Dialogo e Famiglia - Dicembre 2014

Dialogo e Famiglia Giornale dell’unità pastorale delle Parrocchie Badia-Mandolossa e Violino N˚ 5 - Dicembre 2014

“...e prese casa in mezzo a noi”

Sommario

NEDAL Din......don......dan......

Po a stan ria èl Nedàl Con luci e suoni dè campanèl Né la tris ghè sempèr èl bambinèl...

Din......don......dan......

Come saral chèsto Nedàl?

Con tanta gioia è poc dulur Spere èn chèsto o Signor…..

Din......don......dan......

Pasom ènsema èl Nedàl Stà de sui l’è ona tristezza Ma èn compagnia l’è contentessa.

Din......don......dan......

L’è finit èl Nedàl Ma l’amur la gioia e l’allegria Per töt l’an fai mia ‘na via.

Din......don......dan......

Din......don......dan......

Rita Spada

Parola del Parroco Se Gesù nascesse oggi in Italia... pag. 3 Vita della Chiesa Dal Cortile: idee e scelte per l’oratorio bresciano: la presentazione . . » 5 Il cammino progettuale dei nostri oratori. . . . . . . . . »

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Una provocazione. . . . . . . . »

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Lettera del Vescovo ai giovani e commento. . . . . . . . . . . »

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Vita dell’Unità Pastorale Avvento 2014: Viene la Luce nella casa della Gioia . . . . . . . . . . . . » 13 Centri di Ascolto: Cosa ha dato a me? . . . . . . . » 13 ...”annunzia la parola,

insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2 Tm 4,2) . » 15 Verifica dell’ICFR in Consiglio Pastorale . . . . . » 16

Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali:

Siamo Partiti: - percorso catechisticoeducativo. . . . . . . . . . . . . » 17

da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 18.30: Badia

Siamo Partiti: - percorso familiare. . . . . . . » 17

Festive:

Siamo Partiti: - percorso caritativomissionario. . . . . . . . . . . . » 18 Vita dei quartieri Prime iniziative del gruppo VI.VO. . . . . . . . . » 18 Strappo di affresco. . . . . . . » 19 Disastri infiniti. . . . . . . . . . » 21 Cronaca dei Quartieri Spazio Compiti. . . . . . . . . . » 22 Progetto “Genitori in prima linea”. . . . » 22 Pellegrinaggio Terra Santa. . . » 23

Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Edoardo Dioni, Mirco Biasutti, Beppe Maifredi, Carlo Zaniboni, Guerino Toninelli, Luigi Biemmi.

sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino

sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino

Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com www.parrocchiabadia.it

Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino

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Parola del Parroco Se Gesú nascesse oggi in Italia…

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rovato neonato in una baracca. Arrestati un falegname e una minorenne”. L’allarme è scattato nelle prime ore del mattino grazie alla segnalazione di un cittadino che aveva scoperto una famiglia accampata in una baracca alla periferia. Al loro arrivo gli agenti di polizia, accompagnati da assistenti sociali, si sono trovati di fronte a un neonato avvolto in uno scialle e depositato in un carrello del supermercato dalla madre extracomunitaria, tale Maria H. di Nazareth, senz’altro minorenne. Al tentativo della polizia di far salire la madre e il bambino sui mezzi delle forze dell’ordine, un uomo, identificato come Giuseppe H. di Nazareth, ha opposto resistenza spalleggiato da alcuni pastori e tre stranieri presenti sul posto. Sia Giuseppe H. che i tre stranieri, risultati sprovvisti di permesso di soggiorno, sono stati tratti in arresto. Nel corso del primo interrogatorio gli arrestati hanno riferito di agire in nome di Dio per

“

cui non si escludono legami con Al Qaeda. La polizia mantiene uno stretto riserbo sul luogo in cui è stato portato il neonato. Nel frattempo Maria H. è stata ricoverata all’ospedale e sottoposta a visite cliniche e psichiatriche. Gli inquirenti nutrono dubbi sullo stato di salute mentale della donna la quale afferma di essere ancora vergine e di aver partorito il figlio di Dio. Il primario del reparto di Igiene Mentale ha dichiarato oggi: “Non sta certo a me dire alla gente a cosa deve credere, ma se le convinzioni di una persona mettono a repentaglio – come in questo caso – la vita di un neonato, allora la persona in questione rappresenta un rischio sociale”. I contadini presenti nella baracca sostengono di essere stati costretti a recarsi là da una persona di alta statura con addosso una lunga veste bianca e due ali sulla schiena… Saranno stati sotto effetto di sostanze stupefacenti?...

Il seguito della storia lo potremmo scrivere

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noi… anche perché non è poi così lontana dalla nostra realtà... Le domande che eventualmente ci possiamo e ci dobbiamo porre sono: quale autentica capacità di accoglienza siamo in grado di mettere in atto nella nostra quotidianità? Quale capacità di ri-conoscimento della presenza di Dio abbiamo, soprattutto quanto questo Dio ci sorprende con la sua inaspettata caparbietà nel voler continuare a provocarci non usando la sua forza, ma la sua debolezza? Perché questo è il Natale: un Dio che sorprende l’umanità venendo tra noi non nel modo in cui tutti se lo aspettavano, da Dio, appunto, ma come bambino indifeso; lui, onnipotente, bisognoso di tutto e di tutti; lui, onnisciente, che deve imparare tutto; lui, infinito, che si auto limita in un territorio ben circoscritto e non va oltre i confini di una sperduta e malfamata colonia dell’Impero Romano...

Confesso che sono piuttosto deluso da come va il mondo: sembrano definitivamente alle spalle i sogni-ideali-utopie della mia gioventù quando si vagheggiava un ‘mondo più giusto, più umano e fraterno’ (sono parole del Concilio... Non di qualche politico) e si riteneva questo ideale a portata di mano... Bastava un piccolo sforzo da parte di tutti, si pensava, e via verso una società e una umanità dove finalmente dignità e uguaglianza esistessero a ogni latitudine di questa terra!

Ma sono anche deluso da come andiamo noi cristiani, noi parrocchie, noi Unità Pastorale...

Che facciamo fatica a uscire dai nostri schemi mentali e pastorali, che ci diciamo comunità ma facciamo fatica a salutarci per strada o anche tra vicini di casa, che non andiamo nelle case dei fratelli, anche quando ci spalancano la porta, per un incomprensibile “senso di rispetto umano” che niente ha di fraterno e di cristiano; che critichiamo per quello che si fa, o non si fa, ma che non ci mettiamo mai la faccia e non ci rimbocchiamo mai le maniche...

La tentazione sarebbe quella di lasciar perdere, tanto niente cambierà e dopo il Natale arriverà il nuovo anno, con i suoi immutati problemi da risolvere, con poche speranze e prospettive di miglioramento... Ma il fatto è che non siamo autorizzati, da discepoli di Gesù, a questo pessimismo lassista e, tutto sommato comodo. Tutto ciò non si addice a chi ha come modello un Dio che ci ha presi così sul serio da diventare uno di noi: se non avesse avuto fiducia nell’umanità non l’avrebbe fatta sua, non ne avrebbe preso la carne. E allora, anche per questo Natale, vediamo di metterci una manciata d’impegno, un pizzico di coraggio, tanta, tanta buona volontà e vediamo di riuscire a realizzare il sogno di Dio: una umanità davvero fraterna, accogliente e giusta.

Buon Natale a tutti.

Don Raffaele

Se Gesù nascesse oggi

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Vita della Chiesa Dal cortile: idee e scelte per l’oratorio bresciano

P

resentazione “Qui venendo, potete dire: «È il mio oratorio: è il nostro Oratorio», perché per voi è fatto. Vi dovete sentire come in casa vostra. Come, entrando tra le pareti domestiche, si distende il cuore in motivi di confidenza per dire: «Qui sono a casa mia», voi dovete, frequentando l’Oratorio, sentirvi come a casa vostra, e trattare tra di voi come tra amici, tra conoscenti e tessere così quelle relazioni sociali e spirituali che fanno della nostra società una società libera, un popolo unito e compatto, con le idee uniformi e capaci di generare grandi imprese, sostenere grandi avvenimenti.

Lo dovete amare, o giovani, soprattutto perché siete voi a dare la tonalità all’Oratorio, ai divertimenti, alla vivacità, all’attività, alle opere che possono partire da un Oratorio. Guardate che dovete considerarlo vostro, e non farne un bacino chiuso, non una raccolta silenziosa, puramente contenuta dalla disciplina, ma farne una palestra.

