore a cui rivolgerci per chiedere un cucciolo, così abbiamo rimandato il nostro progetto ma abbiamo continuato a seguirli e tenerci informati, finché nel 2010 troviamo la gattina dei nostri sogni: Daria. Una pallina di pelo nera e bianca.

Non è stato facile comunicare con l’allevatrice, poiché non parlava nessuna lingua se non il russo… ed ancora più difficile è stato organizzare il viaggio per andare a prendere la nostra principessa, poiché l’allevamento è proprio vicino alle Isole Kurili. Appena è arrivata a casa senza alcuna difficoltà si è inserita nel gruppo, anche se all’inizio è rimasta un pò sorpresa di vedere che i suoi nuovi amici avevano un gioco bellissimo attaccato al corpo la… CODA! Dopo qualche mese è arrivata la seconda femminuccia dalla norvegia, anche lei molto simpatica e socievole. La difficoltà più grande che abbiamo dovuto affrontare è stata trovare

dei fidanzati per le gattine. Infatti questa razza è veramente poco allevata in Europa, possiamo contare al massimo una ventina di allevamenti nel nostro continente. All’età di due anni Daria è partita per la Danimarca e Vicky per la Francia. Viky è tornata dopo un mese, Daria purtroppo è dovuta rimanere in Danimarca per sei mesi. Probabilmente gli siamo mancati, ma si è anche divertita tanto nel grande giardino della nostra amica. Nel 2012 abbiamo avuto le nostre prime due cucciolate, che sono state fantastiche sia per la bellezza che per la salute che per la facilità con cui sono cresciuti. Nessun problema per il parto, mai un raffreddore, ed a 3 settimane i piccolini già mangiavano da soli. Questi ormai ex cuccioli sono stupendi sia per carattere ma anche a livello di bellezza, tanto che due di loro sono diventati Junior Winner, i

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primi due in Europa, questo è un titolo difficilissimo da ottenere per un cucciolo ancora più difficile da guadagnare per un Kurilean. Ovviamente il loro successo è proseguito anche in età adulta collezionando tanti Best in Show in expo, e guadagnandosi un posto sul palco della mondiale a Praga, che è una competizione che conta 1500 gatti. Il nostro obbiettivo principale è avere cuccioli sani e ben socializzati,

poiché il 90% dei nostri piccoli vengono ceduti a famiglie, quindi come gatti da compagnia. A vigilare sulla loro salute c’è la Clinica Veterinaria di Monfalcone, che ci segue passo passo e ci consiglia al meglio per la loro salute. Il lavoro di socializzazione invece è tutto il nostro. I piccoli vengono manipolati dalle prime ore di vita, fanno il loro primo bagnetto intorno al mese e mezzo di età. Usano regolarmente il tiragraffi e non fanno alcun danno in casa. Il nostro più grande orgoglio è ricevere mail e foto delle nuove famiglie che ci ringraziano e sono super felici di avere un cucciolo Sacro & Profano. Siamo molto contenti di questa razza, che pur conservando un’aspetto selvatico hanno un carattere dolcissimo. Amano saltare sulle spalle e dare tante testatine e leccatine. Vivono perfettamente in appartamento, amano la compagnia di altri gatti dei cani e dei bambini. Siamo molto felici di aver scelto questa razza per la salute di ferro e l’ottimo carattere e le tante soddisfazioni che ogni giorno ci danno. Per noi allevare è un piacere da fare con il massimo della serietà e

"Tutti in posa!" MANDATECI LE FOTO DEI VOSTRI KURILIAN BOBTAIL... Gli amici di Petherapy Lab che condividono la loro vita con un Kurilian Bobtail Long Hair sono invitati a spedire le foto dei loro amici alla mail petherapylab@gmail.com. La redazione sceglierà le migliori che saranno pubblicate nel prossimo numero in una speciale fotogallery, e tutte, ma proprio tutte finiranno in un album fotografico "ad hoc" creato sul profilo FB di Petherapy Lab. con tanto sacrificio. Non è assolutamente un lavoro, anzi è un hobby costoso che dobbiamo mantenere con un lavoro normale, e consacrando ogni singolo momento libero a loro… che ci ricambiano con infinito amore.

www.sacroeprofanocattery.com info@sacroeprofanocattery.com FB: Allevamento Sacro & Profano Tel.: +393478491253 67


Relazioni di Laura Borromeo studiosa del comportamento felino

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Come gestire il rapporto tra gatti e bambini

er ogni bimbo la vita insieme al gatto può rivelarsi un’esperienza di crescita preziosa e arricchente, a patto che gli siano insegnate le modalità di convivenza con il rappresentante di una specie diversa. Sarà quindi compito dei genitori spiegare al bambino, fin dai primi mesi di vita, come approcciarsi con il micio di casa e interagire con lui, affinché la coabitazione risulti divertente per il bambino e, nel contempo, rispettosa del benessere dell’animale. Già intorno ai sette mesi, quando il bambino ha ancora qualche difficoltà a coordinare i movimenti, ma è in grado di apprendere velocemente, si può iniziare ad abituarlo al movimento dell’accarezzare che lui non conosce ancora, utiliz-

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zando un pupazzo, naturalmente peloso. Prendendogli la manina, lo si inviterà a toccare delicatamente il peluche e a ripetere più volte il movimento, accompagnandolo con la parola “coccola”, in modo che non solo il bambino, ma anche il gatto poi, sappia cosa sta accadendo. Si eviterà così al felino di subire i primi maldestri tentativi di carezza del cucciolo d’uomo e, quindi, di innervosirsi. Solo quando il bimbo avrà imparato a coordinare il movimento della mano e ad accarezzare senza tirare il pelo, si potrà farlo avvicinare al gatto, avendo creato i presupposti per un primo contatto caratterizzato da sensazioni positive. Il gatto non avrà paura del bambino e non scapperà al suo avvicinarsi e, meglio ancora, non sarà costretto ad usare

l’aggressività per tenerlo lontano. Man mano che il bambino cresce, si amplia anche la gamma dei giochi da fare col suo amico, consentendo una relazione non esclusivamente limitata al contatto, che rischierebbe di infastidire l’animale, ma improntata all’interazione piacevole e soddisfacente per entrambi. Un gioco divertente, adatto a essere insegnato anche a bimbi molto piccoli, consiste nel tirare un croccantino un po’ lontano ed osservare il gatto che lo rincorre per mangiarlo; spronandolo con l’aggiunta delle parole “cerca, cerca”, si getterà con maggior entusiasmo nella rincorsa. Le prime volte il genitore aiuterà il bambino nel lancio, fino a quando diventerà autonomo.


Oltre a ciò si può mostrargli come occultare una manciata di croccantini in giro per la casa, e questo significa regalare al felino un passatempo di grande soddisfazione per il suo istinto di cacciatore, e all’umano l’osservazione dell’atteggiamento cauto del gatto nella fase di esplorazione e perlustrazione delle stanze, fino alla scoperta dell’ambita ‘preda’. Tutto questo svilupperà nel gatto l’elaborazione di associazioni positive con la figura del bambino, visto come fonte di cibo e non di atti molesti. Una regola fondamentale da spiegare al bambino riguarda l’uso delle mani, che vanno utilizzate solo per coccolare il gatto, mai per giocare, altrimenti l’animale le scambierà per una preda, innestando un rapporto potenzialmente pericoloso di caccia. Per giocare con il suo gatto, il bambino si servirà unicamente di giochi che gli permettano di interagire tenendo le

manine lontane dalle zampe dell’animale. Sono adatti tutti i giochi simili alla struttura della “canna da pesca”: si tratta di un bastoncino cui è applicato un filo in fondo al quale è appeso un topolino, una pallina o delle piume colorate. Si può comprare nei negozi per animali, oppure costruirselo con un pizzico di spirito di iniziativa e fantasia, in compagnia di mamma e papà: un’occasione per il bambino per incominciare ad interessarsi dei bisogni del proprio animale e a occuparsi del suo benessere non solo fisico. Il bambino così potrà divertirsi nella preparazione del gioco, nell’utilizzarlo e gioire nel vedere quanto a lungo un gatto possa trastullarsi con un passatempo in armonia con la parte selvatica della sua natura. Naturalmente il genitore dovrà accertarsi che il gioco sia utilizzato in modo appropriato e non come un frustino e che il gatto non ne sia spaventato. Per questo bisogna ricordarsi che le prede fuggono sempre dal predatore e di conseguenza i giochi non dovranno essere avvicinati al gatto, ma fatti vedere a distanza mentre si allontanano così da innescare in lui l’istinto all’inseguimento. Soprattutto all’inizio i giochi con gli animali vanno sempre supervisionati. Un’altra attività istruttiva, oltre che piacevole per il bambino è invogliarlo a scoprire in casa quegli oggetti con i quali il gatto potrebbe giocare volentieri e poi verificare se effettivamente li gradisce: tutto ciò sarà utile per sviluppare la fantasia e lo spirito di osservazione del piccino. In una casa ci sono tantissime cose che un gatto può utilizzare per giocare: tappi di sughero, noccioline, castagne, pasta di piccole dimensioni, cotton fioc, palline di stagnola o di carta, i nastri dei pacchetti della pasticceria, le stringhe delle scarpe, ecc. Un’attenzione particolare meritano le scatole di cartone, uno dei giochi preferiti dai gatti e dai bambini. E’ possibile procurarsele di varie dimensioni e gratuitamente al supermercato per poi sbizzarrirsi a trasformarle

in tane con più buchi d’ingresso, oppure sovrapporne due e incollarle per costruire un castello con entrate e uscite e divertirsi a dipingerle secondo la propria fantasia. A preparazione avvenuta, per coinvolgere nel gioco il gatto basterà adescarlo con un filo o buttare nella scatola qualche pallina o topino da catturare e il divertimento sarà assicurato per tutti. Il vantaggio che deriva da questa attività ludica è quello di tenere occupato il bambino permettendogli di sfogarsi nel gioco, così da poter poi coccolare il gatto in maniera adeguata e non eccessiva. Queste piccole avventure verranno sicuramente raccontate ai compagni di scuola e agli amici, che a loro volta assimileranno una corretta modalità di rapportarsi con gli animali. Al bambino dovrà essere insegnato che il sonno del micio di casa è da rispettare soprattutto quando è piccolino, perché è nutrimento per la sua crescita, esattamente come per un bambino, che non sarebbe contento di essere svegliato mentre sta facendo un bel riposino o sta sognando beatamente nel suo lettino. Paragonando le sensazioni del bimbo a quelle del gattino, si insegna il rispetto delle necessità altrui e la capacità di mettersi nei panni degli altri, di allenare la dote dell’empatia, indispensabile per un corretto vivere sociale. In generale la vicinanza con gli animali, quindi con la natura, sviluppa una particolare sensibilità che agevola la comprensione dell’altro; la convivenza con un gatto, in particolare, è un’esperienza di crescita molto speciale.

