150925 - Settembre

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Pegaso Inserto di cultura politica e di politica culturale

Economia Alcune associazioni lanciano un’iniziativa sulle multinazionali

Personaggio Renzo Bertalot, un apostolo dell’ecumenismo

Approfondimento Il sociologo Paolo Naso riflette sul tema delle migrazioni

Argomento Insegnare cultura religiosa, elementi fondamentali

Pegaso Inserto mensile di Popolo e Libertà

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Pagina IV

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Pagina VI + VII

no. 106 - 25 settembre 2015

A proposito dell’insegnamento delle religioni

DECS: una commissione snobbata! Laura Sadis era in Gran Consiglio nel 2002 quando ha presentato un’iniziativa parlamentare in cui si proponeva di sostituire nella scuola media l’insegnamento religioso affidato alle due Chiese riconosciute con un insegnamento di storia delle religioni organizzato dallo Stato e pertanto obbligatorio per tutti gli allievi. Laura Sadis ha avuto il tempo di entrare in governo, di restarci per 12 anni, e solo alla fine del suo periodo di nomina, quando già aveva rinunciato alla rielezione, ha potuto sapere che destino il DECS riservava alla sua iniziativa: col Messaggio del 25 marzo 2015, il governo propose infatti di respingerla. Nella procedura di studio dell’iniziativa ha avuto un peso notevole la sperimentazione di un insegnamento di storia delle religioni, deciso da un governo dove sedeva ancora l’on. Buffi e applicato in sei sedi di Scuola Media negli anni 2010-2013: come è noto, la sperimentazione ha previsto due modelli, in tre sedi obbligatorio per tutti, in altre tre obbligatorio per gli allievi che non si avvalevano del tradizionale insegnamento confessionale, cattolico o protestante. La valutazione della sperimentazione si può leggere nel rapporto conclusivo, redatto per incarico del governo dal Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI (Rapporto Ostinelli). Il rapporto è ampiamente citato nel Messaggio governativo, che tuttavia non ne utilizza tutte le conclusioni. Del rapporto Ostinelli ho già altra volta avuto occasione di dire che non ne condivido tutte le conclusioni ma che si tratta di un lavoro notevole per l’onestà intellettuale. Il giudizio non si può invece estendere al Messaggio governativo, nel quale le conclusioni sembrano determinate da una pregiudiziale sva-

lutazione dell’importanza del problema e da una scelta parziale delle conclusioni del rapporto. Basterà segnalare quanto è approssimativa la posizione del Messaggio nello stabilire un confronto fra il corso di storia delle religioni e i corsi confessionali (a cui è stranamente attribuito un “intento apostolico e propagandistico”); ma si potrebbe anche giudicare strano che il Messaggio non accenni allo sdoganamento del nuovo corso dal punto di vista della giurisprudenza costituzionale e lo giudica preferibile quasi unicamente sulla base di discusse prove sperimentali somministrate agli allievi. Si può segnalare in positivo la convinzione che una soluzione del problema non sia proponibile senza un assenso preliminare delle Chiese riconosciute ed anche apprezzare gli sforzi dell’on.Bertoli per conseguire questo consenso. Ma detto questo, non si può tacere che il DECS ha posto paletti pregiudiziali che avrebbero trasformato il consenso in una vera e propria capitolazione: ha escluso in partenza la scelta del sistema misto (approvato dalla metà degli allievi e delle famiglie in sede di sperimentazione); ha proposto di dimezzare le ore attualmente attribuite alle Chiese riconosciute, a beneficio non solo del corso di storia delle religioni ma anche delle ore di civica; ha deciso comunque a priori che l’uno e l’altro di questi nuovi insegnamenti fosse affidato a tutti i docenti di storia. Quest’ultima condizione disattende i risultati della sperimentazione, che si era basata su un corso affidato a docenti scelti per la loro preparazione nelle scienze della religione. Il Messaggio parla della preoccupazione di evitare un eccessivo spezzettamento delle materie. Non dice però che la “storia delle religioni” (o come in altro modo sarà chiamata) è in ogni caso una nuova materia e il suo insegnamento non potrà tradursi in una semplice infarinatura: si potrà per esempio

sostenere che qualunque docente di storia sia in grado di insegnare la storia della filosofia? Lo spezzettamento delle materie si potrebbe benissimo già oggi combattere con abbinamenti a livello personale del docente, tenendo conto della preparazione accademica complessiva degli interessati. Per finire, ricordo ancora un tassello. Nel corso della procedura di sperimentazione, il Dipartimento aveva affidato un compito di ulteriore verifica ad una commissione presieduta dal prof. Erba: vi facevano parte esperti, direttori di scuola, funzionari dipartimentali, membri della commissione scolastica del Gran Consiglio, nonché rappresentanti delle comunità religiose e non. Fra i compiti di queste commissione vi era anche quello di “formulare proposte e osservazioni al DECS sul seguito da dare alla sperimentazione”. Ebbene, del rapporto rassegnato il 12 febbraio 2014 da questa commissione, non si ritrova nessun segno nel Mes-

saggio governativo: non solo nessuna idea è stata considerata, ma neppure il nome della commissione appare da qualche parte citato. Eppure, c’erano, nelle conclusioni della commissione Erba, anche questi passaggi : • Un’attenzione particolare andrà pure rivolta alla preparazione dei docenti, con solide competenze di “storia delle religioni”, e alla loro abilitazione. Oppure ancora: • La commissione auspica con convinzione –a larga maggioranzache il tema della storia delle religioni possa e debba essere considerato nell’offerta formativa degli allievi che frequentano la scuola media. Se il DECS avesse accettato il primo di questi consigli, avrebbe forse reso meno difficile realizzare anche il secondo. Ha preferito invece la strada di far scivolare su altri la responsabilità della decisione negativa. Giorgio Zappa


II Pegaso

Venerdì 25 settembre 2015

Economia

La responsabilità delle multinazionali svizzere Anche nelle attività all’estero si devono rispettare i diritti umani “Le società domiciliate in Svizzera devono assumere le responsabilità quando le loro attività all’estero minacciano i diritti umani e l’ambiente”. Una ampia coalizione di 66 organizzazioni, comprendente le istituzioni umanitarie delle Chiese, ha lanciato lo scorso 21 aprile, a Berna, una iniziativa popolare per multinazionali responsabili. Condizioni di lavoro deplorevoli nelle fabbriche tessili in Asia o nell’Europa dell’Est, lavoro dei bambini nella produzione del cacao nell’Africa dell’Ovest, emissioni mortali di diossina in Zambia : anche società svizzere sono implicate in questi scandali . Secondo uno studio dell’università di Maastricht, sulla base di più di 1800 casi, la Svizzera figura al nono posto tra i paesi più di frequente coinvolti nella violazione dei diritti umani commessi dalle aziende. Anche se tali fatti ottengono regolarmente gradi titoli nei media, il Consiglio federale e il Parlamento rifiutano di agire e continuano a confidare sulle iniziative volontarie delle imprese. In marzo, il Parlamento ha anche respinto per pochi voti una mozione tendente a

rinforzare la responsabilità delle ditte riguardo le loro attività all’estero. Secondo i promotori dell’iniziativa, solo una forte pressione della società civile potrà imporre regole costringenti : ispirandosi ai principi direttori dell’ONU relativi alle imprese e ai diritti dell’uomo adottati nel 2011, il testo dell’iniziativa propone di sottoporre le società domiciliate in Svizzera ad un dovere di diligenza in materia di diritti umani e di norme a tutela dell’ambiente. Le società saranno tenute ad esaminare l’insieme delle loro relazioni commerciali allo scopo di identificare i rischi potenziali e di prendere le misure necessarie per rimediarvi. Infine dovranno rendere conto pubblicamente della loro ricerca e dei provvedimenti presi. Allo scopo di garantire che tutte le imprese applicheranno i loro obblighi di diligenza, le multinazionali domiciliate in Svizzera potranno anche dover rispondere davanti ai tribunali in caso di violazione dei diritti umani o di danni all’ambiente provocati da ditte da loro controllate. Per contro, se una impresa può provare che ha adempiuto il suo obbligo di diligenza e preso tutte le misure necessarie, non sarà tenuta responsabile. L’iniziativa

avrà quindi un forte effetto preventivo, incitando le aziende ad agire correttamente. Secondo Cornelio Sommaruga, presidente onorario del Comitato internazionale della Croce Rossa, il testo rappresenta un passo fondamentale per la Svizzera che, come sede delle organizzazioni umanitarie ma anche di numerose multinazionali, può svolgere un ruolo fondamentale , ed è importante per la reputazione del nostro paese rendere responsabili le imprese che ospitiamo. Il tema della responsabilità estesa per le multinazionali è allo studio

in diversi paesi con disposizioni legali analoghe a quelle proposte dall’initziativa; così l’Assemblea nazionale di Francia a fine marzo ha adottato una proposta di legge che ha numerosi punti in comune con l’iniziativa. Anche le imprese avranno benefici se sono rafforzate le misure statali per proteggere i diritti umani e l’ambiente : le imprese serie potranno minimizzare i rischi, e meglio tutelare la competitività rispetto a quelle poco rispettose. da un servizo APIC del 21 aprile 2015

