Pantheon 114

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PREZZO €3,50 COPIA GRATUITA

EDIZIONE SETTEMBRE 2020

ANNO 12 - NUMERO 8

NUMERO CENTOQUATTORDICI

PANTHEON SCUOLE RIMANDATE A SETTEMBRE le incognite su personale e trasporti

SOCIALITÀ E GIOCHI A MISURA DI COVID l'estate smart del Children's Museum

PAROLA AI DIRIGENTI SCOLASTICI Bonini: «La scuola necessita di relazioni autentiche»

SUCCESSI LETTERARI

Nicola Cinquetti, il cercatore di favole

Albino Barresi «LA SCUOLA DEVE RIPARTIRE» Il Dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Verona analizza i principali temi che in questo momento ruotano attorno alla scuola e sottolinea il grande sforzo delle istituzioni locali, e dei soggetti coinvolti, per garantire la riapertura in sicurezza degli istituti scaligeri il prossimo 14 settembre. 1



SETTEMBRE 2020

DI MATTEO

SCOLARI

EDITORIALE

Una grande prova di maturità. Anche se siamo nell’alveo della scuola, non mi riferisco all’ultima prova che gli studenti delle scuole superiori devono sostenere al termine del quinquennio, bensì a un atteggiamento generale, responsabile, che tutte le parti coinvolte nella grande e rischiosa partita della riapertura delle scuole del prossimo 14 settembre dovrebbero assumere.

cuni punti di riferimento, alcuni baluardi permeati nella società a tal punto da sembrare dovuti. «La scuola deve ripartire» dice Barresi. Sono d’accordo, riparta. È un messaggio importante da dare a noi stessi, ai ragazzi, a tutti quei giovani apparentemente saldi al timone della loro vita e, invece, estremamente disorientati e impauriti. Senza mandarli allo sbaraglio però, sia chiaro, senza addebitare sul loro conto le conseguenze di scelte avventate. Servono regole, precauzioni, controlli, ramanzine, provvedimenti, sanzioni.

Alunni, genitori, insegnanti, presidi, personale scolastico, tutti insieme, con testa, per rimettere in moto il vero motore di una nazione: la scuola. Dirà bene, nelle pagine che seguiranno, Albino Barresi, Dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Verona a cui è dedicata la copertina di questo numero, quando afferma che «un Paese che non sa far ripartire la scuola è un Paese che non va avanti, che non ha futuro».

Ecco la maturità di cui parlavo all’inizio: la necessità di dare un segnale forte, di presenza e di serietà; la consapevolezza di dover dare delle risposte; l’intelligenza di preservare le nuove generazioni e di coinvolgerle nei processi decisionali; la lungimiranza di investire su di loro, sempre di più, per garantirci e garantire loro un domani.

Parole in altri momenti storici che avrebbero potuto avere un impatto sterile sull’opinione pubblica, ma non certamente ora, non certamente oggi, dopo quello che abbiamo attraversato a causa dell’emergenza Coronavirus. Chi avrebbe mai immaginato, fino a pochi mesi fa, che il diritto all’istruzione (ad esempio per effetto del digital divide, il gap tecnologico che distanzia chi ha accesso alla rete, al web, e chi no) sarebbe stato messo in discussione? Chi avrebbe mai immaginato che milioni di studenti avrebbero avuto difficoltà nel condividere momenti di crescita con i loro coetanei e con coloro – gli insegnanti – che per molti anni li accompagnano nella scoperta e nella consapevolezza dei loro talenti e delle loro passioni?

Nel disegno di una riorganizzazione, a questo punto culturale, entra anche la politica diretta e quella sindacale. Lo stesso richiamo alla serietà valga anche per loro. Il 20 e 21 settembre ci sarà un appuntamento importante in Regione, con l’elezione del nuovo Consiglio regionale. Sia un momento per dimostrare quanto un’emergenza (del Covid-19) possa trasformarsi anche in occasione di rinascita e di rilancio.

Davamo per scontato troppe cose, forse, e ora che la situazione legata ai rientri in classe è ancora incerta, nonostante il grande lavoro che da più parti e con più enti coinvolti si sta cercando di portare avanti, ci si accorge di quanto importanti siano al-

«LO SCOPO DELLA SCUOLA È QUELLO DI TRASFORMARE GLI SPECCHI IN FINESTRE.»

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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 29/8/2020

Indice 6 10 12 16 22 24 32 36 38 42

IN COPERTINA

46

FORZA

COME AFFRONTARE LA RIPRESA?

48

IL FIORE

SCUOLE RIMANDATE A SETTEMBRE

50

PILLOLE

PAROLA AI DIRIGENTI SCOLASTICI

52

STORIE DI STORIA

SOCIALITÀ E GIOCHI A MISURA DI COVID

54

SUCCESSI LETTERARI

56

L'INTUIZIONE DI DUE GIOVANI VERONESI

58

L'UOMO E LA TEMPESTA

59

LE PIAZZE DEI SAPORI

60

BELLEZZA

BARRESI: «NON DIAMO IL GIUSTO PESO ALLA SCUOLA» I DUBBI DI GENITORI E INSEGNANTI

LE INCOGNITE SU PERSONALE E TRASPORTI

BONINI: «LA SCUOLA NECESSITA DI RELAZIONI AUTENTICHE» L'ESTATE SMART DEL CHILDREN'S MUSEUM

IL CERCATORE DI FAVOLE

COME SARÀ LA FISIOTERAPIA DI DOMANI

FERMOIMMAGINE DELLA VIOLENZA DELLA NATURA

GUSTO E QUALITÀ TRICOLORE

DELL'ARTE

DI MAMMA

ALTRO CHE

TERZA ETÀ CHE ARIA TIRA

NEL FUTURO

RUBRICA

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CINEMA IN CUCINA

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IL ROCK PER RICORDARE

LA MUSICA PER INDAGARE IL RAPPORTO UOMO-TECNOLOGIA

REDAZIONE E COLLABORATORI

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PANTHEON SPETTACOLI & EVENTI

ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 320 9346052 - REDAZIONE@VERONANETWORK.IT

DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI REDAZIONE GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI SETTEMBRE 2020 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, DANIELA CAVALLO, VALENTINA CERIANI, EMILIANO GALATI, IMPACTSCOOL, MATTEO LERCO, SALMON MAGAZINE, DAVIDE PERETTI, ERIKA PRANDI, MIRYAM SCANDOLA, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, TOMMASO STANIZZI, GIOVANNA TONDINI, MARCO ZANONI. PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE SPECIALE SPETTACOLI GIOVANNA ZANONCINI, CECILIA BAY FOTO DI COPERTINA ANGELO SARTORI ILLUSTRAZIONI PAOLA SPOLON SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746

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IN COPERTINA ALBINO BARRESI

«SE LA SCUOLA ARRANCA È PERCHÉ NON LE DIAMO IL GIUSTO PESO» Il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Verona interviene sulle pagine di Pantheon per fare un po’ di chiarezza in vista della riapertura nazionale degli istituti prevista per il 14 settembre. Un’occasione per riflettere anche sul valore più ampio della formazione e della scuola, quest’ultima, da troppi anni, data per scontata.

G

iorni e settimane di grande agitazione per dirigenti scolastici, professori, alunni e genitori. Sulla ripresa delle scuole dopo l’anno segnato dall’emergenza Covid-19 ci sono ancora tanti punti interrogativi, molti dubbi e altrettante preoccupazioni. A creare tensione ci sono le incognite dei trasporti, della logistica in generale con l’ipotesi dell’entrata scaglionata degli studenti, delle misure sanitarie da osservare e da far rispettare in classe e negli ambienti interni ed esterni della scuola. Già da tempo, anche a livello locale, si sono formati dei tavoli tecnici con tutte le parti coinvolte per studiare ipotesi e soluzioni sulla base delle indicazioni che arrivano dal Comitato tecnico scientifico nazionale e dal Governo, oltre che dalla Regione. Ai tavoli è presente anche Albino Barresi, dirigente dell’UTS n. VII del Veneto, quello scaligero, al

quale ci siamo rivolti a fine agosto per chiarire alcuni punti ancora poco chiari. Dott. Barresi, iniziamo con una domanda secca: ci sono, a Verona, le condizioni per la riapertura? Da più di un mese e mezzo riusciamo a vederci ripetutamente con tutti i rappresentanti delle realtà coinvolte: Prefettura, enti locali, sindacati, il nostro Ufficio superiore diretto in modo egregio dalla dott.ssa Carmela Palumbo. Devo premettere che il Veneto è una delle regioni più attive, anche perché ha risentito più di altre l’emergenza coronavirus. Per venire alla sua domanda, dire che abbiamo al cento per cento la situazione sotto controllo sarebbe improprio e improbabile, però abbiamo effettuato un lavoro certosino con tutte le provincie venete coinvolgendo la maggior parte degli attori presenti sul campo, analizzando le situazioni più critiche e dando una scossa per passare in fretta all’azione. 6

Albino Barresi, dirigente Ufficio scolastico territoriale di Verona

DI MATTEO SCOLARI


Il 14 settembre si inizia allora. Salvo qualche situazione particolare, che si conta sulle dita di una mano, ad oggi abbiamo la ragionevole certezza di poter iniziare in una certa maniera in quasi tutte le scuole del territorio. Perché quasi? Per il Comune di Verona, ad esempio, abbiamo ancora qualche situazione da risolvere: abbiamo coinvolto il sindaco Federico Sboarina, di concerto con la stessa Palumbo, affinché ci possano essere delle ordinanze comunali che regolino delle situazioni ancora incerte. Cioè? Per esempio per regolare l’afflusso dei ragazzi che, qualora non arrivassero in pullman (dove la mascherina è obbligatoria), dovrebbero così indossare i dispositivi a seguito del provvedimento del sindaco, specie nelle aree esterne alla scuola, nei momenti che precedono l’entrata e dove potrebbero crearsi con facilità degli assembramenti. Abbiamo chiesto anche al neo assessore all’Istruzione Maria Daniela Maellare e al Prefetto Donato Cafagna di poter impiegare le persone che ricevono il reddito di cittadinanza per la gestione di tali flussi. A proposito di pullman, il trasporto sembra essere una delle grandi incognite per la ripresa. È vero, è un grande nodo da sciogliere e su questo punto, nonostante ce ne siamo occupati anche noi a livello locale, ad intervenire per un’eventuale indicazione finale è soltanto il Ministero dei Trasporti. Non è pensabile duplicare o triplicare le corse a causa dei posti contingentati a bordo, non ci sono risorse né mezzi. Ci auguriamo arrivino in fretta risposte chiare da Roma così saremo tutti più tranquilli. Per quanto riguarda le indicazioni sanitarie? Abbiamo alcuni documenti ufficiali, in primis quello elaborato dall’Istituto superiore di sanità assieme al Ministero della Salute e al Ministero dell’Istruzione, dall’Inail e anche dalle regioni Emilia Romagna e Veneto, datato 21 agosto (Rapporto ISS Covid-19, n. 58/2020) che ci dà numerose indicazioni utili su metodi, procedure e comportamenti che dobbiamo adottare con la ripresa delle lezioni. Oltre a questo c’è anche un altro documento, il cosiddetto Piano per la ripartenza 2020/2021, un protocollo di misure di sicurezza anti-contagio e di contrasto all’epidemia elaborato dall’Ufficio scolastico regionale veneto. Facciamo un esempio che capiterà di sicuro: un bambino si sente male in classe e presenta alcune linee di febbre, cosa succede? L’operatore scolastico che si accorge che uno studente sta male e ha la febbre deve avvisare il Referente scolastico per Covid-19, una figura che deve essere nominata obbligatoriamente

dal dirigente scolastico, non sanitaria, non medica, ma di collegamento tra la scuola e il Dipartimento di prevenzione. A quel punto l’alunno viene accompagnato in una stanza dedicata, gli viene fatta indossare la mascherina (se maggiore di sei anni) e il referente dovrà chiamare immediatamente i genitori per avvisarli della situazione. A loro volta, i genitori, dovranno avvisare il pediatra o il medico di base per un triage telefonico, i quali, in caso di sospetto Covid, richiederanno tempestivamente al Dipartimento di effettuare il test diagnostico. Sarà proprio il Dipartimento di Prevenzione a seguire il resto dell’iter. Se lo studente, o l’insegnante – perché potrebbe capitare anche a loro – risultasse positivo, che succede? Si notifica il caso alla scuola e si avvia la ricerca dei contatti, procedendo al contempo alla sanificazione delle aree interessate. Ma verrebbe chiusa la scuola? No, non necessariamente. Sarà sempre il Dipartimento a valutare ogni singola situazione. L’idea è quella di isolare i casi sospetti e dare la giusta dimensione all’eventuale contagio, proprio per garantire una continuità del servizio scolastico per tutti gli altri studenti, naturalmente in piena sicurezza. Se il bambino o la bambina hanno la febbre già a casa? Devono rimanere a casa. I genitori devono avvisare il pediatra o il medico e la scuola dell’assenza del figlio o la figlia. Poi si procede come sopra fino a coinvolgere, nell’eventualità, il Dipartimento di Prevenzione. 7


Il Presidente Mattarella il 14 settembre sarà a Vo’ Euganeo, un bel segnale. Un segnale importante. Bisogna dare l’idea che dobbiamo ripartire e che la scuola deve ripartire. Anche se non sarà tutto perfetto anche se ci sarà di sicuro qualche criticità. Un Paese che non fa ripartire la scuola, è un Paese che non può andare avanti e avere futuro. Questo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo sa bene. Chi deve misurare la febbre, il genitore o l’operatore scolastico? Il Comitato tecnico scientifico su questo punto è chiaro: la misurazione della febbre, da parte dei genitori, non è obbligatoria, ma vivamente consigliata. Dovrebbero essere loro a farla, avendo la consapevolezza che, oggi più che mai, hanno una grande responsabilità nel mandare i figli a scuola. La responsabilità di un’eventuale omissione della misurazione della febbre e di potenziali contagi a scuola ricade sui dirigenti scolastici? No, se dimostrano di aver rispettato tutte le misure previste dai documenti e protocolli sopracitati e di aver messo al corrente tutte le parti coinvolte (genitori in primis), anche con della formazione se necessaria, dei rischi che potrebbero verificarsi all’interno dell’ambiente scolastico. Nuovi banchi. Perché tanto clamore attorno a questo argomento? I banchi da 60 centimetri, quelli singoli, che potrebbero garantire il giusto distanziamento, sono scomparsi dalla produzione e i tecnici della sicurezza, invece, hanno detto che sarebbero perfetti per risparmiare spazio e garantire il giusto distanziamento fra gli alunni. C’è stata una grande richiesta, e altrettanta confusione, per questo motivo. Devo ammettere che la Provincia di Verona si è data molto da fare per coordinare le varie domande da parte degli istituti scolastici e garantire il corretto approvvigionamento. A proposito di spazi, nelle scuole veronesi sono garantiti? C’è qualche istituto in difficoltà, altri che hanno adattato palestre o spazi adibiti fino a ieri ad altro scopo. Il problema reale, però, è che per anni non si è considerata minimamente la manutenzione di queste scuole, subentra quindi un discorso più ampio, strutturale. In pochi mesi si vorrebbero risolvere criticità vecchie di 50 anni. Un’occasione, questa del Covid, per ripensare la scuola? Sì, certamente, è un’occasione. Basta che poi fra un anno non ci dimentichiamo di considerare proprio la scuola con il grande valore la grande attenzione che, invece, meriterebbe. 8

Ci siamo dimenticati del valore della formazione scolastica? Vede, nella società del benessere non ci si può preoccupare soltanto dell’aspetto e della cura del corpo, c’è parimenti la necessità di fare crescere lo spirito. E la scuola serve a questo, è un luogo di confronto tra studenti e insegnanti, i quali hanno il compito di tirar fuori le potenzialità dei giovani. Perché la scuola ha perso la sua leadership? Perché è lo specchio della società, se la scuola è così, in difficoltà, è perché non gli diamo il giusto peso. È chiaro che viviamo in un contesto complesso, con aspettative anche da parte dei genitori che fino a qualche decennio fa non c’erano, tuttavia la scuola deve continuare a rappresentare un momento serio per tutti. Non lo è più? Ho l’impressione che da un po’ di tempo ci sia una confusione di ruoli con intromissioni e ingerenze, sempre più frequenti, ad esempio, nella didattica. Un giovane che cresce deve avere delle certezze, delle ancore di salvezza che sono i principi fondamentali in cui credere e tra questi ci sono la formazione, l’educazione civica, il rispetto delle regole e la scuola è ancora il baluardo di tali principi. Favorevole alla didattica a distanza? Alcuni presidi l’hanno apprezzata, altri no, proprio per il fatto che sia stata imposta. È un discorso più che altro psicologico. Penso sia utile, anche se il momento del confronto fisico rimane insostituibile. Qual è la riflessione che dovremmo farci sul significato ultimo della scuola? Che dovremmo riappropriarci di alcune conquiste sociali. Pensiamo al welfare, con tutti i limiti. Pensiamo che negli USA i cittadini poveri muoiono perché non si possono garantire le cure. Così come l’istruzione per tutti: è anch’essa una conquista che abbiamo ottenuto, non dobbiamo mai dimenticarlo.


