Marzo 2020 - Paesi Etnei Oggi

MAFIA UTILIZZO BENI CONFISCATI, L’ESEMPIO VIRTUOSO DI BATTIATI Marzo 2020 Anno XXVI - n° 280 | Free press

Fondato da Carmelo Pitrolino

IN JEANS VE NT IC INQUE A N NI TRA PASSIONE E VIOLINI CON A NTONIO MACRÌ E ANGELO DI GUARDO POLITICA COMUNI ETNEI AL VOTO

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DOMENICA 22 MARZO GARE E PREMIAZIONE CON L’ARTISTA RICCARDO ZANGELMI

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Sport 12 Sicilia, ombelico d’Italia del ciclismo

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peopagine

Cultura 19 Metti in circolo la cultura: un’iniziativa di book sharing che parte dai paesi etnei Società 20 Ecco come Davide Toscano con la pittura sconfigge la depressione Politica 22 L’asse del centrosinistra e le grane del centrodestra 25 Forza Italia punta al rinnovamento 26 «Il Movimento 5 Stelle come terzo incomodo»

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Gravina di Catania 29 Canale di gronda San Paolo, la relazione sullo stato dei lavori Mafia 32 Beni confiscati, un tesoro nel limbo

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Musica 38 I violinisti in jeans, venticinque anni di musica

Rubriche 9 Blowindow di Isidoro Pennisi 28 Acqua in bocca di Antonio Giovanni Pesce 46 Letto, riletto, recensito di Salvatore Massimo Fazio

TANTO SHOPPING, IN POCO TEMPO Ciò che ami è qui

USCITA PAESI ETNEI SAN GIOVANNI LA PUNTA

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Paesi Etnei Oggi Free Press Marzo 2020 - Anno XXVI / n. 280

Registrazione Tribunale di Catania N. 7/95 del 22/03/1995 Redazione Via Principato di Monaco, snc - 95030 Gravina di Catania Tel./Fax 095 396136 - Mobile. 340 6091442 Distaccamento acese-jonico Via Nicolò Tommaseo, 61 - 95014 Giarre Mobile. 340 6080612 www.paesietneioggi.it redazione@paesietneioggi.it - paesietneioggi@pec.it Paesi Etnei Oggi è organo del

Numero chiuso il 28/02/2020 Direttore Responsabile Fernando Massimo Adonia Collaborano Roberta Fuschi, Nunzio Condorelli Caff, Agata Amantia, Desirée Miranda, Carmelo Di Mauro, Thea Giacobbe, Michele Milazzo, Melania Tanteri, Roberto Quartarone, Isidoro Pennisi, Santi Zappalà, Laura Distefano, Francesca Santangelo, Marco Pitrella, Francesco Ricca, Antonio Giovanni Pesce, Salvo Giuffrida, Salvatore Massimo Fazio, Santo Privitera Foto di copertina Salvo Giuffrida In collaborazione con:

Forniture ospedaliere - Sicilia

EDITORE Andrea Pitrolino Resp. Pubbliche Relazioni Giovanni Leotta Mobile. 340 6080612 Pubblicità Mobile. 348 7904214 commerciale@paesietneioggi.it

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Servizio abbonamenti Mobile. 348 7904214 Progetto grafico Simone Ignazio Russo Tipografia Italgrafica Via Nocilla, 157 95025 Aci Sant’Antonio (CT)

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Isidoro Pennisi Opinionista de “Il Quotidiano del Sud”

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twitter@sognadoro23 / i.pennisi@tiscali.it

CORONAVIRUS, IN ATTESA DI UN’EMERGENZA PIÙ FORTE

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n virus vive in silenzio. Non “posta” nulla, non va in televisione, non rilascia dichiarazioni. La cosa che colpisce è che questa Prova d’Orchestra del pericolo, cui ci sta sottoponendo il tempo, ci sta offrendo dei risultati umani e civili preoccupanti se pensiamo che, quasi certamente, viene sempre il tempo per un pericolo vero, realmente inedito, epocale, di fronte al quale servirebbero energie civili, morali e umane diverse da quelle che stiamo vedendo. Un virus vive globalmente e non si cura dei confini nazionali, dei Trattati che regolano i rapporti tra gli Stati, si fa beffe dei dazi doganali. Se fossimo superstiziosi e riuscissimo a dimostrare che un anno bisestile ha un destino segnato, sapremmo già come spiegare ciò che stiamo vivendo, ma questa dimostrazione, inutilmente attesa, sarebbe forse peggio degli eventi che eventualmente produce. Non voglio trasformarmi anche io in un “piccolo epidemiologo” oppure in uno stratega di battaglie campali contro l’invisibile. Senza richiamare in servizio il fenomeno influenzale più virulento del novecento (la Spagnola) che nel 1918, mentre la Prima Guerra Mondiale finiva, fece nel Mondo circa 50 milioni di vittime, voglio ricordare che nel 1968, nel pieno della contestazione mondiale giovanile, una forma influenzale (denominata Hong Kong) fece solo in Italia circa ventimila vittime. Di quell’anno, come sapete, si ricorda ben altro. E mi fermo qui. Cosa voglio dire?

Ho l’impressione che la natura delle reazioni che umanamente stiamo producendo sia, probabilmente, la reale anomalia, la vera questione su cui dovremmo riflettere: il vero pericolo che stiamo sottovalutando. La cosa che vorrei indicare non è la solita lotta fratricida tra l’irrazionalità e la razionalità, tra la maniera immateriale del pericolo e la mancanza, al momento, degli strumenti materiali decisivi per contrastarlo. Cose antiche, che nel tempo abbiamo sempre risolto combattendo il panico, mettendo in conto anche una sconfitta, perché abituati anche a perdere di fronte ad eventi poco probabili ma comunque messi in conto dai racconti del passato e dalla tradizione della memoria. Il vero problema che sta emergendo, e che mai prima si era così plasticamente manifestato, è che le nostre comunità ritengono inconcepibile un evento del

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genere, perché ormai convinti che la potenza delle nostre conoscenze ci dovrebbero mettere al riparo da tutto questo. Ecco, allora, che il parlarne, il sezionarlo, l’analizzarlo, accumulando ridondanza d’informazioni, di dati, non fa altro che trasformare le paure in rassegnazione, l’ignoranza in fatalità, l’energia di reagire in isolamento. Tutto questo di fronte ad un evento non automaticamente mortale e irreversibile, come in altri tempi lo è stata la Peste o la Lebbra, ma curabile e, probabilmente,nella stragrande maggioranza dei casi nemmeno manifesto. Anche in questo caso ci stiamo dimostrando dei commentatori portentosi, dei parolai inarrivabili, degli utilizzatori finali di fatti per fini diversi e di vario genere, degli esperti sulle stesse cose ma con analisi e soluzioni finanche opposte tra di loro. Una condizione trasversale in cui i soli non coinvolti sono coloro che ci mettono le mani, il corpo e la vita: quelli che in questo momento, volenti o meno, devono comunque assistere, curare e provare a salvare per come sanno, nei casi peggiori, gli esseri umani che hanno contratto questo virus. Le epidemie dilagano secondo una progressione geometrica. Ci troviamo a disagio con la progressione con cui si manifesta una malattia virale, perché il risultato finale sembra assolutamente sproporzionato rispetto alla causa. Il potere delle epidemie lo si annulla cancellando questa visione della proporzionalità e sapendo che, a volte, i grandi cambiamenti derivano da eventi di poco conto. Al contrario di ciò, invece, l’evento di queste settimane sta dimostrando che a dispetto dell’assetto planetario che ha ormai assunto la geografia politica, esiste e cresce ormai da tempo un livello di “mixofobia” del tutto incoerente e inadatto a gestire questo nuovo livello radicale di interconnessione tra popoli, geografie e culture. Perché se un virus, come altri che già in passato abbiamo affrontato quando le sovranità nazionali erano la cifra della convivenza, è capace di destabilizzare questo nuovo tipo d’ordine geopolitico, non oso immaginare cosa capiterebbe di fronte a sfide molto più pericolose e letali. La paura è come il sale: va sciolta dentro qualche cosa che bolle e scalpita, mentre noi, al momento, se andassimo oltre le banali apparenze condite da economia e statistiche, rese digeribili da un probabile che ha assorbito il reale, ci accorgeremmo di vivere ormai una routine che galleggia dentro un bicchiere.

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PER LA PREVENZIONE

ICTUS E FORAME OVALE PERVIO

QUANDO INTERVENIRE? Parlano gli esperti La prevenzione dell’ictus è, da molti anni, al centro dello studio da parte degli specialisti del settore. La terapia farmacologica non è l’unica possibilità per i pazienti che, oggi, possono usufruire di interventi mininvasivi che riducono drasticamente il rischio ischemico. Tra questi approcci spicca la procedura di chiusura del forame ovale pervio, che trova nel Policlinico di Catania un centro di riferimento a livello nazionale.

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l Forame Ovale è una caratteristica anatomica cardiaca, definita alla nascita, che deriva dalla mancata fusione dei due foglietti che costituiscono il setto interatriale, una parete di divisione delle camere del cuore. Questa condizione, molto frequente nella popolazione, stimata intorno al 30%, determina un passaggio “saltuario” di sangue dalle cavità destre alle cavità sinistre del cuore.

Ma solo in una piccola parte di questi soggetti, in alcune condizioni e per la presenza di alcuni fattori predisponenti, insieme al sangue, possono migrare, nelle cavità sinistre e nella circolazione cerebrale, piccoli coaguli (emboli), agglomerati di sangue addensato, provocando un’ischemia cerebrale, in seguito all’occlusione meccanica di alcune arteriole, impedendo di conseguenza il nutrimento di una parte di tessuto cerebrale che va incontro a degenerazione.