Un nuovo articolo 101 nella Costituzione La Costituzione federale è modificata come segue: Art. 101a Responsabilità delle imprese 1. La Confederazione prende provvedimenti per rafforzare il rispetto dei diritti umani e dell'ambiente da parte dell'economia. 2. La legge disciplina gli obblighi delle imprese che hanno la loro sede statutaria, l'amministrazione centrale o il centro d'attività principale in Svizzera secondo i seguenti principi: a) le imprese sono tenute a rispettare anche all'estero i diritti umani riconosciuti a livello internazionale

e le norme ambientali internazionali; esse devono provvedere affinché tali diritti e tali norme siano rispettati anche dalle imprese da esse controllate; i rapporti effettivi determinano se un'impresa ne controlla un'altra; il controllo può risultare di fatto anche dall'esercizio di un potere economico; b) le imprese sono tenute a usare la dovuta diligenza; in particolare, devono individuare le ripercussioni effettive e potenziali sui diritti umani riconosciuti a livello internazionale e sull'ambiente, adottare misure idonee a prevenire le violazioni dei diritti umani riconosciuti

a livello internazionale e delle norme ambientali internazionali, porre fine alle violazioni esistenti e rendere conto delle misure adottate; questi obblighi si applicano alle imprese controllate e a tutte le relazioni d'affari; la portata della dovuta diligenza dipende dai rischi in materia di diritti umani e di ambiente; nel disciplinare l'obbligo della dovuta diligenza , il legislatore tiene conto delle esigenze delle piccole e medie imprese che presentano rischi limitati in tali ambiti; c) le imprese rispondono anche del danno che le imprese da esse con-

trollate cagionano nell'esercizio delle loro incombenze d'affari, violando diritti umani riconosciuti a livello internazionale o norme ambientali internazionali; non ne rispondono secondo la presente disposizione se dimostrano di aver usato tutta la diligenza richiesta secondo la lettera b) per prevenire il danno o che il danno si sarebbe verificato anche usando tale diligenza; d) le disposizioni emanate in virtù dei principi sanciti alle lettere a)-c) si applicano indipendentemente dal diritto richiamato dal diritto internazionale privato.


Venerdì 25 settembre 2015

Pegaso III

Principia

I diritti dell’uomo Dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, redatta dalle Nazioni Unite e firmata a Parigi il 10 dicembre 1948

1. 2.

Art. 13 Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza in ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

1. 2.

Art. 14 Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo alle persecuzioni. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici e per azioni estranee ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Dal Vangelo di MATTEO, 25, 31-46 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi", Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?" E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo dì questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".


IV Pegaso

Venerdì 25 settembre 2015

Personaggio

Renzo Bertalot (1929-2015) Il pastore che fu un pionere del dialogo ecumenico in Italia negli anni ‘60 Renzo Bertalot è nato ad Ivrea, il 21 giugno 1929; è morto il 19 marzo scorso. Dopo il diploma da geometra presso la Olivetti, ha compiuto gli studi teologici presso la Facoltà valdese di teologia a Roma (1948-1952), e all'Università di Princeton (U.S.A., 1953). Nello stesso 1953 è stato consacrato pastore nel Sinodo della Chiesa valdese e ha svolto il suo ministero a Torino e a Chivasso. Dal 1954 al 1961 è stato pastore a Moritreal (Canada) proseguendo gli studi presso la Mc Gill University dove ha conseguito la specializzazione in teologia (STM) con la tesi The Social Gospel and the Roman Catholic Modernism (1959) e successivamente il dottorato (PhD) con la tesi Imago Christio An investigation the doctrine Man according to the later writings K. Barth and P. Tillich (1961). Rientrato in Italia, ha esercitato il ministero pastorale a Torre Pellice (1961-1962) e a Venezia (1962-1967). Sulla scia della propria esperienza canadese di dialogo ecumenico, il pastore Bertalot è stato fra i pionieri del dialogo ecumenico in Italia fin dagli anni

'60 insieme al sacerdote don Germano Pattaro della diocesi di Venezia e a Maria Vingiani, fondatrice del Segretariato attività ecumeniche (Sae). Insieme a don Pattaro prima e a mons. Luigi Sartori poi, è stato il consulente teologico nazionale del Sae e anche membro fondatore nel 1973 del Gruppo misto di lavoro teologico del Sae. Questa sua “vocazione” per il dialogo ecumenico ha caratterizzato tutta la sua vita e il suo impegno per la diffusione della Bibbia e nell'insegnamento. Negli anni 1967-1989 ha diretto le attività in Italia della Società Biblica Britannica e Forestiera (nota allora anche come Libreria Sacre Scritture) per la diffusione della Bibbia. Fin dall'inizio ha svolto un intenso lavoro di relazioni con tutte le Chiese italiane per promuovere e sostenere il loro impegno missionario “biblico”. Negli anni '70 ha avviato la revisione della Bibbia protestante Riveduta-Luzzi (1924) e la traduzione interconfessionale in lingua corrente della Bibbia, “Parola del Signore” (Tilc), realizzata insieme da biblisti cattolici e protestanti ed accolta dalle Chiese per la sua dimensione

missionaria e che ha avuto una diffusione di circa 14 milioni di copie nelle sue diverse edizioni. Nel 1983, insieme a membri autorevoli delle diverse Chiese italiane, ha fondato la Società Biblica in Italia, associazione interconfessionale senza scopo di lucro per la promozione della Bibbia e per il sostegno di tale missione. Dal 1983 al 1989 ne è stato il primo segretario generale, divenendone successivamente presidente onorario. Il pastore Bertalot ha insegnato in istituzioni accademiche quali: la Facoltà valdese di teologia di Roma, lo

Studio teologico del Seminario di Verona, lo Studentato delle Missioni di Bologna, !'Istituto Teologico Saveriano di Parma, !'Istituto di Scienze Religiose di Sorrento-Napoli, le Università di Sassari e di Milano, il Marianum di Roma e l'Istituto di Studi Ecumenici S. Bernardino di Venezia. Autore di circa 150 pubblicazioni (libri e articoli), ha tradotto in lingua italiana la Teologia Sistematica di p. Tillich. Era membro onorario della American Bible Society (1986) e socio ordinario della Pontifica Accademia Mariologica Internazionale.

Ciclo di conferenze dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese Le donne riflettono la Chiesa L'Unione Femminile Cattolica Ticinese (UFCT) in collaborazione con il Coordinamento Teologhe Italiane (CTI) organizza un Ciclo di sei conferenze presso le Suore di Santa Brigida, via Silvio Calloni 14, a Lugano-Paradiso sul tema “Le donne riflettono la Chiesa”, alle date seguenti: • • • • • •

Sabato, Sabato, Sabato, Sabato, Sabato, Sabato,

19 17 16 12 21 11

settembre 2015: Lucia Vantini, Con uno sguardo diverso; ottobre 2015: Maria Antonella Grillo, Lo straordinario nell'ordinario; gennaio 2016: Renata Bedendo: Donne cristiane e musulmane, il dialogo possibile; marzo 2016: Lucia Vantini: Gender, oltre le ideologie; maggio 2016: Cinzia Banterle: Donne e scritture; giugno 2016: Cristina Simonelli, M. Antonella Grillo ed Elena La Luce: Cosa vogliono veramente le donne?.