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Alimentazione di Laura Rangoni

101 ricette per i nostri amici cani - parte 4 1) BIGOLI CON LE SARDELLE Ingredienti: 50 g di bigoli • 200 g di filetti di sarda • 1 cucchiaio di olio di girasole • 50 g di riso soffiato • 50 g di fiocchi di latte • 1 carota • 1 zucchina • 1 patata Preparazione: Tagliate a dadini piccoli la patata sbucciata, la carota e la zucchina e mettetele a bollire in mezzo litro di acqua per una mezz’oretta. Scolate le verdure e schiacciatele con i rebbi di una forchetta. Cuocete altrettanto anche la pasta, che deve risultare molto morbida e un po’ collosa, avendo cura di spezzettare i bigoli, affinché non siano troppo lunghi. Controllate accuratamente i filetti di sarda per sincerarvi che non vi sia alcuna lisca, poi fatele cuocere per un quarto d’ora in un po’ d’acqua, schiacciandoli con i rebbi di una forchetta finché non saranno disfatti. A questo punto unite il riso soffiato e lasciate che assorba il brodo di bollitura delle sardelle. Mescolate i bigoli, le verdurine e le sardelle, unite i fiocchi di latte e il cucchiaio di olio e servite tiepido.

2) Bocconcini di cavallo con risotto

3) BOCCONCINI DI TACCHINO AL GRANA CON MALLOREDDUS

Ingredienti: 180 g di polpa di cavallo • 50 g di riso • 50 g di ricotta • 1 cucchiaio di olio di girasole • 50 g di fiocchi di cereali • 1 carota • 1 zucchina • 20 g di piselli

Ingredienti: 50 g di malloreddus sardi di pasta • .180 g di petto di tacchino • 20 g di grana in scaglie • 1 cucchiaio di olio di girasole • 50 g di riso soffiato • 1 carota • 1 zucchina • 1 patata

Preparazione: Tagliate a dadini piccoli la carota e la zucchina e metteteli a bollire in mezzo litro di acqua per una mezz’oretta almeno con i piselli, freschi o surgelati. Scolate le verdure e schiacciatele con i rebbi di una forchetta. Nell’acqua di bollitura delle verdure unite il cucchiaio di olio e il riso e lasciate cuocere per circa una ventina di minuti. Sbollentate per una decina di minuti la carne di cavallo, tagliata a bocconcini piccoli, in un po’ di acqua, quindi unite i fiocchi di cereali e lasciate che assorbano il brodo di bollitura della carne. Mescolate le verdurine con il riso e i bocconcini di cavallo, mantecate con mantecate con la ricotta, che avrete ammorbidito con un cucchiaio di acqua calda, e servite tiepido.

Preparazione: Tagliate a dadini piccoli la carota, la patata sbucciata e la zucchina e metteteli a bollire in mezzo litro di acqua per una mezz’oretta almeno. Scolate le verdure e schiacciatele con i rebbi di una forchetta. Nell’acqua di bollitura delle verdurine fate cuocere altrettanto anche la pasta, che deve risultare molto morbida e un po’ collosa. Sbollentate per una decina di minuti la carne di petto di tacchino, tagliata a bocconcini piccoli, in un po’ di acqua, unite il riso soffiato e lasciate che assorba il brodo di bollitura della carne. Mescolate le verdurine con i malloreddus e i bocconcini di tacchino, condite con il cucchiaio di olio e spolverizzate il tutto con il grana in scaglie. Mescolate e servite tiepido.

Nota dell’autrice: gli ingredienti si riferiscono a due pasti, quindi la razione giornaliera, per cane di taglia media. Per cani di taglia piccola dimezzare le quantità, per cani di taglia grossa raddoppiare le quantità). omunque, consiglio di sentire il veterinario prima di sperimentare un cambio di alimentazione, che può stressare il nostro amico peloso.

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Stop al greyhound racing! Stop alla caccia coi galgo! foto di Massimo Mantovani

Associazione Pet Levrieri ONLUS

Adotta un levriero rescue, aiuta chi si batte contro lo sfruttamento dei greyhound e dei galgo Per adozioni, informazioni e donazioni: Informazioni generali: info@petlevrieri.it - Adozioni: adozioni@petlevrieri.it - Donazioni: donazioni@petlevrieri.it contatti: +39 338 9541011 - +39 345 4543054

www.petlevrieri.it

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Scuoladinzolando di Marco Sivero Educatore cinofilo

La passeggiata con il cane

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sistono alcune regole, non scritte, per passeggiare con il cane che, se rispettate possono rivelarsi una piacevole abitudine quotidiana che ci permette di mantenere in salute il nostro amico e farci riconoscere come persone civili e ripetibili. Innanzitutto ricordiamoci sempre che quando usciamo con il nostro Amico a 4 Zampe la passeggiata è la sua, quindi non strattoniamolo se si ferma ad annusare.. è davvero triste vedere proprietari che si comportano in tale modo: annusare

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è una necessità fisiologica del cane. Quali sono le dotazioni per la passeggiata? Innanzitutto la pettorina, il guinzaglio con lunghezza non superiore a 1,50 m, museruola sempre con sé e, per il rispetto di tutti, sacchetti per la raccolta delle deiezioni. Di seguito alcune regole basilari per una corretta passeggiata: a) portalo fuori spesso, con qualsiasi tempo, mantenendo gli stessi orari , per i cani che vivono in giardino la cosa non cambia, hanno gli stessi diritti e le stesse esigenze di quelli che vivono in appartamento; b) usa sempre il guinzaglio ed il collare ben allacciato c) frequenta ambienti dove i cani hanno libero accesso (ad esempio sguinzagliatoi, avendo cura di verificare prima i cani ivi presenti) d) attraversando strade frequentate da auto, tieni il guinzaglio molto corto, presta inoltre attenzione a dove lo fai camminare, capita di incontrare cocci di vetro o altro con cui potrebbe ferirsi

e) quando si ferma per sporcare, e il luogo è adatto, rimani in attesa ed evita di osservarlo; potresti condizionarlo a non sporcare in tua presenza Rapporto con la gente a) se usi guinzagli estensibili, attento a non creare impaccio ai passanti o che giri intorno alla gente avvolgendole con la fettuccia (la regola fondamentale è avere sicuro controllo dell’Animale!) b) cammina frapponendoti sempre fra lui e il traffico stradale o pedonale


ed evita che possa reagire, potrebbe nascere una zuffa incontrollabile, aspetta che il randagio si allontani poi continua la passeggiata b) se incontri un cane al guinzaglio, prima di permettere un eventuale contatto, chiedi al proprietario se il suo cane è socievole c) se sta giocando con un altro cane, interrompi se noti un crescendo nella loro eccitazione prima che il rapporto possa degenerare d) permetti sempre e comunque la socializzazione Passeggiata con il cane senza guinzaglio In questo caso la buona regola è che il cane sia abituato a camminare senza guinzaglio cosa che apprende da cucciolo nonché avere grande padronanza dell’Animale, ricordiamoci che la normativa prevede che il cane sia sempre tenuto a guinzaglio. La passeggiata è un momento di svago nonché di insegnamento, non solo per il cane.. Alla prossima. c) se esiste un muro, faglielo rasentare, frapponendoti fra lui e i passanti d) se qualche passante non cambia direzione per farti passare, fermati e aspetta che si liberi la strada e) non permettere che il cane abbai alle persone che incontra, a meno che sia necessario intimidire un malintenzionato f) non permettere il contatto con persone che manifestano paura dei cani, se vogliamo essere rispettati, dobbiamo essere i primi a rispettare g) non permettere che salti addosso a tutti, anche a persone conosciute, potresti favorire l’insorgere di cattive abitudini h) non permettere che prenda cibo da chiunque (amici o estranei) i) non farlo accarezzare da tutti, seleziona coloro che lo possono fare al fine di socializzarlo o per mantenere la socializzazione Rapporto con altri cani a) se incontri un cane libero, fallo sedere, frapponi tra lui e l’altro cane

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Professione Benessere di Daniela Mariano (operatore shiatsu certificato Apos e DBN NR A01815

La metamorfosi di Ares: da cane irruento ad aspirante operatore di pet-therapy

C

ari lettori, forse come avete intuito mi piace raccontare delle storie, oggi vorrei raccontarvi un’esperienza recente che unisce lo shiatsu alla pet therapy. Ares è un bel meticcio, nero come la pece, di quasi quattro anni, un incrocio tra un labrador e un aikita. Cane gioioso, molto gioioso, che sta frequentando la scuola per diventare cane da pet-therapy. Ha ottime potenzialità, ma, c’è un ma, è troppo irruente sia verso gli altri cani, sia verso le persone e questo aspetto per un cane che vuole diventare un buon therapist non va bene. E qui entro in gioco io o meglio lo

shiatsu; Eleonora, giovane veterinaria, la sua mamma umana, mi contatta per sapere se posso fare qualcosa per lui. A dire il vero sono un po’ dubbiosa, anche se so bene della relazione esistente tra corpo fisico ed emozionale. Nelle tavole della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) ogni organo o viscere viene collegato ad un’emozione ad esempio al Rene la paura, al Polmone la tristezza, al Fegato la rabbia e così via. Non si dice ad esempio “mi rode il fegato dalla rabbia?”. Decidiamo di provare, al primo trattamento nei primi dieci minuti, ho l’impressione che sia una mission

impossible, Ares sembra una scheggia gioiosa, ma impazzita, in effetti non so neanche io come calmarlo. Decido prima di tutto di non avere io delle aspettative,a di accettare quello che vorrà darmi, insomma metto da parte le ansie da prestazione shatzuka, mi siedo per terra e aspetto, dopo poco, mi viene vicino e lo sfioro con le dita. Ares decide di sedersi, allora inizio a toccarlo, prima accarezzandolo semplicemente, poi si accuccia e allora avendomi dato il permesso inizio a trattarlo. Dopo quasi venti minuti, davanti ad una Eleonora incredula, si addormenta e finito il trattamento si mostra molto rilassato. Decidiamo di proseguire, con un ciclo di trattamenti con cadenza settimanale, già nel corso della prima settimana, Eleonora inizia a notare dei cambiamenti, tira molto meno al guinzaglio, l’intestino, suo tallone d’Achille è decisamente migliorato.