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Uno spazio di condivisione con le nuove generazioni Nasce nel 1816 l’Istituto alle Stimate, fondato da San Gaspare Bertoni, e negli anni dà vita ad una comunità che, ancora oggi, mira a valorizzare e potenziare le migliori energie di ragazzi di ogni età. A 100 metri da piazza Bra, nel cuore di Verona, l’Istituto comprende oggi tutti i gradi di istruzione: la Scuola Primaria, la Scuola Secondaria di Primo Grado e la Scuola Secondaria di Secondo grado, di cui sono attivi quattro indirizzi liceali, liceo classico, liceo linguistico, liceo scientifico e liceo scientifico con opzione scienze applicate. Numeri notevoli, per un totale di oltre 900 alunni. A contraddistinguere in primo luogo la scuola una grande attenzione alla persona e la volontà di creare un ambiente sereno, fatto di relazioni costruttive libere e coraggiose tra il mondo degli adulti e il mondo dei giovani. Lo conferma il dirigente scolastico

Umberto Fasol, sicuro che la direzione in cui l’istituto deve guardare per il suo futuro è la stessa che il fondatore aveva intuito 200 anni fa. «Vogliamo condividere con le giovani generazioni quanto di bello, di buono, di vero e di giusto abbiamo creato nel corso della storia. In particolare, vogliamo condividere con i giovani un pensiero che consenta loro di entrare in dialogo con la società contemporanea e con il mondo che li aspetta; non solo il mondo dell'università ma anche il mondo del lavoro e anche il mondo delle relazioni familiari. I nostri studenti, prima di tutto, devono stare bene con loro stessi». Per fare questo, l’Istituto alle Stimate punta su laboratori e insegnamenti che consentano agli studenti di mettere insieme tutta la ricchezza dell'antichità e tutta la profondità, la velocità e la praticità del mondo moderno. A fianco di laboratori di inglese, di robotica, di economia

e big data, di biologia molecolare, anche spazio e tempo per riflettere sull’etica, per non perdere il senso di ciò che si fa anche in una società tecnologica come quella moderna, seguendo la tradizione che ha coltivato lo spirito umano rendendolo capace di porsi grandi domande. «Da parte mia – conclude il dirigente Fasol – e di tutti i colleghi della scuola, è sempre forte la volontà di condividere con queste giovani generazioni la bellezza del pensiero che ci aiuta a crescere e ad essere sempre di più Uomini e Donne, anche e soprattutto attraverso il dibattito. Credo fortemente nelle nuove generazioni: ho tre figli giovani che mi confermano quotidianamente la bellezza del nascere, del crescere, dello sperimentare e del mettersi in gioco, del non aver paura delle sorprese che presente e futuro ci presentano di continuo ma di farsi stimolare continuamente dalle sfide che il mondo ci sottopone».


I DUBBI DI GENITORI E INSEGNANTI

COME AFFRONTARE LA RIPRESA? Durante il lockdown ci si chiedeva quanto si sarebbe dovuto aspettare per tornare alla normalità, pur con tutte le precauzioni del caso. Tra tutti gli interrogativi, naturalmente, anche quello della scuola: la prima a chiudere le porte agli studenti e l’ultima, a conti fatti, a riaprire. Dopo il trambusto della riorganizzazione delle lezioni da remoto, degli esami di maturità, dei piani per disporre le aule secondo le norme di sicurezza vigenti e, correlati, quelli relativi alla mobilità, arriva la comunicazione ufficiale: la scuola riapre a settembre. Eppure, i punti di domanda, restano ancora tanti.

S

ono ancora molti i dubbi dei ragazzi, delle loro famiglie e degli insegnanti sulla ripresa prossima della scuola, tanto che negli ultimi mesi hanno costituito dei gruppi per portare avanti le istanze, a oggi, rimaste irrisolte. Sono i tre movimenti di opinione cittadini “E l scuola no?”, “Ridateci la Scuola” e “Per chi guarda lontano”, che il 25 giugno avevano organizzato in Piazza Dante un flash mob per la riapertura delle scuole. Il gruppo “Ridateci la Scuola”, fondato da Rachele Peter e Giulia Ferrari aveva inoltre chiesto al Comune di aprire un tavolo tecnico tematico: mozione che era stata accolta e che si era concretizzata in due incontri con le autorità, svoltisi il 30 giugno e il 16 luglio. L’invito al secondo tavolo si rivolgeva, oltre che all’amministrazione comunale, anche al Direttore Responsabile Area Giardini e Verde Pubblico Amia, al Direttore Generale ATV, al Direttore Generale Agec, al Presidente della Consulta Comunale della Disabilità e alle rappresentanze sindacali.

DI SAMANTHA DE BORTOLI

Cinque le richieste che “Ridateci la Scuola” ha sottoposto al tavolo del 16 luglio e valide ancora oggi: “la redazione e pubblicazione di un report che dia trasparenza sulla consistenza e le modalità di allocazione da parte del Comune e 10

della Provincia delle risorse stanziate dallo Stato e dalla Regione per il comparto scuola”, così come “di un report che contenga gli esiti della mappatura degli spazi di tutte le scuole di ogni ordine del Comune e della Provincia, l’indicazione di dettaglio per ogni scuola circa la disponibilità degli spazi ulteriori reperiti in prossimità dei plessi dalle Istituzioni territoriali”. Il gruppo chiedeva inoltre di studiare modalità organizzative che consentano “la didattica in presenza”, rendendo note le modalità di conduzione della didattica e della gestione dell’anno scolastico, l’orario scolastico, oltre che i servizi accessori fruibili dalle famiglie” come trasporti e mensa; e ancora, “protocolli sanitari chiari” e “maggiori dettagli su come si affronterà l'apertura del comparto infanzia 0-6”. Tutti punti ancora in sospeso, nonostante la ripresa sia ormai prossima.

Giulia Ferrari, fondatrice, insieme a Rachele Peter, di "Ridateci la Scuola"


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(hard skill) - precisa Giorgio Bottà, a capo della Divisione Corporate Finance di Phoenix Capital e nel team di TBG – è essenziale allora collocare le persone giuste al posto giusto. Con “giochi personalizzati” TBG valorizza brand, storia e vita aziendale ai fini di un recruiting efficace, per far emergere i comportamenti personali di ogni candidato. I percorsi di accompagnamento professionale successivi portano inoltre ad una diminuzione del tasso di abbandono delle risorse e ad un migliore allineamento tra obiettivi del singolo e aziendali». Sul fronte Scuola, durante il Lockdown TBG aveva lanciato “U-START”, il game didattico che potenzia l’apprendimento attraverso la cooperazione. 17 i docenti e 11 le scuole coinvolte in tutta Italia. A Verona 100 studenti del Liceo Stimate di Verona sono stati impegnati nei due mesi estivi in un percorso di “simulazione d’azienda” come PTCO (ex alternanza scuola-lavoro).

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LE INCOGNITE SU PERSONALE E TRASPORTI

SCUOLE RIMANDATE A SETTEMBRE Sei mesi. Mai si era visto un periodo così lungo di chiusura delle scuole. La didattica a distanza, impossibile da pianificare nel pieno dell’emergenza, ha affrontato più difficoltà che successi. La riapertura, rimandata al nuovo anno scolastico, a settembre, è una sfida ancora tutta da scrivere.

F

ra le prime a chiudere e le ultime a riaprire, almeno in Italia. Un problema complesso, quello delle scuole. Trovata una strada per i distanziamenti nelle aule, «i temi da affrontare sono il personale che manca e i trasporti» secondo il vicepresidente della Provincia di Verona David Di Michele, delegato all’istruzione e all’edilizia scolastica. Per quanto riguarda gli istituti superiori, la patata bollente infatti è in mano alla Provincia, che in vista di settembre, durante l’estate, ha dovuto preparare la ripartenza.

DI ALESSANDRO BONFANTE

Si tratta di 58 scuole superiori, con 40mila ragazzi da accogliere in sicurezza, per cui la Provincia ha costituito una “task force” di funzionari. «Uno dei primi temi affrontati è stato il recupero degli spazi. In alcune scuole abbiamo riconvertito ambienti che avevano altri usi» spiega Di Michele. 12

«Abbiamo anche chiesto la disponibilità di strutture all’Ulss 9, ad esempio l’ospedale di Valeggio, che i nostri tecnici hanno ritenuto idoneo. Si è aperta quindi la possibilità di trasferire là alcune aule della sezione di Villafranca dell’Istituto Bolisani». Dove non è possibile trovare alternative, arriveranno strutture modulari da posizionare all’esterno, ma le aziende fornitrici non sarebbero in grado di consegnarle prima di fine ottobre. C’è poi il tema dei banchi. «Avevamo predisposto una gara per gli arredi, ma l’Ufficio scolastico regionale ci ha bloccati: li avrebbe forniti il Ministero» racconta Di Michele. «Non avendo avuto però conferme in tempi rapidi, l’Ufficio regionale ci ha chiesto di ripristinare la gara». Si tratta di un bando da 550mila euro, 3800 banchi. Cambia anche la “viabilità”: entrate e uscite, distanze da rispettare. «Ci siamo fatti


po affollati metteremo corse aggiuntive, come abbiamo sempre fatto. Se tornasse la regola del 50 per cento, sarebbe tutta un’altra questione».

David Di Michele, vicepresidente Provincia di Verona

carico della segnaletica orizzontale ed esterna, chilometri di adesivi distribuiti alle scuole» La Provincia attende dal Ministero e dall’Ufficio scolastico regionale indicazioni sul personale: «Possiamo avere spazi e banchi nuovi, ma se manca il personale a gestirli, non serve a nulla» aggiunge il vicepresidente della Provincia.

Cosa lascerà in eredità al mondo della scuola il Covid-19? «Io ho una visione di scuola più moderna, tecnologica, come in altri Paesi europei. Connessioni migliori e dispositivi adeguati per tutti gli studenti, oltre alla formazione per gli insegnanti» è l’ideale di David Di Michele. «Più che su sedie e banchi, credo che avremmo dovuto investire in tecnologia e nella didattica a distanza. Saremmo pronti in caso di nuova esplosione dei contagi. La Provincia aveva fatto anche una proposta alla Regione: prime e seconde sempre a scuola, terze, quarte e quinte anche con didattica a distanza. Avremmo risparmiato gli investimenti per aule e banchi, e alleggerito il carico per i trasporti».

C’è poi la questione più spinosa. Autobus affollati, se non sovraffollati, sono una realtà con cui gli studenti da anni si confrontano. «Atv ha avuto un grave danno economico durante il lockdown, comprendo le loro difficoltà. Non avrebbero risorse per aumentare le linee» dice Di Michele. Necessità che per ora il direttore generale di Atv Stefano Zaninelli non vede: «Al momento i bus possono essere riempiti al cento per cento, con obbligo di mascherina. Se ci saranno mezzi trop-

Stefano Zaninelli, direttore generale di Atv

SPAZIO PUBBLICITARIO

Plusvalenza immobiliare: cos’è e quando va tassata La plusvalenza è guadagno realizzato nella vendita di un immobile acquistato entro i cinque anni dalla alienazione. Per il fisco si tratta di un'operazione speculativa e pertanto viene tassata: ad esempio, se ho acquistato nel 2018 e venderò nel 2021, sul maggior prezzo di realizzo pagherò l’imposta prevista dall'articolo 16 bis del l TUIR (testo unico imposte sui redditi). L'incremento di valore si calcola aggiungendo al prezzo di acquisto le imposte pagate, le spese notarili, le spese incrementative (costi inerenti), detraendo tale importo dal prezzo di rivendita. Passati cinque anni dall'acquisto, in linea generale, l'imposta non è dovuta, così come se la casa viene venduta prima di cinque anni, ma per la maggior parte del tempo compreso tra l'acquisto e la rivendita è stata abitata dal cedente o dai suoi familiari. Non è dovuta l'imposta anche quando il bene è pervenuto per successione o per donazione e nel caso di donazione i cinque anni decorrono dalla data di acquisto del donante e non dalla donazione. Nel caso, invece, di terreni edificabili, o meglio suscettibili di utilizzazione edificatoria, a qualsiasi titolo pervenuti e quindi per compravendita, donazione, successione, la plusvalenza viene sempre in rilievo, anche se sono decorsi cinque anni dall'acquisto.

L'imposta va corrisposta in sede di dichiarazione dei redditi come "redditi diversi" e potrà essere pagata in sede di rivendita come "imposta sostitutiva" con l'aliquota che è stata fissata, dal 1° gennaio 2020, nella misura del 26% dell'incremento. Tale modalità di pagamento va richiesta al notaio in sede di stipula. Per il terreno edificabile a cui si applica mediante il meccanismo dell'imposta sostitutiva sul valore del bene, quest’ultimo viene calcolato con una perizia tecnica giurata effettuata da un professionista abilitato, il quale attribuisce un valore al l terreno ad una determinata data (attualmente 1° luglio 2020) e su questo valore andrà pagata l'imposta sostitutiva che, come detto, dal 1° gennaio 2020 è pari all'11% del valore dichiarato. Riepilogando, chi vende un bene, terreno agricolo o fabbricato, potrà richiedere al notaio in sede di stipula di pagare l'imposta sostitutiva sulla plusvalenza: attualmente 26% sull'incremento di valore. Resta sempre la possibilità di pagare l'imposta in sede di dichiarazione dei redditi come " redditi diversi". I terreni agricoli e fabbricati se pervenuti per successione o donazione in linea generale non scontano l'imposta sulla plusvalenza. I terreni edificabili, o meglio suscettibili di

utilizzazione edificatoria, sono soggetti all'imposta sulla plusvalenza indipendentemente dal decorso o meno del quinquennio e indipendentemente dal fatto che siano pervenuti per compravendita, donazione o eredità.

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PAROLA AI DIRIGENTI SCOLASTICI

«LA SCUOLA TORNI A VIVERE DI RELAZIONI AUTENTICHE»

Mario Bonini, coordinatore provinciale dei dirigenti scolastici delle scuole secondarie di secondo grado

Dirigente scolastico dell’Educandato agli Angeli, Mario Bonini è da diversi anni anche coordinatore provinciale dei dirigenti scolastici delle scuole secondarie di secondo grado. Abbiamo chiesto a lui se Verona è pronta alla ripartenza scolastica e come sarà il rientro in classe. Bonini, cosa è stato fatto in questi mesi all’interno delle scuole per prepararsi alla riapertura? Le scuole stanno lavorando da maggio senza interruzione per essere in condizione di ripartire. Abbiamo dovuto valutare le metrature, gli spazi, gli accessi agli edifici e le vie di fuga, ogni scuola si è adoperata per individuare percorsi facilmente riconoscibili per quanto riguarda la mobilità interna delle persone e per garantire un’attività di pulizia e di igienizzazione continua. Ognuno ha fatto una valutazione per capire se la scuola può contenere contemporaneamente studenti e organico: alcuni presidi che hanno capito che con i nuovi banchi monoposto, il distanziamento e

sfruttando spazi alternativi ce la fanno, altri stanno già prefigurando una didattica integrata, con una parte della classe in presenza e una parte a distanza a turnazione, e su orari di ingresso differenziati. Quanto è reale la data del 14 settembre? Per quanto ci riguarda lo è assolutamente, le scuole strutturalmente sono pronte. Rimane solo l’incognita dei banchi monoposto e fino a quando non arriveranno, è una questione fisica di fornitura, sarà obbligatoria la mascherina anche durante le lezioni. L’uso della mascherina sarà comunque necessario quando non sarà possibile mantenere il distanziamento del metro. 16

DI CAMILLA FACCINI


Cosa accadrà se qualcuno a scuola presenterà dei sintomi riconducibili al Covid-19? Una volta accertato un caso di febbre il docente o ragazzo sarà isolato in uno spazio dedicato affinché i famigliari vengano a prenderlo. Seguiranno poi gli accertamenti e se dovesse risultare positivo la classe verrà posta in quarantena per 15 giorni.

C’è timore da parte dei dirigenti per la riapertura? Un po’ di timore c’è, soprattutto perché nel caso qualcuno dovesse ammalarsi a scuola non siamo sollevati dalla responsabilità penale. È giusto che in qualità di datori di lavoro ognuno di noi adempia agli obblighi ma siamo in un contesto particolare, c’è un margine di rischio rispetto al quale noi non vorremmo essere incolpati perché non possiamo avere la certezza che fuori da scuola i ragazzi seguano un comportamento corretto. Noi all’interno della scuola dedicheremo i primi giorni a istruire i ragazzi sui movimenti, sulle vie di accesso, sull’utilizzo dei bagni, sul come ci si igienizza, ma servirà un comportamento responsabile da parte di tutti, genitori in primis. Mi auguro che anche i sindaci pensino a ordinanze che rendano obbligatorio l’uso della mascherina fuori dalle scuole, perché alla mattina sono centinaia i ragazzi che si riversano nelle strade.

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Il nodo dei trasporti? È questo il vero punto critico del rientro, perché tutto dipenderà se verrà mantenuta la regola del carico al 60% sui mezzi pubblici oppure no. Se dovesse essere mantenuta, cosa che mi sembra logicamente probabile, è chiaro che molti studenti non potranno arrivare a scuola. Questo prefigura degli scenari difficili: servirà organizzarsi con mezzi propri, il traffico su 4 ruote aumenterà. Si tratta di capire cosa succederà e che decisioni prenderà il governo. Vi siete sentiti abbandonati dalla politica in questi mesi? Noi comprendiamo che la politica ha dovuto muoversi rispetto ad una situazione in continua evoluzione e più che abbandonati direi che siamo stati investiti da tutta una serie di situazioni molto contraddittorie, decisioni sbagliate poi corrette e riviste, novità e cambiamenti all’ordine del giorno. Capiamo che non è semplice definire in una situazione così fluida come quella in cui stiamo vivendo, però ad un certo punto le decisioni vanno prese perché altrimenti non si possono fare passi avanti. Ci auguriamo la situazione si stabilizzi perché i ragazzi hanno voglia di tornare a scuola e noi abbiamo voglia di riprendere a fare il nostro lavoro. Per quanto la DAD possa essere utile, e la utilizzeremo ancora, i ragazzi hanno bisogno di tornare a vivere relazioni autentiche.