Gli incontri si terranno secondo il seguente orario: 9.30-12.30 e 14.00-16.00. È previsto il pranzo in comune (20 CHF), previa prenotazione allo 091-9941212 Costo di partecipazione: OFFERTA LIBERA. Indirizzo email: unionefemminile@azionecattolica.ch e sito web: unionefemminile.wix.comjufcta


Pegaso

Venerdì 25 settembre 2015

V

Approfondimento

Le Chiese cristiane si impegnano per un’Europa accogliente Riflessione del sociologo Paolo Naso sul tema delle migrazioni Mai come in questi giorni, il tema delle migrazioni è al centro di ogni dibattito pubblico. Telegiornali, rubriche, talk show ci scaricano addosso milioni di parole, talora urlate e sopra le righe. In alcuni di questi discorsi tornano ricorrenti espressioni come: “Aiutiamoli a casa loro”; “non siamo più padroni a casa nostra”. Casa nostra e casa loro, due mondi divisi e lontani, separati da un mare, da un confine o da un deserto, da quella linea sottile che ritroviamo nelle carte geografiche. Divisi dal filo spinato tagliente che si sta alzando lungo il confine tra l'Ungheria e l'Austria: “175 kilometri di acciaio ad alta tecnologia”, ha annunciato con enfasi il premier di Budapest. O come i quasi mille chilometri della barriera protettiva che a tratti rafforza il confine tra Stati Uniti e Messico e che si ritiene assolutamente impenetrabile da parte dei migranti che cercano di raggiungere California, Texas o Arizona. E dove non ci sono filo spinato e barriere ci sono confini naturali, come il deserto di Sonora o il Mar mediterraneo. Confini tra Stati, certo, ma anche confini tra Nord e Sud del mondo, laddove “Nord del mondo” non è solo un'espressione geografica ma anche sociale ed economica. Quello tra Nord e Sud è infatti il confine tra ricchezza e povertà, tra libertà e dittature, per molti tra la vita e la morte. Come spiegare altrimenti l'immagine degli immigrati che, arrivati esausti su un barcone a Lampedusa o a Pozzallo, con le poche forze che restano loro alzano le dita in segno di vittoria e gridano freedom, libertà? Libertà dalla paura, dalle dittature, dalla fame, dalle guerre civili. “Rimandiamoli a casa loro”, sembrerebbe persino un'ipotesi ragionevole. Ma la loro casa non esiste più. In questi anni, sono letteralmente crollati stati come la Libia, la Siria e l'lraq; la Somalia è da tempo un campo di battaglia tra fazioni contrapposte; l'Eritrea vive sotto una ferrea e brutale dittatura. Chi rischia la

vita per arrivare in Europa, lo fa proprio perché non ha più una casa e cerca un rifugio sicuro e accogliente. E lo cerca in Europa, in una casa comune che negli anni ha saputo accogliere e integrare milioni di lavoratori. A noi decidere se questa casa deve continuare a essere quello spazio comune di incontro in cui si tutelano e si rispettano i diritti umani o se deve trasformarsi in una fortezza chiusa in se stessa e indifferente a ciò che accade attorno a essa. Siamo di fronte a una scelta tra due idee, due modelli, due progetti europei. L'uno o l'altro non sono indifferenti per le Chiese che, pur nella loro diversità, si sono ritrovate unite a chiedere e a vivere un'Europa dell'accoglienza e della solidarietà. Lo fanno con gli appelli più solenni ma soprattutto aprendo parrocchie e centri di accoglienza, offrendo un tetto e una speranza a chi alla fine ce l'ha fatta. Nel mondo protestante in genere si parla di “Essere Chiesa insieme” come di un processo di integrazione tra evangelici italiani e immigrati. In questi giorni in cui le porte di tante Chiese evangeli-

che si aprono all'accoglienza, ”Essere Chiesa insieme” significa ancora di più: essere Chiesa insieme per ricostruire la speranza di persone che dietro di sé hanno lasciato tutto ciò che avevano. Essere Chiesa insieme, l'unico modo di essere veramente Chiesa di Cristo.

PAOLO NASO , professore di sociologia a Roma Testo trasmesso il 6 settembre da Radiouno, pubblicato su RIFORMA, Torino, 11 settembre 2015

Scheda del sociologo Paolo Naso Paolo Naso è docente di Scienza politica. Insegna anche presso l’Istituto Interdisciplinare Religioni e culture della Pontificia Università Gregoriana. Laureatosi all’Università Statale di Milano, ha avuto il suo primo incarico di docenza presso l’Università di Catania nel 1985. Giornalista pubblicista iscritto all’albo dal 1988, è stato a lungo direttore del mensile Confronti e della rubrica TV Protestantesimo (Raidue): in queste funzioni si è occupato del ruolo delle religioni in diversi scenari internazionali: in particolare il Medio Oriente, l’Irlanda del Nord, i Balcani, il Sud Africa e gli Stati Uniti da dove ha realizzato decine di servizi giornalistici. Nel 2007 è stato Visiting Professor alla Divinity School della Wake Forest University del North Carolina. È stato consulente del Ministero per la solidarietà sociale e dell?Ufficio per le politiche della multietnicità del comune di Roma. Attualmente è impegnato in un progetto di ricerca sull’immigrazione a cura dell’Agenzia Umbria Ricerche e in alcuni programmi della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Collabora regolarmente con le riviste Jesus, Confronti e con l’agenzia stampa NEV. È membro dell’Associazione Italiana Studi Nord Americani.


VI Pegaso

Pegaso VII

Venerdì 25 settembre 2015

Argomento

Insegnare cultura religiosa a giovani e adolescenti Testo guida della relazione presentata a Lugano dal Prof. Flavio Pajer La denominazione “Storia della religione” usato per indicare il corso sperimentale condotto nei passati anni in alcune scuole medie del Ticino può prestarsi all’equivoco (e all’idea semplicistica) che si tratti di un “corso di storia particolare” che può quindi essere affidato (o assunto) senza difficoltà da qualsiasi insegnante abilitato in storia. Torna quindi utile far conoscere come è stato descritto tale “nuova materia” (definita come “Cultura religiosa”, ma altre definizioni sono possibili e “sempre” inadeguate) da uno specialista come il prof. Flavio Pajer in un recente convegno svoltosi a Lugano.

Un possibile orizzonte concettuale e metodologico da cui partire:

• assumere anzitutto il "fattore religione" nella sua duplice valenza culturale: 1) come una delle chiavi di lettura dell'intera vicenda umana di cui si fanno già eco normalmente le discipline umanistiche studiate a scuola, 2) come capitale di esperienze e di sollecitazioni etiche offerte al perenne insorgere del problema antropologico del senso della vita, cui la scuola di tutti - credenti, diversamente credenti, o non credenti - non può restare insensibile; • proporre la conoscenza del fatto e del problema religioso nel quadro del rispetto dei fondamentali diritti umani, tra cui primeggia il diritto alla libertà religiosa, il cui esercizio presuppone una congrua informazione della mente e una coerente formazione critica della coscienza,

compiti che la scuola è chiamata ad assolvere d'intesa e in collaborazione con le altre agenzie educative; • adottare metodi di approccio e di studio che attingano alle procedure più collaudate delle scienze delle religioni e ai loro risultati conoscitivi più plausibili, evitando da una parte il ricorso unilaterale alle sole scienze teologiche (che tuttavia, in quanto scienze, conservano anche nella scuola laica una loro dignità e rilevanza comparabile e compatibile con le altre scienze umane), ed evitando dall'altra di estenuare il conoscere critico e sistematico mediante approcci solo puntuali, episodici, emotivi, mutuati dai codici tipici oggi oggettivamente prevaricanti della volgarizzazione mediatica del prodotto religioso; • integrare lo studio dei fenomeni religiosi, dei grandi Testi fondanti, dei sistemi di significato nella struttura architettonica [contenutistica e insieme metodologica ] degli altri saperi scolastici e delle rispettive "educazioni" (ripensare, per es., l'istruzione sul fatto religioso in chiave antropologica, interetnica, storica, socio-politica; inserirla in una ormai inevitabile pedagogia dell' intercultura; farne un asse dell' educazione alla cittadinanza democratica, ecc ); • verificare d'altra parte i contenuti culturali delle varie discipline nei punti attinenti la storia delle tradizioni religiose, ai loro Testi e dottrine, ai loro effetti nella cultura e nel costume civile (materie come storia, filosofia, diritto, arte, letterature devono trattare con criteri di ragionevole imparzialità i dati oggettivi e le interpretazioni relative al fatto e al patrimonio religioso, evitando le op-

poste ideologie dei silenzi 'negazionisti' e della enfatizzazione apologetica ... ); • riprogettare la formazione-abilitazione degli insegnanti, sia di quelli che si candidano all'insegnamento della futura "cultura religiosa" offerta alla totalità degli studenti, sia dei docenti delle diverse discipline che devono saper leggere laicamente - in coerenza cioè con le regole epistemologiche della propria materia e senza subdole forzature teologiche o antiteologiche - quella dimensione etica, religiosa, spirituale, simbolica, spesso sottesa nei saperi che insegnano; la preparazione professionale di ambedue queste categorie presupporre ovviamente un vasto ed esigente impegno congiunto delle competenti istituzioni accademiche.

