Pantheon 108, il Coronavirus secondo l'infettivologa Tacconelli: «Fidatevi della nostra serietà»

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EDIZIONE MARZO 2020

ANNO 12 - NUMERO 2

NUMERO CENTO OTTO

PANTHEON IL PREFETTO CAFAGNA

«Insieme dobbiamo contrastare il panico»

«CI RIALZEREMO» Le voci della città

8 MARZO

Donne in cosa sperare

CORONAVIRUS

L'INFETTIVOLOGA EVELINA TACCONELLI

«Fidatevi della nostra serietà» 1


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MARZO 2020

DI MATTEO

SCOLARI

EDITORIALE

Surreale è il primo aggettivo che mi balza alla mente pensando a questa faccenda del Coronavirus. Ci rifletto un po’ e mi accorgo, però, che l’attributo non è così appropriato. Ciò che sta accadendo nel nostro Paese nelle ultime settimane è tutto vero. L’allarme scattato in Italia dopo l’individuazione delle prime persone contagiate in Lombardia e poi in Veneto e, infine, l’elenco delle prime vittime (alle quali va un nostro pensiero) hanno messo in luce alcune grandi contraddizioni che albergano nella nostra società contemporanea. Equilibri fragili e sospesi, psicodrammi dell’io, isterie inutili, perdite ingiustificate di autocontrollo, psicosi diffusa, egocentrismo e paura globalizzante.

Cosa fare dunque? Soccombere? Alzare le barricate? No. Occorre ripensare, rinsaldare e rifondare se necessario il modello comunitario, basato su un profondo senso di responsabilità. Ognuno per ciò che gli compete. La politica in primis, nel cercare una visione chiara e circoscritta del fenomeno e nel dare una comunicazione il più possibile vicina alla verità sostanziale dei fatti; noi giornalisti nell’avere un’uniformità di messaggi verificati alla fonte, così da poter dare un quadro più preciso e reale della situazione; i medici e gli esperti nelle interviste che rilasciano, dove ogni singola parola ha un peso specifico, che questa fase è incalcolabile; tutti i cittadini chiamati a uno sforzo di comprensione, di intelligenza e di civiltà (anche sui social) notevole.

Il delirio di onnipotenza del mondo occidentalizzato messo in difficoltà, dall’oggi al domani, in pochi giorni, da un virus influenzale. Certezze individuali e di gruppo che improvvisamente si sgonfiano, un sistema economico che si interroga (e si dispera, a ragione), un futuro che spegne i fari e si infila in un vicolo cieco.

Quel senso di responsabilità che abbiamo sicuramente visto nella macchina organizzativa messa in piedi, in via precauzionale, in quasi tutto lo Stivale, anche a Verona, per mezzo di un coordinamento tra istituzioni nazionali e locali, sistema sanitario, volontari, che ha permesso che la quarantena (misura sicuramente efficace) desse i suoi frutti.

Siamo di fronte a un’emergenza di massa imprevista e improvvisa che sorprende, in negativo. Di massa, certo, perché si presenta come una situazione di crisi diffusa, di stress collettivo, che si verifica di solito quando la sopravvivenza del sistema sociale, o di una sua parte vitale, è minacciata. Anche solo apparentemente.

Il Coronavirus, come ci è stato ribadito dal professor Ercole Concia e dalla collega infettivologa Evelina Tacconelli, è un virus facilmente trasmissibile, ma poco virulento, che ha una percentuale di mortalità compresa tra il 2% e 3%. Il 97% degli infetti guarisce. In Cina, il 27 febbraio, la parabola dei contagi si è arrestata a quota 60 mila e ora sta calando. In Italia la normale influenza quest’anno arriverà a contagiare poco meno di sei milioni di persone (9%), con ottomila decessi stimati tra chi sviluppa complicanze gravi a causa proprio dei virus influenzali.

Come se non bastasse, ad alimentare tensione, c’è poi un’eccessiva circolazione di informazioni o notizie contraddittorie, non vagliate con precisione, per inesperienza o fretta, o perché effettivamente non possono essere verificate, che danno luogo a quella che viene definita da più parti - e dal 2003 quando apparve per la prima volta sulle pagine del Washington Post - un’infodemia (parola che nasce dalla fusione tra le parole informazione ed epidemia).

Ritorniamo alla razionalità, che in questo caso significa normalità.

È MOLTO PIÙ DIFFICILE UCCIDERE UN FANTASMA CHE UNA REALTÀ . VIRGINIA WOOLF matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo 3


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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 28/2/2020

Indice

62

CHE ARIA TIRA (NEL FUTURO)

64

IL FIORE DELL'ARTE

67

LA BELLA VERONA SECONDO

16

CORONAVIRUS

24

8 MARZO, DONNE

70

ALTRO CHE

32

ALVEARE, A COLPI DI SPESA

78 80

PILLOLE

DI MAMMA

36

UNA NOTTE CON

81

RUBRICA

PET

82

STORIE DI STORIA

6 10

IN COPERTINA

L’INFETTIVOLOGA TACCONELLI «FIDATEVI DI NOI»

IL PREFETTO CAFAGNA

«INSIEME DOBBIAMO CONTRASTARE IL PANICO» SALMON MAGAZINE

I RISCHI PER LA CITTÀ E LE VOCI DELL'ECONOMIA

TUTTO QUELLO DI CUI NON AVETE BISOGNO

TERZA ETÀ

BELLEZZA

AL NATURALE

(INTELLIGENTE) SI SALVA IL MONDO

LA RONDA DELLA CARITÀ

ERRATA CORRIGE

Nel numero di febbraio 2020, Pantheon 107, a pagina 16 è stato scritto: «la cooperativa Mattaranetta, nata nel 2007 dalle ceneri di quell'esperienza comunitaria ispirata originariamente al mondo hippie che ancora oggi tantissimi veronesi, e non solo, ricordano molto bene». In rifermento alla comunità hippie è necessaria una precisazione, segnalata da un lettore con queste parole: «Il movimento "hippie" di cui si parla è un movimento internazionale con circa 400 gruppi sparsi nel mondo, con 19 gruppi e comunità in Italia, con una comunità a Villafranca che festeggia quest'anno 35 anni di storia, con un fondatore l'Abbé Pierre, prete francese morto nel 2007 e tra le altre cose cittadino onorario di Villafranca».

IN CUCINA

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CON NICOLE L'OROSCOPO

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ALLA NOSTRA MANIERA

REDAZIONE E COLLABORATORI ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 320 9346052 - REDAZIONE@VERONANETWORK.IT

DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI MARZO 2020 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, LUCA BONTURI, CLAUDIA BUCCOLA, MICHELA CANTERI, DANIELA CAVALLO, EMILIANO GALATI, IMPACTSCOOL, SALMON MAGAZINE, MARCO MENINI, ANDREA NALE, DAVIDE PERETTI, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, TOMMASO STANIZZI, GIULIA ZAMPIERI, SIMONE ZAMPIERI, MARCO ZANONI. FOTO DI COPERTINA ANGELO SARTORI ILLUSTRAZIONI PAOLA SPOLON SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L.

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SPECIALE

IL PARERE DELL’ESPERTA EVELINA TACCONELLI

«IL NOSTRO LAVORO È FAR AVVICINARE IL PIÙ POSSIBILE IL RISCHIO ALLO ZERO»

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Sull’infezione che ha provocato fino a questo momento più di 2800 morti nel mondo, in particolare in Cina, interviene la professoressa Tacconelli, titolare della cattedra di Malattie infettive all’Università di Verona e direttore dell’Unità di Malattie Infettive dell’Università di Tübingen, in Germania.

L

a pandemia, reale o presunta, del cosiddetto Coronavirus, che al 27 febbraio 2020 ha causato più di 2810 decessi nel mondo (14 in Italia), i più concentrati in Cina, Paese da cui sarebbe partito il virus, sta provocando tensioni, ansie e paure tra le persone e tra i governi di tutto il mondo. Molti Stati tra cui l’Australia, la Russia, gli Stati Uniti, per citarne alcuni, hanno ristretto le possibilità di accesso ai cittadini cinesi, altri anche agli italiani. Lo stato di allerta e agitazione si è diffuso, come sappiamo, anche in Italia, sia dopo i primissimi casi di contagio accertati in Lombardia, e poi via via nelle altre regioni, tra cui il Veneto, sia dopo i primi decessi. Ad oggi non esiste un vaccino, ma tra le tante notizie che interessano il Coronavirus ce ne sono anche di positive: martedì 18 febbraio, ad esempio, per la prima volta le persone guarite dal Covid-19 in Cina avevano superato il numero di nuovi contagi giornalieri. L’altra buona notizia, comunicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sempre in quei giorni, riguarda il rapporto tra contagi e guarigioni: come spiegato da Michael Ryan, capo del programma dell’Oms, «la maggior parte dei pazienti, oltre l’80%, contrae una forma molto lieve del Coronavirus, tale da permette la guarigione in un paio di giorni». Noi abbiamo chiesto un approfondimento alla professoressa Evelina Tacconelli, ordinaria di Malattie infettive all’Università di Verona, direttore dell’Unità di Ricerca Clinica DZIF dell’Università di Tübingen, in Germania e già docente di Malattie Infettive, per sette anni, alla BIDMC and Harvard Medical School di Boston, negli Stati Uniti. Professoressa, cosa sappiamo fino a questo momento del Coronavirus? Il Covid-19 non è un virus completamente nuovo, fa parte di una famiglia di virus che conosciamo già da molti anni e che si chiamano così perché hanno una corona attorno al nucleo centrale, ben visibile quando si osservano al microscopio. Come la Sars o la Mers di qualche anno fa, anche questo Coronavirus è responsabile di infezioni dell’apparato respiratorio che possono andare dal semplice raffreddore alla faringite, dalla sinusite fino alla polmonite. Come si distingue un raffreddore da un principio di Coronavirus? Questa è una delle criticità che abbiamo, perché nella fase iniziale sono difficilmente distinguibili. Noi diciamo sempre che è utile vaccinarsi per l’influenza in un periodo di Coronavirus perché, anche se la vaccinazione per l’influenza con copre l’infezione da Coronavirus, permette

tuttavia al medico una valutazione più serena avendo meno pazienti da controllare. Lo stesso medico può effettuare una diagnosi più rapida e limitare i casi reali di contagio. Sembra che il virus sia partito dalla Cina. La comunità internazionale lamenta ritardi di comunicazione da parte del Paese asiatico. Quello che ci dice oggi la Cina è molto di più di quello che ci veniva detto fino a qualche anno fa. È vero che c’è stato un ritardo, ma io, in maniera un po’ critica, mi chiedo: se l’Italia avesse avuto un problema simile (quando nessun caso si era verificato in altri Paesi), siamo certi che la trasmissione delle informazioni sarebbe stata fatta entro sette giorni? Ho qualche dubbio. Credo, invece, che la Cina stia facendo un lavoro enorme per tutti gli altri cercando di arginare il problema. 520 contagi e 14 decessi al 27 febbraio in Italia. Dobbiamo preoccuparci seriamente? Noi infettivologi lavoriamo con tranquillità e applichiamo con attenzione tutti i protocolli concordati con la Regione e il Ministero. Al momento non sono registrati casi a Verona, ma la nostra allerta per una diagnosi precoce è massima. Credo che i cittadini debbano fidarsi della serietà con cui le Aziende Sanitarie stanno lavorando per ridurre al minimo l’esposizione a casi sospetti. E quindi, cos’è che può tranquillizzarci? Il fatto che abbiamo delle conoscenze solide nel campo della trasmissione delle Malattie Infettive e viviamo in un Paese ad un'economia tale che ci permette di fare un buon controllo della trasmissione e che dispone di strutture di supporto alle cure estremamente avanzate. Se la stessa domanda mi fosse stata fatta in un altro Stato, avrei dovuto dire probabilmente che c'è qualche motivo in più per essere preoccupati, perché non potremmo arginare i possibili contagi come invece si sta facendo in Italia. Com’è la situazione in Veneto? Nel Veneto l'organizzazione è attiva ed è stata estremamente seria, la Regione non ha preso assolutamente sottogamba la questione. Io ho lavorato in Germania nel periodo di diffusione dell’Ebola e le procedure che stiamo seguendo oggi rispecchiano il modus operandi di allora, che ha dato ottimi risultati. Quali sono i sintomi più evidenti per i contagiati da Coronavirus? All’inizio sono esattamente quelli di un raf7

DI MATTEO SCOLARI


nessuno di noi venga mai in contatto con i virus, beh devo dire che il rischio non è zero quando attraversa la strada, non è zero quando prende un'aspirina perché potrebbe avere una reazione allergica di cui non è a conoscenza, non è zero quando non mette la cintura al bambino in auto. Cioè, ognuno di noi una minima dose di rischio quotidiana ce l’ha. Il nostro lavoro è quello di far avvicinare il più possibile il rischio stesso allo zero, anche se lo zero assoluto in medicina non esiste. Per quanto riguarda la trasmissione del Coronavirus rimane comunque la necessità che secrezioni del malato si siano trasferite al soggetto sano tramite via aerea (entro 1 metro) o tramite contatto (stretta di mano dopo aver starnutito o tossito) ed il soggetto sano porta quella mano a contatto della bocca, naso od occhi.

Evelina Tacconelli

«UNA MASCHERINA NORMALE NON PROTEGGE DALL’ACQUISIZIONE DEL CORONAVIRUS. LE MASCHERINE IN COMMERCIO SONO DIVERSE ED OGNUNA HA UNA SUA SPECIFICA FUNZIONE» freddore, anche se c’è una piccola percentuale di persone che potrebbe avere dei sintomi diversi, ad esempio febbre e sintomi gastrointestinali precedenti al raffreddore stesso. Cosa ci può far sospettare, inizialmente, che si tratti di contagio? Il fatto di essere stati in un’area endemica oppure no. Se in questo momento la persona che mi arriva in pronto soccorso non è mai stata nelle zone a rischio (che includono ovviamente le zone “rosse” del Veneto e Lombardia), le probabilità che sia contagiata sono basse. Importante sottolineare che monitoriamo comunque la situazione anche in pazienti con infezioni severe nei quali non è stato possibile effettuare una diagnosi. Da quel che ci risulta ci sono stati casi di presunto contagio in Italia per trasmissione in contesti di quotidianità, come a cena in un ristorante o altro, in presenza di cosiddetti “portatori sani”. Se la domanda è se esiste il rischio zero e che 8

Ci sono delle fasce d’età o dei soggetti più a rischio? Ci sono delle precauzioni che tutti potremmo prendere? Dall’analisi dei dati che abbiamo in questo momento, e qui devo utilizzare il condizionale, sembrerebbe che le persone più anziane siano quelle con un rischio maggiore. I bambini, meno. Quello che possiamo fare per proteggerci da tutta una serie di malattie virali è l’igiene quotidiana. Dal modo di starnutire al lavaggio frequente delle mani, che continua ad essere essenziale. La mascherina? Una mascherina normale non protegge dall’acquisizione del Coronavirus. Le mascherine in commercio sono diverse ed ognuna ha una sua specifica funzione. Alcune possono proteggere la trasmissione da A a B, ma non il contrario. Ad esempio, il paziente che ha la varicella mette sul viso una maschera di un certo tipo per non trasmettere la malattia ad un altro, io medico che entro in una stanza ho una mascherina diversa perché devo proteggere il flusso nel senso opposto. La mascherina chirurgica di colore verde che viene venduta adesso protegge l'emissione da chi è fonte del virus verso l’esterno e non viceversa. Che tempi possiamo ipotizzare per la scoperta di un vaccino? Sul fatto che verrà trovato un vaccino non ho dubbi, sulla tempistica, mi dispiace dirlo, la differenza la fa l'interesse economico. Come lei sa, oggi non abbiamo un vaccino per la malaria, ma abbiamo un vaccino per tante altre patologie. È ovvio che chi dovesse produrre una cura per il Coronavirus adesso ne avrebbe un immediato beneficio economico. Sui tre mesi ipotizzati su qualche giornale e sui social, è chiaro che siamo di fronte a una bufala, ma penso che in 12 o 18 mesi si arriverà ad avere in mano il vaccino anche per il Covid-19. ■


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SPECIALE

LA PAROLA AL PREFETTO

«L’OBIETTIVO COMUNE È LA PREVENZIONE» Il Prefetto di Verona, Donato Giovanni Cafagna, sottolinea lo sforzo organizzativo istituzionale per assicurare ai cittadini la massima sicurezza e per garantire le misure necessarie per prevenire situazioni di potenziale rischio legate alla diffusione del Coronavirus.

G

iornate di grande impegno anche per il Prefetto di Verona Donato Giovanni Cafanga, il quale, nelle scorse settimane, ha incontrato a cadenza quasi quotidiana i principali referenti istituzionali regionali, a partire dagli assessori ai colleghi prefetti, dagli amministratori locali e sanitari ai rappresentanti delle principali associazioni di categoria per trovare una linea comune e condivisa per affrontare l’emergenza Coronavirus. Signor Prefetto, giornate molto intense quelle di queste ultime settimane. Sono stati numerosi gli incontri, e lo sono tuttora, per affrontare la situazione che questo nuovo virus ha portato con sé. L'obiettivo comune di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, compresa la Prefettura di Verona, è quello di far sì che ci sia la più alta prevenzione, che siano messe in campo tutte le misure precauzionali per evitare che vi sia un’ulteriore diffusione del virus. Quindi tutelare la salute del cittadino e far sì che questo avvenga senza troppe ripercussioni sulla vita sociale ed economica del territorio. Anche perché c'è il rischio che questa frene-

sia sfoci in situazioni di disordine, con la diffusione del panico. Dobbiamo contrastare il panico. Non c'è nessun motivo per cui si debba arrivare a situazioni come quelle che abbiamo visto in alcuni casi con le code ai supermercati o con l'acquisto frenetico di generi di prima necessità. E per fare questo dobbiamo monitorare quelli che, ad esempio sui social, diffondono delle notizie false, alimentando paure e tensioni. Sono molto importanti in questa fase la comunicazione istituzionale e il ruolo degli organi di informazione. Ha dei consigli da dare a tal proposito? Coglierei l'occasione per chiedere ai cittadini di non intasare il 118 per chiedere notizie riguardanti il Coronavirus. Il 118 è il numero di emergenza che deve essere utilizzato per questa finalità, altrimenti corriamo il rischio che sia occupato nel momento in cui venga richiesto un intervento urgente del personale sanitario. Ricordo, invece, che ci sono i numeri di emergenza messi a disposizione della Regione Veneto e del Ministero della Salute o i siti istituzionali ai quali è possibile accedere per acquisire tutte le informazioni utili e verificate. ■ 10

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DI MATTEO SCOLARI


SPECIALE

LA PAROLA AL SINDACO SBOARINA

«LA SALUTE DEI CITTADINI È LA PRIORITÀ» «Stiamo lavorando costantemente perché la salute è il bene primario. Ma c’è preoccupazione per le categorie economiche» spiega il sindaco Federico Sboarina che, insieme al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ha chiesto al governo di «agire in maniera seria a sostegno delle nostre imprese».

«A

i veronesi dico di non farsi prendere da nessun allarme e di non credere alle molte bufale che girano. I nostri bar non chiudono alle 18 come in Lombardia e nei ristoranti non sono ammessi solo gli eventi, le cene non hanno niente a che fare con l’ordinanza. Anche la città di Verona reclama aiuti economici per le sue categorie». Un appello accorato che ha parole diverse ma un tenore che non cambia, giorno dopo giorno, quello del sindaco di una città che, mentre scriviamo, rimane ancora “salva” dal Coronavirus, senza casi accertati. Ma a non essere risparmiato è il capitolo economico, per una Verona che ha impiegato anni a diventare “città dell’amore”, piccola capitale di Giulietta e Romeo dal fascino riconosciuto a livello mondiale e ora, quello stesso mondo che l’ha amata, la guarda con sospetto, immersa com’è nel Veneto del contagio. L’IMPATTO CHE AVREMO «Non si può negare che l’impatto economico si senta, soprattutto per il flusso turistico, oggettivamente diminuito» e stando ai dati della

Camera di Commercio che registra un calo importante delle prenotazioni. «Mi preoccupa il turismo che è uno dei nostri principali settori e che sta già subendo contraccolpi e disdette, come la fiera che è un altro asset fondamentale che sta annullando eventi». Ma Vinitaly rimane in piedi, l’ha ribadito il sindaco ai nostri microfoni lo scorso 26 febbraio. La 54esima edizione del salone internazionale del vino si terrà regolarmente da domenica 19 a mercoledì 22, una decisione che vuole essere un simbolo preciso, «per rilanciare un clima di fiducia nel nostro Paese». «Non c'è alcun allarme, lo ripeto ai veronesi e li invito a leggere il decalogo del Ministero e attenersi a quelle indicazioni. Sono più che sufficienti le normali regole di igiene simili a quelle che si adottano con i picchi di influenza. Non è facile, lo so, perché quando si vedono misure straordinarie si pensa sempre al peggio. Ma ciò che stiamo facendo è proprio per limitare la diffusione del virus, quindi i cittadini devono pensare che più misure vengono adottate più aumenta la loro sicurezza. Non serve fare scorte alimentari, così come non serve intasare i centralini delle strutture sanitarie». ■ 11

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DI MIRYAM SCANDOLA


SPECIALE

LA PAROLA A DON STEFANO ORIGANO

«IMPORTANTE TENERE VIVO IL SENSO DI COMUNITÀ» Il direttore dello storico settimanale Verona Fedele e dell’Ufficio Stampa della Diocesi di Verona invita i fedeli a stringersi in preghiera e a mantenere vivo il senso comunitario, antidoto per l’ansia e le paure.

C

i accoglie in via Pietà Vecchia 4, nella sede di Verona Fedele, lo storico settimanale che dirige da circa un anno e mezzo. Don Stefano Origano è anche direttore dell’Ufficio Stampa della Diocesi scaligera e sul momento particolare di difficoltà che sta attraversando la comunità veronese, dovuta ai timori del diffondersi del Coronavirus, il sacerdote ha le idee chiare. Don Stefano, cosa pensa di quello che sta succedendo in queste settimane anche nella nostra città? È un’esperienza certamente nuova e inaspettata, ci ha colto tutti di sorpresa. È vero che non riusciamo ancora a comprendere l'entità e le conseguenze di questo virus, ma sono convinto che dovremmo tutti quanti stare un po' più calmi. Dovremmo farci scivolare addosso di più le cose? Se c'è una gravità si affronta, gli strumenti ci sono. Come Chiesa, ad esempio, intendiamo seguire tutte le regole che ci vengono in qualche modo imposte, vogliamo sottostare a tutte le procedure che sono state consigliate dalla Regione, come l’invito a sospendere le celebrazioni liturgiche in via precauzionale, tuttavia invitiamo i fedeli a stare tranquilli e a pregare, che la cosa più importante.

Lo abbiamo dimenticato? Non posso dirlo, ma…forse un po’ sì. Dobbiamo ricordarci che la prevenzione parte anche da una cura dello spirito interiore che ci rende più liberi e più sereni. In questo la preghiera aiuta senz'altro. Il Coronavirus “ha promosso” alcune iniziative come le messe trasmesse via web, cosa ne pensa? É importante, specie in questi momenti, mantenere vivo il senso di comunità. Se non possiamo venire in chiesa, ben vengano forme nuove di comunicazione, anche attraverso l'utilizzo dei social, della radio o della televisione. Partecipiamo ugualmente, poniamo alcuni segni, accendiamo un lume mettendo sulla finestra, i parroci suonino le campane e non per l'allarmismo, ma per aiutare i fedeli a sentire che siamo comunque in comunione, siamo uniti. Per il resto speriamo che il Signore ci aiuti e che passi presto questo momento, questa “baraonda” la definirei io, e che la chiesa possa tornare anche a svolgere le sue funzioni celebrative e liturgiche nella pace e nella tranquillità come ha sempre fatto. Ha un pensiero particolare in questo momento? Voglio esprimere solidarietà nei confronti della comunità cinese e nei confronti dei cittadini italiani e stranieri che vivono nelle regioni interessate dal Coronavirus. Nelle ultime settimane, a causa anche di una mala-informazione, hanno subito gravi episodi di discriminazione. ■ 12

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DI MATTEO SCOLARI


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SPECIALE

LA VOCE DEI COMMERCIANTI

XXX

«QUI È IL DESERTO» Traffico inesistente, parcheggi liberi e tanti bar vuoti. In questi ultimi giorni, avvolti da una “stranezza collettiva”, l’atmosfera che si è respirata è stata di pesanti assenze, soprattutto per i commercianti.

«U

n calo pazzesco. Troppo allarmismo e tanta gente che non esce neanche per il caffè» dice Anna, barista in un locale del centro. Le fa eco Giovanni, di una pasticceria poco distante «noi dovremmo avere un Governo capace di prendere decisioni, non di diffondere panico e confusione. Poi a rimetterci ci siamo noi». «Arrivano continuamente disdette, rinunciano anche se avevano già pagato il 90% del soggiorno. Quelli che prenotano lo fanno verso maggio e giugno. Viviamo un po’ alla giornata, non sappiamo bene come comportarci e cosa potrà succedere d’ora in poi» così Andrea che ha un’agenzia viaggi in una delle vie principali del centro storico. C’è Giulia che nel suo bar, di solito affollatissimo, lo scorso sabato in un’ora ha avuto solo due clienti «per un totale di sei euro». Si potrebbe continuare all’infinito con le voci sconsolate. Chiedono tutti un benedetto «ritorno alla normalità». E non manca chi ha deciso di aspettare tempi migliori con le serrande chiuse. Come la pasticceria Camesco in corso Porta Nuova, la foto scattata e pubblicata dal quotidiano L’Arena, ha fatto il giro del web. «Chiusa per ingiustificata psicosi» si legge sul cartello, e le ragioni precise sono spiegate sui social media dallo stesso proprietario «per qualche giorno abbiamo deciso di tenere chiusa la nostra pasticceria

situata in centro città per questa isteria collettiva ingiustificata per “colpa” del famoso Coronavirus. In questi due giorni abbiamo avuto una perdita del fatturato superiore al 50%. Abbiamo buttato al vento kg di prodotti freschi preparati alla mattina, per due giorni». IN ZAI LA SITUAZIONE È UN PO' DIVERSA Certo, non bisogna neanche esagerare la situazione, nel polmone operativo della città, in Zai, i locali per la pausa pranzo e per la colazione dicono di non vedere grande differenza di flussi. «C’è qualcuno in meno perché alcuni lavorano in smart-working ma nel complesso non abbiamo visto un significativo calo. Qualcuno che entra al bar con la mascherina? «Questo decisamente sì». Non sempre nei negozi hanno voluto commentare la situazione, alcuni hanno scelto il silenzio, altri piccole speranze «almeno che finisca presto». In molti sui social media, hanno citato I Promessi Sposi di Manzoni ma una grande verità la scriveva anche Albert Camus ne La Peste. «Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po' di retorica. Nel primo caso l'abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio». ■ 14

DI MIRYAM SCANDOLA

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SPECIALE

ATV, LA DISINFEZIONE STRAORDINARIA

I BUS, COME FUNZIONA LA SANIFICAZIONE

Un nebulizzatore con prodotti antivirali e antibatterici con l’aggiunta di un ozonizzatore capace di eliminare tutti i microrganismi: questi gli strumenti che, da quando è diventata concreta l’emergenza sanitaria, vengono utilizzati sulla flotta di 600 mezzi targati Atv.