Qui venite per imparare come si agisce, come si pensa, come si ama, come si conoscono tutte le questioni che ci circondano, come si misura la vita; dovete veramente farne la scuola perfettiva della vostra professione, della vostra cultura, della vostra esistenza. Qui s’inquadrano tutte le altre cognizioni che potete apprendere: qui si dà il loro valore, il loro equilibrio, la loro sintesi; qui dovete imparare veramente a guardare l’orizzonte della vita. Figuratevi, quando venite all’Oratorio, di trovarvi su una torre dalla quale si guarda il panorama e si domina lontano: all’Oratorio voi siete su un osservatorio, che domina la vita e da cui potete guardare tutto quello che vi circonda” (Card. G.Battista Montini, Benedizione prima pietra dell’oratorio maschile della parrocchia di San Vittore a Varese, 14.5.1961) Paolo VI, che idealmente ci ospita nel luogo dove è nato, ci invita a rinascere come oratori, con la decisione e l’amore che abbiamo appena ascoltato.

Ci invita a riconsiderare nostro e a ricominciare a sognare in grande sull’oratorio, a fare in modo che

Il nuovo documento sia luogo dove sognare e far sognare. Lo sappiamo bene e spesso lo abbiamo raccontato ai ragazzi: l’oratorio è fondato sul sogno, è nato da sogni (come, spesso, accade alle cose di Dio). Se c’è una cosa che non riusciamo più a fare nell’educazione oggi è proprio sognare. Siamo più tentati dagli incubi che dai sogni, siamo più preoccupati che proiettati in avanti, siamo più stanchi che desiderosi di continuare il cammino. Questa è la vera emergenza educativa: non tanto i problemi che vivono i ragazzi, quanto i problemi di noi educatori che non sappiamo (o non vogliamo) rispondere ad essi e ci rinchiudiamo nella delusione, nella stanchezza, nell’abitudine... A ben guardare, i problemi di

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don Bosco o del Beato Pavoni (diversi da nostri, certamente) non erano meno intensi anzi, forse erano più grossi dei nostri...

“Ciascuno cresce solo se sognato”: l’ho trovato scritto a Scampia, sulle Vele, in un posto drammaticamente segnato da devastazione sociale e relazionale. In quel giorno stavamo inaugurando lì un nuovo campetto di calcio per un oratorio: di sintetico c’era solo l’erba, perché tutto il resto voleva dire vita uscita dai percorsi della camorra, adulti che si mettono a servizio dei più piccoli, ragazzi che devono sudare e non schiacciare o farsi schiacciare...

Quella frase non vale solo per i singoli, ma anche per le istituzioni. Quando ci si lamenta troppo o non si sogna più sulla parrocchia, sull’oratorio, sulla diocesi... non si fa più nulla! Ecco: la prima cosa che vorrei condividere con tutto il cuore con voi, è che abbiamo pensato il nuovo progetto educativo come un sogno sull’oratorio, perché abbiamo più che mai bisogno di questa benzina nei prossimi anni.

SOGNARE PIù GRANDE DELL’ORATORIO Il sogno dell’oratorio diventa realtà se l’oratorio ha il coraggio di sognare oltre se stesso. (...) Ecco, quindi, il titolo del nuovo progetto. Dal cortile. Sogno un cortile dell’oratorio da cui si parte, non in cui si resta da eterni adolescenti. Sogno uno stile dell’oratorio che sappia portare ciò che di meglio siamo e abbiamo nelle strade e nelle piazze. Sogno un oratorio capace di fare squadra e di riconciliare intorno al bene dei ragazzi la politica, la scuola, le associazioni... Sogno un oratorio che all’ingresso abbia veramente soglia zero, ma che all’uscita sia

stato capace di arrivare a soglia uno, due, tre...

SOGNARE ALLA MISURA DI CRISTO Sappiamo con quale stile dobbiamo e possiamo sognare. Lo stile di Gesù: l’oratorio parla di Lui e dice Lui in tutti i modi e in tutte le occasioni, a partire, però, dai volti degli educatori che prendono convintamente i lineamenti di Gesù.

Vogliamo e desideriamo che i nostri ragazzi assumano lo stile di Gesù: per questo l’oratorio ha una connotazione vocazionale e lo scopo dell’educare è il dono di sé. E quando non ne siamo capaci, gli chiediamo un aiuto, nella preghiera, nei sacramenti, nell’appoggio sui fratelli...

SOGNARE CON I PIEDI PER TERRA Un sogno si realizza solo quando è fatto insieme. I sogni solitari, di solito, sono disastri o sono progetti di dominio. I sogni comunitari, invece, sono i più fecondi e i più rispettosi di tutti. Allora, per sognare sull’oratorio, qualche scelta comunitaria va fatta.

Prima di tutto si indicano con più precisione le condizioni che nella comunità vanno curate e perseguite per fare l’oratorio: la comunità educativa, il consiglio dell’oratorio, il legame con il consiglio pastorale e con il consiglio dell’unità pastorale...

Dentro questo orizzonte si colloca la necessità di una guida dell’oratorio, che va indicata e che deve aiutare tutti a custodire lo stile dell’oratorio.

A cosa serve un nuovo progetto? A poco, sulla carta. A tanto, se ci fa sognare.

Don Marco Mori ISTITUTO PAOLO VI (CONCESIO) 22 NOVEMBRE 2014

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Il cammino progettuale dei nostri oratori

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atale è tempo di accoglienza, di ascolto, di vita e luce: Gesù prende vita dentro di noi e noi lo accogliamo come nostro Salvatore. Penso sia questa l’ottica migliore con cui dare vita e slancio al “braccio operativo” delle nostre comunità parrocchiali: l’oratorio. L’accoglienza e l’appropriazione del nuovo documento della chiesa diocesana ci offrono stimoli e occasioni di autentica crescita. Le linee e le idee progettuali sugli oratori bresciani presentati nel documento “Dal cortile...” non ci possono restare estranei...

Mi permetto semplicemente di sottolineare tre punti che costituiscono le fondamenta del lavoro che, seppur già avviato in questi anni, si concretizzerà in tempi rapidi nel Progetto Educativo dei due oratori.

2. Si educa se educati...

Il secondo punto che segue di pari passo il cammino comunitario è quello della formazione per essere educatori davvero, secondo il cuore di Dio e della Chiesa e non il proprio, per evitare di cadere nei soliti problemi che portano tanti educatori ad un certo punto ad allontanarsi, a non sentirsi più parte del corpo e ad abbandonare un progetto comune di crescita. Per il futuro non vogliamo questo tipo di educatori in oratorio: ci educhiamo affinchè possiamo a nostra volta educare come allenatori, come catechisti, come baristi, come volontari a vario titolo, i ragazzi e giovani che passano in oratorio per incontrare persone che, a differenza di altri ambienti, si curano davvero integralmente di loro e non li abbandonano.

1. Non si educa da soli...

Il primo punto da focalizzare nel nostro cammino è la costituzione ed unificazione progressiva della comunità educativa di ciascun oratorio: tutti, dal barista, agli addetti alle pulizie e manutenzione, agli sportivi sino ai catechisti, si devono sentire un’unica comunità frutto dell’unica comunità parrocchiale che si costituisce attorno alla Mensa di Gesù. Lo strumento attraverso cui la comunità educativa cresce in coesione e corresponsabilità è il consiglio dell’oratorio come organo vitale dell’organismo oratoriano.

3. Ristrutturiamo le persone con le cose...

Il terzo punto concreto che deve crescere con maggiore entusiasmo alla luce del testo “Dal cortile”, è quello di cercare una ri-strutturazione non solo degli ambienti, che evidentemente ne hanno bisogno, ma “strutturare nuovamente” la mentalità della comunità intera che dovrebbe sentirsi parte di un unico corpo, coinvolta nel cammino dell’oratorio in tutte le varie categorie di persone: cambiare struttura delle cose è abbastanza semplice, basta mettersi di buon impegno, cambiare la mentalità delle persone è un processo lento, i cui frutti, quando saranno raccolti, costituiranno una vera ricchezza. Oggi, come semplici cercatori di tesori, mettiamoci al lavoro, magari altri ne coglieranno i frutti migliori, ma di certo ciascuno di noi ne avrà beneficio. Su questi punti continuiamo a camminare: non vogliamo che Violino e Badia restino “oratori dei sogni” vogliamo piuttosto che diventino un “sogno di oratorio”!

Buon cammino a tutti!

Don Fausto

Bozza di rendering dell’oratorio Violino

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Una provocazione...

I

n occasione della pubblicazione del documento sugli oratori bresciani, la Voce del Popolo ha editato una provocazione alla riflessione che intendiamo estendere anche alle nostre comunità.

