Pantheon 106, Valeria Benatti, la voce storica di RTL102.5

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PREZZO €3,50 COPIA GRATUITA

EDIZIONE DICEMBRE - GENNAIO 2020

ANNO 11 - NUMERO 11

NUMERO CENTOSEI

PANTHEON Valeria Benatti

«DONNE AMATEVI»

IL SINDACO SBOARINA

«Ecco la Verona del 2020»

ALEX ZANARDI e i limiti che non sono limiti

L'ASTRONAUTA UMBERTO GUIDONI «Torneremo sulla luna»


Tanti auguri da Banca Valsabbina


DICEMBRE - GENNAIO 2020

DI MATTEO

SCOLARI

EDITORIALE

Il 19 novembre 2019 è una data che segnerà per sempre la storia culturale e comunitaria della nostra città. Quel giorno, come tutti sappiamo, se n’è andato uno dei protagonisti contemporanei più illustri della veronesità moderna, Roberto Puliero.

E che dire della sua Barcaccia, una creatura che ha diretto e amato all’inverosimile e che proprio quest’anno ha raggiunto il mezzo secolo di vita? «Quando recito non vorrei mai essere da un’altra parte, se non lì, davanti al nostro pubblico. – ci raccontò sempre nella stessa intervista – Arrivo sempre in ritardo agli appuntamenti, ma in teatro mi preparo sempre due ore prima. Pulisco il palco, mi gusto lo spazio, spio la gente e parlo con loro; è il modo di comunicare che più mi si addice e che più mi entusiasma. Recitare è come sognare tenendo i piedi per terra: vivi un’altra vita, interpreti altri personaggi e li controlli… questa è una cosa che non esiste nel cinema o alla televisione».

Roberto ci ha lasciato in punta di piedi, a 73 anni, dopo un lungo periodo di malattia. È uscito di scena con eleganza, classe, intelligenza. Bistrattato negli ultimi anni, dopo che la sua voce - che ha emozionato milioni di cuori gialloblu - era stata considerata obsoleta, passata, non conforme agli standard commerciali (così omologati) del mainstream mass-mediatico odierno. Senza clamori particolari e senza sbattere le porte si era messo da parte, soffrendone tantissimo. A nulla è valso il tentativo degli ultimi tempi di rimetterlo davanti al tuo microfono, per commentare di nuovo il suo amatissimo Hellas. Ormai era troppo tardi.

E ancora: «Il teatro è una scelta di vita di cui non mi son mai pentito. Mi capita di recitare la parte del “paiasso” in alcuni spettacoli, per i quali vengo pagato, e bene, ma se dovessi scegliere, non avrei dubbi: farei sempre teatro».

«Le radiocronache mi hanno dato popolarità. – ci confessò in un’intervista che gli feci per Pantheon dieci anni fa – Costituiscono un fatto giornalistico, è vero, ma ho sempre cercato presentarle sotto forma di spettacolo: da anni incontro delle vecchiette che mi dicono “Puliero, non capisso niente de balon, ma me godo come na mata a sentirte”».

L’ho visto l’ultima volta sul palco della Gran Guardia il 12 aprile 2019, in occasione della serata Verona Blu, dedicata ai temi dell’autismo. Era già sofferente, ma è rimasto lì, in attesa, fino a fine serata e anche oltre, dando l’ennesima prova della sua generosità, della sua verve e del suo grande cuore. E in quell’occasione ci ha lasciato con un’interpretazione superba de “L’Adese”, di Tolo Da Re.

Era così, genuino, vero, destrutturato e non contaminato da logiche e da strategie persuasive. Amava rimanere nel mondo che dalla mia e dalla sua generazione in su abbiamo tutti conosciuto: un mondo in cui si poteva sentire e distinguere il calore umano, dove le abitudini quotidiane, più lente, favorivano la nascita dei sentimenti e delle relazioni, quelle vere, autentiche, profonde. Sorrido ancora al pensiero che per essere contattato aveva a disposizione soltanto il numero fisso di casa. Aveva rifiutato l’idea e forse la tentazione di avere un cellulare, segno, pure questo, di un ancoraggio a un mondo - quello che abbiamo appena ricordato - che sta via via sparendo.

Ci ha salutato a modo suo, facendo teatro, come più gli piaceva fare. Grazie di tutto Roberto.

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HO NEL CUORE TRE SENTIMENTI CON I QUALI NON CI SI ANNOIA MAI: LA TRISTEZZA , L’AMORE E LA RICONOSCENZA matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo

ALEXANDRE DUMAS 3


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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 25/11/2019

Indice 6 10 16

IN COPERTINA

63

IL FIORE DELL'ARTE

70

ALTRO CHE

VALERIA BENATTI, LA VOCE STORICA DI RTL102.5

IL SINDACO FEDERICO SBOARINA TRA BILANCI DI FINE ANNO E BUONI PROPOSITI

ALEX ZANARDI

«SONO UN PRIVILEGIATO»

72 78

SALMON MAGAZINE BELLEZZA

AL NATURALE

PILLOLE

DI MAMMA

82

RUBRICA

PET

STORIE DI STORIA

CIAO ROBERTO

18

A TU PER TU

83

20

ALESSIA GAZZOLA MATTEO VALBUSA

90

22

LA BELLA VERONA SECONDO

80

16

IL NOSTRO RICORDO DI PULIERO

TERZA ETÀ

CON L'ASTRONAUTA UMBERTO GUIDONI

È TUTTA UNA QUESTIONE DI COSTANZA

IL DIRETTORE D’ORCHESTRA È UN VIGILE URBANO E POETICO INSIEME

24

Il FILOBUS, SPIEGATO BENE

30

NANOMNIA

74

MARLENE KUNTZ

94

IN CUCINA

CON NICOLE L'OROSCOPO

ALLA NOSTRA MANIERA

IL PUNTO SUI CANTIERI, I NODI DA SCIOGLIERE

LE NANOTECNOLOGIE RIVOLUZIONANO L’AGRICOLTURA

ALLA RICERCA DELLA BELLEZZA, OVUNQUE

ERRATA CORRIGE A pagina 46 di Pantheon 105, numero di novembre 2019, è stato erroneamente scritto che Lina Lordani Ceriani è nata il 28 ottobre del 2013. La data corretta è il 28 ottobre del 1913.

DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA

A pa g. 76 Scop ri le dichi araz ioni d’am ore d ei lettor i

REDAZIONE E COLLABORATORI

REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA,

ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 320 9346052 - REDAZIONE@VERONANETWORK.IT

GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI DICEMBRE-GENNAIO 2019/2020 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, VALENTINA BAZZANI, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, MICHELA CANTERI, GIORGIA CASTAGNA, DANIELA CAVALLO, EMILIANO GALATI, SALMON MAGAZINE, FRANCESCA MAULI, MARCO MENINI, ANDREA NALE, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI,

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INGRID SOMMACAMPAGNA, PAOLA SPOLON, TOMMASO STANIZZI, GIULIA ZAMPIERI, MARCO ZANONI. FOTO DI COPERTINA ALESSANDRO BOSCOLO AGOSTINI - FOTOGRAFO COMPOSIZIONE GRAFICA SIMONE ZAMPIERI PROGETTO GRAFICO SPECIALE SCUOLA ANNA MARTINI SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111

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IN COPERTINA VALERIA BENATTI

A PROPOSITO DI LIBERTÀ

Foto di Fabrizio Fenucci

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«Ogni tanto cado ancora nel pozzo buio del mio segreto, e mi sento morire» si leggeva questo tra le righe del suo libro. È capitato anche a lei, Valeria Benatti, voce storica di RTL 102.5. È riuscita a scappare da un amore «dai fili vischiosi» che non era amore. Si è rivolta ad un Centro Antiviolenza, ha lasciato il suo “Barbablù”. E con Gocce di veleno, uscito tre anni fa, ha cercato, e cerca, di aiutare le altre donne a «superare la propria, piccola o grande, ferita amorosa».

«F

immina impegnativa» come la chiama il suo compagno Emanuele, mamma che lavora, attivista e femminista. Sono queste le parole che sceglie per definirsi. Nonostante i tanti anni milanesi, per sua stessa ammissione, Valeria Benatti, continua a sentirsi «una provinciale in trasferta». Libera di una libertà nuova, è convinta che serva ancora lottare per le donne. Sì, anche nel nostro Occidente. Sì, anche nella nostra Italia. Dopo tre anni il suo Gocce di veleno è diventato altro, non più solo romanzo che racconta la violenza psicologica («così maledettamente subdola»), le sudditanze segrete, le prevaricazioni costanti e quel senso di vergogna così ingiusto. Il suo libro si è trasformato in un long seller, letto nelle librerie come nei Centri Antiviolenza. Dal 25 novembre è anche pièce teatrale curata dalla psicoanalista bolognese Rosanna Rulli, messa in scena a Bologna dalla compagnia Aquiloni Wireless. «Se l’uomo che dice di amarti non ti incoraggia, non ti sostiene e non si fida di te allora semplicemente non ti ama. Meglio lasciarlo». L’amore vero, invece? «è confidenza profonda». Del sesso, lei che è stata autrice anche di Love Toys (libro uscito con sexy gadget allegato) pensa che se ne parli con eccessiva superficialità «c’è poca conoscenza dell’eros. Per quello ci vuole più tempo, attenzione, cura, e molti non ce l’hanno». Il 21 gennaio, la giornalista, originaria di Bosco Chiesanuova, torna in libreria con Da oggi voglio essere felice per Giunti. «Una storia tosta», un bambino di 5 anni, una vita difficile, una mamma che non può occuparsi di lui. Dentro ci sono i suoi mesi di volontaria al Centro aiuto famiglia e la consapevolezza che certe ferite, anche se sembrano eterne, possono un giorno fare spazio a insperate ripartenze. Natalia Ginzburg diceva che «le donne sono una stirpe disgraziata e infelice perché hanno questa abitudine di cascare nel pozzo» della malinconia, dell’inadeguatezza. Quali sono le risorse interiori alle quali appellarsi per evitare di «cadere nel pozzo»? Premesso che non ritengo di far parte di «una stirpe disgraziata e infelice» e che anzi ringrazio di esser nata donna, è vero che spesso le trappole del patriarcato ci possano far sentire “inadeguate” e di conseguenza “malinconiche”. Proviamo a cambiare prospettiva e guardarci fra noi: siamo così brave a sostene-

re mille impegni che dovremmo elogiarci ogni mattina guardandoci allo specchio. Abbiamo sulle nostre spalle il peso del mondo e continuiamo a correre e sorridere e prodigarci per tutti. Dobbiamo avere più fiducia in noi stesse e preoccuparci meno di quel che gli uomini pensano di noi. Di quali battaglie femministe c’è ancora bisogno oggi in Italia? Se è vero che femminismo significa lotta contro i soprusi e le ingiustizie, c’è bisogno di femminismo più che mai, oggi in Italia. Questo movimento che è nato per liberare le donne da millenni di subalternità, oggi continua a impegnarsi e a incidere nella società stando dalla parte delle minoranze discriminate, siano esse donne, migranti, omosessuali. Nessuna battaglia vinta lo è per sempre, e anzi in questo periodo storico c’è una sorta di regressione: vengono messe in discussione leggi acquisite come la 194, siamo ancora lontani dal riconoscere parità salariale a uomini e donne, il famoso soffitto di cristallo è spesso irraggiungibile. Nel titolo del suo libro Gocce di veleno (Giunti, 2016) è già racchiusa l’immagine della violenza psicologica come uno stillicidio quotidiano di gesti e offese… La violenza psicologica è diffusissima e maledettamente subdola. Comincia con la denigrazione, la mortificazione, poi diventa insulto o delegittimazione, e ancora cresce e si trasforma in controllo e dominio. Se l’uomo che dice di amarti non ti incoraggia, non ti sostiene e non si fida di te allora semplicemente non ti ama. Meglio lasciarlo. Lei come è riuscita a sottrarsi? Io mi sono rivolta a un Centro Antiviolenza, e l’ho fatto perché da sola non riuscivo a tagliare i fili vischiosi che mi legavano a una persona incapace di amare. Le psicologhe del Centro Antiviolenza sono professioniste empatiche ed esperte, che in pochi efficaci incontri riescono a farti riprendere in mano il bandolo della tua vita. Consiglio a tutte di rivolgersi a loro, al primo segnale di sofferenza. Sui suoi social condivide spesso frasi tratte dai libri che ha amato. Le giriamo la domanda che Eshkol Nevo fa risuonare in Tre Piani

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DI MIRYAM SCANDOLA


«Se mi chiedessero cos’è l’amore, direi la certezza che esiste, in questo mondo bugiardo, una persona completamente onesta con te e con la quale tu sei completamente onesta, e fra voi è solo verità, anche se non sempre dichiarata». Se le chiedessimo che cos’è l’amore, lei cosa direbbe? L’amore è confidenza profonda, è solidarietà e vicinanza, è fiducia e condivisione.

tagonisti del mio nuovo romanzo hanno subito atrocità indicibili, eppure hanno la sana voglia di vivere, non solo di sopravvivere, e se gliene si dà la possibilità, sono capaci di rinascere e tornare a sorridere.

La Rai, RTL 102.5, i libri: ha avuto una carriera di successi. Si sente una donna “riuscita”? Mi sento una donna fortunata perché ho avuto dalla vita molto più di quanto mi aspettassi. Da ragazzina sognavo di lavorare in radio e da Sono passati anni da Love Toys, le donne oggi 18 anni vado in onda nella radio più ascoltata riescono a parlare di più di sesso, si sentono d’Italia. L’idea di scrivere un libro poi era talpiù libere? mente esagerata che ho aspettato tanto prima Se ne parla anche troppo, ma parlarne non di osare farlo. E a gennaio uscirà il mio sesto significa essere liberi. Viviamo in una società romanzo. Ma al di là di questi traguardi, quelfatta di ostentazioni, mentre il sesso ha bilo che mi dà più soddisfazione è di essere risogno di intimità. I ragazzini si formano sui masta la ragazza altruista che ero al liceo. Nucanali pornografici e confondono la finzione tro gli stessi ideali di allora: giustizia, equità, con la realtà. C’è troppo sesso nell’aria e poca solidarietà, e mi batto conoscenza dell’eros. Per quello ci vuole «IL SESSO NON È MICA UNA da sempre per questo. più tempo, attenzione, BRUTTA PAROLA , Molte donne si scontracura, e molti non ce no con l’impossibilità l’hanno. La libertà di NÉ UNA MALATTIA , di essere tutto al meparlarne però è un fatE PRIMA SE NE PARLA , glio: donne in carriera, to positivo, e credo che madri, mogli, amiche. MEGLIO È» anche le donne abbiaSi è mai sentita inadeno finalmente imparaguata in qualche aspetto, incapace di tenere to a esprimere i propri gusti e desideri. in piedi tutto? Quando è successo ho mollato qualcosa. Non Con il programma W l’Italia su RTL 102.5 si può fare tutto e bene, meglio prendersi del ogni giorno entra in contatto con i pregi e i tempo, rimandare quel che non è possibile difetti degli italiani. Quali sono i tabù ancora fare, capire le priorità. Imparare a dire di no in piedi nel nostro Paese? è importante. Non casca il mondo e poi ci si Paradossalmente il sesso è ancora un tabù in sente meglio. Sollevate. una radio come RTL 102.5 che arriva a milioni di persone. Io vado in onda al mattino, e se per caso ne facciamo un accenno, puntualmente arrivano messaggi del tipo «Attenzione, ci sono i bambini che ascoltano», come se i bambini non dovessero mai e poi mai sentire nulla che riguarda il sesso. Ma perché abbiamo cosi paura di questa contaminazione? Sarebbe molto meglio saper parlare di sesso con i nostri figli senza timori, permettendo loro di crescere liberi e sereni. Il sesso non è mica una brutta parola, né una malattia, e prima se ne parla, meglio è. Anche perché così si permette ai bambini oggetto di attenzioni morbose da parte degli adulti di potersi difendere e di saper riconoscere le carezze buone da quelle cattive. È colpa di questa omertà pruriginosa se ancora oggi migliaia di bambini vittime di abusi sessuali si tengono questo segreto chiuso dentro il cuore come un macigno. Le violenze generano ferite spesso eterne. Il suo prossimo libro Da oggi voglio essere felice racconta come si prova a venirne a patti… Le ferite si curano e col tempo si rimarginano. Restano le cicatrici, è vero, ma una volta guarite si può e si deve ripartire. I bambini pro8


«SE L’UOMO CHE DICE DI AMARTI NON TI INCORAGGIA , NON TI SOSTIENE E NON SI FIDA DI TE ALLORA SEMPLICEMENTE NON TI AMA . MEGLIO LASCIARLO» Passa dal linguaggio radiofonico al romanzo, come riesce a coniugare due ritmi narrativi così diversi? È proprio questo il bello! La radio è immediatezza, istinto, velocità, mentre la scrittura è riflessione, pensiero, lentezza. Un linguaggio nutre l’altro, e in effetti ho uno stile di scrittura conciso e scarno. Di Verona, sono più le cose che le mancano o quelle che è contenta di essersi lasciata alle spalle? Di Verona mi manca l’aria famigliare, la sensazione di conoscere tutti e di essere coccolata. L’ho lasciata perché mi attraevano sfide professionali più impegnative, e in questo Milano è una città imbattibile.

fiera. L’amore per le piccole cose, l’attenzione ai dettagli, la semplicità e l’umiltà secondo me nascono proprio da lì. E mi piace conservarli. Tornando ancora alla Ginzburg, c’è un “lessico famigliare” che si porta dietro dalla sua infanzia a Bosco Chiesanuova? C’è ogni volta che sono al telefono con mio fratello Andrea o con mia sorella Ornella, c’è perché chi mi sente dice che con loro parlo in un altro modo, con un altro accento. Torno veronese in un lampo, e non me ne rendo nemmeno conto. ■

Non si può prescindere dal luogo dal quale si proviene. Lei è nata a Bosco Chiesanuova. Venire dalla provincia ha giocato a favore o a sfavore nella sua vita? Continuo a sentirmi una provinciale in trasferta, ma se questo una volta poteva essere un complesso, ora invece è un tratto di cui vado

VALERIA BENATTI, IN BREVE

Quarta di sei fratelli, Valeria Benatti è nata nel 1961 a Bosco Chiesanuova. Dopo una gavetta intensa nelle testate e nelle radio locali, l’approdo ai media nazionali (Video news, Mediaset, Rai, La7). Il trasloco a Milano, due figli, Pietro e Tommaso, tanta tv con la conduzione in prima serata su La 7, e la direzione generale della società della Rai, Serra Creativa. Poi, nel 2002, il ritorno al primo amore: la radio. Oggi la voce della Benatti è in onda dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 13, a W l’italia. Giornalista ma anche scrittrice con cinque libri all’attivo (Kitchen in love, Fulminata dall’amore, La scelta d Samir, Love Toys e Gocce di veleno) il sesto, Da oggi voglio essere felice, uscirà il 21 gennaio 2020. Dedica il tempo libero al volontario nel Centro aiuto famiglia e a No Walls. È anche nel consiglio direttivo del Child in need Institute. Foto di Carlo Bevilacqua

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IN PRIMO PIANO FEDERICO SBOARINA

«LA DIMENSIONE CHE VOLEVO DARE ALLA CITTÀ STA VENENDO FUORI» Il sindaco di Verona, arrivato al giro di boa del suo mandato, commenta alcuni fatti di attualità che hanno interessato di recente la nostra città e rivendica un’impostazione e un approccio proattivo della sua amministrazione nei confronti delle grandi questioni «rimaste ferme per anni». Sottolinea anche una serie di eventi e manifestazioni che «proiettano Verona in uno scenario internazionale».

G

iugno 2017-dicembre 2019. Sono passati due anni e mezzo esatti da quella notte in cui Federico Sboarina, chiamato a gran voce dai suoi elettori a scendere in strada per raggiungere la scalinata di Palazzo Barbieri, diventò il dodicesimo sindaco di Verona della storia repubblicana. Giro di boa utile e necessario per fare un primo bilancio del suo mandato, dalle questioni che riguardano l’attualità, alle opere pubbliche e infrastrutturali, dalle critiche mosse per la non condivisione della sua strategia alle soddisfazioni raggiunte fino a questo momento. Sindaco, non possiamo iniziare l’intervista senza ricordare Roberto Puliero. La sua scomparsa ha commosso una città intera. È vero. Il 12 maggio 1985 non ero tra i fortunati presenti a Bergamo quando il Verona conquistò lo Scudetto, ma ero in Piazza Bra ad ascoltare le sue urla di gioia dal balcone di Radio Adige. Tutti noi giovani del tempo, tifosi dell’Hellas, identificavamo la nostra squadra con la sua voce. Puliero ci ha coinvolto e accompagnato per decenni. In radio, in televisione e a teatro. Era un artista a tutto tondo, poliedrico, amico di tutti. Ci man-

cherà molto e il calore della gente in questi giorni ne è una riprova. Rimaniamo in ambito calcistico. Come giudica, a mente fredda, la vicenda Balotelli. Pensa davvero che ci sia una discriminazione mediatica nei confronti della nostra città? Non è una discriminazione, è una strumentalizzazione. Come Federico Sboarina e come sindaco di Verona non voglio che venga strumentalizzata la mia città. Perché parla di strumentalizzazione? Le faccio un esempio: nei giorni successivi al fatto del Bentegodi, ho ripetuto più volte che sono contro ogni forma di razzismo e che se c’è qualcuno che sbaglia da quel punto di vista si prende le sue responsabilità ed è giusto che ne subisca le conseguenze. Eppure queste mie parole difficilmente sono state riportate sui giornali e nei media. Il giornalista che su un’emittente nazionale ha dichiarato “Verona è l’emblema del razzismo” verrà querelato perché non tollero che una città che è capitale del volontariato, dove ci sono molteplici iniziative di accoglienza, dove 10

DI MATTEO SCOLARI


arrivano flussi enormi di turisti da ogni parte del mondo, subisca l’affissione di un’etichetta che assolutamente non le appartiene. I cori discriminatori contro Balotelli ci sono stati? È stato mostrato dappertutto un solo video in cui si sentirebbero i cori di non più di una decina di persone. Come ho detto prima, se qualcuno sbaglia, è giusto che paghi. Ribadisco il mio messaggio forte contro il razzismo, altrettanto giusto però ribadire che la stupidità di pochi non qualifica di certo un’intera città. Lei è di destra? Io ho sempre detto di essere di destra e non vedo perché devo essere demonizzato per questo. Ho i miei valori, le mie idee e in modo assolutamente democratico le porto avanti. C’è spazio per tutti a Verona? Verona è una città libera. Ho sempre ripetuto che negli spazi pubblici ha diritto di esprimere le proprie idee chi è di destra, di estrema destra, di sinistra e di estrema sinistra. Fino al momento in cui uno non commette dei reati o non dice delle cose perseguibili per legge, ha la facoltà, anzi deve esprime il proprio pensiero. Se la invitano a una manifestazione di estrema sinistra, ci va? Certo, poi magari dico quello che penso, ma ci vado. Mi confronto spesso con chi non la pensa come me, mi dispiace solo che non venga fatto il contrario. In che senso? Congresso delle famiglie. Perché non possiamo parlare di famiglia tradizionale? Siamo stati accusati di essere oscurantisti, omofobi. Potrò parlare del modello di famiglia a cui mi ispiro. Altre persone potranno parlare del loro modello, è giusto che lo facciano e infatti hanno utilizzato gli spazi comunali per i loro incontri, ma non possono impedire a me di affrontare un tema che, tra l’altro, ho messo tra i punti principali del programma elettorale. I gruppi di minoranza la accusano spesso di rimanere in silenzio su temi delicati che riguardano la città o su fatti discutibili come l’intervista rilasciata da Luca Castellini (Forza Nuova, ndr) a Radio Cafè. Accetta le critiche? No, perché non è vero. Si aspettano forse che dica quello che vogliono loro. Castellini? Ho dichiarato a mezzo stampa che rifiuto le parole e il contenuto di quell’intervista e ho sottolineato che chi ha pronunciato quelle parole se ne deve assumere la responsabilità. Peccato che quando lo dico non fa notizia e si montano solo polemiche per attacchi politici.

