Il Fatto Quotidiano 16 Ottobre 2011

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A un certo punto si è visto un ragazzo poggiare dei fiori su un blindato della polizia. Un gesto di pace. Ricominciamo da lìy(7HC0D7*KSTKKQ(

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Domenica 16 ottobre 2011 – Anno 3 – n° 246 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

BANDE ORGANIZZATE DISTRUGGONO IL CORTEO T

Il psichiatra last minute

di Marco Travaglio

Cinquecento teppisti criminali mettono a ferro e a fuoco Roma. La protesta di duecentomila “Indignati” contro chi toglie ai giovani il futuro finisce nel panico tra gas lacrimogeni e distruzioni. L’allarme c’era ma nessuno si è mosso

Un corteo, due mondi: a sinistra, la protesta pacifica in via Cavour. A destra la violenza dei black block in Piazza San Giovanni (il furgone dei Carabinieri dato alle fiamme con la scritta “Acab” - All cops are bastards, tutti gli agenti sono bastardi - “Carlo” - Giuliani - “vive”) (FOTO ANSA, LAPRESSE)

Come previsto di Antonio

Padellaro

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P

rimo. Cinquecento (o forse meno) teppisti organizzati hanno distrutto la gigantesca e pacifica manifestazione degli Indignati e messo in ginocchio un intero movimento. Il corteo di duecentomila giovani e meno giovani giunti a Roma da tutta Italia e da tutta Europa è stato minato, disarticolato e infine disperso da bande di incappucciati che per cinque ore, praticamente indisturbati hanno tenuto in ostaggio una città, bruciato auto, distrutto banche, saccheggiato negozi, incendiato un blindato dei carabinieri mettendo alle corde forze di polizia numericamente superiori. Chi sono questi professionisti della guerriglia? Da dove vengono? Chi li guida? Chi li paga? Il ministro Maroni parla di “violenza inaccettabile” ma è mai possibile che malgrado i ripetuti allarmi dell’ intelligence, l’orda abbia potuto agire indisturbata? Secondo. Non era difficile prevedere che un'enorme concentrazione di popolo in cui confluivano decine di sigle sindacali e movimentiste, priva di un qualsiasi servizio d'ordine, abbandonata a un'improvvisata autogestione diventasse l’habitat ideale della guerriglia annunciata. Abbiamo visto i manifestanti arrivare allo scontro fisico con i violenti, e perfino bloccarli e con-

segnarli alle forze dell’ordine. Ma, e lo diciamo agli organizzatori, bisognava pensarci prima. Non vorremmo davvero che la logica dei “compagni che sbagliano” abbia reso ciechi e sordi quanti avrebbero potuto impedire o comunque denunciare l’infiltrazione nel corteo dei manipoli teppisti.I quali hanno inferto al movimento un danno incalcolabile proprio mentre in altre 82 capitali la protesta si dispiegava forte e pacifica. Terzo. Il governatore Draghi, bersaglio simbolo della protesta ha usato parole sagge accogliendo le ragioni del 99 per cento costretto a pagare il conto dell’1 per cento, presentato dalla grande finanza mondiale. Ma nessuno poteva pensare che un altro 1 per cento, questa volta armato di spranghe avrebbe potuto fare qualcosa di peggio alla generazione degli indignati.

Settanta feriti. Assalti a banche e negozi. Sassaiole contro le forze dell’ordine: annullati i comizi a piazza San Giovanni Gli Alfano e i Gasparri ne approfittano per attaccare il movimento. Ma il governatore Draghi dice: “Un gran pag. 2 - 3 - 4 - 5 z peccato gli scontri, i giovani hanno ragione”

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di Enrico

Fierro

LA FURIA DEI BLACK BLOC

di Luca Telese

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di Furio Colombo

LA GENTE RITORNA SI RIBELLA LA LOTTA AI VIOLENTI DI CLASSE

oveva essere la piazutto succede in un atiprendiamoci la ricza delle parole, del- T timo: “Toglietevi i cap- R chezza” non è lo sloDle mille voci della pro- pucci!”. “Vigliacchi!”. gan delle migliaia di persotesta e dell’indignazione. Dei colori e della musica. Roma, invece, è diventata la piazza della brutalità e della pag. 2 z paura.

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“Fascisti!”. “Siete poliziotti travestiti!”. “Siete servi del potere!”. E i manifestanti del corteo a mani nude attaccano i black pag. 3 z bloc.

ne che stanno manifestando, da Zuccotti Square di New York alle piazze di Roma. La frase è la dichiarazione di una nuova lotta di pag. 14 z classe.

nlavitola & co. L’incontro segreto in Sardegna di B. con Martinelli Biagiotti e Massari pag. 8z

CATTIVERIE Il governo ottiene i numeri per andare avanti. La matematica si è comprata l’opinione. www.spinoza.it

all'interno pag. I - VIII z

utti questi anni trascorsi senza sapere nulla dell’on, Michele Pisacane da Agerola (vicino Amalfi), 52 anni, ex Dc, poi mastelliano, poi casiniano, poi vicino al Pd, poi nel Misto, poi fondatore del Pid (Popolari Italia Domani) col ministro Romano e infine berlusconiano. Ma soprattutto, dice lui di sè a Fabrizio Roncone del Corriere,“laureato in psichiatria: faccio il psichiatra sociale”. Ecco, se il 14 dicembre l’eroe della fiducia fu Mimmo Scilipoti, agopuntore da Barcellona Pozzo di Gotto, stavolta la Palma Marron se l’aggiudica lui, “il psichiatra sociale”. E c’è un che di evocativo, nel fatto che sia proprio il psichiatra last minute (assente alla prima “chiama”, è andato a votare in extremis alla seconda, quando il borsino dei deputati all’asta fa registrare quotazioni da capogiro) a garantire la sopravvivenza di una maggioranza-manicomio e di un governo-comunità di recupero. Il suo spirito-guida è Saverio Romano, il ministro imputato per mafia e indagato per corruzione mafiosa che si fa dettare via fax gli emendamenti dal prestanome di don Vito Ciancimino. E infatti Romano era fra i pochi a non dubitare di lui: “Michele sa cosa fare”, aveva detto rassicurante. E aveva ragione: il nostro eroe dal nome risorgimentale a sua insaputa, rimasto inizialmente a casa perchè l’antennista gli stava montando Sky, s’è precipitato in aula giusto in tempo per la fiducia. Al suo ingresso, B. l’ha salutato come un vecchio amico senza sapere nemmeno chi fosse: “Pensava che fossi siciliano, Cicchitto non gli aveva mai parlato di me”. Ma ora lo sa: “Mo’ Berlusco’ me sape”, commenta compiaciuto alla fine. Ora ha un futuro assicurato, sia pur fugace come l’ultimo scampolo di lagislatura. Se i sottosegretari Misiti e Polidori sono stati promossi sul campo viceministri e il senatore scajoliano Viceconte sottosegretario all’Interno (ma solo perchè un Viceconte viceministro suona male), per il psichiatra sociale si troverà uno strapuntino degno del suo eloquio. Di Mussolini, Leo Longanesi diceva: “Di lui non mi spaventano le idee, ma le ghette”. Analogamente, di questa classe digerente di fine regime si può dire a buon diritto che non spaventano le idee (per manifesta assenza delle stesse), ma la cultura. Prendete l’on. Vincenzo Fontana del Pdl: l’altra sera le Iene gli domandano se è favorevole a vendere il patrimonio artistico per rastrellare un po’ di euro. Lui, tetragono, dice che non se ne parla nemmeno. Poi però gli leggono una falsa dichiarazione del premier, che naturalmente sembra vera, a favore della cessione della Fontana di Trevi. Lui allora chiede di cambiare la sua dichiarazione, da contraria a favorevole, perchè per fare cassa questo e altro: se lo dice il Capo, il Fontana vende pure la Fontana. Poi c’è il grande Antonio Razzi, già dioscuro di Scilipoti, l’altro ex dipietrista folgorato un anno fa sulla via di Arcore perchè aveva il mutuo da pagare: in un’intervista alla radio riesce a dire “non avrei andato” e “devolgo i soldi a costruire una chiesa distrutta”. E mentre uno devolge, uno sape e uno ha andato, le truppe del Nuovo che Avanza preparano la grande fuga. Il psicoterapeuta Luciano Sardelli era dato per certo nel fronte della fiducia: era il capofila dei Responsabili e dieci mesi fa esaltava le magnifiche sorti e progressive del governo B. Invece, nel breve volgere di qualche nanosecondo,è passato all’opposizione e ora,intervistato da Antonello Caporale su Repubblica, si sente “liberato, lieve felice”. Non ne poteva più di “essere fermato da gente che mi diceva ‘vergognati’, ‘venduto’, ‘pensa all’Italia’”.Così ha votato contro, “trascinato dal senso dello Stato”. Ma non prima di aver dato a B. un consiglio da amico: “Presidente, se lasci il governo trovi la pace”. L’altro, che se lascia il governo trova la galera, gli “ha risposto piccato”. Cioè l’ha mandato a fare in culo. Ecco, basta l’idea di una Terza Repubblica senza Berlusconi ma con i Sardelli, e già un po’ rimpiangiamo la Seconda.


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Feriti A sinistra un carabiniere colpito da un sasso. Al lato un teppista imbratta un blindato. A destra i resti della statua della Madonna di Lourdes distrutta in via Labicana (FOTO ANSA E LAPRESSE)

FURIA NERA SULLA FESTA Cinquecento black bloc rovinano la piazza Roma a ferro e fuoco: incendi, cariche e feriti

di Enrico Fierro

oveva essere la piazza delle parole, delle mille voci della protesta e dell'indignazione. Dei colori e della musica. Doveva essere la piazza della generazione senza futuro, di quelli che un reddito non ce l'hanno e non l'avranno, di quelli meno giovani che lo stanno perdendo, ed è invece diventata la piazza della brutalità e della paura.

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“Un gruppo di teppisti” Poco meno di cinquecento violenti hanno ucciso le buone ragioni di 200mila venuti a Roma per dire “noi la crisi non la paghiamo”. Volti coperti, cappucci neri, accenti del Nord e parlate romanesche, slang delle mille periferie metropolitane, fumogeni, sanpietrini, bastoni e lacrimogeni “Un gruppo di teppisti e criminali”, li bolla Antonio Manganelli, il Capo della Polizia. Che esprime “vicinanza e solidarietà agli uomini e alle donne in piazza”. La polizia, i reparti mobili di Carabinieri e Finanza da una parte, gli incappucciati, dall'altra. Chiamateli back-bloc, chiamateli Carc, chiamateli anarco-insurrezionalisti, come vi pare. Le sigle contano veramente poco, si tratta di gente abituata agli scontri, organizzata, attrezzata. Che sa come aggredire e arretrare, individua gli obiettivi, colpisce e si confonde tra la folla. In piazza al calare delle luci del giorno ci sono solo loro, la brava gente venuta a Roma a manifestare nelle mille forme nuove e nei linguaggi sconosciuti alle caste (tutte, della politica, del sindacato, anche dell'informazione), con slogan e modalità anche ruvidi, è disorientata. Va via, si disperde, non fa più massa. Non fa più notizia. Perché le prime pagine dei giornali che state leggendo le occuperanno solo i violenti con le loro devastazioni. “Non ero venuta a Roma per questo. Non mi piace, non lo voglio. L'indignazione è rabbia, ma non è violenza”. Sono le cose che Graziella, quarantenne e insegnante ancora precaria di Benevento, riesce a dirci. Parole che si disperdono tra i lacrimogeni e il fumo delle fiamme che proiettano bagliori sulla Basilica. Assalto a via Cavour Da ore i blindati fanno carosello attorno ai giardini della piazza. Passano e gli incappucciati tirano pietre, bastoni, bombe carta e fumogeni. I gas urticanti arrossano gli occhi e incendiano la gola,

ma servono a poco. L’acqua sparata dai cannoni ancora meno. Un blindato dei carabinieri si blocca, un commando carica. I carabinieri a bordo scappano. Gli incappucciati e le loro molotov hanno campo libero. Il mezzo prende fuoco. Gli incappucciati fanno la loro prima apparizione in via Cavour,

da altre devastazioni che intanto si stanno organizzando altrove. Lo capisce un sindacalista con la maglietta della Fiom addosso e chiama gli altri suoi compagni per fare da scudo. “Bastardi andate via”, urlano quelli della Fiom agli incappucciati. E' tutto inutile, perché quelli si dileguano nel corteo, a questo punto disordinato e come senza guida, per colpire altrove. In via Labicana.

Il capo della polizia Manganelli: “Solidarietà agli agenti impegnati in strada”

La polizia lascia fare Qui c’è un palazzetto di due piani di proprietà del ministero della Difesa. É indifeso e facilissima preda del commando che lancia bottiglie molotov alle finestre. Nessuno li ferma, i manifestanti pacifici cercano di dissuaderli ma rischiano pure le botte. C’è qualche tafferuglio, spintoni, schiaffi. La polizia osserva da lontano e lascia fare. Forse è una strategia, un modus operandi, come

a poche centinaia di metri dall'inizio del corteo. Caschi e bende nere sul volto compaiono all'improvviso, all'altezza della Banca Carim. Sfasciano il bancomat con i bastoni, lanciano preservativi pieni di vernice rossa sulle vetrine. Ma è ancora poco. Perché ci sono le macchine parcheggiate. Un Suv e altre due auto. Vengono date alle fiamme. É la tecnica del mordi e fuggi. Qualcosa di organizzato e preordinato. Forse un diversivo per distrarre

La violenza inizia in via Cavour, poi guerriglia a San Giovanni: in fiamme un blindato dei carabinieri

giudicavano “roba da froci” (anche questo abbiamo sentito) sfilare senza sfasciare vetrine e banche, senza menarsi con gli “sbirri infami”. E allora il campo è stato subito conquistato dai neri, quelli col cappuccio e con le maschere antigas nuove di zecca. I guerriglieri urbani che in via Merulana hanno fatto barricate con i cassonetti (che nessuno aveva pensato di rimuovere), dato fuoco alle macchine parcheggiate (che nessuno aveva fatto togliere lungo il percorso del corteo), assaltato finanche una chiesa, quella di San Marcellino. La delusione e le lacrime Sono stati sconfitti quelli che volevano manifestare in pace. Qualcuno ha fermato dei black bloc e li ha anche segnalati alla polizia. Abbiamo visto un manifestante giovane arrampicarsi su una camionetta dei Reparti mobili per

Furia Un black bloc, con volto travisato, lancia un estintore contro le forze dell’ordine mentre un’auto brucia. Diversi i veicoli incendiati, tutti di grossa cilindrata. Sfondate molte vetrine. (FOTO LAPRESSE)

metterci un fiore. "Restiamo umani. Pace, pace, no alla violenza", abbiamo sentito gridare ad un gruppo di ragazzi e ragazze seduti a terra in piazza San Giovanni, a pochi metri dalla polizia in assetto da guerra. Ma anche questo è stato inutile, perché gli scontri sono andati avanti per ore. Nella piazza e nelle strade adiacenti, fino a Piazza Vittorio. E' sera tardi quando le tastiere in redazione battono i "pezzi" che leggerete. E gli scontri continua-

Acab La presa della camionetta dei carabinieri, in piazza San Giovanni.

FERITI Il bilancio: 70 persone in ospedale ettanta persone ferite, tre in gravi condizioni: è il Sl’ordine bilancio degli scontri tra black bloc e forze delche hanno rovinato il corteo pacifico degli Indignati. Tra queste, 45 sono state trasportate dal 118 negli ospedali romani (Policlinico Umberto I, San Giovanni e Fatebenefratelli); altre 25 persone sono state invece medicate già nell’ospedale da campo montato nei pressi di piazza San Giovanni. Molti manifestanti hanno riportato escoriazioni e contusioni, mentre sono circa venti i contusi all’interno delle forze dell’ordine, tra polizia e carabinieri. Ad avere la peggio sono stati però un militante di Sinistra Ecologia Libertà che, in seguito all’aggressione da parte di un gruppo di “incappucciati”, ha perso due dita per l’esplosione di un petardo, un poliziotto colpito al torace e una terza persona che ha riportato traumi multipli: i tre sono stati ricoverati. Durante gli scontri è stato ferito anche un fotografo dell’agenzia di stampa Adnkronos, Cristiano Camera, colpito alla testa dal lancio di un sanpietrino a piazza San Giovanni e medicato all’ospedale FatebenefraAlberto Sofia telli.

I due militari all’interno si salvano per miracolo, dopo la pioggia di pietre e metallo. Dopo la conquista le scritte: Acab, all cops are bastards, e “Carlo vive”, cioè Carlo Giuliani, ucciso a Genova in circostanze analoghe nel 2001. (FOTO EMBLEMA)

no. Il bilancio è di almeno settanta feriti tra manifestanti e poliziotti, un palazzotto pubblico distrutto, le case vicine danneggiate, una decina di auto distrutte, un mezzo delle forze dell’ordine incendiato, un ferito grave a una mano per un petardo che gli hanno lanciato. Il resto, l'analisi su chi ha provocato la guerriglia (provocatori o esplosione del disagio giovanile, i commentatori un tanto al chilo sono già all'opera), si vedrà dopo. Ma non riusciremo mai a raccontarvi la delusione di chi (ragazzi e ragazze, del Nord e del Sud, precari laureati e precari senza titolo di studio, giovani e anziani, operai delle mille crisi e ceto medio impoverito), in questi mesi ha lavorato per costruire un grande movimento contro la crisi e le soluzioni proposte dai governi. “Era la nostra manifestazione. Era la nostra piazza. Ci hanno espropriato anche quella”. Maria, lucana (comitati contro le estrazioni selvagge di petrolio), non ha più parole. Solo lacrime.


Domenica 16 ottobre 2011

ZCVZXCVZCX Rifugiati Mentre a San Giovanni c’è la guerriglia, un gruppo di manifestanti pacifici si rifugia all’interno di un portone (FOTO LAPRESSE E ANSA)

I pacifici si ribellano ma non basta AI PRIMI INCIDENTI I MANIFESTANTI ISOLANO I VIOLENTI, POI LO SCONTRO

di Luca Telese

utto succede in un attimo: “Toglietevi i cappucci!”. “Vigliacchi!”. “Fascisti!”. “Siete poliziotti travestiti!”. “Siete servi del potere!”. E i manifestanti del corteo – incredibilmente, visto la sproporzione di armamento – a mani nude attaccano i black bloc. Ne riescono a prendere uno rimasto isolato, gli strappano il passamontagna. L'adrenalina va a

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mille. Sono quindici minuti di guerra e follia, all’incrocio fra via Labicana e via Merulana, nel cuore del corteo, nel cuore della Roma monumentale. Tutto succede quando gli incappucciati corrono a soccorrere il loro compagno. Una falange inizia a tirare petardi ad altezza d'uomo contro i manifestanti, e sampietrini divelti, e bottiglie. Una pioggia di pietra e metallo, contro il corteo finché non arriva la polizia. FINO A QUEL momento, gli unici che avevano provato a reggere l'urto dei guerriglieri metropolitani erano stati quelli del servizio d'ordine dei Cobas, i più organizzati. Ne avevamo viste tante, in questi anni, nelle

Organizzati I Cobas hanno un servizio d’ordine che funziona e argina i black bloc (F

OTO DLM)

quello scelto dai partiti, dai movimenti e dai sindacati che hanno partecipato alla protesta conquistando microfoni e telecamere per i leader, di non organizzare alcun tipo di servizio d'ordine. “Controlleremo i nostri spezzoni di corteo”, è stato il leit-motiv che per giorni ci hanno ripetuto Fiom, Sel, Rifondazione comunista e altri. Il risultato si è visto. Si sapeva che sarebbero arrivati gruppi che cercavano la guerriglia urbana e lo scontro, sigle che

SKY E RAINEWS In diretta. Il Tg1 oscura ’ammiraglia della Rai oscura la manifestazione. Lo L“Il denuncia lo stesso comitato di redazione del Tg1: cdr del Tg1 rivendica il diritto-dovere di informare i telespettatori di fronte a quanto sta accadendo a Roma nella manifestazione degli Indignados. Abbiamo chiesto all’azienda spazi per edizioni straordinarie o almeno finestre informative, ma i responsabili aziendali hanno respinto la richiesta del Tg1 e stanno continuando a mandare in onda programmi registrati”. Due soli canali hanno danno conto della giornata in diretta: Rainws24 e Skytg24. Due troupe del canale satellitare sono state aggredite. Al pronto soccorso anche un fotografo dell’Adnkronos. Non sono mancate le polemiche anche su Rainews: “La diretta di oggi (ieri,ndr) della manifestazione degli indignados di RaiNews è inaccettabile ed offende la storia della Rai”, ha detto il senatore del Pdl Alessio Butti, capogruppo nella Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. “Rainews ha svolto a pieno titolo il suo ruolo di servizio pubblico seguendo e raccontando con obiettività e puntualità i fatti”, ha risposto il Cdr di Rainews respingendo “con sdegno l’attacco gratuito”.

Fiamme a San Giovanni A sinistra il blindato dei carabinieri dato alle fiamme. E’ accaduto ieri pomeriggio in piazza San Giovanni, proprio nel punto d’arrivo del corteo. Al lato un altro momento della guerriglia. I violenti, mascherati con caschi e passamontagne, lanciano pezzi di selciato contro le forze di polizia. In alto a destra due black bloc mentre distruggono un bancomat (FOTO ANSA)

Tafferugli dentro il corteo, con i“moderati” Cobas che provano ad arginare gli incappucciati

piazze: ma i Cobas soccorsi dai celerini, mai. Quindici minuti di terrore: uno spezzone di ragazzi in tuta nera in assetto da guerra assalta la Banca popolare del Lazio. Prima arriva lo spezzone di corteo, con i ragazzi – molti giovanissimi e qualche vecchio e cattivo maestro tra di loro – inquadrati in fila orizzontale, con le braccia inanellate uno all'altro circonda l'obiettivo. Poi una squadra di incappucciati con le mazze di legno e metallo rompe i vetri anti-proiettile, e si mette a divellere i pali della segnaletica stradale per usarli come arieti. Un secondo gruppo arriva con i martelli d'acciaio e si mette a battere nelle crepe mentre i primi arretrano. Mentre due anelli di sicurezza bloccano telecamere e fotografi per impedire di filmare, agitando mazze e bastoni, arriva la terza carica, quella che appicca il fuoco. É già accaduto per tutto il pomeriggio, dall'inizio del corteo, a via Cavour, ogni volta che sui marciapiedi viene individuata una banca o un sito militare. In via Cavour una donna ha inseguito un manifestante che stava mettendo una bomba carta prendendolo a schiaffi, altri incappucciati corrono in suo soccorso. Dal corteo partono le prime grida: “Giù le maschere!”. A un altro anziano, sempre a via Cavour, è andata ancora peggio: lo hanno preso a bottigliate, adesso è ancora in ospedale. LE SCARAMUCCE si sono ripetute più volte, lungo il tragitto, fino a quel momento. Ma lì, in via Labicana, dopo i Fori Imperiali, la situazione precipita definitivamente perché i guerriglieri si ritrovano imbottigliati. Non fra due ali di poliziotti, ma tra due spezzoni di corteo non violento, che dimostra di non tollerarli più, che si sposta sui marciapiedi per lasciare al centro della strada i violenti, isolati e identificabili. Ma è un equilibrio impossibile, black bloc a centinaia e famiglie con bambini e anziani nella stessa strada. In via Labicana la situazione precipita, perché ci sono tre caserme di fila, con la targa del ministero della Difesa sulla porta, metodicamente assaltate, una dopo l'altra. Gli

screzi con i Cobas e con i manifestanti si moltiplicano. Le fiamme continuano ad alzarsi con tre auto incendiate (le prime in via Cavour, all’inizio del corteo) una dopo l'altra e con le tre caserme che bruciano. Quello che i black bloc non avevano previsto è la tenaglia che si crea davanti alla banca e la reazione dei manifestanti pacifici che arrivando con la forza d'impatto di una fiumana umana li pressa e li costringe a guardarsi le spalle. I guerriglieri provano a dissuadere i manifestanti: “Fatevi i cazzi vostri!”. E poi: “Non capite un cazzo! Lasciateci lavorare!”. Non basta, non riesce. Arrivano bordate di fischi, insulti: “Andate via!”. “Non vi vogliamo!”. “Servi!”. In via Labicana si arriva quasi allo scontro fisico quando uno dei manifestanti pacifici si mette a urlare “fascisti” a quelli in nero. I BLACK BLOC sono un parassita che si insinua nel corteo, una pallina di mercurio dentro la colonnina di vetro di un termometro. Ma se le vie di fuga si chiudono, il contenitore del mercurio si rompe, i guerriglieri tornano a unirsi. Gli autonomi mascherati – in pochi istanti – devono fermare tutto il corteo che preme alle loro spalle per proteggersi e mimetizzarsi. Ribaltano due auto per sbarrare i marciapiedi e in mezzo alla strada incendiano cinque cassonetti. I ragazzi del corteo arretrano. A questo punto che arriva un plotone di agenti anti-sommossa. Non sono tanti, e il contrattacco rabbioso dei black bloc li costringe a trincerarsi in una traversa laterale di via Labicana, via Tasso. Il teatro di battaglia arretra fino all'angolo tra viale Manzoni e via Labicana. Tutto è avvolto nel fumo, i guerriglieri dominano incontrastati per dieci minuti, poi arrivano tre camionette dei carabinieri da viale Manzoni. A questo punto, per loro, l'unica via di fuga è piazza San Giovanni. Il Corteo nonviolento è spezzato definitivamente. La manifestazione è finita, almeno lì. Decine di migliaia di persone cercano di salvare il corteo spostandosi verso piazzale Ostiense. Ma ormai la giornata sarà ricordata solo per la violenza.