MASSIMO BETTARELLO PRESIDENTE DI ATV «Con la chiusura delle scuole sono state eliminate alcune corse e ridotti gli orari. A scopo preventivo, abbiamo rinforzato tutte le procedure di igienizzazione sugli autobus come quelle che interessano gli operatori con kit specifici. Attività di igienizzazione e sanificazione delle parti interne che, ci tengo a precisare, sono sempre state fatte da Atv».

C

i sono i passeggeri che salgono sugli autobus con guanti in lattice e mascherina anche a Verona ma sono pochi. L’Azienda del trasporto pubblico locale assicura che le corriere urbane ed extraurbane sono costantemente igienizzate e che, sì, sugli autobus veronesi si viaggia sicuri. I 650 autisti sono stati invitati ad adottare vademecum

igienici precisi, con kit per la pulizia delle mani, del volante e della postazione da usare a ogni cambio di turno. La vendita diretta dei biglietti è stata sospesa per evitare contatti e tutto quanto prevede il buonsenso è già diventato prassi. In azienda i locali, le mense e le sale sono stati disinfettati. Due i sistemi che dal 24 febbraio sono stati approntati e che riguarderanno tutti i 600 mezzi della flotta scaligera. Il primo è un nebulizzatore con vapore a secco e disinfettante a 180 gradi: viene passato all'interno ed è in grado di arrivare anche negli angoli più nascosti distruggendo la carica batterica, fungina e virale di tutte le superfici. In parallelo lavora anche l’ozonizzatore che con l’ozono puro è in grado di debellare batteri, virus, funghi e muffe. Insieme alla pulizia straordinaria, vi è quella giornaliera, effettuata da sempre, ogni sera, con prodotti germicidi a base di cloro per uso ospedaliero su sedili e maniglie. ■ 15

DI MIRYAM SCANDOLA

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SPECIALE

CORONAVIRUS, CI RIALZEREMO?

LE VOCI DELL’ECONOMIA VERONESE MICHELE BAULI PRESIDENTE CONFINDUSTRIA VERONA «Abbiamo realizzato, seguendo le disposizioni del Ministero della salute e degli organi competenti, un protocollo di autodisciplina per le aziende. Inoltre, vista la necessità di reperire rapidamente informazioni abbiamo attivato una task force interna con un numero dedicato. Sul nostro sito inoltre sono a disposizione di tutte le aziende del territorio una sequenza di FAQ con le risposte dalle domande più frequenti per la gestione d'impresa. Senza farsi prendere da facili allarmismi occorre affrontare con serietà la situazione. Le autorità sanitarie sono al lavoro e noi imprenditori dobbiamo fare la nostra parte garantendo, con responsabilità, la continuità d'impresa».

GIUSEPPE RIELLO PRESIDENTE CAMERA DI COMMERCIO VERONA «Abbiamo 96mila imprese, siamo la 12esima provincia nella graduatoria nazionale e stiamo subendo un contraccolpo economico dai danni incalcolabili senza che vi sia stato un solo caso di coronavirus sul nostro territorio. La Cassa Integrazione Ordinaria sarebbe uno strumento da estendere a tutte le imprese delle aree coinvolte dalle ordinanze. Siamo al 10° provincia per valore delle esportazioni, 4° per le importazioni. Il valore aggiunto prodotto dal territorio è stimato in 28,7 miliardi di Euro, in numeri in ballo sono elevati: la situazione è davvero preoccupante e ribadisco che occorre maggiore attenzione per le imprese che sono le prime a sostenere la salute economica del territorio».

DANIELE SALVAGNO PRESIDENTE DI COLDIRETTI VENETO «Come agricoltori veniamo colpiti soprattutto per il comparto del fresco, il calo dei consumi ovviamente ferma le derrate. La circolazione e i trasporti invece continuano normalmente. Abbiamo piena fiducia nelle istitituzioni e nelle direttive ministeriali. Come categoria, siamo abituati alle calamità naturali e a lavorare anche in emergenza. Siamo fiduciosi».

PAOLO BISSOLI PRESIDENTE CONFESERCENTI VERONA

«L’impatto dell’emergenza sull’economia può essere altissimo. Bisogna agire in fretta, e bene, per limitare i danni. I cali di viaggiatori registrati negli ultimi quattro giorni lasciano pensare il peggio: se continua così a lungo, centinaia di imprese, dagli alberghi alle attività commerciali, rischiano di saltare»

PAOLO ARENA, PRESIDENTE CONFCOMMERCIO VERONA

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«Il rischio è che questo virus faccia più morti tra le nostre aziende che per le conseguenze sanitarie. Ci stiamo avvicinando all'apertura della bella stagione, a date importanti come la Pasqua e a fiere fondamentali come Vinitaly. Oggi è necessario sostenere le esigenze della piccola e media impresa: è il momento di mettere in campo azioni concrete e urgenti».

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ALESSANDRA ALBARELLI, PRESIDENTE DI FEDERCONGRESSI& EVENTI

ROBERTO IRACI SARERI PRESIDENTE CONFARTIGIANATO IMPRESE VERONA «Nostro dovere è aderire alle iniziative di contenimento dell’eventuale contagio, seguendo le indicazioni degli organi preposti, ma sentiamo forte anche il compito di allertare sulle conseguenze di una psicosi che ci pare abbia preso rapidamente piede, con conseguenze sul lavoro, sull’economia, sul mondo produttivo, che, se al momento non è ancora possibile quantificare, sicuramente si faranno sentire entro breve».

LUCA LUPPI PRESIDENTE CASARTIGIANI VERONA

«Il turismo congressuale perde un miliardo e mezzo di euro. Occorre mettere in campo immediate misure fiscali, ammortizzatori sociali adeguati e la rimodulazione delle imposte per le imprese del settore chiamate ad affrontare una crisi di mercato generata da cause di forza maggiore. Per raggiungere tali obiettivi ci stiamo attivando per lavorare congiuntamente con le altre associazioni di settore»

PAOLO BEDONI PRESIDENTE CATTOLICA ASSICURAZIONI

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«Come Cattolica avevamo da tempo adottato i due giorni a settimana, con l’emergenza abbiamo deciso di estendere il lavoro flessibile anche a tutti i dipendenti e collaboratori. Uno strumento che si presta ad ulteriore verifica in questo momento in cui deve essere soddisfatto il doppio parametro: da un lato l’operatività dell’azienda, dall’altro la tutela della salute dei dipendenti».

«Il danno economico che questa situazione potrebbe causare è molto rilevante e non riguarda solo il turismo, ma anche le tante attività dell’indotto. Nella maggior parte dei casi sono imprese artigiane e microimprese che non hanno la possibilità di rimanere ferme per molto tempo. La richiesta già avanzata dalla Confederazione nazionale è quella di un intervento a tutela delle aziende e dei lavoratori, come la cassa integrazione temporanea e la sospensione di mutui e tasse, qualora il panorama si facesse più grave e duraturo».

RENATO DELLA BELLA PRESIDENTE APINDUSTRIA CONFIMI VERONA

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«Si sta ingenerando una preoccupazione scomposta che danneggia il territorio. In molti casi non ci si sta attenendo alle direttive ministeriali ma si sta interpretando cosa è meglio per se stessi. Per garantire la continuità produttiva e tutelare al contempo la salute dei lavoratori, Apindustria ha fornito alle aziende una serie di indicazioni operative specifiche per affrontare senza allarmismi l’emergenza nei prossimi giorni».

DI MIRYAM SCANDOLA 17


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articolo pubbliredazionale

ACNE: LE CAUSE E I RIMEDI PIÙ EFFICACI PER CURARLA

Dott. Andrea Giovannin Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia

L’acne è una malattia della ghiandola sebacea che può esordire alla pubertà ed è frequente nell’età adolescenziale. In Italia colpisce circa quattro milioni di adolescenti (quasi nove su dieci). Le sedi più colpite sono il viso e il tronco ed è caratterizzata da lesioni non infiammatorie, dovute all’occlusione della ghiandola sebacea, chiamate comedoni chiusi (punti bianchi) e aperti (punti neri) e lesioni infiammatorie del follicolo pilifero, come papule e pustole, dette comunemente “brufolo” o “foruncolo”. Nei casi più gravi possono comparire anche cisti e noduli che possono lasciare cicatrici.

Follicolo migliore

Qual è la causa? L’acne è una malattia è multifattoriale. Le principali cause dell’acne sono l’aumentata secrezione sebacea, l’infiammazione ghiandolare, la colonizzazione batterica dei follicoli pilo-sebacei o la cheratinizzazione alterata, ossia la formazione di un tappo che può occludere gli sbocchi delle ghiandole e portare alla formazione dei comedoni. Una sola o tanti tipi di acne? Si possono verificare diver-

si stadi dell’acne: lieve o comedonica (con prevalenza di punti bianchi o neri); moderata o papulo–pustolosa (dove sono presenti i brufoli); severa o nodulo–cistica (<10% dei casi, con noduli e cisti sottocutanee che possono provocare esiti cicatriziali). Le manifestazioni acneiche possono essere causate anche da reazioni di tipo irritativo a prodotti cosmetici non adeguati (acne cosmetica), da un’esposizione solare eccessiva (acne aestivalis), e possono essere diversificate in base all’età: acne neonatale, acne giovanile o volgare, acne tardiva della donna adulta spesso associata ad alterazioni del metabolismo ormonale ovarico o surrenalico.

Comedone aperto Punto nero

Comedone chiuso Punto bianco 18

La terapia Una tempestiva e corretta scelta della terapia, personalizzata in base al tipo di paziente e di acne, permette di curare la malattia, prevenendo gli esiti cicatriziali permanenti. Nelle forme di acne lieve si utilizzano terapie topiche, ossia creme o gel con azione comedolitica a base di retinoidi o ad azione antibiotica ed antimicrobica come eritromicina, clindamicina, benzoil perossido, acido azelaico, adeguatamente associate con prodotti cosmetici specifici. Tutti questi prodotti possono essere utilizzati da soli o in combinazione fra di loro. La scelta della terapia locale va quindi personalizzata. Nelle forme più gravi di acne, oltre alle cure locali, si utilizzano anche farmaci per bocca, tipo antibiotici, come le tetracicline, sfruttando l’azione antibiotica e antiflogistica, ma non dimenticando mai le eventuali controindicazioni e/o allergie. Nelle forme di acne nodulo-cistica o conglobata, non responsive alle terapie “convenzionali” o con rischio di gravi cicatrici permanenti, può essere prescritta una terapia sistemica con un retinoide (isotretinoina) oppure, nelle donne, farmaci che agiscono a livello ormonale.

Papula Pustola

Nodolo Cisti


BAMBINI E PIEDI PIATTI: QUANDO È NECESSARIO VALUTARLI? anni vi è la tendenza a deformare le ginocchia. La fisiokinesiterapia può essere indicata nei casi in cui non sia possibile, dopo colloquio, con genitore trovare il contesto ludico o sportivo adatto alla stimolazione neuromotoria del bambino. Il gioco sensoriale prima descritto e lo sport a carico alternato (sport fatti in piedi che prevedano la presenza della corsa, salto, coordinazione oculo manuale o oculo podalica) rimangono le raccomandazioni primarie a scopo sia preventivo che di stimolazione. Quando sentiamo pronunciare l’espressione “avere i piedi piatti” significa appoggiare a terra un’area del piede maggiore del normale a causa della poca tenuta dell’arco interno del piede stesso. Che un bambino fino agli 8-10 anni di età abbia i piedi piatti rappresenta quasi sempre la normalità, poiché solo da allora il piede matura verso la conformazione adulta. Tuttavia è bene verificare con un medico specialista fisiatra o ortopedico che non vi sia una patologia vera e propria e, al contempo, quale sia il grado di sviluppo delle abilità motorie globali del bambino, che sono il requisito fondamentale per il corretto sviluppo muscolo scheletrico di ogni parte del corpo e in particolar modo dei piedi. Un bambino agile, coordinato, consapevole del proprio movimento nello spazio, sarà un bambino meno predisposto di altri ad avere anomalie dell’appoggio plantare. È fondamentale educare il bambino ad un piede “sensibile” diffondendo nel genitore alcune buone prassi. Il nostro cervello fa muovere il nostro corpo attraverso molte informazioni

che derivano anche dai nostri piedi che si comportano come “organi di senso” e al pari degli altri possono essere allenati al giusto sentire. Pertanto i piedini dei bambini andrebbero il più possibile lasciati scalzi su superfici sconnesse (sabbia, ghiaia, erba, tappetoni) al fine di allenare gli aggiustamenti posturali che derivano dalla ricchezza di queste sensazioni, e andrebbero indirizzati a sperimentazioni ludiche grossimotorie al fine di potenziare la coordinazione e l’equilibrio. Si dovrebbe pertanto spingere il bambino fino ai 6-7 anni al gioco libero con percorsi di equilibrio, arrampicate, salti alla corda, salti su un solo piede, giochi nella sabbia preferenzialmente scalzi, camminate in montagna con scarpe da trekking a caviglia libera. Quando invece siamo in presenza di un piede piatto conclamato è necessario ricorrere, su consiglio specialistico, ad eventuali calzature commerciali con forte rigido, suole flessibili e allacciature di contenimento della parte intermedia del piede. I plantari possono essere utili quando vi è una dolorabilità associata al vizio di appoggio o quando prima degli 8-10 19

Quando intorno ai 10-12 anni la deformità del piede è considerata statica e radiograficamente significativa si procede con decisione condivisa tra famiglia, fisiatra ed ortopedico ad eventuale correzione chirurgica. Si tratta di una chirurgia mini invasiva con ripresa assai rapida di tutte le funzioni motorie e nella maggior parte dei casi senza necessità di riabilitazione.

Dott.ssa Antonella Vangelista Specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa


L’IMPRENDITORE MECENATE GASPARI

«SOGNO UNA VERONA ILLUMINATA DAL TALENTO» Si può definire, a ragione, un moderno mecenate Giuseppe Gaspari. Imprenditore veronese che ha deciso di investire sulla cultura e sui talenti dei giovani musicisti. Una forma di economia che, a ben guardare, è un investimento sul futuro.

N

el Nordest del fare, c’è chi oltre ai profitti dell’economia pensa a dare valore al talento delle nuove generazioni. Tra gli imprenditori veronesi, Giuseppe Gaspari è quello che può essere definito un moderno mecenate. Sogna una Verona illuminata dall’arte e ispirata dal suono della musica, in un’armonia di intenti che ha pure un risvolto solidale. Filosofia che ha declinato concretamente nella fondazione privata che porta il suo nome, la Gaspari Foundation, il cui Dna è composto da tre elementi principali: «Cultura, giovani e beneficenza», esordisce. Si tratta di fili che annodano in maniera stretta arte e attività imprenditoriale. Dettaglio affatto scontato per chi dalla fine degli anni Settanta ha saputo far crescere l’azienda di famiglia operando in svariati settori: dalla tintura industriale all’elettronica per poi passare ai tessuti tecnici per sportivi col marchio Windtex e ai prodotti per la cura della persona del brand Texbond. Decidere di investire anche nella cultura è stato un approdo naturale: si è trattato di dare importanza ad alcune circostanze. La sensibilità musicale l’ha maturata con

gli studi di organo e fisarmonica. L’attenzione al sociale è cresciuta in ambito familiare: «Da trent’anni mia moglie Nadia è impegnata nei Gruppi di volontariato vincenziano. Per alcuni amici abbiamo iniziato a organizzare eventi benefici con la finalità di raccogliere fondi. In seguito, con la rifondazione del Rotaract Verona, ho avuto l’occasione di conoscere e confrontarmi con dei giovani musicisti». Dai primi concerti negli spazi aziendali, è nato un sodalizio artistico che ha allargato sempre più gli orizzonti. Un pensare in grande, come un imprenditore riesce a fare, che è arrivato a contaminare con le note la città scaligera. E non solo. UN'ORCHESTRA APPASSIONATA Grazie alla Gaspari Foundation è nata l’orchestra L’Appassionata, le cui fila sono composte da un numero variabile di giovani professionisti della musica provenienti da diverse località d’Italia. Dall’intuizione di affiancare il talento di questi promettenti musicisti ad artisti affermati per favorire lo scambio di esperienze è germogliata l’idea di “Primavera 20

DI MARTA BICEGO


Giuseppe Gaspari

Music Season in Verona”: stagione concertistica inedita la cui seconda edizione è in programma tra aprile e giugno con otto concerti che uniscono classicismo e modernità, in una formula che coniuga narrazioni, introduzioni all’ascolto, interventi di prosa. Le location sono di prestigio (dai teatri Filarmonico, Nuovo e Romano a Gran Guardia e Sala Maffeiana), così gli ospiti di richiamo come Giancarlo Giannini ed Elio. In aggiunta, è prevista un’appendice di eventi al di fuori dei confini veronesi con tre appuntamenti musicali tra Venezia, Milano e Mantova. L’anno si concluderà a dicembre con un omaggio alla città: un concerto, a ingresso gratuito, in Duomo. C’è infine la solidarietà, ingrediente immancabi-

le nelle iniziative della fondazione. «Il ricavato di ogni concerto della rassegna è devoluto in beneficenza. Lo scorso anno abbiamo raccolto quasi 48mila euro, che sono stati destinati ad associazioni del territorio. Le realtà individuate per l’edizione 2020 sono i Gruppi di volontariato vincenziano, il progetto Cim per l’inserimento nel mondo del lavoro di minori in difficoltà, l’Associazione italiana malati di Alzheimer sezione di Verona», spiega Gaspari. «Vogliamo crescere, perché è stimolante», chiosa, con la lungimiranza di chi ha ben chiari gli obiettivi di un “fare” che ha ricadute positive sulla società. Una forma di economia, questa, che è il migliore investimento per il futuro di tutti. ■

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ARCHITETTURA, AMBIENTE E PAESAGGIO

I promotori, gli esperti e gli amministratori scesi a Roma il 18 febbraio

GLI ALTI PASCOLI AFFASCINANO LA CAPITALE

Presentato a Roma, nella sede dell’Agenzia nazionale del Turismo, il progetto di candidatura degli Alti Pascoli della Lessinia nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici. Entro l’estate dovrebbe pronunciarsi il Ministero. Un percorso istituzionale importante per la montagna veronese, reso fin qui possibile dal GAL Baldo Lessinia, che ha finanziato l’iniziativa. DI SAMANTHA DE BORTOLI

S

e non è storica, quella del 18 febbraio scorso è senza dubbio una data importante per la Lessinia. Quel giorno infatti, nella sede dell’ENIT (Agenzia nazionale del Turismo) di via Marghera, a Roma, i promotori, gli amministratori e i professionisti che hanno realizzato lo studio multidisciplinare richiesto dal Ministero per l’inserimento degli Alti Pascoli della Lessinia nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, hanno avuto la possibilità di presentare questo territorio prealpino di circa 10 mila ettari, compreso tra le province di Verona, Trento e Vicenza, su un palcoscenico a dir poco prestigioso.

Ermanno Anselmi

È SOLO L’INIZIO «Non un punto di arrivo, ma un punto di partenza per garantire il futuro della nostra montagna» ha commentato Daniele Massella, presidente dell’Associazione Tutela della Lessinia, capofila dell’associazione temporanea di scopo creata lo scorso 8 maggio, e partecipata da amministrazioni comunali, associazioni di tutela e società agricole private, con il supporto di numero consorzi de enti locali. A rendere possibile il progetto di candidatura è il GAL Baldo Lessinia che lo ha finanziato per intero: «Quello degli Alti Pascoli è un progetto che rende orgoglioso il nostro ente. – sottolinea Ermanno Anselmi, presidente del GAL Baldo Lessinia - Un lavoro e uno sforzo nuovo, innovativo, di pensiero, di concetto. Siamo abituati a vedere finanziate opere o interventi strutturali, invece in questo caso abbiamo contribuito a un’idea, a un valore immateriale, grazie anche a una 22

misura, la 16.5, definita di cooperazione, che permette di far lavorare più soggetti per valorizzare l’unicità e la salvaguardia del proprio territorio». IL DOSSIER DEFINITIVO Entro il 30 marzo verrà consegnato il dossier definitivo da parte del team di professionisti ed esperti che in sei mesi, da giugno a dicembre 2019, ha lavorato sul progetto Alti Pascoli della Lessinia e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, tramite l’Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, si esprimerà con un parere entro l’estate. Nel frattempo il GAL Baldo Lessinia ha aperto in questi giorni i termini per la presentazione delle domande per quattro bandi nell’ambito del PSL 2014-2020 del GAL Baldo-Lessinia IN.S.I.E.M.& 2020: INiziativa a Sostegno delle Imprese e dell’Economia Montana del Baldo & Lessinia, tre dei quali legati ai Progetti Chiave sullo sviluppo sostenibile di altrettanti ambiti territoriali. Il Bando 6.4.1 Creazione sviluppo della diversificazione delle imprese agricole riguarda i territori dei progetti chiave PC02 (La Dorsale della Storia), PC03 (Cicloturismo in Valpolicella) e PC05 (Cammino del Bardolino) e finanzia le attività extra agricole (fattorie didattiche, ospitalità agrituristica in alloggi e/o spazi aziendali aperti come agri campeggi ed esclusivamente per le malghe, la somministrazione di pasti, spuntini e bevande). Le domande sono ammesse fino 5 aprile 2020. www.baldolessinia.it


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IN COSA SPERARE (ANCORA)

DONNE, È DI NUOVO L’8 MARZO Ricomincia la sarabanda, a volte sensata, a volte così di superficie, che si nutre di mimose e volantini. Le donne che lavorano sono aumentate del 35% rispetto all’ottobre del 2019, il divario di stipendio persiste, la conciliazione è ancora la metrica con cui leggere il nostro fallimento collettivo. Almeno in Italia. Ma c’è speranza: crescono i gruppi, online e offline, di donne professioniste che si uniscono. E non mancano le “quote azzurre”.