Di seguito troverete il testo integrale; la redazione attende eventuali risposte e riflessioni scaturite da quanto sotto (inviare all’indirizzo e-mail: donmussi80@gmail.com) Oratori senz’anima?

Abbiamo continuato a investire nelle strutture e meno sulle persone (Luciano Zanardini - da “La Voce del Popolo” 20 novembre 2014) Quando si parla di oratorio, si corre il rischio di guardare troppo spesso al passato e a quelle buone pratiche che, ancora oggi, un po’ fanno emozionare. Ci sono intere generazioni che sono cresciute con l’esperienza estiva del campeggio (quello vero) o con la spaghettata a mezzanotte in casa del curato, con le ore di catechismo (fino al termine delle superiori e non fino alla prima media…) e le tante attività proposte, tra cui i ritiri. Guardare al passato può servire per ripartire con slancio. E il nuovo progetto educativo degli oratori intitolato “Dal cortile: idee e scelte per l’oratorio Oratorio Violino bresciano” va in questa direzione. Non si ferma, però, all’analisi di “quello che eravamo”. Ma al di là dei documenti (con la speranza che non restino sulla carta) proviamo a fare una fotografia, forse anche impietosa, ma piuttosto realista, degli oratori di oggi per stimolare una riflessione. Sono vuoti, soprattutto di sera. Non sono visti come un punto di ritrovo, come uno spazio vivo. I nostri oratori continuano a essere un luogo accogliente per i bambini e per le famiglie, ma hanno perso di vista gli adolescenti e i giovani.

Troppo facile addossare tutte le responsabilità al sacerdote di turno, che già deve districarsi su più

realtà e soprattutto deve confrontarsi con sempre meno persone disponibili. Quando le trova (se le trova), non si fa grandi domande. L’oratorio deve essere accogliente, ma ha anche il compito di accompagnare le persone, soprattutto quelle alle quali ha delegato una responsabilità. E i laici che ruolo recitano? Lamentano solo l’assenza fisica del curato, mentre potrebbero benissimo curare la pastorale relazionale con l’esempio e con il sorriso, senza perdersi in inutili beghe di condominio. Vogliono essere protagonisti, ma guai ad esercitare la “correzione fraterna”. Se si parla di formazione, preferiscono restarsene in seconda fila. Nei giorni scorsi un parroco molto navigato si è lasciato scappare: “Ma siamo poi così sicuri che i laici dei nostri oratori vogliano essere formati?…”.

Nonostante questo, abbiamo continuato a investire nelle strutture (su tutte la cucina) e meno sulle persone. Tra qualche anno ci ritroveremo con grandi cattedrali ma con le persone dal cuore inaridito? E un oratorio, se fa l’oratorio, deve scommettere sulla preghiera, altrimenti è un’associazione come un’altra; deve incentivare il servizio finalizzato a un’apertura all’esterno e non solo a un mero esercizio di ricavi fatto e studiato ad hoc per allargare o confezionare meglio le strutture esistenti.

Non ci sono sicuramente delle ricette preconfezionate, ma non dobbiamo dimenticare che l’oratorio deve essere una palestra di vita per le sfide future e deve anche essere una casa dove poter maturare la propria scelta vocazionale.

Detto questo, l’oratorio oggi resta una delle poche certezze in una società dove i valori di riferimento (su tutti il rispetto) vengono spesso calpestati. Resta anche uno dei pochi luoghi in cui si scommette e si investe sui giovani per renderli protagonisti. Ha bisogno, però, di un cambio di passo.

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Presentazione documento “dal Cortile”

La lettera del vescovo ai giovani e commenti

L

’otto dicembre 1965, al termine del Concilio di noi stesse; abbiamo perciò la libertà di scegliere Ecumenico Vaticano II, papa Paolo VI conse- la nostra strada tra le tante possibili. gnava alcuni messaggi del Concilio all’uma- Naturalmente, dobbiamo tenere conto della realtà nità. L’ultimo di questi, rivolto ai giovani, diceva: in cui ci muoviamo. Il mondo esisteva prima di noi “La Chiesa vi guarda con fiducia e con amore. e ha una forma precisa nella quale alcune cose sono Ricca di un lungo passato sempre in essa vivente,e possibili, altre no. In questo mondo siamo presenti camminando verso la perfezione umana nel tempo con una forma particolare - un corpo, una psiche, e verso i destini ultimi della storia e della vita, essa certe attitudini e inclinazioni, una certa educazioè la vera giovinezza del mondo. Essa possiede ciò ne ricevuta...; anche questo ci rende possibili alcuche fa la forza e la bellezza dei giovani: la capacità di ne realizzazioni e ce ne preclude alcune altre. rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritor- Non possiamo partire da zero e non possiamo andare indifferentemente in qualsiasi direzione; alno, di rinnovarsi e ripartire per nuove conquiste.”

A quasi cinquant’anni di distanza, all’inizio dell’an- cune possibilità ci sono date e altre negate; alcune no montiniano che segue la beatificazione di Paolo scelte ci sono possibili e altre no. E tuttavia, questo VI, vorrei fare mie le parole e le esortazioni di quel- non toglie che abbiamo la libertà di fare una cosa la lettera: “Vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori od ometterla, di andare in una direzione o in un’altra. Il primo passo decisecondo le dimensioni sivo, perciò, è scegliere del mondo, ad ascoltare di ‘vivere’ e di non ‘lal’appello dei vostri frasciarsi vivere’. Gli ingletelli e a mettere arditasi hanno un termine simente le vostre giovani gnificativo per indicare energie alloro servizio.” il ‘lasciarsi vivere’: drifLa vita è un patrimonio ting, essere portati dalla che riceviamo senza pocorrente. È anche questo terlo meritare; ma,una un modo di esistere ma, volta ricevuta, diventa bisogna dire chiaramencompito che ci dobbiate, un modo non umano, mo assumere responsaun modo nel quale una bilmente. Siamo persone persona rinuncia a diintelligenti, consapevoli Il vescovo tra i giovani dello start up

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I nostri giovani alla veglia delle Palme

ventare se stessa e si lascia condurre dalle correnti della moda e dell’opinione comune, dall’attrattiva del sentiero più facile. Può anche darsi che questo modo di esistere procuri soddisfazioni (successo, ricchezza, riconoscimenti...), ma certo non dà gioia. L’uomo ha bisogno di imprimere il suo ‘logo’ personale su qualche realizzazione sua; la persona che si lascia condurre dalla corrente non ha un logo personale, è solo la risultante delle forze che si muovono attorno a lei. Potrà anche essere fortunata, ma non riuscirà mai a raggiungere se stessa, a dare un senso personale alla sua vita. Per dare un senso alla vita bisogna inevitabilmente porsi la domanda: “Che cosa voglio fare della mia vita?

Quali obiettivi intendo raggiungere?”. La risposta a questa domanda è preziosa perché mette ordine nei valori che dirigono le scelte; se so verso dove voglio andare, avrò un criterio prezioso per distinguere quello che è utile (perché contribuisce ad avvicinarmi alla meta) da quello che è nocivo (perché finisce per allontanarmi dalla meta); quello che è più importante, da quello che è meno importante.

Potrò anche riconoscere la rilevanza di scelte che, sul momento, possono sembrare non necessarie, ma che aprono delle strade nuove per il futuro. C’è una seconda domanda importante, che specifica la prima: “Che cosa posso fare di bene per gli altri?

Per la società degli uomini?”. Debbo ricordarmi, infatti, che la mia esistenza è essenzialmente sociale; si sviluppa in rapporto con gli altri; ha bisogno degli altri e solo insieme con gli altri può cercare di

diventare un’esistenza pienamente ‘umana’. Se mi rifiutassi di assumermi la responsabilità degli altri finirei per diventare un parassita, che si nutre della ricchezza di vita della società (cibo, casa, sicurezza, conoscenza, cultura...), ma non intende contribuire a produrre questa ricchezza. Ora, la vita di un parassita può anche sembrare desiderabile perché è una vita che succhia linfa da tutti e non dona nulla a nessuno; ma in realtà è una vita triste, che non riesce a sperimentare e nemmeno a immaginare la gioia di creare, di far vivere, di trasmettere gioia.

La gioia umana, infatti, non consiste nell’accumulare molto, ma nel produrre qualcosa di degno con ciò che si possiede. L’artista gioisce quando riesce a produrre un’opera nella quale incarna un suo progetto, desiderio, sogno, paura... e ogni uomo è l’artista della sua vita - tanto più felice quanto più riesce a esprimere se stesso con le parole, i gesti, le relazioni, il lavoro, la conoscenza, gli affetti...

