Pantheon 122 - giugno 2021

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PREZZO ¤3,50 COPIA GRATUITA

EDIZIONE GIUGNO 2021

ANNO 13 - NUMERO 5

NUMERO CENTOVENTIDUE

ALL’INTERNO

SPECIALE Tecnologia e innovazione

Cristina Pozzi e Andrea Dusi

Il futuro è con Treccani ROBERTA BRICOLO TUTTO PARTE DALLA VIGNA

LUCA CASERTA IL REGISTA DAI CENTO PREMI

IVANA SPAGNA L'ARTISTA SI RACCONTA


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∙ PANTHEON ∙

Ristoranti, pizzerie e bar nuovamente popolati di clienti, località turistiche, in particolare nei fine settimana, animate da flussi di cui si erano perse le tracce; sono tornati pure i primi eventi nei teatri, nei musei, i primi spettacoli e concerti all’aperto, nei parchi, con la presenza di pubblico in platea. A tal proposito, l’Arena di Verona, con la deroga ricevuta per i 6 mila posti a sedere per i concerti di giugno, rappresenta non solo un unicum a livello nazionale, ma anche un motivo di orgoglio di cui andare fieri. Una voglia di normalità, dicevamo, che va sempre e comunque commisurata e confrontata con i numeri dell’emergenza Covid-19, quest’ultima non ancora terminata, ma in forte picchiata da un mese a questa parte. A proposito di numeri, una recente indagine* di Confcommercio certifica la sensazione che noi tutti abbiamo: gli italiani che hanno già in programma, o stanno valutando, una vacanza nei mesi estivi sono il 54,5% (+9,8% rispetto al 2020). I più sono propensi a viaggiare sono coloro che hanno ricevuto o stanno per ricevere almeno la prima dose di vaccino: questo significa che la vaccinazione sta facendo bene al nostro corpo e anche alla nostra mente. La destinazione prescelta è l’Italia in quasi il 90% dei casi (89,6%) e il suo mare (72,7%), seguito dalla montagna (8,4%), dalle località d’arte (5,2%) e dai laghi (2,6%). L’albergo – sempre secondo Confcommercio - sarà di gran lunga l’alloggio preferito (28,1%), seguito da casa di parenti e amici (17,8%), dai bed & breakfast (16,7%) e dalla casa di proprietà (12,8%).

Segnali di ottimismo. Era ora. Non vanno però dimenticati i mesi più duri e difficili, quelli che anche dopo la scorsa estate, che ci aveva consegnato una tregua, si sono presentati alla soglia dell’autunno per farci ripiombare nello sconforto. Ora abbiamo l’occasione di ripartire, con le giuste accortezze. La campagna vaccinale dovrebbe fare il suo corso ed evitarci un déjà-vu ad ottobre. Nel frattempo anche noi di Verona Network certificheremo la voglia di non mollare, la resilienza, la forza di volontà di molte persone, rappresentanti di imprese e associazioni, che proprio nel momento in cui era facile capitolare, si sono dimostrate più forti di quello che magari loro stesse potessero immaginare. Lo faremo a Bosco Chiesanuova, al Teatro Vittoria, giovedì 15 luglio, a partire dalle ore 19.30, serata in cui si terrà la cerimonia di consegna del Premio Verona Network, giunto alla sua undicesima edizione. Una manifestazione che assegnerà otto riconoscimenti (Associazione, Enti pubblici e Istituzioni, Comunicazione, Economia, Impresa, Professionisti, Lavoro e Formazione, Green e Sostenibilità), tra i quali verrà scelto il premio assoluto, andato lo scorso anno alla dottoressa Evelina Tacconelli per l’impegno profuso contro il Coronavirus. Guardiamo avanti con fiducia. Abbiamo centinaia di motivi per farlo.

Nessuno può tornare indietro e ricominciare da capo, ma chiunque può andare avanti e decidere il finale KARL BARTH

*L’indagine è stata effettuata dall’Istituto ACS Marketing Solutions dal 18 al 21 maggio intervistando con il sistema C.A.T.I. (interviste telefoniche) un campione di 3.001 italiani maggiorenni rappresentativo di oltre 50,2 milioni di connazionali maggiorenni.

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giugno 2021

S

i riparte. Ognuno di noi, nelle ultime settimane - già a partire dallo scorso 26 aprile quando ci furono i primi ritorni in zona gialla - ha notato l’incontenibile voglia delle persone di tornare alla cosiddetta normalità. Dopo quasi un anno e mezzo di restrizioni, di limitazioni degli spostamenti e, soprattutto, delle relazioni in presenza, sentiamo tutti la necessità di riappropriarci dei nostri spazi e delle nostre abitudini.

Editoriale

di Matteo Scolari



Indice

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 27/05/2021

L'ospitalità che fa bene al cuore 8

Spettacoli&Eventi

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In copertina

3 Ivana Spagna

CRISTINA POZZI E ANDREA DUSI

Se non fosse stato per una falìa... 22 12 Primo piano L'ESTATE DELLA NUOVA NORMALITÀ

Il parco di Villa Buri SI ANIMA DELLE VOCI DEI RAGAZZI

LA MUSICA CHE RISUONA DAL CUORE

4 Gianni Drudi e Los Locos NASCE "EL CHIRINGUITO"

28 16 Roberta Bricolo TUTTO PARTE DALLA VIGNA

In riferimento all'articolo "Nuova luce all'Ipogeo: un percorso esperienziale per il visitatore" a pagina 50 di Pantheon 121 si riportano le seguenti precisazioni: nel primo paragrafo, ultime cinque righe "Ce ne ha spiegato i dettagli Cinzia Todeschini che, con la collega Lorella Marconi, dello studio Lucearchitettura, ha progettato l’impianto, realizzato da artigiani della Valpantena."; ultimo paragrafo, dalla quinta riga, "La scena successiva corre intorno alla cella con la Catechesi, una delle più complicate da illuminare."

Redazione e Collaboratori

DIRETTORE RESPONSABILE: MATTEO SCOLARI - CURATORE EDITORIALE: SAMANTHA DE BORTOLI REDAZIONE: MATTEO SCOLARI, GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO: SARA AVESANI, MARTA BICEGO, VALENTINA CERIANI, ALICE MARTINI, ANNALISA MAZZOLARI, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, GIOVANNA TONDINI, MARCO ZANONI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE: DAVIDE PERETTI, SAMANTHA DE BORTOLI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE SPETTACOLI&EVENTI: DAVIDE PERETTI, SAMANTHA DE BORTOLI SPECIALE TECNOLOGIA E INNOVAZIONE A CURA DI: CAMILLA FACCINI SOCIETÀ EDITRICE: INFOVAL S.R.L. - MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK E TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE

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∙ PANTHEON ∙

Cos'è succe 1

GELO E GRANDINE A VERONA, ZAIA CHIEDE LO STATO DI CRISI

Dopo le forti grandinate del 30 aprile, in particolare nel comune di Sommacampagna, il Presidente della Regione del Veneto ha chiesto la predisposizione di un decreto per la dichiarazione dello stato di crisi.

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RAFFAELE BOSCAINI È IL NUOVO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA VERONA

Il consiglio generale di Confindustria Verona ha nominato Raffaele Boscaini per la presidenza dell'associazione. Il 25 maggio si è svolta la presentazione del programma e della squadra.

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2 DOPO SEI ANNI RIAPRONO GLI SCAVI SCALIGERI La Giunta comunale ha deliberato il 4 maggio l'accordo con Fondazione Cariverona, proprietaria di Palazzo del Capitanio, e la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio, per la riapertura del sito.

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IL PATRIMONIO STORICO E CULTURALE DEL CARNEVALE DIGITALIZZATO

Il Carnevale veronese digitalizzarà il suo immenso patrimonio storico e culturale, costituendo così il primo grande archivio virtuale del Bacanal e dei 28 Comitati cittadini.


∙ PANTHEON ∙

esso a maggio 5

DANTE A VERONA: LA MAPPA DEI LUOGHI IN CITTÀ E PROVINCIA

Il 12 maggio è stata presentata la mostra diffusa dedicata a celebrare il Sommo Poeta e accompagnata da una mappa d’autore che guida il visitatore, orientato da segnaletiche e app.

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VACCINATO ANCHE IL SINDACO DI VERONA FEDERICO SBOARINA

Il sindaco di Verona Federico Sboarina si è vaccinato il 19 maggio in Fiera. Come lui anche il vicesindaco Luca Zanotto si è sottoposto alla prima dose di vaccinazione.

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COVID-19, OK AI TEST SALIVARI Il ministero della Salute ha approvato il 15 maggio l’uso dei test salivari per rintracciare infezioni da Coivid-19. Il test deve essere utilizzato entro cinque giorni dall'inizio dei sintomi.

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ELIA VIVIANI SARÀ IL PORTABANDIERA ALLE OLIMPIADI DI TOKYO

Il 20 maggio è stato annunciato che il ciclista veronese Elia Viviani, insieme alla tiratrice a volo Jessica Rossi, porterà la bandiera italiana alle Olimpiadi di Tokyo.

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GARDALAND RIAPRE I CANCELLI CON LA NOVITÀ LEGOLAND®

Dal 15 giugno prende il via la stagione 2021 di Gardaland con il nuovo parco acquatico a tema Lego. Già dal 29 maggio saranno aperti Gardaland SEA LIFE Aquarium e Gardaland Adventure Hotel.

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GIRO D’ITALIA, GIACOMO NIZZOLO VINCE LA 13ESIMA TAPPA

Il 21 maggio è terminata la 13esima Tappa del Giro d'Italia, partita da Ravenna e arrivata verso le 17.30 a Verona: a vincere è stato Giacomo Nizzolo.


∙ IN COPERTINA ∙

Esploratori d’orizzonti

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he la tecnologia sia parte integrante e naturale, specie per le nuove generazioni, della quotidianità è oramai un assioma. Abbiamo assistito, nell’ultimo ventennio, a una doppia spinta in ambito di innovazione: “verso l’interno”, nel senso che i prodotti tecnologici sono diventati uno strumento comune ed essenzialmente indispensabile per lo svolgimento della nostra vita, un’estensione di noi stessi; ma anche “verso l’esterno”, poiché la possibilità di connettersi, di collegarsi a distanza è divenuta, oltre che una consuetudine, una soluzione. Nell’ultimo anno abbiamo appurato quanto il mondo digitale abbia acquistato sempre più spazio e spessore, quando un imprevisto complesso come la pandemia ci ha fatto correre ai ripari proprio fra le vie tracciate dai settori tech e innovation. Pertanto, se dovessimo descrivere i capisaldi

di Samantha De Bortoli della società contemporanea e i propulsori della sua evoluzione, sicuramente ci verrebbe in mente il binomio tecnologia e innovazione: entrambi i fronti fanno parte di una sfera d’azione determinante nel nostro presente e descrittiva del nostro futuro. Lo sanno bene Cristina Pozzi e Andrea Dusi, milanese lei e veronese lui, che nel 2017 hanno fondato nella città scaligera Impactscool, impresa che si occupa di ricerca, consulenza e formazione dedicata al Futures Critical Thinking e che, in questi anni, ha preparato migliaia studenti e professionisti ad affrontare gli scenari futuri in modo consapevole. Per farlo in modo ancor più avanzato proprio quest’anno, grazie all’unione di Impact con il gigante della cultura italiana Treccani Scuola, è nato il polo Treccani Futura. Cristina, Andrea: tema centrale di questa intervista è il futuro, che abbiamo detto essere legato al sodalizio tecnologia-innovazione. Ma prima di focalizzarci su

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questo, facciamo qualche passo indietro e parliamo della vostra storia professionale: un percorso che parte da lontano e che, sin dall’inizio, è stato in un certo senso “visionario”. Qual è il vostro background e cosa c’è stato prima di Impactscool? (Andrea) Innanzitutto vogliamo ringraziarvi per averci contattati, siamo molto contenti di questa opportunità. Per rispondere alla sua domanda: non so se sia stata una visione, perché vent’anni fa non avremmo mai pensato di arrivare a questo traguardo, oggi. Quello che posso dire è che è stato sicuramente un viaggio molto curioso, e forse anche coraggioso, per le scelte fatte: sia io sia Cristina lavoravamo come consulenti direzionali e dopo qualche anno abbiamo deciso di fondare insieme la società Wish Days, che operava nel mondo del turismo e dei servizi prepagati. È stato un impegno durato dieci anni e che, sin da subito, ha voluto contraddistinguersi per due valori che riteniamo fondamentali: il primo è l’innovazione concreta, il


∙ IN COPERTINA ∙

nostro obiettivo era innovare il più possibile rispetto a quello che esisteva allora; il secondo è “l’innovazione nel percorso”, lavorativo e imprenditoriale. Ho sempre pensato che andare al lavoro sorridendo, divertendosi, pur mantenendo alti la qualità e l’impegno, sia davvero molto importante. Questa è la nostra filosofia. Nel 2016 abbiamo deciso di vendere la società a Smartbox: non è stata una scelta semplice, perché l’assetto aziendale era come quello di una famiglia, con cui abbiamo vissuto momenti straordinari. Siamo tuttora in ottimi rapporti con i colleghi di allora. Tuttavia, dopo quei dieci anni di Wish Days, sentivamo la forte l’esigenza di fare qualcosa di diverso, di dare un senso differente alla nostra vita, che non fosse solo la crescita economica o l’aumento del numero di linee di business eccetera. Una necessità interiore, intima. Per questo dico che la vendita è stata un atto di coraggio: quando si cede un’impresa, al di là della soddisfazione economica, si origina un punto interrogativo importante. Ma era quello che cercavamo. Così, nel 2016, ci siamo interrogati su quale fosse la modalità migliore per avere un impatto significativo all’interno del sistema Paese nel quale viviamo, arrivando a individuare due macrosfere: la prima, quella del cambiamento climatico; la seconda, quella dell’educazione, vista la complessità del presente e l’incertezza del domani, quando si volge lo sguardo al futuro. Nel 2017 arriva Impactscool: quali sono stati gli input che vi hanno fatto capire che un’impresa di

questo genere sarebbe stata un valido punto di riferimento nel panorama educativo? Quali erano gli obiettivi di allora? (Cristina) Siamo partiti soprattutto osservando. Quando si parla di impresa bisogna definire un’opportunità: nel nostro caso si trattava di una mancanza, qualcosa che andava risolto. Ci siamo accorti che il mondo correva veloce, si stavano verificando dei processi di cambiamento che in Italia, nel 2015, erano ancora poco noti, per lo meno sul piano divulgativo e scolastico. Un’ampia fascia della popolazione non conosceva queste novità in ambito tecnologico e digitale e, di conseguenza, non avevano nemmeno gli strumenti per partecipare in modo attivo, da protagonisti, ai cambiamenti. Volevamo fare in modo che tutti potessero essere preparati sugli scenari futuri, tecnologici e scientifici e sugli effetti che essi avrebbero avuto sulle nostre vite. È sempre stata questa la visione che ci ha spinti. Da subito siamo partiti con moltissime attività e, nel giro di poco tempo, si è creata una community composta da oltre settanta ambassador in tutto il Paese, abbiamo siglato un protocollo d’intesa con il Miur per promuovere le attività in Italia, finendo per essere coinvolti anche in programmi quali la task force del Ministero dell’Istruzione istituita per rispondere all’emergenza Covid-19. A marzo 2021 le potenzialità di Impact si sono ampliate ulteriormente con l’acquisizione da parte di Treccani Scuola, società del gruppo dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani: è nato

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GUARDA L'INTERVISTA COMPLETA


così l’hub tecnologico Treccani Futura, che vi vede impegnati come Consiglieri delegati, Andrea come Ceo e Cristina come Coo – Responsabile contenuti. In cosa consiste e quali sono gli orizzonti che vuole esplorare? (Andrea) Quando si parla di Treccani, si parla della cultura del nostro Paese. Quando ci hanno chiesto di fare un percorso assieme, per noi è stata una grande emozione: siamo orgogliosi di poter portare e insediare a Verona un pezzo dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani e del fatto che quest’ultimo veda proprio a Verona la possibilità di innovare e di innovarsi. Treccani Futura vuole essere quello che Treccani ha sempre rappresentato nell’ambito dei contenuti, ovverosia colei che fa contenuti certificati; ecco, noi vogliamo portare competenze certificate per tutte le fasce d’età. Il cuore pulsante dell’iniziativa resta a Verona, dove è situata la storica sede operativa, in via Pallone, 8. Sappiamo che dal 28 giugno prenderanno il via i corsi del Future Camp di Treccani Futura, rivolti ai giovani dai 14 ai 24 anni. Come si struttura il format e quali saranno i temi proposti? (Cristina) I Future Camp vogliono

essere una finestra sul mondo che verrà ma anche sul mondo di oggi. Hanno un taglio fortemente vòlto all’orientamento, oltre che all’educazione e alla formazione. I corsi si svolgeranno in forma digitale e sono studiati per essere un momento di confronto, di interazione e anche di socialità, fra ragazzi e ragazze da tutta Italia e anche dall’Europa. L’offerta è molto ricca, include percorsi per imparare a utilizzare meglio tutti gli strumenti del digitale, video, web, social network, audio, podcast. Sono, dunque, occasioni di approfondimento per diventare una sorta di piccoli eroi del mondo digitale con la giusta capacità critica, per coglierne i limiti e gli eventuali pericoli. Proponiamo corsi che presentano le cosiddette tecnologie esponenziali, come tutto il mondo dell’intelligenza artificiale, e poi la robotica, la stampa 3D, l’IoT, le biotecnologie, la blockchain, l’esplorazione spaziale. Ma parleremo anche di cambiamento climatico, di futuro, di sostenibilità; gli argomenti sono veramente tantissimi. È possibile iscriversi in maniera molto fluida ai nostri moduli, partecipando a una, due o tre settimane di Camp in base alle esigenze, alle date e ai

Cristina Pozzi, Consigliere delegato Treccani Futura - COO

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Andrea Dusi, Consigliere delegato Treccani Futura - CEO

propri interessi. Il tutto viene gestito in modo tale da potersi confrontare con gli esperti che operano da protagonisti nei vari ambiti. Chiudiamo l’intervista ricordando un appuntamento speciale: Andrea è stato designato, infatti, come voce ufficiale di Tedx Verona per l’evento online “Democrazie digitale” del 2 giugno. (Andrea) “Democrazia digitale” è un evento nazionale che coinvolge 24 Ted, in tutta Italia. Ciascuno ha nominato uno o due speaker a rappresentare questo momento: Francesco Magagnino, Desiree Zucchi e tutto il team di Tedx Verona mi hanno conferito questo grande onore/onere e per me rappresenta l’opportunità di trattare del diritto che ritengo sia il più importante per una società che vuole crescere e svilupparsi sana, coesa, unita, inclusiva e attenta al futuro, pur mantenendo uno sguardo al passato. Invitiamo tutti ad ascoltare l’intero evento. Gli ospiti sono tutti davvero interessanti, oltre al sottoscritto, che non lo è (ride, ndr).


