

TU L’UNICO PADRE
SANTIFICHI IL TUO NOME
Santifichi il tuo nome, santifichi il tuo nome l’inno del creato e la vita dei figli tuoi, di noi figli tuoi.


S’innalzino nei cieli, s’innalzino nei cieli braccia come un cantico puro che loda te, che loda te.
E guardino lassù, guardino lassù donne e uomini che riconoscono te come Dio, solo te come Dio, solo te come l’unico, tu l’unico Padre.
Il sogno di noi figli, il sogno di noi figli è vedere un mondo che t’ama volgersi a te, volgersi a te.
E invocare la tua vita, invocare la tua vita regno di fratelli laddove l’odio non c’è, dove l’odio non c’è. Rit.
Che tu sia l’innocenza dell’anima che nei cuori al primo posto di ogni cosa ci sia tu. Che tu sia in mezzo a noi la purezza del vivere e quaggiù germoglierà la tua famiglia tra di noi.
Santifichi il tuo nome, santifichi il tuo nome l’inno del creato e la vita dei figli tuoi, di noi figli tuoi. Dei figli tuoi, di noi figli tuoi.

Daniele Ricci
PADRE NOSTRO

Paoline, Roma 2024 - Cd € 13,50
Spartito € 12,00
Disponibile lo spartito singolo in PDF su paolinestore.it, la traccia audio in Mp3 sui Digital Store
Con questo progetto musicale, l’autore Daniele Ricci propone, attraverso otto canti, un percorso spirituale di ricerca, meditazione e preghiera, scomponendo il Padre nostro nei diversi momenti invocativi e dedicando a ognuno di essi un brano. Si sofferma sulle singole espressioni, sviluppandole con riflessioni sui contenuti, e vestendole di suoni, armonie, voci e ritmi. Il Cd contiene 8 brani e booklet con i testi.
LA CATECHESI PORTA DELLA SPERANZA
Nelle pagine conclusive del Direttorio per la catechesi, al n. 426, si trovano condensati gli elementi che costituiscono la trama portante di tutto il documento e che è significativo riprendere in occasione dell’Anno giubilare: «Dalla Pasqua di Cristo, testimonianza suprema del suo Vangelo, sgorga una speranza che porta oltre gli orizzonti visibili dell’immanente per fissare l’eternità: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini (1Cor 15,19)”». Ribadita l’assoluta centralità della Pasqua cha spalanca la vita umana a dimensioni eterne, il Direttorio ripropone di conseguenza il compito della catechesi: «La catechesi, eco della Pasqua nel cuore dell’uomo, invita incessantemente a uscire da sé per incontrare il Vivente, Colui che dona la vita in pienezza».
Si comprende la ragione del legame profondo che unisce il servizio catechistico alla virtù della speranza: la catechesi, annuncio vibrante di Colui che è la Speranza dell’uomo, non fa che prendere per mano bambini e ragazzi, giovani e adulti per accompagnarli – attraverso la scoperta dei tesori della fede e nel tessuto della vita comunitaria – all’incontro con il Signore. È questa la meta del cammino che la catechesi invita a compiere: condurre ogni uomo e ogni donna sulla soglia dell’incontro intimo e personale con Cristo, perché lo riconosca suo Signore e suo Dio e perché, alla luce di quel Volto, maturino «ragioni di speranza» (cfr. 1Pt 3,15) da offrire a chiunque le chieda.
La suggestiva immagine di Charles Peguy, nel celebre poema Il portico del mistero della seconda virtù, evidenzia che a rendere possibile questo cammino è proprio lei, «la piccola speranza» la quale trascina la fede e la carità, le due sorelle più


grandi: «Perché la Fede non vede che quello che è. E lei vede quello che sarà. La Carità non ama che quello che è. E lei, lei ama quello che sarà». La speranza, dunque, mette in movimento e indica la direzione, dischiudendo orizzonti di senso e di pienezza, di cui il mondo ha radicale bisogno.
Per accompagnare le sorelle e i fratelli in questo cammino, i catechisti sono i primi a lasciarsi prendere per mano, rendendosi disponibili per la formazione e l’approfondimento. Il Giubileo dei catechisti, che si celebrerà a Roma dal 26 al 28 settembre, può essere una bella occasione per impregnare di speranza il servizio che, quotidianamente e con generosità, svolgono nelle comunità cristiane. Oltre ai segni che caratterizzano il pellegrinaggio giubilare, come il passaggio della Porta Santa e la Professio fidei sulle Tombe degli Apostoli, nella giornata di sabato 27, assieme ad alcuni vescovi, approfondiremo il tema «La catechesi, porta della speranza». Domenica 28 il Giubileo culminerà con la celebrazione eucaristica, durante la quale il Santo Padre conferirà il Ministero di catechista a un gruppo di laici provenienti da diverse Chiese del mondo.
Con il cuore ricolmo della speranza, che solo Dio può donare, torneremo nelle nostre comunità per essere Pellegrini di speranza accanto ai fratelli e alle sorelle, al cui servizio il Signore ci ha chiamati.
Proprietà: Istituto Pia Società Figlie di San Paolo
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Set.-Ott. 2025