Questo modo di vivere diventa realizzazione di una scelta fondamentale di amore. L’amore, infatti, consiste in due movimenti complementari nei confronti della realtà: il primo è un movimento di apprezzamento, stima, rispetto, ammirazione, gioia davanti al mondo, agli altri, al mistero della nostra stessa vita. Il secondo è un movimento di azione che si realizza nel favorire la vita degli altri (e la propria stessa vita). Non si tratta solo della beneficenza in senso stretto (l’elemosina o il dono); si tratta di contribuire con l’impegno della propria libertà a costruire un mondo più vero e più giusto,

DialogoeFamiglia a favorire la crescita e la libertà delle persone. La persona che ama trasmette agli altri il desiderio di amare, mostra la bellezza di un cuore semplice che non nasconde doppi fini. Verso questo obiettivo deve dirigersi l’esistenza di ogni persona umana se vuole essere degna di questo nome.

Il motivo per cui una figura come quella di san Francesco appare affascinante a tutti - credenti e non credenti - è esattamente questo: in lui si vede un uomo che ha amato il mondo, la natura, gli altri, i poveri e i lebbrosi, la vita e addirittura la morte stessa, come dimensione dell’esistenza umana.

Verso questo traguardo dobbiamo muoverci, con umiltà e decisione.

Con umiltà, anzitutto: essere pienamente umani, ed esserlo sempre, è un traguardo che supera le nostre forze; dobbiamo accontentarci di camminare seriamente verso questa meta.

Dobbiamo però farlo con decisione, sapendo che le nostre carenze di umanità pesano, poco o tanto, anche sugli altri. Un obiettivo trascurato per pigrizia o per disattenzione significa sempre un contributo in meno al bene di tutti.

Tutto questo vale per ogni persona umana. Che cosa aggiunge, a questo progetto, il fatto di credere, e di credere in Gesù Cristo? Il progetto della società degli uomini è irrealizzabile senza un ricco patrimonio di fede (di fiducia) che permetta all’uomo di uscire dalle sue paure, di allacciare rapporti con gli altri, di collaborare con gli altri al bene di tutti. Se l’uomo fosse dominato dalla paura del mondo, del futuro, degli altri, tenderebbe a rinchiudersi sempre più in se stesso in un atteggiamento di sospetto e di difesa. Il risultato non potrebbe che essere un tessuto sociale debole, incapace di sostenere la complessità della rete di relazioni. Per questo la fede (fiducia) in Dio contribuisce anche al bene dell’uomo: se il mondo è creato da Dio, la fiducia in Dio facilita anche una fiducia di fondo verso il mondo; se la storia non sfugge al potere di Dio, si può guardare con speranza verso il futuro... e così via. Soprattutto la fiducia in Dio permette di superare meglio i “punti morti” che sono prodotti dai nostri errori e dai nostri peccati. Dio è sorgente inesauribile di perdono e di responsabilità; il suo amore rimane inalterato e quindi costituisce una riserva intatta di energia spirituale in grado di riaccendere sempre daccapo la speranza. Ma soprattutto il rapporto di fede con Dio porta la trascendenza dell’uomo al punto massimo di realizzazione, quello in cui Dio viene amato “con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze”, proprio perché è Dio e cioè bene

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senza mescolanza di male, giustizia senza mescolanza di sopruso, verità senza mescolanza di menzogna. Nell’amore di Dio tutto il dinamismo di apprendistato dell’amore che costituisce la crescita della persona raggiunge il massimo di energia e di forza, di bellezza e di pienezza. Amare è una perfezione della persona che ama; quanto più grande è l’amore, tanto più perfetta sarà la persona che ama; quando l’amore può essere con tutto se stesso, la perfezione della persona è la massima possibile. Insomma, nell’amore di Dio l’uomo trova la pienezza della sua capacità di amare e quindi trova il punto più alto della sua maturità.

Per un cristiano Gesù Cristo è il dono di Dio agli uomini. Con questo dono Dio ci ha fatto conoscere e ci ha effettivamente donato il suo amore perché, in questo amore, la nostra fede (fiducia) possa trovare una base solida e infrangibile. Quale amore potrebbe essere più grande, e quindi più credibile, di quello che dona se stesso, che non indietreggia nemmeno di fronte alla morte? “Non c’è amore più grande di chi dona la vita per i suoi amici... Questo è il mio corpo (la mia vita) consegnato (donato) per voi... è il mio sangue versato per voi!”. Mentre Gesù incarna e rende visibile l’amore di Dio per noi, nello stesso momento egli realizza un’esistenza umana davvero piena, nella quale la libertà, la responsabilità, l’amore per gli altri si attuano senza riserve o limiti. Gesù è per noi modello (in Lui vediamo un’esistenza umana realizzata), amico (“mi ha amato e ha donato la sua vita per me”), maestro (la sua parola ci orienta), Signore (riconosciamo in lui la presenza di Dio con noi: “Mio Signore e mio Dio!”). Il nostro impegno a crescere verso la pienezza di umanità si apre, attraverso Gesù, fino all’amore di Dio; viceversa, attraverso Gesù, l’amore di Dio ci sostiene e ci rafforza nel cammino di crescita verso una piena umanità.

Carissimi giovani, ho scritto questa lettera con il desiderio (il sogno) di aiutarvi ad amare la vita, ad assumerla personalmente con la vostra intelligenza e col vostro cuore. In tutti questi anni ho camminato in alcuni momenti con lena, in altri con fatica, in altri mi sono trovato dolorosamente fuori strada. Posso però dire, parafrasando le parole di san Policarpo, che Gesù non mi ha mai fatto del male, non mi ha mai tradito, non mi ha mai impedito di desiderare e di compiere cose buone. Mi piacerebbe che diventaste migliori di noi, migliori della mia generazione. Sappiate scegliere correttamente i vostri modelli di vita; chiedetevi quanto di verità, di sincerità, di amore, ci sia nei singoli modelli

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che i mass media ci propongono come persone ‘riuscite’. E scegliete voi il cammino della vostra vita. Camminate insieme: molte cose si vedono solo attraverso gli occhi degli altri; aiutatevi a vicenda, senza gelosia e invidia, a crescere, ad amare, a lavorare per il bene di tutti.

In questo sta la sorgente della vera felicità in questo mondo e nel mondo futuro. Detto con le parole del Concilio: “Lottate contro ogni egoismo.

Rifiutate di dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio che generano le guerre e il loro corteo di miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello dei vostri padri!”.

Vescovo Mons. Luciano Monari

Alcuni giovani commentano...

Francesco: Questa lettera è stata scritta dal vescovo Luciano con la speranza di potere aiutare noi giovani a non vivere la vita passivamente, ma in prima persona, ad amarla, ad “assumerla con intelligenza e con il cuore”. Questo ci invita dunque a scegliere correttamente i modelli di vita, evitando quelli falsi proposti dai media , e ,soprattutto, a camminare insieme perché “molte cose si vedono solo attraverso gli occhi degli altri” ,lavorando non per un proprio tornaconto personale ma per il bene di tutti.

Sara: L’8 Dicembre 1965, al termine del Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI, consegnava un messaggio del Concilio ai giovani.

A quasi 50 anni di distanza, all’inizio dell’anno montiniano che segue la Beatificazione di Paolo VI, il Vescovo Luciano esprime le sue parole relative a quella lettera. Fa un invito incoraggiante, per mezzo del quale traspaiono le sue aspettative rivolte a noi, giovani.

Giovani, che età difficile! Continuiamo a dubitare della nostra capacità di affrontare la vita, preoccupandoci quando invece, possedendo un bricio-

Adolescenti ad Assisi lo di speranza, di volontà, e una grande passione, possiamo addirittura cambiare il mondo, e non pensare sempre e solo di lasciarlo cambiare agli altri.

Bisogna appassionarsi alla vita, sprizzare gioia da tutti i pori, coltivare amicizie, incontrare gente. Cresciamo quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.

Il mondo ha bisogno di giovani critici. Dobbiamo coltivare interessi della Pace, della Giustizia, della Solidarietà, della Salvaguardia dell’ambiente.

A questa nuova vita ci conduce la Parola di Dio con l’insegnamento dei suoi misteri.

Il Vescovo Luciano punta tutto su di noi, non possiamo deluderlo. Dobbiamo credere di avere dinanzi una battaglia, la più dura delle battaglie.

Per la quale dobbiamo fare tutto e sforzarci il più possibile per prepararci ad essa.