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l tasso di suicidi maschili supera ogni anno quello femminile. Stando ai dati dell’Oms, è quasi il doppio. Dato sommerso, poco considerato men che mai analizzato. E se dietro ci fosse il fatto che la fragilità (economica ma non solo) di un uomo è il tabù più antico di sempre? Se lui manca il suo ruolo di provider perché perde il lavoro o non lo trova, parte immediato il piccolo gretto scandalo delle occhiatacce, dell’emarginazione da “disoccupato”. Uno studio, riportato nel 2019, dalla BBC ha rilevato come per ogni aumento dell’1% della disoccupazione si registra un aumento dello 0,79% del tasso di suicidi. E se dunque, proprio in tempi di 8 marzo, capovolgessimo la domanda eterna? In che cosa voi uomini vi sentite discriminati? Rapido giro di risposte nella redazione maschile «La maschera di virilità che ci è imposta e che ci impedisce di essere deboli sia economicamente che emotivamente». C’è chi parla di percepito, chi dei contesti micro-culturali – leggi famiglia – nei quali si è stati allevati. Chi, invece, individua nuovi ostacoli che il femminile deve superare: «Credo

che le donne oggi abbiano un altro problema, una nuova discriminazione: sono obbligate a dimostrare di essere in grado di fare tutto, di mostrarsi come le più forti». Tradotto: essere socialmente riuscite – professionalmente e sentimentalmente, in egual misura altrimenti è una riuscita a metà – palestra tre volte a settimana, vestiti che valorizzano il nostro fisico a pera, profili social a perenne testimonianza della nostra sapienza gastronomica in relazione a tutti piatti della tradizione italiana più uno. E poi, la cronistoria quotidiana di almeno un successo lavorativo o di altra forma. Basta che sia una cosa che potete ammirare. UN CONFRONTO SUL MERITO Da fare ce n’è, insomma, ma almeno «pagateci per quello che sappiamo fare. Non abbiate paura del confronto, se è sul merito». Così ha scritto l’anno scorso Concita De Gregorio, costretta, più per il suo essere donna che per il suo costituire una firma di valore, a mettere insieme l’ennesimo articolo sul tema tra le pagine di Repubblica. Il titolo dice tutto: «Quando 24

DI MIRYAM SCANDOLA


a firmare questo articolo sarà un uomo», forse sarà diverso tutto, aggiungiamo noi. Forse si scopriranno aree inesplorate sul tema, forse ci sarà una consapevolezza complessiva e meno ancorata al proprio percepito familiare. Un esempio? Per chi pensa che il tema della parità sia superato, che in Italia le donne siano valutate a suon di competenze, l’Istat restituisce la solita fotografia, divenuta più confortante con gli anni che passano, ma comunque per niente rosea. Il divario tra tasso di occupazione femminile e maschile è del 18,9%, il dato peggiore in Europa, se non guardiamo Malta. La differenza salariale a parità di mansioni persiste (7,4%) e il gender gap rimane tutt’altro che una fessura. A fine 2019 il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum ci ha relegato al 76esimo posto su 153 Paesi. Prima di noi c’è persino il Ruanda. UN GRUPPO (VERONESE) DI DONNE LAVORATRICI Per gli scettici dei dati, è sufficiente un giro antropologico sui forum online, sui gruppi di Facebook e di Linkedin come Career Leadhers. Dentro, tra timori, paure e voglia di fare, si legge lo scarto che ancora svilisce il nostro Paese. Ci sono post di donne che chiedono se devono togliere la fede al colloquio di lavoro, mentire sui fidanzati che amano dicendo che non esistono, rimandare gravidanze sognate per fare un salto di carriera. Sono tanti questi angoli digitali dove si espongono quelle fragilità condivise, ci si chiede se si è abbastanza. Ce ne è uno anche tutto veronese. Nato nel febbraio del 2016 come gruppo su Linkedin, Verona Professional Women Networking, si è spostato anche su Facebook per poi diventare community offline. L’ha creato Mary Elizabeth Wieder, americana ma trasferitasi in città per amore. Consulente nel marketing, un figlio più un altro in arrivo: «Non siamo femministe nell’accezione più comune, abbiamo anche tra i nostri associati “quote azzurre”. Escludere gli uomini non avrebbe senso, crediamo che solo nell’ascolto e nell’interazione si possa costruire una società migliore». E proprio in questa apertura si lascia intravedere il tono di voce del gruppo che ha all’attivo una mole variegata di eventi e incontri. «Abbiamo un approccio trasversale che tocca tutte le sfere e non solo l’ambito lavorativo, ma anche sociale, familiare» spiega la vicepresidente Michela Ottaviano. CONCILIAZIONE, CARRIERA E AMICIZIA «Unire le donne professioniste» è la loro missione. Ma per partecipare agli incontri e associarsi (la tessera costa 50 euro all’anno «siamo una no profit, investiamo tutto nelle nostre attività») non bisogna essere una manager affermata o un’imprenditrice di successo. «Nel

2019 abbiamo contato 100 socie/i. Ci sono professioni di ogni tipo, persone che dopo un periodo a casa vogliono tornare a lavorare. L’età è varia, dai 65 ai 25 anni, anche se vorremmo sempre di più coinvolgere ragazze giovani, studentesse» precisa Mary. «Non siamo un’agenzia di collocamento, però molto spesso venire ad una delle nostre cene ha fatto nascere collaborazioni, biglietti da visita scambiati e via così» chiosa Michela che è entrata nel direttivo dell’associazione dopo «un innamoramento a prima vista o, meglio, a primo orecchio» ad uno degli incontri. Un’amicizia allargata ma anche un network per fare massa critica sui temi che contano. La conciliazione famiglia/ lavoro in primis. Capitolo affrontato anche in un recente incontro a Verona in Love e poi, nella pratica, partecipando al progetto nazionale Inclusione Donna, che dal 2018 promuove la parità di genere nel mondo del lavoro e della rappresentanza. Tra le attività in agenda per l’associazione anche percorsi di mentoring e incontri in lingua inglese, oltre al ricco calendario di eventi mensili. «Avere coraggio» si trovano a rispondere in coro Michela e Mary alla domanda sul consiglio più importante da dare ad una donna, oggi. E poi, certo, c’è tutto il resto. Scegliere uomini “contemporanei” e lasciare perdere gli altri. Rinegoziare ruoli e posizioni in famiglia e ovunque. Imporselo anche solo – si fa per dire – per recuperare la dignità antica che avevano i nostri sogni di bambine.■ ■ PER INCONTRARE VERONA PROFESSIONAL WOMEN NETWORKING Il 14 marzo si terrà un brunch per il lancio del percorso mentoring. L’evento gratuito, aperto a tutte e tutti, si terrà alle ore 11 presso SteamPower. Se dovessero esserci modifiche dovute alla situazione sanitaria in continuo aggiornamento, sulla pagina Facebook saranno postate tutte le informazioni del caso.

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Un incontro di Verona Professional Women Networking

Mary e Michela


LA STORIA DI MARIA CRISTINA BARBERO

LA CONCILIAZIONE POSSIBILE Una laurea in matematica, i primi passi in uno studio di ingegneria elettronica veronese, la grande occasione in Olivetti Italia. Qui, nel 1989 e senza un matrimonio alle spalle diventa mamma di Giulia, che ha oggi 30 anni, da sette vive a Singapore ed è, da quest’anno, studente INSEAD.

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irigente d’azienda dal 2001, Maria Cristina Barbero vanta un curriculum eccellente con esperienze all’estero e lavori al fianco di manager di grande esperienza. Oggi lavora in Engineering Ingegneria Informatica SpA dal 2005, insegna a Padova e collabora con il Project Management Institute sia a Milano e Roma che negli USA. Un esempio di come il binomio famiglia-lavoro possa dare risultati positivi, di come le difficoltà abbiano sempre una possibilità di soluzione.

DI CAMILLA FACCINI

Maria Cristina, quali difficoltà oggettive ha trovato nel cercare di conciliare lavoro e vita familiare? Nel conciliare lavoro e vita familiare la prima difficoltà che si incontra è evidentemente la gestione del tempo. Quando Giulia è nata i miei genitori si erano appena trasferiti in Piemonte e la possibilità di farsi aiutare in 26

forma stabile da loro non era percorribile. Olivetti è stata una azienda che mi ha sostenuto fin dall’inizio della maternità, pagandomi la baby-sitter e premurandosi di trovare sempre un posto per Giulia durante le mie trasferte. Per gestire il tempo bisogna trovare un appoggio, da soli non ce la si può fare. Non essere sposata e non vivere con un uomo a fianco non peggiora la situazione: i problemi sono gli stessi, sia per una coppia di genitori o genitori singoli. Altra difficoltà è sul piano psicologico, non è tanto il sentirsi soli o affranti dagli impegni ma gli altri che tendono a pensare che chi ha figli non può assumersi determinate responsabilità. Questo è quello che non dobbiamo mai fare come manager, ipotizzare scelte basate sui presunti problemi degli altri. Altra considerazione: da un punto di vista della carriera è meglio avere figli da giovani, prima dei 30 anni. È più facile conciliare la vita lavora-


«DA UN PUNTO DI VISTA DELLA CARRIERA È MEGLIO AVERE FIGLI DA GIOVANI, PRIMA DEI 30 ANNI. È PIÙ FACILE CONCILIARE LA VITA LAVORATIVA E LA VITA FAMILIARE DA GIOVANI E POI SI AVRÀ TEMPO PER CONCENTRARSI SULLA CARRIERA» tiva e la vita familiare da giovani e poi si avrà tempo per concentrarsi sulla carriera. Pensa che le donne, talvolta, si facciano autogol da sole nascondendosi dietro mansioni familiari per non mettersi in gioco veramente? Questa è una bellissima domanda rispetto alla quale faccio delle considerazioni che riguardano anche gli uomini. Il mio team conta 45-55 persone alle quali chiedo mobilità, disponibilità alla trasferta, conoscenza delle lingue. Mi succede che giovani ragazzi di Milano abbiano dato le dimissioni perché li ho messi a Venezia in trasferta o, che in sede di colloqui, io proponga ad un ragazzo di Milano un lavoro a Torino e questo lo rifiuti. Quindi sì, le mansioni familiari, i legami affettivi, l’abitudine ad uno stile di vita rilassato determinano spesso una rinuncia a mettersi in gioco veramente, a fare fatica. In uomini e donne. La cosa però, a mio avviso, è strettamente correlata ad un basso interesse per la crescita della propria professionalità. Se credi di star facendo qualche cosa di importante per l’azienda ed il mondo, per i tuoi clienti, per i tuoi figli, allora superi gli ostacoli. Sempre. Ci sono consigli pratici che si sente di dare a chi si trova ora in questa situazione di difficile conciliabilità? Sì, suggerisco di fare quello che ci si sente, scegliendo con onestà intellettuale. Se davvero si vuole lavorare e gestire la famiglia, si deve voler fare bene entrambe. Dire “in questi anni

penso alla famiglia, poi ripenserò al lavoro” è sbagliato. Piuttosto si cerchino le condizioni per fare qualche cosa di meno su entrambi i fronti ma fatte bene. Non è giusto penalizzare la famiglia e non è giusto penalizzare le aziende. Credo, inoltre, che le aziende oggi offrano molto poco ai genitori. Createvi dunque delle strutture extra familiari: per me le suore Orsoline di Verona sono state importantissime. Giulia aveva un lettino nella loro case famiglia e quando dovevo dormire fuori, lei era in buone mani. E poi, ripeto, se potete, anticipate la maternità. ■ La figlia di Maria Cristina, Giulia

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L’APP CHE PREVEDE IL COMPORTAMENTO DELLA NEVE (E DELL’ACQUA)

I SEGRETI DELLA NEVE, SVELATI Grazie a un apposito algoritmo e allo studio delle immagini satellitari, una startup nostrana ha sviluppato un sistema in grado di prevedere il comportamento della neve e le portate dei corsi d’acqua.

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uanta neve ci sarà nella zona che vorremmo visitare il prossimo weekend? Che tempo farà? Ci saranno le condizioni adatte per sciare? A queste domande (fondamentali per gli sciatori esperti e meno) trova una risposta MySnowMaps, un’app per smartphone e consultabile anche dal portale online pensata proprio per raccogliere e diffondere gratuitamente tutte le informazioni riguardanti la neve e le nevicate sull'arco alpino. MySnowMaps consente infatti di ottenere i dati in tempo reale relativi all’attuale altezza della neve, le previsioni per le successive 72 ore, ma anche dove sarà lo zero termico e la pendenza massima del versante, tra le altre cose. Non solo: grazie ad un approccio empirico alla filosofia sharing is caring, MySnowMaps consente agli utenti registrati sul portale di condividere le condizioni attuali della zona in cui si trovano, raccogliendo informazioni in tempo reale e permettendo una valutazione precisa e certificata. LA COMMUNITY E LA SCIENZA «MySnowMaps ha il grande merito di mettere in contatto la community con la scien-

za», ci spiega Matteo Dall’Amico, fondatore e amministratore delegato di MobyGIS, la startup dietro la creazione dell’app. MobyGIS, nata nel 2014 all’interno del Business Innovation Centre di Trentino Sviluppo a Pergine Valsugana, in pochi anni di attività si è già fatta notare: a cominciare da quando, mentre ancora muoveva i primi passi, MySnowMaps fu selezionata dall’Agenzia Spaziale Europea come una delle attività vincitrici del Copernicus-Master, uno dei più importanti eventi in ambito europeo per la selezione di imprese innovative nel settore dell’analisi dei dati terrestri e della lotta ai cambiamenti climatici. ESA ha premiato MobyGIS per il “grande valore ambientale” nel segmento Government, dedicato alle innovazioni per l’amministrazione pubblica. Nel 2015, MySnowMaps è finita anche nella lizza dei vincitori della seconda edizione del Premio Edison Pulse, dedicato al mondo della ricerca e del no profit, con un focus sulle giovani imprese. Nel 2017, invece, la startup è risultata vincitrice, per la sezione Water, del Startup Europe Award, il concorso internazionale promosso dalla Commissione europea e dalla Finnova Foundation per stimo28

DI CHIARA BONI


LA STARTUP SI OCCUPA ANCHE DI PREVISIONI DELLE RISORSE DI ACQUA, CON SERVIZI DI CONSULENZA PER AZIENDE PRIVATE CHE POSSONO ESSERE MOLTO UTILI ANCHE PER LA PROTEZIONE CIVILE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

lare l’open innovation e la collaborazione tra i diversi attori dell’ecosistema europeo dell’innovazione attraverso programmi di partenariato pubblico-privato. DALLA NEVE ALLA PREVISIONE DELLE RISORSE IDRICHE Ma MySnowMaps coincide in realtà solo con una parte delle attività di MobyGIS: la startup infatti si occupa anche di previsioni delle risorse di acqua, con servizi di consulenza per aziende private che possono essere molto utili anche per la protezione civile e la pubblica amministrazione. Di questo abbiamo parlato con Nicolò Franceschetti, ingegnere ambientale di Caprino Veronese che dal 2018 lavora in MobyGIS: «Da circa un anno e mezzo abbiamo cominciato a lavorare con il comparto idroelettrico per fornire previsioni sia a breve termine (quindi per i prossimi 2-3 giorni) sia stagionali, sia a lungo termine, che è proprio quello di cui io mi occupo al momento, e che consiste nel fare previsioni per

i prossimi trent'anni. Questo è molto utile per le aziende che producono energia o per le muncipalizzate che forniscono acqua e che hanno bisogno di sapere quante risorse avranno». Dopo aver consolidato la sua attività sul territorio nazionale, MobyGIS guarda ora oltre i confini: è infatti in corso un progetto sul fiume Reno in Germania, legato alla previsione dei livelli del fiume nella zona della Rhur, un’area molto industriale. Come ci spiega ancora Matteo Dall’Amico: «In questa zona, il Reno viene sfruttato per due motivi: per il trasporto delle merci e per emungere acqua dal fiume per raffreddare gli impianti di produzione industriale. Nel 2018 il livello del fiume si è abbassato molto rispetto alla media ed è stato limitato l'uso dell'acqua per questa operazione. Anche per questo motivo le aziende della zona hanno subito una forte contrazione economica. Adesso cercano di assicurarsi contro queste evenienze e per questo si sono rivolte a noi per un modello di previsione dell'acqua». ■

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articolo pubbliredazionale

WITHU, l’energia che dà di più Sono passati dieci mesi dal lancio ufficiale a Milano del brand e della nuova offerta integrata di fornitura di energia, gas, fibra ottica e telefonia dell’azienda veronese Europe Energy. Poco meno di un anno di cui è possibile tracciare un primo bilancio assieme al presidente e fondatore della multiutility scaligera Matteo Ballarin.

«A distanza di quasi un anno possiamo ritenerci soddisfatti. – prosegue il presidente – Dopo il lancio a maggio del 2019, a settembre è partita la vera commercializzazione dell’offerta e i primi riscontri sono positivi, WITHU sta andando bene».

L’imprenditore Matteo Ballarin assieme al pilota di Moto2 del Team Sky Racing Team VR46 Marco Bezzecchi.

Ha fatto il suo debutto in grande stile, e con una chiara forza innovativa, lo scorso maggio, a Milano. Il brand WITHU, di proprietà della multiutility veronese fondata nel 2007 dall’ingegner Matteo Ballarin, ha introdotto nel mercato nazionale un’offerta integrata, inedita e intelligente che racchiude in un unico contratto, e con un unico referente, la fornitura di energia elettrica, gas, connettività tramite fibra ottica e telefonia mobile con l’attivazione di schede sim a prezzi molto competitivi. «L’idea che ci aveva spinto lo scorso anno ad affacciarci sul mercato con questa nuova veste era nata da una parte per finalità “corporate”, puntando a diventare una Util-tech di riferimento,

in Italia e in Europa, fornendo un incomparabile servizio al cliente; dall’altra guardando proprio al cliente e ai suoi reali bisogni, alle sue reali esigenze, offrendo delle soluzioni» commenta Matteo Ballarin. WITHU, infatti, mette a disposizione un unico call center, un unico documento riepilogativo, un unico riferimento commerciale, un’unica app per il monitoraggio di tutte e quattro le forniture e servizi, aggiungendo il prezzo all’ingrosso (senza ricarico da parte dell’azienda) di energia e gas. Oltre a questo, anche una connessione internet fino a 1 Gb/s (a 22 euro al mese) e una rete mobile 4G tra le più veloci e performanti del momento (a 4 euro al mese con 10 GB di traffico, 1000 minuti e 100 sms). 30

Gli ostacoli iniziali per il marchio veronese, in un mercato nuovo e molto competitivo, sono stati l’iniziale diffidenza da parte dei clienti dovuta alla novità dell’operatore, in particolare nei settori della connettività e della telefonia, e lo sforzo di far capire sempre al cliente finale che può disporre del riepilogo complessivo delle principali utenze che, se analizzate singolarmente, dimostrano reali e concreti vantaggi in termini economici. «Non siamo abituati a ricevere in un unico momento un conto cumulativo dei nostri consumi. WITHU ci fa capire da una parte quanto spendiamo per avere le principali forniture necessarie alla nostra quotidianità, dall’altra l’evidente vantaggio economico ottenuto grazie all’ottimizzazione dei servizi erogati da un unico fornitore». Il brand scaligero è stato protagonista di recente in alcuni spot televisivi sulle reti nazionali, con protagonista il già campione del mondo di Moto2 Franco Morbidelli, e grazie a questa visibilità il riscontro è stato immediato:


«Abbiamo registrato nei giorni immediatamente successivi un picco di nuovi contratti, – sottolinea Ballarin – al quale abbiamo fatto seguire dei sondaggi telefonici per la riconoscibilità del marchio che hanno dato un feedback molto buono. Siamo convinti che serva tempo e, soprattutto, costanza da parte nostra per consolidare nella mente del nostro potenziale cliente la forza innovativa di questa proposta commerciale. Dal canto nostro siamo certi che porterà degli ottimi risultati». Matteo Ballarin è consapevole di essere entrato in un mercato, come dicevamo, affollato e competitivo, specie se parliamo di internet e fonia.

WITHU e Hyundai Rally Team Italia insieme per il Mondiale Rally WRC 2020

«Il nostro obiettivo non è quello di sostituirci a un grande operatore presente sul mercato o voler arrivare a quel livello, in questo momento non saremmo pronti e non è quello che desideriamo. – aggiunge il chairman della multiutility scaligera - WITHU è nata per offrire ai già clienti, e a quelli che verranno, una soluzione smart, che nostro avviso mancava, e che potesse aiutare e semplificare la vita del cliente stesso». Nel frattempo il marchio WITHU sta proseguendo la sua ascesa mediatica grazie alle sponsoriz-

Franco Morbidelli, pilota di MotoGP e testimonial di WITHU

zazioni nel MotoGP, in Moto2 e Moto3, in collaborazione con la scuderia Petronas, e nel rally. «La sponsorizzazione nel mondo rallystico è nata grazie all’amicizia con il pilota veronese, già campione italiano, Umberto Scandola. – conclude il presidente Ballarin – Quello dei motori è un settore che ci rappresenta: grinta, adrenalina, tecnologia e innovazione sono i nostri capisaldi. Tornando alla due ruote, da qualche mese siamo tra gli sponsor ufficiali della Sky Racing Team VR46, la squadra nata dalla collaborazione tra il colosso multimediale e il campionissimo Valentino Rossi». WITHU è attiva anche nel basket come main sponsor dell’A.S. Cestisitica Verona e, per il secondo anno consecutivo, main sponsor anche di BB14, la principale formazione di Bergamo. Una partnership, quest’ultima, che si è rafforzata ulteriormente con l’ingresso di Matteo Ballarin nella struttura societaria. Annunciata pochi giorni fa, infine, la collaborazione con il Verona Rugby della presidentessa Raffaella Vittadello.

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ALVEARE, IL GRUPPO DI ACQUISTO PER UNA SPESA PIÙ GIUSTA

(ANCHE) FARE LA SPESA È UNA QUESTIONE ETICA Dall’idea tutta italiana di una giovanissima startup, anche a Verona è arrivato l’Alveare che dice Sì, una rete virtuosa che promuove una nuova idea di consumo: più consapevole. Più giusta per tutti. Abbiamo incontrato Francesca Filippini, responsabile dell’Alveare di Veronetta, per capire il valore di questa piccola rivoluzione quotidiana.

È

il 2014 e nasce a Torino il primo Alveare italiano: un gruppo di acquisto ospitato negli spazi di un bar, dove si promuove un’idea di spesa più giusta e più buona: prodotti a km zero, di stagione, buoni per chi li produce e più buoni per chi li consuma. A sei anni di distanza, sono quasi 140.00 le persone che solo in Italia hanno aderito a questa comunità di consumatori, e 177 gli Alveari presenti su tutto il territorio italiano. Tra questi, anche Verona, con i suoi cinque Alveari, è tra le città che hanno aderito a questa rivoluzione alimentare. L’Alveare di Veronetta, inaugurato lo scorso dicembre, come ci racconta Francesca Filippini, la sua responsabile, in pochi mesi di attività ha già superato i 150 iscritti, creando così una piccola comunità di consumatori consapevoli. «Per aderire, basta iscriversi tramite il sito alvearechedicesi.it, e sempre tramite il sito è possibile fare la propria spesa settimanale, che poi può essere ritirata direttamente presso l’Alveare, nel nostro caso ospitato negli spazi dell’agenzia immobiliare GF properties, in via XX Settembre 36/A». Tutto nasce dalla volontà di cre-

are comunità più sensibili, e sensibilizzare così il consumatore all’acquisto di prodotti più giusti per tutti: meno imballaggi e meno trasporti nel rispetto dell’ambiente, una filiera più corta per sostenere i produttori locali, e infine prodotti più buoni e più sani per il consumatore. NIENTE SUPERA I 35 KM DI DISTANZA Come da regolamento, tutti i produttori selezionati non devono superare i 35 km di distanza: e così troviamo le uova dell’azienda avicola Pollinari Alessio, una delle virtuose realtà veronesi non ancora assorbite dall’allevamento intensivo. C’è poi «la carne della Marisa», dell’azienda agricola biologica Ferrari Marisa di Roverè Veronese, il miele dell’Apicoltura dell’Orso, il pane dell’Antico Forno e i formaggi dell’azienda agricola a conduzione familiare Vigaxio. Oltre alla qualità dei prodotti offerti, come puntualizza Francesca, con l’Alveare si può riscoprire un’antica abitudine, perché è possibile conoscere anche la storia di quello che si porta in tavola, e non solo la lista degli ingredienti. E incontrare in prima persona 32

DI GIULIA ZAMPIERI


chi ha investito il proprio tempo per lavorare la farina fino a farla diventare pane, o chi, stagione dopo stagione, si è preso cura della terra fino a coglierne i suoi frutti. Per questo, sono pensati gli Alveritivi, occasioni per parlare direttamente con i produttori, e anche le gite in fattoria che sono tra i progetti futuri a cui Francesca sta già lavorando. COMPRARE È UN ATTO POLITICO Seguendo i profili sociali dell’Alveare, ci si imbatte di frequente in questo hashtag #forkpower: come a dire che fare la spesa, oggi, va ben oltre il biso-

gno di cibarsi. Ogni acquisto, per chi ha il privilegio di poter scegliere, diventa un atto politico. Un mondo più ricco non è solo un mondo meno povero, ma prima di tutto è un mondo più giusto. Decidendo cosa acquistare e soprattutto come acquistarlo, possiamo inaugurare, ogni giorno, una piccola rivoluzione. Prima però, abbiamo il dovere di ricordarci della potenza della nostra azione individuale. E del fatto che, se da soli siamo singoli consumatori, assieme diventiamo un Alveare. ■

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«PER ADERIRE, BASTA ISCRIVERSI TRAMITE IL SITO ALVEARECHEDICESI.IT, E SEMPRE TRAMITE IL SITO È POSSIBILE FARE LA PROPRIA SPESA SETTIMANALE, CHE POI PUÒ ESSERE RITIRATA DIRETTAMENTE PRESSO L’ALVEARE, NEL NOSTRO CASO OSPITATO NEGLI SPAZI DELL’AGENZIA IMMOBILIARE GF PROPERTIES, IN VIA XX SETTEMBRE 36/A»

LA TUA MUSICA

IN TV sul 640 del digitale terrestre

Alvearechedicesi.it

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TRA CENE ETNICHE E MERENDE DEL MONDO

LA MERAVIGLIA DI UN BANCHETTO UNIVERSALE La bellezza di portare allo stesso tavolo sapori lontanissimi, e di scoprire che basta mangiare lo stesso cibo per scoprirsi tutti più simili.

Q

DI GIULIA ZAMPIERI

uattro donne sedute allo stesso tavolo condividendo un piatto di canchita (tipico piatto peruviano di mais tostato, ndr) finiscono poi, inevitabilmente, per condividere molto di più. Rappresentano quattro Paesi diversi tra loro, Grecia, India, Italia e Perù, e, seppure figlie di culture diverse, trovano in quel piatto valori comuni, e differenze che si somigliano. Questo è quello che è successo, un sabato pomeriggio, mentre anche noi assaggiavamo quella canchita, grazie a Sapori da Ascoltare, l’associazione di promozione sociale interculturale che da anni si adopera per creare momenti come questo: occasioni che permettano di conoscersi e conoscere il mondo seduti allo stesso tavolo, condividendo la meraviglia di questo banchetto universale.

L’INSERIMENTO LAVORATIVO (E SOCIALE) SI FA A TAVOLA Sono vari i campi di azione che impegnano le donne che oggi rappresentano l’associazione, provenienti da 15 Paesi diversi sparsi tra America, Asia, Europa e Africa: ci sono le cene etniche, intime occasioni per scoprire culture altre attraverso il buon cibo preparato con cura, e le merende del mondo, laboratori rivolti ai bambini e portati nelle scuole, perché il cibo che si porta da casa per la ricreazione non diventi mai motivo di discriminazione. Oltre a questo, una parte fondamentale riguarda l’inserimento lavorativo e sociale di donne in situazione di vulnerabilità, grazie a piani formativi ad hoc, servizi di chef a domicilio e catering per eventi privati e pubblici che hanno lo scopo di riconoscere il valore della cultura altrui, e dare attraverso la cucina uno spazio di parola. Maria Angela, tra le socie fondatrici, con orgoglio ci racconta della fatica di diventare associazione e di esserci riuscite da sole, di tutta l’interminabile trafila burocratica, degli ultimi mesi ricchissimi di nuovi progetti e di tutti i sogni per il futuro. ■

Per i prossimi eventi in programma: Saporidaascoltare.com Due protagoniste di Sapori da Ascoltare

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I Lunedì del Benessere

dell’Associazione Culturale Continuando a Crescere “Siamo solo visitatori su questa terra. Durante questo passaggio dobbiamo cercare di fare qualcosa di buono con le nostre vite. Se si contribuisce alla felicità di altre persone, si trova il vero senso della vita.” Dalai Lama

Nasce dodici anni fa in provincia di Verona, a Lavagno, l’Associazione Culturale Continuando a crescere che risponde alle esigenze sociali di bambini e ragazzi anche con disabilità, e famiglie tramite diverse iniziative educative, percorsi e progetti di inclusione, in collaborazione con I bambini delle fate, impresa sociale fondata nel 2005 da Franco Antonello - papà di Andrea, il ragazzo autistico con il quale gira il mondo e che finanza, con l’aiuto di oltre 3700 sostenitori coinvolti, progetti sociali in tutta la

nazione. Guidati dalla profonda fiducia nel prossimo e nelle sue capacità, i volontari e i collaboratori dell’Associazione offrono, tra le diverse attività, laboratori creativi, orientamento scolastico, formazione per insegnanti, percorsi di crescita personale, consulenza psico-pedagogica, parents Training & Community. E proprio quest’ultimo tema sarà il centro della proposta di incontri dell’Associazione per i mesi di Aprile e Maggio, che prevede nel primo

e penultimo lunedì del mese quattro incontri dedicati agli adulti. I Lunedì del benessere, tenuti dalla Dottoressa Antonella Elena Rossi, psicologa e psicopedagogista che collabora con l’Associazione, saranno così strutturati: il 6 aprile, con l’obiettivo di diventare protagonisti della propria vita, il corso si baserà su “I colori dell’autostima”; il 20 aprile, “Ansia, paura e stress” per aumentare la fiducia in se’ stessi; il 4 maggio si riscopriranno i propri talenti tramite “I colori della personalità”; l’incontro finale, in data 18 maggio, si pone l’obiettivo di avere successo nella vita affettiva e professionale con una “Comunicazione efficace di coppia, al lavoro e con i figli”. La presidente dell’Associazione Monica Meda dichiara “Per noi è molto importante creare que-

sto tipo di iniziative per essere il più possibile di supporto alla persona. Proponiamo infatti da diverso tempo incontri di aiuto e abbiamo sempre notato un grande apprezzamento da parte di chi li frequenta e ci sostiene. Essere d’aiuto a chi è in difficoltà è la nostra missione e non possiamo che essere felici conseguendola.”