CONfRONTIAmOCI
EditorialE
La catechesi, porta della speranza...... 3
S.E. Mons. Rino Fisichella
in dialogo con i catEchisti
Imparare le preghiere a memoria? 6
Michele Roselli
ITINERARI
DI vITA E DI fEDE
PEr una fEdE «incarnata»
Le mani, il corpo: luoghi di relazione.. 7
Redazione
PrEsi PEr mano «... A nostra immagine e somiglianza» ............................................ 8
Emilio Salvatore
contEsto biblico storico - gEografico
La creazione come dinamismo di speranza..................................................10
PEr voi catEchisti
Chi è la persona? 12
Emilio Salvatore
colora il disEgno
«Dio Padre, mi hai creato per amore!» 13
Redazione
itinErario PEr i gEnitori
Fatti da Dio! ............................................... 14
Barbara Corsano
itinErario PEr i bambini
Io ti assomiglio!......................................... 16
Anna Teresa Borrelli
itinErario PEr i ragazzi
Creati da Dio per amore! ...................... 18
Isabella Tiveron
cElEbrarE la vita in famiglia
Il Signore ci ha posti in un giardino ............................................ 20
Isabella Tiveron
Primi Passi nElla vita cristiana • incontro a gEsù

La creazione come dono ..................... 21
Laura Salvi
g iornata missionaria mondialE
Missionari di speranza tra le genti .. 24
SuSSIDI LITuRgICI E PASTORALI
mandato ai catEchisti
Annunciamo l’amore di Gesù .............. 25
M. Rosaria Attanasio
fEsta di accogliEnza
Mani aperte di amore e di speranza . 28
Matteo Zorzanello
il vangElo dElla domEnica
XXVII-XXX Domenica del TO - C ......... 32
P. della Peruta - A.M. Pizzutelli
APPROfONDIAmO E ATTIvIAmOCI
l’anno liturgico
In festa con la comunità ........................40
Roberto Laurita
formazionE dEi catEchisti
Catechisti «in forma» .............................42
Gigi Cotichella
catEchisti Protagonisti
La croce nostra unica speranza
Pellegrinaggio giubilare
sulle orme di san Paolo .........................44
Redazione
VISUALIZZA LE RU BRIC h E ON LINE SU

PERCORSO DI SETTEMBRE-OTTOBRE
La visione biblica della creazione si differenzia dalla concezione mitologica, tipica della mentalità antica, e da quella scientifica, più moderna. Il creato rinvia al disegno divino e ha una positività, che l’uomo e la donna, creati a immagine e somiglianza di Dio, sono chiamati ad apprezzare (Presi per mano).
I racconti della creazione si ritiene che siano stati redatti al tempo dell’esilio babilonese. Il primo (Gen 1,1 - 2,4a) a Babilonia, con accento universalistico… Il secondo (Gen 2,4b-25) nel contesto di quanti restarono a Gerusalemme senza Tempio (Contesto biblico…). Per voi catechisti. Il catechista è chiamato ad accogliere le domande e le curiosità dei ragazzi, per aprirli a una visione ampia. Del testo biblico non deve rilevare il come della creazione, ma il perché: il progetto. Colora il disegno: «Dio Padre mi ha creato per amore!». L’itinerario per i genitori invita, tramite dinamiche, a riflettere sulla relazione con Dio e sul proprio «fare» nel rapporto con Dio e gli altri; a educare i figli a scoprirsi creati per amore e strumenti dell’amore di Dio; per i bambini orienta, con attività, a riconoscere, assieme ai coetanei, di essere chiamati a realizzare il progetto che Dio Padre ha su di loro, per somigliare nell’amore al Creatore di tutte le cose; per i ragazzi conduce, tramite dinamiche, a scoprire che la creazione è un atto d’amore di Dio verso di noi e a cogliere la bellezza del creato e di ognuno di noi, fatto a sua immagine; per i piccoli si offre un’esperienza semplice e unitaria da vivere con mente e cuore. La centralità è data al «fare» con le mani, per un apprendimento e un’espressione a misura di bambino. Si inizia dalla creazione. Celebrare la vita in famiglia. Per l’attività e la celebrazione si predispone un giardino domestico. Sussidi. Mandato ai catechisti si ispira alla Dilexit nos. Festa di accoglienza, nel segno delle «mani aperte», con celebrazione e giochi.


Gli altri contributi focalizzano: l’efficacia di imparare le preghiere a memoria; il valore delle mani nelle relazioni; Vangelo della domenica, con riflessioni, giochi, dinamiche, preghiere; Anno liturgico e domenica; catechesi come risonanza della Parola. Dalle parrocchie: percorso di Quaresima; pellegrinaggio sulle orme di san Paolo.

Michele Roselli
MPArAre le PregHiere A MeMoriA?

Don Michele, certamente anche tu hai notato che molti bambini, quando arrivano agli incontri di catechesi, non sanno fare il segno di croce né conoscono le preghiere. Ma ha ancora senso oggi, nell’era digitale, chiedere loro di imparare a memoria le preghiere, i Dieci Comandamenti, i doni dello Spirito Santo…? (Paola, Parr. Cuore Immacolato di Maria, Cuneo)


Carissima Paola, per facilitare l’approfondimento e raggiungere un numero maggiore di catechisti e parroci, rispondo tramite un video diviso in tre momenti, corrispondenti alle seguenti domande:

Perché insegnare ai bambini le preghiere a memoria?

Quali attenzioni avere?

