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Pegaso Inserto di cultura politica e di politica culturale

Studio IRE Quando le ricerche non soddisfano le aspettative

Sinodo Come e chi decide all’interno della Chiesa?

Carta di Milano Salvaguardare il futuro del nostro pianeta

Laudato si’ Papa Francesco e la casa comune

Pegaso Inserto mensile di Popolo e Libertà

Pagina II

Pagina V

Pagina VI + VII

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no. 108 - 27 novembre 2015

A bocce ferme un buon risultato La prima valutazione sul risultato del voto per il Consiglio nazionale in Ticino deve essere fatta sul numero delle schede raccolte dal Partito popolare rispetto al risultato di quattro anni prima: le schede conseguite dal partito furono 19’363 (corrispondente al 16,65% dei voti validi), mentre nel 2011 le schede attribuite al partito furono 20’102 (pari al 17,94% dei voti validi). Il leggero calo è stato tuttavia compensato quest’anno dalle schede raccolte da Generazione Giovani Sopraceneri (588 pari allo 0,51) e da Generazione Giovani Sottoceneri (543 schede pari allo 0,47%), voti che possono senz’altro essere attribuiti al Partito cantonale (e lo furono legalmente grazie alla congiunzione delle liste), per cui il totale delle schede sale a 20’494 e la percentuale sale a 17,63; senz’altro anche tra le 295 schede raccolte dai Ticinesi nel mondo ci saranno stati sostenitori del PPD (0,25%), per cui a giusta ragione è stato ampiamente riconosciuta una buona tenuta del PPD, che ha usufruito anche dell’appoggio dei Verdi Liberali (862 schede, pari allo 0,74%). Per la precisione si dovrebbe osservare che, in questa tornata elettorale, la partecipazione al voto è stata superiore, in schede ed anche in percentuale, a quella di quattro anni fa. Mentre gli aventi diritto sono aumentati in quattro anni di oltre 20’000, i partecipanti al voto furono 118’855 contro 115’173 nel 2011, e anche la percentuale dei votanti è salita dal 53,89 al 54,4. I dati riferiti sono quelli pubblicati dal Popolo e Libertà del 23 ottobre, salvo la correzione resa nota successivamente della partecipazione al voto. Ma queste piccole variazioni non cambiano la valutazione precedente. Il risultato del Partito è stato inoltre “abbellito” dal successo dei suoi candidati di punta: in testa Filippo Lombardi con 43’897 suffragi al primo turno per il Consiglio degli Stati (e con il 41,2 % dei voti nel ballottaggio ha migliorato la precedente percentuale di adesioni), e riconferma dei due deputati al Consiglio nazionale, Marco Romano risulta-

to terzo nella deputazione ticinese (con 33’029 suffragi) e quinto Regazzi (con 30’794 suffragi). I due furono largamente sostenuti da voti esterni grazie al panachâge, ma nettamente riconosciuti primi già all’interno del partito; da rilevare anche il successo personale di Giovanni Berardi (17’129 suffragi), seguito con risultati lodevoli dagli altri candidati.

I risultati nei Distretti e nei comuni

Passando ad una analisi, seppure grossolana, dei risultati conseguiti dal PPD nelle diverse regioni del Cantone (sempre nel confronto con i voti raccolti quattro anni prima, senza tener conto delle schede delle liste collegate) è da costatare con una certa delusione il risultato al ribasso del Mendrisiotto (3’766 schede contro 3’892 di quattro anni prima), e dove solo in tre comuni su undici (Balerna, Mendrisio e Vacallo) il partito ha raggiunto e superato di qualche unità i risultati precedenti, pur avendo da ”sostenere” un proprio candidato. Migliore il risultato complessivo del Distretto di Bellinzona, in cui le schede sono cresciute in quattro anni da 2’734 a 2’871, e in ben 9 comuni su 17 il Partito ha segnato un sia pure modesto aumento. Anche nel Distretto di Lugano è stato registrato un seppur modesto aumento delle schede, salite da 6’630 a 6’776, ma i comuni “virtuosi” del Distretto furono solo 21 su 52, spesso con aumenti di poche unità. Il risultato positivo generale è stato conseguito solo “grazie” ai votanti di Lugano, passati da 1’873 a 2’066 (con un più 193 schede); ma la “grande” Lugano si è dimostrata ancora una volta in percentuale tra le terre meno favorevoli al PPD, con un “misero” 12,23% (nel 2011 era al 12,78…), contro una media cantonale (vedi sopra) del 16,65. Negativo anche il Distretto di Locarno, che ha visto diminuire da 3’330 a 3’022 le schede di Partito, con solo quattro comuni “virtuosi” (su 26), tra cui Gordola, passata da 366 a 382 schede, con una percentuale sui votanti del 23,98 (certamente grazie alla candidatura Regazzi), e Brione s/Minusio e Sonogno. La città di Locarno tuttavia batte Lugano, con una percen-

tuale del 13,84 dei votanti cittadini, mentre nel contiguo Muralto il PPD raggiunge il 23% dei votanti, a Corippo il 50% (pur perdendo una scheda, scendendo da 4 a 3...). In Riviera, salvo Iragna, tutti i comuni si sono dimostrati “generosi” col PPD, segnando complessivamente un aumento di schede da 721 a 806 rispetto al 2011, e tutti i comuni, escluso Iragna, registrano pure una media di presenza del PPD superiore a quella cantonale, con il primato del 36,87% di Lodrino. Nella Valle di Blenio il Partito ha registrato una lieve flessione (da 450 a 424 schede), ridotta dal risultato positivo di Serravalle, dove il Partito è cresciuto da 146 a 152 schede. Risultato brillante (almeno di questi tempi) quello del distretto di Leventina, con un aumento netto di schede da 898 a 1005, e dove 4 comuni (Airolo, Bedretto, Dalpe, Faido) su 11 hanno migliorato il risultato, con in testa Faido che ha aumentato il “bottino” del PPD da 211 a 344 schede. Da rimarcare tuttavia che, in tutti questi paragoni, si è potuto tener conto solo delle schede e relative percentuali assegnate alla Lista ufficiale n.6; i dati dovrebbero essere corretti, se del caso, con l’aggiunta delle schede raccolte dalle due liste di Generazione Giovane, che sono state determinanti nel risultato cantonale, ma probabilmente poco influenti nei risultati locali, trattandosi di circa 1’000 schede da distribuire sui 245 comuni.

Perché meglio dell’aprile scorso?

Un ulteriore confronto sui dati dei distretti e delle sezioni comunali dovrebbero essere fatto con i risultati dello scorso 19 aprile, che vennero giudicati (a mia avviso al di là della reale portata) come particolarmente negativi per il Partito popolare democratico: ricordiamo che allora le schede attribuite al PPD nelle elezioni al Gran Consiglio furono 20’479 (pari al 15,3 dei votanti) e per il Consiglio di Stato 19’729; il risultato del voto per il Governo era stato influenzato dalla lotta per un secondo seggio tra Lega e PLR. Il risultato di ottobre può quindi essere e giustamente valutato come “confortante”, rispetto a quello della pri-

mavera. Ma sarebbe utile indagare le cause che lo hanno determinato, non bastando a spiegarlo una pretesa “rinascita” dell’orgoglio di partito, non confermato dal comportamento degli elettori in gran parte dei comuni e nei distretti; né sembra aver esercitato un particolare influsso positivo la personalità dei candidati “forti”, almeno per quanto riguarda le schede di partito, limitatosi sembra ai comuni di residenza, e senza evidente influsso neppure nei rispettivi distretti. Un segnale positivo è senz’altro il risultato (oltre mille schede) ottenuto dalle due liste giovanili, se veramente sono state votate in prevalenza dai giovani di Generazione giovanile, e non da anziani fedeli elettori, intenzionati a manifestare simpatia e sostegno ai giovani... Per continuare sulla strada del “ricupero” o anche solo della “sopravvivenza” del Partito, sarà necessario meglio approfondire questi aspetti e altri (come il ruolo dei nuovi media e dei numerosi “aperitivi elettorali”), compito per il quale mi mancano gli elementi per un giudizio, ma che certamente saranno valutati dai dirigenti cantonali, meglio informati su come si è svolta la campagna elettorale. Le mie riserve, già espresse sulla precedente campagna elettorale, riguardano l’occasione non utilizzata di presentare agli elettori di appartenenza (che sono la base da cui provengono e domani potranno venire militanti e dirigenti) il programma del Partito e le sue basi culturali sociali e storiche, limitandosi alla propaganda di corto respiro (come i dibattiti pluripartitici della Televisione o gli interventi di singoli candidati). Quindi “meno persone e più programma”, come indicava Giovanni Bianchi, intervenuto a Lugano sulla “Laudatio si’“, fin qui troppo ignorata in Ticino. Mentre un partito che vuole avere un futuro deve promuovere, anche durante le campagne elettorali che sono un momento di maggiore interesse alla politica, uno sforzo educativo e culturale, mirando ad effetti più duraturi di quelli transitori e “pirotecnici” di una campagna elettorale. Alberto Lepori