Dott.ssa Antonella Elena Rossi Psicopedagogista

Che tu sia un’azienda o un privato puoi fare la differenza. La vera felicità sta nell’aiutare l’altro: diventa un nostro sostenitore!

Monica Meda Presidente dell’Ass. Continuando a Crescere con Franco e Andrea Antonello

Il progetto dedicato alle Imprese

Il progetto dedicato ai privati

Se volessi avere informazioni aggiuntive o se volessi iscriverti al ciclo di incontri: www.continuandoacrescere.it - info@continuandoacrescere.it - 045 8320921. 35

in collaborazione con:


IL NOSTRO REPORTAGE

UNA NOTTE CON LA RONDA DELLA CARITÀ Siamo saliti sul furgone che ogni notte consegna i pasti (e non solo) ai senzatetto, vi raccontiamo come un semplice piatto di pasta possa nascondere un mondo.

«P

asta rossa o verde?», ripete una voce femminile dietro le ante aperte di un furgone bianco. Il tono è melodico e leggero e accompagna il rumore di un mestolo che sguazza all’interno di una pentola di acciaio alla ricerca di cibo. Una voce più vicina dice: «piccante, per favore». Il giovane che ha l’aria nuova di qui ha il tono sommesso mentre mi rivolge con energia pacata il piatto di plastica. Verso un po’ di peperoncino in polvere sulla pasta mezza rossa e mezza verde. Ne

I volontari impegnati nella distribuzione dei pasti caldi

chiede ancora, forse in quantità proporzionale al freddo di una notte che è già arrivata. C’è un silenzio nitido in viale del Lavoro a quest’ora, il cielo è terso e l’aria è gelida. È la prima tappa del tour quotidiano del “Rifugio 1”, della Ronda della Carità. Arriviamo sul posto su un furgone con tre posti, a cui si accodano gli altri volontari che si spostano organizzandosi con le auto. Imbastiamo un banchetto, sistemando due tavole sopra le quali appoggiamo le grosse pentole con la pasta al pomodoro da una parte, e condita con il pesto nell’altra. Ognuno si occupa di qualcosa: la signora al mestolo pesca per due volte metà porzione e la mette nel piatto che un altro passa assieme ad una forchetta. Per secondo questa sera abbiamo un po’ di verdura assieme a del pesce impanato. Chi vive all’aperto, ha vita più breve, c’è poco da fare. In molti non superano le notti più fredde dell’inverno, nonostante le coperte, il tè e le brioches che attendono di essere consumate la mattina dopo. Kofi Boateng è spirato così, la notte del 28 dicembre. E come lui altri quattro nell’ultimo anno. «Non è accettabile avere morti a norma di legge», dice Alessandro, consigliere della Ronda che quella sera ci accompagna nel viaggio. «Con le amministrazioni abbiamo confronti continui per chiedere che, almeno nel periodo invernale, ci aiutino a trovare il modo per andare in deroga con le norme che vietano ai senzatetto di dormire fuori dalle stazioni o comunque in luoghi dove è possibile trovare riparo». A normare tutto però sono spesso leggi nazionali. 36

DI MARCO MENINI


NON SOLO CIBO MA ANCHE INDUMENTI L’associazione organizza raccolte di coperte, indumenti intimi (particolarmente necessari durante tutto l’arco dell’anno), e capi di abbigliamento. Nei tre furgoni che ogni sera scivolano nelle vie della città c’è un po’ di tutto questo. Un ragazzo si stacca dalla fila per il cibo, avrà poco più di vent’anni. Chiede dei vestiti, prova dei jeans, ne misura la larghezza e compara la taglia con la lunghezza dell’avanbraccio. Tutto scorre veloce in quegli attimi che contano più di qualsiasi altro minuto della giornata. Il jeans può andare bene. Si porta via un sacchetto con dentro le solite cose, con l’aggiunta di una brioche in più. «Il piatto di pasta è solo lo strumento per stabilire un contatto – dice Paolo (un altro volontario), sottovoce, mentre distribuiamo il cibo – e per restare ad ascoltare le parole dell’altro». C’è Mohamed che tutti chiamano “zio”. È

il più euforico e loquace. Qualcuno, prima in disparte, si lascia trascinare dal suo carisma e si avvicina. Lamenta un perseverante bruciore allo stomaco, la pasta al pomodoro non la può mangiare. Ripiega sul dolce, a cui non dice mai di no. Mohamed si separa dall’amico, forse ancora minorenne, di certo solo e senza famiglia. Ognuno per la sua strada, sorridono. Rimbastiamo tutto: le pentole e le tavole tornano sul furgone. È arrivata una richiesta da parte di un uomo di mezza età, su segnalazione di alcuni cittadini del quartiere, che chiede il sostegno della Ronda. Ci aspetta all’interno di un’auto vecchia ferma in un parcheggio di Borgo Roma. Sopra l’auto c’è un canestro da basket. Lo ascoltiamo, gli lasciamo l’essenziale e ci saluta continuando a ringraziarci. «Certe persone hanno solo bisogno di essere ascoltate per ritrovare la fiducia», spiega rapido Alessandro. ■ Alcuni volontari della Ronda della Carità

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SOFIA, AFFETTA DA SORDITÀ. DIPINGERE È LA SUA MUSICA

IO I COLORI LI SENTO

Sofia Inès Musumano

L’abbiamo incontrata in un freddo pomeriggio di febbraio a Villa Venier a Sommacampagna, dove ha esposto il frutto di almeno un paio d’anni di lavoro: centinaia di quadri riuniti tutti sotto un unico titolo “I colori che sento”. Sofia Inès Musumano, artista veronese affetta da sordità profonda, ci ha parlato della sua passione: la pittura, che fin da piccola l’ha aiutata a superare ostacoli che sembravano insormontabili.

C

olori come parole che riecheggiano nell’aria, forme figlie del silenzio ma nate per fare rumore. È un’arte unica nel suo genere, dirompente in tutti i sensi, quella di Sofia Inès Musumano, pittrice veronese di 27 anni originaria dell’Argentina, che fin dalla nascita ha dovuto fare a meno di uno dei sensi più importanti: l’udito. DALL’ARGENTINA AI PENNELLI Sofia, arrivata in Italia quando aveva solo sei anni insieme ai genitori e alle sorelle più piccole, ha dovuto sgomitare per trovare il suo posto nel mondo e, con l’arte, sembra averlo trovato per davvero. Dipingere, per Sofia, è una necessità: un modo per descrivere le emozioni che prova, per comunicare al di là delle parole: «Le scuole per sordi in Argentina non mi volevano perché avevo problemi di comportamento e di attenzione, quindi i miei genitori hanno deciso di venire in Italia, dove avevano alcuni parenti a Desenzano. Ho frequentato le elementari all’istituto Provolo di Verona. Alle medie ho finalmente imparato la LIS (lingua dei segni, ndr) e alle superiori ho frequentato il liceo artistico Nani Boccioni». La svolta è arrivata però a una manciata di chilometri da Verona: «Dopo un anno all’accademia di Belle Arti, ho iniziato la scuola d’arte Brenzoni a Sant’Ambrogio di Valpolicel-

la e lì ho iniziato ad esprimermi con pienezza grazie alla fiducia che mi ha dato il professor Sebastiano Zanetti». Nata in una famiglia di musicisti, anche Sofia ha sempre avuto e coltivato la sua vena artistica arrivando in tempi recenti a esporre le proprie opere a Venezia, a Bologna e addirittura in Austria: «A casa ricordo di avere una pagina di giornale nella quale c’è la cronaca di un concorso di disegno per bambini del canoa club di Chacosmùs, vicino a Buenos Aires. La bambina che aveva vinto ero io. Ho sempre disegnato, sperimentando con l’arte, ma è stato solo quando qualcuno mi ha dato il suo sguardo di fiducia che ho iniziato ad ascoltare “i colori che sento”». Ed è da qui che arriva il nome di alcune delle esposizioni della giovane pittrice, l’ultima delle quali terminata il 29 febbraio scorso a Villa Venier. USCIRE DAL SILENZIO CON I COLORI Un ensemble di centinaia di quadri di diverse dimensioni, dai colori vividi e vibranti capaci di parlare direttamente all’osservatore: «Sembra complesso, ma in realtà sentire i colori è qualcosa di connaturato in me. Scelgo un’opera dalla quale prendere ispirazione, la osservo a lungo ed entro nelle sue linee. Scopro i legami nascosti tra la plasticità, i colori, le emozioni e queste impressioni prendono forma in me. Il re38

DI GIORGIA PRETI


CON I COLORI, LA PITTURA E L’ARTE SOFIA RIESCE AD USCIRE DA QUELLO CHE DEFINISCE UN «SILENZIO COSÌ RUMOROSO DA ESSERE ASSORDANTE» ED ENTRA INVECE NEL SUO MONDO IDEALE, DOVE LA SOLITUDINE NON È CONTEMPLATA sto è liberare questa forza espressiva attraverso i mezzi che ho». Con i colori, la pittura e l’arte Sofia riesce ad uscire da quello che definisce un «silenzio così rumoroso da essere assordante» ed entra invece nel suo mondo ideale, dove la solitudine non è contemplata. Grazie al suo dono, infatti, Sofia viene spesso coinvolta in laboratori didattici nelle scuole veronesi dove, oltre a far scoprire la bellezza dei colori e della pittura ai bambini, insegna anche la LIS: «Ogni premio e riconoscimento, ogni mostra e attività con i bambini l’ho sempre vissuta con grande emozione e commozione. Spero che in futuro i laboratori di arte e LIS iniziati nelle scuole continuino. La gioia che ricevo è indescrivibile. Ogni volta mi stupisce scoprire che i bambini, una volta tornati a casa, insegnano ai loro genitori ciò che hanno imparato con me».

allestire Villa Venier» ci ha confessato Maria Gioia, sorella minore di Sofia quando l’abbiamo incontrata. Il futuro per la giovane artista è ancora un mistero, ma di una cosa è certa: «Non desidero cambiare nulla del mio passato. Sarò sempre un’artista: farò altre mostre a Verona, però vorrei portare la mia arte in giro per l’Italia. Per il resto aspetto sorridente che il futuro superi le mie aspettative, portandomi nuovi progetti, attività e amicizie». ■

GUARDA L’INTERVISTA

LA FAMIGLIA COME FORTEZZA D’AMORE Tassello fondamentale della vita di Sofia è la sua famiglia: papà Miguel Angèl, mamma Adriana e le sorelle, che hanno costruito intorno a Sofia una fortezza d’amore dandole la forza di credere in se stessa e aiutandola nell’organizzazione delle mostre: «Ci abbiamo impiegato sei ore per Sogno d'amore, Acrilici e pastelli, olio su tela SPAZIO PUBBLICITARIO

Business Design, la testimonianza di Art Color Marta e Devid, compagni nella vita e nel lavoro, hanno fondato ad Isola della Scala (VR) Art Color, ditta che realizza tinteggiature e decorazioni per privati e aziende. Il loro desiderio è di essere riconosciuti come artigiani che offrono un servizio che possa fare stare bene il cliente prima, dopo e durante assistendolo nella scelta dei colori/materiali, garantendo un’esecuzione a regola d’arte e arrecando il minimo disagio.

CRITICITÀ «Per noi è importante conoscere e stare vicino al cliente. Cerchiamo sempre di proporre materiali e tecniche innovative per offrire comfort agli ambienti rispettando tutte le normative ambientali» commenta Marta, che si divide fra gli impegni familiari e l’organizzazione delle attività. «Nel nostro settore ci sono concorrenti che lavorano a prezzi molto bassi. Non è sempre facile far capire

le differenze al cliente finale che vorrebbe qualità e prezzo. Il lavoro c’è, ma i margini preoccupano» dice Devid, che opera nel settore da più di 20 anni sul territorio veronese.

IL METODO DELLE 3A «Avevo appena terminato una breve presentazione ad un evento di networking e Marta era molto curiosa di applicare il Metodo delle 3 A alla sua azienda» ricorda Pietro. Dopo un po’ di tempo Marta e Devid hanno deciso di lavorare con Pietro per definire meglio la strategia di crescita di Art Color.

SOLUZIONE «Siamo partiti dal perché i clienti ci chiamano e abbiamo definito con precisione che tipo di servizio proporre» commenta Marta. Art Color ha così ristrutturato le partnership con i colorifici, ha

Pietro Pecchini, Business Designer introdotto nella propria offerta differenti livelli di qualità e tempi di esecuzione e la possibilità di un servizio continuativo nel tempo.

RISULTATI «Abbiamo avuto l’opportunità di chiarirci le idee e affrontare in modo semplice problemi che continuavamo a rimandare - concludono Marta e Devid – Rimane ancora il sogno dell’Art Color Club di cui parleremo con Pietro ai prossimi incontri».

39 www.pietropecchini.it - Tel. 335 1770660 - e-mail: pietro@pietropecchini.it


L’ASSOCIAZIONE VERONA NETWORK, DEI IL VERONESI FOCUS SUL PROTAGONISTI MONDO SPORTIVO

I relatori con il direttore Matteo Scolari

SPORT E TEMPO LIBERO: BUONA LA PRIMA Giovedì 13 febbraio si è svolta nella sede dell'Associazione Verona Network la prima edizione del workshop Verona Sportiva - Stati Generali dello Sport e del Tempo Libero. Al tavolo dei relatori grandi attori del settore sportivo nazionale e locale. DI SAMANTHA DE BORTOLI

I

mpegno. Cooperazione. Crescita. Un climax che descrive la buona pratica sportiva, assimilabile, a tutti gli effetti, a un processo di educazione e formazione. Sulla base di questa consapevolezza, l’Associazione Verona Network ha organizzato giovedì 13 febbraio, alle 17, la prima edizione del workshop Verona sportiva – Stati Generali dello Sport e del Tempo Libero nella sede di via Torricelli 37. Un’occasione per riflettere sui valori di cui lo sport è promotore insieme a grandi attori del settore: Damiano Tommasi, Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Gianni Gobbi, Presidente dell’Associazione Straverona, Rita Zoccatelli, Presidente provinciale di CSI Verona, Roberto Nicolis, Presidente dell’Associazione La Grande Sfida Onlus e Mario Gennaro, Presidente della sezione scaligera dell’Associazione Italiana Arbitri. IL VERO SIGNIFICATO DELLO SPORT Al centro della discussione il vero significato dello sport e il ruolo, sempre più rilevante, che riveste nella nostra vita quotidiana, come emerge anche dall’indagine condotta dalla Regione Veneto nel 2019: i dati raccolti dal Coni, infatti, contano quasi 500 mila atleti tesserati delle Fsn e delle Dsa, oltre 5000 società sportive e quasi 97 mila operatori sportivi. Il dossier non parla solo di professionisti, dunque, ma anche di coloro che attri-

buiscono alla pratica sportiva un’importante funzione di prevenzione e salute psicofisica. È opinione comune a molti di noi, quindi, che lo sport contribuisca al miglioramento dello stile di vita e che, nella veste di propulsore di valori quali sacrificio, condivisione e rispetto concorra all’educazione dei giovani e, di conseguenza, alla costruzione della società. I VALORI DA RICORDARE Durante l’incontro, i cinque Presidenti hanno messo in evidenza il vero significato dello sport. «I progetti di team building delle aziende si basano sui principi dello sport – spiega Damiano Tommasi – ed è questo il motivo per cui si continua a prestare molta attenzione alle discipline sportive». «Lo sport è forse il mezzo che facilita e velocizza maggiormente il processo di inclusione – continua Rita Zoccatelli – perché è uno degli elementi costitutivi della sua essenza». «Correre, anche da soli, ma soprattutto in compagnia – prosegue Gianni Gobbi – è sicuramente un bel modo per vivere la città e il territorio che ci circonda». «Lo sport rappresenta un’opportunità per mettersi alla prova – sottolinea Roberto Nicolis – e di conoscere e incontrare altre persone attraverso le proprie passioni». «Grazie all’attività sportiva – conclude Mario Gennaro – riusciamo a trasmettere ai giovani carattere e personalità». ■ 40

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SPORT SPECIALE

Di corsa verso il benessere

Il movimento fa bene al corpo, alla mente e all’umore Cheerleader

A Verona il campionato europeo 2020

Arbitro

Cibo e sport

Una professione anche al femminile

Gli errori da evitare

a cura di Camilla Faccini 41

Yoga e pilates Differenze e aspetti in comune


Rimettersi in forma T Speciale San Valentino

ornare in forma, perdere qualche chilo di troppo, ritrovare la propria condizione fisica ideale perduta, migliorare resistenza ed elasticità del proprio corpo. Se tanti sono i vantaggi di svolgere attività fisica regolarmente, altrettanto difficile è decidere di iniziare e trovare la forza per continuare a svolgere l’attività. La chiave, oltre che nella costanza, sta nell’evitare le soluzioni drastiche. Ecco qualche consiglio per chi vuole iniziare a cambiare il proprio stile di vita.

ECCO DA DOVE PARTIRE 42


MOVIMENTO Partite da cose semplici, giocando d’astuzia: ci sono un sacco di accorgimenti per tenersi attivi che non richiedono grande sforzo. Iniziate con l’abbandonare la macchina per brevi spostamenti che potete fare anche a piedi, investendo solo qualche minuto in più del vostro tempo. Se possibile, scegliete sempre le scale anziché prendere l’ascensore per raggiungere un determinato luogo. Gradualmente potete iniziare a spostarvi in bicicletta o scegliere la corsa. Se volete allenare, con un breve allenamento, tutti i muscoli del corpo potete optare per il nuoto. ALIMENTAZIONE Fondamentale, per rimettersi in forma, che l’alimentazione sia sana e corretta. Niente allarmismi: anche qui si possono seguire dei semplici accorgimenti per rendere più naturale un mutamento nelle

abitudini alimentari. La prima cosa che si può fare, per le giornate lavorative, è impegnarsi a preparare i pasti a casa, evitando così cibi eccessivamente calorici o condimenti troppo grassi. Abbondare con le verdure è un altro utile escamotage: fanno sentire sazi prima e più a lungo. Consigliata, inoltre, l’eliminazione di bevande gassate e zuccherate e cibi ad alto contenuto di sale. RIPOSO È risaputo che dormire almeno 7-8 ore a notte aiuta a mantenersi in forma, ma attenzione a non confondere il riposo con uno stile di vita sedentario. Riposare il giusto, alternare sport e momenti di recupero, avere uno stile di vita equilibrato aiuta a rimettersi in forma e, soprattutto, permette di mantenere sotto controllo lo stress. No, dunque, alle ore piccole: la tentazione di spuntini notturni è sempre dietro l’angolo!

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Cibo e Sport gli errori da evitare ttività fisica e alimentazione sono un binomio indissolubile, fattori che concorrono al benessere psico-fisico di ognuno di noi. Prestare attenzione a cosa e come si mangia prima, durante e dopo l’attività fisica è dunque fondamentale: sono anche le scelte alimentari, infatti, a determinare i risultati sportivi.

PAROLE D’ORDINE: IDRATAZIONE E PASTO DI RECUPERO SUBITO DOPO L’ALLENAMENTO

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IDRATAZIONE Assumere acqua, per chi fa sport, è fondamentale, una pratica da ripetersi prima, dopo e durante l’attività fisica. Tenete sempre presente che la quantità di acqua che dovete assumere dipende dalle perdite dovute alla sudorazione, alla durata e all’intensità dell’allenamento. Talvolta è possibile consumare anche bibite ricche di sali minerali, mai abusandone e mai sostituendole all’acqua. NON ALLENARSI A DIGIUNO Che vi alleniate al mattino, nella pausa pranzo o dopo una giornata di lavoro ricordate l’importanza degli spuntini pre-allenamento, per dare al corpo la giusta energia prima di grandi sforzi. Evitando, ovviamente, di mangiare a ridosso dell’attività fisica, affrontare lo

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sport a stomaco vuoto può avere effetti negativi. Nella scelta dello spuntino, ricordate sempre di bilanciare carboidrati, grassi e proteine; meglio evitare alimenti con zuccheri aggiunti o troppo raffinati. RECUPERARE LE ENERGIE DOPO L’ATTIVITÀ SPORTIVA Tanto importante quanto lo spuntino pre allenamento, il pasto che segue l’attività fisica permette di reintegrare le energie e i componenti persi durante l’attività. Il momento migliore del pasto di recupero sarebbe nell’immediato post allenamento, tra i 15 minuti e l’ora dalla fine. È proprio in questo intervallo di tempo, infatti, che i tessuti muscolari e connettivali “danneggiati” durante l’attività sportiva vanno a ricostruirsi.


Yoga e Pilates

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iscipline sempre più in voga in tempi frenetici, Yoga e Pilates aiutano il corpo e la mente, permettendo di abbinare esercizio fisico mirato a pratiche di rilassamento. Al centro di entrambe le discipline la volontà di migliorare l’elasticità del corpo e una grande attenzione alla respirazione durante l’esecuzione degli esercizi. Spesso identificate come interscambiabili, Yoga e Pilates soddisfano, in realtà, esigenze molto differenti.

Lo Yoga, disciplina antichissima, affonda le sue radici nell’Oriente di secoli lontani. Per come è conosciuto oggi, lo Yoga non è che una piccola parte di una filosofia vera e propria che promuove la focalizzazione sulla propria interiorità e sull’ascolto del proprio corpo.

TOCCASANA PER MENTE E CORPO, MA OCCHIO A NON CONFONDERLI

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Il metodo Pilates è invece stato ideato in tempi molto più recenti. Fu Joseph Hubertus Pilates, nei primi anni del ‘900, ad intuire e codificare le tecniche di questo nuovo metodo di allenamento volto a tonificare il corpo e a migliorare la postura, la forza e la flessibilità di chi lo pratica. Se dunque entrambe le discipline insegnano ad allineare corpo e mente, lo Yoga insiste fortemente sulla meditazione volta all’ottenimento di un benessere spirituale, oltre che fisico. La salute della mente, quindi, è posta nello Yoga in assoluto rilievo; nel Pilates, contrariamente, questo beneficio è conseguenza di un miglioramento delle condizioni fisiche di chi lo pratica.

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Cheerleading A VERONA IL CAMPIONATO EUROPEO 2020

Piroette, pon pon, salti acrobatici e divise colorate. In America le cheerleader sono un’istituzione, nate più di cento anni fa e immancabili negli intervalli di appuntamenti sportivi. In Italia, il cheerleading manca ancora della giusta valorizzazione ma a discapito di semplicisti stereotipi da film, essere cheerleader significa praticare un vero e proprio sport, impegnativo, fatto di sacrifici e innumerevoli rischi. Ginnastica artistica, danza, elementi acrobatici: essere cheerleader richiede grande flessibilità, atleticità, resistenza ad allenamenti molto intensi e grande agonismo. Fondata nel febbraio 2013, la Federazione Italiana Cheerleading e Cheersport (FICEC) è nata con l’intento di promuovere, organizzare e diffondere l’attività di questo sport in Italia seguendo le indicazioni ed i dettami della International Cheer Union (ICU), ente mondiale di riferimento. A luglio 2020 in programma un evento sportivo unico nella storia italiana che coinvolge direttamente la nostra città. 48

A inizio estate andrà in scena a Verona il campionato europeo di cheerleading: è la prima volta che l’Italia organizza e ospita una manifestazione di questo livello per quanto riguarda questo sport, a testimonianza dell’affermazione in costante crescita di questa disciplina. I Campionati Europei dureranno tre giorni e vedranno gareggiare circa 4 mila atleti. Complessivamente tra allenatori, accompagnatori e sportivi, Verona sarà chiamata ad ospitare oltre 6 mila persone.



Professione arbitro (anche al femminile) UNA MANSIONE OGGI PIÙ CHE MAI APERTA ANCHE AL GENERE FEMMINILE PERCHÉ LO SPORT SPESSO RIESCE AD ESSERE VOLANO DI CAMBIAMENTI ANCHE CULTURALI DI ALICE MARTINI

Il ruolo dell’arbitro di calcio, per la sua posizione di responsabilità, richiede consapevolezza ed equilibrio. Una mansione oggi più che mai aperta anche al genere femminile, mostrando come lo sport sia spesso motore del rinnovamento del pensiero culturale. Uno degli sport più seguiti in Italia è certamente il calcio, attività di agonismo e sacrificio che sa unire gli undici componenti di una squadra nell’obiettivo comune: vincere la partita. Il compito oneroso di tenere gli equilibri della gara sta nelle mani e nel fischietto di chi quella partita la dirige: l’arbitro. Una figura contestata e quasi mai gratificata ma che nel gioco delle parti mantiene gli equilibri, cercando di gestire con autorevolezza il proprio ruolo di giudice. Il compito non è sempre semplice: essere arbitro richiede molta concentrazione e una preparazione mentale in grado di anticipare e prevenire le possibili problematiche che possono accadere, sul campo così

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come nella vita. Arbitrare ti insegna ad esercitare la capacità di prevenzione, che permette al giudice di gara di agire con saggezza, cercando di tutelare il bel gioco e l’integrità fisica dei giocatori. Ma diventare arbitro è anche e soprattutto uno stile di vita, un atteggiamento che ti aiuta a crescere, soprattutto per chi ci si approccia in giovane età, come sportivo, ma soprattutto come persona. Insegna un senso di responsabilità che spesso è sacrificato in un mondo come quello moderno. E se ad arbitrare fosse una ragazza? Questo è un ulteriore passo avanti che si è fatto negli ultimi anni, quando la presenza femminile è molto aumentata nei ranghi arbitrali. All’inizio, forse non è stato un processo immediato ma lo sport ha il merito di essere anche motore di rinnovamento del pensiero. Oggi anche la sensibilità femminile fa parte del movimento arbitrale, più che mai adatto a questo ruolo di così grande responsabilità.