E chi l’accusa di essere un sindaco della destra sovranista? Forza Nuova non mi ha mai appoggiato, anzi, e l’unico candidato di Casapound, alle elezioni, ha dirottato i voti nell’area tosiana. Tra l’altro, fra chi mi critica di essere della destra sovranista c’è anche chi ha una sentenza passata in giudicato per razzismo. Tornando e chiudendo proprio sul tema razzismo, pensa che Verona ne sia immune? Famiglia, bambini, razzismo, non sono temi da strumentalizzare. Sono ferocemente contrario a qualsiasi tipo di discriminazione e diseguaglianza e mi batterò sempre per evitare che la città venga dipinta come non è. Salvini le ha fatto visita di recente a Palazzo Barbieri. Di cosa avete parlato? C’eravamo visti a Fieracavalli. Poi, dopo qualche giorno, tornando da Venezia, doveva attendere una persona a Verona, mi ha scritto se ci vedevamo per una chiacchiera. Ha espresso giudizi positivi nei confronti della nostra amministrazione. Stadio. C’è proprio bisogno di rifarlo? Non si potrebbe riammodernarlo come è stato fatto in altre città? Ma molte altre invece lo stanno facendo ex novo, dipende dalle convenienze. Il nostro è del 1963, riammodernarlo sarebbe antieconomico. Ricordo che il Bentegodi è in deroga da anni per le attuali norme antisismiche e da quel punto di vista è messo male. Fino ad oggi abbiamo semplicemente seguito la nuova “legge sugli stadi” (n. 147 del 27 dicembre 2013) che è chiarissima e prevede al primo comma uno studio di fattibilità. Siccome esiste un interesse di mercato a realizzare un nuovo stadio a Verona, ci stiamo muovendo seguendo la legge con la dichiarazione di pubblica utilità per un’opera pubblica che verrebbe realizzata a costo zero per il Comune, che ne manterrà la proprietà. Con la gara il soggetto proponente ci deve mostrare come vorrebbe farlo e, soprattutto, con quali risorse e garanzie, nel rispetto di tale legge. A quel punto si deciderà cosa fare. Un cantiere così grande non creerebbe disagi nel quartiere? Gli stadi delle principali città italiane, anche quelli oggetto di recente ristrutturazione o rifacimento, si trovano nei centri cittadini. Ci sarà un perché. La questione è se vogliamo progredire e migliorare lo stato delle cose, diventando attrattivi nei confronti di investitori esterni, o se vogliamo rimanere fermi. Nel suo programma elettorale prometteva una stretta sugli spazi commerciali, alla luce di questo come si spiega la Variante 23? I nuovi insediamenti commerciali e alberghieri, 11


secondo l’opposizione dem, sembrano andare nella direzione della cementificazione… Non mi pare. Abbiamo evitato un centro commerciale all’interno dell’ex Arsenale e ne abbiamo scongiurato un altro, fino a questo momento, in zona La Cercola, a San Michele Extra. Via anche l’Ikea che, come sappiamo, in punta di diritto, non si poteva fare e che sarebbe stato grande tre volte Adigeo. All’interno della Variante 23 abbiamo abbassato gli standard destinati al commerciale: Ex manifattura tabacchi, Tiberghien…sono una decina i grandi interventi rivisti in tal senso. È stato pubblicato il bando per l’ex Arsenale. Quando lo rivedremo splendere? Inoltre, è uscito da poco il bando per la candidatura a Capitale della Cultura, la cui manifestazione di interesse deve essere presentata entro dicembre. Verona come si muoverà? Partiamo dall’Arsenale: è dagli anni Novanta che se ne discute. In tanti si sono limitati a parlarne e basta. Nel frattempo sono crollati tetti e muri. Dall’inizio del 2020, i cittadini veronesi vedranno la struttura completamente impacchettata per l’avvio dei primi interventi strutturali. La stessa cosa potrei dire della Casa di Giulietta e dello Scalo merci. Anche per quest’ultimo, nei prossimi mesi, si inizieranno i primi interventi. Per Capitale della Cultura stiamo valutando varie opzioni, ma come è noto abbiamo già un dossier pronto. Mobilità sostenibile, l’opera del Filobus? A luglio 2017, un mese dopo la nomina a sindaco ho chiesto delucidazioni. La risposta è stata che bi-

sogna farlo. In caso di rinuncia ci sarebbero penali elevate, circa il 10 per cento del valore, alle quali si aggiungerebbero, e lo dico da avvocato, le rivalse del soggetto proponente in sede legale. Arrivati a questo punto ritengo sia immorale fermarsi. E le proteste dei tanti cittadini che si oppongono? Le grandi opere sono impattanti, ma necessarie. Chi oggi si ricorda i disagi per la costruzione dei sottopassi per Italia ‘90? Nessuno, eppure oggi non potremmo farne a meno. I lati positivi delle grandi opere vengono alla fine. Il cantiere di via Città di Nimes, ad esempio, sarà critico, ma servirà a concludere l’opera del doppio sottopasso tra via Faccio e via Galliano iniziata in occasione proprio di Italia ‘90 e mai terminata. Anche col ribaltamento del casello di Verona Sud e la nuova centralità del parcheggio scambiatore alla Genovesa porteranno benefici alla viabilità generale. Non pensa che sarebbe stato utile coinvolgere maggiormente la cittadinanza su un’opera così impattante? Sì, è partita male la comunicazione all’inizio. Ci sono stati errori e mi sono molto arrabbiato. Ogni cantiere deve essere anticipato da una corretta e chiara informazione. Quindi si va avanti… Certamente, abbiamo la scadenza entro e non oltre febbraio 2022. Ai cittadini dico che faremo tutto il possibile per minimizzare gli impatti e comunicare tappe di avanzamento o eventuali modifiche. Purtroppo il tempo per tornare indietro è scaduto, ma è scaduto prima che arrivasse questa amministrazione. 12



Veniamo alla cessione delle partecipazioni del Comune in A4. Non erano strategiche? Che potere hai avendo il 4 per cento all’interno di un’azienda privata? Il rapporto tra le parti rime invariato. Per la A22 è diverso, c’è un sistema a rete con CCIAA, Provincia, Comune e altri soggetti a cui si arriva sopra il 12 per cento in una società che è per l’oltre 80 per cento pubblica. Caso Croce. L’ex presidente di Agsm muove accuse di tradimento politico. Cosa risponde? Rispondo che lui traveste i fatti da tradimento politico, ma non è così. Con l’ex presidente di Agsm è venuto a mancare il rapporto di fiducia, prima con i consiglieri di Agsm e poi con il Comune, e cioè il socio. A fronte di precise richieste di chiarimenti, non ha detto la verità. Paradossalmente, la sentenza lo conferma, stabilendo che ha dato consulenze mentre diceva che non le aveva date. Se poi questo non è reato, non spetta a me stabilirlo. Dagli amministratori io voglio la correttezza. Ha ordinato lei ai consiglieri di dimettersi? Sono venuti da me più volte a manifestare tutto il loro disagio. Penso di essere stato troppo buono con Michele Croce. Lui parla di tradimento, ma ricordo che l’avvocato Bellazzi fece un esposto e sulla base di quell’esposto chiesi spiegazioni all’ex presidente Croce, il quale mi diede delle risposte che contenevano bugie, come sulle note vicende degli avvocati Tirapelle e Scappini. A quel punto, come socio unico della municipalizzata, ho ritenuto di aver subito io un tradimento, morale ancora prima che politico. Chi parla di gioco di poltrone? Parla a vanvera. Forse se avessi messo un politico della Lega o di FDI al posto di Croce. Invece ho incaricato un tecnico che ritengo assolutamente compente e tra i migliori per fare quelle opere di aggregazione, che faremo, per far crescere a dismisura AGSM. Mi serviva una persona competente. E Finocchiaro, lo riconoscono tutti, anche dai sindacati, lo è. Come vede il futuro di Agsm? Bene. È non è vero che ho intenzione di svendere. Voglio far diventare l’aggregazione con Vincenza un modello e un punto di riferimento per il Triveneto. Il futuro di Agsm è identità, posti di lavoro, investimenti. Carenza di personale in Comune con relative proteste? Abbiamo tutta la volontà di andare incontro

alle esigenze dei dipendenti nella misura in cui ci viene concesso e con le risorse che abbiamo. Dobbiamo trovare un equilibrio generale in un contesto, quelle dei comuni italiani e veneti, in cui pesano la complessità del codice dei contratti, la difficile contabilità e le problematiche legate al turnover del personale anche per effetto di Quota 100. Ricordo che due sigle sindacali, CILS e UGL, non partecipano agli scioperi di questi giorni. Sboarina, le piace fare il sindaco? A me sembra di essere rimasto lo stesso di prima, il Federico di sempre, e questo, da una parte mi dà la serenità di affrontare il mio mandato senza la boriosità “da poltrona”, dall’altra mi rendo conto che riconoscermi di più nel ruolo, in alcune circostanze, sarebbe meglio. Che voto si dà al giro di boa? Non sono mai riuscito a darmi un voto. Anche all’università, dopo un 30, iniziavo già a pensare a quello che sarebbe arrivato dopo, senza gustarmi il momento. Si ritiene almeno soddisfatto di quanto fatto in due anni e mezzo? Sì. Dopo due anni e mezzo abbiamo chiuso protocollo d’intesa con Ferrovie per Scalo merci; parte a breve il Pums; inizia a gennaio il cantiere dell’ex Arsenale; abbiamo fatto partire il filobus, che completeremo entro la data stabilita. Ci sarà tra poco una riunione importante sulla Variante 12, abbiamo messo mano al casello e alla viabilità di Verona Sud. Ci stiamo interessando delle sorti dello stadio, abbiamo affrontato il tema delle scuole, Alessandri e Bettelloni per citare un paio di casi. Infine, se va in porto Agsm-Aim chiudiamo l’operazione del secolo. I risultati di cui va orgoglioso? Tutti quelli che stanno portando Verona nel mondo. Finale del Giro d’Italia in Arena; prima areniana, in mondovisione, col Presidente Mattarella; gemellaggio Verona-Hangzhou, voluto dal Presidente cinese Xi Jinping; Verona sede olimpica nel 2026 e sede della presentazione del prossimo Calendario Pirelli che, per la prima volta, avrà la firma di un fotografo italiano. La dimensione internazionale che volevo dare alla città sta venendo fuori. Cosa la motiva a proseguire con determinazione? Mia moglie e i miei figli, entrambi nati alla vigilia di Pasqua, durante il mio mandato. Ci possono essere critiche, accuse, attacchi frontali, ma quando vedo il loro sorriso, passa ogni cosa. ■ 14


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IN ESCLUSIVA ALEX ZANARDI

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«SONO UN PRIVILEGIATO» In una recente intervista rilasciata a BMW Team Italia, l’atleta e pilota bolognese ha ripercorso la sua carriera e ha affrontato anche il tema della mobilità sostenibile per il quale il mondo automotive sta cercando di trovare la propria strada.

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DI MATTEO BELLAMOLI

a conquistato due campionati CART/ Indy Car nel corso della sua carriera da pilota che lo ha visto anche in F1, e come atleta paralimpico ha totalizzato 12 medaglie d’oro mondiale, quattro medaglie d’oro olimpiche e il nuovo record mondiale nell’Ironman. La grandezza di Alex Zanardi non si misura però con i suoi risultati sportivi, ma soprattutto per quello che il bolognese è diventato agli occhi del mondo. Un uomo capace di rialzarsi dopo aver perso entrambe le gambe riproponendosi ai massimi livelli come atleta paralimpico, orgoglio sportivo di una nazione, portabandiera e simbolo per molti. Oggi Zanardi si divide tra la sua attività in handbike, il ruolo di brand ambassador per BMW e, di tanto in tanto, un ritorno al vecchio amore delle competizioni automobilistiche. Proprio in occasione della sua recen16

te apparizione al Mugello per l’appuntamento conclusivo del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance 2019, Zanardi ha concesso un’intensa intervista a BMW Team Italia nel corso della quale, quasi come in un video ritratto, ha raccontato interessanti ed inediti aneddoti della sua vita sportiva, lanciando anche dei messaggi molto profondi. «Se continua a piovere così tanta roba buona nella mia vita – ha detto sorridendo – vorrei vivere fino a 200 anni! È uno scherzo ovviamente, so di essere un privilegiato che può vantare tante opportunità, ma ho sempre cercato di scegliere quei progetti e quelle proposte che toccavano le corde della passione. Ci sono stati tanti progetti affascinanti che però non mi avrebbero preso il cuore e la cosa che conta è fare cose che piacciono. Se segui la tua passione, sei una macchina da guerra, sei


«IL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ? TROPPO DI FREQUENTE VIENE INTERPRETATO IN MODO SBAGLIATO FORSE PER L’IGNORANZA DI CERTI GOVERNANTI CHE PRENDONO DECISIONI QUASI A PELLE» spinto a migliorare e a migliorarti e passo dopo passo arrivi lontano». Particolarmente interessante il passaggio nel quale Zanardi si è soffermato a lungo sul tema della mobilità sostenibile, oggi estremamente importante e dibattuto. «Il tema della sostenibilità è sicuramente attuale ma purtroppo in ritardo – ha commentato – stiamo analizzando un problema che doveva essere affrontato da tempo. Per fortuna che sta accadendo, senza dubbio, ma troppo di frequente viene interpretato in modo sbagliato forse per l’ignoranza di certi governanti che prendono decisioni quasi a pelle». Zanardi, celebre e apprezzato anche per la sua schiettezza, ha proseguito: «nel nostro Paese ora vengono dati degli incentivi per l’acquisto di auto elettriche. Sicuramente possono essere una buonissima soluzione, specie per i professionisti che si spostano quotidianamente all’interno dei centri urbani, ma non lo sono per tutti e non in questo momento. Provate a immaginare se ognuno di noi seguisse queste direttive e comprasse un’auto elettrica: alle 19:30 arriveremmo a casa dopo una giornata di lavoro, attaccheremmo la spina per ricaricarla e si spegnerebbe tutto: si spegnerebbe, per dirne una, anche l’ospedale. Non siamo pronti per elargire questa quantità energia a tutti. Inoltre aggiungo un’auto elettrica ha bisogno di batterie, ma portare in giro 4000-5000 chili di peso per spostare una sola persona è un assurdo». «Penso al tanto demonizzato motore Diesel, magari di piccola cilindrata e montato su un’auto utilitaria a due posti secchi, che forse dovremmo avere tutti in garage per i

piccoli spostamenti. Con le tecnologie di oggi permetterebbe di fare 30/35 chilometri con un litro e potrebbe essere un modo per incidere sul problema da subito e migliorare le cose nell’immediato». «Quello che mi auguro davvero – ha concluso – è che vi sia un rapporto di grande collaborazione e di dialogo tra i grandi costruttori di automobili che conoscono molto bene la materia e chi governa ed è preposto a legiferare. Occorre una soluzione condivisa ed efficace».■

Foto di Photo 4

SEMPLICEMENTE ALEX Alex Zanardi come atleta paralimpico ha totalizzato 12 medaglie d’oro mondiale, 4 medaglie d’oro olimpiche e il nuovo record mondiale nell’Ironman.

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L’ASTRONAUTA UMBERTO GUIDONI E IL SUO SPAZIO

Guidoni con le organizzatrici del Festival della Scienza

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L’UOMO TORNERÀ SULLA LUNA (PRIMA DI ANDARE SU MARTE) Lo scorso 15 novembre è stato inaugurato a Verona il primo Festival della scienza. Tra le mura di palazzo Orti Manara c’era anche Umberto Guidoni, astronauta e astrofisico due volte nello spazio, nel 1996 e nel 2001, primo europeo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Oggi Guidoni si occupa di divulgazione scientifica e ha da poco scritto un libro, Guida per piccoli astronauti, pensato per tutti i bambini che sognano lo spazio.

A

bbiamo dovuto attendere un po’ per riuscire a parlare con Umberto Guidoni. Prima di noi, con vivace entusiasmo, tantissimi bambini hanno trattenuto l’astronauta cercando una risposta ai mille perché di chi spera, un giorno, di salire su una navicella spaziale, di chi si chiede, con genuina curiosità, cosa c’è oltre l’azzurro del cielo. Guidoni lei è qui a Verona per inaugurare un festival che mette al centro l’allunaggio. L’uomo quando tornerà sulla Luna? In realtà abbastanza presto. La NASA ha lanciato il programma Artemide che riporterà l’uomo sulla Luna e lo sbarco è previsto nel 2024. Perché è passato così tanto tempo dall’ultima missione? Le prime imprese lunari servivano soprattutto per dimostrare che l’America era capace di contrastare il predominio dei russi. Raggiunto l’obiettivo non aveva molto senso continuare: l’impresa, che era costata moltissimo, aveva dei

margini di rischio estremamente elevati. Adesso c’è un interesse specifico per tornare sulla Luna: il nostro satellite si presta ad essere il banco di prova per le tecnologie spaziali che ci porteranno oltre l’orbita della Terra. Dove guarda la scienza oltre la Luna? Sicuramente l’obiettivo è portare l’uomo su Marte, anche se arrivarci sarà un’impresa complessa. Se per andare sulla Luna basta qualche giorno, per andare su Marte servono sei mesi. Richiederà tecnologie ancora da sviluppare, ci vorranno almeno altri venti o trent’anni. Ma certamente quello è l’obiettivo. Ha da poco pubblicato il libro Guida per piccoli astronauti, cosa deve sapere un bambino che sogna lo spazio? Questa generazione, quella che adesso è nelle scuole, sarà la protagonista delle imprese future. Saranno quelli che metteranno piede su Marte, quelli che vivranno e probabilmente lavoreranno nello spazio. Ho pensato di racconta18

DI CAMILLA FACCINI


E lei? Ha sempre sognato lo spazio? Sono stato da sempre appassionato, da piccolo amavo la fantascienza e leggevo tantissimi libri e fumetti di avventura. Quando c’è stato lo sbarco sulla luna, avevo circa 15 anni, vedere che alcune delle cose che facevano parte dei racconti di fantascienza si stavano realizzando con uomini in carne e ossa mi ha dato la spinta per pensare seriamente che potesse diventare un lavoro. Per molti anni ho messo quel sogno nel cassetto, rendendomi conto che a quel tempo erano i russi e gli americani ad andare nello spazio, non altri. L’ho ripreso quando per una serie di circostanze l’Italia ha partecipato ad un progetto insieme alla NASA e in quell’occasione fu deciso che la NASA avrebbe addestrato per la prima volta degli astronauti italiani.

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re loro quali sono le bellezze e le meraviglie ma anche i pericoli dello spazio perché un giorno saranno loro quelli che veramente le metteranno in pratica. La mia generazione ha sognato lo spazio ma soltanto 500 persone sono riuscite ad andarci. Nei prossimi 50 anni saranno milioni quelli che viaggeranno in orbita.

Vi augura buone feste

Gliel’avranno chiesto in moltissimi, ma com’è vedere la Terra da lontano? È un’immagine molto bella, una di quelle che davvero ti rimane impressa nella mente e nel cuore. In orbita giriamo intorno al pianeta in 90 minuti, abbiamo modo davvero di vederne ogni angolo, tutte le terre emerse, i colori, le bellezze. Purtroppo dallo spazio si vedono anche le grandi cicatrici che l’uomo provoca al nostro pianeta e questo davvero ci fa stringere il cuore. ■ Umberto Guidoni

mail: marketing@veronanetwork.it tel: 045 865 0746


DUE PAROLE CON LA SCRITTRICE ALESSIA GAZZOLA

È SEMPRE QUESTIONE DI COSTANZA

Foto di Dario Boemia

Tradotta in mezza Europa, best seller in Italia, Alessia Gazzola è la “madre letteraria” di Alice Allevi, aspirante medico legale che risolve gialli con grande intuito. Il personaggio, così amato dai lettori, è arrivato anche in tv con la serie Rai L’allieva. Ora la scrittrice messinese, che abita a Verona, lascia Alice per Costanza, la paleopatologa 29enne, protagonista del suo ultimo libro.

A DI VALENTINA BAZZANI

lessia Gazzola è tornata in libreria con la nuova serie Questione di Costanza (Longanesi). La protagonista è Costanza Macallè: una madre single di ventinove anni, con una laurea in Medicina che vorrebbe utilizzare e un bando di ricerca di un anno vinto all’Istituto di Paleopatologia di Verona, città in cui vive la sorella minore. L’autrice, originaria di Messina e residente a Verona, in questi anni ha conquistato i lettori con i romanzi de L’allieva e il personaggio di Alice Allevi, aspirante medico legale, pasticciona ma dotata di grande intuito investigativo: una serie diventata poi anche un successo televisivo con Alessandra 20

Mastronardi e Lino Guanciale. Oltre alla serie de L’allieva, Alessia Gazzola è anche autrice di Non è la fine del mondo e Lena e la tempesta. Com’è nata l’ispirazione per Questione di Costanza? È nata dopo aver seguito per caso un servizio in tv sulle indagini svolte da un vero team di paleopatologi sui resti di Cangrande della Scala. I loro studi hanno dimostrato infatti che era stato avvelenato con la digitale. Mi è sembrato uno spunto narrativo davvero interessante ed ero anche sorpresa che ancora non ci fosse un romanzo con un paleopatologo come prota-


gonista. Così l'ho inventata io, perché mi dava l’opportunità di proseguire nel mio filone in cui posso sviluppare delle indagini "mediche", non necessariamente declinate come "romanzo giallo". Ci può anticipare qualcosa su Costanza Macallè? Costanza è una giovane dottoressa siciliana che, fresca di specializzazione in anatomia patologica, vorrebbe trasferirsi in Inghilterra. In attesa di realizzare questo sogno accetta di lavorare per un anno come assegnista di ricerca in un immaginario istituto di paleopatologia. Ha una bimba di tre anni di nome Flora ed è una mamma single, perché le circostanze della nascita della piccola sono un po' particolari... e ne parlerò proprio in questo romanzo. Perché nelle mie storie la vita personale della protagonista è sempre centrale e non marginale. Perché ha scelto di ambientare questa storia a Verona? Perché amo Verona. Mi ha adottata quattro anni fa e dopo una prima fase di ambientamento ho iniziato a sentirmi a casa. E poi è una bellissima città che offre grandi suggestioni per ambientarci una storia. Del resto non ho inventato niente, Shakespeare l'aveva già capito ben prima di me! E poi mi piaceva anche l'idea di raccontare la città in cui vivo, che ho imparato a conoscere pian piano e che riserva sempre sorprese. Quanto c’è di autobiografico nelle protagoniste dei suoi libri? Solo il punto di partenza, e neanche sempre. In Alice era l'essere una specializzanda in medicina legale, in Costanza il trasferimento da sud a nord e l'esperienza della maternità. Con Lena non ho molti punti in comune, mentre Emma mi somiglia di più ma non c'è nulla di autobiografico in lei. Il fatto di scrivere in prima perso-

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na singolare non significa che i miei libri siano i miei diari. Numerosi successi letterari, una serie tv e il Premio Bancarella. Qual è il momento più significativo di questi anni? La serie TV è forse stato uno spartiacque dal punto di vista della notorietà. La serie è entrata nelle case di quasi sei milioni di italiani e sono numeri che con i libri è pressoché impossibile raggiungere. Momenti felici ce ne sono stati molti e penso che anche la vittoria del Premio Bancarella meriti uno spazio in una ideale top five dei momenti più speciali, perché è un riconoscimento assegnato dai librai che sono in prima linea tra autori e lettori.

