Il Fatto Quotidiano 21 Agosto 2011

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Nasce una pagina Facebook che chiede al Vaticano di pagare le tasse. Sono in 56mila, molti si dichiarano cattolici y(7HC0D7*KSTKKQ(

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 21 agosto 2011 – Anno 3 – n° 198 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

CRICCHE & PROCESSI LA POLITICA SOTTO RICATTO A

MVB, la Portoghese

di Marco Travaglio

B. e la sentenza su Dell’Utri. Tremonti e la richiesta di arresto per Milanese. Bersani e l’inchiesta Penati. Per governo e partiti si annuncia un autunno nero. E non solo per la crisi economica

Comunione Presidenziale di Luca Telese

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uesta sera Giorgio Napolitano va a Rimini. Fra le notizie dell’estate degne della categoria immaginifica dello strano ma vero, c’è quella di un presidente della Repubblica che inaugura solennemente il Festival di Comunione e Liberazione. Chi scrive, in una redazione in cui albergano le opinioni più diverse sulla presidenza Napolitano, è fra quelli convinti che si tratti di uno dei migliori inquilini del Colle dopo Sandro Pertini. Proprio per questo, peró, non capisce il senso di una partecipazione al più politico dei festival politici italiani. È opportuno che uno dei presidenti più attenti alla sacralità del suo ruolo apra il meeting di un movimento che da sempre si occupa di anime, ma anche di affari? È opportuno che dia il suo imprimatur istituzionale alle opere, ma – indirettamente – anche agli appalti della Compagnia? Troverete, in questo giornale, un articolo sulle disavventure giudiziarie di Comunione & Fatturazione. Quelle inchieste non sono certo un’ombra che possa oscurare il valore di un intero movimento, ma bastano per porre un problema di opportunità per una autorità istituzionale che diventerebbe per il meeting, come già fu con Andreotti, una sorta di guida spirituale. Non c’è il rischio che il Quirinale diventi una nuova icona? C’è infine un altro aspetto, oltre al sottotesto nobile dell’ex nemico ideologico del Novecento che si riconcilia simbolicamente con i suoi secolari avversari. Quello di un Colle che esce dalla sua terzietà per entrare di fatto nell’agone della polemica politica italiana. Se Napolitano va al meeting di Rimini, perché mai non dovrebbe andare alla festa del Pdl di Mirabello, ospite del senatore Balboni? Perché non dovrebbe partecipare alla festa nazionale del suo partito, ospite del responsabile feste del Pd, Lino Paganelli? Insomma, se Napolitano sceglie di diventare un politico come gli altri, interventista e presenzialista, non può limitare la sua presenza alla sola festa dei ciellini. Non può rischiare di diventare uno dei tanti ingredienti della collateralità trasversale che da sempre si articola intorno al meeting. E nemmeno di diventare il garante, nel nome di una necessaria unità nazionale, di un nuovo inciucio emergenziale. Forse, dato il suo altissimo ruolo, e data la sua dichiarata aspirazione alla sobrietà, farebbe bene a vigilare di più e presenziare di meno. Oppure a spiegare pubblicamente come si può entrare a cantare in una chiesa di parte senza rischiare di essere fagocitati dal coro.

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Tutti i nomi di un anno di scandali La casta adesso trema davvero Tre decenni dopo la P2 e due dopo Tangentopoli l’Italia è ancora ostaggio del pag. 2-3 z malaffare

Dall’alto in senso orario: Berlusconi-Dell’Utri, Bersani-Penati, Tremonti-Milanese (FOTO ANSA)

STORIE DI CASTE x Udi Giorgio Meletti Udi Lorenzo Galeazzi

Udi Fabio Amato

CL ASCOLTA HO IL PANFILO BRAMBILLA IL VANGELO MA NON VS IL FATTO, DEGLI SPONSOR VE LO DICO PAGA LO STATO anno scorso il copione fu sua questa barca?”. “Magari, edele al nomignolo di “caL’imprenditori il solito: parata di politici, È sono solo un ospite”. “Il pro- F ne da polpaccio” affibbiae manager a prietario è a bordo?”. “No, non tole da Berlusconi in persocaccia di un titolo di giornale con qualche frase storica e soprattutto del caldo applauso dei giovani di Comunione e Liberazione. pag. 7 z

c’è”. “È in paese? Forse possiamo chiamarlo”. “No, non è qui. Ora, se non le dispiace, la saluto”. la regola d’oro di Portofino è il silenzio. pag. 5 z

na, il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla si è avventato su questo giornale e ora chiede un milione di euro di risarcimento. pag. 4 z

nIl rais e la fuga

Udi Furio Colombo

Gheddafi sceglierà Chavez o Hammamet (come Craxi)?

IL NEW DEAL CHE SERVE AI GIOVANI

Cicardi pag. 10-11z

per il loro problema Gspazioiovani: di esistere e di non trovare e risorse per esistere, ci

CATTIVERIE Per il tesoro Usa c’è un errore nei calcoli di 2.000 miliardi di dollari. Oppure c’è un tizio molto felice alle Seychelles (www.spinoza.it)

all’interno pag. I - VIII z

sono tre grandi soluzioni. La prima è quella di immense guerre, che impiegano tutti i giovani disponibili e ne rimandano indietro molti meno. pag. 14 z

vete presente la Brambilla? Ma sì, l’ex commerciante di mangimi per pesci divenuta ministro del Turismo. Quella delle consulenze agli amichetti suoi, col fidanzato ai vertici dell’Aci. Ecco, quella lì. Tenetevi forte: ha fatto causa al nostro giornale. Si accontenta di poco: un milione e mezzo. L’aspetto più avvincente della faccenda è che si fa difendere da un’istituzione pubblica, l’Avvocatura dello Stato, fingendo che il Fatto abbia attaccato il suo ministero e non lei. Così accolla le parcelle della sua difesa ai contribuenti. Lo fece già B. quando Piero Ricca gli diede del buffone, poi Ricca fu assolto e il conto delle spese legali lo pagammo noi. L’Avvocatura fu costretta a difendere dinanzi alla Corte europea di Lussemburgo gli abusi del governo contro Europa7, cui lo Stato negava le frequenze per non toglierle a Rete4: quella volta, già che c’era, copiò intere pagine della memoria difensiva della parte privata Mediaset. Non si contano poi le volte in cui gli avvocati dello Stato han dovuto coprirsi di ridicolo davanti alla Consulta per difendere questa o quella legge ad personam, dunque incostituzionale. L’ultima fu per il lodo Alfano, che l’avvocato pubblico raccomandò di avallare perché sennò B. sarebbe tornato sotto processo e avrebbe dovuto dimettersi. Roba che nemmeno Ghedini e Pecorella avevano mai osato sostenere. La Consulta bocciò il lodo e non smise più di ridere. Usa a obbedir tacendo, anzi straparlando, ora l’Avvocatura dello Stato ci notifica un esilarante atto di citazione di 36 pagine firmato dall’avvocato Massimo Salvatorelli e dal viceavvocato generale Massimo Mari con una richiesta di danni che, se accolta, farebbe chiudere il Fatto. Motivo: la presunta “campagna di stampa” che avrebbe “gettato discredito in modo del tutto generico e immotivato sulla valenza e la concreta utilità e operatività” del ministero del Turismo. Poche righe più avanti, i due legali aggiungono che il Fatto “attribuisce al ministro una serie di fatti specifici”. Se ne deduce che l’avvocato Salvatorelli ha scritto le righe pari e il viceavvocato Mari quelle dispari, visto che riescono ad accusarci contemporaneamente di essere generici e specifici. Ma il bello è che nessuno dei fatti raccontati viene smentito. È vero che MVB ha ingaggiato al ministero come consulenti un bel numero di suo amici ed ex collaboratori nella sua Tv delle Libertà (ovviamente fallita) e dai suoi Circoli delle Libertà (di cui s’è persa traccia). Ma lo fece – assicura l’Avvocatura – un po’ con procedure “paraconcorsuali” un po’ in base al suo “intuitus personae”: un fiuto da rabdomante. Il nostro delitto è stato scrivere che li ha “imbarcati” in “posti pubblici” (espressioni che denotano una pericolosa quanto “efficace arma dell’ironia”) e soprattutto mettere le virgolette all’aggettivo “esperti”, ingenerando nel lettore il dubbio che non fossero poi tanto esperti. Insomma, con questa “accattivante prospettazione” e con “argomentazioni capziose e suggestive” avremmo “insinuato” un “distorto uso della cosa pubblica a fini privati”. E qui avvocato e viceavvocato dello Stato hanno proprio colto nel segno. Solo che noi non abbiamo insinuato tutto ciò: l’abbiamo proprio affermato. Noi siamo convinti, alla luce dei fatti denunciati, che la signorina Brambilla non sia adatta a fare il ministro e che i suoi consulenti servano a poco o a nulla. Questo però non è un delitto: si chiama diritto di cronaca e di critica, sancito dalla Costituzione. Le nostre inchieste infatti non miravano a “ledere l’immagine del ministero” né tantomeno “della presidenza del Consiglio” (già sufficientemente lesi da MVB e da B.), ma anzi a tutelare quelle istituzioni dai loro attuali occupanti. Ringraziamo comunque la ministra per aver confermato, con questa causa, la nostra convinzione: infatti, per difendersi dall’accusa di fare un uso privato della cosa pubblica, si serve di un’istituzione pubblica per una sua lite privata. A carico nostro. Del resto l’Avvocatura dello Stato ha sede a Roma in via dei Portoghesi. Quando la toponomastica diventa vocazione.


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QUESTIONE MORALE

L’ITALIA DEI DISONESTI MAZZETTE, POTERE E RICATTI Dalla P3 alle tangenti di Sesto San Giovanni, da Bisignani a casa Tremonti, passando per Verdini e Dell’Utri Un manuale per orientarsi

di Antonella Mascali, Antonio Massari e Ferruccio Sansa

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30 ANNI dalla scoperta della P2 e a quasi 20 anni da Tangentopoli ci risiamo: le inchieste sulle “logge” occulte e sulla corruzione, sui ricatti coinvolgono maggioranza e opposizione, destra e sinistra: è la questione morale mai risolta. Vecchi e nuovi nomi si intrecciano nelle carte delle procure di Milano, Roma e Napoli. A volte si rischia di perdere il filo. Di seguito un manuale che, in sintesi, ricostruisce le inchieste principali dell’ultimo anno.

I DOLORI DI SESTO Filippo Penati sindaco di Sesto San Giovanni, poi presidente della Provincia di Milano, quindi coordinatore della segreteria di Pierluigi Bersani, è accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Tutto parte dall’area ex Falck, una volta polo dell’acciaio, oggi il più grande cantiere d’Europa. Due i grandi accusatori: gli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini. Per la Falck l’accusa parla di mazzette per 5,7 miliardi di lire nel 2001, 1,250 per l’area Marelli. Pasini racconta di aver pagato “4 mld a Di Caterina perché mi era stato chiesto da Penati per il piano regolatore. Mi disse (Penati, ndr) che avrei dovuto dare qualcosa al partito.L’operazione costava 20 miliardi”. Pasini chiama in causa Omar Degli Esposti, vicepresidente del Consorzio Cooperative di Costruttori di Bologna (indagato per concussione) e sostiene di aver dovuto assegnare consulenze per 2,4 milioni di euro a professionisti indicati dalle Coop (Francesco Agnello e Gianpaolo Salami, entrambi indagati). Indagato per concussione Giorgio Oldrini, sindaco di Sesto, per la ricostruzione del Palaghiaccio. Di Caterina racconta di pagamenti in contanti a Penati e Giordano Vimercati, capo di Gabinetto in Provincia, indagato. Si parla di 2,2 milioni di euro. Di Caterina avrebbe anticipato a Penati tangenti che altri avrebbero dovuto poi pagare. L’ex presidente respinge con forza tutte le accuse: “Pasini, che si è candidato a sindaco con il Pdl, dà dei soldi a Di Caterina che dopo dieci anni chiede che io gli restituisca. Siamo alle tangenti con l’elastico”.Pasini replica: “Ho pagato tranche tra i 20 e 50 mila euro fino al 2010. La prassi era che Pasqualino Di Leva (ex assessore al Bilancio) mi chiamava e mi diceva che la mia licenza era stata approvata, e mi invitava per un caffè. Io capivo che avrei dovuto portare qualcosa. Per me erano soldi per il partito nazio-

QUELLA SPORCA (MEZZA) DOZZINA

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Filippo Penati, l’aspirante ministro del Pd Al fianco del segretario Pier Luigi Bersani nell’organizzazione del partito, è indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito

Area ex Falk Corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti: sono le accuse nei confronti di Filippo Penati, ex coordinatore della Segreteria di Bersani. L’inchiesta parte dall’area ex Falk: secondo i pm, mazzette per 5,7 miliardi di lire.

nale”. E Di Caterina rincara la dose: “Mi hanno spremuto come un limone”. I pm indagano anche sull’acquisto da parte della Provincia di Milano, allora guidata da Penati, del 15% delle azioni dell’autostrada Milano-Serravalle dall’imprenditore Marcellino Gavio. Un’operazione da 238 milioni di euro: ogni azione venne pagata 8,93 euro a Gavio che, 18 mesi prima, le aveva acquistate a 2,9. Una plusvalenza da 176 milioni. Gabriele Albertini, allora sindaco di Milano, denunciò: dopo l’operazione, Gavio investì 50 milioni nella scalata Bnl aiutando Giovanni Consorte, il “furbetto rosso” di Unipol. “Mi sono impegnato con Fassino e D’Alema” - avrebbe detto Gavio nel luglio 2005 all’assessore ai trasporti di Milano, Giorgio Goggi. Lo scrive lo stesso Goggi in una lettera riportata dal Sole 24 ore e consegnata nell’aprile 2006 da Albertini alla Procura di Milano. In un altro filone dell’inchiesta Bruno Binasco, braccio destro di Gavio, è indagato perché nel 2010 avrebbe finanziato illecitamente con 2 milioni di euro Penati. I pm stanno concentrando la loro attenzione anche sui finanziamenti alla fondazione Fare Metropoli di Penati perquisita due settimane fa dalla GdF. .

LO SCANDALO ENAC L’inchiesta che tocca Vincenzo Morichini (amico diMassimo D’Alema) e Franco Pronzato (vicino a Pierluigi Bersani) parte dall’interrogatorio dell’imprenditore toscano Pio Piccini, ascoltato per un giro di appalti nella sanità. Piccini, però, parla anche di un appalto con Finmeccanica da 8 milioni l’anno. Per ottenerlo (senza gara) si ricorre a Morichini, proprietario con D’Alema dello yacht Ikarus e procacciatore di finanziamenti per Italianieuropei. Piccini spiega: “Se avessimo ottenuto l’appalto, avremmo versato il 5% a Morichini e alla fondazione di D’Alema”. Da Morichini si arriva a Franco Pronzato (arrestato), responsabile del settore trasporto aereo del Pd e membro del cda Enac. Al centro dell’accusa di corruzione, una bustarella da 40 mila euro che l’imprenditore Viscardo Paganelli avrebbe dato a Pronzato (che doveva dividerla con Morichini) per il rilascio del certificato Coa, necessario alla compagnia aerea Rotkopf per il collegamento tra Pisa, Firenze e l’Elba. Dalle carte della Rotkopf emergono anche cinque voli che la società avrebbe offerto a Massimo D’Alema, che spiega al Fatto Quotidiano: “Abbiamo accettato l’invito da Morichini il quale, per quanto ne sappiamo, ha pagato quei voli”.

Massimo D’Alema Un giro d’appalti e tangenti che coinvolge Vincenzo Morichini e Franco Pronzato: il primo è coproprietario dello yacht di D’Alema, nonché procacciatore di finanziamenti per la fondazione Italianieuropei. Il secondo è vicino a Bersani. Flavio Carboni Un sistema ben organizzato che orienta le scelte della giustizia per favorire Berlusconi. Coinvolti imprenditori (Carboni, Martino), politici (Verdini, Dell’Utri, Caliendo e Cosentino) e uomini di legge (Marra, Miller e Carbone). Luigi Bisignani I pm di Napoli scoprono una “loggia” segreta che cerca di condizionare gli organi istituzionali dello Stato per favorire B. e i suoi amici. In carcere il parlamentare Pdl Papa, il lobbysta Bisignani e il carabiniere del Ros La Monica. La casa di Tremonti Presunte irregolarità negli appalti concessi dalla Sogei, società controllata dal Tesoro. Il braccio destro di Tremonti, Milanese, è accusato di corruzione. Nel mirino, i lavori che la Sogei avrebbe concesso alla Edil Ars in cambio di ristrutturazioni, tra cui quella alla casa di Tremonti. Alberto Tedesco Secondo la Procura di Bari Alberto Tedesco, uomo di D’Alema in Puglia, “era a capo di un’organizzazione criminale e per circa quattro anni ha influenzato la Sanità e pilotato le scelte regionali in materia”. A favore degli amici del Pd.

P3, AL SERVIZIO DI B. L'8 luglio del 2010 la Procura di Roma ordina l’arresto del faccendiere Flavio Carboni, del geometra-giudice tributarista Pasquale Lombardi e dell’imprenditore napoletano Arcangelo Martino con l’accusa di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi. Sotto inchiesta ancheil senatore Marcello Dell'Utri, l’ex coordinatoredel Pdl,Denis Verdini, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo(la Procura sembra intenzionata a chiedere l’archiviazione) e l'ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. Diversi gli interventi illeciti contestati: la nomina al Csm, nel febbraio 2010, del presidente della corte d’Appello di Milano Alfonso Marra (dimessosi dalla magistratura) poco prima della causa civile in secondo grado per il lodo Mondadori; il tentativo, fallito, di condizionare la Corte costituzionale perché si pronunciasse, nell'ottobre 2009, a favore del lodo Alfano; il tentativo, anche questo fallito, di aiutare il presidente della Lombardia Roberto Formigoninel ricorso presso la Corte d’Appello di Milano dopo l'esclusione della sua lista alle elezioni del marzo 2010. Il governatore, voleva anche un'ispezione ministeriale contro i giudici milanesi e aveva chiesto una “consulenza”ad Arcibaldo Miller, inossidabile capo degli “007” di via Arenula. Miller(non indagato) partecipò anche al banchetto a casa Verdini in cui i commensali,, secondo l'accusa, avrebbero fatto la conta di quanti giudici della Consulta avrebbero votato a favore del Lodo. Indagato per corruzione anche l'ex primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. Secondo i pm “Accettava da Lombardi la promessa di futuri incarichi da ricoprire” dopo il pensionamento del luglio 2010. “Incarichi che egli stesso sollecitava e in vista dei quali Lombardi si adoperava presso terzi, per favorire una parte in un processo civile, attraverso il rinvio della causa Mondadori contro l’Agenzia delle Entrate”. L’8 agosto scorso il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli hanno inviato alle parti l’avviso di conclusione indagini. Secondo la Procura, la P3 aveva al vertice non solo Carboni, Lombardi e Martino ma anche Dell’Utri Verdini. Scandagliando i conti correnti di Dell'Utri, gli inquirenti scoprono che Silvio Berlusconi, tra febbraio e marzo 2011, gli ha versato, come "prestiti infruttiferi", ben 8,5 milioni di euro, ai quali bisogna aggiungere un altro precedente bonifico, con la stessa causale, di circa un milione. Altri 8,3 milioni, invece, finiscono sui conti di Denis Verdini e consorte. I bonifici sono disposti da un parlamentare-imprenditore del Pdl: il senatore e re delle cliniche Antonio Angelucci. C’è, inoltre, un nuovo indagato, il


Domenica 21 agosto 2011

Il sistema si prepara all’autunno Il solito malaffare più caldo ci costa almeno

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In principio fu Dell’Utri, uomo fidato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con il suo braccio destro Marcello Dell’Utri condannato dalla Corte d’Appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è in attesa di giudizio dalla Cassazione. Udienza fissata nel 2012

Marco Milanese, il “coinquilino” di Tremonti Il braccio destro del ministro dell’Economia, al quale si è scoperto pagava un appartamento da 8mila euro al mese a Roma è indagato per associazione a delinquere e corruzione

deputato del Pdl, Massimo Parisi, accusato di finanziamento illecito ai partiti. Durante l’indagine è stato sentito come testimone, il governatore della Campania, Stefano Caldoro( Pdl) . L’ ex assessore Ernesto Sica, ex sindaco Pdl di Pontecagnano (indagato) insieme all’imprenditore Martino stavano preparando un dossier per fargli fare “la fine di Marrazzo”. Obiettivo: pregiudicargli nel 2010 la corsa alla presidenza della Regione e spianare così la strada a Cosentino. Secondo la procura di Napoli, (inchiesta “P3 bis”) Silvio Berlusconi è stato ricattato da Ernesto Sica, con il quale avrebbe comprato i senatori della sinistranel 2007 per far cadere il Governo Prodi. Sica, è accusato insieme a Nicola Cosentinio, coordinatore del Pdl in Campania, di concorso in estorsione e minacce a corpo dello Stato.

P4, LA RETE-BISIGNANI Il 15 giugno la Procura di Napoli firma un richiesta d’arresto per tre persone: il parlamentare del Pdl, nonché magistrato, Alfonso Papa, il lobbysta più influente d’Italia, Luigi Bisignani, e il carabiniere del Ros Enrico La Monica. I pm Curcio e Woodock ipotizzano che una loggia segreta, in stile “P2”, abbia violato la legge Anselmi, cercando di condizionare gli organi istituzionali dello Stato. La “P4” avrebbe commesso reati che spaziano dalla violazione e divulgazione del segreto istruttorio a vari episodi di favoreggiamento. Il gip non avvalora la tesi dell’associazione segreta, ma sarà poi il tribunale del Riesame a considerarla un’associazione per delinquere. Negli atti Bisignani viene descritto come “consigliere dei vertici dirigenziali di alcune delle più importanti aziende controllate dallo Stato, di ministri, sottosegretari e alti dirigenti statali”. Secondo l’accusa, la “P4”carpiva “notizie e informazioni riservate e segretate, inerenti a procedimenti penali in corso, sia da ambienti giudiziari che investigativi”. Acquisiva anche “notizie e informazioni inerenti a ‘dati sensibili’ riguardanti esponenti di vertice delle istituzioni e alte cariche dello Stato”.Le informazioni venivano usate per “tutelare gli ‘amici’ inquisiti ed eludere le

indagini, impedendo addirittura, in taluni casi, l’avviarsi delle indagini stesse”. A volte - raccontano i testimoni - “le notizie riservate e segretate venivano fornite con la pretesa di denaro o altre utilità”. In altri casi, le informazioni su “esponenti delle istituzioni e altre cariche dello Stato”, diventavano utili “per ‘infangare’o ricattare esponenti delle istituzioni”. I pm di Napoli ipotizzano che la P4 abbia favorito anche Gianni Letta (che non è indagato), acquisendo notizie riservate su un’inchiesta che lo riguardava aiutandolo a “eludere le indagini in corso”. Non solo. Bisignani dice ai pm: “Papa, sempre tramite me, si è proposto di interessarsi delle vicende giudiziarie riferite a Mauro Masi(ex direttore generale della Rai, ndr) per ciò che riguarda la procura di Trani”. L’inchiesta, del 2009, riguardava le pressioni esercitate da Berlusconi sull’Agcom per far chiudere Annozero. I magistrati della P4 scoprono poi che, quando Masi decide di cacciare Santoro, si fa dettare al telefono da Bisignani la lettera di licenziamento. La “P4”, racconta Bisignani, attraverso Papa, s’interessa anche dei guai giudiziari dell’ex coordinatore del Pdl Denis Verdini. L’influenza di Bisignani sui vertici delle istituzioni e degli enti pubblici italiani è straordinaria. Il nuovo capo dei servizi segreti, Adriano Santini, prima della nomina viene convocato da Bisignani e si presenta all’appuntamento. Il numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni, convocato da Berlusconi per un incontro con Putin, prima di agire si consiglia con Bisi gnani. Infine: la “P4” stessa scopre, quando è ancora secretata, l’indagine di Woodcock e Curcio. Le talpe? Per l’accusa, i vertici della GdF, i generali Michele Adinolfi e Vito Bardi. Parte del fascicolo istruito a Napoli viene trasferito per competenza alla procura di Roma, dove l’aggiunto Giancarlo Capaldo indaga sulla “P3”. A luglio, però, un colpo di scena coinvolge il magistrato. L’inchiesta sulla “P4”, infatti, s’intreccia spesso con quella condotta, sempre a Napoli, dal pm Vincenzo Piscitelli sul deputato del Pdl, Marco Milanese braccio destro del ministro Giulio Tremonti, accusato di associazione a delinquere, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Negli atti depositati alla Camera per la richiesta di autorizzazione all’arresto di Milanese c’è anche il capi-

30 anni dopo la P2 e a venti da Tangentopoli, ci risiamo: contropoteri e corruzione, a destra ma anche a sinistra

IORNI DIFFICILI. I tagli delle manovre finanziarie riducono trasporti, servizi sociali, sanità, scuola. Ancora peggio andrà nel 2012-2013, quando gli enti locali ne risentiranno in pieno. Eppure almeno 70 miliardi si ricupererebbero senza chiedere sacrifici, semplicemente combattendo la corruzione. Un “tesoretto” cui sono legati anche i 130 miliardi del fatturato delle mafie che si avvantaggiano della corruzione e la alimentano in un giro perverso. Per non dire dei 120 miliardi dell’evasione fiscale, anch’essi frutto dell’illegalità diffusa. Ecco la vera manovra di cui ha bisogno l’Italia, perché la “questione morale” è anche “economica”. Un Paese corrotto e ingiusto è anche meno efficiente, e quindi più povero. Difficile, però, trovare chi abbia l’autorevolezza per varare questa riforma. Non certo Berlusconi che deve sciogliere tanti nodi che lo riguardano personalmente e vede suoi amici a giudizio (Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, attende il giudizio definitivo della Cassazione). Non Tremonti che si è bruciato con l’inchiesta sul suo braccio destro e coinquilino, Marco Milanese. Ma ecco l’anomalia – o meglio, il dramma – dell’Italia: se la maggioranza non è credibile per combattere la corruzione, l’opposizione non può scagliare la prima pietra. L’inchiesta sull’Enav che ha travolto amici e collaboratori di Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani non era ancora finita e già ecco arrivare l’indagine su Filippo Penati, braccio destro del segretario Pd. Casi di contagio nel centrosinistra si segnalano in comuni e regioni. Basterebbe questo a spiegare l’opportunità di tener d’occhio le indagini sulla corruzione, di seguirle singolarmente, ma anche di disegnarne un quadro d’insieme. Che cosa resta della P2? Che cosa significano le nuove sigle che vi si legano come P3 e

tolo del pranzo con Capaldo e Tremonti, a casa dell’avvocato Fischetti, legale del figlio di Capaldo. Siamo a Dicembre 2010: Milanese è già indagato a Napoli, a Roma è già “sotto osservazione” dal pm Paolo Ielo che sta indagando su Finmeccanica e presunti fondi neri. A gennaio Milanese sarà indagato da Ielo per appalti sospetti all’Enav. Contitolare dell’indagine su Finmeccanica è proprio l’aggiunto Capaldo che, nonostante il suo ruolo, decide di partecipare al pranzo di casa Fischetti. Quando la Prima commissione del Csm, competente per i trasferimenti d’ufficio dovuti a incompatibilità ambientale, apre una pratica, Capaldo contrattacca e denuncia “Tentativi diretti a delegittimarmi e a impedirmi di portare avanti inchieste molto scomode”.