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e ci domandassero qual è la prima cosa a cui pensiamo quando si parla di “sport”, probabilmente la maggior parte di noi risponderebbe “il calcio”. In Italia il mito del calcio ha radici molto profonde: tutti abbiamo in famiglia almeno un componente che gioca per passione in una squadra o ci ha giocato da bambino, per non parlare delle folte schiere di tifosi che seguono con fervore le partite allo stadio o davanti al televisore. Un amore, quello per il calcio, talmente forte che si è tradotto nel linguaggio comune in espressioni quali “squadra del cuore” e “fede calcistica”, arrivando, dunque, a toccare campi semantici propri della sfera amorosa e persino della religione. Eppure, il calcio, favorito per engagement, non è il solo a cui vengono attribuite proprietà speciali: tra le discipline sportive ve ne sono alcune che, per definizione, vengono accostate all’“arte”: le arti marziali, la ginnastica artistica, l’arte circense.

Dove arte e disciplina si compiono a mezz’aria ACROBAZIE, FUNAMBOLISMO, TESSUTI SI UNISCONO, NELLE DISCIPLINE CIRCENSI, ALLA CAPACITÀ DI ESSERE, AL CONTEMPO, ATLETI E ATTORI. ANDREA TOGNI CI HA SPIEGATO COSA RENDE ARTE IL CIRCO.

Perché non sentiamo mai parlare, se non in senso puramente metaforico, di “arte del calcio” o “arte del tennis, della pallavolo, del basket”? Dedizione, sacrificio, costanza sono denominatori comuni agli atleti di ogni disciplina sportiva, soprattutto a livello professionale; ma allora qual è il fattore che differenzia “le arti sportive” da quelli che siamo abituati a pensare solo come “sport”? Un tentativo di risposta potrebbe riguardare, da un lato, l’individualità, rispetto al gioco di squadra; dall’altro, lo spazio principale in cui l’atleta si muove, l’aria, rispetto al terreno. L’arte circense, in questo senso, abbraccia un ampio numero di discipline prettamente aeree, come le acrobazie, il funambolismo, il trapezio, la corda, i tessuti, i cerchi, attività che richiedono agli atleti una solida preparazione fisica e mentale. Allo stesso modo, l’individualità gioca un ruolo di primo piano nella dimensione circense, che vede l’artista non solo come atleta ma anche come attore, che agisce sulla scena secondo una precisa poetica e un determinato intento comunicativo.

DI SAMANTHA DE BORTOLI

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Potrebbero essere proprio queste le motivazioni che elevano le discipline del circo ad “arte”, configurandole quali risultanti di un match perfetto tra attività sportive e abilità interpretative. È proprio nella nostra città, a Verona, che nel 1988 Egidio Palmiri, padre del circo italiano da poco scomparso, fondò l’Accademia d’Arte Circense. A dirigerla, dal 2004, un grande nome del settore: Andrea Togni. «Oggi l’Accademia continua a essere un luogo assolutamente florido, viste le numerose richieste d’ingresso che riceviamo. Questo successo è dato sicuramente dai risultati che abbiamo raggiunto con costanza negli anni a livello professionale, grazie anche alla partecipazione e alla vincita di numerosi premi al Festival mondiale del Circo di Monte Carlo; ma altresì dal fatto che, a livello amatoriale, più di cento ragazzi veronesi ci abbiano scelto come alternativa agli sport più comuni, perché attribuiscono all’Accademia una funzione altamente educativa, dove si impara a lavorare su stessi, non attraverso le competizioni: nello sport ci sono tanti perdenti e pochi vincitori, mentre qui il ragazzo compete con se stesso proprio per migliorarsi, non solo fisicamente ma anche come persona».

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IL PROGETTO DI RIGENERAZIONE URBANA TRA DUBBI E PROSPETTIVE

Adige Docks veduta aerea

ADIGE DOCKS, ECCO IL NUOVO TEMPIO DELLO SPORT

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Sport, salute e benessere. Questa la promessa della proprietà di Adige Docks, l’ex area ferroviaria incastonata fra Porto San Pancrazio, ferrovia e Parco dell’Adige sud. Oltre 25mila metri quadrati dal degrado a un innovativo centro sportivo. Una prospettiva di rigenerazione urbana, che preoccupa però i residenti: la condizione della viabilità nel quartiere, già carente, rischia di diventare insostenibile.

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opo anni di degrado, sono iniziati i lavori all’interno dei due enormi capannoni, di proprietà del gruppo altoatesino Unterberger dal 2008. Adige Docks: 28mila metri quadrati di spazi coperti, costruiti dalle Ferrovie dello Stato negli anni ‘80 e abbandonati da tempo. «La sfida era trovare un contenuto adatto, vista la particolarità della zona» spiega Paolo Bertelli, veronese con esperienza nel recupero di aree industriali dismesse. Scelto il tema sportivo, restava la necessità di recuperare, per quanto possibile, gli edifici esistenti. «A parte il magazzino automatizzato, già in fase di demolizione, verrà mantenuto il 70 percento delle strutture originali». L’iniziativa ha visto la luce attraverso lo Sblocca Italia, ora procedono parallelamente l’iter normativo, progettuale e dei lavori. IL PROGETTO «Abbiamo già individuato i partner che ge-

stiranno gli spazi sportivi» spiega Bertelli. Sono previste aree coperte per vari sport, dai più classici a una pista da ghiaccio per pattinaggio artistico, hockey e short track. E poi sollevamento pesi, parkour e tiro con l’arco, fra gli altri. «Ci saranno aree complementari all’attività sportiva e alcune eccellenze: spazi per start up, per la formazione e per un museo dello sport». Tante discipline, con l’obiettivo di coinvolgere più persone a fare sport. «Non ci interessa un livello d’élite, ma dare opportunità a chi non fa attività. Per questo ci saranno sconti per residenti e famiglie della 6^ e 7^ circoscrizione, agevolazioni per anziani e orari dedicati alle scuole» sottolinea Bertelli. LE OPERE PARALLELE «Varie opere pubbliche, a carico della proprietà, stanno continuando il percorso fra uffici comunali e giunta» spiega l’assessore all’Urbanistica Ilaria Segala. Le nuove opere 54

DI ALESSANDRO BONFANTE


sono parte di una riprogettazione complessiva dell’arteria corso Venezia-via Unità d’Italia che, con un sistema di rotonde, «diventerà simile a corso Milano, per migliorare la sicurezza e fluidificare il traffico». È previsto inoltre un sovrappasso ciclopedonale, che collegherà Borgo Venezia al Porto. LE CRITICITÀ Durante l’assemblea pubblica dello scorso gennaio, organizzata dalla settima circoscrizione, sono emerse alcune criticità in merito ai collegamenti viabilistici e al traffico che potrebbe generarsi. Porto San Pancrazio, con le sue stradine anguste, soffre il transito di chi sfrutta il quartiere come congiunzione fra Borgo Roma e zona est di Verona. «Con un’opera simile è logico prevedere del traffico extra, ma sarà spalmato su

L’area “Adige Docks” Superficie del lotto: 68.661 mq Volume esistente: 257.135 mc Volume di progetto: 201.874,86 mc, Superficie coperta attuale: 28.450 mq Superficie coperta di progetto: 26.057 mq Alberi previsti: 420, di 36 specie diverse

tutto l’orario di apertura» afferma il presidente della 7^ circoscrizione Marco Falavigna. Nel frattempo, si studia una soluzione migliorativa. «Abbiamo avviato un dialogo con Rfi (Rete ferroviaria italiana) per rendere definitiva una strada che sarà realizzata con l’arrivo del cantiere del Tav» annuncia Falavigna. La strada provvisoria costeggerà la ferrovia dalla zona sud di San Michele, fino a 50 metri dagli Adige Docks. «La proposta è di asfaltarla e renderla una via d’accesso all’area sportiva per chi viene da est, evitando quindi il passaggio per il Porto». Nelle prossime settimane, come promesso ai cittadini, sarà convocata un’altra assemblea pubblica, questa volta con l’assessore alla Viabilità Luca Zanotto, per affrontare la questione del traffico.■

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IL DIABETE, IL CICLISMO E LA STORIA DI UMBERTO

Umberto Poli

OLTRE TUTTI GLI OSTACOLI Al ciclista bovolonese, classe 1996, nel 2012 viene diagnosticato il diabete di tipo 1. Quel giorno di ottobre inizia una salita destinata a caratterizzare tutta la sua vita: la storia di Umberto Poli insegna come a fare la differenza non sia la grandezza dei problemi, ma la mentalità con cui ci relazioniamo ad essi. DI MATTEO LERCO

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a vita, secondo il pastore evangelista Charles Swindoll, è composta per il 10 percento da ciò che ci accade e per il restante 90 percento dal modo in cui reagiamo ad esso. L’esistenza di Umberto Poli, ciclista veronese classe 1996, è un inno alla perseveranza con cui tutti noi possiamo vivere quel 90 percento. La «bici» per Umberto non è stato il classico appuntamento col destino, bensì un fuoco che è divampato col tempo. Dopo gli approcci primordiali con il ciclismo nella Luc Bovolone, squadra del suo paese, si dedica al calcio, al judo e al tennis, prima di scoprire come le due ruote fossero per lui uno scopo, più che un passatempo. A dodici anni Umberto riprende dunque a pedalare e i risultati fin da subito premiano l’esser tornato in sella: arrivano i primi piazzamenti importanti, specchio del talento di un giovane che può arrivare allontano. LA DIAGNOSI E LA RIPARTENZA Il 7 ottobre 2012 si imbatte però in una sliding door che gli cambia irreversibilmente la vita. «All’epoca correvo sempre col mio team di Bovolone – spiega Poli – durante le corse però iniziavo ad avvertire una fatica

sovraumana, passavo nottate insonni e capitava spesso di andare in bagno. Soprattutto durante gli allenamenti mi sentivo costantemente privo di energie e questo con il passare del tempo si è tramutato in un campanello d’allarme. Il mio allenatore mi ha consigliato di andare in ospedale e lì, dopo pochi esami, tutto è cambiato. Venni immediatamente ricoverato in codice rosso: la macchina della glicemia arriva a segnare fino ad un indice di 500 ed io ero già oltre i 700. Rimasi nella struttura per una settimana e mi venne diagnosticato il diabete di tipo 1». La notte è sempre più buia prima dell’alba. Resosi completamente conto del cambiamento a cui era destinata la sua quotidianità, Umberto si rimbocca le maniche e, dopo aver calibrato i giusti rapporti, inizia la scalata. «Nonostante le difficoltà non ho mai considerato l’ipotesi di gettare la spugna – prosegue – volevo dimostrare che fosse possibile coniugare la mia malattia con una carriera sportiva agonistica e quindi, dato che non esistono vademecum sulla pratica dello sport se si è affetti da diabete 1, ho iniziato a fare test sul mio fisico. Ho impiegato circa un anno e mezzo per conoscere a fondo il mio organismo, ma 56


«NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ NON HO MAI CONSIDERATO L’IPOTESI DI GETTARE LA SPUGNA. VOLEVO DIMOSTRARE COME FOSSE POSSIBILE CONIUGARE IL DIABETE CON UNA CARRIERA SPORTIVA AGONISTICA» alla fine sono riuscito a capire perfettamente il fabbisogno di zuccheri di cui necessito. Sono giunto ad una tale consapevolezza di ciò che sono che non mi servo di strumenti per provare la glicemia: misuro il livello alla mattina e alla sera, mentre per il resto della giornata baso tutto sulle sensazioni».

dell’esordiente, ma sono rimasto davanti a tutti fino a cinquanta chilometri dall’arrivo. È stata un’emozione che resterà per sempre scolpita nel mio cuore». ■

IL PRIMO CONTRATTO DA PROFESSIONISTA Nel 2016 Umberto firma il primo contratto da professionista con la Novo Nordisk, team composto da soli atleti affetti da questo specifico tipo di patologia. «Nel 2014 mi chiesero di prendere parte ad un training camp ad Atlanta, sede di questa realtà sportiva di vocazione internazionale – aggiunge – e dopo due anni ho siglato il primo contratto da professionista. Sono onorato di far parte di un collettivo del genere in quanto si propone come fine quello di stimolare e spronare tutti coloro che si trovano nella mia stessa situazione a non arrendersi. “Ispirare” è uno dei fini più nobili a cui deve tendere lo sport». La fuga alla Milano-Sanremo nel 2017 rappresenta il momento più alto della sua giovane storia sportiva. Un’impresa da leggere come tappa in un processo di crescita e non come punto d’arrivo. «Mi dissero che avrei dovuto correre solo tre giorni prima dell’evento – conclude – al massimo fino a quel momento avevo percorso duecento chilometri in allentamento, figurarsi pensare di arrivare a trecento in una gara del genere! Sarà stata l’adrenalina 57


MORIS ATTRAVERSA LA LESSINIA (E IL MONDO) CON I SUOI PENNELLI

IL PITTORE DELLE CONTRADE In fondo, la vita di ogni uomo si realizza pienamente solo quando egli prende coscienza di sé e riesce a diventare ciò per cui è profondamente chiamato. La vita di Maurizio Sommacampagna, di professione pittore itinerante, vero e proprio bohémien, è un esempio lampante di questa grande verità, che però ha spesso bisogno di molto coraggio per essere realizzata.

L

ui ci è riuscito, pur attraversando scelte difficili, a tratti estreme, per alcuni inconcepibili; ma che gli hanno consentito di ricongiungersi con la parte più profonda di se stesso, e di ritrovare, così, forse, un po’ di pace. Sin da bambino Maurizio, nato in Francia da genitori veronesi emigrati nelle Ardenne nei primi decenni del ‘900, e rientrati in Italia solo 6 anni dopo la sua nascita, sente l’urgenza di entrare “dentro” la realtà e di darne una sua rappresentazione attraverso colori, forme e dimensioni. A otto anni inizia così a dipingere e a dieci vende i suoi primi quadri ad alcune amiche di sua madre. È sempre a casa sua che fa un incontro fondamentale: il dentista di famiglia, che li visita di tanto in tanto, ama dipingere e un giorno mostra a Maurizio un suo dipinto che ritrae dei tulipani. Il piccolo ne rimane estasiato, e rimane ancor più colpito quando scopre dai racconti del signore, ormai piuttosto anziano, che quest’ultimo si recava addirittura in Svizzera a comprare il materiale per dipingere e che qui si fermava anche per seguire dei corsi di pittura. Maurizio è entusiasta e già fremente, ma ancora inesperto, quando si ritrova tra le mani la cassetta dei colori ricevuta in dono dal dentista-artista, un grande tesoro che non riesce ancora a dare frutti ma che lo conduce verso un periodo importante della sua vita. Inizia, infatti, per il giovane aspirante pittore, un lungo periodo di riflessione, di incontri importanti e di sperimentazioni, soprattutto attraverso opere grafiche, con le quali vince una serie importante di concorsi.

FALEGNAME E PITTORE INSIEME Dopo la grafica, Maurizio sente di potersi dedicare completamente alla pittura, passione che coltiva continuando a lavorare come falegname, prima come dipendente e poi come libero professionista. Nel frattempo frequenta altri maestri artisti dai quali cerca di imparare tutto ciò che è possibile. Sono anni difficili, quelli, per lui, che si sente imprigionato in una vita che non gli corrisponde e destinato ad una professione che non lo realizza. Sono lunghi giorni in cui l’artista e l’uomo sono divisi: da una parte c’è il desiderio di dare sfogo alle proprie ispirazioni artistiche, di creare, di dare forma al proprio immaginario che irrompe ovunque, dall’altra gli obblighi, le regole e le convenzioni sociali, il non sentirsi capito e accettato. Un giorno, Maurizio, dopo aver abbandonato il lavoro per dedicarsi alla sua passione, vede finire il proprio matrimonio, e si ritrova per strada a Negrar, solo e senza casa. Sembra il momento più basso della sua vita. Eppure, sempre in quel giorno, accade qualcosa di decisivo. Maurizio prende il suo cavalletto, lo posiziona e dipinge la piazza del mercato del paese. Saranno quel momento e quel giorno a fare da spartiacque tra la prima e la seconda parte della sua vita, determinando la transizione tra l’uomo e l’artista, che diventeranno improvvisamente un'unica entità e daranno vita ad una persona nuova. Moris prenderà così definitivamente il posto di Maurizio. 58

DI MICHELA CANTERI


LA CASA MOBILE DELL’ARTISTA Da quel momento in poi tutta la sua vita si concentrerà esclusivamente sulla pittura che, oltre alle sue giornate, occuperà quasi per intero anche la sua macchina, diventata ormai la sua unica casa. Sul suo sedile Moris mangia e dorme: tutto il resto dell'auto è occupato dai materiali dell'artista. Dopo i primi tempi passati a Negrar, il freddo lo costringe a spostarsi verso temperature più miti e si trasferisce prima a Bardolino e poi a Lazise. Qui dipinge “en plein air”, come gli impressionisti francesi di fine ‘800, vende quadri ai turisti e lì, per strada, conosce qualche privato per il quale fa delle opere su commissione. Verso la metà degli anni Duemila il castello di Lazise si apre per ospitate una sua mostra personale nella quale espone 60 dei suoi quadri. In seguito a questo evento, Moris si ritrova talmente oberato di richieste che ad un certo punto si ritrova costretto a fuggire nel bosco per riprendere fiato ed ispirazione. DALLE ARDENNE ALLA LESSINIA Nel 2008 decide di abbandonare il lago per iniziare il suo primo tour nei luoghi in cui è nato e di dedicare al padre questo suo viaggio artistico. Si reca nelle Ardenne, seguendo il programma che si è meticolosamente preparato, e dipinge. Si ferma dove si sente ispirato, e resta lì, per alcuni giorni, finché il pennello non decide di fermarsi. Mangia solo a colazione e a cena, quello che trova nel piccolo frigorifero infilato ordina-

tamente in macchina. Ma del cibo, ovviamente, non gli importa poi molto, perché “più si è vuoti” dice Moris “più la mente è libera”. La sera, poi, si corica sul suo sedile, e il mattino il ritorno della luce lo riporta a desiderare di lavorare sui colori e di ricrearli sulla tela. Il tour nelle Ardenne si è concluso con una mostra dei suoi quadri nella chiesa di Charleville, suo paese natale, e le vendite sono andate talmente bene che ha potuto lasciare la macchina per acquistare il furgone che è la sua casa ancora oggi. A questo primo tour ne sono poi seguiti altri, tra cui quello della Mose Argonne, quello della Senna e della Dordogna. Nel 2017 ha girato e dipinto in Valpolicella e nel 2019 ha fatto un mini-tour in Lessinia durante il quale ha immortalato le zone dei Faggioli, Michelazzi, Ronconi e Fosse. È un uomo che non si è arreso, Moris, e che sa raccontare quanta forza possono avere i sogni. Tutto ciò che chiede è di continuare a dipingere e di poter vendere le sue opere per permettersi di ricomprare il materiale che serve per dipingerne altre. Perché la vera disperazione lo coglie solamente quando non può farlo; Moris è colto dal panico in quei momenti in cui l'ispirazione è sopraffatta dalla stanchezza, e l'anima dell'artista è un po' troppo provata. La sua pace sta solo in quei momenti sospesi nel tempo e nello spazio in cui reale e spirituale si confondono e danno vita alla creazione di una nuova bellezza. Buon viaggio, Moris. Che il tuo sogno continui ad illuminarti la strada. ■

Maurizio Sommacampagna

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PATTO DI FAMIGLIA (Puntata numero uno) Il cosiddetto “patto di famiglia” è il contratto con il quale, secondo l’articolo 768 bis codice civile, l’imprenditore trasferisce l’azienda ad uno o più discendenti. Si tratta di uno strumento di trasferimento generazionale dell’azienda a colui che, nell’intendimento del disponente, sembra essere il soggetto più idoneo a portare avanti l’attività imprenditoriale.

Ci possono essere vedute diverse, differenti metodologie, con conseguenti contrasti e litigi, fino alla chiusura, in breve tempo, dell’attività stessa. Diventa quindi importante per il disponente scegliere con cura il soggetto a cui affidare il testimone d’impresa e, non di meno, individuare con quale atto trasferire il bene.

Senza questa volontà, alla morte dell’imprenditore l’azienda verrà trasmessa a tutti gli eredi pro quota in base alle regole della successione legittima o testamentaria, qualora mediante testamento abbia attribuito l’azienda a soggetti diversi o in quote diverse.

Lo strumento più idoneo è, come dicevamo, il patto di famiglia. A tale contratto, stipulato dal notaio per atto pubblico con testimoni, devono partecipare oltre all’imprenditore disponente e il discendente beneficiario dell’azienda, anche tutti quei soggetti ai quali la legge attribuisce una quota di legittima.

La comproprietà del complesso aziendale comporta che gli eredi continuino nell’attività di impresa costituendo in tal caso una società di fatto tra gli stessi che va regolarizzata entro un anno dalla morte per poter beneficiare di agevolazioni fiscali. Ma non tutti gli eredi possono avere la stoffa dell’imprenditore o le capacità professionali per continuare l’attività d’impresa.

Tali soggetti sono il coniuge e gli altri discendenti dell’imprenditore. Ciascun legittimario ha diritto ad una quota sul patrimonio del genitore disponente. Con un solo figlio, al coniuge spetterà un terzo del patrimonio. Se invece ci sono due figli, al coniuge e all’altro figlio spetterà una quota pari un quarto ciascuno del patrimonio.

Importante è quindi stabilire il valore dell’azienda che dovrà risultare da una perizia giurata che sarà allegata all’atto notarile. Altrettanto importante è porre in essere un atto che non presti il fianco a future impugnazioni. È proprio questo che si propone l’istituto del patto di famiglia e che lo differenzia dalla normale donazione che, in linea generale, è un acconto sulla futura eredità con tutte le conseguenti problematiche nel caso di lesione di legittima, a cui il trasferimento mediante patto di famiglia non è invece soggetto. (Segue seconda puntata…)

Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 59 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it


DUE PAROLE CON RIZZI, IL DIRETTORE VERONESE CHE SPOPOLA ALL’ESTERO

L’OPERA NON È UN RITO BORGHESE Dal Faust di Vienna al Rossini Opera Festival e ritorno. Incontriamo Giancarlo Rizzi nella sua città natale, Verona, dopo il grande successo al Theater an der Wien, con il Faust di Gounod. Standing ovation alla prima e tutto esaurito per ogni replica.

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opo gli studi presso la prestigiosa Sibelius Academy e il perfezionamento con Lorin Maazel negli Stati Uniti, Giancarlo Rizzi ha cominciato un'intensa attività che lo ha portato a guidare numerose orchestre in Italia e all'estero come l'Opera Nazionale Finlandese, Sinfonia Lahti, Tampere Filharmonia, l'olandese Het Gelders Orkest, I Pomeriggi Musicali, l'orchestra di Padova e del Veneto, l'orchestra Haydn di Bolzano e molte altre. Il Kleiner Zeitung, il giornale di Vienna, vi ha classificato come lo spettacolo del mese e ha de-

finito la sua partitura «infuocata e drammatica, un suono trasparente e brillante che ha mostrato la musica di Gounod dal suo lato migliore». Cosa significa per lei? Questo Faust ha aperto la stagione del Theater an der Wien, uno dei più importanti d’Europa. È il teatro dove abitava Beethoven, dove mangiava, scriveva, componeva, qui è nata la prima delle sue sinfonie ed è anche il teatro del Flauto Magico di Mozart, insomma un luogo unico per la storia della musica. Al momento in Europa, è uno dei pochi che offre programmi coraggiosi. Questo Faust ne è l’esempio, con un regista genia60

DI SARA AVESANI


le, Nikolaus Habjan, che abbina ai cantanti delle grosse marionette. È stata un’esperienza davvero incredibile, molto intensa sia dal punto di vista musicale che della scena. A livello strumentale abbiamo fatto un grosso lavoro con un taglio molto “cinico” e cruento perché la storia stessa lo chiedeva. Ha sempre avuto una passione per la musica? Da piccolo cantavo nel coro delle voci bianche, suonavo la chitarra ma la mia dote più evidente era sicuramente quella dell’orecchio assoluto. Mostravo capacità di ascolto totale. Ho iniziato poi a studiare pianoforte e composizione al conservatorio di Verona. È stato uno fra i dieci giovani direttori selezionati a livello mondiale da Lorìn Maazel per partecipare ad un esclusivo masterclass, come è andata? Lorìn Maazel era una persona straordinaria che ci ha accolto in questo classico ranch americano, immenso. Abbiamo lavorato tantissimo. Questo grande direttore d’orchestra era preoccupato per il futuro della musica classica, si chiedeva in che modo sarebbe stato utile muoversi, per coinvolgere un pubblico più ampio. Che caratteristiche deve avere un direttore d’orchestra? Il direttore deve avere delle doti immaginative di ascolto. L’orchestra è una massa di suoni; è necessario saper discernere ogni strumento. Aldilà però delle qualità musicali e dello studio (lo studio è fondamentale), al giorno d’oggi, è importante la pazienza, la capacità di risolvere conflitti umani e naturalmente il carisma, la leadership e la capacità di motivare i musicisti. Come si fa a motivare gli altri? Si fa con l’amore e la passione per la musica. Lei che tipo di direttore è? In prova sono molto calmo ma durante il concerto ogni mio gesto è carico di forza. La tensione chiude l’orecchio e migliora la concentrazione, ossia l’attenzione che i maestri musicisti mi devono dedicare. Ci deve essere emozione e, nessun tipo di automatismo, affinché la musica possa scorrere e il pubblico godere appieno del concerto. Ci vuole adrenalina e per ottenerla ecco che ogni mio movimento diventa ricco d’intensità. Programmi per il futuro? Mi è appena stata affidata la direzione del Rossini Opera Festival di Pesaro, non vedo l’ora. Nel frattempo mi sto dedicando a dei progetti non solo puramente musicali ma anche culturali, storici e legati al territorio. In Italia ci sono altissime professionalità, enormi potenzialità talvolta inespresse. La cultura dell’opera è italiana per eccellenza. In particolare, le nostre città venete

Giancarlo Rizzi

(Verona, Venezia, Padova) sono state, nella storia, il centro della musica mondiale. La musica è un potentissimo “brand” per il nostro territorio e può essere il catalizzatore di una comunità. La musica quindi come valore sociale e di aggregazione? La crisi ha colpito moltissimo il mondo dell’opera. Per ridare spazio a questo tipo di cultura è necessario smettere di pensare al concerto come a un rito borghese di uomini in giacca e cravatta e donne in pelliccia. Il Rigoletto parla dell’arroganza al potere, la Traviata di una vita stritolata fra cose più grandi della protagonista: temi attualissimi. Se andiamo a cercare fra gli autori che hanno vissuto in Veneto come Vivaldi, scopriamo che insegnava in un orfanotrofio per ragazze e raccontava nei suoi scritti storie umane incredibili che ci pongono in una prospettiva completamente diversa. La musica classica è, in realtà, la vita di tutti i giorni. Come divulgare questo messaggio? Con inventiva e qualche novità, per esempio, inserendo dei mezzi visivi durante lo spettacolo o, coinvolgendo nell’opera degli attori. Non è necessario attualizzarla per forza, non serve far indossare a Rigoletto un paio di jeans ma darle una lettura diversa. Se l’opera viene trattata con rispetto e, la musica viene fatta con energia e competenza, ci saranno nuovi orizzonti possibili per tutti. Un sogno nel cassetto? Dirigere all’Arena di Verona, la mia città. ■ 61

GUARDA IL VIDEO


CHE ARIA TIRA (NEL FUTURO) TRA INNOVAZIONI, STARTUP E TENDENZE

ALTRO CHE GUERRE STELLARI, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE È GIÀ QUI Dimenticate i robot umanoidi da film di fantascienza: l’intelligenza artificiale è tra noi.