La copertina del libro

Qual è il suo sogno più grande? Poter continuare ancora a vivere dei miei libri e avere come adesso uno zoccolo duro di lettrici e lettori che mi segue e mi aspetta con fiducia. ■ Gli attori Mastronardi e Guanciale con la scrittrice


IL MAESTRO MATTEO VALBUSA AL FILARMONICO

IL DIRETTORE D’ORCHESTRA È UN PO’ VIGILE URBANO UN PO’ POETA Reduce dal grande successo della direzione del Coro della Fondazione Arena al Teatro Filarmonico con ben due produzioni, i concerti Fuoco di gioia, cori d’opera italiani e dell’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti, Matteo Valbusa ci racconta cosa significa essere un direttore di coro, d’orchestra, musicista, compositore e insegnante.

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anni, originario della montagna veronese, Bosco Chiesanuova per la precisione, indiscusso talento dall’eclettica personalità, Matteo Valbusa è stato perfino protagonista, come professore di musica corale, nel reality Il Collegio, in onda su Rai2. Da dove nasce la sua passione per la musica? Ho iniziato studiando pianoforte da piccolo, un po’ spinto dai genitori che mi hanno sempre incoraggiato tantissimo. Poi, quando avevo 17 anni, ho scoperto la musica corale. Al termine di un saggio di pianoforte c’era un coro che cantava, il più bel coro che avessi mai sentito fino ad allora. Sono stato folgorato! Cosi dal giorno dopo, ho iniziato a studiare e sono andato anche a cantare in quel coro. Si tratta del Coro della Scuola Diocesana di musica sacra di Santa Cecilia, qui a Verona. E poi? Nel 2000 ho fondato il mio coro che ho ancora (sorride, ndr) l’Insieme Corale Ecclesia Nova e nel 2003 ho iniziato a dirigere anche il Coro Maschile La Stele e, successivamente, anche il Coro Marc’Antonio Ingegneri, in un repertorio che va dalla polifonia antica alla musica contemporanea. Nel frattempo ho studiato in conservatorio e all'Università e mi sono diplomato in direzione di coro e in direzione d’orchestra. Sono anche direttore artistico del Festival Internazionale Voce! di Bosco Chiesanuova (dove sono nato e cresciuto) e del Festival Dodekantus di Verona. La musica è formazione continua… Studiare è fondamentale e continuerò per tutta la vita, perché per noi è così. E la direzione d’orchestra? Negli anni ho conosciuto una ragazza che adesso è mia moglie. Era, ed è, una persona appassionatissima di musica sinfonica e di opera. Grazie a lei ho iniziato a studiare direzione d'orchestra. Insomma ho avuto un altro colpo di fulmine. Dirigere un coro e dirigere un’orchestra, quali sono le differenze sostanziali? Ci sono dei gesti direi tecnici, degli schemi che

servono a tenere il tempo in entrambi i casi. Sono come un vigile urbano che fa passare le macchine al momento giusto, sono dei gesti standard. Oltre a questo però dobbiamo prestare attenzione a far cantare o suonare nella maniera più bella. Quindi, quei gesti diventano carichi non solo di tecnica ma di poesia. Poi, di fatto, il Coro e l'Orchestra hanno bisogni differenti. All'orchestra serve un accompagnamento molto puntuale, preciso, sempre coinvolgente e poetico. La cosa più importante è far andare assieme un grande gruppo di persone professioniste. Per il coro invece il gesto è un sostegno per le voci, che funzionano col fiato, con l’aria, per cui si deve badare alla continuità. Come ha vissuto l’esperienza di dirigere il Coro della Fondazione dell’Arena di Verona che ammalia persone da tutto il mondo, durante la stagione estiva? Per me è stato un vero onore. Sono stato lusingato di ricevere la chiamata della Sovrintendente Cecilia Gasdia per sostituire, per un periodo, il maestro del Coro dell’Arena al Teatro Filarmonico di Verona. Era venuta a sentirmi ad un concerto dell’Insieme Corale Ecclesia Nova e si è ricordata di me. Nelle due produzioni, Fuoco di gioia dove ci tengo a ringraziare la bravissima pianista Patrizia Quarta e Elisir d’amore, il coro ha lavorato benissimo, abbiamo costruito un ambiente di lavoro sereno e un rapporto professionale veramente di alto livello. Preparare e dirigere il Coro dell’Arena è un sogno che si avvera. Non è facile dirigere quando si è giovani, che qualità le riconoscono? Credo in primis la preparazione. Tutte le esperienze che ho raccolto in questi vent’anni, non solo a livello musicale ma anche culturale e, nel rapporto con le persone. Come seconda cosa: la leadership. Bisogna saper trattare le persone con gentilezza e con autorevolezza insieme. Non a caso, spesso i direttori d'orchestra e di coro vengono chiamati per tenere corsi di leadership ai manager, ho fatto anche questo, sorride (ndr). Ci parli della sua parentesi televisiva, su Rai2… Un giorno mi hanno telefonato per dirmi se volevo 22

DI SARA AVESANI


«BISOGNA SAPER TRATTARE LE PERSONE CON GENTILEZZA E CON AUTOREVOLEZZA INSIEME. NON A CASO, SPESSO I DIRETTORI D'ORCHESTRA E DI CORO VENGONO CHIAMATI PER TENERE CORSI DI LEADERSHIP AI MANAGER»

fare una cosa nuova, originale, era la prima edizione del Collegio, questo programma - reality in cui studenti adolescenti di oggi vengono catapultati agli inizi degli anni Sessanta. È stata una bella esperienza e sono rimasto colpito dalle incredibili professionalità che scrivono questi programmi tv.

ni. C’è bisogno di aiuto, di sensibilità politica che tenga alla cultura, alla storia e all'unicità del proprio Paese. Spesso mi accorgo che Paesi come gli Stati Uniti, il Nord Europa e la Cina investono tantissimo in musica e noi, che siamo la patria dell'Opera lirica (cantata in italiano in tutto il mondo), siamo in grande difficoltà.

La musica ha un ruolo sociale, di legame con il territorio? Con i cori si lavora a stretto contatto con la gente dei paesi e della città, si è vicini alla realtà delle persone. Si va nelle chiese, nei teatri: le attività sono molte, grazie anche al volontariato dei coristi amatoriali. La musica dei professionisti è ancora un po’ lontana e dipende anche dalla lungimiranza delle amministrazio-

Secondo lei che sforzo si può fare? Il mondo della musica professionistico ha la necessità impellente di aprirsi al grande pubblico e lo deve fare oggi utilizzando non solo i mezzi tradizionali ma la tecnologia, i canali informatici, i social network. È bene che il mondo della musica investa in tecnologia per farsi conoscere ai più giovani perché non deve rimanere un mondo d’elite. ■ 23

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LE PROSPETTIVE DELLA GRANDE OPERA

IL FILOBUS CHE UNISCE E DIVIDE

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Secondo i progetti, i lavori saranno finiti per il 31 dicembre 2021. Entro il 31 gennaio 2022 il filobus sarà in attività. “Opera Filovia” (questo il suo nome) promette di unire i quartieri con un mezzo di trasporto di massa veloce e tecnologico. Intanto, però, ha diviso la città.

I

l 2019 è stato l’anno della svolta. Dopo l’inizio dell’iter negli anni ’90 e un primo abbozzo di lavori a fine 2016, la filovia è diventata una presenza reale per i veronesi. Reale come i cantieri di via Dolomiti, che si avviano alla conclusione mentre Pantheon va in stampa, prima miccia del dissenso fra commercianti e residenti, insorti quando hanno iniziato a discutere delle conseguenze pratiche del passaggio del filobus. Una riorganizzazione di traffico, parcheggi e alberi che ha scontentato molti. Quest’anno, dopo San Michele, sono iniziati i lavori alla rotonda di Borgo Santa Croce (dove si dovrebbero concludere entro fine anno), allo Stadio (orizzonte temporale febbraio 2020) e a Borgo Roma, con i cantieri di via Giuliari e via Comacchio da chiudere entro questo mese. Fino a oggi Opera, più che unire i quartieri, ha diviso la città. È diventata evidente una frattura fra istituzioni e cittadini, che hanno faticato a dialogare, capirsi, trovare un punto d’incontro. Sono nati comitati spontanei contro il filobus, mentre il tema veniva affrontato anche da associazioni come Legambiente e Fiab. Alcuni si sono con-

centrati sugli aspetti economici, altri su quelli ambientali o viabilistici, e non sono mancate occasioni per attacchi politici. La critica trasversale è sulla mancanza di trasparenza e informazioni da parte di Amt e amministrazione, che ha lasciato fra i cittadini una ferita che tarda a rimarginarsi. «Abbiamo iniziato un po’ in sordina – ammette il presidente di Amt Francesco Barini – memori di ciò che era successo un paio di anni fa, quando Tosi aveva inaugurato i lavori ed erano stati subito sospesi per la poca produttività dell’amministrazione». Quindi il via ai lavori senza annunci o inaugurazioni, questione non digerita dai cittadini. «L’informazione all’inizio è stata zero» è il rammarico di Marco Bonazzi del “Comitato spontaneo cittadini no filobus”, titolare di un’attività commerciale in Borgo Venezia. «Ci siamo organizzati fra residenti e commercianti, e abbiamo iniziato a cercare informazioni e fare rete con gli altri gruppi che stavano nascendo, tentando di informare i cittadini. Abbiamo cominciato da un volantino distribuito in Borgo Venezia e Borgo Trento». Amt ha poi tentato di ricucire 24

DI ALESSANDRO BONFANTE


lo strappo con incontri nei quartieri e pubblicando sul sito operafiloviaverona.it documenti, mappe e informazioni sullo stato dei cantieri. Chiuso il 2019, Barini fissa gli obiettivi per il 2020. «Innanzitutto continuare secondo i piani, tentando di rendere i cantieri più veloci e meno impattanti possibile. Dobbiamo iniziare i lavori per il completamento della circonvallazione esterna in corrispondenza di via Città di Nimes. È un’opera collaterale che Verona attende da Italia ’90. Infine, conquistare da Roma l’ok alle varianti per via Pisano-viale Spolverini e via San Paolo, evitando la galleria pedonale». Ben diverse le attese di Bonazzi e dei “no filobus”: «Speriamo che Amt e amministrazione abbandonino il progetto. Vorremmo più trasparenza sui contratti e che si considerino tutte le possibili azioni legali da parte della città. Chiediamo una seria valutazione delle penali in caso di stop: preferiamo trattare e pagare, piuttosto di essere costretti a realizzare l’opera». Costretti. Anche Barini sottolinea come sia un progetto ereditato, con fase esecutiva già avviata: «Non potevamo tornare indietro né fare modifiche radicali». I cittadini lo vedono calato dall’alto. È davvero utile, allora, il filobus a Verona? Secondo il presidente di Amt «non risolverà da solo la questione della viabilità, ma sarà il cuore del sistema circolatorio di Verona». Qualcuno, però, spera in un trapianto di quel cuore, per il bene del paziente. ■

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GLI OBIETTIVI DEL 2020, SECONDO AMT «Dobbiamo iniziare i lavori per il completamento della circonvallazione esterna in corrispondenza di via Città di Nimes. È un’opera collaterale che Verona attende da Italia ’90. Infine, conquistare da Roma l’ok alle varianti per via Pisano-viale Spolverini e via San Paolo, evitando la galleria pedonale» spiega Francesco Barini, presidente di Amt.

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PANTHEON - Edizione Dicembre - Gennaio 2020

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GRITTI: STORIA DI UN UOMO, E DI UN’AZIENDA, D’AVANGUARDIA La multiutility veronese, con sede a San Martino Buon Albergo, taglia il traguardo dei sessant’anni di attività e lo fa ricordando il suo fondatore: il conte Umberto Gritti di Val Seriana. L’azienda opera oggi nel mercato italiano fornendo energia e gas in più di 100mila punti attivi, raggiungendo un fatturato che si aggira attorno ai 115 milioni di euro e impiegando quasi cento dipendenti. va avviato lo sfruttamento di importanti giacimenti di gas naturale nel lodigiano e nel cremasco. L’azienda Gritti partì dalla zona di Lodi, Spino d’Adda, nel 1962 con la prima rete gas, e ben presto iniziò le metanizzazioni anche nel veronese.

Conte Umberto Gritti di Val Seriana con la moglie Rosaria Bruno

Se nel mercato italiano delle utilities Gritti Energia è riconosciuta da tutti come un’azienda sana, seria, che prende in carico gli impegni presi con i vari stakeholder e che mette al centro di tutto la soddisfazione del proprio cliente, gran parte del merito lo si deve al suo fondatore, il conte Umberto Gritti di Val Seriana. Nobile di famiglia, Gritti nacque a Lodi nel 1923. Un signore molto elegante, alto di statura, raffinato, gentile, austero ed estremamente educato. «Da una sua intuizione come ci spiega l’attuale direttore generale di Gritti Energia, Emilio Montani – nacque l’azienda che opera oggi sull’intero mercato nazionale con le offerte di gas ed energia, con particolare concentrazione sui territori storici di Veneto e Lombardia»

LE ORIGINI. È proprio nel lodigiano che inizia nell’ottobre del 1959, sessant’anni fa esatti, l’avventura di Umberto Gritti, geometra con il pallino dell’imprenditore, amante della matematica. «In quel periodo erano in corso i lavori di rifacimento dell’acquedotto di Lodi – prosegue Montani – e Umberto Gritti vide un’opportunità reale e concreta nel settore della posa delle reti. Fu grazie a quella visione che, assieme ad alcuni amici, decise di fondare l’impresa omonima impegnata nella posa di gasdotti e acquedotti». Erano anni buoni per il nostro Paese, in cui l’Italia stava crescendo a ritmi vertiginosi: ponti, strade, ferrovie e impianti di metanizzazione, la cui attività estrattiva era partita dalla pianura padana. Lo stesso Enrico Mattei, ad esempio, con l’Eni, ave26

LO SVILUPPO NEL VERONESE. «I primi comuni scaligeri ad essere serviti furono Zevio, Belfiore e Caldiero. – prosegue Montani – Uno dei soci di Umberto Gritti aveva dei contatti qui a Verona, territorio in cui c’era tutto da fare, tutto da costruire». I comuni veronesi, in quel periodo, avevano la necessità di trovare imprese interessate ad investire nelle reti gas e il loro obiettivo era portare il metano, in modo economico e sicuro, nelle case dei propricittadini. Anche per questo accordavano autorizzazioni alle aziende del metano, come una sorta di project financing ante litteram, con concessioni trentennali. Nel proseguo degli anni per l’azienda Gritti Gas si svilupparono due nuclei principali d’azione, uno intorno a Lodi e l’altro nel veronese. Fu proprio in provincia di Verona che il conte Umberto Gritti di Val Seriana decise di investire maggiormente, e in prima persona, fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1997, posando con l’Azienda infrastrutture in ben 23 municipalità. «Era un signore con solidi principi, stabiliva relazioni durature con le persone con le quali lavorava. – sottolinea il direttore generale, entrato in azienda nel 1992 e per cinque anni a fianco del fondatore – Da lui abbiamo imparato molto e facciamo


senz’altro tesoro di quella sua impostazione e predisposizione relazionale che costituisce per noi oggi uno dei valori più importanti».

LE TAPPE DI CRESCITA. «Venuto a

mancare il fondatore, la vedova Rosaria Bruno, scomparsa a 98 anni poche settimane fa, e l’attuale presidente Emanuele Bruno hanno garantito la continuità aziendale e hanno dato nuovo slancio al processo di trasformazione e modernizzazione dell’Azienda con il loro supporto finanziario». Nel 2002, dopo la liberalizzazione del mercato, fino a quel momento monopolizzato da Snam, Gritti Gas fa il suo ingresso nell’alta filiera del gas come socio fondatore di Enova, occupandosi assieme agli altri Soci dell’approvvigionamento, del trasporto e dello stoccaggio del metano. Nel 2003 divide le attività di distribuzione (Gritti Gas Rete oggi divenuta Gigas Rete) e vendita

Il direttore generale di Gritti Energia Emilio Montani

(Gritti Gas), costituendo due società distinte. Nove anni dopo, nel 2012 fa il suo debutto nel mercato dell’energia elettrica diventano fornitore per le famiglie e le imprese. A fine 2018, Gritti diventa importatore di gas dall’estero e utente del dispacciamento sulle reti di trasmissione nazionale di Terna. «Ad oggi operiamo nel mercato energia, sia gas che energia elettrica, per consumatori privati, famiglie, imprese grandi e piccole, partite iva, pubbliche amministrazioni e condomini. – aggiunge Emilio Montani – Dal 2015 abbiamo acquisito la denominazione attuale di Gritti Energia, un’azienda che si aggira attorno 115 milioni di euro di fatturato, con quasi cento dipendenti e 100mila punti attivi in fornitura (calcolata al 1° novembre 2019) di cui 70 per cento clienti gas e 30 per cento clienti energia».

Emilio Montani assieme a Michela Pangrazio all’interno del punto vendita Gritti Energia di San Martino Buon Albergo

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IL CLIENTE AL PRIMO POSTO. Il fiore all’occhiello dell’azienda, di cui lo stesso direttore generale va fiero, è il servizio di customer care: «Cerchiamo il punto di contatto fisico col cliente che vogliamo mettere al centro delle nostre attenzioni. Sembra paradossale nell’era del digitale, eppure se fino al 2008 avevamo tre sportelli attivi a Zevio, Legnago e Spino d’Adda, oggi sono 16, non da ultimo quello inaugurato sabato 9 novembre a Biella. Il nostro personale è a disposizione per qualsiasi richiesta, sia essa di natura operativa che consulenziale e l’esserci anche di persona piace molto, e soprattutto risulta utile per la nostra clientela. IL FUTURO. Come tutte le aziende anche Gritti Energia volge lo sguardo ai prossimi anni. «Sono due le sfide principali che ci aspettano, – conclude il direttore – una legata alla decarbonizzazione dei consumi ovvero all’uscita progressiva dei combustibili fossili per gli utilizzi residenziali e nel terziario. Il futuro, in ogni caso è nell’elettrificazione da fonti rinnovabili. Già ora tutto il nostro il venduto di energia, circa 80 gigawattora, è “verde”, certificato da fonti rinnovabili. Per scelta. A breve termine vogliamo proporre contratti di gas verde. L’altra sfida è quella della sostenibilità, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale e di governance: stiamo iniziando un processo per ottenere il rating ESG che significa venire riconosciuti come azienda sostenibile e responsabile, ovvero creatrice di valore per gli investitori, per la comunità locale e per la società nel suo complesso».


REDLAB E IL SUO LABORATORIO IN UN CAMPO PROFUGHI

UNA COSA NORMALE COME UNA FOTOGRAFIA Può la fotografia diventare un modo per superare i confini? L'associazione scaligera RedLab pensa di sì, e per questo motivo promuove laboratori di fotografia analogica all’interno di un campo profughi per permettere a ragazzi e ragazze ezidi di ritrovare se stessi.