Tutti i video della giornata di protesta su www.ilfattoquotidiano.it


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Slogan e Polizia Alcuni degli striscioni dei manifestanti nel corteo pacifico degli “indignados” e uno degli interventi della Polizia. (FOTO ANSA)

PAURA E RABBIA “CI HANNO PRESO ALLE SPALLE”

di Caterina Perniconi

or-te-o! Cor-te-o!”. La parte pacifica dei manifestanti grida contro gli incappucciati, vuole sfilare. Da ore stanno cercando di bloccarli. Li fischiano e li insultano: “Toglietevi i cappucci! Vigliacchi! Fascisti! Servi!”. Non riescono a fermarli. I militanti di Sinistra e libertà provano a contenerne una trentina su via Cavour. I black bloc li prendono a bastonate e sparano tre petardi. Uno colpisce un manifestante a una mano. Viene trasportato in ospedale dove perderà due dita. “Ci hanno attaccati alle spalle, noi abbiamo fatto di tutto per fermarli – racconta Giancarlo Torricelli, coordinatore di Sel a Roma – adesso le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza pacificamente verranno cancellate per colpa loro”.

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POCO DOPO tocca a un signore anziano. Prova a fermare un ragazzo che sta spaccando una vetrina. Lui si gira, incappucciato e irriconoscibile e gli rompe una bottiglia sulla testa. “Schifoso!” gli gridano i manifestanti, ma ormai hanno paura. In piazza sono scesi referendari, pacifisti, studenti, sindacati di base, tanti precari e moltissime associazioni pacifiste, dall’antimafia agli ambientalisti. E poi famiglie, con i bambini nel passeggino, costrette alla fuga. Da via Cavour scende Salvatore Arduino, del movimento No Tav. É tornato indietro a prendere la macchina fotografica che aveva dovuto lasciare dopo i primi scontri. “Per fortuna l’ho ritrovata – spiega – ho le immagini degli infiltrati, sono entrati all’altezza del gruppo No Tav, due avevano anche la nostra bandiera ma non

via Labicana, i ragazzi che si spingono fino all’incrocio con via Emanuele Filiberto sono increduli davanti alla scena che trovano davanti agli occhi: altre macchine bruciate, cassonetti e motorini incendiati e sparsi ovunque. “Li abbiamo visti, eravamo qui quando hanno cominciato a incendiare tutto – racconta Fabio da Bologna – il problema è stato quando la polizia ha spezzato il corteo e gli incappucciati lanciavano petardi e sassi da entrambe le parti. Io lavoro alle Poste e vi assicuro che questi non sanno cosa fanno. Hanno spaccato un Postamat ma è l’unica alternativa che esiste alle banche. Il problema è l’ignoranza, anche da parte di chi li carica, dovrebbe esserci più prudenza”.

Militanti, ragazzi, anziani sconvolti e preoccupati: “Scippati di un diritto” Salvatore Arduino dei No Tav

Infiltrati, entrati vicino al nostro gruppo: non c’entrano nulla con noi Sì, avevano le bandiere

c’entrano nulla con noi. Ci conosciamo tutti e questi non sono dei nostri”. Come facevano ad avere due bandiere col vostro simbolo? “Ne abbiamo portate moltissime e distribuite, non era difficile prenderne due. Noi li abbiamo visti mentre si cambiavano lungo via Cavour, hanno

portato le tute, si sono incappucciati. Non escludiamo che ci siano degli infiltrati, ma devono pagare, soprattutto per aver provato ad addebitarci degli scontri che noi non avremmo mai fatto, noi difendiamo il bene comune”. La polizia spezza il corteo a metà in via Labicana all’altezza di piazza S. Clemente e i manifestanti vengono dispersi con i lacrimogeni. Sara, una ragazza arrivata dalla Sardegna piange, singhiozzando: “Portatemi via, vi prego! Hanno rovinato tutto!”. Bevono da una fontana nella strada parallela, da un bar aperto prendono un limone per contrastare gli effetti dei lacrimogeni, provano a scherzare: “Ma ve lo immaginate che dice stasera Minzolini al Tg1?”. La tensione resta altissima. Molti si rifugiano nei portoni e nelle chiese. Una coppia di ragazzi arrivata dalla Romagna ha le lacrime prodotte dal fumo che con-

Subito dopo i primi scontri

Le persone che sono scese in piazza pacificamente verranno cancellate per colpa loro

tinua a levarsi alto dall’incrocio con via Merulana: “Erano in duecento almeno, ci hanno rovinati, noi volevamo sfilare pacificamente e questa volta eravamo tanti non se l’aspettavano. Ora i protagonisti sono loro, vigliacchi!”. Superato il momento critico di

ARRIVANO DUE signori anziani, ci interrompono: “Noi li abbiamo visti! Avevano una bandiera coi simboli fascisti”. Poi la signora si distrae, guarda alle nostre spalle, ci voltiamo. Sono arrivati quattro ragazzi, minorenni, stanno cercando di tirare su un cassonetto, lo rimettono a posto. “Non capisco cosa significa distruggere anche un bene pubblico – dice Alessandro, studente del liceo Mamiani – in teoria questa è una cosa che serve a mantenerci ‘puliti’ ma questi non capiscono niente, spaccano tutto indistintamente”. Vicino a lui c’è una ragazza giovanissima che parla al telefono: “Mamma stai tranquilla, sto bene. Però tutti qui ci stiamo chiedendo come mai i black bloc sono nel corteo dalle due, un corteo pieno di polizia in borghese, e nessuno li ha fermati”. Un interrogativo che circola anche tra i manifestanti in metropolitana mentre, pacificamente, tornano a casa senza aver mai raggiunto piazza San Giovanni.

Gli indignati della cultura, dietro il carro del Teatro Valle STUDENTI, ATTORI E PRECARI UNITI IN PIAZZA: “VOGLIAMO CAMBIARE UN PAESE NEL QUALE NON C’È POSTO PER NOI” uando il carro del “Teatro Valle ocQMorocupato” irrompe a piazzale Aldo scatta un lungo applauso. Gli attori hanno scelto di partire per il corteo degli Indignati insieme agli studenti, in un grande gruppo che rappresenta la cultura. Il carro si mette in testa, dietro c’è quello degli universitari carico di draghi di gomma. Attirano l’attenzione di tutti, soprattutto l’attore vestito da Arlecchino, salito nella parte più alta del palco. É LO STESSO simbolo che campeggia sul soffitto della sala dove si esibiscono da giugno in autogestione. “Siamo qui per difendere la cultura, la creatività, per cambiare un paese dove non c’è spazio per noi” gridano al megafono. Poi arrivano i volti noti: Elio Germano, Pietro Sermonti, Valerio Mastandrea. Diventano subito i mattatori della prima parte della manifestazione, che si muove all’una per raggiungere il resto del corteo in piazza dei Cinquecento. Balli e canti, “sembra un carnevale” commenta qualche passante. Una partecipazione

al di là delle aspettative degli organizzatori. Restano incolonnati per un’oretta in pacifica attesa di sfilare, con una marea di studenti alle spalle muniti di scudi colorati che rappresentano i classici della letteratura. É lì che gli arriva la notizia dei primi scontri. “Noi siamo il 99%” urlano, “non ci rappresenterete”. A via dei Fori Imperiali la seconda parte pacifica del corteo viene deviata verso il Circo Massimo e viale Aventino. “IL TEATRO Valle occupato sta proseguendo la sua manifestazione per la cultura, la creatività, la conoscenza e l’arte insieme agli studenti – dichiarano dal carro – amiamo e Scudi Gli “scudi letterari” difendiamo la città di Roma da chiunque di un gruppo di voglia recarle danno. studenti che ha Ci riconosciamo in partecipato alla coloro che desideramanifestazione no trasformare un sidi Roma. ( stema che non ci rapA ); a destra presenta, costruenElio Germano, do un percorso verso anche lui i beni comuni, senza presente FOTO

NSA

accettare alcuna provocazione”. L’Indignazione contro la politica si trasforma in indignazione contro i black bloc. “Siamo rimasti molto colpiti dalla maggior parte dei manifestanti pacifici che hanno espulso più volte dal corteo i violenti – hanno spiegato gli studenti – è il segno di una piazza consapevole che vuole allargare gli spazi della democrazia e non farli restringere. Ci impegneremo affinchè la violenza di pochi non oscuri le ragioni di quel 99% che oggi era a manifestare per un paese diverso, anche da chi spacca tutto”. (C .Pe.)


Domenica 16 ottobre 2011

Il ministero della Difesa in via Labicana, le fiamme hanno avvolto anche il secondo piano del palazzo (FOTO ANSA)

DAL “VA BENISSIMO” DI MARONI AL TEATRINO DEI POLITICI NEL PDL DICHIARAZIONI DISCORDANTI: ALEMANNO SALVA UNA PARTE, CICCHITTO NON RISPARMIA NESSUNO di Paola Zanca

a Capitale è a ferro e fuoco da ore. Ci sono agenti feriti. Due blindati sono stati dati alle fiamme. A duecentomila persone è stato impedito di manifestare. Eppure le ultime parole pronunciate dal ministro dell'Interno Roberto Maroni fino alle otto di sera sono queste: “Siamo pronti: abbiamo preparato tutto benissimo, abbiamo definito i piani di intervento”. Inutile spiegare che sono quelle del giorno prima. Solo alle 20 ha condannato “gli atti di inaccettabile violenza ad opera di criminali infiltrati tra i manifestanti”. E spiegato che per tutto il giorno è rimasto “in costante contatto con il prefetto e il questore di Roma”, ma da Varese, casa sua, lontano 700 chilometri dai guai che, nonostante il suo ottimismo, erano terribilmente nell’aria. Dopo quasi cinque ore di scontri, non si contavano già più le dichiarazioni di solidarietà alle forze dell'ordine e cominciavano ad arrivare anche le prime critiche a chi le avrebbe dovute guidare. Per esempio quelle di Giuliano Giuliani, inferocito perché suo figlio Carlo, ucciso a Genova nel 2001, è citato come

L

INDIGNADOS NEL MONDO

un idolo da “questi farabutti”: “Molte cose tra quelle che stanno accadendo oggi Roma ricordano il G8 di Genova. Una di queste è la incapacità delle forze ordine di bloccare questo centinaio di autentici delinquenti. Perchè non lo hanno fatto?”. È UNA DOMANDA che a sera inizia a farsi anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani: “Bisognerà capire come sia possibile che una banda di centinaia di delinquenti abbia potuto devastare, aggredire, incendiare e tenere in scacco per ore il centro di

Roma”. E perfino il capogruppo dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, dopo questa giornata incredibile, annuncia che chiederà al presidente Schifani di far venire il ministro a palazzo Madama per valutare “adeguati stanziamenti di risorse economiche a sostegno dell'opera delle forze dell'Ordine”. Come se al governo da tre anni non ci fosse la sua maggioranza. Da palazzo Chigi la nota di condanna arriva alle 20 e 15. “I violenti vanno individuati e puniti. E devono essere condannati da tutti senza remore”. Inutile dire che nessuno difende i violenti. Nemmeno chi con “i

toni politici contro il governo” , con “i metodi più estremi, per esempio l'Aventino”, dice il ministro La Russa, ha fornito “l’alibi ai violenti”. Il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto sembrava quasi auspicarselo nel primo pomeriggio: “Ci auguriamo che il Pd e Idv si dissocino da queste follie”. Per il Pd, oltre a Bersani lo fa Enrico Letta (“Violenze da deplorare”), Rosy Bindi (“Una sconfitta per tutti”). Per l'Idv parla lo stesso Di Pietro (“Ostaggio di un manipolo di delinquenti”), Leoluca Orlando (“Finti indignados”), Luigi De Magistris (“Straordina-

Le accuse del ministro La Russa

Se in Parlamento si usano metodi estremi come l’Aventino chi cerca un alibi ne approfitta

Black Rock Uno dei manifestanti violenti lancia un sasso contro le forze dell’ordine durante gli scontri a Roma (FOTO XXX)

ria manifestazione deturpata da poche centinaia di violenti”). Il sindaco di Napoli in piazza c'era, così come Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero. Assenti all'ultimo momento invece Di Pietro e Nichi Vendola. Il leader di Sel dice che “a Roma sono andate in scena due manifestazioni. Una “meravigliosa”, l'altra “in azione per togliere la scena agli indignati”. MA AL PDL Massimo Corsaro non piace questo “stucchevole tentativo di separare alcuni manifestanti dagli altri” perché “quando in piazza ci siamo andati noi, non è mai nemmeno stata lasciata una carta per terra”. In realtà quella “separazione molto netta” la fa anche il sindaco di Roma (del Pdl) Gianni Alemanno: “Sono rimasto molto colpito dalla reazione della maggioranza dei manifestanti. Non era mai successo che vi fossero applausi al momento dell’intervento delle forze dell’ordine”. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dice che “quelli che spaccano” da grandi faranno i “banchieri e finanzieri”. Forse ce l'ha con quei banchieri che proprio ieri, prima che esplodesse la violenza avevano solidarizzato con gli indignati. “Li capisco”, diceva di prima mattina il governatore di Bankitalia Mario Draghi costretto a rimangiarsi poche ore più tardi la sua prima (sfortunata) dichiarazione pubblica: “Un gran peccato”. “Ci sono tante ragioni per indignarsi”, concordava Corrado Passera di Intesa San Paolo (e perfino il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner) salvo poi sottolineare che “mai la violenza può risolvere i problemi”. Sostegni che al Pdl non sono piaciuti. Gasparri se la prende anche con Montezemolo: “Vada in mezzo a loro. Vada a vedere come lo tratterebbero”.

IL 99 PER CENTO MARCIA IN PACE E PARLA UNA SOLA LINGUA di Alessandro Oppes Madrid

babele di lingue, un solo Uurlatonamessaggio. Secco, efficace, su quasi mille piazze dei 5 continenti, fino a diventare uno slogan planetario. “Per un cambiamento globale”, scandiscono i giovani del “15 october”. QUASI OVUNQUE in modo festoso e pacifico, così da far diventare l’infuocata giornata romana una stridente, drammatica eccezione che ha finito per occupare i titoli di apertura della stampa internazionale. Ancora una volta, l’esempio viene dalla Spagna, dove tutto prese il via esattamente cinque mesi fa, il 15 maggio. Una sessantina le città mobilitate, ma il cuore e simbolo

Mr Wikileaks Julian Assange arringa la folla nel centro di Londra. La polizia gli ha impedito di indossare la maschera d’ordinanza degli indignados (FOTO ANSA)

della protesta è sempre quello: la Puerta del Sol di Madrid, dove ieri a tarda sera sono confluite le 6 colonne di dimostranti provenienti da altrettanti quartieri alla periferia della capitale. Un fiume di decine di migliaia di persone, con il solito sforzo di fantasia nelle rivendicazioni e le critiche al sistema politico e finanziario. “Il prossimo sfratto sarà quello della Zarzuela”, dice un cartello, in riferimento alla residenza della fami-

glia reale. E poi: “Eutanasia per la banca”, e un curioso appello “Salvaci, Batman”. Momenti di tensione si sono vissuti a Londra dove alcuni manifestanti hanno provocato tafferugli con la polizia nel tentativo di raggiungere Paternoster Square, sede della Borsa, nel cuore della City, ma poi sono tornati al punto iniziale, davanti a Saint Paul Cathedral. A sorpresa, alla marcia si è unito Julian Assange, fermato

dalla polizia che gli ha proibito d’indossare la maschera simbolo della protesta. Poi il fondatore di Wikileaks ha arringato la folla: “Questo movimento non è per la distruzione della legge, ma per la costruzione della legge”. Molti di più, circa 10mila, i manifestanti a Berlino, dove tutto si è svolto pacificamente, dal viale Unter den Linden alla Porta di Brandeburgo. Fino a quando gli “indignati” tedeschi, riuniti in as-

Cortei imponenti a Madrid, Londra - dove spunta Assange Berlino. E negli Usa

semblea sul grande prato di fronte al Reichstag, hanno deciso di accamparsi. Provocazione inaccettabile secondo la polizia (sulla stessa spianata si affaccia il Bundeskanzleramt, sede del cancelliere Merkel): un rapido intervento ha così disperso la folla. OVUNQUE, in Europa come nel resto del mondo, sono stati proprio i simboli del potere a essere presi di mira. A Francoforte, convocati dal movimento anti-globalizzazione Attac, in 5000 hanno marciato verso la Eurotower, che ospita gli uffici della Bce: “State speculando con le nostre vite”, “Spezziamo la dittatura del capitalismo”, recitavano alcuni degli striscioni. A Ginevra erano centinaia nella Place del Nations, dove ha sede l’edificio dell’Onu. Su un grande lenzuolo bianco, messaggi in diverse lingue, sempre lo stesso tenore: “No ai mercati, nè alle multinazionali”, “Nessuno dovrebbe essere milionario finchè c’è gente che

muore di fame”. A Bruxelles, più di 6mila persone si sono concentrate davanti alla Borsa e alcuni dimostranti hanno lanciato scarpe contro la facciata dell’edificio, prima di muovere in direzione del quartiere Schumann, dove si trovano le principali istituzioni europee. La giornata, che era cominciata con manifestazioni pacifiche in Estremo Oriente – da Tokyo a Manila e Taipei – e nelle principali città di Australia e Nuova Zelanda, si è chiusa in un’altra delle metropoli diventate luogo simbolo della ribellione internazionale: New York. Ma se lo slogan “Occupy Wall Street” era diventato da giorni uno dei gridi di battaglia del movimento, i dimostranti americani hanno dovuto in realtà cambiare obiettivo, visto il pugno di ferro adottato dal sindaco Bloomberg: dal Financial District, percorrendo Manhattan in direzione nord, hanno raggiunto e invaso Times Square. “Siamo il 99%”, dicevano i cartelli.


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Domenica 16 ottobre 2011

SENZA VERGOGNA

LA BANDA DEI 4 (+1) Amicizie e affari dei malpancisti premiati e malumori degli esclusi

di Fabrizio d’Esposito

l settantaseienne Aurelio Misiti era stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture nel maggio scorso, quando Silvio Berlusconi saldò la prima tranche del conto pagato ai Responsabili salva-governo il 14 dicembre 2010. Misiti però ci rimase molto male. Voleva un poltrona di seconda fila, da viceministro, non di terza. Comunista, poi al centro e a destra nella Seconda Repubblica, poi ancora dipietrista e autonomista del movimento di Lombardo, infine repubblicano-azionista, Misiti in cinque mesi non sarebbe mai andato al ministero. Per ripicca. Del resto, l’anziano parlamentare è un calabrese aspro, abituato a ben altre battaglie. Professore di ingegneria, Misiti fu perito nell’inchiesta su Ustica e sostenne la tesi della bomba esplosa a bordo dell’aereo DC9, recentemente rilanciata da Giovanardi. A chi, in questi cinque mesi, gli ha chiesto conto della sua “latitanza” al ministero, Misiti ha sempre risposto: “Comincerò a lavorare quando il premier mi farà viceministro. Questo è il patto che ho fatto con Berlusconi e lui deve mantenerlo”. Il Cavaliere, alla fine, lo ha mantenuto, per non perdere altri pezzi della sua maggioranza. Da venerdì, Misiti è viceministro e funzionari e dipendenti del di-

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Mario Pisacane il sì alla seconda chiama e la nomina di sua moglie ad ad dell’Istituto di sviluppo agroalimentare FOTO EMBLEMA

Catia Polidori ”Miss Cepu”, corteggiata da Montezemolo, era assente nel voto determinante di martedì FOTO EMBLEMA

Giuseppe Galati Neo sottosegretario all’Istruzione, coinvolto in giri di prostituzione e droga FOTO EMBLEMA

Aurelio Misiti Nominato Sottosegretario dopo il 14 dicembre aveva detto: “Comincerò a lavorare quando sarò Viceministro”FOTO EMBLEMA

Guido Viceconte Il neo sottosegretario all’Interno e le sue amicizie con Tarantini FOTO LA PRESSE

castero delle Infrastrutture, la prossima settimana, finalmente lo vedranno per la prima volta al lavoro. Miracoli della fiducia. Un’altra promossa da sottosegretario a viceministro è stata Catia Polidori, ex finiana conosciuta come Miss Cepu, il “preparificio” a pagamento per ogni tipo di studenti. Lo stesso Misiti ha consegnato ieri a Tommaso Labate del Riformista una dichiarazione sulla Polidori che conferma le manovre dei montezemoliani per smontare il centrodestra, riportate dal Fatto giovedì scorso: “Montezemolo ha contattato Giustina Destro e Fabio Gava, convicendoli a voltare le spalle al Cavaliere. Ha preso contatti con altri parlamentari. Di sicuro con Catia Polidori, che a quando mi risulta gli ha detto ‘no grazie’”.