PAROLA AI DIRIGENTI SCOLASTICI

«RIPARTIAMO CON POSITIVITÀ» Alessio Perpolli, dirigente scolastico Istituto Comprensivo Bosco Chiesanuova

Otto scuole dell’infanzia, otto scuole primarie e quattro scuole secondarie di primo grado: Alessio Perpolli è il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo più grande del Veneto, nei territori della montagna veronese. A lui abbiamo chiesto di spiegarci come sarà il rientro in classe per i più piccoli. Perpolli, cosa sappiamo oggi sulla ripartenza delle scuole dell’infanzia e primarie? Partiremo il 14 settembre, tra mille incognite. Ad oggi (24/08/2020, ndr) siamo ancora in attesa delle ultime indicazioni dal Comitato Tecnico Scientifico che si ritroverà regolarmente di settimana in settimana per valutare costantemente la situazione. Una grande criticità è sicuramente la questione legata ai trasporti perché i diversi comuni non possono garantire il doppio dei mezzi riducendo i bambini sui pullman. Abbiamo ipotizzato un’ipotesi di ripartenza in base ai protocolli che ad oggi abbiamo ma con la giusta dose di flessibilità per essere pronti a modificare le scelte in base alle nuove disposizioni. Una delle questioni più dibattute è sull’uso della mascherina per i più piccoli… Alla scuola dell’infanzia sicuramente si rimarrà senza, alla primaria siamo ancora in attesa di indicazioni. Certo che averla o non averla qui potrebbe fare la differenza: pensiamo solo alla difficoltà di insegnare a leggere e scrivere a dei bambini che non possono vedere la bocca dell’insegnate. Sono incognite che saranno risolte probabilmente all’ultimo momento perché anche gli esperti prenderanno tutto il tempo a loro disposizione per capire quanto irrigidire o allargare queste misure.

Ci sarà quindi anche una didattica da reinventare? Sicuramente le maestre dovranno ripensare ad un modo per fare scuola perché la parte relazionale stretta, di contatto, andrà a mancare per questo periodo. Un po’ come è capitato per la didattica a distanza: siamo educatori e non possiamo che essere ottimisti, ne va della serenità dei bambini. Che altre misure saranno adottate nelle classi? In primo luogo, per fasce di età così piccole, sarà fondamentale la separazione dei diversi gruppi. Nella scuola dell’infanzia, dove il distanziamento non è praticabile, si implementeranno le misure di igienizzazione, che saranno potenziate ad ogni livello scolastico. Oltre a questo servirà tantissima collaborazione da parte dei genitori, soprattutto nei momenti di entrata e uscita, e non mancheranno incontri per spiegare le scelte organizzative messe in atto sia a loro che ai bambini: anche i più piccoli dovranno imparare un nuovo modo di stare in classe e di relazionarsi con i compagni. Cosa si augura in vista della riapertura? Vorrei che guardassimo alle cose che funzionano e che sono state fatte. La mia percezione è che le scuole siano pronte a ripartire, facendo certamente tanta osservazione per capire quali miglioramenti apportare rispetto a quanto previsto dalle normative. Mi anche di non dover tornare alla DAD, abbiamo tutti voglia di tornare in classe.

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DI CAMILLA FACCINI


ELEZIONI REGIONALI

20-21

SETTEMBRE

2020

Salemi Orietta

A VISO APERTO Committente responsabile Orietta Salemi

DOMENICA 20 E LUNEDÌ 21 SETTEMBRE C’È IN GIOCO IL NOSTRO FUTURO E QUELLO DEL VENETO

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Nella scheda per le elezioni regionali 2020 FAI UNA CROCE SUL SIMBOLO COME QUI SOTTO e scrivi SALEMI

Torno a candidarmi al Consiglio Regionale per fare la mia parte. Lo faccio perché credo nella nostra regione e perché in questa partita c’è anche il futuro di Verona. La nostra città e la nostra provincia meritano di essere protagoniste in Veneto.

È UNA SFIDA DA AFFRONTARE INSIEME. A VISO APERTO

Oltre al mio nome, puoi esprimere una seconda preferenza purché sia di un uomo della stessa lista.


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SOCIALITÀ E GIOCHI A MISURA DI COVID

L'ESTATE SMART DEL CHILDREN’S MUSEUM Scienza, chimica, arte e tanta fantasia. Questi alcuni degli ingredienti che il museo veronese ha unito per venire incontro ai bambini e alle famiglie in questa bizzarra estate contrassegnata dalla pandemia da Coronavirus. Per dare spazio ai più piccoli e aiutare i genitori nella gestione dell’orario lavorativo, il museo ha dato vita a dei laboratori estivi che, dal 6 luglio all’11 settembre, hanno riscosso un inaspettato successo.

M

ascherina, gel igienizzante e via: si può uscire. Quei gesti che mai ci saremmo immaginati di dover compiere tutti i giorni sono diventati routine, un copione imprescindibile da ripetere ogni volta che si mette il naso fuori casa. Vale per gli adulti, come per i bambini, che in questo 2020 anomalo hanno dovuto ridimensionare la loro estate: tra grest cancellati, attività all’aperto rimandate e l’incognita della ripresa scolastica. A sollevare le sorti estive e il morale di molti bambini (e genitori) qualcuno però ci ha pensato: tra questi il Children’s Museum di Verona.

DI GIORGIA PRETI

Aperto nel settembre 2019, nell’area degli ex Magazzini Generali, il museo “a misura di bambino” creato da Pleiadi (di cui vi avevamo parlato su Pantheon 111), è venuto in soccorso delle famiglie sul far dell’estate, dopo aver riaperto i battenti, con i “Summer Lab”: un format dall’impronta scientifica e concreta (segno distintivo del museo), ma anche divertente, pensato per far svagare i bambini in sicurezza. «Noi l’avevamo già ideato nei mesi scorsi come servizio, soprattutto pensando ai genitori che lavorano. Volevamo partire con i Lab a Pasqua, ma poi è saltato tutto con il Coronavirus» ci 22

spiega Martina Vinco, coordinatrice didattica del Children’s Museum di Verona. Con la riapertura e la pubblicazione delle linee guida del Governo per le attività estive il 20 giugno, la scelta di proporre i laboratori è stata naturale e l’avvio ufficiale all’iniziativa è stato dato il 6 luglio. «I Lab si svolgono la mattina: di solito apriamo le porte alle 7.30 e i bambini arrivano tra le 7.45 e le 8.30, quindi i genitori hanno tre quarti d’ora di tempo per portarli. – ci dice Martina - Quando arrivano viene misurata loro la temperatura e si igienizzano le mani e poi vengono portati in una sala con giochi liberi: costruzioni, tappetoni, libri…Qui possono giocare, supervisionati da una collega, finchè non arrivano tutti. Poi alle 8.30 inizia il vero laboratorio che è diversificato per bambini che vanno fino ai 6 anni e bambini fino ai 12 anni. Ogni giorno c’è un’attività diversa che è o più artistica o più scientifica: si parla di fisica, chimica, energia, arte, forme, pittura, natura. Poi, intorno alle 10.15, si fa merenda e alle 10.45 i bambini entrano in museo e fino alle 12 giocano lì. A volte il gioco è più libero e a volte più guidato. Dalle 12 alle 12.20 gli facciamo risistemare i giochi, per fargli capire che le cose vanno riuti-


diamo solo la banana, perché è l’unico frutto chiuso che i bambini possono mangiare in sicurezza» prosegue Martina. Ora che è arrivata la fine dell’estate, e con essa quella dei “Summer Lab” (che si concluderanno l’11 settembre), il bilancio dell’iniziativa si può dire più che positivo: «A luglio è andato molto bene. La settimana più scarna è stata quella di Ferragosto, ma per settembre dovrebbero esserci parecchie adesioni. Sicuramente lo riproporremo anche l’anno prossimo».

Martina Vinco, Coordinatrice didattica Children's Museum

lizzate da altri bambini e quindi messe in ordine alla fine del gioco. Poi vengono riportati nei singoli gruppi e aspettano i genitori». Tre i gruppi totali previsti in una singola mattinata: due gruppi di piccoli e uno solo di grandi «perché gli spazi sono quelli e non vogliamo sovraffollare il museo» ci spiega.

Guarda il video

A pochi e piccoli gruppi corrispondono, infatti, molte e inderogabili procedure per lo svolgimento dei laboratori in totale sicurezza, come l’igienizzazione costante degli ambienti di gioco e dei sanitari. Niente è lasciato al caso, nemmeno l’orario di svolgimento dei Lab: «L’orario mattutino lo abbiamo deciso per evitare il catering a pranzo e avere problemi di igiene. Per quanto riguarda la merenda, invece, distribuiamo sempre monoporzioni e quando c’è la frutta,

E positivo è il riscontro avuto dai genitori e, soprattutto, dai piccoli studenti, che hanno potuto avere un assaggio di ritrovata normalità prima dell’atteso rientro a scuola, la cui mancanza si è fatta evidentemente sentire: «Tutti sapevano come comportarsi dal punto di vista della sicurezza: non abbracciarsi, igienizzare le mani e lavarle spesso, tenere la mascherina per i più grandi. Sono stati molto bravi. Secondo me ci sono stati più problemi dal punto di vista psicologico: purtroppo anche se la didattica a distanza c’è stata, non era la stessa cosa che essere in classe e alcuni dei bambini erano confusi, abbiamo avuto difficoltà a mantenere la loro attenzione, a farli concentrare anche sulle cose più semplici e, a volte, anche se avevano sentito la mancanza dei coetanei, avevano difficoltà a fare attività in gruppo. – ci confessa Martina – Si sono un po’ persi in questo mondo diverso».

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IL FUTURO HA I PIEDI PER TERRA

Claudio Valente

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Ci riconosciamo in ciò che il mondo ci riconosce. Difendiamo le nostre identità agroalimentari, manifatturiere, commerciali, culturali, ambientali. Con la testa sulle spalle e con i piedi per terra, con saggezza ed esperienza, realizzeremo ciò che i nostri sogni non vogliono che dimentichiamo.

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SUCCESSI LETTERARI

Nicola Cinquetti, vincitore Premio Andersen 2020 come miglior scrittore

IL CERCATORE DI FAVOLE Il veronese Nicola Cinquetti ha conquistato lo scorso giugno il prestigioso Premio Andersen 2020 come migliore scrittore di letteratura per bambini e ragazzi.

C DI GIOVANNA TONDINI

i siamo trovati lì, in un bar vicino al Maffei, noi e loro, che poi eravamo in due, ma ognuno dei due portatore di tanti mondi, i nostri mondi. E lui, Nicola Cinquetti, ha un mondo in particolare che ci interessa, ed è il mondo dell'infanzia, della sua gioventù, quella che scrive sulla carta da ormai vent’anni, prima battendo a macchina, poi al computer. «Era il 1997 quando inviai il mio primo manoscritto a un editore», ci racconta. E da allora ha fatto parecchia strada, approdando a uno dei riconoscimenti più prestigiosi della letteratura per ragazzi, il Premio Andersen come miglior scrittore. Fin da subito ha scritto per bambini e ragazzi, «perché sono uno scrittore per bambini e ragazzi». Lui, professore di filosofia e storia, la 24

definisce una “dimensione naturale”, «la mia scrittura è sintonizzata sul mondo interiore dell’età giovanile, le storie che mi nascono sono storie per bambini e ragazzi. Dopotutto è come chiedersi: perché un melo fa le mele? Perché è un melo». Per Cinquetti questa dimensione ha a che fare con la memoria dell’infanzia, dei propri vissuti, «c’è in fondo un desiderio di conservarla». Non è necessario dunque indagare sé stessi per comprendere la ragione profonda per cui accade questo. E a conferma di ciò, «se provassi a scrivere per adulti ne verrebbe fuori un libro per ragazzi». Che poi, a dirla tutta, scrivere per i giovani significa variare molto il registro, lo stile, i contenuti. «Scrivere per la fascia 0-5 anni è diverso da scrivere un libro per adolescenti. In generale si può sintetizzare in un processo che dal libro senza parole approda al libro senza im-


magini». E questi generi sono stati già toccati da Cinquetti: fiabe, favole, racconti, albi illustrati, filastrocche fanno parte del suo repertorio. La formazione poetica ha avuto un grande peso per Cinquetti. «Ogni frase deve suonare bene, ogni parola deve essere collocata con cura, ci deve essere una particolare attenzione alla parola», quindi alla forma, alla qualità del linguaggio, aspetto che spesso viene sottovalutato a beneficio del contenuto. Il Premio Andersen è stato importante in questo senso: «ha scatenato come ovvio tanti sentimenti, gioia, contentezza, orgoglio, soddisfazione, ma soprattutto mi ha dato conforto, mi rassicura, perché quando uno scrive non è mai del tutto sicuro di scrivere cose buone». Lo scrittore scrive quello che ritiene migliore, «perché quello che suscita nell’altro non è prevedibile

La motivazione del Premio come miglior scrittore: “Per un ben misurato percorso contraddistinto dalla passione e dalla perizia, sempre in interlocuzione profonda con le lettrici e i lettori; per la capacità di modulare il proprio lavoro letterario su

né controllabile. Il processo di scrittura non avviene sotto il controllo della coscienza». Che poi non c’è uno scopo particolare, «il fine è quello di scrivere una bella favola, una bella storia o una bella poesia. Il bello, in quanto valore, è già il fine, si giustifica da sé. La favola, per esempio, non è per dire altro, è già essa stessa il fine». Ma perché allora si raccontano storie? «Si raccontano proprio perché non hai la pretesa di svelare il mistero della vita o di dire la verità del bambino. Il personaggio deve essere vero, e lo scrittore ne mette in luce un frammento di vita». Narratore, quindi, più che romanziere, Nicola Cinquetti ha già intrapreso la strada di un nuovo racconto, perché «quando spariva anche l’ultimo spicchio di sole, lui si chinava a sollevare un sasso e sotto quel sasso c’era sempre una favola».

diversi registi e forme: dal testo ritmico di poesie e filastrocche al testo per gli albi illustrati, dalla canzone all’originale ma precisa rinnarazione dei grandi classici; e fino ai territori della narrativa d’ampio respiro e ricercata intensità”.

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UN PONTE TRA VERONA E IL MONDO

CESTIM, A SCUOLA DI INTEGRAZIONE Il Cestim - Centro Studi Immigrazione - promuove dal 1990 l’integrazione dei cittadini stranieri nel veronese. Quest’anno ricorre inoltre il ventesimo anniversario dei Corsi Estivi Cestim, laboratori di italiano per ragazze e ragazzi figli di immigrati: un’esperienza che avvicina e unisce anche se fatta a distanza. Connessi più di 500 studenti, dalla provincia di Verona fino al Marocco. Abbiamo intervistato il direttore Matteo Danese.

degli anni ‘90 lavora in particolare a fianco delle scuole per favorire il successo scolastico dei minori di seconda generazione. Ogni anno, grazie al sostegno determinante della Fondazione San Zeno, sono più di 2.000 i bambini e i ragazzi supportati dagli operatori e dai volontari del Cestim nel loro percorso di apprendimento dell’italiano. Il Cestim è anche un Centro di documentazione e divulgazione. Attraverso una biblioteca (il cui accesso è libero e gratuito) e un sito internet specializzato (www.cestim.it) offre informazioni e documentazione a quanti sono interessati ad approfondire il tema delle migrazioni internazionali.

Direttore, quando diciamo “Cestim Verona”, di cosa parliamo? Il Cestim Centro Studi Immigrazione è una associazione nata 30 anni fa per iniziativa di un gruppo di cittadini veronesi, che si sono posti con lungimiranza l’obiettivo di promuovere e diffondere la conoscenza dei fenomeni migratori, al fine di favorire i processi di integrazione dei cittadini stranieri sul territorio veronese. Nel 1990 gli immigrati in provincia di Verona erano alcune migliaia. Oggi sono più di 100.000 e il tema dell’integrazione è più che mai di attualità. Il Cestim oggi è soprattutto una comunità formata da oltre 200 volontari e da 130 collaboratori, che ogni giorno forniscono il loro contributo per una Verona più giusta e accogliente. A chi si rivolgono le iniziative dell’associazione? Il Cestim si rivolge anzitutto agli immigrati e alle loro famiglie, cercando di promuovere per loro pari opportunità in vari ambiti: da quello abitativo a quello scolastico. Dalla fine 26

Durante il periodo del Covid, quali sono state le difficoltà principali che avete affrontato? E quali invece le opportunità che avete colto? Come sono andati, ad esempio, i corsi estivi a distanza? Con il lock down si sono bruscamente interrotti i progetti che il Cestim porta avanti assieme alle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado delle provincie di Verona e Vicenza (sono oltre 70 le direzioni scolastiche coinvolte). Dopo un paio di settimane siamo però ripartiti. Un po’ alla volta siamo riusciti a raggiungere a distanza oltre 300 studenti che avevano bisogno di essere supportati nello studio. Anche i tradizionali Corsi Estivi di Italiano, che il Cestim organizza dal 2000 nel mese di luglio, hanno dovuto fare i conti con la pandemia e sono stati organizzati in videoconferenza. Nonostante questo, hanno partecipato, con impegno ed entusiasmo, oltre 500 alunni e studenti provenienti da 50 diversi Istituti Comprensivi e da 25 Istituti Superiori. Per lo staff e per i docenti del Cestim si è trattato di un banco di prova sfidante e formativo. Siamo cresciuti sia dal punto di vista organizzativo che didattico. Con la modalità a distanza abbiamo inoltre raggiunto studenti che, a causa della distanza dalle sedi scolastiche, difficilmente avrebbero potuto frequentare il corso.


È questo il caso di Ritika, che si è connessa dalla sua casa di Vestenanova, nell’alta Val d’Alpone, e di Islem, studentessa di 15 anni, che pur essendo tornata in Marocco per le vacanze estive non ha dovuto rinunciare alle lezioni. Una delle nostre docenti ha detto: «Se tracciassi una linea che collega tra loro tutti i ragazzi della mia classe, sarebbe una linea lunga molti chilometri, un filo invisibile che ci lega e crea relazioni». Chi lo avrebbe mai detto? Perché secondo voi, ad oggi, l’immigrazione è vista da una buona fetta della popolazione italiana come un problema e non come un’opportunità? Come può essere risolto questo problema? Il diverso fa paura. Da sempre. Questo è un fatto che fa parte della nostra natura. La ragione ci dovrebbe però aiutare ad affrontare ed interpretare un fenomeno complesso come quello migratorio. Se non ci facessimo guidare dall'istinto ma andassimo a leggere in profondità i numeri, ci accorgeremmo invece che l’immigrazione è una grande opportunità. Non sosteniamo, non lo abbiamo mai fatto, che l’immigrazione non comporti dei costi, anzitutto per chi emigra ma anche per la comunità che

accoglie. I costi, inevitabili, sono però assai minori dei benefici. E non si tratta solo di benefici economici (interessante è il rapporto prodotto ogni anno dalla Fondazione Moressa) ma anche demografici e culturali. Una società chiusa è destinata al declino. Diversamente, una società che non ha paura dei fenomeni migratori ma che li sa gestire con coraggio e senza pregiudizi, può guardare al futuro con più fiducia.