II Pegaso

Venerdì 27 novembre 2015

Studio dell’IRE

Quando le ricerche (scientifiche) non soddisfano le aspettative (politiche) Le ire dell’IRE (e degli altri) sulla recente pubblicazione Un docente di una celebre università americana, spesso incaricato di lavori di ricerca da parte di enti pubblici e privati, ebbe a dire, poco tempo fa: “Il risultato di una ricerca deve corrispondere, nelle grandi linee, alle attese del committente. Questo, se non altro, per evitare il rischio di non ricevere più incarichi di ricerca”. Per quanto attiene al nostro caso specifico, sappiamo per esperienza che l’ente pubblico (cioè il Cantone) è un pessimo committente. Quando poi il committente è costituito da un ufficio presidenziale del Gran Consiglio, che non ha né le strutture, né l’esperienza per essere un buon committente, la situazione può soltanto peggiorare. Né è bastato il passaggio attraverso il Segretariato di Stato all’economia (SECO) a migliorare le basi di partenza. A quanto sembra le due condizioni erano riunite nel criticatissimo rapporto commissionato all’IRE (l’Istituto Ricerche Economiche), nato come URE presso il Dipartimento cantonale dell’economia pubblica e oggi aggregato all’Università della Svizzera Italiana (USI). La prima nel senso che l’IRE, basandosi sulla totale libertà di lavoro del ricercatore, non si è preoccupato troppo delle intenzioni del committente, la seconda non ha bisogno di essere dimostrata, ma ha probabilmente contribuito in buona misura ai malintesi e alle reazioni spropositate che sono seguite alla presentazione del rapporto. Rapporto intitolato “Situazione del mercato del lavoro ticinese negli anni successivi all’introduzione dell’Accordo sulla libera Circolazione delle Persone” che afferma, in sostanza, che non si può provare, con una correlazione matematica significativa, un generale fenomeno di sostituzione di posti di lavoro tra residenti e frontalieri. Evidentemente queste conclusioni non corrispondevano per nulla alle aspettative del committente che probabilmente a maggioranza - voleva invece poter dimostrare il contrario. Da qui le sceneggiate a mezzo stampa, cui abbiamo assisti-

to, e che non hanno fatto onore né agli uni, né agli altri. Dapprima sono scesi in campo gli ispiratori dello studio, cioè coloro che volevano dimostrare l’effetto sostitutivo dei frontalieri sulla mano d’opera locale. Reazioni di tipo politico estremo che hanno subito spinto la “querelle” sopra le righe. Reazione altrettanto stizzita del direttore dell’IRE, ovviamente in difesa dello studio. Poi la tesi dei denigratori ha avuto un insperato sostegno nientemeno che da un ricercatore della SUPSI per il quale lo studio è “inattendibile e quindi inutilizzabile”. Per quest’ultimo la ricerca è criticabile sotto più di un aspetto: la trasparenza, la metodologia, gli stessi dati, per finire con la qualità dell’interpretazione e la comunicazione. Critiche anche alla SECO, alla quale era stato commissionato lo studio, da essa dirottato sull’IRE. Critica quindi al mandato diretto, al mancato controllo di qualità e l’assenza di un comitato scientifico di sostegno. La stessa discesa in campo del pre-

sidente del Gran Consiglio non ha potuto fare chiarezza, ma ha perfino accentuato le critiche, dicendo che lo studio è incompleto, non fornisce risposte a buona parte dei quesiti formulati e non può essere utilizzato. Da qui la richiesta alla SECO di un complemento d’indagine. Ma proprio la SECO è all’origine di tutto quanto è successo, poiché ha pubblicato i risultati di uno studio nazionale nel quale afferma che la libera circolazione delle persone ha prodotto effetti benefici per la Svizzera in generale. Ma non in Ticino? Da qui la necessità di uno studio particolare, che comunque avrebbe dovuto essere discusso con i committenti, prima di essere reso pubblico. La fuga di notizie in merito è quindi all’origine delle reazioni politiche che hanno scatenato la “bagarre”. Dopo un opportuno tempo di pausa sono scesi in campo anche i professori. Ne citiamo due, che sono anche stati a capo dell’URE e dell’IRE. Remigio Ratti (sul GdP) conforta la tesi di una “lacunosa

definizione degli obiettivi” e ribadisce il ruolo della ricerca universitaria e la non facile coesistenza con mandati di ricerca rimunerati. Angelo Rossi (su Azione) sposta l’obiettivo della ricerca sui fattori che determinano la disoccupazione in Ticino e conclude che la situazione non è molto diversa da quella svizzera, salvo per un costante 1% circa di disoccupati in più. Ma è colpa dei frontalieri? No, secondo Rossi che propone un confronto con una situazione analoga a Basilea-Città, dove i frontalieri hanno un’importanza pari a quella del Ticino. Se in Ticino la disoccupazione è sempre superiore, lo si deve alle strutture dell’economia, per cui a Basilea i frontalieri sono benvenuti, ma non in Ticino. Ma questo “non si può spiegare con ragioni economiche” e tantomeno con una “correlazione matematica significativa”, da spiegare e completare forse con un’indagine di tipo sociologico. Ignazio Bonoli


Pegaso III

Venerdì 27 novembre 2015

Chiese svizzere

Le Chiese svizzere per una tutela giuridica internazionale Dieci dicembre, giornata mondiale dei diritti umani

Le Chiese svizzere costatano con preoccupazione che, nel dibattito politico, la volontà popolare è sempre più spesso indirizzata contro i diritti umani. Questa crescente opposizione aumenta la sfiducia della popolazione nei confronti delle istituzioni e minaccia la coesione e la pace sociale. La fiducia è una chiave di volta della nostra democrazia Una sottile intersezione di rapporti di fiducia costituisce la chiave di volta della nostra democrazia: fiducia tra cittadine e cittadini che operano per il bene comune; fiducia degli individui nei riguardi dello Stato e delle sue istituzioni; fiducia nella Svizzera, paese forgiato nella sua forma dai cittadini che esercitano i loro diritti popolari in piena libertà. Ma la fiducia va meritata. Tre aspetti sono essenziali al riguardo: 1. La partecipazione democratica In democrazia, cittadine e cittadini sono partecipi dell’elaborazione delle leggi e nell’espletare i loro diritti di voto. Le une e gli altri sono pertanto gli autori delle leggi. La legittimità dello Stato è fondata sulla partecipazione attiva di tutti i cittadini. 2. Le esigenze della giustizia Il solo principio di maggioranza non è tuttavia sufficiente a garantire uno Stato e leggi giusti. Nel suo Preambolo, la Costituzione federale rileva che “la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli del suoi membri”. Le decisioni della popolazione e delle autorità devono pure rispondere alle esigenze della giustizia e della solidarietà. I momenti più oscuri del XX secolo mostrano come un sistema democratico possa facilmente adottare principi non democratici. La maggioranza non difende automaticamente i diritti delle minoranze. In tal senso, il popolo svizzero riconosce che la Costituzione deve

farsi garante del diritti di ogni Individuo, “in uno spirito di solidarietà e di apertura al mondo” (Preambolo della Costituzione federale). Nell’adottare la Costituzione nel 1999, le cittadine e I cittadini svizzeri hanno accolto l’insieme del diritti fondamentali ancorati nella Convenzione europea dei diritti umani. Tali diritti sono pertanto diventati parte integrante, democraticamente legittimata, del “nostro” ordinamento giuridico. Poggiano sul fondamento di valori universali, aldilà di qualsiasi confine e barriera etnici e sociali. 3. Giudici indipendenti Ognuno di noi può essere confrontato con una decisione o una situazione che stima ingiusta o contraria al suoi diritti. Qualunque persona può quindi pretendere Il riconoscimento dei suoi diritti, ricorrendo a un tribunale indipendente. I giudici intervengono perciò per correggere una decisione

contraria al diritto e per ristabilire la fiducia dei singoli verso lo Stato e il suo ordinamento giuridico. Che I giudici siano “esterni” o no, sono tenuti ad applicare il diritto vigente, al meglio delle loro competenze e nella massima Indipendenza, secondo Il principio fondamentale della separazione dei poteri. Un ordinamento giuridico degno di fiducia offre pure la possibilità di ricorrere a un’istanza superiore, vale a dire di sottoporre il giudizio di un tribunale ad un tribunale d’istanza maggiore. I diritti umani come orientamento Il diritto è un’opera umana e si evolve costantemente. Di conseguenza, diritto e giustizia sono due realtà differenti, l’ordinamento giuridico si avvicina sempre di più alle esigenze della giustizia solo accettando di misurarsi con I diritti fondamentali. In ultima Istanza, qualsiasi cittadino che reputi di essere

trattato ingiustamente dalla giustizia di uno Stato membro del Consiglio d’Europa può ricorrere presso la Corte europea del diritti umani a Strasburgo. In ultima analisi è un diritto applicato da giudici che sono anche “nostri” giudici, poiché mettono in opera parte del “nostro” diritto. La Corte europea dei diritti umani costituisce il rimedio ultimo per ognuno di noi contro l’arbitrarietà dello Stato, che si tratti della Svizzera o di un altro Paese. I diritti umani devono poter essere l’oggetto di una decisione giuridica: è Infatti l’unico modo per garantire che non restino lettera morta. È la garanzia suprema della nostra libertà e della nostra sicurezza di cittadine e cittadini di uno Stato degno della fiducia riposta In esso. L’ordinamento giuridico si avvicina sempre più alle esigenze della giustizia solo accettando di misurarsi con i diritti fondamentali.


IV Pegaso

Venerdì 27 novembre 2015

Sinodo

Sinodo: le constatazioni dei Vescovi sulla famiglia E le richieste fatte al mondo della politica

La famiglia nel contesto socio-economico 11. La famiglia è una scuola di umanità più ricca (…) è il fondamento della società (GS 52). L’insieme dei rapporti di parentela, al di là del ristretto nucleo familiare, offre un prezioso sostegno nell’educazione dei figli, nella trasmissione dei valori, nella custodia dei legami tra le generazioni, nell'arricchimento di una spiritualità vissuta. Mentre in alcune regioni del mondo questo dato appartiene profondamente alla cultura sociale diffusa, altrove esso appare soggetto a logoramento. Di certo, in un’epoca di accentuata frammentazione delle situazioni di vita, i molteplici livelli e le sfaccettature delle relazioni tra familiari e parenti costituiscono spesso gli unici punti di connessione con le origini e i legami familiari. Il sostegno della rete familiare è ancor più necessario dove mobilità lavorativa, migrazioni, catastrofi e fuga dalla propria terra compromettono la stabilità del nucleo parentale. Politiche in favore della famiglia 12. Le autorità responsabili del bene comune debbono sentirsi seriamente impegnate nei confronti di questo bene sociale primario che è la famiglia. La preoccupazione che deve guidare l’amministrazione della società civile è quella di permettere e promuovere politiche familiari che sostengano e incoraggino le famiglie, in primo luogo quelle più disagiate. È necessario riconoscere più concretamente l’azione compensativa della famiglia nel contesto dei moderni “sistemi di welfare”: essa ridistribuisce risorse e svolge compiti indispensabili al bene comune, contribuendo a riequilibrare gli effetti negativi della disequità sociale. “La famiglia merita una speciale attenzione da parte dei responsabili del bene comune, perché è la cellula fondamentale della società, che apporta legami solidi di unione sui quali si basa la convivenza umana e, con la generazione e l’educazione dei suoi figli, assicura il rinnovamento e il futuro della società” (Francesco, Discorso all'Aeroporto di El Alto in Bolivia, 8 luglio 2015). Solitudine e precarietà 13. Nei contesti culturali in cui le rela-

