Il Fatto Quotidiano 18 Agosto 2011

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Giovedì 18 agosto 2011

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ALTRI MONDI Gheddafi Pronto all’esilio in Venezuela

Cina Uccide il figlio e mette il video sul Web

Il leader libico Muammar Gheddafi è pronto a lasciare tutti i poteri al ministro della Giustizia, Muhammad Alqamoda, e a trasferirsi in Venezuela. Lo sostiene una fonte militare del regime di Tripoli, riportata dal quotidiano al-Sharq al-Awsar, secondo cui Gheddafi avrebbe posto due condizioni per l’esilio: l’immediata fine delle ostilità e il ritiro delle forze Nato. (FOTO ANSA)

Una cinese di 19 anni ha strangolato il figlio di dieci mesi, come aveva annunciato sul Web, e poi ha addirittura caricato su Internet il video dell’omicidio. Cina sotto choc. Lo riferisce il quotidiano “Shangai Daily”, secondo cui il delitto sarebbe avvenuto nella provincia sud orientale del Fujian. Appena ucciso il figlio, la donna ha chiamato un’ambulanza, per poi costituirsi alla polizia. (FOTO ANSA)

“UCCIDIAMO LA CAGNA” Cile, contro Camila e gli studenti parole in stile Pinochet. Oggi il movimento ritorna in piazza

di Anna Vullo

l cellulare squilla a vuoto. Due, cinque, dieci volte. Finché irrompe una segreteria telefonica in cui una voce avverte con tono scanzonato che non è più possibile lasciare messaggi. A poche ore dallo sciopero nazionale proclamato dal movimento studentesco e dall’ennesima imponente manifestazione che si accinge a riempire le strade di Santiago, Camila Vallejo, leader del Fech (Federazione degli studenti dell’Università del Cile), e icona pop del movimento, è irrintracciabile. Primula Rossa. Desaparecida, scherzano i compagni di università, pur sapendo che con simili termini in Cile è necessaria una certa cautela. Più plausibile che la pasionaria dagli occhi da gatta e il carattere di ferro, ormai nota al mondo intero per aver denunciato la struttura classista del sistema scolastico cileno, abbia deciso di rendersi irreperibile dopo le recenti minacce serpeggiate su Twitter. “Muerta la perra se acaba la leva“ (uccidiamo la cagna e il problema è risolto), è andata giù dura una funzionaria del ministero della Cultura. Lo stesso inquietante linguaggio dei tempi della dittatura, le parole con cui Pinochet si riferì ad Allende mentre veniva bombardato il palazzo presidenziale. Scontata la denuncia da parte dei genitori di Camila; ma l’eroina con il piercing al naso, seguace di Bakunin ed Evo Morales, non sembra scomporsi più di tanto.

I

È OCCUPATA a mettere a punto le strategie per oggi, giornata campale: il movimento è disponibile ad avviare un dialogo con il governo conservatore di Sebastian Piñera purché questi riveda i meccanismi che regolano l’accesso all’università in Cile. Ieri il presidente cileno si è riunito fino a tarda notte con esponenti di maggioranza e opposizione nel tentativo di trovare una soluzione a un conflitto che si estende ormai da tre mesi. E per ben quattro volte negli ultimi quattro mesi il governo Piñera ha messo sul piatto una serie di proposte in materia di educazione, definite però troppo “tiepide”. Gli studenti ne hanno fatto carta straccia, avanzando ogni volta nuove richieste – università gratuita e accessibile a tutti – e indicendo nuove manifestazioni: 50mila persone, poi 80, poi 100mila. Una marea umana, di fronte alla quale il presidente è stato costretto a invertire la rotta e promettere misure più drastiche. Tali misure “verranno annunciate a breve”, ha assicurato il portavoce della Moneda Andrés Chadwick. Secondo quanto anticipato, i cardini del progetto sarebbero quattro: una riforma costituzionale che assicuri un’educazione di qualità; l’ampliamento di borse di studio e prestiti in modo da assicurare pari opportunità di accesso all’università a stu-

sieme agli epigoni di Camila, una quarantina di “pinguinos” – così chiamano gli studenti delle superiori – rischia di agonizzare dopo un mese di sciopero della fame.