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ra il cinque agosto 2014 quando Viān Dakhīl, deputata di origine ezida, annunciò con la voce rotta dalle lacrime all’assemblea parlamentare irachena quello che stava accadendo al suo popolo: durante la notte fra il 2 e il 3 agosto le milizie dell’ISIS avevano attaccato la minoranza religiosa stanziata da millenni nella regione occidentale del Sinjar, e non sembravano volerle lasciare alcuno scampo. Almeno tremila persone morirono durante i primi attacchi, altre seimila furono sequestrate: donne abusate e ridotte in schiavitù, uomini giustiziati, bambini costretti a diventare soldati. Un genocidio programmato, non il primo nella storia tragica di questo popolo ma sicuramento uno dei più brutali, che, dopo un iniziale interessamento da parte dell’Occidente, sembra di nuovo condannato all’indifferenza generale. Ad accendere nuovamente i riflettori su questa vicenda ci ha pensato l’associazione veronese RedLab – Darkroom over the borders fondata da Pietro Albi, Elena Grigoli e Filippo Tommasoli che proprio nella zona di

Sinjar ha deciso di far arrivare il suo aiuto. Dal 2018 i volontari di RedLab lavorano con le persone che vivono nel campo profughi di Bajed Kandala, situato nel triangolo tra Siria, Turchia e Iraq e abitato da più di 11.000 persone irachene di origine ezida. L’associazione ha deciso di utilizzare un approccio nuovo e creativo alla questione: il lavoro di RedLab ruota infatti attorno alla fotografia analogica e in particolare alla tecnica del foro stenopeico, che permette di creare macchine fotografiche rudimentali da oggetti di uso quotidiano, come le lattine, e di creare immagini vicine al surrealismo e molto personali. «La fotografia stenopeica è il "grado zero" della fotografia, - ci spiegano i volontari di RedLab - è la fotografia ridotta al sua modalità più essenziale. E questo ha il grande merito di permettere alle persone a cui ci rivolgiamo di esprimere se stesse nel modo più libero possibile». Fin dal primo laboratorio creato a Bajed Kandala nell’agosto 2018, RedLab ha lavorato con i ragazzi e le ragazze del campo, costruendo con loro le fotocamere 28

DI CHIARA BONI


stenopeiche, insegnando come utilizzarle e poi sviluppando le fotografie nella camera oscura creata ad hoc all’interno del campo. Il passo successivo è quello di chiedere agli autori delle immagini di descriverle, dando quindi a loro la possibilità di esprimere se stessi e il loro mondo, con le proprie parole. Un passaggio fondamentale, come ci spiegano i volontari: «Il nostro laboratorio mira all'autoespressione della persona per una sua autorealizzazione e si rivolge soprattutto a coloro che hanno subito traumi in zone di confine fisiche e mentali». «Siamo partiti dal Kurdistan, quindi una zona di frontiera fisica effettiva, ma abbiamo voluto allargare il concetto di frontiere anche a quelle psicologiche e sociali: quest’estate abbiamo infatti collaborato con Centro di salute mentale di Verona. I ragazzini in Kurdistan, o le persone del Centro di salute mentale, nel doversi confrontare con questa tecninca riescono a esprimere il proprio vissuto in modo molto personale. È proprio dalla manualità della fotografia stenopeica che si ottiene quel valore aggiunto che una fotografia scattata con il cellulare difficilmente riuscirebbe a donare». Con il materiale raccolto durante il primo viaggio in Kurdistan, RedLab ha deciso di realizzare un libro fotografico, disponibile sul sito dell’associazione. Il titolo del libro (e non è un errore) è This picture it’s normal picture ed è tratto da una frase di Fatima, una delle giovani partecipanti ai laboratori fotografici. «La frase di Fatima può essere interpretata in diversi modi: si tratta sì di

una fotografia “normale”, come il resto delle immagini presenti nel libro, ma allo stesso tempo questa fotografia arriva da un contesto tutt’altro che normale. Le persone all’interno del campo di Bajed Kandala vivono lì da ormai cinque anni: doveva essere una situazione temporanea che alla fine è diventata permanente, lasciando a loro il compito di ricostruirsi una propria quotidianità». Il libro, prodotto con il supporto di Fonderia 209, è in vendita dal 18 novembre e i proventi aiuteranno i passi futuri di RedLab, che sta lavorando anche a un documentario con la casa di produzione cinqueesei film, e che progetta di tornare di nuovo in Kurdistan nel prossimo futuro, anche grazie all’aiuto di altre associazioni no profit come la veronese One Bridge To Idomeni e la svedese Joint Help for Kurdistan, che a Banjed Kandala gestisce una struttura medica. ■

La tecnica del foro stenopeico trasforma in macchine fotografiche anche delle semplici lattine

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TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SULLA COLLAZIONE EREDITARIA La collazione ereditaria è l’atto con il quale gli eredi del defunto, che siano essi coniuge o discendenti, conferiscono alla massa ereditaria tutti i beni mobili e immobili da questo ricevuti a titolo di donazione quand’era ancora in vita. Si tratta di un obbligo formale a carico degli eredi e lo scopo è quello di ricostituire la massa ereditaria attribuendo a ciascuno di essi la giusta quota di patrimonio, a prescindere dal fatto fosse già stata fatta una o più donazioni di beni ad un erede in particolare. L’articolo 737 del Codice Civile indica i soggetti su cui ricade l’obbligo di effettuare la collazione ereditaria: i figli, loro discendenti ed il coniuge del defunto. Ogni erede deve quindi conferire agli altri coeredi tutti quei beni che egli ha ricevuto in donazione direttamente o indirettamente, dal defunto. Una deroga all’obbligo di effettuare la collazione da parte di questi soggetti è data dalla dispensa contenuta nel testamento o nella donazione stessa. Per evitare la collazione, invece, il chiamato all’eredità deve rinunciare ad essa.

Oggetto di collazione è qualsiasi tipo di donazione effettuata dal de cuius quando era in vita. Ad esempio, l’intestazione di beni ad altri, ai negozi misti con donazione; sono soggette a collazione anche le spese fatte per aiutare i figli ad aprire un’attività lavorativa o pagare i loro debiti o pagare i premi dell’assicurazione sulla vita a loro favore. Non rientrano invece nella collazione ereditaria la donazione ricevute come compenso per dei servizi resi, le spese di mantenimento, educazione ed istruzione, quelle per l’istruzione artistico professionale e per corredo nuziale a meno che non eccedano la misura ordinaria tenuto conto delle condizioni economiche del defunto, le spese ordinarie per l’abbigliamento, quelle sostenute per malattia e le donazioni di modico valore. Come funziona il procedimento? Nel caso di beni immobili l’erede che ha ricevuto una donazione può conferire il bene in natura che cessa così di essere di sua proprietà oppure può conferirlo per imputazione offrendo cioè

una somma di denaro corrispondente al valore del bene al momento della successione, scontando un’imposta a tassa fissa. Nel caso di beni mobili, è valido soltanto il conferimento per imputazione, cioè in denaro. In generale il valore del bene oggetto della donazione mobile o immobile va calcolato al momento della successione e non della donazione stessa.

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IL PROGETTO LA START UP NANOMNIA SUDDENLY HOME, E L’AGRITECH IN BREVE

CIMICE ASIATICA? CI PENSANO LE NANOTECNOLOGIE Il futuro è nelle nanotecnologie per Nanomnia, start up che ha messo a punto un metodo di incapsulamento organico di composti attivi per trattamenti mirati. A partire dall’agricoltura, ma i settori di applicazione sono anche quelli biomedicale, farmaceutico e cosmetico

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anno osservato le cellule, i loro meccanismi, il modo che hanno di comunicare. E proprio dalla natura è arrivata l'ispirazione per Nanomnia, start up nata nel 2017 che offre un servizio di incapsulamento organico di composti attivi per trattamenti mirati nei tessuti e nelle cellule. Perché il futuro è racchiuso nell’infinitamente piccolo: nella nanotecnologia, branca della scienza che usa o plasma materiali dalle dimensioni da diecimila fino a un milione di volte inferiori a un millimetro, secondo Marta Bonaconsa, Michele Bovi e Pietro Vaccari. I tre ricercatori si sono incontrati nei laboratori dell’ateneo scaligero e hanno iniziato a condividere le diverse esperienze acquisite nell’ambito della biologia molecolare, delle biotecnologie agro-alimentari e agro-industriali, delle scienze dei bio e nanomateriali. Il segreto? «È rac-

chiuso tutto in un guscio specifico e personalizzato nei materiali in base alle esigenze delle molecole da veicolare», risponde Bonaconsa, ceo di Nanomnia che fino al 18 novembre era online sulla piattaforma di equity crowdfunding BacktoWork24 per trovare investitori. Il primo approdo al mercato per la start up è stato nel settore agri-tech, spiega, dove forte è l’esigenza di innovazione e tecnologie di precisione, ma la ricerca del team continua in ambito biomedicale. «Incapsuliamo principi attivi di qualsiasi natura, ricreiamo gusci che schermano il principio attivo e lo trasportano dove serve. Potendo veicolare in maniera specifica attraverso il tessuto biologico, in agricoltura attraverso le piante, arrivano senza disperdersi. In questo modo l’azione è concentrata nel punto d’interesse», spiega. I passaggi del metodo di incapsulamento messo a pun30

DI MARTA BICEGO


to, per il quale è stata depositata domanda di brevetto nel campo dell’agricoltura, sono molteplici. Così i vantaggi: la specificità del trattamento che consente di diminuire, anche di dieci volte, la dose di prodotto con una serie di benefici tra cui l’abbattimento della dispersione nel suolo, nelle acque di falda e quindi sulle tavole; la riduzione del costo di produzione e degli effetti collaterali da sovradosaggio. «Poiché le molecole (insetticidi, erbicidi, pesticidi come pure i farmaci) sono diverse nelle proprietà, l’involucro da noi realizzato è disegnato “su misura” a seconda del principio che dovrà racchiudere. Scegliamo il materiale che meglio valorizza, amplifica e protegge durante la sua azione la molecola: è realizzato con materiali naturali e organici, che non rilasciano residui, cioè in completa assenza di microplastiche», sottolinea. Il piano industriale di Nanomnia prevede lo sviluppo di prodotti incapsulati che intervengono su riduzione della cimice asiatica, terapia su ulivi infestati da xylella, acaricida innocuo per le api, biostimolanti e fertilizzanti naturali, antizanzare naturale, antibotrite e peronospora sulla vite. Il medesimo assioma vale per farmaci e dispositivi biomedici; nutraceutici, integratori alimentari e probiotici; cosmetici e dermocosmetici. ■

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I fondatori di Nanomnia


LA STORIA DI NOEMI LA MANNA

UN’AMAZZONE CONTEMPORANEA Prima volta a Fieracavalli e stravince la sfida nazionale nella categoria Junior livello 3 (115cm) di salto ad ostacoli. La storia di Noemi La Manna, dalla prima cavalcata di pony fino ad oggi, sul filo narrativo dell’armonia con il cavallo, tra carezze e “smusate”.

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ella prima esperienza ci rimane un’immagine che associamo all’emozione che proviamo in quel momento, e questa è quella che abbozza Noemi quando le chiediamo di partire dal principio: una bambina sorridente e una sintonia immediata con il pony, a soli due anni. Con le parole riesce bene, all’età di 16 anni, a disegnare quello che poi diventerà il fil rouge della sua adolescenza. Compaiono quindi i primi sorrisi, le prime simpatie e i confronti che le insegnano a relazionarsi con gli altri. Tra le comparse di questa scena, i cavalli, i cani e qualche gatto. «Con il cavallo bisogna essere calmi perché loro sentono se sei felice, triste o agitato. E se sei insicuro non va affatto bene» ci spiega Noemi, facendo passare l’idea che l’equitazione in fondo è una scuola di autocontrollo e di gestione delle situazioni. Ce lo dimostra mentre tocca le corde del suo passato senza sbagliare nota; ha realizzato da poco di essere la campionessa italiana di salto ad ostacoli nella sua categoria, eppure l’approccio è tutt’altro che teso. Siamo seduti di fronte ad un camino a legna mentre fuori soffia

il primo vento freddo ed incerto della stagione e a Venezia il livello della marea è arrivata al suo secondo record storico, a 187cm sul livello medio del mare. È passato qualche giorno dal 10 novembre, quando è salita sul primo scalino del podio di Fieracavalli. La vittoria è stata assolutamente inaspettata. I lombardi sono gli avversari più temibili. «Pensavo di essere arrivata al massimo quarta» ammette. Pur sapendo di aver fatto bene con Kimberly Vine, preferisce volare basso. E pensare che all’inizio, nel 2017, quando ha cominciato a cavalcarla, «non eravamo tanto compatibili, vivevamo di alti e bassi.» La cavalla era ancora giovanissima, aveva otto anni, e a quell’età non si è ancora esperti. Poi c’è stato un periodo di rodaggio nel 2018 e ora chi le ferma più. Le vittorie cominciano ad arrivare nel 2019, l’anno che definisce “d’oro”, assieme al 2015, quando gareggiava con il pony Killaghter Lad. «Quell’anno andavo alle gare e vincevo tutto», dopodiché ha dovuto cambiare ed è passata a Kimberly Vine. Ma Noemi è della filosofia che i cavalli non si abbandonano perché «loro non ti tradiscono mai» e biso32

DI MARCO MENINI


ÂŤNOEMI Ăˆ DELLA FILOSOFIA CHE I CAVALLI NON SI ABBANDONANO PERCHÉ "LORO NON TI TRADISCONO MAI" E BISOGNA RIPAGARE CON LO STESSO AFFETTOÂť gna ripagare con lo stesso affetto. Killaghter Lad resta infatti il migliore amico di Noemi (al pari di Kimberly), che lo va a trovare al centro ippico Le Palme, a Palazzina, dove si allena da sempre sotto l’egida dell’istruttrice veronese Augusta Serenelli. Tra un allenamento e un altro, Noemi studia all’Istituto Aldo Pasoli dove è iscritta all’indirizzo “Amministrazione, finanza e marketingâ€?. Il papĂ , Ignazio, era sempre convinto che questa passione le potesse portare via troppo tempo allo studio, ma non ha mai ostacolato l’inclinazione della figlia. La mamma, Elena, era stata lei a metterla per la prima volta in groppa al pony, e forse si rivedeva anche nella sua adolescenza trascorsa a cavalcare in mezzo ai prati. ÂŤNoemi? Una testonaÂť ci racconta il papĂ Ignazio. ÂŤEd è grazie a questa qualitĂ che dopo 11 anni sta cominciando a raccogliere il frutto di tanti sacrificiÂť. (Il papà è molto attivo sui social e per una settimana almeno ha festeggiato la vittoria della figlia con post e fotografie). Le prime vittorie, come dicevamo, risalgono al 2015 e sono al galoppo del pony Killaghter Lad. Gareggia nelle gare di salto ad ostacoli nella categoria 105cm di altezza. Comincia in quel periodo a viaggiare in Italia per saltare gli ostacoli, arrivando fino in Abruzzo e sfiorando

per la prima volta l’accesso a Fieracavalli. Ma è con Kimberly Vine che Noemi trova la sintonia perfetta. ÂŤQuando io sbaglio e le chiedo per esempio di saltare al momento sbagliato, lei mi correggeÂť, spiega la cavallerizza. PerchĂŠ il rapporto che si instaura tra uomo e cavallo è unico. Può esserci armonia nei gesti, come no. Non è meccanico. E Kimberly sa come farsi notare quando ne ha bisogno: allunga il muso contro la spalla di Noemi e fa rumore grattando gli zoccoli per terra. â–

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ALICE FERRARI E LA SUA TESI SUL FUTURO DELLA MONTAGNA

CARA LESSINIA, TI SALVERÀ IL TURISMO LENTO Montanari chiusi in loro stessi? Solo uno stanco stereotipo. Il 40 per cento degli abitanti della Lessinia non avrebbe problemi ad ospitare un turista a casa propria. Questo è uno dei tanti dati che emerge dall'indagine di Alice Ferrari. La studentessa, originaria di Velo Veronese, ha intervistato residenti, turisti e operatori per disegnare insieme un possibile futuro per la Lessinia. Ed è un futuro che trova la sua definizione più attenta e completa nel turismo lento, esperienziale. DI MIRYAM SCANDOLA

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Alice Ferrari

erra amata con intermittenza, secondo le mode, la Lessinia aspetta ancora di trovare un’architettura di soluzioni per essere valorizzata senza perdersi nelle ricette solitarie e superficiali di chi la fraintende, di chi la conosce poco o la vive solo la domenica. Turismo lento e valorizzazione dell'altopiano della Lessinia, verso una governance partecipata della destinazione c’è tanto di quello che serve dire sul futuro della montagna nel titolo della tesi di laurea di Alice Ferrari. Voto: 110 su 110. All’università Ca’ Foscari di Venezia, lo scorso 31 ottobre la 25enne di Velo ha tratteggiato la sua indagine sulle potenzialità turistiche del territorio dal quale proviene e che non vuole lasciare. «La Lessinia è la mia dimensione, le mie radici le sento qua» confida la ragazza. Il carsismo, i fossili e poi ancora «Roverè 1000, la Valle delle Sfingi» per fare qualche rapido esempio delle tante attrazioni naturali. Ad affiancarle il patrimonio di tradizioni cimbre che oggi vengono evocate appena in qualche libro e in sparuti eventi (la Festa del fuoco di Giazza, ndr) senza trovare mai approdo in una narrativa territoriale più ampia. E poi il fascino dell’alpeggio, della transumanza, il tesoro gastronomico che parla di una vocazione rurale antica. La Lessinia ha un’intrinseca bellezza che ora serve esplicitare per non trasformarla nel deserto di se stessa con Foto di Marco Malvezzi

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lo spettro della spopolazione, con i suoi giovani che fuggono altrove. «Un luogo dove la natura incontra la cultura. Un santuario naturale ancora incontaminato» così Alice descrive la «mia cara Lessinia». Sul turismo e sul suo percepito ha realizzato un questionario sottoposto ad un campione di circa 400 abitanti, 450 turisti e 30 operatori turistici. Gli esiti delle interviste restituiscono una fotografia se non inedita, di certo utile per capire da dove partire. «Il 62 per cento degli abitanti intervistati conosce abbastanza bene la Lessinia, ma il 96 per cento vorrebbe approfondire di più, il 70 per cento conosce storie di antiche tradizioni e usanze. Il 51 per cento si è reso disponibile a fare l’accompagnatore turistico, il 40 ad ospitare a casa propria un turista, il 43 è pronto ad offrire un servizio di trasporto» precisa la studentessa. Il risultato che sfata luoghi comuni, ancora e sempre ripetuti? «Il turismo è visto come fenomeno positivo dagli abitanti». Certo, bisogna partire dalla consapevolezza che la Lessinia «è un territorio fragile. Non sarebbe in grado di accogliere flussi massicci». E quindi serve qualificare l’offerta, cesellarla per attrarre la corretta tipologia di utenti. Indietro non si torna e oggi le parole chiave sono due: internazionalizzare e segmentare. Dagli intenti si sta (finalmente) passando ad una progettualità condivisa. Sintesi ne è Destinazione Lessinia, in attesa di evolvere in quella governance partecipata sempre auspicata, si procede con la rivoluzione dello IAT che da ufficio turistico unico per tutto il territorio deve diventare un content hub della montagna veronese. Nel concreto da cosa partire? «Da progetti di valorizzazione come Alti Pascoli della Lessinia» spiega Alice che lavora a vario titolo sia per Destinazione che per il progetto Alti Pascoli. Piccoli, grandi passi verso una consapevolezza territoriale condivisa tra pubblico e privato. Insomma, educare ed educarsi a un turismo lento. Lavorare con l’esistente, senza ipotizzare soluzioni esasperate che compromettano i lineamenti di una terra indimenticabile perché ancora selvaggia, ancora pura. ■


articolo pubbliredazionale

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Pietro Pecchini

Vuoi fare meglio con la tua azienda o con la tua attività? Hai mai pensato al Business Design? la cosiddetta guerra dei prezzi. Per fare questo inizio con l’Analisi, ovvero una mappatura del mercato di riferimento e una fotografia del modello di business; progetto insieme al cliente l’Azione, cioè individuiamo le criticità e le soluzioni alternative; termino con l’Accompagnamento, ossia con la progettazione e l’esecuzione dei cicli di test di verifica.

Pietro Pecchini, Business Designer

In questo mercato così affollato, come posso distinguermi e uscire dalla guerra dei prezzi? Come faccio a trattenere i clienti e a prenderne di nuovi? Ho poco margine, dove sto sbagliando? Sono tutte domande che, da imprenditori, titolari d’azienda e liberi professionisti, ci poniamo ogni giorno pensando alla nostra attività e al nostro lavoro. Il più delle volte, però, non riusciamo a trovare delle risposte convincenti. A provarci, con frequente successo, è Pietro Pecchini. Non un mago, ma un ingegnere elettronico con 20 anni di esperienza presso multinazionali e PMI nelle aree marketing e vendite, che aiuta le aziende a porsi le giuste domande per individuare le risposte che cercano. Dal 2015 Pecchini svolge attività di formazione e consulenza applicando nelle aziende il Business Design, un metodo efficace, intuitivo e recente (in Italia dal 2012) che permette di strutturare il patrimonio di informazioni e conoscenze già pre-

senti in azienda con lo scopo di introdurre progressivamente elementi di innovazione strategica. Pietro, Business Design…cioè? Il Business Model Design, questo il nome completo, è un metodo veloce e incisivo che permette di valutare e innovare il modello di business di un’azienda, cioè il come l’azienda ha scelto di stare sul mercato e di organizzarsi al suo interno, con l’obiettivo di creare valore per il cliente e per se stessa. Detto così sembra semplice, ma nel concreto? Il mio intervento professionale, che ho ribattezzato “metodo delle 3A” è un percorso sprint di consulenza aziendale che ha l’obiettivo di attivare delle azioni strategiche, anche minime, che permettano di mantenere e aumentare la base dei clienti, di differenziarsi dalla concorrenza, di diversificare le fonti di ricavo e difendere i margini senza cadere nel-

Come mai sono previsti dei test? La fase di test è fondamentale dato che non esiste la strategia corretta e vincente a priori. È molto importante verificare sul campo, cioè sul mercato, le idee che si sono avute. È come quando il prototipo di una nuova auto viene sottoposto al crash test e alle prove nella galleria del vento. A chi si rivolge principalmente? Piccole medie imprese, liberi professionisti, artigiani. Servono buone idee per innovare? La buona idea è importante, ma lo è di più il metodo. Si parte dall’analisi del bisogno. Cosa vuole o cosa piace al mio cliente? Spesso ci si concentra sull’ideazione del prodotto, sulla promozione e sulla scelta della migliore strategia di vendita. A questo punto una domanda viene spontanea: Stiamo producendo ciò che il cliente compra o stiamo provando a vendere ciò che produciamo? A proposito di domande, qual è la più difficile a cui dare risposta per un imprenditore? Chi sono i miei clienti? Perché comprano il mio prodotto? L’azienda che ha in mano queste risposte sta già cavalcando il successo.


DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE, UN’ASSOCIAZIONE PER RIFIORIRE

FRAGILI COME CRISALIDI PRONTE A SPICCARE IL VOLO In un battito d’ali, la speranza: riuscire a sconfiggere i disturbi del comportamento alimentare. Tra successi e ricadute, è un percorso lungo e non facile. Ma possibile, grazie anche all’impegno dell’associazione La crisalide lilla, nata nel 2017 da un gruppo di familiari. DI MARTA BICEGO

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ono creature fragili quelle che vivono nel bozzolo dei disturbi del comportamento alimentare. «Mi chiusi in me», è il messaggio lasciato da una di esse. Bisognosa di cura, di relazioni salde, per poter compiere la sua personale metamorfosi. Per diventare finalmente farfalla. In quel battito d’ali, e di speranza, c’è il desiderio di prendere le distanze da anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata. Da quei comportamenti che, nella ricerca ossessiva di leggerezza, pesano come macigni sulla quotidianità di numerose famiglie. Mille si stimano essere i casi nel Veronese. Numerose sono le creature fragili che dalla fine del 2017 La crisalide lilla ha cercato di avvolgere in un abbraccio di comprensione. A far nascere l’associazione è stato un gruppo di familiari le cui esistenze si

sono incrociate nei corridoi del Centro per i disturbi alimentari dell’ospedale di Borgo Roma: «Volevamo condividere il dolore e trovare per esso un senso», premettono Luca Borini e Graziella Bonomi, rispettivamente presidente e vicepresidente. Perché aver a che fare con i disturbi dell’alimentazione non è facile: «C’è molta disinformazione, spesso si fatica a giungere a una diagnosi certa anche a causa delle lunghe liste d’attesa, la presa in carico può prolungarsi per anni tra successi e ricadute. Ma se precocemente e ben curata in un centro specializzato, guarire dalla malattia è possibile». Varie sono le attività portate avanti dall’associazione: dal far nascere un gruppo di auto mutuo aiuto con riunioni serali a cadenza quindicinale, il mercoledì, al Monastero del Bene 36


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MILLE SI STIMANO ESSERE I CASI NEL VERONESE. NUMEROSE SONO LE CREATURE FRAGILI CHE DALLA FINE DEL 2017 LA CRISALIDE LILLA HA CERCATO DI AVVOLGERE IN UN ABBRACCIO DI COMPRENSIONE

LA TUA MUSICA IN TV sul 640 del digitale terrestre

Comune di Sezano al mettere a disposizione uno sportello di ascolto via telefono (al numero 370.3359068) o email (all’indirizzo info@ lacrisalidelilla.it) per intercettare le situazioni di bisogno e fornire risposte, soprattutto ai familiari. Fino a creare occasioni di sensibilizzazione attraverso eventi pubblici o incontri nelle scuole. Una delle battaglie affrontate con determinazione ha riguardato la richiesta di potenziamento del Centro presente al Policlinico, che ha un team multidisciplinare con psicoterapeuta e dietista specializzati in disturbi del comportamento alimentare; poi la creazione da parte dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata, nel 2020, di un Day hospital per i momenti del pasto e del dopo pasto per supportare i casi più gravi, contenere il ricovero, ridurre i costi della sanità e agevolare le famiglie. Preoccupazione riguardo all’alimentazione, al peso, alla forma del corpo: sono manifestazioni psicopatologiche dalle diverse sfumature; più frequenti nel sesso femminile, non risparmiano il genere maschile. Possono essere segnali di anoressia nervosa, quando la restrizione nell’assunzione di calorie è tale da provocare un dimagrimento esagerato; di bulimia nervosa, se alle abbuffate seguono comportamenti di compenso, ad esempio l’autoinduzione del vomito, per evitare l’aumento ponderale; di alimentazione senza controllo, il binge eating disorder. Di vigoressia, se l’ossessione per dieta e allenamento condizionano la vita sociale; di ortoressia, quando l’attenzione nei confronti della composizione del cibo diventa una mania. Non sono ancora chiari i meccanismi che innescano questi disturbi: sono frutto di una complessa interazione tra fattori genetici, ambientali e caratteristiche della personalità come perfezionismo, bassa autostima, impulsività, ossessività o bisogno estremo di controllo sugli altri. Guarire non è semplice, ma non impossibile. Lo conferma la frase che conclude il messaggio: «Uscii e tornai a vivere, uscii e seppi volare». Lascito di una farfalla che è riuscita a spiccare il volo. ■ www.lacrisalidelilla.it 37

Gruppo Verona Network

Mail: marketing@veronanetwork Tel: 045 8650746


DUE PAROLE GENITORI, STUDENTI CON LA ESCRITTRICE INSEGNANTI: ALESSIA TUTTI A GAZZOLA SCUOLA INSIEME

PAROLE COME PIETRE PAROLE COME ALI «Parole come pietre, parole come ali» è il tema della tre giorni di formazione, organizzata lo scorso novembre a Verona dall’Istituto Universitario Sophia, dedicata a insegnanti, genitori e ragazzi. Un modo diverso di fare formazione, che coinvolge attivamente le tre componenti fondamentali del sistema educativo, perché solo se c’è dialogo costruttivo tra ognuna delle parti che lo compone, il sistema può funzionare. Abbiamo chiacchierato con alcuni dei relatori, per capire perché il valore della parola – e quindi del dialogo – è così importante per la scuola e l’educazione.

«L

a parola ha una funzione molto varia: può salvare, ma anche uccidere, offendere, opprimere» esordisce Michele De Beni dell’Istituto Universitario Sophia. «La parola, come elemento negativo, è fonte di guerre, di controversie. La parola “pietra” però ha anche un valore simbolico positivo. L’educazione, per esempio, può mettere pietre miliari nei percorsi degli studenti: una parola “giusta” dà delle “ali” per crescere, per rapportarsi con il mondo e con l’altro». «Il parlare, inteso come opera di “pontificato”, nel senso di “creare ponti”, è fondamentale in un tempo in cui le parole - soprattutto se guardiamo ai social, alle conversazioni per strada - sono attraversate da odio e disprezzo, soprattutto su certe tematiche. Riscoprire la dimensione etica della parola, che è l’abc della convivenza civile, contribuisce alla creazione di rapporti che abbiano un senso». A dirlo è Luciano Manicardi,

della Comunità di Bose. «Nella parola esprimo me stesso, creo la relazione con l’altro, e si creano le relazioni sociali e politiche. Siamo legati gli uni agli altri dalla parola. Come diceva Holderlin, noi siamo dialogo; o si riscopre questa dimensione dialogica di ponte, o resta solo la violenza». La tre giorni di formazione ha coinvolto insegnanti, ma anche studenti delle scuole superiori e molti genitori, che hanno dimostrato – secondo gli organizzatori - di avere un’ansia “buona” di capire, di informarsi. «Abbiamo voluto simbolicamente riscostruire la comunità educante, coinvolgendo tutti i suoi attori; a parere ormai unanime, l’unico antidoto all’individualismo, a questa apatia diffusa, è infatti la ricostruzione delle micro-comunità in tessuti di reciproco interesse, di attenzione, di quella umanità che oggi sembra fuggire, per circolare invece nel mondo virtuale. Occorre tornare a essere saldamente inseriti in una co38

DI FRANCESCA MAULI


www.injob.com Tel. +39 045 828 7611 e-mail: verona@injob.it

articolo pubbliredazionale

COME ORIENTARSI NEL MONDO DEL LAVORO? Lo abbiamo chiesto a Michele Meneghinello, Branch Manager del Career Center In Job di Verona Michele, iniziamo subito da alcuni dati. Ad agosto, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione in Italia è migliorato (0,3% su luglio) attestandosi sul 9,5%, la percentuale più bassa dal novembre 2011. Dobbiamo esserne felici o le preoccupazioni nel mercato del lavoro permangono? Il miglioramento del tasso di disoccupazione è sicuramente un dato positivo se pensiamo che non più di cinque anni fa si parlava di un indice pari al 13%; tuttavia il tasso occupazionale del 2019 rispetto al medesimo periodo del 2018 registra una crescita contenuta (+0,5%). Le prospettive per il 2020 parlano di un ulteriore moderato avanzamento alla luce di una crescita di PIL ipotizzata pari allo 0,7%. È comunque doveroso essere prudenti. Rimanendo in Veneto, e in particolare a Verona, quali sono i settori più in salute? Il tessuto industriale Veneto, e nel dettaglio le imprese di Verona hanno registrato incrementi produttivi significativi nei primi tre trimestri del 2019. I settori in salute rientrano principalmente nel comparto food & beverage (alimentare), industrial automation e machinery (metalmeccanico). E i profili più richiesti? Parliamo sia di profili legati alle operation standard fino a figure specializzate con elevate competenze tecniche e linguistiche unite ad abilità analitiche e relazionali. Nel corso

di quest’anno abbiamo vissuto una costante volontà delle aziende ad investire su figure di middle management; è un ottimo segnale che indica la tensione positiva delle imprese a rimanere sul mercato di riferimento investendo in tecnologie, prodotti e risorse specializzate ed altamente qualificate. Qualche dato significativo a vostra disposizione per l’area territoriale di riferimento? Per il Career Center In Job di Verona posso dire di

Le aziende lamentano spesso il costo elevato del lavoro. Hanno ragione? È innegabile che il costo del lavoro in Italia, se rapportato ad altre nazioni, prevede costi più elevati per le imprese. Ritengo che, ridurre tali costi, potrebbe portare un importante beneficio per le aziende volto a rilanciare un’economia che cresce a rilento; sarebbe utile iniziare a ragionare non tanto in termini di risparmio, ma provare a tramutare quelle voci di oneroso costo in voci di valore per nuovi investimenti, formazione, risorse e welfare.

Esiste ancora l’idea o il miraggio del posto fisso? Siamo inseriti in un contesto culturale e sociale nel quale il contratto a tempo indeMichele terminato è sempre stato Meneghinello, considerato un traguardo Branch Manager da raggiungere il più vedel Career Center locemente possibile. Non di In Job Verona nego l’importanza di avere una stabilità contrattuale, tuttavia ritengo utile porci altre domande: quanto questa “garanzia” a tempo indeterminato ci stimola a rinnovarci come professionisti? aver gestito con il mio team più di Quanto ad adagiarci perché diventa 800 richieste da circa 300 clienti l’ultimo traguardo? Quanto vale per differenti, mentre il numero di cannoi una stabilità rispetto ad una aperdidature è molto ampio e deriva dal tura a nuove esperienze? In sintesi, fatto che abbiamo molteplici caquanto siamo maturi nel non chiudere nali di reclutamento. Se parliamo i nostri orizzonti e la nostra voglia di di contratti di somministrazione, il sperimentare e misurarci pur avendo periodo medio di permanenza di la stabilità tanto agognata? La sfida è un lavoratore in azienda è di circa maturare un’idea di “posto fisso” che tre mesi, ma abbiamo molti casi nei non implichi chiusura ma movimento, quali i nostri clienti arrivano anche anche in termini di long life learning. ai 12 mesi prima di stabilizzare le Investire sempre sulla propria formarisorse direttamente o attraverso lo zione per essere sempre appetibili sul Staff Leasing. mercato.


Un momento del convegno con Alessio Perpolli

munità che abbia a cuore i rapporti» prosegue De Beni. Domenico Bellantoni, della Pontificia Università Salesiana, mette sul tavolo un ulteriore argomento strettamente connesso ai precedenti, ossia quello dell’intelligenza intrapersonale, che è «la capacità di comunicare tra sé e sé, di arrivare alla profondità del proprio io, una dimensione con cui i ragazzi hanno poca confidenza». «Le parole – spiega Bellantoni – possono essere ponti, pietre, cioè riferimenti solidi in un mondo liquido, e ali. È chiaro però che queste parole le deve pronunciare la persona, che spesso si trova nella condizione del “vorrei, ma non posso”: vorrei dire qualcosa, so quali parole dovrei pronunciare, ma non lo faccio e non ne capisco il perché. Occorre capirlo, e farlo significa leggersi dentro, capire cosa sta influenzando da un punto di vista emotivo quello che cognitivamente vorrei dire all’altro. In un mondo in cui, anche a livello scolastico, si spinge molto sulla tecnologia, forse bisogna ricordare che il primo strumento, nella scuola, è l’educatore e la relazione educativa». “Prima la persona”, quindi. «E se questo fosse chiaro anche agli insegnanti, qualche guadagno ci sarebbe anche nel rendimento scolastico. Le ricerche OCSE dimostrano, infatti, che dove c’è una buona relazione, c’è un maggior rendimento accademico» conclude De Beni. «Noi del mondo educativo dovremmo essere ben consapevoli che queste sono le basi su cui costruire» commenta Alessio Perpolli, dirigente dell’Istituto Comprensivo di Bosco Chiesanuova, intervenuto al convegno. «La forza del mondo dell’educazione, in generale, è data dalle relazioni. Non è la normativa, la parte amministrativa, a fare la scuola. Se un sistema educativo funziona, lo fa perché al suo interno reggono le relazioni». ■ 40


SUPPLEMENTO AL NUMERO DI DICEMBRE DI PANTHEON


Costruzioni, Ambiente e Territorio PROFESSIONALI Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio Pesca commerciale e produzioni ittiche Industria e artigianato per il made in Italy Manutenzione e assistenza tecnica Gestione delle acque e risanamento ambientale Servizi commerciali Enogastronomia e ospitalità alberghiera Servizi culturali e dello spettacolo Servizi per la sanità e l'assistenza sociale Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico Percorsi di Istruzione e Formazione Professionale

01

QUALI LE SCUOLE PIÙ SCELTE? TOTALE

** Comprende i licei classici europei

02

Iscrizioni a.s. 2019/2020

Distribuzione percentuale delle domande di iscrizione alle scuole secondarie di secondo * Non sono conteggiati i corsi serali e le grado per tipo di percorso scelto (dati e statistiche miur)

50,9

dalle famiglie, sono state 1.553.278. Circa un milione le domande presentate alle scuole del primo ciclo (473.294 alla scuo-

18,6

30,5

17,5

03

dell’anno scolastico 2019/2020, inoltrate

54,6provvisori al 16 ottobre 2 Fonte: di fatto - dati 53,4 organico 53,9

Sperimentazioni 30,5

Le domande di iscrizione alle prime classi

52,0

sezioni carcera

2015/16

2016/17

Indirizzo quadriennale 30,4

30,9

LICEI

31,0

TECNICI

relazioni internazionali PROFESSIONALI informatica e telecomunicazioni art. informatica scientifico opz. scienze applicate 16,2 15,2 14,4 scientifico opz. scienze applicate

S

I C L L

Percorsi autorizzati ai sensi del Decreto Ministeriale n.56 2017/18

la primaria e 537.330 alla scuola seconl’opzione delle Scienze Applicate, con

domande ai percorsi di istruzione e for-

l’8,2% di iscritti, è quella che registra il

mazione di secondo grado.

maggior incremento (+0,6% rispetto al

Il percorso liceale continua ad essere

2017/2018). La preferenza per le materie

quello preferito con il 54,6% di iscritti.

dell’area scientifica si riflette anche nella

Puntando lo sguardo agli ultimi tre anni,

crescita delle iscrizioni agli istituti tecni-

la scelta del liceo scientifico e del liceo

ci che hanno raggiunto il 31%. In partico-

classico sono quelle che risultano in co-

lare gli indirizzi del settore “Tecnologico”,

stante ascesa: se un ragazzo su quattro

con il 19,7% di iscritti, sono quelli che ot-

sceglie di studiare al liceo scientifico,

tengono il maggiore interesse.

04

daria di primo grado) mentre 542.654 le

2018/19

05


990

2,2%

7.516

16,8%

665

1,5%

17

193

Enogastronomia e ospitalità alberghiera

-393 21

2.374

-61

12 0,0% 32 -5 858 1,9% 19 114 1.106 2,5% 16 -71 44 0,1% 30 13 772 1,7% 20 32 il Friuli Venezia l’Emi1.978Il Veneto, 4,4% 8 Giulia e -396 dove le op178lia Romagna 0,4%sono le regioni 28 5 1.217portunità 2,7% -75 professionali15 messe in campo 203 0,5% 27 31 con l’Industria 4.0 accrescono l’interes20 0,0% 31 1 gli studi tecnico/professionali; 463se per 1,0% 24 19

Frequentanti ilil primo primoanno annoper perordine ordinedi discuola, scuola, Frequentanti 2016/17 - 2019/20 a.s. 2016/17 a.s. - 2019/20 100% 90%

18,5%

17,6%

16,8%

38,4%

39,0%

39,8%

40,7%

70% 60%

40%

I DATI DEL VENETO 2019 per a.s. 2019/20 L’ufficio scolastico regionale per il Ve-

Licei

30% 20%

neto ha recentemente rilasciato i dati

quadriennali relativi all’avvio

Professionali Tecnici

50%

sono, infatti, quelli di maggior richiamo.

dell’anno scolastico Scuole 2019/2020. Sono 586.938 gli Alunni I anno studenIts Giacinto Girardi di Cittadella 17 ti che si sono iscritti in una scuola in Carlo AntiVeneto Villafranca di Verona 14 per l’anno scolastico 2019/20, Liceo Brocchi di Bassano (VI) 23 partendo dalla scuola dell’infanzia fino Liceo P. Lioy di Vicenza 17 alla secondaria di secondo grado. A Ve67 del 3 rona, agosto 2017 nello specifico, il numero raggiun-

20,6%

80%

44.851gli indirizzi 100% del settore Tecnologico -140

arie

1.978

41,0%

42,5%

42,6%

42,5%

a.s. 2016/17

a.s. 2017/18

a.s. 2018/19

a.s. 2019/20

10% 0%

Dati elaborati dal MIUR

ANNO SCOLASTICO 2020/2021

ge quota 109.419. Sono 28.052 le classi

Le iscrizioni alle scuole infanzia e alle

nelle scuole statali, 5.185 solo a Verona.

scuole di ogni ordine e grado per l’anno

La media regionale si attesta su un nu-

scolastico 2020/2021, potranno essere

mero di 20,9 studenti per classe (21,1 a

presentate online dalle ore 8:00 del 7

Verona). 8.866 i posti totali per i docen-

gennaio 2020 alle ore 20:00 del 31 gen-

ti nella nostra provincia.

naio 2020.

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articolo pubbliredazionale

RIPARTIRE DALLA SCUOLA PER CREARE LA BUONA POLITICA Dal 17 gennaio 2020 prenderà nuovamente il via la Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico, promossa dalla Fondazione G.Toniolo e dal Vicariato per la Cultura e il Sociale della Diocesi di Verona. La Scuola promuove l’impegno sociale e politico attraverso una formazione teorica e pratica, avendo come riferimento i grandi valori della Dottrina Sociale della Chiesa, fondamenti della nostra civiltà. Ne abbiamo parlato con il nuovo Presidente della Fondazione G.Toniolo Don Renzo Beghini. Presidente, perché partecipare ad una

Quali saranno le novità di questa

scuola di formazione politica in un mo-

prossima edizione?

mento storico come questo?

Oltre alle classiche lezioni frontali che

La Scuola di Formazione Politica vuole

andranno da gennaio a maggio, i parte-

essere il luogo dove ripartire per creare

cipanti, avranno la possibilità di parteci-

“La Buona Politica”, partendo dalla “sfi-

pare a tavole rotonde e mettersi in gioco

da” lanciata da Papa Francesco: «C’è la

attraverso laboratori pratici e workshop.

necessità per la vita della comunità, della

Tra i laboratori previsti in questa edizio-

buona politica. Una politica che non sia

ne anche l’ideazione di una campagna

né serva né padrona; non paurosa o av-

social di comunicazione politica. Du-

ventata, ma responsabile e quindi corag-

rante il corso saranno poi organizzati

giosa e prudente nello stesso tempo; che

degli incontri aperti a tutta cittadinanza

faccia crescere il coinvolgimento delle

su tematiche politiche di rilievo: dalle

persone, la loro progressiva inclusione e

proteste giovanili ad Hong Kong, al rap-

partecipazione».

porto tra associazioni sociali e politica, fino al grande tema dell’autonomia del

Com’è possibile, secondo lei, uscire

Veneto.

dall’attuale situazione politica? Siamo consapevoli che “i capi” non si im-

A chi è rivolta la Scuola di Formazio-

SCUOLA DI FORMAZIONE ALL’IMPEGNO SOCIALE E POLITICO

provvisano, soprattutto in epoca di crisi.

ne all’Impegno Sociale e Politico?

Trascurare il compito di preparare nei

La Scuola di Formazione all’Impegno

tempi lunghi e con severità di impegno le

Sociale e Politico è aperta e disponi-

donne e gli uomini che dovranno affron-

bile a chiunque sia impegnato o abbia

Le iscrizioni sono aperte

tare questo cambiamento d’epoca, signi-

voglia di impegnarsi in attività sociali e

fica abbandonare alla deriva il corso del-

politiche, ma soprattutto rivolgo il mio

le vicende storiche. Da questa situazione

invito ai giovani. Devono essere proprio

si può uscire solo investendo in formazio-

loro ad assumersi questa responsabili-

ne integrale e in discernimento. Si tratta

tà, formandosi secondo i principi della

della capacità di leggere le situazioni, di

Dottrina Sociale della Chiesa, per poter

cogliere le domande più vere e nascoste,

essere un giorno significativi per loro

e lavorare – anche rischiando – per solu-

stessi e per gli altri. Alla fine del cor-

zioni praticabili. Per questo la scuola si

so verrà inoltre rilasciato un attestato di

articola in vari momenti fra loro collegati

partecipazione.

da lunedì 9 dicembre 2019 presso la segreteria della Fondazione G.Toniolo. Per maggiori informazioni contattare la segreteria al numero +39 3492555585 oppure via mail a sfisp@ fondazionetoniolo.it

allo scopo di far acquisire conoscenze, competenze e abilità.


02 03

DOCENTI:

QUELLI ITALIANI I PIÙ VECCHI IN EUROPA 04

I dati OCSE-TALIS

INSEGNANTI: IN ITALIA LA PIÙ ALTA PERCENTUALE DI DONNE C’è poi un’altra importante

05

indicazione che giunge dalla Commissione europea: l’Italia ha una delle più alte percentuali di insegnanti donne tra gli Stati membri. Donne che quasi sempre devono sobbarcarsi il carico della famiglia e dei figli. Nel 2016 – si legge ancora nel rapporto dell’Ue – le insegnanti donne erano il 99% nella scuola materna, il 63% nella secondaria superiore e il 37% nelle università. E le docenti donne risultano “relegate ai gradi d’istruzione inferiori”, dove il grado di

Sono stati pubblicati a giugno 2019 i dati

Nello specifico, è il 48% degli insegnanti

relativi all’ultima indagine internazionale

in Italia ad avere più di 50 anni, contro

dell’OCSE sull’insegnamento e l’apprendi-

una media OCSE del 34%. Sebbene que-

mento. L’indagine, denominata TALIS (Te-

sto rapporto sia notevolmente diminuito

aching and Learning International Survey)

nella scuola primaria e secondaria, dal

è una rilevazione internazionale su larga

64% nel 2015 al 59% nel 2017 a seguito

scala sugli insegnanti, sui dirigenti sco-

delle recenti campagne di assunzioni,

lastici e sull’ambiente di apprendimento

l’Italia dovrà sostituire circa la metà de-

nelle scuole.

gli attuali docenti entro i prossimi dieci

Lo studio ci restituisce un’immagine

anni.

dell’Italia poco confortante. Il corpo do-

Lo stesso scenario si ripropone se guar-

cente italiano è il più anziano tra i Paesi

diamo ai dirigenti scolastici. In Italia,

dell’OCSE e l’Italia ha la quota maggiore di

i dirigenti scolastici hanno in media 56

docenti ultra 50enni. Nel nostro paese gli

anni, superiore all’età media dei dirigenti

insegnanti hanno, in media, 49 anni, dato

dei Paesi OCSE e delle economie parte-

che supera l’età media degli insegnanti

cipanti a TALIS (52 anni). Inoltre, il 32%

dei Paesi OCSE e delle economie che par-

dei dirigenti scolastici in Italia è over 60,

tecipano al TALIS, fissata a 44 anni.

rispetto al 20% della media OCSE.

responsabilità e di attenzione per gli alunni, legato alla loro età ridotta, risulta per forza di cose maggiore. Ad oggi, il 78% dei docenti e il 69% dei dirigenti scolastici è di sesso femminile contro il 68% delle docenti e 47% quella delle dirigenti scolastiche nei Paesi OCSE.