In alcuni casi questo fenomeno può anche generare degli eventi ischemici cosiddetti

CORRADO TAMBURINO

PROF. ORDINARIO DI CARDIOLOGIA DIRETTORE DELLA UOC DI CARDIOLOGIA CAST POLICLINICO UNIVERSITARIO DI CATANIA

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MARILENA DI SALVO

CARDIOLOGO INTERVENTISTA UOC DI CARDIOLOGIA CAST POLICLINICO UNIVERSITARIO DI CATANIA

FORAME OVALE PERVIO (PFO) E SUA CHIUSURA

“silenti”, asintomatici. In quest’ultimo caso la diagnosi avviene mediante il riscontro “occasionale” di piccole “cicatrici “a livello del tessuto cerebrale in seguito all’esecuzione di esami mirati come la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), effettuati per altri sospetti diagnostici o tipicamente in pazienti giovani affetti da emicrania.

Il Forame ovale, proprio perché già presente alla nascita, può essere un rischio a qualsiasi età, ma soprattutto già in giovane età, infatti è la causa più frequente di ischemia cerebrale in età giovanile. La diagnosi in questi casi è una diagnosi di esclusione. Pazienti giovani in cui sono stati esclusi altri fattori di rischio per ischemia cerebrale, quali ipertensione, la trombofilia, placche ostruttive delle arterie carotidi, aritmie cardiache (fibrillazione atriale), ecc, vengono sottoposti ad esami diagnostici per la ricerca del forame ovale pervio.

Il forame ovale pervio non è una condizione anatomica sempre rilevabile ad occhio nudo durante un semplice esame ecocardiografico, proprio perché determina un passaggio dinamico, non sempre presente. L’esame diagnostico più sensibile è l’EcoDoppler transcranico, un esame di facile esecuzione che permette di rilevare, tramite una sonda ecografica appoggiata alla tempia del paziente, l’arrivo precoce di una soluzione salina agitata iniettata in una vena periferica in arteria cerebrale media (effetto “bolle”), mentre si invita il paziente a eseguire la manovra di Valvalva (una forte spinta di pancia) e con questo fare diagnosi indiretta di comunicazione tra circolazione destra e sinistra del cuore.

Successivamente il paziente viene sottoposto ad un esame di

conferma, l’Ecocardiogramma Transesofageo, che permette di visualizzare tale passaggio attraverso il forame ovale. In pazienti con pregressi episodi di ischemia cerebrale silenti o non silenti, in cui sia stata diagnosi di Forame Ovale Pervio e siano state escluse altre cause determinanti, il trattamento di scelta oggi, condiviso dal mondo scientifico, è la chiusura percutanea del forame ovale. Tramite un piccolo accesso inguinale sinistro e destro, previa anestesia locale, si introduce in vena femorale sinistra un catetere, un tubicino, che viene condotto all’interno del cuore.

Tramite questo si sonda e attraversa il forame ovale. L’intervento viene effettuato in sala operatoria presso il Laboratorio di Emodinamica, a paziente sveglio, sotto guida angiografica con l’ausilio di raggi X e sotto guida ecografica, mediante l’utilizzo di una sonda ecografica introdotta tramite accesso inguinale venoso e condotta in prossimità del cuore.

Una volta attraversato il forame ovale viene posizionata e rilasciata una protesi di nuova generazione, cosiddetta ad “ombrellino”, perché costituita da due dischi in metallo (nitilon, lega di Nickel) con trama più o meno fitta, rivestiti da materiale biologicamente compatibile (PTFE), che viene rilasciata a cavallo del forame ovale determinandone la sua chiusura meccanica. Questa è una procedura, considerata anche la giovane età della popolazione trattata, molto lineare nella sua esecuzione e povera di rischi e complicanze, quando viene effettuata da mani esperte.

Prof. Corrado Tamburino Dott.ssa Marilena Di Salvo

OCCLUSORE DEL FORAME OVALE PERVIO (PFO)

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sport

SICILIA, OMBELICO D’ITALIA DEL CICLISMO di Roberto Quartarone

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sport

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egli ultimi anni, la Sicilia è diventata sempre più importante nell’ambiente ciclistico nazionale.

Appena 12 volte il Giro d’Italia è stato presente sull’Isola nello scorso secolo, mentre dal 2008 la presenza delle maglie rosa si è fatta quasi una piacevole costante e soprattutto ha permesso di coniugare lo sport al turismo, ciò che dà il senso principale degli investimenti che si devono fare in grandi eventi di questo tipo. È il tempo delle doppiette: anche nel 2020 si correranno il Giro di Sicilia e il Giro d’Italia. In più, quest’anno c’è anche l’inedita scalata di piano Provenzana nei piani delle potenziali maglie rosa.

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LA STORIA A fare da antipasto alla corsa ciclistica più importante dello Stivale, ci sarà per la 25ª edizione del Giro di Sicilia. Competizione storica seppellita nel 1977, la sua rinascita è stata promossa quattro anni or sono dall’ex assessore regionale allo Sport Anthony Barbagallo grazie all’accordo con RCS Sport, quindi con la stessa imponente macchina che gestisce il Giro d’Italia. Nel 2019 è stato un successo: 708 km, 126 ciclisti, lo statunitense Brandon McNulty vincitore dopo le quattro tappe.

Quest’anno si pedala dal 1º al 4 aprile. Ci sarà anche la classica tappa sull’Etna: il vincitore definì l’ascesa a Nicolosi «una grande, lunga, epica salita», in questa edizione sarà invece il lato nord-occidentale dell’Etna protagonista e servirà

da prova generale per la tappa del Giro d’Italia.

CHI CI SARÀ Due ore di diretta al giorno saranno trasmesse dalla Rai, permettendo una grande diffusione che ha attratto la partecipazione di quattro grandi come Nairo Quintana, Davide Formolo, Giovanni Visconti e ovviamente il vincitore in carica. Molti altri sicuramente saranno al via aumentando ancora un livello già buono.

LE TAPPE Si parte dai 194 km tra Siracusa e Licata: è una tappa ondulata per tre quarti con finale pianeggiante. Si passa da Ragusa Ibla, ma è prevalentemente un percorso per velocisti, con molti rettilinei. Il secondo tratto è 141 km, tra Selinunte e Mondello: rispetto alla prima tappa, c’è un’intensa parte in salita prima a Carini. La difficoltà aumenta nella tappa numero 3: 178 km, tra Termini Imerese e Caronia, tutto all’interno dell’Isola.

Molti tornanti, tanti passaggi da centri abitati, salite e finale vicino alla costiera tirrenica. L’ultimo tratto di 180 km è appunto quello più interessante, con l’ascesa da Sant’Agata di Militello a Floresta (passo Favoscuro), discesa fino a Linguaglossa, risalita fino a Piano Provenzana, fino alla discesa con tornanti e centri abitati che si conclude a Mascali. In totale sono 693 km.

TURISMO E SPORT «Siamo convinti che i percorsi unici e suggestivi, le bellezze architettoniche incomparabili, insieme alla passione per uno sport popolare e di antica tradizione come il ciclismo possano proporci all’attenzione generale». Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha presentato così la doppia

occasione del Giro: tre tappe quest’anno, di ritorno dalle prime in Ungheria (il 12 maggio Monreale-Agrigento, il 13 EnnaLinguaglossa, il 14 maggio Catania-Villafranca Tirrena); l’anno prossimo, la partenza del Giro proprio dalla Sicilia.

Ed è proprio quest’ultimo l’obiettivo grosso a cui s’è giunti dopo tanto lavoro: iniziare la competizione ciclistica più importante d’Italia dal centro del Mediterraneo è frutto di un accordo triennale tra l’amministrazione Musumeci e RCS Sport, lo stesso che ha permesso di riattivare il Giro di Sicilia. La «straordinaria opportunità» di cui parlava il presidente alla sottoscrizione dell’accordo si tradurrà in ricadute enormi sicuramente in termini di visibilità, poi bisognerà essere bravi a trasformarle in benefici reali per il territorio, anche se per un periodo davvero ridotto.

LA POLEMICA Proprio per quest’ultimo punto, di recente il consorzio Sicilia Sport al Vertice ha diramato una lunga lettera del presidente Nello Russo a Musumeci in cui chiede rispetto per le società siciliane che svolgono attività.

Eventi come il Giro, secondo Russo, «sono iniziative occasionali che creano pochissimo indotto e durano pochissimi giorni.

Lo sport, quello con la S maiuscola, è fatto soprattutto dalle tante società siciliane».

Fermo restando che le due realtà possono convivere (evitando così il benaltrismo), il consorzio delle società sportive di vertice ne approfitta per denunciare che «ci sono ancora club che rischiano, ahimè, di sparire, di finire nel dimenticatoio e di chiudere i battenti tra l’indifferenza delle Istituzioni».

Magari il Giro servirà anche a farli tornare agli onori dell’attenzione regionale.

foto gds.it

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PER IL COMMERCIO

PIETRO AGEN E LA SUA SQUADRA RINNOVATI GLI ORGANI STATUTARI DI CONFCOMMERCIO CATANIA TUTTI I NOMI

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onfcommercio Imprese per l’Italia di Catania ha chiamato a raccolta i soci dell’associazione delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo della provincia etnea per rinnovare gli organi statutari.

L’assemblea generale di Confcommercio Imprese per l’Italia – Terre dell’Etna e del Barocco Catania Metropolitana ha visto la partecipazione di centinaia di imprenditori che si sono dati appuntamento per iniziare un nuovo percorso e costruire un futuro migliore per il territorio. L’assemblea generale dei soci ha eletto per il prossimo quinquennio Pietro Agen e la sua squadra.

Un cambio al vertice che arriva dopo due mandati di presidenza di Riccardo Galimberti.

“Undici anni di lavoro quotidiano possono essere espressi solo

Confcommercio; nella qualità delle persone della squadra, la struttura in tutti i suoi elementi; nella dirigenza politica e, soprattutto, nei fatti che ci hanno permesso e ci permetteranno generali – ha affermato il presidente uscente Galimberti Abbiamo dimostrato, in questi anni di pesanti battaglie anche a costo di perversi attacchi personali, di aver guardato ancora una volta lontano nelle scelte per il futuro del nostro territorio.