Giornata dimostrativa SHIATSU PET 19 aprile a Milano Piazza sant’Apollonio 4 presso negozio "A 4 zampe"

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Proseguendo i suoi tempi di attenzione sono più veloci, ma questo è normale, quando gli animali iniziano a recepire che hanno un beneficio da quel tipo di pratica, vi si affidano volentieri, si rilassa più velocemente. Siccome però, il nostro obiettivo è quello di tenerlo concentrato e tranquillo anche in presenza di altri cani, inseriamo un elemento di “disturbo”: Emma, il mio cane. Naturalmente la prima volta si è scatenato abbastanza, ma a differenza del primo trattamento si è acquietato in fretta e siamo al sesto trattamento. Nel prosieguo, ora ha un atteggiamento più contenuto sia con i cani, sia con le persone, quando arrivo con Emma, si fanno le feste, ma in modo meno esagitato. Successivamente si accuccia velocemente per farsi trattare rimanendo tranquillo per circa mezz’ora. La scorsa settimana abbiamo terminato il ciclo che avevamo preventivato e con mia sorpresa anziché stendersi a terra o sul letto, si è messo nella sua cuccia. Per me ottimo segnale, perché mi ha fatta entrare nel suo territorio si è fatto trattare per più di quaranta minuti tranquillo e rilassato con Emma ai suoi piedi. Al termine si è andato a stendere con le gambe in aria e si è addormentato così profondamente da sognare

con tanto di mugolii e movimenti di zampe per almeno un quarto d’ora, poi si è svegliato ed aveva lo sguardo pacioso e rilassato. Entrambe, Eleonora ed io siamo molto contente, anche perché nelle ultime classi di addestramento ha

fatto molti progressi e notevoli migliorament: diventerà un ottimo cane da pet therapy. Questa è una delle tante applicazioni dello shiatsu, arrivederci alla prossima storia.

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Il cane del mese di Betty Manea dell'Hollywood Star Chow

Il chow chow e la leggenda della sua lingua blu

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I chow chow e una razza molto speciale, una razza con esigenze molto particolare. Non ci dobbiamo sentire attratti solo dall aspetto esteriore che e a dir pocco stupendo, in realta il chow - chow e un cane molto robusto con una muscolatura forte sotto la grande massa di pelle un carattere altre tanto forte. Non è un cane per tutti ma chi riesce a conoscerlo veramente sara per sempre innamorato ! Una leggenda narra che: "quando fu creato il mondo, a quale animale fu permesso di lambire tutti i piccoli frammenti del cielo blu che s’erano abbattuti sulla terra per lasciare il posto alle stelle? Al chow-chow - disse LiFu - che in tal modo si macchio la lingua del blu del cielo".

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Questa sarebbe la caratteristica principale della razza, la loro lingua blu-nera. Sono molte le ipotesi del origine della razza, comunque si ha chiaramente la percezione di trovare l'origine del chow-chow nell'età del bronzo dove viveva con le tribù barbariche dell'Asia centrale. Eravano usati per la caccia nel finire la preda, nella guardia nei villaggi e nella guerra. I primi chow arrivati in occidente via mare in Inghilterra erano visti come una curiosità esotica ed erano predestinati a vivere nei giardini zoologici inglesi. Il nome "chow-chow" fu dato ufficialmente a questa razza di cani in occasione di un’esposizione a Bringhton nel 1890.


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Standard della razza ASPETTO GENERALE: attivo, compatto, raccolto e soprattutto ben proporzionato, dall'aspetto leonino, fiero, dal portamento altero, con struttura solida; la coda è portata nettamente sopra il dorso. Deve sempre essere in grado di muoversi liberamente e non deve avere così tanto pelo da impedirne l’attività o causare sofferenza alle alte temperature. La lingua nero bluastra è caratteristica di razza. PROPORZIONI IMPORTANTI: la distanza dal garrese al gomito è uguale

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alla distanza dal gomito al suolo. COMPORTAMENTO E TEMPERAMENTO: cane calmo, buon guardiano. Indipendente, fedele ma riservato. TESTA REGIONE CRANIALE Cranio: piatto e largo. Stop: non pronunciato. TESTA REGIONE FACCIALE Tartufo: grosso e largo in ogni caso, nero, tranne nei soggetti crema e in quelli quasi bianchi dove è ammesso un tartufo più chiaro, così come nei blu e nei fulvi diluiti (cannella) dove è intonato al colore del mantello, (ma il nero è preferibile in ogni caso).

Muso: di lunghezza moderata, largo dagli occhi fino all'estremità (non appuntito come quello della volpe). Ben piena la regione sottorbitale. Labbra: ideale una bocca completamente nera, inclusi il palato e le labbra, con la lingua nero bluastra. Tuttavia una certa diluizione potrebbe essere presente nelle gengive dei soggetti blu e fulvi diluiti e questa diluizione potrebbe essere ancor più accentuata nei crema e nei bianchi. Mascelle/denti: denti forti e allineati, mascelle forti con una perfetta, regolare e completa chiusura a forbice,


cioè con gli incisivi superiori che strettamente si sovrappongono gli inferiori e sono impiantati perpendicolarmente alle mascelle. Occhi: scuri, di forma ovale, di media dimensione e puliti. Nei blu e nei fulvi diluiti (cannella) è ammesso un colore intonato al mantello. Occhio pulito, esente da entropion, che non deve mai essere penalizzato solo per la dimensione.

Orecchie: piccole, spesse, leggermente arrotondate all'estremità, portate erette e ben distanziate, ma inclinate ben in avanti sopra gli occhi e leggermente convergenti, che conferiscono la tipica espressione accigliata della razza. Questa espressione detta “scowl” non deve essere data dal rilassamento delle pliche della pelle della fronte. Collo: forte, massiccio, non corto, ben

inserito nelle spalle e leggermente arcuato. Di lunghezza sufficiente per permettere un portamento altero della testa al di sopra della linea dorsale. CORPO Dorso: corto, orizzontale e forte. Regione lombare: potente. Torace: largo e ben disceso, con costole ben cerchiate, ma non a botte. Coda: inserita alta e portata nettamente sul dorso. ARTI ANTERIORI Spalle: muscolose e oblique. Gomito: equidistante fra il garrese e il suolo. Avambraccio: anteriori perfettamente diritti con buona ossatura. Piedi anteriori: piccoli, rotondi, da gatto, che appoggiano proprio sulle dita. ARTI POSTERIORI Aspetto generale: visto di profilo il piede è in appiombo con l’articolazione dell’anca. Coscia: ben sviluppata. Ginocchio: poco angolato. Gamba: ben sviluppata. Metatarso: garretti ben discesi. Dal garretto in giù l’arto è diritto, non si flette mai in avanti. Piedi posteriori: piccoli, rotondi, da gatto, l'appoggio è proprio sulle dita. ANDATURA E MOVIMENTO Passo relativamente corto, la leva-

LA LEGGENDA DELLA SUA LINGUA BLU... Un'antica leggenda cinese fornisce una fantasiosa spiegazione della strana colorazione della lingua del chow chow. La leggenda racconta che un giorno un monaco si ammalò gravemente tanto da non potersi alzare dal letto per procurarsi la legna per accendere il fuoco: i suoi cani per aiutarlo, uscirono nel bosco per raccogliere dei ciocchi da ardere. Alcuni alberi della vicina foresta erano stati bruciati da un incendio e al suolo erano rimasti dei pezzi di legno carbonizzato. I cani li raccolsero e li portarono nella grotta tenendoli in bocca, così che le loro lingue da quel giorno mantennero il colore nero del legno bruciato. Un'altra leggenda spiega il bizzarro colore scuro della loro lingua: quando Buddha dipinse il cielo d'azzurro, un chow chow lo seguiva, e nel seguirlo raccoglieva con la lingua tutte le gocce di colore cadute.

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ta dei piedi posteriori non si spinge in alto, ma sembra che essi sfiorino il terreno, visto di profilo, il movimento sembra quello di un pendolo. Il suo tipico movimento a passi corti gli permette di muoversi liberamente, mai goffamente, e con una eccellente resistenza. Gli arti anteriori e posteriori si muovono in avanti su piani paralleli. I cani devono essere sempre in grado di muoversi liberamente e agevolmente senza alcun segno di fatica. MANTELLO Pelo: il pelo può essere lungo o corto. Pelo lungo: pelo abbondante, fitto, diritto ed eretto, ma non di eccessiva lunghezza. Pelo di copertura ruvido, con sottopelo soffice e lanoso. Il pelo è particolarmente fitto attorno al collo dove forma criniera o collare e sulla parte esterna e posteriore delle cosce forma "culottes". Pelo corto: corto, fitto, diritto, eretto, non piatto, di tessitura felpata. Ricordiamo che qualsiasi accorciamento artificiale del pelo che alteri il naturale profilo o l'espressione sarà penalizzato, ad eccezione dei piedi

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In Italia la razza chow chow e rapresentata dall'Associazione Nazionale Italiana del Chow Chow, nata per riunire tutti gli appasionati di questa razza meravigliosa, agli primi di anni '90 diventata anche socio collettivo del ENCI.

"Tutti in posa!" MANDATECI LE FOTO DEI VOSTRI CHOW CHOW...

che possono essere “regolati”. Colore: mantello unicolore nero, rosso, blu, fulvo diluito (cannella), crema o bianco, spesso sfumato ma non macchiato o pluricolore (la parte inferiore della coda e delle cosce è spesso di colore più chiaro). TAGLIA Altezza al garrese: Maschi: da 48 a 56 cm (19-22 inches) - Femmine: da 46 a 51 cm ( 18-20 inches).

Gli amici di Petherapy Lab che condividono la loro vita con un Chow Chow sono invitati a spedire le foto dei loro amici alla mail info@ petherapylab.com. La redazione sceglierà le migliori che saranno pubblicate nel prossimo numero in una speciale fotogallery, e tutte, ma proprio tutte finiranno in un album fotografico "ad hoc" creato sul profilo FB di Petherapy Lab.


A Budapest con Dodi e Brook. Racconto di un viaggio speciale

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mercoledì mattina, sono le 7,30 e fuori piove; la sveglia suona e… su, tutti in piedi, ci aspetta una lunga giornata di viaggio verso l’Ungheria al Campionato Mondiale, con i nostri artisti - Brook e Dodi - che, strano a dirsi, fissandoci dritti negli occhi sembrava comprendessero l’importanza dell’evento che li attendeva. Alle 8 in punto suonano alla porta e un gruppetto di amici del fan club ci hanno portato le brioche calde e un osso di bufala (rispettivamente per noi e per i nostri cagnoloni); che bello, l’affetto di chi ci dimostra stima, fiducia e coraggio ci farà affrontare questa trasferta con più spenssieratezza! Tutti pronti d augurarci "in

bocca al lupo" per la competizione al mondiale. Ore 10.00 – tutto pronto: cucce reale caricate (con relativi “campioni”) – bagagli riposti ordinatamente e... via, si parte! Ogni 2 ore ci facevamo per una piccola sosta e ad ogni autogrill i viaggiatori, fermi come noi, ci avvicinavano e chiedevano di poter fotografare le stars…. E’ sempre un’emozione! Con un po’ di ritardo approdiamo nella capitale ungherese; ci sistemiamo in hotel, piccola passeggiata, cenetta “romantica” e poi nanna (tutti assieme appassionatamente…). Allo squillo delle trombe, colazione ungherese e via, verso l’expo con la truppetta; arrivando presto, ci sia-

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mo aggiudicati un bel posto vicino al ring preposto… Incontriamo tanti amici provenienti dalle varie parti del mondo e assieme abbiamo condiviso le emozioni di quella che sarebbe stata una giornata speciale.