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UNA SCUOLAPER TUTTI NEL CUORE DI VERONA

I Corsi triennali di formazione professionale erogati dal CFP “F. Gresner” sono: - Operatore agricolo: indirizzo coltivazioni arboree erbacee ortofloricole; - Operatore per la ristorazione: indirizzo preparazione pasti; - Operatore amministrativo segretariale. I corsi

Visitare o entrare in un giardino, pub-

e dall’Arena, da quel ricco patrimonio

sono finanziati dalla Regio-

blico o privato che sia, è sempre uno

di giardini, di aiuole, di piante che è il

ne del Veneto, sono gratuiti

spettacolo di colori e armonia che ar-

nostro centro storico, così apprezzato

e riconosciuti per l’assolvi-

ricchisce e aiuta a mitigare la nostra

dai turisti, ma anche così esigente nella

mento dell’obbligo scola-

quotidianità frenetica e spesso caotica.

manutenzione e nella valorizzazione. A

stico e formativo. Offrono

Ogni spazio verde è un patrimonio ine-

loro si affiancano le qualifiche di Opera-

la possibilità di proseguire

stimabile, soprattutto dove il cemento,

tore della Ristorazione e Amministrati-

gli studi. Vengono fornite

l’asfalto e l’incuria non danno tregua. Il

vo Segretariale, formulate in corsi spe-

competenze trasversali re-

giardiniere, il florovivaista, il commesso

cifici per alunni con special needs che

lative a sicurezza e igiene,

di garden e il fiorista hanno, qui a Vero-

attraverso un mirato intento formativo

accoglienza, orientamento

na, un Centro di formazione professio-

sono in grado di raggiungere una pro-

professionale e accompa-

nale dedicato, unico nel suo genere nel

pria autonomia personale che facilita

gnamento al lavoro.

nostro territorio e nella nostra Regione.

la loro integrazione sociale e lavorati-

Un centro indirizzato a giovani che de-

va. Un pool di opportunità che offrono,

vono assolvere l’obbligo formativo e ot-

mediante stage e attività pratiche, una

tenere una Qualifica professionale che

preparazione specifica e professional-

abilita al lavoro.

mente adeguata, innestata nel ricco

È la Scuola di Giardinaggio “Fortunata

patrimonio di aziende del tessuto eco-

Gresner”, a due passi da Castelvecchio

nomico veronese.


IL CFP “F. Gresner” ha una fitta rete di relazioni con le aziende dei settori inte-

I giovani che frequentano il Cfp vivo-

una qualifica professionale arricchita da

no a stretto contatto con la natura e

un’esperienza lavorativa concreta, duttile

con gli ambiti professionali dedicati e

e significativa dal punto di vista operativo

ne assimilano, nel corso del triennio

(circa metà delle ore di formazione sono

formativo, quei valori e quelle ener-

laboratoriali).

gie che solo l’attività pratica può far

Mai come oggi vi è la necessità di edu-

maturare e realizzare. Nei laboratori

care al lavoro. Per questo il Cfp “F. Gre-

professionali, infatti, i giovani impara-

sner”, affiancandosi all’AMIA, all’Asso-

no a curare le piante, ad accudire con

ciazione Florovivaisti, e a tutti coloro che

passione il verde del giardino, a cuci-

hanno a cuore l’ambiente della nostra cit-

nare, a utilizzare in modo appropriato

tà e provincia, intende favorire, promuo-

gli strumenti del lavoro, a progettare

vere e avvalorare il patrimonio arboreo e

e programmare l’attività nella com-

di giardini, le attività della ristorazione e

piutezza del ruolo. A conclusione del

dell’ambito

percorso formativo ottengono così

mediante le giovani generazioni.

amministrativo-segretariale

ressati. Fa parte di Forma Veneto, FICIAP Veneto e Scuola Centrale e Formazione per offrire opportunità di formazione agli allievi e agli insegnanti creando una rete sinergica rispetto al territorio rispondente alle necessità

contemporanee

adeguandosi alle richieste locali del mercato del lavoro. Proprio il rapporto diretto con le aziende (alternanza scuola lavoro, stage, tirocini di lungo periodo) permette un costante aggiornamento e una puntuale rispondenza con le esigenze del mercato del lavoro.


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01

MATURITÀ 2020 02

ECCO COSA CAMBIA all’esame fieri e orgogliosi di ciò che sanno. Non vogliamo trabocchetti».

03

Le ultime novità

«Ho ascoltato le tante richieste che mi erano pervenute dagli studenti e dai professori – conclude Fioramonti –. Mi sono preso la responsabilità di ascoltarli e di intervenire

Abolite le buste per l’avvio della prova oraprova scritta. Queste le maggiori novità che emergono dal Decreto Maturità, firmato il 21

04

le e reintrodotto il tema storico nella prima

su queste due cose».

novembre 2019 dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Le modifiche entreranno in vigore già da giugno 2020. Ma come si svolgerà allora il colloquio oramateriali (una poesia, un elaborato, una raffigurazione) che serviranno ad avviare l’esame – rivela il ministro in una videochat con il portale per studenti Skuola.net – ma, anziché sorteggiarli come in una lotteria, si sapranno prima quali saranno gli argomenti scelti. Non voglio che l’esame di Stato diventi una corsa al massacro né che sia un motivo di stress. Gli studenti devono sapere che l’unica cosa che serve è la preparazione, devono andare SPAZIO PUBBLICITARIO

05

le? «La commissione manterrà una serie di

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO E INVALSI L’alternanza scuola-lavoro, introdotta dalla legge 107 del 2015, ha subito importanti modifiche con la legge di Bilancio 2019: ora è denominata PCTO – Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento – e le ore obbligatorie sono state dimezzate in tutti gli indirizzi scolastici. Ancora dubbi invece su Invalsi e attività di alternanza come vincolanti ai fini dell’ammissione all’Esame di Stato. Lo scorso anno, con il Decreto Milleproroghe, l’obbligatorietà fu rimandata al 2020 ma non si hanno ancora notizie ufficiali.


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L’I.P.S.E.O.A. ANGELO BERTI offre un corso quinquennale di istruzione professionale che porta al Diploma di “Tecnico per i Servizi Enogastronomici e dell’Ospitalità Alberghiera” (con i percorsi di Enogastronomia, Arte bianca e pasticceria, Sala-bar e Vendita e

Accoglienza

Turistica);

un percorso triennale di formazione

professionale

regionale che porta al Diplo-

L’istituto alberghiero Angelo Berti di

collaborazioni con scuole alberghiere

ma di Qualifica professiona-

Chievo è stato tra i primi, nel veronese,

di diversi Stati. «Siamo nel consor-

le articolato in Preparazione

a capire l’importanza delle esperienze

zio degli istituti alberghieri del Vene-

pasti e Sala e bar, un quar-

lavorative all’estero che per uno stu-

to, nella rete nazionale RENAIA, che

to anno di specializzazione

dente significano assumere competen-

conta quasi 200 scuole alberghiere,

della formazione professio-

ze linguistiche oltre che professionali.

e nella rete europea AEHT» spiega

nale con il Diploma di Tecni-

E pensare che l’alternanza scuola-la-

il Dirigente Scolastico prof. Domeni-

co della Ristorazione ed un

voro, trasformata in PCTO (Percorsi

co Bongiovanni. Una rete regionale

corso serale che permette

per le competenze trasversali e l’o-

tra le più antiche in Italia, con cui si

di conseguire in tre anni il

rientamento) ora al centro delle attivi-

chiedono finanziamenti ministeriali e

diploma di Tecnico dei Ser-

tà didattiche, era estranea agli istituti

si partecipa a bandi europei; una rete

vizi per l’Enogastronomia e

alberghieri fino agli anni 90. Scambi

nazionale che serve soprattutto per in-

l’Ospitalità alberghiera.

europei che l’istituto può fare grazie ad

terloquire con il ministero in occasione

una rete ben strutturata di consorzi e

di provvedimenti legislativi e, infine,


una rete europea che favorisce la

didattica sempre più organizzata sulle

mobilità internazionale. «Andando

competenze, ragionare sugli obiettivi

all’estero i ragazzi imparano aspetti

da raggiungere non soffermandosi più

nuovi di cucina e di lingua. – pro-

sul voto numerico. Così i ragazzi si met-

segue Bongiovanni – Se i ragazzi

teranno al servizio del mondo del lavo-

vogliono trovare un lavoro, tutte le

ro con le giuste competenze, arricchiti

realtà che fanno parte di queste tre

da quell’approfondimento culturale che

reti così consolidate diventano per

offre la scuola. Viaggiando, i ragazzi

noi punti d’appoggio. Così come noi

assumono inoltre una visione interna-

possiamo fare lo stesso con ragaz-

zionale del cibo e fanno esperienze di

zi stranieri, o di altre sedi, che vo-

tipi di cucina diversa. «La assimilano, la

gliono fare un’esperienza in Italia e

replicano, la integrano nell’offerta tradi-

a Verona». È questa la dimensione

zionale italiana. - conclude il preside - I

da seguire per il futuro dell’Istituto,

piatti stranieri possono entrare nell’uso

che punta dritto ad essere una re-

comune della nostra cultura e a scuola

altà in cui sarà sempre più abitua-

si possono studiare dal punto di vista

le, per uno studente, girare l’Italia

storico e culturale. E così il cibo, la cu-

e l’Europa per fare stage e saper

cina, diventano strumenti per educare

parlare almeno un paio di lingue.

alla tolleranza e all’integrazione, ancor

Per fare questo, serve avere una

prima di farsi mestiere».


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INVALSI E MATURITÀ 01

I RISULTATI IN ITALIANO PER LIVELLO RITRATTO DI UN’ITALIA SPACCATA AL GRADO 13

Il grafico mostra la distribuzione percentuale degli studenti nei livelli. La scala sotto il grafico indica, a destra dello zero gli alunni che raggiungono o superano il livello 3, a sinistra quelli che non lo raggiungono.

livello 1

livello 2

livello 3

livello 4

livello 5

02

I risultati delle prove Invalsi 2019 Il 10 luglio 2019, l’Invalsi ha pubblicato il Rapporto sugli esiti delle rilevazioni efvazioni invalsi sono previste per le classi III

03

fettuate tra marzo e maggio 2019. Le rile(grado 2) e V (grado 5) della scuola primaria, per le classi III (grado 8) della scuola secondaria di primo grado e per la classe II (grado 10) della scuola secondaria di sele classi sono italiano e matematica, l’in-

04

condo grado. Materie d’interesse per tutte

Valori percentuali (%)

I risultaiti in italiano al Grado 13


Il grafico mostra i risultati per regione degli studenti dei Licei scientifici e classici, degli altri Licei, degli Istituti tecnici e degli Istituti professionali.

Licei scientifici e classici

Altri Licei

Istituti tecnici

Istituti professionali

Punteggio medio

MATURITÀ 2019: RISULTATI IN CONTROTENDENZA

I risultaiti in italiano per tipologia di istituto al Grado 10

glese è invece inserito in prova ai gradi 5, 8

ta superiore il 70% degli alunni del Nord-

e 10. Novità del 2019 è stata l’introduzione

Est raggiunge almeno il livello 3, mentre

delle prove di italiano, matematica, ingle-

il 50% degli allievi in Campania, Calabria

se anche al grado 13, ovvero nell’ultimo

e Sicilia si colloca solo ai livelli 1 e 2. E

anno della scuola secondaria di secondo

stare al di sotto del livello 3 significa es-

grado. Ottimi risultati in Veneto, con picchi

sere privi di quelle abilità e le competen-

al di sopra della media nazionale. Ciò che

ze necessarie ad esercitare un’autentica

colpisce, però, è l’abisso tra le regioni del

cittadinanza attiva. Parliamo di ragazzi

centro-nord e il sud dell’Italia.

che non raggiungo la competenza mini-

In base alle rilevazioni effettuate dal MIUR, agli esami di Maturità 2019 si è registrato un aumento dei diplomati con 100 e lode: l’1,6%, contro l’1,3% dell’anno scorso. Diminuiscono complessivamente gli studenti che hanno conseguito un voto superiore a 70/100: 61,7%, rispetto al 64,5% di un anno fa. Complessivamente, i 100 e lode sono 7.365. La Regione con il più alto numero assoluto di diplomati con lode è la Campania (1.287), seguita da Puglia (1.225) e Sicilia (817). In Veneto le lodi sono state 364.

ma nella loro lingua madre al termine di In Calabria, ad esempio, 6 ragazzi su 10

13 anni di scuola. Inoltre, fa pensare il

non Nella provincia di Trento non vi sono Istituti professionali. raggiungono i traguardi minimi alla

fatto che gli esiti in italiano degli Istituti

fine delle scuole medie, arrivando al primo

Tecnici del Nord sono in taluni casi so-

anno delle superiori con competenze da 52 quinta elementare.

vrapponibili o superiori a quelli dei Licei del Sud o delle Isole, così come i risultati dei Professionali veneti sono in diversi

L’allarme più grande si rileva sul fronte

casi paragonabili a quelli dei Tecnici delle

della lingua italiana. Alla fine della quin-

regioni meridionali.

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02

TECNOLOGIA: 03

AIUTO O DISTRAZIONE? 04

Come la rete influenza la nostra mente

Sono quasi tutti negativi,

Gli adolescenti italiani sono sempre più tecil 95% dei ragazzi tra i 14 e 19 anni utilizza

05

nologici. I dati ISTAT segnalano che quasi

ragazzi. In Italia sono stimati in 300 mila tra i 12 e i 25 anni quelli con dipendenza da internet. L’impatto che lo sviluppo delle tecnologie, l’utilizzo (spesso eccessivo) della rete e degli smartphone possono avere in periodi sensibili dello sviluppo cerebrale come il periodo adolescenziale non sono ancora pienamente valutabili. I ragazzi sono sempre esposti a microstimolazioni attraverso gli smartphone: notifiche, messaggi e like tendono a creare uno stato di allerta, con conseguenze che si riscontrano sull’attenzione, sulla memoria e sui ritmi del sonno. «Quasi il 90% dei ragazzi - racconta Claudio Mencacci, autore del volume “Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza” - riferisce di aver sperimentato il fenomeno della ‘vibrazione fantasma’

dell’OCSE-TALIS nel capitolo media in Italia solo il 47% degli

è ormai noto come l’utilizzo della tecnologia tuale compresa tra l’1 e il 4% circa di questi

parlando dell’Italia, i dati dedicato alle tecnologie. In

Internet e, stando agli studi internazionali, può diventare problematico in una percen-

NELLE AULE TUTTI NATIVI DIGITALI, MA LA SCUOLA NON TIENE IL PASSO

ovvero del falso allarme di ricezione di un messaggio sul cellulare. La tecnologia spinge verso l’implementazione di modalità attentive differenti. Abbiamo necessità di maggior flessibilità e rapidità. Diversi studi segnalano come vi sia una maggior tendenza al multi-tasking, che favorisce un’attenzione maggiormente diffusa ma comporta una tendenza al peggioramento delle performance. Anche la sola presenza di un device potenzialmente attivo è collegata ad un allungamento dei tempi di completamento di un compito, in quanto si verifica uno stato di allerta che ci porta a controllare il telefono più volte anche in assenza di reali segnali». Anche la memoria è influenzata dallo sviluppo tecnologico, venendo spesso esternalizzata: affidiamo al cellulare o ad internet la conservazione di un numero sempre maggiore di informazioni, creando mappe mentali differenti che ci servono per recuperarle. Vi sono oggetti e applicazioni per ricordarsi di ogni cosa, non solo i numeri di telefono, ma anche il luogo dove abbiamo parcheggiato o dove abbiamo lasciato le chiavi della macchina. Nel corso degli ultimi anni, la nostra soglia di attenzione, si è abbassata drasticamente e ha portato ad una tolleranza sempre più bassa nei confronti di tutto ciò che supera determinate tempistiche.

insegnanti “frequentemente” o “sempre” fa utilizzare agli studenti

strumenti

digitali

per progetti e lavori in classe. Un dato inferiore rispetto alla media OCSE/TALIS DEL 53%. Inoltre, solo il 36% degli insegnanti in media si sente preparato all’uso delle TIC (Teconologie Informazione Comunicazione) per l’insegnamento al termine degli studi, sebbene il 52% degli insegnanti ha dichiarato che “l’uso delle TIC per l’insegnamento” è stato incluso nella loro formazione o istruzione formale In media, in Italia, il 31% dei dirigenti scolastici riferisce che l’erogazione di un’istruzione di qualità nella propria scuola è ostacolata da una carenza o inadeguatezza della tecnologia digitale per l’istruzione (rispetto al 25% della media OCSE).


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I GIOVANI PUNTINO SULLE COMPETENZE TRASVERSALI Un mercato del lavoro dinamico, uno sviluppo tecnologico incessante, professionalità sempre nuove: abbiamo chiesto a Lisa Conforto di Cosp Verona come un giovane può orientarsi nella scelta dei percorsi scolastici e quali strumenti possono essergli d’aiuto.

COS’È COSP VERONA

Il “Comitato provinciale per l’Orientamento Scolastico e Professionale Verona” nasce nel 1990 e costituisce una rete territoriale per l’orientamento

composta

da 69 soci. Con le sue attività cerca di rispondere alle esigenze di orientamento scolastico e professionale di studenti, lavoratori, docenti, famiglie, giovani e adulti, occupati e non.

Lisa, secondo i dati del World Econo-

A cosa deve dare priorità un giovane

mic Forum, il 65% dei bambini che oggi

che si orienta nella scelta del percor-

frequentano le scuole primarie farà un

so scolastico?

lavoro che adesso non esiste. Quale

Due sono i punti principali. L’orienta-

approccio devono avere i giovani al

mento deve partire dal chiedersi “cosa

mondo dello studio e, appunto, del la-

mi piacerebbe fare” e “per cosa sono

voro?

portato”, domande che a volte metto-

Al di là della specificità tecnica che i ra-

no in crisi perché non c’è una risposta

gazzi andranno a scegliere, basata su

immediata. Dall’altra serve sicuramen-

un interesse personale, servirà lavorare

te avere attenzione verso il mondo che

sempre di più su quelle che vengono de-

ci circonda: orientarsi a Verona o in

finite competenze trasversali. Ad esem-

un’altra città italiana potrebbe implicare

pio il problem solving, lo sviluppo della

scelte diverse, partendo comunque dai

creatività, l’intelligenza emotiva, la capa-

propri interessi. I ragazzi devono osser-

cità di relazionare e comunicare. Compe-

vare oggettivamente quello che accade

tenze che non si imparano solo a scuola,

attorno a loro.

ma che vanno allenate e approfondite in tutti i contesti quotidiani.

Quali canali offrite per aiutare i giovani nella scelta formativa?

Ci sono dei settori che si svilupperan-

All’interno delle scuole organizziamo sia la-

no maggiormente nel futuro e in cui

boratori orientativi che informativi, uniti ad

andranno ricercate nuove figure pro-

attività di sportello, ovvero colloqui indivi-

fessionali?

duali. Proponiamo poi attività di informazio-

Sicuramente tutto ciò che riguarda il

ne con i genitori e anche con i docenti. Nel

mondo dell’innovazione tecnologica e di-

momento in cui si sceglie tre sono gli attori

gitale, non solo lo sviluppo informatico,

principali: i ragazzi, le famiglie e la scuola; se

ma anche big data, industria 4.0 e realtà

c’è un dialogo tra questi si arriva ad una scel-

aumentata. Inoltre prenderà sempre più

ta consapevole. Inoltre, dallo scorso anno è

piede la tematica ambientale, aspetto su

partito un progetto FSE Regione Veneto che

cui già si lavora a scuola e su cui i ra-

ha permesso di articolare 17 reti di orienta-

gazzi sono molto più sensibilizzati rispet-

mento su tutte le province del Veneto. Su Ve-

to agli adulti, e professionalità in questo

rona ne sono state articolate due, una delle

campo saranno sempre più ricercate.

quali, Orienta-Attiva-mente Verona centro,

In ultimo, il progressivo invecchiamento

ha come capofila proprio Cosp Verona. Im-

della popolazione che determinerà i piani

portante anche il sito www.orientati.org che

di investimento delle risorse in termini di

può essere di grande supporto in fase di

welfare.

orientamento scolastico.


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SIAMO TUTTE SPLENDIDE CON L’ARMOCROMIA Nata negli anni ’30, con l’avvento del Technicolor nel mondo del cinema, l’armocromia è una scienza che arriva da lontano, dagli Usa. In Europa è diventato un trend da qualche decina di anni e in Italia ce la sta mettendo tutta per affermarsi. Ma cos’è e a cosa serve l’armocromia? A spiegarcelo è stata la consulente d’immagine Adriana Biondi.