Siamo ad un passo dalla possibilità di realizzazione di qualcosa di nuovo, anche per le coraggiose scelte dell’ente camerale che permetteranno di avere liquidità per interventi e strutture di ampio respiro, affrancandoci, una volta per tutte, da vecchie

Più di una volta, negli ultimi tempi, sorprende come ciò che era tacciato di impossibile e fantasioso oggi possa realizzarsi al di là di ogni rosea speranza”.

Progetti ambiziosi per il nuovo team che compone il direttivo di Confcommercio Catania, che guarda a un modo di fare aggregazione più incentrato sul confronto e sullo scambio tra l’associazione e il territorio, accrescendo nei soci la consapevolezza di far parte di una squadra. presidente vicario, e una giunta esecutiva composta da: Rosario Bruno, Matilde Cifali, Domenico Coco, Giuseppe Condorelli, Giorgio Martinelli, Salvatore Motta, Antonino Nicolosi, Ignazio Ragusa, Antonino Reale, Giuseppe Russo, Mario Russo, Rosalinda Scuderi, Antonino Scuto, Salvatore Sichili, Daniele Sindoni, Domenico Torrisi, Pietro Vadalà, Gabriella Vicino, Francesco Zaccà. Compongono il collegio dei probiviri: Mario Giuffrida, Giovanni Saguto, Cesare Santuccio, Maria Letizia Strano, Carmelo Zermo.

“Dalla protesta alla proposta – spiega il neo presidente Agen – questo sarà il nostro leitmotiv. Anche se il contesto che stiamo Il ruolo delle associazioni di categoria deve cambiare: cercheremo di dettare i tempi del cambiamento alla politica, confrontandoci, scontrandoci se sarà necessario, facendoci portatori di esempi virtuosi e idee costruttive”.

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cultura

METTI IN CIRCOLO LA CULTURA: UN'INIZIATIVA DI BOOK SHARING CHE PARTE DAI PAESI ETNEI

Thea Giacobbe esperta in Diritti umani e Criminologia

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i è mai capitato di passeggiare per una città europea e imbattervi in scaffali o armadietti contenenti libri di vario genere a disposizione di chiunque volesse leggerli? Questa amabile iniziativa si chiama “book sharing”.

Una condivisione di libri che fa circolare cultura e che da qualche tempo è presente anche nei paesi etnei. L'iniziativa “Lascia un libro, prendi un libro” è di Giuseppe Rapisarda, dottore in chimica originario di Belpasso e, naturalmente, grande appassionato di viaggi. Come funziona il book sharing? L'idea è quella di avvicinare alla lettura persone che abitualmente non leggono, facendo trovare i libri nei luoghi che abitualmente frequentano: panifici, bar, ferramenta, ortofrutta, smacchiatorie,

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parrucchieri, agenzie viaggi, studi medici, negozi in genere. Una sola è la regola da rispettare: chi prende un libro deve lasciarne un altro, di qualsiasi genere (tranne i libri di testo scolastici e le enciclopedie), senza alcuna registrazione, né dei libri, né dei lettori. É possibile anche partecipare a questa speciale “filiera” ospitando un “punto di raccolta” - basta uno spazio di circa 50 cm – o anche donandoli.

Lo scopo del progetto è duplice: non solo e non soltanto promuovere la cultura attraverso la lettura, ma anche la sostenibilità ambientale. «Si fa strada in un momento in cui la tecnologia impone il peggio di sé, lasciando da parte il libro e gettando la lettura nell’oblio. Questa iniziativa volge lo sguardo all’ambiente recuperando libri che, diversamente, diventerebbero carta

straccia o, peggio, potrebbero essere gettati nell’immondizia come oggetti senza valore». Conclude Rapisarda «Lascia un libro, prendi un libro è un progetto nato anche per educare le nuove generazioni al rispetto della cosa pubblica».

E la risposta c'è: a Belpasso i centri di raccolta e condivisione sono ben 32 e l'iniziativa si è diffusa anche negli altri paesti etnei e province, coinvolgendo 130 centri punti libro. Più di 4.000 libri messi in circolo. “Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, perfino da te stesso” scriveva Pennac e una biblioteca diffusa può far crescere persino un intero territorio.

Per saperne di più e partecipare collegarsi alla pagina facebook Lascia un libro prendi un libro.

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socie tà

ECCO COME DAVIDE TOSCANO HA SCONFITTO LA DEPRESSIONE CON LA PITTURA

di Carmelo Di Mauro

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e piante sono i polmoni del mio pianeta interiore e la pittura è la cura per la mia depressione».

Così Davide Toscano, vivaista valverdese, spiega come è riuscito a combattere la sua depressione causata da una serie di vicissitudini che lo hanno reso vulnerabile.

Davide da anni lavora a stretto contatto con le piante. Chamerops, sterlizie, gelsomini, cycas...

Il mercato non è tanto favorevole ultimamente.

"Ma la passione giustifica la costanza", confessa il vivaista. "Il mio è un lavoro che richiede uno sforzo fisico non indifferente, e non sono più un ragazzo".

La testimonianza di Davide Toscano, 52 anni, racconta soprattutto del suo rapporto con il disturbo depressivo. Della voglia di condividere la sua esperienza. Ci ha raccontato come è cam-

biata la relazione con gli altri e la trasformazione che ha subito la sua vita oggi grazie alla pittura.

Una lunga malattia che gli toglieva giorno dopo giorno la voglia di vivere. "Solo la fede in Dio, l'affetto della mia famiglia e di qualche amico tenevano un lumicino acceso..."

Ha sempre lavorato sin dall'età di 12 anni iniziando a fare il commis in un ristorante, "poi mi sono diplomato perito del traffico aereo ma io volevo rimanere vicino alla mia famiglia e non ho voluto intraprendere un'attività che mi avrebbe portato lontano, così ho preferito trasformare il mio hobby di giardinaggio in lavoro per poter sopravvivere, aprendo un garden con piante e fiori da me prodotti".

Ma Davide non si sentiva ancora appagato per cui nei ritagli di tempo si dedicava al volontariato. Una vita fatta di sacrifici: sveglia alle 4, alle 5 al mercato dei fiori, nel pomeriggio al vivaio e di sera in una casa di riposo per far compagnia a degli anziani.

Poi la vita di Davide improvvisamente si capovolge. La malattia, il tradimento di alcuni amici, il lavoro che comincia a traballare per via della crisi economica. La depressione.

"Io ho avuto ansia e attacchi di panico che mi impedivano di alzarmi dal letto la mattina e di avere la forza di camminare, uscire e avere una normale vita sociale. Quando pensai che tutto fosse finito - confessa Davide - incontrai alcuni amici artisti che mi invitarono a frequentare qualche estemporanea di pittura. Ed è a questo punto che cambiò il mio modo di vedere le cose.

Tutto ha ripreso colore... Ho realizzato più di 100 dipinti, ognuno rappresenta un mio stato d'animo, discorsi silenziosi che solo il cuore sa decifrare".

"Da quando ho messo in mano pennello e tavolozza per immortalare le mie sensazioni su una tela raffigurando la natura dal mio punto di vista interiore, il rapporto con me stesso e con gli altri è cambiato in molti sensi. Primo fra tutti ho im-

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parato a non vivere seguendo le aspettative altrui ma accettando, rispettando e seguendo prima me stesso. Questo ti permette di vivere bene e di conseguenza anche in armonia con gli altri".

Davide si è accostato alla pittura da grande, non pensava di possedere questo talento. Riuscire a dare una forma alle sue sensazioni, alle sue crisi e alle sue gioie gli ha fatto capire che ognuno ha una grande forza interiore e siamo tutti perfettamente dotati.

"Quando c'è il male di vivere c'è un problema, quando sconfiggi il problema la tua vita cambia, migliora e torni meglio di prima, nel senso che impari a vivere secondo ciò che sei realmente, quando conosci di più te stesso hai una visione diversa della vita, sicuramente vivi meglio".

Molte creazioni artistiche, del resto, nascono proprio dal travaglio, da una crisi del loro autore, e posseggono dunque la capacità di rigenerare chi soffre.

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politica

L’asse del centrosinistra e le grane del centrodestra l ’ E tna

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mministrative ai piedi del Vulcano sotto il segno dell’alleanza tra Anthony Barbagallo (Pd), Luca Sammartino (Italia Viva) e l’area vicina al deputato renziano Nicola D’Agostino. Il centrosinistra va al voto forte di una situazione privilegiata. Quasi tutte le amministrazioni uscenti sono riconducibili ad un civismo d’ispirazione progressista. Mentre il centrodestra classico gioca una partita di rimessa e si presenta con degli schemi variabili se non, addirittura, contraddittori. Il Movimento cinque stelle gioca da terzo incomodo e marca la distanza storica dai due poli tradizionali.

Pedara

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enché il deputato regionale Anthony Barbagallo non abbia sciolto la riserva se candidarsi o no, pare improbabile (anzi, irrazionale) che possa concorrere per il terzo mandato alla guida della città dell’Epidauro. La candidatura a segretario regionale del Partito democratico (numeri alla mano, rischia di essere eletto) pone un aut aut sull’accumulo di responsabilità da gestire in prima persona. E la sindacatura, in un fortino ritenuto inespugnabile, è quella che può essere delegata senza troppi patemi. A quanto risulta, il candidato che potrebbe staccare il ticket per il centrosinistra è l’architetto Alfio Cristaudo, in passato già presidente del consiglio comunale. Una figura ritenuta autorevole e che piace dentro e fuori il partito. Un dettaglio non da poco, appunto perché – anche stavolta – a Pedara sarà ripresentata la formula del «governo di salute pubblica» con dentro progressisti, centristi e conservatori. Tutti, insomma. Anche Antonio Fallica deve sciogliere la riserva, proprio lui che cinque anni ha prestato ilvolto alla grossa coalizione in salsa etnea. L’atto di sfiducia presentato dalla componente Pd e lo strappo con Anthony Barbagallo, hanno traumatizzato la prima edizione del governo di salute pubblica. Meno quotato, in zona centrosinistra, è il nome del più che navigato Salvatore Torrisi. Guidati dal vicesindaco Francesco Laudani (FDI) è disponibile alle grandi convergenze per intervenire sulle criticità del bilancio. Stessa linea per il forzista Mario Laudani, che intanto però ha fatto sapere di essere disposto anche a scendere in campo come candidato sindaco alternativo al barbagallismo.