Comm. Resp. Anna Maria Bigon

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UNA VOCE VERA, LA TUA.

ELEZIONI REGIONALI: il 20-21 SETT EMBRE fai una X sul simbolo e scrivi BIGON

BIGON 27


DA LEGNAGO A MANHATTAN

ALBERTO E IL SOGNO AMERICANO

Alberto Fabbretti, attore veronese

Da Legnago a New York a caccia di stelle. La storia di Alberto Fabbretti parte dalla provincia veronese e arriva fino a Times Square, dove l’attore sta costruendo le basi di una carriera internazionale grazie a un one-man show e un cortometraggio, 36 Hours in New York, già selezionato da diversi festival.

S DI CHIARA BONI

i trova proprio nel cuore di Midtown Manhattan, a due passi da Times Square, l’Acting Studio di Susan Batson, la “coach degli Oscar” come l’hanno definita in tanti. Ed è anche qui che comincia il sogno americano di Alberto Fabbretti, ventiduenne di Legnago che a New York sta costruendo la sua carriera di attore.

tro Stabile, con l’insegnante Francesca Botti. Dopo l’esperienza scaligera, il giovane veronese ha proseguito gli studi all’Accademia Radiotelevisiva di Roma, dove ha avuto la possibilità di incontrare alcuni conduttori del mondo televisivo, tra cui Savino Zaba e Carolina Rey, e di assistere dal vivo alla realizzazione di programmi televisivi negli studi Rai.

Prima di approdare sull’altra sponda dell’oceano, i primi passi sul palcoscenico Alberto li ha mossi proprio a Verona, presso il Tea-

Nel 2018 Alberto ha scelto di trasferirsi negli Stati Uniti, a New York, e di puntare sul Susan Batson Acting Studio: Susan accoglie nella

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sua scuola di recitazione attori provenienti da tutto il mondo, di culture variegate e dalle tradizioni a volte molto lontane da quella americana - una sfida che li costringe a lavorare su quello che c’è di universale nella loro arte. Lo Studio, quindi, come luogo di sperimentazione, dove ogni artista ha modo di scoprire e sviluppare il suo metodo personale. «Sono partito per New York senza grandi pretese, ma con un sogno preciso: diventare un attore. - ci spiega Alberto - Ho seguito l’istinto e deciso di seguire i miei sogni. Per più di un anno mi sono applicato studiando almeno quattro ore al giorno, dal lunedì alla domenica, presso l’acting studio di Susan Batson per costruire e perfezionare la mia tecnica recitativa, alimentando l’idea di farne poi una professione». E la sua carriera sta muovendo i primi passi nella direzione giusta: Alberto sta lavorando ad un one-man show incentrato sulla vita dell’attore svedese Stellan Skarsgård. Lo show, diretto dalla Batson e Carl Ford, che hanno seguito Alberto nella scrittura e trasposizione teatrale del copione, sarà messo in scena al Susan Batson Studio nei prossimi mesi, quando la situazione della pandemia da coronavirus, che a New York è stata particolarmente drammatica, lo permetterà: «Non vedo l’ora di presentare lo show davanti al pubblico. Ho lavorato per più di un anno. Sarà composto da quattro scene che ho scritto e che ho perfezionato di settimana in settimana in classe». Ma per Alberto c’è molto altro in programma: lo scorso marzo ha ultimato lo short movie intitolato 36 Hours in New York, official selection al festival americano NewFilmmakers NY, al Prague International Monthly Film Festival in Repubblica Ceca e al Kosice International Monthly Film Festival in Slovacchia. «È un’idea nata da me, che poi ho trascritto in un copione e infine realizzato sullo schermo. È stato bello che il prodotto sia stato apprezzato e selezionato da numerosi festival». Alberto ha ottenuto anche ruoli in alcuni short film e partecipato come attore a tre video musicali del rapper americano Bknott, decidendo di affiancare alla carriera di attore anche quella di modello. Fabbretti ha sfilato alla New York Fashion Week nel 2019 per Global Feature Design e nel 2020 all’Infinite Exposure Show per il marchio di ispirazione giapponese Tokyo Twiggy. «Ho capito che è necessario fare più cose possibili, solo così puoi costruirti le giuste opportunità». 29


L’ULTIMA TENDENZA TRA LE NEO MAMME

NEWBORN, L'ARTE IN UNO SCATTO

Foto di Elisiane Bianchini

Dopo i servizi fotografici maternity, l’ultima tendenza del settore sembra essere quella del newborn. Il genere, che ha come soggetto i neonati, è diventato famoso in Italia grazie alla professionista Anne Geddes, celebre per ritrarre i neonati in ambienti fiabeschi e bizzarri: dai bambini nel cavolo alla piccola chiusa in un tulipano. Il genere, ultima moda tra le neo mamme, ha appassionato anche noi ed Elisiane Bianchini, fotografa del settore, ci ha tolto qualche curiosità a riguardo. Cosa è un servizio newborn e quando si realizza? La sessione newborn ha l’obiettivo di registrare e immortalare i primi giorni di vita del bebè. Solitamente, viene fatto tra il settimo e il ventesimo giorno poiché è il periodo in cui il bambino non mostra ancora i segni di coliche, è più flessibile e dorme quasi tutto il tempo. La durata del servizio si aggira sulle due, tre ore ed è importante, oserei dire fondamentale, effettuare il servizio in ambienti adatti al neonato. Io svolgo il servizio in studio dove riesco a garantire un ambiente ideale al bebè. Da quanto tempo lavora nel settore della ritrattistica? Ho iniziato a studiare fotografia nel 2008, ma la passione per questo genere è arrivata nel 2012, proprio durante la mia prima gravidanza. Cercavo qualcuno che mi fotografasse, ma in Italia il genere maternity doveva ancora arrivare. Da lì ho pensato a tutte quelle mamme che avrebbero voluto ricordarsi con il pancione e poi di conseguenza, con l'arrivo del piccolo, fotografare quei primi, incredibili giorni di vita. Ho così intrapreso il mio percorso di studi, prima in Brasile, il mio Paese d’origine, dove il genere era già arrivato, per poi proseguire in Italia dove tuttora seguo corsi di aggiornamento. DI GIORGIA CASTAGNA

vegni che sul tema. Da qui l’idea di organizzarne uno che proponesse questo, ed è così che quest’anno Cifoto (Convention Italiana di Fotografia Newborn e Famiglia) arriva alla sua teza edizione. Un momento per incontrarsi e aggiornarsi grazie all’esperienza di grandi professionisti: da pediatri, a medici, ad esperti del settore. Quali consigli darebbe ad una mamma alla ricerca di un professionista a cui affidare il suo piccolo? Innanzitutto, rivolgetevi ad un professionista, a lui, o a lei, affidate la vostra più grande gioia ed è importante che sappia muovere e posizionare il bebè in totale sicurezza. Dopodiché, prima del servizio, incontrate il fotografo e visitate lo studio dove si terrà la sessione; avrete modo di conoscervi e questo sarà fondamentale per poter lavorare al meglio con il vostro piccolo.

Ci parli meglio di questi corsi. Quanto è importante aggiornarsi? In realtà, proprio dalla necessità di essere sempre aggiornata, ho scoperto che in Italia, correva l'anno 2016, mancavano corsi o con-

30 Elisiane Bianchini, fotografa


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L’INTUIZIONE DI DUE GIOVANI VERONESI

COME SARÀ LA FISIOTERAPIA DI DOMANI Forma e tiene aggiornati i fisioterapisti il progetto di divulgazione scientifica FisioScience, ideato da due giovani veronesi. Dai social network, la community ha superato i confini italiani con lezioni nelle aule universitaria e dopo la pandemia anche online.

Il gruppo di FisioScience

C

ontribuire alla formazione dei fisioterapisti di oggi e domani, con un approccio al paziente attento non soltanto ai segnali del corpo, ma a quelli della mente. È una sorta di rivoluzione culturale, declinata però nell’ambito della scienza e supportata dalle tecnologie, quella portata avanti da FisioScience, progetto nato tra i banchi dell’ateneo scaligero dall’intuizione di due giovani veronesi: il venticinquenne Niccolò Ramponi e il ventiduenne Paolo Torneri, entrambi fisioterapisti, affiancati poi dai colleghi Valerio Barbari, Stefano Diprè e Giandomenico Campardo. «In principio si trattava di un blog di divulgazione scientifica», esordisce Ramponi che nel

2016, quand’era ancora studente, ha iniziato a pubblicare i primi contributi su una pagina Facebook dedicata. Due anni dopo è stato creato il portale FisioScience (fisioscience. it), che attualmente riunisce in una community 30 collaboratori in tutta Italia: punto di riferimento per la divulgazione scientifica in fisioterapia sui social network. E non solo: «A partire dallo scorso novembre abbiamo organizzato corsi di formazione, prima in presenza e durante la pandemia in modalità online, in collaborazione con docenti universitari», prosegue. In parallelo si è concretizzata l’iniziativa FisioScience University, con workshop in streaming (in attesa di tornare fisicamente in aula) tenuti dal team di FisioScience che ha 32

DI MARTA BICEGO


fatto tappa in varie università italiane: a Vicenza, sede staccata di Verona; Pavia, Cagliari, Torino e al Politecnico Marche. «Inoltre, traducendo il materiale formativo in inglese, grazie a un nostro collaboratore che lavora a Londra, Davide Lanfranco, abbiamo sviluppato FisioScience International che prevede corsi di formazione e seminari su internet. Di recente, un nostro webinar ha coinvolto 300 studenti del Pakistan», puntualizza. Un’altra collaborazione coinvolge l’Albania, a dimostrazione dell’orizzonte raggiunto dal progetto che ha permesso di formare tra novembre e luglio 600 fisioterapisti. Non è solamente questione di geografie, perché le ricadute sono in realtà ben più ampie: «Alla base della nostra iniziativa vi è la volontà di superare con una visione moderna la fisioterapia classica, che è ancora troppo legata a credenze non scientifiche e a concetti non correlati, per esempio, alla partecipazione attiva del paziente al trattamento, ma più alla parte manuale, quindi al massaggio o alle manipolazioni. Il fisioterapista deve avere uno sguardo globale sulla persona dal punto di vi-

sta educativo, deve creare con il paziente una relazione stretta e spiegare cosa deve fare per affrontare il suo problema, anche con l’esercizio fisico», precisa. Tra le tematiche affrontate, approfondimenti specifici riguardano il trattamento del dolore cronico da un punto di vista globale e inteso come sintomo di qualcosa di più profondo; la riabilitazione del runner e l’allenamento della forza in fisioterapia, considerando pure il soggetto che non pratica molta attività fisica. Insieme di conoscenze che permettono al fisioterapista di intervenire su problematiche di carattere muscolo-scheletrico: «Dall’infortunio durante lo sport all’impiegato con male al collo fino all’operaio con dolore alla schiena da anni, che può essere aiutato con una serie di esercizi a migliorare la salute fisica e avere maggiore capacità di resistenza agli sforzi». Dal punto di vista della riabilitazione, conclude, «è fondamentale affidarsi a professionisti qualificati e iscritti regolarmente all’albo dei fisioterapisti. I rischi che si corrono, mettendosi nelle mani di persone non adeguatamente preparate, sono grandi».

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PROTAGONISTA GIALLOVERDE

Filippo Berti, presidente ASD Calcio Caldiero Terme

«CIÒ CHE È STATO, CIÒ CHE SARÀ» La storia della ASD Calcio Caldiero Terme vista attraverso gli occhi di Filippo Berti, direttore commerciale dell’omonima azienda leader nel settore dei macchinari agricoli, da poco riconfermato alla presidenza del club. Tra sacrifici, soddisfazioni e passione, verso la ripartenza di ciò che sarà.

I

riconoscimento di innumerevoli sacrifici: siamo orgogliosi di calcare un palcoscenico che punteremo a difendere ad ogni costo anche nella stagione ormai alle porte».

«La mia famiglia è sempre stata un tutt’uno con questi colori – commenta Berti – personalmente sono al comando dal 2004, anno in cui, considerate le difficoltà in cui stava versando la società, ho deciso di entrare in gioco in prima persona. Il cammino è stato indubbiamente intricato, ma fortunatamente non sono mancate le soddisfazioni, una su tutte l’approdo nel massimo torneo semiprofessionistico. La Serie D è stato il

Un pianeta attorno al quale far orbitare diversi satelliti. Il Caldiero negli anni si è imposto sempre più come solido punto di riferimento a livello calcistico – nonché sociale – per tutto il territorio. «La recente nascita del SSD Soave si deve leggere proprio in quest’ottica – prosegue – come Caldiero avremo la piena gestione delle annate 2004 - 2015, i cui ragazzi saranno a tutti gli effetti nostri tesserati, mentre la prima squadra e la juniores verranno amministrate da tre nostri collaboratori che cureranno lo sviluppo dei relativi progetti. Come mi immagino questa ripartenza? Paradossalmente non mi fa paura l’aspetto della sanificazione, considerato che ci siamo strutturati per tempo. A preoccuparmi è piuttosto è l’incertezza che ancora aleggia sulla ripartenza stessa, con molte famiglie che sono ancora dubbiose sull’iscrivere o meno i ragazzi. Ciò che non muterà è di certo la passione che abbiamo nei confronti del gioco: se manca quella non si può pensare di fare calcio a livello dilettantistico».

eri, oggi, domani. Si scrive «Calcio Caldiero Terme», si legge «Berti»: il filo che lega una delle maggiori realtà calcistiche dell’Est veronese al cognome leader nel settore delle macchine agricole è inscindibile. Il viaggio, partito nel lontano 1989, è stato tortuoso e colmo di insidie, ma ha riservato degli scorci estremamente estasianti. Se prima la partnership aveva assunto la veste della sponsorizzazione, nell’ottobre del 2004 Filippo Berti è sceso in campo in prima persona, prendendo in carico l’intero movimento occupandone la posizione di massimo vertice. Con oltre un quindicennio di presidenza alle spalle, il patron gialloverde riavvolge il nastro di ciò che è stato, proiettandosi verso ciò che sarà. Perché nel calcio, come nella vita, chi si ferma è perduto.

DI MATTEO LERCO

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MARCO MALVEZZI, L'UOMO E LA TEMPESTA

FERMOIMMAGINE DELLA VIOLENZA DELLA NATURA Da sempre si occupa di grafica, la sua passione per la fotografia è nata non molti anni fa. Ora è il fotografo ufficiale del progetto “Alti Pascoli della Lessinia”. Un mestiere, quindi, che gli ha permesso di mantenere il legame con il territorio e la ruralità della sua amata Lessinia. L’abbiamo intervistato, nel giorno del suo compleanno, per farci raccontare gli scatti del nubifragio del 23 agosto.

C

i ha abituati - specie negli ultimi tempi per il progetto di candidatura degli Alti Pascoli della Lessinia nel Registro nazionale dei territori rurali di interesse storico - a fotografie di paesaggi montani di rara bellezza. Sensibilità, capacita tecnica, spirito di osservazione, un mix perfetto che fa dell’opera fotografica di Marco Malvezzi una vera e propria arte, Anche in occasione del violento nubifragio dello scorso 23 agosto che ha colpito la città di Verona, il fotografo veronese ha preso in mano la sua macchina fissando alcuni scatti che testimoniano, con vivo realismo, tutta la drammaticità del momento. Le foto sono spettacolari, rappresentano in pieno la potenza del nubifragio. Dove si trovava al momento degli scatti? Io abito a Novaglie, una zona collinare tra Montorio e Mizzole, ma il mio studio si trova in Borgo Venezia, in una palazzina molto alta e con un terrazzino che consente una vista a 360° da un lato sulla Lessinia-Baldo-Torricelle e dall’altro alto sul castello di Montorio. Mi trovavo in ufficio e sapevo, anche grazie alle previsioni meteo reperibili sui siti internet, che era in arrivo questa perturbazione prevista per le 17. Inizialmente ho visto solo un classico cielo plumbeo, subito dopo sono apparse queste nuvole ben delineate, fino a formare quello che in gergo si chiama shelf cloud, che presagiva qualcosa di potente, che puntualmente è arrivato. Si è prospettata davanti a me questa scena affascinante: la natura quando si scatena è meravigliosa, nonostante i danni che poi provoca. Mi sono detto: «Marco, fai qualche scatto». Sono uscito quindi sul terrazzino: si stava avvicinando a una velocità impressionante. C’era quest’adrenalina ed eccitazione ma anche paura e timore. Il tempo di qualche scatto e si è scatenato il finimondo. Ho pubblicato le mie foto e hanno avuto un riscontro incredibile e inaspettato. Quindi cos’ha provato quando si è trovato davanti a questo scenario? Naturalmente si è attratti da questi fenomeni maestosi: raramente un fotografo immortala

cieli piatti, azzurri e limpidi. Scattare quelle foto è stato eccitante, io non sono un amante dei pericoli ma avere un cielo così che ti viene incontro ti eccita. Ne sei attratto e affascinato, ma soprattutto spaventato: queste situazioni spesso sono portatrici di danni e disgrazie. Se da un lato sono onorato che le mie fotografie siano state apprezzate, dall’altro sono molto dispiaciuto per quello che è successo dopo gli scatti. I suoi scatti sono perlopiù paesaggistici e montani, evocano serenità. Le era mai capitato un paesaggio così “minaccioso”? Ne ho visti, ricordo che era successo qualche anno fa anche a Borgo Venezia, ma di questa entità e a questo livello di conformazione delle nuvole no, mai. Oggi faccio 50 anni, ne ho viste tante, ma non ho mai visto una situazione del genere e soprattutto così vicina a me, quasi a portata di mano. È stata un’esperienza forte. Si pensa sempre al paesaggio bucolico, disneyiano, della natura molto dolce e soave, ma la natura a 360° può avere anche risvolti violenti e pericolosi. Anche questo è paesaggio. DI VALENTINA CERIANI

