Pantheon 71 - Dove, se non qui?

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La storia dell’istituto scolastico “De Vedruna”

CULTURA

BORGO TRENTO, ECCO COME È NATO IL QUARTIERE Le suore Carmelitane della Carità con la loro scuola religiosa diedero l’impulso per la nascita di Borgo Trento con tanto di sede educativa e cappella per le celebrazioni eucaristiche. Il 22 maggio hanno voluto salutare la comunità e tutti i loro alunni con una festa di addio. A luglio lasceranno definitivamente Verona. Con loro, la città perde un pezzo della propria storia che ha dato forma a uno dei suoi quartieri più caratteristici.

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n fiocchetto colorato e un nome accanto a un anno, scritto all’interno. Si riconoscevano così gli ex alunni dell’istituto scolastico “De Vedruna” di Borgo Trento, il secondo ad essere sorto in Italia. Ma ormai uno dei tanti ad essere chiuso. Così il 22 maggio si è svolta la festa di addio nella sede storica, quella di via Calatafimi, tra giovani e anziani, tra chi ha visto crescere la scuola e chi ne ha ereditato l’insegnamento. Non senza un nostalgico ricordo o un pensiero speciale per quelle suore di Santa Joaquina de Mas y de Vedruna che hanno accompagnato con amore le prime fasi di maturazione dei piccoli alunni. Alberta Avesani, allieva della prima classe materna aperta il 17 maggio 1948 in via Risorgimento, ricorda con piacere quegli anni: «Ho sempre respirato aria di casa e vissuto in una dimensione di familiarità. Le amicizie che sono nate qui sono durate tutte. Credo sia una perdita per il quartiere perché l’istituto rappresentava uno spazio verde, di accoglienza, di crescita umana e spirituale». Sorta in una zona della città detta Campagnola, la scuola fatta costruire dalle suore Carmelitane della Carità era all’epoca l’unica insieme ad una manciata di palazzi. L’altra scuola più vicina si trovava in via Mameli. Man-

cava ancora la parrocchia di San Pietro, che sarebbe sorta più avanti, e per questo motivo la chiesa di riferimento della gente del quartiere era sempre stata San Giorgio in Braida. Poi arrivarono le suore che, insieme all’istituto, fecero costruire anche una cappella per le celebrazioni liturgiche e la commemorazione della loro santa (che cade proprio il 22 maggio). Da quel momento la comunità iniziò a frequentare quel luogo che divenne un punto di riferimento, come spiega la Madre Superiore suor Giuseppa Corradino: «Prima l’intero complesso era il cuore pulsante del quartiere, poi quando quest’ultimo ha iniziato a crescere sempre di più siamo rimasti

solo centro di educazione». Con rammarico, suor Pina spiega che le motivazioni di questa scelta sono «frutto di un discernimento: mancano forze nuove, ci sono poche nascite e la crisi economica ha fatto il resto. Ovviamente dispiace – continua – perché è da trent’anni che siamo qui». I ricordi tornano a galla, come un’immagine che riaffiora in superficie: «Ho vissuto dei bellissimi momenti – spiega suor Pina -. Da parte delle famiglie ho sempre trovato massima collaborazione». Una delle prime è stata proprio quella di Alberta Avesani il cui padre, avvocato e amministratore del palazzo in via Risorgimento, propose alle suore di prendere in affitto provvi-


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