Settembre 2017 - Paesi Etnei Oggi

SETTEMBRE 2017 ANNO XXIII - N. 253 | FREE PRESS E ABBONAMENTO

FONDATO DA CARMELO PITROLINO

L’ECLETTICA L’ATTRICE E FOTOGRAFA CATANESE TEA FALCO CI SVELA I SUOI PROGETTI AUTUNNALI

pagine.

Free Press e Abbonamento Anno XIII n. 253 Settembre 2017

Redazione Via Principato di Monaco, snc 95030 - Gravina di Catania Tel./Fax 095 396136 | Mobile. 340 6091442

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Registrazione Tribunale di Catania N. 7/95 del 22/03/1995 Numero chiuso il 15/09/2017

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Foto di copertina Francesco Ormando

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Politica La campagna elettorale ai tempi del 2.0

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Sport Ettore Tortorici, la voce dello sport etneo

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p. 26 p. 31

Editore Andrea Pitrolino Resp. Pubbliche Relazioni Giovanni Leotta Mobile. 340 6080612 Pubblicità Mobile. 340 6091442 commerciale@paesietneioggi.it Servizio abbonamenti Mobile. 348 7904214 Progetto grafico Simone Ignazio Russo - Pitrù ADV Marco Pitrolino - Pitrù ADV Infografiche agostinolaudani.it Coordinatore distribuzione Ivan Di Grazia Tipografia Italgrafica - Aci Sant’Antonio (CT)

Nera Il dossier dell’orrore Rifiuti Rivoluzione differenziata ad Acireale

Direttore Responsabile Fernando Massimo Adonia Collaborano Simone Olivelli, Roberta Fuschi, Nunzio Condorelli Caff, Agata Amantia, Desirée Miranda, Carmelo Di Mauro, Grazia Razza, Thea Giacobbe, Gaia Aiello, Michele Milazzo, Melania Tanteri, Erika Intrisano, Roberto Quartarone, Isidoro Pennisi, Santi Zappalà, Laura Distefano, Francesca Santangelo, Gabriele Fasanaro, Marco Pitrella, Francesco Ricca, Antonio Giovanni Pesce

Territorio Zafferana, Tremestieri Etneo, Palazzo Minoriti, Viagrande

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p. 22

Sport femminile sotto assedio Spettacolo Il sogno di Tea Falco Stefania Spampinato indossa il camice di Grey’s Anatomy Rubriche L’editoriale di Fernando Massimo Adonia

p. 8

Blowindow di Isidoro Pennisi

p. 10

Acqua in bocca di Antonio Giovanni Pesce

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Criminologicamente di Thea Giacobbe

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L’Oroscopo dell’estate di Lucia Arena

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L’EDITORIALE

di Fernando Massimo Adonia fernandomadonia@gmail.com

SE LA CLASSE POLITICA PARE NON AVERE UNA CHIARA VISIONE DEL FUTURO DELLA SICILIA

ualcosa bisogna pur scriverla sulle prossime elezioni Regionali. E anche se non ne abbiamo voglia, dobbiamo. Per i lettori, per il territorio, per il futuro. L'estate appena trascorsa si è svolta nel delirio. La guerra per le candidature a presidente della Regione è stata divertente soprattutto per giornalisti che hanno avuto pane per i loro denti. Ma aldilà dei nomi degli aspiranti governatore, della composizione delle coalizioni e delle strane alchimie che accompagnano ogni consultazione, quella di novembre si accinge ad essere una tornata anomala. Di tutto si è parlato finora fuorché di una chiara idea di Sicilia. Attenzione, non parliamo dei programmi, ma di una vera e propria visione complessiva: dell'immagine che la Sicilia vuole proporre di sé. Che è cosa ben diversa dalla compilazione di un volantino con i buoni propositi amministrativi. Fino a prova contraria, quella siciliana è una regione autonoma e qualcosa vorrà pure dire. Avere un parlamento con dei componenti che possono fregiarsi del titolo di onorevoli è una responsabilità, storica soprattutto.

Va da sé: per le questioni semplicemente amministrative basterebbe nominare un commissario, un dictator – per dirla alla latina. Facile. Una tentazione che piace a molti, compresi intellettuali del calibro di Pietrangelo Buttafuoco. Nonostante tutto, crediamo che la Sicilia la sua partita debba ancora giocarsela. E democraticamente pure. In questo, anche la Democrazia faccia la sua parte. Con tutto il rispetto, non si vincono le elezioni inseguendo i mantra legati ai posizionamenti di Alfano, del centro o dei possibili campi allargati.

Quella è pretattica. Gli umori elettorali sono ben altra cosa. Se è vero quello che dicono i sondaggisti, cioè che quasi il 60% dei siciliani non andrà al voto, la questione è un po’ più grave del previsto. E non sarà lo spauracchio del populismo a tenere in auge una classe dirigente che, francamente, in questi anni ha prodotto davvero poco. L'esperienza al governo di Rosario Crocetta, con tanto di rivoluzione mancata, ci dice che le parole d'ordine prive di contenuto stanno a zero.

@fernandomadonia meridianista

Ciò detto, i candidati facciano la loro parte. Vinca il migliore. Ma una cosa controcorrente va tuttavia detta. Diminuire i parlamentari da 90 a 70, non alzerà affatto il tenore del dibattito in aula, ma consoliderà il peso dei capibastone locali. Si è confuso il giusto principio del contenimento dei costi della politica, con l'abbattimento degli strumenti della democrazia e della rappresentanza popolare. In fondo, questa era la filosofia del referendum di dicembre. Ma gli elettori l’hanno bocciata. Per questo, un’ulteriore riflessione all’indomani di quel voto sarebbe servita ad approfondire le ragioni dell’esperienza repubblicana, e non solo a riportare in vita le province. Ma ormai è tardi e il 5 novembre sta arrivando. Se ne parlerà la prossima volta.

BLOWINDOW

Isidoro Pennisi Opinionista de "Il Quotidiano del Sud" twitter@sognadoro23 i.pennisi@tiscali.it

L’ESPERIENZA DEL TERRORE È UNO DEGLI INGREDIENTI PIÙ ANTICHI DEL LINGUAGGIO POLITICO N

on risolve nulla capire realmente un fenomeno della vita. E chi s’illude d’avere in tasca ogni soluzione solo perché crede di aver capito, non sa ancora nulla su come risolvere e districare un fenomeno. Proverò a essere didascalico, anche perché non ho altra scelta. Il termine terrorismo, in apparenza chiaro, significa solamente una grossolana semplificazione di un fenomeno noto da secoli, che noi definiamo utilizzando uno stato d’animo (terrore) invece della sua evidenza, per paura di dargli dignità storica. Ogni azione violenta che non ha motivi privati, che non si manifesta su un chiaro campo di battaglia (il luogo privilegiato della violenza collettiva) ha una sola e giusta definizione: violenza politica. Il secondo termine (politico) non serve a dare qualità e valore alla violenza ma a definirla e distinguerla, in tutto, da quella non politica, quindi privata e personale. La violenza politica ha sempre dei contenuti e degli strumenti bellici. La sola distinzione tra quelli convenzionali e non, ha poco senso. Ciò che è convenzionale o meno, infatti, dipende dall’arco temporale considerato e dal punto di vista. Per i Romani, ad esempio, le metodologie belliche di Annibale, mai viste prima, erano così non convenzionali da ritenerle disonorevoli e non consone al già allora antico mestiere delle armi. Le furbizie, gli agguati, i trucchi di Annibale, per i Romani erano un segno d’assenza d’onore e dignità in quell’esercito e in chi lo guidava. A quel tempo non esistevano i mezzi d’informazione di massa, perché al contrario Annibale sarebbe stato definito un terrorista. Esistono guerre di religione?

Esiste un generale, un condottiero, un consiglio di guerra (o un’organizzazione clandestina) che abbia posto la sconfitta di una religione come obiettivo strategico razionale? Non si hanno tracce di tutto ciò. Se non vi sono, nelle azioni di coloro che la guerra la fanno, bisogna allora dubitare che esistano, se non in senso lato, guerre di religione. Esistono evidenze chiare, invece, di cosa rappresenti la religione per la violenza politica, convenzionale o meno. Chiunque voglia guidare, politicamente e militarmente, un esercito in guerra, tranne se non si è aggrediti e non è messa in discussione una sopravvivenza collettiva, per farlo non solo ha bisogno di un casus belli, ma è fondamentale avere un’ideologia che motivi in profondità le donne e gli uomini che saranno chiamati a combatterla. Gli esseri umani non donano la loro vita per la formazione di una geografia politica, che è il vero, reale ed eterno motivo della violenza politica. La violenza collettiva, per la geografia politica, è ciò che la geologia è per la geografia fisica. Al contrario di ciò che si pensa sull’esistenza letterale delle guerre di religione, disponiamo, invece, di una plastica e reale traccia documentata, su come un condottiero, appena entrato ad Albi, dopo un assedio voluto e guidato dal Papa, mise in ridicolo la copertura ideologica della Crociata contro i Catari. Fu il risoluto Simon De Montfort, a chiedere al delegato del Papa (personaggio simile

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agli ufficiali politici di cui era pieno l’esercito sovietico) su cosa fare di quella gente che si era arresa. Se l’obiettivo della guerra era cancellare gli eretici (e non una cinica scelta di Re Luigi che voleva annullare la realtà politica Occitana) come poteva distinguerli, tra i tanti prigionieri?

Il delegato del Papa, messo in difficoltà da quella domanda, dovette dare una risposta che contraddiceva il senso di una guerra di religione.

“Uccidili tutti e indistintamente: sarà Dio che riconoscerà, dividerà, i buoni cristiani dagli eretici”. Nella chiarezza di questa contraddizione, esiste la risposta alla questione che sembra, invece, occupare inutilmente intellettuali e mezzi d’informazione di questo inizio di millennio. Senza capire e avere coscienza di questi due elementi che mi sono permesso di riordinare, non esiste alcuna possibilità di contribuire a dirimere, con il tempo che ci vorrà (mai equivalente a quello biografico) questa fase di formazione di una geografia politica che cerca un disegno e delle mani consapevoli che lo compiano, non ideologicamente ma pragmaticamente. Le faglie geopolitiche, così come quelle geologiche, sono sempre in movimento. Così come usufruiamo della morfologia terrestre, mettendo da parte quasi psicologicamente i terremoti che ne sono il motivo più evidente, così viviamo una geografia politica dimenticando che questa non sarebbe tale, soprattutto, senza la violenza politica. Invece di difenderci razionalmente dai terremoti e dalla violenza politica, esorcizziamo ambedue le cose attraverso la nostra ignoranza nel percepirli come elementi qualificanti, anche se tragici, della storia umana.

Esattamente come abbiamo esorcizzato la morte, non avendone più la cognizione razionale, prima ancora che religiosa. Vivere il dolore di una mancanza presuppone la gioia di aver vissuto una presenza. Se non vogliamo il dolore della morte, ci basta rinunciare alla gioia della vita, e non mi sembra intelligente.