zioni sono rese fragili da stili di vita egoistici, la solitudine diventa sempre più una condizione diffusa. Spesso solo il senso della presenza di Dio sostiene le persone dinanzi a questo vuoto. La sensazione generale di impotenza nei confronti di una realtà socio-economica opprimente, della crescente povertà e della precarietà lavorativa, impone sempre più spesso la ricerca di impiego lontano dalla famiglia, al fine di poterla sostenere. Tale necessità determina lunghe assenze e separazioni che indeboliscono le relazioni e isolano i membri della famiglia gli uni dagli altri. È responsabilità dello Stato creare le condizioni legislative e di lavoro per garantire l'avvenire dei giovani e aiutarli a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia. La corruzione, che mina talvolta queste istituzioni, intacca profondamente la fiducia e la speranza delle nuove generazioni, e non solo di esse. Le conseguenze negative di questa sfiducia sono evidenti: dalla crisi demografica alle difficoltà educative, dalla fatica nell'accogliere la vita nascente all'avvertire la presenza degli anziani come un peso, fino al diffondersi di un disagio affettivo che talvolta sfocia nella aggressività e nella violenza. Economia ed equità 14. Il condizionamento materiale ed economico ha un influsso sulla vita familiare nei due sensi: può contribuire alla sua crescita e facilitare il suo sbocciare oppure ostacolare il suo fiorire, la sua unità e la sua coerenza. Le coercizioni economiche escludono l’accesso delle famiglie all’educazione, alla vita culturale e alla vita sociale attiva. L’attuale sistema economico produce diverse forme di esclusione sociale. Le famiglie soffrono in modo particolare i problemi che riguardano il lavoro. Le possibilità per i giovani sono poche e l’offerta di lavoro è molto selettiva e precaria. Le giornate lavorative sono lunghe e spesso appesantite da lunghi tempi di trasferta. Questo non aiuta i familiari a ritrovarsi tra loro e con i figli, in modo da alimentare quotidianamente le loro relazioni. La “crescita in equità” esige “decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione

delle entrate” (EG, 204) e una promozione integrale dei poveri diventi effettiva. Politiche familiari adeguate sono necessarie alla vita familiare come condizione di un avvenire vivibile, armonioso e degno. Povertà ed esclusione 15. Alcuni gruppi sociali e religiosi si trovano ovunque ai margini della società: migranti, zingari, senzatetto, profughi e rifugiati, gli intoccabili secondo il sistema delle caste e coloro che sono affetti da malattie con stigma sociale. Anche la Santa famiglia di Nazaret ha conosciuto l’esperienza amara della emarginazione e del rifiuto (cf. Le 2,7; Mt 2,13-15). La parola di Gesù sul giudizio finale, a tale riguardo, è inequivocabile: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Il sistema economico attuale produce nuovi tipi di esclusione sociale, che rendono spesso i poveri invisibili agli occhi della società. La cultura dominante e i mezzi di comunicazione contribuiscono ad aggravare questa invisibilità. Ciò accade perché: “in questo sistema l’uomo, la persona umana è stata tolta dal centro ed è stata sostituita da un’altra cosa. Perché si rende un culto idolatrico al denaro. Perché si è globalizzata l’indifferenza!” (Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro mondiale dei movimenti popolari, 28 ottobre 2014). In tale quadro, desta particolare preoccupazione la condizione dei bambini: vittime innocenti dell’esclusione, che li rende veri e propri “orfani sociali” e li segna tragicamente per tutta la vita. Nonostante le enormi difficoltà che incontrano, molte famiglie povere ed emarginate si sforzano di vivere con dignità nella loro vita quotidiana, affidandosi a Dio che non delude e non abbandona nessuno. Ecologia e famiglia 16. La Chiesa, grazie all'impulso del magistero pontificio, auspica un profondo ripensamento dell’orientamento del sistema mondiale. In questa prospettiva, collabora allo sviluppo di una nuova cultura ecologica: un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiri-

tualità. Dal momento che tutto è intimamente connesso, come afferma Papa Francesco nell'Enciclica Laudato si', è necessario approfondire gli aspetti di una “ecologia integrale” che includa non solo le dimensioni ambientali, ma anche quelle umane, sociali ed economiche, per lo sviluppo sostenibile e la custodia del creato. La famiglia, che fa parte in modo rilevante dell’ecologia umana, deve essere adeguatamente protetta (cf. Giovanni Paolo Il, Centesimus Annus, 38). Per mezzo della famiglia apparteniamo all’insieme della creazione, contribuiamo in modo specifico a promuovere la cura ecologica, impariamo il significato della corporeità e il linguaggio amorevole della differenza uomo-donna e collaboriamo al disegno del Creatore (cf. LS, 5, 155). La consapevolezza di tutto questo esige una vera e propria conversione da attuare in famiglia. In essa “si coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature. La famiglia è il luogo della formazione integrale, dove si dispiegano i diversi aspetti, intimamente relazionati tra loro, della maturazione personale” (LS, 213).


Pegaso

Venerdì 27 novembre 2015

V

Come e chi decide all’interno della Chiesa?

In attesa delle decisioni di papa Francesco sul Sinodo

Come si decide nella Chiesa? Si vota come in Parlamento? I lavori del Sinodo hanno richiamato l’attenzione su un aspetto antico quanto la stessa Comunità ecclesiale. Ma nonostante si tratti di una questione di lunga tradizione, non sempre le idee sono chiare. E si capisce: nei secoli la storia umana ha visto modificarsi i sistemi per le decisioni collettive: sempre meno impositivi da parte di chi detiene più forza, e sempre più democratici. Si è visto che invece di spaccare le teste è meglio contarle. La Regola di san Benedetto E nella Chiesa? Certo la Chiesa è nella storia umana e accoglie il meglio del progresso umano: ma ha un suo profilo, di comunità religiosa. Merita, dunque, che ci soffermiamo non sulle procedure tecniche e sulle normative giuridiche ma sui principi ideali. Ecco allora che fin dai primi secoli, con la Regola di san Benedetto (scritta nel VI secolo ma impostasi generalmente soprattutto dall’VIII), nelle indicazioni sull’elezione dell’abate - al n. 64 - emerge una visione che poi sarà, dal XII secolo, la via principale per le decisioni ecclesiali: maior et sanior pars, decide la parte maggiore e più saggia della comunità. In un’unica indicazione sono, in realtà, compresi due principi diversi: il principio maggioritario e il principio sanioritario. Nelle decisioni ecclesiali le due parti, idealmente, coincidono: i più saggi sono anche la maggioranza. Ma siccome nella pratica non sempre è così, allora il principio sanioritario integra, conferma e perfeziona quello maggioritario. Interpretare la voce del Popolo di Dio Ma cosa si intende con questi due principi, sul piano ecclesiale, che è quello che ora ci interessa (anche in riferimento ai lavori del Sinodo)? Il “principio maggioritario” si riferisce ovviamente ad una decisione che trova l’appoggio del

maggior numero dei membri di un consiglio (sia esso un’assemblea comunitaria, un consiglio pastorale, un sinodo, un concilio), ma non significa banalmente che la maggioranza vince. Occorre che l’orientamento maggioritario si formi in un vero spirito ecclesiale e non in uno spirito umano. Ecco perché papa Francesco ha detto ai membri del Sinodo: “il Sinodo non è un Parlamento, dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si ricorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi”. Nell’assemblea ecclesiale cioè, tanto più se di Pastori, non si manifestano opinioni collettive, non si formano gruppi strutturati di opinione, correnti organizzate, insomma partiti che ingaggiano un braccio di ferro, contrattano, mirano a spartizioni di potere. Ogni membro è solo davanti alla propria coscienza ed esprime il proprio parere (ed eventualmente il proprio voto) da solo: non in base ai suoi personali convincimenti, non affermando quello che lui pensa o tanto meno quello che è il suo beneficio, ma in base a ciò che, in coscienza, ritiene sia la volontà di Dio, interpretando la voce del suo popolo che lo Spirito gli fa conoscere. E’molto diverso. Recuperare la collegialità Nell’età moderna, dopo il Concilio di Trento, si è progressivamente affievolito lo stile sinodale e conciliare delle decisioni ecclesiali: i vescovi si vedevano poco, si riunivano non frequentemente (dal XVI secolo si è aspettato il XIX per avere un altro Concilio). Si è così prodotta quella che il beato Rosmini nella sua opera Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa indicava come la “piaga del cuore” e cioè la disunione dei vescovi. Per superarla non c’era che la via della collegialità, della communio hierarchica. L’incontrarsi, il pregare insieme, il dialogo fraterno prevengono la disunione dei vescovi: come si può ben vedere dal lavoro dell’attuale Sinodo. Ma se il

male dovesse entrare nel cuore di alcuni e alimentare, pur nella collegialità, uno spirito di fazione che vede gli altri, portatori di altre idee, come eretici, che assolutizza solo il proprio punto di vista e cerca di costituire “cordate” per farlo prevalere? Il principio della sanior pars Ecco allora che interviene il “principio sanioritario”. La sanior pars, la parte più saggia, non vuoI dire la più saggia secondo il mondo, ma secondo Dio: non sono i più intelligenti o i più colti, i grandi teologi o i raffinati canonisti. Sono coloro che lo Spirito ha chiamato ad un ministero di discernimento e di conferma. Nel caso di un Consiglio pastorale diocesano o del Capitolo di una cattedrale la sanior pars è il Vescovo. Nel caso

del Sinodo è il Papa. E vuoI dire non solo che il papa ha l’ultima parola nel tirare le fila del Sinodo portando a decisioni comuni. VuoI dire, soprattutto, che egli segue i lavori del Sinodo con spirito di discernimento, per “sentire” la voce della sanior pars, che non è la sua, ma che egli distingue: può essere espressa anche da un solo Padre, in assoluta minoranza, ma nelle cui parole il papa sente lo Spirito. Questo è il compito sanioritario del ministero petrino: cum Petro et sub Petro. Fulvio De Giorgi Docente di Storia dell’Educazione all’Università di Modena e Reggio Emilia, coordinatore del Gruppo di Riflessione e Proposta di Viandanti.