I

colori sono ciò che rende bello il mondo. Sono in grado di valorizzare la realtà o di mortificarla: si pensi ad una giornata di sole, quando tutti i colori vengono accarezzati dalla luce e rimbombano nell’ambiente, o viceversa ad una giornata di pioggia, quando a prevalere sulla realtà è una malinconica scala di grigi. Così funziona anche per i colori che indossiamo: non tutti, infatti, ci donano ugualmente. A dirlo è proprio l’armocromia, la scienza che consente, attraverso test, studi e analisi, di individuare i colori che riescono a valorizzare la persona. «È una sorta di magia. Non basterebbe una vita per scoprirne i segreti» ci spiega Adriana Biondi, consulente d’immagine veronese che negli anni dell’università ha scoperto l’armocromia e, dopo aver terminato gli studi in Economia manageriale, ci si è buttata a capofitto osservando sempre più spesso i colori che la circondavano e seguendo corsi formativi, che l’hanno portata a specializzarsi con Rossella Migliaccio, una delle prime, e più qualificate, image consultant d’Italia. Per i neofiti, l’armocromia, che etimologicamente significa “armonia dei colori”, nasce negli anni ’30 negli Stati Uniti, dopo l’introduzione del Technicolor nel cinema: «Il colore in quegli anni era utilizzato non solo per valorizzare l’attore in sé, ma anche per enfatizzare le sue espressioni o sta-

ti d’animo. – ci spiega Adriana - Poi verso gli anni ’80 l’armocromia è diventata popolare anche tra le persone comuni grazie ad una serie di pubblicazioni uscite in quegli anni, tra cui Color me beautiful di Carole Jackson». In Italia, questo trend, è arrivato solo da una manciata di anni, eppure sta prendendo piede molto velocemente, soprattutto nelle grandi città: «A Milano è già parecchio diffusa, mentre a Verona è ancora agli inizi, ma promette bene: si tratta di una città molto attenta alla moda e dall’animo sperimentale». Adriana, che ha il suo studio di consulenza nel quartiere di Borgo Trento, ci svela che per comprendere l’armocromia, bisogna partire da un presupposto: accantonare i vecchi studi scolastici sui colori: «Ci hanno insegnato che esistono solo colori caldi e colori freddi, invece non è così. Il bianco ottico, per esempio, è freddo, e quindi si adatta a chi ha un sottotono freddo, mentre il bianco champagne è caldo, quindi sta meglio a chi ha un sottotono caldo. Il nero, invece, che da molti è considerato un passepartout, in realtà è un colore difficilissimo perché dona a pochi ed è freddo, profondo e intenso» ci spiega Adriana. Per individuare, quindi, le caratteristiche cromatiche della persona, e così la sua “palette”, viene svolta una vera e propria di indagine che culmina con l’assegnazione di una “stagione” al cliente: «Prima 58

DI GIORGIA PRETI


«CI HANNO INSEGNATO CHE ESISTONO SOLO COLORI CALDI E COLORI FREDDI, INVECE NON È COSÌ. IL BIANCO OTTICO, PER ESEMPIO, È FREDDO, E QUINDI SI ADATTA A CHI HA UN SOTTOTONO FREDDO, MENTRE IL BIANCO CHAMPAGNE È CALDO, QUINDI STA MEGLIO A CHI HA UN SOTTOTONO CALDO» di tutto bisogna conoscere la persona, raccogliere alcuni indizi, come osservare la sclera dell’occhio e il colore delle mucose. – chiarisce Adriana - La pelle deve essere struccata, senza abbronzatura e si vanno a neutralizzare i capelli e i vestiti con un drappo bianco. Lo strumento imprescindibile sono poi i drappi colorati, con i quali andiamo ad osservare le caratteristiche cromatiche della persona, che sono quattro: il sottotono (caldo o freddo), il valore, l’intensità e il contrasto. I drappi, accostati alla persona, ci aiutano a individuare la sua “palette”, ossia i colori “amici” e valorizzanti, e la sua stagione: inverno, autunno, estate o primavera con eventuali caratteristiche dominanti». Un iter impegnativo, che richiede qualche ora e una certa esperienza per essere svolto in modo rigoroso. Sì perché, in fondo, l’armocromia può essere considerata una scienza a tutti gli effetti: «Il colore della pelle dipende dal carotene, dalla melanina, dall’emoglobina, che sono valori oggettivi e tutti gli elementi che emergono dall’analisi vanno riportati su un piano cartesiano per essere incrociati». Il risultato della consulenza, che culmina, non solo nella consegna di una palette di “colori amici”, ma anche in un vademe-

Adriana Adriana Biondi Biondi

cum per uno shopping consapevole, diventa una guida e mai un vangelo per i clienti, che scelgono in autonomia se seguire o meno le indicazioni dell’armocromia: «Se un cliente è particolarmente affezionato a un colore e non ha intenzione di rinunciarci, non gli andrò mai a dire che “non deve indossarlo”. La scelta spetta solo a lui». ■

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L’EFFICACIA DELLE FOGLIE D’OLIVO www.evergreenlife.it/monicalombardi IN UNO SPRAY NASALE, Tel. +39 338 9637019 e-mail: monicalomba4@gmail.com RACCONTATA DA FRANCESCO Dopo aver presentato lo scorso mese Olife, lo speciale infuso di foglie di olivo e i numerosi benefici che conferisce alle persone, su questo numero vorrei raccontarvi la storia di Francesco e di come sia rinato grazie allo

spray nasale della linea Natural Care, Lo Spray nasale, brevettato da Evergreenlife, è un disposempre di EvergreenLife. sitivo medico CE. Il prodotto Francesco per anni ha sofferto di è a base di estratto di foglie congestione nasale e una sinusite d’olivo e al suo interno sono stache gli causava frequenti mal di te- te riscontrate cinque importanti mosta compromettendo il suo stato di lecole nobili tra cui l’acido elenolico, benessere psicofisico. Con l’utilizzo potente antivirale e antibatterico, efdello Spray nasale di EvergreenLife, ficace per liberare il naso in caso di Francesco è rinato. Aveva iniziato raffreddore e di congestione nasale. qualche anno prima a bere regolar- Inoltre lo Spray agevola una migliore mente Olife, che tuttora assume, cre- qualità del sonno e del russamento. ando le condizioni ideali per introdur- Le persone che lo provano se ne inre il nuovo prodotto. Da quando ne namorano letteralmente. Così come fa uso ha eliminato completamente è accaduto a Francesco. i sintomi sopra descritti, migliorando in modo importante la sua qualità di vita. Lui stesso racconta: «Per me è proprio un’altra vita!». 59

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Provocatorio il tema scelto per la quinta stagione da poco inaugurata in Fucina Culturale Machiavelli, la giovane impresa veronese che forgia meraviglie. E sazia la nostra fame di cultura.

F

DI GIULIA ZAMPIERI

AME. Spettatori in giacca, camicia…bavaglio e forchetta: è così che Fucina Culturale Machiavelli immagina il suo pubblico per questa stagione 2019/2020. Per rispondere per le rime al solito banalissimo ritornello che “con la cultura non si mangia!” l’hanno pensata bella; una rassegna di teatro per grandi e piccini, musica classica, ma anche rock: insomma, ogni palato verrà accontentato. Nata nel 2015 grazie all’Immagin+Azione di un gruppo di amici, e artisti, per la sua quinta stagione l’impresa culturale che ha casa in via Madonna del Terraglio 10, al Teatro Ex Centro Mazziano, ha in serbo grandi cose. La rassegna del teatro, sotto la direzione di Sara Meneghetti, anche quest’anno si sdoppierà con un cartellone dedicato ad adulti e bambini, perché come ci confida Sara «vogliamo portare a teatro proprio tutti». Tra i vari appuntamenti dedicati ai più piccoli, la domenica pomeriggio basterà un biglietto per varcare la soglia del castello de La Bella e la Bestia o scendere negli abissi con La Sirenetta. La sera invece, è il momento del teatro per adulti: sul palcoscenico l’arte compirà quel suo solito sortilegio per cui ritroviamo una casa, e noi stessi, anche nell’antico mito di Edipo - Tragedia dei sensi per uno 60

spettatore, e finiamo per riconoscerci anche nella satira, e magari ridere di noi stessi, di Suini - Peppa Pig prende coscienza di essere un suino. A gennaio poi, tornerà sulla scena anche l’altra fondamentale anima di Fucina: la stagione musicale che vedrà la direzione artistica di Stefano Soardo e il patrocinio dell’Accademia Filarmonica (la stagione sarà ospitata nella Sala Filarmonica e Sala Maffeiana). Questa volta sarà l’Orchestra Machiavelli a permetterci sublimi ascolti: tra le note della Sinfonia n. 1 di Beethoven, eseguita in chiave inedita, il concerto in omaggio a Mozart e al 250° anniversario del suo passaggio a Verona, o ancora l’arrivo in Sala Filarmonica dell’affermato direttore d’orchestra Min Chung, non mancheranno i momenti per avvicinarci alla musica classica. Ma anche al prog rock dei New Trolls, perché la cultura è anche contaminazione. Si suonerà nel giorno di Santa Lucia, in un concerto alla chiesa di San Nicolò all’Arena, e nel giorno della Festa dell’Europa, in una conferenza concerto con Quirino Principe che celebrerà le differenze che diventano incontro. E si suonerà persino allo zoo o, meglio, al bioparco perché la cultura non conosce confini. Fare cultura: è un’impresa facile? Per


«CON LA CULTURA SI MANGIA? SEMBRA DI SÌ, SOPRATTUTTO SE SI È ABITUATI A FARE TANTO CON POCO»

nulla, soprattutto in un paese, l’Italia, che dedica alla cultura la stessa quantità di fondi stanziati dalla sola città di Berlino, ci confida Stefano. E in una città che spesso si dimostra ancora provinciale. Fucina però rappresenta un piccolo prodigio veronese. Dal 2015 ora dà lavoro a tre dipendenti fissi, che si occupano dei vari aspetti che stanno dietro al complesso lavoro culturale: il contatto con i finanziatori, la raccolta fondi, la stesura dei progetti, la gestione del lavoro, solo per citare alcuni aspetti. E da lavoro a un’intera orchestra residente. Con la cultura si mangia? Sembra di sì, soprattutto se si è abituati a fare tanto con poco, ci confessa Stefano. Forse però vale anche la pena capovolgere la domanda: noi, la cultura, la nutriamo abbastanza? Se la nostra cultura è malnutrita è ciò che possiamo diventare (o che magari già siamo): inospitali, intolleranti, infelici. Un po’ meno umani. La cultura, libera e viva come è quella che si assapora qui in Fucina, ha invece il potere di ridisegnare i confini di una città, della nostra comunità e civiltà. È questo il potere della cultura. La facciamo anche noi quando acquistiamo un biglietto, e ci godiamo lo spettacolo. ■

I fondatori di Fucina Machiavelli

SPAZIO PUBBLICITARIO

Giovedì 26 dicembre 2019 Dennis Reed & GAP dalle ore 20:30

CONCERTO GOSPEL DI NATALE

“Miracles in the Night Christmas”

presso il Teatro "Vittoria" di Bosco Chiesanuova

In esclusiva per Verona e provincia

Artista poliedrico e geniale, dotato di un talento immenso sia come pianista che soprattutto come vocalist e leader del gruppo da lui creato GAP (God’s Appointed People), Dennis è un pluripremiato cantautore e artista discografico. È già un veterano della scena gospel USA e professore aggiunto nel dipartimento di musica presso il Catawba College of North Carolina. Partendo dalla musica sacra della tradizione afroamericana, Dennis introduce e mescola sapientemente le sonorità e gli stili più moderni come r&b e hip hop creando uno stile tutto suo, nuovo e accattivante. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA on line con riserva del posto numerato Ingresso € 15,00 - Ridotto bambini fino a 10 anni € 10,00

Tel. 348 2502992 / 392 2565954 contrada.deimiracoli www.contradadeimiracoli.it 61 mail: eventi@contradadeimiracoli.it


LA MOSTRA DEDICATA AL PADRE DI DON CAMILLO

GUARESCHI, UN ITALIANO SERIO Ha fatto tappa anche a Verona la mostra itinerante di Giovannino Guareschi. Storia di un italiano serio. Vita, morte e miracoli letterari del padre di Peppone e Don Camillo. La mostra, ospitata presso l'Istituto Salesiano San Zeno e fortemente voluta dal professor Lamberto Amadei, nasce dal lavoro di tre grandi esperti e ammiratori dello stesso Giovannino Guareschi: Alessandro Gnocchi, presidente di Progetto Mondo Piccolo, Paolo Gulisani e Fabio Trevisan.

V

entitré i pannelli esposti presso l'Istituto veronese nel mese di novembre (dal 14 al 17) che hanno avvicinato gli estimatori e i simpatizzanti dello scrittore. Tutti lì, pronti a conoscere e rivivere sfaccettature ed emozioni dell'autore. Ad accompagnarci in questo viaggio il giornalista Trevisan: «Correva proprio lo scorso anno, 2018, il 100esimo anniversario della nascita e il 50esimo della morte di Giovannino Guareschi (Primo maggio 1908 – 22 luglio 1968) da lì è nata l'idea di ripercorrere con questa esposizione la vita di uno degli scrittori italiani più amati e letti in tutto il mondo». Guareschi viene descritto come un personaggio scomodo che amava dire la verità soprattutto quando di mezzo «c’era il pane (Corpo) e vino (Sangue) di Nostro Signore Gesù Cristo». «Il personaggio principale del suo Mondo piccolo è infatti il Crocifisso - racconta Trevisan - quel grande Crocifisso a cui Don Camillo si affidava e confidava, onnipresente nelle scene dei film e nei racconti dello scrittore. Davanti al Crocifisso, ai piedi della Croce, Don Camillo soleva compiere il suo esame di coscienza. Celeberrima la sua affermazione paradossale “non muoio neanche se mi ammazzano”, che manifesta la sua ostinazione nel ribadire la verità dei fatti». Verità che pagò

sulla sua pelle: fu detenuto dal 1943 al 1945 in un lager tedesco prima e poi, nel 1954, si fece un anno di galera per il cosiddetto affaire De Gasperi, ossia due lettere ritenute false che egli pubblicò contro l’allora dirigente di spicco democristiano. Giovannino Guareschi è ricordato anche da alcuni, per aver contribuito, grazie alla creazione di una vera e propria campagna elettorale politica alla vittoria della Democrazia Cristiana del 18 aprile 1948. Idee, articoli e il noto manifesto: «Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no» che contribuirono, secondo molti, alla sconfitta del Fronte social-comunista. Guareschi è però prima di tutto uno scrittore che sa far divertire, commuovere e pensare allo stesso tempo. Infatti, se pure conosciuto al grande pubblico attraverso la fortunata serie cinematografica con Don Camillo e Peppone, tratta dai 346 racconti di "Mondo Piccolo", Fabio Trevisan ci spiega come: «la mostra si soffermi anche sulle note più intense e drammatiche che compaiono nelle pagine di Diario clandestino o della Favola di Natale, scritte entrambe nel periodo del lager forzato o le tante pagine che pochi conoscono e che la censura culturale e politica non ci ha ancora permesso di conoscere. Pagine che vi invito per questo a scoprire attraverso l'esposizione». ■ 62

DI GIORGIA CASTAGNA


IL FIORE DELL’ARTE OGNI MESE UN PETALO E UNO SCORCIO

IL CENACOLO DI LEONARDO TRA CREPE E LUCE Nell’ultimo anno delle celebrazioni del genio vinciano a distanza di cinquecento anni dalla sua morte, l’associazione Rivela propone una mostra su uno dei suoi capolavori: il Cenacolo.

C

on una riproduzione a scala 1:2 dell’originale, custodito da oltre cinquecento anni nel refettorio della chiesa milanese di Santa Maria delle Grazie, l’associazione Rivela vuole rendere omaggio a una delle figure più straordinarie del nostro Paese. Il titolo Il Cenacolo di Leonardo da Vinci. Dalle crepe alla luce è esemplificativo del messaggio cristiano intriso nella Uno dei disegni preparatori

raffigurazione. Non è solo la rappresentazione dell’ultima cena, consumata da Gesù insieme agli Apostoli nell’attimo in cui rivela che uno di loro lo avrebbe tradito, ma è anche la dimostrazione dell’abbandono alla volontà del Padre e dell’assoluta libertà dell’essere umano. Nelle molteplici espressioni dei volti e nei gesti di ogni apostolo si racchiudono precise personalità in cui ognuno di noi potrebbe rispecchiarsi. È una sorta di campione del genere umano che Leonardo ha saputo trattare con sguardo attento e scrupoloso per mostrare il macrocosmo nel microcosmo e il Mistero nel dettaglio. Non mancano i risultati degli studi di fisiognomica che si possono ancora trovare nei disegni preparatori e che dimostrano la sua curiosità scientifica per il corpo. In sostanza, «la mostra invita a rispecchiarsi in quei volti e nelle loro emozioni per mettersi in rapporto con l’amore gratuito di Dio che si fa pane di vita nell’Eucarestia e dono di salvezza nel sacrificio della Crocefissione. Le crepe di questo dipinto manifestano dunque la luce della salvezza, così come la fragilità degli Apostoli e forse anche di Leonardo e diventa annuncio del Mistero». La mostra inaugurerà il 6 dicembre nella sede del Banco BPM di piazza Nogara a Verona e resterà aperta fino al 31 gennaio 2020. Gli orari di visita sono i medesimi della filiale (8.20 – 13.20 / 14.35 / 16.05) con possibilità di seguire le visite guidate dalle 15 alle 16. Oltre all’associazione, hanno collaborato anche il Banco BPM e la Fondazione Zanotto. Al termine di questa esposizione, la mostra farà tappa in circa cinquanta città italiane. ■ 63

DI ERIKA PRANDI


FORZA BELLEZZA ASSAGGI DI SPERANZA PRATICA

I DISEGNI DELL'ARENA CHE FU La studiosa veronese Nelly Zanolli Gemi ha pubblicato recentemente in un suo saggio le immagini inedite dei disegni dell’anfiteatro inserite in un codice redatto probabilmente negli anni 70 del XV secolo che si trova nella Biblioteca universitaria di Salisburgo. Verona per la sua Arena è l’unica città citata oltre Roma, capitali a quel tempo dell’arte antica e della cultura.

Q

ualche giorno fa è venuta a trovarmi Nelly Zanolli Gemi, studiosa veronese, portandomi un dono, una sua recente pubblicazione estratta da Note Mazziane (aprile-giugno 2019) un saggio che ha come argomento principale il mettere ordine su «Un disegno di Giovan Lombardo, forse il veronese Falconetto» in merito al teatro romano. Con piacevolezza, e il saggio tra le mani, iniziamo a chiacchierare del tempo passato, di quando a Verona c’era un fervore culturale che ho avuto la fortuna di respirare anche se molto giovane, un pullulare di studi, ricerche, pubblicazioni, con argomento Verona e la sua storia, la sua arte, la sua architettura. Così, elencando libri, mostre, pubblicazioni eventi, persone e ricordi apro e sfoglio distrattamente il saggio posato sul tavolo. Mi colpiscono subito quattro disegni antichi, riconosco ovviamente il monumento, ma noto che vi sono alcune arbitrarietà e che se non fosse per il titolo si farebbe fatica a capire, Arena di Verona. La pianta dell’Anfiteatro è circolare e non ellittica. «Probabilmente a quel tempo crolli, roghi e spoliazioni avevano reso irriconoscibile l’anfiteatro, tanto da interpretarlo secondo la trattatista quattrocentesca» mi spiega la studiosa, e ci viene in mente quanto dell’Arena, pezzi strappati o caduti e

riutilizzati, ci sia nei palazzi della città tanto da essere davvero il simbolo di Verona, come madre che lascia eredità. Mi ricade l’occhio sui disegni, poter vedere l’anfiteatro come si presentava originariamente, con la cinta esterna completa costituita da tre ordini di arcate sovrapposte (oggi ne è testimonianza l’ala) mi fa ricordare che col terzo anello poteva ospitare fino a 23.000 spettatori, più del doppio degli abitanti del tempo, quindi era destinato ad una utenza molto più vasta, offrendosi come luogo ludico anche per le colonie vicine, una sorta di Palasport odierno, ed essendo posizionato strategicamente “extra muros” vi si poteva accedere più facilmente, e magari “parcheggiare” le auriga senza bisogno di girare a vuoto. Ma non basta, in questo codice del XV secolo, conservato nella biblioteca universitaria di Salisburgo (anche Salisburgo ha un pezzetto di Arena, dunque) ci sono solo le architetture di Roma e di Verona, l’anfiteatro appunto, a dimostrazione di quanto fosse importante la nostra città, conosciuta fuori dall’Italia proprio per questo edificio (non ancora monumento), come se i disegni fossero “depliant” che invitano a visitare Verona in una sete di conoscenza e di cultura che un po’ abbiamo perduto. Ben ritrovati disegni. ■ 64

DI DANIELA CAVALLO


LA TUA FORZA, LA NOSTRA ENERGIA

Oggi tutti ti parlano di Ambiente. Noi già ora portiamo a Verona tutta l’energia verde che serve per la tua famiglia e la tua impresa. Produciamo 269,1 GWh di energia elettrica da fonti rinnovabili: i consumi annui di tutte le famiglie Veronesi.* (*) Dati al 31/12/2018 da idroelettrico, eolico e fotovoltaico; più 33% rispetto alla produzione da rinnovabili del 2017


DUE LIBRI & QUALCHE VERSO

PAGINE PER I GRANDI

A CURA DI

MIRYAM SCANDOLA

IL LIBRO. Parla di noi. Di quando perdiamo il lavoro, di quando guardiamo compiersi lo sfacelo del nostro matrimonio, di quando sappiamo che il nostro amore, così vicino, sul divano, sta morendo. Questa raccolta di racconti, americana senza esserlo in maniera assordante, più che la solita disfatta di sogni a stelle e strisce, disegna orizzonti dove successo e fallimento non si chiamano più con i soliti nomi, sono per una volta sprovvisti delle loro implicazioni. Il paradiso degli animali mette insieme storie di gente che ha «un nucleo incrinato» e lo fa con racconti attraversati dagli animali. Alligatori che si alternano a padri timorosi dei propri figli, amanti indecisi che incontrano scoiattoli, il miele delle api mescolato a una continuata tristezza. C’è il mare, anche, come prerogativa di un addio. È il panorama da guardare. L’ultima mattina passata assieme al quel marito che sta morendo e che vuole mettere i piedi sulla sabbia, insieme, dai, che forse è l’ultima volta.

Titolo: Il paradiso degli animal Autore: David James Poissant Casa Editrice: NNEditore Pagine: 304 Traduttrice: Gioia Guerzoni

L'AUTORE. In un’intervista, Poissant ha confidato che a 26 anni ha sentito il bisogno «di mandare tutto all’aria per diventare scrittore, cosa che implicava lasciare il lavoro, vendere la casa, attraversare il paese in cerca di master, riattraversarlo per altri master, farsi strada in un mondo accademico privo di scrupoli e un’industria editoriale che raramente premia le opere letterarie. Sono stato fortunato, ma avrebbe potuto benissimo andare tutto a rotoli». Come capita spesso ai giovani, David James Poissant paga lo scotto del suo vantaggio anagrafico. La critica non gli ha riconosciuto (o almeno non da subito) il privilegio di una voce solo sua, ma l’ha accostato a Carver, a Saunders e persino alla O’ Connor. Eppure questo scrittore è originale. Racconta l’America per la comunità sterminata che è, un bruṡìo di dolori e speranze. Il suo disincanto, dosato alla perfezione, non pretende commozioni ma le provoca. NOTE A MARGINE. Il titolo di questa raccolta di racconti deriva da una poesia. Poissant intesse una quindicina di racconti (che prima delle sforbiciate dell’editor toccavano quota 40) nel segno dei versi di James L. Dickey. Sotto l’albero/cadono/sconfitti/si rialzano/si rimettono in cammino. L’ormai usurata retorica della resilienza qui non trova spazio. C’è solo la verità. Ovvero l’essere umano che mendica un senso e lo cerca nei suoi simili. Per quanto abbozzate o recise, le relazioni sono ovunque. Il racconto La fine di Aaron è tutto quello che dell’amore dobbiamo sapere.

PAGINE PER I PIÙ PICCOLI

A CURA DI

ALESSANDRA SCOLARI

IL LIBRO. Narra la storia di Greta Thunberg, la ragazza svedese, brava a scuola in tutte le materie, che ama i cani e i cavalli. A fine estate 2018, decide di fare qualcosa per il clima. Questo dopo aver assistito alla distruzione delle bellissime foreste nel suo paese, devastate da un incendio. Così Greta prepara un cartello con la scritta «Skolstrejk för klimatet», ovvero «Sciopero scolastico per il clima», perché se «gli adulti sono immobili, spetta alle giovani generazioni salvaguardare il loro futuro». Greta cambia il suo modo di vivere e di alimentarsi, convince la sua famiglia ad adeguarsi e, in pochi mesi con lo sciopero scolastico a favore del clima, riesce a coinvolgere milioni di coetanei nel mondo. Diventa leader del movimento mondiale Fridays for Future, esempio per i ragazzi come per gli adulti. Greta Thunberg non è più una ragazzina sola. Le critiche e le difficoltà non mancano ma Greta e i suoi coetanei le affrontano con coraggio e determinazione. L'AUTRICE. Viviana Mazza, nata a Catania nel 1978, è giornalista al Corriere della Sera e autrice di libri per ragazzi. È stata tra le prime scrittrici italiane a raccontare ai giovani la storia di Malala Yousafzai, Premio Nobel per la pace 2014 «per il suo impegno a favore dell’istruzione di tutti i bambini», un bestseller, edito da Mondadori 2013. Inoltre nel 2010 ha vinto il premio Marco Luchetta, dedicato ai bambini vittime della guerra.

Titolo:

Greta-La ragazza che sta cambiando il mondo

Autrice:

Viviana Mazza

CURIOSITÀ. Bellissimi i disegni di Elisa Macellari – illustratrice freelance per diverse case editrici e riviste italiane ed estere – sottolineano il significato della battaglia di Greta e del suo appello agli adulti: «Voglio che proviate la paura che io provo ogni giorno». Greta ribatte «voglio che impariate ad agire come se la nostra casa fosse in fiamme, perché lo è». Il libro contiene anche il testo della canzone Non c’è più tempo, nonché la lezione di Elena Gatti Scopri il cambiamento climatico e cosa puoi fare tu.