Le faglie geopolitiche, così come quelle geologiche, sono sempre in movimento. Così come usufruiamo della morfologia terrestre, mettendo da parte quasi psicologicamente i terremoti che ne sono il motivo più evidente, così viviamo una geografia politica dimenticando che questa non sarebbe tale, soprattutto, senza la violenza politica

ACQUA IN BOCCA Antonio Giovanni Pesce Saggista

antoniogpesce@gmail.com

SE SI RIDUCE L’OBBLIGO D’ISTRUZIONE ALL’OBBLIGO DI FREQUENZA NON CI GUADAGNA NESSUNO S

i dice che la ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, non abbia frequentato molto le aule di studio. In cambio, però, sa in quali posti affacciarsi, e quest’estate è stata presente nel salotto estivo, quello buono, della politica italiana, il meeting di Comunione e Liberazione.

Morto “don Gius”(sani), sono finite le grandi disquisizioni metafisiche e valoriali, e si sta sempre più scendendo verso il mondo immanente della politica, ad andar bene internazionale, se non a stento quella nostrana. Nella quale un ministro che, cogliendo l’occasione, abbia qualcosa da “esternare”, lo si trova sempre.

Quest’anno la collezione autunno-inverno di chiacchiere scolastiche prevede un vasto assortimento, ma farà tendenza la questione dell’obbligatorietà dell’istruzione fino ai 18 anni. Si parla di accorciare le scuole medie, mentre è partita la sperimentazione per scontare di un anno il liceo: «dobbiamo inserirli presto nel mondo del lavoro questi ragazzi». Ammesso che ci sia il lavoro ad attenderli, finiti gli studi, ecco che s’innalza loro l’obbligo di frequentare le aule. Questo basterebbe già a dimostrare che a Viale Trastevere non hanno le idee chiare.

L’intervista, in cui la ministro ha lanciato il sasso, «per vedere l’effetto che fa», è interessante. La Fedeli non può fingere di non sentire le voci che si alzano alte da università e scuola. L’obbligatorietà dell’istruzione è ormai derubricata ad obbligo di frequenza, perché quello che importa è che i ragazzi frequentino le aule per dieci anni, dai sei ai sedici. Che imparino qualcosa, che si formino come cittadini crescendo frattanto come uomini non è importante. Promozioni facili in situazioni in cui la decenza non è più contemplata sono la norma, ma non è chiaro in che modo, in un mondo in cui la formazione e la cultura sono diventate fondamentali e non un optional per attempati intellettuali di periferia, non è chiaro come questo possa rappresentare un vero volano di partecipazione civica ed economica.

Quello che è importante, in un corso di studi, non è il foglio finale, ma quello che si è imparato a fare. Non cresceremo come nazione perché abbiamo più titoli, così come non si è più ricchi perché si stampa più moneta, o perché ci si fa prestare più denaro. Si cresce di più, se si sa fare più e meglio di altri. Un ragazzo che non sa leggere, non sa scrivere, non sa fare un’equazione di primo grado, non sa esprimersi, non sa argomentare bene, come potrebbe far crescere la nostra economia, e come potrà difendere i propri diritti e prendere atto dei propri doveri?

La Fedeli l’ha fatto capire che non si tratta di promuovere tutti. Ci vuole serietà, perbacco! Tuttavia, ammettiamo pure che l’Italia sia in condizioni di permettersi, in questo caso, quello che Stati economicamente più corazzati neppure ipotizzano: tre anni di studi in più significa strutture in più, docenti in più, ecc. E ammettiamo, ancora, che la ministro non l’abbia ipotizzo sapendo che non si tratta di nient’altro che di un’utopia.

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Ammettiamo, invece, che si possa fare. Che cosa ci si aspetterebbe? Puoi fare un lavoro che non ti piace, puoi farlo bene e farlo per decenni: non credo che ai nostri nonni piacesse sempre l’assolata campagna siciliana, né i nostri padri credo piacesse particolarmente saldare in capannoni di eternit a cinquanta gradi. Lavorare però pur si deve per tirare a campare. Di studio, mentre si studia, non campa nessuno. Il lavoro è un impegno impostoci da una parte fondamentale di noi, quel corpo che muove ‘passioni’ elementari che, o prima o poi, comunque ciascuno deve imparare a soddisfare da solo. Meglio se è il lavoro tanto atteso, e per il quale tanto s’è studiato o faticato per trovarlo. Meglio ancora se lo si sposa e lo si ama, perché ne vale anche della qualità di quello che si produce e, soprattutto, della qualità del proprio esistere. Ma non si può chiedere ad un giovane, siccome si è nella civiltà dell’informazione, di studiare per dodici anni su diciotto. Chi lo chiede, non ha mai studiato.

Perché studiare non è un travaso da un libro ad una testa, ma il dialogo tra due esistenze, quella del docente e quella del discente. Studiare non è ripetere a memoria, ma cercare con passione. E si può pensare e scoprire profonde verità in colloquio con Platone, con Dante o con il problema che suscita un’equazione.

Si travasano conoscenze solo da circuiti a circuiti. Ma per capire questo bisogna aver studiato – studiato veramente – almeno un poco. E forse, senza voler essere offensivo, è proprio questo che manca nelle dissertazioni pedagogiche della signora ministro.

Non si può chiedere ad un giovane, siccome si è nella civiltà dell’informazione, di studiare per dodici anni su diciotto. Chi lo chiede, non ha mai studiato. Perché studiare non è un travaso da un libro ad una testa, ma il dialogo tra due esistenze, quella del docente e quella del discente. Studiare non è ripetere a memoria, ma cercare con passione

SUPER CAMERA DEL SUD EST

AGEN PRESIDENTE

C

on 23 voti favorevoli è "Pietro Agen è il primo presidente della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa. "Non ho un programma da mostrarvi - ha commentato il neo presidente Agen - perché credo che il vero programma vada costruito insieme, ma ci sono degli obiettivi urgenti che terrò presente, prima di tutto garantire serenità ai dipendenti e pensionati camerali e fare in modo che anche i rapporti interni al Consiglio siano all'insegna della serenità e dell'ascolto reciproco. Bisogna guardare al futuro.

Credo molto nei gruppi di lavoro, perché credo nelle specializzazioni. E poi c'è il complesso problema delle risorse. Non sarà facile trovarle ma credo che dovremo lavorare insieme per una controriforma delle Camere, con l'obiettivo di riportarle al centro dell'attenzione del mondo imprenditoriale, restituendo loro anche due compiti fondamentali: l'internazionalizzazione e il turismo. Troppo spesso ho letto che il problema della super Camera sia l'aeroporto di Catania - ha aggiunto Agen - Io penso invece che il sistema aeroportuale possa diventare una grande opportunità. Lavoreremo in modo serio per la privatizzazione, e per portare ricchezza ad enti proprietari e territori. C'è dunque fretta di iniziare a lavorare bene. Del passato non dirò nulla.

Preferisco parlare del futuro ".

Pietro Agen nasce a Imperia nell'agosto del 1947.

Completati gli studi, nel 1975, inizia la propria attività lavorativa come direttore della Confcommercio Savona fino al 1979. Dopo quella data, si trasferisce come funzionario della Confcommercio nazionale a Catania, dove assume la direzione della locale Confcommercio. Nel 1979 promuove la costituzione della Confidi Cofiac, prima Confidi siciliana. Nel 2000 si dimette da direttore di Confcommercio Catania per assumere l'incarico di assessore al Comune di Catania da cui si dimette nel 2002. Nello stesso anno viene nominato Presidente di Confcommercio Catania. Nel 2007 viene eletto Presidente della Camera di Commercio di Catania. Nel 2009 viene eletto alla Presidenza di Confcommercio Sicilia. Nel 2010 viene eletto vice presidente nazionale di Confcommercio. Nel 2017 dopo aver approvato il bilancio si dimette dalla guida di Confcommercio Sicilia.

PER LA SUPERCAMERA SUD EST

FOTONOTIZIA

CINEMA E TERRITORIO PEDARA ALLA RIBALTA CON L'ETNA FILM FESTIVAL Gabriele Fasanaro (foto)

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rande riscontro di pubblico alla seconda edizione dell'Etna Film Festival che si è svolta a Pedara il 26 e il 27 agosto 2017.

Sulla scia del felice esordio, anche questa edizione ha testimoniato il virtuoso connubio fra il Cinema e la Sicilia, luogo privilegiato e fonte inesauribile di ambientazioni suggestive.

Organizzato dall'Assessorato Regionale del Turismo, Sport e spettacolo e da Sicilia Film Commission, quest'anno l'evento ha avuto una madrina d'eccezione: Maria Grazia Cucinotta, attrice e produttrice siciliana. «Una presenza – come ha sottolineato l'assessore Anthony Emanuele Barbagallo – che sarà sicuro volano per lanciare il festival fra i più importanti del circuito siciliano. L'Etna entra prepotentemente nei racconti per immagini, confrontandosi con il linguaggio cinematografico contemporaneo».

E la riscoperta del territorio etneo passa anche da Pedara. «Il Festival ci ha permesso di mostrare e valorizzare nuovi luoghi e spazi della nostra città – ha dichiarato il sindaco della cittadina etnea Antonio Fallica - come i nostri palazzi storici e il nostro paesaggio che hanno fatto da ribalta ai lavori presentati all'edizione di quest'anno, inserendoci in un importante circuito». Un'occasione, dunque, che neanche il giovane direttore organizzativo, Leonardo Laudani, vuole lasciarsi scappare: «Lavoreremo affinché il festival possa essere da traino per i nostri territori».

«C'era un vuoto che riguardava la storia dell'Etna – ha concluso l'assessore – vuoto felicemente colmato dall'Etna Film Festival». (tg) 13

TERRITORIO

ZAFFERANA Alfio Russo scopre il dissenso in Consiglio comunale. Sapuppo battezza il gruppo di opposizione di Simone Olivelli

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ì dove non ci sono riuscite le elezioni di tre anni fa ci pensano le beghe interne.

A Zafferana Etnea, Comune in cui fino a pochi giorni fa non esisteva una opposizione, con l'intero civico consesso a sostenere le scelte del primo cittadino Alfio Russo, sono quattro i consiglieri ad avere deciso di uscire dalla maggioranza. Una scelta che il gruppo di Zafferana che vogliAmo – questo il nome scelto da chi intraprendere il nuovo cammino quando nel centro ai piedi dell'Etna si è giunti al giro di boa della sindacatura – ha avvalorato con motivazioni di carattere strettamente politico, ma che in realtà sembra essere il portato di patti non rispettati e conseguenti rappresaglie. Insomma di questioni sì politiche, ma di quella vecchio stampo.