Marco Malvezzi, fotografo

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Le foto del nubifragio del 23 agosto scattate da Marco Malvezzi


L’EVENTO ENOGASTRONOMICO TORNA IN PIAZZA BRA

LE PIAZZE DEI SAPORI, GUSTO E QUALITÀ TRICOLORE Dal 10 al 13 settembre torna in città una delle più importanti vetrine nazionali dell’enogastronomia italiana: “Le Piazze dei Sapori”, che anche quest’anno porterà in Piazza Bra centinaia di espositori, i migliori prodotti della tradizione nostrana ed europea, eventi speciali e ospiti del mondo social. Cittadini, curiosi e turisti potranno prendere parte alla manifestazione tutti i giorni dalle 10 alle 23. «L’edizione di quest’anno vuole riportare a Verona almeno un turismo di prossimità - spiega il direttore generale di Confesercenti Verona Alessandro Torluccio - per far ripartire il centro cittadino, che ha risentito degli effetti dell’emergenza sanitaria». DI SAMANTHA DE BORTOLI

«Solitamente l’evento si svolge nei mesi di aprile o maggio di ogni anno; questa volta, a causa del Covid, abbiamo dovuto necessariamente far slittare tutto all’autunno. Siamo riusciti, nonostante il poco tempo a disposizione, a riorganizzare l’edizione, secondo tutte le 38

normative di sicurezza vigenti. Obbligatori, quindi, il rispetto del distanziamento sociale e l’utilizzo della mascherina, per tutta la durata della visita. Ci sarà personale specifico per controllare che tutto proceda al meglio e fare in modo che il flusso di persone venga guidato evitando assembramenti». «I partecipanti di quest’anno sono le venti regioni italiane, che esibiscono tutti i loro prodotti di eccellenza, Dop, Docg, Doc. Insieme a Coldiretti Verona abbiamo ideato “Casa Coldiretti”: un’area per far conoscere ai visitatori le produzioni


alla presenza delle autorità, si festeggia la ricorrenza con il taglio della torta e un brindisi con i vini veronesi. «Tutti i giorni i partecipanti - continua Torluccio - possono conoscere i ristoranti tipici di Verona, recandosi in una struttura appositamente allestita per degustare i vini del territorio e, acquistando un calice di vino, un assaggio di pane e olio dei Frantoi Redoro. Consegneremo, inoltre, una brochure contenente l’indicazione, anche geolocalizzata, dei ristoranti insigniti della targa “ristorante tipico Verona”».

Il direttore di Confesercenti Verona Alessandro Torluccio insieme al presidente Paolo Bissoli

veronesi, dove è possibile acquistarle, i consorzi e le aziende di riferimento. Presenti anche due ospiti europei: l’Ungheria, con il suo dolce “Kürtőskalács” a forma di camino, un nome “parlante” dal momento che significa proprio “camino fumante”; e la Polonia, che a sua volta porta un suo piatto tipico, il gulasch». L’evento principe, quest’anno, è la celebrazione del 18esimo anniversario della manifestazione, il 10 settembre alle 17 in Piazza Bra:

«L’obiettivo è quello di creare iniziative che facciano vivere il tessuto economico e sociale scaligero - spiega Paolo Bissoli, Presidente di Confesercenti Verona - ecco perché sono moltissimi gli eventi collaterali che vedono la collaborazione di molteplici soggetti e non si parla di semplice evento di vendita, conferma di questo ne sono anche i patrocini nazionali ricevuti». L’evento è patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dall’Ente Nazionale del Turismo Italiano ENIT, dalla Regione Veneto, Provincia di Verona e Comune di Verona con il contributo della Camera di Commercio di Verona.


ONORANZE FUNEBRI

ONORANZE FUNEBRI



COME LA TECNOLOGIA HA CAMBIATO IL MONDO

IL ROCK PER RICORDARE QUELLO CHE C’ERA PRIMA Thing Mote, band veronese

Robokiller è il primo album dei Thing Mote, band nata a Verona alla fine del 2006. Dieci canzoni per mettere a tema l’odierno rapporto tra uomo e tecnologia e come quest’ultima permea la nostra quotidianità. Per contribuire a ricordare, attraverso il rock, «un mondo dove la tecnologia non era ancora così pervasiva».

F

inché ci saranno persone che si ritrovano in umidi garage, imbracciando chitarre scordate e picchiando su tamburi polverosi, il rock si potrà sempre considerare in ottima salute. La mancata popolarità di queste band non toglie nulla alla bellezza della condivisione di suoni che magicamente diventano espressioni artistiche uniche. Siamo molto contenti che la stampa abbia accostato Robokiller a band appartenenti a diverse sfumature del rock, ogni giornalista ha sentito qualcosa di particolare, la varietà è stata apprezzata. Quanto è difficile farsi strada oggi nell'ambito musicale? Verona è una buona piazza nella quale cercare di farsi spazio? L’ambito musicale, come tutto il resto, risente dell’approccio “usa e getta” che ha ormai permeato la nostra società. Ai giorni nostri, in realtà, è più facile diventare popolari in breve tempo, magari attraverso un talent o una canzone condivisa sui social, ma è altrettanto breve il passaggio che porta nel dimenticatoio. A Verona ci sono un po’ di realtà che cercano di fare qualcosa per la scena musicale locale. Purtroppo però ci sembra emblematica la vicenda di Interzona. Il discorso sarebbe ampio e rischia di scivolare in una eccessiva semplificazione, ma va preso atto che la maggior parte dei cittadini veronesi ha oggettivamente altre priorità culturali. Facciamoci tutti una semplice domanda: quand’è l’ultima volta che sono andato ad un concerto di una band locale che non conoscevo?

DI TOMMASO STANIZZI

I negozi di dischi stanno chiudendo, i supporti fisici stanno diminuendo, i suoni e le 42

composizioni sono sempre di più supportate dalla tecnologia. Il vostro album si contrappone però con questo uso massimo della digitalizzazione. C'è una strada per uscirne o conviverci senza esserne inglobati? Robokiller non è un disco luddista, cerca invece sollevare delle criticità rispetto al rapporto tra umano e tecnologia. Per questa ragione è stato accostato alla serie Black Mirror. Occorre però individuare un limite e, quando la tecnologia diventa il fine, il limite è da considerarsi superato. Un’altra cosa da fare è ricordare. Noi abbiamo preso coscienza di essere l’ultima generazione che ha vissuto in un mondo dove la tecnologia non era ancora così pervasiva. Sentiamo questa piccola responsabilità nel ricordare di quando “le cose erano reali”. E poi è necessario continuare a porci delle domande: perché sto guardando lo schermo di un cellulare e non i bellissimi occhi della ragazza che ho davanti? Il vostro ultimo album è per voi un punto di partenza o un punto di arrivo che raccoglie tutto quello che avete vissuto in questi anni insieme? Entrambe le cose. Un punto di arrivo e un punto di partenza. Le sonorità e le canzoni di Robokiller sono la quintessenza della nostra espressione musicale. Siamo riusciti, con questo album, a definire e tramutare al meglio le nostre emozioni e i nostri sentimenti in musica. Quindi è anche e soprattutto un punto di partenza, come lo è alla fine ogni album. In ogni lavoro nuovo ci si evolve, si impara, si provano emozioni e sentimenti differenti perché nella vita si cambia e la musica nasce da quello che si prova in un particolare momento.


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VERONA ANTICA OGNI MESE UN'EPIGRAFE RACCONTATA

Tertulla, una ragazzina tra gli spritz Accanto a porta Borsari, talvolta nascosta e coperta da vassoi colmi di calici e di tazzine, si trova un’altra iscrizione romana che, purtroppo, molti non vedono. Proprio per questo motivo ho pensato di introdurre la storia della giovane figlia di Caius Petronius nella guida in cui ho raccolto le iscrizioni romane di Verona.

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e per conoscere le vicende di Iulius Marcellinus abbiamo alzato lo sguardo per ammirare il testo inciso lungo l'architrave di porta Borsari, ora senza nemmeno spostarci di un millimetro (basterà solo girare la testa alla propria sinistra) si potrà leggere la storia di Petronia Tertulla. Dis Manibus / Petroniai C(ai) f(iliai) / Tertullai an(norum)XIII Agli dei Mani di Petronia Tertulla, figlia di Caio, di anni tredici. Già ad una prima occhiata è evidente che il cippo non doveva essere collocato lì originariamente ma in un luogo più adatto al suo messaggio, ovvero nella necropoli che sorgeva lungo il corso della via Postumia. Come ben indicava la legislazione antica delle XII tavole infatti era vietato categoricamente seppellire i defunti all'interno dello spazio urbano. Un altro aspetto, non secondario, che balza immediatamente all’occhio, sono le sue dimensioni: non bisogna essere degli epigrafisti per capire che chi lo aveva commissionato disponeva di una certa agiatezza economica e non aveva badato a spese. Il testo è semplice, scritto in maniera lineare, con una certa cura e precisione, e fornisce poche ma significative informazioni che, se indagate con attenzione, possono aprirci uno spiraglio sul mondo a cui la giovane apparteneva e in cui visse la sua breve esistenza. Il cippo venne consacrato agli Dei Mani, le anime dei defunti, confinate nell’Oltretomba che di là risalivano, di quando in quando, a vagare sulla terra tra i vivi. Il luogo in cui la giovane passava la maggior parte del suo tempo, come le coetanee dell’epoca, era l’ambiente intimo e difeso della casa, dedita all’attività che più le si addiceva, secondo il costume, cioè il lanificium, la confezione degli abiti della famiglia. Di questa condizione è testimonianza il suo nome: nello spazio protetto della casa, per un uso definito “domestico”, le donne avevano tutte il nome della gens di appartenenza, in questo caso Petronia, seguito dai nomi personali che generalmente si riferivano alla successione cronologica delle nascite: Prima, Maxuma, Secunda. E Tertulla infatti è il vezzeggiativo di Tertia, un modo grazioso ed affettuoso di chiamare la terza figlia femmina. Accanto compare il patroni-

mico, il nome di suo padre, Caius Petronius. E questo è un altro importante indizio. Le ragazze dell'età di Petronia Tertulla, che appartenevano come lei a famiglie di un certo livello, si sposavano intorno ai dodici anni. Ma in questa iscrizione non vi è traccia del nome di un marito che, inconsolabile, saluta per sempre la sua giovanissima amata. Petronia dunque, ci piace immaginarlo, ha trascorso la sua breve vita intenta a filare e a giocare con la pupa, la bambola che tutte le bambine romane possedevano. Gli scrittori antichi testimoniano che le fanciulle alla vigilia delle nozze offrivano le loro pupae ai Lari e ai Penati oppure a Venere. Se invece la morte giungeva prima del giorno del matrimonio, le pupae venivano deposte come elemento di corredo nella loro tomba. L'archeologia ha portato alla luce molti esempi di queste bambole di epoca romana ma la più celebre rimane quella realizzata in avorio, completamente snodabile (come la moderna Barbie) e ritrovata a Roma, all’interno del sarcofago di Crepereia Tryphaena, morta intorno ai vent’anni. Oggetti deposti con cura, cippi decorati con attenzione, testimonianze di un amore infinito e di un grande dolore, una sofferenza che, nonostante siano trascorsi duemila anni, possiamo ancora immaginare e forse percepire. DI MAREVA DE FRENZA Mareva De Frenza è laureata in Epigrafia latina, ha partecipato a numerose campagne di scavo archeologico, è guida autorizzata della provincia di Verona, cura la pagina Facebook Tabula Peutingeriana per la divulgazione del mondo antico ed è autrice del libro edito da Cierre Edizioni “Le pietre raccontano. Guida alla vita quotidiana di Verona romana”.

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FORZA BELLEZZA RIFLESSIONI ARCHITETTONICHE

UN'ARENA BELLISSIMA Aveva ragione Claudio Baglioni, e tutti quelli prima di lui, dai Romani fino ai veronesi del diciannovesimo secolo: nell’arena di Verona, questo teatro tutto intorno, il palco è al centro.

È

il 2018 l’anno del cambio di prospettiva dellArena: dopo un secolo l’anfiteatro viene valorizzato nel suo essere “tutto intorno” teatro, tornando a propria natura come luogo di rappresentazioni circensi, ma anche giostra con quelle cavalchine o tauromachie che fino alla fine dell’Ottocento erano spettacolo, teatrini in legno e messe in scena che, oggi, attraverso la tecnologia, hanno cambiato materiali ma non le emozioni che riescono a suscitare.

DI DANIELA CAVALLO

Claudio Baglioni, architetto prima che cantautore, in quello stesso anno è il primo a cogliere il valore del luogo e a riportare il palco al centro; ora dobbiamo dargli ragione per quegli occhi che hanno saputo risvelare la vocazione di questa architettura identitaria della città di 46

Verona, non solo per la sua storia, per esserne monumento, ma per la sua funzione di “teatro”, appunto, tutto intorno. Così la stagione 2020 dell’Arena di Verona, non solo ha messo al centro il palcoscenico, ma l’intero edificio per giochi e spettacoli, un allestimento che fa esplodere le sue forme curve e mette al centro musica, lirica o teatro che sia nelle sue diverse sfaccettature, anche quelle che coglie il Festival della Bellezza che si terrà a settembre: luogo di riflessioni, di conversazioni. LUOGO SOCIALE, CHE APPARTIENE ALLE PERSONE. Ogni architettura ha in sé il valore di “essere per il sociale”, si pone tra la società e i signifi-


cati che la stessa vuole trasmettere, si frappone tra un dentro e un fuori, facendosi specchio di chi la desidera, la pensa, la usa; l’architettura è modello, strumento, medium, elemento di comunicazione di massa, un “mass media” per antonomasia, ma anche un “social media”, luogo reale e non virtuale dove è necessario ritrovarsi, incontrarsi. Un’Arena appunto. E dopo i ringraziamenti a Claudio Baglioni, questa riscoperta della profonda bellezza dell’anfiteatro di Verona forse che sia una delle cose buone che ci lascia il Covid19, una riflessione intelligente per dare valore, davvero, al territorio? Un allestimento, oggi, che ha colto la vocazione del luogo, ha riportato non solo il palco al centro, non solo il monumento, ma gli abitanti, la città al centro di nuove prospettive, in una equità di godimento dello spettacolo che è antica forma di democrazia, e gli artisti novelli gladiatori ad uscire dai vomitori in uno spettacolo che comincia sempre prima di salire sul palco nella meraviglia esplosa dell’anfiteatro di Ve-

Foto Ennevi

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IL FIORE DELL’ARTE OGNI MESE UN PETALO E UNO SCORCIO

CINEMA CORALLO,

TRA SPERANZE E RIMPIANTI Il Cinema Corallo è ritornato recentemente tra le pagine di cronaca cittadina per l’annuncio del suo recupero dato dal sindaco Sboarina. È da circa trent’anni che il palazzo giace abbandonato in via Quattro Spade, lasciando ai passanti solo la possibilità di un fugace sguardo alla sua goticheggiante facciata. Al suo interno, però, conserva ancora quel cortile colonnato che fu opera di Andrea Palladio, chiamato a Verona dal nobile collezionista Giambattista di Raimondo, dell’antica famiglia dei Della Torre.

T

re portoni rettangolari inquadrati da un rivestimento in pietra di Sant’Ambrogio e la scritta Cinema Corallo Teatro. Ai lati, altri due portali delle medesime dimensioni, mentre due file di finestre gotiche sorrette da colonnine tortili abbelliscono la facciata. È l’aspetto attuale del palazzo che fu della famiglia Della Torre nel quartiere di San Marco, vicino a Portoni Borsari. In base al trattato del Palladio, pubblicato nel 1570 e intitolato Quattro libri dell’architettura, sappiamo che l’architetto vicentino fu chiamato a Verona per realizzare due palazzi di Giambattista Della Torre e due ville, una a Santa Sofia in Valpolicella e l’altra a Miega nel Colognese. In realtà realizzò anche la villa alla Cucca, di cui sono rimaste solo due barchesse. La prima villa è rimasta incompiuta, mentre la seconda fu abbattuta nel 1847. Entrambe erano rispettivamente di Marcantonio e Annibale Serego, la cui sorella, Veronica,

Foto di Diego Martini

sposò Giambattista. Egli fu colui che per primo chiamò Andrea Palladio a Verona, dopo la morte dell’amico architetto Michele Sanmicheli, avvenuta nel 1599. All’età di ventotto anni divenne committente di due opere: una di rifacimento del palazzo storico (attuale Cinema Corallo) e l’altra di costruzione di una nuova dimora – poi mai realizzata – ai portoni di piazza Brà. A causa della sua prematura morte nel 1568 i lavori al Palazzo terminarono e Palladio se ne andò da Verona lasciando come opera solo il cortile colonnato. Nel 1745 subentrò la famiglia Torri, nel 1870 i Berzacola e nel 1920 la famiglia Dolci che volle trasformarlo in cinema. Fu chiamato l’architetto Francesco Banterle, fratello maggiore dello scultore Ruperto, ma non se ne fece nulla. Bisognerà aspettare il secondo dopoguerra con l’intervento di Italo Mutinelli che recuperò parte dell’edificio pesantemente danneggiato dai bombardamenti. 48

DI ERIKA PRANDI


LIBRO DEL MESE

Pagine per ragazzi A CURA DI ALESSANDRA SCOLARI Titolo: Camminare correre volare Autrice: Sabrina Rondinelli Edizione: Edizioni EL – Collana Young 2008 Età: dai 12 anni

IL LIBRO. Racconta la storia di Asja, che ha quattordici anni ed una spavalderia inquietante. Vive in un quartiere popolare con la madre depressa, mollata dal marito quando lei era piccola. Asja, “la bulletta” della classe, alle elementari, ha dovuto scrivere cento volte «sono una bambina cattiva», convincendosi di esserlo. Alle medie va male ed è la ragazza difficile che ha legato con Roberta e Miranda. La sua vittima è Maria, studiosa, di buona famiglia, troppo remissiva, che deve solo obbedirle. Asja ruba nei negozi, esce di sera, fuma e a scuola agisce, quando ci sono le amiche. Un giorno tornando da scuola viene alle mani con Maria (anche i buoni alla fine reagiscono), che cade per terra e si rompe una gamba, finendo in ospedale. Entrano in campo le famiglie e la scuola. Asja viene abbandonata dalle amiche del cuore Miranda e Roberta. A dettare le nuove regole ad Asja è la direttrice, a controllare i professori. Asja e Maria crescono e cambiano stile di vita. Sarà Maria a scegliere di aiutare Asja in difficoltà. L'AUTRICE. Sabrina Rondinelli, classe 1972, di Torino, laureata in Materie Letterarie, con indirizzo teatrale, insegna alle elementari e scrive audio-film per non vedenti. Questo suo primo romanzo per ragazzi ha vinto molti premi: Selezione Bancarellino, Critici in Erba e Terre del Magnifico, nonché la XXXI edizione del Premio internazionale di Narrativa “Città di Penne-Mosca”, sezione «Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza». Il libro è stato tradotto in più lingue. NOTE A MARGINE. Asja, “la bulletta al femminile”, crede di superare i suoi problemi con la prepotenza. La compagna di classe, Maria, riservata, fatica a raccontare e a reagire. Entrambe le adolescenti hanno dei buoni sentimenti e devono crescere, una difficoltà questa che le accumuna. Un racconto coinvolgente, appassionante che affronta l’amicizia, il perdono e l’amore. Il team della scuola svolge un ruolo importante, ne esce bene con la collaborazione delle famiglie. La lettura è facilitata da un linguaggio semplice e scorrevole.