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Tecnologia, risorse umane e formazione sono i grandi temi in questo post pandemia e l’accelerazione al digitale innescata dall’emergenza sanitaria ha reso assolutamente strategica la consulenza IT Consulting. Ecco perché Phoenix ha voluto costituire, all’interno della Divisione Management & IT Consulting, la Business Unit “IT Consulting & HR Recruiting” (IT&HR), orientata allo sviluppo IT e al supporto tecnologico delle aziende - in particolare per il settore bancario e assicurativo - e alla valorizzazione e formazione delle Risorse Umane. A guidarla l’Executive Director Luca Predomo, Senior Project Manager con certificazioni negli ambiti del Project Management, IT, European Funding Management. «La nostra è una consulenza pragmatica, che attua fattivamente le linee guida dei processi di Project Management nello sviluppo di piattaforme tecnologiche - spiega Predomo - e sup-

porto ICT. Lavoriamo sul cliente, integrando il sistema manageriale per facilitare i processi di transizione. L’ Advisor Phoenix diventa una risorsa integrata nell’azienda cliente, on premise e in smart. Il nostro intervento è completo e strutturato: operiamo in team, con skills specifiche e diversificate per rispondere olisticamente alle molteplici esigenze di un progetto. L’essere nativamente smart ha permesso a Phoenix di adeguarsi con rapidità alla fase di change in atto e ci ha consentito di supportare tempestivamente e in modo strutturato i clienti anche durante il lockdown». La Business Unit che dirige è operativa anche nel recruiting, nella formazione e nella valorizzazione delle risorse umane. Quali azioni avete messo in campo in questi mesi? «Per una società di consulenza le risorse umane sono fondamentali e l’obiettivo è “collocare la persoSeguici su:

in foto, Luca Predomo

na giusta al posto giusto”, internamente e sul cliente. Sono tanti i giovani entrati in questi mesi in Phoenix e occorreva renderli parte di un gruppo, nonostante la distanza fisica. Molte le azioni messe in atto: lo “Sportello di Counseling psicologico” attivato dalla nostra consulente, lo psicologo del lavoro Anna Pompele; il “Green team”, meeting mensile in cui i Junior Manager possono diventare imprenditori della loro idea di business, da vagliare e “alimentare”. Infine, i corsi di formazione su specifiche competenze di PM, Agile Scrum ed Euro Progettazione, competenza fondamentale per cogliere la grande opportunità del Next Generation EU. Proprio nei giorni scorsi è stato candidato un progetto europeo in ambito Erasmus+ per la valorizzazione delle competenze trasversali e imprenditorialità nelle scuole secondarie di secondo grado, in cui abbiamo coordinato importanti partner nazionali ed internazionali».


∙ PRIMO PIANO ∙

L’estate della nuova normalità di Samantha De Bortoli

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’estate sta arrivando e, con le disposizioni annunciate nel “Decreto 17 Maggio”, tutti ci stiamo preparando per una nuova normalità: i dati dell’andamento epidemiologico del Covid-19 ci fanno ben sperare e il grande impegno profuso per portare avanti la campagna vaccinale sembra aver dato una risposta soddisfacente al contenimento dei contagi. Sarà un’estate “bilanciata”, in cui prestare sempre la massima attenzione rispettando le misure di sicurezza necessarie e utilizzando i dispositivi di protezione, ma finalmente cominciare, di nuovo, a godere delle progressive riaperture in ambito di spettacoli ed eventi. E a Verona l’anfiteatro areniano è pronto a illuminarsi e ad accogliere il suo pubblico, regalando ancora quella leggerezza perduta nei mesi più bui della pandemia. Grazie a una deroga l’Arena potrà ospitare fino a seimila spettatori a serata, non solo mille così come stabilito inizialmente, per gli eventi all’aperto, dal Governo: una “battaglia vinta” di cui Gianmarco Mazzi, amministratore delegato e direttore artistico di Arena di Verona Srl, ha parlato durante una puntata di Verona Live insieme

Gianmarco Mazzi A.D. e direttore artistico di Arena di Verona Srl

al direttore di Verona Network Matteo Scolari. «Sembrava un paradosso far ripartire gli spettacoli facendo entrare soltanto mille persone – spiega Mazzi – Ora stiamo guardando al coprifuoco, dal momento in cui è impensabile proporre una rassegna concertistica estiva in queste condizioni, dato che solitamente si attiva dopo il tramonto del sole e termina ben oltre le 23». «Ho chiamato scherzosamente questa battaglia e pressing alle istituzioni “CapCop”, della Capienza e del Coprifuoco – prosegue. Il primo punto è stato affrontato e in qualche modo risolto, con obbiettivo di arrivare possibilmente a riempire la capienza dell’Arena coi suoi 12 mila posti entro settembre. Per quanto riguarda la questione coprifuoco, assistiamo ai primi segnali; in occasione della riapertura, che avverrà col concerto del Volo il 5

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giugno, avremo una deroga per far sì che tutto possa terminare oltre la mezzanotte, garantendo la possibilità agli spettatori di rientrare a casa». L’esibizione del trio, composto da Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, non solo è simbolo di un nuovo inizio, ma anche un importante tributo a Ennio Morricone, trasmesso in diretta dalla Rai. Oltre al concerto del Volo, sono molti altri i live in programma nel calendario estivo: ricordiamo, per esempio, Emma, il 6 e 7 giugno, Francesco Gabbani, il 4 luglio con “In Arena e Viceversa”, Benji&Fede, l’11 e 12 luglio, Carl Brave, il 23 agosto, Carmen Consoli, che celebrerà (con un anno di ritardo, i 25 anni di carriera il 25 agosto, e il 31 agosto la festa dei Power Hits Estate, per decretare come da tradizione il “tormentone dell’estate”.


11 a

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LA MIA SCUOLA IL LATTE L’alimentazione equilibrata si apprende nell’infanzia. Per questo nelle scuole primarie d’Italia prosegue il Programma “Latte nelle Scuole”, che mira a far conoscere i benefici del latte e dei prodotti lattiero caseari. I bambini da 6 a 11 anni potranno conoscere le proprietà nutrizionali e provare insieme latte, yogurt - senza lattosio per chi è intollerante - e formaggi. Scopriamo il legame tra prodotti e territorio e le differenze tra i vari gusti, indirizzando il proprio in modo autonomo e ricordando negli anni l’importanza di alcuni nutrienti. “Latte nelle Scuole” è un Programma finanziato dall’Unione europea e realizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, in collaborazione con Unioncamere.


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L’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove il consumo di latte in quanto fonte privilegiata di calcio, in una forma facile da assorbire. Una tazza di circa 250 ml di latte contiene circa il 30% del fabbisogno raccomandato per un adulto. Necessario per formazione e mantenimento di ossa e denti e per massimizzare il picco di massa ossea nell’età evolutiva.

Hai sentito dire che il latte contiene troppi grassi? Sono 3,6 grammi ogni 100 di latte intero. Inoltre il calcio contribuisce al metabolismo energetico e le proteine del latte incrementano il senso di sazietà, che ci aiuta a controllare il peso. È un alimento importante dall’infanzia alla terza età, quando contrasta la riduzione della massa muscolare e della forza.

FAI COSÌ IN CASO DI INTOLLER ANZA Per digerire il lattosio, zucchero del latte, serve un enzima, la lattasi, che è ben presente nei neonati, ma tende a diminuire nel tempo. Così alcune persone provano fastidiosi sintomi da intolleranza. Per assumere comunque i nutrienti positivi del latte, puoi consumare yogurt, latte fermentato e formaggi stagionati, che perdono naturalmente il lattosio.

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∙ STORIE DI PERSONE ∙

Tutto parte dalla vigna di lessandro Bonfante Giurisprudenza a Bologna, dove ho esercitato la professione di avvocato con soddisfazione.

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rima gli studi in Giurisprudenza e l’attività da avvocato a Bologna, poi il ritorno alle radici nella campagna veronese, dove Roberta Bricolo ha preso in mano l’azienda di famiglia. Da gennaio, in seguito alla scomparsa improvvisa del presidente Luciano Piona, è stata eletta alla guida del Consorzio di Tutela Vino Custoza Doc, che nel 2021 festeggia i 50 anni di storia. Un compleanno speciale nell’anno in cui si guarda a un mondo postCovid: «La ripartenza non è il ritorno alla tradizione di prima, ma una nuova normalità». Traspare subito, dalle sue prime parole, la passione per i propri

vigneti, le colline di Custoza e il loro vino, mentre inizia a raccontare la storia dell’azienda di famiglia, la cantina Gorgo. Le si illuminano gli occhi anche quando arriva il tir che porterà le sue bottiglie dai clienti in giro per il mondo. Tradizione e innovazione si fondono nella ricetta che la vigneron Roberta Bricolo ha ben chiara per la crescita di un vino e del suo territorio. Da pochi mesi è stata eletta presidente del consorzio di tutela del Custoza, ma il suo percorso professionale è iniziato con ben altre strade. Da adolescente Custoza mi sembrava troppo piccola. Forse avevo l’esigenza di trovare da sola la mia strada, rispetto all’azienda di famiglia. Dopo gli studi classici mi sono laureata in

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Poi però il ritorno a Custoza. Nei weekend tornavo qui ad affiancare i miei genitori, Alberta e Roberto. Vedevo i loro occhi appassionati e in me si insinuava una sensazione di malinconia, una ricerca delle radici che non ritrovavo in una grande città. Finché un giorno ho realizzato che la mia strada sarebbe stata il vino: da lì è partita una passione sanguigna, pur essendo digiuna di ogni conoscenza, e mi sono messa a studiare. Oggi è l’unica della famiglia a occuparsi dell’azienda. Cosa significa fare la vignaiola? Non è solo raccontare o sbrigare pratiche amministrative. Quando capisci che tutto parte dalla vigna, diventa più importante la sveglia all’alba per andare sul campo a imparare e seguire tutti i procedimenti. Ci sono gli enologi che mi affiancano, ma i vini sono una mia creatura. Metti a fuoco i tuoi valori: fare vino non è solo tecnica. È un lavoro che mi gratifica e mi dà ogni giorno nuovi stimoli. Quali prospettive per il mondo del vino? Il digitale è fondamentale. In questo


∙ STORIE DI PERSONE ∙ anno e mezzo ci ha permesso di tenere il rapporto con i clienti, ma le persone sono cambiate. La ripartenza non è un ritorno alla tradizione di prima, ma una nuova normalità. A questo si affiancano i temi locali. Il consumatore si informa, è attento alla sostenibilità ed è disposto a pagare di più se c’è trasparenza. “Locale” significa esperienze, turismo rurale, conoscere quelle bellezze che io da giovane non riuscivo a vedere. “Biologico” e “sostenibile” rischiano di essere solo parole vuote? Bisogna partire dai dati oggettivi: il biologico si riscontra con le analisi nel calice, leggendo ciò che arriva nel bicchiere. L’azienda Gorgo ha fatto una scelta precisa, i nostri 53 ettari sono tutti certificati bio dal 2018, al termine di un percorso iniziato nel 2014. In campo biologico servirebbe forse più ricerca, per aiutare gli agricoltori che hanno armi spuntate rispetto ai prodotti tradizionali. La “sostenibilità” invece deve tenere

in considerazione tutti i fattori ambientali, sociali, economici. Ecco allora le etichette con carta riciclata, tappi Stelvin per i vini che lo permettono e vetro leggero per le bottiglie. Una nuova sfida anche alla guida del Consorzio di Tutela del Custoza. Sono mesi molto emozionanti perché cade il 50esimo, siamo ormai alla seconda o terza generazione di persone che si dedicano a questa denominazione. I temi da affrontare sono identità territoriale, valorizzazione delle varietà autoctone, sostenibilità e digitalizzazione. Stiamo lavorando per far conoscere in Italia e all’estero le qualità dei nostri vini. È il momento di uscire e farci sentire. Per i 50 anni sarà una grande festa con eventi il 5 giugno per la stampa specializzata e il 6 per il pubblico. Siamo carichi e motivati. È importante guardare avanti restando fedeli alle proprie radici, senza tradirsi e scimmiottare altre realtà.

Roberta Bricolo, presidente del Consorzio di Tutela Vino Custoza Doc e Titolare Azienda Agricola Gorgo


∙ STORIE DI PERSONE ∙

L’ospitalità che fa bene al cuore di Giorgia Preti

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La famiglia Contri e Abulai

se per cambiare la vita di una persona bastasse un pasto caldo e un letto in cui dormire… sareste disposti a mettervi in gioco e rischiare? È questa la sfida di cui Refugees Welcome, l’organizzazione che dal 2015 si occupa di promuovere l’accoglienza di ragazzi rifugiati nelle famiglie italiane, ha fatto la sua missione. Sì, una missione, perché far comprendere l’importanza e la ricchezza che può dare l’accoglienza di chi è fragile, non è comunque semplice per noi: così lontani dagli orrori delle guerre, assuefatti ormai anche alle notizie più tragiche che ci vengono date in pasto dai media. Eppure qualcuno che spera di poter cambiare il mondo c’è e c’è anche a Verona. La sezione scaligera di Refugees Welcome è nata circa tre anni fa e sono diverse le famiglie che da allora hanno creduto nel progetto dando una mano ai ragazzi e alle ragazze

che arrivano da rifugiati in Italia e necessitano di una “spinta” per tornare a camminare sulle proprie gambe: «I rifugiati sono coloro che arrivano in Italia e fanno richiesta di protezione. Ma quando gli viene riconosciuto lo status di rifugiato diventano fragili, perché devono lasciare il Centro di Accoglienza in pochi giorni e spesso finiscono per ritrovarsi in mezzo a una strada» ci spiega Daniela Pagliarello, attivista di Refugees Welcome Verona. Quello che fa l’organizzazione per risolvere questa situazione paradossale è semplice e complesso allo stesso tempo: «C’è una piattaforma su cui si possono iscrivere sia le famiglie che offrono ospitalità, che i ragazzi che cercano aiuto. Noi contattiamo sia le famiglie che i ragazzi e cerchiamo di capire quali possono essere gli abbinamenti più funzionali. Poi proponiamo la soluzione a entrambi e, se acconsentono, prima li facciamo incontrare in un posto neutro e poi dentro la casa della famiglia

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ospitante. Dopodiché si inizia la convivenza, che viene monitorata dalla rete di Refugees Welcome. Infine viene stilato un patto di ospitalità con delle regole sia per la famiglia che per il ragazzo». La convivenza, che può durare dai sei ai dodici mesi, non si esaurisce nell’offerta di un tetto sopra la testa dei ragazzi, ma, come ci spiega Daniela, «è un progetto di inclusione, un confronto tra culture per imparare qualcosa uno dall’altro. È un modo anche per dare l’occasione a chi ospitiamo di avere il tempo per fare cose che, altrimenti, non potrebbe fare: studiare, prendere la patente o trovare un lavoro». È chiaro che, come tutte le convivenze, non sempre è tutto “rose e fiori”: «Alcune famiglie si aspettano un coinvolgimento maggiore da parte dei ragazzi, ma sono persone più indipendenti di quanto uno possa immaginare. Certo, se poi emergono delle vere problematiche, l’esperienza si può interrompere in


∙ STORIE DI PERSONE ∙ qualsiasi momento» dice Daniela. Ma sono pochi coloro che decidono di rinunciare, anzi: ci confessa Daniela che quasi tutte le famiglie veronesi che hanno preso parte al progetto hanno sempre rinnovato fino ai 12 mesi l’accoglienza, forti anche di un legame che si viene a creare, inevitabilmente, con chi si ospita: «Quasi tutte le famiglie che hanno ospitato tengono i contatti con i ragazzi. Insomma, non stai cambiando il mondo, ma stai cambiando il mondo di una persona. Questo è il bello». E a pensarla così sono anche Maria Luisa e suo marito, che da un mese circa hanno dato una casa ad Abulai, un ragazzo di 22 anni proveniente dalla Guinea Bissau: «Io e mio marito avevano da tanti anni il desiderio di accogliere qualcuno in casa…ma trovavamo sempre una scusa per non farlo, perché è una cosa che all’inizio fa paura. Poi un giorno ho letto di Refugees Welcome, li abbiamo

contattati e abbiamo iniziato questa esperienza» ci racconta Maria Luisa. La convivenza è iniziata quasi subito, ci spiega: «Ci siamo visti via Skype, ci siamo parlati e insieme all’attivista che lo stava ospitando è venuto a trovarci e abbiamo sentito subito che sarebbe andato tutto bene. Dal giorno dopo era a casa nostra e ci resterà per il tempo che gli serve». Per il momento l’esperienza di Maria Luisa procede a gonfie vele e non ci nasconde la soddisfazione per questo incontro inaspettato: «Abulai è un ragazzo molto gentile, educato, determinato ed è simpatico da morire. Purtroppo noi lo vediamo pochissimo perché parte alle 6 del mattino e torna alle 20 perché va a lavorare in campagna, ma quando arriva è sempre allegro, mangiamo insieme e l’unica volta in cui litighiamo è perché vuole sempre lavare i piatti (ride, ndr). – ci racconta Maria Luisa - Non credevo sarebbe

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stato così costruttivo per noi. Quello che vivono questi ragazzi lo leggiamo solo sui giornali, mentre noi ne abbiamo parlato con qualcuno che l’ha vissuto: Abulai è stato nel deserto, in prigione in Libia e su un barcone. Il papà è in guerra civile e con la mamma era dovuto scappare in un altro Paese». Abulai adesso avrà il tempo per riprendersi la sua vita e plasmarla sotto l’ala amica di Maria Luisa e di suo marito che, per ora, sembrano avere vinto la sfida dell’accoglienza. Ma ciò che è certo è che, anche se lontano da casa, il giovane Abulai ha trovato una famiglia: «Sono molto felice di essere in Italia e spero di poter restare a vivere qui, avere un lavoro che mi permetta di mantenermi e di rinnovare il mio permesso di soggiorno alla scadenza. Ringrazio l'associazione Refugees Welcome che mi ha aiutato e mi ha trovato una famiglia che mi fa sentire a casa dopo molto tempo».