Ma proviamo a ripercorrere la seconda

TREMESTIERI ETNEO La querelle su campetto e anfiteatro La denuncia del M5S: «Sprecati 155 mila euro» Secca la replica del sindaco Rando: «Accuse false, mai svolto nessun intervento di riqualificazione» di Erika Intrisano

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n agosto segnato dalle polemiche quello appena trascorso nel Comune di Tremestieri Etneo. Le ragioni sono tutte da inquadrare nella mancata «fruibilità» del campo sportivo e dell’anfiteatro della città. La querelle parte con la denuncia della consigliera del Movimento 5 Stelle, Simona Pulvirenti che ha acceso una spia sulla questione. «Le strutture versano in totale abbandono – ha dichiarato – Abbiamo fatto alcune verifiche documentate con foto: abbiamo trovato erbacce e alberelli nel campo di gioco e chiavistelli arrugginiti, giochi per i bambini in stato di abbandono e spazzatura all'anfiteatro». La consigliera rimarca sui fondi, 155 mila euro in tutto, che sarebbero stati destinati alla riqualificazione delle due aree. «Ho chiesto gli atti» dice «Il Movimento 5 Stelle vuole capire come sono stati spesi effettivamente questi fondi».

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parte di estate della politica zafferanese. A incrinare i rapporti tra le parti è stata la decisione dell'ormai ex presidente del consiglio comunale, Salvatore Sapuppo, di rimanere a guida del senato cittadino nonostante gli accordi stipulati a inizio sindacatura che vedevano programmato un avvicendamento a metà percorso. Pratica, questa, che negli ultimi anni si è diffusa in varie amministrazioni del comprensorio etneo con assessorati e altre cariche di sottogoverno affidati a tempo.

Per garantire rappresentanza alle forze della coalizione dicono i protagonisti; in pieno stile Cencelli replicano i più disincantati.

In ogni caso, la decisione di Sapuppo di non cedere il testimone ha portato, il 25 luglio, alla revoca del mandato consiliare con un clamoroso voto in aula che ha portato lo stesso Sapuppo a ricorrere al Tar; ma anche a una rivoluzione interna alla politica cittadina: un nuovo presidente del consiglio – Ignazio Coco – ma soprattutto una nuova giunta comunale. Il sindaco Russo, infatti, ha annunciato un cambio di squadra di governo che in realtà ha registrato soltanto un nuovo ingresso: ai riconfermati Giovanni Di Prima, che riveste anche la carica di vicesindaco, Salvo Russo e Vincenzo Tropea, si va ad aggregare anche Graziella Torrisi. La quale, durante la presidenza di Sapuppo ha svolto il ruolo di suo vice. Torrisi subentra ad Angela

Di Bella, che ha pagato indirettamente dazio in seguito alla rottura tra Sapuppo e Russo.

Oltre all'ex assessore alla Cultura e all'ex presidente del consiglio fannno parte della neonata opposizione anche i consiglieri Alfio Nicotra e Giuseppe Privitera.

«Il mancato avvicendamento alla presidenza del civico consesso come previsto dagli accordi condivisi da tutto il gruppo di Zafferana in Comune all’atto dell’insediamento – non ha mancato di fare notare Russo –­ è frutto solo di interessi personali in netta antitesi allo spirito e ai valori del nostro progetto». Il primo cittadino ha poi assicurato che la crepa alla monolitica solidità che ha caratterizzato questi tre anni di sindacatura non inciderà nell'attività dell'amministrazione. «Questa spiacevole e disdicevole vicenda non ha minimamente scalfito gli obiettivi che ci siamo prefissati di raggiungere da qui alla fine della legislatura», ha aggiunto il sindaco.

Dal canto loro, gli esuli hanno preferito guardare al futuro. «Chiediamo a gran voce – hanno annunciato i quattro componenti di Zafferana che vogliAmo – l'impiego di maggiori risorse, seguito da una necessaria razionalizzazione e programmazione che comprenda il coinvolgimento vero, concreto, reale dell'intero civico consesso e della cittadinanza tutta».

Botta e risposta Stando alla denuncia della Pulvirenti il sindaco Santi Rando non avrebbe insomma mantenuto le promesse. «Il sindaco Rando – dice – per sua bocca aveva in un primo momento annunciato che per ‘la riapertura dell'anfiteatro fossero già in cantiere tante iniziative culturali e sociali per la nostra cittadinanza e che avrebbero fatto arrivare anche il pubblico dall'intero hinterland catanese e non solo, ma il programma – prosegue la consigliera pentastellata – degli eventi estivi di Tremestieri Etneo è semplicemente pietoso e nessun evento all'anfiteatro. Il programma non è stato praticamente portato avanti. E infine Rando, sempre tramite la stampa, ha fatto poi dietrofront rimandando al 2018 l’apertura». La consigliera ha avanzato l’8 agosto scorso una formale richiesta di accesso agli atti. «Attendo ancora riscontro – dice – immagino dunque da qui a breve di poter visionare il dettaglio dei lavori eseguiti, a partire dai 35 mila euro e le relative fatture delle spese sostenute per la sistemazione e messa in sicurezza del campetto di cui lo stesso primo cittadino ha parlato; da chi sono stati svolti questi lavori; le autorizzazioni che sono state rilasciate. E ho chiesto anche i documenti inerenti le spese sostenute per l’anfiteatro. Sul sito non c’è nulla» precisa.

Nessuna illazione da parte della consigliera Pulvirenti, ma solo il desiderio di riannodare le fila. «È stato proprio il sindaco poco tempo fa a denunciare questa cifra per le aree in questione, e noi vorremmo solo capire come sono stati spesi questo soldi. Basta fare un giro al campetto per vedere come è ridotto».

Complice la pausa estiva agostana, si attende ancora che gli atti arrivino nelle mani della

consigliera Pulvirenti che rimane intenzionata a volerci vedere chiaro fino in fondo. «Il Comune è in dissesto, si inseguono le 100 euro e l'amministrazione ne spreca 155.000.

Sarebbe bastato che anche solo una parte di questi soldi fossero stati spesi per creare punti e momenti di vera e sana aggregazione per i nostri ragazzi, anziché buttare al vento denaro così o pensare di realizzare centri commerciali e cementificazione che uccidono il senso di comunità» conclude Simona Pulvirenti.

La replica Decisamente secca è la risposta dell’amministrazione comunale tremestierese che contattata dal nostro giornale smentisce siano stati spesi 155 mila euro in favore delle due menzionate strutture. «Non c’è nessun intervento da 155mila euro per riqualificare l’anfiteatro e il campo sportivo – precisano il sindaco Santi Rando e gli assessori Alessandro Zinna, Evelyn Garofalo e Fabio Filippino – È un dato finto. La consigliera comunale del M5S dovrebbe sapere che esiste l’amministrazione trasparente. Nessuna determina con questa cifra è mai stata pubblicata. Lo può notare anche dagli atti pubblici presenti sul sito istituzionale. Tutti gli atti sono visionabili, dovrebbe saperlo. Noi abbiamo riaperto il campo che era stato vandalizzato e che adesso è fruibile dalla cittadinanza». La denuncia della consigliera per l’amministrazione sarebbe destituita di qualsiasi fondamento, e le foto, anche quelle, risalirebbero all’atto vandalico.

«Il nostro obiettivo – proseguono – è quello di rendere Tremestieri sempre più vivibile. La demagogia e la strumentalizzazione politica la lasciamo a chi non crede nella crescita del

nostro territorio. Ancora una volta, ci troviamo a dover replicare una situazione che è già stata ampiamente discussa e spiegata nelle settimane scorse in vari contesti». Quanto al mancato accesso agli atti: «La consigliera, sicuramente in buona fede, mente sapendo di mentire, perché non è vero che non riceve risposte da vari uffici competenti. Tutte le varie richieste vedono la risposta dei dirigenti dei vari settori. Anche in questo caso è pos-

sibile verificare i vari protocolli in uscita. Tutto è tracciato». Per le iniziative culturali estive «teniamo a precisare – aggiungono – che è stato realizzato a costo zero. Attaccare chi ha prestato gratuitamente la propria arte è veramente una bassa politica» affondano «invitiamo la consigliera a presentare iniziative a costo zero per far crescere il nostro paese, invece di criticare semplicemente» concludono sindaco e assessori.

PALAZZO MINORITI

Province hanno preso questo nome) dovesse essere eletto con lo stesso sistema o invece coincidere, così come previsto dalla Delrio, con il primo cittadino del Comune capofila.

La scelta, dopo un iter lunghissimo e balbettante che ha visto anche le impugnative del governo nazionale, è ricaduta sulla seconda possibilità sconfessando di fatto la volontà di Crocetta che aveva annunciato una riforma ancora più profonda.

Ma per il presidente della Regione la disfatta doveva ancora arrivare: è di poche settimane fa la decisione dei deputati regionali di annullare quanto discusso in questi anni, reintroducendo il voto diretto (quello che prevede il voto dei cittadini) per la primavera prossima e prevedendo nuovamente il gettone di presenza per i consiglieri eletti. Una mossa che per alcuni è stata dettata dall'imminente campagna elettorale per le elezioni regionali del 5 novembre.

Nel frattempo, però, Bianco ha deciso di andare avanti per la propria strada, convocando per il 17 dicembre la consultazione rivolta a sindaci e consiglieri. Da quel voto dovrebbe venire fuori l'assemblea che dovrà operare nell'ente intermedio almeno per una manciata di mesi. Perché poi, se le cose dovessero rimanere così come adesso, tutto sarebbe nuovamente cambiato. Per quel periodo al governo regionale potrebbe non esserci più Rosario Crocetta, ma la storia della politica siciliana potrebbe continuare a seguire la strada del surrealismo. (so)

Il pastrocchio, l’Ars reintroduce il voto diretto Ma Bianco convoca l’elezioni di secondo grado

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oveva essere una rivoluzione, si è rivelata un pastrocchio. Ma la sensazione è che quella delle ex (ex?) Province possa essere una storia che rivelerà ancora sorprese. Tra il grottesco e lo stallo di una politica che a tutti livelli – in questo caso quello intermedio tra Regione e Comuni – continua a ripiegarsi su se stessa, allontanandosi – va da sé – dai cittadini. L'ultimo esempio è dato dall'indizione da parte di Enzo Bianco, sindaco metropolitano fino, verrebbe da dire, a prova contraria, dell'elezione del consiglio metropolitano. Organo che stando alla legge Delrio, testo che a livello nazionale ha cambiato la faccia alle Province, deve essere composto da sindaci e consiglieri – 18 in tutto nel caso etneo – dei Comuni che ricadono nell'area metropolitana e al cui voto sono chiamati a partecipare i politici degli stessi enti locali.

A riguardo, negli ultimi cinque anni di governo regionale, all'Ars si è più volte discusso se anche il sindaco della città metropolitana (e il presidente dei Liberi consorzi, lì dove le

VIAGRANDE Premio per gli studenti meritevoli, vince la figlia dell’assessore è polemica La replica di Agata Amantia

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’Amministrazione comunale di Viagrande quest’anno ha deciso di instituire un premio in denaro per gli studenti più meritevoli. Potevano partecipare al bando tutti gli studenti delle terze classi della scuola secondaria di primo grado residenti nel comune di Viagrande.