Come fare?
GUARDA IL VIDEO sul canale YouTube Paoline: «Imparare le preghiere a memoria? - In dialogo con i catechisti», playlist Catechisti parrocchiali.


Disponibile online Da settembre

Per una fede
«incarnata»
LE m
ANI, IL CORPO: LuOgHI DI REL AZIONE
Redazione
L’itinerario di catechesi per il 2025-26 si ispira all’affresco della Cueva de las Manos (in spagnolo: Grotta delle Mani), una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, a 163 Km a sud della città di Perito Moreno. Tali dipinti rupestri rappresentanti mani sono stati realizzati, con inchiostri di origine minerale, dal popolo indigeno (forse progenitori dei Tehuelche), vissuto fra i 9.300 e i 13.000 anni fa. Probabilmente le mani, tutte sinistre, sono state inserite durante un rito di iniziazione dall’età infantile a quella più adulta (ca. 13 anni).
LE mANI: ESPRESSIONI DI TuTTO IL CORPO
Le mani, che indicano accompagnamento, impegno, operatività…, sono espressione di tutto il corpo, dei sensi interni ed esterni e, quindi, di tutta la nostra persona. Dio stesso, nel rivelarsi, non si rivolge alla mente, ma alla persona nella sua interezza. La mente ci pone di fronte all’idea di Dio, tanto da ridurre Dio a una categoria mentale, quasi a un idolo e non conduce a un vero incontro con lui. La Rivelazione è una manifestazione di Dio negli eventi storici, egli compie una storia di salvezza.
Afferma Giorgio Bonaccorso: Dio incontra la persona nel corpo, come accade in ogni incontro, anzi Dio si fa corpo. La corporeità è fondamentale nel manifestarsi di Dio: Dio meraviglia, sorprende e raggiunge l’uomo e la donna nel corpo (Relazione, Bologna, 30-11-2004).
LE mANI PER uNA fEDE vISSuTA


La fede, risposta alla Rivelazione, non è adesione della mente a Dio, ma è evento, incontro; luogo antropologico dell’incontro è il corpo. La nostra risposta consiste nel permettere a Dio di agire in noi. La fede è vivere di Gesù Cristo ed essere in lui. Le mani traducono la fede in gesti, in opere di amore e di servizio, in manufatti, in opere d’arte, che danno consistenza e attuazione alla relazione con Gesù e all’amore per gli altri. Consentono alla fede di diventare concretezza di vita, vita vissuta.
La nostra proposta di quest’anno intende coinvolgere i ragazzi e gli adulti nella interezza della loro persona, scoprendo la valenza delle mani e valorizzandole, per aderire a Gesù con tutte le loro facoltà e sensi e lasciarsi trasformare da lui.