∙ STORIE DI PERSONE ∙

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Il regista dai cento premi: Luca Caserta, Verona e la cinepresa

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resciuto in una famiglia di teatranti, registi, scrittori e attori, Luca Caserta respira l’arte fin da piccolo. L’ultimo lavoro del regista veronese, il cortometraggio “Dimmi chi sono”, ha superato quota cento premi, ricevuti nei festival di tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, passando per l’India, la Cina, il Canada e il Brasile. Un percorso inarrestabile per una pellicola che alla qualità cinematografica aggiunge un alto valore umanitario e a cui è stato attribuito dal Comune di Verona un riconoscimento il 22 maggio. La strada da regista per lei sembrava segnata dalla nascita: è andata così? Ho vissuto questo ambiente fin da molto piccolo, giravo il mondo con la compagnia di famiglia, partecipando come attore agli spettacoli. Intorno al periodo dell’adolescenza, però, ho avuto un rifiuto: l’unica certezza che avevo

di Camilla Faccini era che da grande non avrei mai fatto quel mestiere. Per questo la laurea in archeologia preistorica? Mi ero appassionato allo studio dell’antichità nel periodo d’oro di Indiana Jones, quindi un legame con il cinema c’è sempre stato, in realtà. In quegli anni non ho comunque mai abbandonato il teatro. Quando il richiamo verso la macchina da presa si è fatto evidente? Durante l’università mi sono appassionato sempre di più al cinema, in particolare con i film di Kubrick: “Odissea nello spazio” è stata per me un’epifania. Parallelamente continuavo a scrivere poesie ai racconti, cosa che faccio dall’adolescenza. Ho iniziato a mettere in scena alcuni miei testi con la compagnia di famiglia (Teatro Scientifico, ndr) e successivamente sono entrato all’accademia di Cinecittà, seguendo anche corsi di direzione della fotografia. Credo che per poter dirigere una troupe sia

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Il regista Luca Caserta

necessario saper dialogare con le diverse figure che ruotano attorno alla macchina da presa. Sceneggiatura, regia, montaggio, fotografia: tutte discipline che a volte unisce nei suoi lavori, come nel caso di “Dimmi chi sono”. Com’è nata l’idea per questo progetto? Siamo partiti da un caso di cronaca, una donna scomparsa che sembrava aver perso la memoria. Io ed Elisa Bertato (protagonista del corto e coautrice della sceneggiatura) abbiamo costruito la storia di una donna che rimane vittima di una grave forma di amnesia in seguito a una violenza sessuale e che, non ricordando nulla della sua vita, vaga per la città come una senzatetto. Abbiamo sviluppato temi come la violenza sulle donne e la ricerca della propria identità e dignità perdute, il tutto ambientato in un contesto di periferia. “Dimmi chi sono” è girato principalmente tra la zona industriale di Verona e le aree


∙ STORIE DI PERSONE ∙ abbandonate dell’aeroporto di Boscomantico. Perché la periferia veronese? Inizialmente “Dimmi chi sono” doveva entrare in produzione a Roma, poi la cosa è sfumata. Ho successivamente deciso di realizzarlo a Verona pensando come le sue periferie, dal punto di vista cinematografico, fossero ancora inesplorate, sicuramente meno abusate di quelle romane. La scelta ha ripagato? Probabilmente niente succede per caso. Ho fatto molta fatica a trovare la location principale, quella in cui la protagonista si nasconde. Quando l’ho trovata, però, corrispondeva esattamente a quella che avevo descritto nella sceneggiatura, compresi gli stessi tagli di luce. Una scelta che ha ripagato e che ha dato dal punto di vista iconografico un tocco di originalità.

Il cortometraggio è il mezzo giusto per parlare di certe tematiche sociali? Vedendo il successo nei festival, direi di sì. Molti dei premi ricevuti da “Dimmi chi sono” sono legati all’aspetto sociale e umanitario, per aver approfondito temi come la violenza sulle donne e l’attenzione verso gli ultimi; tanti riconoscimenti sono arrivati anche da paesi, come ad esempio l’India, in cui certe tematiche sono fortemente sentite. Mi fa piacere che i festival internazionali abbiano colto questi aspetti, cosa che ha permesso di portare l’attenzione su tematiche di cui non si parla mai abbastanza. Sta cambiando, forse, il modo in cui il pubblico percepisce il cortometraggio? Se prima veniva visto solo come un passaggio per poi approdare al lungometraggio, negli ultimi anni sta iniziando a guadagnare il suo status cinematografico anche presso le platee, proprio nell’accezione di film

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breve. Forse è grazie alla sua brevità che riesce a colpire in modo più rapido e diretto; è un proiettile, una fucilata. Oggi è riconosciuto anche sulle piattaforme online e questo incrementa la possibilità distributiva. Sicuramente l’esplosione delle serie tv ha abituato gli spettatori ad una fruizione più compressa da un punto di vista narrativo. Un’evoluzione in cui si ritrova? Un’evoluzione che rientra nel mio stile: amo colpire allo stomaco gli spettatori per indurre una riflessione, non ci vado di certo leggero. È un genere con cui mi trovo a mio agio, un terreno di prova interessante con un margine di sperimentazione forse anche più ampio del lungometraggio. Spesso è più difficile raccontare una storia sulla distanza più corta che su quella più lunga, perché il tempo è molto più compresso e in poco devi sviluppare e risolvere la narrazione. Ora sto lavorando a un lungometraggio, ma il corto è una forma su cui ritornerei.


∙ STORIE ∙ LOREM DI PERSONE IPSUM ∙∙

Se non fosse stato per una falìa... di Marta Bicego

Alice Lanciai e Matteo Tommasi con le figlie Olivia e Amelia e il cane Falìa

Silvia Poropat Photography

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na famiglia, un pastore della Lessinia, la rinascita del campeggio al Branchetto di Bosco Chiesanuova. Per amore della montagna e della natura, dalla Valpolicella Alice Lanciai e Matteo Tommasi si sono trasferiti nelle terre alte con le figlie Olivia e Amelia…e tanti progetti da realizzare. Non c’entrano i fiocchi di neve. O forse, per certi versi, sì. Se non fosse stato per una falìa, Alice Lanciai e Matteo Tommasi con le figlie Olivia e Amelia non avrebbero preso la decisione di traslocare a quasi 1.500 metri di altitudine. Assieme a Falìa, cane da pastore della Lessinia, che è in parte complice del trasferimento in quota della famiglia. Da

Domegliara a località Branchetto di Bosco Chiesanuova, dove hanno rilevato la gestione del campeggio che di una ventata di rinnovamento aveva in effetti bisogno. «Conoscevamo poco questa zona ed è stata una bellissima scoperta. Siamo montanari nell’anima, amiamo la natura e la vita all’aria aperta», esordisce Alice. Di montagne, essendo campeggiatori e camperisti da sempre, ne hanno girate parecchie prima di trovare la loro dimensione ideale dove probabilmente non avrebbero mai immaginato. C’è stato un momento in cui pensavano addirittura di lasciare l’Italia per la Svezia o la Norvegia. Invece, dopo settimane di andirivieni, da giugno abiteranno le terre alte e dal prossimo anno le figlie frequenteranno le scuole di Bosco. 22

«Era destino», scherza, raccontando di essere capitata in quello che è adesso il suo camping per caso, durante un fine settimana che aveva deciso di trascorrere in camper con Olivia e Amelia. Lì hanno fatto nuovamente tappa l’anno scorso, di passaggio per andare a prendere Falìa in un allevamento di Velo. Alla vista del cartello “cedesi attività” è scattata la scintilla. «Questo posto ci piace tantissimo e l’accoglienza ricevuta all’arrivo, a febbraio, è stata straordinaria. Ci siamo sentiti a casa da subito. Rappresenta la possibilità di unire tutti i nostri talenti», prosegue. Basta guardarsi attorno e la passione si ritrova nella cura dei dettagli della sala da bar che a febbraio (durante la zona


∙ STORIE DI PERSONE ∙ rossa) hanno restaurato da soli, ad esclusione che per le opere elettriche e idrauliche. Carta da parati, arredo vintage scelto con amore, un forno in cui cuocere pizza al taglio, una stanza dedicata a minimarket per gli ospiti del camping. «Ci sono ancora tantissime cose da fare. Ci penseremo, un passo alla volta», dice. La versatilità non manca: per dieci anni Alice ha gestito un asilo nido in casa, poi si è dedicata all’organizzazione di eventi e ora alla fotografia; il marito Matteo è cuoco, ha lavorato per qualche anno in una panetteria, ma è pure tatuatore.

sistemare delle stanze per bed and breakfast; rinnovare la decina di chalet di nostra competenza e l’area giochi; creare occasioni di ritrovo, collaborando con chi lavora nella zona. Questo posto ha molte potenzialità e vorremmo diventasse un eco-camping, rivolto in particolare a famiglie e turisti, anche stranieri», spiega. «Sarà un investimento continuo, ma ci crediamo. Qui siamo felici», conclude col sorriso a suggellare una scelta coraggiosa, guidata da quell’entusiasmo di cui la Lessinia ha bisogno. Silvia Poropat Photography

Su una superficie di circa 9mila metri, ci sono una cinquantina di casette, la maggior parte di proprietari veronesi ma non solo; piazzole per tende e camper. «Abbiamo tante idee:

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∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

La scuola ci salverà se saprà amare se s di Giovanna Tondini

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proprio vero che la scuola è in crisi, come tanti dicono? Dacia Maraini non crede sia così, e nell’incontro organizzato il 14 maggio dall’Istituto Copernico Pasoli per la Rete Scuola e Territorio ha spiegato il perché, davanti a una platea virtuale di quasi tremila studenti di Verona e provincia, e di altri comuni del nord Italia. “La Scuola ci salverà”, afferma il titolo dell’ultima pubblicazione della nota scrittrice. Una frase quasi perentoria, che non lascia dubbio sia sull’importanza della scuola nel tessuto della società, sia sul fatto che la scuola ha già in sé le caratteristiche che oggi più che mai sono necessarie per affrontare un futuro sempre più incerto. «Energia, forze di pensiero ed etiche operano già nella scuola», dice la Maraini. Lo sa chi dentro la scuola ci lavora quotidianamente. Sono insegnanti e studenti che ogni giorno dialogano insieme. Insegnanti che sanno mettersi in ascolto, che creano entusiasmo, che operano con una tale passione da potersi considerare più dei

volontari, se si pensa allo stipendio che percepiscono mensilmente. Loro, insieme agli studenti, rendono la scuola il luogo di democrazia per eccellenza. È qui che si impara l’educazione civica, «che ci distingue dal mondo animalesco, dove il più forte vince sul più debole». E ad essa si aggiunge l’educazione ai sentimenti, per cui «l’altro è l’altro, e si deve rispettare in tutte le sue espressioni. Il sentimento non è possedere, ma rispettare. La persona infatti è sacra, è una complessità che va accolta». E continua la Maraini: «la scuola è una grande costruzione di pace. Dove c’è la parola non c’è la guerra. Se non credi nelle parole credi nelle bombe. Per questo la lettura è un grande esercizio di libertà».

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Sono proprio le parole usate male che creano narrazioni distruttive sulla scuola stessa, quelle che si sentono e si leggono sui media. La scuola, invece, è il luogo delle «parole significative», ha puntualizzato Stefano Quaglia - moderatore dell’incontro - indispensabili a creare una coscienza critica. Quella che si costruisce e si sviluppa anche guardando al passato. «Il rapporto con la storia e la memoria non deve essere imbalsamato”, afferma la scrittrice, ma “fonte di creatività rivolta al futuro». Insomma, la scuola è fondamentale, eppure sembra che le istituzioni non lo capiscano da tempo. «Questo è il vero problema oggi: la crisi del rapporto scuola-istituzioni».


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

à… stessa

Ma cosa possiamo fare allora? Se dall’alto non possiamo aspettarci molto e le forze dentro la scuola ci sono, cosa manca? «Manca l’amor proprio, l’orgoglio per la scuola». In altre parole, «la scuola deve volersi bene», dice con fermezza Dacia Maraini. In quest’ottica devono operare, anzi, cooperare insegnanti, studenti e genitori. La scuola ci e si salverà partendo dal basso, da chi la scuola la fa. Lo fa la stessa Maraini, interagendo con gli studenti alla pari, dialogando, aprendosi a possibili punti di vista diversi. Lo fa la Rete Scuola

Rivedi l’incontro Dacia Maraini Foto di Giuseppe Nicoloro

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ONORANZE FUNEBRI

Una nuova casa per salutare i nostri cari Onoranze funebri Tacchella ha aperto una struttura all’avanguardia, per offrire a parenti e amici della persona defunta un ambiente sicuro e riservato ove commemorare il proprio caro. www.onoranzefunebritacchella.it tel: 045 907678 / 3346978828 / 3346978810 email: oftacchella1@gmail.com 25

e Territorio che quest’anno in particolare ha saputo ricrearsi anche con la dad, organizzando 80 incontri online per studenti e genitori. Una resilienza, quella dimostrata, che è fondamentale alla scuola che ha il compito di stare al passo con i tempi. Lo facciano dunque gli insegnanti, i genitori, gli studenti, tutti protagonisti della Scuola. «La scuola funziona quando c’è la capacità creativa rivolta al cambiamento». Mai come quest’anno di “assenza dalla scuola” abbiamo capito la sua importanza. Allora, come conclude Quaglia, «le ali le abbiamo, apriamole e cominciamo a volare».


articolo pubbliredazionale

CONSORZIO BUS-CAR, ECCELLENZA ITALIANA NELLA PROVINCIA DI VERONA

Autoscuole associate per offrire ai clienti la possibilità di conseguire ogni categoria di patente e corso professionale, con un notevole risparmio in termini di tempo e costi. Il Consorzio BUS-CAR, operativo nella provincia di Verona dal 1989, rappresenta oggi la realtà più grande nel nord Italia per il settore, raccogliendo al suo interno 70 autoscuole. «Quando siamo partiti - racconta Benedetto Martorana, presidente del consiglio d’amministrazione del consorzio - contavamo 45 autoscuole associate. Ora, dopo la fusione con il Consorzio autoscuole veronesi, siamo notevolmente cresciuti». Il 2014 segna un anno di svolta, con il cambio ai vertici del consorzio e cinque nuovi membri nel consiglio d’amministrazione. «Da allora - prosegue Martorana - sono stati fatti notevoli progressi, compreso un importante cambio di sede. Ora siamo in via Fleming, 19, a Verona, e vantiamo una

struttura molto grande, con 5 aule a disposizione, una delle quali raggiunge le dimensioni di 80m2. Negli ultimi anni è cresciuto anche il numero del personale attivo nel consorzio: siamo diventati 7, 3 segretarie e 4 istruttori». Tanti anche i vantaggi per le autoscuole associate: innanzitutto una struttura senza eguali, che consente di demandare i propri allievi al consorzio che si occupa di tutto ciò che concerne corsi e servizi, fino alla prenotazione degli esami. Inoltre, i consorziati possono usufruire di una serie di corsi che pochi consorzi offrono, come il conseguimento della Carta di Qualificazione del Conducente, un documento abilitativo che si aggiunge alla patente di guida per chi effettua professionalmente l’autotrasporto di cose o persone, e il suo rinnovo, l’ADR rivolto ai conducenti di veicoli destinati a trasporti nazionali ed internazionali di materie pericolose, e corsi per il titolo di tassista e NCC


(Noleggio con conducente). Infine il consorzio funge anche da centrale d’acquisto di tutto il materiale, dai libri ai registri, permettendo un forte abbattimento dei costi per gli associati. «Offriamo un servizio a 360° - prosegue Martorana - e organizziamo corsi da oltre vent’anni, con grande professionalità. Abbiamo attivi corsi per il conseguimento patenti A, B, C, D e un servizio di recupero punti ma il nostro punto di forza sono sicuramente i corsi già citati, dall’ADR alla Carta di Qualificazione del Conducente che proponiamo a rotazione continua, così come corsi per tassisti e noleggio con conducente e corsi per la corretta gestione del cronotachigrafo, l’apparecchio di controllo nel settore dei trasporti su strada inerente i tempi di guida e di riposo. Ad oggi come consorzio disponiamo di 3 autocarri, 3 rimorchi, 1 autobus, 11 moto e 3 autovetture. Inoltre - spiega

Martorana - organizziamo corsi professionali per aziende di autotrasporti e siamo un centro di istruzione sull'educazione stradale. Nei primi mesi del 2021 abbiamo aperto anche la scuola interna per la Formazione di istruttori e insegnanti di guida e stiamo terminando il primo corso ufficiale». Fra le diverse azioni intraprese dal consorzio anche una stretta collaborazione con l’onorevole Paolo Borchia che da tempo sta seguendo il tema delle restrizioni di traffico al Brennero ed è stato relatore ombra sul Pacchetto mobilità, occupandosi di cabotaggio e concorrenza sleale nel mondo dell’autotrasporto. «Borchia è stato di grande aiuto al consorzio nei rapporti con le istituzioni. Ha fatto da interlocutore con la motorizzazione e la Provincia per far sì che la macchina degli esami non si bloccasse durante la pandemia. Una figura che si è sempre spesa moltissimo per la nostra causa».