Tutto a posto, niente in ordine (come scrive l’Avvenire): resta la paura di imboscate alla Camera

oggi con Pid del ministro Romano, ha votato solo all’ultimo. Eppure, appena un mese fa, aveva ricevuto un dono molto gradito: la nomina della moglie, consigliere regionale in Campania, ad amministratore delegato dell’Istituto di sviluppo agroalimentare. Una nomina di competenza del “suo” ministro alle Politiche agricole.

natore a vita Emilio Colombo. Scrive il gip di Roma: “Galati, soprannominato Pino il politico, si rifornisce stabilmente di cocaina dal pusher Martello. Gli acquisti hanno cadenza almeno settimanale e sono effettuati direttamente o tramite Armando De Bonis, suo uomo di fiducia che ha libero accesso alle Attività Produttive”. Nel 2007 si è sposato con la collega deputata Carolina Lussana, leghista. È lo stesso anno in cui Luigi de Magistris lo ha messo sotto inchiesta per associazione per delinquere. Ovviamente, anche il quarto premiato di venerdì è un malpancista. Si chiama Guido Viceconte ed è stato uno dei congiurati di Claudio Scajola. Sostituito da Galati all’Istruzione, è stato nominato sottosegretario all’Interno. Una poltrona di peso, al Viminale. Di Viceconte si è par-

IL MOVIMENTO del presidente della Ferrari, Italia Futura, ha smentito questi sospetti, ma dentro il Pdl nessuno crede a Montezemolo. Anche perché quella della Polidori è stata una delle assenze decisive che martedì scorso hanno mandato sotto la maggioranza sul fatidico voto per l’assestamento di bilancio, che poi ha portato alla fiducia. Di qui la rivolta di colonnelli e peones di stretta osservanza pidiellina. Ministri come Galan e sottosegretari come Crosetto lo avrebbero detto a muso duro al

premier: “Presidente qui sono tutti incazzati, furibondi per la Polidori e Misiti. Sono state due nomine inutili e che aumentano i mal di pancia del gruppo. Possiamo correre altri rischi”. Così, nemmeno il tempo di gustare la festa per lo scampato pericolo di venerdì, che nel centrodestra è di nuovo allarme rosso sulle imboscate alla Camera. Un pessimismo che va nella direzione dell’editoriale di ieri di Avvenire, il quotidiano dei vescovi: “Tutto a posto e niente in ordine”. Berlusconi per il momento gode e parla di “golpe burocratico sventato” ma chi saranno la prossima volta gli assenti “strategici”, contando che pure gli ex An non hanno digerito l’ultima infornata di poltrone? Chi sarà il nuovo Pisacane, che ha guidato la rivolta dei peones prima della fiducia? Il deputato di Agerola,

UNO DEGLI scontenti è il portavoce degli ex Responsabili Francesco Pionati, che da mesi punta a fare il sottosegretario. Ma l’elenco dei mancati promossi ha anche altri nomi. Ci sono, per esempio, due donne: Paola Pelino e Nunzia De Girolamo. A dire il vero, nemmeno il ritorno di Giuseppe Galati nel governo ha fatto gridare di gioia il Pdl. Insieme con Mario Baccini e l’ultimo arrivato Gerardo Soglia, l’ex presidente del Pescara calcio accusato di bancarotta, il neosottosegretario all’Istruzione forma un altro partitino di ex dc che tiene sotto scacco la maggioranza. Calabrese come Misiti, Galati è alla sua seconda vita nella Seconda Repubblica. Nel 2001 era già sottosegretario dopo le elezioni. In quota con l’Udc di Casini. Ma due anni dopo il suo nome viene fatto nell’inchiesta “Cleopatra” su un giro di prostituzione e droga a livelli istituzionali, in cui sono coinvolti anche l’attrice Serena Grandi e il se-

Una foto futuribile: Casini leader? IL TERZO POLO SI RAFFORZA IN AUTONOMIA E IL PD SI BARCAMENA di Wanda Marra

asini leader del centrosinistra? “C Sarebbe possibile”. A dirlo - con tutte le cautele del caso, che mette bene in evidenza - è Enzo Carra, ora Udc, già Pd. Il giorno dopo l’ennesima fiducia strappata da Silvio Berlusconi, mentre l’opposizione - con il fallito tentativo di far mancare il numero legale - dava l’immagine plastica della sconfitta e dello sconcerto, il tema del futuro resta. Voto, alleanze, leadership sono tutte questioni aperte all’interno del centrosinistra. E le foto possibili si compongono e si scompongono ogni giorno. Quella di Pier Ferdinando Casini che guida uno schieramento allargato che va dal Terzo Polo a Sel per ora è più che altro uno schizzo, ma quel che è certo è che

lui il ruolo di ago della bilancia (sia dentro la coalizione di centrosinistra, che fuori) non lo molla. Ieri intanto ha ribadito i suoi punti fondamentali: “Berlusconi non ha alternativa alle elezioni”. Poi, “con ogni sistema il Terzo Polo è determinante”. E dunque, “Pd-Idv e Sel insieme sono un thriller non una photo opportunity”. Casomai “bisogna fare un patto tra gentiluomini con una coalizione il più allargata possibile”. La prima strategia in questo momento è rafforzare il Terzo Polo, magari con l’idea di presentarsi da soli alle elezioni. L’ha detto nero su bianco in un’intervista a La Stampa ieri Gianfranco Fini, indicando come data possibile per il voto marzo: "Sono sicuro che gli schieramenti saranno tre. La novità sarà l Terzo polo che ha grandi potenzialità e potrà intercettare tutto lo scontento che viene dagli elettori del centrodestra e anche parte

Fioroni: “Il candidato giusto? È un giardiniere che cura giardini all’italiana”

di quello del centrosinistra”. Strategia possibile se si va al voto con il Porcellum (e dunque senza referendum) perchè il sistema bipolare Mattarellum sarebbe la fine del Terzo Polo. Per ora, dunque, l’operazione è un rafforzamento autonomo. Ma poi chissà. Roberto Rao ci tiene a sottolineare che in realtà gli ultimi dissidenti che non hanno votato la fiducia al governo sono possibili futuri centristi. E tra l’altro, potrebbero non essere gli unici. Un elemento di rafforzamento. Anche per questo, Rao ribadisce che l’idea di far mancare il numero legale è venuta sostanzialmente dai Democratici. Il giorno dopo l’effetto boomerang del blitz fallito è invece un segno di indebolimento. E così in casa Pd, area Franceschini, c’è chi è pronto ad accreditare viceversa l’ipotesi che ad insistere per il mancato voto sia stato proprio lo stesso Casini. Giochi di tattica e di strategia. Quel che è certo

lato nell’inchiesta sulla cricca degli appalti del G8, ma il suo nome è legato alla prima indagine su Gianpaolo Tarantini in Puglia, nel 2002, condotta da Michele Emiliano, attuale sindaco di Bari. Al centro, i soliti appalti nella sanità. Alla regione il governatore era Raffaele Fitto, oggi ministro. I carabinieri, in un rapporto, scrivono che la suocera del fratello di Tarantini, Claudio, “sarebbe andata a Roma dove grazie all’appoggio del sottosegretario Guido Viceconte, pare abbia incontrato il ministro alla Sanità, Girolamo Sirchia, per discutere di questioni personali”. Poi le solite cene elettorali organizzate dall’imprenditore che portò la D’Addario da B. In un’intercettazione del 2004, ecco cosa dice Gianpy Tarantini a un amico primario: “Io sto appoggiando il sindaco di Bari, di Forza Italia, Lo Buono, e domani sera fanno una cena con Fitto e i direttori generali di Forza Italia. Sono tutti di Forza Italia tranne Bari 1 che è di An. Ci saranno Fitto, Viceconte, che è un amico...”. NEL CENTRODESTRA , qureto genere di amicizia è un valore importante. Improbabile che riesca a scalfirlo l’avvertimento lanciato ieri dal segretario Alfano: “Dobbiamo adottare il principio anatomico: un uomo, una sedia. Non si può sedere su due contemporaneamente”. Nel partito dell’amore, l’anatomia che conta è un’altra. Chiedere a B.

di Lidia Ravera

Quando fiducia era una bella parola C’ERA una volta la fiducia, ed era una bella parola: “Sentimento di sicurezza che deriva dal confidare in qualcuno”, secondo il dizionario della lingua italiana. Era preziosa, la fiducia, ed era necessaria: al bambino per crescere, alla donna per amare un uomo, alle amicizie per durare. La fiducia non si chiedeva, si conquistava. Eri scrittore? Ti impegnavi a pubblicare soltanto buoni libri e conquistavi la fiducia del lettore. Gestivi una trattoria? Cucinavi pulito, compravi ingredienti di prima scelta, contenevi i prezzi, curavi il servizio e fidelizzavi la clientela: ho fiducia nella sora Cesira, il cacioepepe come lo fa lei non lo fa nessuno. Funzionava così. Prima. Quando le parole corrispondevano alle cose. Adesso la “fiducia” la si chiede, per contare chi ti è pro e chi ti è contro. La si ottiene comprando il voto degli opportunisti. La si usa per scaricare l’opposizione e trasformare la democrazia in dittatura dei più ricchi. Berlusconi l’ha chiesta 53 volte, la fiducia, nella lingua sporca della casta al potere. Quella della lingua italiana, noi, a lui, non l’abbiamo mai concessa. Non ci siamo mai fidati. Pier Ferdinando Casini, leader Udc e il gioco delle alleanze nell’opposizione (FOTO ANSA)

è che il Pd si barcamena, nella speranza di riuscire ancora una volta a far arrivare in porto un’alleanza con tutti. Con Di Pietro che continua a dire: “Stiamo scrivendo il programma con Pd e Sel. Siamo l’ossatura dell’alternativa”. E D’Alema che mantiene un asse privilegiato con i centristi (ieri riaffermato dalle avancese del vicesegretario Enrico Letta ai Democratici), mentre i cattolici Democratici sperano di non dover fare una scelta tra il loro partito e il Terzo Polo. “Il perno dev’essere l’asse Pd-Udc.

Poi il resto si costruisce”, va predicando Beppe Fioroni. E il leader? “È ampiamente trovabile”. Attenzione. Dunque, ce l’ha in mente “Sì, ma non lo vengo certo a raccontare a voi”. Neanche a grandi linee? “È un giardiniere che cura giardini all’italiana”. Sarà una battuta, ma nel gioco delle interpretazioni un giardiniere può essere un Sindaco e i giardini all’italiana sono giardini rinascimentali e dunque la loro culla naturale è la città di Firenze. Che stesse parlando di Matteo Renzi, che voci sempre più insistenti danno come il candidato di Walter Veltroni? Alla faccia dei Trenta quarantenni, i giovani (dirigenti) Democratici che oggi si troveranno all’Aquila nel tentativo di “sfondare” la testa del partito dall’interno.


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STAMPA ARMATA di Marco Lillo

i ha messo un po’ ma alla fine anche Italo Bocchino ha capito: “Basta uscite serali. Ho preso atto che c’è una certa attenzione della macchina del fango e per un po’ si sentirà parlare di me se solo per il mio lavoro politico”. Finalmente. Questa dichiarazione storica chiude l’inchiesta di Alessandro Sortino sulla cosiddetta “Macchina del fango” che andrà in onda stasera nel programma Presadiretta di Riccardo Iacona. Bocchino consegna il suo voto di penitenza al pubblico di Raitre dopo un lungo colloquio nel quale Sortino svela l’esistenza di un’inchiesta della Procura di Roma sulla strana storia di alcuni scatti che ritraggono il politico a Roma in compagnia di un trans celebre: Manila Gorio. Dopo il caso Began è la seconda incursione sfortunata di Bocchino nelle linee, o meglio nelle curve nemiche. Manila Gorio è l’amica di Patrizia D’Addario che raggiunse la fama grazia alla sua difesa a sorpresa del premier dopo lo scandalo.

C

IL FASCICOLO (per ora un semplice modello 45 senza indagati né reato) comprende i verbali di testimonianza dei paparazzi e dello stesso deputato. Ovviamente l’obiettivo giornalistico di Sortino non è puntato sull’amicizia tra il politico e il trans ma il backstage dell’industria del gossip dove l’informazione diventa potere e ricatto. Presadiretta affronta la macchina del fango da una prospettiva inedita. Non punta lo sguardo sul fango con l’atteggiamento giudicante di Roberto Saviano ma mette al centro la macchina.

BOCCHINO, LA TRANS MANILA E LA MACCHINA DEL FANGO

dritta dell’incontro di Bocchino è stata proprio Manila Gorio. L’agguato riesce ma le foto non sono nelle mani di Marrocchi. Né lui né Sorge possoo nandare alla stazione Termini di Roma a immortalare l’incontro. Così girano la dritta a un collega che però – secondo loro – si comporta in modo anomalo.

Inchiesta di Presadiretta sui dossier di gossip

QUANDO un giornale si fa avanti con un’offerta il fotografo e l’agenzia non si presentano all’appuntamento. A questo punto Marrocchi presenta una denuncia a Roma. Se l’agenzia e il fotografo non fanno uscire le foto, secondo Marrocchi, ci deve essere una ragione: o le hanno vendute a chi non le pubblica oppure c’è un ricatto in atto. Ironia della sorte la denuncia è presentata allo stesso Vicequestore che lo indaga per l’altra vicenda. Resta una domanda: perché Bocchino incontra Mania Gorio? Questa è la versione del deputato Fli: “Manila Gorio è iscritta all’ordine dei giornalisti. Mi ha chiesto un’intervista e non v’è alcuna ragione per cui uno che non è affetto da omofobia non vada”. Poi il deputato nota: “guarda caso il fotografo è lo stesso che adesso è sotto processo per una presunta estorsione contro Fini”. Per Bocchino counque “la trappola non è riuscita. Le foto non le ho viste ma comunque non possono testimoniare altro che un incontro di un parlamentare con un giornalista. Non c’è materia per un ricatto”. Il pm però continua a indagare. C’è anche spazio per l’autocritica: “Ora mi rendo conto che la frequentazione con Sabina Began non era affatto opportuna. Comunque ho risolto il problema: ho cambiato vita e la sera sto a casa”. Speriamo .

Gli ingranaggi sono illuminati anche grazie alle interviste a protagonisti come Roberto D’Agostino, Luciano Tavaroli e il superteste dell’inchiesta P4, Alfonso Gallo. La ricostruzione del caso Boc-

avuto fino a poco tempo fa una storia importante con un politico che mi ha conosciuto a una convention e corteggiata”. Poi aggiunge “è una storia documentabile ma io non rivelerò mai il suo nome”. Sortino non

Ancora una volta il protagonista è il deputato di Fli, paparazzato con l’amica di Patrizia D’Addario chino-Gorio inizia con l’intervista al paparazzo Maurizio Sorge, indagato a Milano per aver parlato al telefono di una vicenda diversa, il ritiro a pagamento della foto che ritrae un politico con una brasiliana di dodici anni. Il paparazzo apre il libro dei ricordi e racconta di due foto che “Se vanno in mano a Silvio” potrebbero cambiare lo scenario politico. Riguarderebbero, dice Sorge, l’incontro di un politico con un trans. Sortino indaga e arriva a Manila Gorio che svela: “Ho

Italo Bocchino tra Manila Gorio e Sabina Began

molla l’osso e scopre che per quegli scatti è stata presentata una denuncia in Questura (di qui l’apertura del fascicolo da parte del

pm Caperna) da parte del fotografo Giancarlo Marrocchi, lo stesso che è sotto inchiesta per estorsione per la storia della escort emiliana che sosteneva di essere stata con Gianfranco Fini. Marrocchi sostiene di essere stato truffato perché non ha incassato un euro nonostante le foto di Bocchino siano state scattate grazie a lui da un’agenzia che poi non le ha vendute e che quindi non gli ha riconosciuto la percentuale. Le coincidenze aumentano. Non c’è solo Marrocchi, protagonista di due storie che infangano Fini e Bocchino. Anche l’agenzia è stata coinvolta in passato in una strana manovra per colpire un settimanale ostile a Berlusconi. Sortino ascolta attento la versione di Marrocchi, stavolta nella parte del “buono”. Il fotografo innanzitutto smentisce la riservatezza della trans. Secondo lui a dargli la


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COSE LORO

MARTINELLI IN SARDEGNA DA B. MA TUTTI NEGANO Il presidente di Panama dal premier prima della fuga di notizie su Lavitola di Francesca Biagiotti

e Antonio Massari ue presidenti e un uomo prossimo alla latitanza: lo scenario dell’incontro è quello delle splendide coste della costa Smeralda. I protagonisti: Silvio Berlusconi, il presidente panamense Ricardo Martinelli e il faccendiere Valter Lavitola. La data oscilla tra il 18 e il 20 agosto. Bisogna tenere d’occhio il calendario. Mancano circa tre giorni allo scoop di Panorama che, con un’anticipazione siglata il 24 agosto, rivela che Lavitola è indagato a Napoli, con Gianpi Tarantini, per estorsione ai danni di Berlusconi. Di più: Panorama annuncia che i pm napoletani hanno formulato delle richieste al gip, Amelia Primavera, che sta studiando l’incartamento. E chi conosce il linguaggio giudiziario lo sa bene: tra le “richieste” esiste anche quella d’arrestare l’indagato. Un ultimo dettaglio: Panorama – che è edito dalla Mondadori e quindi appartiene alla famiglia Berlusconi - ha chiuso l’ultimo numero in edicola il 16 agosto.

D

LA SETTIMANA in cui lavora sullo scoop è quella tra il 17 e il 23 agosto. E nell’articolo si precisa che l’indagine parte da un’inchiesta napoletana su Finmeccanica. Parliamo del colosso dell’industria italiana che, proprio a Panama e attraverso Lavitola, pochi mesi prima ha chiuso un affare da 180 milioni di euro. Alla luce di queste notizie, lo scenario si può ricostruire in tutt’altra luce, visto che all’incontro in Sardegna partecipano nell’ordine: Silvio Berlusconi (che in quel momento, dalla procura di Napoli, viene considerato l’estorto), Valter Lavitola (all’epoca considerato l’estorsore) e Martinelli (il presidente panamense, che con Berlusconi, ha firmato l’accordo che dà il via libera all’affare di Finmeccanica chiuso da Lavitola). Il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare l’esistenza di quest’incontro perché ha incrociato le testimonianze di più fonti. Abbiamo provato a chiederne conto, attraverso il suo avvocato Gaetano Balice, allo stesso Valter Lavitola. Abbiamo provato a contattare Claudia Ioannucci, ex parlamentare di Forza Italia e consigliera delle Poste Italiane che, proprio in quei giorni, chiuse un memorandum d’intesa con Martinelli e le Poste Panamensi. “Per discrezione non posso dirle dove ci siamo incontrati”, ci rispose Ioannucci due settimane fa, ieri le abbiamo lasciato un messaggio: avremmo voluto chiederle se c’era anche Berlusconi e se l’accordo è stato

chiuso in Sardegna. Mentre scriviamo non siamo stati contattati. Stesso risultato con la segreteria del presidente Martinelli e con il suo portavoce Adolfo de Obarrio. Perché tanto riserbo e tanto mistero su quest’incontro? Perché, di una visita tra due capi di Stato, non c’è traccia nell’agenda ufficiale? IL PASSAGGIO di Martinelli in Italia viene registrato da due notizie. La prima: il memorandum chiuso con le Poste Panamensi, la domenica del 21 agosto, con l’a.d. di Poste Italiane, Massimo Sarmi, che Martinelli non incontra di persona, ma ci parla soltanto per telefono. La seconda: un articolo del quotidiano La Prensa. Tutto qui. Eppure anche la figura di Ioannucci è interessante. Fino a pochi mesi fa, infatti, la società Irec era nelle sue mani. Poi passa a una donna brasiliana di 27 anni: Danielle Louzada. È la stessa Danielle Louzada che risulta “tesoriera” di un’altra società, questa volta panamense, che si chiama Agafia. Una società che, in questa storia, bisogna tenere a mente: è l’anello di congiunzione con Finmeccanica e gli affari panamensi chiusi attraverso Lavitola e il ruolo attivo del governo Berlusconi. Vedremo perché. Intanto annotiamo che il presidente della Agafia è un’altra donna: Karen Yzell de Gracia Castro. Una donna molto vicina a Lavitola: al Fatto Quotidiano risulta che il 21 agosto – proprio mentre Martinelli, per il tramite di Ioannucci, chiude l’intesa con le Poste Italiane – Lavitola prenota un viaggio per Barcellona: biglietto di sola andata per due persone: Valter prenota il volo anche per Karen de Gracia. La partenza è prevista per il 28 agosto. Siamo al 21 agosto: La-

vitola ha già incontrato Martinelli e Berlusconi in Sardegna ma per lo scoop di Panorama, alla sua pubblicazione, mancano ancora tre giorni. L’Agafia – nata appena una settimana dopo l’accordo tra Martinelli e Berlusconi - doveva occuparsi operativamente della commessa sul sistema di contrasto al narcotraffico a Panama per le tre società italiane controllate da Finmeccanica: Agusta Westland per gli elicotteri, Telespazio per la cartogtrafia dal satellite e Selex sistemi integrati per i sistemi radar. In base alle regole interne a Finmeccanica, la società panamense che fa da interfaccia, non deve avere al suo interno soci italiani. E infatti non ne ha. Ma presidente e tesoriere dell’Agafia – che sulla commessa da 180 milioni può guadagnare circa il 10 per cento – figurano Karen e Danielle. KAREN è molto vicina a Lavitola – alcuni la indicano come sua compagna - e passa per essere la nipote del presidente Martinelli. Di lei – in un interrogatorio ai pm napoletani – parla anche Nicla Tarantini, la moglie di Gianpi, che riferendosi a Lavitola dice: “So era amico del presidente di Panama, è stato fidanzato con la nipote del Presidente, tale Karen e mi sa che lavora pure con lui questa Karen”. E infatti dalle intercettazioni Karen sembra davvero l’interfaccia tra Lavitola e Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica. Dice Lavitola: “Bisogna mandare a questo sia la lettera di AGASIA ... che gliela manderà KAREN, sia la lettera mia ...che è la lettera di VI ELLE (VL è la società di Lavitola, ndr)… dopo di che ...bisogna mandare a … POZZESSERE... la copia della ..delle lettere

Nell’isola c’era anche il faccendiere, che pochi giorni dopo apprese da “Panorama” di essere indagato

Angela Devenuto. In alto Giampaolo Tarantini ( FOTO LAPRESSE)

Il premier italiano Silvio Berlusconi assieme al Presidente di Panama Ricardo Martinelli in un incontro a Milano. A destra si vede Valter Lavitola

firmate da KAREN …”. Karen però si lega anche a Danielle Louzada che, oltre a essere tesoriere della Agafia - e amministratore della Irec, società un tempo gestita da Ioannucci – è collegata ad altri due uomini vicini a Lavitola. Parliamo di Enzo Valori e Alexander Herodoto de Campos. Il primo – socio di Danielle nella Green World Group e Latina Media Corporation – pare collegarsi ai 500mila euro che dovrebbero girare, attraverso Berlusconi, da Lavitola a Tarantini: dalle intercettazioni si scopre che 50mila, dei 100mila euro ricevuti da Lavitola, devono dati “a Enzo Valori che dovrà conservarli per la pescheria”. Herodoto è invece segretario della Agafia. E per Herodoto e Danielle Louzada, Lavitola chiede, all’ambasciatore italiano in Brasile, il 5 agosto, il rinnovo del passaporto e una dichiarazione del titolo di studio. E definisce Herodoto – segretario della Agafia, che punta al 10 per cento della commessa di Finmeccanica da 180 milioni – come il suo “partner commerciale”. Un partner commerciale, l’Agafia, che per l’affare chiuso da Lavitola - consulente di Finmeccanica per soli 35mila euro - avrebbe potuto guadagnare diversi milioni.

PALERMO Il Pd vuole Rita Borsellino l segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha incontrato Iporne nei giorni scorsi, a Roma, Rita Borsellino per prola candidatura a sindaco di Palermo per le elezioni che si terranno nella prossima primavere. Sul nome della sorella del magistrato ammazzato dalla mafia in via D’Amelio il 19 luglio del ‘92, sembrano convergere i pareri di una coalzione ampia. L’europarlamentare, sconfitta alle ultime regionali da Toto’ Cuffaro, oggi in carcere, si è voluta prendere tempo per decidere. Avrebbe infatti spiegato al segretario democratico come sia delicata la situazione politica in regione, dove il Pd, un tempo all’opposizione, oggi appoggia la giunta dell’Mpa Raffaele Lombardo. Ciononostante, arriva l’appoggio pubblico del Fli, che con Carmelo Briguglio: “Borsellino è un cognome e una famiglia che ci emoziona, oltre le appartenenze. Certo la politica è anche altro. Ma non abbiamo pregiudizi di natura ideologica, a maggior ragione dopo il terremoto-Cammarata che ha distrutto la città”. E L’Udc Giuseppe D’Alia, presidente dei senatori del partito di Casini e coordinatore della Sicilia dopo l’addio di Saverio Romano, rilancia: “La città di Palermo hanecessità di una grande coalizione per affrontare le emergenze dovute ad anni di malgoverno e per uscire dal pantano in cui l’ha cacciata il centrodestra”.