denti di tutte le classi sociali; la de-municipalizzazione delle università; infine l’introduzione, per le università private, di una legge che renda l’istruzione meno vincolata al profitto. Intanto un punto a favore gli studenti l’hanno ottenuto: l’autorizzazione, durante la manifestazione di oggi, a marciare lungo l’Alameda, una delle arterie-simbolo della capitale cilena. Per scongiurare incidenti, autorità e movimento hanno stabilito di mantenersi in contatto continuo con le forze dell’ordine e si sono impegnati ad isolare eventuali violenti. Il movimento studentesco gode ormai di un appoggio enorme e trasversale: professionisti e impiegati, genitori, intellettuali e persino calciatori. Ieri la scrittrice Isabel Allende, arrivata in Cile dagli Stati Uniti, ha annunciato la cancellazione di una serie di impegni promossi dal ministero dell’Educazione in segno di solidarietà agli studenti. Mentre gran parte della società civile cilena scende in strada in-

DA DOMENICA scorsa hanno diminuito anche l’ingestione di liquidi e tre di loro l’hanno sospesa. Felipe Pangal, tra i più irriducibili, ha perso almeno dieci chili e fatica a mantenersi lucido. Secondo il ministro della Salute Jaime qualsiasi complicazione, come una banale infezione respiratoria, potrebbe rivelarsi “catastrofica”. Ieri sera tre studenti di tre diversi licei sono stati ricoverati in ospedale in condizioni critiche, mentre il ministero della Salute sta valutando l’ipotesi di convincerli a proseguire lo sciopero tra le più sicure strutture di una clinica oppure a interromperlo. Tuttavia Felipe e i suoi compagni sono irremovibili: “Sciopero a oltranza”, hanno annunciato. Almeno fino a quando Camila e i suoi non potranno cantare vittoria.

Camila Vallejo nel cuore della protesta anche oggi (FOTO LAPRESSE)

Cortei anti-corruzione

L’INDIA SI FERMA PER UN ALTRO GURU di Alessandro

Cisilin

il Paese delle caste Pca.erfino si ribella alla casta politiSembra un gioco di parole, ma in fondo non lo è. L’India, con le sue centinaia di lingue, non ha neppure un termine per definire la “corruzione”, talmente è connaturato alle tradizioni locali il do ut des, ovvero il concetto che per avere qualcosa bisogna anzitutto dare, specie ai referenti amministrativi e religiosi. Eppure “la casta” ora ha esagerato, facendo esplodere una rivolta di entità sorprendente, tra scioperi e manifestazioni spontanee. A trascinare le masse è un 74enne ex militare. Si chiama Kisan Baburao Hazare, ma si fa chiamare “Anna”, “fratello maggiore”, epiteto utilizzato da alcuni riformatori indù dell’ultimo millennio per sottolineare l’avversione alla società gerarchica nel nome, appunto, della “fratellanza”. Dice di ispirarsi a Gandhi e i suoi seguaci lo paragonano a lui, non foss’altro per la prassi dello sciopero della fame che sta scuotendo il Paese. Lunedì è stato arrestato proprio per impedirgli il digiu-

no, annunciato in richiesta di un’autorità di vigilanza sulla corruzione. Sulla scia delle sue proteste, nei giorni scorsi il Parlamento l’aveva in realtà istituita, ma stabilendo poteri limitati e l’affrancamento, tra gli altri, del premier, dalla sorveglianza. Un “lodo” in salsa indiana, dunque, eccetto che gli indiani, nella loro mestizia, sono ben vigili, pronti a chinarsi a una causa superiore e a mobilitarsi per essa. L’arresto è stato quindi salutato dallo sdegno quasi unanime della stampa e degli internauti, costringendo l’esecutivo a diramare poche ore dopo un ordine di scarcerazione. Ma la frittata era fatta, e Hazare ha potuto accende-