COOPERATIVA AUTOSCUOLE ASSOCIATE BUS-CAR VIA FLEMING, 19, VERONA TEL. 045 542181 E-MAIL: INFO@CONSORZIOBUSCAR.IT WEB: WWW.CONSORZIOBUSCAR.IT


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

Il parco di Villa Bu delle voci dei raga di lice Martini

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el cuore del Parco di Villa Buri, custode nei suoi 13 ettari di 1800 specie diverse di piante, alcune secolari, tra le molte attività dedicate ai ragazzi, dal 1947 inizia la storia degli Scout con uno dei primi Campi di Formazione del dopoguerra, alla presenza di Mario Mazza, educatore e fondatore dell'Associazione Scautistica Cattolica Italiana (ASCI). Dall’ottobre 2020 è attiva la Base Scout “Mario Mazza”, ricavata dalla Barchessa di mille metri quadri situata all’interno del Parco e completamente ristrutturata, una foresteria per gli scout che può ospitare fino a ottanta posti letto. Ne abbiamo parlato con Daniele Zenti, presidente di Bosco Verde Società Cooperativa, che ne ha la gestione. «L’Associazione Villa Buri Onlus è composta da 12 associazioni, che hanno ricevuto in comodato Villa Buri dalla proprietaria Marina Salamon, perché nel proprio oggetto sociale avevano lo scopo di lavorare sul territorio, dare assistenza alle persone in difficoltà sociale, ai profughi,

oppure l’obiettivo di promuovere l’educazione. Il compito di queste associazioni è di gestire la Villa, con autofinanziamenti, anche ospitando eventi che permettano di mantenere questa struttura» spiega. «La Base Scout, a scopo internazionale, è stata inaugurata nell’ottobre 2020, ricavata dalla Barchessa della Villa, assegnata dalla proprietà in comodato gratuito alla Bosco Verde coop, fondata e gestita da Capi e/o Adulti Scout e ristrutturata grazie al supporto finanziario di Villa Buri onlus, Fondazione San Zeno, Agesci Nazionale e Regionale, Masci Adulti Scout e della stessa proprietà»

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continua. «All’esterno abbiamo anche un orto per insegnare ai ragazzi a gestire e curare le piante e presto avremo anche degli asini». «Dal 15 maggio abbiamo ricominciato l’attività con gli scout, in tutta sicurezza, ospitando alcuni gruppi scout che hanno a disposizione tutto il parco da 13 ettari della villa. All’interno c’è anche un asilo diurno e si svolgono anche altre attività per i ragazzi, il grest estivo o laboratori». «Nei tempi pre-covid si ospitavano in media 30mila persone l’anno, di cui un terzo erano scout, da tutto il mondo.


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

uri si anima azzi

Veduta aerea di Villa Buri. Foto concessa da Daniele Zenti, presidente di Bosco Verde Società Cooperativa

Una delle vocazioni della villa è, infatti, l’interculturalità unita all’intragenerazionalità, nonché l’incontro tra religioni diverse» conclude. «In particolare ciò che accomuna tutte le associazioni è l’obiettivo della socialità e gli scout, partendo dai più giovani, cercano proprio di attuare uno dei loro più importanti insegnamenti: rendere il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato».

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DONAZIONI: TUTTO QUELLO CHE È BENE SAPERE, ANCHE PER LE AGEVOLAZIONI PRIMA CASA Capita che chi ha avuto in donazione dal genitore un immobile, a distanza di tempo abbia la necessità di venderlo. Non tutti sanno però, che la donazione potrebbe essere impugnata dopo la morte del donante e per 10 anni dal decesso. La donazione, infatti, è "un acconto" della futura eredità, per cui se uno dei soggetti legittimari del donante (coniuge o figli) alla morte del medesimo abbia ricevuto beni (immobili, mobili, denaro, titoli ecc.) di valore inferiore alla propria quota di legittima, potrebbe impugnare la donazione fatta dal donante in vita. Per circoscrivere tali conseguenze negative è stata introdotta, con Legge 14 maggio 2005 n. 80 la rinuncia all'opposizione: un rimedio di non facile applicazione in quanto per produrre effetti devono decorrere 20 anni dalla stipulazione dell'atto di donazione. Altro rimedio è la rinuncia all'azione di restituzione. Con questi strumenti il diritto del legittimario

leso nella quota di riserva si trasforma in un diritto di credito, cioè nel diritto ad una somma di denaro corrispondente al valore della quota lesa. Ulteriore rimedio è la risoluzione della donazione per mutuo dissenso: con la risoluzione il donante e il donatario convengono di porre nel nulla la donazione fatta. Conseguentemente il bene torna in proprietà del donante il quale poi lo venderà al terzo acquirente. L'accordo di risolvere la donazione ha effetto retroattivo: è come se fin dall'origine il donatario non abbia mai avuto la titolarità del bene. Taluno definisce questo strumento come un "negozio di annientamento" in quanto tale atto pone nel nulla il contratto di donazione. Ma che succede se nel contratto di donazione il donatario aveva chiesto l'agevolazione prima casa e poi lo risolve prima dei cinque anni? La risoluzione fa decadere le agevolazioni? La Cassazione aveva dato risposta negativa. Ora con l'ordinanza 30 aprile 2021 numero 11.401, la

Suprema Corte conferma la non decadenza dalle agevolazioni prima casa richieste nella donazione (due tasse fisse di euro 200 ciascuna in luogo dell'imposta 2% e 1% sul valore catastale dell'immobile). Tale interpretazione è sicuramente favorevole al contribuente e ora ci si attende che l'Agenzia delle Entrate si adegui a tale orientamento giurisprudenziale.

Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it


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Rimanere “In Con-tatto” per rinforzare i legami

Nel progetto della cooperativa Monteverde con sede a Badia Calavena la tecnologia declinata al sociale per favorire l’inclusione delle persone con disabilità. Dal seme della trasformazione digitale piantato durante il lockdown sono nati germogli di speranza ad accompagnare la ripartenza.

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ermogli di speranza ad accompagnare la ripartenza. Nascono dal seme della trasformazione digitale piantato nel lockdown, quando la tecnologia è stata declinata al sociale per favorire l’inclusione delle persone con disabilità. Accade alla cooperativa sociale Monteverde che, coi suoi 35 anni di presenza ed esperienza sul territorio festeggiati proprio quest’anno, è riuscita a trovare soluzioni alle (non poche) restrizioni imposte dalla pandemia. Per andare oltre mascherine e distanziamento fisico, è stato pensato il progetto “In Con-Tatto”. Sfida sommata ad altre messe in campo, dalla sanificazione degli spazi alla riorganizzazione dei trasporti, dall’acquisto di dispositivi di protezione al reinventare modalità di lavoro, nella sede di Badia Calavena e laddove la coop ha diramazioni operative: a Vago di Lavagno per i servizi psicoeducativi, Caldiero nel laboratorio marcatura laser, Tregnago nella Fucina della solidarietà,

di Marta Bicego San Bonifacio per la consulenza psicologica. Qui fanno riferimento un centinaio di utenti nell’area disabilità fra quanti frequentano i centri diurni, che sono impegnati nei laboratori rieducativi per disabilità lievi o coinvolti in progettualità territoriali. A beneficiare dell’area minori e famiglia sono circa 1.500 persone, tra prese in carico dirette e minori incontrati nelle scuole. Alle fila della Monteverde si aggiungono poi un’ottantina di lavoratori. Geografia di bisogni che spiega l’esigenza di mantenere saldi i legami che l’emergenza sanitaria rischiava di assottigliare. In particolare quando a marzo dell’anno scorso c’è stata la chiusura dei centri diurni, di cui l’iniziativa “In Con-Tatto” è stata una risposta concreta, precisa Davide Milani, coordinatore area disabilità della Monteverde. «Da parte dell’équipe educativa e delle famiglie abbiamo sentito forte la necessità di mantenere i contatti. Le videochiamate ci hanno permesso di capire come stavano i ragazzi che frequentavano i servizi semiresidenziali e i loro familiari», prosegue. 30

Modalità online confermata con le progressive riaperture e l’alternanza di gruppi, suddivisi in diverse “bolle” da dieci persone con ingressi, spazi, trasporti separati. Le tecnologie hanno aiutato a mantenere vive le relazioni tra i presenti o coi singoli utenti che per difficoltà personali non hanno ancora ripreso a frequentare il centro diurno in momenti di svago, attività strutturate, eventi o laboratori. «Questo ci ha dato l’opportunità di ragionare sulle competenze digitali in possesso di utenti, genitori, operatori della cooperativa. E di dare supporto quando necessario», conclude. Un’eredità positiva lasciata dalla pandemia che ha favorito l’inclusione. Per supportare questo progetto e in generale le spese della ripartenza, Monteverde invita a compilare il 5x1000 in sede di dichiarazione dei redditi, indicando come beneficiaria la cooperativa (codice fiscale: 018 802 302 38). Così una semplice firma si traduce in servizi concreti per le persone con disabilità e le famiglie che se ne prendono ogni giorno cura.


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∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

Il Giardino Giusti storia d'una meraviglia antica di Marco Zanoni

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’è stato un tempo in cui l’Adige era la principale via di comunicazione per gli scambi delle merci e il trasporto delle persone. Vi navigavano battelli e burchi trentini e sulle sue sponde i mulini lavoravano a pieno regime al servizio anche delle concerie. Fu così che sul finire del Trecento, attirati dalla fiorente manifattura laniera veronese, la famiglia Giusti si trasferì dalla Toscana nella nostra città. Per ben due secoli, in un’area che costeggiava l’antica via Postumia, i giardini di Villa Giusti ribollirono di grandi calderoni da cui la lana passava prima di essere appesa ad asciugare. Poi, nella seconda metà del Cinquecento, Agostino Giusti (che vantava amicizie influenti presso i Medici e gli Asburgo) decise di riconvertire il centro produttivo rendendolo molto più green: fu l’artefice di una piccola rivoluzione verde all’interno delle sue proprietà. E così in quei giardini vi trovarono spazio cipressi, bossi, fontane, statue mitologiche fino all’arrivo del famoso labirinto. Più in su, proprio sul culmine, il Belvedere, da cui si può ammirare ancora oggi e in tutto il suo splendore la nostra città. Il XVI secolo fu anche il tempo dei Grand Tour stranieri in Italia e questi giardini divennero via via sempre più famosi e apprezzati. Li ammirarono in tutta la loro maestosità, tra gli altri, Goethe, Mozart, lo Zar Alessandro di Russia e l’Imperatore Giuseppe II. Di tempo da allora ne è passato parecchio. Secoli conditi da centinaia di migliaia di visitatori da tutte le parti del mondo, qualche guerra devastante e pure una moderna pandemia. Le porte della Villa però si sono riaperte, l’estate è alle porte e una visita al Giardino Giusti è il consiglio migliore che possiamo darvi.

Il Giardino Giusti a Verona 32


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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE

DIGITALE E TRASFORMAZIONE LA PANDEMIA NON FERMA LO SVILUPPO

Space13

Per una cultura digitale condivisa

Bando SMACT Una veronese tra i vincitori

Alternalab

Sfida tra educazione e innovazione

a cura di Camilla Faccini

Startup e PMI Cresce il settore ICT


STARTUP E PMI INNOVATIVE, LA PANDEMIA NON FERMA LA CRESCITA Anitec-Assinform, Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’ICT, e InfoCamere, la società delle Camere di Commercio italiane per l’innovazione digitale, hanno presentato lo scorso mese la prima analisi di monitoraggio dedicata ai trend demografici e alle performance economiche delle Startup e PMI innovative del settore ICT. A fine febbraio 2021 sono 6.663 le Startup e PMI innovative che fanno capo al settore ICT attualmente iscritte alla sezione speciale del Registro Imprese, pari al 47,8% del totale delle Startup e PMI innovative. In pratica, quasi 1 su 2 appartiene al settore ICT e nel complesso più di 7 su 10 sono aziende nel comparto del software e consulenza IT e quasi 2 su 10 nei servizi IT.

La Lombardia ospita oltre un quarto di tutte le startup innovative italiane (27,0%) ma ancora più S&PMII ICT con una quota del 29,5%. Seguono Lazio (13,5%) e Campania (8%) Veneto (7,3%), Emilia Romagna (7,1%), Piemonte (5,9%) e Puglia e Toscana (4,6% e 4,3% rispettivamente). Nonostante il perdurare della pandemia da Covid-19, nel 2020 è aumentato il tasso di crescita delle nuove registrazioni delle Startup e PMI innovative ICT che raggiungono quota 2.006 con un incremento del +17,9%, superiore di quasi 5 punti alla dinamica complessiva delle nuove registrazioni in tutti i settori (+13,3%). Come tutte le startup innovative, anche quelle ICT sono soprattutto micro-imprese. Circa due su tre hanno fino a 4 addetti, un capitale proprio in-

feriore a 10.000 euro e un valore della produzione fino a 100-150 mila euro. Quasi una su 5 sono imprese fondate da under-35 e le imprese femminili sono pari al 10,7% nel settore ICT contro 13,1%, registrato nel complesso delle S&PMII ICT e non ICT. Dall’analisi dei filoni di attività indicati dalle imprese sulle vetrine della piattaforma #ItalyFrontiers, i Digital Enabler sui quali si concentrano le S&PMII ICT sono principalmente sulle soluzioni di IoT (indicate da 644 imprese) e Industria 4.0 (indicate da 229 imprese); un buon numero di imprese S&PMII ICT sono poi attive in ambito intelligenza artificiale e machine learning (599 imprese), mobile app (457 imprese), big data & data e social science (468 imprese), blockchain e cybersecurity (270 imprese). �


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MINALI: «CON REVO RIPORTIAMO LA FINANZA AL CENTRO DI VERONA» di Matteo Scolari L’ex AD di Cattolica Alberto Minali, assicuratore dell’anno 2018 ai “MF Insurance & Previdenza Awards”, capace di portare nella compagine della società di Lungadige Cangrande nientemeno che il guru della finanza mondiale Warren Buffet, è uscito di scena a fine 2019 con un ritiro delle deleghe da parte del CDA presieduto da Paolo Bedoni che ancora oggi rimane un mistero. Minali si è rimboccato le maniche e dopo una chiamata del Santo Padre a Roma per entrare nel Consiglio per l’Economia del Vaticano, ha fondato, assieme all’amico manager Claudio Costamagna, Revo Spac con l’aiuto di Fondazione Cariverona, Vittoria Assicurazioni e SCOR. Revo, per stessa ammissione del neo AD, sarà un Giano bifronte: un’operations a Milano, ma una testa di ponte molto importante a Verona. Dott. Minali, partiamo da Revo. Come nasce l’idea e perché il modello della Spac? Una Spac, dopo due anni di silenzio nel mercato italiano, perché tramite le nostre banche collocatrici (Intesa, UBS ed Equita) abbiamo capito che si poteva costruire un veicolo molto interessante, innovativo, in cui si potessero allineare gli interessi dei promotori e degli investitori.

Qual è stato l’impatto iniziale? Molto positivo, in pochi giorni abbiamo raccolto oltre 240 milioni di euro. In questo momento segnato dal Covid e con mercati incerti, volatili, raccogliere una cifra così importante per un progetto che è ancora sulla carta, ma che diventerà realtà fra qualche mese, significa che è stato apprezzato anche il nostro lavoro del passato. Quali obiettivi e quali aspettative riponete nel nuovo progetto? Ci sembra di vedere nel mercato italiano una sotto-assicurazione cronica per le piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura portante del nostro Paese. Pensiamo che ci sia l’opportunità di offrire nuove soluzioni alle PMI, e questa è una gamba del nostro progetto, e poi pensiamo anche di poter lanciare una nuova gamma di prodotti che sono i rischi parametrici, le soluzioni parametriche: abbiamo l’ambizione di cambiare anche il paradigma assicurativo, cioè di sostituire i concetti di “sinistro” e di “danno” con il concetto di “evento” per fare dei prodotti più semplici, più trasparenti e più veloci nella liquidazione. Vorremmo diventare leader nei prossimi cinque anni, quindi dobbiamo correre molto, davanti ci sono dei campioni nazionali e degli operatori stranieri.

C’è già una compagnia su cui avete puntato gli occhi per finalizzare la Spac? Abbiamo stilato una lista di otto possibili candidati. Al momento la Spac è una società veicolo, è tecnicamente una Spa nella forma della Spac piena di cassa, ma che diventerà operativa nel momento in cui noi andiamo a comprare una società di assicurazione target con cui poi ci fonderemo. Contiamo di avere un’idea del target entro un mese e di chiudere tutta l’operazione di acquisizione e di fusione entro la fine del 2021. Aprire nuovi orizzonti espone la neo compagnia a dei rischi. Si tratta di una sfida, di una scommessa o di uno scenario ben ponderato e calcolato il vostro? Sicuramente il tema dei rischi è importante: faremo ottimo uso del capitale che ci hanno dato gli investitori e qui mi permetto di ringraziare direttamente Fondazione Cariverona, che da subito ci ha appoggiato in questa iniziativa, Vittoria Assicurazioni e SCOR, tre grandi sponsor che credono in questo progetto. Il capitale degli investitori è sacro, quindi va trattato con massima attenzione. Abbiamo anche la modalità di gestire il nostro profilo di rischio tramite la riassicurazione, quindi con accordi di riassicurazione con com-


pagnie primarie del mercato alle quali scarichiamo i nostri rischi. Vantiamo esperienza su questi temi, quindi lo faremo con accortezza, determinazione e anche con la conoscenza del mercato che deriva dall’esperienza. Come avete fatto a convincere, in primis, Fondazione Cariverona? Quando siamo andati da Fondazione Cariverona, sia col presidente Alessandro Mazzucco sia col direttore generale Giacomo Marino, abbiamo parlato la stessa lingua, ovverosia la voglia di creare un operatore nuovo nel mercato italiano; da parte loro c’è stata un’esigenza, manifestata subito, in maniera molto chiara, di creare anche qualcosa che avesse un riverbero sul territorio veronese. Di fatto la nostra società è una sorta di Giano bifronte, perché avrà un’operations a Milano, per quanto concerne il rapporto con i broker, con gli eventuali agenti e sottoscrittori di rischi, ma avrà una testa di ponte molto importante a Verona, perché nella nostra città metteremo tutta la parte di tecnologia. C’è anche l’università di Verona. Certo, abbiamo già sottoscritto un protocollo d’intesa con la Facoltà di Informatica, la cui presidenza è del professor Roberto Giacobazzi, che ci ha davvero aiutato molto. Vorremmo lanciare insieme all’ateneo, come sponsor, un Master o un corso di laurea sull’artificial intelligence. Cerchiamo di portare delle competenze nuove nel territorio veronese per dare anche una spinta alla nostra città che tanto ci ha dato e merita.