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voto

Il sistema maggioritario, tuttavia, impone delle scelte tattiche e strategiche ben precise, perché la coalizione seconda arrivata incasserà una pacchetto cospicuo di consiglieri comunali. Nuccio Tropi del Movimento cinque stelle, deciso a rimanere unica opposizione, potrebbe mettere le basi a un progetto che nel tempo potrebbe minare gli equilibri della politica pedarese.

Tremestieri etneo

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’uscente Santi Rando si ricandida forte di un’ampia coalizione civica, ovvero con segmenti del centrosinistra e del centrodestra pronti a sostenerlo in nome della continuità amministrativa. Il rivale storico Sebastiano Distefano (vicino al mondo della Acli e al deputato regionale Antony Barbagallo) ha dichiarato di voler tentare per la terza volta la conquista del palazzo comunale.

Un’ipotesi che tuttavia potrebbe rientrare in nome dell’intesa a tutto campo tra una parte del Pd e Italia Viva, ma anche in «funzione del territorio». Mario Ronsisvalle, a quanto risulta, è pronto a seguire Distefano verso un accordo con la maggioranza uscente. In zona FdI, Guido Costa e Sebastiano Caruso sarebbero pronti a sostenere Rando, da decidere c’è soltanto la schema di gioco. A quanto pare, però, il simbolo con la vecchia fiamma tricolore non sarà schierato.

San Giovanni La Punta

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ui il centrodestra, in particolare Fratelli d’Italia, rischia lo psicodramma. Addirittura sono tre i possibili candidati sindaco che orbitano attorno al partito di Giorgia Meloni. Il già consigliere provinciale Santo Trovato è di nuovo in campo con il sostegno virtuale del sindaco di Catania Salvo Pogliese (che tra le altre cose è anche il coordinatore regionale dei meloniani). Il punto è che l’avvicinamento di Giuseppe Toscano (e dell’avvocato Mario Brancato) alla fiamma, dopo un flirt veloce con Italia viva e la candidatura alle scorse regionali tra gli autonomisti ha provocato un vero e proprio caso politico. Una confusione che non convince affatto Laura Iraci Sareri, che con FdI condivide una vicenda ben più lunga, tant’è che è più che probabile che sosterrà la candidatura del sindaco uscente Nino Bellia (in continuità, del resto, con le scelte già fatte in passato). Sul versante della maggioranza, è esploso il caso Gugliotta, messo fuori dalla giunta. «Riscontro con stupore – scrive Bellia in una nota – le dichiarazioni dell’ormai ex assessore Gugliotta precisando che la revoca del suo mandato non è avvenuta tramite Whatsapp poiché è noto a tutti che è stato predisposto un decreto formale di revoca regolarmente pubblicato e notificato.

Invece, tramite messaggio Whatsapp ho ritenuto, per eccessiva correttezza e cortesia, di voler anticipare all’interessato che avevo già proceduto alla sottoscrizione dell’atto di revoca. Il tutto comunque in perfetto accordo e condivisione sia con l’assessore Gugliotta che con l’avvocato Brancato suo leader politico dimostrato anche dalla decisione congiunta di voler comunque presentare le proprie dimissioni dalla carica ed annun ciate al sottoscritto già da diverse settimane. Occorre chiarire inoltre che le motivazioni che avrebbero portato alle dimissioni da parte del Gugliotta e quindi alla conseguente revoca, sono state dettate dalla volontà, ampiamente divulgata anche sulla stampa, della lista Onda a cui il Gugliotta appartiene, di sostenere per il futuro altro candidato sindaco in evidente contrapposizione all’attuale amministrazione da me guidata. Fra l’altro l’ex assessore Gugliotta, in questo ultimo periodo, ha mostrato e mantenuto comportamenti palesemente assenti ed incerti compromettendo anche gli obiettivi ed il programma politico dell’attuale amministrazione. Tale atteggiamento ha creato un distacco sempre così tangibile che non ha più consentito di lavorare insieme su strategie e progettualità sia attuali che future e che pertanto, nei rispetti della collettività amministrata, non rimaneva scelta alcuna che procedere alla revoca immediata. Appaiono invece pretestuose le presunte dichiarate appartenenze della nostra coalizione amministrativa all’area di destra o sinistra.

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poiché tutti sanno che la nostra attuale compagine politica civica è uguale a quella di cinque anni fa quando la lista Onda ed il Gugliotta decisero di far parte di questa amministrazione condividendo per tutto il mandato la presenza di un assessore in Giunta anche quando la lista aveva perso, per le proprie scelte, ambedue Consiglieri Comunali (Petralia e Mirenda). La verità – scrive Bellia – è che avendo pubblicamente scelto già altra strada politica per il futuro, si voleva comunque continuare ad esercitare passivamente ancora il ruolo politico di assessore solo per fruirne dei vantaggi e delle prerogative. Ciò nel rispetto della cittadinanza amministrata non l’ho ritenuto più condivisibile e sostenibile».

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politica

Trecastagni

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a fine traumatica della sindacatura Giovanni Barbagallo (storico esponente del Pd) e la decisione (eticamente responsabile) di non candidarsi pone un interrogativo sul campo, chi sfiderà l’ex primo cittadino Pippo Messina (centrodestra). Il centrosinistra è in cerca di un’alternativa, che sia civica o politica. Tra i nomi in campo, quello della giornalista Valeria Maglia, ma c’è pure quello di Alfio Pittera. Dal movimento cinque stelle la senatrice Tiziana Drago fa sapere: «Si sta lavorando alacremente alla creazione della miglior squadra possibile per rappresentare la città di Trecastagni, alle prossime elezioni amministrative.Vorrei rassicurare a chi tira ad indovinare sul totonomi, che renderemo pubblico il tutto (in primis il nome del candidato a sindaco) solo dopo aver ricevuto le certificazioni necessarie, così come prevede il nostro regolamento interno.

Non ci sono perciò dietrologie, né dossier palesi o segreti. Ci sono solo le buone intenzioni e le buone pratiche di cui siamo capaci.

Da senatrice della Repubblica Italiana, che cura quindi gli interessi dell’intera comunità, auspico che al prossimo turno elettorale salga sul podio del primo cittadino il più adatto e competente, insieme ad una squadra di lavoro che veda come unico obiettivo del proprio agire la ripresa di un territorio assolutamente invidiabile».

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politica

FORZA ITALIA PUNTA AL RINNOVAMENTO Figlio e nipote d’arte, Castiglione junior ai vertici regionali dei giovani azzurri

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arlo Maria Castiglione, da poco è stato nominato vicecoordinatore regionale con delega alla Sicilia Orientale di Forza Italia Giovani. Quali sono i suoi obiettivi? «L’obiettivo di tutti i giovani che si approcciano alla politica credo che debba essere lo stesso: sensibilizzare i propri coetanei ad un argomento che è tristemente diventato un tabù. Dobbiamo maturare l’idea che la gestione della cosa pubblica può e deve essere trasparente, smart, veicolo di idee e progetti per il rilancio dell’economia siciliana. Solo la partecipazione attiva crepa il muro tra uomini ed Istituzioni».

Perché un liceale o un universitario dovrebbero iscriversi oggi in Forza Italia?

«Mi chiedo perché non dovrebbe. Forza Italia è il partito di chi tra il giustizialismo grillino ed il populismo spinto crede che ci sia uno spazio per ragionare, rimboccarsi le maniche e governare. Ha una fortissimo radicamento negli enti locali ed in questo si è saputa rinnovare, basti pensare che al Comune di Catania conta 3 consiglieri comunali ed un assessore tutti di età inferiore ai 40 anni. È inoltre l’unico riferimento forte del Partito Popolare Europeo, casa e veicolo di chi crede che l’Europa sia un’opportunità per i giovani, da Erasmus+ ad Horizon 2020, passando per Europa Creativa e decine di altre misure che ci permettono di essere cittadini impegnati e consapevoli».

Crede che il centrodestra potrà tornare una guida liberale e popolare sia a livello regionale che nazionale? A livello regionale credo che questo non sia mai stato in discussione. Forza Italia è il primo partito della coalizione che ha eletto il Presidente

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Musumeci, da cui dipendono la Presidenza dell’Aula ed Assessorati nevralgici in cui si sta operando molto bene, penso al meraviglioso lavoro svolto dall’onorevole Marco Falcone alle Infrastrutture, ma nessun altro è da meno. In un’ ottica nazionale la lettura non può che essere legata agli ultimi risultati delle elezioni regionali. In Calabria Forza Italia ottiene il 30% dei consensi attorno ad un proprio candidato presidente, che ha convinto e vinto, mentre in Emilia Romagna la coalizione perde nonostante gli sforzi di tutti. Questo è segnale di quanto sia ancora oggi determinante assumere una posizione moderata e liberale su tanti temi cari ai cittadini».

Giuseppe Firrarello, suo nonno, ha deciso di tornare in campo per Bronte, che sfida è? «Sarà una sfida emozionante a cui non poteva e non voleva sottrarsi in alcun modo.

Ci opporremo con forza a chiunque consideri Bronte un tassello del proprio risiko di potere, con l’amore che ci ha sempre legati al nostro paese, che a noi piace libero e forte, come diceva don Luigi Sturzo. Riprendiamo un percorso virtuoso che tra il 2005 ed il 2015 aveva visto a Bronte la realizzazione di ben 59 opere pubbliche. Cinquantanove.

Chi altro, se non Firrarello?»

Cosa le ha insegnato politicamente suo padre, l’ex presidente della Provincia e sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione? «Tutto ciò che è importante.

Che la politica è fatta di sacrificio, studio, visione d’insieme e lavoro sodo. A questo bisogna coniugare trasparenza, garbo e rispetto delle Istituzioni e degli interlocutori, anche degli avversari. Sono molto fiero da figlio, prima ancora che da ammiratore».