Presi per mano
Emilio Salvatore

A nostra immagine E somiglianza»
Molti pensano che il bisogno di Dio e del suo mistero sia la questione più drammaticamente ignorata nel nostro contesto socioculturale. Ma, non meno problematico, rimane l’interrogativo (o il silenziamento di esso)
sull’identità della persona. Chi è l’essere umano? Quale rapporto ha con Dio? Nulla di specifico lo caratterizza rispetto alle altre creature? Ripartiamo dall’uomo e dalla donna nel nostro itinerario biblico-catechistico annuale.
IL PRImO RACCONTO DELLA CREAZIONE
Il racconto di Genesi, in particolare il primo capitolo, narra come Dio crea e organizza l’universo in sette giorni, per mostrare a quali condizioni è possibile la vita nel mondo. Si tratta di una riflessione prescientifica, caratterizzata da elementi, dal punto di vista del linguaggio, desunti dal contesto culturale del mondo medio-orientale.
Nella prima parte (Gen 1,3-19), che corrisponde ai primi quattro giorni della creazione, Dio prepara l’universo in cui collocare la vita: luce, firmamento, terra asciutta separata dalle acque (il mare), vegetazione e astri. Nel terzo giorno (Gen 1,11-13), dopo la creazione delle piante, tutto sembra pronto per gli esseri viventi. Dio, però, crea prima il tempo, il sole e la luna (Gen 1,14-19). Negli ultimi tre giorni Dio crea le forme di vita più importanti: gli uccelli e i pesci nel quinto giorno (Gen 1,20-23), poi gli animali e gli esseri umani nel sesto giorno (Gen 1,24-28). L’universo si riempie, così, di esseri viventi con «alito di vita» (cfr. Gen 6,17; 7,15.22).
Il genere del racconto nasce, forse, nell’ambito della corte, che promuoveva l’investigazione sul mistero della vita umana (cfr. Pr 25,2-3), in vista anche della legittimazione dell’esercizio del potere regale. La visione biblica si differenzia dalla concezione mitologica (tipica della mentalità antica), secondo la quale il mondo non avrebbe alcun significato; ma anche da quella scientifica (più moderna), che ritiene che esso abbia il suo senso in sé, a prescindere da ogni riferimento alla trascendenza.
Il creato, secondo l’autore biblico, rinvia al disegno divino e ha in sé una positività, che l’uomo deve apprezzare.
DAL LIbRO DELLA gENESI (1,26-31)
Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni
A ImmAgINE E SOmIgLIANZA
essere vivente che striscia sulla terra». Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Il ritmo del racconto cambia quando si passa dalla creazione degli animali a quella dell’uomo. La parola di Dio diventa progetto (v. 26) la cui realizzazione (v. 27) è seguita da una benedizione, in cui il Creatore invita l’uomo a realizzare il suo progetto (v. 28). La novità sta nel fatto che Dio non parla in prima persona singolare, ma plurale; usa, inoltre, il termine fare (‘asah), concetto più ampio e diverso da creare (bara’ ). La relazione tra Dio e l’uomo è spiegata, poi, in termini di selem «immagine» e demut «somiglianza». Il primo è un vocabolo concreto che si riferisce, in ebraico, a un’immagine plastica (cfr. 1Sam 6,5; 2Re 11,18), come un ritratto; il secondo è un termine astratto per indicare due realtà paragonabili (cfr. Ez 1,26; 2Cr 4,3). Il messaggio è molto chiaro. Contro ogni raffigurazione di Dio di tipo idolatrico, solo l’uomo vivente è immagine di Dio, per cui solo attraverso di lui si conosce Dio.
mASCHIO E fEmmINA
Dio, inoltre, decreta che l’essere umano sia maschio e femmina (v. 27): l’identità sessuale appartiene alla creazione e la sessualità è una cosa buona, che proviene dalla volontà divina. L’uso del singolare («lo creò»), sembra indicare che l’umanità è concepita come una comunità in cui si rispecchia l’immagine di Dio, che non è il maschio o la femmina, ma l’uomo, questa singolarità composta da una duplicità. La somiglianza si realizza anche nella comunicazione della vita. Per i due si registra la benedizione (cfr. v. 22). L’essere fecondi e il moltiplicarsi è una partecipazione alla diffusione della vita, come per gli animali, ma con incluso l’impegno a ricostruire l’unità originaria.
PER IL gOvERNO DELLE CREATuRE
Dio svela all’uomo la sua vocazione. Come nell’universo attraverso i luminari esiste un governo, così nel creato alla prima coppia umana sono affidate le altre creature (Gen 1,28). Dio svela che la persona umana, esercitando un dominio creativo, manifesta la sua somiglianza con Dio. I verbi usati sono forti: radah, alla lettera «calpestare» (vv. 26.28); e kabash, alla lettera «assoggettare». Tuttavia il potere, nel mondo biblico, non è qualcosa di dispotico, ma è sinonimo di responsabilità, come quello del pastore o del re-pastore. Non si tratta di abuso o sfruttamento del creato, ma di un dominio mite, che consiste nel «prendersi cura», avere a cuore il bene della terra. L’uomo deve sviluppare verso il creato una sensibilità poietica (attitudine che produce, crea, come attività dello spirito), quale homo faber ; e una sensibilità estetica, come quella di Dio, che si rallegra della sua opera perché buona/bella (tôb). Di tutte, non a caso, l’attività del sesto giorno è quella molto buona/bella (v. 31).
99aGiornataMissionariaMondiale 19Ottobre2025 Missionari di speranza tra le Missionarigenti di speranza tra le Missionarigenti di speranza tra le genti
È questo il motto che Papa Francesco ha scelto nel messaggio per la 99a GMM 2025. «Esso richiama ai singoli cristiani e alla Chiesa, comunità dei battezzati, la vocazione fondamentale di essere, sulle orme di Cristo, messaggeri e costruttori della speranza».
Anche i più piccoli hanno la loro giornata missionaria: la Giornata Mondiale Missionaria dei Ragazzi che si celebra il 6 gennaio il cui slogan, riprendendo il messaggio di papa Francesco, è Accendiamo la Speranza.
ACCENDIAmO LA SPERANZA
«Sento che debbo far conoscere anch’io Gesù, non posso pensare che lui sia solo per me»! Così molti missionari spiegano la decisione di partire per vivere in Missione. E noi ci siamo? Ci spendiamo per qualcosa di grande? Siamo in cammino nell’anno del Giubileo della Speranza e abbiamo bisogno di speranza, per vivere la fraternità. La speranza cristiana è la consapevolezza di non crederci mai soli, ma sempre nelle mani di Dio, custoditi dalla sua misericordia. È prezioso accendere la Speranza che è Gesù nei ragazzi, perché siano «attrezzati» ad annunciare e invitare tutti alla festa missionaria, per pregare il messaggio di Gesù, giocare con amicizia e sostenere con generosità i missionari lontani. È entusiasmante «accendere la Speranza» negli altri perché anche in noi possa brillare la luce della Lieta Notizia, che illumina ogni fratello e sorella!
(don Valerio Bersano, Segretario Nazionale Missio Ragazzi).

Missio Ragazzi (Pontifica Opera dell’Infanzia Missionaria) realizza proposte di animazione missionaria, rivolte ai ragazzi, per alcuni tempi liturgici scaricabili, gratuitamente, dal sito: www.missioitalia.it alla sezione: Conoscere Animazione / Ragazzi.
Preghiera
Gesù, sei tu la mia Speranza. L’Amico che mi aiuta a cercare gioia nei momenti tristi, a trovare coraggio quando ho paura; a chiedere scusa quando sbaglio, ad abbracciare chi si scusa con me; ad accogliere chi si sente solo, a consolare chi piange. La tua amicizia è una forza!