Hazare rimane in carcere, mentre la folla contesta governo e parlamento

Corteo per Anna Hazare (FOTO ANSA)

re ulteriormente gli animi decidendo di rimanere nel carcere di Tihar, a Delhi, fino a quando non riceverà il permesso di proseguire lo sciopero della fame in un parco pubblico. In centinaia di migliaia sono quindi passati ieri dalle parole alla piazza, da Calcutta a Mumbai, da Delhi a Hyderabad, dagli agricoltori agli avvocati agli studenti, mentre lo stesso primo ministro Singh aggravava il proprio isolamento accusando Anna di “comportamento antidemocratico”. Hazare ha una reputazione ultratrentennale da integro attivista nell’area di Mumbai, ma non è esente da ombre, a iniziare dai suoi elogi – poi ritrattati – nei confronti di qualche leader dell’ultradestra anti-musulmana. Poco importa, comunque, dinanzi alle mazzette pretese dalle burocrazie d’ogni ordine, erette ora a simbolo della dilagante ingiustizia sociale.

GIOVANI A MADRID

BENEDETTO SIA IL BACIO GAY: SFIDA AL PAPA di Alessandro Oppes

gay collettivo per Udridn“sdibacio alutare” l’arrivo a MaBenedetto XVI, atteso per oggi a mezzogiorno all’aeroporto di Barajas. Proprio come avvenne nove mesi fa a Barcellona, quando il papa consacrò la basilica della Sagrada Familia, la comunità omosessuale protesta in questo modo per le scelte

definite “discriminatorie ed escludenti” della Chiesa cattolica nei suoi confronti. Ma l’iniziativa di sfida al pontefice (in un punto ancora non precisato del tragitto di Joseph Ratzinger sulla papamobile verso il centro della capitale) è anche una risposta alla notizia dell’arresto, martedì sera, di un giovane messicano, un fanatico dell’estremismo cattolico, che pia-

nificava un attentato contro i gruppi atei e laici, che avevano organizzato per la serata di ieri una mobilitazione di protesta per il finanziamento pubblico della Giornata Mondiale della Gioventù. Il giovane arrestato, José Alvano Perez Bautista, si proponeva - almeno stando alle sue dichiarazioni farneticanti su diversi forum di Internet - di utilizzare sostanze chimi-

Manifestazione antipapista ieri a Madrid (FOTO ANSA)

Provocazione della comunità omosessuale spagnola in occasione della visita di Ratzinger

che contro i “froci di merda anti-papa” e lanciava appelli allo sterminio degli omosessuali “in nome di Dio”. Scampato il pericolo del folle estremista (che si era anche “arruolato” fra i 30mila volontari cattolici impegnati nell’organizzazione dell’accoglienza al pontefice), la “marcia laica” si è svolta regolarmente ieri sera, riunendo un numero di manifestanti persino superiore a quanto non sperassero i promotori. Momenti di tensione si sono vissuti quando i dimostranti hanno raggiunto la Puerta del Sol, luogo simbolo del movimento degli “indignados” (che già da settimane avevano lanciato una raccolta di firme proprio contro gli alti costi della visita del papa). La piazza era infatti affollata anche da giovani cattolici. E mentre gli uni gridavano “Benedetto, Benedetto” e “Viva il papa!”, dal lato

opposto - divisi da un forte spiegamento di polizia - i giovani laici rispondevano con bordate di fischi, scandivano slogan come “meno crocifisso e più lavoro fisso”, “meno preti e più cultura”, e distribuivano berrettini con la scritta “Abortire è la mia libertà, la mia decisione”. La Giornata mondiale della Gioventù, che si tiene per la seconda volta in Spagna (nel 1989, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, si svolse a Santiago de Compostela) è da settimane al centro di una durissima polemica, promossa non solo dai gruppi atei scesi in piazza ieri sera, ma anche da un vasto movimento di sacerdoti di base madrileni: nel mirino, l’arcivescovo Rouco Varela, accusato di “servire Dio e il denaro” per aver aver creato una Fondazione con tutti i maggiori imprenditori spagnoli allo scopo di finanziare la visita del papa.


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