L’AFFAIRE MILANESE Uno dei filoni napoletani che finisce alla procura di Roma, è quello per presunte irregolarità negli appalti concessi dalla Sogei, la società generale di informatica controllata dal ministero dell’Economia. Milanese è accusato di corruzione. Nel mirino, i lavori che la Sogei avrebbe concesso alla società Edil Ars in cambio di favori e lavori di ristrutturazione in alcuni appartamenti, tra cui quello in via Campo Marzio a Roma, dove ha abitato Tremonti fino a un mese fa. L’appartamento occupato da Tremonti costava 8.500 euro al mese. Il ministro, supportato da Milanese, sostiene di aver dato al deputato una parte dell’affitto (mille euro alla settimana) in contanti. In questa vicenda, ancora da chiarire, c’è comunque un dato certo: Milanese non ha pagato canoni al Pio Sodalizio dei Piceni perché gli sono stati scontati dai lavoridi ristrutturazione, mai pagati, della Edilars. Tremonti ( non indagato) si è giustificato dicendo di aver abitato in quella casa perché nella caserma della Guardia di finanza si sentiva “spiato e pedinato”. Il comando generale delle Fiamme gialle ha fatto sapere che “il ministro non vive in caserma dal 2004”. La procura di Roma ha aperto un fascicolo destinato probabilmente all’archiviazione. Il voto alla Camera sull’arresto di Milanese è slittato

sessanta miliardi P4? E sono davvero nuove o rappresentano la prosecuzione con mezzi diversi e in differenti ambienti dei vecchi vizi? A mettere in guardia sono i nomi: restano in servizio mascalzoni di lungo corso, vecchi arnesi ricompaiono senza aver pagato il giusto prezzo per i loro reati. Ci sono purtroppo alcune novità. Magistrati protetti e promossi grazie ad associazioni corruttrici, o addirittura complici nel passare notizie ai malfattori. L’allarme diventa più grave: la magistratura, presidio della legalità, presenta crepe. È malinconico vedere quanto il Paese sia rimasto indifferente di fronte alla decadenza della morale civile e della cosa pubblica. Non c'è stata la tanto sbandierata riforma della normativa anticorruzione, che ci metterebbe al livello europeo. Non c’è un impegno inflessibile dell’opposizione in questa materia. Non c’è neppure, bisogna dirlo, un’opinione pubblica forte e coerente. Da anni l’associazione Transparency International ci mette sull’avviso: scaliamo brillantemente la graduatoria dei Paesi più corrotti, ci siamo lasciati dietro le democrazie europee, molte extra-europee e perfino regimi che un tempo definivamo da operetta. Siamo a questo punto. Le inchieste, però, oltre a rivelare un male sono anche un’occasione per fare chiarezza e recuperare denaro. A Firenze nel 2010 ecco un sequestro da 1,2 miliardi di euro a carico della multinazionale Menarini (è in corso un contenzioso davanti all’Agenzia delle Entrate), a Milano centinaia di milioni sono tornati allo Stato con l’inchiesta Antonveneta. Per individuare una nuova strada, però, occorre essere informati. Soltanto così si potrà capire di chi fidarci per voltare finalmente pagina. (f. sa)

a settembre. A luglio, però, la Camera ha autorizzato l’apertura di una cassetta di sicurezza. Il deputato “in concorso con ufficiali della GdF allo stato non identificati” avrebbe rivelato all’imprenditore campano, Paolo Viscione (indagato e grande accusatore di Milanese) notizie riservate sulle indagini svolte dagli stessi finanzieri sul suo conto e sulle sue società. Secondo l’accusa, in cambio di queste notizie, di interventi volti a “rallentare” le indagini, e in cambio della promessa di “sistemare positivamente ogni cosa”, Milanese si sarebbe fatto consegnare da Viscione almeno 450 mila euro in contanti, orologi preziosi, gioielli e auto di lusso.

IL CASO TEDESCO Alberto Tedesco , senatore del Pd passato al gruppo misto, è stato salvato dall’arresto il mese scorso perché il Senato ha negato l’autorizzazione. É coinvolto nell’inchiesta della procura di Bari sul sistema sanitario pugliese: appalti e nomine nelle Asl secondo metodi clientelari. Nel febbraio 2009 Tedesco, assessore regionale alla Sanità della giunta Vendola (nonostante fosse un importante imprenditore del settore) riceve l’avviso di garanzia e si dimette. L’ordinanza di custodia cautelare, invece, è stata emessa due anni dopo, il 24 febbraio 2011. Tedesco è accusato di associazione a delinquere, concussione e abuso d’ufficio. Il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe De Benedictis, descrive “un sistema clientelare”per le nomine dei primari e dei manager delle Asl, che prevedeva da parte dei manager “un’adesione incondizionata e supina alle richieste politiche”. Quando firma la custodia cautelare, però, non riconosce l’associazione a delinquere. La procura fa ricorso e l’8 agosto scorso il tribunale del Riesame di Bari accoglie le ragioni dei pm: Tedesco “Era a capo di un’organizzazione criminale e per circa quattro anni ha influenzato la Sanità e pilotato le scelte regionali in materia”. I giudici hanno disposto gli arresti domiciliari. L’autorizzazione al Senato potrà essere avanzata dai magistrati dopo il pronunciamento della Cassazione su ricorso di Tedesco.

Le inchieste sfiorano il capo del governo, il segretario del maggior partito d’opposizione e il ministro dell’Economia


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Domenica 21 agosto 2011

Viaggi, collaboratori, elicotteri: tutte le inchieste sul Turismo

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CASTE

ominata ministro del Turismo nel maggio del 2009, già alla fine dell’anno Michela Vittoria Brambilla vantava un piccolo primato: 157mila euro di spese in viaggi a fronte di un budget di 27mila. Tra gli spostamenti, alcuni avvengono con l’elicottero dei Carabinieri. Il Fatto Quotidiano li documenta e nel novembre dello scorso anno pubblica il primo articolo di denuncia.

Ma Brambilla si distingue anche per la scelta dei suoi collaboratori: al Dipartimento del Turismo arrivano i fedelissimi delle iniziative movimentiste, dai Promotori alla Tv della Libertà. Una decina di persone ottiene un contratto al ministero. Il Fatto denuncia, la Corte dei Conti apre un’istruttoria. Brambilla non gradisce l’attenzione e annuncia querela. Di citazioni ne arriveranno due: una, da

500mila euro a titolo personale, coinvolge una decina di giornalisti del Fatto che a vario titolo hanno scritto della Brambilla: gestione Aci, collaboratori, elicotteri, il ministro vede una campagna ai suoi danni. La seconda citazione pochi giorni fa: questa volta è direttamente il ministero a chiedere un milione di euro per avere parlato dei consulenti della Brambilla.

IL SENSO DELLA BRAMBILLA PER LA GIUSTIZIA AVVOCATURA DELLO STATO CONTRO IL FATTO Il ministero chiede 1 milione di euro e 500mila a titolo personale di Fabio Amato

edele al nomignolo di “cane da polpaccio” affibbiatole da Berlusconi in persona – “una che quando ti agguanta non ti molla finché non ha ottenuto ciò che voleva da te” – il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla si è avventato su questo giornale e ora chiede un milione di euro di risarcimento. La colpa? Avere leso il prestigio della Struttura per il rilancio dell’immagine dell’Italia, istituita presso il ministero del Turismo.

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SE SI SOMMA il mezzo milione preteso a titolo personale dalla Brambilla con una prima citazione, il totale sale a un milione e mezzo. Senza contare che, vista la natura istituzionale del “danno”, per l’occasione la rossa di Calolziocorte si farà scudo dei servigi dell’Avvocatura generale dello Stato. Oggetto delle rimostranze ministeriali è un articolo del 13 novembre scorso in cui – sotto il titolo di “Brambilla sistema” – si facevano i nomi di tutti i compagni di militanza politica/televisiva che hanno trovato lavoro nel dicastero della Brambilla. Vale la pena di riassumere brevemente: Giorgio Medail, Adele Cavalleri, Valentina Zofrea, Loredana Maritato, Roberta Bottino e Nadia Baldi vengono dalla fu “Tv della libertà”. Nicola Fortugno e Diletta Grella sono referenti dei Promotori della Libertà. Luca Moschini era vice di Brambilla in Confcommercio-giovani e responsabile regionale degli stessi Promotori.

Il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla (FOTO ANSA)

La provenienza di alcuni suoi collaboratori dalla “Tv della libertà”è oggetto d’indagine della Corte dei Conti Tutti, alla data di pubblicazione lavoravano per il ministero a vario titolo. Dati veri, verificati e documentati. E infatti l’Avvocatura dello Stato non contesta i fatti. Se la prende piuttosto con le singole parole dell’articolo, “capzioso” e “tutto orientato a gettare discredito in modo del tutto generico e gratuito sulla valenza e sulla concreta utilità e operati-

vità della Struttura”. Nelle 37 pagine dell’atto si denunciano quindi l’uso di frasi come “imbarcati al Turismo”, “approdati al ministero” riferito ai collaboratori della Brambilla, come evidenza di una azione in malafede del cronista. Si contesta l’uso del termine “posto pubblico” come sottinteso di “posto fisso”. Si bolla come insinuante l’uso tra virgolette della parola “esperto”, riferito ai consulenti del ministro, perché le predette virgolette sminuirebbero il significato stesso del termine. SI FA CIOÈ continua interpretazione delle intenzioni degli autori, “chiarissime” agli occhi degli estensori del documento. Si accusa poi di non avere (deliberatamente) elencato per intero le attività della Struttura quando la stessa pagina sul sito del governo ne elenca (deliberatamente?) quattro in tut-

to. Si spendono invece molte parole per difendere ogni singolo personaggio chiamato in causa nell’articolo. Come il giornalista Arturo Diaconale, di cui si racconta nel dettaglio la storia professionale. Peccato che il suo nome non compaia mai (e nemmeno sia sottinteso) nell’articolo. Al contrario, e questo era motivo di interesse principale, non si dà peso al fatto che la squadra di collaboratori scelta dal ministro venga in massima parte dalla Televisione della Libertà, fondata da Brambilla, rilevata da Forza Italia e immediatamente chiusa perché affogata da 14,5 milioni di debiti. Un’esperienza che per qualsiasi azienda è sinonimo di fallimento. Ma ciò che vale per il privato non vale necessariamente per il ministro Brambilla, che porta tutti con sé al ministero. Allo stesso modo non si dà rilevanza al fatto che i due referenti dei Promotori della libertà lavorino contemporaneamente al rilancio dell’immagine del Paese. E che almeno uno dei due, Nicola Fortugno, mentre compariva in rete come contatto per le iniziative movimentiste della stessa Brambilla, fosse sotto contratto sia con il ministero che con una sua controllata: Promuovitalia Spa. Anzi, quando se ne dà conto è solo per suggerire che l’articolo insinui abusi di potere compiuti dal ministro. Qui la Brambilla sbaglia decisamente polpaccio, ma evita di farlo sapere. Se c’è qualcuno a cui fare appello, infatti, questo è la Corte dei Conti, che dopo la

pubblicazione dell’articolo decise di aprire un’istruttoria per verificare se i contratti fossero una copertura di attività di partito. Si dà al contrario molto peso a un errore (peraltro già rettificato) nel testo: un viaggio a Shanghai del ministro insieme ai collaboratori Moschini e Colombo che non è mai avvenuto. Si dimentica di dire tuttavia che l’er-

rore deriva dalla lettura delle cronache dell’Ente del turismo (Enit) che sul suo sito faceva ampio e dettagliato resoconto del viaggio e persino della platea che aveva accolto Brambilla e accompagnatori. Non risulta a oggi che il ministro abbia querelato l’Enit per l’errore, e nemmeno che abbia consigliato di cancellare la pagina, ancora oggi disponibile in Rete.

PRIVILEGI Verona e il sindaco smemorato il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi, ha annunIdeiericiato querela al Fatto quotidiano per un articolo sulla casta politici che vanno gratis allo stadio. In questo caso al Bentegodi di Verona, dove giocano il Chievo (serie A) e l’Hellas (serie B). Tosi contesta la notizia che abbiamo ripreso dal Corriere del Veneto del 5 agosto. Cioè che nella prima bozza di convenzione tra squadre e Comune, proprietario dello stadio, c’è scritto testualmente: “Sono riservati al Comune di Verona 32 posti della Tribuna Autorità, 50 poltroncine, 20 tessere di servizio, la disponibilità di 10 distinti superiori e 40 curve, che avranno le stesse facoltà, prerogative e diritti degli altri abbonati”. Valore commerciale dei biglietti omaggio: 39mila euro per il Chievo, 25mila per l’Hellas. La bozza è di fine luglio ed è arrivata dall’amministrazione di Tosi. Quando il presidente del Chievo, Campedelli, l’ha letta ha protestato con forza: “Riservatemi l’opzione di concedere i biglietti gratis”. A quel punto sulla stampa locale è montata la polemica sulla casta gratis allo stadio e il Comune, come per ripicca, ha varato una nuova delibera in cui rinuncia alle tessere ma aumenta il canone. Campedelli si è opposto nuovamente e l’accordo ancora non è stato firmato. Noi abbiamo ricordato solo la genesi della querelle. Che poi Tosi dica che “è vero l’esatto contrario” accusandoci di scarsa professionalità questo è da dimostrare. fd’e La prima bozza porta le firme della sua giunta.

Quando i ministri chiedevano i biglietti omaggio a Moggi NELLE INTERCETTAZIONI DI CALCIOPOLI LE RICHIESTE DI POLITICI E VIP ALL’EX DG JUVE PER ENTRARE GRATIS ALLO STADIO di Fabrizio d’Esposito

iciassette minuti e due seDghissima, condi. Una telefonata luna tratti estenuante che è agli atti di Calciopoli. A parlare è il principale protagonista dello scandalo Luciano Moggi, direttore generale della Juventus di Torino. Siamo all’inizio degli anni duemila. Nel sistema Moggi, la gestione in prima persona dei biglietti omaggio è di vitale importanza per curare le relazioni con le varie caste, dai politici ai finanzieri, che chiedono di andare gratis allo stadio. Ed è per questo che il dg bianconero rimane attaccato al cellulare per quasi venti minuti a trattare e a dare direttive a una povera impiegata della società, “Lella”. Non senza perdere la pazienza in qualche occasione. Una telefonata da riascoltare oggi che il tema dei cosiddetti vip a scrocco allo stadio è di grande attualità, dopo le polemiche tra la Lazio e il Coni di

Gianni Petrucci che ha reclamato il privilegio di 1.311 tagliandi gratis a partita. Moggi sa che il potere va coccolato e accontentato in ogni richiesta, ovviamente in base al rango. Il telefono squilla, dunque, l’uomo simbolo della Triade juventina risponde e “Lella” chiede al “signor Moggi se ha un po’ di tempo”. La questione non è semplice: ci sono da sistemare 540 biglietti omaggio più altri 308 rimasti invenduti. Moggi chiede di che settore sono, la donna indugia un pò troppo, “la maggior parte sono...” e il dg si altera: “Non mi dite la maggior parte che mi incazzo, voglio i numeri”. ELENCATI settori e posti disponibili si passa alla distribuzione alle caste. Dice “Lella”: “Giletti (ossia Massimo, il presentatore tv, ndr) ne chiede 4 a pagamento”. Moggi: “Ma sono per lui?”. L’impiegata, ridendo: “Non penso, lui normalmente li chiede omaggio”. Poi è il tur-

no di marescialli ed agenti e Moggi si premura di dire che consegnerà personalmente le buste. Infine entra in scena l’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu. Già democristiano di sinistra (con Zaccagnini), poi forzista, oggi Pisanu è un berlusconiano dissidente che dialoga con Walter Veltroni (entrambi hanno chiesto un governo di decantazione) e guarda con trepidazione al “nuovo” del

Terzo Polo. Moggi intima: “Le tribune centrali mi servono per il ministro Pisanu. Facciamo due poltroncine laterali e cinque poltroncine centrali”. La donna timorosa risponde: “Non ci sono”. Moggi si spazientisce di nuovo: “Ma come mi ha appena detto che il commerciale ne ha mandate 13 indietro non vendute”. “Lella”: “Sono a pagamento”. Il dg: “A Pisanu bisogna dargliele gratis. Dite al commerciale di trasfor-

Luciano Moggi (FOTO LAPRESSE)

Poltroncine centrali per Pisanu, voli e partite con il generale Gdf Speciale e molti nomi noti

marle in omaggio. A Pisanu diamo tre poltroncine blu e quattro centrali omaggio, capito?”. NEGLI ATTI di Calciopoli, i rapporti di amicizia tra il sardo Pisanu e Moggi riguardano anche altro. Ossia la richiesta d’aiuto che l’allora ministro rivolge a Moggi per salvare la Torres di Sassari, che se la passa male in serie C1: “Si tratta di una cosa importante, anche in vista delle elezioni”. L’intreccio tra calcio e istituzioni è vasto. Sempre per rimanere al Viminale. Protagonisti, stavolta, questori e prefetti, altri richiedenti di primissima fila, da trattare coi guanti bianchi. Nel suo sistema, Moggi vantava un fedelissimo nella “squadra scorte calcio” della Digos, l’ispettore capo Dino Paradiso. L’ispettore chiama Moggi e annuncia: “Cavaliere ti ringrazia ma non essendo più questore nessuno più gli rompe le palle per i biglietti”. Come se tra le funzioni dei questori ci fosse quella di di-

stribuire i biglietti omaggio per la strada. Già questore di Roma, il prefetto Nicola Cavaliere è stato vicecapo della Polizia poi numero due dell’Aisi, l’ex Sisde. Il suo nome compare anche nella lista Anemone. Dal Viminale alla Guardia di Finanza. Quando nel giugno del 2007 l’allora viceministro dell’Economia Vincenzo Visco, centrosinistra, spiega ai magistrati romani l’ostilità per il generale Roberto Speciale (condannato per peculato, oggi parlamentare del Pdl) dice: “Ero già abbastanza seccato perché erano state pubblicate le cose di Calciopoli e risultava che c’era una bella fetta di vertice della GdF coinvolta. E in particolare ci stava Speciale che andava in giro con Moggi, sull’aereo di Moggi. Prendeva biglietti per sé il che è praticamente disdicevole per uno che si deve occupare di società, per giunta la Juventus che è una società quotata, e di possibili reati finanziari”. I biglietti gratis, che mania.


Domenica 21 agosto 2011

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In Italia 11 milioni di poveri e in autunno si perderanno 88mila posti di lavoro

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CASTE

rapporti Istat 2010 sulla povertà relativa e assoluta in Italia spiegano che 2 milioni 734mila famiglie vivono in condizione di povertà relativa (l’11% delle famiglie residenti); si tratta di 8 milioni 272mila individui poveri, il 13,8% dell’intera popolazione con stipendio inferiore a 900 euro circa per famiglia di due

LA VERGOGNA DEI RICCHI

In vacanza sugli yacht a Portofino negano la proprietà e si nascondono di Lorenzo Galeazzi inviato a Portofino

sua questa barca?”. “Magari, sono solo un ospite”. “Il proprietario è a bordo?”. “No, non c’è”. “È in paese? Forse possiamo chiamarlo”. “No, non è qui. Ora, se non le dispiace, la saluto”. Dai grandi charter da 50 metri e oltre, fino alle barche più piccole, la regola d’oro di Portofino è il silenzio. L’ex villaggio di pescatori è uno di quei posti che non conosce crisi. E la sua piccola marina, 18 posti barca al massimo, è l’ambita meta di facoltosi vacanzieri e vip da tutto il mondo. Verso sera, al rientro dei mega-yacht, sono tutti sul molo ad ammirare l’attracco dei giganti extra-lusso del mare. Battono rigorosamente bandiera di qualche paradiso fiscale: dalle Isole Duglas alle Cayman. Guardare sì, ma con discrezione perché a Portofino la privacy dei ricchi ospiti è sacra. Nemmeno la Marina è in possesso della lista passeggeri. “Meglio – dice Giancarlo Linari, direttore della società pubblico-privata che gestisce il porto – altrimenti avremmo la banchina invasa dai paparazzi”. Infatti avvicinarsi a queste imbarcazioni è praticamente impossibile. Non appena si muove un passo nella loro direzione, si viene placcati da qualche zelante membro dell’equipaggio che in inglese o in russo consiglia di cambiare aria. Non va meglio con i diportisti italiani. Sebbene non ci sia nessun energumeno in short e scarpe da barca a bloccare la strada, il grado di discrezione è direttamente proporzionale alla lunghezza dello scafo. “Cosa fa, registra?”, chiede minacciosa una signora appollaiata sul pontile a gustarsi delle bol-

“È

licine indicando la piccola telecamera digitale. Quando poi apprende che il cronista è del Fatto Quotidiano scappa sottocoperta urlando che neanche in vacanza si può avere un po’ di pace. Dopo pochi minuti appare il marito che chiede se si tratti proprio di quel giornale. Una volta rassicurato, controlla che la telecamera sia spenta e, senza lasciare neanche il tempo di fare una domanda, dice: “Guardi pago più del 40 per cento di tasse, la barca è mia, batte bandiera italiana e non è intestata a nessuna società di comodo. Ora se ne vada e ci lasci stare”. LA SITUAZIONE migliora un paio di postazioni più in là. “Sono un imprenditore e voto Lega”, si presenta il proprietario del Kapriccio, una delle imbarcazioni più modeste, undici me-

tri o poco più. Dice che la barca, 500mila euro, è intestata a lui: “Un capriccio, appunto”. Secondo il diportista, anche il mondo della nautica turistica è stato pesantemente bastonato dalla crisi. “Vede? – dice indicando gli yacht commerciali – sono sempre di più, mentre fino a qualche anno fa a Portofino c’erano molte più imbarcazioni delle dimensioni della mia. È colpa del carburante che costa troppo”. La pensa così anche il direttore del-

componenti. I poveri assoluti, quelli cioè che non possono acquisire i beni e i servizi necessari a raggiungere uno standard di vita “minimo accettabile” nel contesto di appartenenza nel 2010 erano 1 milione e 156mila le famiglie (il 4,6% delle famiglie residenti) per un totale di 3 milioni e 129mila individui (il 5,2% dell’intera

la Marina. “La crisi ha colpito principalmente le barche inferiori ai 18 metri – spiega Linari – ma anche i grossi charter. Prima erano americani, ora sono russi e indiani. La settimana scorsa è sbarcato anche uno yacht cinese di 65 metri”. Ma c’è crisi e crisi. Per ogni diportista che fatica a fare il pieno al proprio “capriccio”, decine di famiglie italiane non riescono ad arrivare a fine mese. E i costi della manovra del governo saranno principalmente sulle loro spalle. “Bisogna cancellare tutte le province e dimezzare il numero degli onorevoli”, è la ricetta di un signore ormeggiato poco distante dal Kapriccio. Bene anche l’idea di un nuovo scudo fiscale perché “è sempre bello quando rientrano i capitali dall’estero”. Ma non parlategli della proposta di ritassare i capitali scudati: “Ingiustamente punitiva verso chi si è fidato”. Anche il suo gioiellino batte bandiera italiana, “siamo gente onesta che paga le tasse e soprattutto paga a caro prezzo il gasolio”, dice. Il punto però non è l’onestà, ma un’autorizzazione che alla perla della Liguria ancora manca: quella di erogare il carburante sif, che alle barche che battono bandiera extracomunitaria costa il 50 per cento in meno. “A parte i grossi

popolazione). E secondo un rapporto Unioncamere in autunno si perderanno altri 88mila posti di lavoro. Quasi 44 mila entrate in più rispetto al 2010 e 47 mila uscite in meno, con un saldo totale che, però, resta ancora negativo, per un calo dell’occupazione dipendente dello 0,7% rispetto allo scorso anno.

La baia di Portofino. A sinistra, turisti passeggiano davanti agli yacht (FOTO LAPRESSE)

yacht per cui Portofino è meta obbligata – spiega Antonio Vantaggiato, comandante della Capitaneria di porto – qui non si vedono tante barche private registrate in paradisi fiscali perché non possono fare gasolio”. Stanno alla rada in attesa che il porto ligure ottenga quel permesso. “Forse dall’anno prossimo”, dice Vantaggiato. E allora se ne vedranno delle belle, ma sarà ancora più difficile avvicinare i riservati e ricchi diportisti.