Tanti non lo sanno ancora, perciò vorrei farti conoscere a chi mi sta vicino, così che anche loro possano incontrare te, Speranza della vita. Desidero impegnarmi a portare la luce del tuo amore dove il buio sembra vincere e così «accendere la Speranza» lì dove vivo. Segretariato Missio Ragazzi
Sussidi liturgici e pastorali M.
Rosaria Attanasio
MANDATO AI CATECHISTI
ANNUNCIAMO L’AMORE DI GESÙ
Il «Mandato», da celebrare durante l’Eucaristia domenicale, prevede la consegna, a ogni catechista, della Lettera enciclica di papa Francesco Dilexit nos, cui si ispira questa celebrazione, che intende orientare a prendere nuova consapevolezza dell’amore di Gesù verso di noi, per accoglierlo e testimoniarlo; e del portachiavi sul Giubileo della speranza (paolinestore.it). È bene che il «Mandato» sia conferito dal Vescovo, per evidenziare la ministerialità del servizio catechistico (Incontriamo Gesù, 78).
Canti: Aa.vv., L A ME SSE È MO LTA, Paoline.
Sigle: G. = guida-catechista; C. = celebrante; Cc. = catechisti.
Canto: gES ù è LA SO R g EN TE (Giosy Cento)
Dopo il saluto del celebrante
G. Carissimi catechisti e catechiste, ragazzi e giovani, comunità tutta, in questa Eucaristia di inizio dell’anno catechistico siamo qui, radunati dal Signore, per accogliere la sua chiamata, sintonizzarci con il Cuore di Gesù scoprendo il suo amore immenso per ognuno di noi e, così, annunciare «come missionari innamorati la bontà e la bellezza dell’Amato» (cfr. n. 209). Papa Francesco nell’Enciclica Dilexit nos ci invita: «Andiamo al Cuore di Cristo, il centro del suo essere, che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano. Lì, in quel Cuore, riconosciamo noi stessi e impariamo ad amare. Questo Cuore Sacro è il principio unificatore della realtà, perché “Cristo è il cuore del mondo; la sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a lui è storia di salvezza”» (cfr. nn. 30-31).
Ci predisponiamo a riprendere i percorsi di catechesi, lasciandoci immergere da Gesù nel suo Cuore, perché accogliendo «i tesori della sua luce e del suo amore» diventiamo operatori di pace, giustizia e solidarietà, recuperando ciò che è più importante e necessario per noi e gli altri: il cuore (cfr. n. 31).

Disponibile online Da settembre
Sussidi liturgici e pastorali

Matteo Zorzanello
FESTA DI ACCOGLIENZA
CELEbRAZIONE 1
All’inizio di questo nuovo anno catechistico, ci incontriamo con gioia ed entusiasmo, e ringraziamo il Signore per il dono della nostra vita e di quella delle
Predisporre: il cartellone con il disegno ingrandito al centro della sala o della cappella dove si vive la preghiera; Cero pasquale oppure una grande candela; lumini, penne, matite colorate e sagome di mani (in cartoncino), sufficienti per tutti.
nostre amiche e dei nostri amici! Chiediamo a Gesù che ci aiuti ad aprire le nostre mani nel segno dell’accoglienza e del dono, per diventare sempre più strumenti di amore e di speranza.
Canto: SENTO LA GIOIA (G. e G. Tittarelli - M. Picotti - M. Danieli, È la musica di festa, Paoline), cerca su YouTube (Guarda, impara e danza!). • Durante il canto si accende il Cero.
Introduzione
Il Giubileo, che stiamo vivendo, ci invita a essere «pellegrini di speranza», per esprimere amore e donare speranza anche attraverso i nostri gesti di fraternità e di solidarietà. È un tempo ricco di momenti forti, di occasioni di grazia in cui riscopriamo il nostro essere Chiesa, comunità dei credenti in Gesù; ci orienta a camminare nella luce della speranza. Spesso cerchiamo la speranza nelle cose che possediamo, nelle abitudini… Invece la vita stessa è speranza: basta una piccola crepa nel cemento perché un ciuffo d’erba inizi a spuntare; basta la pioggia perché il deserto fiorisca velocemente; basta la piccola luce di una candela perché il buio non faccia più paura; bastano due
Illustratrice:
Clara Esposito
mani che si stringono perché si passi dalla guerra alla pace…: dove c’è amore, infatti, c’è speranza! Basta la guida di Dio per sentirsi illuminati e sereni. Preghiamo il Signore, il Buon pastore, perché ci conduca nelle sue vie.
Salmo 23 (22)
Rit. in canto: primo stico del salmo.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.
ACCOgLIAmO LA PAROLA DI gESù
A LLELUIA
Dal Vangelo secondo Matteo


Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli (5,13-16).
Meditazione
LUCI DI SPERANZA
Sembra che oggi la speranza non sia di moda. Si sente parlare di paura, di preoccupazioni, di confini e dazi, di guerre e armamenti. Dei più giovani, inoltre, in genere si parla in maniera negativa. Certamente ci sono molti motivi di preoccupazione! Spesso, però, è più comodo e facile vedere ciò che non va, e più difficile notare le realtà belle. Se guardiamo bene attorno a noi, ci accorgiamo di tanti segni di speranza, di tante piccole luci che si accendono: il sorriso di un amico; la disponibilità di persone che si scambiano i saluti e si aiutano; le esperienze di volontariato; la bellezza di giocare assieme e di sostenersi. Tante luci di speranza splendono attorno a noi e nel mondo… Proviamo a guardare più in profondità per accorgerci di esse ed essere motivati al bene.
Disponibile online
Da settembre