La difesa della territorialità, in ambito finanziario, è da considerare una virtù o un limite nel mercato globalizzato odierno? Da AD di Cattolica per oltre due anni e mezzo va detto che Cattolica è una società ben radicata nel tessuto cittadino e regionale, però è una società a vocazione nazionale. Quindi secondo me il territorio su cui doveva insistere è l’Italia; è stata fatta invece una difesa apodittica quasi dei concetti di territorio e di valore, poi quale fosse il significato di queste parole lo abbiamo scoperto più tardi, e alla fine Cattolica si è persa, la città ha perso questo asset importante, questo polmone finanziario. Le dispiace? Io mi ero fatto l’idea che bisognasse andare fuori dalle mura di Verona per poter rimanere molto presenti all’interno delle mura di Verona. È stata decisa un’altra strada, con la revoca delle mie deroghe è stato evidente il cambio di rotta, e quindi adesso si raccolgono i frutti. Bisognerebbe chiedere a chi ha seminato e piantato questi semi se adesso è contento dei frutti che si stanno raccogliendo.

Generali e Cattolica, due realtà che conosce molto bene. Quale sarà l’evoluzione di questo matrimonio? Ci sarà l’Opa? Questo non lo so, stiamo parlando di due società quotate di grandissimo livello e a cui sono legato per trascorsi professionali. Qui dovrebbe prevalere la logica di mercato, cioè, una società che esprime un valore notevolmente inferiore in borsa rispetto al suo patrimonio netto rettificato, con una presenza di un azionista molto importante all’interno del Consiglio, secondo me è una società che dovrebbe essere oggetto di un’Opa o di un’Ops. Ma questa decisione sta nelle mani del Leone, per cui non possiamo interferire. La Spa era l’unica via percorribile? Il modello della cooperativa è davvero anacronistico? Io sono stato accusato da alcune persone di aver spinto per la soluzione Spa, in realtà io non ho mai avuto l’intenzione di trasformare Cattolica in una società per azioni. Ho sempre ritenuto che una società cooperativa che venisse temperata con le migliori esperienze del mercato finanziario e

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Vittoria Assicurazioni e la stessa Cariverona sono nomi usciti anche nel momento in cui Cattolica ha annunciato l’ingresso di Generali, proprio per creare un’alternativa al leone di Trieste. Io non ho delle conoscenze dirette dei fatti, so da alcuni interlocutori che c’è stato un grande lavoro fatto da Vittoria Assicurazioni per avvicinarsi a Cattolica, per fondersi con lei, lasciando anche quest’ultima in una posizione molto importante, considerando anche le dimensioni dei due player. Che Gruppo sarebbe nato? Un Gruppo assolutamente molto interessante, il terzo gruppo assicurativo italiano e il quarto o il quinto probabilmente a livello complessivo di raccolta vita e danni. I vertici di Cattolica, per motivi a me ignoti, hanno deciso di non presentare nemmeno questa ipotesi al Consiglio di amministrazione percorrendo invece una strada che mi è sembrata un po’ meno razionale, forse, un po’ più strana, verso Trieste.

Alberto Minali insignito nel 2018 del titolo di assicuratore dell’anno ai “MF Insurance & Previdenza Awards”


una struttura manageriale adeguata potesse competere a testa alta. Prova ne è che durante la mia gestione Cattolica ha raggiunto risultati molto interessanti, ha aumentato il volume d’affari, abbiamo rafforzato i rapporti con istituzioni finanziarie che prima erano meno robusti. Come avrebbe proseguito in Lungadige Cangrande se le fosse stata concessa la possibilità? Io avrei chiesto al Consiglio di estendere alla rete del Banco BPM l’accordo di bancassicurazione e avrei continuato la pulizia della rete agenziale, perché secondo me ci sono delle sacche di recupero di efficienza che possono essere apportate, e poi credo che saremmo stati pronti per fare un ragionamento verso l’estero. Cattolica aveva tutte le caratteristiche per proporsi come un operatore nei mercati europei, con una politica di espansione selettiva e graduale. L’ex Presidente Bedoni ha espresso la volontà di lavorare per Verona con Fondazione Cattolica. Scelta opportuna? Quando ho letto sul giornale la volontà di Bedoni di essere un protagonista di Fondazione Cattolica ho ritenuto la posizione inopportuna. Poi ognuno è giudice di sé stesso.

Qual è stato il vero motivo della rottura? Onestamente non lo so ancora dire, perché il 31 ottobre 2019, quando c’è stato il CDA che ha revocato le mie deleghe, io sono stato convocato, e chiamato d’urgenza il giorno prima, e l’ordine del giorno non era assolutamente chiaro, si parlava di una fantomatica lettera firmata da alcuni consiglieri che mi addebitavano delle cose, lettera che ho avuto un mese dopo. Durante il consiglio c’è stata una discussione, ma mai sul merito delle vicende. È stato poi approvato un comunicato stampa in cui il CDA ha confermato i target del piano industriale, la bontà del management e poi mi sono ritrovato la revoca. Un atto ingiustificato, illegittimo, tant’è vero che ora c’è una causa aperta al Tribunale di Venezia. Poi ci sono stati dei controlli da parte dell’autorità, dell’Ivass, la quale ha censurato il comportamento di alcuni consiglieri, difatti il Consiglio è stato completamente rinnovato. Mi hanno informato anche di un rapporto Consob, di cui io non dispongo, che ha messo i puntini sulle “i” dimostrando come la revoca delle mie deleghe fosse stata preparata molti mesi prima da parte del presidente Bedoni e da un gruppo a lui molto vicino. Evidentemente sono stato revocato perché non ero

coessenziale a un sistema di relazioni e di potere in cui potevo forse essere d’inciampo. La delusione è stata appianata dalla chiamata a Roma da parte di Papa Francesco per entrare nel Consiglio dell’Economia. Sono rimasto molto stupito quando il 4 agosto ho ricevuto la telefonata del segretario del Consiglio per l’Economia, che mi ha anticipato la decisione del Santo Padre e mi chiedeva se la volessi accettare. Ovviamente ho risposto sì. Mi ha letto anche il testo di nomina in latino e devo dire che fa un certo effetto. Sono stato ripagato di un po’ di amarezze che il presidente Bedoni e i suoi consiglieri mi hanno riservato con la massima attenzione della massima Autorità della Chiesa Cattolica. Il futuro di Alberto Minali, grazie anche a Revo, sarà comunque a Verona, giusto? In parte è a Verona, cercheremo comunque di guardare anche fuori dalle mura della città perché, diversamente da quanto diceva Shakespeare, il mondo è fuori dalle mura. Di certo il mio futuro è nel mercato e al servizio degli investitori. �


TRASFORMAZIONE DIGITALE: LA NUOVA FRONTIERA DEL BUSINESS di Erika Funari La trasformazione digitale è il processo di integrazione delle tecnologie digitali in tutti gli aspetti del business con l’obiettivo di apportare cambiamenti produttivi a livello tecnologico che si declinano anche come generazione di valore aziendale e culturale. Per sfruttare al meglio le tecnologie emergenti e la loro rapida espansione nelle attività umane, le aziende devono sapersi reinventare, trasformando radicalmente modelli e processi. La trasformazione digitale richiede di spostare l’attenzione verso l’edge dell’azienda, ovvero il modello distributivo, e i data center più agili che lo supportano. Significa anche abbandonare la tecnologia legacy, la cui manutenzione può rivelarsi costosa: cambiare la cultura aziendale è la svolta che permette di supportare l’accelerazione derivante dalla trasformazione digitale. Pur essendo un tema ricorrente del

panorama tecnologico attuale, la trasformazione digitale è un argomento di cui si parla già da vent’anni. Tuttavia, il suo significato è cambiato.

namento dall’approccio legacy. Quest’ultimo consiste nell’abbandonare sistemi obsoleti cari all’utente ma che si rivelano deficitari a livello di performance.

Nasce grazie allo sviluppo della digitalizzazione ma non si esaurisce in questo singolo aspetto: quando le aziende hanno messo a punto nuovi processi, la velocità di sviluppo ha subito un’accelerazione esponenziale rendendo ancora più pressante l’esigenza di adattarsi e rimanere competitivi. Migliorare i processi, trovare flussi di reddito, creare esperienze personalizzate e coinvolgenti per i clienti sono le tre direttive su cui si sviluppa la trasformazione del business digitale.

La trasformazione digitale delle aziende si rivela la conditio sine qua non per la progettazione di un business contemporaneo che sia aderente alle richieste del mercato. Trasformazione digitale diventa così sinonimo di cambiamento, di capacità di adattamento e di slancio innovativo verso un futuro sempre più smart.

Una progettualità proficua segue un planning scandito da tre step: creazione di un piano aziendale personalizzato, formazione dei dipendenti in relazione all’uso di tecnologie emergenti, allonta-

A sostegno delle imprese che decidono di intraprendere un processo di trasformazione digitale, la Legge di Bilancio 2021 ha prorogato per il prossimo biennio (2021-2022) la possibilità di accedere al credito d’imposta per la formazione 4.0 necessaria alla costruzione del nuovo paradigma business. �


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LESSINIA, NUOVA FRONTIERA PER LE ERBE AROMATICHE Dall’idea di un imprenditore di origine trentina, supportato da uno staff di tecnici e specialisti, tra cui ingegneri, agronomi e biologi, nasce Consorzio Essenziali Lessinia, una realtà che avrà il suo baricentro in località Pavarana, ad Azzago, e che ha l’obiettivo, assieme ai futuri soci consorziati, di coltivare piante aromatiche, rosmarino in primis, promuovendo un’agricoltura remunerativa, sostenibile e rispettosa della natura.

C’è un nuovo orizzonte economico e produttivo in Lessinia, e in questo periodo contrassegnato dall’incertezza e dalle conseguenze della pandemia da Covid-19, la notizia non può che essere accolta con favore. Si chiama Consorzio Essenziali Lessinia ed è il progetto promosso dall’azienda agricola Rosmariano, che ha il suo quartier generale ad Azzago, presso La Pavarana, una località composta da un’antica residenza risalente al quindicesimo secolo attorniata da oltre 50 ettari di terreno. È proprio qui che Mariano Peterlongo, imprenditore di lungo corso, tra primi in Italia ad aver avviato negli anni Ottanta a Verona un’attività di successo nel settore della componentistica hardware e software per computer, ha individuato la sede ideale per dar vita a un’idea d’impresa a cui sta pensando dal lontano 2004. «L’idea si concretizza soltanto nel 2021, dopo 17 anni, perché il mercato allora non era pronto. – spiega Peterlongo – Ricordo che il primo nostro obiettivo è coltivare piante aromatiche promuovendo un’agricoltura sostenibile, anche dal punto di vista economico, e rispettosa della natura. Nei primi anni Duemila mancava anche la sensibilità delle persone nei confronti di alcune tematiche ambientali. Ora, invece, i tempi sono maturi e ci sono le condizioni per avviare un progetto condiviso, virtuoso e riqualificante con gli agricoltori del territorio».

L’azienda Rosmariano sarà innanzitutto la sede della cosiddetta “Nursery”, l’elemento tecnologico più evoluto e avanzato all’interno della filiera che verrà sviluppata assieme ai soci consorziati a partire dai primi mesi del 2022, ovvero una serra innovativa costruita su sei livelli automatizzati che si prenderà cura delle piantine nella prima parte della loro vita. «Le erbe, in talee, faranno il loro ingresso nella serra alimentata ad energia fotovoltaica e dopo tre mesi saranno posizionate in appositi ombrai per proseguire la loro crescita. Usciranno definitivamente dall’azienda dopo tre anni adulte e pronte per essere affidate ai consorziati». Uno dei primi aspetti interessante del ciclo produttivo del Consorzio è che durante la permanenza all’interno della Nursery, le erbe saranno potate e la falciatura sarà utilizzata per l’estrazione di oli essenziali, restituendo fin da subito un profitto al consorziato.


«Ad oggi l’Italia importa il 70% del suo fabbisogno di piante officinali dall’estero, spesso con qualità non eccellente. – prosegue Mariano Peterlongo – La proposta del Consorzio incontra esigenze già espresse dal Ministero delle Politiche Agricole, il quale vorrebbe diminuire tale percentuale e aumentare quella della produzione interna nazionale. Fino a questo momento la coltivazione di erbe aromatiche è stata rallentata nel nostro Paese da una mancanza di vere e proprie filiere che abbiano al loro interno innanzitutto la voglia di aggregare i piccoli produttori, che abbiano un forte soggetto trasformatore della materia prima, tecnologicamente avanzato, e un’ampia conoscenza del mercato distributivo. Noi abbiamo tutti e tre questi elementi e vorremmo diventare un modello replicabile in futuro». Il Consorzio Essenziali Lessinia si pone proprio l’obiettivo di creare una filiera globale, promuovendo un’economia etica e un’equa distribuzione degli introiti con i soci. «Il contadino non dovrà cedere il terreno, ma conferirlo al Consorzio, in quella che in termini tecnici viene definita soccida. – sottolinea ancora Peterlongo - Ogni agricoltore, con un conferimento minimo di 1 ettaro di terreno, può diventare consorziato e scegliere il grado di partecipazione alla vita consortile. L’ettaro ha come prerogativa quella di trovarsi nel territorio identificato come Lessinia e va

conferito per almeno 5 anni. L’obiettivo è di raggiungere i 3500 ettari di terreni coltivati a erbe essenziali, capacità massima per la creazione di una filiera su questo territorio». Le piante che possono essere messe a dimora in parti variabili, acquistabili ad un prezzo ottimizzato da fattori di scala, sono il rosmarino, la salvia, il timo, l’alloro, la menta piperita, la lavanda e il cipresso. Tra le possibili colture anche l’iris, un prodotto altamente qualitativo utilizzato come materia grassa per tutte le basi in profumeria. «Unirsi al consorzio e dedicarsi alla coltivazione di piante officinali è un ottimo investimento sia per chi ha a disposizione un terreno incolto sia per chi ha già altre colture. – conclude l’imprenditore di origine trentina – La redditività media per PLV (prodotto lordo vendibile) delle piante officinali è molto elevata e può raggiungere anche i 20 mila euro annui. Il tempo di rientro dell’investimento è stimato intorno ai 12 mesi dalla piena entrata in regime delle coltivazioni, a seconda ovviamente del tipo di pianta e del lavoro che ciascun contadino svolgerà nei propri terreni». La Pavarana, inoltre, sarà il luogo destinato alla lavorazione del prodotto, un grande centro trasformatore per la produzione di oli essenziali, saponi e prodotti biologici dedicati alla cura e al benessere della persona, ma anche centro di formazione e di divulgazione delle conoscenze in questo ambito.

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SPACE13, IL PROGETTO PER UNA CULTURA DIGITALE CONDIVISA di Camilla Faccini 13 palestre digitali per 12 comuni del basso veronese: è una vera e propria rivoluzione digitale quella che sarà realizzata nei comuni di Legnago, Castagnaro, Isola della Scala, Minerbe, Villa Bartolomea, Isola Rizza, San Pietro di Morubio, Angiari, Bovolone, Cerea, Terrazzo e Roverchiara. Obiettivo del progetto è quello di trasferire ai cittadini e alle imprese competenze digitali utili a un miglior utilizzo dei servizi offerti dalla Pubblica

Amministrazione, allestendo spazi di innovazione con presidi informatici e promuovendo la diffusione della cultura digitale, grazie ad un finanziamento regionale di circa 700.000 mila euro. A fare da regia al progetto sarà l’Edificio 13 – Cittadella del Lavoro, in via Vicentini 1 a Legnago, uno spazio di 300 mq dentro il quale sarà realizzato anche un coworking. «È fondamentale allargare la fascia di

utenza al digitale - spiega il primo cittadino di Legnago Graziano Lorenzetti - perché il futuro va tutto in quella direzione, compreso il recupero di documentazioni e di informazioni dagli archivi. Allo stesso modo, vogliamo coinvolgere chi si farà portatore di idee innovative in campo digitale, mettendolo nelle condizioni di poter sviluppare i propri progetti per trasformarli in azioni pratiche. Un investimento a 360° sul territorio per agevolare chi è rimasto indie-


tro e allo stesso tempo per far emergere potenzialità che possono diventare azioni economiche del domani». Un momento storico per un territorio condiviso, che vedrà le interazioni attraverso il digitale, favorite da conoscenza e consapevolezza. Il finanziamento prevede anche la creazione di allestimenti ad hoc dotando gli edifici individuati come presidi digitali di nuova strumentazione. «Questa è un’azione che abbiamo già portato a termine - sottolinea il sindaco -. Ora stiamo facendo incontri per delineare la linea d’azione con le società incaricate dello sviluppo del progetto: ETT di Genova, T2i di Rovigo e Open Group di Bologna. Fondamentali saranno anche le indicazioni che darà il territorio: per questo stiamo coinvolgendo associazioni culturali e professionali, imprenditori ma soprattutto le scuole. Questa fase durerà un anno, al termine del quale ci auguriamo che le singole realtà siano consolidate e in grado di proseguire in autonomia». Da questo momento e fino a maggio 2022 saranno per questo organizzate, nei diversi presidi, iniziative volte a promuovere la cultura digitale tra cittadini e imprese grazie a eventi informativi, laboratori, workshop e competizioni. �

Graziano Lorenzetti sindaco di Legnago

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AlternaLab: Alternanza scuola lavoro presso Verona Fablab e Megahub di Schio

Tecnologia, educazione e innovazione: la sfida di AlternaLab

AlternaLab è un progetto di PCTO di nato grazie alla collaborazione di Verona FabLab con Megahub di Schio e realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariverona. Questo progetto ha visto protagonisti circa 300 alunni, 13 scuole e 20 aziende tra il territorio di Verona e di Vicenza. In questi anni è stata creata una forte partnership tra le scuole e le aziende del territorio che ha visto i FabLab come luoghi di apprendimento informale a disposizione della comunità, in grado offrire dei percorsi innovativi di alternanza scuola lavoro. I due FabLab in questione si sono messi a disposizione con spazi, tecnologie e tutor per offrire percorsi di apprendimento in cui la teoria e la pratica si sono incontrati, sperimentando processi utili alla formazione professionale individuale, a fianco di aziende con la voglia di mettersi in gioco in maniera innovativa. Verona FabLab a Verona e Megahub a Schio si sono posti come intermediari tra i componenti dell’alternanza scuola lavoro aprendo le porte agli studenti e alle aziende, mettendo a disposizione un’organizzazione, prima ancora di uno spazio fisico, per far sposare le esigenze degli studenti, delle scuole e delle aziende. Le parole chiave

per tutta la durata del progetto sono state collaborazione, multidisciplinarietà e partnership. I ragazzi coinvolti, provenienti da licei, istituti professionali e istituti tecnici nella prima fase hanno seguito dei percorsi formativi in diversi ambiti (Internet of Things, robotica, comunicazione e media, sartoria digitale, artigianato digitale) mentre nella seconda fase hanno collaborato in team per risolvere dei problemi aziendali reali, simulando ciò che avviene in una vera e propria impresa. Grazie ai tutori di Verona FabLab e Megahub di Schio sono riusciti a creare dei prototipi funzionanti alla fine dei propri project work. Durante il percorso alcuni ragazzi hanno partecipato alla 5^ edizione del concorso “Costruiamo il futuro con STM32 Open Development Environment” di STMicroelectronics, aggiudicandosi il primo posto nella categoria Italia settentrionale e centrale con il progetto “Medicine WIFI”, una sveglia intelligente che, oltre a ricordare i farmaci e gli orari in cui assumerli, eroga direttamente i medicinali nell’orario stabilito. Grazie all’interfaccia collegata con lo studio, il medico può modificare direttamente la sequenza temporale delle pillole da assumere, intervenendo sul settaggio degli orari e sull’associazione delle pillole all’ora dovuta.