Elementi per una ipotesi di percorso scolastico di Cultura Religiosa (CR)

(a) Circa il destinatario - Alcuni presupposti dati qui per acquisiti: l'adolescente della secondaria come coprotagonista della propria educazione - centralità onninvasiva dei vissuti esperienziali individuali e di gruppo - crescente (e benvenuta) esigenza critica sul patrimonio ricevuto di norme valori costumi - come abitare la diversità etico-religiosa e non soccombere a diffusi risvolti del pluralismo (afasia progettuale, politeismo valoriale, esilio del senso, identitarismo di ritomo ... ) - dilemma giovanile (e non solo): egemonia di rappresentazioni naturalistiche del mondo e della storia verso il crescente influsso culturale e politico delle ortodossie religiose - giovani

fruitori di una scuola strabica nell'offrire CR attraverso una disciplina curricolare, ma spesso smentita o ignorata dall' insieme delle altre discipline - ¬educare giovani in un orizzonte provinciale/nazionale/europeo/ planetario? (cf. insistenti e convergenti impulsi di politica educativa provenienti anche da istanze europee), etc ... (b) Circa le finalità formative - Se il futuro corso di CR intende radicarsi: nella condizione adolescenziale (domanda etico-spirituale-religiosa), nel contesto culturale ambientale, nel sistema integrato delle istituzioni educative in rete, nel curricolo comune e pubblico dei saperi scolastici, tale corso dovrebbe mirare a far conseguire allo studente un fascio di competenze complementari di base, quali: • conoscersi: (ri)scoperta dell'identità personale, ricerca di senso, gerarchia del valori condivisi, • conoscere: le tradizioni religiose nella loro storia, i testi e la storia dei loro effetti, i diversi regimi di verità, le interpretazioni in conflitto, sistemi di valori non religiosi, • argomentare: elaborare proprie convinzioni, saper superarle, comparare visioni diverse, comprendere • dialogare: saper comunicare e accettare elementi di verità nelle dinamiche interindividuali e sociali • vivere insieme: tolleranza, reciprocità, rispetto dell'uguale dignità, esercizio della cittadinanza ... Detto altrimenti: competenze affettivo-motivazionali, cognitivo-disciplinari, operativo-comportamentali. (c) Circa i contenuti culturali - Le aree suscettibili di studio sono sconfinate e complesse. Si impongono

dei criteri di scelta, essi stessi da sottoporre alla discrezionalità di programmatori, sperimentatori, utenti.

Solo cenni allusivi

c1) AREA ETICA o approssimazione antropologica dell'universo etico-religioso: i sistemi di valori circolanti nella società attuale - etica pubblica ed etica privata - valori laici e valori religiosi - diritti umani e doveri civici codificati nella Costituzione - i significati dell' esistenza secondo varie culture o spiritualità nel panorama presente - tracce dell' homo religiosus in credenti e non credenti - ricerca di un senso del vivere in età giovanile: perché e come costruirsi un'identità in contesto secolare e pluralismo ; c2) AREA STORICA o lettura genetica e comparata preferenziale: 1) dei cristianesimi europei, 2) dei tre "monoteismi" mediterranei o abramitici, visti ciascuno quale Sitz im Leben prioritario e obbligato per comprendere da dove è nato, come sì è evoluto e di quale intreccio di patrimoni etico-filosofici, culturali e religiosi è erede l'attuale Occidente. Storia del cristianesimo e delle sue tradizioni confessionali (nonché dei rispettivi retaggi post¬cristiani di secolarizzazione, agnosticismo) per una comprensione ecumenica dell'Europa. - Storia delle Tradizioni abramitiche per l'evidente urgenza di 'alfabetizzarci' sul senso del momento geo-politico che vede a confronto fedi e civiltà diverse ma, in principio, non opposte. Ovvio integrare, e non solo in quest'area, sostanziosi incontri con Testi sacri. c3) AREA delle TEOLOGIE o analisi dei processi di formulazione degli

enunciati di fede che ogni tradizione religiosa codifica nei propri testi fondativi e/o nel proprio credo. Cogliere la differenza/ affinità di "verità religiose" mediante elementari ricorsi linguistici alla storia della redazione, delle interpretazioni successive. L'assoluto delle fedi ricostruito nel relativo delle contingenze storico-culturali. Esercizi su tematiche sensibili (scienza-fede, creazione-evoluzione, vita-morte, ecc) per abilitare a disinnescare presunte incompatibilità radicali tra religioni quando i conflitti reali sono solo di natura culturale, concettuale, comunicativa.

Logica pedagogica d'insieme e condizioni di fattibilità

• le 3 aree, per ragioni di opportunità anagrafica dello studente, possono susseguirsi: anno primo: Etica; anno secondo e terzo: Storia; anno quarto Teologie. ma senza bloccarle necessariamente in compartimenti stagni; sono temi che si richiamano circolarmente; converrebbe tuttavia che ciascun anno resti catalizzato su un focus specifico, per garantire dignitosi affondi (anche solo monotematici, per evitare un enciclopedismo dispersivo e superficiale), e far conseguire almeno un livello sufficiente di competenza religiosa specifica interna alle singole aree; • i contenuti didattici specifici del futuro corso (qui solo lontanamente allusi e solo esemplificativi) andranno meglio mirati e omologati anche in base ai contenuti delle materie umanistiche parallele, anno per anno; • un certo fil rouge del percorso è dato dalla sequenza dei vari regimi di verità, epistemologicamente non

sovrapponibili né intercambiabili: verità pratica come coincidenza tra prassi e norme in area Etica (Education into Values: from Life and for civic Life), verità storica come rivisitazione critica dei fatti e dei testi in Storia (Education about/between Religions), verità religiosa individuata nella autoconsapevolezza delle fedi, delle Chiese, delle comunità religiose (Education through multiFaiths) in area Teologie; • metodologicamente gli approcci sono condotti costantemente sul confronto tra due o più oggetti di studio: tra sistemi di valori in Etica, tra confessioni cristiane e monoteismi in Storia, tra filosofie religiose e non, in Teologie, al fine di abilitare la capacità critica e la coscienza etica dello studente a vivere nel plurali-

smo, ma di saper viverci da cittadino in dialogo costruttivo con una propria identità, sia pur in fieri, sia essa credente, agnostica, o in ricerca; • (per chi dovrà implementare l'ipotesi, quella delineata qui o altre): sarà sempre possibile ispirarsi a modelli di CR già collaudati in Europa e altrove, ma l'ideale è far tesoro delle sperimentazioni fatte in casa, attivare competenze scientifiche e professionali reperibili localmente, e sempre con un occhio al futuro che viene: "di quale CR avranno bisogno fra 10 anni i bambini che oggi frequentano la materna?". testo guida alla relazione presentata al Convegno svoltosi a Lugano il 23 maggio 2015

Scheda del Prof. Flavio Pajer FLAVIO PAJER, formazione accademica in Scienze Religiose (Università Lateranense), in Scienze dell'Educazione (Roma Tre), in Teologia (Parigi). Insegnamento in liceo (storia, filosofia e religione), all'ISPC della facoltà teologica di Parigi e all'UPS di Roma (Teoria e Didattica degli insegnamenti di religione). Direttore di "Religione e scuola" (anni '80), autore di manuali per l'IRE nelle scuole secondarie di II e I grado, co-fondatore e poi presidente del Forum Europeo per l'insegnamento della religione. Membro della ICCS (Intereuropean Commission on Churches and School) presso il Consiglio d'Europa, è ricercatore e comparatista sui sistemi d'istruzione religiosa dell'Unione europea con la pubblicazione di decine di saggi in riviste accademiche italiane ed estere e in atti di convegni internazionali. Con E.Genre ha pubblicato "L'Unione Europea e la sfida delle religioni" (Claudiana 2005), con G. Filoramo "Di che Dio sei?" (SEI 2012); presso l'Editorial PPC di Madrid "Religiòn y Escuela en Europa", breve storia degli IR europei nell'ultimo cinquantennio (2013).