DOSSIER



… N A d i A Accetti
A tu per tu con…

… Allo specchio. Nella ricerca da parte dei ragazzi dell’immagine di sé, che piaccia e sia accolta, si annidano i pericoli dei disturbi del comportamento alimentare. Sentimenti di inadeguatezza verso il proprio corpo sono correlati anche all’utilizzo dei social che presentano corpi virtuali idealizzati. Amare il proprio corpo permette di apprezzare le proprie qualità interiori e di accettare le diversità nel gruppo dei pari (Io - Tu - Noi). «Lo specchio» è simbolo del guardarsi dentro che, spesso, fa male, ma aiuta a capire. Tre canzoni sollecitano ad accendere domande e aprire il cuore. Lo specchio è acceso. Il cuore è pronto… (Musica e fede). Nel film l’illustrazione animata di ciò che succede nel cuore di un adolescente appare come un campo di battaglia di opposte emozioni e opposti valori. Guardarsi dentro aiuta a costruire la propria identità, che sarà completa perché sarà complessa (Ciak si gira). Per «strappare» i ragazzi al ritiro sociale, i laboratori sul digitale conducono alla ricerca della propria identità e a narrare, mediante schermi digitali, scorci di essa (Infosfera e Vangelo). A guardare bene, nei diversi specchi, c’è un’immagine davanti alla quale possiamo dire: «Questo sono io». È lo specchio della parola di Dio, che rivela la propria verità e grandezza (Bibbia nella vita). È quanto emerge dalla tragica vicenda di Nadia che esce da rabbia e depressione, incontrando chi la riconosce come persona nella sua bellezza; ora si dedica alla prevenzione dell’anoressia e bulimia (A tu per tu con…); e di Nicola che, ammalato di SLA, si sente strumento nelle mani di Dio, una benedizione (Testimone). «Tu cosa vedi nella tua immagine riflessa? Verificati con il Test. Nella Celebrazione lasciati penetrare nell’intimo dallo sguardo d’amore di Gesù».
In ascolto dei ragazzi di oggi (12-16 anni), attenti al loro disagio esistenziale e alle loro paure, si cerca di orientarli, alla luce del Vangelo, a scoprire la propria identità in relazione all’Altro-Dio e agli altri, per una formazione integrale così da vivere con gioia, nella libertà e responsabilità. L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, in ritiri, campiscuola e a scuola.
TEMA: #chisonoio?...
1. ... A llo specchio 2. ... i n famiglia 3. ... c on i miei amici 4. ... i n classe 5. ... c on chi amo 6. ... i n questa società 7. ... n el creato 8. ... c on l’Altro
NADIA ACCETTI
A tu per tu con…
Rosario Carello
NNadia Accetti è la fondatrice di DonnaDonna Onlus, impegnata a prevenire e superare patologie come anoressia e bulimia.
L’esperienza più tragica arriva a 16 anni.
R. Un ragazzo che conoscevo mi ha stuprato. Ho percepito l’anima che si staccava dal corpo, mi sono sentita vuota.
L’anoressia è iniziata lì?
R. Tornai a casa. Ero in piena adolescenza, ho iniziato a mangiare meno. In poco tempo ho perso 20 chili. Dopo otto mesi sono stata bocciata a scuola; ricordo che entrai in un supermercato e iniziai a comprare cibo spazzatura, a divorarlo e caddi nella bulimia.
Dall’anoressia alla bulimia?
R. È così per quasi tutte noi. Sono due facce della stessa medaglia. La malattia dipende dal rapporto con il cibo, è la perdita del controllo.
Quando ti sei resa conto che ti stava distruggendo?
R. Oltre dieci anni dopo, ma mi ero già accorta di stare male: anoressia e bulimia sono dipendenze, sintomi di depressione, cancro dell’anima. Hai l’illusione di controllare tutto, ma da sola non ce la fai. Fra gli adolescenti è questa la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali.
Come ne sei uscita?
R. Dopo lo stupro mi ero allontanata da Dio, ero molto arrabbiata, ma una sera guardai in alto – lo ricordo come se fosse ieri – e urlai: Signore, perché mi hai abbandonata? Ero in mac-