“Come i tintori, solo dopo aver preparato con trattamenti particolari la stoffa che deve ricevere la tintura, vi applicano il colore vivo, il rosso porpora o qualunque altro, così anche noi giovani, se vogliamo che rimanga indelebile in noi l’idea del Bene, dopo essere stati preparati con gli studi profani, comprenderemo i misteri dei Sacri Sacramenti.

Così, una volta abituati a guardare il sole riflesso nell’acqua, potremo fissare il nostro sguardo direttamente nella luce” (S. Basilio - lettera ai giovani)

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Vita dell’Unità Pastorale Avvento 2014: Viene la Luce nella casa della Gioia

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uesto tempo di Avvento è un’opportunità per fermarci a riflettere se siamo pronti a ricevere il Signore che viene. Momenti e segni diversi ci aiutano e ci guidano a vivere questa attesa. Per l’intera comunità si è pensato all’immagine della casa dentro la quale lasciar entrare il Signore Gesù, la vera luce che porta la Gioia nel mondo. Settimana dopo settimana ci è stato dato come segno da accendere in famiglia, con i bambini, un lumino e una preghiera da recitare insieme con un impegno concreto, per riscoprire e riportare luce nelle nostre case e nel nostro cuore.

Per i ragazzi delle medie l’apertura della casa del cuore è avvenuta attraverso la lettura di alcuni brani dei Vangeli sinottici durante la preghiera mattutina prima di scuola: i tre testi evangelici sono stati consegnati ai ragazzi perchè la lettura continui ogni giorno.

La preghiera mattutina del mercoledì e la lettura condivisa della Parola al giovedì sono state le proposte di cammino d’avvento per i nostri adolescenti e giovani, affinchè non passasse nell’indifferenza la preparazione al Natale.

Infine a noi adulti è stata offerta la possibilità di trovarci a condividere la bellezza e la ricchezza per la nostra vita della Parola di Dio, con i Centri d’Ascolto, dai quali uscire con la voglia di pregare e di essere sempre più comunità autenticamente cristiana.

Elisabetta Negrini

Centri di ascolto della Parola di Dio. Cosa ha dato a me?

L

a redazione ha raccolto diverse impressioni da parte dei vari animatori, coordinatori ed ospitanti dei centri di ascolto che si sono messi in gioco davanti alla Parola di Dio per aiutare l’intera comunità a farsi abitare dal Verbo di Dio e condividere un cammino serio di vita comunitaria. Ci proponiamo, in vista della prossima quaresima, di pubblicare anche le impressioni e le condivisioni dei partecipanti.

Il centro di ascolto mi ha dato l’opportunità di pregare con gli altri lo Spirito Santo per farci diventare una comunità “assidua nella preghiera e concorde”.

In queste serate ho capito che per fare agire l’amore dello Spirito Santo, soprattutto in questo periodo di avvento, dobbiamo creare spazio dentro di noi, sovraccarichi sempre di mille pensieri ed impegni.

(Patrizia)

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Mi sono resa conto di un aspetto della nostra religione che fino a prima della partecipazione ai centri di ascolto non avevo colto in modo così chiaro: Gesù ha scelto i dodici apostoli perchè condividessero con lui ogni momento della sua vita pubblica, la loro era una “piccola” comunità. Dopo l’ascensione di Gesù al cielo, gli apostoli e tanti altri hanno continuato l’esperienza comunitaria caratterizzata dall’unione fraterna e dalla preghiera. Credere oggi significa credere anche fortemente nella mia comunità, qui nell’Unità pastorale Violino-Badia, perchè è pregando insieme e vivendo fraternamente che realizziamo il messaggio del Vangelo.

(Domenica) Durante la condivisione del Centro d’Ascolto ho potuto constatare che ognuno di noi ha avuto doni differenti. Ognuno contribuisce a costruire la Comunità unita in Cristo con i diversi carismi ricevuti. Come gli apostoli nei giorni seguenti la Resurrezione e la discesa dello Spirito Santo siamo chiamati ad esserne i testimoni.

(Silvano) Grazie a questi incontri sto scoprendo e conoscendo lo Spirito Santo. (un animatore) Il centro di Ascolto innanzitutto mi ha aiutato, nella fase di preparazione, ad incontrarmi e confrontarmi con testarda continuità con la Parola di Dio, più in profondità di quanto faccio solitamente. Durante l’incontro mi ha fatto sperimentare che davvero Lui, il Cristo, il Risorto, il suo Spirito è presente dove alcune persone, con le loro difficoltà, i loro dubbi e il desiderio di confrontarsi, si incontrano con la Parola: lì c’è comunità.

(Serafino) L’esperienza dei centri di ascolto mi ha suscitato tre sentimenti molto forti: gioia per la Parola ascoltata e condivisa; il timore di essere inadeguati rispetto alla grandezza della Parola ed infine il coraggio nel proseguire con fiducia il

cammino oltre le difficoltà. (diac. Francesco) L’esperienza del centro di Ascolto mi ha donato la bellezza dell’approfondimento e della condivisione della scommessa di Dio sull’Umanità e sulle prime comunità cristiane, costituite quest’ultime da uomini e donne come noi, ricolmi di speranze, di slancio missionario, ma anche di timori e paure. Alla luce di tale dono ho sperimentato il fascino di intrecciare la mia storia umana e di fede con quella delle persone del gruppo e di crescere spiritualmente con loro.

(Luca) È per la seconda volta che mettiamo a disposizione la nostra “casetta” per il Centro d’ascolto e siamo sempre più consapevoli di aver ricevuto questa bella opportunità per incontrarsi, in un ambiente famigliare, per condividere la nostra umile fede tentando però di arricchirci insieme, condividendo il bello e il brutto che a volte si incontra nel percorso dalla vita. Quando l’incontro finisce ci si sente più vicini al Signore e più amici veri tra noi..credo e spero sia così per tutti i partecipanti.. Bella esperienza!

(Rita) I primi capitoli degli Atti degli apostoli sono il tema dei centri di ascolto dell’Avvento. Questa prima comunità, sarà sempre riconosciuta come la comunità madre e anche noi, parrocchie di Badia e Violino siamo chiamate a confrontarci.

Raccolti intorno alla Parola ci siamo accorti che il Vangelo è proprio sempre attuale. Non mancano per la giovane comunità le difficoltà da affrontare che solo con la preghiera, l’unione dei cuori, l’attenzione a chi ha bisogno si possono superare.E’ guardando a queste comunità che possiamo trovare la forza per vivere il nostro essere testimoni di Cristo, creando relazioni positive fra di noi, nell’ascolto della Parola di Dio, che veramente si concretizza nel nostro essere Chiesa.

(Elena R.)

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“...annuncia la Parola in ogni occasione opportuna e non opportuna...” (2 Tm 4,2) Verifica cammino ICFR I risultati dei questionari distribuiti A dieci anni dall’introduzione del nuovo cammino di ICFR (Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi), la nostra Diocesi ha deciso di verificare tale percorso, attraverso dei questionari che sono stati distribuiti alle diverse realtà parrocchiali.

Le realtà interpellate sono state le seguenti: presbiteri e consiglio pastorale, catechisti e genitori dei ragazzi degli attuali cammini Emmaus e Antiochia, oltre a tutti i genitori che hanno già concluso il cammino ICFR. I dati raccolti sono stati consegnati in Diocesi non in modo distinto tra le due parrocchie di Badia e Violino, ma in forma di unità pastorale.

Uno sguardo al questionario dei genitori Per quanto riguarda i genitori, sono stati invitati alla compilazione circa 270 nuclei famigliari tra le due parrocchie, di questi 123 hanno compilato il questionario.

Alla luce di questo primo dato, emerge una considerazione non del tutto favorevole, in quanto più della metà dei genitori coinvolti si è dimostrata indifferente, facendo nascere un interrogativo serio circa il loro coinvolgimento nel cammino.

Stando ai dati, il cammino è stato recepito inizialmente dalla maggior parte dei genitori come un’imposizione, ma in seguito accettato volentieri e vissuto con un buon coinvolgimento attivo.

Questo percorso ha inciso positivamente sulla vita della maggior parte dei partecipanti ed in alcuni casi li ha aiutati ad interrogarsi sulle scelte e lo stile di vita alla luce della Fede.

Per una buona metà, il percorso ICFR ha migliorato la frequenza o la qualità della partecipazione alla messa domenicale.

Inoltre, il cammino formativo proposto per i ragazzi, è stato valutato dalla quasi totalità dei compilanti in modo positivo.

La metà dei genitori ha manifestato di non desiderare una prosecuzione del percorso formativo, una volta concluso il cammino canonico.

Dai dati raccolti, i genitori si sono così definiti rispetto alla loro partecipazione alla realtà parrocchiale: il 3% non praticante, il 42% praticante saltuario, il 38% praticante regolare ed il 16% attivo ed impegnato in parrocchia.