VI Pegaso

Pegaso VII

Venerdì 25 settembre 2015

Argomento

Insegnare cultura religiosa a giovani e adolescenti Testo guida della relazione presentata a Lugano dal Prof. Flavio Pajer La denominazione “Storia della religione” usato per indicare il corso sperimentale condotto nei passati anni in alcune scuole medie del Ticino può prestarsi all’equivoco (e all’idea semplicistica) che si tratti di un “corso di storia particolare” che può quindi essere affidato (o assunto) senza difficoltà da qualsiasi insegnante abilitato in storia. Torna quindi utile far conoscere come è stato descritto tale “nuova materia” (definita come “Cultura religiosa”, ma altre definizioni sono possibili e “sempre” inadeguate) da uno specialista come il prof. Flavio Pajer in un recente convegno svoltosi a Lugano.

Un possibile orizzonte concettuale e metodologico da cui partire:

• assumere anzitutto il "fattore religione" nella sua duplice valenza culturale: 1) come una delle chiavi di lettura dell'intera vicenda umana di cui si fanno già eco normalmente le discipline umanistiche studiate a scuola, 2) come capitale di esperienze e di sollecitazioni etiche offerte al perenne insorgere del problema antropologico del senso della vita, cui la scuola di tutti - credenti, diversamente credenti, o non credenti - non può restare insensibile; • proporre la conoscenza del fatto e del problema religioso nel quadro del rispetto dei fondamentali diritti umani, tra cui primeggia il diritto alla libertà religiosa, il cui esercizio presuppone una congrua informazione della mente e una coerente formazione critica della coscienza,

compiti che la scuola è chiamata ad assolvere d'intesa e in collaborazione con le altre agenzie educative; • adottare metodi di approccio e di studio che attingano alle procedure più collaudate delle scienze delle religioni e ai loro risultati conoscitivi più plausibili, evitando da una parte il ricorso unilaterale alle sole scienze teologiche (che tuttavia, in quanto scienze, conservano anche nella scuola laica una loro dignità e rilevanza comparabile e compatibile con le altre scienze umane), ed evitando dall'altra di estenuare il conoscere critico e sistematico mediante approcci solo puntuali, episodici, emotivi, mutuati dai codici tipici oggi oggettivamente prevaricanti della volgarizzazione mediatica del prodotto religioso; • integrare lo studio dei fenomeni religiosi, dei grandi Testi fondanti, dei sistemi di significato nella struttura architettonica [contenutistica e insieme metodologica ] degli altri saperi scolastici e delle rispettive "educazioni" (ripensare, per es., l'istruzione sul fatto religioso in chiave antropologica, interetnica, storica, socio-politica; inserirla in una ormai inevitabile pedagogia dell' intercultura; farne un asse dell' educazione alla cittadinanza democratica, ecc ); • verificare d'altra parte i contenuti culturali delle varie discipline nei punti attinenti la storia delle tradizioni religiose, ai loro Testi e dottrine, ai loro effetti nella cultura e nel costume civile (materie come storia, filosofia, diritto, arte, letterature devono trattare con criteri di ragionevole imparzialità i dati oggettivi e le interpretazioni relative al fatto e al patrimonio religioso, evitando le op-

poste ideologie dei silenzi 'negazionisti' e della enfatizzazione apologetica ... ); • riprogettare la formazione-abilitazione degli insegnanti, sia di quelli che si candidano all'insegnamento della futura "cultura religiosa" offerta alla totalità degli studenti, sia dei docenti delle diverse discipline che devono saper leggere laicamente - in coerenza cioè con le regole epistemologiche della propria materia e senza subdole forzature teologiche o antiteologiche - quella dimensione etica, religiosa, spirituale, simbolica, spesso sottesa nei saperi che insegnano; la preparazione professionale di ambedue queste categorie presupporre ovviamente un vasto ed esigente impegno congiunto delle competenti istituzioni accademiche.

Elementi per una ipotesi di percorso scolastico di Cultura Religiosa (CR)

(a) Circa il destinatario - Alcuni presupposti dati qui per acquisiti: l'adolescente della secondaria come coprotagonista della propria educazione - centralità onninvasiva dei vissuti esperienziali individuali e di gruppo - crescente (e benvenuta) esigenza critica sul patrimonio ricevuto di norme valori costumi - come abitare la diversità etico-religiosa e non soccombere a diffusi risvolti del pluralismo (afasia progettuale, politeismo valoriale, esilio del senso, identitarismo di ritomo ... ) - dilemma giovanile (e non solo): egemonia di rappresentazioni naturalistiche del mondo e della storia verso il crescente influsso culturale e politico delle ortodossie religiose - giovani

fruitori di una scuola strabica nell'offrire CR attraverso una disciplina curricolare, ma spesso smentita o ignorata dall' insieme delle altre discipline - ¬educare giovani in un orizzonte provinciale/nazionale/europeo/ planetario? (cf. insistenti e convergenti impulsi di politica educativa provenienti anche da istanze europee), etc ... (b) Circa le finalità formative - Se il futuro corso di CR intende radicarsi: nella condizione adolescenziale (domanda etico-spirituale-religiosa), nel contesto culturale ambientale, nel sistema integrato delle istituzioni educative in rete, nel curricolo comune e pubblico dei saperi scolastici, tale corso dovrebbe mirare a far conseguire allo studente un fascio di competenze complementari di base, quali: • conoscersi: (ri)scoperta dell'identità personale, ricerca di senso, gerarchia del valori condivisi, • conoscere: le tradizioni religiose nella loro storia, i testi e la storia dei loro effetti, i diversi regimi di verità, le interpretazioni in conflitto, sistemi di valori non religiosi, • argomentare: elaborare proprie convinzioni, saper superarle, comparare visioni diverse, comprendere • dialogare: saper comunicare e accettare elementi di verità nelle dinamiche interindividuali e sociali • vivere insieme: tolleranza, reciprocità, rispetto dell'uguale dignità, esercizio della cittadinanza ... Detto altrimenti: competenze affettivo-motivazionali, cognitivo-disciplinari, operativo-comportamentali. (c) Circa i contenuti culturali - Le aree suscettibili di studio sono sconfinate e complesse. Si impongono

dei criteri di scelta, essi stessi da sottoporre alla discrezionalità di programmatori, sperimentatori, utenti.

Solo cenni allusivi

c1) AREA ETICA o approssimazione antropologica dell'universo etico-religioso: i sistemi di valori circolanti nella società attuale - etica pubblica ed etica privata - valori laici e valori religiosi - diritti umani e doveri civici codificati nella Costituzione - i significati dell' esistenza secondo varie culture o spiritualità nel panorama presente - tracce dell' homo religiosus in credenti e non credenti - ricerca di un senso del vivere in età giovanile: perché e come costruirsi un'identità in contesto secolare e pluralismo ; c2) AREA STORICA o lettura genetica e comparata preferenziale: 1) dei cristianesimi europei, 2) dei tre "monoteismi" mediterranei o abramitici, visti ciascuno quale Sitz im Leben prioritario e obbligato per comprendere da dove è nato, come sì è evoluto e di quale intreccio di patrimoni etico-filosofici, culturali e religiosi è erede l'attuale Occidente. Storia del cristianesimo e delle sue tradizioni confessionali (nonché dei rispettivi retaggi post¬cristiani di secolarizzazione, agnosticismo) per una comprensione ecumenica dell'Europa. - Storia delle Tradizioni abramitiche per l'evidente urgenza di 'alfabetizzarci' sul senso del momento geo-politico che vede a confronto fedi e civiltà diverse ma, in principio, non opposte. Ovvio integrare, e non solo in quest'area, sostanziosi incontri con Testi sacri. c3) AREA delle TEOLOGIE o analisi dei processi di formulazione degli

enunciati di fede che ogni tradizione religiosa codifica nei propri testi fondativi e/o nel proprio credo. Cogliere la differenza/ affinità di "verità religiose" mediante elementari ricorsi linguistici alla storia della redazione, delle interpretazioni successive. L'assoluto delle fedi ricostruito nel relativo delle contingenze storico-culturali. Esercizi su tematiche sensibili (scienza-fede, creazione-evoluzione, vita-morte, ecc) per abilitare a disinnescare presunte incompatibilità radicali tra religioni quando i conflitti reali sono solo di natura culturale, concettuale, comunicativa.