VI Pegaso

Pegaso VII

Venerdì 27 novembre 2015

Argomento

Salvaguardare il futuro del nostro pianeta

mandoci riguardo ai suoi ingredienti, alla loro origine e al come e dove è prodotto, al fine di compiere scelte responsabili; consumare solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno, assicurandoci che il cibo sia consumato prima che deperisca, donato qualora in eccesso e conservato in modo tale che non si deteriori; evitare lo spreco di acqua in tutte le attività quotidiane, domestiche e produttive; adottare comportamenti responsabili e pratiche virtuose, come riciclare, rigenerare e riusare gli oggetti di consumo al fine di proteggere l'ambiente;

La Carta di Milano “Salvaguardare il futuro del pianeta e Il diritto delle generazioni future del mondo intero a vivere esistenze prospere e appaganti è la grande sfida per lo sviluppo del 21° secolo. Comprendere i legami fra sostenibilità ambientale ed equità è essenziale se vogliamo espandere le libertà umane per le generazioni attuali e future” (Human Development Report 2011) Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato Carta di Milano, per assumerci impegni precisi in relazione al diritto al cibo che riteniamo debba essere considerato un diritto umano fondamentale. Consideriamo infatti una violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia. Riteniamo che solo la nostra azione collettiva in quanto cittadine e cittadini, assieme alla società civile, alle imprese e alle istituzioni locali, nazionali e internazionali potrà consentire di vincere le grandi sfide connesse al cibo: combattere la denutrizione, la malnutrizione e lo spreco, promuovere un equo accesso alle risorse naturali, garantire una gestione sostenibile dei processi produttivi. Sottoscrivendo questa Carta di Milano affermiamo la responsabilità della generazione presente nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano la tutela del diritto al cibo anche per le generazioni future; ci impegniamo a sollecitare decisioni politiche che consentano il raggiungimento dell’obiettivo fondamentale di garantire un equo accesso al cibo per tutti. Noi crediamo che tutti abbiano il diritto di accedere a una quantità sufficiente di cibo sicuro, sano

e nutriente, che soddisfi le necessità alimentari personali lungo tutto l'arco della vita e permetta una vita attiva; il cibo abbia un forte valore sociale e culturale, e non debba mai essere usato come strumento di pressione politica ed economica; le risorse del pianeta vadano gestite in modo equo, razionale ed efficiente affinché non siano sfruttate in modo eccessivo e non avvantaggino alcuni a svantaggio di altri; l’accesso a fonti di energia pulita sia un diritto di tutti, delle generazioni presenti e future; gli investimenti nelle risorse naturali, a partire dal suolo, debbano essere regolati, per garantire e preservare alle popolazioni locali l’accesso a tali risorse e a un loro uso sostenibile; una corretta gestione delle risorse idriche, ovvero una gestione che tenga conto del rapporto tra acqua, cibo ed energia, sia fondamentale per garantire il diritto al cibo a tutti l’attività agricola sia fondamentale non solo per la produzione di beni alimentari ma anche per il suo contributo a disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità. Noi riteniamo inaccettabile che ci siano ingiustificabili diseguaglianze nelle possibilità, nelle capacità e nelle opportunità tra individui e popoli; non sia ancora universalmente riconosciuto il ruolo fondamentale delle donne, in particolare nella produzione agricola e nella nutrizione; circa 800 milioni di persone soffrano di fame cronica, più di due miliardi di persone siano malnutrite o comunque

soffrano di carenze di vitamine e minerali; quasi due miliardi di persone siano in sovrappeso o soffrano di obesità; 160 milioni di bambini soffrano di malnutrizione e crescita ritardata; ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo prodotto per il consumo umano siano sprecati o si perdano nella filiera alimentare; più di 5 milioni di ettari di foresta scompaiano ogni anno con un grave danno alla biodiversità, alle popolazioni locali e sul clima; le risorse del mare siano sfruttate in modo eccessivo: più del 30% del pescato soggetto al commercio è sfruttato oltre la sua capacità di rigenerazione; le risorse naturali, inclusa la terra, possano essere utilizzate in contrasto con i fabbisogni e le aspettative delle popolazioni locali; sussista ancora la povertà energetica, ossia l’accesso mancato o limitato a servizi energetici e strumenti di cottura efficienti, non troppo costosi, non inquinanti e non dannosi per la salute. Siamo consapevoli che una delle maggiori sfide dell'umanità è quella di nutrire una popolazione in costante crescita senza danneggiare l’ambiente, al fine di preservare le risorse anche per le generazioni future; il cibo svolge un ruolo importante nella definizione dell’identità di ciascuna persona ed è una delle componenti culturali che connota e dà valore a un territorio e ai suoi abitanti; gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori operano in una posizione fondamentale per la nostra nutrizione; essi hanno uguali diritti e doveri in relazio-

ne alloro lavoro, sia come piccoli imprenditori sia come grandi imprese;

promuovere l’educazione alimentare e ambientale in ambito familiare per una crescita consapevole delle nuove generazioni;

siamo tutti responsabili della custodia della terra, della tutela del territorio e del suo valore ambientale;

scegliere consapevolmente gli alimenti, considerando l’impatto della loro produzione sull’ambiente;

è possibile favorire migliori condizioni di accesso a cibo sano e sufficiente nei contesti a forte urbanizzazione, anche attraverso processi inclusivi e partecipativi che si avvalgano delle nuove tecnologie;

essere parte attiva nella costruzione di un mondo sostenibile, anche attraverso soluzioni innovative, frutto del nostro lavoro, della nostra creatività e ingegno.

una corretta educazione alimentare, a partire dall'infanzia, è fondamentale per uno stile di vita sano e una migliore qualità della vita; la conoscenza e la pratica dei modi di produrre, sia tradizionali sia avanzati, è essenziale per l'efficienza dei sistemi agricoli, dall'agricoltura familiare fino a quella industriale; il mare ha un valore fondamentale per gli equilibri del pianeta e richiede politiche sovranazionali: un ecosistema marino integro e sano ha una rilevanza cruciale per il benessere collettivo, anche perché la pesca fornisce lavoro a milioni di persone e il pesce, per molti, rappresenta l’unica fonte di nutrienti di elta qualità; per far fronte in modo sostenibile alle sfide alimentari future è indispensabile adottare un approccio sistemico attento ai problemi sociali, culturali, economici e ambientali e che coinvolga tutti gli attori sociali e istituzionali. Poiché sappiamo di essere responsabili di lasciare un mondo più sano, equo e sostenibile alle generazioni future in quanto cittadine e cittadini, noi ci impegniamo a avere cura e consapevolezza della natura del cibo di cui ci nutriamo, infor-

In quanto membri della società civile noi ci Impegniamo a far sentire la nostra voce a tutti i livelli decisionali, al fine di determinare progetti per un futuro più equo e sostenibile; rappresentare le istanze della società civile nei dibattiti e nei processi di formazione delle politiche pubbliche; rafforzare e integrare la rete internazionale di progetti, azioni e iniziative che costituiscono un’mportante risorsa collettiva; promuovere l’educazione alimentare e ambientale perché vi sia una consapevolezza collettiva della loro importanza; individuare e denunciare le principali criticità nelle varie legislazioni che disciplinano la donazione degli alimenti invenduti per poi impegnarci attivamente al fine di recuperare e ridistribuire le eccedenze; promuovere strumenti che difendano, e sostengano il reddito di agricoltori, allevatori e pescatori, potenziando gli strumenti di organizzazione e cooperazione, anche fra piccoli produttori; valorizzare i piccoli produttori locali come protagonisti di una forma avanzata di sviluppo e promuovere le relazioni dirette tra produttori, consumatori e territori di origine

In quanto imprese, noi ci impegniamo a applicare le normative e le convenzioni internazionali in materia ambientale e sociale e favorire forme di occupazione che contribuiscano alla realizzazione personale delle lavoratrici e dei lavoratori; investire nella ricerca promuovendo una maggiore condivisione dei risultati e sviluppandola nell’interesse della collettività, senza contrapposizione tra pubblico e privato; promuovere la diversificazione delle produzioni agricole e di allevamento al fine di preservare la biodiversità e il benessere degli animali; migliorare la produzione, la conservazione e la logistica, in modo da evitare (o eliminare) la contaminazione e da minimizzare lo spreco, anche dell’acqua, in tutte le fasi della filiera produttiva; produrre e commercializzare alimenti sani e sicuri, informando i consumatori su contenuti nutrizionali, impatti ambientali e implicazioni sociali del prodotto; promuovere adeguate tecniche di imballaggio che permettano di ridurre i rifiuti e facilitino lo smaltimento e il recupero dei materiali usati; promuovere innovazioni che informino i consumatori su tempi di consumo compatibili con la natura, qualità e modalità di conservazione degli alimenti; riconoscere il contributo positivo della cooperazione e degli accordi strutturali sulla filiera, specialmente quella alimentare, tra agricoltori, produttori e distributori, per una più efficace previsione della domanda; contribuire agli obiettivi dello sviluppo sostenibile sia attraverso l’innovazione dei processi, dei prodotti e dei servizi sia attraverso l'adozione e l'adempimento di codici di responsabilità sociale. Quindi noi, donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscrivendo questa Carta di Milano, chiediamo con forza a governi, istituzioni e organizzazioni internazionali di impegnarsi a: adottare misure normative per garantire e rendere effettivo il diritto al cibo e la sovranità alimentare; rafforzare le leggi in favore della tutela del suolo agricolo, per regolamentare gli investimenti sulle risorse naturali, tutelando le popolazioni locali;