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politica

«IL MOVIMENTO 5 STELLE COME TERZO INCOMODO» Intervista a Simona Suriano, deputata del Movimento 5 Stelle e cittadina di San Giovanni La Punta di Roberta Fuschi

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l Movimento Cinquestelle scalda i motori in vista delle elezioni amministrative. La deputata Simona Suriano, puntese doc, traccia lo scenario di massima delle partite locali, in primis quella di San Giovanni La Punta. Qui i pentastellati puntano le loro fiches sulla storica attivista Giusi Rannone.

«Giusi Rannone è la nostra candidata sindaca. Dopo cinque anni in consiglio comunale passati a battersi per migliorare la gestione della cosa pubblica siamo tutti convinti che sia lei la persona giusta per dare lustro, rinascita e buona amministrazione»

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Onorevole Suriano. Manca poco all’appuntamento con le urne in provincia di Catania.

Partiamo dalla sua San Giovanni La Punta. Si vocifera di una scesa in campo di Giusi Rannone. Conferma?

Confermo. Giusi Rannone è la nostra candidata sindaca. Dopo cinque anni in consiglio comunale passati a battersi per migliorare la gestione della cosa pubblica siamo tutti convinti che sia lei la persona giusta per dare lustro, rinascita e buona amministrazione al Comune di San Giovanni la Punta. Giusi è in gamba, volitiva è preparata.

Ecco perché puntiamo su di lei.

Se dovesse tracciare un bilancio del lavoro dell’attuale giunta che cosa ci direbbe?

L'amministrazione uscente sicuramente ha presentato nel corso di questi ultimi cinque anni criticità e inefficienze puntualmente sottolineate dal lavoro della nostra Giusy Rannone con mozioni, interrogazioni e ordini del giorno in consiglio. Sicuramente un punto dolente è quello della programmazione dello sviluppo del territorio: il Prg. Gli amministratori parlano di un Prg a cemento zero ma in realtà è una bella

formula "mediatica" e non è affatto così. Nelle prossime settimane lo spiegheremo in dettaglio ai cittadini perché con questo piano regolatore si lascia campo libero a nuove edificazioni e quindi a cemento su cemento. Inoltre, negli ultimi anni all'amministrazione è mancata una visione della città: da un lato abbiamo i centri commerciali a cui si è dato campo libero, dall'altro un tessuto di piccole e medie imprese locali che vivono difficoltà immani. Nulla è stato fatto per agevolare i commercianti puntesi: il centro storico è sempre più abbandonato e la città non si distingue per nessuna iniziativa, nessun evento. Siamo precipitati nell'anonimato e divenuti una città dormitorio, mentre altri centri limitrofi sono molto più attrattivi e hanno puntato sul turismo. Infine, la gestione dei rifiuti: pessima. La differenziata è a livelli bassissimi e il contratto con l'azienda che si è occupa del servizio non è rispettato per nulla.

Dov'è stata l'amministrazione?

Quali sono i nodi principali da sciogliere? E la bestia nera del traffico? Le battaglie del Movimento Cinque Stelle, attraverso l'impegno della nostra consigliera, sono state diverse. Su tutte quella sul Prg, sul sistema di raccolta dei rifiuti, sull'aumento della differenziata e sulle scuole con il "caso" del Polivalente. Personalmente ci siamo recate da tutte le istituzioni coinvolte, Città Metropolitana e Prefettura, per garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi. Infine un grande problema riscontrato è la gestione del territorio: non ci sono aree verdi, non ci sono

parcheggi e non c'è un'idea di mobilità.

Per questo vogliamo presentare un grande progetto di mobilità alternativa e sostenibile per snellire il traffico cittadino tramite strumenti moderni, così come vogliamo sfruttare il PAES, Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile.

Come si muoverà il Movimento in provincia? Per ogni territorio valuteremo caso per caso se apparentarci con civiche vere, che esistono e che hanno vissuto il territorio condividendo con noi determinati percorsi. Posso anticipare che a San Giovanni La Punta non ci sarà alleanza con nessuno. La situazione è palese: non esistono destra e sinistra. Esistono sempre le stesse facce che si stanno ricollocando in diversi partiti per cercare una sistemazione. Non riteniamo quindi di allearci con nessuno di loro perché non rappresentano il nuovo, né sono rappresentanti di idee o programmi. Sono i soliti arnesi della vecchia politica che si ripresentano a ogni tornata. Addirittura, in città vi sono due gruppi di Fdi e molti altri stanno andando verso Italia Viva e si parla di una "grossa coalizione" di centro destra e centro sinistra! Noi siamo ben lontani da tutto questo.

Temete di avere perso un po’ di smalto sui territori? Il Movimento Cinque Stelle non fa come i vecchi partiti o i politicanti locali che aprono la loro sede o la loro segreteria a ridosso delle elezioni per poi chiuderla il giorno dopo il voto. Noi abbiamo aperto la nostra sede puntese cinque anni fa e quella porta non si è mai chiusa. Quindi i cittadini stessi ci riconoscono una coerenza, un impegno e una presenza fissa e forte sul territorio e questi cinque anni di lavoro e di battaglie all'opposizione ci vengono riconosciuti. Affronteremo con l'impegno di sempre e con grande serenità il voto.

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Secondo lei quanto potrebbe pesare l’alleanza a livello nazionale con il Pd sul voto amministrativo? Di certo non si è trattata di una alleanza voluta ma frutto della attuale legge elettorale. In estate la prospettiva per il Paese era quella di piombare nel caos con il rischio dell'aumento dell'Iva e l'entrata in esercizio provvisorio senza un Governo. Così abbiamo trovato un'intesa per portare avanti il bilancio e chiuderlo senza macelleria sociale. Adesso portiamo avanti temi condivisi, su alcuni vi sono diversità di vedute ma punto per punto discutiamo per trovare la quadra. In ogni caso il Movimento sta proseguendo a realizzare le sue battaglie storiche così come aveva fatto con la Lega al Governo: i fatti parlano chiaro e i cittadini ne sono consapevoli".

Temete l’armata renziana che si sta organizzando e sembrerebbe puntare a conquistare tutti gli scranni disponibili?

Non temiamo i renziani così come non temiamo nessun altro perché noi siamo stati sempre presenti a San Giovanni La Punta, rappresentando per la città un punto di riferimento. I cittadini denunciano storture e deficit che puntualmente indichiamo all'amministrazione chiedendone conto e ragione. Conosciamo bene i problemi della città e per questo abbiamo un programma articolato che risolverà molti degli attuali problemi. Al contrario di chi si è affacciato da qualche giorno nella vita politica cittadina noi per anni abbiamo combattuto su temi importanti come lo sviluppo economico, i rifiuti, il Prg, la tutela delle imprese locali. Abbiamo denunciato un'area artigianale inaugurata in pompa magna e adesso rimasta una strada chiusa. Ci siamo stati, ci siamo e ci saremo sempre per i cittadini di San Giovanni La Punta".

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Antonio Giovanni Pesce Saggista

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antoniogpesce@gmail.com

IN DIFESA DI LUCIA AZZOLINA

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’amica e collega Lucia Azzolina è il nuovo Ministro dell’Istruzione. Non le faccio i complimenti, perché chi ama questa nazione non la serve per propri interessi e vanagloria. La politica è responsabilità verso un gruppo di persone, non una medaglia da appuntare sul curriculum. So che non basteranno gli auguri per l’incarico, perché non sarà per nulla facile. Prima di lei moltissimi incompetenti, dunque il cambiamento di stile potrebbe urtare molti. Gli attacchi che ha subito a proposito della sua relazione finale di tirocinio ne sono la riprova. Ricordo che mi disse che la scriveva sul treno, lavorando a La Spezia come docente e specializzandosi a Pisa per il sostegno: non sputo sui sacrifici altrui, anche perché a scuola, a differenza dei sacri templi della cultura, nessuno ti garantisce nulla: scommetti su di te, e lei aveva ventisei anni quando ci scommise. Non è una scusa, è rispetto per il lavoro, che non sempre riesce bene, e non sempre si può fare in modo impeccabile. Questo è quanto impara chi lavora e suda da sé, e non ha altri che lo facciano al suo posto. Se volessi scusarla, allora dovrei scrivere quello che, per amor di patria, a stento accenno: tutti i titoli con cui un docente si abilita all’insegnamento sono conseguiti in un’università pubblica (o paritaria). Sicuri che, ad un controllo, risulterebbero con errori e mancate citazioni solo gli elaborati dell’Azzolina? La verità è che scuola e università sono oberate di lavoro a causa di una volgare burocratizzazione, che non lascia tempo alla meditazione, all’approfondimento, all’organicità.