Logica pedagogica d'insieme e condizioni di fattibilità

• le 3 aree, per ragioni di opportunità anagrafica dello studente, possono susseguirsi: anno primo: Etica; anno secondo e terzo: Storia; anno quarto Teologie. ma senza bloccarle necessariamente in compartimenti stagni; sono temi che si richiamano circolarmente; converrebbe tuttavia che ciascun anno resti catalizzato su un focus specifico, per garantire dignitosi affondi (anche solo monotematici, per evitare un enciclopedismo dispersivo e superficiale), e far conseguire almeno un livello sufficiente di competenza religiosa specifica interna alle singole aree; • i contenuti didattici specifici del futuro corso (qui solo lontanamente allusi e solo esemplificativi) andranno meglio mirati e omologati anche in base ai contenuti delle materie umanistiche parallele, anno per anno; • un certo fil rouge del percorso è dato dalla sequenza dei vari regimi di verità, epistemologicamente non

sovrapponibili né intercambiabili: verità pratica come coincidenza tra prassi e norme in area Etica (Education into Values: from Life and for civic Life), verità storica come rivisitazione critica dei fatti e dei testi in Storia (Education about/between Religions), verità religiosa individuata nella autoconsapevolezza delle fedi, delle Chiese, delle comunità religiose (Education through multiFaiths) in area Teologie; • metodologicamente gli approcci sono condotti costantemente sul confronto tra due o più oggetti di studio: tra sistemi di valori in Etica, tra confessioni cristiane e monoteismi in Storia, tra filosofie religiose e non, in Teologie, al fine di abilitare la capacità critica e la coscienza etica dello studente a vivere nel plurali-

smo, ma di saper viverci da cittadino in dialogo costruttivo con una propria identità, sia pur in fieri, sia essa credente, agnostica, o in ricerca; • (per chi dovrà implementare l'ipotesi, quella delineata qui o altre): sarà sempre possibile ispirarsi a modelli di CR già collaudati in Europa e altrove, ma l'ideale è far tesoro delle sperimentazioni fatte in casa, attivare competenze scientifiche e professionali reperibili localmente, e sempre con un occhio al futuro che viene: "di quale CR avranno bisogno fra 10 anni i bambini che oggi frequentano la materna?". testo guida alla relazione presentata al Convegno svoltosi a Lugano il 23 maggio 2015

Scheda del Prof. Flavio Pajer FLAVIO PAJER, formazione accademica in Scienze Religiose (Università Lateranense), in Scienze dell'Educazione (Roma Tre), in Teologia (Parigi). Insegnamento in liceo (storia, filosofia e religione), all'ISPC della facoltà teologica di Parigi e all'UPS di Roma (Teoria e Didattica degli insegnamenti di religione). Direttore di "Religione e scuola" (anni '80), autore di manuali per l'IRE nelle scuole secondarie di II e I grado, co-fondatore e poi presidente del Forum Europeo per l'insegnamento della religione. Membro della ICCS (Intereuropean Commission on Churches and School) presso il Consiglio d'Europa, è ricercatore e comparatista sui sistemi d'istruzione religiosa dell'Unione europea con la pubblicazione di decine di saggi in riviste accademiche italiane ed estere e in atti di convegni internazionali. Con E.Genre ha pubblicato "L'Unione Europea e la sfida delle religioni" (Claudiana 2005), con G. Filoramo "Di che Dio sei?" (SEI 2012); presso l'Editorial PPC di Madrid "Religiòn y Escuela en Europa", breve storia degli IR europei nell'ultimo cinquantennio (2013).


VIII Pegaso

Venerdì 25 settembre 2015

Argomento

Un commento protestante L’opinione sull’enciclica papale della pastora di Letizia Tomassone La terra, nostra sorella e madre: la prima parola dell'enciclica è l'identificazione femminile della terra "che è fra i poveri più abbandonati e maltrattati": una bella immagine che viene dalle battaglie afroamericane e dalla cultura laica.

Terra madre e sorella L'attacco dell'enciclica tiene insieme una profonda critica della cultura cristiana del dominio sulla terra inanimata, il ritrovamento delle radici spirituali cristiane di un'altra visione del pianeta, e il pensiero laico del nostro tempo, capace di vedere la terra come unica risorsa dei più poveri. L'enciclica va a cercare nei testi cattolici più recenti una sensibilità che ci insegna a tenere insieme progresso e giustizia, conversione ecologica e sguardo rivolto agli ultimi.

La fragilità del pianeta Nella presentazione del tessuto dell'enciclica si trova un breve sommario che ne rende bene il senso: "l'intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l'invito a cercare altri modi di intendere l'economia e il progresso; il valore

proprio di ogni creatura; il senso umano dell'ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita". Segue una parte più scientifica che spinge verso la chiusura di quest'era di uso delle risorse fossili in favore di un'economia dei rifiuti e del riciclo, e dell'uso di risorse rinnovabili. Poi, una parte è dedicata al dialogo interreligioso, e contiene un invito a lavorare con tutti, perché tutti abitiamo questo pianeta che fa parte delle promesse di Dio alla creatura umana. La parte finale riguarda il modo di affrontare i governi del mondo e la sfida più grande, quella dell'educazione, su cui la Chiesa può spendere molte risorse.

La Chiesa e il creato La Chiesa sembra proporsi come uno dei soggetti di regolazione delle relazioni tra Stati su questo tema, in nome dell'interdipendenza dell'umanità su questo pianeta. E sempre restano i/le poveri sullo sfondo, vero interlocutore di molti discorsi e di molta teologia di questo papato. Il termine "ecologia integrale" tende a comprendere al suo interno l'intervento sull'ambiente e sulla società, e la solidarietà tra generazioni. Temi

che il papa sembra aver appreso da quel movimento ambientalista che ha avuto tra i suoi momenti più alti la Conferenza GNU di Rio + 20 (2012) e la formulazione della Carta della Terra (2000). Non mancano i riferimenti biblici al concetto di riposo sabbatico e all'incarnazione che dà valore alla materia del creato.

Scarsa sensibilità ecumenica Mancano purtroppo le risonanze dal mondo del Consiglio ecumenico, che su questi temi ha investito molto negli ultimi quarant'anni. Assenti i riferimenti alle grandi assemblee ecumeniche di Basilea, Graz e Sibiu a cui pure la Chiesa cattolica ha partecipato - e alla Carta ecumenica. Il papa dà spazio solo al pensiero importante del patriarca ecumenico Bartolomeo che invita alla conversione degli stili di vita. Dispiace questo distacco dall'impegno ecumenico: è come se il vedersi fra Chiese fosse ancora offuscato. Ciò che fa l'altra Chiesa è ignorato o ignoto, e questo impedisce un cammino comune che avrebbe certamente un altro impatto sulla società che scarta ed esclude e che consuma il mondo e le vite. È comunque interessante che i testi dei vescovi cattolici che vengono citati provengano in larga

misura da America latina, Asia, Africa. È dai popoli emergenti che viene un'interpellazione profetica ai credenti perché l'evangelo torni a essere forza che trasforma il mondo, in direzione di una “cittadinanza ecologica" consapevole dell'interconnessione dei nostri atti. Letizia Tomassone (dall’agenzia NEV, in VOCE EVANGELICA, luglio-agosto)

Conferenze sul lavoro (promosse dall’OCST) Tema: Fatica e nobiltà, sfruttamento e partecipazione nella storia dell'occidente Facoltà di Teologia di Lugano, i lunedì dalle 17.00 alle 19.00 presso l’Aula multiuso. Introduce il Prof. Markus Krienke Lunedì, 12 ottobre 2015 Il lavoro nella società industriale e oltre: una storia di contraddizioni. Considerando i caratteri salienti della formazione e dell'evoluzione della società industriale viene introdotto il tema del lavoro come elemento centrale, ma anche contraddittorio - si pensi, ad esempio, al contributo femminile - non solo sul piano materiale ma anche nei termini valoriali propri della realizzazione della persona umana. Relatore: Prof. Aldo Carera Lunedì, 9 novembre 2015 Dal conflitto alla partecipazione: natura, fini e linee di evoluzione delle rappresentanze dei lavoratori . Dalle articolate differenze e dalle contraddizioni proprie degli assetti capitalistici deriva la storia secolare della regolazione dei conflitti economici e sociali e del rapporto tra soggetti intermedi e sistema democratico. Relatore: Prof Aldo Carera Lunedì, 14 dicembre 2015 La “costruzione” del benessere: attori sociali e Stato nella formazione dei sistemi di welfare. Adottando come chiave di lettura il “benessere” della persona più che il welfare state, è possibile identificare le conquiste e le criticità che hanno accompagnato l'evoluzione delle condizioni e degli stili di vita nella nostra società. Relatore: Prof Gianpiero Fumi