promuovere il tema della nutrizione nei forum internazionali tra governi, assicurando una effettiva e concreta attuazione degli impegni in ambito nazionale e un coordinamento anche nell’ambito delle organizzazioni internazionali specializzate; sviluppare un sistema di commercio internazionale aperto, basato su regole condivise e non discriminatorio capace di eliminare le distorsioni che limitano la disponibilità di cibo, creando le condizioni per una migliore sicurezza alimentare globale; considerare il cibo un patrimonio culturale e in quanto tale difenderlo da contraffazioni e frodi, proteggerlo da inganni e pratiche commerciali scorrette, valorizzarne origine e originalità con processi normativi trasparenti; formulare e implementare regole e norme giuridiche riguardanti il cibo e la sicurezza alimentare e ambientale che siano comprensibili e facilmente applicabili; sostenere e diffondere la cultura della sana alimentazione come strumento di salute globale; combattere ed eliminare il lavoro sia minorile sia irregolare nel settore agroalimentare; lavorare alla realizzazione di una struttura sovranazionale che raccolga le attività di informazione e analisi dei reati che interessano la filiera agro-alimentare e che rafforzi la cooperazione per il contrasto degli illeciti; declinare buone pratiche in politiche pubbliche e aiuti allo sviluppo che siano coerenti coi fabbisogni locali, non emergenziali e indirizzati allo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili; promuovere patti globali riguardo le strategie alimentari urbane e rurali in relazione alla sostenibilità e all’accesso al cibo sano e nutriente, che coinvolgano sia le principali aree metropolitane del pianeta sia le campagne; aumentare le risorse destinate alla ricerca, al trasferimento dei suoi esiti, alla formazione e alla comunicazione; introdurre o rafforzare nelle scuole e nelle mense scolastiche i programmi di educazione alimentare, fisica e ambientale come strumenti di salute e prevenzione, valorizzando in particolare la conoscenza e lo scambio di culture alimentari diverse, a partire dai prodotti tipici, biologici e locali;

sviluppare misure e politiche nei sistemi sanitari nazionali che promuovano diete sane e sostenibili e riducano il disequilibrio alimentare, con attenzione prioritaria alle persone con esigenze speciali di nutrizione, di corretta idratazione e di igiene, in particolare anziani, donne in gravidanza, neonati, bambini e malati; promuovere un eguale accesso al cibo, alla terra, al credito, alla formazione, all’energia e alle tecnologie, in particolar modo alle donne, ai piccoli produttori e ai gruppi sociali più svantaggiati; creare strumenti di sostegno in favore delle fasce più deboli della popolazione, anche attraverso il coordinamento tra gli attori che operano nel settore del recupero e della distribuzione gratuita delle eccedenze alimentari; includere il problema degli sprechi e delle perdite alimentari e idriche all’interno dell’agenda internazionale e nazionale, attraverso investimenti pubblici e privati a favore di sistemi produttivi più efficaci; valorizzare la biodiversità a livello sia locale sia globale, grazie anche a indicatori che ne definiscano non solo il valore biologico ma anche il valore economico; considerare il rapporto tra energia, acqua, aria e cibo in modo complessivo e dinamico, ponendo l’accento sulla loro fondamentale relazione, in modo da poter gestire queste risorse all’interno di una prospettiva strategica e di lungo periodo in grado di contrastare il cambiamento climatico. Poiché crediamo che un mondo senza fame sia possibile e sia un fatto di dignità umana, nell’Anno Europeo per lo sviluppo e in occasione di Expo Milano 2015, noi ci impegniamo ad adottare i principi e le pratiche esposte in questa Carta di Milano, coerenti con la strategia che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno elaborato per sradicare il problema della fame entro il 2030. Sottoscrivendo questa Carta di Milano noi dichiariamo di portare la nostra adesione concreta e fattiva agli Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite. Un futuro sostenibile e giusto è anche una nostra responsabilità.


VI Pegaso

Pegaso VII

Venerdì 27 novembre 2015

Argomento

Salvaguardare il futuro del nostro pianeta

mandoci riguardo ai suoi ingredienti, alla loro origine e al come e dove è prodotto, al fine di compiere scelte responsabili; consumare solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno, assicurandoci che il cibo sia consumato prima che deperisca, donato qualora in eccesso e conservato in modo tale che non si deteriori; evitare lo spreco di acqua in tutte le attività quotidiane, domestiche e produttive; adottare comportamenti responsabili e pratiche virtuose, come riciclare, rigenerare e riusare gli oggetti di consumo al fine di proteggere l'ambiente;

La Carta di Milano “Salvaguardare il futuro del pianeta e Il diritto delle generazioni future del mondo intero a vivere esistenze prospere e appaganti è la grande sfida per lo sviluppo del 21° secolo. Comprendere i legami fra sostenibilità ambientale ed equità è essenziale se vogliamo espandere le libertà umane per le generazioni attuali e future” (Human Development Report 2011) Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato Carta di Milano, per assumerci impegni precisi in relazione al diritto al cibo che riteniamo debba essere considerato un diritto umano fondamentale. Consideriamo infatti una violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia. Riteniamo che solo la nostra azione collettiva in quanto cittadine e cittadini, assieme alla società civile, alle imprese e alle istituzioni locali, nazionali e internazionali potrà consentire di vincere le grandi sfide connesse al cibo: combattere la denutrizione, la malnutrizione e lo spreco, promuovere un equo accesso alle risorse naturali, garantire una gestione sostenibile dei processi produttivi. Sottoscrivendo questa Carta di Milano affermiamo la responsabilità della generazione presente nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano la tutela del diritto al cibo anche per le generazioni future; ci impegniamo a sollecitare decisioni politiche che consentano il raggiungimento dell’obiettivo fondamentale di garantire un equo accesso al cibo per tutti. Noi crediamo che tutti abbiano il diritto di accedere a una quantità sufficiente di cibo sicuro, sano

e nutriente, che soddisfi le necessità alimentari personali lungo tutto l'arco della vita e permetta una vita attiva; il cibo abbia un forte valore sociale e culturale, e non debba mai essere usato come strumento di pressione politica ed economica; le risorse del pianeta vadano gestite in modo equo, razionale ed efficiente affinché non siano sfruttate in modo eccessivo e non avvantaggino alcuni a svantaggio di altri; l’accesso a fonti di energia pulita sia un diritto di tutti, delle generazioni presenti e future; gli investimenti nelle risorse naturali, a partire dal suolo, debbano essere regolati, per garantire e preservare alle popolazioni locali l’accesso a tali risorse e a un loro uso sostenibile; una corretta gestione delle risorse idriche, ovvero una gestione che tenga conto del rapporto tra acqua, cibo ed energia, sia fondamentale per garantire il diritto al cibo a tutti l’attività agricola sia fondamentale non solo per la produzione di beni alimentari ma anche per il suo contributo a disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità. Noi riteniamo inaccettabile che ci siano ingiustificabili diseguaglianze nelle possibilità, nelle capacità e nelle opportunità tra individui e popoli; non sia ancora universalmente riconosciuto il ruolo fondamentale delle donne, in particolare nella produzione agricola e nella nutrizione; circa 800 milioni di persone soffrano di fame cronica, più di due miliardi di persone siano malnutrite o comunque

soffrano di carenze di vitamine e minerali; quasi due miliardi di persone siano in sovrappeso o soffrano di obesità; 160 milioni di bambini soffrano di malnutrizione e crescita ritardata; ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo prodotto per il consumo umano siano sprecati o si perdano nella filiera alimentare; più di 5 milioni di ettari di foresta scompaiano ogni anno con un grave danno alla biodiversità, alle popolazioni locali e sul clima; le risorse del mare siano sfruttate in modo eccessivo: più del 30% del pescato soggetto al commercio è sfruttato oltre la sua capacità di rigenerazione; le risorse naturali, inclusa la terra, possano essere utilizzate in contrasto con i fabbisogni e le aspettative delle popolazioni locali; sussista ancora la povertà energetica, ossia l’accesso mancato o limitato a servizi energetici e strumenti di cottura efficienti, non troppo costosi, non inquinanti e non dannosi per la salute. Siamo consapevoli che una delle maggiori sfide dell'umanità è quella di nutrire una popolazione in costante crescita senza danneggiare l’ambiente, al fine di preservare le risorse anche per le generazioni future; il cibo svolge un ruolo importante nella definizione dell’identità di ciascuna persona ed è una delle componenti culturali che connota e dà valore a un territorio e ai suoi abitanti; gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori operano in una posizione fondamentale per la nostra nutrizione; essi hanno uguali diritti e doveri in relazio-

ne alloro lavoro, sia come piccoli imprenditori sia come grandi imprese;

promuovere l’educazione alimentare e ambientale in ambito familiare per una crescita consapevole delle nuove generazioni;

siamo tutti responsabili della custodia della terra, della tutela del territorio e del suo valore ambientale;

scegliere consapevolmente gli alimenti, considerando l’impatto della loro produzione sull’ambiente;

è possibile favorire migliori condizioni di accesso a cibo sano e sufficiente nei contesti a forte urbanizzazione, anche attraverso processi inclusivi e partecipativi che si avvalgano delle nuove tecnologie;

essere parte attiva nella costruzione di un mondo sostenibile, anche attraverso soluzioni innovative, frutto del nostro lavoro, della nostra creatività e ingegno.

una corretta educazione alimentare, a partire dall'infanzia, è fondamentale per uno stile di vita sano e una migliore qualità della vita; la conoscenza e la pratica dei modi di produrre, sia tradizionali sia avanzati, è essenziale per l'efficienza dei sistemi agricoli, dall'agricoltura familiare fino a quella industriale; il mare ha un valore fondamentale per gli equilibri del pianeta e richiede politiche sovranazionali: un ecosistema marino integro e sano ha una rilevanza cruciale per il benessere collettivo, anche perché la pesca fornisce lavoro a milioni di persone e il pesce, per molti, rappresenta l’unica fonte di nutrienti di elta qualità; per far fronte in modo sostenibile alle sfide alimentari future è indispensabile adottare un approccio sistemico attento ai problemi sociali, culturali, economici e ambientali e che coinvolga tutti gli attori sociali e istituzionali. Poiché sappiamo di essere responsabili di lasciare un mondo più sano, equo e sostenibile alle generazioni future in quanto cittadine e cittadini, noi ci impegniamo a avere cura e consapevolezza della natura del cibo di cui ci nutriamo, infor-