I dati raccolti sono già stati consegnati in Diocesi, dove verranno opportunamente studiati ed incrociati; il risultato di questa verifica verrà reso noto presumibilmente il prossimo anno.

Daniela, Elena, Susanna e Claudio

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Verifica icfr in consiglio pastorale

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fronte della richiesta di verifica/confronto da parte della Diocesi sul tema “ICFR”, anche i consigli pastorali riuniti delle due parrocchie sono stati convocati dai sacerdoti per rispondere circa il nuovo modello di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, avviato ormai da 10 anni.

Il questionario proposto dalla Diocesi, che il consiglio Pastorale ha esaminato, comprende cinque punti da analizzare: 1. Accompagnamento dei genitori 2. Il cammino dei ragazzi 3. Confermazione ed Eucaristia 4. Accompagnamento dopo l’ICFR 5. ICFR e vita degli oratori.

La discussione, che si è aperta intorno alle varie domande, ha portato così alle seguenti riflessioni.

Con il nuovo modello di catechesi si ritiene indispensabile partire dall’evangelizzazione degli adulti, consapevoli che solo una comunità cristiana di adulti crea il terreno buono per una catechesi dei fanciulli.

In questo modo è stato possibile riavvicinare i genitori alla fede, spesso abbandonata dal tempo della Confermazione o poco dopo.

Nei vari gruppi è emerso un interesse alle discussioni di fede, anche se spesso il carattere dell’obbligatorietà ha pesato in maniera negativa. Diverso invece è il discorso per la Santa Messa, dove non si è verificato un aumento di presenze.

Per i ragazzi l’ICFR non è solo un insegnamento

Celebrazione della Prima Comunione - Violino

dottrinale, ma un’opportunità di avvicinamento alla vita cristiana, venuta meno a causa di un evidente indebolimento della capacità delle famiglie di creare un tessuto di fede.

Il cammino, scandito da tappe progressive di celebrazioni e segnato da diversi passaggi, non ha però portato sostanziali cambiamenti, anche se i ragazzi ricevono i sacramenti con tempi diversi rispetto al passato.

L’ICFR prevede infatti la celebrazione unitaria di Confermazione ed Eucaristia dopo almeno quattro anni di evangelizzazione e catechesi; tale scelta dovrebbe favorire la percezione dello stretto legame fra i due sacramenti, facendo comprendere come l’Eucaristia sia il culmine del cammino di Iniziazione Cristiana.

Tale obbiettivo non sempre viene compreso e in alcuni casi, l’anticipare il sacramento della Confermazione, ha portato ad una fuga prematura dei ragazzi dalla fede e dalla Santa Messa.

C’è da notare inoltre che questa distribuzione dei sacramenti porta la prima confessione ad essere lontana e sganciata dall’Eucaristia.

Per quanto riguarda la vita della comunità, l’ICFR è divenuto un elemento centrale dell’offerta formativa della comunità parrocchiale e non ha avuto un impatto negativo sull’organizzazione delle attività in oratorio, anzi nelle comunità si sono fatti avanti nuovi volti proprio grazie a questo cammino.

Per il Consiglio Pastorale, Elena R.

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Prima sintesi gruppo Catechistico – Liturgico - Educativo

È

iniziato ad ottobre il primo dei tre percorsi proposti quest’anno dall’Unità Pastorale per la formazione dei laici, quello catechistico – liturgico - educativo, rivolto a tutti, ma in particolare a quanti operano in questo campo.

Il tema di quest’anno è centrato sulla Santa Messa, analizzata nelle varie parti, per aiutare a capire meglio il significato liturgico - sacramentale dei vari momenti.

Nei primi quattro incontri s’è trattato: • Introduzione: ingresso • Riti iniziali: richieste di perdono e dossologia • Liturgia della Parola: Dio ci parla • Liturgia della Parola: il popolo risponde Proseguirà con altri quattro incontri di approfondimento: • Liturgia eucaristica: offertorio • Liturgia eucaristica: preghiera eucaristica • Riti di comunione: frutti della preghiera eucaristica • Riti di conclusione

La proposta è sicuramente molto utile per capire meglio la celebrazione, perché cogliendone il significato più profondo si potrà “vivere” la s. Messa con più partecipazione.

Spiace che la presenza, soprattutto di fedeli del Violino, sia stata scarsa.

M. G. O.

Siamo partiti: percorso familiare

I

l percorso familiare ha avuto inizio con due incontri. L’attenzione dei partecipanti si è concretizzata nel programmare quello che sarà oggetto di formazione sull’importante tema della famiglia nel contesto della vita di oggi.

In sintonia con il cammino proposto ad ogni comunità in preparazione al Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2015, si rifletterà in particolare modo sulle “Sfide pastorali sulla famiglia” (La crisi della fede e la vita familiare - Situazioni critiche all’interno della famiglia - Pressioni esterne alla famiglia) e la “Chiesa e la famiglia difronte alla sfida educativa”. Questo porterà a mettersi poi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante nostre famiglie.

Il metodo è quindi quello di riflettere, leggere la nostra situazione locale e individuare proposte.

Siamo quest’anno alla prima fase. È un’opportunità per fermarsi insieme e guardare al “Vangelo della vita e della famiglia”, quale fondamento di una civiltà fondata sull’amore.

Don Luigi

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Siamo partiti: percorso caritativo - missionario

I

n novembre insieme ai percorsi di pastorale familiare e catechistica-liturgica, ha preso il via anche il percorso caritativo missionario.

Ai due incontri hanno partecipato persone di entrambe le parrocchie (circa 20) che a diverso titolo operano, o sono vicine a realtà e associazioni, che si occupano di solidarietà e aiuto agli altri.

Dalla condivisione è emerso il bisogno di mettere in rete tutte le risorse che si conoscono per poter rispondere efficacemente ai bisogni dei nostri quartieri: è sembrato importante quindi porre come priorità un lavoro futuro per la creazione

di un coordinamento delle diverse possibilità di aiuto. Altra preoccupazione emersa è stata la capacità e la possibilità di individuare i reali bisogni delle persone: ci si è resi conto che, accanto ai bisogni materiali e concreti, spesso si accompagnano anche bisogni di natura relazionale-educativa.

Il percorso è in itinere e c’è sicuramente spazio per chi, sensibile al tema della carità e della missione, volesse portare il proprio contributo o anche solo capire un po’ di più la vocazione del servizio agli altri. Vi aspettiamo!

Susanna

Vita dei Quartieri Prime iniziative del Gruppo VI.VO. del Violino

S

iamo finalmente partiti EV…VIVO !!!

Giovedì 20 novembre abbiamo avuto il nostro primo incontro con gli anziani del Violino. In questa occasione abbiamo festeggiato 16 anziani e 5 volontari, il cui compleanno cadeva nei mesi di ottobre o novembre. Ci siamo ritrovati alla festa quasi in 100 persone riempiendo festosamente la sala del bar Oratorio.

Ai festeggiati è stato offerto un piccolo presente confezionato dalle nostre “ragazze” volontarie ed in aggiunta è stata donata una pergamena con gli Auguri. Tra i festeggiati abbiamo ricordato anche la sig.ra Lorenzina Pisciali Nonelli, (assente per indisposizione) che ha raggiunto l’invidiabile età di 101 anni.

Il 4 dicembre è stata invece la prima volta dei “pomeriggi socializzanti”. È stato organizzato, da parte dei volontari un grande “Tombolone” con simpatici premi. Nonostante il brutto tempo,

Festa dei compleanni hanno aderito all’invito circa 40 anziani e una quindicina di volontari. Da non dimenticare la musica della fisarmonica di un volontario che, sulle note di canzoni popolari, ha risvegliato le doti canore dei presenti, facendo rinascere canzoni da anni dimenticate. Per lasciare un dolce

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ricordo sono stati offerti dai volontari e simpatizzanti biscotti e torte. Molto gradito è stato anche il piccolo mercatino di Natale dove gli anziani hanno trovato qualche idea regalo per le prossime festività, potendo scegliere fra tante confezioni allestite dai nostri volontari. L’ultimo incontro si è tenuto il 18 dicembre sempre al bar dell’oratorio alle 15:30, per la “festa dei compleanni”, (per i nati di dicembre) e per lo scambio degli Auguri di Natale.

Gruppo di coordinamento VI.VO.