Ma che cos’è un FabLab?

Un FabLab è un laboratorio di fabbricazione digitale in cui creatività, tecnologia e passione si incontrano per dar vita alle proprie idee e aspirazioni, un laboratorio equipaggiato con macchinari per la prototipazione digitale (stampanti 3D, taglio laser etc) e strumenti utili per l’autoproduzione. Verona FabLab è un’associazione privata, senza scopo di lucro, fondata nel 2014 e diventata Impresa Sociale da poco. La forza di Verona FabLab risiede nella sua capacità di fornire istruzione formale e non formale e di avvicinare giovani e adulti alla tecnologia con l’obiettivo di renderli “produttori consapevoli” e non “consumatori passivi” (www.veronafablab.it).

Le attività con le scuole continuano: scopri i FabSchool

I Fabschool sono luoghi di apprendimento non formali rivolti a docenti e studenti, dove sperimentare nuove tecnologie e accrescere competenze digitali. Sono spazi collaborativi che connettono la scuola alle nuove esigenze del mercato del lavoro e generano trasformazione sul territorio. Scopri di più su www.fabschool.it

Partner progettuali: Ass. Verona FabLab Impresa Sociale e Megahub di Schio Con il contributo di

sito di Verona FabLab


UNA VERONESE TRA I VINCITORI DEL “BANDO INNOVAZIONE” DI SMACT Smact è un Centro di competenza ad alta specializzazione per progetti di ricerca applicata e innovazione tecnologica destinati alle imprese del Triveneto. Ideato nel 2016, il progetto nasce dalla collaborazione di otto università del Triveneto (Padova, Verona, Ca’ Foscari, Iuav, Trento, Bolzano, Udine e Sissa di Trieste), due enti di ricerca (l’Istituto nazionale di Fisica nucleare e la Fondazione Bruno Kessler), e la Camera di Commercio di Padova e ha già ricevuto 7 milioni di euro di finanziamento dal ministero dello Sviluppo economico. Il Centro si occupa della formazione alle aziende e di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, fornitura di servizi e di

trasferimento tecnologico alle imprese, in particolare le le piccole e medie imprese del Triveneto. Obiettivo è l’ottimizzazione dei processi produttivi con una maggiore qualità del prodotto e riduzione dei costi di esercizio degli impianti di produzione. E ancora, miglioramento e innovazione di prodotto, con maggior velocità dal prototipo alla produzione e al mercato. Il bando IRISS, il secondo bando pubblicato dal Centro che ha messo a disposizione delle aziende 900mila euro di fondi del Ministero per lo Sviluppo Economico, si era chiuso il 30 novembre 2020 con 50 progetti di innovazione nel campo delle tecnologie 4.0 (Mobile, Social, Cloud, Internet of Thin-

gs, Analytics e Big Data,) presentati da aziende provenienti da 8 regioni. Tra i 13 progetti vincitori aggiudicatari del finanziamento anche l’Azienda Vinicola Farina, di Pedemonte (Verona). L’azienda, che produce 800 mila bottiglie l’anno, intende inserire della sensoristica avanzata nei processi di produzione del vino in cantina. I Big Data ricavati permetteranno in particolare di costruire algoritmi che indichino esattamente la dose di solfiti necessaria a bilanciare i tannini persi. Il risultato finale che si vuole ottenere sarà non solo la ottimizzazione dei processi produttivi ma anche l’incremento della gradevolezza, qualità organolettica e longevità del vino. �


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∙ STORIE DEL TERRITORIO∙

Vivere la storia? Al Forte Lugagnano si può di lice Martini

L

'Associazione Vivere la Storia opera all'interno del Forte Lugagnano, un vasto edificio costruito dagli Austriaci tra il 1860 e il 1861 che fa parte della seconda cerchia di forti della città di Verona e fu importante piazzaforte dell’Impero. L’Associazione racconta la storia di Verona tra il 1935 e il 1945, ogni seconda domenica del mese, attraverso la visita guidata dai rievocatori storici in uniforme del museo interno, che accoglie reperti e cimeli storici originali, nonché offre la possibilità di vivere l’esperienza di alcuni eventi che hanno caratterizzato quegli anni, simulando la permanenza

Ingresso del Forte Lugagnano

in un rifugio antiaereo o nella carlinga di un bombardiere americano. «All’interno di Forte Lugagnano sono presenti anche altre associazioni che hanno diversi interessi. Vivere la Storia si occupa di rievocazioni storiche, grazie al museo dedicato alla città di Verona durante la Seconda Guerra Mondiale» spiega Umberto Nannini, vicepresidente dell’Associazione. «Sono presenti reperti di ogni genere, che ci permettono di ricordare gli eventi di quei dieci anni bui di storia». Le visite al museo, ogni seconda domenica del mese dalle 10 alle

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18, sono guidate dai rievocatori in uniformi storiche, di varie nazionalità, il che permette, nelle varie sale tematiche, di entrare nel profondo nelle vicende che sono raccontate. Una visita che si caratterizza per la dinamicità con cui viene proposta, tra le varie sale che mostrano immagini, manifesti e reperti d’epoca e l’interattività dell’esperienza nel rifugio antiaereo o nella carlinga del bombardiere americano. «La visita dura circa un’ora e un quarto: è necessario prenotarsi, viste le normative di sicurezza anti-Covid. Facciamo molte visite anche con le scuole, in particolare


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

con le classi di terza media, che affrontano proprio quel periodo secondo il piano didattico» prosegue Nannini. «Possiamo dire che siamo molto contenti dei feedback che riceviamo da chi prende parte alle visite: il nostro essere in uniforme rende l’esperienza ancora più appassionante e realistica» aggiunge. «Siamo tutti volontari,

circa una trentina, preparati su questi argomenti e amanti della storia, consapevoli della serietà degli argomenti che trattiamo». I reperti sono parte di collezioni private ma anche derivanti da donazioni o da alcuni comodati d’uso. «Tra questi alcune uniformi originali, che abbiamo quindi la possibilità di valorizzare ed esporre

al meglio. All’esterno del museo, è inoltre possibile osservare i veicoli d’epoca, tra cui alcune jeep americane o mezzi tedeschi, ad esempio una moto sidecar» conclude. «Prossimi appuntamenti domenica 13 giugno e l’11 luglio, prima della pausa estiva di agosto. Si possono trovare tutte le informazioni al sito www.viverelastoria.it».

GUARDA IL VIDEO

Foto scattate presso il Forte Lugagnano

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STORIE DEL TERRITORIO ∙

La Valpantena, gioiello da valorizzare di lessandra Scolari È significativo che un migliaio di persone a Santa Maria in Stelle abbiano lanciato il loro grido a favore della Valpantena, con il suo paesaggio, le sue testimonianze e le sue fragilità. Gli alunni delle elementari di Lugo e Stallavena, negli anni Novanta, nella ricerca «Come era verde la mia valle» evidenziarono i capannoni (appena sorti) e quelli abbandonati degli allevamenti: tutto giustificato «dallo sviluppo industriale». Negli ultimi quarant’anni si è pensato molto all’economia (mono settore) e poco alla salvaguardia della «bellissima Valpantena». Il geografo Eugenio Turri (1927-2005) scrisse con grande nostalgia «E’ cambiata, non è più bella. Certo vi è benessere, ma la Valpantena si è guastata». Era nato nel «brolo» di Villa Arvedi e ha raccontato «la Valpantena come paesaggio teatro». Nel 1991, in uno dei suoi ultimi interventi pubblici indetto dalla Pro Loco sul tema «Il futuro della Valpantena», l’Avvocato Renato Gozzi, ex sindaco di Grezzana e Verona, a 400 persone disse «dovete intervenire subito con grande determinazione e vantare secoli di identità e indipendenza, perché il rischio è quello di essere risucchiati dalla città e perdere la vostra autonomia». Aggiunse il geografo Eugenio Turri «i momenti storici in Valpantena sono conseguenti all’orientamento delle sue due anime: quella pronta a trovare dentro di sé la forza e le risorse materiali per mantenere la sua autonomia e l’altra con «la vocazione di sentirsi figlia della città vicina, capace di alimentare cultura ed economia, legando a sé gli spazi circostanti. Queste due diverse sensibilità anche in passato hanno scatenato conflitti piccoli o grandi». Oggi credo che prevalga il pericolo dell’affermarsi dell’indifferenza. Ad eccezione del lavoro svolto dall’Associazione Monastero del Bene Comune di Sezano, per la Valpantena vi è il rischio di diventare periferia della città e solo territorio da spremere. Non va meglio a Grezzana, storicamente cuore della Valpantena, né nell’alta Valpantena. Pochi sono i giovani e adulti disponibili ad impegnarsi, per valorizzare e gestire al meglio questo territorio. Località Sarmassi, ingresso del sentiero del Vajo del Paradiso

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articolo pubbliredazionale

Porta a porta in Lessinia: raddoppiata la raccolta differenziata, rifiuto secco ridotto del 60%

Raccolta rifiuti in Lessinia

A due mesi dall’avvio, la raccolta porta a porta dei rifiuti in Lessinia ha già fornito risultati positivi molto positivi nei Comuni di Cerro, Velo, Roverè e San Mauro di Saline mentre Bosco Chiesanuova il servizio ha preso il via 24 maggio, contribuendo così all’obiettivo di mantenere e migliorare il valore di raccolta differenziata d’ambito del Consiglio di Bacino Verona Nord che per attenersi alle normative europee deve attestarsi minimo al 75%. Nei Comuni di Cerro, Roverè, San Mauro di Saline e Velo con l’avvio del porta a porta si è passati mediamente dal 44% all’80% di raccolta differenziata. «Se guardiamo i dati complessivi relativi al mese di aprile nei quattro Comuni non possiamo che essere estremamente soddisfatti della risposta della cittadinanza”, sottolinea Massimo Mariotti, presidente di Serit, la società che effettua la raccolta.” Basti pensare che con l’introduzione del porta a porta sono stati raccolti 283 quintali di carta, 228 quintali di plastica, 440 quintali di umido e 200 quintali di secco per il quale abbiamo avuto una riduzione del 60% rispetto alla raccolta tradizionale col cassonetto. Sono dati molto incoraggianti destinati a migliorare ulteriormente nel momento in cui col mese di giugno la raccolta passerà da

Presidente di Serit Massimo Mariotti

quindicinale a settimanale. Vorrei ricordare che gli operatori di Serit nei mesi scorsi hanno effettuato diversi sopralluoghi nelle frazioni e contrade della Lessinia proprio per poter ottimizzare il servizio e dare così la possibilità a tutti di poter usufruire di questo nuovo sistema di raccolta differenziata». Comprensibile la soddisfazione anche da parte di Gianluigi Mazzi, presidente del Consiglio di Bacino Verona Nord che comprende 58 Comuni della Provincia di Verona per i quali si prospetta la costituzione di una società in-house: «Il risultato è positivo, lavoriamo tutti insieme per confermarlo nei prossimi mesi dopodiché, la volontà politica dei Sindaci è quella di arrivare quanto prima ad un’organizzazione complessiva di bacino che consenta economie migliori, per i Comuni e quindi per i Cittadini. Il prossimo step per la Lessinia potrebbe essere quello di riorganizzare i trasporti creando degli hub logistici in loco, che determinerebbero la riduzione dei viaggi, del consumo di carburante e dell’inquinamento prodotto. Per l’ambito Verona Nord, il passaggio a cui tendere dovrebbe essere quello alla raccolta puntuale, in virtù della quale il cittadino paga per quanto produce come rifiuto».


∙ PANTHEON ∙

La voce della periferia, torna Grenze Arsenali Festival

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el mese di settembre Verona tornerà a dialogare con la fotografia con Grenze Arsenali Festival, quest’anno alla sua quarta edizione. Il leitmotiv sarà la periferia, con tutte le sue sfumature e sfaccettature.

di Valentina Ceriani Grenze, confine: è questa la parola tedesca che dà il nome al festival, giunto quest’anno alla sua quarta edizione. Nato come sperimentazione per portare a Verona la fotografia internazionale, vuole rimettere al centro del sistema fotograficoartistico la nostra città. Emblematico è il tema scelto per l'edizione 2021, che si svolgerà al Bastione delle Maddalene dall’1 al 10 settembre ma che coinvolgerà diversi spazi espositivi in città per tutto il mese: Peripherie. La parte espositiva si sviluppa ogni anno intorno a un concept nuovo e diverso, che permette di raccogliere lavori molto diversi tra loro, ma tutti uniti da un leitmotiv. L’anima di questo festival è inoltre formativa: il direttore Simone Azzoni e la codirettrice Francesca Marra sono infatti anche docenti. Accanto al calendario espositivo ce n’è dunque anche uno didattico, fatto di workshop e laboratori adatti a tutti e a qualsiasi livello di competenza.

Bombay di Dario Mitidieri 54

We Came From Fire di Joey Lawrence

Grenze Arsenali Festival è una rassegna organizzata grazie all’Assessorato ai rapporti con l’UNESCO del Comune di Verona, che ha concesso gli spazi del Bastione delle Maddalene, e in collaborazione con gli Scavi scaligeri.

Inside Out Project Grenze non è riservato solo agli “addetti ai lavori”: il linguaggio della fotografia è comprensibile e raggiungibile da tutti, e la kermesse mira a essere il più inclusiva possibile. A dimostrarlo è Inside Out Project: una serie di fotografie realizzate il 28 agosto ai lavoratori del quartiere di Veronetta, che diventeranno poi delle stampe 70x100 esposte sulle colline del Bastione delle Maddalene: la manifestazione di una periferia che esiste e resiste.


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IMPIANTO DENTALE Quali sono le domande più frequenti Molto spesso quando un paziente viene a trovarci per capire come e in che modo si possano eseguire gli impianti dentali per riuscire finalmente ad avere dei denti fissi in bocca, le domande ricorrenti sono quasi sempre le stesse:

SENTIRÒ MALE? CI PUÒ ESSERE RIGETTO? Le nostre risposte ovviamente variano a seconda del caso specifico, il dolore in ambito odontoiatrico oramai si controlla molto bene quindi le terapie si affrontano in modo molto sereno. La parola rigetto non esiste, puo’ avvenire una mancata integrazione per svariati motivi, ma solitamente sono sempre eventi facilmente risolvibili.

DOPO QUANTO TEMPO VERRÀ CONSEGNATA LA PROTESI PROVVISORIA? L’inserimento della protesi dentaria provvisoria può avvenire dopo qualche mese, se è a carico ritardato, o subito se a carico immediato.

QUALI SONO LE DIFFERENZE? IMPIANTI A CARICO DIFFERITO La terapia si svolge in due fasi. Si ha innanzitutto l’inserimento nell’osso degli impianti dentali in titanio. All’estremità dell’impianto dentale viene posizionata una vite di guarigione che affiora alla superficie della gengiva e chiude la parte cava dell’impianto. La seconda fase prevede un tempo di attesa variabile, che può andare dai tre ai quattro mesi: questo lasso di tempo è necessario per permettere all’impianto dentale di osteointegrarsi e quindi di stabilizzarsi all’interno dell’osso. Alla fine del periodo di osteointegrazione si rimuove la vite di guarigione e si avvita quella che sarà la protesi definitiva. IMPIANTI A CARICO IMMEDIATO L’ implantologia a “carico immediato” consiste nell’ inserimento contemporaneo degli impianti dentali e della corona protesica provvisoria. Per essere definito “immediato” il posizionamento della protesi provvisoria dovrà avvenire entro 36 ore dall’inserimento dell’impianto. La protesi provvisoria verrà mantenuta in sede per circa 3-4 mesi. Trascorso questo tempo, necessario per la guarigione di tutti i tessuti che sono stati oggetto di intervento, verrà posizionata la protesi definitiva. Il carico immediato è frequentemente utilizzato nella tecnica “All on Four”. Questa metodica, di recente introduzione, consiste nell’inserimento di quattro impianti che, posizionati in siti strategici e accuratamente studiati, permettono la riabilitazione di pazienti edentuli – ossia senza denti – in una o entrambe le arcate.