In quanto membri della società civile noi ci Impegniamo a far sentire la nostra voce a tutti i livelli decisionali, al fine di determinare progetti per un futuro più equo e sostenibile; rappresentare le istanze della società civile nei dibattiti e nei processi di formazione delle politiche pubbliche; rafforzare e integrare la rete internazionale di progetti, azioni e iniziative che costituiscono un’mportante risorsa collettiva; promuovere l’educazione alimentare e ambientale perché vi sia una consapevolezza collettiva della loro importanza; individuare e denunciare le principali criticità nelle varie legislazioni che disciplinano la donazione degli alimenti invenduti per poi impegnarci attivamente al fine di recuperare e ridistribuire le eccedenze; promuovere strumenti che difendano, e sostengano il reddito di agricoltori, allevatori e pescatori, potenziando gli strumenti di organizzazione e cooperazione, anche fra piccoli produttori; valorizzare i piccoli produttori locali come protagonisti di una forma avanzata di sviluppo e promuovere le relazioni dirette tra produttori, consumatori e territori di origine

In quanto imprese, noi ci impegniamo a applicare le normative e le convenzioni internazionali in materia ambientale e sociale e favorire forme di occupazione che contribuiscano alla realizzazione personale delle lavoratrici e dei lavoratori; investire nella ricerca promuovendo una maggiore condivisione dei risultati e sviluppandola nell’interesse della collettività, senza contrapposizione tra pubblico e privato; promuovere la diversificazione delle produzioni agricole e di allevamento al fine di preservare la biodiversità e il benessere degli animali; migliorare la produzione, la conservazione e la logistica, in modo da evitare (o eliminare) la contaminazione e da minimizzare lo spreco, anche dell’acqua, in tutte le fasi della filiera produttiva; produrre e commercializzare alimenti sani e sicuri, informando i consumatori su contenuti nutrizionali, impatti ambientali e implicazioni sociali del prodotto; promuovere adeguate tecniche di imballaggio che permettano di ridurre i rifiuti e facilitino lo smaltimento e il recupero dei materiali usati; promuovere innovazioni che informino i consumatori su tempi di consumo compatibili con la natura, qualità e modalità di conservazione degli alimenti; riconoscere il contributo positivo della cooperazione e degli accordi strutturali sulla filiera, specialmente quella alimentare, tra agricoltori, produttori e distributori, per una più efficace previsione della domanda; contribuire agli obiettivi dello sviluppo sostenibile sia attraverso l’innovazione dei processi, dei prodotti e dei servizi sia attraverso l'adozione e l'adempimento di codici di responsabilità sociale. Quindi noi, donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscrivendo questa Carta di Milano, chiediamo con forza a governi, istituzioni e organizzazioni internazionali di impegnarsi a: adottare misure normative per garantire e rendere effettivo il diritto al cibo e la sovranità alimentare; rafforzare le leggi in favore della tutela del suolo agricolo, per regolamentare gli investimenti sulle risorse naturali, tutelando le popolazioni locali;

promuovere il tema della nutrizione nei forum internazionali tra governi, assicurando una effettiva e concreta attuazione degli impegni in ambito nazionale e un coordinamento anche nell’ambito delle organizzazioni internazionali specializzate; sviluppare un sistema di commercio internazionale aperto, basato su regole condivise e non discriminatorio capace di eliminare le distorsioni che limitano la disponibilità di cibo, creando le condizioni per una migliore sicurezza alimentare globale; considerare il cibo un patrimonio culturale e in quanto tale difenderlo da contraffazioni e frodi, proteggerlo da inganni e pratiche commerciali scorrette, valorizzarne origine e originalità con processi normativi trasparenti; formulare e implementare regole e norme giuridiche riguardanti il cibo e la sicurezza alimentare e ambientale che siano comprensibili e facilmente applicabili; sostenere e diffondere la cultura della sana alimentazione come strumento di salute globale; combattere ed eliminare il lavoro sia minorile sia irregolare nel settore agroalimentare; lavorare alla realizzazione di una struttura sovranazionale che raccolga le attività di informazione e analisi dei reati che interessano la filiera agro-alimentare e che rafforzi la cooperazione per il contrasto degli illeciti; declinare buone pratiche in politiche pubbliche e aiuti allo sviluppo che siano coerenti coi fabbisogni locali, non emergenziali e indirizzati allo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili; promuovere patti globali riguardo le strategie alimentari urbane e rurali in relazione alla sostenibilità e all’accesso al cibo sano e nutriente, che coinvolgano sia le principali aree metropolitane del pianeta sia le campagne; aumentare le risorse destinate alla ricerca, al trasferimento dei suoi esiti, alla formazione e alla comunicazione; introdurre o rafforzare nelle scuole e nelle mense scolastiche i programmi di educazione alimentare, fisica e ambientale come strumenti di salute e prevenzione, valorizzando in particolare la conoscenza e lo scambio di culture alimentari diverse, a partire dai prodotti tipici, biologici e locali;

sviluppare misure e politiche nei sistemi sanitari nazionali che promuovano diete sane e sostenibili e riducano il disequilibrio alimentare, con attenzione prioritaria alle persone con esigenze speciali di nutrizione, di corretta idratazione e di igiene, in particolare anziani, donne in gravidanza, neonati, bambini e malati; promuovere un eguale accesso al cibo, alla terra, al credito, alla formazione, all’energia e alle tecnologie, in particolar modo alle donne, ai piccoli produttori e ai gruppi sociali più svantaggiati; creare strumenti di sostegno in favore delle fasce più deboli della popolazione, anche attraverso il coordinamento tra gli attori che operano nel settore del recupero e della distribuzione gratuita delle eccedenze alimentari; includere il problema degli sprechi e delle perdite alimentari e idriche all’interno dell’agenda internazionale e nazionale, attraverso investimenti pubblici e privati a favore di sistemi produttivi più efficaci; valorizzare la biodiversità a livello sia locale sia globale, grazie anche a indicatori che ne definiscano non solo il valore biologico ma anche il valore economico; considerare il rapporto tra energia, acqua, aria e cibo in modo complessivo e dinamico, ponendo l’accento sulla loro fondamentale relazione, in modo da poter gestire queste risorse all’interno di una prospettiva strategica e di lungo periodo in grado di contrastare il cambiamento climatico. Poiché crediamo che un mondo senza fame sia possibile e sia un fatto di dignità umana, nell’Anno Europeo per lo sviluppo e in occasione di Expo Milano 2015, noi ci impegniamo ad adottare i principi e le pratiche esposte in questa Carta di Milano, coerenti con la strategia che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno elaborato per sradicare il problema della fame entro il 2030. Sottoscrivendo questa Carta di Milano noi dichiariamo di portare la nostra adesione concreta e fattiva agli Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite. Un futuro sostenibile e giusto è anche una nostra responsabilità.


VIII Pegaso

Venerdì 27 novembre 2015

Appello

Appello interreligioso dalla Francia

Per la Conferenza sul clima di Parigi (dal 30 novembre all’11 dicembre) Il 10 luglio scorso lo Conferenza dei responsabili del Culto in Francia (CRCF) - nata nel 2010 per approfondire lo conoscenza reciproca; raccoglie sei istituzioni responsabili del buddismo, delle Chiese cristiane (cattolici, ortodossi e protestanti), dell’islam e dell’ebraismo ha consegnato al presidente Françols Hollande una dichiarazione congiunta sul cambiamento climatico in cui chiama a un’azione urgente in difesa dell'ambiente in vista della Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Cop21) che si svolgerà a Parigi nel dicembre prossimo. Ve lo proponiamo di seguito, in una traduzione dal francese. Noi, membri della Conferenza dei responsabili del Culto in Francia, prendiamo parola insieme per condividere la nostra convinzione: al di là delle problematiche tecniche, economiche e geopoliciche, la crisi climatica rappresenta una sfida spirituale e morale. È prima di tutto il nostro rapporto con la Creazione intesa come dono di Dio e con la natura a essere in gioco. Avendo perso di vista la sua relazione con la natura e la sua intima interdipendenza con tutto ciò che la costituisce, l’umanità si è smarrita in un rapporto di dominio e di sfruttamento mortifero dell’ambiente. Siamo messi di fronte alla sfida di ripensare e di abitare diversamente il nostro rapporto con la Creazione e la natura. Noi siamo un tutt’uno. Distruggendo l’ambiente, l’umanità distrugge e se stessa; preservandolo, preserviamo noi stessi, il nostro prossimo e le generazioni future. La nostra coscienza spirituale e morale è chiamata in causa. Siamo messi di fronte alla sfida di agire per la giustizia, ad operare per la pace. di preparare con urgenza un futuro sicuro e percorribile per i nostri bambini, uscendo dall’era delle energie inquinanti e rivedendo i nostri modelli economici di produzione e di

La Francia accoglierà e presiederà la 21esima Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Cop21). La Francia gioca e giocherà un ruolo diplomatico chiave.

• impegni a uscire in tempo dall'era delle energie fossili e miri a un insieme di obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra che mantenga il riscaldamento globale ben al di sotto di 2 gradi centigradi, dotato di regole che assicurino la trasparenza, la responsabilità e un processo regolare di revisione degli obiettivi; • protegga le popolazioni più vulnerabili dagli impatti dei cambiamenti, permettendo loro di adattarvisi e prendendo in considerazione le perdite e i danni loro causati; • favorisca uno sviluppo ecologico responsabile e la lotta contro la povertà, garantendo finanziamenti ade-guati, trasferimento di tecnologie e rafforzamento dei saperi e delle competenze.

Facciamo appello per l’adozione di un accordo vincolante, da applicare a tutti, che:

La Cop21 è una tappa chiave, ma noi siamo convinti che le sfide poste dai cambiamenti climatici non

consumo senza limite. Chiamiamo a un sussulto delle coscienze verso una coerente azione climatica e una messa in discussione dei nostri valori e dei nostri comportamenti. Rifiutiamo l’indifferenza e l’avidità. Apriamoci alla compassione e alla fraternità. Usciamo dai nostri egoismi. Siamo solidali e prendiamo il bene comune come bussola. Perseveriamo e diamo valore a ogni azione.

possano essere affrontate efficacemente dai soli Stati, ma da una mobilitazione individuale e collettiva, oggi e negli anni a venire. Facciamo appello ai membri delle nostre comunità a prendere coscienza della posta in gioco alla Cop21, e a cambiare il proprio stile di vita. Ci impegniamo a insegnare e a trasmettere a partire dai nostri testi fondamentali e dalle nostre rispettive tradizioni, la consapevolezza e la responsabilità dell'essere umano in seno alla natura e alla Creazione. L'appello è firmato dai presidenti della Conferenza episcopale cattolica francese, dai rappresentanti della Federazione protestante di Francia, di quelli dell' Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia, dai rappresentanti delle comunità ebraiche, musulmane e buddiste.