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PILLOLE DI MAMMA

Nascere al tempo del Coronavirus Inizia un nuovo anno scolastico, un nuovo modo di vivere o piuttosto, di convivere con il coronavirus, quale dunque miglior occasione per parlare di nascite? Stando al rapporto Istat dello scorso luglio, «la rapida caduta della natalità potrebbe subire un'ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid. […] Un calo che dovrebbe mantenersi nell’ordine di poco meno di 10mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021». E la prospettiva potrebbe peggiorare a causa dello svuotamento occupazionale.

T

utta colpa del Covid o dei racconti terrorizzanti sul parto da cui ormai nessuno si trattiene più? Certo se guardiamo anche al passato, nemmeno i più Grandi della Storia si sono astenuti dal farlo, anzi, già “al principio” si iniziò con: «Donna: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli». Non so se osservate anche voi la ridondanza della parola che inizia per “d” e finisce per “olore”. Per carità direte, si tratta di un testo religioso, ma non trovate che su certi temi sia di una precisione disarmante? In effetti la promessa è stata mantenuta. Gli esperti dicono che il dolore, questa parola latina che significa proprio “sentire sofferenza”, serva a far capire alla madre e al padre il valore incalcolabile che hanno le nostre creature: un metodo forte ma senza dubbio efficace. Purtroppo per noi, la parola “doglie” ha la stessa origine latina di dolore...e ho detto tutto. So, per esperienza personale duplice, che il parto è qualcosa di magico ma anche tragico insieme, qui ne parlerò solamente con un po’ di ironia e leggerezza. Mi perdonerete ma lo faccio soprattutto per prendere in giro tutte quelle donne, eroine dei miei stivali, che sono in attesa e che sul tema “paura del parto” ti ribattono convinte: «Ma cosa vuoi che sia, l’hanno fatto tutte! Poi io ho già avuto una colica, so cosa vuol dire!». Ecco, carissima, ti assicuro che non ne hai la minima idea e non so quanto darei per vedere la tua faccia in sala parto, durante la fase prodromica, dilatante, espulsiva (scegli tu quale), quando magari minacci tuo marito di non toccarti mai più in tutta la sua vita, nemmeno con un fiore, onde evitare eventuali rischi (argh!). Sì, perché oltre ad una bella combriccola di ormoni che vi tengono compagnia, trasformandovi da Santa Rita (la Santa dei Miracoli impossibili) a Crudelia De Mon nell'arco di venti secondi circa, c'è lui: il papà. Sempre un po’ presente/assente, vicino al lettino, lontano dal lettino; è un po’ come un vestito di macramè, quel vedo e non vedo che lascia trasparire il terrore più assoluto e la felicità più profonda insieme. Sì, perché lui è lì per so50

stenerci ma, se ci tiene la mano, gliela rompiamo, se ci parla dolcemente, gli urliamo contro e se ci bacia in fronte, non ne parliamo. Il ruolo del padre in sala parto d'altronde è uno solo: obbedire. Forse possono permettersi qualche sorriso ma la linea del silenzio e della devozione totale alla causa è sicuramente la soluzione migliore per tutti. Mi raccomando, non sono ammessi errori. Se non volete correre alcun rischio, cari ometti, guardatevi bene dal pronunciare frasi del tipo: «Come sei sudata cara, ti asciugo?». Tua moglie sta partorendo, è sei ore che prova la qualsiasi per far uscire il vostro bambino, come fa ad essere asciutta e pulita come una farfalla? Non siamo sul set della pubblicità della Lines! Oppure: «Dai, amore, segui quello che ti dicono, respira come abbiamo fatto al corso». Lei il corso l’ha completamente rimosso, sta cercando di seguire la mimica dell'ostetrica ma non sta più capendo nulla, quindi SILENZIO! Eviterei anche le frasi troppo sdolcinate «Sei bellissima, ora ti faccio una foto per immortalare il momento»: sappiate che appena gliela mostrerete, la pagherete cara. Tappatevi le orecchie se vi manderà a quel paese o vi dirà che vuole uccidervi, o che non vorrà altri figli: sono attimi di pura follia che dovete rispettare e che, una volta passati, vi faranno vivere la gioia più sorprendente al mondo: la nascita di un figlio.

DI SARA AVESANI


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STORIE DI STORIA LIBERAMENTE ROMANZATE

LA PISCINA PIU’ GRANDE D’EUROPA All’inaugurazione e sugli articoli di giornale dell’epoca si proclamava che fosse “la piscina più grande d’Europa”. Si tratta del Lido di Verona, risalente agli anni Trenta del Novecento, quando durante il fascismo vennero aperti alcuni luoghi di svago.

C

8 lire ma soprattutto si poteva pranzare con menu fisso al modico costo di 10 lire. E tutte le sere, festa danzante e spettacoli di arte varia con i migliori artisti del territorio.

Sedicimila metri cubi d’acqua e oltre a quelli, come recitava la locandina pubblicitaria dell’epoca, il Lido offriva comfort e servizi come i “meravigliosi campi da tennis, giuochi e sports”. Il ristorante e il bar potevano offrire colazioni che variavano nei prezzi dalle 5 alle

Un luogo di ritrovo che poteva garantire ai suoi visitatori “luce, aria, giocondità, bagni di sole e spiaggia” e tornano alla memoria le immagini animate in bianco e nero di quel tempo dell’Istituto Luce, con quella voce fuori campo perfetta simbiosi della marzialità militare e dell’areclan pubblicitario: «Cittadini! Approfittate. Con poca spesa potete trovare refrigerio recandovi al Lido di Verona, l’elegante ritrovo che può offrirvi, in un tripudio di colori, ore indimenticabili di spensierata allegria».

orreva l’anno 1935 e si poteva combattere l’afa estiva facendo un tuffo in piscina. Per la precisione, la piscina più grande d’Europa, secondo la propaganda del tempo. Era così grande che ci si poteva fare un giro in motoscafo. Stiamo parlando del Lido di Verona, un’oasi acquatica vicino al centro cittadino, che veniva alimentata tramite il canale Camuzzoni direttamente con le limpidissime acque del fiume Adige.

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DI MARCO ZANONI


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ALTRO CHE TERZA ETÀ STORIE E RITRATTI DI RIVOLUZIONI ARGENTATE

L’AMORE PER L’AMBIENTE MANTIENE GIOVANI Natale Sauro ancora oggi paladino dell’ambiente. Coltiva personalmente il giardino (da applausi) e l’orto di famiglia. Mentre lavora pensa alla sua comunità cambiata, alla quale in ambito sportivo ha dato moltissimo. Conscio che ogni stagione porta i suoi fiori e frutti.

N

atale Sauro, classe 1934, appartiene ai “Sauri” di Lugo che con Marcello Menegolli furono i pionieri della lavorazione del marmo a Grezzana. Correva l’anno 1920. Menegolli esportava i blocchi di Rosso Verona, estratti a Lughezzano, mentre i Sauro, famiglia benestante di Lugo, gestivano lo stallo (oggi demolito), dove si scambiavano animali e carri diretti in città o in Lessinia. La frantumazione dei sassi premiò la costanza dei due imprenditori; sodalizio che, nel 1935, si sciolse. Prelevò Giovanni Sauro (il loro contabile) che lasciò la direzione della Banca Popolare di Grezzana e fondò la Sauro-Bellamoli. Azienda che poi passò al figlio Natale, già esperto di carbonato di calcio. Proseguì fino agli anni Ottanta. Vivere e lavorare a Grezzana consentì a Natale di seguire la vita del paese, in particolare lo sport. Un’avventura sportiva gestita da una generazione irripetibile. Tutto iniziò negli anni Cinquanta, quando il sindaco Avv. Renato Gozzi mise a disposizione il terreno (di Viale Olimpia), dicendo: «Bisogna dare fiducia ai giovani, coinvolgendoli in nuovi progetti». Aggiunse il parroco don Michele Garonzi: «Lo sport dilettantistico è educativo e può contribuire alla maturità e all’im-

pegno sociale». Natale disponeva dello scavatore e non si risparmiò. Nel 1953, il campo di calcio, grazie al lavoro dei giovani, venne inaugurato. Nel 1953 nacque l’Unione Sportiva Grezzana: Natale figura nel direttivo e nella prima squadra di calcio. Nell’U.S. entrarono subito i ciclisti. Una foto, del 1953, riprende sul Passo dello Stelvio: Felice Bellamoli, il cugino Virgilio e Natale Sauro, che fu anche presidente del Gruppo Ciclistico. Pure del tennis Natale contribuì alla costruzione del campo e divenne presidente. Infine lo sci. Uno sport costoso. Natale propose quote agevolate per permettere a tutti i ragazzi di aderire: fu così. Settembre 1965, Natale sposò Germana Perini: l’amore di una vita e un’alleanza perfetta. Andarono ad abitare nella casa che sembra incastonata nella roccia, negli anni impreziosita da un rigoglioso giardino, creato da Natale, che ancora oggi coltiva e presenta orgoglioso ai suoi tre figli Enrico, Giovanna ed Elena, ai quattro adorabili nipoti e agli amici. L’ambiente, lo sport e il giardino per crescere richiedono sempre cura, passione e buona volontà. 54

DI ALESSANDRA SCOLARI


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Apparecchio acustico superato? 72 % Una scoperta rivoluzionaria dalla Gran Bretagna. Uno strumento innovativo per la lotta contro tutte le disabilità uditive!

I cerotti biomagnetici ripristinano l’efficienza uditiva al 100% e la loro tecnologia è 88 volte più economica rispetto agli apparecchi acustici. In 28 giorni senza intervento chirurgico: permettono di migliorare nettamente la percezione dei suoni più importanti del linguaggio umano e eliminano disturbi e rumori indesiderati.

U

n gruppo di scienziati britannici ha dichiarato „guerra” ai produttori di apparecchi acustici. Già oltre 300.000 persone in Europa hanno abbandonando metodi costosi e inefficaci per combattere la perdita dell’udito sotituendoli con i cerotti biomagnetici Neodymium2000. Le prove cliniche dimostrano che entro 4 settimane ripristina l’udito dell’intera gamma di suoni, dai sussurri ai toni alti. Mia sorella che vive in Inghilterra da anni, mi ha regalato dei cerotti. Mi ha detto „Barbara, provali! Qui la maggior parte dei miei amici con problemi d’udito hanno abbandonato da tempo l’apparecchio acustico ed ogni altro metodo. Usano solo questi cerotti.” Portando il dispositivo acustico mi ero già procurata delle ferite alle orecchie, quindi non ho esitato a provarli. Sono passate tre settimane da quando ho iniziato ad usarli. Ho notato che posso di nuovo sentire la TV, tutti i suoni risultano forti e chiari come mai prima. Non avrei mai pensato che la tecnologia potesse arrivare a tanto.

L’apparecchio acustico è una vera tortura! Mi cadeva dalle orecchie continuamente, senza contare gli stridolii e i brusii che mi facevano impazzire! Ho deciso di provare i cerotti biomagnetici e onestamente sono estremamente comodi. Li applichi e te ne dimentichi, funzionano anche quando dormo, riesco a sentire chiaramente la radio in cucina e anche a distinguere le diverse voci nella folla. Questa è solo la terza settimana d’uso, e sono già curiosa di sapere cosa succederà poi. Anna C., 62 anni, da Pistoia

sentire ciò che gli altri ti dicono? Grazie a questo speciale cerotto, automaticamente e senza sforzo, inizierai a sentire chiaramente. Brusii, stridolii e rumori di sottofondo spariranno per sempre! I nanopolarizzatori intelligenti rafforzeranno i suoni che sono importanti ed elimineranno quelli non necessari. 1 Contrariamente ai costosi dispositivi acustici, dove la qualità dei suoni udibili migliora solo quando il dispositivo è indossato e attivato, questo metodo innovativo rappresenta un enorme passo Barbara D., 71 anni, da Milano avanti. Innanzitutto per la rigenerazione „Non abbiamo il minimo dubbio – gra- delle cellule uditive danneggiate. Il prozie ai cerotti biomedici, sentirete nuova- cesso rigenerativo inizia dopo qualche mente ogni discorso, i suoni della radio ora dall’applicazione del cerotto e contie della TV, ogni parola pronunciata dal nua anche durante il sonno. commesso quando acquistate qualco- 2 È adatto a persone con qualsiasi prosa, in modo chiaro e distinto. Riuscirete blema uditivo compresa l’acufene, india capire tutto anche quando vi parleran- pendentemente dall’età o dal sesso. no sottovoce. Sentirete i suoni intorno 3 I cerotti biomagnetici sono efficaci ana voi, anche da lontano. Sei stufo di non che in caso di perdite uditive gravi e datate. Stimolano l’organismo a riavviare il processo naturale di rigenerazione delle cellule del sistema uditivo. Il miglioramento è evidente dopo poche ore dalla prima applicazione. Dopo circa 30 giorni è possibile ottenere prestazioni uditive equiparaPRIMA DOPO L’immagine a sinistra mostra le cellule ciliate danneggiate bili a quelle di un venticinquendell’orecchio che ricevono i segnali sonori situati nella coclea, ne. Il comfort uditivo migliora orientate in modo anomalo verso il basso. Questo tipo di danno fino al 53%, viene stimolato il blocca il libero flusso dei segnali audio, rendendoli illeggibili. Sentiamo debolmente e indistintamente. Dopo il trattamento, processo di rigenerazione delle la struttura delle ciglia ricostruite (foto a destra), ha riacquista- cellule uditive e la percezione in to la corretta disposizione verticale. La ricezione e la registrazi- caso di bisbiglii e voci nella folla, one dei suoni procede correttamente, il suono è forte e pulito. migliora di 14 volte.”

Davvero funziona così? Ed è efficace?

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o destinati I cerotti Biomagnetici son uditivo: turbo a persone con ogni dis in caso di acufene lieve o grave e perfino erenza dei diff a e, tili sot i, sono piccol ente invisitam ple com i, dispositivi acustic per uomini ali ide bili una volta applicati producono non %, 100 al ri sicu e donne orecchie ferite e irritazioni alle

Grazie ad una serie di test è stato possibile provare oltre ogni ragionevole dubbio l’efficacia di questo metodo. È stato brevettato, ed è oggi utilizzato, principalmente dai centri privati di otorinolaringoiatria , per musicisti professionisti, che lavorano con l’udito tutti i giorni. Gli studi clinici confermano che la formula del cerotto attivo biostimolante, appena scoperta, ha un’efficienza del 97%. I partecipanti ai test di età compresa tra i 39 e 94 anni, hanno confermato una riduzione del ronzio dell’82% rispetto a quello che percepivano prima dell’inizio dello studio, un miglioramento di 14 volte della percezione dei bisbiglii e delle voci tra la folla e l’indiscutibile e radicale incremento dell’udibilità del linguaggio umano, della radio e della TV. Quando gli è stato chiesto quando hanno ascoltato l’ultima volta così bene, nel 95% dei casi hanno risposto „tra i 24 e i 35 anni”. La genialità e l’efficacia della nuova formula biomedica è descritta dal direttore del centro di ricerca Christopher Smith: “Abbiamo scoperto che la polarizzazione della forza elettromagnetica consente di ricostruire e riallineare le cellule ciliate, responsabili della registrazione e della ricezione dei suoni che ci raggiungono. I risultati dei test hanno dimostrato chiaramente che il „Neodymium 2000” consente nella maggior parte dei casi di recuperare fino al 100% delle prestazioni uditive in poche settimane. Nel 97,2% dei casi, i partecipanti ai test hanno constatato un miglioramento importante della propria prestazione uditiva rispetto a quella ottenuta con gli apparecchi acustici.

2 -7

%

Tutto quello che si deve fare è applicare dietro l’orecchio il piccolo cerotto biomagnetico e indossarlo regolarmente. Le onde magnetiche stimoleranno il processo di rigenerazione intensiva delle cellule del canale uditivo. Di solito, dopo pochi giorni, il miglioramento è già evidente. Si inizano a percepire sempre più suoni e a sentire più chiaramente. La nanotecnologia utilizzata per il „Neodymium2000” è la stessa usata per la produzione dell’ultima generazione di veicoli spaziali. Grazie a ciò, il problema dell’udito anche nei casi più gravi cessa di esistere. Barbara da Milano, direttrice di una società automobilistica e la signora Anna di Pistoia, ex insegnante di musica, parlano di come i cerotti biomedici abbiano cambiato la loro vita (vedi immagini).