Non attraccano le barche dei paradisi fiscali perché il porto non può vendere petrolio scontato

Aumentano i voli di lusso all’aeroporto di Olbia IL 3% IN PIÙ DELL’ANNO SCORSO NELLO SCALO SARDO CHE PERMETTE L’ATTERRAGGIO DEI JET PRIVATI di Debora Aru Olbia

e borse crollano, il deLdisoccupazione bito pubblico lievita, la dilaga e la crisi economica non è più alle porte ma ha proprio oltrepassato l’uscio di casa e si è seduta sul tuo divano. Eppure c’è un mondo magico in cui tutto questo non accade: è il mondo del lusso. Parlano chiaro i dati forniti da Francesco Cossu, direttore del terminal di aviazione generale “Eccelsa Aviation” che si occupa dell’ae-

di Lidia Ravera

La Chiesa non paga ma bacchetta gli evasori CHI NON HA invidiato, almeno una volta nella vita, i privilegi della Chiesa? A cominciare da quella magnifica compattezza virile: non una donna a insidiare gli scranni dei maschi. La democrazia di genere si limita a qualche posto da Perpetua, suore in carriera non ce ne sono, una Papessa non se la sognano neanche gli eretici. Segue a ruota l’incentivata attitudine a vivere di certezze: dopo l’evaporazione delle ideologie, in un momento in cui anche le idee sono contate (e confuse), la Fede è un antidepressivo da non sottovalutare. Non un dubbio, non una delusione. Terzo vantaggioso mistero della Santa Casta, l’iniquità fiscale: per quante case, scuole, banche e chiese possiedano, per quanti palazzi affittino, per quanti ospedali gestiscano, non cacciano un euro di tasse sui loro guadagni. A perfezionare il tutto: una licenza davvero speciale, consente agli “esentati” di rivolgersi agli “evasori”, per predicare bene pur razzolando male. Come insegna Bagnasco Angelo, Cardinale.

roporto privato di Olbia, l’unico in Sardegna che accoglie questo tipo di voli. “Rispetto all’anno scorso – dice il direttore – il traffico del mese di luglio è aumentato del 3%, anche agosto è avanti e ancora non è finito”. Dei circa 14mila arrivi l’anno, per un totale di 30-35mila passeggeri, il 20% è composto da italiani. Il resto sono soprattutto russi, arabi, mediorientali e anche americani. Ovviamente la maggior parte dei passeggeri di lusso viaggia d’estate: circa il 75% dei voli avviene infatti fra giugno e settembre, tenendo in ostaggio le piste dell’aeroporto. Mentre gli stranieri non temono di ostentare i loro averi, l’ultima tendenza rilevata da Cossu sugli italiani è quella di evitare di

ostentare la propria condizione economica. Chi può permettersi i lussi come quelli di un aereo privato preferisce mantenere un basso profilo, forse anche per non destare sospetti sulla Guardia di Finanza. IL PROFILO DEL passeggero che transita per la Costa Smeralda è molto elevato e non è sensibile alla crisi, visto che l’assistenza di un velivolo privato all’aeroporto di Olbia può arrivare fino a 15mila euro al giorno. Un prezzo che varia in base ai servizi che il facoltoso viaggiatore richiede. Per rendere più confortevoli i viaggi è possibile avere il catering in volo che ha i costi di un qualsiasi ristorante di lusso. E metti caso che il passeggero preferisca trovare ad attenderlo al suo ar-

rivo un’Aston Martin o una Rolls Royce i costi lievitano ulteriormente, altri 1300 euro al giorno. Ed è chiaro che la fila ai nastri per i bagagli non esiste: un addetto si occuperà di scaricarli dalla stiva per caricarli nel cofano dell’auto. A volte – racconta racconta Cossu – capita che atterrino

Il “parcheggio” e i servizi costano 15mila euro al giorno Per una Rolls Royce altri 1300

dei Boeing 747 (aerei lunghi 70 metri che possono contenere fino a 520 persone) con un solo passeggero a bordo. “Gli aerei dell’aviazione generale – spiega ancora Cossu – sono i più grossi, sembrano come degli appartamenti volanti. Alcuni sono lunghi 160 metri, un campo e mezzo di calcio. Dentro ci sono i bagni, le camere da letto, la living room”. Aneddoti particolari per questi passeggeri di lusso? “Un russo – conclude Cossu – ogni anno si porta via 300 o 400 kg di gelato, mente un altro passeggero prima di partire carica sul suo jet privato un paio di tonnellate di angurie”. CHI SBARCA da uno di quegli aerei può farlo senza neppure preoccuparsi di rovinare la messa in piega fresca, fatta magari durante il volo dalla parrucchiera personale, perché su richiesta l’appartamento volante, quando arriva a Olbia, si ferma sotto una tettoia che protegge dal sole e dalla pioggia. E metti caso che stai arrivando da Dubai, come fai a sapere che ore sono a Olbia? Niente di più facile: uno dei cinque orologi appesi alla parete della reception te lo può dire. Ovviamente sono dei Rolex.

Il terminal dei voli privati nell’aeroporto sardo di Olbia, affollatissimo in estate (FOTO PER CONCESSIONE COSSU)


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Tasse locali, in quindici anni sono aumentate del 138%

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HABEMUS MEETING

na crescita addirittura a tre cifre: tra il 1995 e il 2010 la tassazione a livello locale è aumentata del 137,9 per cento. In termini assoluti, le entrate fiscali di Comuni, Province e Regioni sono passate da 40,58 miliardi a 96,55 miliardi di euro. Sono questi i principali risultati emersi da una elaborazione realizzata dalla Cgia di Mestre.

Secondo La Cgia, inoltre, lo Stato centrale ha incrementato le entrate “solo” del 6,8 per cento. Se nel 1995 il gettito era di 326,69 miliardi, nel 2010 ha raggiunto i 348,92 miliardi di euro, mentre il Pil, sempre in questi ultimi 15 anni, è cresciuto del 19,1 per cento. “L'aumento della tassazione locale - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - è il risultato del forte decentramento fiscale.

L’introduzione dell’Ici, dell’Irap e delle addizionali Irpef hanno fatto impennare il gettito delle tasse locali che è servito a coprire le nuove funzioni e competenze che sono state trasferite alle Autonomie locali. Negli ultimi 20 anni Regioni e Comuni sono diventate responsabili della gestione di Sanità, sociale e il trasporto pubblico locale, senza aver ricevuto un aumento dei trasferimenti”.

LA PERCENTUALE DI PIL SPESA PER IL WELFARE

1.4%

2.5%

2.8%

3.7%

ITALIA

FRANCIA

GERMANIA

DANIMARCA

IL GOVERNO “AMMAZZA” FAMIGLIE Ai ciellini offre solo promesse di Stefano Feltri

e indiscrezioni arrivano al momento più opportuno, giusto in tempo per non presentarsi davanti al popolo di Comunione e Liberazione a mani vuote: il governo vuole rivedere il cosiddetto bonus di solidarietà, il prelievo fiscale sui redditi sopra ai 90mila euro, in modo da ridurlo quando quel reddito deve mantenere un’intera famiglia e non soltanto un single benestante. “Aiuti alle famiglie”, titolava ieri a tutta pagina Il Giornale che, poi, dava i dettagli: “Chi ha più figli paga meno. È un’apertura all’Udc”. Solo promesse per ora, ma qualcosa bisognava pur fare per affrontare i ciellini senza troppi

L

Le associazioni cattoliche vogliono la patrimoniale per aiutare chi ha molti figli

imbarazzi: l’appuntamento conclusivo dell’annuale meeting di Rimini che si apre oggi è proprio con il ministro Giulio Tremonti, sabato prossimo. Certo, siamo solo ai buoni propositi, non è ancora tempo di emendamenti alla manovra 2011-2014 da 55 miliardi che

arriva in Senato questa settimana. Ma almeno, spera il governo, così si prova a far dimenticare tutto il resto. Per esempio che il Forum delle famiglie, associazione di associazioni in buona parte cattoliche, chiedeva addirittura l’introduzione di un’imposta pa-

FELTRI SI CONVERTE

Don Vittorio cerca l’indulgenza fiscale

S

ul “Giornale” di famiglia le sorprese non finiscono mai. L’ultima riguarda la difesa dei privilegi fiscali della Chiesa a firma di Vittorio Feltri, ateo dichiarato e fustigatore dei vescovi col metodo Boffo nell’agosto del 2009, quando fece pure saltare la pace tra il premier indebolito dagli scandali sessuali e il cardinale Bertone. Ieri Feltri si è prodotto in un editoriale intitolato “Ma quali privilegi, la Chiesa paga le imposte”. E giù una valanga di esempi per dimostrare come la Chiesa sostituisca lo Stato in una serie di servizi. Insomma, la fatidica sussidiarietà. Non a caso il cavallo di battaglia di Comunione e Liberazione, che proprio oggi apre il suo Meeting di Rimini. Dove, tra l’altro, c’è il tradizionale duello tra gli strilloni di “Giornale” e “Libero”. Rimini e le copie valgono bene una messa.

trimoniale per finanziare il sempre promesso e mai attuato quoziente familiare (premi fiscali alle famiglie numerose). Invece niente. PER PREVENIRE ulteriori malumori, durante la riduzione della manovra Berlusconi Tremonti aveva trovato un compromesso per non irritare ciellini e associazioni che chiedono un fisco a misura di famiglia: si tagliano le agevolazioni fiscali (che valgono 160 miliardi) ma quelle per i familiari a carico e per il mantenimento dei figli (12,4 miliardi di euro all’anno) non si modificano, inserite nell’elenco dei bonus intoccabili. Poi Tremonti si accorge di aver sbagliato a scrivere la manovra, stende la seconda versione e addio fasce protette: tutto è tagliabile, e dal 2012, anziché dal 2013. Se entro fine anno il Parlamento non approva la riforma del fisco, scattano i tagli del 5 per cento nel 2012 e del 20 dal 2013. Gli aiuti fiscali alle famiglie, insomma, sono trattati allo stesso modo di quelli per le ristrutturazioni edilizie. C’è poi un caso simbolo di come le esigenze dei conti pubblici abbiano travolto ogni promessa elettorale del centrodestra. Nel 2005 l’allora governo Berlusconi concede 1.000 eu-

Il Family day a Roma, nel maggio del 2007 (FOTO ANSA)

ro ai bebè di famiglie con un reddito “complessivo” di 90mila euro. Nel testo del Tesoro è ambiguo il significato di “complessivo”, migliaia di famiglie fuori dai parametri chiedono e ottengono il bonus. Risultato: nel 2011 si vedono chiedere indietro dall’erario i 1.000 euro per il bebé più altri 3.000 tra interessi e sanzioni, con denuncia d’ufficio alla magistratura per aver autocertificato il falso. “SU QUESTO scandalo il Parlamento ha fatto la sua parte – dice Pier Paolo Baretta, deputato Pd che ha seguito la vicenda – ai primi d’agosto le commissioni bilancio e cultura all’unanimità hanno chiesto che il governo si limiti a riscuotere il capitale, senza pretendere anche interessi e sanzioni. Ma non ci risulta che il governo abbia proceduto in alcun modo”. Di questi tempi difficilmente il Tesoro

può rinunciare a cuor leggero a diverse centinaia di migliaia di euro. Tutte le richieste che arrivano anche dal centrodestra – ultima Letizia Moratti, in una lista di richieste sul Corriere della Sera del 17 agosto – sono cadute nel vuoto. Economisti e associazioni, per esempio, chiedevano una redistribuzione alle famiglie dei soldi risparmiati dallo Stato con l’innalzamento a 65 anni delle pensioni di vecchiaia nel settore pubblico. Secondo il sito ingenere.it, la misura vale 3,4 miliardi tra il 2012 e il 2019. Soldi con cui si poteva, per esempio, garantire assistenza a domicilio a 45mila anziani o disabili con problemi di media gravità. Invece i soldi sono finiti a palazzo Chigi in un “Fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale” e se ne sono perse le tracce. Fondo che, nella manovra di luglio, è stato tagliato.

Noi paghiamo, la Chiesa colleziona privilegi Migliaia di proteste: è rivolta su Facebook di Salvatore Cannavò

manovra? La paghi anche il LciatoaVaticano. E’ il messaggio landa un gruppo nato su Facebook che in poche ore ha raggiunto oltre 56 mila aderenti in un crescendo impossibile da conteggiare. Il gruppo è stato fondato da un 43enne di Parma, Alessandro, che lavora nel campo dell’informatica e che con un gruppo di amici sparsi in tutta Italia si è dato un obiettivo semplice e ambizioso allo stesso tempo: “Far pagare la manovra finanziaria anche al Vaticano, visti i miliardi di euro che noi italiani gli versiamo da tanto tempo”. A partire dall'8 per mille e le esenzioni fiscali sui Ici e Ires. “Con questa manovra – aggiunge il promotore del gruppo - pa-

gano tutti, tagliano ai dipendenti pubblici, ai comuni, il sociale e loro nulla...Ora basta! Facciamo vedere che non ne possiamo più di essere sudditi del Vaticano e di politici sempre genuflessi”. Le proposte sono concrete e si basano sull’osservazione dei privilegi: l'esenzione dall'Ici su un patrimonio immobiliare che alcune stime calcolano in 115 mila edifici; gli sgravi del 50 per cento sull'Ires per gli enti il cui fine è equiparato ad assistenza e istruzione; gli introiti dell'8 per mille; l'esenzione Irpef per i dipendenti vaticani. A FAR SCATTARE la protesta le stesse parole del capo dei vescovi italiani, cardinal Angelo Bagnasco, che proprio l’altro ieri aveva puntato il dito contro

l’evasione fiscale: “Tutti paghino le tasse”, aveva dichiarato, “perché è un dovere di tutti”. Su Facebook è stato preso sul serio. E come spesso avviene “la rete” si è sbizzarrita in commenti più o meno salaci ma anche in proposte e informazioni originali. C’è chi ha “postato” il servizio di Report “L’impero finanziario vaticano” e chi propone di andare oltre puntando “alla raccolta di firme per indire un referendum abrogativo della legge istitutiva dell'8 per mille” ma anche “procedere con la raccolta di firme per una legge costituzionale di iniziativa popolare per la modifica del Concordato”. C’è chi consiglia al Vaticano di fare “un pò di carità....”, chi cita il Vangelo secondo Matteo: “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco en-

tri nel regno dei cieli". Chi, ancora, sostiene che “il mio Gesù sarebbe un indignato”. Si propone di manifestare in tanti, magari il 20 settembre anniversario della breccia di Porta Pia. POI SI commentano in diretta le prese di posizione di Rosi Bindi e di Pierferdinarndo Casini: “L’esenzione della Chiesa non si tocca”. “Dopo questa bella uscita della Bindi, prevedibile l'emorragia di voti che si abbatterà sul Pd… - recita un post - e pensare che manco mi dispiaceva, peccato sia e resti una vecchia democristiana…” Si ricorda il privilegio degli insegnanti di religione, “segnalati direttamente dalla curia, non assunti tramite concorso, pagati dallo Stato e unici beneficiari degli scatti di anzianità”. Oppu-

La vetrina di un negozio di articoli religiosi (FOTO ANSA)

re viene fatto sapere che “il trattamento economico più lauto dello Stato è riservato al cosiddetto Ordinario Militare. E’ l’arcivescovo capo dei cappellani militari, che indossa i gradi, percepisce lo stipendio e matura la pensione di generale di corpo d’armata. Beneficiario di questo trattamento è il cardinale Angelo Bagnasco". Non mancano le risorse che potrebbero essere reperite: “Più di 1 miliardo di euro all'anno dall’8 per mille, 500 milioni dall’esen-

zione Ici, 245 milioni spesi nel 2011 per le scuole private più le sovvenzioni regionali e comunali (“solo in Lombardia 45 milioni attraverso i "buoni scuola"), 14 milioni di contributi per la stampa cattolica, 30 milioni nel 2009 dati per il restauro di beni immobili considerati "beni culturali", 76 milioni di euro per i cappellani militari, quelli delle carceri e degli ospedali...”e la lista potrebbe continuare...è una vergogna indegna di un Paese civile e laico”.


Domenica 21 agosto 2011

L’undicesimo comandamento: parla chi paga di Giorgio Meletti

anno scorso il copione fu il solito: parata di politici, imprenditori e manager a caccia di un titolo di giornale con qualche frase storica e soprattutto del caldo applauso dei giovani di Comunione e Liberazione. Il presidente delle Assicurazioni Generali Cesare Geronzi si lasciò trasportare dall'ottimismo: “L'impegno del governo è valso a evitare impatti straordinari della crisi finanziaria globale”. Parole al vento. L’impegno del governo Berlusconi non è riuscito neppure a salvarlo dalla defenestrazione dalle Generali. Il numero uno della Fiat, Sergio Marchionne, si mostrò ancora più fiducioso, dichiarando chiusa la fase “della lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai”.

L’

IN DODICI MESI è cambiato tutto. Oggi pomeriggio il Meeting di Rimini sarà inaugurato con una certa solennità dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cui discorso sui giovani e l'Europa è preannunciato come importante e “denso”. Accanto a lui prenderanno la parola un esponente del Pdl di provenienza ciellina, Maurizio Lupi, e uno del Pd, Enrico Letta. Una perfetta trinità: i vertici di Cl chiedono la benedizione del loro appuntamento annuale al presidente ex comunista che Silvio Berlusconi ha da tempo individuato come il più insidioso contraltare al suo potere declinante; e gli affiancano due politici, sì cattolicissimi, ma simmetricamente provenienti da maggioranza e opposizione. La simbologia inaugurale si riverbera su tutto il programma fino a sabato 27 agosto. La parola d’ordine è trasversalità. Si dialoga con tutti. Non ci sarà Berlusconi, in passato protagonista di toccanti incontri con i giovani di Cl, ma anche lo storico leader

L

HABEMUS MEETING

a regola è ferrea, e basta scorrere il programma del Meeting di Rimini per avere la conferma. A tutte le aziende che contribuiscono al successo dell’iniziativa con finanziamenti, pubblicità o propri stand, l’organizzazione garantisce la passerella per un top manager davanti al popolo di Cl. Ecco un elenco dei principali sponsor (tra parentesi i nomi

dei relativi manager invitati a parlare): Enel (Fulvio Conti, amministratore delegato), Finmeccanica (Giuseppe Rossi, amministratore delegato), Intesa Sanpaolo (Corrado Passera, amministratore delegato), Wind (Luigi Gubitosi, ex amministratore delegato), A2A (Giuliano Zuccoli, presidente), Autostrade per l’Italia (Fabio Cerchiai, presidente), Coop (Vincenzo

Tassinari, presidente), Eni (Giuseppe Recchi, presidente), Fiat (John Elkann, presidente), Ferrovie dello Stato (Mauro Moretti, amministratore delegato), Grana Padano (Stefano Berni, direttore generale), Sisal (Giovanni Maggi, direttore relazioni istituzionali), Invitalia (Domenico Arcuri, amministratore delegato), Illycaffè (Andrea Illy, presidente).

SANTA POLITICA AL MEETING DI RIMINI CL BENEDICE CON NAPOLITANO LA SVOLTA TRASVERSALE PER IL DOPO BERLUSCONI ni ciellini sull'imperdibile tema “Il lavoro come bene comune”.

Illustrazione di Marilena Nardi

del movimento, il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, che scalda i motori per il dopo B., si farà vedere solo come moderatore di un dibattito marginale. I ciellini si sentono sempre più forti. Puntano al milione di presenze tra gli stand di Rimini, dove mettono in campo un esercito di quattromila volontari. Se fossero un partito sarebbero il più forte “partito di massa” italiano. Una ragione di più per muoversi in modo assai felpato. Guai a dare l'idea di essere il comitatone

elettorale del Formigoni che verrà, dunque. E PER CARITÀ, nessun nemico. Con l'arcivescovo “amico” Angelo Scola hanno appena espugnato la diocesi di Milano dopo decenni di ininterrotto potere del cattolicesimo democratico “montiniano” (da Giovanni Battista Montini, poi Paolo VI, agli ultimi epigoni Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi). E, a sorpresa, quest'anno hanno invitato proprio Tettamanzi. Perché Comunione e Li-

berazione è anche una ramificata rete di potere che si muove nel sistema delle aziende. La Compagnia delle Opere celebra quest'anno il suo venticinquesimo anniversario con 34 mila imprese associate. La crisi economica fa male a tutti, e a queste imprese qualcuno deve pur pensare. Regolati i conti con la Lega Nord, a cui i ciellini proprio in Lombardia da tempo non fanno più vedere la palla, c’è la novità di Giuliano Pisapia al comune di Milano, dove si è dolorosamente (per Cl) chiuso un ventennio di giun-

te di centro-destra influenzate dagli allievi di don Giussani. NESSUN NEMICO, dunque. Trasversalismo prima di tutto, passando per la sordina alla politica e per l'esaltazione della “società civile”, che è poi il campo di gioco preferito di Cl. É su quel terreno che la Compagnia delle Opere coltiva da tempo la trasversalità con le coop rosse. A Rimini il numero uno della Lega Coop Giuliano Poletti e il presidente Pd della provincia di Roma Nicola Zingaretti intratterranno i giova-

IL CONVEGNO è organizzato con la collaborazione di Obiettivo Lavoro, società di lavoro interinale molto nota, anche se non tutti sanno che è nata dall'alleanza tra Compagnia delle Opere e Coop rosse. Una parentela incarnata dalla figura di Massimo Ferlini, esponente del Pci coinvolto e assolto nell’inchiesta Mani pulite, oggi vice presidente della stessa Compagnia delle Opere. Dldel resto non è un caso che l’incontro inaugurale con Napolitano sia organizzato con la collaborazione dell'Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, parola totem per il pensiero sociale cattolico attorno alla quale Cl raduna un plotone di politici di ogni schieramento. La trasversalità non guarda solo a sinistra. In un programma meno generoso del solito con i politici non mancherà la ribalta del sabato mattina per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, beniamino dei giovani ciellini, nè quella per il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Il mondo di Cl guarda con moderata fiducia, ma acuta curiosità, al vagheggiare dei due attorno a un nuovo soggetto cattolico-moderato per il dopo Berlusconi. In fin dei conti l'idea di Cl resta quella di sempre: la religione e la sussidiarietà stanno meglio se a difenderle c'è la spada della politica.

GUAI GIUDIZIARI Gli affari degli uomini di Cielle

Il voto di povertà è un fiume di soldi di Gianni Barbacetto Milano

uomini di Comunione e liberaGdaginilizione sono spesso coinvolti in ingiudiziarie, fin dai tempi eroici di Mani pulite, per i ruoli che rivestono in molti posti chiave del potere italiano. Sui due fronti: quello politico e quello imprenditoriale. Ma nel novembre prossimo prenderà il via a Milano un processo che potrebbe arrivare al cuore (finanziario) del sistema ciellino: una misteriosa fondazione di Vaduz, Memalfa, e un grappolo di società estere, tra cui tre diverse Candonly, basate a Dublino, a Londra e ad Amsterdam, con conti offshore in diversi Paesi del mondo, fino nel Delaware, Usa. Il processo è a due appartenenti al movimento dei Memores Domini, l’élite di Cl in cui si è tenuti (come tra i “numerari” dell’Opus Dei) a pronunciare i tre voti di povertà, obbedienza e castità: sono Alberto Perego e Alberto Villa, del medesimo gruppo di cui fa parte il più noto dei Memores, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Sono accusati di aver rilasciato “dichiarazioni mendaci” al pm che li stava interrogando come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta “Oil for food”. Ma proprio

questo è il punto: in quell’indagine (sulle tangenti scaturite dalle forniture di petrolio del regime di Saddam) sono emersi fiumi di soldi pagati agli uomini di Cl da aziende come la Cogep petroli della famiglia Catanese e la Nrg Oils di Alberto Olivi. I Catanese sono tra i fondatori della Compagnia delle opere, la “Confindustria” di Cl, e secondo l’accusa hanno versato sui conti delle società Candonly tangenti per 700mila dollari. La Nrg Oils avrebbe pagato invece almeno 262mila dollari. Ma sui conti delle Candonly arrivano, tra il 1995 e il 2001, anche 829mila dollari versati dalla società Alenia (gruppo Finmeccanica). Come “ringraziamento”, secondo l’accusa, per gli appalti vinti in Iraq con l’aiuto degli uomini di Cl (Formigoni era amico del cristiano Tareq Aziz, braccio destro di Saddam). Nel 2003 si aggiungono anche 50mila euro generosamente versati dall'azienda aeronautica Agusta. Chi c’è dietro le società Candonly e la fondazione a loro collegata nel Liechtenstein, la Memalfa? Lo scoprono le indagini (e le rogatorie internazionali) del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo: sono i Memores del gruppo di Formigoni, primo fra tutti Alberto Perego, e il suo amico e collaboratore Marco

Giulio Mazarino De Petro. Nel processo Oil for food, De Petro è già stato condannato in primo grado e poi salvato dalla prescrizione in appello. Ora tocca ad Alberto Perego e a un altro Memores del gruppo, Alberto Villa, spiegare perché, secondo l’accusa, hanno mentito al pm. Perego, detentore di un conto chiamato Paiolo presso la Bsi di Chiasso, ha messo a verbale quattro negazioni. Uno: “Non ho mai avuto rapporti commerciali con la Alenia Marconi Systems spa”. Due: “Non ho alcun conto in Svizzera”. Tre: “La società irlandese Candonly Ltd non è mai stata usata da me per i miei affari”. Quattro: “La Fondazione Memalfa non ha nulla a che vedere con i Memores Domini”. Quattro

A novembre il processo che fa tremare il cuore finanziario di Comunione e Liberazione

“affermazioni mendaci”, secondo la procura di Milano. Alberto Villa, invece, ha mentito, sempre secondo la procura, a proposito di un suo assegno circolare da 10mila euro emesso dalla filiale di Concorezzo di banca Intesa e poi finito nel tesoretto servito per comprare la barca Obelix, usata da Formigoni, De Petro e compagnia. De Petro dovrà tornare davanti al pm Robledo anche per uno stralcio, arrivato a Milano da Roma, dell’inchiesta P3. Dovrà spiegare il mistero degli affari Vienord, in cui è coinvolto insieme a un’altra esponente di Cl, Maurizia Rota, direttore generale della società controllata da Ferrovie Nord Milano. De Petro ha ricevuto 30mila euro, anticipo di una “consulenza” triennale da 450mila euro, dalla società Hgp di Milano, legata a Flavio Carboni e ad Arcangelo Martino (poi arrestati per la P3), che doveva realizzare “Isola Tua ”, un progetto di riqualificazione delle stazioni delle Ferrovie Nord. Un dirigente della Hgp, Massimo Iafisco, ha dichiarato al “Fatto” già nel luglio 2010: “Se vuole sapere la mia opinione da uomo della strada, ritengo che De Petro sia stato inserito perché è vicino al presidente della Regione Lombardia, che è azionista di Ferrovie Nord”.