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ome fa Facebook a mostrarci la pubblicità del prodotto che abbiamo cercato il giorno prima? Come riesce Netflix, il popolare servizio che offre film e serie TV in streaming, a suggerirci i contenuti più affini ai nostri gusti? Utilizzano sistemi di intelligenza artificiale, una delle cosiddette tecnologie emergenti che si appresta a portare una rivoluzione in diversi settori: chi associa ancora questa tecnologia a robot umanoidi pensanti in stile Guerre Stellari dovrà rivedere presto le sue idee.

WWW.IMPACTSCOOL.COM

GLI IMPATTI PRESENTI E FUTURI Oltre ai casi già citati, sono già molte le applicazioni di questa tecnologia, che coinvolgono svariati settori: dal mondo della salute a quello dei trasporti, dalla sfera delle relazioni al mercato del lavoro. In molti si chiedono: «Saremo sostituiti dalle macchine?» Al momento possiamo stare tranquilli. L’intelligenza artificiale, se “allenata” a dovere, è molto brava a compiti specifici ma siamo decisamente lontani dall’avere un’intelligenza generale, paragonabile a quella umana. Non andrà a sosti62

tuire il lavoratore in carne e ossa, assicurano gli esperti, ma piuttosto sarà un suo (speriamo fedele) assistente. L’IA NELLE IMPRESE Per compiti meccanici e specifici, però, questa tecnologia si sta rivelando particolarmente utile: negli ultimi quattro anni le imprese che hanno deciso di adottare sistemi di intelligenza artificiale sono aumentate del 270%. E l’anno di svolta potrebbe essere proprio il 2020: secondo quanto emerge da un rapporto di IBM, che ha coinvolto 4.514 imprese tra Stati Uniti, Cina e Europa, questa tecnologia sarà utilizzata in nove aziende su dieci entro i prossimi due anni. RIFLESSIONI ETICHE E SOCIALI La crescita di capacità e diffusione dell’intelligenza artificiale, però, non può prescindere da una riflessione di tipo etico e sociale e dall’introduzione di norme dedicate. Come tutelare la privacy? Chi può esercitare il possesso di tutte le informazioni elaborate dalla tecnologia? Chi paga in caso di errore? Urgono risposte a queste domande: l’intelligenza artificiale è già tra noi. ■


IL MONDO DEI MOTORI CRONACHE, IDEE, SOLUZIONI

PANDA RIDER, LA CAROVANA È PRONTA Boom di equipaggi che quest’anno partiranno da Verona alla volta della maratona desertica a bordo delle celebri Fiat Panda. In pochi anni la popolarità dell’evento è cresciuta a dismisura nella nostra città, merito soprattutto di Ivano Griso, patron della Scuderia Omega.

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al 2018 quando Ivano Griso e Tommaso Salizzoni partirono per la prima avventura nel Panda Raid sono passati solo due anni, ma in così poco tempo, alla vigilia della terza partenza da Verona verso il Marocco, sono ben 14 gli equipaggi che si preparano ad affrontare l’edizione 2020 di questa sfida. Sette tappe, 1883 chilometri da Almeria a Marrakech attraverso deserti e villaggi. La storia del Panda Raid ve l’abbiamo già raccontata, una maratona desertica dove oltre 400 equipaggi sfidano la propria resistenza e quella dei loro mezzi, rigorosamente solo Fiat Panda e Seat Marbella, l’omonima spagnola di casa Fiat. Quello che rende ancora attuale questo evento, che partirà il 6 marzo da Almeria, in Spagna, è proprio il fatto che Verona iscriverà un numero di equipaggi di sicuro interesse. Merito della grande passione diffusa proprio da Ivano Griso, patron della Scuderia Omega, quest’anno affiancato dal Company Rally Team e dal progetto Lady Rally Verona impegnato per la lotta alla violenza sulle donne, capitanato da Sabrina Tumolo che ha sposato con entusiasmo l'avventura. Al via anche alcuni equipaggi indipendenti che si uniranno alla carovana in partenza da Verona nella notte del 4 marzo. Questi gli equipaggi. Per la Scuderia Omega Ivano Griso e Mirko Caloi (#33), Claudio Zambelli e Nadia Zamperini (#34),

Maurizio Losi e Marco Lion (#36), Maurizio Corradi e Federico Brunelli (#37), Paolo Acquati e Matteo Fenili (#38), Michele Boschini e Filippo Amigoni (#39), Giuseppe Cazziolato e Marcello Tracanzan (#40). Per il Company Rally Team al via Alberto Albieri e Lino Pernigotto (#29), Giancarlo Benedetti e la figlia Arianna Benedetti (#30), Sabrina Tumolo e Daniela Bastianoni (#31), Eve Zanini e Orietta Biraghi (#32). Tre gli equipaggi indipendenti con Matteo Giannini e Franco Stefani (#41), Stefano Pietropoli e Gianluca Saglia (#277), Almerino Dalla Valle e Lilli Letai (#318). IL RIENTRO A VERONA IL 19 MARZO L’attesa è alle stelle, e anche se Griso ha commentato che sarà la sua ultima Panda Raid non c’è da starne troppo sicuri, dato che l’evento sembra creare dipendenza. Ne sa qualcosa Giancarlo Benedetti, che torna per il secondo anno consecutivo con la seconda figlia, Arianna, dopo aver partecipato nel 2019 con Erika, la figlia maggiore. Sarà poi la volta della moglie? Scherzi a parte per chi vorrà seguire il convoglio è possibile collegarsi al sito creato per l’occasione www.pandaridvr. it oppure iscriversi al gruppo whatsapp ufficiale che sarà aggiornato con immagini e quant’altro. Il convoglio rientrerà a Verona il 19 marzo con l’arrivo ufficiale in Piazza Bra. ■ ■ 63

DI MATTEO BELLAMOLI


IL FIORE DELL’ARTE OGNI MESE UN PETALO E UNO SCORCIO

LA BELLEZZA CHE SI NASCONDE NEI NOSTRI CIMITERI L’Associazione Culturale Mario Salazzari, insieme ad Agec, ha appena pubblicato altri due libri su importanti scultori veronesi che hanno lasciato opere non solo al cimitero monumentale, ma in tutta la città. Il lavoro di ricerca ha portato alla creazione di un Archivio della Scultura Veronese consultabile on line. Un modo per conoscere e non dimenticare.

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ella tradizione figurativa veronese si inserisce anche un tipo di arte scultorea che ha avuto una sua importanza, poi dimenticata e ora ritornata sotto i giusti riflet-

tori. Sto parlando delle statue commemorative situate nel cimitero monumentale cittadino realizzato su progetto di quello stesso Giuseppe Barbieri a cui è intitolato il palazzo comunale (progettato sempre da lui). L’occasione per approfondire l’argomento è data dall’Associazione Culturale Mario Salazzari che, in collaborazione con Agec, ha realizzato dei volumi (acquistabili al bookshop della Torre dei Lamberti) e un portale on line. Alla guida Il Cimitero Monumentale di Verona curato da Maddalena Basso e Camilla Bertoni è seguita una collana di monografie curata sempre dalla Bertoni: Ruperto Banterle. 1889-1968 e le ultime due presentate il dicembre scorso, Mario Salazzari – opere pubbliche e per la memoria e la ristampa ampliata de Gli Spazzi – una lunga dinastia di artisti 1380/1936. Oltre a questi si sono aggiunti due depliant che forniscono informazioni essenziali ed esaustive sul cimitero e le sculture presenti in città di quegli artisti legati in qualche modo ad esso. L’ARTE DI TRATTENERE, DI RICORDARE Il prossimo in uscita sarà su un itinerario delle opere di Ugo Zannoni (la più celebre della quale è Dante collocata in piazza dei Signori) che quest’anno sarà celebrato anche con una mostra alla Gam. L’interesse che suscita questo tema, in primis nei promotori delle iniziative, «è legato alla cultura del luogo e alla trasmissione della memoria delle persone» rivela Bertoni. «Il cimitero – continua - riflette la società del tempo però restituisce la possibilità di elevazione sociale che si nota in tante sculture commemorative di uomini che si sono fatti da sé». Diversamente da quanto accadeva, a partire dal XIV secolo, per le sepolture nei luoghi ecclesiastici, appannaggio dell’élite nobiliare cittadina. Ancora oggi si possono ammirare molti di questi monumenti funebri di cui, purtroppo, a volte, poco si conosce del costruttore. Il pregio dei volumi dell’associazione è di far conoscere gli artisti e le storie che si celano dietro alle loro opere. Per tramandare alle generazioni future e non dimenticare . ■ 64

DI ERIKA PRANDI


FORZA BELLEZZA RIFLESSIONI ARCHITETTONICHE

PALAZZO MAFFEI, L’ARTE (DI ABITARE) CI SALVERÀ Si è inaugurata a Verona, nel cuore della città antica e nel giorno della festa degli innamorati, la Casa Museo Palazzo Maffei, che ospita la collezione di opere d’arte dell’imprenditore Luigi Carlon. Un amore per l’arte e la bellezza che dura da cinquant’anni e in questo lungo tempo ha messo radici in più di ottocento opere che attraversano la storia dell’arte: le opere antiche sono degli autori più diversi, ma quelle contemporanee portano il segno dei grandi rivoluzionari: Duchamp, Magritte, Carrà, De Chirico, Warhol, Picasso Pistoletto, Burri, Fontana. Da capogiro.

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n amore appassionato, intenso, da celebrare e festeggiare con la città intera, nozze d’oro con la cultura, che altro non è che amore vero, avere cura, coltivare bellezza. Restaurare poi la “casa” per vivere questa storia d’amore ed accogliere la città a una festa, è stato atto d’amore verso gli abitanti, invitandoli a godere del racconto che le opere esposte regalano seguendo il filo della bellezza e del senso del collezionare. Diverso da un museo, la collezione segue solo il filo del buon gusto perché le opere sono tutte belle, mai “capitate” ma scelte con cura, con amore, un innamoramento che cresce e mette radici. DEL PALAZZO E DI COME ABITARE LA BELLEZZA Il palazzo poi è meraviglia, in quella piazza delle Erbe, “forum” romano che univa commercio e abitare, senso di ogni città. Così questo imprenditore illuminato ha fatto molto di più, ha reso visibile il carattere, la vocazione di Verona, abitare con arte: “casa museo” è perfetto per esplicitare quanto a Verona, da sempre l’arte di abitare abbia concorso all’atmosfera di bellezza della città. Pensiamo a Palazzo Bevilacqua, in corso Cavour,

realizzato nel 1530 da Michele Sammicheli, accoglieva celebri dipinti, una quadreria, tra cui opere oggi nel museo civico di Castelvecchio, altre al museo del Louvre a Parigi, altre ancora disperse in varie collezioni italiane e straniere. Oppure Palazzo Pompei, partitura in facciata della lingua veronese dell’architettura Sammicheliana, casa della Famiglia Pompei per due secoli, poi dei Carlotti, che in facciata dispone di sedute in pietra per godere il tramonto verso la Dogana, sul fiume, un’apertura alla città, agli abitanti. Le stesse sedute in pietra che troviamo nella facciata di Palazzo Carlotti, all’inizio di corso Castelvecchio, edificio costruito sullo scheletro di due palazzi precedenti, in parte incorporati nella struttura: iniziata nel 1666 su progetto di Prospero Schiavi, la casa venne poi ampliata diverse volte, l'ultima nel 1698. Di trent’anni prima è la conclusione dei lavori del “nostro” Palazzo Maffei, già esistente nel XV secolo, ma ingrandito con l’aggiunta di un terzo piano e di una magnifica scala elicoidale che si conclude in una lanterna, faro sulla città ad indicare come Verona e i suoi abitanti sappiano vivere con arte, e che l’accoglienza non prescinde dall’abitare. I turisti sono ospiti. L’arte (di abitare) salverà il centro storico di Verona. ■ 65

DI DANIELA CAVALLO


Pagine per i grandi

Titolo: La peste Autore: Albert Camus Traduttrice: Yasmina Mélaouah Casa Editrice: Bompiani Pagine: 336

IL LIBRO. Un libro scritto nel 1947 che riesce ad essere comunque la sinossi precisa della gran parte dei nostri drammi contemporanei. C’è Orano, città felice che si sveglia colpita dalla peste e scopre i suoi limiti come le sue grandezze nella sciagura di una pestilenza che la stermina, costringendola alla quarantena degli affetti. E quanto, questa Orano camusiana, assomiglia all’Wuhan di oggi, congelata dal Coronavirus, dove ogni sera gli abitanti si danno appuntamento sui balconi per intonare un poco di speranza collettiva. E pure, nella grettezza della sopravvivenza, nella grandezza di ogni piccola solidarietà come è simile anche alla Siria devastata dalle bombe che durano ancora, dopo nove anni. Metafora di ogni assedio, la peste è anche il momento in cui non c’è spazio per la retorica, c’è solo il presente dove «ci si abitua alla verità, ossia al silenzio». Se questa è la metrica, anche l’eroismo perde senso o assume un nuovo significato: «Lei è capace di morire per un’idea, è visibile a occhio nudo. Ebbene, io ne ho abbastanza delle persone che muoiono per un’idea. Non credo all’eroismo, so che è facile e ho imparato ch’era omicida. Quello che m’interessa è che si viva e

che si muoia di quello che si ama». L'AUTORE. Albert Camus è morto nel 1960, in un incidente stradale. Tre anni prima aveva preso il Premio Nobel per la Letteratura. Tra i suoi libri più famosi, letto e riletto alle scuole superiori, c’è Lo straniero, ma anche I demoni, La caduta, L’uomo in rivolta, Il primo uomo e il saggio Il Mito di Sisifo che è il riassunto del suo esistenzialismo intriso di speranza, quasi assolato da quel «sole algerino» che ha illuminato la sua infanzia. NOTE A MARGINE. Camus non tace niente, analizza tutti gli aspetti delle macerie in cui si può trasformare l’umanità quando si vede morire. Ci sono mogli separati da mariti, amori condannati a sbiadire perché manca anche solo la forza fisica di ricordare, decisioni ragionevoli che suonano, perché lo sono, condanne a morte. E allora, quando non resta niente, cosa può tornare ad avere significato, per cosa ha senso continuare a tentare di vivere? Forse tutto, forse niente. «Per lottare contro l'astratto, bisogna un po' somigliargli».

Pagine per i più piccoli

Titolo: Il lupo sentimentale Autrice: Geoffroy de Pennart Traduttore: Babled Casa Editrice: Babalibri 2019 Pagine: 40 Età: 4 anni

IL LIBRO. Racconta la storia di Luca, un lupetto che, pur vivendo in una famiglia felice, un giorno annuncia: «sono grande ormai, è giunto il momento che diventi indipendente». Quindi, lascia la sua casa, tra le raccomandazioni di ogni componente la famiglia e la lista di quello che può mangiare. Così si avvia e scopre, dopo un po’, di avere fame (non ha fatto colazione). Nel boschetto, per prima, incontra la Capra con i suoi sette capretti, la quale pone una condizione prima di farsi mangiare: «dovrai mangiarci tutti. Altrimenti, chi di noi resterà sarà inconsolabile per la tristezza». Così Luca rinuncia. Gli incontri successivi sono Cappuccetto Rosso, i Tre Porcellini e Pierino, i quali appellandosi alla sensibilità del lupo Luca riescono a salvarsi. Il lupo ha fame e bussa alla porta di una vecchia casa, si affaccia con fare minaccioso un orco che gli sbatte la porta in faccia ma non è certo finito qui il suo percorso… L'AUTRICE. Geoffroy De Pennart è nato a Parigi nel 1951. Diplomatosi alla Scuola Superiore di Arti Grafi-

a cura di Miryam Scandola

a cura di Alessandra Scolari

che, nel 1974 ha iniziato a disegnare carte geografiche, ad illustrare riviste e ad occuparsi della grafica per aziende. Attualmente vive in campagna, a Dordogne, con sua moglie e il figlio più giovane. In questo albo illustrato, come nei precedenti, spiccano le bellissime illustrazioni: appropriate e fantastiche. CURIOSITÀ. Un albo illustrato che genitori ed educatori leggeranno ad alta voce, imparando i dialoghi a memoria per mostrare le immagini ai piccoli. La storia ironica riporta i consueti personaggi delle favole, inserendoli in un contesto affascinante per gli ascoltatori. I bambini resteranno subito coinvolti dal racconto anche per la semplicità con cui l’autore passa da un fatto all’altro, rimarcando la bellezza dello stare insieme con leggerezza. Il lupo Luca riconosce nelle richieste dei personaggi che incontra quelle dei fratelli, quindi si comporta di conseguenza, salvandoli: «via in fretta, prima che ci ripensi». Una piccola storia che promuove amicizie sincere e durature fin dall’infanzia.

Se vi serve un po' di poesia […] Cieca rimasi dalla tua nascita e l'importanza del nuovo giorno non è che notte per la tua distanza. Cieca sono ché tu cammini ancora! cieca sono che tu cammini e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.

(Tutto il mondo è vedovo, Amelia Rosselli) 66


LA BELLA VERONA DOVE SI FA DEL BENE

A MODUS NOSTRO È nata dove c’era poco, dove tanto era da riqualificare, la sede di Modus. Un luogo, inaugurato nel gennaio 2018 a San Zeno, «per dare spazio a proposte artistiche e culturali di valore, che siano delle novità e che altrimenti non avrebbero modo di esprimersi sul territorio» per dirla con le parole di Andrea Castelletti tra i primi che ci ha creduto. L’abbiamo intervistato per capire insieme come dalle macerie di un edificio abbandonato possa sorgere uno spazio modulare con platea sgomberabile e palco retraibile, bookshop e pure un bar. Qual è l’idea che ha portato alla nascita di Modus? A quali bisogni si è voluto rispondere con questo spazio nuovo ed innovativo? Modus nasce quale evoluzione dell’esperienza maturata dal Teatro Impiria, realtà vivace ed attiva da una quindicina d’anni durante i quali, oltre a produrre i nostri spettacoli di successo, abbiamo gestito rassegne in teatri di mezza provincia, creato contesti teatrali nelle corti e cortili, ville e aie, castelli e bastioni, malghe e cantine, inventando spazi e situazioni come il cortile dell’Arsenale di Verona, il Teatro in Cantina, il Teatrostalla in Lessinia, il teatro in riva all’Adige sulla terrazza di Castelvecchio e molto altro ancora. Ora abbiamo creato uno spazio dove dar luogo alla nostra progettualità con continuità e stabilità, prerequisiti indispensabili per un’idea di qualità e di crescita. Peraltro in un territorio che manifesta l’esigenza di spazi attrezzati per proposte culturali.

un teatro! E dove se non proprio vicino a quel San Zen che ride? A quel San Zen, detto "el vescovo moro", metafora della contaminazione culturale che Modus auspica con le sue proposte e i tanti artisti che ospita dalle più ampie provenienze.

Sappiamo che lo stabile del Modus, prima di essere un teatro, era un edificio che da anni versava in uno stato di abbandono. Raccontateci un po’ di come avete scelto questo spazio e dei lavori di ristrutturazione che hanno portato alla creazione del teatro. Abbiamo recuperato un edificio della comunità (i muri sono del Comune di Verona, AGEC, ndr), operando un principio di riqualificazione della piazzetta Orti di Spagna. Per coprire le ingenti spese del progetto abbiamo avviato nel 2017 la campagna “Una città in movimento” a cui hanno risposto con entusiasmo centinaia di spettatori, addetti ai lavori, aziende e professionisti, enti e istituzioni, appassionati e cittadini, che hanno dimostrato concretamente di volerlo, con donazioni o fornendo materiali, prodotti, servizi e manodopera a titolo volontario.

Cosa offre Modus agli spettatori in più rispetto a un teatro tradizionale? Al Modus si può trovare una bouvette bar, dove aspettarsi prima di entrare allo spettacolo o fermarsi per chiacchierare di quanto visto, degustando prodotti esclusivamente locali: da una selezione di alcune ottime marche di birre artigianali made in Verona ai vini nostrani, alle eccellenti tisane prodotte con erbe coltivate ed essiccate sulle colline sopra Avesa. Abbiamo anche un piccolo bookshop dove i libri aspettano solo di incontrare il loro lettore. I libri in vendita sono raccolti con la campagna “sprigiona i tuoi libri”.

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Come si svolge la ricerca per decidere quale esperienza culturale offrire? Modus nasce per dare spazio a proposte artistiche e culturali di valore, che siano delle novità e che altrimenti non avrebbero modo di esprimersi sul territorio, di affermati artisti professionisti, ma anche con ambiti privilegiati per realtà emergenti e nuovi linguaggi, con l’obiettivo di creare un pubblico di giovani. ■

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Perché proprio San Zeno? San Zeno è l’anima della veronesità, un rione dove si respira ancora un’aria autentica delle cose di una volta e che, da qualche anno, è uno dei centri della movida giovane della città. Osterie, trattorie, cinema… mancava

A distanza di 2 anni dall'inaugurazione quali sono i risultati ottenuti? Come ha reagito il quartiere e come sono cambiate le prospettive future? Modus ha già inciso notevolmente sul territorio per la sua progettualità culturale e il coinvolgimento del tessuto cittadino. È palpabile l’entusiasmo che si riscontra da parte degli spettatori ed operatori ma anche dei cittadini in generale, in primis del quartiere ma anche di tutta la provincia. Modus è ben noto ed apprezzato a tutti i livelli, sia come contenitore in sé, per lo charme e la versatilità che offre, sia per i suoi contenuti, articolati in diversi percorsi di teatro, musica, cinema, incontri.

DI SALMON LEBON


PANTHEON & PROGETTO CONVIVIO IL NOSTRO LABORATORIO DI SCRITTURA CON I PAZIENTI E CON I FAMILIARI

LETTERE DAI CORRIDOI DI ONCOLOGIA

A CURA DI MIRYAM SCANDOLA

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iamo andati in uno dei reparti più difficili dell’ospedale: in Oncologia. Grazie alla collaborazione con Progetto Convivio, il 13 febbraio abbiamo tenuto la terza puntata del nostro laboratorio di scrittura all’interno dello spazio predisposto dall’Azienda Ospedaliera di Borgo Roma per alleviare le lunghe attese tra visite e analisi. Troverete, ogni mese, sul numero cartaceo della nostra rivista alcuni dei racconti e delle lettere scritte da pazienti e familiari. Un progetto delicatissimo, alla ricerca, tra tutte le parole sbagliate, di quelle esatte. Le loro.

Ciao, sono Elena. Da lunedì inizierò a frequentare i corridoi dell'oncologia, inizierò il mio cammino da guerriera. Scrivo una frase, che a me ha aiutato molto quando l'ho letta e con il cuore mi auguro sia d'aiuto a chi come me sta facendo questo cammino. «Sappiamo che la natura ci dà tanto ma sappiamo anche che la medicina ci può salvare la vita. Il concetto di tempo lineare l'ha inventato l'uomo ma il tempo dell'universo è tutt'altro, quindi quando tutto finirà ti sembrerà di aver fatto un tragitto scomodo, sotto la pioggia e con il vento forte ma in fondo troverai una dolce primavera ad aspettarti e anch'io sarò lì».

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Non ci sono parole per descrivere l’esperienza vissuta in quei corridoi del day hospital di oncologia del policlinico di Borgo Roma...Da psicologa ed ex volontaria del Convivio e punto Informacancro posso solo raccontarvi di storie di amicizia, di fiducia, di speranza... posso raccontarvi di storie di persone che non si arrendono, che pur inciampando continuano a rialzarsi, di persone che non smettono di lottare perché la vita è ancora nelle loro mani... e posso raccontarvi ancora di sorrisi, di sguardi, di parole e gesti che inconsapevolmente si fanno spazio nel tuo mondo, rendendolo un posto speciale. Ricordo momenti di condivisione di gioie e di paure, momenti di risate e spensieratezza, momenti di fantasie e sogni. Ricordo quanto semplicemente “L’ESSERCI INSIEME” trasmetteva sollievo su quei volti che nascondevano una profonda sofferenza. Come può un ambiente, che solo a sentirne il nome mette i brividi, essere così ricco di speranza e gioia di vivere ? Eppure è proprio questo che succede in quei corridoi, si provano sensazioni ed emozioni che ... ti aprono gli occhi alla vita!