Pegaso IX

Venerdì 25 settembre 2015

Riflessione

Aperta al Sinodo sulla famiglia la discussione sui temi caldi Il Sinodo si riunirà a Roma a partire dal 4 ottobre È noto il testo ISTRUMENTUM LABORIS sul quale il prossimo 4 ottobre partirà la discussione all’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, dedicato alla famiglia il testo oscilla tra aperture prospettiche e chiusure concrete, forse per non contraddire il magistero dei papi post-Vaticano II. Non sarà facile, per il Sinodo dei vescovi che in ottobre terrà il suo secondo round sulla famiglia (in Assemblea straordinaria, l'anno scorso fu la prima puntata; in una ordinaria, nel prossimo autunno, la seconda), dipanare i problemi legati al complicato argomento prescelto, e dare risposte innovative, rispetto al recente passato su questioni spinose, come la comunione alle persone divorziate e risposate, la libertà di coscienza sulla contraccezione e il riconoscimento delle unioni omosessuali. E la difficoltà dell'impresa emerge con chiarezza - a nostro parere; altri la pensano diversamente - dall'Instrumentum laboris, cioè dal documento-base dal quale partirà la discussione della prossima Assemblea, che si terrà dal 4 al 25 ottobre: un testo presentato in Vaticano il 23 giugno, dai cardinali Péter Erdò (ungherese), relatore

generale al Sinodo di ottobre 2014, e Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo; e poi da monsignor Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto, segretario speciale dell'Assemblea scorsa. Nel nuovo testo, infatti, emergono, qua e là, possibili aperture, seppur talora contorte, sui primi due temi indicati, ma nessuna sul terzo. Nell'Instrumentum laboris echeggiano comunque accenti nuovi, con un approccio pastorale, e non duramente dogmatico, ai problemi (ad esempio adombrando la possibilità, oggi negata, che una persona divorziata diventi padrino/a di battesimo). Tuttavia, si ha l'impressione che il testo oscilli tra due incomponibili visioni e valutazioni. Spetterà dunque all'Assemblea di ottobre fare scelte impegnative che, seppure non vincolanti per il papa, saranno però “politicamente” importanti. Allo stato dei fatti - e sentendo qua e là dichiarazioni di eminenti prelati e di esponenti del mondo teologico - è arduo prevedere se sui punti-chiave il Sinodo riuscirà a fare quella svolta che molti nella Chiesa romana si attendono, e altri temono. E, dunque, prima di dare giudizi converrà

aspettare ottobre, quando aspro sarà il dibattito su argomenti quali l'Eucaristia alle persone divorziate e risposate che abbiano percorso un cammino penitenziale. Due le tesi, in merito: • a quelle persone mai potrà essere concesso di ricevere l'Eucaristia; • sì, invece, in certi casi da valutare. Un aspetto - secondo noi - rimane perciò non bypassabile, e lo dimostrano anche le esitazioni dell'Instrumentum: è difficile immaginare di fare grandi cambiamenti pasto-

rali se non si cambiano anche alcuni princìpi dottrinali dai quali discende poi la prassi concreta. Una strada che il testo non prevede, ma chissà mai che alla fine anche il Sinodo non sia portato a prendere atto che questo passaggio stretto e doloroso è inevitabile. (Nel frattempo, chi volesse documentarsi meglio può trovare in internet il testo dell'Instrumentum: www.vatican.va). Luigi Sandri giornalista

La preparazione del Sinodo Al termine della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi su “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, celebrata nel 2014, Papa Francesco ha deciso di rendere pubblica la Relatio Synodi, documento con il quale si sono conclusi i lavori sinodali. Allo stesso tempo, il Santo Padre ha indicato che questo documento costituirà i Lineamenta per la XIV Assemblea Generale Ordinaria sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, che avrà luogo dal 4 al 25 ottobre 2015. La Relatio Synodi, che venne inviata come Lineamenta, si concludeva con queste parole: “Le riflessioni proposte, frutto del lavoro sinodale svoltosi in grande libertà e in uno stile di reciproco ascolto, intendono porre questioni e indicare prospettive che dovranno essere maturate e precisate dalla riflessione delle Chiese locali nell’anno che ci separa dall’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi” (Relatio Synodi n. 62). Ai Lineamenta venne aggiunta una serie di domande per conoscere la recezione del documento e per sollecitare l’approfondimento del lavoro iniziato nel corso dell’Assemblea Straordinaria. Si trattava di “ripensare con rinnovata freschezza ed entusiasmo quanto la rivelazione trasmessa nella fede della Chiesa ci dice sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità della famiglia” (Relatio Synodi, n. 4). In questa prospettiva, siamo chiamati a vivere “un anno per maturare con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare” (Papa Francesco, Discorso conclusivo, 18 ottobre 2014). Il risultato di questa consultazione insieme alla Relatio Synodi costituirà il materiale per l’Instrumentum laboris della XIV Assemblea Generale Ordinaria del 2015. Le Conferenze Episcopali sono state invitate a scegliere le modalità adeguate a questo scopo coinvolgendo tutte le componenti delle Chiese particolari ed istituzioni accademiche, organizzazioni, aggregazioni laicali ed altre istanze ecclesiali. Il risultato della consultazione in Svizzera è stato presentato in Pegaso del 26 giugno u.s.


X

Pegaso

Venerdì 25 settembre 2015

Recensioni

Un bel libro ci ricorda “quando cantava l’usignolo” Fernando Grignola è nato ad Agnuzzo di Muzzano nel 1932 ed abita ad Agno; è autore di numerosi testi, in lingua italiana e in dialetto, ma è noto al grande pubblico ticinese quale autore, produttore e regista del radioteatro popolare dialettale della RSI, dove fu attivo fino al 1994. Cresciuto in una famiglia modesta, ha saputo affermarsi come poeta dialettale, ma anche con una limpida lingua italiana, come produttotre di teatro di scena e radiofonico. Ha recentemente pubblicato nella collana “I randagi” dell’Ulivo un libro di prosa intitolato “Là dove cantava l’usignolo”, con prefazione di Dalmazio Ambrosioni. Si tratta di una serie di raccontini (il sottotitolo è appunto “Racconti del paese della memoria”) in cui l’autore rievoca il tempo della sua infanzia. Accanto alla rappresentazione, in chiave affettuosamente ironica, di alcuni personaggi caratteristici un po’ originali, l’autore rievoca, in modo in-

sieme distaccato e partecipe, il periodo della seconda guerra mondiale come era vissuta ad Agno, ma poi anche nell’intera Svizzera italiana, con personaggi che credevano nel Fascio mussoliniano, e i nostri soldati che rientravano a casa dalla mobilitazione; Grignola non fa mai della polemica, se mai ride tra le righe. La parte autobiografica è densa di richiami a un ambiente non ancora intaccato dallo sfruttamento economico, e qui Grignola si diverte a raccontare “imprese” giovanili, come la cattura “illegale” di pesci e le avventure per procurarsi un posto nella giostra. La tradizionale “fiera di San Provino” viene ricordata con grandi pennellate efficaci, così come il giorno di Natale vissuto in famiglia, con un appassionato ritratto del padre fabbro (“ul feree”). Anche la scuola ha pure una parte importante nella rievocazione personale del Grignola, vi sono ricordati il professore Macchi e la mae-

stra Maria Boschetti Alberti, innovatrice pedagoga, verso la quale il ragazzo Grignola ebbe un’affettuosa ammirazione. In appendice è infine riprodotto un testo di Grignola undicenne, ove narra di un gra-

ve incidente cui assistette, durante un soggiorno a Rodi-Fiesso, con il deragliamento di un treno che causò morti e feriti. Siro Ortelli

Dietrich Bonhoefer, teologo antinazista Il 9 aprile 1945 veniva ucciso nel campo di concentramento di Flossenburg, dietro ordine diretto di Hitler, il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, strenuo oppositore del regime nazista. In questo volume* la sua storia è raccontata attraverso le immagini che narrano di una vita intensa, fatta di una profonda fede e di impegno nella Chiesa confessante, sorta nel 1934 per opporsi all'omologazione imposta dal regime anche in ambito ecclesiastico. Le fotografie parlano come, e forse più, delle parole, che nel libro sono affidate anche a numerose lettere di Bonhoeffer e dei suoi familiari e a documenti d'archivio. Gli stretti rapporti con i parenti emergono attraverso lo scambio epistolare, intenso e affettuoso, che continuò, pur se ridotto, anche dopo l'arresto del teologo. I crimini che gli vennero contestati furono quelli di essersi adoperato

per evitare l'arruolamento di pastori della Chiesa confessante, di aver aiutato la fuga di alcuni ebrei dalla Germania verso la Svizzera (la cosiddetta “operazione 7” dal numero di ebrei che avrebbero dovuto espatriare, in realtà furono il doppio) e, accusa ancora più grave, di aver com-plottato contro il Führer. Bonhoeffer venne rinchiuso in prigione per due anni ma, dopo l'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, la situazione precipitò. Il 5 aprile 1945 Hitler ordinò di eliminare tutti coloro che avevano preso parte al complotto contro la sua vita e così, il 9 aprile 1945, Bonhoeffer venne impiccato nel campo di concentramento di Flossenbiirg. La sua fede in-crollabile, la sua forza d'animo e la sua fedeltà agli ideali antinazisti non vennero meno neanche nell'ora della morte, quando le sue ultime parole furono: “È la fine, per me è l'inizio della vita”.