La strategia di Tarantini

La mossa “segreta” di Gianpi di Rita Di Giovacchino

ore di interrogatorio, non prive di momenti di Otrottotensione, tutte incentrate su appena tre o quattelefonate. La strategia del procuratore aggiunto Pietro Saviotti, ultimo ad affrontare Tarantini, sembra tesa a far luce soltanto su alcuni passaggi cruciali nei rapporti tra Berlusconi, Lavitola e l'imprenditore pugliese. Telefonate che risalgono al luglio scorso, quando Gianpi con l’acqua alla gola batteva cassa e l’ex direttore dell’Avanti cercava di evitare che incontrasse il premier per non fargli sapere che aveva già sborsato 500 mila euro. Il pm romano si è mostrato incalzante, quasi meticoloso nel ricostruire il significato di ogni parola e alla fine è esplosa l’ira di Gianpi. Ma quale amico! “Lavitola l’ho conosciuto per caso di fronte alla scuola delle nostre figlie, è stato lui a dirmi che era amico di Berlusconi e poteva aiutarmi. La verità è che io ho ricevuto non più di 250 mila euro e lui si è preso il resto. Quei soldi erano soltanto un prestito che doveva consentirmi di iniziare un’attività, sono rovinato”. A conti fatti Tarantini avrebbe ricevuto da Berlusconi 14 mila euro per dieci mesi e qualche altro regaletto: quei 10 mila e 20 mila euro che Marinella Branbilla consegnava a Chavez, il factotum di Lavitola. Poca cosa rispetto ai 600-700 mila euro che l’ex direttore dell’Avanti avrebbe intascato. MA L’INTERROGATORIO è stato secretato e non se ne sa di più. Fatto strano è che a chiederlo sono stati gli avvocati Diddi, Filippelli e Santoro che seguono le vicende processuali di Tarantini a Roma, Napoli e Bari. Una decisione dietro la quale s’intravede una diversa strategia difensiva che punta, ora che i rapporti si sono frantumati, a giocare a carte coperte. “Tarantini è stato l’unico finora a pagare le conseguenze di questa vicenda. Lavitola è latitante, Berlusconi non è stato neppure interrogato. Non far sapere quale sia la nostra difesa è il minimo che si può fare”, dice Diddi. Eppure anche l’altra notte Gianpi ha ribadito la sua “venerazione” nei confronti del premier. Cosa c’è dunque da nascondere visto che l’indagato continua a recitare un film già visto? Qualcuno avanza un dubbio che circola da tempo: Tarantini potrebbe aver ammesso di aver mentito. Non perché qualcuno lo abbia indotto a farlo, ma per “proteggere” Berlusconi. Un gesto di riconoscenza, ma le sue parole cambierebbero comunque la posizione del premier visto che la domanda più importante che ruota attorno alle escort a Palazzo Grazioli è se Berlusconi fosse o no consapevole che le donne che riceveva erano prostitute. In ogni caso Tarantini ha puntato il dito contro Lavitola, che avrebbe approfittato di lui. Non solo soldi, il giornalista voleva stabilire con Berlusconi un rapporto “esclusivo”. Gianpi era “uno che consumava più di una Ferrari”, il premier non poteva più fidarsi di nessuno: “Ce li hai tutti contro. Letta, Bisignani, Tremonti cercano di farti fuori”. Anche di Ghedini doveva liberarsi:“Guarda che a Bari il tuo avvocato è nei guai”. L’avvocato Diddi contro Lavitola sta studiando una mossa a sorpresa: chiedere la remissione del procedimento. Una richiesta che porterebbe il processo diritto a Lecce, la stessa procura che indaga sul conflitto tra il procuratore Laudati e il pm Scelsi: “A Bari non esistono condizioni che consentano un sereno svolgimento del processo. Lo dimostra l’incredibile decisione del pm Drago il quale, senza il sostegno di ulteriori investigazioni, si è opposto alla richiesta del Tribunale del Riesame di Napoli, rifiutando di spiccare un nuovo ordine di cattura contro Lavitola. Una decisione che lascia intravedere un eccesso di protezione verso il premier che tuttora, nonostante la contraria decisione del gip, non è stato iscritto. Non crediamo all’estorsione di Tarantini e neppure alle pressioni di Berlusconi. Ma temiamo che troppi riguardi nei confronti del protagonista più importante finiscano per stritolare quello meno importante”.


i t n e m i t n e s & satira

16 OTTOBRE 2011

Migliaia di giovani Indignati hanno sfilato alla manifestazione di Roma. Pronta ed esaustiva la risposta del Governo alle loro istanze. Guarda quante belle passerine! ...Oh, sveglia!

Ronf…CHE C’È?! Ostia, mi sono pisciato addosso…

Mannelli

pag. 2

CinemaN: ATOR TERMI

pag. 4

Illustrazione di

caligaris

Morte di un connesso venditore

Chiediamo scusa a chi si è stufato di leggere di Steve Jobs, ma mettetevi nei nostri panni, anche noi vogliamo ringraziare l’uomo che ha visto quanto deprimente sarebbe stato il nostro futuro e ha capito che per renderlo migliore bastava farci fessi. Di grandi intuizioni ne ha avute parecchie, il grande Steve, la maggior parte delle quali riguardavano il miglioramento e il restyling di prodotti già inventati da altri. Fino a qui niente di nuovo, in fondo. Il suo vero colpo di genio, da ex fricchettone convertito al rampantismo reaganiano anni ’80, fu capire che le masse, soprattutto quelle benestanti e benpensanti, si erano perse gli ideali per strada ed erano pronte a pagare per averne di nuovi, in forma solida, da sbattere in faccia agli sfigati che non potevano permetterseli, gli ideali. Dal suo ritorno alla Apple nel 1996, dopo le vicissitudini ormai note ai più, Steve smette di vendere elettronica di consumo a basso costo puntando sugli status symbol, cioè gli stessi prodotti ma molto più cari e intonati agli arredamenti minimali di Ikea. Per merito di Steve, chi sborsa bei soldi per un prodotto Apple non è più un consumatore, bensì il membro di una élite raffinata che ha a cuore l’ambiente, le minoranze etniche e un po’ meno gli schiavi che in Cina lavorano dalle dieci alle quattordici ore al giorno per riempire milioni di vuoti esistenziali con

di Andrea Garello

touch screen ad alta definizione. Illuminati da Steve ci siamo finalmente resi conto che per cambiare il mondo basta renderlo più elegante e arrotondato. Grazie a Steve, il software open source è diventato una cosa da nerd squattrinati (tipo Linus Torvalds, ispiratore del sistema Linux, affidabile e gratuito, un perdente senza al suo attivo qualche miliardo di dollari e qualche centinaia di copertine). Oggi i tipi cool preferiscono pagare per un sistema chiuso che rifiuta le applicazioni di concorrenti non graditi (Bill Gates fece lo stesso e divenne l’incarnazione umana del male assoluto. Cosa molto giusta, dal momento che vestiva da schifo).Nel nome di Steve ora il marketing è un ramo della teologia. E lui, un capitalista americano votato al profitto, santo per acclamazione popolare. A proposito: dieci giorni prima di Steve, il 28 Settembre, è morto Wilson Greatbatch, inventore del pacemaker. Per lui niente trasmissioni speciali, niente apologie di Severgnini. Si può anche capire, in fondo Greatbatch non ha mica visto il futuro, è solo riuscito a farlo vivere a un milione di cardiopatici condannati a morte. Eppure un po’ di considerazione l’avrebbe meritata, se non altro perché qualcuno dei suoi pazienti ha potuto comprarsi un iPhone.


di Enrico Caria

Uno struzzo di nome Rosa Per finire su un libro paga di camorra ci vuole il fisco e non ci crederete ma più malridotto è, meglio è: anziani con un piede nella fossa, donne con gravidanze a rischio, ammalati più di là che di qua... tutto fa brodo, basta non siano trasportabili. A trasportarli infatti ci pensano loro, i boss. Dove? Nelle case popolari lasciate incustodite dagli inquilini, mica tanto, anche solo pochi giorni: c’è addirittura chi è sceso a far la spesa e s’è ritrovato mobili in strada, serratura cambiata e casa occupata. Dopo di che, se ami il rischio, riesci pure a ottenere uno sfratto... ma a quel punto gli agenti si troveranno davanti ai casi umani di cui sopra e getteranno la spugna. È così che a Scampia, Barra, Ponticelli, nacquero negli anni ’80 e ’90 i fortini di camorra con relative piazze dello spaccio, e ancora oggi i boss espropriano quello che possono anche in piena città: garage, scantinati, sottoscala e perfino portici condominiali vengono chiusi, divisi in celle e affittati agli immigrati... ma porca vacca! È possibile che a parlare di Napoli si finisca sempre col riportare nefandezze? Possibile non cambi mai niente? Beh, battuto in volata il cosentinlettierismo a Napoli finalmente qualcosa si muove e spuntano fuori comitati civici per la legalità come quello degli inquilini di Soccavo di cui è portavoce Giovanni Lambiase, che tra una minaccia e l’altra dà ai clan un bel po’ di filo da torcere. Tutto ciò anche grazie alla sponda trovata in Giggino sparame ‘n piett’ (come a sua insaputa viene chiamato De Magistris per la camminata impettita con tanto di camicia sbottonata). E per chi crede scontato che un sindaco di Napoli sia in prima fila contro l’illegalità, un piccolo aneddoto: due anni or sono, un amico mio scrittore, ritrovandosi a tu per tu con Rosa Struzzo Iervolino, le riferiva di un clan di Fuorigrotta che taglieggiava il bar di suo cognato e di come il pover’uomo fosse sull’orlo del suicidio. Sono gli annosi problemi di Napoli, starnazzava di rimando il candido primo cittadino, tosto riponendo la sua rosarussotestolina al sicuro sotto la sabbia. Ok, siamo solo all’inizio, ma una cosa è certa: di sabbia e di struzzi oggi a Palazzo san Giacomo non è più tempo.

NUOVE TECNOLOGIE!

Scajola:

“Sono diventato Badoglio grazie a Photoshop PDL Edition®”

Frattini è cretino,

a Parigi e pure a Berlino di Stefano Pisani

Presentata a Roma la tecnologia per sparire dalle immagini in cui si compare accanto a Berlusconi. Scajola: “Sono foto che mi fecero a mia insaputa, giusto cancellarle”. Qualche dubbio sulla funzionalità: non era meglio cancellare direttamente Berlusconi? Rispondono i programmatori: “Ci stiamo lavorando” Gasparri prende la scossa durante l’installazione

di Alessandro Robecchi Rivoluzione tecnologica e grande opportunità politica. Tutto in un solo straordinario prodotto. Grazie

alle nuove funzionalità di Photoshop PdL Edition® potrete finalmente intervenire sulle immagini digitali, cancellando la vostra immagine da tutte le fotografie in cui comparite accanto a Silvio Berlusconi. La rivoluzionaria tecnologia che cancella, modifica, dimentica e fa dimenticare è stata illustrata ieri in un affollato convegno da Claudio Scajola, che ha mostrato numerose esempi dell’applicazione. “Vedete? - ha detto Scajola - questa è l’immagine del mio giuramento da ministro. Come vedete io sono scomparso”. Davvero portentoso. In un’altra immagine, Berlusconi stringe la mano a nessuno :“Qui c’ero io - ha detto Scajola - e ora non ci sono più. Si tratta di una tecnologia che rivoluzionerà la politica italiana”. Ma le straordinarie proprietà del nuovo Photoshop PdL Edition® non si fermano qui: il programma agisce anche sulla memoria degli utenti. Su un campione di duemila aspiranti leader del centro-sinistra, infatti, ben l’86 per cento ha detto di ricordare Scajola come un ottimo politico, mai compromesso con il regime berlusconiano, e uno (Veltroni) gli ha addirittura proposto un ministero nel nuovo governo di decantazione. Photoshop PdL Edition® è in vendita a 99 euro e 90. Pare che Cicchitto ne abbia già ordinate sei copie, mentre l’avvocato Ghedini si è detto entusiasta della nuova tecnologia “anche se - ha detto - è deprimente vedere tante foto di un plurimputato ritratto senza il suo avvocato accanto”.

II

Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si sono incontrati per preparare un piano per salvare l’Europa dalla crisi. «Non se io potrò impedirlo» deve

aver subito pensato Franco Frattini, che ha infatti criticato l’asse Parigi-Berlino. «Una crisi globale non si risolve escludendo l’Italia. E poi se non ci fosse stata l’Italia, la crisi non ci sarebbe nemmeno stata!» ha tuonato Frattini facendo il musetto. La Merkel e Sarkozy hanno però minimizzato i suoi malumori, sostenendo che il ministro è e sarà sempre uno dei protagonisti dei summit finanziari europei, «purché non tenti di parlarci». Sarko, che sta pilotando la gravidanza di Carla Bruni per oscurare le primarie socialiste, ha reagito con compostezza ventilando la possibilità di bombardare approfonditamente l’Italia. Rapida poi la rettifica: «pardon, l’avevo scambiata per la Libia». Una cosa che può capitare, se hai la stessa giustizia sociale. Dal Bundestag sono arrivati toni pacati ma molto decisi: ambienti bene informati riferiscono che la Merkel avrebbe minacciato di rovinare l’Italia, lasciandola esattamente com’è. Obama, infine, si è complimentato al telefono con Sarkozy, in una telefonata allungata dal fatto che il presidente americano a un certo punto aveva sotto una chiamata di Frattini.


SI! O I G G A R O C I INTRONAUT

l e d a t r e p o c s a l Al

a l l u n o r u e n

Coperto dal più rigoroso segreto, si è svolto nei giorni scorsi un esperimento ai confini della realtà: una spedizione scientifica È PENETRATA NEL CERVELLO DI ANGELINO ALFANO, allo scopo di studiarne l’incredibile attitudine a venerare spudoratamente Berlusconi. Siamo entrati in possesso del diario di bordo e delle relazioni degli esperti. Documenti sconvolgenti che gettano una luce sinistra sul lato oscuro dell’evoluzione umana.

Foto ricorda prima della partenza. Al centro Raimondo.

Da: Stefano Disegni

Reparto Pilotaggio e Manutenzione A: Reparto Libro di Bordo e Annotazioni La struttura regge bene l’accelerazione di partenza. Odore di bruciato iniziale, ma i security-led non sono andati oltre il giallo: i sensori hanno poi rilevato che lo psicanalista Raimondo, in apprensione (è al suo primo viaggio in un vicecervello), ha scorreggiato. Si procede tranquilli. Inutili finora sonar e prua apripista rinforzata al titanio: non sembrano esserci ostacoli o materia organica da rimuovere. Pressione esterna molto bassa, sembrerebbe scarsa perfino la presenza di aria, il che fa ben sperare per l’attrito in caso di velocità più elevate. Testati gli alloggiamenti pressurizzati per le ore di sonno, Ok le ninne nanne Mp3, in efficienza il distributore di Ticalma liofilizzata, anche se sono decisamente inutili, il silenzio tombale dell’environment che ci circonda concilia il sonno perfettamente. Abbaglianti, anabbaglianti e antinebbia ok, preziosissimi in questo profondo buio totale.

Libro di Bordo e Annotazioni Paolo Aleandri, capitano 11 ottobre

Dopo il caffè corretto, riunione operativa. In qualità di capitano, non faccio un cazzo mentre l'equipaggio si prepara. C'è tensione. Tutti si domandano se l'immissione di esseri pensanti all'interno di una massa cerebrale priva di una vera e propria attività cognitiva sia realmente possibile. E tutti ricordano la tragica spedizione Bondi, ancora prigioniera di una scatola cranica vuota. Stavolta, sarà diverso. Nella testa di Alfano, qualcosa c'è. Qualcosa di orribile e ripugnante. Disegni fa partire un video, un editoriale di Minzolini: si allena al peggio, da vero professionista.

12 ottobre

Ci hanno miniaturizzato (con me è stato facile) e sparati dentro l'orecchio destro di Alfano. Per due volte, siamo usciti dall'orecchio sinistro. Bisogna rifare i calcoli: c'è molta meno materia cerebrale del previsto. Saverio Raimondo ha la conferma di una delle sue ipotesi: Angelino non ha un vero e proprio cervello ma un vicecervello, un ridotto numero di neuroni-specchio attivati da un cervello leader.

Da: Lia Celi

Reparto Ricerche Immunologiche A: Reparto Libro di Bordo e Annotazioni Scienziata io? Capitano, se non ero figlia del primario di Immunologia stavo alla cassa dell’iper! Ho accettato la missione solo perché col miniaturizzatore sarei passata dalla 44 alla 0,4 senza diete, e tanto nei film tipo «Viaggio allucinante» l'unico compito della ragazza è strillare ATTENTO! Però qualcosa di anticorpi so, la mia tesi era su «Sex and the Leucocity», e confermo che Alfano è eccezionalmente immune. Vent’anni che lecca un nano marcio di vizi, e non è diventato sessuomane, ladro o mafioso. Del resto è stato anche ministro della Giustizia senza diventare giusto. È così immune che, anziché prendere i virus del nano, è lui a volergli trasmettere l’immunità parlamentare. Ho scoperto perché: cresciuto negli '80, ha sangue del gruppo Fininvest, senza globuli bianchi ma con dei Puffi avvocati che trangugiano i germi al grido di «Accipicchiolina, un puffcomunista!», alla faccia di mago Bersanella e di Birbaglio, il gatto quotidiano. Lo so, capitano, lei vuole da me un rapporto completo. Ma senza condom non se ne parla. ATTENTO!

13 ottobre

Il primo tentativo fallisce, l’intronave incontra il vuoto e fuoriesce.

Entriamo, velocità ridotta. Francesca Piccoletti tenta di lanciare un rampino nell’area di Broca, dove si produce il linguaggio. Bestemmia: pensava di ancorarsi alla parola “Io” ma non la trova. La navicella sbanda, Disegni riesce a farla penetrare morbidamente nella corteccia motoria associativa, che presiede ai movimenti complessi. Il corpo di Alfano è scosso da un fremito. Mi rendo conto che ha sgranato gli occhi e sta leccando a vuoto. Non dico nulla agli altri: Angelino cerca un culo, quel culo. Nell’area di Broca appare la parola “Silvio”. Francesca àncora la navicella. Cristo santo, siamo dentro a un cervello che ha una struttura della personalità. Ma è quella di un altro.

Il panorama interno circostante in un’istantanea scattata dal pilota

14 ottobre

Da: Francesca Piccoletti

Reparto Filosofia e Grandi Tematiche A: Reparto Libro di Bordo e Annotazioni Acceso il rilevatore di senso, il puntatore è fermo.All’interno dell’area del linguaggio non è possibile captare alcun valore sensibile, vi è una totale assenza di un uso linguistico proprio. La mia attenzione viene però catturata da una folata di vento gelido che mi punge sul coppino: qualcuno ha lasciato aperta l’area di Wernicke, che viene attraversata da un flusso costante di informazioni provenienti dall’esterno. Siamo di fronte ad una scoperta straordinaria: ci troviamo all’interno di una cassa di risonanza di un’inusuale forza espressiva. Il pensiero-leader è libero di circolare e vivere autonomamente anche a dispetto del suo collegamento con il reale, la logica formale e in barba alle più elementari regole di grammatica elementare. La possibilità di un io autonomo è da escludersi. Dato l’ambiente circostante ideale è invece quanto mai probabile la formazione, negli anfratti dei gangli nervosi, di muschi, licheni e funghi. Avendo concluso il rilevamento con un niente di fatto, scendo a vedere se trovo due asparagetti per cena.

Lia Celi preleva un campione di materia cerebrale ma deve inseguire le cellule una ad una: sono infantili e vogliono giocare a nascondino dietro l’ipotalamo. Bestemmiamo tutti: è così che noi duri reagiamo alle umiliazioni. Mentre Lia procede all’analisi immunologica, Angelino riceve un messaggio dal cervello-titolare e lo riproduce immediatamente. Notiamo una forte sofferenza dell’ipotalamo per la fatica di trasformare l’accento lombardo in accento siciliano.

15 ottobre

Basta. Ordino di uscire. L’equipaggio se ne frega: così si comportano i duri. Ma, chissà come, il messaggio arriva ad Angelino, che lo scambia per un messaggio di Silvio ed esce di casa. Urlo “fermati!”. Angelino si blocca. Manovriamo per uscire dal naso. Disegni vira alla perfezione tra caccole e moccio fresco. Siamo fuori. Stiamo per allontanarci. Angelino è bloccato in mezzo al marciapiede, l’occhio sgranato. Noi duri, alla fine, abbiamo il cuore tenero. Ci guardiamo e, in perfetto sincronismo, urliamo: “Torna a casa, Angelino”. Poi, via, bestemmiando per trattenere l’emozione. È tosto essere fuori da un uomo che non ha niente dentro.

Da: Saverio Raimondo

Reparto Neuro-Psichiatrico A: Reparto Libro di Bordo e Annotazioni Accertate le normali funzioni neurologiche, si ritiene Angelino Alfano non psicanalizzabile in quanto privo di personalità. Basandomi sull'assioma lacaniano secondo il quale l'inconscio è strutturato come un linguaggio, ritengo l'inconscio di Alfano composto da segni insignificanti (tipo # o *) combinati fra loro senza struttura. Se il soggetto lacaniano è “mancanza a essere”, nel caso di Alfano è essere una mancanza, cioè esso manca di statuto di soggetto. Alfano è un oggetto: un io alienato che allo “stadio dello specchio” (fra i 6 e i 18 mesi di legislatura), in braccio al premier di fronte allo specchio, si percepì come frammento di Berlusconi - per la precisione, come il frammento che non scopa. Alfano pertanto è solo un feticcio di B. Anche l'interpretazione dei sogni mette in luce un transfert onirico: Alfano fa gli stessi sogni del premier (fra cui, ricorrente, quello di intrattenersi al Quirinale con 11 minorenni vestite con la toga da giudice, una copia della Costituzione e litri di vaselina).


IL GRANDE solo successi internazionali! CINEMADEL

r o t a n i m ter

Anno 2012. Berlusconi, invitato all’ONU, raccontò quella del superdotato e l’araba pompinara. Tutto il mondo islamico insorse contro l’Occidente scatenando la Terza Guerra Mondiale. Ahmadinejad sganciò la prima atomica, gli americani lo seppellirono di bombe al neutrone, ma i russi non stettero a guardare e fu l’Olocausto nucleare. Fu allora che le macchine svilupparono un’intelligenza superiore, capirono quanto erano stronzi gli umani e cominciarono a sterminarli.

Un focolaio di umani nostalgici del liberismo selvaggio resisteva contro le macchine che ormai dominavano il mondo. Alla testa un formidabile stronzo, John Connors, militarista e fascio, però introvabile per le macchine che così decisero di inviare nel nostro tempo un cyborg T800 per uccidere la madre dello stronzo prima che lo partorisse…

Dammi i tuoi vestiti.

Cazzo vuoi, rumeno, vai da Marrazzo che i soldi per le mutande te li da lui!

Immigrati di merda, non solo rubate, ma adesso andate pure in giro nudi! Ahioddìo… Quanto male ci ha fatto! scusa mi passi quel femore, è mio…

SBRIGATI! due caffè, un cappuccino e un succo di pera!

uffa!...Finirò presto de fà la sguattera, io so’ ‘na grande attrice, incontro un deputato del PDL, gliela dò, e te saluto cappuccini!

Sarah Connors, prego! Sarah coll’acca! Sull’elenco der telefono ce sta scritto chiaro!

! ! G N I I I I R R R

Sarah Connors…io uccide…

Ma chi è quello!! Oddìo, che è, 'na fiction? Scherzi a parte? Io so’ ballà, so’ recità, so‘ presentà, so’ stata Miss Tanga Bagnato 2006 a Freggene…

Embè? Nun hai mai sentito parla’ de pubblicità e marketing?

Parla meno e sbrigati coi cappucc…

Mariangela, datti una mossa! Allora, Sarah Connors…dove cazzo… Colbatti…Collovati…Comaschi… Consulenze assicurative…Connors!

Ci credo, l’hai data pure all’incaricato delle registrazioni!

No, sa, è che vengo dal futuro per salvare la madre del capo della resistenza umana ho preso solo un cappottino e due pantaloncini, poi li riporto!

Scappa, cretina, ce l’ha con te!

Fermo! Lo scontrino! Al ladro!

Immigrati di merda, non sapete più che inventare! Ha ragione, Bossi!

Sarah Connors! Vieni con me! Presto!

Sarah Connors? Oddìo, ma adesso me cercate pure a casa? Ma allora ve piacio proprio! Er profilo mijore è er sinistro!