china a piangere e ho sentito nel cuore: Farfa, il nome dell’abbazia vicino Rieti. Sono corsa a casa; non c’erano i telefonini; ho cercato su internet e il giorno dopo ho chiamato. Ho avuto un’accoglienza meravigliosa: vestire gli ignudi, davvero. Mi hanno chiamata per nome, mi hanno fatto sentire una persona, potevo essere una ladra e un monaco mi ha ascoltata. Ho chiesto di fare un ritiro spirituale, ho provato tutto, pensavo: che ho da perdere?
E poi?
R. L’abate mi ha autorizzata – avrei dovuto dormire dalle clarisse di Fara in Sabina, che per diversi motivi non ho raggiunto – e sono stata 33 giorni nella foresteria maschile, sembravo Marcellino pane e vino. Lì la catena dei disturbi alimentari si è spezzata. Questo non vuole dire: alzati e cammina, perché il percorso di rinascita è stato lungo, doloroso, segnato da tante cadute. In quei giorni di preghiera, però, sono uscita dalla palude, ho ritrovato la fede, mi sono confessata per un mese, perché le chiacchierate erano lunghe e ricordo: io in ginocchio a piangere con padre Agostino, un monaco anziano, che è passato all’altra vita; ora prego sempre per lui.
Se ti guardi allo specchio, cosa vedi?
R. Ho studiato cinema, teatro, sono un’artista, mi amo e mi accetto, ma i difetti li vedo sempre: questo è positivo; è quando non li vediamo che diventa difficile (Info: www.donnadonnaonlus.org).
OLTRE IL RIFLESSO: RICONOSCERSI, ACCOGLIERSI, RINASCERE
Infosfera e Vangelo
Marco Sanavio m.sanavio@iusve.it
Uno studio promosso dal CNR e pubblicato nel 2025 sulla rivista scientifica Nature afferma che il 10% degli adolescenti italiani si trova in condizioni di estremo ritiro sociale, paragonabile per certi versi a quelle degli hikikomori, termine giapponese che significa stare in disparte o ritirarsi dal mondo.
Un fenomeno che, in Giappone, riguarda circa 1,5 milioni di persone (sondaggio nazionale del novembre 2022) di cui buona parte ha cronicizzato il disturbo e continua a vivere in isolamento anche dopo i 40 anni.
La recente indagine italiana, già citata, reputa questo comportamento un disagio adattivo sociale che può avere cause caratteriali, familiari, scolastiche o sociali, spesso combinate fra loro. Anche la dipendenza da schermi digitali è indicata, spesso, come una delle cause di questo fenomeno ma, in realtà, ne è una conseguenza.
Per contrastare e prevenire questo disagio un numero molto limitato di scuole e parrocchie ha attivato risorse, soprattutto orienta-
te all’ascolto (come: Caritas di Roma, Comune di Lissone, Comune di Grottammare, Regione Piemonte: Oratori di Settimo Torinese). Si tratta di supporti embrionali in un ambito ancora troppo poco esplorato. Una delle prime azioni che formatori ed educatori parrocchiali possono mettere in atto, in supporto a ragazzi e famiglie, è fornire corrette informazioni, partendo da articoli scientifici che prendono in considerazione questa forma di ritiro sociale, o consultando il sito hikikomoriitalia.it e, inoltre, chiedendo la consulenza a psicologi e psicoterapeuti locali.

LABORATORI
1. LO SPECCHIO INTERIORE
Obiettivo. Riflettere sull’immagine di sé alla ricerca della propria identità attraverso il linguaggio simbolico.
Svolgimento. Per realizzare questo laboratorio è necessario che ciascun partecipante porti con sé un piccolo specchio, mentre l’animatore fornisce penne, fogli e post-it. Attenzione: l’attività può rischiare la banalizzazione o suscitare ilarità, pertanto è necessario creare un clima impegnato e adatto alla serietà della proposta.
Si invitano i ragazzi a osservare il proprio volto allo specchio e a descrivere ciò che vedono di sé su un foglio bianco. Dovranno attaccare, poi, sullo specchio due post-it con le rispo-
ste alle domande: «Cosa non riesco a vedere di me?»; «Cosa vedrebbero gli altri che mi vogliono bene?».
Nel confronto finale ciascuno esporrà ciò che ha visto e ciò che non riesce a vedere in relazione al suo volto e accoglie anche ciò che di positivo (è opportuno fermarsi solo agli aspetti positivi) vedono gli altri.
Si proporrà un confronto, poi, per comprendere che cosa ciascuno pensa dei coetanei che, come gli hikikomori, cercano di nascondere il proprio volto a tutti e di non incrociare quello altrui.

2. STORYTELLING DEL VOLTO


Obiettivo. Narrare mediante schermi digitali scorci della propria identità.
Svolgimento. Ciascun ragazzo è invitato a scattare a casa propria, con mezzi messi a disposizione dalla famiglia, alcune foto del proprio volto – il numero può essere limitato dal conduttore del laboratorio – rispondenti a questi due temi: «Come mi mostro»; «Cosa nascondo di me».

Se si tratta di preadolescenti in grado di utilizzare l’intelligenza artificiale si può chiedere loro che realizzino anche elaborazioni, con l’aiuto degli algoritmi, di come vorrebbero mostrarsi agli altri.
Nell’incontro assembleare si visioneranno tutte le immagini inviate dai ragazzi su monitor o tramite videoproiezione.
Lo scopo è quello di consentire a ciascuno di raccontarsi sia rispetto alle caratteristiche che desidera mettere in evidenza sia rispetto a quelle che vorrebbe nascondere.