L'edizione critica in italiano delle opere di Dietrich Bonhoeffer è stata edita dalla casa editrice Queriniana di Brescia (Opere di Dietrich Bonhoeffer, 10 volumi usciti dal 1991 al 2009). Molte opere singole sono

state pubblicate in italiano, specialmente dalla casa Claudiana di Torino.

* Una biografia per immagine (Claudiana 2005)


Pegaso XI

Venerdì 25 settembre 2015

Riviste

Rivista delle riviste ARCHIVIO STORICO TICINESE, Rivista di cultura C.P. 1291, 6501 Bellinzona Nel fascicolo 157 (giugno 2015) , gli atti della giornata di studio svoltasi il 18 ottobre 2014 su “ Il Ticino dagli anni Ottanta a oggi : cambiamenti e prospettive”. Ricca sempre la parte dedicata a recensioni e segnalazioni di pubblicazioni. BOLLETTINO STORICO DELLA SVIZZERA ITALIANA, Salvioni edizioni, Bellinzona Il fascicolo I del 2014 (distribuito nel settembre 2015) reca gli atti del Convegno, svoltosi a Lugano il 17 novembre 2012, in ricordo del prof. Bruno Caizzi, nel ventesimo della morte. Da segnalare la ricostruzione da parte di Remigio Ratti delle vicende (1960-1990) dell’Ufficio delle Ricerche economiche di Bellinzona, e la cronaca di Fabrizio Panzera della “vita culturale e politica del Cantone” negli anni di Caizzi, seguita dalle note biografiche di 35 di personaggi, ticinesi e italiani, che hanno “incontrato” lo studioso lombardo-ticinese (che nella nota a pag.137 diventa … stoico. Mah!). Ancora Panzera presenta la storia costituzionale e la composizione e le sostituzioni nel Consiglio di Stato durante il periodo 1923-1967. IL CANTONETTO, Rassegna letteraria bimestrale, Via Antonio Ciseri 9, 6900 Lugano Nel numero giugno 2015 una serie di contributi su “Il Ticino e la Grande guerra 1914-1918”. CARTA BIANCA, Periodico di cooperazione solidale, Missione Betlemme-Inter-Agire, Piazza Governo 4, 6500 Bellinzona. Il dossier tematico del numero di luglio vuole presentare le numerose interazioni tra mondo della scuola e cooperazione internazionale nella Svizzera italiana. IL DIALOGO, bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere, Via Balestra 19/21, 6900 Lugano. Il numero di agosto contiene un dossier dal titolo “Dalla fame allo spreco”, con testi di Pietro Veglio, Fra Martino, Federica Mauri, e ampia documentazione DIALOGHI di riflessione cristiana, Tipografia Offset Stazione S.A., Locarno Il n. 237 (giugno 2015) si apre con un testo di La Valle che invita a rileggere la Gaudium et spes del Concilio alla luce della misericordia di papa Francesco; viene poi fatto il punto del dibattito sulla famiglia tra i due Sinodi a lei dedicati, presentando anche le risposte critiche dei cattolici svizzeri. Enrico Morresi discute dei limiti della satira e viene ricordato mons. Romero, martire che (finalmente) unisce i cristiani. GLOBAL+, quadrimestrale della Comunità di lavoro Alliancesud, Montbijoustrasse 31, c.p. 6735, 3001 Berna. Peter Niggli (direttore dell’Alliance che va in pensione) critica la proposta della Confederazione di “caricare ” sul conto dell’aiuto alla sviluppo il contributo che la Svizzera dovrà pagare per la lotta a protezione del clima: forse che i poveri del Terzo Mondo possono mangiare un po’ di clima ??? NONVIOLENZA, trimestrale di informazione su pace, nonviolenza, diritti umani e servizio civile, CP 1303 Bellinzona Nel numero di giugno viene illustrata la revisione della nuova legge sul servizio civile, adottata il 5 maggio precedente, criticando l’esclusione della possibilità di impiegare i “civilisti” nelle scuole, mentre è possibile inviarli all’estero come volontari nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e dell’aiuto umanitario. Ma nel frattempo, il parlamento ha corretto il tiro. NOUVELLE OEKU, pubblicazione della associazione ecumenica Chiesa e ambiente, Schwarztorstrasse 18, c.p. 7449, 3001 Berna Per papa Francesco, l’impegno per l’ambiente non è un optional : l’associa-

zione oeku, con la sua rivista presenta richiami e proposte pratiche. Il numero 3-2015 è dedicato all’enciclica Laudato si’ , con un editoriale di mons. Felix Gmür, vescovo di Basilea. PLANETE SOLIDAIRE, pubblicazione di Caritas svizzera, Loewenstrasse3, C.P., 6002 Lucerna Nel numero di giugno viene presentata l’attività educativa di Caritas a favore dei piccoli contadini del Myanmar. In Svizzera Caritas si impegna a favore di una riduzione della povertà entro il 2020 e pubblica un “Nuovo manuale della povertà”; cresce il fatturato dei 24 mercati Caritas per le persone povere (totale fr. 12,7 milioni di franchi) . Il direttore Ugo Fassel denuncia la precarietà finanziaria delle 200.000 famiglie monoparentali. RISVEGLIO, rivista bimestrale della Federazione Docenti Ticinesi, presso OCST, Via Balestra 19, Lugano Viene pubblicata la risposta dell’OCST-Docenti al documento sulla “scuola del futuro” e altre prese di posizione apparse sulla stampa. RIVISTA DELLA DIOCESI DI LUGANO, mensile, Curia vescovile, 6901 Lugano Il numero di luglio-agosto, distribuito in settembre, riferisce di una conferenza stampa del 23 giugno e della Conferenza episcopale svizzera dei 1-3 giugno. Presentato l’Annuario Pontificio 2015, sulla presenza cattolica nel mondo. Il Notiziario diocesano si chiude il 30 giugno, con mons. Lazzeri che visita il Giornale del Popolo e presenta il nuovo direttore (femminile!) Alessandra Zumthor, in carica dal 1. Novembre. SPIGHE, mensile dell’Azione cattolica ticinese, Casella postale 5286, 6901 Lugano Il numero di settembre propone il calendario delle prossime attività. Davide De Lorenzi affronta il tema dell’accoglienza dei migranti, Corinne Zaugg presenta il ciclo delle sei conferenze (da settembre 2015 a giugno 29016) “Le donne riflettono sulla Chiesa”; don Vitalini discute della validità storica delle Sacre Scritture. VERS UN DEVELOPPEMENT SOLIDAIRE , mensile della Dichiarazione di Berna, rue de Genève 52, 1004 Losanna Il numero speciale 242 (settembre 2015) pubblica l risultati dell’inchiesta condotta dalla Dichiarazione di Berna sul coinvolgimento della Svizzera nel traffico dell’oro, frutto dello sfruttamento , bambini compresi, nel Burkina Faso. La politica svizzera chiude gli occhi: nel Ticino, la raffineria Valcambi ne è complice. VOCE EVANGELICA, mensile della Conferenza delle Chiese evangeliche di lingua italiana in Svizzera, via Landriani 10, 6900 Lugano Nel numero luglio-agosto un commento protestante all’enciclica ecologica di papa Francesco.Nel numero di settembre si celebra “Il tempo del creato”, promosso in Svizzera dalla associazione OeKu (Chiesa e ambiente). Un dossier è dedicato alle cure palliative.


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