Requisiti richiesti? Semplicemente una griglia di lavoro inoltrata dalla stessa scuola di appartenenza che riportasse il profitto scolastico di tutto il percorso di studi effettuato dal candidato, a partire dalle scuole elementari. Il premio messo in palio: una somma in denaro ed esat-

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tamente duemila euro da dividere tra i primi tre classificati. Ma tra lo stupore dei concittadini, la vincitrice del premio risulta essere proprio la figlia di uno degli assessori che insieme al sindaco in carica Francesco Leonardi, aveva firmato il bando del concorso. «La graduatoria di questo concorso si basa soltanto su una griglia presentata dalla stessa scuola riguardante tutto il percorso di studi, pertanto avere un buon profitto scolastico non è certo una colpa. Inoltre io non faccio parte della commissione», ha commentato l’assessore interessato. «Il premio si basa esclusivamente su una media aritmetica che considera tutto il percorso scolastico e tutti i voti conseguiti, escludendo quello di condotta e di religione.

Non si è riunita alcuna commissione e non si è fatta alcuna scelta discrezionale. I vincitori sono stati selezionati tra 120 partecipanti», ha aggiunto il sindaco Leonardi. Alla fine della vicenda la vincitrice del premio, pur essendosi classificata al primo posto, ha deciso di rinunciare, lasciando la cifra a disposizione degli altri due candidati prescelti.

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IL DOSSIER DELL’ORRORE

Laura Distefano @distefano_laura

LA COMUNITÀ DI LAVINIA È FINITA AL CENTRO DELL’INCHIESTA “12 APOSTOLI” DELLA PROCURA DI CATANIA. IL LEADER SPIRITUALE PIETRO CAPUANA E ALCUNE SUE COLLABORATRICI SAREBBERO I PROTAGONISTI DI ABUSI SESSUALI REITERATI PER ANNI AI DANNI DI GIOVANISSIME VITTIME. TUTTO SAREBBE AVVENUTO DIETRO L’ALIBI DELLA SPIRITUALITÀ. GLI INDAGATI SI DIFENDONO: «SIAMO INNOCENTI».

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ecenni di abusi a giovani donne circuite e plagiate. Un mondo perverso e violento si sarebbe nascosto per anni dietro l’effige della Comunità di Lavina, così è conosciuta alle falde dell’Etna l'Asssociazione Cultura e Ambiente di Aci Bonaccorsi. I racconti delle giovanissime (una aveva solo 11 anni quando avrebbe iniziato) e i contenuti delle lettere sequestrate dalla magistratura compongono un film a luci rosse di terz’ordine. Scrivono «ti amo», si parla di «fare l’amore», ma di amore c’è ben poco negli atti dell’inchiesta «12 apostoli».

Un’indagine che ha fatto scattare le manette ai polsi del guru Pietro Alfio Capuana e delle sue «ancelle» Fabiola Raciti, Rosaria Giuffrida e Katia Concetta Scarpignato. L’ultrasettattente, difeso dall’avvocato Mario Brancato, è rimasto dietro le sbarre. Le accuse della magistratura catanese hanno retto davanti al Tribunale del Riesame che ha pienamente confermato l’ordinanza della Gip Francesca Cercone. Le tre donne sono rimaste agli arresti domiciliari. Già i difensori hanno annunciato il ricorso per Cassazione. Gli indagati hanno sempre rispedito al mittente le accuse.

Accuse gravi. Anzi gravissime.

LE PAGINE DELA VERGOGNA Le 47 pagine dell’ordinanza firmata dalla Gip Francesca Cercone sembrano solo un pezzettino dell’intero puzzle. Un quadro dai tratti neri e grigi, dove le ombre sono le protagoniste delle pennellate.

Scegliamo di non virgolettare intercettazioni, verbali e missive per rispetto delle innocenti e presunte vittime. Andremo per sintesi. Basterà per raccontare quanto ricostruito dagli inquirenti senza scendere in sordidi particolari, che nulla hanno a che vedere con l’informazione e il giornalismo.

La delicata inchiesta condotta dalla Polizia Postale fotografa venti anni di orrori, di plagio, di manipolazioni ai danni di ragazzine che sarebbero state scelte e selezionate al solo scopo di gratificare "l'arcangelo" Capuana. Il leader spirituale della Comunità di Lavina più volte avrebbe affermato di essere «l’incarnazione dell’arcangelo». Un angelo in terra. Un tramite con il divino, insomma. Questa sarebbe stata la chiave per convincere le fanciulle ad avere rapporti sessuali con lui. Dall’indagine sono state

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identificate sei vittime, ma il numero pare destinato a crescere. Anche se alcune delle giovanissime sono state già «minacciate e insultate attraverso mail e post sui social network». L’avvocato Tommaso Tamburino sta raccogliendo i vari messaggi in un dossier che consegnerà alla Procura.

Le ragazzine sarebbero state soggiogate dalla promessa «dell’amore puro». Le prestazioni di natura sessuale erano descritte «come atti divini» e questo avrebbe aiutato le tre indagate a manipolare le giovani donne che in alcuni casi sarebbero diventate «schiave» delle attenzioni del santone. In alcuni sms un’adolescente piange per essere stata esclusa dalla festa di San Valentino, perché si sarebbe comportata male. La ragazzina parla di «ingiustizia». Il tenore di questi messaggi sono per la giudice la prova del totale condizionamento psicologico ed emotivo di cui erano vittime le giovanissime. Gli abusi si sarebbero consumati nelle case di Pietro Capuana, a Motta Sant’Anastasia, a Bronte e a Fondachello di Mascali. Nel suo studio, a turno, le ragazzine sarebbero state trasformate in «geishe» che avrebbero dovuto all’occorrenza lavare e vestire Capuana e infine concedersi al «guru».

Nelle testimonianze raccolte dalla pm Laura Garufi ci sono dettagli che inchioderebbero il «santone» della setta. Una lampada ad esempio, trovata anche dalla polizia quando ha eseguito le perquisizioni, che sarebbe servita ad illuminare i momenti di intimità, anche di gruppo.

Uno dei passaggi più agghiaccianti è quello in cui una delle ragazze racconta di essere stata costretta a prendere la pillole del giorno dopo per evitare una gravidanza indesiderata. Sempre la stessa vittima spiega agli inquirenti che la richiesta sarebbe nata dopo che si sarebbe rifiutata di assumere degli anticoncezionali. Lei sarebbe stata una delle ragazze con cui Capuana avrebbe avuto delle penetrazioni.

Le perquisizioni hanno scatenato un clima di ansia e panico tra gli adepti.

Sono 5000 i seguaci della Comunità di Lavinia. Dalle intercettazioni si percepisce l’atmosfera di attesa su quello che la magistratura potrebbe scoprire. Anche se le «ancelle» di Capuana avrebbero fatto sottoscrivere alle ragazze (e anche a delle mamme) delle lettere in cui ammettevano di essere consapevoli di quello che succedeva. Le intercettazioni hanno anche permesso di scoprire agli investigatori che il marito di una delle indagate, Mimmo Rotella, politico catanese ed ex assessore

comunale, fosse a conoscenza dell'inchiesta in corso. Ad informarlo sarebbe stato un prete che avrebbe violato il segreto della confessione. I due sono indagati, insieme a una terza persona, di rivelazione del segreto investigativo. Un retroscena giudiziario che si aggiunge agli anni di silenzi in cui sarebbero coinvolti adepti, preti, politici, ex amministratori e forse un magistrato, oggi in pensione.

LA DIFESA «Noi abbiamo depositato da tempo delle indagini difensive che avevamo avviato dopo una perquisizione. È un processo difficile, con molti lati oscuri da chiarire e solo il tempo farà giustizia». Il difensore di Pietro Capuana, Mario Brancato ha immediatamente dopo l'interrogatorio di garanzia di Pietro Capuana, accusato di violenza sessuale. Il difensore ha avviato un'indagine di parte che servirebbe a confutare la ricostruzione dell'accusa. Il leader della Comunità di Lavina ha ribadito la sua innocenza e ha «risposto puntualmente a tutte spiegazioni e alle contestazioni che gli sono state mosse dal Gip Cercone». Nel corso dell'udienza davanti al Tribunale del riesame l'avvocato ha evidenziata anche l'incompatibilità della detenzione carceraria con le condizioni di salute del suo assistito. «È una persona anziana gravemente malata – sottolinea – è un invalido al 100% che soffre di una grave forma di diabete ed è cardiopatica: le sue condizioni di salute non sono compatibili con la detenzione, in carcere rischia la vita». Le tre donne accusate di aver "convinto" le giovani vittime ad avere rapporti sessuali con Capuana hanno definito "false" le accuse nei loro confronti.

Già in sede di interrogatorio di garanzia hanno fornito la loro versione dei fatti in merito alle intercettazioni contenute nel fascicolo. Ma a difendersi non sono solo gli indagati ma anche il figlio del «padre spirituale»: Daniele Capuana, ex assessore provinciale, è stato investito dal ciclone giudiziario e dopo alcuni giorni di silenzio ha inviato alla stampa una nota in cui – come da protocollo – ha ribadito la sua fiducia nell’operato della magistratura. Alla fine è arrivato il comunicato ufficiale anche dall’Associazione Cultura e Ambiente: «Il direttivo auspica – scrivono – che si possa arrivare presto alla verità, nella convinzione dell'estraneità degli attuali indagati».

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di Thea Giacobbe Esperta in scienze criminologiche e penitenziarie

I DODICI APOSTOLI E LE BAMBINE VIOLATE

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na congregazione religiosa luogo di adescamento di giovani minorenni.

Questo è quello che pare sia accaduto all'interno della Comunità “ACCA” di Aci Bonaccorsi. I principali quattro indagati sono gravemente indiziati di “associazione per delinquere – come recita l'ordinanza - allo scopo di commettere più delitti di violenza sessuale ai danni di minori di diciotto anni”, nonché dei reati di violenza sessuale con abuso di autorità e abuso dell'inferiorità psichica in concorso fra loro.

Reati gravissimi contestati agli indagati perché si associavano, costringendo e inducendo le minorenni che frequentavano la comunità a sottoporsi a pratiche sessuali prospettate come atti di valenza spirituale. Associazione a delinquere perché l'organizzazione operava da anni replicando le stesse modalità: un cliché che comprendeva l'avvistamento in

chiesa, il reclutamento durante il cenacolo, l'avvicinamento, il plagio, l'abuso.