Tutti pronti: noi in abito elegante da gara e, loro, Dodi e Brook pettinati e profumati… Il primo a fare il suo ingresso nel ring è Dodi, appartenente alla “classe giovani” e si classifica quarto! Ultimi ritocchi a Brook e, arrivato il suo turno, in “classe libera” – 12 iscritti – l’emozione aumenta – i Giudici lo osservano attentamente e poi…. sorpresa delle sorprese, il nostro chow chow sale sul podio e conquista il primo posto! Ce l’ha fatta! E’ seguito lo spareggio per il C.A.C.I.B. e Brook conquista il “secondo maschio

della razza”. Il “primo maschio della razza si è riconfermato lo stesso esemplare dell’anno precedente, arrivato dalla Russia. Cosa dire? Eravamo felicissimi e, finalmente, il sogno è diventato realtà e il nostro Brook è diventato vice campione del mondo! Come dimenticare il ritorno in Italia: grandi silenzi, grandi ricordi, grandi emozioni… Ad attenderci a casa il resto della ciurma!

E-mail: hollywoodsstarchows@yahoo.it FB Hollywood's Star Chows

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Realtà di Giovanni Toppetti e Lucia Peritore de I Falconieri del Grifone

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Sulle ali della terapia: un mondo tutto da scoprire

l rapporto di amicizia e collaborazione tra l’uomo e gli animali si perde nella notte dei tempi. Rapporti unici che con il trascorrere dei millenni hanno solidificato queste unioni. Il cane: da sempre considerato il migliore amico dell’uomo. Unico nel suo genere, fedele compagno di avventura, indispensabile, capace di coprire diverse attitudini, che si estendono dalla difesa, alla caccia, all’utilizzo nella pastorizia e solo secondariamente ineguagliabile supporto nel soccorso e nella ricerca di persone scomparse. Il cavallo: altro esempio di fedeltà e di appurata necessita nell’esistenza dell’uomo. Compagno di vita, essenziale sino agli inizi del secolo scorso, quale mezzo di trasporto, indispensabile al fianco

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del contadino nel duro lavoro agricolo, senza tralasciare l’importanza nelle attività belliche. Vi basti pen-

sare che, nell’alto medioevo un buon cavallo da guerra, valeva un feudo. Animali con diverse caratteristiche biologiche e morfologiche, ma che maggiormente si prestano a coprire un ruolo di rilevante importanza nella pet therapy. Altre specie animali vengono utilizzate per scopi terapeutici. Naturalmente bisogna valutare ed analizzare le diverse caratteristiche comportamentali, al fine di evitare agli stessi, il sorgere di forme di stress e porre al primo posto il rispetto e il benessere degli animali utilizzati per questi scopi. Che cos’è la pet therapy? Quali sono i suoi benefici? Come interagire con le diverse specie animali e quali utilizzare? Con il nome pet-therapy si intende la terapia basata sull’interazione


uomo animale e può essere applicata su pazienti affetti da diverse patologie, con interventi mirati. Se i cani e i cavalli occupano il posto più elevato del podio nella pet therapy, altre specie animali quali: gatti,asini,coniglie e rapaci, coprono un ruolo inferiore, ma comunque utilissimo per gli scopi richiesti nella terapia. Anche un pesce rosso potrebbe risultare valido, perché in grado di trasmettere al paziente delle stimolazioni o delle emozioni che potrebbero aiutare il soggetto, ma i migliori risultati si ottengono con un contatto fisico diretto, dove si favorisce l’interazione fra paziente e animale. Le sedute in ogni caso devono essere monitorate da personale medico o paramedico che, dovrà valutare i miglioramenti e i progressi o intervenire qualora si manifestino segnali negativi legati all’emotività del paziente (ansie, paure ), o possibili allergie causate dal pelo dell’animale. Noi in qualità di falconieri e di addestratori di rapaci, da alcuni anni esercitiamo la pet therapy avvalendoci di alcuni rapaci. I nostri interventi trovano applicazione con pazienti di ogni età. Ogni seduta è a se e ci porta a valutare ogni volta le caratteristiche di idoneità del rapace da utilizzare in presenza del paziente. Alcuni pazienti sono allergici al contatto del pelo e da qui la necessità di trovare un’alternativa.

Altri soggetti mostrano però ansie o paure alla vista, anche a distanza di animali da piuma. In questi casi prima di interagire cerchiamo di instaurare un rapporto di fiducia e senza la presenza dei rapaci. Un rapporto costruito a piccoli passi evitando di creare ulteriori traumi. La pet therapy con i rapaci è ancora in fase sperimentale, forse per l’immagine negativa creata nella raffigurazione di queste specie animali. Innanzitutto è da precisare che, i

rapaci utilizzati nella falconeria moderna o alternativa, devono essere assolutamente di cattività. E’ assolutamente vietata la detenzione e l’utilizzo di animali selvatici. Molti rapaci nati in cattività ed imprintati (allevati dall’uomo), presentano un carattere mansueto e collaborativo e si prestano in modo

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ottimale ad interagire con ogni tipo di persona. Anche in questo caso è necessario però valutare alcuni aspetti importanti, con il fine di utilizzare esemplari che, presentino le migliori qualità e garantiscano maggiori sicurezze. Questa scelta viene considerata anche nella scelta del cane utilizzato per scopi terapeutici. Ad esempio un mastino napoletano, per quanto possa essere mansueto, per le sue origini e per il suo istinto, non potrà mai

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garantire le stesse caratteristiche di idoneità di un labrador. In qualità di falconieri teniamo conto delle caratteristiche morfologiche che è un aspetto importantissimo per esercitare la pet therapy. Il nostro beniamino è un gufo reale siberiano che utlizziamo nelle sedute anche collettive, insieme a rapaci di più piccole dimensioni come civette, barbagianni, piccoli allocchi: tutti risultano poco timorosi e ben predisposti ad interagire con i pazienti.

La nostra collaborazione con due centri di ragazzi diversamente abili, affetti da diverse patologie psicologiche e di autismo, ha avuto inizio quattro anni fa a Cuggiono - Magenta e da allora abbiamo portato avanti i nostri programmi al fianco di persone che necessitano di questo tipo di terapia. Ad oggi non abbiamo riscontrato risultati negativi e anche in evidente presenza di ansie da parte di alcuni soggetti, dopo un periodo di comunicazione e istaurando un rapporto di fiducia, gli stessi accettavano la presenza dei nostri rapaci portando avanti nel tempo un rapporto amichevole. Con l’aiuto di un barbagianni siamo riusciti ad interagire con un ragazzino di 13 anni affetto da autismo. Dopo qualche seduta e qualche piccolo passaggio in volo libero da pugno a pugno (guanto da falconeria), siamo riusciti a portare questo ragazzo e altri cinque ragazzi affetti da diverse patologie psicologiche, su un palco teatrale dove si sono esibiti con piccoli passaggi in volo libero di alcuni esemplari diurni e notturni. Tutto questo in presenza di un pubblico, di personaggi dello spettacolo e documentato a mezzo registrazione televisiva. La nostra piccola esperienza ci ha portato ad intervenire nelle case di riposo, in alcune strutture ospedaliere e nelle scuole per scopi didattici.


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Associazioni di Francesca Piazza e Manuel Licini de Il Mondo del Gufo

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I mille volti dell'Associazione "Il Mondo del Gufo"

a tutela degli animali selvatici è ormai riconosciuta in gran parte del mondo come un’attività non solo utile, ma indispensabile. A questo scopo sono nate diverse associazioni, piccole e grandi, che svolgono questo compito con fatica ed impegno. Parallelamente altri enti si occupano di un diverso tipo di tutela: quello della salvaguardia e del rispetto dei diritti degli animali di cattività, quali possono essere i nostri amici a quattro zampe (cani, gatti e cavalli solo per fare un esempio). sistono poi creature con caratteristiche tipicamente “selvatiche” che vengono riprodotte e detenute in un ambiente controllato dall’uomo: i rapaci. Pur non considerandoli prettamente “animali domestici”, questi splendidi e maestosi predatori sono entrati a far parte ormai da tempo immemorabile della storia umana, essendo stati utilizzati per secoli dall’uomo come preziosi alleati nelle battute di caccia. Anche ai giorni nostri continua la cosiddetta “arte della falconeria” e questo ha portato sempre più persone ad

avvicinarsi al mondo dei predatori del cielo. Anche chi, come noi, non pratica la caccia ha imparato ad apprezzare le innumerevoli qualità di questi animali, ad amarli e rispettarli. E proprio per questo nasce “Il mondo del gufo”, associazione no profit volta alla tutela dei rapaci di cattività ed alla divulgazione di nozioni didattiche utili a conoscere meglio queste regali creature. Sempre più frequentemente l’uomo si avvicina in modo malde-

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stro all’avventura di convivere con un rapace. Perché di questo si tratta: di un’avventura. Le emozioni e le soddisfazioni che possiamo trarre da questa esperienza sono indescrivibili, ma ognuno deve ricordare la natura e la particolarità di questi animali, che hanno esigenze ben precise. A volte vengono acquistati rapaci senza ben conoscere le peculiarità della specie; che venga fatto per sfizio, con irresponsabilità o in buona fede, questa esperienza si rivela sempre dannosa per l’animale, al quale vengono arrecati danni comportamentali, in termini di qualità della vita e spesso anche fisici. Ad un predatore, seppure in cattività, vanno sempre e comunque assicurate cure fisiche, spazi adeguati, alimentazione idonea e corretta, igiene, pos-


sibilità di volare libero ed un ottimo equilibrio psico fisico. Tutto ciò si ottiene con un addestramento corretto e responsabile, con la conoscenza delle abitudini dell’animale in natura e la conseguente trasposizione di queste ultime in un ambiente di cattività. Gli animali che non vengono seguiti con impegno, competenza ed amore deludono poi chi ha sbagliato e finiscono, nella migliore delle ipotesi, in una gabbia a mò di monile. Ciò che Il mondo del gufo si propone è di aiutare questi animali a ritrovare il benessere e la serenità che meritano. Ove è possibile un graduale programma di “ri-addestramento” svolge questo compito. Nei casi più critici si cerca comunque di abbassare il più possibile il livello di stress che il contatto con l’uomo provoca in un animale trascurato, essendo l’uomo indispensabile per gli animali nati in cattività e non potendoli reinserire in natura. Ci sono diversi modi per aiutarci nella nostra “missione”. Il mezzo più semplice e immediato è l’adozione a distanza con la quale si contribuisce in modo attivo al recupero di animali con problemi derivati da mal gestione

e incompetenza.Un altro modo è aderire alla nostra campagna di tesseramento “Socio simpatizzante”, con il ricavato della quale puntiamo alla realizzazione di un progetto per noi molto importante: la creazione di una struttura dove poter ricoverare, curare e, dove possibile, ri-addestrare gli animali vittime dell’irresponsabilità umana. Grazie all’aiuto di diversi esercenti convenzionati con la nostra associazione, i soci simpatizzanti potranno usufruire di condizioni privilegiate presso gli esercizi che espongono il nostro logo, avendo così l’occasione non solo di aiutarci a tutelare i rapaci in cattività ma anche di risparmiare sui piccoli acquisti di tutti i giorni.