Al termine si aprirà un confronto per comprendere come i nostri ragazzi considerano quanti si ritirano socialmente e nascondono il proprio volto a tutti: «Cosa ne pensano? Conoscono persone simili? Quali strategie potrebbero aiutare i ragazzi e gli adulti a non isolarsi?».
Brano guida: «Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto”. Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» (Sal 27,8-9).
TRA IMMAGINE E IDENTITÀ
Test
Maria Teresa Panico mt.pan@iol.it
C’è chi, guardandosi allo specchio, vede chiaramente chi è o chi vuole essere; chi, al contrario, vede un’immagine che cambia rapidamente, che si modifica in base alle scelte, ai comportamenti, agli obiettivi. Cosa racconta di te la tua immagine riflessa?
Sai essere sincero?
a. No, la verità non piace a nessuno.
b. Sì, quando è necessario.
c. Sempre, anche se è difficile.
Ti immagini:
a. esploratore avventuroso.
b. professionista affermato.
c. influencer famoso.
Un ramo:
a. spezzato.
b. secco.
c. fiorito.
da 9 a 14 punti:
9 8 7 4 5 6 3 2 1
Tagliare:
a. una torta.
b. la corda.
c. il traguardo.
L’alba è:
a. un nuovo inizio.
b. un’esplosione di colori.
c. la luce che vince il buio!
Preferisci:
a. l’allegria.
b. la confusione.
c. la solitudine.
OLTRE L’APPARENZA
I modelli a cui ti ispiri e con cui ti confronti sono quelli proposti dai media. Guardandoti allo specchio non riesci a scorgere quello che sei, ma quello che gli altri vogliono che tu sia. È il motivo per il quale non vedi la tua bellezza e la tua unicità e insegui un’immagine apparente che non riflette la tua vera luce e deforma la tua personalità.
da 15 a 21 punti:
ROMPERE IL GUSCIO
Un punto:
a. cardinale.
b. fisso.
c. è praticamente invisibile.
Abbracciare:
a. solo chi vuoi bene.
b. forte!
c. per dare conforto.
Ti guardi allo specchio e...
a. ti vedi perfetto.
b. fai le linguacce.
c. metti in ordine capelli e vestiti.
Ti stai costruendo un guscio, per mostrare un’immagine conveniente e gradita di te, che piaccia a tutti e non ti metta in difficoltà. Non dimenticare, però, che solo accettando ciò che sei veramente, avendo stima di te stesso anche considerando i tuoi limiti e difetti, potrai vivere pienamente l’incontro con gli altri e il confronto con il tuo «io».
da 22 a 27 punti:
ALLA SCOPERTA DI SÉ
Sapere chi sei ed esserne contento, scoprire ogni giorno la bellezza che porti in te vuol dire essere consapevole della tua unicità. Imparare ad accettarti, a vederti per ciò che sei, rappresenta un percorso non immediato e non sempre facile che ti permette di capire come mettere in gioco te stesso e la tua vita, accettando le sfide del quotidiano.
Celebrazione
Francesca Langella fransua80@libero.it
Si prepara l’angolo della preghiera: Bibbia aperta, icona di Gesù, lampada accesa. Ci si dispone in cerchio. Al centro si pone uno scrigno chiuso con uno specchio all’interno.
Canto: SEGUI SOLO ME (Paolo Auricchio, in: Aa.vv., Mi ami tu?, Paoline)
Preghiera. Signore, mi guardo allo specchio e vedo la mia immagine riflessa: non è soltanto il mio corpo che si riflette, ma anche il mio spirito. Fa’ che mi possa vedere come tu mi vedi, per riconoscere la mia bellezza e la mia dignità, anche nelle mie debolezze e nei miei limiti. Insegnami a non giudicare gli altri, fermandomi all’apparenza esteriore, ma a saper guardare al cuore e alla vera essenza di ogni persona. Amen.
Catechista. Il racconto dal Vangelo secondo Marco ci presenta un tale che va da Gesù per chiedergli: «Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?», cioè per essere veramente felice. Lui, fin da piccolo, ha osservato i comandamenti e Gesù fissa lo sguardo su di lui con amore, poi gli dice che gli manca una cosa sola: «Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Gesù gli offre la chiave della felicità, che non consiste nel possedere i beni materiali, ma nella libertà del cuore e nell’amore, per poter seguire Gesù.
Gesù guarda con amore: accoglie, non giudica. Quando Gesù pone lo sguardo sul giovane ricco (cfr. Mt 19,20-22), lo vede nella sua verità, con le sue debolezze e potenzialità, e lo chiama così com’è. Noi siamo convinti che la nostra identità sia determinata dalle nostre azioni e scelte; Gesù, invece, mostra che ci qualifica il progetto che Dio ha su di noi, esplicitato nel modo in cui egli ci guarda e ci ama. Gesù, fissando lo sguardo sul giovane, lo vede come

Heinrich Hofmann, Gesù e il giovane ricco, 1889 Riverside Church, New York
figlio amato nella sua bellezza e dignità. L’amore di Dio è incondizionato e gratuito e la nostra risposta non può che essere amore.
IN ASCOLTO DELLA PAROLA: MC 10,17-31
1 Ragazza. Quando sono triste, Signore, il tuo sguardo mi ridoni il sorriso.
2 Ragazzo. Quando sono attaccato alle cose materiali, il tuo sguardo apra le mie mani al dono.
3 Ragazzo. Quando non mi accetto per quello che sono, il tuo sguardo mi faccia scoprire la tua bellezza presente in me.
Gesto. Ogni ragazza/o si avvicina allo scrigno, lo apre e guarda nello specchio la sua immagine riflessa, poi prega: «Grazie, Gesù, perché tu mi guardi con amore».

Preghiera. Signore, aiutami a riconoscere che la mia vera identità non dipende dai beni materiali, ma si costruisce nella relazione con te. Donami la tua generosità perché condivida i doni che mi hai dato con gli altri, gratuitamente, senza aspettative di ricompensa. Illuminami perché comprenda che la vera libertà consiste nel distaccarmi dalle ricchezze del mondo per seguire te. Amen.
Canto: TU SEI (A. Beltrami - F. Buttazzo, Ivi)