Un'organizzazione strutturale, stabile, con violazioni sistematiche, funzionali alla realizzazione dei delitti. Ognuno con il suo ruolo, ben predeterminato: il santone, ultrasettantenne, “promotore”, le tre donne “organizzatrici”, addetta l'una alla predisposizione dei turni, le altre incaricate di persuadere e vincere le resistenze delle giovanissime. Una condotta alternativa fra la costrizione e l'induzione, dissenso e consenso viziato. Una reiterazione costante e perdurante a cui le tre ancelle contribuivano subdolamente, prospettando come monito il fuoco degli inferi. Un condizionamento spirituale e fisico.

La maggioranza dei bambini che subiscono o hanno subito maltrattamenti o violenza sessuale rimangono vittime silenziose. Le parole non dette rimangono intrappolate, disturbando l’esistenza.

L’abuso sessuale è sempre un trauma per la vittima, a maggior ragione quando questa ha una personalità in “fieri”, come nel caso di un minorenne. Tale devastante lacerazione della personalità sarà tanto più grave quanto più precoce sarà stato l’abuso subito. Molto dipende dalla durata dell’abuso, dalla gravità della violenza, dall’età della vittima, dal tipo di relazione con l’abusatore, dalla presenza di qualche adulto protettivo. E gli elementi emersi finora tracciano un quadro drammatico. Un sistema perverso instaurato nel tempo finalizzato agli abusi sessuali, bambine adescate, plagiate, intimorite e stordite da coloro che approfittavano di questo stato di

abbandono, del ruolo di preminenza ricoperto, in vario modo, all'interno della comunità.

Giovanissime divenute oggetto di pulsioni erotiche anziché tenerezza: dinamiche che alterano le interazioni cognitivo-affettive del minorenne con il mondo circostante, distorcendo il concetto di sé, il modo di vedere il mondo e le capacità effettive, emotive e comportamentali. Così si sviluppa un senso di sé confuso, contaminato e colpevole che potrà influenzare pesantemente il modo in cui essi interpreteranno la realtà.

“ACCA” si è rivelata una comunità con migliaia di adepti, storditi dal fanatismo per un leader delirante e onnipotente, a tal punto da spingere molti di loro ad affidare i propri figli ad altre persone adulte (che le andavano a prendere e le accompagnavano a fine turno), acconsentendo che essi frequentassero e addirittura pernottassero presso l'abitazione “dell’Arcangelo”.

Eppure nessuno sapeva, nessuno aveva compreso, né sospettato alcunché: “E poi che fai? Neghi di fronte l'evidenza?” – si chiede un'indagata durante un'intercettazione – No, non si può. Non solo perché le dichiarazioni delle persone offese sono state definite “attendibili perché precise, dettagliate, univoche” – tanto da ordinare le misure cautelari della detenzione in carcere e degli arresti domiciliari –, non solo perché fatti di cronaca del genere generano un grande allarme sociale smuovendo le coscienze, turbando gli animi, ma perché le vittime – chissà quante di più – hanno perso la loro giovinezza.

RIFIUTI

RIVOLUZIONE DIFFERENZIATA AD ACIREALE CRONACA DI UN’ ESTATE INFERNALE

In foto, l’assessore alla Nettezza urbana di Acireale Francesco Fichera foto fancityacireale.it

DA SANTA MARIA LA SCALA A SANTA TECLA, DA STAZZO A POZZILLO, NON SI CONTANO I CUMULI DI SPAZZATURA, AMMASSATI LUNGO LA CARREGGIATA. UN PROBLEMA DI DECORO E DI IGIENE SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, AUTOCTONI O TURISTI

foto visionedioggi.it

Melania Tanteri @meltanteri

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he si tratti di una rivoluzione è innegabile. E, come tutte quelle “calate” dall’alto, anche questa ha necessità di tempo per essere assimilata e diventare parte delle abitudini della popolazione. La raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti, sulla quale hanno accelerato quasi tutte le amministrazioni locali – su input di quella regionale che

ha messo in campo una task force per scongiurare l’emergenza – sta dando buoni risultati, creando nel contempo qualche “mostro”. Come “Il sonno della ragione” di Goya. Almeno ad Acireale dove, le buone performance ottenute in città con l’avvio del porta a porta, non corrispondono a quelle delle frazioni, in particolare quelle a mare.

FRAZIONI A MARE Andando verso il mare, le strade di collegamento sono costellate di microdiscariche, sorte da un giorno all’altro proprio all’indomani dell’eliminazione dei cassonetti. Con buona pace del turismo e dell’immagine restituita da una delle zone più belle dell’intera Sicilia. Da Santa Maria La Scala a Santa Tecla, da Stazzo a Pozzillo, non si contano i cumuli di spazzatura, ammassati lungo la carreggiata.

Un problema di decoro e di igiene sotto gli occhi di tutti, autoctoni o turisti. Una spiacevole conseguenza di una “rivoluzione” partita forse troppo a ridosso della stagione estiva, quando borghi di qualche migliaio di abitanti vengono presi d’assalto da orde di vacanzieri e villeggianti. Un problema di cui è a conoscenza il Comune di Acireale, che sta potenziando sistemi di raccolta e di controllo per colpire gli allergici alle regole.

LA VOCE DEL COMUNE L’assessore alla Nettezza urbana. «Il sistema funziona – assicura Francesco Fichera.

La raccolta differenziata va avanti ed è sempre puntuale. I cittadini che stanno rispettando le regole infatti non hanno disservizi«. Fichera non nega che vi siano aspetti negativi su cui l'amministrazione deve lavorare, come quello delle frazioni al mare sia un problema. «Resta, purtroppo, il comportamento incivile di molti che continuano ad abbandonare i rifiuti, spesso lanciandoli direttamente dal finestrino dell'auto – dice. È questo che accade nelle vie del collegamento tra la città è il mare, mentre in centro il fenomeno è decisamente attenuato». Un malcostume per contrastare il quale, l’amministrazione acese è corsa ai ripari attraverso la videosorveglianza. «Abbiamo numerosi video grazie ai quali effettuiamo multe – spiega ancora Fichera, che si dilunga sulla questione delle frazioni a mare. Qui abbiamo avuto un picco di presenze in estate, come ogni anno – precisa – che ha creato effettivamente qualche intoppo». Il componente della giunta guidata da Roberto Barbagallo, però, respinge le accuse di alcuni cittadini, che lamentano il fatto che la raccolta differenziata sia partita in piena stagione estiva, e come vi sia difficoltà nel reperire i sacchetti.

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«Il servizio è partito a giugno nelle frazioni e nei villaggi al mare – precisa l’assessore – e i villeggianti che lamentano di non avere i kit potevano benissimo ritirare i contenitori alla Tekra. Per quanto riguarda la comunicazione, abbiamo lasciato avvisi porta a porta. Insomma – sbotta - nel 2017 non si può giustificare l'abbandono dei rifiuti per questi futili motivi».

I DATI Nessun passo indietro, comunque. Il nuovo sistema di raccolta porta a porta starebbe dando risultati, anche in termini di attenuazione della pressione fiscale e di contrasto all’evasione. «Stiamo effettuando controlli incrociati per stanare tutti gli evasori – afferma Fichera. Abbiamo messo a punto un sistema di controlli grazie a un apposito software, che ci ha permesso di recuperare impostanti sacche di evasione. In ogni caso, i dati ci confortano: da gennaio 2017 a giugno 2017, la differenziata è passata dal 3% al 32% – evidenzia.

Dal primo febbraio a oggi, sono stati 400 i verbali elevati, sia attraverso la videosorveglianza, che tramite il personale appiedato.

Ma un dato in particolare mostra il nostro buon operato – sottolinea: la raccolta del vetro. Se a gennaio raccoglievamo 2700 chili, a giugno ne abbiamo raccolti 76.480».

Il sistema, sebbene ancora “in rodaggio”, starebbe dando buoni frutti. «Anche se resta il problema delle strade di collegamento – dice Fichera – tra cui la statale 114, che sta diventando veramente indecente; una via lastricata di rifiuti sulla quale dobbiamo necessariamente intervenire».

LE CRITICITÀ Ogni tentativo di modificare abitudini radicate si scontra inevitabilmente con zoccoli duri restii al cambiamento. Non solo nella cittadinanza. Anche gli operatori ecologici, inizialmente, non avrebbero gradito il nuovo sistema. «Col cassonetto era facile – spiega Fichera – e la raccolta era veloce.

Oggi, invece, il turno dura 6 ore e si deve portare a termine tutto il lavoro. Questo, sicuramente, avrà scatenato qualche malumore – conferma – ma all’inizio. Adesso siamo a regime, e riusciamo a completare tutto il giro entro l'orario stabilito».

POLITICA

LA CAMPAGNA ELETTORALE AI TEMPI DEL 2.0 TRA SOCIAL, GAFFE E TANTE STRETTE DI MANO

ANCHE IL MOVIMENTO CINQUE STELLE, HA ABBANDONATO MOMENTANEAMENTE IL FORTINO DEL WEB PER TORNARE TRA LA GENTE E BATTERE PALMO A PALMO IL TERRITORIO

I simboli di partito diventano brand e le strade si riempiono di manifesti: la campagna elettorale è partita. Tradizione o innovazione? I futuri inquilini di Palazzo dei Normanni e di Palazzo d’Orleans mettono in campo una svariata gamma di strategie elettorali dal teaser all’ultimo grido fino alle strette di mano alle sagre. La cosa un po’ surreale è che tutto questo avviene in un clima di incertezza su elementi strutturali come la definizione dei candidati alla presidenza e le coalizioni: non certo dettagli, ma tant’è.

Roberta Fuschi @RFuschi

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Musumeci style. È un inizio di campagna elettorale col botto quello dell’ex presidente della provincia di Catania, Nello Musumeci. Un teaser, cioè una campagna di lancio preliminare destinata a suscitare curiosità: sfondo colorato e immagine bianca che raffigura l’immagine stilizzata del volto di Musumeci con tanto di pizzo.

Destinato a rimanere impresso, ma anche a prestarsi a svariati meme lo slogan: «L’unico pizzo che piace ai siciliani». Un gioco di parole che lancia un messaggio politico molto forte. La campagna ha centrato l’obiettivo: è sulla bocca di tutti. Si passa dalle reazioni indignate di alcune associazioni antimafia ai meme, come nel caso del gruppo Facebook in odore di milazzismo «Comunisti per Nello Musumeci», fino alle foto di un paio di mutandine in pizzo accompagnate dal testo: «L’unico pizzo che piace a Berlusconi».

SENZA SIMBOLO Non mancano certo gli strumenti tradizionali come i classici 6x3 con tanto di faccione a presidio delle strade. Il dem Luca Sammartino e il consigliere azzurro Riccardo Pellegrino, ad esempio, hanno tappezzato la città con manifesti che li ritraggono sorridenti con tanto di simbolo a seguito. Idem Carmelo Nicotra, colonnello di FdI. Non tutti i potenziali inquilini dell’Ars, però, hanno inserito il simbolo del partito con il quale correranno per strappare l’agognato posto al sole. Segno dei tempi e della difficoltà a piazzarsi e salire.