Questa è solo una parte de “Il mondo del gufo”; la nostra associazione svolge altre attività sempre legate ai nostri amici pennuti, quali incontri informativi ed attività didattiche. Negli ultimi tempi ci stiamo anche avvicinando alla pet therapy (AAA – Attività Assistite dagli Animali) con splendide soddisfazioni e ottimi risultati. A chiunque avessimo instillato la curiosità di conoscere questo fantastico “mondo”, consigliamo di consultare il nostro sito internet www.ilmondodelgufo.com e la nostra pagina Facebook “Il mondo del gufo”, dove potrete conoscere le attività. gli eventi e le curiosità che periodicamente proponiamo. Vi aspettiamo numerosi!

IL MONDO DEL GUFO www.ilmondodelgufo.com info@ilmondodelgufo.com FB: Il Mondo del Gufo Lucia: 333 7064036 Manuel: 347 2447282

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Realtà di Laura Pavone Dottore in Scenze Naturali

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S.O.S. pianeta Terra: utilità spicci

uanti sono gli abitanti della Terra? E’ una di quelle domande tipiche dei bambini e i bambini - così curiosi, spontanei e privi delle infrastrutture mentali degli adulti - pongono domande importanti. Già: quanti siamo a popolare il nostro Pianeta? Dalla fine dello scorso ottobre (o dall’inizio dello scorso novembre, è ben difficile stabilirlo con assoluta certezza) pare che la razza umana abbia raggiunto i 7 miliardi di individui. La situazione però non è equilibrata: da una parte pochi paesi ricchi che sfruttano massicciamente le risorse naturali e consumano ben oltre le loro necessità, mantenendo una crescita demografica quasi insignificante, dall’altra molti paesi poveri (spesso i veri detentori - territorial-

mente parlando – ma non utilizzatori, delle risorse più importanti) che, caratterizzati da natalità elevata ma anche da un alto tasso di mortalità, sopravvivono tra mille difficoltà e privazioni. Le previsioni non sono confortanti: nel 2050 la popolazione mondiale avrà superato i 9 miliardi e l’ipotesi che i Paesi ricchi, nei quali imperano benessere materiale ed egoismi individuali, accettino spontaneamente di ridurre i propri standard di vita a favore di una generosa solidarietà verso altri, più bisognosi, sono ben lungi dal realizzarsi. La tecnologia, seppur sempre più avanzata nella sua corsa velocissima verso il futuro, sembra volersi concentrare maggiormente su obiettivi le-

gati alle richieste del mercato e alla sua continua espansione, piuttosto che sull’individuare soluzioni idonee ad affrontare una problematica di ben maggior portata: le risorse naturali attuali non sono quasi più sufficienti e la loro disponibilità diminuisce d r a -

1 - ELETTRICITà L’energia che fa “funzionare” il nostro mondo non piove dal cielo: produrla ha un costo elevato in termini di consumo delle risorse, di sfruttamento del territorio, sia terrestre (deforestazione) sia marino (trivellazioni e mantenimento delle piattaforme petrolifere), oltre a presentare dei rischi anche elevati per l’ambiente (ne sono un esempio gli sversamenti di petrolio in mare in caso di incidenti durante il trasporto). Ricordiamoci, quando usciamo da una stanza, di spegnere la luce: 3 stanze con la luce accesa consumano tanta corrente quanto un frigorifero! A proposito di frigorifero, mai impostare temperature eccessivamente fredde: fanno aumentare i consumi del 10-15% e sono dannose per la conservazione dei cibi (e non il contrario). Tra l’altro, eviteremo di dover buttare via del cibo (un risparmio tira l’altro) PC e monitor consumano corrente elettrica anche mentre non vengo utilizzati ma sono accesi: mettiamoli in stand-by durante la pausa pranzo, perché il solo schermo acceso comporta circa l’80-85% del consumo del computer. E a casa, impariamo a spegnere computer e TV quando non li utilizziamo per lungo tempo (se andate a dormire o via per il we o in vacanza) in quanto anche la funzione stand-by consuma energia elettrica! Aria condizionata uguale finestre chiuse (se da fuori entra aria calda, il condizionatore deve lavorare molto di più perché deve raffrescare continuamente… inoltre, l’aria fredda si disperde all’esterno, disperdendosi); la temperatura corretta da impostare è di non più di 7 gradi in meno rispetto all’esterno.

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iole per umani di buona volontà sticamente ogni giorno. Quello che solo pochi decenni fa appariva come un momento lontanissimo, è arrivato: il pianeta Terra è al collasso, in condizioni sempre più drammatiche e, secondo alcuni esperti, ormai prossime ad un fatale “punto di non ritorno”.

Eppure, non è tutto perduto… Cresce ogni giorno una consapevolezza nuova in alcuni tra noi umani, cresce lentamente ma mette radici, germoglia e diventa un’idea, un passaparola, un messaggio che è insieme di speranza e senso di appartenenza. E si cristallizza in una delle più celebri frasi del Mahatma Gandhi: “Sii il cambiamento che vorresti vedere”. Significa “Inizia da te stesso”, diventa parte attiva di un insieme fatto da tanti, senza demandare ad altri ciò che puoi fare in prima persona. Mai più di oggi questo atteggiamento diviene auspicabile, anzi, necessario se non doveroso. Come può ciascuno di noi contribuire fattivamente ad un mi-

glioramento delle condizioni in cui il nostro Pianeta versa? In realtà, non servono grandi sforzi. E’ sufficiente abituarsi a piccoli gesti quotidiani che ciascuno può utilizzare con semplicità. E poi…una cosa tra l’altra! Primo: non sprecare le risorse! Il primo passo da compiere in questa direzione riguarda certamente le risorse naturali: eliminare lo spreco di acqua, aria, energia è certamente alla portata di tutti e rappresenta, oltre a un atteggiamento consapevole e saggio, un non indifferente risparmio per le nostre tasche. Come fare? E’ semplice, se si seguono alcune regole quotidiane, che in poco tempo diventano abitudini acquisite: eccole!

2 - ACQUA

Può sembrare incredibile, esagerato, eppure è vero: in 1 minuto fuoriescono dal rubinetto dai 2 ai 6 litri di acqua. Dunque, non farla scorrere inutilmente! L’acqua è preziosa: è il nutrimento della nostra Madre Terra e degli alberi, suoi figli, che ci regalano i loro frutti squisiti, il refrigerio della loro ombra e l’ossigeno che ci permette di respirare e quindi di vivere. Quando ci laviamo i denti, apriamo l’acqua solo per inumidire lo spazzolino e per sciacquarli a pulizia ultimata….meglio ancora, riempiamo un bicchiere e utilizziamo quella quantità (vedrete, basta e avanza!) Mentre laviamo i piatti, non teniamo l’acqua aperta, ma utilizziamola solo per sciacquarli Meglio fare la doccia che il bagno: utilizziamo l’acqua solo PRIMA per bagnarci e DOPO per sciacquarci.

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3 - ELETTRICITà La carta si ottiene dalla lavorazione della cellulosa, sostanza che si ricava dagli alberi. E’ dunque doppiamente preziosa, primo perché per produrla è stato sacrificato un albero e poi perchè quell’albero, dal momento che non esiste più, non può continuare a donarci l’ossigeno. Consumare meno carta è fondamentale! Stampiamo il meno possibile, privilegiando il bianco e nero e utilizzando entrambi i lati del foglio. Teniamo da parte i fogli stampati solo da un lato e rileghiamoli trasformandoli in blocchi per appunti o sui quali i nostri bambini possono disegnare Ricorriamo alle comunicazioni on-line (banca, bollette, ecc),è sufficiente farne richiesta e si risparmieranno anche le spese postali! Nei nostri acquisti, impariamo a notare come e con cosa è confezionato, poiché questo incide sul costo

Secondo: riciclare, riutilizzare, riparare! Ciascuno di noi produce in un anno 500 kg di rifiuti. Riciclandone la metà, si risparmiano almeno 240 kg all’anno di emissioni di CO2. La raccolta differenziata è un eccellente metodo per combattere lo spreco e l’inquinamento e contemporaneamente “far rivivere all’infinito” tanti materiali come carta, plastica, alluminio e vetro. Superata la prima fase di (comprensibile, a volte) confusione, diventerà un’abitudine come un’altra e potrà anche dare spunti divertenti, ad esempio col bricolage si può dar nuova vita a tappi, contenitori in polistirolo, spugne, cannucce, lampadine e tanto altro ancora creando oggetti simpatici, utili e particolari. Terzo: mangiare meno, mangiare meglio! Mancano pochissimi giorni all’inizio dell’EXPO Universale – che in questo 2015 sarà ospitato a Milano - il cui tema centrale “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” già dice tutto, così come i dati di cui disponiamo: ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate, gettate via, ogni anno il 40% dei cereali prodotti nel mondo viene destinato all’alimentazione degli animali da allevamento a fronte di quasi 900 milioni di persone denutrite alle quali si contrappongono coloro il cui decesso è imputabile a disturbi e patologie (sovrappeso, obesità) derivanti da un’alimentazione scorretta

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finale del prodotto, cioè quello che paghiamo noi: diciamo no ai prodotti eccessivamente imballati, privilegiando quelli che utilizzano un packaging intelligente e attento all’ambiente. Questo naturalmente vale anche per la plastica. Un’ottima soluzione è quella di fare la spesa nei negozi “packaging-free”, dove i prodotti vengono venduti “alla spina” nella quantità desiderata e il contenitore lo portiamo da casa, riutilizzandolo infinite volte!

o addirittura eccessiva. Occorre una “rivoluzione alimentare” che può essere generata solamente da una nuova consapevolezza unita ad un radicale cambiamento

delle abitudini; i portatori di questo cambiamento possono essere solo coloro che hanno la possibilità di scegliere, cioè noi. Ecco alcuni suggerimenti.