CAPPATO “Formigoni non può essere il nuovo” Roberto Formigoni che in Aca un’intervista su Libero invola svolta democratica e riformista nel Pdl risponde il Radicale Marco Cappato, già candidato alla presidenza della Regione Lombardia per la lista radicale Bonino-Pannella. “Curioso sentire parlare di pulizia e rinnovamento proprio dal governatore della Lombardia. Lui – spiega Cappato al Fatto Quotidiano – l’uomo di Comunione e Lottizzazione che fa finta di dimenticare quei mille moduli manomessi che gli hanno assicurato un mandato ventennale”. La visibilità mediatica di cui gode Formigoni, secondo l’esponente radicale, è un ottimo veicolo per promuovere la sua immagine di faccia pulita del “peggio dell’illegalità democratica”. Parla della galassia dei poteri delle nomine ai vertici della sanità, dei mega interessi che ruotano attorno all’Expo, dell’assegnazione di appalti e consigli di amministrazione. Dopo l’azzoppamento politico di Giulio Tremonti, causa inchieste sul suo braccio destro Marco Milanese, Roberto Formigoni sarebbe quindi pronto per l’investitura a leader di un nuovo governo di unità nazionale. “Un pericolo che questo Paese non può permettersi di correre”, avverte Cappato che accusa anche l’opposizione. “Perché Bersani tace? Forse perché nell’universo di Cl ruotano anche interessi dell’area del centro-sinistra come ad esempio le Coop rosse”. Elisabetta Reguitti


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Domenica 21 agosto 2011

GIOCHI DI POTERE

DRAGHI BRUCIA TREMONTI Accordo di Ferragosto tra B. e il futuro leader della Bce, con la regia di Napolitano: Saccomanni a Banca d’Italia

di Sara Nicoli

indiscrezione girava da giorni, ma solo ieri ha trovato consistenza nelle parole di alcuni uomini tra i più vicini al Cavaliere: Fabrizio Saccomanni sarebbe a un passo dalla nomina a nuovo governatore della Banca d’Italia. Silvio Berlusconi, ad Arcore, avrebbe concluso l’accordo prima con il governatore uscente Mario Draghi, poi anche con il capo dello Stato Giorgio Napolitano (sempre via Gianni Letta) e persino con il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, in questi giorni molto “gettonato” negli ambienti pidiellini per le modifiche alla manovra. Il via libera di Casini su Saccomanni sarebbe arrivato dopo l’apertura del Pdl verso una modifica dell’eurotassa con l’introduzione del quoziente familiare. Insomma, la partita su Bankitalia pare conclusa con una

L’

nuova sconfitta del ministro del Tesoro Giulio Tremonti che, com’è noto, spingeva sul nome del suo stretto collaboratore Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro. NEI GIORNI CALDI del varo della manovra, il ministro dell’Economia aveva messo sul tavolo assieme alla ennesima minaccia di dimissioni proprio la nomina di Grilli a via Nazionale. Ma poi la lettera della Banca centrale europea firmata da Jean-Claude Trichet con i diktat sulla manovra (in cambio dell’impegno della Bce ad acquistare debito italiano) ha dato al Cavaliere la possibilità di resistere alle pressioni tremontiane imponendo una nuova pausa di riflessione. Quindi, la svolta, a cavallo di ferragosto, durante uno dei colloqui tra Draghi e Berlusconi, in cui il prossimo presidente della Bce aveva chiesto che sull’avvicendamento ai vertici della banIl ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il futuro numero uno della Bce Mario Draghi. In basso Fabrizio Saccomanni (FOTO ANSA)

LIBERISTA FUORI TEMPO MASSIMO

Le confessioni di Ostellino

M

assima solidarietà ai redattori del Corriere che hanno dovuto impaginare un altro pezzo (o meglio, un’altra versione del solito pezzo) di Piero Ostellino. Nascosto a pagina 52, il pezzullo del guru della destra che ancora spera nella rivoluzione liberale di B. si annuncia promettente. Il titolo parla di “intellettuali colpevoli” e già uno si immagina la confessione di Ostellino: mi sono illuso per 20 anni che Berlusconi fosse un campione della libera impresa anzi che, semplicemente, delle sue imprese. E invece no: Ostellino dice che dalla crisi escono con le ossa rotte i teorici dello Stato forte (strano, anche il Corriere parla dei tentativi di trasformare l’Ue in un superstato che condivide la politica fiscale) e se la prende perfino col Pci. La vera ragione? “Argomentare”, se così si può dire, che non si può ritassare chi ha usato lo scudo fiscale. Lo avrà letto nei libri di von Hayek.

ca centrale italiana non ci fossero tentennamenti e che si agisse “nel segno della continuità”, anche per dare un segno di stabilità ai mercati circa la solidità del cuore del sistema creditizio italiano. Insomma, meglio Saccomanni di Grilli. E subito. Una nomina che, a quanto ne fanno sapere gli uomini più vicini al Cavaliere, avrebbe trovato il favore, oltre che di Casini, anche delle altre forze d’opposizione. Almeno su quel fronte, il Cavaliere non avrà ripercussioni esterne. Tanto che avrebbe detto ai suoi di voler accelerare al più presto il passaggio di consegne, anche prima che Draghi raggiunga Bruxelles la prossima fine d’ottobre. Il problema, casomai, è Tremonti. Per inquadrare in quali acque agitate navighi oggi la maggioranza, basta questa frase che il Cavaliere si sarebbe lasciato sfuggire, come sfogo, con uomini vicini al segretario del Pdl Angelino Alfano, parlando con preoccupazione dell’azione sempre più intestina dei

frondisti: “Sono riuscito a chiudere con Draghi, Napolitano e Casini su Saccomanni, ma Tremonti non mi ha perdonato; però io sono sereno, lui è azzoppato per il caso Milanese, non riuscirà a salvarsi”. E ancora “Sta fomentando Bossi contro di me, vuole vendicarsi…”. È stato in occasione di questo colloquio confidenziale che sarebbe emerso l’accordo di Tremonti con i leghisti Umberto Bossi e Roberto Calderoli il

giorno del festeggiamento del compleanno del ministro del Tesoro sulle montagne del Cadore; il ministro dell’Economia appoggerà alcuni cambiamenti alla manovra che riguarderanno modifiche ai tagli previsti per gli enti locali, in particolare i comuni, in modo che la Lega possa poi intestarseli in senso elettorale. La proposta di modifica scaturirà durante il vertice di lunedì della Lega a via Bellerio, ma su un’altra cosa la questione rimane fer-

I leghisti preparano un nuovo assalto alla manovra per favorire i Comuni del nord

ma: le pensioni non si toccano. E Tremonti, a quanto sembra, non muoverà un dito per ammorbidire i vertici del Carroccio. BERLUSCONI ha anche un altro timore, piuttosto fondato. Che la Lega, per metterlo all’angolo, se ne esca con la parola funesta: patrimoniale subito. Ecco perché ieri, in pieno, bollente, fine settimana di silenzio agostano, un allarmatissimo Fabrizio Cicchitto ha lanciato un accorato appello al Carroccio: “L’eventuale diminuzione dei tagli sugli enti locali – ecco le parole del capogruppo Pdl alla Camera – deve essere per forza accompagnata e bilanciata da un intervento strutturale sulle pensioni, riequilibrando così tutta la manovra”. Berlusconi si sta convincendo sempre di più che la fiducia, alla Camera, sarà un passo inevitabile. Soprattutto se lunedì Alfano non riuscirà a ottenere la capitolazione dei frondisti. Che di mollare pare proprio non ne vogliono sapere.

L’ultimo dei tremontiani: Varazzani millepoltrone I RECORD DEL MANAGER DI FIDUCIA DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA: CINQUE INCARICHI PUBBLICI CONTEMPORANEAMENTE di Vittorio Malagutti Milano

un uomo solo al comando. Si Canni,èchiama Massimo Varazzani, 60 da Parma, avvocato. Lo manda il ministro Giulio Tremonti. Dev’essere un fenomeno, il Varazzani. Mica facile da trovare un altro manager che riesce a sfoggiare nel curriculum ben cinque incarichi di vertice. E tutti insieme, cioè contemporaneamente. Incarichi pubblici, di nomina politica, quindi. Gli ultimi tre risalgono a pochi giorni fa, quando Tremonti ha deciso di fare piazza pulita al vertice delle società controllate dal Tesoro coinvolte nelle indagini sul suo collaboratore Marco Milanese. Per un fedelissimo del ministro che esce di scena travolto dagli scandali, ecco un altro tremontiano di ferro che guadagna posizioni. E COSÌ VARAZZANI, appena nominato amministratore delegato di Fintecna, è diventato anche presidente di Sogei e vicepresidente di Enav. Non basta. Perchè l’avvocato

emiliano a ottobre era stato spedito a Roma come commissario straordinario per la gestione del debito dell’amministrazione capitolina. Da Parma invece l’hanno chiamato a dirigere la Stt, la società che controlla una rete di aziende comunali. Questi ultimi due incarichi basterebbero da soli a far perdere il sonno al più navigato dei manager. Roma rischia di sprofondare in una voragine finanziaria. E a Parma, nel loro piccolo, non si possono lamentare: debiti per Massimo Varazzani (FOTO EMBLEMA)

centinaia di milioni anche lì. Varazzani, però, a quanto pare, non è il tipo che si spaventa facilmente e così ha risposto obbedisco alla richiesta dell’amico Tremonti che lo ha messo al vertice di tre aziende importanti. Fintecna è la holding pubblica a cui fa capo, tra l’altro, un enorme patrimonio immobiliare. Sogei fornisce e gestisce soluzioni informatiche per l’amministrazione finanziaria dello stato. Enav è la società a cui è affidato il controllo del traffico aereo sui cieli italiani. Va da sè che oltre alle poltrone Varazzani cumulerà anche gli stipendi. A Parma guadagna 100 mila euro lordi l’anno. Il compenso per l’incarico romano non è noto ma potrebbe aumentare ad alcune centinaia di migliaia di euro. E altri soldi arriveranno grazie ai tre nuovi incarichi. Possibile? Possibile che un uomo solo sia in grado di giocare contemporaneamente su tutti questi tavoli? Nei mesi scorsi non sono mancate le polemiche sul doppio incarico tra Roma e Parma. Una battaglia condotta in prima fila dai Radicali. Due sentenze del Tar hanno dato ragione ai contesta-

tori, ma il governo ha aggirato l’ostacolo con una norma ad hoc infilata nel decreto milleproroghe. Non è da escludere, però, che dopo l’ultima tornata di nomine il fedelissimo di Tremonti non scelga di rinunciare a qualcosa. POCO MALE, tutto sommato. Varazzani è abituato agli alti e bassi di una carriera ricca di stop e di polemiche. Nel 2009 lo troviamo al vertice della Cassa depositi e prestiti, vero forziere di denaro pubblico forte di centinaia di miliardi da investire. Dura poco. Nella primavera del 2010 neppure Tremonti riesce a difenderlo dalle critiche che arrivano da tutte le parti. Varazzani fa le valigie. Gli era capitata la stessa cosa nel 2002 quando lasciò il comando dell’Enav, dove era arrivato l’anno prima, a causa delle polemiche seguite alle sue dichiarazioni sulla gestione della società. Il governo berlusconiano non può fare altro che accettare le sue dimissioni, ma Varazzani conserva l’incarico di consigliere economico di Tremonti. I due, si racconta negli ambienti finanziari milanesi, si cono-

scono almeno da un quarto di secolo. Nel 1986, dopo alcuni al Credito Italiano e poi in Bankitalia, l’avvocato emiliano approda alla Sige, rampante finanziaria, molto attiva anche in Borsa, controllata dall’Imi, grande istituto di credito a controllo pubblico. Varazzani passa dirigere l’ufficio legale ed è proprio lì che ben presto finisce per incrociare Tremonti. Sige diventa grande cliente del fiscalista destinato a diventare ministro. Da allora i due amici non si sono più persi di vista. Il gruppo Imi si fonde con il San Paolo di Torino e Varazzani resta in banca con gli incarichi più diversi. Fino a quando nel 2001 spicca il salto nella segreteria del ministro. Da lì all’Enav e anche al Secit, gli ispettori del Fisco. Nel luglio 2003 arriva la nomina nel gruppo Ferrovie dello Stato, al comando di Ferservizi. Dura 15 mesi soltanto. Poco più lunga è l’esperienza alla Cassa depositi. Poco male. Per qualche mese Varazzani resta parcheggiato alla Centrale finanziaria di Roma, presieduta da Giancarlo Elia Valori, uomo di estese relazioni e potere. Poi Tremonti chiama. E l’amico risponde.


Quando i l Di non c’è i t rettore opin Ballano i

21 AGOSTO 2011

Ceci n’est pas un éditorial

Miracolo! Gli sanguina il

cuore

anche se non è suo!

Mannelli

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di scuse di Bossi a Brunetta.

“Eeeh, bisogna fare queste scuse qui a Brunetta, qui, per quella cosa lì del nano veneziano che è un po’ uscita, veneziano èèèèè un po’ forte ma quando si devono mettere a posto questi debiti qui è una rottura di coglioni, devi fare la quadra e...Padaniaaaaa. Ma quella Brunetta lì è pure bravo come quei canetti delle signore di Milano che abbaiano un po’ ma se ci dai un cassotto oppure ci stringi i coglioni sono bravi, stanno buoni, stanno con la Lega che noi dopo la polenta dobbiamo fare il federalismo...c’ho un cazzotto potente, oh....metti la mano che ti do un cazzotto... Adrianaaaa.... Adrianaa,,, Padaaaaaaniaaaa.... Paaaadaniaaaa...” Umberto Bossi

pag. 3

Caria

pag. 4-5

Che fenomeno! Chiagne! Fotte! Gronda! E sbarella, scompare,

cazzeggia, minaccia di usare l’arma segreta sganciando una cazzata atomica... Dopo anni passati soltanto a farsi leggi per i propri interessi, adesso Silvio recita la parte di chi ci sta male a dover massacrare l’Italia. È finita. Cade a pezzi. Ma sono pezzi, e cazzi, nostri.


VITA SPERICOLATA

MICIDIALE COCKTAIL DI SOSTANZE: Vasco

mischia semolino e pera cotta

La badante in lacrime: “Mi ha chiesto anche un passato di verdura, ma mi sono rifiutata”. Atti di autolesionismo nelle lunghe notti insonni: ha chiamato i giornalisti. Presto una legge ad personam anche per Vasco: le rockstar potranno andare in pensione a sessant’anni, così ci fanno grazia delle loro paturnie. L’arrogante silenzio di Ligabue

di Alessandro Robecchi Possiamo tirare un grande sospiro di sollievo.

I medici sono stati chiarissimi: “Non c’è nessun timore per la salute di Vasco Rossi, l’abuso di pera cotta non è dannoso, né vietato dalle legge”. Il grande Vasco gode dunque di ottima salute, e nemmeno ci sono all’orizzonte guai giudiziari: “Se il semolino è per uso personale – dicono alla locale stazione dei Carabinieri – nessun problema”. Resta aperta la questione del tempo libero, della noia, delle lunghe ore inoperose, che Vasco riempie frequentando Facebook. Dicono da Palo Alto, in California: “Ogni giorno si scrivono nel mondo sei miliardi di pagine Facebook, e a quanto pare cinque miliardi le scrive lui”. Intanto, per combattere l’insonnia, Vasco telefona a giornalisti e critici musicali nelle ore notturne, raccontando la sua visione del mondo, la sua filosofia, la sua impostazione morale e la sua teoria sull’universo, tutte cose profondissime per cui si potrebbe stare al telefono persino 20-22 secondi. Per tranquillizzare ulteriormente i fans, Vasco ha messo online la lista delle medicine che prende abitualmente: Maalox, Citrosodina, frullato di trippa, dado per brodo vegetale, oltre al suo vizio inguaribile: la pera cotta. Un appello alla politica arriva intanto dai molti fan-club sparsi nel paese: “Va bene mandare gli italiani in pensione più tardi, ma per le rockstar non si potrebbe anticipare? Beccarci altri cinque o sei anni di Vasco su Facebook e sui giornali potrebbe ringiovanire lui, ma far invecchiare tutti gli altri”.

OGNI PAESE HA I MILIARDARI CHE SI MERITA

Warren Buffett sulla crisi:

“Quant’è? Pago io” Warren Buffett non ci sta. Dopo che una ricerca USA ha dimostrato come i ricchi siano più egoisti e insensibili, il miliardario di Omaha ha prima scritto sul New York Times chiedendo di poter pagare più tasse perché “è giusto tassare di più i super ricchi”; poi, solo pochi giorni dopo, si è presentato alla Banca Mondiale chiedendo il conto della crisi: “Quant’è? Offro io”. Gli impiegati, presi alla sprovvista, hanno prima tergiversato (“si figuri, offre la casa”); poi, quando hanno capito che Buffet faceva sul serio, gli hanno presentato il conto del debito mondiale: circa 1 Trilione di dollari. Buffett,

La gaia guerra di Piero di Stefano Pisani

Non so se avete saputo, ma due anni fa Piero Marrazzo è stato coinvolto in uno scandalo sessuale a base di ricatti, transessuali e cocaina. La vicen-

da ebbe però anche lati negativi, come il passaggio del Lazio al Pdl (che non si era manco candidato) e l’impennata dei prezzi di Natalì. Oggi, Piero è tornato a parlarne su Repubblica, per scongiurare il rischio che qualcuno se ne dimenticasse. «Non sono omosessuale, non soOrribile: dopo l'ordigno non in no omosessuagrado di esplodere, le armi le» ha ripetunon in grado di sparare! to a Concita Attenzione! de Gregorio, che lo Caduta di stile Ritrovato nell’Aniene un enorme arseha intervinale di armi e munizioni, compreso un stato vestita mitra, arma ideale per le stragi. Le armi sono come Platinette per farlo stare a arruginite e non in grado di sparare ed il fatto fa suo agio. «Mi piacciono le donne! Come potrebbero subito pensare all’ordigno non in grado di esplonon piacermi? Sono così simili ai trans…». dere ritrovato al Colosseo. È chiaro che qualche Ma, diciamocelo, era inevitabile che a un certo orribile organizzazione terroristica vuole gettare la città nel panico, non accontentandosi della sola presenza di Alemanno. I cittadini, angosciati, ogni mattina si chiedono: vediamo oggi cosa non può accadere di terribile. La presenza, praticamente ovunque, di oggetti non in grado di provocare una strage può far dilagare il panico. Per non innescare psicosi collettive, la Polverini ha saggiamente deciso di rassicurare tutti sul rischio Tbc all’ospedale Gemelli: il virus c’è sul serio ed è in grado di far ammalare. Dunque, possiamo stare tranquilli. Semmai, l’emergenza scatterebbe per la presenza di un virus innocuo.

Devastanti effetti del caldo a Roma

II

di Saverio Raimondo

dopo essersi frugato un po’ nelle tasche, ha chiesto di poter pagare con la carta. Il gesto filantropico di Buffett, che con una strisciata ha risollevato le Borse e pareggiato i bilanci mondiali, ha gettato però nel panico gli altri ricchi, che si sentono scavalcati dall’imprenditore americano; ma che soprattutto temono rappresaglie nei confronti del loro egoismo. In Italia, due su tutti: Berlusconi e Montezemolo. Il premier si è giustificato di non aver fatto altrettanto dando la colpa alla sentenza Mondadori: “Quest’anno ho già dovuto pagare 560 milioni a De Benedetti, e manco c’ho scopato”. Luca Cordero di Montezemolo invece, in un’intervista sul Corriere, liquida il gesto del collega americano come “un’americanata”, prima di allontanarsi sgommando con la sua Ferrari.

Marrazzo:

«I trans sono donne all’ennesima potenza» punto Marrazzo andasse con una come Natalì: se vivi circondato da gente del Pd, dopo un po’ senti il bisogno di una figura forte! Dopo essere stato ricattato per un video in cui comparirebbe nudo con dietro un carabiniere che nuota nella coca, nella sua inarrestabile caduta verso il basso Marrazzo era poi addirittura finito in un convento. Luogo invero curioso, per tenersi alla larga dagli scandali sessuali. A Montecassino, i religiosi lo hanno sottoposto per un mese a un programma di rieducazione basato su cicli continui di “A sua immagine”: alla fine, Piero ha superato ogni confusione e ora riesce a distinguere fra maschi, femmine e Renata Polverini. Ma noi del Misfritto, in esclusiva per voi lettori morbosi, ci siamo finti Alfonso Signorini per avere lo sconto e abbiamo sentito il trans Natalì: «A volte, ripensandoci, mi sento davvero sporca. – ci ha confidato - Ma lo giuro, lo giuro: non sapevo che fosse un politico».


III


I RACCONTI DEL Anche su questo numero (e sul prossimo) un classico racconto estivo, da consumarsi dove più vi aggrada impigrire. Dopo la corrispondenza ultraterrena di Lia Celi, che avete delibato domenica scorsa, cambiamo completamente atmosfera: stavolta il gioco si fa duro e l’inchiostro si fa nero. Enrico Caria impugna la penna. E pure la matita. racconto ed illustrazioni

di Enrico Caria

l’uomo

i babbà d’acqua, rhum e zucchero in quel perfetto equilibrio che, a suo dire, solo i pasticcieri di Scaturchio sono in grado di realizzare. L’avvocato ne ingurgita uno in due bocconi, poi un altro. Mangia come vive, Lulli, in fretta e senza badare alle conseguenze. Sta per portarsi alla bocca il terzo babbà quando il campanello della porta squilla. Lulli punta i suoi proverbiali occhi azzurri sulla pendola: le diciannove e cinque. Aspetta una donna per le diciannove e trenta, ma è tipico del suo carattere focoso presentarsi in anticipo a un appuntamento. Lulli ripone il morbido dolce gocciolante nel vassoio di cartone argentato e cerca di asciugarsi le dita con una salvietta, ma la perfetta miscela di acqua, rhum e zucchero gli incolla la sottile carta ai polpastrelli e per liberarsene deve sciacquarsi le mani. Lo fa nel bagno piccolo, poi, mentre attraversa il lungo corridoio si ferma a guardarsi nello specchio e con cura s’aggiusta il nodo della cravatta. Si passa una mano tra i capelli ancora prevalentemente neri e folti. Ha il torace largo, le spalle ampie, le braccia forti dell’ex campione di canottaggio e a dispetto dell’età -proprio quel giorno Lulli ne compie cinquantasette- è sempre un bell’uomo, vigoroso, elegante e con carisma da vendere. È anche molto potente, molto ricco e molto corrotto, e questo piace alla maggior parte delle persone che frequenta. Ma la caratteristica che gli permette di sedurre prima e tener legate a sé poi, un numero tanto elevato di amanti, è il dono ereditato da suo padre che a sua volta l’ereditò dal suo: un pene di trentuno centimetri. Sì, Lulli è decisamente superdotato. La voce gira e tutte le femmine cui arriva, giovani o mature che siano, prima o poi gli lanciano segnali di disponibilità che l’avvocato mai tralascia di cogliere. Ora Lulli sta per aprire la porta quando ha un’esitazione. Con tutto il tempo perso a lavarsi e a specchiarsi la donna che aspetta si sarebbe già attaccata al campanello un’altra mezza dozzina di volte; invece dopo quella prima scampanellata… Lulli si curva verso lo spioncino e quello che vede non gli piace nemmeno un po’. ...L’avvocato ne ingurgita uno in due bocconi, poi un altro. Mangia come vive, Lulli, in fretta e senza badare alle conseguenze...

Un grosso avvocato che ama troppo le donne, pure quelle che non deve; un pentito che teme più lo scuorno delle corna che la vendetta della camorra e un quesito che chi ci ficca il naso muore acciso: chi è l’uomo che ama i babbà? Lulli Cafiero non ha mai avuto paura di morire perchè è troppo indaffarato e tempo per pensare alla morte non ne tiene.Tuttavia, dopo la dipartita di sua madre, ora teme le malattie incurabili e/o invalidanti, e quello che s’augura per sé medesimo è morte veloce. Foss’anche violenta. Non che nel corso della sua vita burrascosa l’avvocato Cafiero a morte violenta non ci sia più d’una volta andato vicino. Ne è consapevole. Ma ciò che Lulli non immagina, è che di lì a pochi minuti il suo auspicio avrà, se non la prima, di certo la più credibile opportunità di concretizzarsi. Il pendolo suona sette volte e sulla porta della sua stanza compare l’ultima segretaria rimasta in ufficio “avvocato”, dice, “di là ho chiuso tutto, posso andare?” “Certo Rita, buone vacanze… e dove ve ne andate quest’anno?” “Ischia come tutti gli anni... agosto sembra Napoli, ma i ragazzini hanno tutti gli amici là… e lei?” “Se finalmente si decidono a ripararmi il motore prendo la barca, sennò vedremo.” “Ah,” sospira Rita, “per mare sono le vacanze più belle.” “I momenti più belli con la barca sono due,” sorride Lulli, “quando la compri e quando la rivendi.”

Rita va via ridacchiando. Il ticchettio dei suoi passi, la porta che si richiude. Poi nel grande studio legale cala un silenzio di tomba. Cafiero emette un rumoroso sospiro, guarda il pacco sulla sua scrivania e lo tira a sè. Le sue dita grandi si fanno strada tra le crepitanti pieghe dell’involucro fino a scoprirne il contenuto. Babbà. Sei. D’oro bruno, imbevuti d’una miscela

IV


che amava alla lettera anonima che ha ricevuto quella stessa mattina, lo fa cornuto con l’avvocato da quasi due mesi. Sono le diciannove e ventisette e tra una manciata di minuti il campanello suonerà e quella grande zoccola di sua moglie farà la stessa fine dell’avvocato. Questo pensa l’uomo che puzza di fritto. Dopodichè si andrà a fare un bel cartoccio di zeppole e paste cresciute per allentare la tensione. In effetti, pochi minuti dopo, il campanello effettivamente suona, ma sul pianerottolo c’è una donna bionda vestita di rosso che Mimì Marrucco non ha mai visto prima. Due settimane dopo. Isola di Aruba, Antille Olandesi. Il colombiano Antonio Waldo Gutierrez detto El Churro e il napoletano Antimo Fierro detto lo Specchiato sono in mezzo al Mar dei Caraibi per una battuta di pesca in pantaloncini corti e larghe camicie a fiori, hanno appena tirato sul panfilo di 27 metri un marlyn di 18 chili e sono di ottimo umore. Anche per il grosso pesce, ma non solo. Una volta rientrati nella villa-bunker di Aponte, mentre lo chef francese sfiletta il marlyn e due mignotte venezuelane preparano giganteschi tiri di coca rosa su un vassoio d’argento, El Churro e lo Specchiato mettono a punto i particolari della loro jont-venture. “...il diciannove la nave arriva a Guinea-Bissau”, dice El Churro, “lì, il carico viene distribuito sui motoscafi che vanno in Il tipo fa come non avesse sentito: “vi da fastidio se fumo?” Montenegro, dove ti aspetto con i soldi due giorni dopo, il ventue s’infila una mano in tasca, Lulli apre la bocca ma le no...” Lo Specchiato lo chiamano così perchè non sopporparole non escono, tappate in gola dalla corda di mandolita la luce e non si leva mai, ma proprio mai, gli occhiali da no che l’uomo gli ha infilato tra mento e colletto con sole. Quando si commuove, quindi, e -come ora- gli si unico gesto fulmineo gli è alle spalle e lo tira verso il fanno gli occhi rossi, nessuno se ne accorge. basso con tutte le sue forze. Lulli, più alto e assai più forte di Marrucco, ondeggia come ...mentre lo chef una balena presa all’arpione e si butta francese sfiletta il A meno che la voce -come ora- non tradisca all’indietro scaricandogli addosso il peso della marlyn, El Churro emozione. sua mole, rovesciandolo a terra; quello, schiac- e lo Specchiato “Quando penso, dice in uno spagnolo più che ciato tra la moquette e i centodieci chili della mettono a punto i accettabile, che stiamo per realizzare la più sua vittima, allenta un istante la presa quel particolari della grande spedizione di coca mai fatta al mondo... mi tanto che permette a Lulli d’infilare le dita tra loro viene la pelle d’oca... e pensare che a momenti il filo di metallo e la carne del collo inciso. Ma jont-venture. saltava tutto per quel cornuto d’un pentito.” “Ma lo strangolatore tende di nuovo il suo ora,” ribadisce El Churro, “non ci sono più strumento e la corda di mandolino si fa strada problemi, giusto?” “Nessun problema... grazie a te nella dita recidendo i tendini e incastrandosi nessun problema!” “Io non ho fatto niente, ti ho nelle falangi. Lulli si dibatte tentando di girarsi ora sull’uno dato solo una piccola idea.” “Geniale! Far credere a quel ora sull’altro fianco, cercando invano di colpire l’uomo complessato col cazzo piccolo che il mio avvocato gli scopava con la testa, allora inarca il bacino facendo una specie di la moglie è stata un’idea geniale... il resto è andato da se: i ponte da abbattere sul suo aggressore ma quello sguscia giudici l’hanno dovuto scaricare e io eccomi qui: pulito come fuori dalla sua portata senza mai mollare la presa. Ora il un giglio e libero come un fringuello!”, risate, calici levati, killer è libero di strattonare con più vigore e subito un tironi di coca e pacche sulla spalle. occhio dell’avvocato, pur trattenuto da vene e nervi, s’estroflette dall’orbita sanguinando copioso. Un istante È chiaro come il sole che tra quei due è nato qualcosa dopo due falangi recise di netto saltano come tappi di che va oltre il narcotraffico: il colombiano e il napoletachampagne, col risultato di liberargli sì, la mano destra, ma no sono diventati amici. Ecco perchè Waldo ha chiesto nel contempo di far strada al cordino nel suo collo di al suo chef francese di preparare per Antimo il suo burro. Lulli smette quindi di dimenarsi e sulla moquette dolce preferito: babbà al rhum. chiara un lago nero si allarga a vista d’occhio sotto la testa staccata dal collo solo per metà. A Marrucco il lavoro appare comunque ben fatto così si dispensa dall’assecondare quel desiderio al limite del capriccio di decollare Cafiero del tutto. In realtà ciò che ora gli preme sopra ogni cosa è dedicarsi alla di lui superdotazione. A tal fine tira dunque fuori un vecchio rasoio da barbiere, sbottona la patta dell’avvocato e procede all’evirazione con pochi decisi colpi di lama. Dopodichè glielo infila in bocca. Cerca un bagno, lo trova e si lava le mani. Tornando si ferma a guardarsi nello specchio e con cura s’aggiusta il nodo della cravatta. Poi si passa le dita tra i capelli ancora prevalentemente neri, e folti. È magro e nervoso Marrucco, con braccia forti e mani grandi da ex pugile. E tutto sommato sarebbe anche un uomo desiderabile se non fosse per la voce che gira su di lui circa un pene dalle dimensioni più che modeste. Modestissime. Marrucco si mette quindi a sedere sulla panca all’ingresso senza distogliere lo sguardo dall’opera sua. Caccia un pacchetto stropicciato di sigarette e se ne accende una tutta storta. Tira due lunghissime boccate soffiando fumo in cerchietti sempre più piccoli e aspetta. Aspetta sua moglie Barbara che, come sta scritto dentro Sul pianerottolo c’è un uomo che se ne sta lì con la testa appena inclinata e lo sguardo fisso sullo spioncino. Un uomo che Lulli conosce e che teme. Un uomo che con la sua sola presenza fuori alla porta del suo studio legale può comprometterlo, di più, rovinarlo: Mimì Marrucco, pentito di camorra e principale testimone d’accusa nel maxi-processo in cui Lulli difende l’imputato più noto e cattivo, tal Antimo Fierro detto lo Specchiato. Mai e poi mai dovrebbe incontrare Marrucco se non nell’aula d’un tribunale; non a caso, per corromperlo l’avvocato Cafiero aveva avvicinato sua moglie. Ma ora quello gli si presenta a studio come niente fosse. Lulli apre la porta di scatto e l’uomo scivola dentro senza parlare, e senza guardarlo in faccia si piazza in mezzo alla sala d’ingresso. Puzza di fritto. Lulli non si muove, non può permettersi di mostrarsi scortese o, peggio, timoroso, e qualunque sia il gioco del pentito non intende farselo imporre: “ma cosa diavolo v’è saltato in testa di venire qui?” esclama irritato, “non sapete quello che rischiamo?!” “Avvocà, state voi solo?” bofonchia quello.“Io… io stavo andando via,” mente Lulli, “ho l’autista che mi aspetta qua sotto.”