Tra questi ci sono i deputati uscenti Salvo Giuffrida e Alfio Barbagallo che hanno dato comunicazione della loro ricandidatura senza specificare con chi.

Come da tradizione le giornate dei big scorrono tra riunioni febbrili e segreterie aperte al pubblico, giornate scandite da telefonate e un sms compulsivi. Si ordinano i fac-simile e si lanciano le pagine Facebook.

Si moltiplicano i tweet e i retweet, si lanciano invettive social contro i competitor più accreditati o si acquistano redazionali sui giornali. Polemiche e gaffe corrono veloci sul web.

Un primo assaggio lo hanno dato i grillini che non hanno riconosciuto la frase di Paolo Borsellino ripresa dal movimento musumeciano: «Diventerà Bellissima» per attaccare il competitor.

MAI FUORI MODA LA PASSEGGIATA TRA LA GENTE IN OCCASIONE DELLE SAGRE PAESANE SETTEMBRE 2017 - ANNO XXIII | N° 253

NON TUTTI I POTENZIALI INQUILINI DELL’ARS, PERÒ, HANNO INSERITO IL SIMBOLO DEL PARTITO CON IL QUALE CORRERANNO PER STRAPPARE L’AGOGNATO POSTO AL SOLE. SEGNO DEI TEMPI E DELLA DIFFICOLTÀ A PIAZZARSI E SALIRE

GAFFE VIRALI Il gradino più alto del podio in termini di viralità se lo aggiudicano, loro malgrado, i 5 Stelle con «Giovanotto spostati» urlato da un’ambulante alla pescheria di Catania all’indirizzo di Dibba. Una menzione d’onore spetta anche all’azzurro Dario Daidone che nei giorni di incertezza totale sul futuro del centrodestra pubblica su Facebook un banner dove annuncia la sua candidatura all’Ars al fianco del presidente Nello Musumeci per poi ritirare tutto. Un capitolo a parte meritano i comunicati stampa che ingolfano gli indirizzi di posta elettronica di giornalisti e redazioni con commenti a tutti i fatti del giorno. Tra i più attivi, in questo senso, a Catania ci sono i consiglieri comunali Alessandro Porto e Carmelo Coppolino che abbandonano la posizione di attori dietro le quinte e tentano un passaggio sul palcoscenico mediatico.

Una pagina Facebook e tanta rilassatezza invece in zona Nicola D’Agostino che placidamente spiega a chi lo conosce: «Non c’è fretta, sono in campagna elettorale da cinque anni».

SAGRA MON AMOUR Mai fuori moda, invece, la passeggiata tra la gente in occasione delle sagre paesane.

Lo sanno bene il deputato uscente Marco Forzese (in prima fila alla sagra del polpo a Pozzillo) e l’assessore Anthony Barbagallo ormai un esperto di enogastronomia in giro per la provincia. E c’è anche chi si riscopre esperto di ciclismo dilettantistico come l’ex assessore Angelo Villari immortalato tra la folla del memorial Beppe Distefano a Mascalucia. Anche il Movimento Cinque Stelle, ha abbandonato momentaneamente il fortino del web per tornare tra la gente e battere palmo a palmo il territorio come dimostra il tour estivo in giro per i paesi siciliani del triunvirato Giancarlo Cancelleri, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio.

SPORT

ETTORE TORTORCI LA VOCE DELLO SPORT ETNEO L

e voci dello sport siciliano autorevoli e longeve si contano sulla punta delle dita. Una di queste è Ettore Tortorici, sulle scene da quarant’anni, poliedrico giornalista che si è diviso tra radio e tv, per trovare ormai la sua stabilità da sei anni a questa parte con “Penalty”, un format che dà spazio al calcio dilettantistico dell’Isola. È un compito ben arduo, visto il panorama amplissimo e le tante sfaccettature del pallone siciliano, con voli pindarici, avventurieri e anche gioie che cancellano le delusioni.

«L’ambaradan d’informazione sul calcio dilettantistico è iniziato con me – spiega Tortorici –, è diventato fruibile da tutti. Oggi tutti fanno video, tutti fanno giornalismo, la rete ha rivoluzionato, ma quando abbiamo iniziato, sei anni fa, non c’era nulla all’orizzonte che ne parlava».

L’IDEATORE DEL PROGRAMMA TV PENALTY CI RACCONTA LA PASSIONE SPECIALE PER IL CALCIO DILETTANTISTICO TANTO DA INVENTARE UN GALÀ ESCLUSIVO DEDICATO AI NON PROFESSIONISTI

Roberto Quartarone @rojoazul86

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La settima stagione di “Penalty” andrà in onda su Gold 78 la domenica dalle 19 alle 21 e con una finestra settimanale alle 14:30. «Ho allenato per 20 anni – spiega –, quindi sono addentrato in questo mondo da tanto tempo, mi è sembrato naturale raccontarne le storie da giornalista.

Proposi a Umberto Teghini un format simile anni fa, ma non se ne fece nulla. Poi ho avuto la possibilità di andare a Sestarete e li è nato “Penalty”: siamo cresciuti molto in quattro anni, seguiti da due anni su Video Mediterraneo in cui i numeri auditel mi hanno dato ragione. È diventata la trasmissione più seguita della domenica sportiva in Sicilia e il botto è arrivato su Gold 78 l’anno scorso».

Parallelamente, Tortorici ha intrapreso un’altra strada che punta mettere in vetrina le eccellenze del calcio siciliano: i Penalty Awards. «Premiamo il calcio dilettantistico – approfondisce il conduttore –, con tutto il meglio: ospitiamo anche personaggi di calibro nazionale, è diventata una vetrina di riferimento, per evidenziare i fiori all’occhiello».

In un panorama difficile, il giornalista dà le sue idee su chi lavora meglio: «In quest’ultimo periodo il Paternò, lo Sporting Augusta, il Bagheria Città delle ville, il Città di Caccamo e il Camaro-Messina credo siano le realtà in crescita. Ma ce ne sono tante altre: dietro ogni società c’è la passione di un paese, un presidente, tanti dirigenti, che mettono soldi di tasca pur di portare in alto il proprio territorio».

Sono i problemi gravi dello sport contemporaneo che tormentano chi vuole fare attività. «Il calcio dilettantistico è notevolmente malato – Tortorici è lapidario –. Senza grandi budget, spesso e volentieri si fa il passo più lungo delle proprie possibilità, rischiando il fallimento. La Lega di Palermo non ha messo un freno a questo dispendio di energie tra agosto e settembre (seguito dalla disperazione dopo dicembre). Sarebbe stato meglio diminuire i gironi, invece di ripescare 11 squadre in Eccellenza come fatto quest’estate, per esempio».

Se il lavoro di base non funziona, i problemi poi si amplificano e si prolungano nel tempo. «Soffre il settore giovanile: c’è molta improvvisazione

– rincara Tortorici –. Non faccio di tutta l’erba un fascio: ci sono tanti tecnici preparati. Tuttavia, la crescita tecnica deve essere accompagnata da doti umane non di poco conto, gli allenatori hanno in mano la crescita morale e psicologica dei ragazzi. I risultati non devono diventare il loro unico credo di vita. La scuola calcio invece non può essere un doposcuola, un business di bassa qualità per fare numeri e senza un bagaglio tecnico.

Per fortuna non è dovunque così».

In realtà, però, proprio dal settore giovanile siciliano negli ultimi anni moltissimi giocatori hanno spiccato il volo verso la Serie A e la Serie B, privilegio che appena 20 anni fa era appannaggio di pochissimi giocatori.

«Credo che la rete abbia portato a “espa-

SPORT FEMMINILE SOTTO ASSEDIO ECCO CHE SUCCEDE IN CASA DEL CATANIA CALCIO, HCU CATANIA HOCKEY E CUS BASKET

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o sport di squadra femminile sta lottando per reagire a una crisi tanto vocazionale quanto economica. Alcune squadre femminili catanesi stanno attraversano un periodo di profondi mutamenti e bisogna dare atto che chi ci crede fa miracoli per consentire alle ragazze di proseguire nella loro passione, di poter rappresentare la città e la provincia in giro per l’Italia, in barba alle casse sempre vuote delle società, agli sponsor che appaiono e scompaiono, ai campi fatiscenti. È fiato sprecato tirare in ballo la politica regionale: la famosa Lr. 8/1978, che una volta finanziava con i contributi pubblici lo sport per tutti, è oggi è un obolo minimo.

La Femminile Catania che ha vinto la Serie C

triare” più facilmente – riflette il conduttore –, ad avere contatti con impresari, società, procuratori. Prima era difficile: con la rete si è trovati più facilmente da chi cerca talenti e gli osservatori hanno un mezzo in più, invece di spostarsi sul territorio. Non è bello: è uno stile un po’ mercenario, ma ben venga se è fonte di lavoro».

ciato per professionistico. Sarebbe meglio che i giocatori dilettanti cercassero un lavoro vero e magari giocassero la sera, invece di inseguire un professionismo che non li porta da nessuna parte. A Catania non avviene, il giocatore è spesso esaltato e si accontenta di poco, spacciandosi per professionista, senza costruirsi un futuro».

Quando Tortorici parla di lavoro, parla di contratti veri, non di rimborsi spese: «In Sicilia abbiamo un cattivo modo di interpretare il calcio dilettantistico – puntualizza –. Gli stipendi da folli portano alla disperazione dei presidenti, al fallimento e finita la stagione il giocatore si ritrova senza squadra.

Non avendo molte squadre tra i professionisti, ci si butta sul calcio dilettantistico spac-

Fuori dal campo, Tortorici ha seguito con interesse anche il murale del Massimino: «Ne abbiamo parlato in uno speciale sul calcio nazionale – chiude –. È vero che ha creato invidie e gelosie, anziché lodi per l’impegno delle persone, ma l’idea è meravigliosa e io ho realizzato un video al riguardo.

Quando ci sono queste idee bisogna sposarle e valorizzarle».

Calcio. È finita bene la corsa contro tutto e contro tutti dell’Asd Femminile Catania, la società di calcio che ha vinto la Serie C con una rosa tutta marca Liotru e giocando a Belpasso.

Dalla mancata iscrizione all’ammissione nell’ultima finestra utile c’è stata di mezzo la paura di fermarsi. La B riaccoglie Catania e le ragazze di mister Peppe Scuto, intenzionati a non tornare indietro. La dirigenza ha passato settimane tra cene di raccolte fondi, amministrazioni da sensibilizzare, il sostegno dei tifosi della Curva Nord del Calcio Catania maschile. Così l’ambiente è stato smosso con un po’ di networking, avvicinando potenziali “amici” e non fermandosi ai primi inevitabili “no”.