4 - ALIMENTAZIONE Un’alimentazione sana ed equilibrata inizia con la consapevolezza e con l’informazione. Non c’è alcuna necessità di fornire al nostro organismo una quantità di cibo superiore al suo fabbisogno, l’importante è far sì che non gli manchi alcuna sostanza fondamentale per il suo corretto funzionamento e benessere. 1) Acquistiamo il necessario, senza fare scorte inutili: così consumeremo tutto senza dover buttar via nulla (per ciò che noi eliminiamo qualcun altro resta senza cibo!) e risparmieremo denaro. 2) Se dopo aver cucinato non abbiamo consumato tutto, conserviamo ciò che è avanzato surgelandolo oppure utilizzandolo il giorno successivo in un'altra preparazione (la famosa “cucina povera” dei nostri nonni insegna!) 3) Impariamo a mangiare corretQUARTO: ABITUDINE, SCIO!!! In tutto quanto sopra esposto si cela un nemico molto pericoloso: l’abitudine. I nostri comportamenti sono diventati talmente automatici che non ci soffermiamo più a pensare alle possibili alternative. Siamo abituati a mangiare in un

tamente, associando tra loro i diversi cibi - in base alle loro caratteristiche e alle sostanze nutritive che contengono (carboidrati, proteine, zuccheri, ecc) - nella maniera più opportuna 4) Inseriamo nella nostra dieta molta frutta e verdura e limitiamo il più possibile il consumo di carne (“produrre” una bistecca ha un costo energetico elevatissimo!) 5) Privilegiamo i prodotti locali e a filiera corta: il trasporto via mare, terra e aria di alimenti per lunghe distanze produce inquinamento ma soprattutto va spesso a discapito della freschezza dei prodotti stessi. Se desideriamo assaggiare cibi esotici, approfittiamo dei marchi del commercio equo e solidale: saremo certi di non contribuire allo sfruttamento delle popolazioni locali ma anzi le aiuteremo ad auto sostentarsi. certo modo, a consumare energia in un certo modo, a spostarci in un certo modo, a fare acquisti in un certo modo. Proviamo allora a cambiare semplici cose, per gradi. Siamo piccoli ma siamo tanti… in fondo, sono tante gocce a fare il mare.


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Riflessioni di Laura Pavone Conduttrice di Zampasuzampa

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La fiaba africana del colibrì

n giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà. Zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali, guidati dal loro Re, il leone, cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì. Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua, volò dritto verso l’incendio e, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.

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Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme. La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: “Cosa stai facendo?”. L’uccellino gli rispose: “Cerco di spegnere l’incendio!”. Il leone si mise a ridere: “Tu, così piccolo, pretendi di fermare queste gigantesche fiamme?” e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, rispose al suo Re: “Io faccio la mia parte!”, e si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua. A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, im-

merse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco. Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme. Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d’animale si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume. Dimenticando litigi e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell’aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco. A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco. Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che «insieme si può» spegnere un grande incendio. D’ora in poi tu diventerai il simbolo del nostro impegno a costruire un mondo migliore, dove ci sia posto per tutti, la violenza sia bandita, la parola guerra cancellata, la morte per fame solo un brutto ricordo”.


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Recensioni di Laura Pavone

Storia di un bambino autistico e del gatto che gli ha salvato la vita

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Louise Booth è una giovane donna felice e realizzata, che ha sposato Chris, l’uomo della sua vita; vivono in Inghilterra, vivono a Southampton, entrambi hanno un lavoro che amano, una casa, tanti amici...sono legatissimi, non si annoiano mai, non manca loro nulla… fino a quando decidono di allargare la famiglia e di avere un figlio. Dopo una gravidanza difficile e un travaglio che è una vera odissea, Louise dà alla luce Fraser, un bel maschietto. Ma dal momento in cui il suo bambino viene al mondo, Louise capisce che qualcosa non va: Fraser piange ininterrottamente tutto il giorno, tutti giorni. Il suo pianto non è il normale vagire di un neonato… è un urlo disperato e senza fine. Nulla sembra calmare il piccolo o dargli pace e nulla sembra scalfire quella barriera dietro la quale Fraser vive in un mondo tutto suo, men che meno la presenza costante della sua mamma verso la quale ha una totale indifferenza e mancanza di emotività, come del resto verso qualunque altra persona o cosa. A Louise sembra di impazzire: prova in ogni modo a capire il perché di questo inspiegabile comportamento, sta male e si allontana da tutti, anche da Chris, isolandosi sempre più nella sua disperazione. E’ l’inizio di una fase della sua vita che assomiglia a un incubo: quando Fraser ha poche settimane di vita Chris trova un nuovo lavoro in Scozia e tutta la famiglia si trasferisce. Lontana dalla madre e dagli amici, in un luogo che non le è familiare e dove non conosce nessuno (a parte suo marito che però è fuori tutto il giorno per lavoro) e con Fraser da accudire in tutto e per tutto, Louise cammina in bilico sull’orlo di un precipizio che le appare come un pozzo buio e senza fondo. Eppure resiste. Reagisce. Combatte, per Fraser e per se stessa, per ciò che ha e per ciò che

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non vuole perdere. Riconosce finalmente di essere depressa e comincia a curarsi. Con Chris, che le è sempre vicino e non le fa mai mancare il suo sostegno, si rivolge a specialisti per cercare di capire cos’ha il suo bambino e quando Fraser ha 18 mesi dai medici arriva la terribile diagnosi: autismo. L’arrivo della piccola Pippa, la secondogenita, non cambia la situazione. Fraser è ingestibile e impenetrabile, rifiuta qualsiasi contatto fisico, non comunica, passa dalla totale mancanza di reattività a crisi d’ira violentissime. Tutta la sua giornata è scandita da riti, regole e gesti che devono ripetersi all’infinito senza la minima variazione, altrimenti sono guai. Ancora una volta, Louise si dimostra la donna eccezionale che è. Le viene un’idea: accogliere in famiglia un gatto, con l’intento di dare a Fraser un piccolo amico a quattro zampe che possa fargli compagnia, giocare con lui e magari farlo uscire – almeno un poco - dal suo isolamento. Così, dopo essersi informata sulle strutture presenti in zona, Louise individua un rifugio per animali abbandonati, dove i volontari le segnalano due bei gatti in attesa di adozione: Bear e Billy. Louise fissa un appuntamento e in un bel giorno di primavera la famiglia al completo si presenta al rifugio per conoscerli e sceglierne uno. Il suo cuore, la sua mente sono un guazzabuglio di domande e pensieri che si rincorrono impazziti ma

quando assiste all’incontro tra Fraser e Billy capisce che qualcosa di magico è avvenuto: Fraser chiama Billy “il mio migliore amico” ed è esattamente ciò che Billy sarà per lui. Non vi sveliamo altro ma chi sceglierà di leggere questo libro sappia che si regalerà momenti difficili

da dimenticare: si ride, si piange, ci si commuove, ammaliati dalle mille sfaccettature della relazione che lega queste due creature, tanto diverse agli occhi del mondo ma capaci di creare tra loro un’alchimia assolutamente perfetta. Il piccolo umano che non sa né desidera interagire con gli altri trova nel gatto Billy chi sa trovare il modo per comunicare con lui pur senza pronunciar parole, un amico che lo capisce, lo stimola, lo sostiene e che lo guida con dedizione e delicatezza, in punta di zampe, fuori dal suo mondo di solitudine e silenzio.


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Fotostorie della redazione di Petherapy Lab

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Se il gatto usa l'amico cane come cuscino

hi l'ha detto che cane e gatto non possono essere amici? La pennichella rende mansueti anche i mici pi첫 irascibili, soprattutto se l'amico cane accetta di fare da morbido cuscino...

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Attività di Paola Lusso

L'Ecomuseo dell'Alta Via dell'Oglio © Ecomuseo dell'Alta via dell'Oglio

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Il Piemonte è stata la prima regione a dotarsi di uno strumento normativo in materia, seguita dalla Provincia autonoma di Trento,la Sardegna, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, l’Umbria, il Molise e infine la Puglia. Ecomuseo dell’Alta Via dell’Oglio L’ecomuseo dell’Alta Via dell’Oglio vuole essere uno strumento con cui si possono valorizzare la le tradizioni, recuperando le tracce, materiali e immateriali, del passato, per farle vivere ancora oggi: resti storici, scavi archeologici, reperti di Guerre Mondiali e altre battaglie, insieme a tracce meno «nobili», ma forse più significative, come le malghe, i caseifici, i sentieri utilizzati dai pasto-

ri per l’ascesa ai pascoli d’alta quota, tutto ciò che, nel corso dei secoli, ha costruito il volto del nostro territorio. L’Ecomuseo ha avuto l’adesione di istituzioni importanti a partire dalla Università della Montagna di Edolo, dai Parchi dell’Adamello e dello Stelvio, dal Museo Etnografico 'L Zuf di Vione, ma anche di molte associazioni di cittadini. Parlando di turismo, le potenzialità sono enormi: l’ecomuseo ha strutturato alcuni percorsi volti a far conoscere aspetti già noti oppure semi-sconosciuti dell’Alta Vallecamonica. Ad esempio una serie di tappe che riguardano la cultura dei pastori, partendo dalle malghe di alta quota, verso i paesi, passando magari attraverso caseifici e agriturismi. © Ecomuseo dell'Alta via dell'Oglio

’ecomuseo (o museo diffuso), è un territorio caratterizzato da ambienti di vita tradizionali, patrimonio naturalistico e storico-artistico particolarmente rilevanti e degni di tutela. Un ecomuseo, diversamente da un normale museo, non è circondato da mura o limitato in altro modo, ma si propone come un’opportunità di scoprire e promuovere una zona di particolare interesse per mezzo di percorsi predisposti, di attività didattiche e di ricerca che si avvalgono del coinvolgimento in prima persona della popolazione, della associazioni e delle istituzioni culturali. Un ecomuseo si propone come uno strumento di riappropriazione del proprio patrimonio culturale e naturale da parte della collettività. Nel 2000 con la legge provinciale sugli ecomusei sono stati definiti gli obiettivi del progetto per rispondere all’aumento della domanda di “musealità diffusa” e per valorizzare i punti di forza del territorio . Dal 2005 è nata una definizione condivisa da molti studiosi sul concetto di ecomuseo: un patto con il quale la comunità si prende cura di un territorio. Le esperienze ecomuseali in Italia sono numerose e spesso molto diversificate, anche per le divergenze interpretative da parte dei soggetti promotori.