Eh? So’ proprio diventata famosa! Me conoscono tutti! Lo sapevo che arivava er momento mio! Stava scritto su Astra! Che, me porti a X-Factor?

Guardi, non so, ce devo penzà, me stanno a fa’ un zacco de proposte, devo da sentì il mio aggente, ma lei, che, la conosce la De Filippi?

IV

Io uccide cretina…


maledetto mostro comunista, non riuscirai a impedire la nascita di colui che guiderà alla riscossa l’umanità, difenderà il libero mercato ed esporterà la democrazia in tutto il mondo!

è morto sul serio, Sarah. Ora potrai dare alla luce l’eroe della resistenza umana e liberista! gli faremo un culo così a quegli scaldabagno totalitari!

Non capisci? è un cyborg sofisticatissimo, esterno in derma umano, chassis interno indistruttibile! Le macchine li costruiscono per dare la caccia agli umani che non li riconoscono e quando li riconoscono è troppo tardi!

Lui ti starà cercando a casa, in questo motel saremo al sicuro, dobbiamo riposare, siamo esausti. Senti, maaaa…te ce l’hai la fidanzata?

BANG! BANG!

BANG! BANG! è bravo quello a fa' er morto, è cascato giù che pare vero!

Bravissimo pure te, come l’hai detta bene! l’amico tuo si rialza, un bell’applauso!

No, cioè, sì, una volta…poi nel nostro rifugio entrò un cyborg enorme… l’avevano fatto identico a un antico attore, Brad Pitt. Però con gli occhi azzurri. La mia fidanzata non fece in tempo a riconoscerlo… L’ha ammazzata?

Non esattamente. Non lo sopportai, ci lasciammo. Ma…perché me lo chiedi? L'ho colpito in piena faccia! Forse stavolta gli ho interrotto i circuiti!

Io ammazza Sarah Connors. Io ammazza umano liberista reazionario. Io poi fa plastica. Senti, coso, me pare de capì che sei uno der cinema, se me dai 'na mano io potrei esse carina co' te, vòi che me vesto da infermiera? Me metto pure er crocefisso in mezzo alle tette, tanto mi' nonna e morta, mica me vede... Io ammazza Sarah Connors.

Figooo…come da Frizzi, che devi indovinà uno che mestiere fa solo dalla faccia! te lo conosci, Frizzi, a me me pare 'na brava perzona…

Perché, cioè, me pare de capì che sei uno der cinema, se me dai ‘na mano io potrei esse carina co’ te…vòi che me vesto da infermiera? Me faccio mette pure er crocefisso in mezzo alle tette, tanto mi' nonna è morta, nun me vede...a Berlusconi je piace un sacco...

A chi?! Ma va bene, tanto devo morire...nel crudele libro del destino è E no, se parti così, manco scritto che non tornerò... co' 'na tanica de viagra... Stavolta è finita davvero! Non può uscire indenne dall'incendio! Siamo salvi! E tu partorirai colui che guiderà il mondo libero alla vittoria, ora non so chi è il padre, non mi sento pronto, avrei problemi col lavoro, il nostro è un rapporto non definitivo.

Ma che stai a dì! nun è morto! Oddìo, un po' dimagrito sì, ma ce sta sempre dietro, dagli 'sti soldi, se glieli devi da' e amen! Cioè, vojo dì, oggiggiorno una ragazza che, diciamo, madre natura l'ha aiutata, che deve fa', deve perde tempo a studià che poi se je va bene piglia 1200 euri al mese, no, scusa, se tu ciavessi una fija bona, non ce la porteresti tu stesso da uno che conta che poi je fa un regaletto oggi, un appartamento domani e te la ritrovi all'Isola dei Famosi che te dice 'ciao, papà' davanti a tutta l'Itaja?

Non si ferma, maledetto automa! Non si ferma mai! Guida tu, io sparo!

BANG! BANG!

Sì, ma state attenti, ho portato la macchina dal carrozziere la settimana scorza, nel quartiere c'è uno che fa le strisciate co' le chiavi. E la polizzia, capirai, aspettala...

Ma non capisci? Quel cyborg marxista-ecologoequosolidale-antiliberist...AAAAH!

Oddìo, è morto, e mo' che faccio?! ...SEI MESI dopo Il pieno è fatto, signora. Bel pancione! Dove va? Stia attenta, sta per scoppiare una guerra nucleare che sterminerà l'umanità!

Io ammazza Terminator. Terminator non serve, con questi antenati qui, umani non vanno lontano.

Guardi, non mi interesso di politica, tanto so' tutti uguali. Vado a un casting per Premaman, magari me pijano, vorrei entrà in televisione...

F

I

SPECIAL GUEST: LILLO E MAX PAIELLA. CON FRANCESCA PICCOLETTI E PAOLO ALEANDRI. FOTO: FRANCESCO SPINUCCI. GRAZIE A: BAR POMPEI, SIMONE E FRANCESCA. MONTAGGIO: PAOLO CUCCI. SCENEGGIATURA: STEFANO DISEGNI.

V

N

E


Testo: Nicola Baldoni

ONA U B A R I SAT


TEST di Beppe Tosco Siete uomo o siete donna ?

ECI P R O V AIT VO !! Poteva accadere. È accaduto. Avete scritto in molti, ce l’avete messa tutta, siete stati generosi e creativi ma, sinceramente, non c’era una-battuta-una che ci sia sembrata appena passabile. Quindi, questa settimana non c’è nessun vincitore e l’originale di Tauro ce lo teniamo noi. Va ad aggiungersi agli altri originali sui quali mettiamo le mani e che, un domani, saranno il nostro TFR. Non prendetevela oppure prendetevela con Tauro, autore di una vignetta che non ha saputo stimolare il lampo di una battuta brillante. Pensate, però, che la mancata assegnazione conferma la serietà della selezione e aumenta a dismisura il prestigio della vittoria. E dunque, sotto con la vignetta di Ebert. Siate ilari.

Eccoci alla seconda puntata del test che serve a stabilire se siete femmine o maschi. Siete maschi se siete in grado di soffiarvi il naso senza fazzoletto, tappandovi prima una narice e poi l’altra e sparando il moccio direttamente sull’asfalto. I più meritevoli sono in grado, prima che il moccio tocchi terra, di fargli fare dell’onorevole bunging jumping che dura qualche secondo. L’uomo a letto è dotato di facoltà paranormali e dopo mezz’ora è in grado, da solo, di capire se la propria compagna sta dormendo. La donna invece ha bisogno di chiedere “stai dormendo?” per avere delucidazioni a riguardo. Per la donna, forse a causa di una falla nella sua anatomia, è impossibile scagliare un sasso in maniera decente. L’uomo lanciando sassi sul pelo dell’acqua riesce a farli uscire ed entrare nel liquido creando una serie di anelli di onde che disegnano una linea retta. La donna invece, mettendosi nella posa più aerodinamica che trova, chinandosi fino al pelo dell’acqua, contorcendosi attenta nel più straordinario dei modi con occhi come fessure e polso d’acciaio, fa fare al sasso un unico “pluff”. Ed infine. L’uomo è come il pipistrello. Sa pisciare al buio. FINE DEL TEST Se avete totalizzato più crocette sui segnali che siete femmine, siete femmine. Se non avete fatto neppure una crocetta invece siete maschi. Che come si sa, non compilano test di nessun genere se non quello per ottenere la patente.

“Box Populi” La redazione scrive ai lettori

"Box Populi" è una rubrica di posta inversa: non sono i lettori a scrivere alla redazione ma i redattori e i collaboratori a scrivere ai lettori. Inviate le risposte a:

Invia la tua battuta a liberiebelli @ilmisfa : tto

operazione comunicativa promossa dall'ex ministro ai beni culturali Bondi: la fortificazione del concetto di dieta/rinunzia davanti alle insidiose seduzioni di stravaganti ricette. Potente metafora educativa per mettere in guardia il pubblico dalle indigeribili fricassee di programmi alla Santoro, Dandini, Luttazzi, Fazio, Gabanelli e convincerli a preferire la monocorde ma salutare dieta informativa Minzolini Ferrara.”

liberiebelli@ilmisfatto.it

La domanda della scorsa settimana era di Barea de Luna, il nostro esperto de I Ching: “Perché si parla tanto di cibo, in televisione e sui media, e poi paradossalmente vogliono tutti stare a dieta?”. Guido Sessa la butta decisamente in politica: “Perché l'Italia è piena di porci che mangiano merda a palate, condita in tutte le salse, ma a nessuno piace presentarsi dicendo "piacere, io sono un maiale". D'altronde, nessuno votava DC e PSI ai tempi di Craxi, Andreotti e Forlani e ora nessuno ha mai votato per Berlusconi e la sua ampia cricca di delinquenti, mafiosi, piduisti, reggibastone...” Ugo Grottoli, invece, fornisce un punto di vista più intellettuale:“Si tratta di una subliminale

"Basta dire che all'estero parlano male di Berlusconi, in Bulgaria e in Kazakistan lo adorano". (Il Giornale di Vicenza, 17 settembre 2011)

BELEN RODRIGUEZ

Berlusconi: ...hai visto questa cosa su Mediaset (programma «Scherzi a parte») ti piace? Belén: Come fa a non piacermi? Miglior programma in assoluto, sono molto stupita, sono molto felice B.: Allora puoi immaginare chi è stato e che ha detto... B.: Immagino, lo immaginavo assolutamente (...) B.: Anche perché avevo tante pressioni da Briatore per mettere la sua (...) B.: Non ti deluderò, anche perché farò un bel po' di cose. (Telefonata Berlusconi- Rodriguez, www.corriere.it 18 -9- 2011)

COMPRERÒ Re Sol Re Comprerò, delle sbarbe nuove Sol. Re a un paese manichino MiLa per vedere se si muove Re. La se sta fermo o se mi segue Re a villa San Martino Comprerò, le figurine a tutta quella brava gente che vorrebbe vedermi al gabbio ma resto fuori, l'amore vince e l'odio perde siUmbertino è contento Fa#ci ha suo figlio piazzato Sol Re La anche se può sembrar deficiente e mi dice stai attento, ti faccio fuori dal gioco, se non hai niente da offrire a buon mercato Comprerò un critico d'arte un pelato editorialista e un ciccione propagandista vi parlerà della mia cattiva sorte Pierluigi è contento, può anche far l'indignato e il partito si perde la gente e mi dice da tempo, ti fanno fuori dal gioco, peró a forza di dirlo si è stufato. Comprerò la televisione per un popolo che ormai è lesso per creare un nuovo automa che dia a loro molta gnocca e a me il successo MiLa Ogni cosa ha il suo prezzo SiSol ma nessuno saprà La Re quanto costa la mia libertà

VII

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radio2.rai.it

Torna bambino! Ritaglia e colleziona le tue Figurine di Merda! Potrai incollarle nel bellissimo Album delle Figurine di Merda che molto presto pubblicheremo, senza alcun timore che non possa essere riempito, visto l’andazzo quotidiano! Potrai scambiare 96 97 le tue Figurine di Merda con quelle di altri… MANUELA ARCURI TERRY DE NICOLO’ celo, manca, "Se tu sei racchia e fai schifo te ne «Io prima vedere cammello», ti do un Bondi devi stare a casa perché la bellezza avrebbe detto Manuela secondo è un valore che non tutti hanno che distrugge Pompei le carte dell’inchiesta a proposito e che viene pagato, allora chi questo dell’idea di Tarantini per un La Russa che e della sua amica Francesca Lana non lo capisce, ah, il ruolo della donna insulta uno studente… viene minimizzato, e va bè allora stai di farle passare una nottata Che tenerezza. a casa ma non mi rompere i coglioni". con il presidente Berlusconi. Che nostalgia. (www.ilmessaggero.it, 18 settembre 2011) (L'ultima parola, Raidue 17 settembre 2011)

ELISABETTA GARDINI

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Sulle note di VENDERÒ (E. Bennato)

A cura di Alberto Graziani

effediemme effediemme effediemme effediemme 94

di Max Paiella

.it

Finiamo qui, con due sole risposte, per lasciare spazio alla domanda di Mauro Biani, disegnatore eticamente retto, equo e solidale, che ci sembra di grande rilievo: “In tre giorni Santoro ha raccolto, per i suoi ”Comizi d’Amore”, circa 400.000 euro. Un attestato di stima e voglia di informazione libera. Ma l'informazione libera (e strangolata) c'è anche altrove: nel cuore della mafia, a Partinico. La fa Pino Maniaci, con Telejato. Picchiato dai mafiosi, minacciato sui muri ("W la mafia - sei lo schifo della terra" con bara accanto) e ora pure imbavagliato dalla nuova leggina antipiccole tv. Che ne dite, voi che avete sborsato, di suggerire a Santoro un pensierino? Non sarebbe una buona idea quella di creare nell’ambito del programma una rubrica, un qualsiasi tipo di collegamento con Telejato? Se lo merita, il collega Maniaci, uno piccolo spazio nel servizio pubblico oppure no? (prima che lo facciano fuori, per favore. Non aspettiamo ogni volta i funerali, come per Rostagno, come per Peppino Impastato…)”.

LE LE FIGURINE FIGURINE DIDI MERDA MERDA

Canta anche tu col simpatico Max! Ogni settimana un brano reinventato dal bravo fantasista da cantare intorno al fuoco. E con gli accordi!

Seguitto il Misefasu anch book face Misfatto - 16 Ottobre 2011 Direttore Responsabile Stefano Disegni Caporedattore Paolo Aleandri Art Director Cristina Trovò Segretaria di Redazione Francesca Piccoletti Grafico Paolo Cucci Web Master Riccardo Cascino Direttore Amministrativo Carlo “Bancomat” Pontesilli Prodotto e realizzato da: Imprese Disperate S.r.l. Sede Legale: Via Iberia 20 - 00183 Roma Sede Amministrativa: Studio Pontesilli Via Sant’Erasmo 23 - 00184 Roma


gassola r e V io r a D i d

con la collaborazione di Dario Tiano

Martedì 11 Ottobre

La Camera non approva il bilancio dello Stato. Il Premier: “Si è trattato di un incidente”. Tremonti e Scajola l’hanno tamponato… Scuola. La Gelmini ammette: “Nell’ultimo triennio sono diminuiti i bocciati”. Prima quello che alzava la media ogni anno era il Trota

Sabato 8 Ottobre

Domenica 9 Ottobre

Franceschini:“Quelli del Pd stanno facendo di tutto per liberare il Paese da Berlusconi”. Ad esempio, stasera, hanno espresso un desiderio durante la pioggia di stelle cadenti.

Alfano annuncia un incontro con Indagine sui consumi: tra il caffè e la cena Scajola. Resta solo da se ne va l’80% del reddito. Fa eccezione decidere se si farà a casa Berlusconi: il grosso delle sue spese si di Alfano o a casa di concentra nel dopocena. Anemone.

Per manifestare contro il Governo sono scesi in piazza gli statali. Ce n’erano così tanti che sembrava di essere alla macchinetta del caffè.

Mercoledì 12 Ottobre

Napolitano: “Berlusconi dia una prova di credibilità”. E la smetta di raccontare in giro che si è trombato otto ragazze in una notte. Sabrina Misseri si sente come Amanda Knox. Si vede che per motivi di sicurezza in cella le hanno tolto gli specchi.

Lega. Al congresso di Varese la base fischia Bossi. Il Senatur era così spiazzato che è rimasto senza pernacchie.

Frattini critica l’incontro a due tra Francia e Germania: “È stato un vertice inutile”. Ha ragione, è inaudito! Organizzi un vertice inutile e non inviti l’Italia?

Giovedì 13 Ottobre

Venerdì 14 Ottobre

Il discorso di Berlusconi è stato interrotto da tredici applausi. Tre dei quali hanno interrotto anche il sonno di Bossi.

I giudici brasiliani chiedono l’espulsione di Battisti perché il suo visto d’ingresso è risultato irregolare. Un reato gravissimo sul quale non possono fare eccezioni, nemmeno per un rispettabile terrorista come lui.

Camera. Per protesta l’opposizione abbandona l’Aula. Mentre parlava Berlusconi metà delle poltrone erano vuote. Credetemi, è la cosa peggiore che possa capitare a un comico.

a cura dello studioso di I Ching Antonio Barea de Luna

Lunedì 10 Ottobre

L’ira di Fini: “Minzolini si dimetta”. Ma il Direttore del TG1 fa sapere che non ha nessuna intenzione di lasciare la sua cuccia.

Chiedete

e vi sarà

detto

La realtà irrompe con prepotenza anche in questo spazio divinatorio. Volete proprio sapere cosa accadrà domani? Non preferite rimanere sul vago? No? Contenti voi!

liberiebelli@ilmisfatto.it.

Vorrei sapere se le azioni degli “Indignados” avranno serie ripercussioni sull’assetto politico italiano. Cosimo Censini - Lucca

Quesito: La protesta degli Indignados

TUTTO BENE, PALLE PIENE

di Stefano Disegni

finirà in una bolla di sapone?

Responso:“La

costanza. Parlare con franchezza. L’obbedienza leale è salutare per i seguaci.” Gli indignati, pieni di buoni propositi, riusciranno si a far sentire la loro voce. Un unico rischio di sopravvivenza: tenere unite tutte le fazioni con rigore. È necessario stabilire chi ha il comando, e deve dirigere con responsabilità il movimento, e chi invece deve seguire per dare forza. Solo apparentemente un ordine gerarchico, in realtà una spina dorsale che, nel rispetto delle esigenze di tutti, darebbe sostegno ai diversi organi del gruppo. Menenio Agrippa docet. In Germania il governo assolda un gruppo di hacker per creare un sistema di controllo nascosto e accedere ai computer dei cittadini, poi i BlackBerry di tutto il mondo vanno in tilt per giorni… progresso o regresso? Enrico Veronesi - Milano

Quesito: La rete di Internet cosa diventerà?

Responso:“Lo

stimolo di un tuono. Malattia cronica, ma non morte.” La rete ha dato una sferzata all’umanità e ispirato nuove azioni dell’uomo – in bene e in male. In natura però il tuono è un’enorme energia difficile da incanalare. Internet è un bene di tutti, che non va controllato da pochi, per non indebolire gli internauti e dare il potere di amministrare le loro vite. L’autogestione sembra l’unica cura per evitare l’attuale degenerazione, cronica e progressiva, della linfa vitale. Vive la libertè. Per la Cassazione non ci sono gravi indizi contro Cosima e Sabrina Misseri che presto potrebbero raggiungere il loro Michele a casa. La famiglia vince sempre? David Perluigi - Roma

Quesito: La famiglia Misseri la farà franca?

Responso:“La sicurezza dei confini. La

temporaneità. L’esitazione di un giovane.” I legami di parentela sono la forza della famiglia. Un nucleo definito dallo stesso cognome – e dallo stesso sangue. Concetto valido anche per i Misseri. Un accordo però non a lungo termine. Il più giovane dovrebbe pagare il conto.

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Domenica 16 ottobre 2011

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ALTRI MONDI

“GUCCI TORTURATORE” IN CINA E LA MODA DI ACCUSARE GLI STRANIERI Denunce di condizioni inumane, il regime cavalca l’onda di Simone Pieranni

G20 I Grandi aspettano che l’Europa se la cavi

Pechino

x dipendenti del negozio di Gucci a Shenzhen hanno accusato il brand italiano di trattamento “inumano” del proprio personale nei punti vendita della città sud orientale cinese. Il marchio ha subito replicato, licenziando i manager del negozio. Le autorità cinesi però, hanno deciso di voler andare a fondo e annunciato un'indagine ufficiale. Nel frattempo la faccenda è stata ripresoa da tutti i media locali, scatenando una campagna di risentimento contro i brand stranieri che non tutelerebbero a sufficienza i diritti dei lavoratori cinesi. La vicenda è cominciata la scorsa settimana, quando alcuni ex dipendenti di un negozio Gucci di Shenzhen hanno trovato uno straordinario spazio tra i media locali, per avere denunciato condizioni di lavoro inumane nello store del brand italiano di Shenzhen, uno dei tanti ex villaggi divenuti megalopoli e polmone dell'economia nazionale. Gli ex dipendenti hanno accusato Gucci di farli lavorare più di 12 ore al giorno senza aver diritto agli straordinari, di dover seguire più di cento regole, molte delle quali finivano per limitare i loro bisogni fisici. “Il tempo per andare al bagno era rigorosamente limitato a 5 minuti”. I lavoratori, inoltre, sarebbero stati accusati di furti all'interno del negozio e quindi poi obbligati a risarcire il valore delle merci, nonostante tutti i prodotti in vendita fossero assicurati. Uno degli ex dipendenti ha spiegato alla Xinhua: “Per Gucci significa ricevere una doppia compensazione: dalla compagnia di assicurazione e dai dipendenti”. All'edizione cinese del Global Times

E

urne, alle urne, e meno Agnallemale. Perché se la campacontinuava ancora per qualche giorno, quei due arrivavano alle mani. Il civilissimo dibattito tra François Hollande e Martine Aubry nelle

Incriminato vescovo Kansas

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obert Finn, vescovo di Kansas City, è stato incriminato per non aver denunciato un caso sospetto di pedofilia. È la prima volta, nei 25 anni di scandali per gli abusi su minori che hanno investito la chiesa cattolica americana, che un alto prelato viene considerato responsabile per il comportamento di un sottoposto.

el giorno della prima protesta planetaria dei giovani inNdi facinorosi dignati, senza lavoro e senza futuro, che a Roma squadre trasformano in guerriglia urbana, i ministri del-

Comitato centrale Al via a Pechino il plenum del Pcc F

OTO

uno degli ex dipendenti avrebbe inoltre spiegato che “due mie ex colleghe hanno abortito perché tutti dovevano stare in piedi così tanto tempo ogni giorno”. NON SI È TRATTATO di accuse nuove, perché già a settembre 5 ex dipendenti del negozio avevano pubblicato on line una lettera aperta al management di Gucci Cina, lamentando condizioni di sfruttamento. Gucci ha immediatamente risposto attraverso una nota nella quale ha affermato di effettuare controlli severi nei propri punti vendita, annunciando anche il licenziamento dei manager responsabili dei trattamenti inadeguati dei dipendenti. Questi ultimi a loro volta, hanno risposto etichettando la risposta di Gucci come una mossa per sviare l'attenzione. Chi non ha perso tempo è l'autorità giudiziaria di Shenzhen, che dal fine settimana ha avviato un'indagine ufficiale sull'accaduto. Come Gucci negli ultimi tempi

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sono finiti nel mirino altri marchi stranieri. Wal Mart si è vista chiudere i propri punti vendita a Chongqing, con l'accusa di avere venduto come carne biologica, normale carne di maiale. Due dipendenti sono anche stati arrestati. Non se la passa meglio Carrefour, denunciata da una consumatrice, e multata per svariati milioni di dollari dalle autorità locali per prezzi ingannevoli e merce contraffatta. Sullo sfondo di queste vicende, un'eccessiva leggerezza nei comportamenti da parte di aziende straniere e la diatriba tra Cina e Usa sullo yuan:un preludio alla paventata guerra commerciale che Pechino ha giurato a Washington nel caso la proposta di legge contro la manipolazione valutaria cinese diventi legge a tutti gli effetti. E nelle paventate possibilità di rendere complicata la vita delle aziende straniere in Cina, prime fra tutte quelle Usa, potrebbe esser finita anche l'italiana Gucci.