Pegaso IX

Venerdì 27 novembre 2015

Enciclica

La Laudato si’ e la politica Papa Francesco per la casa comune Il termine “creato”, spesso usato per definire globalmente l’ambiente in cui viviamo, non è sempre e da tutti accettato. In particolare, le persone e i politici non credenti non lo ritengono un termine utile per definire l’universo. Papa Francesco non ha certamente questa preoccupazione, e tuttavia ha scelto di sostituire il termine “creato” con quello di “casa comune”: ciò fin dal sottotitolo dell’enciclica (e, possiamo aggiungere, anche in molti dei passaggi dei discorsi che ha tenuto al Parlamento americano e all’Assemblea generale dell’ONU). Si può supporre che in questa sostituzione lo abbia guidato la preoccupazione di essere non solo inteso da tutti, ma anche accettato al di là della cerchia dei credenti, con un discorso che non susciti a priori reazioni di rigetto. Non mi nascondo neppure, a titolo di ipotesi, che dietro la scelta ci sia anche un’altra intenzione: quella di rendere più evidente la sua tesi di fondo, cioè che il discorso sulla “casa” non può prescindere dal discorso sugli “abitanti” della casa, in particolare quindi sugli uomini. Questo tipo di riflessione mi sembra il più adatto per dimostrare la realtà del concetto che Francesco usa, quello di “ecologia in-

tegrale”: che è certamente l’aspetto più nuovo e più affascinante di tutto il testo. Partendo da questa ipotesi, è più facile comprendere la sua insistenza sul collegamento tra il rispetto della terra e il rispetto degli uomini, che si concretizza in una nuova definizione del bene comune: al punto 157 dice che il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale; al punto 158 non teme di affermare che il principio del bene comune si trasforma in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale ai poveri. Da questo deriva (al numero 178) l’invito alla politica a pensare i grandi principi e al bene comune a lungo termine. L’invito è strettamente legato con altri passaggi nei quali il papa non nasconde critiche anche radicali ai politici e ai potenti in genere: mascherano i problemi ambientali o ne nascondono i sintomi (26); sono succubi dell’economia di mercato e della finanza (54); si occupano prevalentemente dei risultati immediati (178); non sempre si pongono al servizio della vita umana (189). Bisogna però essere in chiaro che queste critiche del papa non mirano a “liquidare” la politica in quanto tale; mirano invece a dipingere la situazione attuale, a illu-

strarne i difetti e nel contempo a spronare i politici e tutti gli uomini ad un impegno serio di responsabilità Lo prova il fatto che quando vuole riassumere il suo concetto di politica, non esita a far uso dei termini già usati da alcuni suoi predecessori: l’impegno politico in generale è definito come “una forma eminente di carità” (231) e, per gli aspetti ecologici, afferma che le convinzioni di fede offrono ai cristiani e in generale ai credenti motivazioni alte per pren-

dersi cura della natura e degli uomini (64). Nella stessa linea si inscrivono tutti i passaggi nei quali sollecita le organizzazioni internazionali ad una azione più decisa per la salvaguardia della casa comune: il loro compito è speculare a quello di tutti i singoli cittadini, invitati ad uno stile di vita marcato da una maggiore sobrietà. (zag)

50 anni di arte grafica di Orio Galli Un bel volume, di grande formato ed elegante, con belle foto e riproduzioni presenta l’opera grafica di Orio Galli, che ripercorre cinquanta anni di impegno artistico , attestato di notorietà e di successi. Orio Galli è nato a Milano nel 1941, e si trasferì nel Mendrisiotto pochi anni dopo, e a Mendrisio trascorse gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Avvertì fin da piccolo, non sempre compresa nel suo ambito famigliare, una vocazione per il disegno e per l’arte. Ricorda gli anni del ginnasio e la sua preferenza per il disegno, docente Arminio Delorenzi, e per le materie umanistiche gli inse-

gnanti Ortelli, Martinola, Pedroli e Fontana. A Mendrisio, allora circondato dalla campagna, nacque in lui come un’estasi nel contatto con la natura, poiché i libri allora erano pochi. E cominciò ad apprezzare l’arte vedendo i trasparenti delle processioni storiche, quelli moderni di Bolzani, Macconi e Gilardi. Frequentò poi scuole professionali e cominciò come decoratore di vetrate. Proseguì poi in uno studio grafico di Zurigo, perfezionando la sua arte e con la possibilità, attraverso il Kunsthaus, di frequentare diverse pregiate mostre. Intanto si manifestava in lui la vocazione di grafico. Dopo aver viaggiato un po’ dappertutto in Europa, tornò in Ticino (attualmente

vive a Caslano), insegnante nelle scuole professionali, mentre aumentava la sua notorietà; conseguiti gli esami di grafico a Bienne, cominciò a frequentare artisti affermati come Munari, Piccardo, Castiglioni e coniugi Huber, e raccogliendo importanti committenze. Il libro, oltre alla parte autobiografica, riporta alcuni lusinghieri giudizi di varie personalità, nonché una bella prefazione di Mario Botta. Segue una parte illustrata con la riproduzione dei suoi principali lavori, in gran parte accolti in concorsi di prestigio o frutto di incarichi, con numerosi loghi e risultati grafici per presentazioni di industrie, copertine di libri, poster per manifestazioni. Tra essi il celeberri-

mo “Ticino terra d’artisti”, il caffè Moretto, e poster per ristoranti, per alberghi, per congressi e esposizioni, la ferrovia Generoso, varie aziende, e altro ancora. Perché Orio Galli è oggi conosciuto non solo nell’ambito ticinese, ma oltralpe e anche in Italia: molte sono le testimonianze elogiative che vengono documentate nel libro, stampato dalla tipografia Poncioni di Losone. Come quella di Sebastiano Vassalli, noto scrittore recentemente scomparso, che in una conferenza alla Biblioteca cantonale lo presentò come un'artista di grande serietà. Siro Ortelli


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Pegaso

Venerdì 27 novembre 2015

Recensione

Storie della Resistenza e storie di resistenza Miló, ultima fatica letteraria di Alberto Nessi Lo scorso 25 ottobre è stato assegnato il Premio Chiara allo scrittore fiorentino Francesco Recami. L’evento ha interessato anche la Svizzera italiana, perché fra i tre finalisti c’era anche Alberto Nessi, con la sua bella raccolta di racconti intitolata Milò. La risonanza che il Premio Chiara ha avuto sui mass media dovrebbe stimolare i lettori a leggere - per chi non lo avesse ancora fatto - o a rileggere il libro di Nessi. Con l’aiuto, se può essere di qualche utilità, di questa breve nota. In una poesia giovanile intitolata Cuore uccello, Nessi scrive: “Cuore uccello (…) ti lascio i tuoi canti/ e mi tengo il suono della sirena/ che libera le camiciaie per altri amori/ per una nuova vita che non viene./ Vecchio cuore uccello/ ti lascio i tramonti e mi tengo il furore”. È evidente, in questa dichiarazione di poetica, la preferenza umana per le vite in disparte e per gli umili, alla quale Nessi si è mantenuto fedele nelle sue opere, compreso questo libro recente. I racconti di Milò, come dice bene la quarta di copertina, hanno un comun denominatore che si chiama coraggio. Il quale si manifesta in varie forme. C’è il coraggio politico del protagonista del racconto eponimo, che lotta contro il fascismo e in questo suo impegno è sorretto, più che da una ideologia, da quel senso si giustizia che nasce nel cuore di chi ha conosciuto la povertà. Pure antifascista è un altro personaggio, Jean Chabloz, il cui “furore” (per riprendere un’ immagine di Cuore uccello) appassionato si nutre di una solida preparazione teorica. Accanto a quello che si esprime dentro i grandi movimenti che hanno cambiato la storia, c’è anche il coraggio meno visibile, ma non per questo meno ammirevole, di coloro che (per parafrasare una frase di p.91) hanno fatto quel che è giusto fare: i generosi che, nel racconto Salvatore, sono solidali con gli altri, pagando di persona; una delle Due donne a Ginevra che difende la sua dignità

sommessamente, talvolta sotto le soglie della parola, ma con fermezza, e dice no a chi la vorrebbe comperare per un’ora di sesso oppure desidererebbe sposarla, offrendo la cittadinanza svizzera in cambio della libertà personale. Insieme al coraggio, il libro esplora anche il dolore nelle sue varie forme: fisico e morale nel malato di carcinoma che, tornato per qualche ora nella cittadina natale, si sente un escluso, perché nessuno lo riconosce; sofferenza forse inconsapevole, ma non per questo meno toccante, nelle vecchie zitte in carrozzella “a guardare nel vuoto” (p. 78). Oltre a molti vinti, il libro parla anche dei privilegiati, ne Il martelletto di Cechov. È un racconto alla Max Frisch o alla Peter Bichsel, che mette in rilievo i limiti morali degli svizzeri che, condizionati dal populismo e dalla xenofobia, vedono nemici dappertutto (p. 127), negano la solidarietà ai poveri e anzi fanno loro la guerra. Diverse piccole scene molto intense attirano l’attenzione del lettore, turbandolo, sugli atteggiamenti, oggi purtroppo dominanti, verso gli stranieri: l’arroganza del controllore che dà del tu al clandestino senza biglietto e che poi, quando questi scappa dal treno, lo esorta sarcasticamente a buttarsi nel lago; l’ignoranza strafottente del ragazzo che ammira Hitler; o, ancora, l’alterigia della ricca signora che sul treno tiene ben stretta la pelliccia e la borsa, dopo aver visto una bambina che cerca l’elemosina. Milò è pure un libro animato da una positiva ansia di verità e i suoi racconti, proprio perché ben elaborati letterariamente, hanno la forza del “documento umano”, per usare un’espressione di Giovanni Verga. In certi casi, prima di scrivere, Nessi si è documentato ricorrendo a fonti scritte, come i saggi storici consultati per i racconti dedicati a Milò e a Salvatore. In altri casi, come per esempio Due donne a Ginevra, le fonti sono invece testimonianze orali: è il