Cioè, non lascia tempo alla Scienza. Che dovrebbe essere l’unico luogo in cui chi impara e chi insegna si incontrano per il tempo che è necessario, e non per quello che è concesso dalle scartoffie. Lucia ha pagato il moralismo dei Cinquestelle, che ha saputo essere anche fin troppo stucchevole in questi anni. Ma la storia dovrebbe insegnarci che, tanto più si conoscono i fatti e le persone che ne sono coinvolte, tanto più facile è saper distinguere una pur giusta critica da un’arcigna polemica, una notizia vera da una falsa. E dovrebbe insegnare proprio a Lucia, che se si vuole riformare bene questa Nazione, bisogna agire col bisturi e non con l’accetta. Anche perché ci sono istituzioni (e, di conseguenza, le persone che ne fanno parte) che non vogliono essere toccate. Perché per me, che non sono per il “governo del cambiamento”, la Azzolina avrebbe potuto ricopri-

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re anche il ruolo di ministro dell’Università - dopo la Gelmini e la Fedeli non abbiamo più scuse per concedere quel posto anche a chi non è un accademico. Ma ci sono caste e caste, e all’Università andava garantito lo status quo: dunque, non un grande nome della cultura, un accademico di grande lustro, ma un rettore. Lo status quo, appunto. Se la Azzolina non vuole fare tesoro di queste esperienze, apprenda almeno dagli avversari, di ieri e di oggi, perché non c’è migliore lezione di quella appresa sulla pelle altrui: 1) impari da Matteo Renzi: il suo governo immise in ruolo 50mila docenti, ma riuscì a scontentare chi a scuola c’era già - circa 700 mila persone. E li scontentò non per lo stipendio (comunque, a molti arrivarono 80 euro), ma per l’idea di scuola. Sì - Lucia lo sa - ancora a scuola c’è chi non si è rassegnato a fare il guardiano di buoi, ma vuole formare ai grandi valori della nostra civiltà, vuole che il proprio lavoro sia istruzione e cultura, e non burocrazia e chiacchiere; 2) impari da Matteo Salvini (sic!): mentre il ministro ‘leghista’ Bussetti attaccava i docenti soprattutto meridionali (per poi fare marcia indietro), quello degli Interni si identificava con la struttura della quale era l’apice, in modo magari discutibile (felpe, difesa ad oltranza anche di situazioni anomale), ma utile al proprio incarico. E’ da anni che si grida contro i docenti come a degli untori: qualcuno deve pur dirlo che non esiste solo incompetenza, lassismo, arrivismo, ecc; 3) impari da Giuseppe Fioroni: se non si fida dei dati OCSE, delle prove INVALSI, si fidi di un suo predecessore, che non aveva nessun interesse a dire quello che ha detto. Fu Fioroni, infatti, il primo a notare che stavamo diplomando degli (semi)analfabeti. Correva l’anno 2006, e la dichiarazione venne ripresa da Rizzo e Stella nel loro «La deriva». Da allora, Polito, Floris, Galli della Loggia, Veneziani, ecc - intellettuali e giornalisti di ogni formazione e cultura politica dicono la stessa cosa: stiamo sprofondando. Siamo un Paese ridotto all’ignoranza.

Che vorrà fare? Restare a guardare il declino? Nessuno degli amici che ne hanno apprezzato le doti umane e intellettuali in tempi non sospetti, si aspetta il tutto che c’è da fare: è un ministro, uno solo, e di un governo che traballa. Ma è persona che sa la verità, e ce la siamo detta tante volte. Semplicemente, non dovrà disconoscerla. Al resto, ci penserà Iddio. Buona fortuna, Lucia!

g rav ina di c atania

CANALE DI GRONDA SAN PAOLO, RELAZIONE SULLO STATO DEI LAVORI Il sindaco di Gravina, Massimiliano Giammusso: «L'intervento per la posa della nuova condotta è stato realizzato compiutamente nei termini previsti. Per la piena funzionalità dell'opera nel suo complesso si dovrà intervenire sulla condotta esistente mai attivata»

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'amministrazione comunale guidata dal sindaco Massimiliano Giammusso, con una nota, fa il punto della situazione sullo stato dei lavori relativi al canale di gronda per lo smaltimento delle acque meteoriche in via San Paolo e via dell’Autonomia. «L'intervento in atto prevedeva la realizzazione di una condotta per lo smaltimento delle acque piovane su via San Paolo sud e la connessione tra il canale esistente nel quartiere San Paolo e il canale di gronda del Comune di Catania, che si innesta sulla via Etnea del nostro Comune – ha spiegato il primo cittadino – i lavori di posa delle condotte, già ultimati, hanno consentito inoltre di verificare che, contrariamente a quanto indicato dalla progettazione effettuata nei decenni precedenti, buona parte delle caditoie già esistenti su San Paolo centro e nord non sono realmente collegate con la parte di canale preesistente al nostro intervento. Circostanza che poteva essere verificata solo dopo la posa e la connessione tra la condotta nuova e i tratti di quella già esistente.

Per questo si rende necessario un secondo intervento, a completamento di questo già effettuato, per la piena funzionalità sia della parte di canale realizzata con la presente opera, che di quella che esiste da decenni e mai attivata: intervento finalizzato al collegamento delle caditoie già esistenti e alla realizzazione di nuove caditoie che possano migliorare la capacità di smaltimento dell'intero canale. Il nostro intervento – precisa ancora il sin-

I LAVORI FIN QUI REALIZZATI: Il tratto di condotta su via Etnea, individuato dall’incrocio con via San Paolo sino al collettore del Comune di Catania, costituto da tubazione in polietilene ad alta densità avente diametro 1200 mm con relativi pozzetti di salto di quota oltre alle caditoie di intercettazione realizzate in calcestruzzo vibrato prefabbricato;

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daco Giammusso – è stato pienamente realizzato, è la parte preesistente che dovrà essere ripresa e sistemata per assicurare piena funzionalità all'opera. Desidero ringraziare tutto l'ottavo Servizio per il lavoro svolto, in particolare il responsabile Alberto La Spina e il vicario Giuseppe Garozzo».

«Da settembre ad oggi non si è provveduto a riasfaltare definitivamente i tratti di via Etnea e via San Paolo interessati dai lavori, perché si stava valutando la possibilità di intervenire per risolvere questa difformità della progettazione preesistente con una variante all'appalto in corso – ha spiegato il vicesindaco con delega ai lavori pubblici Rosario Condorelli – dopo un attento studio dello stato di fatto e a seguito di ripetuti confronti con la direzione lavori, si è preso atto che l’entità dei lavori necessari per garantire la funzionalità della rete di smaltimento delle acque meteoriche esistente su via San Paolo e via dell’Autonomia, alla luce dei limiti dettati dalla normativa vigente in materia, non possono essere gestiti con l’appalto in corso.

Pertanto avvieremo le procedure per la pianificazione, la progettazione e la realizzazione dei lavori integrativi indispensabili per la messa in funzione della rete esistente, che saranno dunque oggetto di una nuova gara d'appalto. Abbiamo già avviato le procedure per la ripresa e ultimazione dei lavori della pavimentazione stradale su via Etnea e via San Paolo.

Il tratto di condotta che unisce la rete esistente su via San Paolo, realizzata da oltre quarant’anni e mai messa in funzione, alla nuova condotta di via Etnea, costituto da tubazione in polietilene ad alta densità con diametro di 600 mm.

In fase di esecuzione sono state eseguite alcune categorie di lavorazioni non previste originariamente, oggetto di variante, resesi necessarie alla luce dei sotto servizi rinvenuti in fase di scavo

non adeguatamente segnalati dai gestori.

Dopo aver eseguito i lavori principali, ad eccezione, per ragioni di opportunità tecnica, del solo manto di copertura provvisoria della pavimentazione stradale, si è proceduto alla esecuzione degli interventi di pulitura da detriti terrosi del sistema di caditoie della rete di smaltimento acque piovane esistente su via San Paolo e via dell’Autonomia.

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Foto di Oriana Tabacco

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PROMOTION

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2020 SAN GIOVANNI LA PUNTA

GIUSEPPE TOSCANO:

«IN TANTI CHIEDONO IL MIO IMPEGNO IN PRIMA PERSONA»

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l 24 maggio si avvicina e in quella data i cittadini puntesi saranno chiamati a rinnovare il Consiglio comunale e, soprattutto, a eleggere il sindaco che dovrà guidare l’amministrazione per i prossimi cinque anni. Intorno al nome di Giuseppe Toscano si sta aggregando un consenso che proviene non solo dal territorio, ma anche da diversi esponenti della società civile che ritrovano nell’imprenditore puntese una visione di cambiamento e di rilancio amministrativo. «Come ho più volte ribadito, le scelte che riguardano il futuro amministrativo di San Giovanni La Punta devono maturare in un contesto di piena condivisione e progettualità concrete. Per me è la “squadra” a essere protagonista, non il singolo. Dal mio punto di vista questo significa che chi è chiamato in prima persona ad amministrare la cosa pubblica deve essere capace di unire piuttosto che dividere, deve

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essere capace di interpretare bisogni, esigenze e sensibilità diverse e tradurle in azioni amministrative». Diverse liste civiche si stanno mobilitando a sostegno della candidatura a sindaco di Giuseppe Toscano, a partire dal gruppo politico che fa riferimento all’avvocato Mario Brancato.

«La mia area politica di riferimento è il centro destra – ha spiegato Toscano – e ho già avuto momenti di confronto positivo con i dirigenti dei partiti che ne rappresentano l’anima. Sto raccogliendo tante richieste di un mio coinvolgimento in prima persona che provengono da più parti.

Io continuo ad essere presente sul territorio e a dialogare con tutti anche non ricoprendo cariche pubbliche – ha concluso – e questo è un aspetto che secondo me viene apprezzato sopratutto dai cittadini che vedono la differenza tra chi è attaccato alla poltrona e chi no».

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mafia

B E N I C ON UN TESORO NEL LIMBO

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NFIS CAT I ECCO LA MAPPA DEI BENI CONFISCATI NEI PAESI ETNEI. UN PATRIMONIO TROPPE VOLTE LASCIATO AL DEGRADO E ALL’INCURIA. DA BATTIATI ARRIVA UN ESEMPIO VIRTUOSO. E ZUCCARO AVVERTE: “BASTA ALIBI”. di Laura Distefano

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mafia

La gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali ha al suo interno molte crepe. Perché molti immobili, appartamenti, terreni e società restano nel limbo dell’inutilizzo.

Il procuratore Carmelo Zuccaro ha detto chiaramente di non trincerarsi dietro false giustificazioni, le responsabilità vanno cercate nelle incapacità dei vari attori.

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n tesoro milionario strappato alla mafia. Un patrimonio che potrebbe (e dovrebbe) diventare un bene a servizio della collettività. Ma la gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali ha al suo interno molte crepe.