le Finanze del G20, riuniti a Parigi, lasciano le castagne della crisi sul fuoco dell’Europa: i Grandi sono pronti a contribuire ad arginare la deriva del debito, perché vogliono riprendere il cammino della crescita, ma aspettano che, prima, l’Ue e soprattutto i Paesi dell’euro prendano in fretta le decisioni per trarsi d’impiccio da soli. Gli appuntamenti che contano sono il Vertice europeo di domenica 23 – doveva svolgersi domani, è slittato di una settimana - e il Vertice del G20 a Cannes il 3 novembre. A Bruxelles, l’ordine del giorno prevede il varo della versione rinforzata del fondo ‘salva Stati’, una spinta alla Grecia per evitarne il fallimento e la creazione d’uno strumento per la ricapitalizzazione delle banche. A CANNES, SI DISCUTERÀ se aumentare i mezzi finanziari dell’Fmi, per consentirgli di sostenere l’Europa se la crisi dovesse estendersi a grosse economie della zona euro come l’Italia e la Spagna, colpite a raffica, negli ultimi giorni, dalle ‘sanzioni’ delle agenzie di rating. Ma prima di metterci del loro gli Usa, molto riluttanti, e la Cina, Brasile e Giappone e gli altri vogliono vedere se e come l’Europa fa la sua parte: di assegni in bianco all’Ue, non se ne parla. Per il ministro tedesco Wolfgang Schauble, gli europei sono “consci delle loro responsabilità”. E giudizi analoghi vengono dai suoi colleghi, fra cui Tremonti. Gli americani annacquano le loro critiche, dopo una telefonata del presidente Obama alla cancelliera Merkel. Ma altri ministri sono severi: “Gli europei la tirano in lungo da un anno”, dice il sudafricano Pravin Gordhan (e lo pensano in Christine Lagarde (F A ) molti). La crisi dell’euro tiene la Cina al riparo delle critiche allo yuan, che resta sottovalutato. Ma chi gliela canta a Pechino, adesso che può strozzare Washington e asfissiare Bruxelles? Françoise Lagarde prova a mettere una pulce nell’orecchio ai cinesi: “La crisi minaccia ormai pure gli emergenti”. OTO

NSA

ALLA VIGILIA DEL BALLOTTAGGIO HOLLANDE (IL FAVORITO), E AUBRY SE LE DANNO DI SANTA RAGIONE Parigi

STATI UNITI

di Giampiero Gramaglia

Il rugby delle primarie francesi di Gianni Marsilli

N

ultime battute stava prendendo una brutta piega. Lei in particolare, dopo avergli dato del “moscio”, dello “sgusciante” e aver spiegato che cambia troppo spesso idea, l’aveva qualificato niente meno che “figlio del sistema”. Per la precisione: “Il sistema ha creato il suo candidato e ci ha bersa-

RUSSIA Non è un paese per orfani bambino di 11 anni morto per denutrizione, pesava Ugernsolo 10 chili: è una delle 27 vittime dell’ orfanotrofio-ladi Miski, nella regione siberiana di Kemerovo, dove sono ricoverati circa 400 bambini con varie malattie congenite che impediscono loro di muoversi e di mangiare. Altri 11 sono morti per soffocamento da cibo: le infermiere alimentavano per via orale anche i piccoli che dovevano essere nutriti solo con la flebo. Non è che la punta dell’iceberg in un Paese che rimpiange gli ‘orfanotrofi familiari’ sovietici e che si ritrova con 800mila bambini abbandonati, più di quanti fossero alla fine della Seconda guerra mondiale Negli ultimi due anni e mezzo, insieme a 27 vittime, sono spariti dall’istituto anche 670mila rubli (16mila euro), quanto lo Stato versava per assicurare un minimo di assistenza ai piccoli ospiti. La procura locale ha aperto un’inchiesta e il direttore dell’istituto, indagato per negligenza colposa e abuso d’ufficio, si è dimesso.

gliato di sondaggi”. Hollande sarebbe dunque un’imbelle creatura eterodiretta dai poteri forti: media, tv, istituti, potentati economici. Uno che fa comodo all’andazzo corrente, in altre parole. Altroché il riformista che si proclama. L’altro ha lasciato la replica ai suoi: “Martine Aubry adotta il La sfida HollandeAubry sulla copertina di una rivista francese di musica (FOTO ANSA)

linguaggio di Marine Le Pen”, la più anti-sistema di tutti, almeno a parole. La frustata è venuta da Vincent Peillon, l’autorevole intellettuale del partito, sostenitore di Hollande. A quel punto è dovuta intervenire la forza pubblica, nelle vesti dell’Alta autorità, equidistante per definizione, che veglia sulla correttezza dello scrutinio: “Ogni stigmatizzazione dell’uno o dell’altro finisce per ferire una parte dell’elettorato delle primarie”, che poi fa parte di quello delle presidenziali. Insomma non spariamoci sui piedi: ne va dell’interesse del partito tutto, quindi calma, ragazzi. AUBRY ha replicato piazzandosi ieri mattina in un albergo parigino davanti alla tv per guardare la semifinale Francia-Galles: “Le primarie sono un po’ come il rugby: prima ci si prende a botte, poi si festeggia tutti insieme”. Giusto, ma questa sera ci sarà uno che festeggerà più dell’altro, e tutto lascia pensare che a levare il calice con maggior trasporto sarà Hollande. Non solo era già in vantaggio dopo il primo turno (39 contro 31%),

ma in settimana gli sono arrivate in dote le dichiarazioni di voto di Ségolène Royal (“gesto elegante e politico”, ha detto lui della madre dei loro 4 figli), di Manuel Valls, di Jean Michel Baylet, di Arnaud Montebourg (cioè di tutti i contendenti) per un totale aritmetico del 30%. I numeri gli danno dunque un potenziale 70% nel confronto diretto. Ciò detto, è bene ricordare che le primarie sono assai imprevedibili, soprattutto se “aperte”, e che quindi i numeri vanno presi con le pinze. È lecito pensare che Nicolas Sarkozy, se il suo avversario sarà Hollande, avrà un moto di stizza. Uno sfidante, per quanto serio come Martine Aubry ma gravato da comunisti, trotzkisti e no-global, gli avrebbe fatto più comodo. Il socialdemocratico e dialogante Hollande gli è invece più concorrenziale presso il vasto ventre molle del Paese, o classe media che dir si voglia. Tanto più che Hollande si vuole figlio della “France profonde”, contrapposto a quel Sarkozy, così privo di radici. Vorrebbe seguire la strada di un altro François, tale Mitterrand, ma è ancora lunga, molto lunga.

USA-CUBA

Obama e le “dame in bianco”

B

arack Obama ha ricordato ieri Laura Pollan, la dissidente cubana leader delle “Dame in bianco” morta all’Avana: “I pensieri e le preghiere del presidente vanno alla famiglia, agli amici e ai compagni di Laura Pollan, fondatrice delle ‘Dame in Bianco’, si legge nel comunicato della Casa Bianca.

LIBERIA

Accuse di brogli alle Sirleaf

L’

opposizione liberiana ha denunciato “numerosi brogli” nelle elezioni di martedì e ha deciso di ritirarsi. “Ci ritiriamo dal processo elettorale perchè non è democratico e ci sono numerosi brogli”, ha dichiarato un esponente dell’opposizione mentre è in corso lo spoglio delle presidenziali, secondo cui la presidente uscente Ellen Johnson Sirleaf (appena insignita del Nobel per la Pace) è in testa, seguita da Winston Tubman.

RUSSIA

Il cantante che dileggia Putin

S

popola in Russia su Youtube la canzone sui falsi villaggi Potiomkin che accolgono il premier Vladimir Putin in occasione delle sue visite in provincia. “Putin sta arrivando nella nostra Kholuievo”, è il titolo del brano, protagonista una cittadina immaginaria dall’ etimologia che evoca la figura dei lacchè. L'ha scritta Andrei Makarevich, popolare rock star che guida la band Mashina Vriemini (la macchina del tempo): la canzone è diventata supergettonata dopo l’annuncio di Putin di candidarsi alle presidenziali.


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Domenica 16 ottobre 2011

La rabbia del carabiniere contro Woodcock

L

LOGGE SENZA BAVAGLIO

e minacce al pm Woodcock, ci sono pure queste nelle intercettazioni della banda P4. Una parte inedita delle conversazioni sull’ultima loggia, infatti, illumina sul nervosismo degli indagati. Il 16 dicembre 2010, il maresciallo del Ros Enrico La Monica si trova fuori dall’Italia e parla con la sorella Antonella. I toni usati nei confronti del pm

Henry John Woodcock sono i pesantissimi. (…) Enrico: “Li dovrebbero soltanto “scannare” a sta gente”. Antonella: “Enrico, Enrico” Enrico: “Sti bastardi di merda” Antonella: “Enrico”. Enrico: “Io a Woodcock gli apro u culo, gli apro, sto ommo e merda”.

Uomo contro il pm Henry J. Woodcock. Sotto, Bisignani (FOTO ANSA) e la Prestigiacomo di E. Fucecchi

P4 PRESTIGIACOMO: PM di Malcom

Pagani

uestione di opportunità ma soprattutto di antichi legami. Nello staff del presidente del Senato Renato Schifani, la bionda Alessandra Necci – 42 anni, figlia dell’ex ad delle Fs Lorenzo, tragicamente scomparso in Puglia nel maggio 2006 – si occupa di relazioni esterne. Nei giorni caldi di fine giugno, quando la P4 finisce sulle prime pagine di tutti i quotidiani, Renato Schifani si affretta a smentire qualunque tipo di contatto tra lui e il dominus di piazza Mignanelli: “Ho appreso dell’esistenza di Bisignani dai giornali”. I contatti tra la Necci e Bisignani sono invece frequenti e, per così dire, irrituali. Il 9 settembre 2010, poco prima che Bisignani e Alfonso Papa si incontrino in piazza San Silvestro, a Roma, la Necci invia un messaggio a Gigi: “(…) poi magari senti Alfonso, visto che prosegue tutto? Grazie”. Nel Partito della Libertà, come già Sabina Guzzanti aveva evidenziato, la fortuna segue sentieri imperscrutabili. Lo dimostrano i criteri che, per un istante, dovrebbero elevare il mi-

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nistro per le Politiche europee Annamaria Bernini (allora semplice deputato) alla Presidenza della commissione giustizia, dove invece siede, assediata, Giulia Bongiorno. La nomina di Bernini non verrà mai ratificata, ma la conversazione che segue è un fotogramma di desolante normalità parlamentare. MONTECITORIO 6 maggio 2010. Come sempre, quando si affaccia, ci si stringe festosi attorno al capo. Quando Papa ragguaglia Bisignani sull’incontro con Berlusconi, l’ex cronista dell’Ansa “Bisi” dimostra di non essere onnisciente. Lui, la Bernini, non sa proprio chi sia. Bisignani: “E chi è questa?”. Papa: “È Bernini, la figlia di Bernini ti ricordi il ministro?”. Bisignani: “Ma perché lei è parlamentare in commissione Giustizia... di prima nomina pure lei no?”. Papa: “Sì quella... esce di tanto in tanto in televisione, è una secca secca, alta, con il viso molto spigoloso”. Bisignani: “Ma tu da chi l’hai saputo?”. Papa: “Oggi è stato qua e poi si sono

BISIGNANI AL TELEFONO CON TUTTI RACCOGLIE LO SFOGO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE: NON SONO GARANTISTA “MA C’È UNA GIUSTIZIA MALATA” E FA BENE IL PREMIER A OCCUPARSENE

avvicinati tutti i parlamentari per salutarlo... no io, pure io, e lui è stato molto affettuoso, molto cordiale, poi dopo sono andate tutte le ragazze... come al solito”. Bisignani: “Oggi è il compleanno della...”. Papa: “Esatto e lui gli ha fatto il regalo, gli ha fatto gli auguri così e poi parlando lui mi ha detto, ha detto allora preparatemi una donna alla commissione Giustizia e nominiamo la Bernini. Poi quando è uscita lei ha fatto vicino a me e mi nomina la Bernini presidente della commissione Giustizia, io ovviamente non ho battuto ciglia, e lui ha fatto, vabbè tanto quella, a te ti va di fare il sottosegretario...”. QUANDO due giorni dopo, l’8 maggio 2010, Bisignani e Papa si riparlano, “Bisi” si è informato sulla Bernini. (…) Bisignani: “Finalmente ho capito chi è sta stronza”.

Festa con B. A INIZIOdicembre del 2009, per il genetliaco della signora Vincenza Carpano, madre di Luigi Bisignani, l’erede ha pensato a un regalo speciale. Un incontro con Silvio, anche fugace, per rendere la giornata indimenticabile. Se si può andare a pranzo con Franco Frattini alla Farnesina, pensa Gigi, anche violare Palazzo Chigi rientra nel novero delle possibilità. Allo scopo si sbatte. Chiama Berlusconi: “Mi fai sta cortesia”, ipotizza di ridurre il numero delle amiche da invitare a Palazzo Chigi allo scopo di non dare nell’occhio: “Tanto lì ci sono duemila uffici”, poi immagina di invitare il premier a casa propria. Poi recede dal proposito. Sorprendentemente, però, è la stessa sorella di Bisignani a dissuadere Gigi. Non vuole che la festa

per l’anziana diventi occasione per leggere articoli poco commendevoli dai titoli scontati: “Noemi due”, “Velone”, “Bisignani ex P2”. Sulla storia è planata la Repubblica e Berlusconi lo sa. La segretaria del presidente ha parlato con Bisignani: “Guarda che c’è un po’ di pasticcio, che c’è Repubblica addosso a ’sta cosa e l’ho detto al presidente che se ne frega”. Anche se Bisi dice alla madre che “Berlusconi ci tiene”, l’incontro salterà definitivamente per l’aggressione subìta dal premier a Milano, in piazza del Duomo, pochi giorni dopo.

Triste Stefania A PIAZZA MIGNANELLI il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo è di casa. Spesso si ritrova in ufficio, con la tv sempre accesa, a parlare con “Bisi”, confidargli amarezze e disillusione per come il Pdl tratti la sua causa. Quando non è in sede, Prestigiacomo telefona. Il 9 ottobre 2010, alle 19,20, i due discutono di magistratura. Prestigiacomo racconta di un’antica vicenda giudiziaria che l’ha coinvolta. L’uso illecito della carta ministeriale da cui poi risulterà completamente estranea. È interessante notare come per Bisignani gli organici dei partiti “li fanno i pm”, nonostante Prestigiacomo si dichiari non “garantista”, le argomentazioni usate dal ministro per demolire l’universo dei pubblici ministeri siano sinistramente simili a quelle utilizzate da Berlusconi per spaccare il Paese a metà. Prestigiacomo: “(…) poi dopo c’è una giustizia malata e bene ha fatto Berlusconi a mettere la giustizia come primo punto sul quale verificare (…), se c’è o non c’è la fiducia dei cittadini perché da troppi anni le scelte più importanti del Paese…” Bisignani: “Vengono fatte dai pm”.


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LOGGE SENZA BAVAGLIO Antonella: “Enrico stai solo combinando cazzate così (…) cerca di riflettere, va bene? (…) cerca di riflettere, cazzo” Enrico: “Sto bastardo di merda (…) ‘sto grandissimo figlio di puttana”. Sul sotto-ufficiale dei carabinieri Enrico La Monica pende un’ordinanza di custodia cautelare ma lui è irreperibile perché risiede

da mesi in Senegal: era una delle “fonti” di Alfonso Papa. Ovvero forniva informazioni coperte da segreto in cambio della promessa di essere sponsorizzato per il passaggio all’Aise (Servizi di sicurezza esterna). A raccomandare La Monica al premier Silvio Berlusconi sarebbe stato l’altro faccendiere Valter Lavitola.

DA FERMARE Prestigiacomo: “Vengono prese fuori dal Parlamento e fuori dalla politica, ma non lo possiamo più tollerare questo (…) e deve finire non è un problema che riguarda Berlusconi (…) perché questo è un modo ottuso di leggere i problemi (…)”.

Mani sulle banche LUCA DE DOMINICIS di Unicredit è in rapporti più che parentali con Luigi Bisignani. Insieme parlano di un progetto che sta a cuore ad entrambi. La cacciata di Alessandro Profumo dal vertice dell’Istituto bancario. Già il 10 settembre del 2010, undici giorni prima delle tormentate “dimissioni” dell’amministratore delegato, De Dominicis e Bisignani ne parlano al passato. Bisignani: “Ci vuole un vertice lunedì perché si sente in pericolo”, ride. De Dominicis: “Sì? Aspetta un secondo, eh, ma perché sta succedendo un casino, eh”. Bisignani: “Eh, lo cacciamo (…)” con risposta pronta di De Dominicis: “(…)Ora ha finito di fare lo stronzo”. IL SENTIMENTO emerge con più chiarezza nove giorni dopo, il 19 settembre, a sole 48 dalle dimissioni, pilotate?, del banchiere. Bisignani: “Lo sbattiamo fuori giovedi, eh”. De Dominicis: “Cioè torno e non ho più l’ad?... Beh deve smetterla di gestirla come fosse casa sua”. Bisignani: “Infatti, sbattuto fuori...”. De Dominicis: “Ma veramente?”. Bisignani: “Ieri gliel’abbiamo detto”. De Dominicis: “Gliel’avete detto ieri?”. Bisignani: “Eh, s’è preso mezza giornata per fare una cosa concordata”.

De Dominicis: “Eh... si porterà quanto... venti, trenta milioni di euro”. Bisignani: “Ha chiesto silenzio stampa, glielo facciamo, domani se dà una notizia vaga, lo bastoniamo”. De Dominicis: “Ah, lo bastonate? Quindi cosa passerà, come dimissioni...”. Bisignani: “Sì, sì, volontarie se vuole”. De Dominicis: “Ah, volontarie per ricucire lo strappo con... perché dice che ormai lui è un elemento di disturbo con le fondazioni”.

BRIATORE e l’ingrata Santanchè che se non era per “Bisi” falliva A DETTA DI Flavio Briatore e Gigi Bisignani, la brama di Daniela Santanchè sconfina spesso nell’ingratitudine. In questa conversazione tra i due del 14 ottobre 2010, i giudizi nei suoi confronti non sono benevoli. Bisignani: “Allora perchè tu lo sappia. Tu glielo dici che me l’hai detto e che se non era per me..., quelli la facevano fallire per fatture false”. Briatore: “Pensa te”. Bisignani: “(…) E lei lo sa benissimo. Dato che ci sono rimasto male. Gliel’ho chiesto, perché mi sembrava una cosa grave. Lei sa benissimo che se non fosse stato per il mio intervento, facevano fallire la società per bancarotta”. Briatore: “Pensa te, che cretina”. Bisignani: “Tant’è che lei ha dovuto addirittura pagare delle cambiali. Tre milioni e due di cambiali”. Briatore: “No, no. Comunque non si merita un cazzo.

Guarda. Non si merita un cazzo”. Bisignani: “Ma diglielo proprio. E ti dico pure i particolari. Le persone che hanno fatto la trattativa, alle quali io ho chiesto in tutti i modi che trovassero un accordo e non facessero fallire la società. Al punto… addirittura”. Briatore: “Loro sono usciti adesso, no?”. Bisignani: Eh cazzo. Sono usciti, ma per non far fallire la società. Con un buco pazzesco, eh… Ma, roba da pazzi…. Briatore: “La stessa roba con Preziosi, eh…. Bisignani: “Ah. Pure?” Briatore: “Ti ricordi che Preziosi era socio della sua società? (...) Se tu parli con Preziosi. Preziosi ha detto: lei mi fregava i soldi, sai. (...) Alla fine lei utili non ce ne ha mai perché li prende dalla società”. Bisignani: “Lo non so se li fregava o non li fregava perché io non ho mai avuto un centesimo… da niente. Detto questo mi sono battuto (...) Quelli erano inferociti”. Briatore: Però, sono brave persone gli Angelucci, mi sembra, no?”. Bisignani: “Sì, ma comunque erano esasperati. Ma diglielo... questa é una cosa grave, non la riferisse a nessuno perché se no mi incazzo”.

Fuori controllo IL 25 OTTOBRE 2010 alle ore 14,19 Paolo Scaroni dell’Eni e il faccendiere Luigi Bisignani vengono intercettati alla vigilia della visita di Scaroni ad Arcore. I giudizi sul governo e sul ministro Giulio Tremonti, sono impietosi. Scaroni: “Sto andando, sto andando ad Arcore”. Bisignani: “Senti calcola che lui è, è, è, è abbastanza giù, molto polemico, molto polemico col tuo diretto interessato, però poi, insomma, lascerei perdere perché sennò...”. Scaroni: “Con chi con?”. Bisignani: “Giulio, sì, sì”. Scaroni: “Eh lo so, oggi Draghi mi ha detto delle cose pazzesche di Giulio eh (…), ho appena visto Draghi che mi ha detto...”. Bisignani: “Eh sì, la situazione è assolutamente fuori controllo (…) secondo me il discorso che gli puoi fare tu dall’esterno e che secondo me lui può apprezzare, gli devi dire... eh, quale è l’urgenza maggiore che hai? Se è quella di fare l’accordo sulla giustizia, mettiti d’accordo con Fini e falla finita, se non è quella vai alle elezioni, però la cosa peggiore che sta succedendo è questa “morta cora” complessiva, con tutti i

ministri in rivolta (...). Io questo gli direi, perché all’estero questo spettacolo di... di un governo che non fa più niente non funziona più insomma eh...”.

il Riformista ENRICO CISNETTO, giornalista, instancabile organizzatore della kermesse agostana “Cortina Incontra” parla spesso con Luigi Bisignani. In questa inedita conversazione del 3 settembre 2010, prospetta a “Bisi” l’ipotesi di acquisto del quotidiano il Riformista.