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I beni tutelati dall’ecomuseo sono di tre categorie: paesaggistici, culturali materiali, e culturali immateriali.

© Ecomuseo dell'Alta via dell'Oglio

Beni paesaggistici: “Per paesaggio si intendono parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”. I beni paesaggistici sono luoghi, edifici, resti, parchi archeologici o naturalistici che caratterizzano in maniera unica il territorio. Beni culturali materiali: la vita dell’uomo nei territori dei cinque comuni dell’Ecomuseo ha lasciato moltissime testimonianze materiali, che l’ecomuseo cerca di proteggere e valorizzare. Si tratta di oggetti di uso comune, reperti storici rinvenuti durante campagne di ricerca, del ricchissimo patrimonio di documenti contenuto

negli archivi dei comuni e delle parrocchie. Queste tracce, poco studiate, permettono di seguire, fin dall’età antica, il percorso che ha portato fino a noi. Beni culturali immateriali: la cultura non è fatta solo di cose: anzi, gli oggetti sono solo alcuni dei modi in cui una cultura si manifesta. La vita quotidiana, le festività, le ricorrenze, i modi di costruire le case, di lavorare la terra, di cucinare il cibo, di interpretare gli avvenimenti del mondo, perfino le leggende e le fiabe, sono ciò che rende unica ogni cultura. L’ecomuseo si propone non solo di studiare e conservare le manifestazioni della tradizione popolare, ma anche di fare in modo che siano percepite come qualcosa di vivo e non come degli interessanti, ma sterili, avvenimenti folkloristici.

IL SIGNIFICATO DEL SIMBOLO DELL'ECOMUSEO

La denominazione che si è scelto per l’Ecomuseo vuole connotare la specificità territoriale dei 6 Comuni aderenti, tutti accomunati dalla presenza dell’asta del fiume Oglio dalle sorgenti (si forma infatti a Ponte di legno dalla fusione delle acque dei torrenti Frigidolfo e Narcanello) sino al primo rilevante salto di quota subito dopo l’abitato di Incudine, nel territorio di Monno. Il territorio, ricchissimo di arte, storia, tradizioni e folklore radicati e partecipati, declinati in un tourbillon di aspetti che interagiscono tra loro e, specie negli ultimi decenni, divenuti elementi d’interesse in termini di appetibilità turistica dell’area. Il tutto insistente su ambienti e paesaggi turistici straordinari costituenti un tutt’uno socioeconomico che oggi è anche una attrattiva turistica assai rilevante. Alla denominazione che interpreta la territorialità si è voluto associare un elemento legato alla cultura e alla storia dei luoghi su cui l’Ecomuseo insiste, inserendo un oggetto ritrovato durante alcuni scavi archeologici degli anni 70 dal Prof. Mirabella Roberto nel centro storico dell’abitato di Vione, di chiara origine longobarda. Si tratta di una splendida fibula ornamentale in bronzo, che presenta 5 lobi nella parte superiore. La fibula aveva il compito di trattenere lembi diversi del vestito e in qualche misura rappresenta la volontà dell’Ecomuseo di costituire un contenitore che riunisca diversi “lembi” di territorio dai connotati spesso diversi ma tenuti assieme da una fibula ideale con l’intento di divulgare, conservare e promuovere col proprio operato i saperi e le tradizioni di paesi uniti sul piano culturale e per creare sempre nuovi stimoli. (© Ecomuseo dell'Alta via dell'Oglio)

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segreteria@ecomuseoaltaviaoglio.org - Tel. 0364906154 (Municipio di Vione) www.ecomuseoaltaviaoglio.org - FB Ecomuseo Alta Via dell'Oglio

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Associazioni di Rosita Astolfi di Gatti Non Parole

Ed ecco a voi Gatti Non Parole!!!

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ome nasce un'associazione? E non un'associazione qualsiasi badate bene, ma un'associazione che vuole battersi per i diritti e la tutela delle creature più adorabili e bistrattate... i Gatti..? Se vogliamo proprio essere oneste fino in fondo dobbiamo riconoscere che Gatti Non Parole nasce non solo dall'amore per i Gatti, tutti i Gatti che popolano i nostri pensieri e che scandiscono con le loro magiche presenze e il passo felpato delle loro zampine ogni ora delle nostre giornate. L'amore, per quanto enorme, non sarebbe bastato... GNP è il risultato alchemico dell'incontro fra quattro persone, quattro donne che nel mondo profano vengono spesso catalogate con divertita sufficienza come “Gattare”. Dopo molto peregrinare navigando nel periglioso mare di Facebook, queste donne si sono finalmente trovate, si sono capite e spiegate in poche ore, hanno stabilito che unendo le loro forze potevano forse portare un piccolo aiuto in più a favore dei Gatti, ognuna di loro contribuendo con le sue particolari caratteristiche per iniziare a costruire una rete organizzativa che operi a vantaggio e sostegno di queste creature. C'è Rosita, donna sempre sorridente e positiva, piena di risorse ed entusiasmo, c'è Alessia, generosa e determinata volontaria di gattile su territorio, c'è Barbara, la coraggiosa idealista, c'è Letizia, la pratica sognatrice. Insieme, confortate dalla reciproca fiducia, hanno deciso di intraprendere questo viaggio, accomunate dalla stessa passione, consapevoli di una verità... Non possiamo salvarli tutti, salviamo tutti quelli che possiamo. Il viaggio è iniziato... che Bastet ci accompagni con sguardo benigno

FB: Associazione Gatti Non parole E-mail: gattinonparole@gmail.com - Tel.: 328 - 9148622

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Natalino e le sue sorelle

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cco, sì adesso vado, parlo... buongiorno a tutti, io sono Natalino, un micio di due anni... eh? Come? Sì lo so che non è un grande inizio, mami Rosi, ma sai BENISSIMO che sono timido come una mammola a dispetto dei baffettini da sparviero e il colore fiammeggiante... Sì, va beh, mi ero anche preparato qualche appunto da leggere, ma non è un segreto sono un po' talpa come Mr Magoo.. del resto la mia vita non è stata facile fino a quando non sono arrivato da te dopo un lungo viaggio.. sì, grazie, Il trasportino era comodissimo e gli staffettisti meravigliosi e molto gentili, ma insomma tieni presente che mi hanno trovato in un cimitero e poi sono stato TAAANTO tempo ospitato in una cantina che se proprio vogliamo essere sinceri non è la sistemazione ideale per un giovanotto come me. Infatti la mia mami stallo Fabiana era proprio tanto in pena per me e mi guardava sospirando e lambiccandosi il cervello per trovare una soluzione più adatta. Anche perché io sono un micio bello, ma con un problemino da

nulla... sì, insomma ho la FIV. Dico troppi insomma? E' che sono emozionato. Anche se quando sono arrivato da te mi hai fatto rivoltare come un calzino dal Vet e hai passato più di un mese a inseguirmi per riempirmi gli occhi di quella pomataccia disgustosa, devo ammettere che qui da te mi trovo proprio bene... cuccia calda, coccole, pappa buona, come si può vedere dal pancino bello tondo, fratelli simpatici... un trattamento da cinque stelle. Quindi, siccome non sono egoista, ho subito mandato un messaggio alle mie amiche de l'Aquila e le ho invitate a

raggiungermi. E adesso sempre io, Natalino, vi racconto di Nerina e di Cotonella, che vivevano all'aperto e che voi avete fatto arrivare qui. A mio avviso sono strabellissime!!!! Sono veramente due belle signorine, sane, giovani di un annetto circa... e così dolci e femminili... se tu mami Rosi non mi avessi appena fatto fare zac zac, mi sarei proposto come fidanzato a una delle due... Come dici, sono sterilizzate? Meglio, così si potrebbe combinare un bel rapporto platonico, molto romantico, magari a distanza visto che anche loro devono trovare una casa per sempre. Nerina è una bellissima panterina, dal manto lucido e dal musino dolce. Le manca un occhietto, perché da piccina la rinotracheite l'ha colpita senza pietà, ma questo non la rende meno bella. Anzi, fa ancora più tenerezza. E Cotonella? Che sventola di tigratina, ragatti!!!! Con due occhioni che incantano. E quella codina un po' attorcigliata che la rende così particolare. E un carattere fantastico, la classica micia che aspetta solo di saltarti in grembo e di partire con le fusa. Io dovrò rimanere a lungo in stallo da te, mami Rosi, per le mie cure, ma Nerina e Cotonella sono già pronte per andare a casa... Quindi, forza GNP, fate il possibile e trovate casa a queste due dolcezze. E grazie a tutti dal vostro Naty

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Storie di Wally Saggin

Urik, il gigante buono che mi ha conquistato il cuore

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n tempo facevo parte anch'io di quella categoria di persone che pensano che un cane grande equivale ad un cane cattivo o quantomeno pericoloso per la società. Questo finchè per uno strano scherzo del destino un giorno di ottobre di alcuni anni fa a casa mia è stato portato un cucciolo di alano arlecchino. Ricordo ancora come fosse stato ieri questo cucciolotto di soli due mesi, del peso di 10 kg e con le sue enormi zampotte spropoprzionate rispetto dal resto del corpo fare capolino davanti alla porta di casa. Non era poi così piccolo considerando la sua tenera età ma nonostante ciò tremava come una foglia. Una volta entrato non è stato difficile affezionarsi a lui.