Perché molti immobili, appartamenti, terreni e società restano nel limbo dell’inutilizzo. E, in qualsiasi modo la si guardi, questa lentezza è una sconfitta nella lotta al crimine organizzato. Qualche settimana fa il procuratore Carmelo Zuccaro ha detto chiaramente di non trincerarsi dietro false giustificazioni, le responsabilità vanno cercate nelle incapacità dei vari attori. L’Agenzia dei Beni Confiscati, da qualche tempo, permette di monitorare attraverso una mappa interattiva (aggiornata a settembre 2018) il numero dei beni confiscati per ciascun territorio. Quindi regione, provincia e comune. E inoltre si può controllare quanti di questi beni siano ancora nella gestione dell’agenzia (e quindi ancora al centro di un procedimento) e quanti invece siano già stati destinati. Ma non per questo già utilizzati. Aci Sant’Antonio con 77 beni confiscati si piazza al primo posto della classifica della zona etnea. Di questi 77, 39 sono ancora in gestione mentre 38 sono stati già destinati. Trecastagni è seconda per numero di beni: 61. Di questi 60 sono già destinati e uno resta in gestione. Nel comune di Belpasso si contano 46 beni confiscati, tra cui 39 immobili e 7 aziende (2 sono di costruzione). L’Agenzia gestisce 4 beni e ne ha già destinati 42 (tra cui 5 aziende). Questi sono i tre comuni con il più alto numero di ‘tesori’ strappati alla mafia. Ma è possibile fotografare una mappa completa dei comuni all’ombra del Vulcano. Aci Castello conta 8 beni confiscati, di cui 3 in gestione e 5 già destinati. Ad Aci Catena, i beni sono 27, 10 sono in gestione, 17 sono destinati. Ad Acireale sono 15 i beni confiscati, 11 sono in gestione (di cui 7 società) e 4 già destinati. A Viagrande sono 2 i beni confiscati: uno è in gestione e uno è già destinato. A Pedara su 12 beni confiscati, 11 sono in gestione e 1 è già destinato. Nel comune di Nicolosi l’unico bene che risulta

confiscato è stato già destinato. Anche a Zafferana Etnea i due beni confiscati sono già stati destinati. Stesso ritmo a Santa Venerina, con 13 beni confiscati già destinati. E non si cambia musica a Camporotondo Etneo, dove i 4 beni confiscati sono già destinati. A San Pietro Clarenza si contano 7 beni, 3 risultano in gestione, 4 già destinati. A Gravina di Catania i beni confiscati sono 27, di cui 21 in gestione (tra cui 2 aziende) e 6 già destinati. A Sant’Agata Li Battiati sono 10 i beni confiscati: 7 in gestione e 3 già destinati.

A San Giovanni La Punta tra gli 8 beni confiscati (di cui tre aziende) 1 è in gestione dell’Agenzia e 7 sono già destinati. A San Gregorio di Catania sono 13 i beni confiscati, due sono in gestione (c’è anche un albergo) e 11 sono stati destinati. A Tremestieri Etneo sono invece 19 i beni confiscati, in gestione se ne contano 4, 15 sono quelli già destinati. Mascalucia conta 15 beni confiscalti, 5 risultano in gestione (tre sono aziende) e 10 sono già destinati. Chiude l’elenco Aci Bonaccorsi con 3 beni confiscati, ancora tutti e 3 in gestione. Intanto in questi giorni, su iniziativa del deputato regionale acese di Italia Viva Nicola D’Agostino la Commissione Antimafia all’Ars ha votato un documento affinché si attivi un percorso virtuoso per accelerare l’iter di utilizzo dei beni confiscati, molti lasciati al degrado e all’incuria. In alcuni casi sono occupati dagli stessi personaggi a cui sono stati strappati. Dalla zona dell’Etna però arrivano esempi virtuosi come quello di Sant’Agata Li Battiati. Su tre beni destinati, due sono già a disposizione della collettività.

“Dal 1994 ad oggi nessuno aveva pensato ad utilizzare questi beni per uno scopo sciale e di pubblica utilità. Noi abbiamo cercato di fare la nostra parte”, spiega Marco Rubino, sindaco di Sant’Agata Li Battiati.

Uno dei beni è diventato sede dell’asilo comunale, l’altro invece ospita la sezione dell’associazione nazionale carabinieri, un altro invece è un deposito di materiali. Quindi, seguendo le parole di Zuccaro, basta ‘alibi’.

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In questi giorni, su iniziativa del deputato regionale acese di Italia Viva Nicola D’Agostino la Commissione Antimafia all’Ars ha votato un documento affinché si attivi un percorso virtuoso per accelerare l’iter di utilizzo dei beni confiscati, molti lasciati al degrado e all’incuria.

Dal 1994 ad oggi nessuno aveva pensato ad utilizzare questi beni per uno scopo sciale e di pubblica utilità. Noi abbiamo cercato di fare la nostra parte”, spiega Marco Rubino, sindaco di Sant’Agata Li Battiati.

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I VIOLINISTI IN JEANS VENTICINQUE ANNI DI MUSICA 38

Antonio MacrÏ e Angelo Di Guardo, caratteri diversi, un’unica passione di Agata Amantia foto di Salvo Giuffrida

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ue personalità molto diverse tra loro, ma un’unica – grande – passione a unirli: la musica! Loro sono i Violinisti in Jeans e con la loro arte hanno dato vita ad un nuovo modo di interpretare il repertorio classico e lo strumento tradizionale con arrangiamenti in chiave moderna. Antonio Macrì ed Angelo Di Guardo hanno “inventato” una combinazione di musica classica, leggera, folk, blues, zigana eseguita senza il leggio ma assecondando il ritmo con i movimenti del corpo e sprigionando un’energia che automaticamente coinvolge il pubblico presente e determina il successo di ogni loro esibizione. Un successo che dura ormai da venticinque anni e che li ha portati sui palchi più importanti in Italia ed all’estero.

Com’ è nato il vostro sodalizio artistico?

«La nostra storia ha inizio dalla volontà comune di fare qualcosa di diverso dalla musica classica anche se entrambi abbiamo seguito quel tipo di studi con esimi insegnanti. E questo modo di fare musica “violentando” gli strumenti classici è solo opera nostra e lo affermiamo con orgoglio», inizia a raccontare Angelo. «Avevamo percorso

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per anni strade parallele senza che si intersecassero però ci conoscevamo da sempre. Ad un certo punto ci ritrovammo in un gruppo di musica leggera a provare quasi per gioco, durante le prove, a mescolare il classico con altri stili. Gli applausi del pubblico ci fecero comprendere che avevamo creato qualcosa di nuovo che poteva avvicinare la gente allo strumento classico attraverso i brani dei Beatles,di Michael Jackson, Armstrong, Frank Sinatra, etc.»

Come arriva il grande successo? «A farci conoscere dal grande pubblico però fu la trasmissione “Insieme” condotta da Salvo La Rosa, dove inizialmente eravamo solo i “Violinisti”. L’idea dei “Violinisti in jeans” nacque in un secondo tempo grazie ad un articolo che ci definì tali, dopo una nostra partecipazione ad una trasmissione di Carlo Conti , “I Raccomandati”. Il Jeans sdoganava il classico smoking e rappresentava il nostro tentativo di coinvolgere il pubblico indistintamente, rendendo Bach o Mozart fruibile a tutti», continua Antonio.

Da allora i due artisti non si sono mai fermati.

Dal cd “Sviolinando” ai tour “Le otto stagioni “ e

«A farci conoscere dal grande pubblico però fu la trasmissione “Insieme” condotta da Salvo La Rosa, dove inizialmente eravamo solo i “Violinisti”. L’idea dei “Violinisti in jeans” nacque in un secondo tempo grazie ad un articolo che ci definì tali»

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“Panta Rei”, tenendo concerti al teatro Parioli, a Tunisi e Dubai, a Berlino,Montecarlo, a Milano e Roma, partecipando a vari programmi televisivi come Uno Mattina e la Vita in Diretta. Molto amati nella nostra Sicilia dove spesso presenziano ad eventi importanti. Qualche anno fa Antonio ha anche scritto e musicato un brano dedicato a Sant’Agata, dal titolo “Martirio e gloria”, in occasione dei classici “fuochi del tre”, spettacolari giochi pirotecnici eseguiti a suon di musica.

Il vostro sodalizio artistico dura ormai da circa venticinque anni e come ogni “coppia” che si rispetti possono esserci delle crisi. A voi non è successo, qual’ è il vostro segreto?

«Entrambi pensiamo che il pazzo è l’altro [ridono] ma forse è la nostra diversità che ci porta a pensare ed agire in modo diametralmente opposto», ha continuato Antonio. «Diversità che trova poi un punto d’incontro nella musica e ne è prova il fatto che sul palco ci lasciamo andare completamente alle emozioni scatenandoci in balli e salti e in quel momento siamo veramente noi stessi, sentiamo le stesse cose, succede qualcosa di inspiegabile!».

«Il complimento più bello che abbiamo ricevu-

to» ha aggiunto Angelo «è stato da parte di una signora che ci disse quanto erano belli i nostri occhi mentre suonavamo e questa frase dice tutto! Inoltre dietro il nostro lavoro c’è quello di tanta gente che collabora con noi e senza di loro non avremmo potuto realizzare tutto questo. In particolar modo Franco Lazzaro, arrangiatore e musicista straordinario».

In che maniera avete cercato di rinnovarvi nel tempo? «Curando la stesura di brani sempre nuovi, pur conservando il vecchio repertorio che il pubblico continua a gradire. Con stupore continuiamo a riproporre la Carmen di Bizet riscuotendo sempre un’esplosione di applausi. Poi l’idea» aggiunge Angelo «di introdurre una sezione di archi suonati da trenta ragazzi giovanissimi che prendono parte insieme a noi agli spettacoli, l’ultimo tenutosi il dicembre scorso al Metropolitan. La musica ha un linguaggio universale ed i nostri video hanno fatto il giro del mondo. Ogni evento suscita emozioni diverse. In molti hanno tentato di imitarci ma nessuno potrà mai essere come l’originale! La nostra musica non è business ma passione».

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«La nostra storia ha inizio dalla volontà comune di fare qualcosa di diverso dalla musica classica anche se entrambi abbiamo seguito quel tipo di studi con esimi insegnanti. E questo modo di fare musica “violentando” gli strumenti classici è solo opera nostra e lo affermiamo con orgoglio»

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«La musica ha un linguaggio universale ed i nostri video hanno fatto il giro del mondo.