LE INTERCETTAZIONI SVELANO LA TRAMA ORDITA DAL FACCENDIERE PER CACCIARE DA UNICREDIT L’AMMINISTRATORE DELEGATO PROFUMO: “CI HA CHIESTO SILENZIO STAMPA, SE DÀ UNA NOTIZIA VAGA LO BASTONIAMO”

Bisignani: “Eccoci Enrico come è andata con quello?”. Cisnetto: “(…) No bene mi pare, mi ha detto molto apertamente i numeri (...) che loro avevano preparato un’ipotesi per Maccaruso (Emanuele Macaluso, ndr) e Cervetti (…) in cui comunque Angelucci si era impegnato diciamo a a dare una pulita preventiva, compresa anche l’uscita del numero uno (…); in quell’ipotesi loro prevedevano un contratto di affitto di cinquecentomila euro all’anno che in realtà era una partita di giro perché Angelucci gli doveva dare cinquecentomila euro di ristorno della provvidenza pubblica in quanto ragioniere socialismo (Le ragioni del Socialismo, il giornale di Macaluso, ndr) e quindi in realtà è una partita di giro, questo qua mi ha fatto capire che insomma, se ragiono con Angelucci…, insomma non è che Angelucci ha bisogno di avere cinquecentomila euro d’affitto per (…) tieni conto che loro hanno fatto dei calcoli (...) per dirti il budget che hanno ipotizzato di vendere 2.400 copie al giorno, insomma che proprio meno di quello uno si spara (…) anzi per 2.400 copie forse vale la pena venderlo solo su iPad e non stamparlo nemmeno (…)”. (4 – Continua)

Fumetto di Emanuele

Fucecchi


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SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out

IL MONDO / NEL CINEMA

E QUEST’ANNO, COME MI PRESENTO ALL’OSCAR? Sessatantatrè i film stranieri in corsa per la statuetta: così ogni Paese sceglie l’immagine che vuole dare di sè di Anna Maria Pasetti

S

essantatré Paesi per un Oscar. Ovvero un mondo diviso per sessantatré dietro a una statuetta. Perché in quel premio destinato al film “in lingua straniera” (rispetto all’inglese) e che sarà consegnato il 26 febbraio prossimo si concentra lo specchio di un’intera nazione o, meglio, un autoritratto d’attualità che quella nazione vuole mostrare al mondo. E lo showbiz hollywoodiano è pienamente consapevole della responsabilità geo-politica di cui è investito quando decreterà il vincitore dell’84ma cine-gara più delicata ed eterogenea. Gara che dal 24 gennaio una commissione avrà già filtrato nella consueta cinquina di film candidati. Lo scorso anno vinse la Danimarca della pasionaria Suzanne Bier (In un mondo migliore), nel

2010 fu la volta dell’argentino Juan José Campanella con Il segreto dei suoi occhi, film pregno della questione dei desaparecidos. Ma al di là di vinti e vincitori, e interessi dei mercati annessi, la panoramica sui 63 papabili Oscar si rivela più interessante come fotografia di un hic et nunc planetario, dove ciascuno si candida allo scettro hollywoodiano offrendosi con storie e immagini che ritiene più rappresentative di

Russia e Cina incoronano ancora i registi “di regime” Nikita Mikhalkov e Zhang Yimou sè. Oppure, come alcuni Stati quest’anno assenti – vedi la Tunisia, prima nel Maghreb a ribellarsi durante la “Primavera araba” – non si candida per niente. E anche questo è segnale. Partendo da casa nostra, l’Italia si mostra a Hollywood con una (già premiata

a Venezia) Terraferma tutt’altro che rassicurante. Dove le contraddizioni di un Paese alla deriva – o almeno mutante – sono evidenti persino nel micromondo di un’isola dalle tranquille apparenze. Il tema è quello dell’incontro/scontro con il Diverso, che da tempo ormai si identifica soprattutto col migrante. SEPPUR differentemente declinato, l’argomento ci accomuna al candidato del Canada, Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau, in cui il protagonista è un insegnante delle elementari algerino esule politico in Quebeq. Il contesto messo in scena dal film, trionfatore in Piazza a Locarno, illumina un’evoluzione del prossimo futuro in Occidente, un passo oltre la questione dell’integrazione delle minoranze: qui siamo di fronte al mondo della scuola locale affidato nelle mani di un immigrato. E a proposito di minoranze, questa volta autoctone ma non di meno osteggiate, ha fatto notizia che la Spagna abbia scelto per rappresentare se stessa una pellicola catalana (e in relativa lingua), Pa negre di Augustì Villaronga. Si tratta di una significativa prima volta. Come risulta per il candidato britannico, che non sempre è in lizza per ovvi motivi. Il cine testimonial di Sua Maestà sarà

Toni Servillo Sarà protagonista del nuovo film di Theo Anghelopulos

Reja Risponde a Totti: “Ha classe, quando gioca”

Patagonia di Marc Evans, un film gallese ma per metà parlato in spagnolo per evidente ambientazione argentina. Se la Spagna ha rinunciato coraggiosamente ai big names (vedi Almodovar), così non ha fatto la Cina, che anche nel cinema vuole emblematicamente imporsi quale Superpotenza del presente. La scelta è ricaduta sul nuovo kolossal (da 90milioni di dollari) di “re” Zhang Yimou, The Flowers of War (I fiori della guerra) con il divo hollywoodiano Christian Bale. Teatro di scena è il conflitto sino-giapponese del ’37. Stesso atteggiamento “muscolare” arriva dalla Russia, facilmente prona allo “zar” di regime Nikita Mikhalkov che poli-

La Primavera araba mette fuori gioco la Tunisia mentre l’Egitto privilegia el Hagar, autore controverso ticamente prosegue la saga de L’impero del sole, presentando la seconda parte del sequel, sottotitolo: La Cittadella. Il paradosso vuole che suo nipote Egor Mikhalkov-Konchalovsky

DISFATTE

STAR ACADEMY, L’ANTISANTORO CHE CHIUDE IN FRETTA di Luca De Carolis

alternativa si è inabissata alla terza puntata. E ora Lnonail presunta vuoto lasciato da Annozero assomiglia a una voragine di cui si vedono i confini. La dimostrazione plastica del suicidio

su Canale5 (oltre 4 milioni, con share sopra il 17%). Visto il disastro, viale Mazzini ha calato un frettoloso sipario. Star Academy si concluderà sabato prossimo, e neppure in prima serata. La finale è stata programmata di pomeriggio, al posto della consueta appendice del programma, Sabato Academy.

della Rai è il naufragio di Star Academy, la trasmissione che viale Mazzini aveva voluto in prima serata il giovedì su Raidue, al posto dell’esiliato Michele Santoro. La gara tra giovani cantanti (sulla falsariga di X-Factor) avrebbe dovuto reggere il confronto con Annozero, che nella stagione scorsa viaggiava con uno share del 20% abbondante e 6-7 milioni di spettatori a puntata. Ma la scommessa buffa dei dirigenti Rai ha sbattuto contro numeri da depressione. Dopo il flop delle due prime puntate, con share al 6,41% e 5,94%, giovedì scorso il “talent” condotto da Francesco Facchinetti è sprofondato al 4,61%, che è valso solo un milione e 27mila spettatori. Cifre lontane anni luce da quelle dei suoi rivali del giovedì: Don Matteo, che su Raiuno ha avuto oltre sette milioni di spettatori, con share del 25,7%, e Io Canto

PER DI PIÙ, PARE, in studio non ci sarà Facchinetti, e neppure orchestra e giuria. Gli artisti saranno accompagnati solo da basi registrate, in un malinconico clima da smobilitazione. Insomma, non è andata male: è andata peggio. Innanzitutto alla Rai, che aveva abbandonato X-Factor, ufficialmente perché troppo costoso e poi ha ripiegato su una trasmissione dello stesso genere. Ma la botta è dura anche per Facchinetti. Che, ironia della sorte, da conduttore di X-Factor se l’era cavata bene. Venerdì sera la Rai ha cercato di proteggerlo con una nota: “Facchinetti è uno dei giovani volti su cui punta la Rete, per cui sono già allo studio nuovi progetti”. Comprensibilmente scossi i cantanti del programma. Come il 22enne Gaetano Civello, che ieri

Panahi Confermata in appello la condanna al cineasta iraniano

Catania-Inter La squadra di Ranieri perde 2-1 Reti di Lodi e Almiron

(ma anche nipote del collega regista Andrey Konchalovsky) lo sfidi con bandiera kazaka con il film intitolato A. Mentre nella non lontana Georgia riemerge il nome di Otar Iosseliani, cineasta georgiano già fuggito dall’ex Urss rifugiandosi in Francia, che rimpatria produttivamente con la pellicola autobiografica Chantrapas, presentato lo scorso anno al festival di Cannes. RIMANENDO in territori complessi, spicca il caso del rappresentante dell’Iran di Ahmadinejad: Una separazione di Asghar Farhadi, Orso d’oro a Berlino e acclamazioni in giro per il mondo. Su dichiarazione del regista, “una commissione di nove persone per la prima volta ha sostituito l’unico selezionatore a deliberare il film da mandare agli Oscar”. Il senso è da intendersi come un’apertura alla collegialità da parte del Paese islamico, che peraltro si è espresso su un lavoro tutt’altro che filo-governativo. E mentre nel Maghreb di recenti primavere, sia il Libano che l’Egitto post Mubarak puntano su rispettivi cineasti più famosi all’estero che in Patria perché narratori di temi controversi – Nadine Labaki con Where do we go now? e Khaled el Hagar con Lust, che racconta un Egittto difficile dal punto di vista di una donna – la Grecia dell’eurocrisi ricerca la sua identità con l’enigmatico Attenberg (premiato a Venezia 2010) e Israele si mette in discussione riscrivendo le proprie tradizioni con interessanti “note a piè di pagina”: Footnote di Joseph Cedar. La statuetta dell’Academy Award che regge il mondo, vista da Doriano; qui a sinistra, Francesco Facchinetti (FOTO LAPRESSE)

sul suo profilo Facebook annunciava una rivolta degli artisti: “La finale di sabato, questa ennesima buffonata, si svolgerebbe senza Francesco Facchinetti, senza i quattro giudici e, soprattutto, senza l’orchestra. Naturalmente ci siamo rifiutati, e neanche questa puntata di sabato andrà in onda”. In serata però dalla Endemol, la società che ha prodotto il format del programma, minimizzava: “Quello di Civello è stato solo uno sfogo, la puntata di sabato si farà”. Sullo sfondo, si intravede il declino dei talent show, che cominciano a pagare l’evidente inflazione. Lo conferma un altro flop: quello di Baila, il programma su Canale5 basato su sfide tra ballerini. Come per Star Academy, alla trasmissione di Mediaset è stata fatale la terza puntata, con “soli” due milioni e mezzo di spettatori. E così domani sera il programma chiuderà con la finale anticipata.


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SECONDO TEMPO

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IL PEGGIO DELLA DIRETTA

TELE COMANDO TG PAPI

Per fortuna lo sdegno c’è di Paolo Ojetti

g1 T Il Telegiornale del direttore rinviato a giudizio per peculato grondava sdegno. Lo sdegno colava da tutte le parti. Giorgino aveva la faccia sdegnata per il “pomeriggio da incubo” e rivelava: “Devastata anche una statua della Madonna”. Mancava si segnasse in diretta, come quelle vecchiette di un tempo quando udivano una bestemmia. Esaltazione di Emma D’Aquino perché i suoi occhi avevano visto cose che noi umani non riusciamo nemmeno a immaginare: i black bloc avevano persino “le maschere antigas”. Sdegno, si diceva, che pioveva anche dal “mondo politico”. Si vedevano anche le altre “piazze” europee, tranquille. E allora, mancava la domanda chiave: come mai a Londra, Atene, Washington non ci sono i black bloc e da noi bivaccano felici e

violenti? A Sonia Sarno il compito di ricordarci che Berlusconi ha vinto e che “resterà fino al 2013”. Indignados e Scilipoti permettendo. g2 T Il meccanismo è identico: ecco le violenze, ecco gli “uomini in nero” che spaccano tutto e incendiano automobili. Ma “facciamo un passo indietro” per vedere com’era stato l’inizio, compatto e pacifico. Gli “uomini in nero”, a ben vedere, non erano proprio soli: giovani a colori li seguivano. E c’è un dato che ritorna ossessivo in tutti i telegiornali: “i black bloc erano 500”. Ora, chiunque abbia avuto esperienze di manifestazioni e cortei sa che non è facile fare valutazioni: chi ha detto che erano 500? Chi garantisce di questa cifra tonda, la Questura? Senza deviazioni il resto: l’indignazione è “unanime e durissima”. Alemanno si è allar-

gato: a Roma è confluita “la feccia d’Europa”. 500 in tutto? g3 Il Tg3 è esitante. Vorrebbe mettersi dalla parte dei manifestanti, come sarebbe giusto e come ha fatto Mario Draghi (questa sì che è una voce nuova), sia pure rammaricandosi per le violenze. Ma le violenze lo frenano. È un tg colpito dalla sorpresa che una manifestazione non si sia fermata su una immaginaria soglia buonista, non sia stata una bella festa, colorata e vociante, spiritosa. O forse il tg ha esitato perché Bersani ha alzato il sopracciglio di rimprovero, esattamente come il sopracciglio di Alfano? Purtroppo le manifestazioni non sono sempre incipriate. Quelle riescono solamente a far dire il giorno dopo ai ras della Casta: “Oooh, ma come? I giovani sono al centro dei nostri programmi, in cima ai nostri pensieri, ognuno di noi ha un figlio e siamo preoccupati”. La fiera dell’ipocrisia finisce lì e si passa subito ad altro. Oggi si faranno i bilanci, che – a parte casi gravissimi – si assomigliano tutti. Dicono le cronache che Roma è stata la piazza peggiore d’Europa. Capita e non solo per i cortei. A paese peggiore, corteo peggiore.

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La scafata carismatica

di Fulvio Abbate

carismatica. BasteGrolenappa rebbero queste scarne paper definire una volta per tutte Victoria Cabello, fresca di conduzione di “Quelli che il calcio” su Rai2, come sempre. Il titolo onorifico di gnappa (dall’argot romanesco) serve, sì, a denunciare un’altezza non proprio solenne, ma anche, nel contempo, un’indole, un tratto caratteriale, un dono di vivacità. Gnappa come tappa, come tappetta, tutto vero. Ma anche gnappa che la sa lunga. Scafata, appunto. Perché sì, perché la ragazza Cabello vivace lo è davvero, nel senso che custodisce una sua “autorevolezza” scenica davanti all’ospite di turno. Perfino di segno erotico, e questo accade molto al di là delle smorfie da “smile” rovesciato, meglio, da Scaramacai in abitino Prada e frangetta generosa che la nostra eroina sovente dona al suo pubblico complice e ammirato, tra figuranti anonimi e commentatori salariati in collegamento dai singoli stadi; così come negli altri istanti in cui Victoria si ostenta preda di una goffaggine da festa di ex alunni del liceo “Brian Eno”, gli stessi che si ritrovano, metti, dopo dieci anni, fra “ciao, sei sempre la solita sa-

goma…” e “senti chi ’pparla!” Gnappa di carisma, dunque. Che non è poco in un bosco televisivo di squinzie, di incapaci, di raccomandate berlusconiane o da parte degli ex satrapi di An, di cozze rifatte simili a una razza ulteriore dal soma fra esquimese e andino. D’altronde, diversamente da molte altre sue colleghe, la Cabello giunge da una nicchia mediatica “di tendenza”, come dire “Vanity Fair” e “Rolling Stones” in luogo di “Gente” e “Sorrisi e canzoni”. Dov’è che però il meccanismo si inceppa? Semplice, la Waterloo del talento di Victoria giunge insieme al tratto di ostentata complicità e insopportabile “simpatia” che la conduttrice pretende così da aggiungere plusvalore al proprio “brand” personale. La colpa non riguarda tanto il momento in cui lei prende a blandire sia pure con ironia l’ospite in una sorta di comune appartenenza al “barrio alto” della società spettacolare sia pure camuffato dalla goffaggine di maniera di cui sopra, la saturazione giunge piuttosto insieme al birignao che sembra pervadere la conduttrice in modo Victoria Cabello, conduttrice di “Quelli che il calcio” su Rai Due

sempre più assoluto. E non si tratta di un male recente, nient’affatto, la ragazza ha avuto tutto il tempo di sviluppare il peggioramento di sé nel proprio salotto, fra Mtv e La7, sobrio come può esserlo un allestimento di Philippe Starck, siparietto dopo siparietto con l’ospite ganzo o gonzissimo, come in una sorta di post-Harem di Catherine Spaak. Quanto invece al confronto con la precedente tenutaria del format di “Quelli che…”, Simona Ventura, l’unica risposta possibile è custodita in un semplice “non pervenuto”. Gnappa carismatica, lo confermiamo. Di un carisma molto “milanese”, dunque estraneo allo sbraco ministeriale dell’Urbe, un’autorevolezza che compone un arazzo glamour che innalza sulle proprie picche le teste dei tipetti e delle tipette che piacciono perché così è deciso da chi la sa lunga. Se Maria De Filippi ha in appalto un pubblico pop modello base, Victoria Cabello ha in appalto il livello ulteriore del medesimo pubblico, magari gli stessi che si ritengono forti d’avere letto un romanzo di David Foster Wallace o hanno visto – cavolo! – tutti i film di Paolo Sorrentino. E anche questo è progresso.

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11.00 RUBRICA SPORTIVA Raisport Numero 1 GP 11.30 ATTUALITÀ Mezzogiorno in famiglia 13.00 NOTIZ. TG2 Giorno 13.30 RUB. TG2 Motori 13.40 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 2 13.45 VARIETÀ SPORTIVO Quelli che aspettano 15.30 VARIETÀ Quelli che il calcio 17.10 RUBRICA SPORTIVA RaiSport Stadio Sprint 18.00 RUBRICA SPORTIVA RaiSport 90° Minuto 19.30 EVENTO SPORTIVO Automobilismo, Mondiale Formula 1 2011 Da Yeongam (ROK) Gran Premio di Sud Corea: gara (SINTESI) 20.30 NOTIZ. TG2 - 20.30 21.00 PRIMA TV TF N.C.I.S. 21.45 PRIMA TV TELEFILM Hawaii Five-0 22.35 RUBRICA SPORTIVA La Domenica Sportiva 1.00 NOTIZIARIO TG2

11.40 RUBRICA TGR RegionEuropa 12.00 NOTIZIARIO TG3 RUBRICA TG3 persone 12.25 ATTUALITÀ TeleCamere Salute 12.55 CULTURALE Prima della Prima 13.25 ATT. Passepartout 14.00 NOTIZIARIO TG Regione - Meteo 14.15 NOTIZIARIO TG3 14.30 ATTUALITÀ In 1/2 h 15.05 EVENTO SPORTIVO Ciclismo, 95º Giro d’Italia Presentazione 16.35 ATTUALITÀ Alle falde del Kilimangiaro 19.00 NOTIZIARIO TG3 19.30 NOTIZIARIO TG Regione - Meteo 20.00 VARIETÀ Blob 20.10 ATTUALITÀ Che tempo che fa 21.30 ATT. Presa diretta 23.35 NOTIZIARIO TG3-TG Regione 23.50 VAR.Sostiene Bollani

20.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 21.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.30 RUBRICA Ippocrate 21.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 22.00 ATTUALITÀ Inchiesta 4 (Esteri) (REPLICA) 22.30 NOTIZIARIO News lunghe da 24 22.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.00 RUBRICA Tempi dispari (REPLICA) 23.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.30 RUBRICA Tempi supplementari 0.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 - Meteo 0.30 RUBRICA Tempi dispari (REPLICA) 1.00 NOTIZIARIO TG Rassegna stampa - Meteo

/ King Arthur

Sky Cinema 1 21,10

16.50 FILM L’isola del tesoro 18.55 NOTIZIARIO TG4 19.35 TELEFILM Il tenente Colombo 21.30 SOAP OPERA Tempesta d’amore 23.15 RUBRICA I bellissimi di R4 23.20 FILM Extreme measures - Soluzioni estreme

15.00 FILM One Piece: La spada delle sette stelle 17.00 PRIMA TV FILM Wonder Woman 18.30 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo 19.00 RUBRICA Bau Boys 19.30 FILM Lo smoking 21.25 ATTUALITÀ Mistero 0.20 RUBRICA Controcampo - Linea notte

16.25 EVENTO Mondiale Superbike 2011 GP Portogallo: Gara 2 (DIRETTA) 17.25 RUB.Paddock Show 18.00 FILM Il sarto di Panama 20.00 NOTIZIARIO TG La7 20.30 ATTUALITÀ In Onda 21.30 FILM Snatch - Lo strappo 23.35 NOTIZIARIO TG La7

/ Snatch - Lo strappo

Che tempo che fa

Il delinquentello Franky, detto Quattrodita, viene spedito da Anversa a New York per consegnare un diamante di ingente valore al mafioso Avi. Nel tragitto verso la destinazione, derubato da Boris Lametta Yurinov, viene convinto a puntare su un incontro di boxe illegale con il prezzolato pugile Mickey O' Neil. Ma il boxeur, durante l’incontro, decide di non piegarsi alle richieste della malavita e vince l’incontro.

Ospiti di Fabio Fazio in questa puntata di “Che tempo che fa”saranno Ezio Mauro, giornalista, da quindici anni direttore de “la Repubblica”, Caludio Bisio (nella foto) e Teo Teocoli. L’ inedita coppia di attori, conduttori e mattatori teatrali e televisivi presenterà in anteprima nazionale,“Bar Sport”, nelle sale dal prossimo 21 ottobre, diretto da Massimo Martelli e tratto dall’omonimo romanzo di Stefano Benni.

La 7 21,30

SCC=Cinema Comedy SCF=Cinema Family SCM=Cinema Max

Deep Impact SCM Elektra Luxx SCC Trappola d’amore SCP Il mio amico vampiro SCF 19.25 Paranormal Activity 2 SC1 19.25 Cado dalle nubi SCH 21.00 Mean Girls SCF 21.00 Fratelli d’Italia SCC 21.00 Saw VI SCM 21.00 Fur: un ritratto immaSCP ginario di Diane Arbus 21.10 King Arthur SC1 21.10 Piovono polpette SCH 22.40 Waterboy SCC 22.45 Uno strano scherzo del SCF destino 22.50 Star System - Se non ci sei non esisti SCH 23.00 L’attrazione SCM 23.10 All’Ultimo Respiro SCP 23.20 I mercenari - The SC1 Expendables 18.55 19.15 19.15 19.20

SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3

9.45 Rugby, World Cup 2011 Seconda semifinale Australia SP2 Nuova Zelanda (Sintesi) 14.25 Automobilismo, Trofeo 500 Abarth 2011 Monza: Gara SP3 2 (Diretta) 15.00 Golf, PGA European Tour 2011 Portugal Masters: 4a SP2 giornata (Diretta) 16.55 Calcio, Premier League 8a giornata Newcastle United SP3 Tottenham (Diretta) 20.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Shanghai: SP3 finale (Replica) 20.40 Calcio, Serie A 7a giornata Lazio - Roma (Diretta) SP1 21.45 Automobilismo, IndyCar 2011 Las Vegas (Diretta) SP2 21.55 Calcio, Liga 2011/2012 8a giornata Siviglia - Sporting SP3 Gijon (Diretta) 24.00 Poker, Poker WPT Series SP2 5 Episodio 18

PROGRAMMIDA NON PERDERE

TRAME DEI FILM

Inghilterra, V Secolo d.C.. Lucius Artorius Castus guida un gruppo di valorosi cavalieri nella strenua battaglia contro gli indigeni Woad e le ribelli tribù Sassoni. Dopo 15 anni di combattimenti però, Roma li richiama in patria, Ma, mentre le truppe si preprarano a lasciare la Britannia, Lucius raduna i suo uomini per un’ultima missione: risalire verso Nord per soccorrere Marius, un nobile romano, e la sua famiglia.

13.00 NOTIZIARIO TG5 13.40 VARIETÀ Domenica Cinque 18.50 GIOCO Avanti un altro 20.00 NOTIZIARIO TG5 20.40 VARIETÀ Paperissima Sprint 21.30 PRIMA TV TELEFILM Distretto di Polizia 11 23.30 ATTUALITÀ Terra!

SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion

/ Extreme measures In un ospedale di New York un medico di pronto soccorso è insospettito dalla morte di un senzatetto, colpito da strani disturbi cardiaci. La sua indagine sul caso è però bloccata dai superiori.Al centro della scena c’è lo scontro tra il protagonista Hugh Grant e uno dei più straordinari anti-divi di Hollywood, il grande Gene Hackman. Dietro la macchina da presa c’è Michael Apted, molto efficace nella costruzione del ritmo.

Rete 4 23,20

Rai 3 20,10

Presa diretta

Lazio - Roma Riflettori puntati sul derby della Capitale, il primo per il tecnico della Roma Luis Enrique (nella foto). Qualche problema di formazione per il mister spagnolo, che dovrà forzatamente rinunciare a capitan Totti e al bosniaco Pjanic. Buone nuove, invece, in casa Lazio: recuperato Klose, il tedesco guiderà l’attacco stasera all’Olimpico. Che sia arrivato per Reja il momento di vincere il primo derby della carriera?

Sky Sport 1 20,40

"La macchina del fango". Possiamo ancora affermare che l’Italia sia un paese democratico? Che ruolo svolgono i media nel garantirla? Una sconvolgente inchiesta di Alessandro Sortino per “Presa diretta”ci svelerà come le notizie riservate, i dossier, possano essere usate come arma impropria nella lotta politica. Le rivelazioni imbarazzanti sono considerate da personaggi della politica come strumento di potere.

Rai 3 21,30


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Domenica 16 ottobre 2011

SECONDO TEMPO

PIAZZA GRANDE Riprendiamoci la ricchezza di Furio

Colombo

a frase che appare nel titolo non è lo slogan delle decine di migliaia di persone che stanno manifestando la loro protesta, da Zuccotti Square di New York alle piazze di Roma. La frase è la dichiarazione di una nuova lotta di classe. Questa volta è cominciata dall'alto. È cominciata dalle banche, dai Fondi, dalle vaste operazioni finanziarie che attraversano e cambiano il mondo per mezzo di un sistematico impoverimento di tutti. È cominciata con coloro che hanno deciso: mai più condivisione anche parziale, anche modesta dei privilegi. D'ora in poi chi possiede tiene per sè, allarga la proprietà e impone il tributo. Bisogna che sia chiaro il momento di inizio di questa nuova lotta di classe. È avvenuta non appena l'immensa massa dei lavoratori del mondo ha creduto, dopo la fine della guerra fredda, che nuove tecnologie e una politica nuova, agile, inventiva, avrebbero aperto due strade: quella di più partecipazione per i figli del mondo agiato e quella di spostamento verso il benessere nel mondo che adesso è degli esclusi.