V

ON THE SHOW MUST GO di Paola Mammini

Innocenti invasioni Sei

rimasto/a flashato da una ragazza/o durante un happy hour in spiaggia con tanto di mojito e ombrellino ma nella calca generale non sei riuscito a sapere il suo nome né a scambiare due parole? Niente paura, telefonino e/o smartphone (con ben 29 App fatti apposta per te) vengono in tuo soccorso. 1) posti su Facebook la sua foto che avrai ovviamente fatto col cellulare (non sei riuscito a parlarci, ma l’hai fotografata, va da sé…): il sistema di riconoscimento facciale introdotto da poco nel mitico universo targato Zuckerberg taggherà in automatico il suo volto e, tramite il settaggio privacy ‘suggerisci agli amici le foto in cui sono io – quando assomiglio a una persona nelle foto, suggerisci di taggarmi’ (eh?!?), potresti già venire a conoscenza della sua identità; 2) se non funziona, utilizza l’APP Free VIEWDLE SOCIAL CAMERA sul tuo smartphone e in questo caso la foto che avrai scattato finirà in un sistema di riconoscimento facciale così sofisticato (utilizza più motori di ricerca, non solo FB) da rendere praticamente impossibile non sapere anche quali vaccinazioni ha fatto e di che religione sia l’oggetto dei tuoi desideri; 3) ora che sai il suo nome, indirizzo, codice fiscale ed eventuali carichi pendenti però, per evitare passi falsi affidati all’App AFFINITY del tuo sopracitato smartphone e, dopo avergli dato in pasto la solita fotina, aspetta. Un algoritmo (messo a punto da un gruppo di italiani: si sa, il rimorchio è un vanto nazionale duro a morire), determinerà l’affinità di coppia con te. 4) se hai superato le prime tre frasi, fatti coraggio e lasciati andare a un po’ di romanticismo che non fa mai male: utilizza uno di questi 3 App che non hanno bisogno di spiegazioni: LOVE SMS, FLIRT, IRIMORCHIO, FRASI PER ABBORDARE. E mi raccomando, non farti prendere dallo sconforto se la tua preda non parla italiano: l’App LINGOPAL ti garantisce il flirtaggio con traduzione simultanea. Qualora poi dovessi dubitare della tua capacità di seduzione, l’App KISSING TEST ti leva ogni dubbio: bacia il display e il tuo Smartphone valuterà la tua prestazione: saprai se andrai in bianco o no. (io non ho lo smartphone, odio il Mojito e l’unico APP che utilizzo è quello in compresse rigorosamente omeopatiche per l’allergia al polline: sarà per questo che sono single?)


‘Box Populi’ La redazione scrive ai lettori

ILLUSTRAZIONI DI

sti Ve il tuo Papa!

“Box Populi” è una rubrica di posta inversa: non sono i lettori a scrivere alla redazione ma i redattori ed i collaboratori a scrivere ai lettori. Che, a giudicare dalle lettere arrivate, rispondono! La lettera ai lettori dello scorso numero era del Direttore: “Un Grande Autore Famoso anche amico mi manda una schifezza. La pubblico o no, rischiando un aggressione da Ego ferito e la fine di un’amicizia?” Risponde la lettrice Ursula Gaudenzi “Non voglio sembrare arrogante ma... se vedo una cosa che non mi piace lo dico. Sembra una strategia di vita suicida. Lo è infatti. Ma si va a dormire più leggeri. Cosa avrà mai scritto questa persona? Si legge e nel caso si dissente.” Replica il lettore Marco Careddu: “Immagino che al Misfritto arrivino vignette e testi per posta, e immagino che loro non rispondano agli autori che non li fanno sobbalzare sulla sedia. Non rispondevo io per il mio piccolo blog, come so che non rispondono quelli degli altri. A volte solo per non urtare la sensibilità di nessuno o per non cadere nel vortice di una interminabile discussione sui gusti ecc. ecc. So che sarebbe corretto farlo. Immagino che il mio comportamento fosse dettato da una sola domanda, che mi faccio e faccio agli altri. La tua opera la compreresti, la comprerei? La risposta per quel che faccio e vedo è spesso NO! Rari esempi mi fanno ricredere. Ad un amico lo dico se può fare di meglio, con molto tatto, ad uno che non conosco no. Poi fidati, siamo sempre pronti a sventolare la bandiera della censura se per caso non ci mettono sulla carta. Lo ha fatto Vauro col Corriere come lo fa il più piccolo imberbe disegnatore che non si vede in un blog collettivo. È giusto? No. Giudicare è un po’ farsi odiare. Chi ambisce all’odio?” Gian Carlo Macchi, invece, ha un incipit malizioso: “Caro reticente direttore del Misfritto. Volentieri immagino di essere te di fronte al tuo illustre (un po’) amico che ti ha mandato quella “gran cagata” che non sai se pubblicare. Ma prima due parole sul ‘reticente’. Perché non ci vuoi dire chi è questo tuo interlocutore? Non crederai per caso di darcela a bere dicendo che ti sei inventato tutto lì per lì, solo per inaugurare la rubrica della posta, vero? Nell’attesa ecco la mia risposta alla tua domanda…”

Per il pieno agosto, certo, sarebbero stati appropriati dei costumi da bagno. Ma vestire il Papa è un gioco che, come la religione, non si offre al realismo ed alla logica e promana, invece, la semplice fantasticheria che sottende il riso infantile. Con un che, però, di lisergico. Noterete tutti, comunque, l’impressionante somiglianza del Papa Scrondo con il vero Scrondo. Anche se, a dirla tutta, anche il Papa Base, il Papa Normale è praticamente identico al mostriciattolo verdastro. Colore a parte. Forse.

PAPA BASE

PAPA QUERELLE DE BREST

La risposta completa di Gian Carlo, insieme a tutte le altre che sono arrivate e che non abbiamo spazio per mettere in pagina, la trovate sul sito del Misfatto. Il dibattito è aperto. La nuova domanda che rivolgiamo ai lettori è di Francesca Piccoletti, euforica segretaria di redazione: “I miei colleghi sono stati molto cavalieri a lasciarmi scrivere subito dopo il Direttore, ma non è sempre così! Trascorrendo la mia giornata lavorativa con una redazione completamente maschile, a forza di giochi di parole spinti, allusioni sessuali, scarsa cura della persona, sto piano piano diventando uno scaricatore di porto, e devo dire che non mi sembra neanche tanto male… mi sorge però un dubbio: una donna che si trovi a lavorare prevalentemente con colleghi maschi, deve lottare per mantenere la sua femminilità o lasciarsi andare verso l’inesorabile deriva dell’omologazione?” A voi: RSVP.

PAPA RAPPER

PAPA SCRONDO


NOSTRA ESCLUSIVA

LE PREVISIONI PER DODICI MESI

Cisl e Uil: no allo schiavismo, lede i diritti dei servi della gleba Ma anche gli edili volanti per la globalizzazione, l’ultima imperdibile opera di Scalfari su tutto, Marchionne alla sfida delle Piramidi, lo struggente mélo Moratti-Gasperini.

Marzo

Nel silenzio gravido di aspettative delle Camere riunite, Scajola tira un bilancio dei primi cinque mesi di governo: “Come passa il tempo”. Un barcone stracarico di finanzieri bloccato al largo di Budva, cercavano di entrare in Montenegro e di lì avrebbero provato a passare in Turchia: “Volevamo rifarci una vita in un Paese civile, europeo e che rispetta la legge”. In una Roma blindata per scongiurare un’ecces-

Proteste dei lavoratori extracomunitari stagionali nel foggiano per le paghe da fame e le violenze dei caporali. Stavolta Cisl e Uil scelgono la linea dura: “Manca un quadro normativo, ci vorrebbe un ritorno alla servitù della gleba”. La risposta delle aziende agricole non si fa attendere: “L’ipotesi è

LE LE FIGURINE FIGURINE DIDI MERDA MERDA

effediemme effediemme effediemme effediemme 63

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66

GIANNI LETTA

GIANNI ALEMANNO

ITALO BOCCHINO

MATTEO RENZI

“Luigi (Bisignani) è persona estroversa, brillante e bene informata. È amico di tutti. È l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è un uomo di relazioni”.

“Sicurezza, un lusso che oggi noi donne vogliamo permetterci”.

“Chi ti incontra in Costiera amalfitana Italo Bocchino, falco di Fli e antiberlusconiano più di un marxista-leninista? Lei, l’Ape Regina delle notti di villa Certosa, Sabina Began”.

“Per Firenze, che è la mia città, quella per la quale ho giurato sulla Costituzione di fare bene il mio lavoro, io vado ad Arcore anche tutti i giorni se serve.”

(Comune di Roma, opuscolo ‘Vademecum per la tua sicurezza’ 27 luglio 2011)

(corrieredelmezzogiorno.corriere.it 12 agosto 2011)

(Corriere della Sera 7 dicembre 2010)

(Repubblica 22 giugno 2011)

• • •

Maggio

Gasperini viene cacciato e ripreso per la dodicesima volta da Moratti, che ammette: “Forse sono stato troppo duro, è che certe volte mi accorgo di come guarda gli altri presidenti, lancia certe occhiate da gatta morta...”. Gasperini: “È geloso da matti.Vuole che vada in panchina solo con enormi foulard e occhialoni neri, domenica scorsa all’entrata di San Siro Pazzini mi ha scambiato per Grace Kelly”. Moratti: “Sei crudele crudele crudele”. Svolta femminista in Arabia Saudita in risposta alla mobilitazione delle donne per conquistare il diritto a guidare l’auto. Il re Abdullah: “Le donne hanno da oggi il permesso di svuotare i posac e n e r e dell’automobile. Solo quella del marito, del padre e dei fratelli, è ovvio. Dall’anno pros- simo, se zii e cognati sono d’accordo, potranno pure controllare la pressione delle gomme”. (continua)

siva affluenza di pubblico, Eugenio Scalfari presenta la sua ultima, attesa fatica filosofico-letteraria. Le 768 pagine di “Dio come mi amo” condensano un fitto dialogo sui massimi sistemi - dai neopitagorici alla cucina degli avanzi con l’Onnipotente e l’Onnisciente. Dalla prefazione di Scalfari: “Diventato vecchio, seppur ancora molto piacente, mi scopro sempre più di sovente a parlare con me stesso”.

Aprile

stimolante, ma lo schiavismo ci consente di rispondere meglio alla sfida della globalizzazione”. Cinquanta edili in volo dalle impalcature negli ultimi tre mesi per rispondere meglio alla sfida della globalizzazione. Marchionne alza il livello del dibattito: “D’altra parte quando in Egitto hanno costruito quelle meravigliose piramidi mica c’era la Fiom tra le balle”. Messaggio della Gelmini agli autori dei libri di storia per le scuole: “Bisogna riabilitare la pellagra”.

VII

A cura di Alberto Graziani Torna bambino! Ritaglia e colleziona le tue Figurine di Merda! Potrai incollarle nel bellissimo Album delle Figurine di Merda che molto presto pubblicheremo, senza alcun timore che non possa essere riempito, visto l’andazzo quotidiano! Potrai scambiare le tue Figurine di Merda con quelle di altri… celo, manca, ti do un Bondi che distrugge Pompei per un La Russa che insulta uno studente… Che tenerezza. Che nostalgia.

Sì sono proprio io, il Mago do Sputanamiento, fratello minore del celebre Mago do Nascimento ma altrettanto attendibile. Ho notato che i lettori al Misfatto stanno prendendo confidenza coi veggenti, così ho deciso di anticiparvi nel dettaglio (e parola per parola) cosa succederà di qui all’agosto 2012. Che la forza sia con voi e col vostro espirito. E viva o Flamengo.

: O R E M U N IN QUESTO APRILE MARZO, O MAGGI

Seguitto fa il Mise anch bosouk face Misfatto - 21 Agosto 2011 Direttore Responsabile Stefano Disegni Caporedattore Paolo Aleandri Art Director Cristina Trovò Segretaria di Redazione Francesca Piccoletti Grafico Paolo Cucci Web Master Riccardo Cascino Direttore Amministrativo Carlo “Bancomat” Pontesilli Prodotto e realizzato da: Imprese Disperate S.r.l. Sede Legale: Via Iberia 20 - 00183 Roma Sede Amministrativa: Studio Pontesilli Via Sant’Erasmo 23 - 00184 Roma


S BADSTARS MEMORIE

,L ’OMINO VERDE CHE FECE

a cura dello studioso di I Ching Antonio Barea de Luna

TREMARE SILVIO di Stefano Disegni

Quando leggerete queste righe io non ci sarò più. Mi rendo conto di

quello che ho appena scritto, pertanto continuo a scrivere digitando con il naso perché ho le mani occupate. Fatto. Intendevo dire che sarò partito per una vacanzina, è cosa buona e giusta, già dirigo (si fa per dire) il presente giornaletto con un tasso naturale di disequilibrio mentale, se non mi prendo uno stacco piccolo piccolo, i prossimi numeri avrebbero a risentirne in quanto diretti da un uomo nudo che non scende da sopra l'armadio e tira cose a chi prova a tirarlo giù. Perciò prendiamo il toro per le corna: nisba strip sui prossimi due numeri. Non credo che per questo si sposti l'asse della rotazione terrestre, né che qualcuno si sveglierà urlando nella notte. Ma il mio vecchio cuore, anzi, il mio cuore babbione (facciamo contenti tutti, via, è Ferragosto) non abbandona i suoi lettori senza ciccia. Mi piace perciò raccontarvi la storia gloriosa di un personaggio di cui ancora mi chiedono notizie.

Chiedete

e vi sarà

detto

della Pozzi senza veli, del coro di CL e dello Scrondo che sputava noccioli d’oliva sul televisore quando c’era Pippo Baudo o tentava di trombare l’apparecchio se appariva Enza Sampò, la sua passione. In realtà il gioco era più grosso: il Cavaliere, non ancora sceso in politica (siamo nell‘88) stava cercando di ottenere la diretta per i suoi TG e ci teneva a fare il bravo ragazzo coi potenti di allora, leggi DC. Una donna nuda accanto a un inno religioso e un mostro verde che rutta e mostra il dito non erano la strada migliore. Fu la fortuna dello Scrondo. Iniziò un braccio di ferro BerlusconiRicci, con Ricci che mi raccontava esilaranti dibattiti tra il Cavaliere e la figlia piccola, penso fosse Barbara, che diceva al padre che lo Scrondo era fortissimo e non doveva cancellarlo. Di Ricci tutto si può dire, meno che non difenda le sue idee o quelle degli altri quando ci crede: la stampa riempì pagine e pagine con il duello, lo

Tav, Nato, calcio: quando si tratta di grandi questioni, tutti si affidano a Barea de Luna. Verrebbe voglia di chiedergli se il razionalismo durerà fino alla fine del secolo. Ma conosciamo la risposta. liberiebelli@ilmisfatto.it.

Lo snodo della ferrovia TAV a Firenze sta creando molti problemi, andrà a finire come in Val di Susa? Silvia – Fiesole

Quesito:Il governo questa volta ascolterà le proteste? Responso:“Perseveranti nella miseria seguendo una luce nell’oscurità. Via il vecchio, avanti il nuovo. Una riforma.” Un gruppo di persone non mollerà l’osso, anche quando l’impresa sembrerà una lotta contro i mulini a vento. Si dice però che la luce di un ideale può essere oscurata, ma non estinta. Infatti, una metamorfosi della situazione porterà poi nuove riforme sostanziali. Grazie a qualche probabile cambio ai vertici si eviterà di arrivare alla guerriglia. I grandi del calcio, allenatori e calciatori, emigrano in Spagna e Inghilterra. Forse oggi nel nostro paese lo sport rispecchia la situazione politica… Settimio Di Mari – Montelibretti (Rm)

Certi mi hanno scritto addirittura che “è stato educativo” e quello è il momento in cui il mio lavoro mi sbatte in faccia le mie pesanti responsabilità. Sì, perché sto parlando dello Scrondo. I più giovani non lo ricordano, ma il mio Scrondo ha fatto epoca. Nacque in un pomeriggio di pigrizia nel 1984, lo disegnai di getto, ero un po’ punk in quel periodo, succede, e misi giù questo teppistello verde coi capelli biondi, l’orecchino e le borchie, e lo presentai all’allora socio Caviglia. Ci divertimmo a mettere giù storielle con lo Scrondo protagonista per un giornale musicale di allora, “Tuttifrutti”. Fu subito trionfo: arrivavano lettere su lettere per lo Scrondo di ragazzine che si dichiaravano innamorate. Più lo tratteggiavamo coattello e punkettaro, più il successo cresceva. Un appuntamento seguitissimo, per capire l’andazzo, era “Lo Scrondo massacra E.T.”, in cui il nostro, sfigato, poveraccio e coi brufoli, faceva il mazzo all’alieno miliardario, una sorta di giustizia proletaria. Lo portammo da Antonio Ricci. Eravamo reduci dal programma che ha anticipato tutti i programmi “trasgressivi”: “Lupo Solitario”, invenzione di Patrizio Roversi, studiato persino in sede universitaria. Ricci trovò che quel mostriciattolo verde e maleducato, con le sue storie assurde (un impiego da vicebecchino in cui si portava il lavoro a casa, o scontri vincenti con magnaccia alti tre volte di più e conseguente innamoramento della protetta) era perfetto per quello che stava per varare, un programma di grande e scomposta aggressività, compresa la buonanima di Moana Pozzi nuda accanto a un coro di Comunione e Liberazione. Neanche il tempo di presentarlo alla stampa, che Berlusconi bloccò il programma, per via della passera

Quesito: Perchè nel calcio in

Italia non c’è più il giro d’affari di prima?

Responso:“Un alfiere che difende una bandiera. È tempo di correggere gli squilibri e stabilire i compensi. La fine e l’inizio.” I responsabili del declino sembrano gli amministratori delle squadre, che difendono a spada tratta gli interessi della società calcistiche. Ma anche i propri. Un meccanismo da ristrutturare al più presto, per ridimensionare i fastidiosi eccessi del sistema che punta solo a spartirsi gli introiti. Un’epoca, quella del calcio in Italia, arrivata al capolinea. La NATO minaccia una “guerra umanitaria” per rovesciare il regime di Damasco. Cosa succederà ora? Paolo M. - Ancona Scrondo diventò famoso prima ancora di andare in video. In una classifica dei personaggi famosi stilata da Repubblica, era al 17° posto, prima di Reagan. Il trionfo del cazzeggio. Poi Ricci minacciò di non fare nemmeno Drive In, formidabile aspiratore di denaro pubblicitario, e la situazione si sbloccò. Matrjoska andò in onda, ribattezzato “Araba fenice”. Con dodici soli episodi, compreso uno in cui faceva a botte con la polizia, “Scrondo” divenne una parola comune, lo leggevi sui muri accompagnato da ‘Viva’ e io fui molto orgoglioso della mia invenzione. Funzionava, lo Scrondo, perché alla fine, piccolo com’era e col testone, era un bambino che si collocava, fatte le dovute proporzioni, nella tradizione dei Gianburrasca e forse, chiedo perdono, persino di Pinocchio. Io e Massimo ci immaginammo immediatamente sceneggiato-

Quesito: La Siria verrà invasa dalle forze NATO?

ri miliardari e proponemmo il personaggio e la sua popolarità a un grosso produttore cinematografico. Ci fu risposto che non se ne faceva nulla perché era “brutto, volgare e cattivo”, rispondemmo che aveva solo bisogno d’affetto, ma niente da fare. L’anno dopo i Gremlins, piccoli Scrondi, però americani, sbancavano i botteghini. Nemo propheta in patria. Figuriamoci uno Scrondo. Per la cronaca, all’interno del costume realizzato da Paolo Zeccara e Roberto Molinelli, che nemmeno a Hollywood lavoravano così, c’era un piccolo grande uomo, Ilvano Spano da Anzio, che oggi voglio ringraziare: senza il suo talento, lo Scrondo sarebbe rimasto solo un fumetto.

VIII

Responso:““Difficili gli accordi a lungo termine. Un fuoco in montagna. Chi si allontana troppo sarà aggredito alle spalle. Fare attenzione ai dettagli.” La Siria, porta d’accesso all’Iran, sembra non rispettare le regole. C’è il rischio elevato di qualche missione dimostrativa. Prove di forza. Una minaccia di aggressione, ma non un conflitto, per intimorire il regime e perfezionare poi gli instabili equilibri mediorientali.


Domenica 21 agosto 2011

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IL NUOVO CHE AVANZA

DAL COMUNE AL CARCERE E RITORNO “SPARTACUS” RIVUOLE BRINDISI L’ex sindaco Antonino: “Ho sbagliato, ma la gente mi ama ancora”

Una bozza del possibile manifesto elettorale di Giovanni Antonino () di Pierluigi G. Cardone

eri lo chiamavano “Peroncino”, oggi è Spartacus. Giovanni Antonino, 53 anni, politico, anarchico: così egli stesso si descrive su Facebook per lanciare il suo clamoroso ritorno sulla scena elettorale di Brindisi (si vota in primavera), dove è stato sindaco dal 1997 al 2003. Otto anni fa la sua esperienza amministrativa venne interrotta dalle manette, ora ci riprova, nonostante tutto e tutti. Personaggio discusso, Antonino. Quando era a palazzo, chi gli affibbiò quel nomignolo non lo paragonava certo a un piccolo Peron, ma alla versione short (e quindi più economica) di una birra molto in voga in Puglia. Eppure era amato, molto amato. Nel 1997 divenne sindaco con una coalizione di centrodestra; nel 2002, dopo un ribal-

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tone, si ricandidò col centrosinistra: prese il 73% dei consensi, neanche in Bulgaria. Poi il carcere, la lunga vicenda giudiziaria e, oggi, la nuova sfida: “Peroncino” è tornato, vuole fare di nuovo il sindaco. Chiamatelo Spartacus, come il nome della lista che ha creato per tentare il colpo gobbo. MA IL PASSATO non sempre è gentiluomo. In otto anni, infatti, Antonino ha racimolato tre arresti per tangenti, due patteggiamenti, un processo in corso e una maschera, quella di corruttore seriale, tremendamente difficile da scrollarsi. Eppure ci riprova, l’uomo è fatto così. “La mia è una bella favola – racconta. A me le monetine non le ha tirate mai nessuno. Sono stato un ottimo sindaco, la gente mi ha amato e mi ama ancora. Ho sbagliato, certo, ma ho ammesso le

mie responsabilità e, dato che la legge me lo permette, ora voglio riprendere il cammino che avevo interrotto”. A chi gli fa notare che, nel suo caso, quel “cammino interrotto” potrebbe sembrare equivoco, l’ex sindaco risponde così: “E infatti candiderò solo persone che non hanno mai avuto esperienze politiche, così smentisco quelli che, dopo avermi definito un guascone, ora mi accusano di ritornare per ripristinare il malaffare”. Il malaffare, appunto. Su Facebook, l’ex sindaco ammette una sola colpa: quella di finanziamento illecito ai partiti e di essersi fidato troppo di persone che non meritavano fiducia. Per i magistrati della Procura di Brindisi, ovviamente, le cose stanno in maniera diversa. Ma questa è un’altra storia, racchiusa in quasi 17mila pagine di documenti. Fatto sta, comunque, che la vicenda giudiziaria di Antonino – salvo ulteriori colpi di scena – è agli sgoccioli. A febbraio, infatti, va in prescrizione l’ultimo reato di cui è accusato. Lui, però, punta al proscioglimento: sarebbe un’autentica manna dal cielo

per la campagna elettorale che punta sulla buona politica e lo vede nei panni di Spartacus, il gladiatore che sconfisse il potere precostituito. Una sorta di “anti casta” ante litteram. Ci crediate o no, Antonino vuol essere così, nel senso letterale del termine. Un fotomontaggio della copertina del film di Ridley Scott, infatti, lo immortala al posto di Russell Crowe: potrebbe essere uno dei suoi manifesti elettorali pronti a essere affissi sui muri di Brindisi. “Ancora non è sicuro – bofonchia Antonino – ma è una possibilità. Ciò che vor-

rei fare, invece, è una WebTv con cui comunicare con i miei tanti elettori, che ancora oggi mi fermano per strada”. L’obiettivo di Giovanni Spartacus Antonino? Lui non ha dubbi: “Il sindaco. Sono sicuro di vincere le elezioni. La gente mi ama ancora, a prescindere dalle mie provocazioni”. Eh sì, come quando nel 1999 fece una delibera ad hoc con cui invitava gli alieni a venire a Brindisi per salutare con i suoi concittadini l’arrivo del nuovo millennio. Non è uno scherzo: Spartacus è un candidato dell’altro mondo.