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∙ IL FIORE DELL'ARTE ∙ GUARDA IL VIDEO

Alberto Cavalli, il giovane pittore delle Case Mazzanti

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el complesso e stratificato apparato decorativo delle facciate delle case Mazzanti si conosce il nome di un solo artista: Alberto Cavalli. Ma cosa sappiamo di lui e di come operò nel cantiere veronese? Alberto Cavalli era un pittore mantovano e allievo di Giulio Romano che a sua volta fu allievo di Raffaello con cui lavorò nella Stanze Vaticane. Il Romano è uno di quei primi artisti che, distanziandosi dall’equilibrio di matrice classica dei predecessori, ha avviato uno stile definito manierismo basato su più ampie libertà espressive. È a lui che si guarda se si parla di Alberto Cavalli. Le sue enormi figure allegoriche che si impongono sulle facciate delle case Mazzanti ricordano quelle altrettanto imponenti realizzate da Giulio a Palazzo Te. Degli anni 1526-27

risalgono i disegni della Sala di Amore e Psiche e della Sala dei Giganti (quest’ultima poi affrescata nel 1532-34, mentre la prima nel 1527-31). Probabilmente è tra un ciclo pittorico e l’altro che il Cavalli partì alla volta di Verona per metter mano alla decorazione delle case degli speziali e “incidere” per sempre il loro nome nella storia. Ma perché proprio lui? Sappiamo che un fratello del committente, Francesco, a quel tempo era arciprete del Capitolo della Cattedrale il cui coro è stato affrescato nel 1534 da Francesco Torbido, ma su disegni preparatori di Giulio Romano. Non è difficile supporre un contatto con il Maestro grazie proprio a questa commissione. Volendo spingerci oltre, possiamo anche immaginare che sia stato proprio lui a suggerire il nome del suo allievo per le case Mazzanti. Probabilmente fu il suo primo importante lavoro dato che

delle sue opere si conoscono poi solo gli affreschi realizzati nel 1584 a Sabbioneta, ben cinquant’anni dopo. Che fosse appena ventenne quando giunse a Verona? Di certo quando si trovò davanti le case del suo committente, Matteo, ciò che vide furono delle facciate dipinte con un finto paramento marmoreo policromo con inserti geometrici. Forse degli inizi del Cinquecento. Nel registro inferiore, invece, possiamo solo supporre vi fosse una fascia con motivi vegetali ed elementi circolari. Una curiosità: sotto, sono stati trovati altri due strati di pittura. Ciò che differenzia, però, la tecnica del Cavalli è il sottilissimo strato di intonaco usato e l’ampia stesura in ogni giornata, ancora ben visibili. Una scelta che ha avuto ripercussioni, purtroppo, sulla conservazione degli affreschi.

di Erika Prandi

In occasione della Giornata Internazionale della Luce promossa dall’Unesco, il 14 maggio si è svolto il convegno Verona: prima inter pictas: un seminario multidisciplinare organizzato da Opificio della Luce in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Verona che, in diretta dalla Sala Formazione dell’Ordine e da Piazza Erbe, in quattro momenti, ha raccontato il percorso di recupero architettonico e pittorico sulle Case Mazzanti, l’opera di valorizzazione grazie all’impiego di tecnologie digitali per l’illuminazione e la proiezione degli affreschi sulle facciate, in grado di regalare a tutti gli effetti un “museo a cielo aperto” a cittadini e visitatori, nonché le possibilità che le tecniche di realtà virtuale e video mapping offrono oggi per conservare e tutelare il patrimonio culturale aggiungendo, al contempo, valore.

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∙ MODA E DESIGN ∙

Corea e Italia: un incontro alla moda di Sara vesani

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uando parliamo di stile coreano probabilmente, l'unica cosa che ci viene in mente è la classica camicetta con il colletto, appunto, alla coreana. Invece anche in Italia e soprattutto qui a Verona, in uno scenario molto diverso rispetto agli anni '90, emerge sempre di più la voglia e l'esigenza di non uniformarsi agli altri ma di cercare di essere unici ed originali nell'abbigliamento. Lo hanno capito Kim e Cho, originari di Seoul che abbiamo intervistato incuriositi dalla loro storia. Kim, sempre dolce e sorridente, arriva a Milano nel 2005 per frequentare il conservatorio come cantante soprano

Kim e Cho insieme ai loro figli Iehl e Iahn

Il negozio "Con la mamma"

lirico, mentre Cho arriva a Milano per studiare disegno del gioiello allo IED (Istituto Europeo di Design). Milano, quindi, fu galeotta. Qui si conoscono e si innamorano. Si innamorano però anche dell’Italia e dei suoi costumi. Ne amano il modo di vivere, decisamente meno caotico di Seoul. Vedono nel nostro bel Paese il luogo ideale per formare la loro famiglia. A Cho, nel 2012 viene data l'opportunità di trasferirsi a Verona per creare un marchio di abbigliamento donna e ovviamente per Kim, Verona, patria della lirica a livello mondiale, sembra un sogno! Si sposano e decidono di stabilirsi qui, dove trovano amici leali e sinceri. Questa per loro è casa. Da lì a poco il matrimonio e la prima bimba Iehl, ora di 8 anni e in seguito Iahn di 6. Il marito, nel frattempo, si accorge di voler dedicare più tempo alla cura dei figli insieme alla moglie e così intraprendono un'avventura tutta loro: vogliono capire se un negozio di abiti coreani per bambini potrebbe avere successo. Provano 58

con l'online e si accorgono che anche a Verona i tempi sono maturi per uno nuovo stile, che si discosta nettamente dagli altri: quello coreano. Nasce il concept store "Con la mamma" che è un luogo di ritrovo più che un negozio. Il loro modo "orientale", così rispettoso e ospitale è la carta vincente che avvicina i più curiosi e fa leva sul passaparola. Il cliente, per la loro concezione, si deve sentire a casa, in famiglia... come se fosse "con la mamma". I vestiti sono ampi, dai tagli netti, si usano tessuti solo di cotone al 100%, tutti naturalmente made in Korea. Gli accessori, spiritosi e mai banali, avvicinano una clientela che vuole avere pezzi unici. Vendono infatti al massimo due taglie per ogni capo. Per i bambini, lo stile coreano mette in primo piano la comodità, l'originalità: pantaloni con elastici facili da indossare, felpe e magliette che si indossano in un lampo. E per le mamme o addirittura le nonne? È la stessa cosa: con la pandemia il connubio tra semplicità e stile unico si è rafforzato indissolubilmente.



∙ PILLOLE DI MAMMA ∙

Estate 2021? Guida vivace per genitori e figli

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di Sara vesani

uest’anno è proprio il caso di dirlo: «nonostante tutto, la scuola è finita» e adesso… vacanze! Più che vacanze però, a noi genitori, a cui è stata dedicata una giornata di festa il 1° di giugno (istituita dall'ONU per ricordare che i genitori di ogni religione, cultura e nazionalità sono i primi autentici educatori dei bambini), tocca riprogrammare le giornate di tutta la famiglia. Purtroppo, essendo ancora in pandemia, è necessario valutare bene ciò che propongono i vari centri estivi. La scelta è amplissima e spesso (almeno a me capita così) è facile confondersi e non sapere qual è la cosa giusta da fare. Ogni pezzo del puzzle deve incastrarsi alla perfezione fra mamma, papà, fratello, sorella, nonni, zii, babysitter (!). Ecco una mini-guida per scegliere in tranquillità: ⋅ per i genitori esigenti: non affannatevi troppo, in questa pausa estiva non riusciranno a imparare a nuotare come la Pellegrini, a disquisire in inglese, a programmare con dieci ore di corso di coding… scegliete una cosa che piace a vostro figlio e basta, senza pensare al futuro. ⋅ per i più pigri: sappiate che le iscrizioni hanno un termine. Aprite quel PC e attivatevi. Per il CER Comunale io sono già in lista d’attesa.

⋅ per chi pensa che la vera vacanza per i figli sia stare a casa a giocare con i regali destinati al riciclo nascosti nell'armadio: ricordatevi che siete ancora in smart-working e che vi pentirete di avere i vostri pargoli che strillano fra i piedi quando chiederete l’aumento al vostro capo in una video-call. ⋅ per i più attenti al tema Covid: valutate di comprare la tuta bianca sanitaria con caschetto integrato, non si sa mai... ⋅ per chi si sente animatore dentro: riflettete con attenzione, l’estate è lunga. Pianificare una caccia al tesoro è

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una cosa, tenere occupati due nanetti per un mese e mezzo è un'altra. ⋅ per i più stravaganti: placatevi! Non è detto che anche ai vostri figli piaccia trascorrere una settimana in un circo. ⋅ per i fanatici del biologico: l'idea di curare l'orto con altri bimbi è fantastica, ma vi prego, d'estate non insegnategli a creare una fossa compostabile ecosostenibile, potrebbero metterci di tutto dentro… e gli odori poi chi li sopporterebbe? Allora siete pronti per l’estate o non vedete già l’ora che riinizi la scuola?


∙ LOREM IPSUM ∙

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∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙

Parasite di Samantha De Bortoli TRAMA Il destino di due famiglie s’intreccia: da un lato, i Kim, che vivono in un appartamento sudicio e sopravvivono con piccole entrate, che consentono loro di guadagnare il minimo indispensabile per cibarsi; dall’altro, la ricca famiglia Park, che trascorre le proprie giornate agiatamente in una sontuosa villa. Una sera un amico di Ki-woo, figlio maggiore dei Kim, propone lui di sostituirlo come insegnante di inglese della figlia dei Park, poiché lui sarebbe dovuto partire per studiare all’estero. Ki-woo accetta: una volta conosciuta la signora Park, approfitterà della sua ingenuità dando il via a un piano per fare assumere anche il resto della sua famiglia. Quello che sembra uno spiraglio di luce per il miglioramento delle loro condizioni di vita, presto riserverà ai membri della famiglia Kim oscuri risvolti. PREMI e CRITICA Rotten Tomatoes: 98% di gradimento per la critica, 90% per il pubblico. Premi: Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2019, miglior film in lingua straniera alla 77esima edizione dei Golden nel 2020. Vincitore di quattro Oscar alla 92esima edizione, celebrata il 9 febbraio 2020: miglior film migliore regia, migliore sceneggiatura originale e miglior film internazionale. Il 18 febbraio 2020 gli viene riconosciuto anche il David di Donatello come il miglior film straniero. CURIOSITÀ Bong Joon-ho e Song Kang-ho sono amici di lunga data: si conoscono e lavorano insieme da quasi vent'anni. L’attore è presente a quasi tutti i film da lui diretti. Un’altra curiosità riguarda la canzone di Gianni Morandi “In ginocchio da te”, che il regista scelse solo per il suo titolo, senza sapere il significato del resto del testo: il brano contribuisce a creare un contrasto tra il furente litigio che si vede nella scena e le parole cantate da Morandi; una tensione che conferisce all’insieme un effetto tragicomico. OSSERVAZIONI TEMATICHE I punti di forza di questo film sono sostanzialmente due: da un lato, l’intreccio, l’abilità narrativa di Bong Joonho, che sfrutta le varie sfaccettature del carattere dei protagonisti, e le loro attitudini, inventando per loro identità nuove, così credibili da riuscire a ingannare la famiglia Park. Dall’altro, i contrasti: lo stile di vita dei Kim e dei Park, dall’infimo bugigattolo al lusso sfrenato, dalla lotta per la sopravvivenza alla quasi inconsistenza dei ricchi, che paiono manichini (da qui anche il contrasto povero-astuto e ricco-ingenuo); i colori, super saturati; infine, i movimenti basso-alto e alto-basso: i Kim escono dal loro seminterrato e riescono a raggiungere un miglioramento fittizio delle loro condizioni, almeno nel momento in cui lavorano per i Park; a seguire, un nuovo picco verso il basso, in un mondo ctonio, dove risiede la loro natura e il loro destino.

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기생충 Diretto da Bong Joon-ho (2019). Tra i principali attori del cast, Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Choi Woo-shik, Park So-dam.

Bong Joon-ho

Song Kang-ho

Cho Yeo-jeong


∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙

The Good Place The Good Place è una serie tv creata da Michael Schur, iniziata nel 2016 e terminata con la 4° stagione nel 2020, a cavallo tra il fantasy e la commedia ed è disponibile su Netflix e su Infinity.

di Giorgia Preti

TRAMA Protagonista della serie tv è Eleanor Shellstrop, interpretata da Kristen Bell. La giovane donna si sveglia in una sala d’attesa e sul muro di fronte a lei vede una scritta a caratteri cubitali “Va tutto alla grande”. Dopo essere stata chiamata in un’altra stanza per un colloquio con un uomo di nome Michael, che sarà uno dei co-protagonisti della serie tv, viene svelato dove si trova Eleanor: si trova in paradiso. Michael le spiega che si trova nella parte dei buoni perché ha condotto una vita ineccepibile, al servizio degli altri. Peccato che non ci sia niente di vero. Dopo pochi minuti Eleanor si rende conto di essere stata scambiata per un’altra persona, quindi fa buon viso a cattivo gioco e cerca di nascondere il suo vero “io”: una ragazza volgare ed egoista. Animata dalla volontà di riscattarsi, Eleanor proverà a cambiare la sua vita “ultraterrena”, anche grazie ad alcuni amici che incontrerà nel corso del suo soggiorno. Ma non tutto, nella parte dei buoni, è come sembra.

Kristen Bell

PREMI e CRITICA Il sito aggregatore di recensioni, Rotten Tomatoes, lo ha valutato con un rating del 97% per la critica e dell’89% per il pubblico. Nel 2019, inoltre, ha ricevuto due candidature ai Golden Globes per miglior serie commedia e miglior attrice in una serie commedia. CURIOSITÀ Nella parte buona, come vi accorgerete, non si possono dire le parolacce. Quando Eleanor prova a imprecare, quindi, tutte le parolacce vengono trasformate in parole neutre. All’interno della serie tv, inoltre, ci sono riferimenti alla cultura pop, ad altre serie tv e alla filosofia. Uno dei coprotagonisti, Chidi Anagonye, è infatti un professore di filosofia morale e cita spesso teorie prese da John Locke, Aristotele, Kant. Lo stesso concept della serie tv prende ispirazione dall’opera teatrale di Jean-Paul Sartre, “A porte chiuse”, e dalla frase “L’inferno sono gli altri”. OSSERVAZIONI TEMATICHE Nella serie tv viene trattato il tema fondamentale del riscatto, del cambiamento. Eleanor si impegna per diventare una versione migliore di se stessa e questo la porterà a fare i conti con la sua vita terrena e il suo passato. Altri temi ricorrenti sono l’altruismo e l’amicizia: vero collante della serie tv dall’inizio alla fine.

Michael Schur

Ted Danson

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∙ ANGOLO PET ∙

Piccoli abitanti da aiutare

È

di Ingrid Sommacampagna

iniziata una primavera strana, con il caldo altalenante, forse per sorprenderci il 21 giugno. Nonostante questo clima “instabile”, il riccio, animale selvatico presente in tutta Italia, esce dal letargo in anticipo rispetto gli anni passati proprio a causa delle temperature sempre più miti e, per procacciarsi del cibo, attraversa le strade e arriva nei nostri giardini. È un onnivoro molto utile nelle aree ortive perché caccia topi, rettili, anfibi, lumache, lombrichi, piccoli insetti e parassiti. Dotato di un musetto dolce e di quattro zampine morbide e corte, non supera i 30 cm di lunghezza e un kg di peso, mentre la coda varia dai 4 ai 5 cm. Nella sua tana, il riccio dorme durante il giorno e va in letargo per tutto l'inverno, raggruppando foglie per mantenere il calore e abbassare così le sue funzioni vitali, senza congelare.

Per difendersi da eventuali pericoli si appallottolano su sé stessi, lasciando irte le spine (peli ricoperti di cheratina). Purtroppo, sono numerosi i fattori che minacciano la vita di questi piccoli animali: oltre ai predatori, a condizionare negativamente la loro esistenza è anche l’agricoltura intensiva che, servendosi di pesticidi, influenza il loro habitat naturale e uccide gli insetti di cui si nutrono. Altre cause che, negli anni, stanno provocando una brusca diminuzione dei ricci sono inevitabilmente legate alla presenza dell’uomo: spostandosi in prevalenza di notte per cercare provviste, anche per diversi chilometri, accade molto spesso che chi è alla guida non presti dovuta attenzione, non rallenti o non si accorga di loro e finisca così per investirli; inoltre, nascondendosi alle volte tra foglie e cataste di legna, rischiano di morire per colpa di attività di manutenzione del verde.

Come fare per aiutarli? Un gioielliere di Londra ha creato un'associazione per realizzare dei tunnel e sottopassaggi in città a prova di riccio, debitamente segnalati da cartelli, cosicché queste creature riescano a raggiungere i parchi in sicurezza senza imbattersi nelle auto. Oppure? Potremmo far sì che il nostro giardino diventi il loro rifugio, preparando foglie secche e una pila di legna che non devono più essere toccati per tutto il periodo invernale; ma anche creare dei ripari “green”, per proteggerli dalla pioggia e dai pericoli, garantendo un passaggio comodo per entrare e uscire. Una volta svegliato dal lungo sonno, il riccio apprezzerà il cibo umido e secco dei gatti, ricco di proteine, e acqua fresca. Naturalmente, è possibile rivolgersi a centri di recupero specializzati: Progetto Natura Verona Lago Odv, che supporta il Cras di Lazise (località Saline, 7), e a Castel d'Azzano Verdeblu Natura Onlus, che ha sede all'oasi “Le Risorgive”.