metodo di lavoro utilizzato nelle opere neorealiste (come non pensare a Il mondo dei vinti di Nuto Revelli?). L’aderenza al vero però non mortifica l’invenzione, elemento essenziale di ogni racconto, anzi la valorizza, tanto che un testo inventato può essere scambiato per un documento trovato negli archivi: è quanto capita alle pp. 188192, dove la biografia del fotografo bleniese Roberto Donetta è ricostruita con tanta immedesimazione psicologica e linguistica da sembrare scritta dal personaggio stesso. Milò è anche un libro della memoria, che per certi personaggi (si pensi agli anziani molto presenti nelle pagine di Nessi, in prosa come in poesia) è l’unica ricchezza rimasta e un appiglio a cui ancorarsi per non essere del tutto spersonalizzati. Ha scritto Montale in Voce giunta con le folaghe: “Memoria/ non è peccato finché giova. Dopo/ è letargo di talpe, abiezione/ che funghisce su sé”. La memoria di Nessi non “funghisce” certo, è anzi stimolo alla conoscenza. Si veda per esempio Forever, bellissimo brano in cui l’autore rievoca il padre: ci sono - e non poteva accadere diversamente, dato il forte coinvolgimento emotivo dell’autore - la spinta del rimpianto e quella dell’orgoglio per un uomo dotato di una forte carica etica. Ma c’è anche una notevole vigilanza mentale: ritraendo il padre, l’autore arriva a conoscersi e a farsi conoscere da noi lettori, perché padre e figlio sono accomunati dalle stesse passioni, come l’aspirazione a una maggior giustizia sociale e all’esercizio della scrittura. Lo si dice esplicitamente a p. 211: “le tue passioni in parte rinascenti in me come le fiamme dei capelli mossi dal vento dei fotballeur nella foto che tenevi in cucina”. Una noterella incompleta come questa non può trascurare un’osservazione sugli aspetti stilistici. In qualche racconto la vicenda è raccontata direttamente dal perso-

naggio umile, con prevalenza del registro popolare, tipico dell’oralità, di cui, con notevole abilità, sono ripresi tutte le caratteristiche formali: la paratassi fluente in modo libero, i modi di dire ricalcati sul dialetto, la tendenza a rivolgersi all’interlocutore con domande, quasi a sollecitare attenzione e ascolto. Ma come nei precedenti libri, Nessi usa in prevalenza uno stile polifonico, in cui alle parole del personaggio si intersecano gli interventi dell’autore, che si esprime in una prosa raffinata, erede della prosa d’arte. Si trovano così incastonati nella pagina piccoli poemetti in prosa, ricchi di espressioni figurate (metafore, similitudini) e dotati di una squisita musicalità. Al lettore il compito di cercarli (ne troverà parecchi) e di assaporarli in tutta la loro bellezza. Flavio Medici Alberto Nessi, Milò, Edizioni Casagrande, Bellinzona.


Pegaso XI

Venerdì 27 novembre 2015

Riviste

Rivista delle riviste AGGIORNAMENTI SOCIALI, mensile di ispirazione cristiana, redatto da un gruppo di gesuiti e di laici, Piazza S. Fedele 4, 20121 Milano. Il numero di novembre (11-2015) si apre con la presentazione del Convegno della Chiesa italiana sul tema “In Cristo Gesù, un nuovo umanesimo”; al tema dei rifugiati e della Conferenza di Parigi sono dedicati due ampie riflessioni, mentre lo Jobs Act (una riforma del lavoro del governo Renzi) è sottoposto ad una “radiografia”. IL CANTONETTO, Rassegna letteraria bimestrale, Via Antonio Ciseri 9, 6900 Lugano. Nel doppio numero di ottobre 2015 Marco Marcacci presenta la raccolta di scritti giornalistici di Stefano Franscini; un’ampia cronaca è dedicata al processo penale milanese contro il ticinese Ercole Salvioni (1848). Antonio Gili e Damiano Robbiani ricostruiscono la vicenda del quartiere luganese di Sassello, demolito nel 1939. CHOISIR, rivista culturale dei gesuiti, rue Jacques-Dalphin 18, 1227 Carouge - Ginevra. Il direttore Pierre Emonet firma l’editoriale consacrato al concluso sinodo sulla famiglia, dal titolo “Al di là delle attese”. Viene sottolineato il trentesimo di attività dell’Associazione biblica cattolica della Svizzera romanda, e spiegato perché gli Stati dell’Europa centrale rifiutano di accogliere i migranti, malgrado che i loro abitanti hanno fruito di larga accoglienza nella recente storia europea (200.000 ungheresi nel 1956, altrettanti cecoslovacchi nel 1968, 250.000 polacchi nel 1981). Paura di perdere la propria identità? CETIM, Bollettino del Centro Europa – Terzo Mondo, 6, rue J.- C. Amat, 1202 Ginevra. Il numero di settembre è dedicato specialmente ad informare sulla prima seduta del Gruppo di lavoro all’ONU per elaborare uno strumento internazionale che possa obbligare le transnazionali a rispettare i diritti dell’uomo e dell’ambiente. I delegati dell’Unione Europea hanno disertato i lavori... IL GALLO, quaderni mensili, casella postale 1242, 16100 Genova. L’editoriale e un articolo riferiscono del viaggio di papa Francesco negli Stati Uniti, mentre “i galli” discutono sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo“ cui è stato dedicato il convegno della Chiesa italiana svoltosi dal 9 al15 novembre a Firenze. Giorgio Chiaffarino conclude la relazione sul futuro dell’ecumenismo, oggetto del convegno SAE svoltosi in estate ad Assisi. PAROLE E PAROLE, pubblicazione della Associazione Biblica della Svizzera Italiana, ABSI, via cantonale 2°, c.p. 5286, 6901 Lugano. Il fascicolo n.23 (ottobre 2015) è dedicato al biblista italiano Rinaldo Fabris (Udine 1936 - 2015), del quale sono pubblicati due testi sulla “Lettura della Bibbia” e sulla “storicità delle parole di Gesù”; il presidente Ernesto Borghi ne ricorda i meriti di studioso e divulgatore della bibbia con l’insegnamento in diverse università e le numerose pubblicazioni. KOINONIA, periodico mensile Piazza S.Domenico 1, 51100 Pistoia. La redazione si prepara a commentare il convegno fiorentino della Chiesa italiana sul tema: “Gesù Cristo, un nuovo umanesimo”, con due brani di Chenu e Gonzalez Ruiz; Frei Betto commenta la visita di papa Francesco a Cuba e Raniero La Valle il discorso all’assemblea delle Nazioni Unite. Vengono ricordati i cento anni, compiuti dal cardinale Loris Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII, lo scorso 14 ottobre, con un inedito del papa bergamasco, fornito dal festeggiato. IL REGNO, quindicinale di attualità e documenti, Via Nosadella 6, Bologna. Il numero del 15 novembre si chiude con 12 fitte pagine di 111 reazioni di stupore e delusione per l’annunciata chiusura, a fine 2015, della rivista bolognese, un fondamentale (indispensabile!) mezzo d’informazio-

ne nella Chiesa italiana, libera da condizionamenti (per questo viene soffocata?), certamente non ricca di spazi ove esercitare quella “libera opinione” che già (e persino …) papa Pio XII ritenne necessaria per i cattolici. Papa Francesco, abbi misericordia..., visti gli utili fatti lo scorso anno dallo IOR. Un ampio commento è dedicato al viaggio di papa Francesco a Cuba e negli Stati Uniti. RISVEGLIO, rivista bimestrale della Federazione Docenti Ticinesi, presso OCST, Via Balestra 19, Lugano. Il quarto fascicolo del 2015 si occupa del “cantiere scuola”, “tra grandi riforme e continui risparmi”; è pubblicata la interpellanza del deputato Maurizio Agustoni sul nuovo manuale di educazione sessuale per le scuole medie e la risposta del Governo che “ritiene sia importante offrire agli allievi delle occasioni per confrontarsi su temi legati alla sessualità in modo costruttivo e attraverso la mediazione di un adulto”. Due testi riferiscono sul volume, edito da Dadò, che ripercorre la storia della scuola statale in Ticino, da Franscini ai nostri giorni. RIVISTA LASALLIANA, trimestrale di cultura e formazione pedagogica della Congregazione dei Fratelli delle scuole cristiane. Nel fascicolo 3-2015 (luglio-settembre) l’esperienza della Grande Guerra (1915-1918) nel taccuino di Giacinto Secco, un religioso lasalliano, nato nel 1883, morto prigioniero il 29 agosto 1917, in un ospedale austriaco, dopo essere stato ferito nove giorni prima, durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo. SPIGHE, mensile dell’Azione cattolica ticinese, Casella postale 5286, 6901 Lugano. Due i temi principali del numero di novembre: il Sinodo sulla famiglia e l’Anno della misericordia che papa Francesco aprirà l’8 dicembre, quale continuazione ideale del Concilio vaticano II, terminato appunto 50 anni fa. IL TETTO, Piazzetta Cariati 2, 80132 Napoli. Il fascicolo n. 308-309 (luglio-ottobre 2015) si apre con due commenti al pontificato di papa Francesco del direttore Pasquale Colella e di Ugo Leone, cui segue una recensione di Angelo Bertani sul libro di Raniero La Valle “Chi sono io, Francesco?”; il dossier è dedicato ad un esame critico della recente riforma scolastica del governo Renzi; nel fascicolo ricordi del vescovo Romero, recentemente beatificato, di don Arturo Paoli, piccolo fratello di Foucault, morto il luglio scorso, del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, assassinato dai nazisti settant’anni fa, di Domenico Jervolino, docente universitario e esponente delle ACLI, di Emile Poulat, storico del fatto cristiano (1920-2014). VOCE EVANGELICA, mensile della Conferenza delle Chiese evangeliche di lingua italiana in Svizzera, via Landriani 10, 6900 Lugano. Nel fascicolo di novembre, due contributi sul tema dell’educazione sessuale, con un’intervista alla psicologa Juliette Buffat, attiva a Ginevra, e la polemica sul testo scolastico preparato dal Dipartimento dell’educazione per le scuole medie. Gino Driussi riferisce le reazioni dei protestanti al ”rilancio” delle indulgenze con l’Anno Santo della misericordia.

Le edizioni passate dell’inserto di cultura politica e politica culturale Pegaso sono disponibili online sul sito internet dedicato alle riviste ticinesi

www.riviste-ticinesi.ch


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