Che il Catania sia in B è un successo della perseveranza.

chiunque ma non le tenaci catanesi: la squadra allenata da Trinidad Cañón si è iscritta all’A1 e riproverà la scalata allo scudetto (in bacheca ce n’è 13, tra indoor e outdoor), con pochissime certezze, se non con la buona volontà. Con una strategia social interessante e alla ricerca degli sponsor, le hockeiste cercheranno un futuro possibile.

Hockey.

Altra guerra che prosegue a suon di battaglie combattute nelle condizioni più assurde è quella dell’HCU Catania, la formazione di Hockey su prato fuoriuscita dal Cus. Dopo lo scudetto perso per il campo-groviera di Valverde, che ha affondato le speranze sportive sprofondando nel terreno friabile, per mancanza di fondi è arrivata la rinuncia all’EuroHockey Club Challenge. Difficoltà che fiaccherebbero

Basket. È cambiato il panorama del basket, che tra questi è lo sport che più soffre la crisi “vocazionale”.

L’unica società con due scudetti giovanili in bacheca, la Lazùr, si è salvata per i capelli ed è rinato dopo 16 anni il Cus, ma entrambe le società hanno solo la squadra senior; rimane in Serie B e con due formazioni giovanili la Rainbow, che giocherà al PalaCatania (campo che ha dato ben più problemi che soddisfazioni) ma si trasferirà in pianta stabile a San Pietro Clarenza.

Nella scuola di polizia penitenziaria le strutture sportive sono un salto di qualità netto rispetto al panorama catanese. Con una nuova strategia di marketing lungimirante, si spera di costruire un futuro per la pallacanestro. Pochissimi altri, tra cui L’Elefantino, hanno un progetto giovanile valido: ed è questo il problema più grave. (rq)

L’HCU Catania schierato al campo di Valverde, con l’Etna di sfondo

La Rainbow Catania al raduno dello scorso 28 agosto, nel campo della scuola di polizia penitenziaria di San Pietro Clarenza (foto R. Quartarone)

SPETTACOLO

IL SOGNO DI TEA FALCO “RACCONTARE UNA SICILIA SENZA MAFIA” UNA DELLE PROTAGONISTE FEMMINILI DI 1993 SI RACCONTA E CI DICE DEL PROGETTO DI METTERE LA PROPRIA CREATIVITÀ A DISPOSIZIONE DELL’ISOLA PER FARLA CONOSCERE SENZA IL SUONO DELLE PISTOLE di Laura Distefano foto Francesco Ormando

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i vuole affrancare da quel binomio Sicilia-lupara che tanto caro è ai registi (anche di oltreoceano). Tea Falco, attrice e fotografa etnea, sceglie di raccontare questa terra da un punto di vista nuovo. Da una prospettiva lontana dalla violenza e dal crimine. La giovane artista porterà la Sicilia nel piccolo schermo questo autunno. Al festival del cinema di Marzamemi una delle icone femminili della fiction 1993 ha stuzzicato la curiosità dei suoi fan annunciando la realizzazione del progetto. «È un docufilm sul punto di vista dei siciliani – racconta Tea Falco – descrive noi in quanto siciliani, con un pizzico di ironia e surrealismo, che ha a che fare sempre con l’ironia».

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n regalo schietto e sincero alla sua patria. «È veramente uno stereotipo che è iniziato con la saga di Coppola e non è più finito», è lo sfogo di Tea. «Ogni paese ha la sua criminalità: in Messico spariscono le persone, in Cina tagliano le dita, in Brasile uccidono per qualche spicciolo. Dovremmo smettere di parlare di mafia siciliana – afferma – ma di mafia italiana. D’altronde se esiste lo Stato esiste anche il suo opposto. Noi siciliani siamo un popolo meraviglioso, le persone brutte ci sono in tutto il mondo».

SICILIA CHE PASSIONE Tea Falco è innamorata della Sicilia e appena può scappa a Catania, dove ha trascorso anche una parte delle vacanze estive. «Sì, le sono profondamente legata», ammette. Tea si lascia andare a una confessione: «In Sicilia si mangia troppo, perché tutto è troppo buono. Se mangi troppo ti soddisfi e non hai più voglia di fare le cose. Non dico che è sbagliato. Per me vivere significa creare, fare qualcosa. Se mangio vado a mare e dormo, ma dopo un po’ mi sento inutile». Incapace di stare ferma l’attrice catanese che cerca di dare il suo contributo, non solo attraverso l’arte, ma anche diventando madrina e testimonial di diverse iniziative sociali. Un impegno che gli ha fatto scoprire anche alcuni scorci della sua terra che sono una ferita al cuore. «Penso sia fondamentale aiutare non solo gli altri, ma questo mondo in genere. Il nostro unico scopo prima di tutto – dice – deve essere quello di curare questo mondo in qualche modo. Risolvere i tanti problemi che si stanno presentando. Il mondo è un caos». Tea ripercorre quello che ha visto in questi mesi estivi sul litorale catanese. «La Sicilia è stata un esempio in questi giorni – confessa – C’è la fogna aperta ad Aci Castello e alla Scogliera da diversi anni ormai. Noi poi gustiamo il pesce che viene proprio da lì. Nessuno dice niente, fa nulla». Il suo è quasi uno sfogo amaro: «Io arrivo in Sicilia e mi dispero».

LE FOTO Il primo amore di Tea è stata la fotografia. Ma in realtà «prima della passione per la fotografia, c’è la passione per l’osservazione – chiarisce – Mi è sempre piaciuto osservare le cose, più che parlare.

Fin da piccola parlavo a volte sola, costruivo mondi. Osservare gli altri e capire perché siamo in questa terra al di la del mezzo fotografico. Il fine ultimo è questo. Conoscere e conoscersi». Una visione molto introspettiva del mondo. Tea Falco parla di filosofia, di karma, di anima anche quando descrive il suo lavoro. In effetti i suoi punti di riferimento rimandano a questo mondo in cui è necessario scavare per trovare l’essenza. L’essenza delle cose. «Franco Battiato è una delle persone più belle che abbia mai incontrato.

Lui mi ha dato l’opportunità di conoscere il grande Manlio Sgalambro – afferma – Lui sì che osservava».

«PENSO SIA FONDAMENTALE AIUTARE NON SOLO GLI ALTRI, MA QUESTO MONDO IN GENERE. IL NOSTRO UNICO SCOPO PRIMA DI TUTTO DEVE ESSERE QUELLO DI CURARE QUESTO MONDO IN QUALCHE MODO. RISOLVERE I TANTI PROBLEMI CHE SI STANNO PRESENTANDO. IL MONDO È UN CAOS»

BIBI MAINAGHI Un percorso di conoscenza e analisi interiore che ha affrontato anche per interpretare il ruolo di Bibi Mainaghi in 1992 e 1993.

«Non è stato facile fare Bibi – spiega l’attrice – ho lavorato sull’accento milanese e non è stato facilissimo anche perché ho avuto solo un mese e abbiamo girato tutto in due mesi e mezzo dieci episodi (dieci film). Credo di aver fatto un lavoro difficilissimo di immedesimazione in una figlia di papà, ho vissuto a Milano per ispirarmi e ho pensato di alzare il mio tono di voce e di renderlo un po più nasale, insopportabile. Poi Bibi invece cresce – afferma – E perde tutto, si rende conto delle sue azioni e diventa umana, più consapevole. Ecco perché dopo aver odiato Bibi, poi il pubblico la ha amata. È stato molto difficile per me. Anche perché quando interpreti un personaggio, ti porti dietro per un po’ il karma, io penso questo», ammette. E quel karma di Bibi forse un po’ è rimasto quando ad un precisa domanda sui legami tra affari, crimine e politica risponde: «Che cosa possono le leggi dove regna soltanto il denaro, la giustizia non è altro che una merce. Di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori se non avessero moneta sonante da gettare come ami tra la gente». Ma è solo una piccola nuvola perché poi torna la solare e ironica Tea. Ci sono progetti in cantiere che ci può anticipare? «Una granita di mandorle, come direbbe Sgalambro.

Scherzo. Questo autunno mi vedrete recitare con Miriam Leone nella serie Non uccidere 2».

«OGNI PAESE HA LA SUA CRIMINALITÀ: IN MESSICO SPARISCONO LE PERSONE, IN CINA TAGLIANO LE DITA, IN BRASILE UCCIDONO PER QUALCHE SPICCIOLO. DOVREMMO SMETTERE DI PARLARE DI MAFIA SICILIANA – AFFERMA – MA DI MAFIA ITALIANA. D’ALTRONDE SE ESISTE LO STATO ESISTE ANCHE IL SUO OPPOSTO. NOI SICILIANI SIAMO UN POPOLO MERAVIGLIOSO, LE PERSONE BRUTTE CI SONO IN TUTTO IL MONDO» 28

«FRANCO BATTIATO È UNA DELLE PERSONE PIÙ BELLE CHE ABBIA MAI INCONTRATO. LUI MI HA DATO L’OPPORTUNITÀ DI CONOSCERE IL GRANDE MANLIO SGALAMBRO. LUI SÌ CHE OSSERVAVA».

SETTEMBRE 2017 - ANNO XXIII | N° 253

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STEFANIA SPAMPINATO INDOSSA IL CAMICE DI GREY’S ANATOMY di Francesca Santangelo foto Susie Delaney

SETTEMBRE 2017 - ANNO XXIII | N° 253

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Etna, terra di talenti. Così come lo è Stefania Spampinato, 35 anni, attrice catanese, new-entry del cast della seguitissima serie TV americana Grey's Anatomy, giunta alla quattordicesima stagione, in onda negli USA, sempre sul canale ABC dal 28 Settembre.

Porterà fascino e bravura italiana all'interno del set, interpretando la dottoressa Carina De Luca, sorella del medico Andrew De Luca, interpretato dall'attore italiano Giacomo Giannotti. Un ruolo che rappresenta per l'attrice l'occasione tanto attesa. Improvvisa.

Inaspettata. Repentina.

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Due giorni prima che arrivasse quest'audizione, contemplavo l'idea di smettere di recitare. Ero stanca di fare fatica, di non lavorare costantemente. Mi chiedevo, che sto facendo? Ma è sempre così, quando stai per dire basta, arriva qualcosa che ti da l'energia per continuare a lavorare duro». E così la chiamata del manager che informa dell'audizione. La ricerca di una persona che sappia parlare italiano, un'opportunità di certo da non lasciarsi sfuggire. E dopo una veloce preparazione, ventiquattrore a disposizione, Stefania si presenta all'audizione, preparata e stranamente rilassata. Un successo, i casting director entusiasti. «Uno dei due mi urla: non te ne tornare in Italia». Il pomeriggio stesso la conferma.

Presa. Il giorno dopo c'è l'incontro con il cast al completo. E via con la lettura del copione davanti a Shonda Rhimes e al suo team di scrittori.