Recupera il tuo udito con i cerotti biomagnetici, 88 volte più economici degli apparecchi acustici! I cerotti biomagnetici stanno conquistando i mercati esteri. Hanno ottenuto un enorme successo in ben 21 paesi, ne sono entusiasti, inglesi, norvegesi, giapponesi, cechi, finlandesi, svedesi e perfino i tedeschi notoriamente i più esigenti! Da tanto attesi, sono ora disponibili anche in Italia. Piccolo, discreto, conveniente e conveniente per tutti! I „Neodymium2000” sono disponibili solo tramite vendita telefonica. Non sono reperibili nei negozi o nelle farmacie. Il numero di confezioni è limitato – l’ordine delle richieste decide.

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IL FUTURO È ORA

Settembre è arrivato ma la scuola non è più la stessa di un anno fa. Quale eredità ha lasciato l’emergenza Covid nel mondo scolastico?

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alle lavagne alle video lezioni, dai libri ai materiali inviati tramite mail: tra marzo e giugno docenti e studenti d’Italia (e del mondo) si sono trovati, loro malgrado, a sperimentare un modo nuovo di fare scuola. La riuscita di quella che per molti è stata la prima esperienza di didattica a distanza è molto complessa da giudicare nel suo insieme, troppo soggetta alle molteplici differenze che caratterizzano un sistema così articolato e complesso. Ora che siamo all’alba di un nuovo anno scolastico, quale eredità ci ha lasciato l’emergenza Covid?

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PRESENZA FISICA E DIGITALE NON SONO CONTRAPPOSTI. Le condizioni eccezionali che si sono verificate tra marzo e giugno hanno portato a una forte accelerazione nell’utilizzo di strumenti tecnologici nel mondo della formazione: questi si sono rivelati fondamentali per garantire l’insegnamento nonostante la chiusura forzata degli edifici scolastici, ma è importante non fare confusione. Scuola digitale non è sinonimo di didattica a distanza: software, dispositivi e piattaforme possono affiancare le attività 56

tradizionali e essere utilizzati per migliorare il servizio offerto agli studenti, garantendo nuovi stimoli e opportunità di collaborazione e interazione. C’è, però, una condizione fondamentale: che l’introduzione di nuove tecnologie per la formazione venga accompagnata da cambiamenti anche sul fronte didattico e metodologico. Gli strumenti, da soli, non sono sufficienti: serve una visione di scuola digitale e i docenti non possono essere lasciati soli. OPPORTUNITÀ, MA ANCHE SFIDE DA VINCERE. La scuola, indipendentemente dal fatto che sia a distanza o in presenza, non può guardare al passato ma deve proseguire sul percorso tracciato da tempo e che si è trovata costretta a intraprendere (troppo) velocemente durante i mesi di emergenza. Alcune sfide, come abbiamo visto, sono sul fronte didattico e metodologico, altre, invece, sul piano tecnico e di infrastruttura: è necessario garantire a tutti l’accesso a un’istruzione di qualità. La scuola del futuro inizia oggi.


articolo pubbliredazionale

BELLEZZA & BENESSERE

I consigli di Selene

settembre 2020

IL PIACERE DI SENTIRSI DONNA, DI SENTIRSI BELLA Questo mese voglio parlarvi dei nostri trattamenti corpo. “Stessa spiaggia, stesso mare”, “Sapore di sale”, “Tintarella di luna” sono canzonette del passato che risuonano ancora oggi, soprattutto nella calda stagione. Nella testa di ogni donna come me, però, specie d’estate, c’è una melodia incalzante, quasi stonata: “Sono pronta per affrontare la prova costume?”. Anima Estetika è l’istituto che si occupa proprio di questo, di bellezza. Cos’è la Bellezza? «Pulchrum est quod visum placet» (Bello è quello che quando lo vedi ti piace), se la caverebbe così frettolosamente San Tommaso. «Senza concetto e senza scopo un’emozione che colpirebbe i sensi», direbbe Kant. Ma spesso i sensi creano inganno, poiché non sono in grado di costruire un pensiero scientifico che abbia un valore oggettivo, accettato da tutti. «La bellezza trafigge e io non ho potere su di essa», sosteneva Thomas Mann. Pensieri profondi e condivisibili, ma adesso vi dico cosa intendiamo noi per bellezza. È così difficile essere donna? È così difficile piacersi, accettarsi, passare davanti ad uno specchio, fermarsi e dirsi ad alta voce «mi piaccio, perché sono bella»?

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Tante donne vengono da noi affrante perché non si piacciono mai abbastanza, afflitte da quella nemica che non ci abbandona mai: la cellulite. Per non parlare poi del pannicolo adiposo, un insieme di cellule di grasso (chiamiamolo pure con il nome che tutte conosciamo) che sembra sempre volersi adagiare sulle parti più indesiderate nel nostro corpo. Possiamo elencarvi tutti i macchinari di estetica avanzata in dotazione all’istituto, e vi assicuro che sono molto attenta nella scelta di ognuno di essi, ma perderemmo sicuramente un intero pomeriggio a trattare materie come elettromeccanica e elettronica, argomenti che un bravo ingegnere affronterebbe certamente meglio. Tecnologie all’avanguardia, evolute, made in Italy, dove ogni singola funzione è stata pensata per fronteggiare un inestetismo. E li abbiamo presi in considerazione tutti gli inestetismi che detestiamo, quindi preoccupiamo del drenaggio dei liquidi, della riduzione dei centimetri di troppo, della tonificazione e del modellamento del corpo. Il percorso che ognuna di voi potrà intraprendere sarà completamente personalizzato: siamo tutte diverse e di conseguenza rispondiamo agli stimoli in maniera altrettanto diversa. Qui, ad Anima Estetika, viene sempre eseguito un check up prima di iniziare un percorso: dobbiamo essere a conoscenza della daily-routine per poter intervenire in maniera efficace. Non dimentichiamoci che siamo quello che mangiamo, ovvero il risultato delle nostre abitudini, quindi un percorso estetico deve essere sempre approcciato con il sostegno di una consapevole e sana educazione alimentare, oltre che di una corretta e regolare attività sportiva. Inoltre, il nostro istituto si avvale del sostegno di un’azienda leader nella produzione di tisane, integratori e cosmetici dedicati ad ogni esigenza con una ricca gamma di soluzioni per ogni singolo particolare disagio. Non restare nelle melodie del passato, scopri insieme a noi il tuo nuovo corpo: idee, forza e professionalità saranno a disposizione per la tua bellezza.

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Divertitevi creando il vostro scrub corpo drenante. Ingredienti: • 6 cucchiai di caffè in polvere, • 6 cucchiai di sale marino (o zucchero di canna, se avete la pelle delicata), • 12 cucchiai di olio di mandorla o olio di oliva in alternativa. Miscelate tutti gli ingredienti fino a creare una consistenza omogenea. Applicate lo scrub su pelle secca massaggiandolo leggermente da caviglia fino a gluteo. Lasciatelo in posa Per qualche minuto e poi risciacquate abbondantemente. Azione: altamente drenante, anticellulite, pelle effetto seta.

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ADOTTARE UN CONIGLIETTO La scelta di adottare un piccolo amico deve sempre essere accompagnata da un'attenta valutazione delle sue necessità, della sua indole e natura, per capire se queste caratteristiche vadano di pari passo con il nostro (e il suo) stile di vita. Le peculiarità del coniglio non lo rendono un animale adatto a tutti e, così come accade per i cani e i gatti, ogni razza è contraddistinta da personalità e abitudini differenti.

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sistono diverse razze di conigli, che si differenziano per caratteristiche fisiche e comportamentali; tra queste, Hotot, Rex, Testa di Leone, Ariete, d'Angora inglese, Toy, Gigante delle Fiandre, New Zealand, Olandese. Conoscere i tratti di ciascuna di loro è importante per capire quale possa essere più adatta a noi, al nostro stile di vita e al luogo in cui abitiamo.

Sara Costanzi, rabbit sitter

Il web è un ricco bacino da cui è possibile attingere informazioni utili alla cura del nostro nuovo amico. Cercando in rete, inoltre, è possibile reperire i contatti di vere e proprie "rabbit sitter", come Sara Costanzi, meglio conosciuta sui social come Sara La Niglia, proprietaria di quattro conigli e attiva sia con le associazioni locali sia sul fronte delle adozioni. «Mi sono innamorata di questi animali conoscendo il mio primo coniglio, Charly, ormai 16 anni fa. Mi ha conquistata la sua indole selvatica: aver conquistato la sua fiducia mi ha fatta sentire speciale. Giorno dopo giorno ho imparato a capire il suo modo di comunicare. L'amore e la passione che nutro per questi animali sono cresciuti ulteriormente quando sono venuta a diretto contatto con il problema dell'abbandono: ho trovato due dei miei attuali conigli letteralmente in strada. Soccorrendo loro ho scoperto quanto sia elevato il grado di disinformazione su questi animali e, allo stesso tempo, quanto sia impegnativo il lavoro svolto da parte delle associazioni e dei volontari», racconta Sara. Altra risorsa utile per conoscere ancor di più questo piccolo amico è il canale Youtube dell'associazione veronese "La Voce dei Conigli", attiva su tre fonti: cura, recupero e adozione. Numerosi i video della presidentessa, Cinzia Sona,

dedicati all'approfondimento, in particolare, del modo in cui i conigli si approcciano all'uomo. Sul sito dell'associazione scaligera vengono date, inoltre, precise indicazioni per adottare consapevolmente: viene sottolineato, per esempio, come un coniglio non sia adatto ai bambini, a causa delle sue ossa fragili e come sia preferibile, inoltre, l'interazione a terra; si sconsiglia l'utilizzo della gabbia; deve essere sterilizzato da un veterinario per animali esotici e vaccinato annualmente; importante, poi, stimolarlo con dei giochi, dandogli allo stesso tempo la possibilità di scavare e rosicchiare. Infine, essendo animali gregari, l'associazione suggerisce di farli vivere in coppia. Per quanto riguarda l'alimentazione, «i conigli sono animali strettamente erbivori, quindi meglio evitare semi e pane secco, come faceva "il nonno". Non sono roditori, come spesso vengono erroneamente definiti, ma lagomorfi», spiega la lapin sitter Sara. «Se si sceglie di adottare un coniglio, accudendolo in casa, è bene predisporre l'abitazione seguendo alcuni accorgimenti: essendo grandi rosicchiatori, coprire i cavi, togliere piante DI INGRID tossiche, mettere cancelletti alle scale», conSOMMACAMPAGNA clude la rabbit sitter Sara. 58


TRA TV, CINEMA E NETFLIX I NOSTRI CONSIGLI

COSA GUARDARE QUESTO MESE (SECONDO NOI) CINEMA: ANTIGONE Data di uscita: 9 settembre 2020 | Regia: Sophie Deraspe | Paese: Canada

Dopo la tragica scomparsa dei genitori, i quattro fratelli Antigone, Ismène, Étéocle e Polynice trovano rifugio in Canada con la nonna Ménécée. Si stabiliscono a Montreal, dove conducono una vita tranquilla. Almeno fino a quando Étéocle viene ucciso dalla polizia durante l’arresto di Polynice, piccolo spacciatore. Motivata dal senso del dovere verso la famiglia e dal ricordo dei genitori, Antigone decide di

mettere a repentaglio il suo futuro per proteggere quello della sua famiglia: alla legge dell’uomo, sostituisce il proprio senso della giustizia, fondato sull’amore e sulla solidarietà. Rilettura libera e moderna della celebre tragedia di Sofocle, la pellicola firmata da Sophies Deraspe ha conquistato gran parte della critica ed è stata scelta dal Canada per concorrere all’ultima edizione dei premi Oscar.

NETFLIX & CO: UNSOLVED MYSTERIES Creato da Terry Dunn Meurer, John Cosgrove, Shawn Levy | In streaming su Netflix | Paese: USA | 2020

Vent’anni dopo l’ultima puntata andata in onda, negli Stati Uniti, sull’emittente televisiva CBS, il popolarissimo show Unsolved Mysteries fa il suo trionfale ritorno sulla piattaforma streaming Netflix. Grazie ai produttori Terry Dunn Meurer, John Cosgrove e Shawn Levy, che su Netflix ha già portato Stranger Things, sono stati infatti commissionati dodici nuovi episodi: i primi sei sono disponibili dal 1 luglio, mentre i restanti saranno rilasciati nei prossimi mesi. Il reboot ripropone lo stile, il tono e il fascino del

programma originale condotto da Robert Stack, ma con un format diverso: senza un presentatore e senza le ricostruzioni con l'ausilio di attori, la narrazione di questi misteri senza risoluzione ed episodi paranormali inspiegabili è affidata alle famiglie delle vittime e ai detective incaricati dei casi. Un successo già annunciato, considerando che da quando la nuova stagione è stata trasmessa più di mille segnalazioni sui casi ancora aperti sono arrivate al sito unsolved.com e girate agli investigatori dell’FBI.

TELEVISIONE: LINCOLN RHYME - CACCIA Dal 1 settembre 2020 | In onda su Italia 1, ore 21.10

Ispirato al best-seller pubblicato nel 1997, un enigmatico serial killer noto come il Collezionista di Ossa riesce a terrorizzare la città di New York, almeno fino alla sua apparente scomparsa. Tre anni dopo, un elaborato omicidio suggerisce il suo ritorno, e l'ex detective e geniale criminologo forense Lincoln Rhyme torna a lavorare sul caso. Rhyme, che è rimasto paralizzato proprio a causa del killer in questione, si trova a colla-

AL COLLEZIONISTA DI OSSA

borare con Amelia Sachs, una giovane ufficiale molto brillante che spera di diventare una profiler dell’FBI. A prestare i volti ai due protagonisti sono Russel Hornsby e Arielle Kebb. La serie è basata sul primo romanzo del ciclo di Lincoln Rhyme scritto da Jeffery Deaver. Dallo stesso romanzo è tratto anche il film Il collezionista di ossa del 1999, con Denzel Washington, Angelina Jolie, Queen Latifah, Leland Orser, Michael Rooker. 59

DI CHIARA BONI


In cucina con Nicole Qualche idea sana (e golosa) per le vostre giornate

di Nicole Scevaroli

LA FOCACCIA LIGURE Il motivo giusto per accendere il forno non appena finisce il caldo! Ingredienti • 500g farina • 200g acqua • 1 cubetto di lievito di birra fresco • 35g olio extra vergine • un pizzico di zucchero • 10g sale

Consiglio nutrizionale

Questa focaccia è molto versatile, provate a prepararla con farine integrali, come la farina di tipo 2 o quella di farro. Per una versione gluten free utilizzare un mix di farine adatte.

Sciogliamo il lievito nell’acqua tiepida con lo zucchero. Uniamo la farina e impastiamo. Aggiungiamo sale e olio. Facciamo riposare 30 minuti. Stendiamo nella teglia da forno aiutandoci con le mani. Facciamo riposare 30 minuti. Mescoliamo con una forchetta mezzo bicchiere d’acqua e mezzo di olio, lo versiamo sulla focaccia e creiamo dei buchi con le dita. Insaporiamo con sale grosso e rosmarino. Facciamo lievitare ancora 30 minuti. Cuociamo in forno ventilato a 200 gradi per 20 minuti.

MOUSSE DI YOGURT GRECO, MIELE E NOCI Un dessert fresco, leggero e scenografico!

Ingredienti (per 4-5 crostatine) • 1 yogurt greco bianco • 100ml di panna fresca • 1 cucchiaio di miele di acacia • una manciata di noci • frutta fresca Dolcifichiamo lo yogurt con il miele. Montiamo la panna ed uniamo i due composti delicatamente. Componiamo il dessert versando la mousse in un bicchiere, decoriamo con le noci tritate e la frutta fresca.

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CONSIGLI E RIFLESSIONI TARGATI ADICONSUM

VIAGGI, CONCERTI, PALESTRE. COS’È CAMBIATO CON LA LEGGE RILANCIO Il decreto Rilancio, che quest’inverno aveva creato grande malcontento tra i consumatori con l’idea di introdurre voucher al posto del rimborso in denaro, è stato convertito in legge con alcune modifiche. Vediamo quali.