L

AGLI OCCHI di qualcuno il rischio deve essere apparso serio. Il mondo agiato ha moltiplicato in modo inimmaginabile la sua ricchezza e masse disarmate, informate e affamate chiedevano di partecipare. Agli occhi di qualcuno c'è un legame pericoloso fra queste masse in arrivo e i lavoratori del posto (nei Paesi ricchi) che sono (e lo sanno) i veri autori di una espansione economica senza precedenti nella storia del mondo. Dopo un po’ di guerriglia organizzata (in Italia, la politica della Lega Nord) per mettere gli uni contro gli altri, nella paura insensata del furto di lavoro, questi lavoratori di un Paese e dell'altro potrebbero insieme esi-

gere di avere la loro parte di benessere, a cominciare dalle scuole per i bambini, dal futuro dei giovani e dalle cure per malati e anziani. Agli occhi di qualcuno questo rischio era troppo grande e occorrevano interventi seri. Primo, accumulare quanta più ricchezza possibile in alto, al di sopra dei governi e fuori dal fastidioso filo spinato delle tasse. Secondo, occorreva spingere gli aspiranti di benessere, non proprietari di ricchezza, molto più in basso, in modo che sapessero quanto effimera era stata la loro impressione che “moderno” volesse dire “giusto” e che “merito” fosse garanzia di affermazione e di

vita migliore. Umiliare e screditare il lavoro e ridurre sempre di più degli accessi al lavoro stabile sono stati un buon espediente per spaventare e dividere. Ma non sufficiente. Non si riusciva a cancellare la memoria che appena pochi decenni prima il buon lavoro bene organizzato aveva dato frutti grandiosi che avevano letteralmente cambiato le condizioni e le speranze di vita in aree molto grandi del mondo. Agli occhi di qualcuno c'erano ancora troppi legami fra il mondo della politica che, in cerca di consensi, ha tutto l'interesse a portare speranza e a distribuire promesse, e la presenza attiva dei sindacati che, insieme ai lavoratori, tenevano fastidiosamente il conto del fatto e del non fatto. Agli occhi di qualcuno, se una impresa va bene c'è troppo da dividere con chi ha lavorato, persino se il lavoro è eccellen-

istero metropolitano. Chissà che cosa spinge due ragazze di venti e diciotto anni a una vita tanto ascetica. Nella Milano che offre sballi e consumi ogni sera, dove la voglia di divertirsi domina l’anima di più generazioni, Alice e Agnese giocano la partita della loro gioventù da un’altra parte. La prima studia giurisprudenza, un libretto di tutto rispetto. La seconda fa il liceo classico al Berchet. Ma non sono gli studi a renderle speciali. È il ghiaccio, il pattinaggio artistico, lo sport al quale hanno dedicato dall’infanzia sogni e progetti di vita. Che volete, ci sono stati i fratelli D’Inzeo, i fratelli Baresi, ora i fratelli Cannavaro. Ma ci sono anche le sorelle Garlisi. Del tutto sconosciute,

M

certo; il massimo sono state tre righe del “Corriere” per Alice. Eppure tutte e due vengono mandate in giro per il mondo a rappresentare l’Italia. SIA NELLA CATEGORIA junior, sia nella categoria senior, nella quale Alice si è classificata terza nei campionati nazionali, dietro la mitica Carolina Kostner e Valentina Marchei, e poi decima alle universiadi in Turchia. Livelli di vertice in Italia, insomma, e ottime figure sul piano mondiale, considerato che la concorrenza internazionale è davvero agguerrita, in particolare quella che arriva dai paesi dell’est europeo. Ma non è solo o tanto il valore agonistico delle ragazze a catturare l’attenzione di chi si diverta a scoprire storie di vita quotidiana da raccontare.

É

di Silvia

Truzzi

IL DOLORE E LA GRAZIA N

on succede spesso, ma qualche volta le parole del diritto hanno il suono della comprensione. Con “istituti di clemenza” si indicano l’amnistia, la prescrizione e la grazia. La prima è una parola di origine te; se un’impresa attraversa un pagare per altri) e che ti sono greca e significa oblio, divieto di ricordare, oppure – allo periodo difficile, non è giusto stati imposti in tempi che posspecchio – obbligo di dimenticare. La seconda, la doversi assumere il rischio de- siamo definire “superati” (“è' prescrizione, non interviene a cose fatte, ma anticipa. È gli altri, cioè dei lavoratori. finita la festa”). E scopri che un perdono prestabilito, un diritto ‘scritto prima’. Serve, Meglio che se ne vadano su- esiste un modo molto più equo almeno in teoria, a rendere più stabili i rapporti bito persino se altamente spe- (loro dicono così) di ripianare giuridici, individuando un tempo entro il quale è cializzati e dunque indispen- i guasti della crisi. Tu, che lapossibile esigere una sanzione. La grazia è una vecchia sabili nel tempo della ripresa. vori, paghi per loro, versi ciò appendice di quando il potere era regale (e infatti in che manca, fai fronte al debiItalia è esercitata dal Capo di Stato). Shakespeare, nel IL SENSO di questa storia è to. In apparenza c'è un che di “Mercante di Venezia”, fa dire a Portia travestita da che la ricchezza è la parte più assurdo. Devi farlo mentre tu avvocato, non proprio uno dei nostri azzeccarbugli, importante di ciò che chiamia- non lavori e mentre tuo figlio, come la grazia si addica al monarca “più della corona”. mo economia. Dunque, se sia- anche se super preparato dalle Diversamente dalle amnistie, non si indirizza a un mo buoni economisti, buoni migliori (e non gratuite) uniimprenditori, buoni politici, versità del mondo, è a spasso, gruppo ma a singoli individui. E a differenza della buoni governanti che voglio- o lavora, quando capita, per 4 prescrizione, non interviene prima ma dopo, a cose no stare dalla parte del valore euro lordi all'ora . fatte . vero, dobbiamo riprenderci la Dimenticavamo il dettaglio. I giornali di ieri raccontavano la storia di Calogero ricchezza, troppo condivisa a Intanto è arrivata, feroce, la Crapanzano, maestro elementare in pensione, che nel causa dei mille fardelli “socia- crisi. Un mondo tutto costrui2007 ha ucciso il figlio. Angelo era autistico: per 27 anni i li” (o vero in cui sei obbligato a to da operazioni cieche, disosuoi genitori hanno vissuto la solitudine del dolore, tra neste e inventate della finanza accessi di ira – il ragazzo picchiava la madre – e di per conto delle banche per disperazione. Un giorno Calogero portò il figlio in È iniziata una nuova conto delle imprese è crollato campagna e lo strangolò. Poi caricò il corpo in auto e (in minima parte, per ora) porandò a costituirsi. lotta di classe ma da tando danni gravissimi. SoluNella sentenza di condanna, il giudice scrive: zione? Paghino tutti ma non la parte delle banche, ricchezza. Tanto che non ci so“L’assassinio non è tollerabile né scusabile, ma per quasi trent’anni Crapanzano ha dedicato la propria vita no pudori nel continuare a didei Fondi, della interamente al figlio disabile. In che modo si tutela stribuire bonus giganteschi nelle banche d'affari del monl’integrità delle famiglie che da questo male vengono Finanza che hanno do. Il resto di chiama austerità. travolte? La risposta, triste e disarmante è purtroppo deciso: mai più Se vedete proteste di popolo quella che implica l’assenza: nulla”. Il Presidente della per le strade del mondo sapete Repubblica ha concesso la grazia a Crapanzano che una condivisione, che questa è la spiegazione. Se l’aveva invocata: per accedere ai benefici del vi giungono notizie di incidenprovvedimento occorre che il candidato ne faccia anche parziale, ti di incappucciati, aspettate richiesta. È un atto di riconoscimento del potere: per l'identificazione dei malfattori dei privilegi. questa ragione destò tanto clamore la scelta di Adriano prima di dire “però la violenza Sofri di non avanzare la richiesta di grazia (ne seguì E hanno umiliato no”. È la frase giusta. Ma stiapersino un dibattito, promosso da un manipolo di mo parlando della violenza di sostenitori, per sondare la possibilità di avanzare il lavoro e le persone chi? (continua) comunque la richiesta ‘a suo nome’). Davanti alla Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (FOTO ANSA) storia della famiglia di Angelo le opinioni del cronista – qualche volta anche quelle del giurista – restano in bilico su un’immaginaria frontiera, con un piede sul terreno del diritto e un altro su quello di un principio di umanità. Eppure addirittura Montesquieu avvertiva, nello “Spirito delle leggi”, che la clemenza è un tratto tipico delle monarchie (mentre nelle Repubbliche appare meno necessaria). E ancora, in un caso relativo alla diffamazione di due giornalisti condannati e in seguito graziati, per un reato a mezzo stampa in Romania, la Corte europea dei diritti umani ha sancito che le misure di grazia non possono rappresentare una compensazione per condanne ingiuste (come potrebbe sembrare in questo caso). Ma grazia è l’opposto di disgrazia: solo se cieco il diritto, e con lui gli uomini, non vedono la vita di Angelo e dei suoi genitori attraverso questa simmetria sofferente.

La disciplina del ghiaccio di Nando Dalla Chiesa

FATTI di VITA

È la passione infinita, misteriosa appunto, per uno sport che non distribuisce gloria o passaggi televisivi. Che, a causa dell’assenza di strutture pubbliche, impone costi da sostenere, con i rimborsi spese che arrivano solo quando vai per il mondo a rappresentare il tuo paese. Sapendo che c’è un’età – venticinque-ventisei anni, non si scappa – in cui dovrai smettere e le privazioni a cui ti sei sottoposta potranno perdere fulmineamente ogni significato. “Ho incominciato per caso – racconta Alice – provando la prima volta sulla piccola pista di ghiaccio che il Comune allestiva in piazza Duomo sotto Natale. Avevo cinque anni. Mi è piaciuto subito e ho iniziato ad andare al palazzo del

Alice e Agnese Garlisi, venti e diciotto anni, e una passione che riempie la vita: il pattinaggio artistico Uno di quegli sport che raramente distribuisce gloria e comparsate in tv ghiaccio, allora era in via Piranesi. Agnese mi è venuta dietro a ruota. È stato tutto automatico. La società sportiva, la Forum, e poi le gare, a livello sempre più impegnativo. Prima le trasferte in Val d’Aosta, in Trentino, in Austria o in Slovenia, poi i voli intercontinentali, Stati Uniti o Corea”. Già, i viaggi. Perché dietro questa storia di successi c’è anche un padre che deve sbattersi ogni santo week end per accompagnare

in auto le figliole per centinaia di chilometri e al quale non sembra vero quando deve accompagnarle solo a Malpensa. Che va a prenderle a scuola per portarle subito agli allenamenti ad Assago. “SÌ, IN EFFETTI ci sono volte che papà viene a prenderci e ci porta la ‘schiscetta’ preparata da mamma al mattino. Noi mangiamo in auto mentre siamo in viaggio. La giornata è così. Sveglia all’alba, un po’ di studio, la scuola o l’università, il pranzo spesso in auto, poi quattro ore di allenamento al giorno, per almeno cinque giorni alla settimana. Si torna a casa e si studia. Ogni tanto, ma davvero ogni tanto, c’è la discoteca”. E d’estate? “D’estate – ride Agnese – facciamo due mesi di stage sul ghiaccio, uno in Francia e uno negli Stati Uniti, ci resta giusto una settimana all’anno senza gli allenamenti, a volte si pattina anche il 26 dicembre”. Chissà se c’è qualche disciplina che richiede altrettante rinunce. Può darsi di sì. Certo colpisce vedere queste due sorelle in jeans, rigorosamente no logo, vivere la loro

passione sportiva con una dedizione da missionarie della quale alla fine non le ringrazierà quasi nessuno. Costrette a non sbagliare nulla da uno sport individuale che esclude all’origine ogni forma di cialtronaggine, che impone rigori millimetrici. Pronte a lodare le concorrenti che passano davanti a loro di una posizione (“in effetti quella volta è stata proprio brava”). Protagoniste di uno sport che nessuno segue e di cui si conoscono quindi solo le star. Sembra di toccare un mondo sconosciuto. Scontato e perfino ammuffito il paragone con veline e calciatori, intriga però il paragone con i coetanei milanesi che mai si assoggetterebbero a torchiature e privazioni simili. Certo, Alice e Agnese sono poco ridanciane, vedi subito che la disciplina è la loro seconda pelle. Eppure in questa storia c’è qualcosa di eccezionale. C’è quel sacro fuoco che alle Olimpiadi ogni tanto ci regala d’improvviso vittorie insperate in sport mai frequentati. Ecco, quelle medaglie non cadono dal cielo. Nascono così. A nostra insaputa.


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SECONDO TEMPO

BOX

MAIL Dopo il voto, l’incasso: non resta nemmeno l’ipocrisia Nemmeno un po’ di ipocrisia per salvare la faccia. In mattinata il voto che assicura una stampella al governo e il pomeriggio, al primo Consiglio dei ministri, si va subito, senza tanta storie, all’incasso. Non i trenta miserabili denari di un mondo di pezzenti, ma quattro nuovi posti al tavolo del governo. Due viceministri e due sottosegretari. E lunga vita al governo. Non ha di che preoccuparsi: se pure la navigazione dovesse continuare ad essere perigliosa non è privo di riserve: ne ha ancora di parlamentari da promuovere ministri! Di nuovi “Scilipoti” è ricco il Parlamento. E, poi, chi vuole che si sciolgano le Camere? Che si aspetti almeno che maturi il diritto al vitalizio. Paghiamo noi per loro la pensione che non avremo più. Ezio Pelino

Radicali di strada Nessuna sorpresa quando ho visto cinque Radicali solitari nel deserto degli scranni riservati alle sinistre (plurale desolatamente obbligatorio), perché queste avevano deciso di abbandonare compattamente il Parlamento. Negli ultimi venti anni ho visto cinque Radicali, o pochi di più, in tante piazze del Paese. Manifestavano per le coppie di fatto, contro la pena di morte nel mondo o insieme ai migranti. Erano imbavagliati davanti alla Rai, contro un servizio non così pubblico, o erano donne e uomini sandwich, fantasmi o maschere, per denunciare il proibizionismo, l'accanimento terapeutico o l'obiezione di coscienza negli ospedali. Celebravano la breccia di Porta Pia o i funerali laici di Piergiorgio Welby, fuori dalla grazia di dio. Entravano nelle carceri, osservavano la terribile condizione dei detenuti e smettevano di mangiare e di bere, per chiedere un intervento delle istituzioni. Sempre agli esseri umani e alle istituzioni pensano, quei cinque Radicali, o pochi di più. Perché ci credono ancora, poveri loro, nelle istituzioni. E negli esseri umani. Ho visto cinque Radicali solitari, per strada e in Parlamento. O pochi di più. E le altre sinistre sempre compattamente altrove. Paolo Izzo

La coerenza del governo Quando si dice la coerenza. Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa invitato a “Porta a Porta” la sera prima del voto di fiducia, aveva declamato il Governo e aveva promesso, azioni di sobrietà e di risparmio da parte dell’esecutivo. Dodici ore dopo la fiducia ottenuta in Parlamento, il Governo informava i cittadini dei tagli alle forze di polizia e ai carabinieri e nello stesso tempo, nominava due nuovi vice ministri, dei quali francamente non c’era proprio bisogno. Adesso, tardi, ho capito quali sono le azioni contro la crisi di questo Governo: tagliare dove serve e

A DOMANDA RISPONDO L’ITALIA SALVATA DALLE PENSIONI

Furio Colombo

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aro Colombo, si parla tanto della BCE e delle misure “suggerite”, tra le quali la revisione delle pensioni. Come al solito il governo comincia sempre dalle pensioni dei poveri cristi. Non sarebbe opportuno, una volta tanto, riformare pensioni, indennità, vitalizi, comprese indennità di fine rapporto, buone uscite e ogni altro beneficio a cominciare dalle cifre più alte, e poi via a discendere verso il basso? Mario

C

SE succedesse così vivremmo in un mondo normale e di normale democrazia, in cui uno dei principi fondamentali è la progressività delle imposte, ovvero ciascuno secondo il suo reddito. Ma non è così, e lo sappiamo tutti. Chi lavora, con il suo tributo pagato alla fonte, tiene in piedi l'intero sistema finanziario di un Paese. Il problema non è solo italiano, se è vero ciò che dice il miliardario americano Buffet (che è in favore di una severa tassa patrimoniale nel suo Paese): “La mia segretaria paga più tasse di me”. Però in Italia la situazione è aggravata da una vasta e sistematica evasione fiscale contro cui la battaglia dello Stato resta blanda, gli esempi di governo incoraggiano a mentire. E tutti coloro che non hanno lavoro dipendente hanno a disposizione fiscalisti di valore (era il mestiere di Tremonti) capaci, magicamente, di liberarti dall’incubo del peso fiscale. Anche il fatto di ricominciare il discorso della “festa finita”, della nuova austerità, del “rimettere finalmente a posto i conti” partendo sempre dalle pensioni, prima ancora di distinguerle tra

grandi e piccole (perché la pensione in sè viene vista come un privilegio che sa di abuso e di parassitismo) è un fatto allarmante. Getta nel panico una quantità di anziani, spesso con cifre false che invano l’INPS cerca di correggere. E diffonde la persuasione che i pensionati in genere siano una barriera che blocca il futuro ai giovani. Circola con molta vivacità la notizia che “i vecchi vivono a spese dei giovani” benché non sia vero, perché i giovani (nelle percentuali allarmanti che sappiamo) non lavorano o comunque per essi nessuno versa contributi. È vero invece che le pensioni dei pochi che lavorano oggi saranno immensamente più piccole, quando diventeranno anziani, rispetto agli anziani che li hanno preceduti. Ma è il disastroso governo di una economia bloccata e senza futuro la causa di questo fenomeno, è il fatto che il lavoro regolare dei giovani (con regolare versamento dei contributi) è scarso, addirittura raro. Ma pesa anche la grande mascalzonata della Lega che impedisce la regolarizzazione di centinaia di migliaia di lavoratori immigrati, e impedisce dunque la loro partecipazione al versamento dei contributi previdenziali. Quando al cominciare da chi riceve di più anche tra i pensionati, si tratta di un principio di ovvia civiltà. Ma i piccoli sono tanti, utilissimi per fare cassa senza spendere troppe risorse a stanare gli evasori, in un Paese in cui l’amministratore delegato della Fiat, che non perdona un minuto di pausa a un operaio, paga le tasse in Svizzera. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere@ilfattoquotidiano.it

IL FATTO di ieri 16 Ottobre 1902 Storia interessante quella delle impronte digitali, analizzate già nel ‘600, classificate, in base allo studio dei solchi e delle creste dei polpastrelli, da alcuni antropologi inglesi alla fine dell’800, ma entrate come vera prova giudiziaria solo agli inizi del ‘900, grazie all’intuizione di Alphonse Bertillon, brillante poliziotto della Sureté francese, già noto per il “sistema ber tillonage”, inedita tecnica di identificazione antropometrica. Aggiungendo all’archivio degli schedati, l’impronta di quattro dita della mano destra e dell’indice della sinistra, Bertillon fu di fatto il primo a risolvere, grazie alla “firma digitale” di un indiziato di assassinio, un complesso caso giudiziario. Il caso, che fece scalpore in Francia e nel mondo, di tale Henri Scheffer, accusato di aver ucciso il 16 ottobre 1902, il domestico di un famoso dentista parigino. Confrontando le impronte trovate su un vetro dell’appartamento con quelle lasciate dall’assassino sul corpo della vittima, Bertillon giunse alla prova regina, destinata a inchiodare in pochi giorni il sospettato e a dare il via all’universale prova delle impronte digitali. Soppiantata nel 1988 dal test del DNA. Infallibile carta d’identità genetica. Giovanna Gabrielli

aumentare le unità inutili. Massimiliano Sciò

L’ostruzionismo delle opposizioni Personalmente non ho mai avuto alcuna simpatia per i radicali, che, non a caso, sono “tre gatti”. A quanto pare non mi sbagliavo. Snob, gente che vuole sostenere tutto e il contrario di tutto, che

si spacciano per antipolitici, mentre sono solo degli esibizionisti. Diversamente da Grillo, che è antipolitico ma portando valide ragioni. Se non era per i radicali, forse questa volta ci saremmo finalmente sbarazzati di questo eterno coma nazionale. Mi auguro che il PD stavolta decida per l’espulsione. Ma, da voci che circolano, pare non si siano ancora decisi. Saranno mai de-

cisi su qualcosa? Spero comunque che la sinistra continui su questa strada di rendere davvero la vita difficile a questa specie di governo, e che iniziative come quella di abbandonare l’aula mentre parlava Berlusconi e il tentativo di far mancare il numero legale, si moltiplichino. Forse cederanno per sfinimento. Nicoletta Nomellini

L’Aquila due anni dopo: la città abbandonata Due anni dopo L’Aquila resta una città abbandonata dal governo. Si sono materializzati i Tarantini, i Lavitola, i Bertolaso , gli sprechi miliardari alla Maddalena, le cene eleganti con signorine pagate profumatamente per esibizioni allegre (chiamiamole così), sono stati comunicati i dati relativi alle ore lavorate degli onorevoli che percepiscono stipendi e privilegi vergognosi che fanno impallidire chi non arriva a fine mese, abbandonati dallo Stato, salvo ricevere promesse che nessuno manterrà. La legge finanziaria ha tagliato quel che poteva tagliare sia alla sanità, alla scuola, all’ambiente (vedi protesta della Prestigiacomo) alle forze dell’ordine. Come possono gli Aquilani sperare di avere ciò che è stato loro promesso se Tremonti si lagna di non avere più un soldo bucato?

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LA VIGNETTA

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Quando B. ha inaugurato 4 o 5 appartamenti da quelle parti, ha chiamato maestranze e servitori vari per dare risalto all’operazione che è costata circa 300 mila euro, per dare al mondo l’impressione di ciò che era stato realizzato, compreso lo spumante nei frigo delle residenze di cartongesso. Poi il nulla! Ma a Montecitorio oggi, B. ha gioito per la raggiunta maggioranza che lo ha salvato dal dover andare al Colle da Napolitano. Nel mentre L’Aquila può aspettare. Alberto Meozzi

Mario Draghi e la protesta dei giovani Draghi sostiene che i giovani che manifestano davanti alla sua Banca d’Italia hanno ragione. Hanno ragione a prendersela con la finanza e con il mondo delle banche, costruito sul nulla più totale che sta rovinando questa generazione e sta preparando il terreno per un’esistenza ancora peggiore per le generazioni future. Draghi è ora un ex uomo di Banca d’Italia, istituto già finito nell’occhio del ciclone per la questione dell'hedge fund Ltcm, fondo altamente speculativo miseramente fallito. È stato uomo di Goldman Sachs, una società che non è certamente una onlus. Ora ammette che chi vorrebbe abbattere questo sistema ha ragione. Se così fosse, se i giovani stanno manifestando per una causa sacrosanta, allora tutti i diktat che arrivano dalla Bce e che impongono rigore, nuove tasse, austerità e negano il futuro alle nuove generazioni, sono da considerare parole vuote. Andrea Bucci

Le responsabilità dei giornalisti Ho assistito al bel film trasmesso sul “La7” di Sabina Guzzanti “Viva Zapatero” e, a tratti, al dibattito che ne è seguito tra gli ospiti. Senza dissertare sul fatto che il dibattito avrebbe dovuto vertere sul film, e non sulla fiducia a Berlusaconi (tema della giornata), quello che volevo invece criticare è stata la scelta degli ospiti fatta da Mentana. In studio c’erano Francesco Rutelli, Gianni Alemanno e Domenico Scilipoti e in collegamento Ferruccio de Bortoli. E il (famigerato) contraddittorio? Non dico che, in nome del pluralismo, non si debbano invitare in studio personaggi di destra, ma almeno scegliamoli tra i migliori, e almeno assicuriamo un dibattito equilibrato tra persone di un’appartenenza e dell’altra. Bisogna garantire la presenza di posizioni diverse. La responsabilità dei giornalisti è enorme, perché sono loro che fanno informazione, e sono loro che contribuiscono a “plasmare” l’opinione degli ascoltatori. Sarebbe opportuno evitare queste situazioni, in modo da aumentare la qualità della trasmissione e dei dibattiti. Così la gente potrebbe seguire dibattiti veramente interessanti e si contribuirebbe di meno all’operazione del lavaggio dei cervelli tipico della nostra televisione generalista. Nicoletta Nomellini

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