Pediatria magazine vol 3 | num 10 | 2013

Page 9

Messo a punto presso il Centro di Riferimento Regionale per la Sclerosi Multipla (CReSM) dell’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO). Obiettivo del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale: creare una “strada” codificata per la gestione del paziente con sclerosi multipla, che consenta al tempo stesso di migliorare l’assistenza e ottimizzare l’uso delle risorse sanitarie.

News

Primo PDTA strutturato sulla sclerosi multipla

Chi dorme non piglia pesci ma cresce sano! Per tutti i belli e le belle addormentate ci sono buone notizie. Le ore trascorse dormendo – al contrario di quanto suggerisca la saggezza popolare – non sono perse, anzi. A rendere onore a Morfeo sono una serie di pubblicazioni recentissime che fanno il punto sui meccanismi che regolano la durata del sonno e ne evidenziano i benefici. Per cominciare, è ormai certo che dormire poco è un fattore di rischio per l’obesità. La spiegazione è abbastanza intuitiva: dormendo poco si altera il fisiologico meccanismo che regola la fame e siamo portati a mangiare ad orari inconsueti. Chi è sveglio più a lungo, inoltre, è maggiormente portato a mangiare cibi “appaganti”, ricchi di zuccheri che non verranno però metabolizzati prima del riposo e quindi si accumuleranno sotto forma di grassi. Infine, un complesso meccanismo ormonale che coinvolge insulina, leptina e molti altri enzimi e proteine completa il quadro. Lo studio, pubblicato su “Pediatrics”, ha osservato quasi 1400 adolescenti per 6 mesi, registrando le ore di sonno in rapporto al Body Mass Index (BMI). Finisce in pareggio, però è una vittoria: ad ogni ora di sonno in più corrisponde un punto di BMI in meno, e questo trend aumenta ulteriormente se analizziamo separatamente i ragazzi con

BMI più elevato. Gli autori concludono suggerendo che aumentare le ore di sonno fino a 10 ore a notte ridurrebbe significativamente la percentuale di obesità negli adolescenti. Ma c’è di più. In un mondo in cui la fretta sta diventando una legge di sopravvivenza, dormire poco espone i ragazzi ad un significativo rischio di incidenti. Partendo da questi presupposti i ricercatori di uno studio pubblicato di recente sul “Journal of Adolescent Health”, hanno preso in esame in un setting virtuale – simulando le normali attività quotidiane (per esempio andando a scuola) – una cinquantina di ragazzi. Un gruppo dormiva regolarmente (mediamente 8,5 ore per notte), l’altro veniva costretto a una restrizione del sonno (circa 4 ore per notte). Nella simulazione i ragazzi sperimentavano eventi inaspettati come incontri con autoveicoli, bici, pedoni che richiedevano una reazione immediata. Sono stati utilizzati come indicatori dei fattori misurabili: tempo di reazione al pericolo, capacità decisionali, livello di attenzione, I risultati non sorprendono: i ragazzi che dormivano meno presentavano un allungamento significativo di tutti i tempi di reazione, che li esponeva a un rischio aumentato di incidenti. Vorrà dire che sulla

vetta delle classifiche musicali un remix di “Dormi dormi bel bambin” diventerà il nuovo tormentone dei ragazzi di domani?  (Sabrina Buonuomo) ^^   Mitchell JA, Rodriguez D, Schmitz KH, Audrain-McGovern J. Sleep duration and adolescent obesity. Pediatrics 2013;131(5): e1428-34. ^^   Davis AL, Avis KT, Schwebel DC. The Effects of Acute Sleep Restriction on Adolescents’ Pedestrian Safety in a Virtual Environment. J Adolesc Health 2013; DOI: 10.1016/j.jadohealth.2013.07.008

Brand del tabacco e bambini Le ricercatrici della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora Dina L.G. Borzekowski e Joanna E. Cohen hanno scoperto una realtà inquietante: altissime percentuali di bambini tra i 5 e i 6 anni nei Paesi in via di sviluppo hanno familiarità con numerosi brand dell’industria del tabacco. Sono state realizzate interviste one-on-one con 2423 bambini di Brasile, Cina, India, Nigeria, Pakistan e Russia. Il 68% del campione riconosce almeno 1 marca di sigarette, ma il dato più incredibile arriva dalla Cina, dove quasi 9 bambini su 10 tra i 5 e i 6 anni sono in grado di identificare almeno 4 brand del tabacco. “La cosa veramente incredibile è stata vedere bambini che non hanno genitori fumatori eppure conoscono alla perfezione molte marche di sigarette”, racconta la Borzekowski. “Ciò significa che il messaggio promozionale arriva a livello di comunità: vedono questi brand nei negozi, sui cartelloni pubblicitari. Magari vanno a comprare delle caramelle o un dolciume e vedono pubblicità di sigarette. L’idea che bambini di soli 5  anni abbiano questa familiarità con questi loghi è sorprendente”. ^^   Borzekowski DLG, Cohen JE. International Reach of Tobacco Marketing Among Young Children. DOI: 10.1542/peds.2013-1150

Pediatria numero 10 - ottobre 2013

9


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.