Dott.ssa Ylenia Scorrano

Mia madre ha scoperto di avere il cancro nel 2008, quando ancora lavorava. Non ne era felice, ovviamente, ma ha sempre cercato di affrontare la malattia in maniera positiva. Non ha mai voluto imparare il nome del tipo di tumore, o dei farmaci, e per quanto le era possibile cercava di rendere piacevoli le ore che passava in ospedale tra analisi, visite e terapie, chiacchierando di viaggi, libri, e tutto quello che poteva farla svagare, con le persone che conosceva nei corridoi dell'ospedale. Non le andava di lamentarsi, non le andava neanche di piangersi addosso. Ognuno ovviamente vive la malattia in maniera diversa, io stessa, pur essendo sua figlia, non sono come lei. Lei era una persona positiva, nonostante tutto, il suo sorriso era contagioso e trasmetteva tanta serenità. Mamma amava la vita, la sua famiglia e il suo lavoro, e poi amava viaggiare e le piaceva un sacco guidare. Anni fa siamo state in ferie in Puglia, siamo partite il giorno dopo la chemioterapia. Ovviamente ha guidato lei, per tutto il viaggio. Ad aprile 2018 siamo state nei Paesi Bassi, per vedere la fioritura dei tulipani. Per colpa della malattia, non aveva molto fiato per camminare, ma non le è passato neanche per la testa di rinunciare ad andare. Abbiamo calibrato il viaggio su di noi, e optato per vedere i paesini e tutto quello che fosse facilmente raggiungibile in auto, evitando le grandi città. Abbiamo percorso in auto 3400 km in 8 giorni. Ancora ricordo la felicità di entrambe, quando abbiamo visto i primi campi di tulipani fioriti, e poi altri ancora, sempre di più. L'emozione di essere riuscite ad andare assieme, nonostante tutto. Credo che affrontare una malattia simile con il sorriso, probabilmente non cambi il corso delle cose, ma cambia di certo la qualità della propria vita. Da figlia, posso dire che abbiamo passato i suoi 12 anni di lotta contro il cancro in maniera quasi normale, era diventata parte della nostra vita. Negli ultimi anni doveva andare in ospedale ogni 21 giorni, ed era parecchio stressante per lei, ma riusciva ad incastrare le giornate negli impegni di tutti i giorni, e per quanto le pesasse non essere in salute, ed avere tutti i limiti fisici che si era ritrovata ad avere, non ha mai permesso a questa cosa di fermarla o impedirle di fare qualcosa che volesse. In questi 12 anni, è riuscita a fare davvero un sacco di cose. Sono fiera di come abbia affrontato la malattia, e di come ha affrontato la vita in generale. Mi piacerebbe avere anche un decimo del coraggio che aveva lei.

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ALTRO CHE TERZA ETÀ STORIE E RITRATTI DI RIVOLUZIONI ARGENTATE

I 100 ANNI DI ANGELINA «LA MIA GIOIA È LA FAMIGLIA» Angelina Biondaro mette al primo posto della sua gerarchia intima la «famiglia unita», la casa in cui sono cresciuti tutti i suoi componenti e la fede che la illumina (Sant’Antonio di Padova e Padre Pio i preferiti). I suoi gioielli? Quattro nipoti e cinque pronipoti. La sua fortuna? Una buona salute, dovuta, forse, alla sua capacità di vivere serenamente.

L

e donne, come tutti gli esseri umani, hanno diritto di ricercare emozioni e soddisfazioni, alle quali si aggiungono i sentimenti, quello di amare ad esempio. Fino agli anni Sessanta per la donna, spesso, la famiglia diventava un dono delicato, da crescere e curare ogni giorno. Angelina Biondaro, che ha spento 100 candeline lo scorso 2 febbraio, ne è testimone. Con il sorriso, la capacità di mediazione ha cresciuto la sua famiglia e poi, con discrezione, ha aiutato anche le figlie Melania ed Antonietta. Ancora oggi la priorità di Angelina resta la famiglia, che vive intorno a lei. Si dirà che oggi il mondo è cambiato e che alcuni valori fanno parte delle favole di un tempo. Siamo sicuri che non sia possibile rallentare, per migliorare la qualità della vita di tutti?

super nonna Angelina ci ha accompagnato premurosa negli studi, senza fare pressione». Angelina, con la sua vita riservata, ha saputo farsi voler bene da tutti, gratificata dai successi di figlie e nipoti. Questi ultimi (tutti laureati e professionisti) ricordano contenti «il suo motto è sempre stato “non mollare”». Oggi, ha bisogno di sostegno, però, precisa «posso ancora pregare per i miei nipoti e pronipoti», orgogliosa di averli intorno. ■

SEMPLICEMENTE, ANGELINA Angelina è sempre stata la donna della porta accanto, semplice e solare «ha vissuto per la famiglia e per aiutare gli altri», raccontano le figlie, diventando poi la nonna che tutti i nipoti vorrebbero avere. La sua storia è semplice e significativa. È nata a Montecchia di Crosara, nella famiglia Biondaro, quinta di nove figli, di cui purtroppo alcuni scomparsi piccolissimi. Sono rimasti due femmine e cinque maschi. La sua “missione”, fin da ragazza, è stata la famiglia, per la quale ha lavorato per tutta la vita, sempre con il sorriso. Ha sostenuto i genitori quando i fratelli sono partiti per la guerra. «Ritornarono tutti, anche se poi uno morì per le conseguenze del conflitto», precisa Angelina. Sposata con Augusto Dal Cero, ha avuto due figlie. Nel 1956 si trasferì a Marcellise con la famiglia ed è proprio qui che nel 1980 il marito morì improvvisamente. Angelina traslocò a Grezzana dalla figlia Melania, alternando la sua presenza anche a Verona dall’altra figlia Antonietta. C’erano quattro nipoti da aiutare, Elena e Alessandro, Alberto e Andrea, i quali ricordano «la nostra

DI ALESSANDRA SCOLARI

Angelina Biondaro

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COME CAPIRE MEGLIO NELLE SITUAZIONI DIFFICILI SIA CON LE PROTESI ACUSTICHE CHE SENZA

Spesso ci si trova in situazioni dove l’intensità del rumore è più forte dell’intensità delle parole, LE QUALI vengono sopraffatte impedendoNE la comprensione. Tuttavia, se una persona sente bene da ambedue le orecchie riesce ugualmente a distinguere il senso del discorso anche se il rumore è alto. Questa capacità viene meno nel momento in cui una persona sente poco ed ancora di più quando c’è una sordità diversa tra orecchio destro ed orecchio sinistro. Se la sordità è abbastanza marcata E LE CURE MEDICHE NON HANNO RISOLTO NULLA, bisogna ricorrere ad un apparecchio acustico OPPURE CI SI DEVE ACCONTENTARE DI SENTIRE POCO E MALE. Esistono professioni come l’insegnante o la commessa di un centro commerciale, immerse gran parte della giornata in un rumore mascherante fatto di voci (cocktail party) , LE QUALI PER CAPIRE SONO COSTRETTE AD innalzare la propria soglia di ascolto e a rispondere ad un livello di voce più alto del normale, comportandosi di fatto come chi sente poco, pur sentendo bene. IN QUESTI CASI, RICORRENDO AD ALCUNE SEDUTE DI allenamento acustico VIENE MIGLIORATA la capacità cognitiva di concentrarsi suLLE PAROLE ESCLUDENDO COSI’ I RUMORI. Di solito, la difficoltà nel capire le parole la possiamo trovare sia per un calo di udito che attenuta il suono e sia per la presenza di un eccessivo riverbero CAUSATO

DA pareti rigide come nelle palestre o nelle chiese, IN CUI I SUONI SI ACCAVALLANO E CREANO DISTORSIONE. Analizzando il modo migliore per affrontare i vari luoghi si consiglia di agire in questo modo:

annullarsi; per questi motivi ci sono punti dove si sente più chiaramente ed altri no. Il consiglio è spostarsi in almeno 4-5 punti diversi, di scuro ne troverete uno che vi permetterà di capire meglio degli altri.

Nelle conversazioni con più persone: l’udito ci serve per comunicare con gli altri, ma anche la vista ci aiuta molto, per cui se quando abbiamo bisogno di capire meglio usiamo vista e udito assieme otterremo un risultato maggiore. Allora quando siamo con più persone non dobbiamo dare risposta a tutti, DOBBIAMO rispondiamo solo a chi ci sta davanti, A CHI muove la bocca e ci guarda.

Al ristorante, pizzeria: per evitare il brusio delle persone o i rumori generati dalla strada o dallA della macchina del caffè, vale la pena di non mettersi mai nei tavoli al centro della stanza ma prediligere le sedie con le spalle al muro in modo da non essere costretti ad ascoltare chi ci parla da dietro. Per strada: cercare di avere sempre un muro di fianco e di stare vicini ai nostri amici, INUTILE PARLARSI DA UN LATO ALL’ALTRO DELLA STRADA.

Ascolto della TV: oggi le TV moderne hanno gli altoparlanti dietro solo per motivi estetici che penalizzano però il suono. La voce, prima di arrivare a chi sta ascoltando, deve riflettere su almeno due pareti cambiando TONO E accumulando distorsione. Per ascoltare bene la TV vale la pena installare una barra acustica o un altoparlante esterno da posizionare a non più di un metro dal punto di ascolto o comunque DI sedersi nel punto DELLA STANZA in cui la voce arriva più chiaramente. In chiesa: le chiese spesso sono a pianta rettangolare, sono insonorizzate con numerosi altoparlanti e proprio per questo motivo ci sono zone in cui il suono si somma ed altre dove potrebbe quasi Arrivare ad

Nelle riunioni: conviene mettersi sempre vicini ad un altoparlante, avere sempre una parete alle spalle o di lato ed essere vicini all’oratore in modo da ricevere la voce DIRETTA e non quella riflessa dalle pareti perché RISULTEREBBE DISTORTA. Al Supermercato: nel caso in cui ci sia la necessità di un dialogo meglio scegliere i luoghi dove la musica è meno intensa o dove ci sono mobili o scatoloni di cartone tali da attenuare i rumori ed il riverbero. Per maggiori chiarimenti Giorgio Pisani 348-5190641


GINNASTICA GRATUITA PER OVER 60 IN LESSINIA

INVECCHIARE (BENE) E IN MOVIMENTO Corsi di ginnastica gratuiti e incontri sul corretto stile di vita. Così il Comune di Roverè ha deciso di investire sul benessere della cittadinanza, in particolare over 60. Perché l’isolamento delle aree montane si supera anche con tuta e scarpe da ginnastica ai piedi.

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uando si dice un Comune… in movimento. Ha raccolto entusiasmo e un numero inaspettato di adesioni l’iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale di Roverè Veronese per mantenere in attività (e quindi in salute) i cittadini over 60. In una cinquantina hanno deciso di indossare tuta e scarpe da tennis per frequentare due volte alla settimana, nella palestra di San Rocco di Piegara, un corso di ginnastica. «Un successo», esordisce Agnese Dalla Valentina, assessore comunale con delega al sociale, che ha seguito l’evoluzione del progetto fin dai primi passi, nel 2018. Un Viaggio tra i sensi, questo il nome dell’iniziativa che ha preso spunto da una legge regionale sulla promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo, i cui risvolti in termini di benessere della popolazione adulta e anziana sono molteplici. IL MOVIMENTO CONTRO L’ISOLAMENTO Per superare l’isolamento delle zone montane e agevolare gli spostamenti dalle contrade più lontane, grazie anche al contributo della Cassa Rurale Vallagarina, è stato acquistato

DI MARTA BICEGO un automezzo da sette posti. «Per promuovere uno stile di vita sano, non soltanto per la terza età ma nella popolazione in generale, dallo scorso novembre sono stati organizzati incontri a cadenza mensile con la partecipazione di esperti per parlare per esempio di corretta nutrizione, tecniche di respirazione, salute», prosegue. Parallelamente, in collaborazione col Circolo Noi e la pro loco di San Rocco, sono partite le lezioni di ginnastica gratuite, perché finanziate in parte dalla Regione e in parte dal Comune, tenute dagli istruttori Rebecca e Federico. I riscontri sono stati molto positivi, conclude Dalla Valentina: «Gli appuntamenti sono diventati il pretesto per uscire di casa e socializzare. Hanno contribuito a risvegliare il senso di comunità e il piacere dello stare insieme. Ma l’utilità è stata pure in ottica di prevenzione perché l’accesso ai corsi prevedeva controlli medici. Vista l’adesione alta, stiamo valutando di far proseguire il progetto in maniera autonoma». Come è ancora da capire. Ma le buone premesse della partecipazione ci sono tutte. ■ 72


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IL SECONDO ALBUM DEL CANTAUTORE TRAPIANTATO A VERONA

Mosè Santamaria

CON LA MUSICA SALVEREMO QUESTO MONDO Mosè Santamaria, cantautore genovese che dalla fine del 2011 vive a Verona, ha pubblicato lo scorso novembre il suo secondo album Salveremo questo mondo. Un invito per chi lo ascolta a guardarsi dentro.

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no sguardo intenso e magnetico, dei lineamenti e dei boccoli che ricordano un sovrano persiano ma in versione pop, una voce profonda e calda. È Mosè Santamaria, classe 1983, poeta e cantautore genovese, al quale dissero di essere un basso quando in realtà era un tenore, in un mix di riflessione e presa di coscienza, che lo ha portato a pubblicare il suo primo disco nel 2015 dal titolo #RisorseUmane, con cui è arrivato tra i semifinalisti del Premio Tenco nella categoria Migliore Opera Prima. «È un disco non potabilissimo, chiamato così perché mi piaceva il significato delle due parole, in linea con quelle che erano le canzoni scritte dai 17 anni fino ai 30, dove risorse è inteso come risorgere per riscoprire la propria umanità; dall'altra parte risorse come unità che producono e consumano. Una dualità che racchiude la storia di me stesso e delle persone che hanno fatto parte di quel periodo, come l'ultimo brano, Mata Hari, una dedica a una persona che mi ha fatto arrivare a Verona», spiega Mosè. IL SECONDO DISCO COME RINASCITA Ma il Mosé del primo album non è più quello del secondo, perché si sa, ogni canzone racchiude

una fase della propria vita. Tra difficoltà e cambiamenti, si è accorto di non essere abbastanza comunicativo e di aver scritto testi unidirezionali, forse difficili, come in un diario segreto da decodificare, senza riuscire a coinvolgere completamente il pubblico che lo ascoltava e senza riuscire ad entrare nei canali giusti. Accompagnato da Davide Cinquetti alla chitarra e dal produttore artistico Francesco Ceriani, ha dato vita al secondo disco Salveremo questo mondo. Nove canzoni tra cui quella che porta il titolo dell’album racchiude il suo messaggio: «Dobbiamo semplicemente salvare noi stessi, indagando dentro di noi, che è il posto in cui ci fa più paura andare, senza avere timore di accettarci e di accettare quello che vediamo, imparando a non giudicarci e a sua volta a non giudicare. È l'amore che ci salverà, ma non quello di coppia, quello che si deve provare verso se stessi, portando coscienza nel buio, per comprendere quello che fa soffrire, perdonare se stessi e liberarci dei sensi di colpa», conclude Santamaria. Tra Beat Generation, Bukowski e DI INGRID Pasolini, nota dopo nota, parola dopo parola, il SOMMACAMPAGNA disco sarà un viaggio introspettivo coinvolgente per entrare dentro noi stessi e salvarci. ■ www.mosesantamaria.it 74


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TRA TV, CINEMA E NETFLIX I NOSTRI CONSIGLI

COSA GUARDARE QUESTO MESE (SECONDO NOI) CINEMA: L’UOMO INVISIBILE Data di uscita: 5 marzo 2020 | Regia: Leigh Whannell | Paese: USA

Il personaggio dell’uomo invisibile, creato dalla penna di H.G. Wells nel 1881, è già un classico dell’universo horror hollywoodiano, grazie alle numerose e ben riuscite trasposizioni cinematografiche che negli anni ci hanno regalato perle come il film del 1933 firmato da James Whale e L’uomo senza ombra di Paul Verhoeven. Questa nuova versione portata sugli schermi da Leigh Whannell vira ulteriormente dalla storia originale e racconta la storia di Cecilia Kass, interpretata da Elisabeth Moss che, intrappolata in una

relazione violenta con il brillante e manipolatore scienziato Adrian (Oliver Jackson-Cohen), decide di fuggire e far perdere le proprie tracce. Ma quando Adrian si suicida e lascia a Cecilia una parte cospicua della sua vasta fortuna, la donna sospetta che la sua morte sia solo una messa in scena. Mentre una serie di inquietanti coincidenze diventano letali e minacciano la vita di coloro che ama, la sanità mentale di Cecilia inizia a vacillare, in un disperato tentativo di dimostrare di essere braccata da qualcuno che nessuno può vedere.

NETFLIX & CO: IL FARMACISTA Regia di Jenner Furst e Julia Willoughby Nason | In streaming su Netflix | Paese: USA |2020

In questa nuova docuserie prodotta da Netflix, la vera protagonista è la determinazione. Nello specifico quella che porta Dan Schneider, farmacista di Poydras, Louisiana, a intraprendere una crociata decennale per portare a galla la verità. Dopo la tragica morte del figlio in un sobborgo violento di New Orleans, Dan sfida l’omertà locale e l’inadeguatezza delle autorità pur di trovare i colpevoli. Ma non si ferma qui: è deciso a fare di tutto perché la morte di

suo figlio Danny sia l’ultima prodotta da quella lunghissima scia che negli anni ha visto la sua comunità decimata da un male di dimensioni enormi, la dipendenza da farmaci oppiacei. Tra interviste a cuore aperto con i protagonisti della vicenda e il materiale originale raccolto negli anni dallo stesso Dan, i quattro episodi di cui si compone la serie restituiscono un racconto autentico che prende di mira il cuore malato degli Stati Uniti.

TELEVISIONE: IL COMMISSARIO MONTALBANO Dal 9 marzo 2020 | In onda su Rai1, ore 21.00

Torna, come sempre su Rai1, la quattordicesima stagione della serie poliziesca Il Commissario Montalbano, prodotta da Palomar per la Rai e basata sugli amatissimi romanzi di Andrea Camilleri, scomparso lo scorso 17 luglio. I prossimi tre episodi andranno in onda a partire dal 9 marzo e

saranno basati su i due romanzi Il metodo Catalanotti e La rete di protezione e sulla serie di racconti adattati poi per il piccolo schermo Salvo amato, Livia mia. Le vicende dell’antieroe Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, saranno affidate nuovamente alla regia di Alberto Sironi.

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BELLEZZA AL NATURALE SÌ, QUESTA RUBRICA NON CONTIENE PARABENI

L’OLIO ESSENZIALE DI INCENSO

L’olio essenziale di incenso si ricava dalla Boswellia carterii, una pianta che cresce nell’Africa orientale. Ha moltissime proprietà benefiche — che vengono più spesso associate ai bastoncini che si ricavano dalle resine delle diverse specie di Boswellia — anche se il suo uso non è così diffuso quanto quello di altri oli essenziali. Eppure l’olio essenziale di incenso è antisettico e ha un’azione antimicrobica, oltre ad essere anticatarrale e a favorire il riequilibrio del sistema nervoso centrale.

Vediamo alcuni semplici utilizzi di bellezza dell’olio essenziale di incenso: 1. ADDITIVO PER CREMA ANTI-AGING In commercio esistono molte creme per combattere i segni del tempo grazie ad un’azione antirughe mirata. Per potenziarne l’effetto è possibile aggiungere alla normale crema d’uso quotidiano un paio di gocce di olio essenziale d’incenso. 2. MASCHERA PER PELLI GRASSE Abbiamo già visto in numeri precedenti di questa rubrica le ottime proprietà purificanti e astringenti delle maschere all’argilla. In caso si desideri un effetto ancora più purificante è possibile unire due gocce di olio essenziale di incenso a un cucchiaio di mandorle dolci, mescolando il tutto poi all’argilla. e in più… L’olio essenziale di incenso ha proprietà antireumatiche ed è ottimo per fare un massaggio che può alleviare il dolore. Anche in questo caso poche gocce di olio essenziale vanno diluite con una base di un altro olio vegetale. Dopo il massaggio si consiglia di coprire la zona con un panno caldo in modo da favorire l’assorbimento. Si ricorda che questi rimedi naturali non sostituiscono le terapie che devono essere indicate dal medico a chi soffre di patologie reumatiche.

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DI CLAUDIA BUCCOLA


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PILLOLE DI MAMMA CON UN PO’ DI AMOREVOLE IRONIA

I dispensatori di consigli gratuiti Soffrendo da un po’ di tempo di un disturbo del sonno, una patologia grave, talvolta incurabile (l'avrete già sentita sicuramente, si chiama: "essere genitori"), ho maturato una tolleranza pressoché nulla verso la figura mitologica dei dispensatori di consigli gratuiti che si possono suddividere nelle diverse categorie che qui vi elenco.

DI SARA AVESANI

I

n primis, metterei i lo dico perché ti voglio bene. Siano essi amici o parenti con la scusa del profondo desiderio di aiutarti, «proprio perché sei tu» (è il tipico incipit), si impicciano nella tua vita e, soprattutto, nell'educazione dei tuoi figli. Sparano a zero, tanto possono essere sinceri: sono o non sono i tuoi veri amici? Non importa che tu possa rimanerci male o che abbiano assistito solo ad un micro-attimo della tua lunghissima esperienza di genitore. Per loro è sufficiente e passano a erogarti qualche pillola di saggezza non richiesta. Al secondo posto arrivano i perfetti sconosciuti. Con la scusa di non sapere nulla su di te, hanno la presunzione di sapere tutto di tutto e, sui tuoi figli ancora di più, salvo non averli mai visti prima. Di solito fanno dei monologhi con millecinquecento parentesi tonde e quadre e si interrompono solo se gli squilla il cellulare. D'altra parte devono rispondere immediatamente per-

ché qualche peccatore ha sempre bisogno dei loro consigli. E allora tu che fai? Un bel sorriso e te ne scappi a gambe levate, se i bambini non si sbrigano a seguirti (pure se ormai sono adolescenti) li prendi in braccio tutti e due insieme e che l'ernia sia con te. Al terzo posto le mamme e i papà in genere, quelli che hanno voglia di chiacchierare, di dire ciò che pensano. Io stessa, che non li sopporto, sono la prima a farlo alcune volte per dire «ti capisco, ci sono passata anch'io, è una fase, passerà». Occhio però ai genitori invidiosi che hanno i figli migliori del mondo, loro sono da evitare in ogni caso. Quindi, riassumendo, per scongiurare intromissioni vi consiglio (questo potete accettarlo): un paio di occhiali scuri per non incrociare alcuno sguardo, delle cuffie o un bel berretto di lana (in estate usate pure una cuffia da bagno) per fingere di non sentire. Infine, un paio di scarpe comode per darsi alla fuga. Con questo dovreste salvarvi. ■ 80


ANGOLO PET CANI, MICI&CO

ALTRO CHE YOGA C’È IL DOGA Fare yoga con il proprio cane è un'esperienza positiva. Permette di stare in reciproca compagnia, rilassarsi e godere, entrambi, del benessere psico-fisico che ne deriva da entrambi. DI INGRID SOMMACAMPAGNA

C

orrere, camminare, nuotare ma anche fare... Doga! Si tratta della pratica dello yoga svolta insieme ai nostri amici a quattro zampe, che si può praticare anche a casa, in giardino o in un qualsiasi altro posto tranquillo, armandosi di due tappetini gommati, vestiti comodi, e magari della musica soft. Per chi conosce lo yoga, dal mantra si svolgeranno le posizioni classiche insieme al proprio cane, unite a tecniche di meditazione e respirazione, magari le prime volte, sotto la guida di un istruttore o di un esperto di stretching e rilassamento muscolare animale. Nel Doga è fondamentale lasciare prendere al cane familiarità con la situazione, e il partner umano deve imparare a manipolare il corpo dell'animale modulando il respiro con il suo. Non tutti i cani riusciranno a farlo, ma bisogna avere pazienza: all'inizio il nostro amico a quattrozampe imiterà le nostre posizioni, ricalcando i nostri movimenti. L'obiettivo è creare armonia, condivisione e, a livello comportamentale, andranno a ridursi sintomi come: ansia, stress, iperattività, depressione, ipersensibilità. Infatti, anche un cane caratterialmente instabile, potrà diventare meno aggressivo. DOGA PER TUTTI «Con Roberta Grancini, istruttrice cinofila di Trieste, ho ideato un corso di Doga che ha avuto molto successo, con esercizi utili a più livelli; infatti, prima di arrivare al Doga vero e proprio, si lavora con il massaggio puntando al rilassamento. Doga è per tutti, non serve per forza conoscere lo yoga: basta avere alcune nozioni di ginnastica posturale, riadattando il tutto in base alle esigenze e problematiche fisiche del proprietario e del

Debora e Giada

cane. Spesso si aiuta anche la muscolatura dell’animale, tonificandola e favorendo l’elasticità delle articolazioni. Quando il padrone si rilassa anche l’animale lo percepisce, stabilendo una connessione totalmente empatica. Con i miei cani pratico questa disciplina eseguendo esercizi più evoluti con sedute di stretching», spiega Debora Severo, originaria di Gorizia, fisioterapista e osteopata umana e in ambito animale, soprattutto con cani, cavalli, qualche gatto e, nel suo curriculum, anche un maiale. Debora collabora a Verona con Che Chic Toelettatura! dove visita cani sportivi e non che presentano problemi fisici legati a tensioni muscolari, contratture o stirature, oppure lavorando in prevenzione, con tecnica manuale e posturale. Imparare le tecniche di massaggio per alleviare i dolori dei propri amici a quattro zampe è importante, proprio per questo, Debora Severo, insieme a Giada Balto, ha dato vita alla Dog Massage Academy, la prima scuola di massaggio per cani aperta a tutti. ■ 81


STORIE DI STORIA LIBERAMENTE ROMANZATE

GRAZIE A TEODORICO ABBIAMO LA PASTISSADA DE CAVAL Immaginatevi trecentomila persone che scendono dal Nord e più precisamente dalle terre scandinave. Sono Ostrogoti che seguono il loro Re, al secolo Teodorico, e tra loro potrete trovare soldati a piedi o a cavallo, mogli e fidanzate con i figli al seguito, medici, commercianti, fabbri e prostitute. Un carnevale di umanità che oltrepassa le Alpi e che nota, nella valle dell'Adige, una cittadina carina, già testimone della storia romana.