Ogni evento suscita emozioni diverse.

In molti hanno tentato di imitarci ma nessuno potrà mai essere come l’originale!»

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«Dietro il nostro lavoro c’è quello di tanta gente che collabora con noi e senza di loro non avremmo potuto realizzare tutto questo»

Ricordate qualche aneddoto? «Dovevamo suonare per un anniversario di matrimonio qui in Sicilia e notammo subito una netta separazione logistica tra i parenti dei due coniugi.

Dopo due ore di spettacolo qualcuno cominciò a ballare poi ad abbracciarsi e rimanere a lungo in quell’abbraccio. Scoprimmo soltanto dopo che da vent’anni non si parlavano più e che la musica aveva compiuto il miracolo, li aveva riappacificati. Perché la musica crea sempre un coinvolgimento emotivo», risponde Antonio.

La vostra innovazione ha avvicinato i giovani al violino? «Si e ne abbiamo avuto riscontro tramite i genitori di alcuni ragazzi che, dopo aver visto i nostri concerti hanno chiesto di prendere lezioni», continua Antonio.

Com’è nato il vostro amore per la musica? «(Antonio) Io ho cominciato con il canto passando pure le selezioni di Sanremo. Avevo circa quindici anni e conobbi Nunzio Filogamo. Poi il produttore di Gigliola Cinguetti mi propose un contratto ma ero molto giovane e la mia famiglia non se la sentì di affrontare questo percorso.

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Così cominciai a studiare musica ed esattamente il contrabbasso ma per una serie di circostanze dovetti poi indirizzarmi verso un altro strumento e scelsi il violino che io vedevo come strumento di nicchia, inarrivabile. Ma ecco che una zia me lo regalò e da li tutto ebbe inizio. Quel violino lo conservo ancora. Purtroppo poco tempo fa i ladri sono entrati in casa e me ne hanno portati via tre di cui uno Cremonese». «(Angelo) Io invece scoprii la musica grazie a mio padre che mi portava sempre ai concerti al Teatro Massimo Bellini e così cominciai a studiare il violino e poi la viola, Da allora non ho mai smesso di suonare».

Quest’anno festeggerete i venticinque anni di carriera. Pensate di organizzare qualcosa per il vostro pubblico? «Sicuramente. Stiamo pensando ad un grande evento insieme ai ragazzi che ormai sono parte integrante del nostro spettacolo ed anche ad un nuovo video , dopo il successo delle riprese del brano “toccata e fuga” fatte per caso sull’Etna lo stesso giorno che fu proclamata patrimonio dell’Unesco ,ma ancora è tutto in itinere perciò non possiamo svelare nulla».

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LETTO, RILETTO RECENSITO

di Salvatore Massimo Fazio È il filosofo che ha fondato la corrente del nichilismo cognitivo. Poco avvezzo alla mondanità, vive a fasi alterne tra Sant’Agata Li Battiati, dove mantiene la residenza, Roma e Torino.

L

’approccio del lettore a Considerazioni di C. D. M. Castiglione è caratterizzato dall’incontro con alcuni temi nodali dell’esistenza espressi in pensieri organici e riflessioni che inducono a guardare la società contemporanea con uno sguardo interrogato circa la necessità dei turbinosi movimenti, pensieri e finti bisogni che animano l’uomo del nostro tempo. L’uomo che perde il suo “ubi consistam” è condannato a seguire la parcellizzazione del tempo e la sua misurazione, credendo così di essere al top delle sue prestazioni! Non così è nella realtà! Una realtà che attraversa un deserto abitato da interrogativi e domande che, fuori da un percorso spirituale, disorientano e spodestano ogni uomo che si cimenta a vivere sprovvisto di quegli strumenti dell’arte dello spirito.

Un linguaggio asciutto e al tempo stesso ricercato, con ritmo incalzante, guida chi legge in un cammino che attraversa la dimensione dell’accoglienza e della solitudine, dove l’uomo rischia di perdere il proprio posto a causa di una eccessiva monetizzazione della realtà! Partendo da una affermazione evangelica di Luca 2, 7 “…poiché non c’era posto per lui in albergo”, l’autore s’interroga sull’identità del prossimo (plesion) che identifica con chi ha perso il proprio “Nord”, e come l’uomo della parabola del samaritano fatica a riassestarsi senza chi si prende cura delle sue ferite! Con il “giardino” del Cantico dei cantici che fa da contraltare all’aridità del deserto

e intona il canto dell’amante ferito, lo scrittore si chiede il perché del male attraverso la “violenza” gridata dal profeta Abacuc! È l’ingresso nel mistero come prassi della realtà e non come dimensione dell’incomprensibile che guida il lettore ad un anelito di cielo nella sua accezione più originaria dal punto di vista etimologico, mentre dalla Terra si eleva una preghiera che sostiene la ricerca di un punto fermo “tra questa zizzania”. Per chi dunque volesse un approccio breve, conciso, ma dalle solide fondamenta argomentative, in queste quaranta pagine trova diversi spunti di riflessine, dove le domande si susseguono a risposte, spesso allusive ma non ambigue. Un testo di cui si sente la necessità nel nostro “tempo di corsa”: come un bicchiere d’acqua all’assetato.

Titolo: Considerazioni Autore: C. Danilo Mauro Castiglione Genere: Saggistica Formato: 12x17 Numero pagine: 44 Prezzo di copertina: € 5,00 ISBN: 978-88-9341-350-3

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o sempre pensato che la politica è di tutti ma non per tutti. Ed anche amministrare non può essere oggetto di delega in bianco a chicchessia ma richiede capacità d’ascolto, lavoro e consapevolezza delle necessità del territorio; tutto il contrario del populismo che oggi i movimenti d’ opinione vogliono mettere in pratica dappertutto». Così sintetizza il proprio pensiero Gianpiero Scuderi, non ancora cinquantenne e da 25 anni impegnato personalmente in politica e nell’Amministrazione puntese. Una passione e non certo una professione. Commercialista, Revisore dei Conti, docente in materie economiche e giuridiche, esperto di informatica giuridica ed applicata, è Responsabile Amministrativo e dei Sistemi Informativi dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Orientale. È, inoltre, Direttore Tecnico di due Centri di Assistenza Fiscale e Patronato molto apprezzati in tutto il territorio puntese. Protagonista indiscusso della politica puntese ma, a dispetto della lunga militanza ed esperienza con idee sempre innovative, sente ancora di avere molto da dare al proprio territorio con energia immutata.

“Ricordo ancora quando poco più che ventenne venni chiamato ad amministrare il Comune. Eletto consigliere, a 26 anni venni nominato Assessore con 6 deleghe importanti (Bilancio, Tributi, Commercio,

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Manutenzioni, Servizi Demografici, Programmazione), un incarico che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque. Ma, come sempre ho fatto nella mia vita, ho rimboccato le maniche ed ho iniziato a lavorare sodo, ottenendo risultati molto positivi e, dopo appena tre anni, risultando il Consigliere più votato”.

Ha ricoperto tutti i ruoli istituzionali in maggioranza ed opposizione senza mai barattare la propria posizione politica in cambio di questo o quell’incarico. E sempre con il sorriso, ama stare fra la gente per ascoltare e registrare le loro impressioni e gli stati d’animo. Oggi è Vicesindaco ed assessore della Giunta Bellia con molte deleghe di peso lavorando a fianco del primo cittadino.

“Per me la politica è un’attività ecologica perché quando assumiamo le responsabilità di fronte al popolo dobbiamo lavorare per restituire al paese risorse nuove ed aria incontaminata. Per questo chi scende in campo soltanto con il proposito di accumulare voti e potere, senza un progetto serio, a mio parere opera come colui che produce un rifiuto indifferenziato, inquinando la vita dei cittadini con danno alle generazioni future. L’attuale Amministrazione ha fatto un buon lavoro quotidiano nonostante le difficoltà oggettive, con confortanti risultati sulla sicurezza delle infrastrutture, sulla gestione equilibrata delle politiche di bilancio e nell’ambito dei rifiuti con l’incremento della raccolta differenziata.

Abbiamo programmato investimenti nelle nuove strutture scolastiche, nel potenziamento dei servizi generali e nella lotta all’evasione dei Tributi per una maggiore equità sociale. Abbiamo predisposto un nuovo PRG che dia sviluppo sostenibile al nostro territorio. Notevoli risorse sono state dedicate alle fasce deboli (giovani, studenti, disoccupati, anziani, disabili e soggetti in difficoltà) soprattutto in un momento in cui sono stati drasticamente ridotti i trasferimenti dello Stato; tuttavia si può e si deve ancora migliorare insieme.

Io credo che la competizione anche in politica debba selezionare le migliori forze della società anche alternative, ma nell’attuale panorama puntese, le solite candidature finora annunciate non hanno riscosso entusiasmo e mostrato proposte alternative credibili. Ho massimo rispetto per gli avversari politici, ma l’opposizione di questi anni in Consiglio Comunale e fuori da esso non ha mai mostrato capacità di governo e spesso ha votato contro o contestato per spirito di contraddizione.

Abbiamo fatto grandi sacrifici per il bene del paese lavorando incessantemente e continueremo a farlo. Poi, sarà il giudizio degli elettori a dare la sentenza. Ma è certo che se dovessimo premiare l’impegno ed i risultati non vi sarebbe dubbio sull’esito delle elezioni. Il mio progetto politico, che si chiama ‘San Giovanni la Punta Più’, a cui hanno creduto in tanti già cinque anni fa, prende il nome da una idea/guida: si può fare sempre qualcosa in più per il nostro territorio con l’ascolto, la passione e la competenza perché crescere significa superare se stessi per il bene ella comunità e con il sostegno dei cittadini. È questa la scommessa che ho deciso di fare il 24 maggio prossimo insieme ad un gruppo di uomini e donne della società civile, che mettono a disposizione del bene comune le loro qualità, esperienze ed entusiasmo.

Sono sicuro che attorno a questi propositi ci sarà una grande convergenza di tutte le energie sane del paese senza inutili individualismi”.

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