Silvio senza frontiere

“MENO MALE CHE C’È” ANCHE IN FINLANDESE

Tre arresti per tangenti e un processo in corso. Ma ci riprova: “A me non tirano le monetine”

“Onneksi on Silvio”, che tradotto suona all’incirca: “Meno male che Silvio c’è”. B. abbatte tutte le frontiere. In Finlandia, dove è stata pubblicata questa biografia, fecero scalpore due anni fa i suoi apprezzamenti sulle ragazze: “Amo la Finlandia e le finlandesi, purché siano maggiorenni”.

“Democrazia del forcone, ma non contro B.” UNA LEGA SUD SFIDA “STI’ LADRONI CHE SI SONO MANGIATI L’ITALIA”. IL NEMICO NUMERO UNO È DI PIETRO di Carlo Tecce

avanza col forcone: Lvadoa“Iodemocrazia non faccio le manifestazioni, io lì col tridente perché li piglio tutti. La foto dei miei volantini è bellissima”. Il signor Loreto Aratari, imprenditore edile, è andato un po’ ovunque. Per faticare: Germania, Svizzera, Australia, Tanzania, Kenya, Somalia. Adesso è italiano e, primo vizio o prima virtù, Aratari si candida. Di più. Fa un partito, un movimento, meridionale, centrale, insulare: “Votate la Lega Federale Sud”. E com’è la sua Lega? “Un cerchio

di colore nero, racchiudente in alto la scritta in nero, Lega Federale del Sud; sotto di essa l’immagine di un contadino che beve, al centro la scritta in nero Arsura del Sud, in basso un orso e sotto la scritta in nero Associazione di Imprenditori e Operai”. Il carisma ti colpisce soltanto a guardare il simbolo, disteso sui cartelloni di Roma in posizioni discutibilmente abusive. Il programma è ampio, ambizioso, lungimirante. Un po’ socialista, un po’ democristiano: “Tasse semplificate, pagamenti ogni sei mesi. Protezionismo contro il feroce mercato asiatico. Cen-

ARABA FENICE

Tormentone su Facebook Trota, dov’è il diploma?

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enzo, se ce l’hai fallo vedere. Fuga ogni dubbio sul tuo diploma. Pubblica quelle poche righe in cui si attesta che la valutazione 69/100 battuta addirittura dalle agenzie quel 12 luglio 2009 è davvero tua e non di tuo fratello. Dimostra alle lingue cattive che dopo tre bocciature (l’ultima al liceo paritario “Bentivoglio” di Tradate) hai superato l’esame e centrato l’obiettivo della maturità. Metti a tacere le illazioni, tappa la bocca ai mefistofelici internauti che hanno pure aperto una pagina su Facebook “Il diploma di Renzo Bossi” dove si dubita dei tuoi meriti scolastici (oltre che politici). Sono già tremila gli iscritti che pretendono le prove. E, già che ci sei, ora che il Cepu ha annunciato che ti manderà gli insegnanti a casa gratis (o meglio che i costi li sosterrà il presidente Francesco Polidori) puoi anche rivelare a quale facoltà ti sei iscritto? Eli.Reg.

trali nucleari di ultima generazione”. E una promessa enorme, così spaziosa che può contenere decine di contratti con gli italiani di Silvio Berlusconi, compresi i tavoli in noce di Bruno Vespa: “Completa occupazione”. Signor Aratari, qui servono poteri sovrannaturali: “Nooo, se non ci sono i ladroni, tutti possono lavorare. C’è un sacco di terra in Italia. Io ho 72 anni, io ho contribuito a fare l’Italia”. Ha politici che la sostengono? “Noi siamo senza deputati, ma con un grande entusiasmo intorno. Lei può trovarne uno, per me?”. Non è facile. Più semplice una domanda rituale. Di quelle che mettono l’intervistato a suo agio. Chi ammira tra i parlamentari? “Come politico, che non è politico, posso apprezzare Berlusconi. I politici sono i mangia a uffa”. Prego? “I mantenuti”. FUORI i nomi. “Questi ladroni se la so’ mangiata tutta, la nostra povera Italia. Noi dobbiamo rimpiangere il passato, il gobbo Giulio Andreotti. Il ladrone per eccellenza è Antonio Di Pietro. Perché dice stronzate. Non so come ha fatto a diventare giudice. Io potrei raccontare cosa faceva da bambino, da chierichetto con le elemosine. Lui non può prendere per il culo il popolo, anche lui ha la cerchia di disperati. Quelli che scioperano e vengono pagati da noi”. Il suo movimento ha una ferrea organizzazione burocratica, tra presidente, segretario, membri suppletivi, collegio dei probiviri, revisore dei conti, congresso degli iscritti. A proposito, quanti siete?

“Questo perché io sono un vero partito. Siamo tanti, eh eh. Siamo oltre mille e ottocento, fra Roma, Pescara, Chieti e Palermo”. Le “finalità” del movimento sembrano le regole del vivere civile e paradisiaco di Tommaso Moro. Desideri che vanno letti, riletti, assorbiti: “La Lega Federale Sud ha per finalità la pacifica trasformazione, attraverso metodi di lotta politica democratica ed elettorale, dello Stato Italiano in un moderno Stato federale e persegue una reale autonomia amministrativa di tutto il Meridione. Lo Stato dovrà essere espressione delle aspirazioni del popolo per lo sviluppo sociale, delle sue caratteristiche etniche, culturali e storiche, lo Stato dovrà provvedere perché tutti i suoi cittadini possano godere parimenti dello stesso grado di libertà di istruzione e accesso al benessere e alla gestione della cosa pubblica”. Non è sufficiente? Signor Aratari, in tre parole, perché votare Lfs? “Tre sono poche. Perché io posso ristabilire l’ordine”. Col forcone, si può.

N AMALFI

Cade persiana Ucciso turista

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ra seduto al tavolo di un bar nel centro storico di Amalfi quando dal secondo piano di un palazzo vicino si è staccata una persiana che, precipitando, lo ha investito in pieno. Giovanni Balsamo, 64 anni, di Afragola, che era ad Amalfi in gita, è morto sul colpo. La persiana, caduta da un’altezza di dieci metri apparteneva a una pensione “bed and breakfast”.

LIVORNO

Riparte la caccia alla pantera nera

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orna a farsi vedere la pantera nera che da due settimane è ricercata in Toscana. Il felino, avvistato per la prima volta il 7 agosto in un uliveto delle Colline Metallifere, si starebbe spostando verso nord. Il felino sarebbe stato visto a Ghiaccioni, vicino a Piombino. Sono scattate subito le ricerche, da parte della Forestale e di volontari. Per catturare la pantera nera erano state sistemate sei gabbie nelle campagne del grossetano ma fino ad ora i tentativi di prendere il felino sono andati a vuoto.

PONTE DI LEGNO

Cade e muore in un crepaccio

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n escursionista è morto a Ponte di Legno, in provincia di Brescia, cadendo in un crepaccio. L’incidente è avvenuto a circa 3mila metri di quota, nei pressi del bivacco Lago Oscuro. Giulio Mora, 51 anni, impiegato in un’azienda edile nel Bresciano, era in compagnia di due amici, che hanno subito lanciato la richiesta d’aiuto. Sul posto sono intervenuti il soccorso alpino, i carabinieri e un elicottero del 118 di Sondrio. Ma l’uomo era morto sul colpo.

3.000 CHIAMATE

113, scovato il disturbatore

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ra diventato il tormento della sala operativa della Questura di Roma. Continue chiamate al 113, il più delle volte senza dire mai nulla, altre lanciando insulti. Nell’ultimo mese, aveva fatto 3119 telefonate, disturbando i funzionari impegnati a contattare le volanti e a coordinare gli interventi per garantire la sicurezza nella Capitale. Il “disturbatore” è stato identificato e denunciato per procurato allarme e interruzione di pubblico servizio.


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ALTRI MONDI Gazel Diciannovenne eroe di Cirenaica

Scozia Il governo si difende su Lockerbie

Tareg Gazel, 19 anni, è un eroe per i ribelli: scova e uccide i cecchini di Gheddafi a Zawiah, città della Libia occidentale a 50 km a ovest di Tripoli. “Di notte il compito è piu facile. Attacchiamo una torcia a un cane e quando attraversa la strada, individuiamo da dove vengono i tiri del cecchino. É così che abbiamo preso l’ultimo”, racconta il ragazzo. (FOTO ANSA)

Due anni fa era stato rilasciato perché in fin di vita, ma oggi Abdelbasset al Megrahi, l’attentatore di Lockerbie, è vivo e vegeto a casa sua, in Libia. In Gran Bretagna l’eco delle polemiche sul rilascio di al Megrahi non si è mai sopito e, a distanza esatta di due anni, il governo scozzese è tornato a difendere la sua decisione. (FOTO ANSA)

GHEDDAFI RESISTE MA PERDE PEZZI IL SUO EX NUMERO 2 A ROMA Per il raìs due possibili fughe: da Chavez o a Hammamet Bengasi

on sono mai stati così vicini al cuore gheddafiano di Tripoli. I ribelli della Cirenaica liberata avevano giurato che il mese sacro del Ramadàn sarebbe stato quello della vittoria finale, totale, a spese di Muammar Gheddafi. E sembrano disposti a mantenere le loro promesse: in queste ore avrebbero il controllo dell’aeroporto della capitale. Ma il segnale più evidente del disfacimento dell’impero libico del male è la defezione di Abdelsalam Jallud, potente ex numero 2 del regime. Fuggito nella notte in Tunisia per approdare addirittura a Roma. Forse per nascondersi qui, all’ombra di un governo, quello di Berlusconi, ex amico del suo Colonnello, o forse soltanto di passaggio per lidi più sicuri. E il rais? Combatterà fino alla fine, fino alla morte? Come sostengono a Washington dalle parti della Casa Bianca, oppure ha già pronto un piano di fuga: il Venezuela di Chavez lo ospiterebbe volentieri, come eroe oppresso dall’imperialismo occidentale. Oppure, si rincorrevano ieri le voci, potrebbe trovare rifugio nella vicina Tunisia, in una località ben nota agli italiani: la cittadina di Hammamet, già sede dell’esilio dorato di quel Bettino Craxi che fuggiva da Mani pulite negli anni ‘90. Sul campo di battaglia, per la prima volta da settimane, a sei mesi dall’inizio delle ostilità, i ribelli avanzano senza sosta e veloci, da ovest, sud ed est, come se per loro non ci fossero più ostacoli. La Nato li ha aiutati a eliminarli quasi tutti: ormai l’esercito di Gheddafi non ha più armi pesanti e i suoi uomini sono demoralizzati, i famigerati mercenari africani in fuga. I rivoltosi hanno conquistato fi-

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nalmente la cittá di Zawiya, che dista solo 50 chilometri da Tripoli e che, simbolo della guerra libica, è stata un’altalena durante questi sei mesi: vittorie e sconfitte velocissime, progressi incredibili e stalli infiniti, a volte a favore di Muammar Gheddafi, altre dei giovani che hanno preso le armi contro il suo regime quarantennale. Adesso la fortuna sembra essere passata dalla parte dei ribelli, anche se ieri hanno ceduto sul fronte di Brega, inoltre il prezzo in vite umane è altissimo: negli ultimi giorni di battaglia per raggiungere la capitale, dove si deciderà chi vince la guerra, ne sono rimasti a decine sull’asfalto. La bandiera rivoluzionaria è stata issata nella piazza centrale di Zawiya, una delle prime zone “liberate” lo scorso febbraio e poi ripresa a sangue e fuoco da

La fuga di Jallud Il Regime minimizza

L’ex ministro non era più in politica da tanti anni La defezione non indebolisce Tripoli

Gheddafi, fino a questo weekend, quando i ribelli stanno ancora eliminando le ultime sacche di resistenza governative in città. Da Zawiya i combattenti controllano la principale via di comunicazione della capitale con il mondo esterno, la strada che porta fino in Tunisia, e anche la principale fonte di combustibile per la Libia ancora in mano al regime e le sue truppe. Anche a sud di Tripoli, i rivoltosi controllano diverse località sulla strada dove transitano gli approvvigionamenti, senza i quali non solo Gheddafi è spacciato ma anche gli abitanti della capitale, che disperati potrebbero abbandonare il regime e unirsi ai ribelli per sopravvivere se non per convinzione. Isolare Tripoli è l’obiettivo, per asfissiarla e facilitare una rivolta interna, che è quello che si spera accada nella capitale, dove gli oppositori si stiano preparando per appoggiare i loro compagni che arrivano da fuori. IMPOSSIBILE sapere cosa succede in città, sottomessa ai bombardamenti Nato, e dove scarseggia ormai tutto e dalla quale chi può scappa, sia i civili sia gli amici e funzionari di Gheddafi. L’ultima defezione è quella dell’ex braccio destro del Colonnello, Abdelsalam Jallud, che dovrebbe trovare esilio proprio in Italia in queste ore, dopo essere passato dalla parte dei ribelli questa settimana. È stato uno dei compagni di Gheddafi durante la rivoluzione del 1969 che lo portò al potere e poi primo ministro, ministro delle Finanze e dell’Industria negli anni ‘70. Si sarebbe nascosto venerdì a Zintan, con i rivoluzionari, poi sarebbe volato in Tunisia, verso l’isola di Gerba, e da lì in direzione Italia. Jallud non aveva più ricoperto alcun incarico ufficiale dagli anni ‘90,

quindi la sua partenza non sarà un vero problema per Gheddafi, infatti il regime minimizza. Ma lo è quella del ministro dell’Interno, Nasser Al Mabruk Abdallà, arrivato al Cairo per un viaggio “di piacere”, e il tradimento del ministro del petrolio, Omran Abukraa, che avrebbe cancellato il suo ritorno in patria. Anche diversi uomini d’affari sarebbero scappati da Tripoli e arrivati al Cairo questa settimana, dove i businessman arabi cercano di disfarsi velocemente dei dinari libici in previsione di una svalutazione della moneta, che aveva resistito fino a questo momento. Gheddafi rimane così sempre più solo e indebolito, e si moltiplicano le voci sulla possibilità che lui stesso stia cercando di salvarsi in extremis, anche se le au-

torità libiche considerano false le notizie in base alle quali il Colonnello starebbe cercando una via di fuga per la famiglia e ribattono che né il leader, né la moglie o i figli hanno intenzione di lasciare il Paese. Un aereo mandato dal suo amico e alleato petrolifero Hugo Chavez lo potrebbe prelevare dalla Tunisia, per portarlo in Venezuela, ma esiste anche la possibilità che il Colonnello rimanga nel Paese vicino, esiliato a Hammamet, all’hotel Hasdrubal, extra-lusso, che avrebbe già pronta una suite per lui. La Tunisia smentisce ufficialmente, ma per molte cancellerie occidentali la partenza del leader libico e della sua famiglia sarebbe questione di giorni. O di settimane al massimo, anche nella capitale ribelle ritengono che

” licenzia i ministri di Lula Brasile, Dilma LA SUA CAMPAGNA ANTI-CORRUZIONE È UNO SCONTRO CON PREDECESSORE E PARTITO

di Giuseppe Bizzarri Rio de Janeiro

l’hanno soprannominata Ata laBrasilia, faxina, pulizia, come viene chiamalotta contro la corruzione politica intrapresa dalla prima donna presidente del Brasile, Dilma Rousseff, la quale – in poco più di due mesi – ha licenziato mercoledì scorso il quarto ministro del suo governo in carica da soli sei mesi. La faxina ha aumentato la popolarità di Dilma tra la gente della strada, ma non certamente tra i suoi alleati, incluso quelli del Partido dos Trabalhadores (Pt), il suo partito, ma anche dell’ex presidente Lula. La direzione del Pt sarebbe seriamente infastidita da questa “pulizia”. “Dobbiamo difendere il nostro progetto e Lula – racconta una fonte anonima al quotidiano O Estado de São Paulo – mentre lei attacca briga con tutti”, sia in parla-

mento sia nel movimento sindacale. Il Pt teme che l’epurazione in corso possa intaccare il mito del presidente più amato nella storia del Brasile e della sua passata gestione politica che, oggi, potrebbe essere accusata di essere stata corrotta. I ministri rimossi dalla presidente sono stati ereditati tutti dal governo Lula, il quale, ora, sta battagliando per le elezioni amministrative previste nel 2012 in Brasile. Il Partido Republicano, nella coalizione di governo, è già uscito dall’alleanza politica. Ma quello che preoccupa soprattutto i petisti è vedere quale sarà la rea-

zione della dirigenza del Partido do Movimento Democrático Brasileiro, il Pmdb, dopo che il loro ministro dell’Agricoltura, Wagner Rossi, ha lasciato mercoledì scorso Brasilia. Il Pmdb ha monopolizzato la scena politica brasiliana con qualsiasi tipo di governo democratico succeduto a quelli dei generali; e sono stati proprio loro che – in cambio di appoggio politico alla candidatura della Rousseff alla presidenza della Repubblica – imposero a Lula il nome di Michel Temer come candidato alla vice presidenza. È risaputo nell’ambiente politico brasiliano che Rousseff ha parlato sempre pochissimo con il suo vice. Si ve-

Il Pt pensa già di ricandidare l’ex presidente per le elezioni del 2014, anno dei Mondiali di calcio in casa

dono pochissimo, dicono. Il Pt intanto fa quadrato intono a Lula, poiché la sua figura dovrà essere salvaguardata, anche perché – come si afferma sempre più spesso in Brasile – potrebbe essere lui il candidato alla presidenza del Paese nel 2014, anno dei mondiali di calcio in Brasile. Ad approfittare intanto dell’impasse politico, è l’opposizione: l’ex presidente Fernando Henrique Cardoso ha istruito il suo partito, il Psdb, ad appoggiare non solo la Rousseff nella sua lotta, ma si è speso per una commissione d’inchiesta parlamentare contro la corruzione. La faxina preoccupa anche il mercato finanziario e l’industria brasiliana che teme un vuoto di potere nel bel mezzo della crisi economica mondiale. Alcuni industriali hanno già cominciato a spostare gli stabilimenti in Argentina, dove i costi di produzione sono più bassi e si trova mano d’opera qualificata.

Nato in azione Palazzi di Tripoli colpiti dai bombardamenti dell’Alleanza atlantica. Nei riquadri immagini della guerriglia condotta dai ribelli contro i lealisti fedeli a Gheddafi (FOTO LAPRESSE)

Mustafa Abdel Jali governo di Bengasi

La fine del tiranno è molto vicina Entro agosto conquisteremo tutta la Libia


Domenica 21 agosto 2011

ALTRI MONDI Spagna Indignados ancora malmenati

Norvegia I sopravvisuti ritornano a Utoya

Ancora disordini tra indignados e forze dell’ordine alla GMG. Una manifestazione aveva tentato di avvicinarsi a Puerta del Sol, il cui accesso era stato chiuso dai poliziotti. I manifestanti hanno ripiegato prima verso Plaza de Oriente, dove c’è stata una carica della polizia, poi verso Chueca, dove un’assemblea ha deciso di portare avanti iniziative di protesta. Diversi filmati diffusi sul Web mostrano diversi episodi di violenza non giustificata contro manifestanti. (FOTO ANSA)

I 750 sopravvissuti della mattanza di Utoya, la piccola isola della Norvegia dove lo scorso 22 luglio Andres Behring Breivik massacrò a sangue freddo 69 ragazzi che partecipavano ad un campo estivo del partito laburista norvegese, hanno fatto ritorno sul luogo del delitto. In queste quattro settimane i segni del bagno di sangue sono spariti, non dagli occhi dei 750. (FOTO ANSA)

IRAN Sconfinarono dall’Iraq: otto anni a due escursionisti americani ue americani sono stati condannati a “spionaggio a favore di un’agenzia ameDiraniane, dover trascorre otto anni nelle carceri ricana”. Il sito non precisa quando è stata per aver sconfinato dal confine pronunciata la sentenza. Il processo dairacheno durante un’escursione sulle montagne curde. I due cittadini americani, già dietro le sbarre in Iran da più di due anni con l’accusa di essere spie, sono stati condannati ciascuno a otto anni di carcere. Lo ha riferito ieri il sito internet della televisione di Stato di Teheran, citando una “fonte giudiziaria informata”. Shane Bauer e Joshua Fattal, entrambi di 28 anni, erano stati arrestati il 31 luglio 2009 con la loro amica Sarah Shourd, 32 anni, durante un’escursione in montagna nel Kurdistan iracheno e avevano detto di aver attraversato il confine per errore. La donna era stata rilasciata dopo alcuni mesi per motivi di salute dopo il pagamento di una cauzione di 500mila dollari. Secondo il sito della tv iraniana, Bauer e Fattal sono stati condannati a tre anni di carcere ciascuno per essere entrati illegalmente in Iran e a cinque anni ciascuno per

vanti alla Corte rivoluzionaria di Teheran, a porte chiuse, era cominciato lo scorso 6 febbraio. Ieri è arrivata una condanna di 3 anni anche per Jamal Amini, intellettuale curdo, con l’accusa del Tribunale della Rivoluzione “di aver attentato alla sicurezza nazionale, avendo fatto propaganda contro la Repubblica Islamica, e di aver collaborato con alcuni gruppi d’opposizione cur(r.z.) da”. Da sinistra, Shane Bauer, Sarah Shourd e Josh Fattal (FOTO LAPRESSE)

RAZZI PALESTINESI SU ISRAELE ALTRE BOMBE SU GAZA

Di nuovo guerra Sopra, i funerali ieri a Rafah delle prime vittime dei raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza. Dalla Striscia una pioggia di razzi si è abbattuta invece sui villaggi israeliani del Neghev, un morto in serata Mentre Hamas e Tel Aviv trattano la tregua in Egitto. A destra, Abu Mazen

Tra Tel Aviv ed Egitto la più grave crisi diplomatica dal ‘79

la fine è ormai vicinissima: così ha affermato anche il presidente del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, Mustafa Abdel Jalil, che dice di essere in contatto con Tripoli e che tutto indica che il regime ha i giorni contati. A Bengasi c’è entusiasmo. Mohamed Sallaby, un giovane combattente, esulta: “La fine del tiranno è molto molto vicina: al massimo 3 settimane”, e in tutta la città i festeggiamenti proseguono ininterrottamente per le buone notizie che non smettono di arrivare dal fronte. Ma qui, dove tutto è iniziato sei mesi fa, sanno che Gheddafi non se ne andrà così facilmente e senza prima mettere in atto una delle sue “spettacolari e terrificanti pazzie”. QUESTO è il timore espresso dal presidente Abdel Jalil e la certezza che hanno molti abitanti di Bengasi, consapevoli che Gheddafi si vendicherà, in particolare della Cirenaica: dicono che prima di andarsene metterà in campo tutte le armi rimaste a sua disposizione, anche quelle proibite che si sospetta il Colonnello possieda ancora negli arsenali segreti, come i missili Scud, forse armi chimiche e gas. Armi che gli Stati Uniti tengono sorvegliate fin dall’inizio del conflitto. Fonti americane sostengono che il leader libico si stia preparando per un’ultima resistenza a Tripoli o addirittura per un’offensiva finale anche contro i civili, da lanciare dalle roccaforti che ancora controlla, per esempio, la sua città natale Sirt. L’uscita di Gheddafi o uno sgretolamento interno del suo regime eviterebbe un bagno di sangue, soprattutto a Tripoli, dove i ribelli vogliono entrare entro la fine del Ramadán, a fine agosto, per celebrare la loro festa più grande. F. C.

di Giampiero Calapà e Francesca Cicardi

la più grave crisi diplomatica tra Israele ed Egitto dal trattato di pace del 1979. Il corpo multinazionale di interposizione nel Sinai, che ha il compito di vigilare su quel trattato, ha accusato Israele di aver violato due volte gli accordi, entrando senza autorizzazione sul suolo egiziano e uccidendo cinque agenti della polizia di frontiera del Cairo. Israele ha chiesto scusa ribadendo l’importanza e “l’impegno di mantenere il trattato di pace: condurremo un’inchiesta congiunta su quanto accaduto”. L’Egitto avrebbe deciso, però, di richiamare in patria l’ambasciatore anche se Israele in serata sosteneva di non aver ricevuto nessuna notifica di ritiro del diplomatico da Tel Aviv. Tutto questo a tre giorni dall’attacco terroristico dell’autobus di linea israeliano sul Mar Rosso, che ha portato l’inferno sul Sinai e il successivo sconfinamento di Israele a caccia di terroristi. Intanto, continuano gli scambi di accuse e soprattutto la pioggia di razzi rivendicata dal braccio armato di Hamas. Partono dalla Striscia di Gaza verso il Neghev e ieri hanno ucciso un uomo a Beer Sheva. Israele risponde con i raid aerei sulla Striscia. Eppure contatti ufficiali per una nuova tregua tra Tel Aviv e Hamas sono cominciati, come ha rivelato ieri Yesser Othman, ambasciatore del Cairo a Ramallah. Proprio l’Autorità nazionale palestinese, dopo giorni di silenzio e attesa, ieri ha chiesto la convocazione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Contro l’Anp e il suo presidente Abu Mazen ha puntato il dito il ministro degli Esteri israeliano, l’ultraconservatore Avigdor Lieberman: “I capi dell’Anp sono impegnati costantemente in una campagna di istigazione contro Israele ed elogiano i terroristi: sono loro i responsabili degli attentati contro gli israeliani innocenti che erano semplicemente in vacanza. Sono molto lontani dall’aver ab-

È

bandonato il terrorismo, come lontana è Ramallah dal Palazzo di Vetro di New York”. Lieberman si riferisce all’appuntamento del 20 settembre, quando l’Assemblea generale dell’Onu dovrà votare il riconoscimento dello Stato di Palestina. Appuntamento con la Storia che adesso appare molto più in bilico di qualche giorno fa. I raid aerei sono ripresi ieri mattina prestissimo sulla Striscia di Gaza, uccise almeno 3 persone, tra loro un bambino di 5 anni. Nella serata di ieri si contavano quindici morti palestinasi dall’inizio delle operazioni israeliani, giovedì al tramonto: fra i morti anche esponenti militari di Hamas, della Jihad islamica e dei Comitati di resistenza popolare (i responsabili, secondo Israele, degli attacchi a nord di Eilat), ma anche diversi civili, fra cui appunto bambini. Durante tutta la giornata di ieri l’aviazione israeliana ha colpito Gaza e annunciato di aver annientato una cellula terroristica che stava lanciando razzi sul territorio dello Stato ebraico. Un altro giovane palestinese ucciso. Da parte sua il sud di Israele è stato bersagliato da decine di razzi Grad e Qassam sparati dalla Striscia di Gaza. Almeno una ventina di feriti, nelle cittadine di Ashkelon, Ashdod, Beer Sheva y Sderot, i più gravi, tre manovali palestinesi che si trovavano nelle coltivazioni israeliane, molti ricoverati sotto shock. Dopo il tramonto, il braccio armato di Hamas, le brigate di Izzedin al Qassam – “con il massacro ingiustificato di palestinesi non siamo più vincolati dal tacito cessate il fuoco con Israele” – hanno lanciato diversi missili Grad su Israele, atterrati a Ofakim, dove diverse persone sono rimaste ferite, anche un neonato di quattro mesi, aprendo così la porta a una notte di fuoco tra palestinesi e israeliani. Il primo morto israeliano è arrivato in serata dopo che un’abitazione di Beer Sheva è sta-

ta colpita da un razzo, che ha ferito anche altre tre persone in modo grave. La tv araba Al Jazeera informava in tarda serata che la Marina israeliana si stava muovendo verso le acque di fronte alla Striscia, per effettuare un bombardamento anche dal mare. Al Cairo un giorno teso e confuso di annunci, filtrazioni e smentite, ma con un’idea chiarissima, sia per i cittadini che per le autorità: ciò che si permetteva a Israele nell’epoca di Mubarak non si permetterà più nel nuovo Egitto. Così, il governo post rivoluzionario si è riunito nella notte tra venerdì e sabato per decidere che misure prendere dopo che diversi dei suoi agenti (non è ancora chiaro se 3 o 5) sono stati ammazzati dal fuoco israeliano, in un’operazione che l’esercito di Tel Aviv ha portato a termine lungo tutta la frontiera tra l’Egitto e Israele poche ore dopo gli attentati di Eilat. In mattinata è giunta la decisione egiziana di richiamare il proprio ambasciatore in Israele e la richiesta di scuse formali da parte del vicino, mentre per le strade del Cairo e durante

24 ore i giovani rivoluzionari hanno chiesto verità e giustizia, sia a Israele sia alle proprie autorità. L’Esercito, che governa il Paese dalla caduta di Mubarak lo scorso febbraio, ha mandato dei rinforzi alla frontiera e a tutto il Sinaì, da dove si sono in teoria infiltrati i terroristi in Israele lo scorso giovedì e dove sarebbero penetrati i soldati isareliani che hanno sparato sui loro colleghi egiziani. I militari mandano così due messaggi ai vicini: il nostro territorio è inviolabile e riusciamo a controllarlo. Delicati equilibri diplomatici per il Cairo che cerca di soddisfare la folla, che chiede la testa dell’ambasciatore israeliano, e di non scatenare un conflitto con il vicino proprio in questo momento. Neanche Israele si può permettere dei malintesi con l’unico amico che ha nella regione, e ieri ha cambiato radicalmente il suo tono, un giorno dopo avere accusato l’Egitto di aver permesso ai terroristi di agire liberamente nel Sinai. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, si è visto obbligato a “deplorare” la morte dei poliziotti egiziani e ha annunciato che il suo esercito aprirà un’inchiesta i cui risultati verrano esaminati insieme alle forze armate del Cairo. Barak ha sottolineato ciò che è evidente: “L’elevata importanza e il valore strategico per la stabilità del Medio Oriente della pace fra Israele ed Egitto”, che i rivoluzionari sarebbero disposti a sacrificare, ma non così l’esercito.