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∙ LE RICETTE ∙

In cucina con Nicole di Nicole Scevaroli

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qualche idea sana (e golosa) per le vostre giornate

Torta salata con feta e spinacini Per un pic nic in giardino vi lascio la ricetta della mia pasta brisè semi integrale Ingredienti: • 250g fave surgelate • 80g di olio extravergine, 80g di acqua • mezza bustina di lievito istantaneo per torte salate • due pizzichi di sale, 2 cucchiai di semi di lino • spinacini freschi o surgelati • 2 uova, 2 confezioni di formaggio feta

Consigli nutrizionali Queste due ricette possono essere un nutriente piatto unico se mangiate a pranzo o cena. I semi di lino nella torta salata sono preziosissimi per il loro contenuto di omega 3. La farina di ceci della farinata invece contiene vitamine, sali minerali, proteine, tante fibre utili all’intestino e carboidrati complessi a lento rilascio in grado di saziare a lungo, abbassare l’impatto glicemico del pasto e renderci più energici.

Fate appassire in padella gli spinacini. Impastate farina, olio, acqua, lievito, semi e sale. Stendete con il mattarello, sistemate in una teglia. Sbattete le uova, unite la feta sbriciolata e gli spinacini. Versate sulla pasta brisè. Cuocete in forno statico a 180 gradi per 40 minuti.

Farinata di ceci ai fiori di zucca Servitela in un aperitivo in terrazzo accompagnata da tanti pomodorini Ingredienti: • 80g farina di ceci, 240g acqua • 4 fiori di zucca, 3 cucchiai di olio evo • sale, pepe Mescolate con una frusta farina di ceci e acqua. Fate riposare in frigorifero per almeno 3 ore. Scaldate il forno a 240 gradi ventilato. Foderate una teglia (26cm diametro) con carta da forno. Versateci 3 cucchiai d’olio e mettete la teglia 5 minuti in forno. Ora aggiungeteci il composto, mescolate con una forchetta. Disponete i fiori di zucca ed infornate fino a che sarà colorata e croccante, poi insaporite con sale e pepe.

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∙ ISPIRAZIONI MUSICALI ∙

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Ivana Spagna

la musica che risuona dal cuore di nnalisa Mazzolari

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a regina degli anni Ottanta, Ivana Spagna, ha rilasciato per Radio Adige TV, canale 640 del digitale terrestre, un’intervista esclusiva ripercorrendo le tappe salienti della sua carriera e raccontando come ha trascorso l’ultimo anno, segnato dall’emergenza sanitaria. A parlare con lei, in collegamento telefonico, il deejay Alain Marchetti, nell’ambito della trasmissione Tutti Amici.

brano dei Creedence Clearwater Revival, disponibile anche in vinile dal 15 maggio: ad accompagnarlo, anche la cover di “Bridge over troubled water”, di Simon & Garfunkel, suonata durante un suo concerto. «Questa canzone

L’artista, nata a Valeggio sul Mincio, ha sottolineato durante la puntata di essere legata a Verona da un affetto speciale: «ho tantissimi ricordi d’infanzia, vivi e importanti; del resto non importa dove tu vada, dove ti porti la carriera. Il posto che rimane nel cuore è sempre quello di casa». Una carriera di hit e successi che hanno risuonato nelle radio e stereo di tutti gli italiani, ma anche all’estero. L’ultimo album di inediti, “1954”, è stato pubblicato il 25 ottobre del 2019, mentre proprio quest’anno è uscito il nuovo singolo “Have you ever seen the rain”, reinterpretazione del

mi ha colpita in modo particolare. All’inizio ne ascoltavo la lirica senza tuttavia conoscerne il profondo significato, lasciandomi trasportare dalla descrizione di una pioggia che cade sotto il

LA PUNTATA E IL SALUTO DI IVANA SPAGNA AI LETTORI DI PANTHEON:

sole. Incuriosita ho approfondito per analizzare la tematica toccata, ahimè tremenda, quella della guerra, per cui quella pioggia apparentemente leggera raccontava qualcosa di più pesante». Un brano che ha riscontrato in radio molto successo: «Ho imparato da anti tecnologica quale sono, a usare il computer, ho collegato tastiera e microfono e nel guardaroba ho creato il mio studio. Ho provato una gioia incredibile nel creare qualcosa senza tener conto delle regole del mercato. Ho dato ascolto solo a ciò che mi suggeriva il cuore e forse il successo che ne è derivato ha risposto a questa purezza». L’album inedito “1954”, uscito in corrispondenza del Covid, non ha purtroppo goduto della giusta promozione, ma ora che la macchina sta ripartendo tutto sarà da recuperare. «Ringrazio le persone che mi seguono e che artisticamente mi danno vita; spero che il loro affetto sia legato alle canzoni e al fatto che sentano che tutto ciò che narro è assolutamente vero e sincero». �


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Dalla vitalità dei Los Locos e Gianni Drudi nasce “El Chiringuito”

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uando si parla di balli di gruppo non possono non scattare subito nella nostra mente i nomi di successi quali la “Macarena”, “El Meneaito”, “Mueve la colita”, “ La vuelta”, “El tic tic tac”…a rendere questi brani intramontabili in Italia un duo, formatosi nel Vicentino, che ha scatenato intere generazioni: i Los Locos, i cui volti e voci sono quelle di Roberto Boribello e Paolo Franchetto, che quest’anno festeggiano trent’anni di carriera. Insieme a Gianni Drudi, tra i principali special guest di Radio Adige TV, sono stati proprio loro due i protagonisti della travolgente puntata di Tutti Amici andata in onda il 13 maggio in compagnia del nostro Alain Marchetti. È iniziata al ritmo di “tic tic tac” la chiacchierata tra il deejay e

di Samantha De Bortoli

Alain Marchetti, Roberto Boribello, Paolo Franchetto e Gianni Drudi

i tre artisti, per proseguire con una carrellata dei più bei ricordi della loro carriera che continua a gonfie vele tra l’Italia e la Repubblica Dominicana e l’annuncio di tutte le novità in arrivo. «Non vediamo l’ora di ripartire, finalmente quest’estate possiamo ricominciare con i live» sottolinea Gianni Drudi,

che prosegue «per la tournée estiva collaborerò anche con i Los Locos. Siamo pieno di entusiasmo». Voglia di esibirsi e far conoscere ai fan storici e non solo il frutto di un lavoro di squadra dei tre artisti: la realizzazione del brano e della compilation “El Chiringuito”, che racchiude non l’ultimo successo dei Los Locos e Gianni Drudi, ma anche la hit “Fiki Fiki”, “Mela, Banana y Cafè” insieme ad Alain deejay e Maximo Music, “Un’estate a Saint Tropez” con Bobby Solo, Stefania Cento e tanti altri pezzi imperdibili.

RIGUARDA LA PUNTATA CON I MITICI LOS LOCOS e GIANNI DRUDI


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Rievocate, poi, le memorie del Festival Bar del 1996: «Fu il primo a cui partecipammo raccontano i Los Locos – erano presenti 250mila persone in Piazza del Plebiscito a Napoli, l’intera città era bloccata. A ripensarci, oggi, sembra ancora più incredibile di allora, visto quanto tutti noi abbiamo vissuto nell’ultimo anno con l’emergenza sanitaria. Le sensazioni e le emozioni di quella serata sono ancora vive nei nostri cuori. Quegli anni erano molto diversi rispetto a oggi, si vendeva con più facilità, ci si esibiva più spesso, si ballava di più». «Vogliamo ringraziare la radiotelevisione scaligera Radio Adige per averci ospitati e regalare un saluto speciale a tutti i fan che continuano a seguirci con passione. Non vediamo l’ora di farvi divertire con “El Chiringuito”» l’augurio dei tre artisti a tutti i lettori. � PUBBLICITÀ

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Elisabetta Viviani: dalla piccola Heidi alla donna carica di nuovi sogni

GUARDA LA PUNTATA INTERA

di nnalisa Mazzolari

Elisabetta Viviani

Eterea e dai toni celestiali è la voce che presenta la bambina dalle gote rosee che gioca gioiosa tra le montagne di nome Heidi. Ma di chi è il volto dietro quell’ inconfondibile timbro? È quello di Elisabetta Viviani, ospite del format di Radio Adige TV640 “Tutti Amici” il 4 maggio. Ripercorrendo i tempi ci caliamo negli anni Settanta: cosa accadeva a Elisabetta in quel periodo? «Ero giovanissima, ricordo che faticavo a capire cosa PUBBLICITÀ

mi stesse succedendo intorno. Ebbi l’enorme successo dovuto ad “Heidi” che tuttavia inizialmente mi appariva più un’arma a doppio taglio. Non ero contentissima perché gli interpreti delle colonne sonore erano considerati cantanti di “serie B”. Solo dal 2000 ho iniziato davvero ad assaporare la fortuna ottenuta, quando in qualche modo la musica divenne cult perché condivisa con nostalgia dagli adulti che avevano trascorso l’infanzia accompagnati da quella melodia». «Nel corso degli anni ho inciso dischi e fatto diverse serate che mi hanno portata a costruire una rete di musicisti; tra questi ho conosciuto Claudio Damiani, chitarrista e autore,

che è divenuto il mio produttore. Con lui ho iniziato un percorso diverso, fatto di brani scritti da me: ne è nato “Le Donne della mia età”, pubblicato nel 2017, un lavoro che vede un’Elisabetta che ha colto il suo essere donna matura, ma non per questo priva di sogni e di energia». Quali sono invece le novità incombenti? «Con l’apertura del settore voglio tornare anche io ad incidere canzoni, musiche che ho prodotto durante tutta la carriera. Nel corso del tempo ho prodotto molte melodie rimaste nel cuore delle persone che affettuosamente mi seguono ancora. Voglio perciò omaggiarli donando loro una raccolta dei miei successi». �


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di lice Martini

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ell’ambito delle celebrazioni danteMAROGNA sche per i PALAZZO 700 anni dalla morte del in via San Paolo, 16 grande poeta è stata inaugurata nella Sulla facciata del tardo trecentesco palazzo Marogna, resta ormai poco dell’articolata decorazione ad affresco città scaligera la mostra diffusa “In eseguita intorno alla metà del Cinquecento. fortuna, essa fu documentata graficamente nel secammino con Dante Per a Verona”, accompagnata condo Ottocento da Pietro Nanin in una migliore situazione conservativa. Nei cinque riquadri tra le finestre da una mappa d’autore che guida il visitatore del piano nobile egli propose di identificare, a partire da est, due scene tratte dalla Divina Commedia e tre nei luoghi danteschi del territorio, aiutandolo a dedicate alla vita di Petrarca. Nei primi due riquadri si raffigurava Dante che corre orientarsi grazie a segnaletiche e app. verso Virgilio, inseguito dalle fiere (di cui già nel XIX se-

versità e la Diocesi scaligeri, oltre che il contri08 01 15 buto di Fondazione Banca Popolare di Verona.

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Piazza dei Signori

Biblioteca Capitolare

Palazzo Serego Alighieri

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Serego Alighieri Ventuno i luoghi segnalati nellaVillamappa, ciascu03 17 10 noPalazzo poidelindividuato in situ con un apposito panCapitanio Palazzo Marogna San Fermo Maggiore 04 18 proprio cellula11 nello. Con un semplice tocco sul Prefettura / Palazzo Ponte di Veja Sant’Eufemia Provincia re della tramite QRcode, il visitatore 19 potrà accedere 12 di Romeo Piazza delle Erbe a 05 un’espansione digitale dei Casa contenuti della Arche Scaligere 20 13 06 Casa di Giulietta mappa e approfondire così il proprio itinerario. Palazzo Bevilacqua San Zeno Maggiore

colo restava solo il leone), e Beatrice ripresa su un carro nell’atto di svelarsi il volto, secondo quanto riporta il XXXI canto del Purgatorio. È l’unica figura che ancora un poco si discerne. La decorazione fu compiuta da più artefici, ma la parte dantesca, con il fregio soprastante, è tradizionalmente riferita a Paolo Farinati.

La mostra è realizzata dai Musei Civici, con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, in collaborazione con l’Uni-

Inoltre, i musei civici di Verona propongono delle Per visite guidate gratuite in presenza ai luoghi informazioni www.danteaverona.it della mostra a sabati alterni fino al 2 ottobre. � CREDITI FOTOGRAFICI Archivio fotografico - Diocesi di Verona / Lorenzo Ceretta, Vicenza / Gino Di Paolo, Spoltore / Ennevi, Verona / Gardaphoto, Salò / Fulvio Rosso, Calice Ligure / Studio Tisato Massimo, Verona / Roberto Zorzin, Verona

16 18

Itinerario 1: da San Zeno a Porta Borsari a sabati alterni, alle ore 10 22 maggio 5 e 19 giugno 3, 17 e 31 luglio 14 e 28 agosto 11 e 25 settembre

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CHIESA DI SANT’ELENA

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Itinerario 2: nel cuore della città a sabati alterni, alle ore 10 29 maggio 21 CASTELVECCHIO 12 e 26 giugno 10 e 24 luglio 7 e 21 agosto 4 e 18 settembre lio Pa 2 ottobre ta or

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Una mappa (e tante visite guidate) per riscoprire Dante

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giugno Il monastero di San Michele di Campagna, sorto fuori dalle mura cittadine a est della città, fu sede di una comunità religiosa femminile di regola benedettina che, dipendente dal Capitolo della Cattedrale, fu particolarmente fiorente tra XI e XIV secolo, accogliendo componenti delle più importanti famiglie cittadine, compresi i della Scala. Vi presero i voti anche Alighiera, Gemma e Lucia, figlie di Pietro Alighieri e di Jacopa Salerni, e l’ultima di loro ne divenne anche badessa. Del complesso medievale resta solo, annessa all’attuale chiesa parrocchiale e sotto il nome di “cappella delle benedettine”, l’abside dell’edificio medievale con un’organica decorazione pittorica databile sulla metà del Trecento, che, dalle lacune, mostra di sovrapporsi a una più antica, risalente al XII secolo; si conservano, inoltre, altre pitture trecentesche di carattere devozionale.

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SAN MICHELE ARCANGELO A SAN MICHELE EXTRA (già monastero di San Michele di Campagna)

Pietro Alighieri, figlio di Dante, abitò a Verona S P Eprima T TACO L I & EVE N T I in contrada San Tomío, poi in quelle di San Giovanni in Foro e, infine, di Santa Maria in Chiavica, dove risiedettero anche il figlio Dante II e il nipote Leonardo. La loro abitazione è stata individuata nell’attuale Palazzo Bevilacqua al n. 38 di corso Sant’Anastasia, proprio di fronte alla chiesa omonima, grazie a un documento del 1453 conservato nell’archivio Serego Alighieri di Gargagnago di Valpolicella. La struttura originaria dell’edificio venne radicalmente rimaneggiata a metà dell’Ottocento, ma in corrispondenza dello spigolo tra il corso Sant’Anastasia e via San Pietro Martire restano evidenze della struttura medievale e in particolare di due finestre dalla cornice che alterna tufo e laterizio.

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Il calendario del Festival lirico 2021

n cast stellare e nuove collaborazioni con molti istituti culturali italiani: l’edizione 2021 dell’Arena Opera Festival, che prenderà il via il 19 giugno, dà il via ufficiale, di fatto, a una rinata stagione di spettacoli, dopo i mesi più complessi della pandemia. Il 25 maggio Fondazione Arena di Verona, con il patrocinio del Ministero della Cultura, ha presentato gli allestimenti del 98esimo Festival lirico, che hanno visto, appunto, il contributo di numerose realtà: Biblioteca Apostolica Vaticana, Fellini Museum del Comune di Rimini, Fondazione Alinari per la Fotografia Gallerie degli Uffizi, Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Museo Egizio di Torino Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano, e della Shoah di Ferrara, Parco Archeologico di Pompei, Parco Archeologico e Paesaggistico Valle dei Templi e Sito Archeologico di Paestum.

Ad aprire la stagione lirica sarà il Maestro Riccardo Muti, il 19 e 22 giugno, che per il 150esimo anniversario di Giuseppe Verdi dirige sul palco l’“Aida” in forma di concerto; si prosegue con “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni e “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo il 25 giugno, 2, 22 e 31 luglio e il 14 agosto, ancora “Aida”, il 26 giugno, 1, 9, 15, 21 luglio, 4, 8, 12, 21, 27 agosto e 4 settembre; si aggiungono poi “Nabucco”, di Verdi, il 3,17 e 24 luglio, il 6, 13, 20 e 26 agosto e il 1 settembre, “La Traviata”, sempre di Verdi, il 10, 16, 23 luglio, il 7 e 19 agosto e infine il 2 settembre. Ma ci sarà anche “Turandot” di Puccini, il 29 luglio, 1, 5 e 8 agosto e, infine, il 3 settembre. A queste serate si sommano quelle di Gala: il 18 luglio con il “Requiem” verdiano, il 30 luglio con la “Domingo Opera Night”, la danza il 3 agosto di “Roberto Bolle and Friends”, il 17 agosto “Jonas Kaufmann” e chiude il 22 agosto la “IX Sinfonia di Beethoven”.

La presentazione degli allestimenti il 25 maggio

Tra i grandi artisti che brilleranno sul parco areniano quest’anno, si ricordano Roberto Alagna, Marcelo Álvarez, Roberto Aronica, Roberto Bolle, Anna Maria Chiuri, Jorge de León, Plácido Domingo, Amartuvshin Enkhbat, Yusif Eyvazov, Aida Garifullina, Alberto Gazale, Vittorio Grigolo, Saioa Hernández, Maida Hundeling, Ruth Iniesta, Murat Karahan, Jonas Kaufmann, Aleksandra Kurzak, Ambrogio Maestri, Angela Meade, Francesco Meli, Chris Merritt, Anna Netrebko, Lisette Oropesa, Ailyn Pérez, Michele Pertusi, George Petean, Olesya Petrova, Simone Piazzola, Saimir Pirgu, Anna Pirozzi, Anita Rachvelishvili, Marina Rebeka, Katia Ricciarelli, Luca Salsi, Ekaterina Semenchuk, Valeria Sepe, María José Siri, Rafał Siwek, Carlo Ventre, Sonya Yoncheva, Elena Zilio…e molti altri. �

Il Maestro Riccardo Muti



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