Strappo di affresco

C

on questo articolo si conclude il nostro percorso alla riscoperta dei “luoghi di fede” del nostro territorio; se in futuro ne dovessero essere segnalati altri, la redazione si farà carico di riprendere il discorso. Prima di presentare l’ultimo pezzo di storia sacra del nostro territorio, permetteteci di esprimere una semplice ma sentita riflessione: in questi mesi di “ricerca” e “incontro” abbiamo riscoperto il piacere dell’incontro con le persone, magari fino a quel momento non conosciute, e l’intrattenersi a parlare delle cose e dei fatti che hanno caratterizzato la vita del nostro territorio è stato interessante ed arricchente; la semplice riflessione sta nel riscoprire il bisogno di dialogare, di raccontarci i fatti di una storia di vita del nostro quartiere, non molto lontana, ma che rischia di essere dimenticata con tutte le sue ricchezze umane e culturali.

Ciò che presentiamo oggi, non si può dire sia un vero e proprio luogo di fede, piuttosto un’immagine sacra di altissimo valore e pregio artistico; si tratta di uno strappo di affresco di una stupenda “Madonna con bambino” datato fine 1400 inizio 1500, riportato sulla facciata di una casa alla Mandolossa sulla strada che conduce a Iseo, posta all’ammirazione di tutti. Nel nostro peregrinare siamo stati accolti molto gentilmente dall’attuale proprietario, sig. Perani, che ci ha spiegato le origini della casa e il perché

dell’affresco. “Il perché è subito spiegato”, dice il sig. Perani, “Ho ereditato la grande passione per l’arte da mio padre, noto in città in qualità di titolare, con i fratelli, di un’importante fonderia artistica e di responsabile del laboratorio di fusione a cera persa. L’incontro poi con il maestro d’arte e artigiano del marmo, Marco Medici (che prosegue con il fratello l’attività paterna) mi ha permesso di raccogliere opere di pregio e di alimentare sempre più la mia passione per l’arte”.

Visitando la casa infatti ci ha meravigliato non poco la vista di numerose opere d’arte di noti autori (sculture, fusioni in bronzo, quadri) per la maggiore parte raffiguranti la Vergine Maria, raccolte negli anni.Le origini della casa risalgono ai primi anni dopo la seconda guerra mondiale; fu costruita per un noto imprenditore bresciano (Colosio) nel settore della grande distribuzione (supermercati) che nel 1958 la vendette all’attuale proprietario.

La successiva ristrutturazione fu condotta in stretta collaborazione con i fratelli Medici di Ome, scultori o, come si diceva allora, “picaprede”, che hanno certamente contribuito attraverso il loro aiuto ed i loro consigli a rendere questa casa, a nostro modesto parere, un piccolo santuario dell’arte; durante questa ristrutturazione nacque l’occasione di recuperare lo strappo dell’affresco che il sig. Perani non mancò di far ricollocare sulla parete della casa. Oggi la “Ma-

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donna col Bambino” continua a far bella mostra di sé sulla facciata, a protezione della casa e dei numerosi viandanti che transitano da lì; nonostante i pochi, indifferenti, distratti e frettolosi sguardi che gli automobilisti le rivolgono, Lei stende su tutti la sua mano protettrice. A conclusione di questo percorso insieme, proprio per rimarcare “il bisogno di riscoprire il dialogo che arricchisce la nostra vita”, offriamo il racconto di un episodio di cui siamo venuti a conoscenza durante il nostro colloquio. Una “storia di vita vera” che riguarda il precedente proprietario di questa casa, sig. Colosio, che ci è stato testimoniato da diverse persone che abitano nella zona.

Erano gli anni terribili della seconda guerra mondiale ed il sig. Colosio (alpino) fu uno dei

nostri militari mandati in Russia a combattere; nel disastroso momento della ritirata, dopo esser sopravvissuto a migliaia e migliaia di morti, l’alpino Colosio stava ritornando tra innumerevoli difficoltà; il freddo, il vento e le tempeste di neve lo avevano stremato al punto che non ce la fece più e cadde a terra. Quasi per miracolo un suo commilitone e compaesano, un “angelo”, lo vide nella tormenta e senza tanti ripensamenti se lo caricò a spalle e lo portò in salvo. Ritornati in patria, finita la guerra presero strade diverse: la vita riservò successi diversi ai due amici e nel momento del bisogno l’alpino “angelo”, si rivolse all’amico portato in salvo il quale, avendo anche avuto fortuna nel lavoro, non esitò a ricambiare l’aiuto ricevuto in terra di Russia.

Una volta saputo di cosa si trattava, il sig. Colosio, acquistò la casa dove l’amico abitava e che avrebbe dovuto lasciare per problemi economici entro pochi giorni e la donò al suo salvatore.

Una storia vera e bella, permeata di gratitudine, di solidarietà e di fratellanza, che ancora oggi ci insegna che non sempre vince la mano dell’egoismo e chi ha ricevuto non dimentica e sa condividere (ndr. dividere con) con chi si trova nel bisogno.

Un gesto di solidarietà alpina che ancora oggi alimenta i cuori di tanti uomini, una solidarietà che non tramonta mai che diventa segno tangibile dello “spezzare il pane”; ora come ieri, confidando di non averne mai bisogno, ognuno di noi si augura di contare sul proprio “alpino custode”.

Guerino Toninelli

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DISASTRI INFINITI Serve “una cultura civica solidale”

È

ciò che ha detto il cardinale di Milano Ettore Scola.

Un nuovo modo “antico” del FARE INSIEME, onde risolvere molti problemi del nostra terra instabile. Eventi naturali causano dei danni, che in maggior parte si potrebbero evitare, se ci fosse più prevenzione e non solo l’ottica del guadagno. Altrimenti la natura si rivolta.

Assistiamo come ebeti, allo sfaldamento di molti territori della nostra bella Italia, ed allo straripamento periodico di fiumi, torrenti, laghi. Ecco la nota recente delle esondazioni: ROMA il fiume Almone - FIRENZE l’Arno - Omegna il lago d’Orta - TRIESTE e VENEZIA Sarno-Cormar - PARMA Baganza e crollo di un ponte - BIELLA Po lo Stronetta ed il lago Maggiore - MILANO Lambro, Mingardo, Cavaiolo Solofrana Seveso - GENOVA Bisegno, Fereggiano, Sturla, Torbella, ScriviaMODENA, Secchia ed il Naviglio - Carrara, lo Strangonetto, e Carrione - PESCARA il torrente Alma - BRESCIA, a CALVISANO, il vaso Sauro ROCCAFRANCA, l’Oglio - ROVATO il Carera -) I monti franano, in Piemonte, ed in Liguria- a Brescia monte Campione.

L’Italia è il 7° paese con i fiumi più inquinati in Europa. Nel fiume Mella è molto alta la concentrazione di sostanze inquinanti e pericolose, causa la forte industrializzazione. Da decenni viene scaricato di tutto. “I pesci, che rimangono vivi sono degli eroi ”.

Nella nostra penisola, in molte zone mancano, scolmatori, vasi e bacini di raccolta, terrapieni, nonchè le chiuse. Inoltre gli scarichi industriali e civili, non sono convogliati nei depuratori che sono in maggior parte ancora da realizzare. Raramente, vengono pulite le sponde ed i letti dei fiumi, nei quali passano annualmente milioni di metri cubi d’acqua che trascina con se, tutto ciò che di instabile incontra, formando una sedimentazione nel greto, che fa spessore, diminuendone così la loro portata. Sistematicamente in alcune zone si è continuato a costruire senza alcun rispetto. Si notano molte case a filo delle rive,e nelle golene, che sono ampi bacini, di sfogo. Vi

Genova, ottobre 2014 sono cittadini che “hanno rubato” delle aree vicino all’acqua per farne, orti-casoni, e quant’altro restringendone il percorso. Innumerevoli le zone industriali con capannoni attorniati da vaste aree cementificate. Quando piove, l’acqua non entra nel terreno, (impoverendo così la falda) ma viene incalanata e scaricata nei vari torrenti, fiumi e affluenti aumentando il pericolo di avvelenamento, e d’esondazione. L’ Arpa interviene, e fa quello che può.

Finalmente le regioni, e sindaci ora, hanno un’attenzione particolare su questi problemi.

Il motivo è semplice, la commissione europea ha chiesto agli stati membri di elaborare piani di gestione di rischio alluvioni entro l’anno 2015. Ci saranno delle multe. Inoltre chiede che i cittadini siano chiamati direttamente per essere interessati al difficile problema dell’acqua, onde creare insieme, una salvaguardia di questa insostituibile risorsa, e sviluppare entro tale data, oltre i piani anti alluvione, quelli per il verde-e per preservarsi dall’inquinamento. Non c’è più tempo da perdere.