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Era un cane allegro, giocherellone e tanto, tanto affettuoso. Il suo nome era Urik e devo dire che gli stava proprio a pennello quel nome. Urik cresceva in modo veloce ed in breve tempo fece amicizia con tutti i condomini che oramai si erano abituati alla sua presenza che non passava certo inosservata. Abitavo in un appartamento ma io ed Urik trascorrevamo tantissime ore fuori anche fino a sera tardi e non mi pesava affatto. Quando compì nove mesi era già piuttosto grande ed il suo peso era diventato importante al punto che era lui a trascinare me dove voleva e non il contrario. Nel mese di aprile decidemmo di portarlo ad una mostra canina che si svolge ogni anno in un paese nella

mia provincia e là dove tutti i cani venivano portati con grande orgoglio dei loro proprietari davanti ai giudici per farli valutare il mio cane non mi fece fare certo una gran bella figura. Una volta entrati nel cosiddetto ring si sdraiò per terra e non ci fu verso di farlo alzare. Fu proprio lì che capii che dovevo fare qualcosa, non tanto per portarlo alle mostre ma quanto per il fatto che se un cane di quella taglia decide di rincorrere qualcuno non si riesce a fermarlo vista la sua massa muscolare e quindi può diventare veramente pericoloso. Pochi giorni dopo ero già iscritta ad un corso di addestramento dove in pratica viene addestrato il padrone ad addestrare a sua volta il proprio cane. Tre volte alla settimana mi recavo


con lui sul campo e anche quando lo portavo fuori per le passeggiate sotto casa cercavo di attuare quanto mi era stato insegnato senza alcuna violenza ne altri tipi di tecniche che potessero ledere il mio cagnolone. Nel mese di luglio ci siamo recati ad un'altra mostra, giusto per vedere se si sarebbe comportato bene con gli altri cani e capire se ero in grado di tenere vicino a me il mio adorato Urik. Vinsi il primo premio e da lì in poi vinsi ogni mostra alla quale si decideva di andare. Per scelta avevamo deciso che non gli avremmo tagliato le orecchie e questo non sempre era visto di buon occhio dai giudici ma nonostante ciò Urik vinceva sempre ed io con lui. Come tutti voi saprete ci sono va-

rie tipologie di alani ma l'arlecchino è l'unico che può avere una sua personale identità. Una volta un giudice mi disse che l'alano arlecchino è simile ad una tela bianca dove ogni pittore colora con macchie nere qua e là a seconda del proprio gusto. Andare in giro per la città con lui era uno spasso e la sera si addormentava con me sul divano di casa davanti alla tv. La sua altezza poi gli permetteva di aprire con enorme facilità le porte delle stanze di casa e se stavamo via alcune ore senza di lui sapevamo già che al ritorno ci avrebbe tenuto il muso per un po'. Era adorabile e per quanto mi riguarda è stata un'esperienza magnifica che rifarei anche domani.

All'età di nove anni sono stata morsa da un pastore tedesco e da allora i cani grandi li ho sempre visti come un qualcosa di cui aver paura ma dopo Urik mi sono ricreduta. Un po' come quando una volta caduti dalla bicicletta basta risalire per vincere la paura di ritrovarsi di nuovo per terra. Dopo di lui ho avuto il piacere di giocare più volte con un rottweiler e anche con un magnifco pastore tedesco ma io personalmente per vari motivi ho preso cagnolini di piccola taglia dal canile e mi va bene così. Quel che voglio dire è che non dobbiamo farci ingannare dalla stazza di un cane perchè tutti i cani, grandi o piccoli, belli o brutti possono darci tanto e lasciarci magnifici ed indelebili ricordi.

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Terapie di patatino.it

I fiori di Bach in aiuto di Fido e Micio

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uanti cani e gatti vengono abbandonati, non adottati, fatti sopprimere solo perché hanno dei caratteri “difficili”? Diversamente dagli umani, gli animali non riescono a gestire le emozioni primarie come paura, aggressività, ansia, stress o depressione. Gli animali vivono le emozioni in modo spontaneo, senza sovrastrutture mentali, analisi intellettuale e necessità di integrare o accettare l’emozione vissuta, sentendola ed esprimendola nel momento steso, in modo completo e inteso. Gli animali rispondo molto più rapidamente degli umani al trattamento con i fiori di Bach, bisogna solo essere in grado di scegliere i fiori giusti entrando in sintonia con l’animale, i quanto i 38 fiori di Bach curano i dolori dell’anima. Scegliendo i fiori giusti l’animale

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guarirà, la floriterapia è un metodo di cura naturale, dolce ed efficace. I benefici dei fiori di Bach negli animali si possono trarre in situazioni di: - Adattamento alla nuova casa - Ansia da separazione - Diversi tipi di Aggressività - Gravidanza isterica - Diversi tipi di Paure/Fobie - Epilessia - Allergie - Eliminazione feci/urine in posti inappropriati - Coprofagia - Socializzazione - Cistite idiopatica felina - Stereotipie - Gelosia

NOTA: La terapia con i Fiori di Bach non presenta controindicazioni né ha interazioni con altre terapie e cure farmacologiche. Infatti questi rimedi non sono farmaci e non sostituiscono la terapia medica. Per ulteriori informazioni e consulenze scrivete a info@patatino.it o consultare il sito www.patatino.it


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Storie della redazione di Petherapy Lab

Zeus: il gufo cieco con le stelle negli occhi

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na mattina, nella California del Sud, qualcuno trovò sulla veranda di casa un gufo ferito. Si trattava di un gufo Western Screech cieco, con straordinari occhi che ricordano un cielo stellato. Dopo una visita dal veterinario, il gufo venne adottato in modo permanente dal Wildlife Learning Center di Symar, in California. Lo chiamarono “Zeus”, come il Dio Greco del cielo e del tuono a causa dei suoi occhi sorprendenti. Zeus era ferito quando lo trovarono su quella veranda nella California del Sud, ma il gruppo di amanti degli animali del centro lo curarono con amore e con delicatezza aiutandolo a riprendersi completamente. Dal momento che era cieco, non potevano semplicemente rimetterlo in libertà, così da quel giorno vive su un tronco nell’ufficio del fondatore del centro, Paul Hahn, proprio sulla sua scrivania.

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Fotostoria della redazione di Petherapy Lab

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Il posto più carino e “volposo” della Terra si trova in Giappone

l Giappone è pieno zeppo di santuari meravigliosi dedicati agli animali. Abbiamo sentito parlare dell’isola dei conigli e dell’isola dei gatti ma esiste anche un villaggio per volpi, in cui ve ne sono di sei tipi che giocano e si divertono come matte pur attirare la vostra attenzione (e probabilmente anche il vostro cibo). Questa magica oasi di “volpitudine“, conosciuta come villaggio di Zao, è situata nella prefettura giapponese di Miyagi. Per un costo di 100 yen (circa 0,80 euro), i turisti possono rifornirsi di cibo ma, dato che queste volpi non sono addomesticate, è consigliabile non dare loro da mangiare né tantomeno portare dei bambini. Proprio come in Occidente, le volpi in Giappone sono considerate degli animali furbacchioni. Alcuni giapponesi credono che siano dotate di poteri magici o che siano messaggere di Inari Okami, la dea shintoista della fertilità, della prosperità e del riso.

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Iniziative della redazione di Petherapy Lab

C

Riparte la petizione dell'ENPA per farmaci veterinari generici

urare gli animali e' un diritto-dovere: non puo' e non deve essere considerato un lusso per pochi privilegiati". Questo il leit motiv che fa da sfondo alla petizione dell'Enpa al ministero della Salute contro il costo esorbitante dei farmaci veterinari, divenuti ormai off limits per numerosissime famiglie provate dalla crisi e da un carico fiscale eccessivamente oneroso. La petizione, promossa sulla piattaforma Change.org e ha superato le 21mila adesioni. Il problema, spiega l'Enpa, "puo' es-

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sere risolto - almeno in parte - prevedendo la possibilita' di somministrare anche ai pet i farmaci generici utilizzati per l'uomo. L'attuale normativa, infatti, prevede che i veterinari non possano prescrivere ai loro pazienti animali farmaci per uso umano, se sono disponibili medicinali veterinari". D'altro canto, secondo quanto calcolato dalla Protezione animali, "con il passaggio da un medicinale generico ad uno 'griffato' si possono determinare incrementi percentuali a tripla cifra. E' il caso, ad esempio, della terapia

antiepilettica con fenobarbitale che passa dai 5 euro della versione per l'uomo ai 40 di quella veterinaria. Lo stesso accade con la ranitidina (gastroprotettore per ulcera) - da 8,59 a 16 euro - e con le cefalosporine (un potente battericida) il cui prezzo lievita dai 3,9 a 27,5 euro. Naturalmente si tratta di costi relativi alla singola confezione e non all'intera durata della terapia, che per una famiglia a medio reddito puo' diventare insostenibile se dovesse essere prolungata nel tempo o addirittura per l'intera vita del pet.


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Storie della redazione di Petherapy Lab

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Il cane Miracle vince il premio "Friends For Life"

l cane Miracle ha vinto il premio “Friends For Life” assegnato durante la Cruft, la più grande esibizione canina al mondo. Il cane ha sbaragliato la concorrenza di altri 200 quattrozampe che difficilmente avrebbero potuto avere una storia di fedeltà più importante della sua. Miracle era stato preso da una strada nel nord della Thailandia, gettato in una gabbia stretta e arrugginita, schiacciato con altri cani destinati ai ristoranti di carne vietnamita. La foto a destra lo ritrae rassegnato a un destino di crudeltà e sofferenza, quasi a chiedere che qualcuno ponga presto fine a quell’inferno sulla terra. Ma il destino per Miracle aveva deciso una strada diversa. Il camion su cui viaggiava con un centinaio di altri cani, è stato intercettato da agenti della polizia e attivisti della Soi Dog Fundation, un’organizzazione per la tutela degli animali con base a Phunket. La storia e le foto di quel cane, così

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malridotto e privo di speranze, commossero Amanda Leask, una signora che vive a Strathglass (Scozia), che decise di adottarlo facendolo arrivare nella sua casa dove c’erano già altri tre cani provenienti dalla stessa organizzazione. Appena arrivato in Scozia, Miracle ha dimostrato il suo grande cuore e la sua grande sensibilità legandosi automaticamente al figlio Kyle. Fin da subito si è legato a lui, come se capisse che il piccolino aveva qualche problema. Kyle, infatti, è nato con una paralisi celebrale e, successivamente, gli è stato diagnosticato l’autismo. Ma a Miracle questo non importava. Per chi ha sofferto così tanto, un handicap non è una barriera imbattibile. «Hanno entrambi affrontato tante difficoltà nella loro vita, è come se ci

fosse un linguaggio non verbale fra di loro - racconta la signora Leask -. Quando Kyle si arrabbia perché non riesce a trasmettere ciò che vuole, Miracle gli si avvicina e lo tocca per tranquillizzarlo. Sembra sempre quando lui ha bisogno». Grazie alla sua storia Miracle ha vinto 1500 sterline che la Leaks ha già deciso di suddividere la somma fra la Soi Dog Foundation e l’’Autistic Society.


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molendo una volta per tutte la teoria della “dominanza” e insegnando a usare i premi anziché le punizioni nell’addestramento, nella convinzione che la via dell’amore passi per la comprensione e per una comunicazione consapevole. "Tutto da rifare" offre preziosi consigli per aiutare i padroni di cani difficili, spesso volenterosi di fare tutto il possibile ma incapaci di farsi carico dei loro problemi comportamentali. Anche i cani sfortunati meritano una seconda chance e questo libro

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