V

erona era in mano all'esercito di Odoacre che, in modo molto sobrio, si era proclamato Re d'Italia. Tra le altre cose il buon Odoacre non aveva dei buonissimi rapporti con il Regno di Costantinopoli, nel qual regno, vi aveva passato un tot di anni Teodorico, ufficialmente in ostaggio, in pratica come ospite illustre. Quindi, lo avrete già capito, c'è un dettaglio molto importante in tutta questa vicenda: Odoacre e Teodorico si stavano "sui maroni". LA BATTAGLIA DI VERONA Rapporti idilliaci che sfociarono appunto, in una delle più importanti battaglie dell'antichità: la Battaglia di Verona (settembre 489 d.C.). Si svolse in realtà in provincia e, più precisamente, nella Campagna Minore, tra San

Martino Buon Albergo e San Michele. C'era il fiume Adige di mezzo e quello che sappiano, di questo scontro più che cruento, è che furono gli Ostrogoti a guidare il primo assalto che venne però respinto dai mercenari di Odoacre. Il successivo assalto, a parti invertite, vide però trionfare l'esercito invasore. Sul campo rimase un tal numero di morti che fece sensazione per l'epoca. Tra questi, si contavano le migliaia di cavalli che erano stati utilizzati nei vari assalti. I reduci e il popolo, affamati nel post-scontro, iniziarono a prendere in considerazione la carne degli animali, che essendo in grande quantità, venne immersa in vino e spezie per prolungarne la commestibilità. La successiva cottura diede vita ad uno dei piatti più celebri della veronesità: la pastissada de caval. ■ 82

DI MARCO ZANONI


IL GLOSSARIO DEL LAVORO UNA PAROLA PER VOLTA

LE BUSTE PAGA? ORA SONO PIÙ LEGGERE Dal primo luglio 2020 le buste paga saranno più leggere. Questa la principale novità della Legge di Bilancio 2020 in materia di politiche del lavoro.

È

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto per il taglio del cuneo fiscale, una misura che riguarderà circa 16 milioni di lavoratori. Di questi 710 mila finora, cioè chi ha un reddito tra i 26.600 e 28 mila euro, non aveva goduto di alcun bonus, come i famosi 80 euro varati dal governo Renzi. La nuova misura porterà a potenziali aumenti del netto in busta paga fino a 100 euro, a partire da luglio 2020. Il cosiddetto cuneo fiscale è un indicatore percentuale che indica il rapporto tra tutte le imposte sul lavoro (dirette, indirette e contributi previdenziali) e il costo del lavoro complessivo. Abbassando tale cuneo è possibile aumentare il netto delle buste paga delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti.

TRE MILIARDI NEL 2020 In pratica in base all’imponibile si avrà una busta paga netta più alta per oltre 16 milioni di lavoratori subordinati: sono state stanziati 3 miliardi di euro nel 2020 (il doppio nel 2021). Per i lavoratori dipendenti nelle fasce “più alte” viene comunque applicato uno scarto che riduce l’importo dello sgravio fino ad annullarlo quando si oltrepassa la soglia dei 40 mila euro. Coloro che hanno un reddito tra i 28 mila e i 35 mila euro annui potranno contare su uno sconto che va da poco sotto i 100 euro ad un minimo di 80 euro. Tutte persone che oggi non ricevono il bonus Renzi. Unendo coloro che già accedono al bonus e i nuovi ingressi, arriva a 100 euro un totale di 12.347.937 lavoratori. ■ 83

DI EMILIANO GALATI SEGRETARIO FELSA CISL VENETO


IL NOSTRO TRIPADVISOR L'ANIMA DELLE CITTÀ PER PUNTI

NEW YORK IN PILLOLE Voliamo diretti da Parigi della scorsa volta (Pantheon 107, ndr) in direzione Grande Mela. Per una capitale che nel tempo è diventata un simbolo di libertà e possibilità. New York è indubbiamente piena di contraddizioni. Fuori dai classici percorsi di questa metropoli, è ancora possibile trovare qualcosa di vero e non condizionato da un turismo mainstream che osanna questa città credendo che riassuma L’America. Per visitare New York e afferrarne un po’ l’anima, bisogna stare proprio attenti a questo facile stereotipo. Gli Stati Uniti d’America sono una cosa, la Grande Mela un’altra. Qui di seguito qualche consiglio per muoversi, con estrema eleganza!

DOVE BERE QUALCOSA: Layenda: 221 Smith St, Brooklyn, NY 11201, Stati Uniti The Bar Room: 117 E 60th St, New York, NY 10022, Stati Uniti Dante NYC: 79-81 MacDougal St, New York, NY 10012, Stati Uniti

DOVE MANGIARE: Red Rooster: 310 Malcolm X Blvd, New York, NY 10027, Stati Uniti The Spotted Pig: 314 W 11th St, New York, NY 10014, Stati Uniti Egg Shop: 151 Elizabeth St, New York, NY 10012, Stati Uniti

DOVE COMPRARE: Flight Club: 812 Broadway, New York, NY 10003, Stati Uniti Palace Skateboard Apparel: 149 Howard St, New York, NY 10013, Stati Uniti ATMOS NY: 203 W 125th St, New York, NY 10027, Stati Uniti ■

DOVE DORMIRE: Hotel Americano: 518 W 27th St, New York, NY 10001, Stati Uniti Arlo NoMad: 11 E 31st St, New York, NY 10016, Stati Uniti 11 Howard: 11 Howard St, New York, NY 10013, Stati Uniti

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DI TOMMASO STANIZZI


articolo pubbliredazionale

CORNOVAGLIA, TERRA DI LEGGENDE E MISTERI Elfi, fate e antiche leggende. Ma anche brughiere spazzate dal vento, scogliere e pascoli infiniti. La Cornovaglia, nel sud-ovest della Gran Bretagna, è una contea dalle mille suggestioni, una terra di Celti (appartiene alle cosiddette nazioni celtiche) le cui storie, a metà tra mito e leggenda, sopravvivono in castelli e fortezze. La terra di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda è tra le zone più assolate dell’isola britannica e, grazie al suo suggestivo paesaggio, patrimonio Unesco dal 2006, è stata d’ispirazione per molti scrittori tra cui David Herbert Lawrence, Virginia Woolf e Rosamunde Pilcher.

Il nostro viaggio prosegue attraverso Buckfastleigh, Dartmoor, Plymouth fino in Cornovaglia, la contea inglese situata più a sud-ovest della penisola. Meravigliosa destinazione turistica, famosa per la bellezza del suo paesaggio, di spiagge incontaminate, ripide scogliere, vaste campagne e profonde valli boscose, il tutto costellato di villaggi e residenze storiche. In Cornovaglia scopriremo straordinari luoghi iconici come St. Michael’s Mount, l’isoletta sormontata da un magnifico castello che, durante la bassa marea, si può raggiungere anche a piedi. Oppure le misteriose rovine del Castello di Tintagel, situate a picco sul mare e legate alla leggenda di Re Artù. Proseguiamo con la visita di Bristol, centro culturale molto vivo nel contesto musicale inglese, dov’è nato il genere musicale del Trip-Hop. Qui sono nati i Portishead e i Massive Attack. Giungeremo poi a Bath il cui nome prende origine dai bagni romani, con le sue terme naturali uniche nel Regno Unito.

Quest’estate MOVE TRAVEL propone un itinerario completo che parte da Londra e si spinge fino a Oxford, attraverso tappe irrinunciabili tra le quali Stonehenge, Tintagel, St. Michael’s Mount. Stonehenge è probabilmente il più famoso monumento preistorico del mondo, la parte più antica è stata datata al 3000 a.C, dove aleggia ancora il mistero sulla sua funzione e costruzione: una necropoli, un calendario astronomico, associato a miti e leggende, dai Druidi agli ufo. Ma ciò che rimane inspiegato è il trasporto delle pietre che lo compongono, originarie di zone lontane molti chilometri, un compito apparentemente impossibile per uomini primitivi.

Concluderemo il nostro viaggio a Londra, una delle città più influenti del pianeta in fatto di cultura, comunicazione, politica, economia e arte. Un viaggio intenso sulle tracce di antiche popolazioni, tra cerchi di pietre e cattedrali gotiche e dove rivivere il mito di Re Artù fra storia e leggenda. Partenza il 20 e rientro il 27 luglio, con accompagnatore da Verona. Vieni a trovarci in agenzia per maggiori informazioni o scrivici a info@movetravel.it .

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CONSIGLI E RIFLESSIONI TARGATI ADICONSUM

ENERGIE SEMPRE PIÙ DI GRUPPO Un convegno organizzato da Adiconsum Verona in collaborazione con l’Università di Verona, lo scorso 30 gennaio, ha divulgato i risultati del progetto di ricerca Energie di gruppo sulle esperienze collettive veronesi e di altre province italiane sul tema della produzione dell’energia.

C

on il progetto Energie di gruppo è stata condotta un’indagine per investigare il livello di soddisfazione e il profilo socio-demografico dei membri del Gruppo di Acquisto Luce e Gas che Adiconsum Verona ha avviato con la Società Lupatotina Gas (gestore locale e pubblico) nel 2017. L’indagine è stata condotta tra agosto e ottobre 2019 ed è stata sottoposta a tutti gli iscritti del gruppo e ai soci Adiconsum. Dai risultati è emersa la volontà dei consumatori di fare parte del gruppo di acquisto con lo scopo di ottenere la maggiore trasparenza e la maggiore fiducia che un fornitore locale è in grado di garantire. La maggioranza degli intervistati si è dichiarata molto soddisfatta di questa esperienza, apprezzando sia la tutela sia il risparmio ottenuti. LA SENSIBILITÀ AMBIENTALE Il dato più significativo, però, riguarda la propensione e l’interesse dei consumatori verso le tematiche ambientali. Gli intervistati, ritenendo di improrogabile importanza la produzione di energia verde, si sono dichiarati disponibili ad essere coinvolti in ulteriori azioni legate alla produzione e alla distribuzione di energia rinnovabile (ad es. gruppi di acquisto fotovoltaici, comunità energetiche, cooperative ecc.).

LA SOSTENIBILITÀ COME STILE DI VITA E proprio attorno a questo tema si è dibattuto — durante il convegno del 30 gennaio presso il polo didattico Zanotto — nella tavola rotonda coordinata da Francesca Forno dell’Università di Trento con Loriano Tomelleri di Lupatotina Gas e Luce, Riccardo Tessari di ForGreen, Leonardo Setti del Centro per le Comunità Solari, Sara Capuzzo di Ènostra coop e Angelo Tartaglia della Comunità Energetica del Pinerolese. Il confronto tra queste innovative realtà energetiche ha reso evidente, in primo luogo, che nel prossimo futuro la sfida sarà rappresentata dallo sviluppo di progetti e proposte per i cittadini che desiderano fare della sostenibilità il loro stile di vita. L'altro rilievo significativo riguarda la transizione verso questi nuovi modelli di sostenibilità: vanno unite le forze tra istituzioni e cittadini. Infatti, quando le istituzioni prendono iniziative che coinvolgono i cittadini, questi si rendono capaci di contribuire alle soluzioni. IN CONCLUSIONE? Energia di gruppo non significa solo risparmiare sulla bolletta, ma creare una sensibilità una cultura e un attivismo che permetta concretamente di rendere le nostre vite e le nostre città più sostenibili. ■ 86

DI CARLO BATTISTELLA DI ADICONSUM VERONA


87


Il calendario del mese di Paola Spolon

gli eventi di Marzo 2020, secondo noi

01

IL CARNEVALE DEGLI ANIMALI Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 16.30

02

ROTOZAZA_ETIQUETTE Luogo: Ratafià Ora: 18.30

03

ARIEL AFTERNOON 1: TERRA Luogo: Teatro Satiro Off Ora: 19.00

04

WALL•E Luogo: Accademia delle Belle Arti Verona Ora: 18.30

05

FUMETTO, STORIE, PERSONAGGI Luogo: Biblioteca Civica Verona Ora: 15.30

06

BESTOFF Luogo: Bar The Brothers Ora: 22.30

07

SUINI - PEPPA PIG PRENDE COSCIENZA DI ESSERE UN SUINO Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00

08

CLARA E ROBERT - L’ALTRA METÀ DELLA MUSICA Luogo: Sala Maffeiana Teatro Filarmonico Ora: 11.00

10

MALAMORE Luogo: Lungadige Galtarossa Verona Ora: 19.00

11

LA MUSICA E LE ARTI - IL SECONDO NOVECENTO Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30

09 12

CARLO SCARPA Luogo: Museo di Castelvecchio Ora: tutto il giorno

SULLA MORTE SENZA ESAGERARE Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.45

Legenda

Mostra/Arte

Cinema

Libri

Museo

Sport

Incontri


Alcuni degli eventi che abbiamo segnalato sono a rischio cancellazione per via dell'emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Vi invitiamo a seguire online le pagine degli organizzatori per ulteriori informazioni.

13

THEATRON Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 20.30

16

INTRODUCTION TO COFFEE Luogo: Coffee Training Academy Verona Ora: 09.00

19

IN VINO ENGLISH Luogo: Verona Ora: 20.30

14

MAL CHE SI VUOLE NON DUOLE Luogo: Teatro Santa Teresa Ora: 21.15

15

SIPARIO SAVAL - IL QUARTIERE VALORIZZA PERSONE, IDEE E SPAZI Luogo: Sala Polifunzionale Saval Ora: 16.30

17

MINE VAGANTI Luogo: Teatro Nuovo Ora: 20.45

18

BANFF CENTRE MOUNTAIN FILM FESTIVAL WORLD TOUR Luogo: Cinema Kappadue Ora: 20.00

KOHLHAAS Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00

21

IL SUONO DELLA SOLITUDINE Luogo: Modus Verona Ora: 21.15

24

THE HELP Luogo: Modus Verona Ora: 20.00

20

22

DOMENICHE AL MUSEO DI STORIA NATURALE Luogo: Museo Storia Naturale Verona Ora: 14.30

23

IL TEMPO DI GIACOMETTI DA CHAGALL A KANDINSKY Luogo: Palazzo della Gran Guardia Ora: tutto il giorno

25

ANY OTHER Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00

26

LA SAGRA DELLA PRIMAVERA - CARMEN Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30

27

BUDSTONE Luogo: Bar The Brothers Ora: 22.30

non ce lo siamo dimenticati: non ci stava

28 Fiera

X-PLODE Luogo: Bar The Brothers Ora: 22.00

Danza

29 Musica

CAINO, OVVERO IL PRIMO OMICIDIO Luogo: Sala Maffeiana Teatro Filarmonico Ora: 11.00

Amore

30 Carnevale

31

CONTEMPORANEE / CONTEMPORANEI - L’ARTE ALL’UNIVERSITÀ Luogo: Polo Universitario Santa Marta Ora: tutto il giorno

Teatro


In cucina con Nicole Qualche idea sana (e golosa) per le vostre giornate

di Nicole Scevaroli

Sono stata a Londra un paio di giorni, ho portato con me alcune ricette speciali.

IL PORRIDGE La colazione anglosassone per eccellenza da preparare in pochi minuti.

Ingredienti

Il consiglio nutrizionale Il porridge contiene molte fibre ed un buon apporto proteico. È una colazione nutriente e saziante, che possiamo arricchire con frutta fresca o confetture.

• 60g fiocchi di avena integrale, piccoli • 120ml di latte (di mucca o vegetale) • mezzo cucchiaino di zucchero o miele Scaldate il latte, versatelo sopra ai fiocchi. Dolcificate con zucchero o miele e mescolate. Fate assorbire per un paio di minuti ed è pronto!

PIE DI PISELLI, PORRI E CAPRINO Una torta salata ispirata a quelle famose torte inglesi.

Ingredienti • 2 confezioni di pasta brisée rotonda • 1 kg di piselli surgelati • 1 porro • 2 uova + 1 tuorlo da spennellare • 2 cucchiai di parmigiano • sale, pepe, olio extra vergine formaggio caprino

La nostra dritta Potete preparare la pasta brisée in casa mescolando 250 gr farina di tipo 1, 80 ml olio, 120 ml acqua tiepida, 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaino di lievito istantaneo per torte salate.

Cuocete in padella il porro tagliato a rondelle con i pisellini. Mescolateli alle uova, parmigiano, sale e pepe. Stendete il primo strato di pasta in una teglia da forno, farcite con il ripieno. Coprite con l’altro strato, ritagliate la pasta in eccesso e sigillate i bordi, poi spennellate il tuorlo d’uovo. Cuocete in forno a 190 gradi per 40 minuti. Servite le fette di torta con un cucchiaio di formaggio caprino.

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Il Muro di Giulietta Ti dedico una poesia

Ciao Angelo mio,

di Montale, perché di meglio

sei qui per sempre.

io non so scrivere:

(Paolo)

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Sì e mille volte sì.

Anche così è stato breve

(S. a M)

il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni,

Lo sai che sei la più

le trappole,

bella del mondo?

gli scorni di chi crede

(Francesca)

che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

Ciao piccolo scemo mio preferito. Il tuo sorriso è l’inizio di tutto. (Susi)

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. (Raffaella per Luigi)

Vuoi dichiarare il tuo sentimento (di qualsiasi intensità sia)? Inviaci il tuo pensiero su Whatsapp 320 9346052 oppure a community@veronanetwork.it.

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articolo pubbliredazionale

www.phoenixcapital.it tel. + 39 045 8032060 e-mail: press@phoenixcapital.it

mozayk Appuntamenti di Finanza, Innovazione e Persone.

a cura di Phoenix Capital

CFO Solutions SCF, partner di Phoenix Group. “Così proteggiamo il tuo risparmio”. Il ruolo della consulenza finanziaria indipendente. Gli italiani risparmiano ma si affidano al “fai da te” per la pianificazione finanziaria. A dirlo i rapporti ACRI-IPSOS e CONSOB 2019 in tema di risparmio, conoscenze finanziarie e modalità di investimento. Su protezione del risparmio e consulenza finanziaria indipendente l’analisi di Andrea Giovannetti, presidente di CFO Solutions SCF, società di Consulenza finanziaria indipendente - partner di Phoenix Group -, iscritta all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari dal giugno 2019. Alle spalle 27 anni di esperienza. Il risparmio è un valore. Prima di gestirlo, occorre proteggerlo. Assolutamente, bisogna tutelarlo dall’andamento avverso dei mercati, dai costi eccessivi, dagli strumenti finanziari potenzialmente pericolosi. In campo finanziario, anche il nostro approccio mentale, l’emotività, l’avidità e la paura possono essere dei nemici e farci commettere errori costosi.

La congiuntura attuale impone una protezione maggiore? Sì. L’incertezza globale e i tassi negativi – con la legittima ricerca di rendimenti - possono spingere a scelte non consapevoli in termini di rischio. Come orientarsi nell’ampia offerta di strumenti finanziari? Con indipendenza di giudizio e conoscenza dei mercati, delle vere esigenze del risparmiatore e degli strumenti finanziari più efficaci rispetto alle caratteristiche dell’utente. In questa direzione, quale il ruolo della Consulenza finanziaria indipendente? La Consulenza finanziaria indipendente opera nell’esclusivo interesse del risparmiatore. Agisce nella totale assenza di conflitto di interesse, non vende prodotti finanziari né incassa alcuna forma di provvigione. CFO Solutions SCF è stata una delle prime Società iscritte all’Albo Unico dei Consulenti Finan93

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ziari, in vigore da dicembre 2018. Una “certificazione” importante. Nata a Verona nel 1993, siamo tra le più longeve società di consulenza finanziaria indipendente in Italia. L’Albo ha riconosciuto la nostra esperienza a servizio dei Clienti per una soluzione “personalizzata” di tutela del patrimonio. Forti di un approccio matematico di analisi e gestione del rischio, ottimizziamo la proposta sulle caratteristiche reali del risparmiatore. “Un’analisi olistica” del risparmiatore con il metodo di xPro, startup avviata con l’Università di Trento. xPro analizza in modo scientifico tutte le caratteristiche dell’utente: quelle socio-economiche, familiari e neuro-cognitive. Offriamo una “diagnosi specialistica” e la cura duratura più consona. Non esiste, infatti, lo strumento finanziario migliore al mondo, ma quello più adatto alle caratteristiche di ciascuno. INFO: www.cieffeo.com)


L’oroscopo alla nostra maniera

di Andrea Nale

21 MARZO - 20 APRILE

21 APRILE - 20 MAGGIO

21 MAGGIO - 21 GIUGNO

22 GIUGNO - 22 LUGLIO

I nostri ricordi e le nostre memorie sono fatti di immagini che portiamo con noi ogni giorno e che, con cadenza apparentemente casuale, tornano a farci visita. Vi invito a riflettere sulle costellazioni di brevi bagliori che negli anni hanno rappresentato le fasi più importanti della vostra vita. Secondo voi, quali immagini e atmosfere del presente diventeranno fotografie nei vostri ricordi?

Dovete credere fortemente che all'orizzonte stanno per affacciarsi grandi slanci di libertà assoluta, azioni di vitalità così radicali e limpide da tracciare un prima e un dopo nella vostra vita. Preparatevi per azioni talmente grandi che la maggior parte delle altre attività quotidiane in cui vi sentite liberi assomiglieranno alla finta libertà del carcerato, quella di camminare avanti e indietro nella sua cella.

Quanto temete il Coronavirus? Quanto pensate che quest'epidemia stia influenzando le vostre vite? Vi fa paura la parola quarantena? Vi offro una buona notizia esistenziale, cari Gemelli. La quarantena in cui, ultimamente, avete rinchiuso i vostri più forti sentimenti sta per finire, si stanno per riaprire le porte del vostro piccolo ambulatorio. Tornate pure a respirare l'aria pulita della primavera.

A volte trovarsi a combattere contro i venti e la tempesta diventa un'operazione inutile, uno spreco d'energie contro forze più grandi di noi e inattaccabili. A volte, anche i più esperti marinai sanno che l'unica cosa da fare è aspettare tranquilli in un angolo, lasciandosi attraversare dal vento che infuria. Un vento che, inesorabilmente, è destinato a placarsi con le prime luci del mattino.

23 LUGLIO - 23 AGOSTO

24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE

23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE

23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE

Questo è il mese di una scoperta, la scoperta del luogo che potete chiamare casa. Uno spazio fisico? A Verona o in provincia? In Lessinia? Forse, ma siete tanto fortunati, Leone, che casa per voi non è tanto un luogo quanto una comunità, una comunità di amici, affetti, ricordi. Grazie a questa solida base non vi sentirete mai sradicati in questo mondo. Ovunque voi siate, e qualunque cosa vi stia succedendo.

Questo 2020 sembra essere iniziato maluccio per il mondo: guerre sfiorate, mutamenti climatici, epidemie... diciamo che per essere nel primo trimestre dell'anno ne abbiamo già viste troppe. E dentro di voi? Credete di aver già avuto le vostre guerre in amore? Le vostre epidemie esistenziali? Forse sì, ma tutto sta in una vostra scelta. Le cose possono solo migliorare oppure, quest'anno, non promettere nulla di buono.

In questo periodo più che in altri sembrate degli inguaribili insoddisfatti. Quante volte, ultimamente, le aspettative che avevate su persone o situazioni sono state puntualmente deluse? Forse meno di quel che pensate. Cambiate prospettiva, capovolgetevi in questi mesi. Badate a ciò a cui non badate mai, a quante sorprese avete ricevuto e mai avreste pensato: smettete di vivere sconfitte come sconfitte e vittorie come pareggi.

La fluida società dove ci troviamo ha reso le vite più precarie di un tempo, senza la sicurezza di un lavoro che sia per sempre e la stabilità che ne deriva. Ma questo è negativo? Voi insegnate che non è così, perché sapete e saprete ricostruire i cocci di un mondo esploso e ricostruire fondamenta che un tempo neanche si potevano immaginare. Avete la libertà della creazione sul nulla. Quale privilegio più grande?

23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE

22 DICEMBRE - 20 GENNAIO

21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO

20 FEBBRAIO - 20 MARZO

In Brasile ci sono tantissimi villaggi che non hanno nemmeno una chiesa. In tutti è però presente almeno un campo da calcio, dove i ragazzi di strada ogni giorno celebrano il loro rito quotidiano. Non rimanete bloccati come siete, Sagittario, a disperarvi e rimuginare su quello che non avete e secondo il mondo dovreste avere: concentratevi sulle vostre reali necessità e perseguitele con tutta la forza che avete in corpo.

Uno dei concetti che tutti i nuovi guru della motivazione personale non smettono di usare è il concetto di "comfort zone": la zona in cui non possiamo crescere e in cui, appagati dalla stabilità, nulla di nuovo può accadere. Il vostro obiettivo è invece rimanerci, esplorarla, guardarvi intorno e scoprire le meraviglie nascoste che questo mondo sempre votato alla fretta e la crescita esasperante non vi permette vivere.

Quante delle canzoni d'amore che avete sentito a Sanremo sono riuscite a toccare le vostre corde? A rappresentare il particolare momento che state vivendo? Io, credo, quasi nessuna... e allora per esercizio e per recuperare uno sguardo oggettivo sulle vostre relazioni e priorità, vi invito a immaginare la vostra canzone d'amore. A chi sarebbe rivolta? Sarebbe felice o triste? Quali parole mettereste nel ritornello?

Mandela restò in carcere molti anni prima di liberare il Sudafrica dall'apartheid. Trascorse anni in cui tutto sembrava buio e in cui l'obiettivo della sua lotta sembrava lontano se non irraggiungibile. Vi invito a riflettere di nuovo su questa vicenda, per riprendere fiducia e riacquisire la tenacia di cui avete bisogno in questi giorni per raggiungere i vostri obiettivi e le vostre lotte. Quando tutto sembra perso, niente è perso.

Ariete

Leone

Sagittario

Toro

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