Accogliamo dunque anche la voce del cardinale Scola. è arrivata l’ora della CULTURA CIVICA SOLIDALE. Un’impegno per tutti i cittadini, a cui auguriamo un S. Natale nella serenità ed ottimo 2015.

G.V. Protezione civile Oltremella Eugenio Gandellini

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Cronaca dei Quartieri Spazio compiti

I

l progetto “spazio compiti” nasce dalla richiesta e proposta di alcune famiglie che necessitavano di avere una collocazione certa per i figli frequentanti la scuola secondaria di primo grado.

A questa richiesta risponde la parrocchia, e in seguito la scuola materna, con l’organizzazione di un servizio che comprende trasposto, pasto e assistenza compiti fino alle 17.00 Dando un po’ i numeri... Sono 23, tra ragazzi e ragazze soprattutto di 1° media a frequentare lo spazio compiti (ndr: i ragazzi l’hanno rinominato con democratica votazione…”spazio casinisti”...chissà perché...), alcuni tutti i giorni, altri a giorni alternati, alcuni mangiano con noi, altri arrivano dopo... insomma c’è spazio più o meno per tutte le esigenze.

Si occupano di loro…

In primo luogo Camilla che li va a prendere a scuola, guidando il furgone, li segue nel pasto e nei compiti, affiancata dal mese di novembre da Daniele che la raggiunge verso le 15.30, poi ci

S

sono Alice, Maggie, Ilaria, Matteo e Massimo, volontari che a giorni fissi affiancano i ragazzi nei compiti.

Don Fausto ed Anna seguono e supervisionano il tutto dal punto di vista gestionale, organizzativo ed educativo ed infine Luca che ci aiuta a far quadrare i conti... è un progetto che ci piace molto, sicuramente vitale, in alcuni momenti molto molto scoppiettante che, nella fatica di tutte le “cose nuove”, sta trovando la propria strada.

Ed ora la parola ai protagonisti, alla domanda “raccontate agli altri che cosa è lo spazio compiti” dicono: “è un luogo istruttivo dove, oltre a fare i compiti, si socializza!...” dove si mangia senza sale”… ”dove i ragazzi che faticano nello svolgimento dei compiti potranno essere aiutati da fantastici educatori e volontari”...” è un luogo dove ci si aiuta e confronta!”...”dove litigare...per poi fare pace”...“Camilla stufa come la mamma” Anna Rubagotti

Progetto “Genitori in Prima Linea”: conclusioni e ringraziamenti

i conclude questo mese il Progetto “Genitori in Prima linea” attivato dall’Unità Pastorale Violino e Badia, in collaborazione con il Distretto Scolastico Ovest e finanziato dalla Regione Lombardia. Il progetto, ideato a sostegno della genitorialità ed attivato a febbraio 2014, è stato quasi interamente condotto da volontari professionisti e non. Grazie al loro impegno si è potuto realizzare un ciclo di incontri formativi per genitori su attuali tematiche giovanili e un corso di formazione per un altro gruppo di volontari che attualmente conduce in autonomia uno sportello di ascolto ed indirizzamento per genitori presso l’Oratorio Violino. I seminari sulle tematiche giovanili

hanno riscosso un buon successo mantenendo in media lo stesso numero di partecipanti per tutte le tematiche trattate. Per quanto riguarda lo sportello di ascolto ed orientamento per studenti della Kennedy, possiamo affermare che durante l’anno scolastico sono pervenute numerose richieste da parte degli studenti, buona parte delle quali coperte con le ore disponibili del progetto.

Ringraziamo quindi tutti i volontari che grazie al loro impegno e alla loro disponibilità hanno reso possibile la realizzazione del progetto e ringraziamo tutti i genitori che hanno partecipato sempre attivamente e con entusiasmo alle iniziative proposte.

Allegra Lindberg

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Pellegrinaggio interparrocchiale Villaggio Violino e Badia

TERR A SANTA

da Nazareth a Gerusalemme

10 / 17 SETTEMBRE 2015 (8 giorni – aereo da Bergamo / Orio al Serio) 10 SETTEMBRE (1° giorno) giovedì: BRESCIA - BERGAMO - TEL AVIV – NAZARETH Al mattino trasferimento in pullman dal Villaggio Violino e Badia per l’aeroporto di Bergamo. Partenza per Tel Aviv. All’arrivo partenza per la Galilea ed arrivo a Nazareth. Apertura del pellegrinaggio alla basilica dell’Annunciazione. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento.

11 SETTEMBRE (2° giorno) venerdì: NAZARETH – MONTE TABOR - SEFFORIS Pensione completa in albergo. Al mattino partenza per il Tabor e salita in minibus al monte della Trasfigurazione. Proseguimento per la visita di Sefforis, capitale della Galilea ai tempi di Gesù, nel cui sito archeologico si trovano importanti reperti giudaici e cristiani. Nel pomeriggio visita di Nazareth: basilica dell’Annunciazione, chiesa di San Giuseppe, museo Francescano, Fontana della Vergine.

12 SETTEMBRE (3° giorno) sabato: BANIAS e LAGO DI GALILEA Mezza pensione in albergo. Presto al mattino partenza per Banias, l’evangelica Cesarea di Filippo: rinnovo delle promesse battesimali alle sorgenti del Giordano. Proseguimento per il lago di Galilea che si attraversa in battello.

Pranzo. Pomeriggio dedicato alla visita dei luoghi della vita pubblica di Gesù: chiesa del Primato a Tabga, poi il sito di Cafarnao con la sinagoga e la casa di Pietro, e infine il monte delle Beatitudini.

Nel rientro a Nazareth sosta a Cana di Galilea, il luogo del primo miracolo di Gesù. In serata possibilità di partecipare alla fiaccolata mariana nella basilica dell’Annunciazione.

13 SETTEMBRE (4° giorno) domenica: NAZARETH – BETLEMME Colazione. Partenza per la Samaria dove si sosta al pozzo della Samaritana. Proseguimento per la Giudea ed arrivo a Betlemme. Sistemazione in albergo e pranzo. Pomeriggio dedicato alla visita del Campo dei Pastori e della basilica della Natività. Cena e pernottamento.

14 SETTEMBRE (5° giorno) lunedì: BETLEMME - GERUSALEMME Mezza pensione in albergo. Giornata dedicata alla visita di Gerusalemme. Al mattino salita alla Spianata per la visione esterna delle Moschee, poi sosta al Muro della Preghiera e attraverso il quartiere Ebraico si giunge al Sion cristiano con il Cenacolo e la Dormizione di Maria. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio visita del monte degli Ulivi: Edicola dell’Ascensione, grotta del Padre Nostro, Dominus flevit. Si termina con la visita alla tomba della Madonna, della grotta dell’ arresto di Gesù e della Basilica dell’Agonia.

15 SETTEMBRE (6° giorno) martedì: GERUSALEMME Mezza pensione in albergo. Continuazione della visita di Gerusalemme. Al mattino visita ai Santuari di Ein Karem che ricordano la visita di Maria a S. Elisabetta e la nascita di S. Giovanni Battista. Visita a Yad Vashem, il memoriale dell’olocausto e infine alla chiesa di San Pietro in Gallicantu. Nel pomeriggio: chiesa di S. Anna e piscina Probatica, chiesa della Flagellazione, Via Dolorosa, basilica della Risurrezione con il Calvario e il Santo Sepolcro.

16 SETTEMBRE (7° giorno) mercoledì: deserto di GIUDA e MASADA Mezza pensione in albergo. Si scende nel deserto di Giuda con sosta a Wadi el Quelt, dove il panorama è particolarmente suggestivo. Proseguimento per l’area depressionaria del Mar Morto ed arrivo a Masada: salita in funivia alla roccaforte che fu erodiana e zelota. Sosta al Mar Morto, il bacino lacustre più salato al mondo e pranzo. Nel pomeriggio visita di Qumran dove, nelle grotte, furono rinvenuti i più antichi manoscritti della Bibbia. Giro orientativo dell’oasi di Gerico con passaggio al sicomoro che ricorda l’incontro di Gesù con Zaccheo. Possibilità di salita al monastero della Quarantena che ricorda le tentazioni di Gesù.

17 SETTEMBRE (8° giorno) giovedì: BETLEMME - TEL AVIV – BERGAMO Colazione. Conclusione del pellegrinaggio. Trasferimento all’aeroporto di Tel Aviv per il rientro.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE € 1.155,00 Supplemento camera singola € 260,00 ADESIONI ENTRO APRILE CON ACCONTO DI € 300

Gruppo cresimandi BADIA

Gruppo cresimandi VIOLINO

Prime comunioni VIOLINO

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