Abu Mazen invoca il Consiglio di sicurezza Onu Lieberman lo accusa: “La colpa è dell’Anp”


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Domenica 21 agosto 2011

SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out

BAVAGLIO DI GOVERNO

VIETATO PARLARE DEL TEATRO VALLE A VENEZIA

Allegri Si dice pronto a pagare il contributo di solidarietà

Cantona L’ex punta lancia il Mondiale dei senza tetto

Socrates L’asso brasiliano in fin di vita, emorragia intestinale

Rossi Il rocker di nuovo in clinica, ricoverato e poi dimesso

Il sottosegretario Giro intima con una lettera di escludere dalla kermesse gli occupanti del “centro sociale a cinque stelle”. Ma erano stati invitati da Müller

di Elisabetta Reguitti

E’

giusto che il governo decida gli ospiti della mostra del Cinema di Venezia? E che vieti a chi è già stato invitato dall’organizzazione di partecipare? È quello che sta tentando di fare il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro. Se poi si aggiunge che le persone in questione da tenere lontane dal Lido sono quelle che da 68 giorni hanno riaperto e da giugno fanno funzionare il più antico teatro di Roma, il Valle, le domande aumentano. Sembra non sentire ragioni però il viceministro Giro autore di una lettera indirizzata ai vertici della Biennale e della mostra del Cinema in cui scrive: “Vorrei sapere dal presidente Paolo Baratta e dal direttore Marco Müller se hanno qualcosa da commentare sull’occupazione del teatro ormai diventato centro sociale a cinque stelle. A me francamente non sembra una buona idea averli invitati. Ma sono certo che gli occupanti del Valle saranno accolti al Lido come eroi”. Eroi o no, questi ragazzi il giorno di Ferragosto non erano soli perché oltre mille persone hanno partecipato alla loro festa. L’ultima di una serie di iniziative culturali, spettacoli, incontri con artisti, cantanti e intellettuali solidali e che hanno deciso di affiancare la loro battaglia per tenere in vita un luogo, come altri, destinato all’estinzione della specie Eti (Ente teatrale italiani). Il sottosegretario Giro però sembra non sentire ragioni; proprio non gli piace l’idea che quei ragazzi il prossimo 4 settembre, nella settimana dedicata agli Autori, possano essere alla mostra del Cinema per presentare un video-autoprodotto sullo stato del cinema italiano. La cui salute risente an-

che dei tagli del governo. Il ministro Giancarlo Galan, titolare del dicastero ai Beni Culturali, tace. Forse perché come fanno intendere da Venezia, la richiesta del sottosegretario (già coordinatore Forza Italia di Roma) sembra più rivolte a provocare i ragazzi che a silenziare davvero una protesta che ha già avuto ampia eco. Il Valle oggi è del Comune che non vede di buon occhio l’occupazione. Nel frattempo però gli “indignados” del Valle continuano a ricevere riconoscimenti e non solo dal pubblico che partecipa sempre numero-

IDEM Record con l’ottava Olimpiade a prima donna con otto Olimpiadi, più forte del Lannitempo. Ieri la canoista azzurra Josefa Idem, 47 a settembre,ha strappato il biglietto per Londra 2012, grazie al settimo posto nella finale dei Mondiali A del K1 (kayak) 500, in Ungheria. E così l’atleta tedesca, naturalizzata italiana, porterà la sua classe e la sua grinta ai Giochi per l’ottava volta. Un record mondiale assoluto per le donne, un primato da condividere in Italia con il leggendario cavallerizzo Raimondo D’Inzeo. Ma nella leggenda c’è anche la Idem, che all’Italia olimpica ha già dato un oro, due argenti e un bronzo. Le vette di una carriera che trabocca di titoli mondiali ed europei, afferrati pagaiando contro gli scettici e la carta d’identità. La sua storia l’ha riassunta proprio lei, con il commento a gara appena conclusa: “A Londra non vado in vacanza, vado per vincere. Voglio essere protagonista, l’oro ce l’ho stampato in mente”. Eterna vincente, ed eterna incontentabile: “Oggi (ieri, ndr) ho sbagliato la millesima partenza della mia carriera, mi è scivolata via la pagaia”. Ma anche ironica: “Posso migliorare? La speranza è l’ultima a morire...”. Perché sorride pure, la canoista d’acciaio che proprio non ne vuole sapere della ruggine. Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni, osserva: “Per una come lei nessun obiettivo è proibito”. Ci mancherebbe.

I ragazzi della protesta dovevano presentare un video autoprodotto sul cinema italiano

Luca De Carolis Una manifestazione degli occupanti davanti al Teatro Valle (FOTO ANSA)

so alle loro proposte. Oggi a Gibellina (Trapani) ritireranno il premio “Salvo Randone” come migliore evento del 2011. La giuria, presieduta dallo scrittore e regista Giorgio Pressburger, ha infatti voluto premiare sia il luogo in cui ha recitato Salvo Randone che le persone au-

trici di una rivolta pacifica e fatta di cultura gratuita e aperta a tutti. Mentre il sottosegretario Giro conduce la sua battaglia veneziana, “quelli del Valle” nei prossimi giorni saranno invitati addirittura in Parlamento. Presenteranno di fronte alle commissioni Cultura di Came-

ra e Senato la loro proposta di sottrarre la gestione alla politica locale per affidarla a una fondazione che abbia l’obiettivo di sviluppare la drammaturgia italiana. A settembre riprenderanno anche le assemblee pubbliche per informare i cittadini di Roma su come procede l’oc-

cupazione. Qualcuno, come l’onorevole Beppe Giulietti portavoce dell’Associazione Articolo21 -, propone già di candidare quei ragazzi a cavalieri della Repubblica, in quanto difensori di un bene pubblico (da non affidare quindi a privati). Dice Giulietti: “Invito il

Addio al 70enne cineasta

L’ULTIMO SGUARDO DEL REGISTA RUIZ, DAL CILE DI PINOCHET AI SILENZI DI MORETTI osa vuol di“C re essere comunisti? È un sentimento, un sentimento di totalità... Ma cos’è questa totalità...”. Noi italiani – almeno qualcuno – lo ricordiamo così, a bordo vasca, in un cameo parlante con il Nanni Moretti di Palombella rossa. “Ogni gol un silenzio”, predicava, e oggi rimane il silenzio, perché Raoul Ruiz continuerà a segnare solo alla moviola, quella del cinema mondiale: il regista cileno da decenni trapiantato in

Francia è morto all’età di 70 anni a Parigi, per un’infezione polmonare. “Un cineasta fuori dal comune” per Jack Lang, “un degno erede dei Lumière” per Sarkozy, “un personaggio da mille e una notte” per il presidente del festival di Cannes Gilles Jacob. Ruiz era nato a Puerto Montt il 25 luglio del ‘41 e aveva ottenuto il primo successo nel ‘68 con Tres tristes tigres, tratto da Guillermo Cabrera Infante, che vinse il “Pardo d’Oro” a Locarno. Avrebbe continuato a girare in Cile, dove era divenuto consigliere per il cinema del governo Allende, ma la presa del po-

tere di Pinochet lo costringe nel ‘74 all’esilio in Francia, dove il suo nome trova i cartelloni dei festival europei e gira tra i cinefili duri e puri: croce e delizia di un’arte per palati fini, intrisa di Marquez e Borges, Proust e Stevenson, Nouvelle Vague e “immaginazione al potere”. Per “evadere” dal suo hortus conclusus e far levitare il budget, gli servono attori di grido: Marcello Mastroianni in Tre vite e una sola morte (‘96, con Moretti che ricambia il cameo), Catherine Deneuve e Michel Piccoli in Genealogia di un crimine (Orso d’oro a Berlino nel ‘97), William

sottosegretario Giro a entrarci per davvero al teatro Valle. Gli occupanti hanno appeso cartelli con le scritte parlate a bassa voce oppure tenete pulito”. Altro che centro sociale a cinque stelle. Ma questo il pubblico della mostra di Venezia, per il governo, non deve saperlo.

Baldwin e Anne Parillaud nell’hollywoodiano Autopsia di un sogno (‘98), John Malkovich e la Deneuve ne Il tempo ritrovato (‘99, da Proust), ancora Malkovich in Klimt, biopic del pittore viennese nel 2006. Funerali a Parigi martedì prossimo, sepoltura in Cile, Ruiz se n’è andato senza le mani in mano: stava montando con la moglie Valeria Sarmiento un film sulla sua infanzia in Cile e presto sarebbe ritornato sul set per As Linhas de Torres, con il solito Malkovich, Mathieu Amalric e Léa Seydoux e il budget non più low delle ultime opere di un regista prolifico (112 titoli). Tema? La resistenza portoghese a Napoleone. Ei fu, perché – si sa – Bonaparte è insofferente al cinema: vi ricordate il Napoleone incompiuto di Kubrick? Federico Pontiggia


Domenica 21 agosto 2011

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SECONDO TEMPO

+

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

TELE COMANDO TG PAPI

I disoccupati svaniti di Carlo Tecce

g1 T È tornato il Tg1 di una volta. Il vero telegiornale one che ricorda un bollettino di notizie estere di giornata: la Libia, Hamas, il viaggio del papa. Schiera con fierezza i suoi inviati per il mondo. Non è un cattivo e vecchio esperimento: sulle notizie che riguardano paesi lontani è impensabile fare censure. L’Italia e i suoi guai vengono relegati in un servizio dove Umberto Bossi rinnega Umberto Bossi, Emma Marcegaglia dice, in pochi secondi, due cose pesantissime: “Via il contributo di solidarietà. Il governo deve alzare l’Iva e rivedere le pensioni di anzianità”. Dal presidente di Confindustria, rappresentante dei più ricchi, una posizione così poco popolare era abbastanza prevedibile. Interessante il verbo “spuntare”, utilizzato per riportare le ultime “manovre di manovra”, un gio-

co di parole per dire che la nostra credibilità è come un quiz: “Spunta la dimissione di immobili pubblici”. È un attimo, però. Poi torniamo a Madrid da Benedetto XVI per la messa solenne e le confessioni spontanee. Lì sì che c’è festa. In ritardo di qualche settimana, anche il Tg1 si accorge che Lamberto Boranga, ex portiere ora medico sociale di quasi 70 anni, a ottobre scenderà in campo nelle categorie dilettanti. g2 T Il Tg2 fa tanto per sembrare leghista. Prima la quantità: lo spazio, nel minuto e mezzo di politica, un pastone dove Umberto Bossi e Roberto Calderoli hanno la maggioranza del tempo. Poi la qualità: c’è Bossi che dice qualcosa delle sue, poco comprensibili, sull’Italia e benedice la Padania; riprende il filo Calderoli che, dal suo alto profilo di statista, detta le regole che la Lega imporrà a Berlusconi per i ritoc-

chi alla manovra. Per sublimare il momento, il telegiornale di Rai2 ricorda l’appuntamento di lunedì del consiglio federale del Carroccio. Cos’è? Una normale riunione di partito, anche lì diviso tra correnti e concorrenti. g3 T C’è un fatto piccino piccino che i telegiornali del servizio pubblico, tranne il Tg3 di Bianca Berlinguer, ignorano o insabbiano come se fosse un evento collaterale. Va detto con cautela: “Ci aspetta un autunno nero, Unioncamere dice che a fine anno ci saranno quasi 90mila posti in meno. Saranno in difficoltà le piccole e medie imprese, conto salato al sud”. Questi avvenimenti italiani interessano nulla al Tg1 e al Tg2 che, in onore del profilo esterofilo, preferiscono aprire e spalmare nel giornale le notizie, importanti per carità, che provengono oltre le nostre frontiere. Quello che gli altri vogliono risparmiarci e il sadico Tg3 no, è che da martedì al Senato arriva il testo della manovra, da toccare, ritoccare, stravolgere. Può succedere l’impensabile con la Lega in difficoltà con i suoi elettori. Meglio non saperlo, dirà Augusto Minzolini, godiamoci il fine settima di agosto. Tanto sempre una fine di qualcosa è.

Il Picasso che c’è in te

di Fulvio Abbate

na volta il mondo dell’arte funzionava, metUsemplice ti, così: c’era l’artista, c’era la sua opera (un quadro, tipo), c’era il gallerista, c’era la galleria, c’era infine il pubblico che il giorno dell’inaugurazione si presentava in forze e, davanti alla già citata tela, al colmo dell’attenzione esclamava: “Uh, com’è bello!” O anche, nei casi peggiori: “Ma che avrà mai voluto dire?” Una volta le cose andavano proprio così, e, quanto all’artista, sembrava davvero tale: con il suo basco (d’artista) sul capo, i capelli un po’ lunghi, la barba un po’ incolta, insomma, tutti erano sicuri che c’era modo di riconoscerne l’aspetto. Oggi come oggi, non è più così. Infatti tra un artista che vorrebbe eguagliare, metti, Picasso o magari, pensando all’avanguardia, surclassare l’Arte Povera e un semplice concorrente di reality televisivo non c’è alcuna differenza. Tutti uguali, tutti con un aspetto da fighetti modellati secondo i crismi della società dello spettacolo mediatico. Questa amara corrente verità mi è saltata addosso scoprendo Work of art- Pezzo d’artista, un reality in onda su Sky Uno cui partecipano alcuni aspiranti emuli del post-conWork of Art - Pezzo d’artista cettualismo, o anche Il programma è in onda della pittura informasu Sky Uno le pura e semplice. Le cose funzionano come quando c’è di mezzo il cantante. L’artista realizza un’opera da sottoporre a una giuria di “esperti”, la giuria giudica con un sì e un no, chi passa il turno pensa d’avere svoltato, gli eliminati invece ci restano di merda

e un po’ piangono o magari minacciano davanti alla telecamera d’essere comunque ugualmente destinati a un futuro degno di Andy Wharol. Siccome l’intento del format è davvero pop, a volta si ha la sensazione che si tratti di una parodia dell’ispirazione che dovrebbe guidare l’estro del singolo artista. “Cosa hai voluto rappresentare con quel taglio?”, così domanda uno dei giudici. E l’artista-concorrente, di rimando: “Ho pensato a una cicatrice che desse l’idea dell’inferno”. Su tutto, se solo non ci fosse quell’aria “original” Usa, aleggerebbe il ricordo di “Totò, imperatore di Capri”, dove il vero Mimmo Rotella si prestava a farsi sputare su un occhio dal principe De Curtis: “Questo è un Picassò!” “Questo l’ha fatto lei?”, così il celebre scambio di battute, e un attimo dopo giù con lo sputo nell’occhio. Lungi dal voler sottoscrivere i più gettonati luoghi comuni circa la prosopopea dell’artista uomo di mondo che sembra voler prendere per il culo il profano, c’è proprio da dire che “Work of art” è la dimostrazione vivente di cosa sia diventato il cosiddetto mondo e sistema dell’arte, ossia un caravanserraglio dove è ormai sempre più difficile intuire il limite tra eversione ed elaborazione linguistico-formale e omologazione modello base, dove tra il concorrente di “Amici” e quell’altro che sembra aspirare a essere incoronato come il Marcel Duchamp del 3000 non c’è differenza alcuna, identico il berretto da sassofonista jazz del tempo dell’uccisione di Kennedy a Dallas sul capo sia degli uni sia degli altri. Qualcuno dice che si tratta dell’amaro prezzo da pagare alla post-modernità, altri ritengono invece che, se davvero ci fosse un artista concettuale con le palle, farebbe proprio il format per creare la Guernica dell’arte all’ammazzacaffè, anzi, allo spritz. www.teledurruti.it

LA TV DI OGGI LO SPORT

I FILM 12.35 RUBRICA Linea verde Estate 13.30 NOTIZIARIO TG1 14.00 VARIETÀ Lasciami cantare! (REPLICA) PREVISIONI DEL TEMPO Che tempo fa 16.30 NOTIZIARIO TG1 16.35 FILM Il segreto di Pollyanna 18.50 GIOCO Reazione a catena 20.00 NOTIZIARIO TG1 Rai TG Sport 20.40 PRIMA PUNTATA GIOCO Colpo d’occhio - L’apparenza inganna 21.30 FICTION Ho sposato uno sbirro 2 23.40 ATTUALITÀ Speciale TG1 0.40 NOTIZIARIO TG1 Notte - Che tempo fa 1.05 RUBRICA Applausi Speciale - La vita è scena DAL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO SPETT. TEATRALE Adriana Lecouvreur

12.10 TELEFILM La nostra amica Robbie 13.00 NOTIZ. TG2 Giorno 13.30 RUBR. TG2 Motori 13.40 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 2 13.45 FILM McBride 15.15 FILM Dear Prudence - Vacanza con delitto 16.45 TELEFILM Sea Patrol 17.30 RUBRICA SPORTIVA RaiSport Numero 1 18.00 NOTIZIARIO TG2 L.I.S. - Meteo 2 18.05 FILM Indizi dal passato 19.35 TELEFILM Squadra Speciale Cobra 11 20.30 NOTIZ. TG2 - 20.30 21.05 TELEFILM N.C.I.S.: Los Angeles 21.50 PRIMA TV TELEFILM Numb3rs 22.35 PRIMA TV TELEFILM Supernatural 23.15 RUBR. La Domenica Sportiva Estate 0.20 NOTIZIARIO TG2

12.10 RUBRICA TG3 Agenda del mondo 12.25 ATTUALITÀ TeleCamere Salute 12.55 CULTURALE Prima della Prima 13.25 ATT. Passepartout 13.55 RUBRICA Appuntamento al cinema 14.00 NOTIZ. TG Regione - TG Regione Meteo -TG3 14.30 RUBRICA FIGU 14.35 NOTIZ. TG3 L.I.S. 14.45 La Musica di Raitre 17.30 FILM Concerto italiano - Storia e storie dell’Unità d’Italia 19.00 NOTIZIARIO TG3 TG Regione - Meteo 20.00 VARIETÀ Blob 20.15 PRIMA TV TELEFILM I misteri di Murdoch 21.00 ATTUALITÀ Nati liberi 23.05 NOTIZ. TG3 -TG Regione 23.20 LE PRIME DI CINEMATRE FILM Into the Wild

20.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 21.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.30 RUBRICA Ippocrate 21.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 22.00 ATTUALITÀ Inchiesta 4 (Esteri) (REPLICA) 22.30 NOTIZIARIO News lunghe da 24 22.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.00 RUBRICA Tempi dispari (REPLICA) 23.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.30 RUBRICA Tempi supplementari 0.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 - Meteo 0.30 RUBRICA Tempi dispari (REPLICA) 1.00 NOTIZIARIO TG Rassegna stampa - Meteo

/ Happy Family

Sky Cinema Comedy 21,00

16.30 FILM La moglie del prete 18.55 NOTIZ. TG4 - Meteo 19.35 SHOW Ieri e oggi in tv - Nino Manfredi Short 19.40 TELEFILM Il Commissario Cordier 21.30 FILM Rain Man L’uomo della pioggia 0.10 PRIMA TV MEDIASET FILM Il destino nel nome

18.10 TELEFILM Mr. Bean 18.30 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo 19.00 FILM Scuola di Polizia 6: La città è assediata 20.40 PRIMA TV MEDIASET FILM The Ramen Girl 22.40 PRIMA TV TELEFILM Royal Pains. Ultimo ep. 23.30 PRIMA TV TELEFILM Miami Medical

18.00 SPORT Calcio, Coppa Italia: Tim Cup 2011/2012 III turno eliminatorio Fiorentina Cittadella (DIRETTA) 20.00 NOTIZIARIO TG La7 20.30 REAL TV Chef per un giorno 21.30 DOCUMENTARIO Missione natura (REPLICA) 23.50 NOTIZ. TG La7

SCC=Cinema Comedy SCF=Cinema Family SCM=Cinema Max

19.10 Il sapore della vittoria SCH 19.25 Super Eruption SCM 19.30 Sesso, bugie e... difetti SCC di fabbrica 21.00 Il maestro e la pietra SCF magica 21.00 Happy Family SCC 21.00 Prima tv Se scappi ti trovo SCP 21.00 The Cell SCM 21.10 L’era glaciale 3 SC1 21.10 G.I. Joe La nascita dei Cobra SCH 22.40 Men in the City SCC 22.45 Dolf e la crociata SCF dei bambini 22.45 Insonnia d’amore SCP 22.50 Sharm El Sheikh SC1 23.10 Mi piace giocare SCM 23.15 Un amore a ll’improvviso SCH 0.30 Oceani SCF 0.30 Cado dalle nubi SC1

SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3

15.25 Calcio, Bundesliga 2011/2012 3a giornata Mainz SP1 Schalke 04 (Diretta) 16.00 Beach volley, Campionato italiano 2011 Jesolo: finale maschile 3°/4° posto (Dir.) SP2 16.55 Calcio, Premier League 2011/2012 2a giornata Bolton Wanderers - Manchester City (Diretta) SP3 17.00 Beach volley, Campionato italiano 2011 Jesolo: finale SP2 maschile (Diretta) 17.55 Calcio, Incontro amichevole Inter - Olympiacos Pireo (Diretta) SP1 18.30 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Cincinnati: finale (Diretta) SP2 21.30 Rugby, Test match 2011 Scozia - Italia (Sintesi) SP2 2.00 Baseball, Major League 2011 Chicago Cubs - St. Louis SP2 Cardinals (Diretta)

PROGRAMMIDA NON PERDERE

TRAME DEI FILM

Tratto dall’omonima commedia di Alessandro Genovesi (già approdata in teatro). Due adolescenti, Filippo e Marta, decidono di sposarsi. Le rispettive famiglie si trovano, loro malgrado, a incrociare i propri destini. Un banale incidente stradale catapulta il protagonista-narratore, Ezio (Fabio De Luigi), al centro di questo microcosmo, nel quale i genitori possono essere saggi, ma anche più sballati dei figli.

15.50 FILM Inga Lindstrom 18.00 FILM La forza dell’amore 20.00 NOTIZ. TG5 - Meteo 20.40 DALLO STADIO SAN SIRO DI MILANO EVENTO SPORTIVO Calcio, Trofeo Berlusconi 2011 Milan Juventus (DIRETTA) 23.00 FILM Under Suspicion

SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion

/ Into the Wild

Colpo d’occhio

Nati liberi

Liberamente tratto da “Nelle terre estreme”di Jon Krakauer, il film racconta la vera storia di Christopher McCandless, un giovane benestante che dopo aver conseguito la laurea, decide di lasciare tutto per andare alla ricerca della libertà in Alaska. Nel suo pellegrinaggio in giro per l’America incontrerà tutta una serie di personaggi curiosi, tra i quali una cantautrice ed un anziano veterano chiuso nei suoi ricordi...