S

i sa che una delle conseguenze collaterali della dichiarata pandemia è stata la cancellazione di quasi tutte le occasioni di svago degli italiani. Viaggi, eventi sportivi e concerti sono stati in gran parte annullati o rimandati a data da destinarsi. E laddove la normativa esistente avrebbe garantito al consumatore malcapitato il rimborso del prezzo inutilmente pagato, il Decreto Rilancio introdusse la possibilità di sostituire il rimborso con l’emissione di un cosiddetto voucher. Dato che questa mossa generò non poche opposizioni da parte dei consumatori, si è sperato fino all’ultimo che con la conversione in legge venissero apportate alcune modifiche significative al testo del decreto. Più precisamente ci si augurava che spettatori e viaggiatori venissero messi nella condizione di poter liberamente scegliere se accettare il famigerato voucher o prediligere l’immediata restituzione delle somme versate. Purtroppo ciò non è avvenuto. Infatti, nonostante i precisi richiami della Commissione UE, la legge 77/2020 lascia aperta la “possibilità” per gli operatori di evitare il rimborso pecuniario tramite l’invio di un voucher che abbia validità 18 mesi (aumentati rispetto ai precedenti 12) aggiun-

gendo solamente che, al termine di questo periodo, il cliente potrà finalmente chiedere indietro i suoi soldi. Nessun passo avanti è stato fatto, invece, per gli abbonamenti a palestre, piscine e corsi affini. Rimane quanto precedentemente stabilito: il gestore dell’impianto sportivo, “in alternativa al rimborso del corrispettivo, può rilasciare un voucher di pari valore incondizionatamente utilizzabile presso la struttura entro 1 anno dalla cessazione delle predette misure di sospensione dell’attività sportiva”. Nella migliore delle ipotesi… Per ulteriori aggiornamenti: www.adiconsumverona.it

DI CARLO BATTISTELLA DI ADICONSUM VERONA 62


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IL GLOSSARIO DEL LAVORO UNA PAROLA PER VOLTA

Foto di imagoeconomica2020

BLOCCO DEI LICENZIAMENTI,

ARRIVA LA PROROGA

Arrivano le nuove misure del pacchetto lavoro contenuto nel “decreto agosto” che il governo ha introdotto per aiutare i lavoratori e le famiglie in difficoltà. Previste anche la cassa integrazione per altre 18 settimane e decontribuzioni per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

I

l Governo prolunga il blocco dei licenziamenti fino alla fine dell’anno e la proroga sarà selettiva: sarà possibile ridurre l’organico in alcuni casi, come il fallimento, la cessazione dell’attività produttiva o l’accordo sindacale per l’uscita concordata del lavoratore. Previsto, inoltre, un prolungamento sempre fino a dicembre della deroga sui contratti a termine, compresi quelli in somministrazione, per poter rinnovare o prorogare i rapporti di lavoro senza la causale. Sono le misure chiave del pacchetto lavoro contenuto nella manovra estiva, il cosiddetto “decreto agosto” (le cui risorse serviranno anche per la ripartenza in sicurezza della scuola, per dare ossigeno a comuni e regioni con le casse vuote per l’emergenza e per ridurre il peso delle tasse di marzo, aprile e maggio rinviate al momento a settembre) che il governo finanzierà con i 25 miliardi dello scostamento di bilancio. Come annunciato ci sarà un prolungamento della cassa integrazione con causale Covid, tutta a carico dello Stato, per altre 18 settimane (da utilizzare con il sistema attuale 9+9) che andrà quindi di pari passo con il blocco dei licenziamenti (che è scaduto il 17 agosto).

Secondo i tecnici che lavorano al dossier, le prime 9 settimane di cassa Covid potrebbero essere generalizzate e le seconde 9 concesse solo in presenza di una perdita di fatturato nel primo semestre 2020 sul 2019. La vera novità del pacchetto lavoro sarà la decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni. Questi sgravi dovrebbero durare 4-5 mesi fino alla fine dell’anno.

DI EMILIANO GALATI SEGRETARIO FELSA CISL VENETO

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PANTHEON SPETTACOLI & EVENTI RTL 102.5 Power Hits Estate 2020 Gianmarco Mazzi

Il racconto del Festival d’Estate Cecilia Gasdia

ll Teatro Ristori in scena dal 9 ottobre Alberto Martini

Ripartiamo dalla bellezza della cultura Alessandra Zecchini


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PANTHEON SPETTACOLI & EVENTI

CALENDARIO Gli eventi di Settembre 2020 secondo noi.

settembre 2020


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SPETTACOLI & EVENTI

La musica... a casa vostra

RTL 102.5 Power Hits Estate 2020

L’hanno definita “l’estate senza concerti”, quella del 2020. Ma la musica non si è fermata: il 9 settembre all’Arena di Verona si terrà RTL 102.5 Power Hits Estate 2020, dal vivo e senza pubblico, in diretta in radiovisione su RTL 102.5. Abbiamo rivolto alcune domande a Gianmarco Mazzi, Manager artistico e Responsabile degli spettacoli extra pop e rock in Arena.

Arriva in Arena RTL 102.5 Power Hits Estate 2020, in diretta sul canale radiofonico e sulla radiovisione di RTL, ma anche su Sky 1 e su TV8. «La copertura televisiva – dichiara Mazzi – è molto grande, credo che l’evento verrà anche lanciato in streaming su TikTok». Il lavoro che ha portato a ideare questo spettacolo trae ispirazione dall’esibizione di Diodato per l’Eurovision, «un’esibizione – commenta Mazzi – che colpì molto. E in un anno irripetibile come questo, era forte il desiderio di creare un evento televisivo di grande importanza». Diodato in Arena


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SPETTACOLI & EVENTI

Un’Arena senza pubblico, nel vuoto, ma riempita di colori, luci ed esibizioni, anche con alcune riprese aeree. «Sarà un evento che rimarrà nella storia dell’Arena», afferma Mazzi.

dove si sono appresi degli insegnamenti per il futuro: «Abbiamo imparato a lavorare in squadra, cercando ogni giorno di verificare le decisioni prese e prendendone di nuove».

Un periodo di intenso lavoro, in una condizione di incertezza dove ciò che era vero un giorno, il giorno successivo veniva messo in discussione. Dove è stato necessario prendere delle decisioni, puntando su eventi simbolici, come la performance di Vittorio Grigolo che intona l’Inno d’Italia, per mantenere alti il prestigio e la notorietà dell’Arena di Verona, e televisivi, «dei quali ero certo – precisa Mazzi – che sarebbero stati realizzati». Ma anche un periodo

A guidare tali decisioni la volontà di tenere alta la bandiera areniana: «Penso che fino al 9 settembre Verona sarà la capitale italiana della musica: questo senso di ripartenza, l’idea che tutto possa ripartire da qui, da una città che è un simbolo della musica, assume un significato ancora più prezioso. E noi – conclude Mazzi – ci faremo trovare pronti davanti a tutti gli Italiani».

RTL 102.5, TUTTI I PREMI DELL’ESTATE 2020

Per il quarto anno consecutivo, RTL 102.5, in collaborazione con EarOne, stila la classifica delle prime 50 canzoni suonate dalle radio italiane. Tra queste si decreterà il tormentone dell’estate 2020, la canzone vincitrice del premio RTL 102.5. A misurare il gradimento delle canzoni in gara, un duplice criterio: le opinioni del pubblico ma anche il dato dell’airplay, il passaggio radio. Durante la serata di mercoledì 9 settembre, oltre al premio RTL 102.5 Power Hits Estate 2020, verranno assegnati anche altri riconoscimenti:

• il premio RTL 102.5 Power Hits Estate 2020 – Fimi al singolo italiano più venduto nel periodo estivo; •

al

il premio RTL 102.5 Power Hits Estate 2020 – PMI singolo indipendente più suonato dalle radio;

• il premio RTL 102.5 Power Hits Estate 2020 – SIAE al brano più suonato in tutti gli eventi musicali in Italia, dal 22 giugno al 4 settembre 2020.

Dalle pagine Fb: Boomdabash, Irama Official e Achille Lauro Dalla pagina Fb: RTL 102.5


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Cecilia Gasdia

racconta il Festival d’Estate Com’è noto l’emergenza sanitaria in atto ha avuto notevoli ripercussioni anche sul comparto degli spettacoli. Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena, racconta attraverso i suoi occhi questa particolare edizione del Festival d’Estate all’Arena di Verona.

Un progetto ambizioso, anche se di non facile realizzazione artistica: «Penso – continua il Sovrintendente – che la strada del palco centrale fosse l’unica percorribile, nonostante le distanze tra Coro e Orchestra, anche fino a 200 metri, rischiassero di essere “pericolose” per la buona riuscita dell’esecuzione». Grande il successo della rassegna, determinato sicuramente anche «dall’Arena nella sua forma originale, con soltanto un palcoscenico e tanti giochi di luce, e l’alternarsi ogni sera di repertori diversi, senza repliche». Infine, un bilancio: mesi di intenso lavoro in cui non dare nulla per scontato. «Abbiamo imparato – sintetizza Gasdia – ad affrontare ciò che accade con coraggio, nervi saldi e lucidità». «Questa emergenza ci ha insegnato a guardare al futuro con occhi veramente nuovi, cominciando a pensare che molte cose si possono cambiare e a fare anche al Ministero proposte nuove. Non tutto il male viene per nuocere – afferma Gasdia –, è stato uno scossone talmente forte che ti fa capire che ciò che in tempi normali non avresti osato neanche pensare di proporre o di realizzare, adesso diventa prioritario». Il Sovrintendente ha concluso con il ringraziamento ai lavoratori della Fondazione, che «con incessante impegno hanno affrontato tutte le sfide». In tempi di Covid-19, anche l’Arena è stata protagonista di un’importante trasformazione, scegliendo di posizionare il palco al centro dell’anfiteatro. Ne è uscito «un Festival – commenta Gasdia – straordinario e irripetibile», il cui progetto era pronto già a inizio maggio.


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SPETTACOLI & EVENTI

Il Teatro Ristori

torna in scena dal 9 ottobre DI CECILIA BAY ASCOLTA L’INTERVISTA

Un’anomala ripresa delle attività, quella che abbiamo attraversato, e che ha cambiato le modalità di fruizione di eventi e spettacoli. Abbiamo rivolto alcune domande al Maestro Alberto Martini, Direttore Artistico del Teatro Ristori, sulle prossime iniziative in programma.

«È stato un periodo lungo e intenso – inizia Martini – nel quale abbiamo sempre cercato di confrontarci per cercare delle soluzioni». Con soddisfazione il Maestro annuncia che il 9 ottobre partirà una nuova stagione, con circa ottanta appuntamenti, dalla barocca alla concertistica, dalla danza al jazz, con un cambiamento totale dell’assetto del Teatro, «con il palco centrale e il pubblico tutto attorno», spiega Martini. Un assetto che ha comportato un cambio totale della programmazione e, dopo molte riflessioni, rimarrà per tutta la stagione 2020-2021: «Questa grave crisi – commenta il Direttore Artistico – è stata anche un’opportunità di ripensare tante cose, per unire la nostra tradizione musicale alle nuove tecnologie a disposizione». Un’esperienza «drammatica ma produttiva, da cui si può solo imparare». A restare salda la responsabilità nei confronti del pubblico, mantenendo sempre alta la qualità della proposta.

«Il pubblico, dopo il lockdown, – conclude Martini – ha bisogno di vivere il teatro, la cultura, la musica. È un impegno sociale, oltre che culturale, che ci dobbiamo assumere».

A SCUOLA... DI TEATRO «Uno degli aspetti a cui il Teatro Ristori tiene maggiormente – spiega il Maestro Martini – è l’aspetto educativo e formativo» rivolto alle scuole e agli adulti, che «hanno bisogno di chiavi di lettura musicali» per apprezzare gli eventi proposti. «È un aspetto che tengo a sottolineare – continua il Direttore Artistico – perché, oltre agli eventi culturali, che portano a Verona artisti internazionali, è molto importante che il Teatro Ristori venga riconosciuto come un polo attrattivo anche per l’educazione».


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Ripartiamo dalla bellezza della cultura Dall’11 al 19 settembre torna all’Arena di Verona la seconda parte del Festival della Bellezza 2020. A tema “Eros e Bellezza”, dove Eros è – secondo il filosofo ateniese Socrate – “la mania divina che sospinge l’anima verso ciò che è bello”.

Verona si veste di cultura, trasformando l’Arena in Agorà della Bellezza. Qui l’Eros, forza vitale che muove il mondo, sarà al centro di riflessioni, spettacoli e concerti, tra sacro e profano. Ad aprire la seconda parte del Festival, l’11 settembre, la lectio di Alessandro Baricco “Sul Tempo e sull’Amore” e il racconto con musica di Mogol sull’influenza della canzone a partire dalla svolta degli anni ’60; chiude il 19 settembre il monologo teatrale di Alessio Boni “Il gioco drammatico della seduzione”. Riflessioni filosofiche con Massimo Cacciari, Umberto Galimberti, Massimo Recalcati, artistiche e letterarie con Philippe Daverio su Klimt, Schiele e le avanguardie viennesi e con Gioele Dix sull’ironia nell’eros. Alessandro Baricco propone una narrazione-concerto con la pianista Gloria Campaner e l’Orchestra Canova su Beethoven e l’invenzione della musica classica a 250 anni dalla nascita del compositore. Tre appuntamenti prevedono l’Arena con palco al centro e pubblico attorno a 360°, in un’ambientazione caratteristica e suggestiva: il concerto antologico di Edoardo Bennato, la conversazione di Federico Buffa con Flavio Tranquillo su “Michael Jordan The Last Air Dance” e la lezione-concerto di Morgan con Vittorio Sgarbi sul rock e l’arte negli anni ’60.

Da sinistra: Alessio Boni, dalla pagina Fb Alessio Boni Official e Alessandro Baricco. Locandina dalla pagina Fb: Festival della Bellezza


SEMPRE IN TASCA


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SPETTACOLI & EVENTI

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Foto di ©Antoni Bernad - Fidelio Artist

Fabio Armiliato: «Riappropriatevi dell’opera lirica»

Nato a Genova, ma con un legame speciale con la città di Verona, che ha visto nel 1999 il suo debutto artistico in Arena con Aida. Dai microfoni di Verona in Musica rivolge un messaggio ai giovani.

Riappropriatevi dell’opera lirica, un genere che si può sempre riscoprire con la modernità degli interpreti: voi stessi potete essere interpreti del domani e portarlo avanti per le prossime generazioni. L’opera lirica è bellissima, è lo spettacolo più completo che possa esistere e credo che sia una passione che aiuta anche a capire dentro di sé.

LEGGI L’INTERVISTA

Aida in Arena

VERONESI PROTAGONISTI 2020

Fabio Armiliato è uno dei tenori italiani più importanti della scena lirica internazionale.


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PANTHEON SPETTACOLI & EVENTI

settembre 2020

BORIS SAVOLDELLI: «Il jazz è musica di libertà» Boris Savoldelli, musicista bresciano, è docente di Canto Jazz presso i Conservatori “Benedetto Marcello” di Venezia e “Luca Marenzio” di Brescia. «Il jazz è musica di libertà. In Italia e tra i giovani, c’è la tendenza a credere che sia una musica difficile. Ma fare jazz significa avventurarsi in un mondo che può cambiare secondo le nostre esigenze e quello che vogliamo esprimere. È una musica che consente di immettere la propria personalità».

LEGGI L’INTERVISTA LEGGI L’INTERVISTA

BARBARA ABITI: «Cerco di realizzare al meglio tutte le attività artistiche» Artista a 360°, partita come animatrice dai villaggi turistici, Barbara Abiti è oggi cantante, dj, attrice e modella. «Cerco di fare tutte le attività artistiche nel miglior modo possibile, nel mio piccolo ma a 360°. La mia avventura è iniziata nei villaggi turistici, la palestra migliore per imparare le basi del mondo dello spettacolo».

LEGGI L’INTERVISTA

Paul Padula: «“Portami a ballare” è il mio primo singolo da solista» Paul Padula, di 22 anni, è un giovanissimo cantautore veronese, che avvia la sua carriera con il brano da solista “Portami a ballare”. «Fino ad ora ho sempre eseguito cover di canzoni pop italiane e internazionali ma “Portami a ballare” è il mio primo singolo ufficiale da solista. Ora sto lavorando a un nuovo progetto, un brano più introspettivo e personale, dal titolo “Apro gli occhi”, completamente diverso, con più strumenti acustici come batteria e chitarra».



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SPETTACOLI & EVENTI

CALENDARIO DEL MESE Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì

01

Settembre

Settembre

02

03

Swing Swing

Delirio di un tennista sentimentale ORE: 21.00 Teatro Stabile

Soave Versus La notte bianca del Soave ORE: 18.00 Locanda Le 4 Ciacole

ORE: 21.00 Teatro Romano

Settembre

07

08

Settembre

Settembre

Settembre

Vinicio Capossela Pandemonium ORE: 21.00 Teatro Romano

Andrà tutto bene

RTL 102.5 Power Hits Estate 2020 ORE: 21.00 Arena di Verona

Romeo e Giulietta Spettacolo itinerante ORE: 21.00 Teatro Nuovo

Settembre

ORE: 21.00 Teatro Romano

09

10

Settembre

Settembre

Settembre

16

17

The Last Air Dance Festival della Bellezza ORE: 21.30 Arena di Verona

Re Lear

Piano Solo - Eros e Bellezza Festival della Bellezza ORE: 21.30 Arena di Verona

Macbeth Solo

21

22

Settembre

Settembre

Settembre

Riccardo Perso

“Il segreto per una vita ricca è avere più inizi che fini. ” David Weinbaum

Cinema all’aperto

Gardaland Oktoberfest 2020 ORE: 10.00 Gardaland

14

Settembre

ORE: 21.00 Teatro Romano

28

15

ORE: 21.00 Teatro Romano

29

23

ORE: 21.30 Osteria Colomba

30

Settembre

Settembre

Settembre

Mura Festival

“Le idee più grandi sono le più semplici. ”

Tour in bici e degustazione in cantina ORE: 16.00 Colà di Lazise

ORE: 18.00 Bastione di San Bernardino

William Golding

Settembre

ORE: 21.00 Teatro Romano

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SPETTACOLI & EVENTI

gli eventi di settembre 2020, secondo noi Venerdì

04

Sabato

05

Domenica

06

Settembre

Settembre

Settembre

Alice canta Battiato

Seat Music Awards

ORE: 21.00 Teatro Romano

ORE: 20.30 Arena di Verona

Fellini Jazz Omaggio a Federico Fellini ORE: 21.00 Teatro Romano

11

12

Settembre

Settembre

Un angelo caduto in volo Festival della Bellezza ORE: 21.30 Arena di Verona

La bellezza del rock Festival della Bellezza ORE: 21.30 Arena di Verona

Un sogno chiamato desiderio Festival della Bellezza ORE: 18.30 Arena di Verona

Settembre

13

Settembre

Settembre

19

20

La Parigi della Belle Epoqué Festival della Bellezza ORE: 18.30 Arena di Verona

Moving with Pina

Buon compleanno Mimì

ORE: 21.00 Teatro Romano

ORE: 21.00 Teatro Romano

25

26

Settembre

Settembre

Talent Music Summer Festival ORE: 21.00 Villa Vecelli Cavriani

Opera in Love Romeo&Juliet ORE: 21.30

Corsa di Primavera

Relais Borgo Romantico

Parco Giardino Sigurtà

18

Settembre

Settembre

27

ORE: 10.00

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