Il clima all'interno del set è sereno. «Veramente come una grande famiglia. Sono tutti gentilissimi, accoglienti, molto professionali. Si scherza, si ride, però si lavora tanto». Su Giannotti, aggiunge: «Sul set parliamo sempre italiano e gli altri ci prendono in giro perché non ci capiscono. Giacomo è veramente un ragazzo fantastico, parla benissimo l'italiano, fra l'altro». Tanto lo stupore di Stefania per l'entusiasmo ricevuto dai fan italiani di Grey's

Anatomy alla scoperta della sua presenza nel cast. «Non avevo la più pallida idea che fosse così conosciuto in Italia. Il mio Facebook è esploso. Questo mi dà ancora più voglia di lavorare duro e di fare del mio meglio, in modo tale da non deludere i fan della serie». Pronta dunque ad indossare il camice di Carina De Luca, personaggio di cui si sa ancora ben poco. «Ci sono molte cose che mi divertono di lei. Nonostante non siamo uguali, mi piace giocare con il personaggio» − e ancora − «Lei è molto aperta, sfacciata; io sono un po' più riservata. Invece abbiamo in comune l'essere molto passionali, coi fusi corti si dice quì, "shorts cuses", ovvero credere in quello che si fa e voler cambiare la realtà».

Lei la sua realtà l'ha cambiata. E, i sacrifici hanno dato il loro risultato. «Ho urlato per una ventina di secondi quando ho saputo di aver preso la parte, ero felicissima. Tutti sappiamo cosa si prova a lavorare duro. Ho perso un sacco di compleanni, momenti belli con la mia famiglia, sono fuori da tanti anni. Ti chiedi se ne vale la pena. E poi arrivano queste notizie e dici sì dai, ne è valsa la pena».

Il suo percorso comincia da bambina, con la passione per la danza.

«Credo che tutte le ragazzine da piccole vogliono fare le ballerine, piuttosto che le attrici. Poi crescendo, si cambia idea. Guardando il film Codice d'onore mi son detta: voglio fare l'avvocato. In realtà con il tempo mi sono resa conto poi che del film non mi aveva colpito l'idea di lavorare nel mondo legale, ma il pensiero di fare l'attrice. E da lì è cominciato tutto». Il trasferimento a Milano, dopo il liceo classico, e gli studi in un'Accademia di danza, canto e recitazione. Poi a Londra dove ha fatto la ballerina per cinque anni.

«Ho cominciato a studiare recitazione perché sentivo che la danza mi stava un po' stretta».

E infine Los Angeles. «Sono partita con un biglietto di sola andata. Valigia mezza fatta e un viaggio verso l'ignoto». Tante mete, ma solo un posto nel cuore di Stefania. «Casa per me è la Sicilia. Le mie radici sono là, ed è lì che vorrò invecchiare e passare la maggior parte della mia vita. Una delle mie città preferite però è Londra, la preferisco a Los Angeles perché è più Europea, poi camminare a Los Angeles è impossibile, non si cammina, sei sempre in macchina». Proprio qui la decisione definitiva di smettere di ballare per dedicarsi unicamente alla recitazione. «È stata parecchio dura, perché Los Angeles è piena di attori, sono 135mila in questa città. Si può immaginare la competizione, e quanto sia difficile anche solo ottenere un'audizione; trovare un agente e farti valere affinché lui creda in te. Non è una passeggiata di salute. Qua si dice che per cominciare a lavorare a Los Angeles, devi investire almeno 10 anni in relazioni con i casting director, agenti ed entrare nel circolo degli attori. È un posto difficile, una realtà dura e per me non è stata facile».

Ma alla fine la svolta è arrivata e dopo una serie di lavori quali Satisfaction, Glee, The Gods, si va in scena con Grey's Anatomy.

Tutti lavori americani, ma non nasconde l'idea di voler recitare per registi italiani, come Muccino. «Ho amato il suo film 7 anime e il ruolo femminile. Mi piacerebbe recitare in un film del genere. Tra gli attori italiani invece stimo Pier Francesco Favino".

Intanto tra i progetti futuri rimane la conclusione delle riprese di un film del regista David Martin, insieme all'attore italiano Andrea Beruatto, film metà italiano e metà in inglese, di cui si sconosce ancora il titolo. E non smette il lavoro di attrice in una compagnia teatrale. «Secondo me è molto utile perché ti tiene allenato come attore e artista. Mentre su film e cinema puoi ripetere la scena se sbagli, in teatro no. Sempre buona la prima, quindi è un ottimo allenamento».

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VINTAGE UNA MODA SENZA TEMPO

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iete alla ricerca di outfit alla moda e originali, capaci di distinguervi e impedire di incrociare per strada qualcun altro che indossi lo stesso capo? Ho la soluzione che fa per voi! La mappa del tesoro pone una X sugli armadi di casa vostra! Abiti delle vostre madri, zie, e perché no, anche delle nonne! La moda cambia, e lo fa anche repentinamente, ma con una strana tendenza di ritorno al passato. Parola d’ordine? Assolutamente VINTAGE! Ma quali sono le caratteristiche, che ci permettono di attribuire questo termine ad un capo o accessorio? L’età, un tuffo nel passato di almeno un decennio, fino agli anni venti; la qualità, essere arrivato integro dopo aver attraversato gli anni lo identifica come un capo di ottima fattura; l’epoca, ovvero un capo vintage che si rispetti ha sicuramente segnato il modo di vestirsi in un determinato periodo storico ed ha di conseguenza una storia da raccontare; ed infine il marchio, magari un’edizione limitata o un accessorio reso poi di culto. Grazia Guarnera, studentessa paternese con la passione per il vintage, indossa un abito Missoni, tramandato dalle zie stiliste. “Adoro questi colori, sono d’impatto” - e ancora - “è come se indossando questi capi, sentissi una certa vitalità, come se davvero potessero trasmettere energia”. Da sempre affascinata al vintage.

“Mi piace perché rimane vivo negli anni e conserva il suo valore. Amo le cose che resistono al tempo”. La sua icona di stile? Coco Chanel.

Ma potremmo citarne molte altre. Donne con classe e personalità non solo negli abiti e negli accessori, ma anche nei gesti, nelle pose, nel loro essere. Pensiamo ad Audrey Hepburn: lineamenti dolci, fisico longilineo, leggera, elegante, spiritosa. Una donna di classe, anche indossando semplicemente un pantalone Capri e una maglia, o una camicia e shorts: insomma uno stile bon ton unico. Chi non ha sognato di somigliarle! “Metti su un trench e ti sentirai Audrey Hepburn a passeggio per Parigi”.

Francesca Santangelo - photographer Grazia Guarnera - modella

l’oroscopo di settembre

SEGNO SPECIALE: PESCI

lucia arena

ARIETE

TORO

GEMELLI

CANCRO

Cupido colpirà all’impazzata qualcuno potrebbe essere già impegnato e facilmente identificabile. Settembre sarà sorprendente per l’amore, i single ne beneficeranno largamente, per chi è già in coppia, attenti alla gelosia, l’opposizione di Urano potrebbe spezzare un legame importante.

Troppo fermento, state calmi ... ormoni impazziti fuori stagione, arriva l’autunno e anziché placarvi, vi sentirete elettrici.

Le discussioni con i parenti stretti non mancheranno, ma quelle più complesse saranno col partner. Il cielo​a ​ ​​fine​​mese​​ vi​ ​favorirà​ ​nel​ ​risolvere​ ​una​ ​ faccenda​ ​di​ ​cuore.

Siete pronti per scalare le montagne più ripide che conoscete, non perdeteci tempo e cominciate la vostra salita.

Arrampicandovi con sacrificio e perseveranza arriverete alla vetta, i successi non sono facili da raggiungere ma​ ​quel​ ​fantastico​ ​Giove​ ​è​ ​ancora​ ​propenso​ ​ a​ ​servirvi.

Poche occasioni ma buone, basterà crederci con fermezza e otterrete i migliori risultati, altrimenti se aspetterete la manna che cadrà dal cielo, difficilmente riuscirete a uscire gloriosamente da una situazione complessa. Venere​​amica​​ ha​ ​una​ ​sorpresa​ ​per​ ​i​ ​cuori​ ​ infranti,​ ​esultate.

LEONE

VERGINE

BILANCIA

SCORPIONE

Sarete appoggiati da un Saturno serio e istituzionale ... vantaggioso per il settore professionale e per gli accordi che ne deriveranno. La stabilità nel campo del lavoro è vicina, siate pronti ad accettare un incarico all’estero. In amore​​​​ siete​ ​pronti​ ​a​ ​un​ ​legame​ ​stabile,​ ​non​ ​fatevi​ ​pregare.

Finalmente una maggiore serenità arriverà dal lavoro, riuscirete a chiudere un contratto importante che vi darà la stabilità economica concreta e duratura. Sarete portati a socializzare, Mercurio sblocca un vostro limite, Venere annuncia entrate di cassa e il Sole sarà indice di un’inaspettata fortuna.

Cari amici un aspetto importante nella vostra vita sta per assumere una consistenza diversa, più tangibile e riscontrabile.

Saturno e Giove vi lasceranno una sofferta maturità, la testerete in tutti i settori, mettendo in pratica gli insegnamenti celesti, cambierete vita. Non dimenticate una ricorrenza.

Nuovi contatti, viaggi e personaggi autorevoli caratterizzeranno il mese, Plutone in Scorpione porge occasioni su un piatto d’argento, non fatele raffreddare bisognerà consumarle calde, avranno un sapore speciale. In amore​​la​​ lontananza​ ​segnerà​ ​un​ ​periodo​ ​ di​p ​ rofonda​​riflessione.

SAGITTARIO

CAPRICORNO

ACQUARIO

PESCI

Non saranno occasioni da sottovalutare quelle che vi capiteranno, anche se sarete al bar o a fare la spesa al supermercato, l’argomento lavoro sarà frequente, l’autunno vi vuole impegnati in un’attività nuova e creativa, Saturno segna traguardi importanti, più potere vi renderà diversi.

Da voi spesso si pretende troppo, specie quando si parla di lavoro siete sempre tra i primi a essere nominati, qualcuno in vacanza non avrà quasi mai staccato la spina, adesso la presenza di Venere favorevole vi agevolerà. Occasioni​​prestigiose​ ​da​ ​cogliere​ ​...​ ​senza​ ​ riflettere​​laciatevi.

Rientrati dalle ferie con inesistente interesse per tutto ciò che riguarda impegni, lavoro e responsabilità, tutto sembrerà un insormontabile macigno da gestire...sarà scontato l’inadeguato stato d’animo, fino a qualche giorno fa eravate ancora in spiaggia, sospesi felicemente tra mare e cielo e con mille​ ​voglie​ ​da​ ​soddisfare​.

Sarà il caso di distaccarsi da tutto quello che, fino a questo momento, aveva carpito la maggior parte della vostra attenzione, l’estate è quasi finita, archiviatela per quest’anno, cominciate a respirare aria di lavoro, impegni e responsabilità, si prospetta​ ​un​ ​periodo​ ​intenso​ ​ e​ ​fruttuoso.