Dopo “Affari tuoi”e “Soliti ignoti”, un altro avvincente game show debutta oggi nell’access prime time della rete ammiraglia Rai. Forte del successo riscosso in Gran Bretagna, andrà in onda su Rai 1 tutti i giorni alle 20.40 “Colpo d’occhio – L’apparenza inganna”. Il nuovo programma, tratto dal format “Odd one in”, in onda su ITV1, basato su spirito di osservazione, sesto senso e un po’ di fortuna, sarà condotto da Max Giusti

Nella puntata di questa sera Licia Colò andrà alla scoperta del Nairobi National Park. In questo parco, a nove chilometri dalla capitale keniota, vivono molte specie animali, come i leoni protagonisti del documentario sulla triste storia di una leonessa rimasta sola in un territorio dove un tempo questi felini erano sovrani. Edwin Ochola offrirà invece lo spunto per parlare delle “furbate”degli animali.

Rai 3 23,20

/ Il destino nel nome Ashoke e Ashima, una coppia indiana nata da un matrimonio combinato, lasciano la soffocante Calcutta per approdare in una invernale New York dove vogliono iniziare una vita insieme.Per Ashima vivere in un mondo totalmente diverso dal suo paese di origine e per di più con un uomo assolutamente sconosciuto non è facile. Le cose sembrano cambiare quando nasce il loro bambino, Gogol...

Rete 4 0,10

Rai 1 20,40

Trofeo Berlusconi 2011 “Milan - Juventus”. Giunto alla 21° edizione, il Trofeo Berlusconi è stato istituito nel 1991 dal Presidente del Milan Silvio Berlusconi in onore del padre. Inizialmente il Trofeo avrebbe messo di fronte il Milan con la squadra vincitrice della Coppa Campioni. In realtà, tranne che per una breve parentesi tra il 1992 e il 1994, in tutte le restanti edizioni è stata la Juventus a contendere il Trofeo al Milan.Telecronaca di Sandro Piccinini.

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Domenica 21 agosto 2011

SECONDO TEMPO

PIAZZA GRANDE Tre soluzioni per i giovani di Furio

Colombo

iovani: per il loro problema di esistere, di occupare spazio e risorse e di non trovare spazio e risorse per esistere, ci sono tre grandi soluzioni. La prima è quella di immense guerre, che impiegano tutti i giovani disponibili e ne rimandano indietro molti meno, non tutti integri, ma quasi tutti accettati e sostenuti dalla comunità perché reduci. È accaduto con le due guerre mondiali (1915 e 1939).

G

La ricetta di Roosevelt LA SECONDA soluzione è quella del mai dimenticato e spesso citato “New Deal” di Franklin Delano Roosevelt: un immenso programma di debito e di spesa pubblica per costruire e far funzionare un’altra America, visto che quella precedente si era inceppata e stava mietendo vittime fra i senza lavoro (che erano quasi tutti). Roosevelt non ha fatto rivoluzioni perché il Congresso, spaventato, approvava le sue spese pazze. Ha voluto scuole e autostrade gratuite. E non solo non si è buttato sulle famose, magiche privatizzazioni (tutto era privato e tutto era fallito, prima di Roosevelt) ma ha creato il Teatro Nazionale, i progetti pubblici per il cinema e la letteratura, ha assunto i migliori fotografi e i migliori scrittori del suo tempo per documentare quegli anni, dalla tragedia alla soluzione della tragedia. Strano che in un tempo in cui si evoca subito e con frequenza il grande fallimento del socialismo reale, nessuno vuole ricordare che viene prima il fallimento (anch’esso catastrofico) del capitalismo reale. Quel che viene dopo, la forza ritrovata che ha poi deciso i destini del mondo, si deve a una mite ma ferma socialde-

Il New Deal americano era imperniato sull’istruzione pubblica, il premier britannico invece raddoppia le tasse universitarie mocrazia che non si è lasciata spaventare o deviare dai furibondi attacchi, accuse, insinuazioni (girava voce che Roosevelt fosse non solo comunista ma anche ebreo). Ho appena citato le scuole, ma tutto è scuola pubblica e sovvenzionata, nell’America del New Deal, negli anni fra il 1929 (fallimento del capitalismo) e il 1940 (rinascita di un’America che oggi chiamerebbero socialista), dalle scuole elementari ai licei ai college. Dove grandi università private già esistevano, i privati hanno dovuto dimostrare che avrebbero sempre e comunque accettato il merito dei bravi, attraverso sistemi di ammissione gratuita, pena la perdita del riconoscimento dell’istituzione. Gli ospedali ricevevano fondi per la ricerca (da cui nasce la lunga lista di premi Nobel del dopoguerra) a condizione di non rifiutare mai i poveri, per non perdere il beneficio dei fondi. Ma tutto era scuola, come i “progetti

per il teatro”, i “progetti per il cinema”, l’immensa diffusione dei “Community Colleges”, istituzioni comunali o statali di università locali gratuite. E intanto l’America di Roosevelt stabiliva che il diploma di scuola media superiore sarebbe stato necessario per qualunque lavoro, dall’operaio al poliziotto, ma includendo i soldati come requisito per l’arruolamento. Se un giovane si presentava sprovvisto del titolo di studio, il patto era che non avrebbe lasciato il servizio senza essere stato mandato a scuola a prendere il diploma. Quel Paese, in quegli anni, aveva visto nella formazione scolastica e culturale dei giovani un tale accumulo di patrimonio per il progetto di ricostruzione di un popolo e di uno Stato mandato in fallimento dal privatismo, che aveva istituito il G.I. Bill, la più incredibile legge che sia mai esistita: gli anni di vita militare venivano compensati con l’università gratuita. Era un finanziamento non simmetrico (un anno per un anno) ma che poteva proseguire, secondo il merito, fino al master, al dottorato, alla specializzazione. Chi ha frequentato le Università e la vita culturale degli Stati Uniti negli ultimi quattro decenni ha incontrato una intera generazione di G.I. Bills (G.I., come è noto, significa “dipendenti del governo”, “bill” è una legge) spesso fra i grandi talenti più celebri al mondo, da Arthur Miller a Norman Mailer (ma la lista è infinita), talenti che non sarebbero mai esistiti se all’obbligo del diploma di scuola media superiore per tutti non si fossero aggiunti una serie di percorsi gratuiti per i portatori di merito. Ma ho detto, all’inizio di questa pagina, che ci sono tre soluzioni per rispondere al problema dei giovani che, in tutto il mondo industriale avanzato sono senza scuola e senza lavoro, la generazione “né - né”. La terza è la “soluzione Cameron”, il quarantenne, ma non

così nuovo primo ministro inglese: se i giovani sono bravi e promettenti, raddoppiategli le tasse universitarie, in modo che un po’ di loro lascino perdere. Se si rivoltano, bruciano supermercati e rubano cassonetti, la storia si risolve con finti processi, mesi di prigione e poi non ne parliamo più perché dobbiamo occuparci dei mercati.

Cameron, solo un indossatore NESSUNO ricorderà Cameron se non come un buon indossatore di abiti blu e un ottuso interprete (ma ha molti colleghi in Europa) della tragedia sociale in cui vive. D’altra parte nessuno ricorderà il cemento compatto di indifferenza che il governo del Paese Italia ha opposto alla più grande, più lunga, più motivata, più intelligente protesta giovanile in molti anni. Una classe dirigente che ha il volto e la testa di Mariastella Gelmini non promette niente a nessuno, meno che mai ai giovani. Ma pensate alla occasione perduta dai politici che non sono Scajola o Sacconi o Brunetta. Pensate alla cecità della grande stampa italiana, che rende omaggio al cieco Cameron e al pugno duro della sua polizia. Quanta polizia, quanto pugno di ferro ci vorrà tra poco per tenere fermi e contenti i giovani indignati di una Europa governata dalle agenzie di rating, da governi che competono nel tagliare, e il più virtuoso, in questa gara di folli, è il governo che taglia di più? Nella sigla della celebre serie Tv Boris, gli attori cantano una canzoncina tremenda che descrive il momento in cui stiamo vivendo e il mondo a cui si stanno affacciando i più giovani: “Quando il chirurgo cieco comincia a operare, bisogna stare attenti, molto attenti, a quello che può fare”. Questo è il momento.

La scuola che boccia non è la migliore di Marina Boscaino

fine luglio l’Ocse ha pubblicato gli esiti del Programma di valutazione dei sistemi educativi. La media dei bocciati nei Paesi Ocse è il 15% (7% primaria, 6% medie, 2% superiore). La Francia è oltre il 30%, la Finlandia vicina allo 0%. L’Italia è al 18%, con una tendenza a ripetere in crescita alle superiori. Siamo abituati a veder interpretare questi dati con orgoglio da parte dell’immeritevole Gelmini, portavoce di un’idea asfittica e banale della scuola. Per l’Ocse nei “Paesi in cui un maggior numero di studenti ripete gli anni scolastici la performance globale tende ad essere inferiore, e il background sociale ha un impatto maggiore sui risultati di apprendimento”, quindi gli “studenti originari di contesti avvantaggiati finiscono

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in scuole con risultati migliori mentre quelli di origini svantaggiate finiscono in scuole peggiori”. Il tasso di ripetenza grava sull’economia nazionale, ci ammoniscono. Il Land di Amburgo ha abolito le bocciature e altre regioni tedesche starebbero per seguirlo. DATI su cui riflettere: per valutarli su base didattico-pedagogica, ricordando inoltre che ripetenza e ritardo sono prodromi di dispersione scolastica. D’altro canto, il rilascio di titoli di studio con valore legale (diplomi di III media e V superiore), ossia la certificazione amministrativa di competenze, conoscenze e abilità, configura identikit professionali e/o profili culturali, con valenze e implicazioni giuridiche. E lo Stato non può né deve affermare il falso. Un panorama complesso, dunque, in cui que-

sti e altri punti di vista troverebbero risposte convincenti in radicali cambiamenti di politica scolastica. Tremonti la scorsa settimana ha detto che la mano-

In Italia la media dei respinti è del 15%, mentre nell’Ocse è al 18% Ma il nostro sistema non incentiva il merito e non tutela chi è indietro

vra aggiuntiva non toccherà scuola, sanità e cultura: forse siamo davvero al fondo del barile. Ma – anche se nella manovra la voce “scuola” è assente – potrebbero pioverci addosso i tagli agli enti locali, aggravando lo stato di agonia. La razzia ha colpito soprattutto la fascia più bassa degli studenti, coloro che nella scuola pubblica trovano l’unico strumento di emancipazione. Che non hanno altri luoghi – famiglia, spazi sociali – per sanare il gap e fronteggiare l’attuale emergenza. Sono loro, soprattutto e non a caso, in ritardo scolastico. Mettere mano alla scuola seriamente, oggi, potrebbe significare dare davvero a tutti pari opportunità: il contrario di ciò che si fa, ampliando – proprio mediante la scuola, “ascensore sociale” costituzionale – i divari tra nati bene e svantaggiati. Tutto il resto sono parole.

Fatti di vita

É

di Silvia

Truzzi

LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO I

l Corriere della Sera di giovedì pubblicava la seguente notizia: una capotreno di Fs è stata multata per aver detto la verità. Il 16 maggio, a causa di un problema sulla linea tra Firenze e Roma, il Frecciargento è stato deviato dalla direttissima alla “linea lenta”. La capotreno ha annunciato “un guasto deviatoio” e l’azienda le ha inviato una contestazione disciplinare perché il manuale degli annunci per i treni Alta velocità non prevede il termine “guasto”. Avrebbe dovuto usare la chiarissima perifrasi “controllo tecnico sulla linea”. C’è un manuale, anzi sono tre, appositamente studiati per informare al meglio i passeggeri delle costosissime Frecce. La dipendente non l’ha rispettato e secondo Trenitalia “la mancanza di giustificazioni è un’ammissione di colpa”. Non esiste però una regola assoluta che differenzi le Frecce: guasti sarebbero stati annunciati anche sull’Alta velocità. Ma al bando c’è anche la parola incendio: “È una scelta per non creare ansie e panico difficili da gestire anche su uno dei mezzi più sicuri”, spiegano sempre dalle Ferrovie. Nel medesimo articolo un controllore faceva giustamente notare come l’uso di questo vocabolario fumoso faccia imbufalire i passeggeri. Perché non capiscono e perché la vaghezza delle spiegazioni sembra davvero una presa in giro. E molto spesso non solo sembra, ma proprio è. Anche Augusto Minzolini deve aver adottato il Manuale dei Frecciarossa per non creare panico nei telespettatori quando ha spiegato, in diretta al Tg1 delle 20, che l’avvocato Mills era stato assolto e non prescritto. Sostenendo poi che i due termini sono sostanzialmente sostantivi. Pavese diceva: “Nelle parole c’è qualcosa d’impudico”, e quanto aveva ragione. Specie nel Paese degli eufemismi, in cui le parole aggiustate servono a mistificare, confondere, truffare . È il vecchio latinorum dell’Azzeccagarbugli, buono solo a far sentire Renzo più scemo dei suoi capponi. Il potere usa le parole per mistificare, raggirare, edulcorare. È un sistema dove nessuno si sbaglia, al massimo cambia idea. Così il “processo” dev’essere “breve” perché l’Europa ce lo chiede. Invece è “mor to”, perché la legge prevede ex ante la fine chirurgica del processo. Per non dire dei festini con schiere di ragazze mezze nude che si baciano e si toccano, spacciate per garbati intrattenimenti conviviali. E poi: in pochi hanno il coraggio di dire e scrivere “prostitute”. Il mestiere più vecchio del mondo è esercitato dalle più garbate escort. Che infatti vanno in televisione e fanno politica, rilasciano interviste parlando della situazione economica e di introspezione mistica. C’è una parola greca, parresia, che significa “dire la verità”. È ormai perduta, in uso solo presso i filosofi, forse perché non ha più un luogo dove abitare né dentro di noi né nella dimensione sociale. È quasi sempre più facile adulare che criticare, irretire che essere franchi: ma il prezzo di questa zuccherosa simulazione è la servitù.

Giorgio Israel ha sostenuto giustamente sul Messaggero che “l’istruzione moderna è un investimento e non un lusso” e ha considerato perciò “inconsistenti” le motivazioni economiche dell’Ocse. Confutando gli argomenti pedagogici dell’indagine, come il fatto che la bocciatura produca sfiducia, ingresso ritardato nel lavoro e i Paesi che non la usano – Inghilterra e Finlandia – avrebbero risultati migliori, Israel conferma che i criteri di selezione e somministrazione dei test – ad esempio Ocse Pisa – sono opinabili e i successi discutibili. SFUGGE invece la domanda su cui Israel impernia il ragionamento (“ Se aboliamo la bocciatura, come saranno premiati i meritevoli?”) venandola di accesi e accenti da vulgata antisessantottina. Non voglio difendere un modello di scuola considerato lassista. Ma partire dal problema posto dall’Ocse per ragionare sulle condizioni del nostro sistema d’istruzione che né incentiva il merito né tutela lo svantaggio. D’altra parte sarebbe impossibile, considerata la falcidie subita dalla scuola, motivata esclusiva-

mente dalla necessità di attingere soldi da un capitolo miopemente considerato “improduttivo”. In un progetto di istruzione come emancipazione, curare i più deboli non coincide per forza con il disinteressarsi dei meritevoli. Progettare richiede studio, investimento, professionalità: non è il momento storico giusto. Ma disorienta la conclusione di Israel: “Il massimo astio dei fautori della scuola del successo formativo garantito è riservato alla categoria degli insegnanti, accusata di «resistere» e di arroccarsi su un’idea «vecchia» e «superata» di scuola, cui si vuole contrapporre la scuola-azienda volta alla soddisfazione dell’utente”. Siamo al ribaltamento dei criteri neoliberisti che hanno inquinato e violato la scuola della Costituzione. Al professor Israel ricordo che “gli sfigati” difficilmente sono interlocutori per orientare alcunché, come dimostrano i dati su percorsi ed esiti degli istituti professionali, dove la bocciatura è spesso conferma della situazione sociale di partenza. Certo non lo sono stati per il modello di “scuola-azienda” che molti (anche vicini a Israel) hanno sognato e sognano.


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SECONDO TEMPO

BOX

MAIL Articolo 18: zero tituli L’ultima manovra finanziaria svela un dosaggio di macelleria sociale davvero scioccante. Difficile poi stabilire se il Paese soffrirà più per i tagli agli enti locali, per l’introduzione nella sanità dei nuovi ticket oppure per le adozioni delle aberranti norme contenute nei capitoli del pacchetto lavoro. Certo è: quell’articolo 8 del pacchetto lavoro sul superamento dell’articolo 18 dirotta l’Italia in un terreno minato dove – per dirla con lo scrittore e sociologo tedesco Ulrich Beck – non si potrà più concepire il lavoro salariato (e le sue tutele) in una cruna dell’ago attraverso la quale tutti dovevano (o dovranno) passare per poter essere presenti nella società come cittadini a pieno titolo. Bene ha fatto la Cgil a bocciare la manovra e lanciare un primo taccuino di appuntamenti che dovrebbe costellare un autunno caldo e culminare con lo sciopero generale. Intanto, non si può che provare ribrezzo al cospetto di un provvedimento che va a segnare una rottura senza equivoci tra la cultura del lavoro dell’attuale governo e la cultura del lavoro che portò a stendere lo Statuto dei Lavoratori. Il governo con la scusa della crisi economica mondiale sta approfittando per ridefinire tutti i rapporti di forza e infliggere un altro colpo mortale alle regole della democrazia nei posti di lavori.

A DOMANDA RISPONDO CACCIA APERTA AI DISABILI

Furio Colombo

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aro Colombo, si parla ormai apertamente di tagli alle pensioni dei disabili. La scusa è di stanare i falsi invalidi. Ma è la strada infida e pericolosa per infierire sui più deboli dei deboli e prendere decisioni tragiche per molti. Ci sarà una barriera di difesa in Parlamento? Nicola e decine di firme

C

NON SONO SICURO, ma

bisognerà tentare in tutti i modi, fin da quando, nei primi giorni di settembre, molti disabili verranno davanti a Montecitorio per parlare della follia che si sta per compiere. Infatti bisogna dire l’indicibile: la voce corre e sappiamo tutti che, nello strano labirinto dell’inspiegata e in parte ignota “formula Tremonti”, è perfettamente possibile che l’indicibile accada. Ricordiamo come stanno le cose adesso. I disabili in Italia (parlo di disabilità grave) ricevono pensioni così piccole (poco sopra i 200 euro) che non si capisce come siano state pensate o tollerate fino a ora. Alla piccolissima pensione, che è poco più (anzi, poco meno) di una finzione, si aggiunge “l’accompagnamento”, se c’è. In tal caso l’assegno per un accompagnatore va appena sopra la cifra indicata, una vita con disperazione per chi non disponga di altre risorse. Come possa venire l’idea che si possa tranquillamente tagliare in quella parte minima della spesa del Paese è difficile da immaginare. Però bisogna essere pronti a fare fronte a questa ignobile parte del “progetto per salvare l’Italia”. Dal punto

di vista di chi sta alla Camera o al Senato, una risposta è possibile: insieme al rifiuto più rigoroso (e, speriamo, più trasversale) della norma taglia-disabili, serve una proposta. Perché non affermare che deputati e senatori destinino per i disabili tutta la parte di compensi a cui, a qualsiasi titolo, si sarà deciso di rinunciare? Perché non fare appello a tutta l’alta burocrazia italiana affinché, oltre le imposizioni di legge che stanno arrivando, si unisca per offrire un ulteriore contributo di solidarietà con la specifica destinazione dei disabili? Una volta accettato il principio che occorre affrontare ingiustizia e disordine con contributi personali, diventerà più facile disegnare il come e precisare il quanto. Ma il quanto, che pure sarà un simbolo, non potrà essere simbolico. Dovrà essere in rapporto con la realtà. Il problema è che è ancora molto diffusa, anche fra gli esperti di ogni tipo (politici, giornalisti, commentatori, docenti), la persuasione che “intanto paga l’altro”, che “speriamo che io me la cavo”, e “che comunque passa presto”. Sono tre pensieri poco adatti al momento perché insistono nel far finta di non vedere la realtà. È brutta e riguarda tutti. Infatti, subito dopo avere fatto tutto il meglio (il meno peggio) per tutti, con quello che c’è bisognerà spostare tutta la pressione, sociale e politica, sui super-ricchi che continuano a stare alla larga. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere@ilfattoquotidiano.it

Mimmo Mastrangelo

Evasione fiscale quotidiana Qualche anno fa sono andato a trovare mia figlia a Edinburgo dove lavorava come ricercatrice all’università. In casa ha avuto un grave problema idraulico. Ha chiamato un idraulico per risolvere il problema. Fatto il lavoro mia figlia gli ha chiesto quanto doveva e ha pagato il conto. Quello che mi ha meravigliato è che l’idraulico ha fatto la fattura per l’intero importo dovuto. Ho chiesto a mia figlia: “Ma qui fanno la fattura tutti senza marciarci e nascondere qualche entrata?”. La risposta di mia figlia è stata: “Sono obbligati a farla, se non fanno la fanno, basta che io faccia una telefonata che quello non lavora più perché qui sono gli stessi contribuenti che controllano che tutti paghino le tasse”. Mi chiedo perché il mio meccanico accetta solo contanti, come l’elettricista, il muratore, lo stesso fa il dentista e tutti i professionisti e perché in Italia non è possibile fare lo stesso? Sono proprio queste categorie che evadono di più e gli uffici interessati non controllano mai. Sono anni che il mio meccanico espone un cartello ben visibile nella sua officina con scritto a grosse lettere “non si accettano assegni, solo contanti” e

IL FATTO di ieri 21 agosto 1947 Quando morì, il 21 agosto 1947, la figlia disse che se n’era andato “un signore del Rinascimento sopravvissuto all’era industriale”. E davvero Ettore Bugatti, il padre delle vetture “purosangue”, artefice del mito della “voiture blue” era un po’ un signore d’altri tempi. Vissuto in una eccentrica famiglia di artisti della Milano fine ‘80 0 frequentata da ospiti eccellenti come Segantini, Puccini e Leoncavallo, Ettore, trasferitosi in Alsazia, nell’officina del barone Eugene de Dietrich, darà il via, nel 1909, alle sue automobili d’autore, belle, leggere, vincenti, simbolo, col cinema muto e il charleston, dell’epopea della Belle Epoque. Modelli destinati a far sognare principi e star di Hollywood, a gareggiare con le Rolls, a ispirare i futuristi e a trionfare nei grandi circuiti d’epoca, Le Mans, Mille Miglia, Targa Florio. Esemplari perfetti come la Tipo 13, la prima auto col classico radiatore a ferro di cavallo e il marchio Bugatti impresso nel celebre “oval rouge” o la Tipo 41 Royale, berlina regale del ‘27, 12.000 centimetri cubici di cilindrata, 200 chilometri l’ora. Vere e proprie car-dream, firmate Ettore Bugatti, aristocratico genio creativo, entrato con eleganza nella leggenda dell’automobile. Giovanna Gabrielli

nessuno è venuto a controllare e sanzionarlo. Arnoldo Bruckmann

Non mandateci a votare i soliti partiti Dopo la pubblicazione del libro-inchiesta di Stella e Rizzo si è diffusa l’idea che molti politici in realtà fossero curatori altolocati di interessi più o meno legittimi. Opinione che si è fatta sempre più concreta assumendo la dignità di questio-

ne nazionale. Da allora molto è stato detto sui privilegi della politica considerata come universo scollegato da quello reale. Il Fatto Quotidiano con metodo, intelligenza, imparzialità ha sistematicamente denunciato all’opinione pubblica tutte quelle vicende grottesche e paradossali che vedono protagonisti i politici, i loro affari collaterali e i loro legittimi, ma ingiusti privilegi. Ora sembra più che mai urgente individuare una nuova

classe politica che si ponga a garanzia delle istituzioni e che infonda al cittadino fiducia nei confronti della politica stessa. Questo è possibile solo azzerando gli attuali partiti depositari del malcostume, costituendone altri composti da persone più serie e meno interessate. Per ottenere questo risultato prima della drammatica e prossima tornata elettorale è necessaria una mobilitazione di energie e persone nuove che dovranno aggregarsi intorno a due punti fondamentali: decurtare drasticamente gli stipendi dei parlamentari a livelli di gran lunga inferiori alla media europea, ridurre a due i mandati parlamentari permettendo così un ricambio continuo dei politici. Senza entrare in merito a tecnicismi sarebbe importante avere un obiettivo semplice, largamente condivisibile e incontrovertibile. Idee chiare per un’azione chiara. Una volta stilato questo manifesto sarà necessario sottoscriverlo: donne e uomini che sposano questa linea con entusiasmo e sincerità. Il vostro giornale può giocare un ruolo chiave in questo processo. Nel campo dell’editoria si è guadagnato la fiducia di lettori di ogni tendenza politica, mostrando, come ripeto, imparzialità e temerarietà nel citare fatti controversi e persone influenti e

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potenti. È un appello disperato: non mandateci a votare i soliti partiti.

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Marco Zini

Ero a Fermo il 31 luglio al dibattito “Primarie sì primarie quando?” della due giorni del vostro giornale. Un momento di confronto importante su temi chiave affrontati con competenza e senza sconti. Ho apprezzato lo sforzo organizzativo, la qualità delle presenze anche se, confesso, avrei desiderato da cittadina attiva una maggiore articolazione del dibattito sulle primarie aprendo ai movimenti. Mi ha molto colpito la novità della posizione di de Magistris che si è posto nella nuova veste di leader “orizzontale” e che per le prossime elezioni nazionali si impegnerà, partendo dall’esperienza napoletana, per dare possibilità di esprimersi in modo nuovo alla voglia di politica che c’è in Italia fuori dai partiti. Mi chiedo se in questa fase di crisi anche politica e di bisogno di reale cambiamento, lo sforzo dell’informazione non debba essere ora ancora di più quello di rappresentare ai lettori la realtà autentica – anche se complessa e fuori dagli schemi consolidati – di quello che sta avvenendo non solo nei partiti ma anche nella società.

Il tramonto della Costituzione Lo spostamento delle tre feste civili alla domenica è un segnale che dà il via alla riforma della Costituzione. Il primo articolo della nostra Costituzione sostiene che: “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro”. Il governo attuale è andato a colpire il cuore della nostra Costituzione andando a spostare, meglio dire sopprimere, il 2 giugno, giornata della nascita della Repubblica, il 1° maggio, festa internazionale del lavoro dal 1886, e il 25 aprile, data in cui l’Italia si è liberata dal nazi-fascismo per avviarsi verso la strada della democrazia. Una decisione grottesca figlia del non sentirsi italiani da parte di alcuni ministri che si contraddistinguono più per il linguaggio da “osteria” che per sane decisioni politiche volte a migliorare la qualità della vita del loro popolo. In maniera molto furbesca il governo Berlusconi è riuscito, comunque, a ottenere ciò che da tempo voleva e a cancellare pagine di storia. Non so cosa sarebbe successo se in Francia avessero deciso di spostare il 14 luglio o negli Usa il 4 luglio. Non credo che ci sarebbe stato un tacito consenso. Da noi, ormai, tutto si può, anzi, più l’idea che si presenta è scriteriata e irresponsabile più ha la possibilità di essere accolta. Franco Fabris,

A. Mary Pazzi “Luoghi Comuni” associazione della rete Democrazia km Zero

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