Illustratrice:

Elisa Macellari

Casa Editrice:

Mondadori Pagine: 363 Età: dai nove anni

SE VI SERVE UN PO’ DI POESIA Vorrei renderti visita nei tuoi regni longinqui o tu che sempre fida ritorni alla mia stanza dai cieli, luna, e, siccom’io, sai splendere unicamente dell’altrui speranza.

(Nautica celeste, Andrea Zanzotto) 66


AMATA SCRITTURA DIALOGHI BREVI CON AUTORI

MAESTOSO È ABBANDONARSI AL LIBRO DI SARA GAMBERINI Adatto a tutti gli «abbandonici», amanti sfiniti che si inventano attese invece di rassegnarsi, finendo con l’avere tutta la ragione del mondo. Il primo libro della scrittrice veronese è una dichiarazione di intenti sulla fragilità. Un manifesto sugli amori altissimi. DI MIRYAM SCANDOLA

«L

e cose che mancano, di solito a me mancano per sempre, non le compro mai. Sto tre anni senza colla, dieci senza frullatore, cinque senza cassetta della posta». Questa è Maria, protagonista impacciata nella realtà dei supermercati, delle cene in famiglia, degli amori. È brava nel resto, ovvero «nelle questioni inservibili da menestrello». Il suo argine, il suo controcanto è il dottor Lisi, una maschera di rigidità avvolta da golf blu. Una persona senza sbavature, non cade neppure in errori piccoli come nella selezione delle riviste in sala d’attesa, sul mobiletto fuori dal suo studio. Maria, ragazza sensibilissima per via (non soltanto) di una madre complessa, si affida a lui, odiandolo e forse amandolo. Nel suo panorama di incontri, il punto fermo, sempre tremante, oltre all'analista, è Lorenzo, un amore che non vuole nascere. Attorno alle icone che i due incarnano, ora carnefici ora salvatori, la scrittrice veronese

Foto di Francesco Muttinelli

La copertina del libro

Sara Gamberini

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allestisce tutte le strade che portano all’abbandono. Che riconducono al primo, in realtà. Quello inflitto da una madre distante, intermittente che non le prepara mai il pranzo, che la fa aspettare ore senza mai arrivare, che annuncia fughe alla prima litigata utile. Maria, viste le premesse, si sente diagnosticare a chiare lettere la malattia che abbiamo in tanti, forse che abbiamo tutti: l’ansia da separazione. Quando conosce Lorenzo, tra gli scaffali della libreria dove entrambi lavorano, lo sceglie proprio perché è impossibile. «Serviva una persona sfuggente che insegnasse il distacco e allora ho inventato Lorenzo» spiega l’autrice di Maestoso è l’abbandono (Hacca, 2018). Tentativi, periodi ipotetici dell’irrealtà, tanti baci inutili, una lettera lunga tre pagine mai consegnata «perché per gli addii mi serve tempo». L’adesione alla commozione non vuol dire andare in giro sempre con gli occhi rossi, anzi. Ironia e profondità si alternano in Maestoso è l’abbandono, che è il primo romanzo di Sara Gamberini «ho esordito quando ho sentito di avere qualcosa da dire». Laurea in Lettere, anni nell’editoria e poi altri nelle strutture psichiatriche. «Ho avuto varie fasi, ora ne è iniziata un’altra. Il prossimo libro sarà la storia di una mamma e di una figlia che vanno a vivere in un bosco». Lo sa bene che Maestoso è l’abbandono è un romanzo dalla prosa sofisticata, dalla sensibilità lancinante. Lo sa che a qualcuno può non piacere, «ma io so scrivere solo così». Quando scrive asseconda un’urgenza. «Io penso che l’unica forza che abbiamo è quella di guardare a quello che c’è. Anche dentro di noi». Maria è Sara, Maria siamo noi, incerti sulle tempistiche che ha diritto di prendersi un sentimento, su quanto deve durare una dedizione non corrisposta. Perché mai dovrebbe essere maestoso venir abbandonati? Risponde così bene Gamberini attribuendo al suo personaggio una consapevolezza bellissima: «dopo aver cercato contenimento ovunque, ho ceduto alla mia evanescenza. L’assenza negli anni si è trasformata in una spinta verso la volta celeste». Non c’è redenzione dalla mancanza. Essa stessa è una dissennata redenzione. ■


PANTHEON & PROGETTO CONVIVIO IL NOSTRO LABORATORIO DI SCRITTURA CON I PAZIENTI E CON I FAMILIARI

LETTERE DAI CORRIDOI DI ONCOLOGIA

A CURA DI MIRYAM SCANDOLA

S

iamo andati in uno dei reparti più difficili dell’ospedale: in Oncologia. Grazie alla collaborazione con Progetto Convivio, il 20 novembre abbiamo tenuto la seconda puntata del nostro laboratorio di scrittura all’interno dello spazio predisposto dall’Azienda Ospedaliera di Borgo Roma per alleviare le lunghe attese tra visite e analisi. Troverete, ogni mese, sul numero cartaceo della nostra rivista alcuni dei racconti e delle lettere scritte da pazienti e familiari. Un progetto delicatissimo, alla ricerca, tra tutte le parole sbagliate, di quelle esatte. Le loro.

C’era una volta un ragazzo sano di soli 37 anni. La strega cattiva gli ha dato una mela avvelenata. La mela ha fatto e continua a fare molto male. Intervento e lunghi anni di chemio, radio e tante indagini diagnostiche. Ringrazio tutti i medici, le infermiere per le cure che dedicano al marito di mia figlia. Non so come andrà a finire, ma la lotta continua insieme alla speranza.

(Simonetta)

La condivisione è sempre molto utile perché il condividere dà più forza e le esperienze delle altre persone possono dare buoni spunti anche per migliorare la propria esperienza

Buongiorno a tutti, voglio condividere con voi la fortuna che ho avuto io. Ritengo di essere stato molto fortunato essendo io una persona che fa dello sport la sua ragione di vita assieme ai miei figli, non ho avuto bisogno di stimoli e di riorganizzazione particolare. Proprio perché l’amore per i figli e la passione per lo sport mi danno tutti i giorni ciò di cui ho bisogno, lo spirito giusto per affrontare ostacoli sempre più grandi.

(Gianluigi)

Sono appena stata ad un incontro di Convivio sulla musica. In queste due ore ho potuto chiudere gli occhi e abbandonarmi a qualsiasi pensiero. Ogni tanto mi sono sentita bambina, mi sono tornati alla mente alcuni momenti della mia infanzia in cui andavo a passeggio con la mia famiglia, giocavo con i fratelli, andavo a scuola mano nella mano con mamma. Grazie alla musica ora mi sento meglio, vado a casa con il buon umore. Spero di rimanerci per almeno tutta la giornata.

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PAESAGGI DI IERI E DI OGGI PICCOLE POESIE SUL QUOTIDIANO

A NATALE SI TORNA A CASA, SEMPRE Il tepore di abbracci, il rosso e l’oro sull’albero, i volti di chi abbiamo amato a distanza anche se ci abitiamo vicino. Il Natale non è un giorno, è un periodo. L’occasione di stare dentro, e attorno, alle nostre cose amate.

I

colori dell'autunno sono appassiti, gli alberi hanno liberato le foglie al vento, le giornate tiepide hanno lasciato il posto al rigore dell'inverno che incombe. I giorni scivolano via veloci, compressi in quelle poche ore di luce che ci concede dicembre. E così, quando fuori impera il buio, il freddo, l'immobilità e il silenzio della natura che riposa, le nostre case cercano luminosità e calore. Si accendono i fuochi, crepitanti e scintillanti nelle stufe e nei camini; si iniziano ad aprire armadi e cassettoni polverosi, vetrine e scatoloni da cui esala un inconfondibile odore di Natale. Ricompaiono luci ingarbugliate (chi le ha messe via l'anno scorso doveva essere come minimo ubriaco), palline colorate, gingilli penzolanti di ogni forma e risma, festoni, alberi sbilenchi dai rami raggrinziti, elfi, gnomi, angioletti e altri personaggi misteriosi (chissà come ci sono finiti lì i pupazzetti di Halloween), oltre a qualche oggetto non identificato (la limetta per le unghie, un pezzo di torrone ammuffito, il moncone di una candela che assomiglia alla dentiera del nonno...). Da un vecchio scatolone spuntano poi le statuine del presepio: un infinito numero di pecore di varie razze e grandezze, pastori e pastorelle di ogni etnia ed epoca storica, case, casette, capanne, pozze, ponti. E poi Maria e Gesù Bambino (ma San Giuseppe dov'è finito? Manca anche il bue. Non si può fare il presepe senza San Giuseppe e il bue. Al posto del bue ci mettiamo una pecorella? Ma sì dai, questa grossa con il muso un po' abbassato. E al posto di San Giuseppe ci mettiamo uno dei

Re Magi, tanto non se ne accorge nessuno). Dopo giorni di costante, testardo e faticoso lavoro, ad un certo punto TAC... La casa è pronta per Natale. Casa. Certo perché Natale, da qualche parte, è sinonimo di ritorno a casa. Di ritorno a quella piccola culla nella mangiatoia, che era quella del Bambino Gesù ma che è anche la nostra, quella da cui tutti siamo partiti per iniziare la nostra avventura, e quella in cui magari ci piacerebbe ritornare, al sicuro, protetti, inconsapevoli, colmi di futuro. A Natale si torna a casa. Sempre. Natale è ritrovare l'abbraccio della mamma e lo sguardo vigile del papà, è tornare a quegli odori, a quei rumori, a quelle voci che rimbombano tra le mura della nostra memoria e che ci ricordano chi siamo, ovunque ci troviamo nel mondo, splendidi o miserabili, vittime o carnefici, forti o deboli, lottatori o vinti. La nostra casa è profondamente dentro di noi e nessuno ce la potrà mai strappare. Nessuno ci potrà mai strappare il tepore dei primi abbracci, il suono delle ninne nanne appese ai nostri sogni di bambini, l'emozione dell'attesa, la notte prima di Santa Lucia o di Babbo Natale, quando ci sembrava che tutto fosse semplicemente magico. Nessuno potrà mai cancellare dentro di noi quella sensazione di essere al posto giusto, di poter gettare le armi, disfare le valigie, abbandonarsi. Nessuno potrà mai distruggere la nostra casa. Né le bombe, né gli insulti, né i confini, né l'odio, né la politica. Nessuno potrà mai distruggere la nostra casa. Nemmeno quella di chi una casa non ce l'ha più. ■ 69

DI MICHELA CANTERI


ALTRO CHE TERZA ETÀ STORIE E RITRATTI DI RIVOLUZIONI ARGENTATE

MARCELLO, 100 ANNI E ANCORA IN BOTTEGA CON I SUOI OROLOGI Nella sua lunga vita Marcello Stevanella, maestro orologiaio, ha «lavorato moltissimo, viaggiato tanto, voluto bene alle persone e amato la natura». Angela, la moglie originaria di Napoli, da 66 anni lo ama e lo dimostra anche preparandogli «ottimi piatti».

A

ncora oggi ripara orologi. Marcello Stevanella ha il suo angolo, nella bottega di via San Nazzaro, nel cuore di Veronetta, acquistata nel 1972, insignita dalla targa del Comune di Verona in quanto “Negozio Storico dal 1900” e ora gestita dal figlio Franco, diplomato in gemmologia. Non ti aspetteresti da questo distinto signore, nato il 21 dicembre 1919 a Colognola ai Colli, l’entusiasmo, la vivacità e la padronanza nel gestire anche una semplice intervista. Un vero maestro. La sua è una storia affascinante. Inizia con il padre Giovanni. «Era sul Carso. Il comandante un giorno cercò tra i suoi soldati qualche tornitore: papà si presentò. Non sapeva niente, ma era meno pericoloso il tornio che la trincea. Imparò due mestieri: il tornitore e l’orologiaio, scelse quest’ultimo e insegnò l’arte ai figli. Andavamo, con la bicicletta, al mercato di Zevio, Soave e Lonigo, raccoglievamo orologi e sveglie rotte, la sera li riparavamo» spiega Marcello che, nel 1939, si arruolò volontario in marina e partì per Napoli con gli attrezzi di orologiaio. Venne la guerra e lo destinarono a Taranto. «Un giorno il comandante mi disse: “da domani sarai responsabile degli orologi della flotta”» racconta Marcello che, nel 1943, dopo l’arrivo degli americani, tornò a Colognola ai Colli. Qui di giorno lavorava nell’osteria di famiglia e la sera, con i fratelli Arturo, Nereo e Mario, riparava orologi. «In famiglia c’erano anche due amici sfollati Mario e Severino Righetti, furono loro ad esortarmi ad aprire un laboratorio a Verona. Era un buco: però arrivarono tanti orologi da riparare. Alcuni anni dopo presi il negozio vicino, vendevo e riparavo. Dopo la guerra c’era la corsa all’oro, si pagava spesso a rate» ricorda Marcello. Nel 1953 sposò Angela Benetti (oggi 87 anni). Il loro fu un incontro fortuito e resistente. Collaborarono in negozio per quarant’anni. Ebbero tre figli Rossella, Paola e Franco. Non solo orologi: con grande passione Marcello racconta della sua casa a Bosco Chiesanuova che frequenta da sessant’anni, del suo orto dove

coltiva verdura per tutto l’anno, dell’appartamento di Jesolo e della festa che quest’anno hanno organizzato per i suoi 100 anni. «Amo anche nuotare e ballare» precisa soddisfatto. Guarda avanti fiducioso per la sua attività, portata avanti dal figlio: «oggi sono gli stranieri a cercare orologi e gioielli». ■

DI ALESSANDRA SCOLARI

Marcello Stevanella

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articolo pubbliredazionale

www.uniaudio.net Tel. +39 045 954266 e-mail: verona@uniaudio.net

CAPIRE LA TV ANCHE SE SI È UN PO’ SORDI Sentire poco quello che viene detto alla televisione è uno dei primi campanelli d’allarme di cui dovremmo tener conto per una visita audiometrica. Per le persone che già sentono poco, invece, ci sono rimedi semplici ed efficaci.

Uno dei problemi più grandi per una persona anziana, e non solo, che sente poco è capire bene cosa viene detto in televisione, specie con i modelli più moderni che hanno gli altoparlanti in posizione posteriore anziché frontale come quelle di una volta. Per conoscere le difficoltà che si incontrano in una situazione come quella sopra descritta bisogna chiarire quali suoni compongono le parole e come si propagano nell’ambiente in cui viviamo. Le parole, infatti, sono composte da vocali e consonanti: le prime, con frequenza “bassa”, cioè grave, sono rappresentate da onde sonore di dimensioni di circa 2-3 metri, mentre le consonanti, dalla frequenza più “alta”, e cioè più acuta, hanno dimensioni più ridotte di 50-60 centimetri. Nei televisori di un tempo, con gli altoparlanti frontali, le onde andavano a colpire direttamente, cioè senza riflessioni, la persona, permettendo una buona comprensione. Oggi, nella stragrande maggioranza, gli altoparlanti sono dietro al televisore, il suono arriva per riflessione, cioè rimbalza sulle pareti della stanza prima di arrivare all’orecchio della persona che ascolta creando

degli echi, del riverbero che storpia le parole emesse tanto che alcune frequenze vengono addirittura modificate facendo capire una cosa diversa da quella emessa. Ad essere “storpiate” sono soprattutto le frequenze acute, cioè le consonanti. Può succedere che se viene emesso un suono con la frequenza della lettera “S” all’orecchio di chi ascolta arriva la frequenza “F” per cui parte dal televisore la parola “sane” ed arriva invece all’orecchio la parola “fane”. Per ovviare a questi inconvenienti è necessario modificare l’ambiente inserendo tappeti e tendaggi che assorbono i suoni, eliminando i riverberi. Inoltre è opportuno aggiungere delle casse acustiche davanti al televisore. Se non ci fossero in dotazione, un modo economico è prendere delle casse acustiche amplificate da computer, inserire

l’ingresso audio delle casse nella uscita cuffia della TV. Si otterrà un vero e proprio sistema di ascolto molto fedele che, limitando il riverbero, permetterà soprattutto ai deboli di udito di sentire meglio i dialoghi. Inutile sottolineare che per i portatori di protesi acustiche oggi è possibile fare arrivare la voce della TV direttamente nella protesi senza fili, in questo modo si aumenta la comprensione perché il suono viene percepito chiaro e senza il rumore ambientale, ma soprattutto si mette in atto una vera e propria “riabilitazione del linguaggio” in quanto i suoni percepiti più chiaramente vanno a “rinfrescare la memoria acustica” permettendo al debole di udito di avere una migliore percezione quando andrà per strada o in un luogo affollato. È importante ricordare che una persona anziana, che di per sé fa una vita molto più limitata socialmente di quando era giovane, va inserita il più possibile nel mondo dei suoni, per permetterle di capire meglio le conversazioni ed avendo maggiore soddisfazione nelle relazioni che intrattiene con le altre persone.


LA BELLA VERONA LUOGHI E PERSONE CHE ANDAVANO RACCONTATI

TRA IL DIRE E IL FARE C’È DI MEZZO LA CITTADINANZA ATTIVA Immaginate un piccolo parco, in pieno centro a Verona. Si stende una coperta, ci si siede, si apre un buon libro o si fa una bella chiacchierata. Il tutto ammirando la città dall’alto, lontani dallo smog e dal rombo delle macchine. Non è fantascienza. Questo luogo esiste, si chiama parco Alto San Nazaro: una macchia di verde di cui i residenti del quartiere hanno deciso di prendersi cura.

PER TRASFORMARE IL PROPRIO CONTESTO ABITATIVO NON SERVONO I SUPER POTERI, IL DIALOGO TRA LE PERSONE RAPPRESENTA GIÀ UN BUON INIZIO.

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DI SALMARINO

utto inizia da un concetto di vicinato che esula dalla semplice prossimità fisica. Da una ordinaria relazione di amicizia e di aiuto reciproco nata tra i residenti, è iniziato uno scambio di idee e di opinioni. Un dialogo che li ha portati a dire: amiamo il posto dove viviamo, amiamo Veronetta (è splendida, altroché!), ci piacciono le persone che vivono qua e desideriamo prenderci cura del quartiere. Da questo confronto è sorta anche la voglia di mettersi in gioco in un progetto comune: c’è un parco meraviglioso che potrebbe essere una risorsa per tutti, perché non migliorarlo con dei piccoli accorgimenti? Sono iniziati quindi una serie di incontri, aperitivi, cene tra i residenti in cui ognuno, con la propria competenza, ha dato un contributo per trovare una soluzione; importantissima, ad esempio, la collaborazione con LAC - (Laboratorio di Architettura Contemporanea), associazione già attiva sul territorio e “sul pezzo” per questioni tecnico-burocratiche e logiche di progettazione partecipata. Altrettanto importante la collaborazione con la I° Circoscrizione al punto che il Comitato ha richiesto di sottoscrivere il 72

patto di sussidiarietà con il Comune, accordo che permette a un’associazione o a un singolo individuo di prendere in gestione uno spazio pubblico, al fine di valorizzarlo per il bene della comunità. Così, con una festa organizzata dai residenti, è iniziato un percorso di riqualificazione urbana per far vivere il parco attivamente, in modo da renderlo un luogo accessibile a tutti, anche grazie all’aiuto prezioso di un’altra giovane e bella realtà di Veronetta: Barbacàn. A tal proposito, il comitato vuole essere parte attiva nel quartiere e non solo nel parco Alto San Nazaro, ma anche al parco delle Mura, ad esempio, incentivando le sinergie con altre associazioni: uniti si possono fare grandi cose. Il Comitato Alto San Nazaro è un esempio concreto del fatto che lamentarsi non basta, per far sì che qualcosa cambi davvero occorre mettersi in gioco. È sì un processo difficile e rischioso, ma alla portata di chiunque. L’unico requisito richiesto è l’amore per lo spazio pubblico e un pizzico di coraggio. Per trasformare il proprio contesto abitativo non servono i super poteri, il dialogo tra le persone rappresenta già un buon inizio. ■


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ISPIRAZIONI MUSICALI COSA (E CHI) ASCOLTARE

MARLENE KUNTZ «ALLA RICERCA DELLA BELLEZZA, OVUNQUE» Abbiamo raggiunto Cristiano Godano, leader dei Marlene Kuntz. Si è svelato, guardando il futuro dei Marlene senza dimenticarne il passato. DI TOMMASO STANIZZI

Foto di Michele Piazza

S

i è da poco concluso il tour celebrativo per i 20 anni di Ho ucciso Paranoia. Come è andata? Abbiamo avuto reazioni entusiastiche e recensioni eccellenti per ogni data di questo tour: complice una splendida forma associata a visual e allo spettacolo luci per noi del tutto nuovi, visto che non avevamo mai avuto la possibilità economica di fare un upgrade simile. Ogni data è stata un vero e proprio viaggio fatto di suggestioni raffinate, anche quando le bordate elettriche avrebbero potuto sconfinare in qualcosa di ben più truce. Diciamo che anche nei momenti più rumorosi la resa era comunque raffinata. D'altronde il suono nelle sale era magnifico (grazie anche ai nostri tecnici), e tutti coloro che han-

no partecipato hanno notato questa caratteristica. Io alla voce ero, per fortuna, particolarmente in forma, e anche questo è stato notato. I concerti erano due, uno tutto acustico e uno tutto elettrico, e in molte venue già alla fine del secondo/terzo pezzo in scaletta (nella prima parte del concerto, dunque quella acustica), il pubblico faceva partire un lungo applauso come di quelli che si tributano alla band quando ha finito lo spettacolo e la si saluta prima che se ne vada definitivamente via dal palco: quelli erano momenti davvero esaltanti e gratificanti. Inaspettati. E se posso dire anche un po' commoventi. E per questo ringraziamo con affetto enorme la nostra gente. 74


«IL FUTURO? VOGLIAMO TENTARE NUOVE VIE ESPRESSIVE, NEI LIMITI DI CIÒ CHE CI CONCEDE IL NOSTRO TALENTO» Dall'Estravagario ad Emporio Malkovich, passando per Villafranca. Con Verona siete stati capaci di creare un rapporto molto intenso. Il segreto di questo matrimonio? Verona è una città bellissima, elegante e piena di suggestioni: e noi cerchiamo la bellezza ovunque, come dice il ritornello di una nostra canzone. Dicevamo prima 20 anni di Ho ucciso Paranoia ma anche i 30 anni dei Marlene Kuntz. In questo percorso non avete mai abbandonato la dimensione live, anzi si è andata ad intensificare. In un mondo digitale che sta inglobando il mercato musicale, quanto è importante esserci ancora sui palchi? La domanda stessa, nella sua formulazione, contiene la risposta. Mi stupisce sempre un po' avere la sensazione che la gente non si renda ben conto che dalle vendite dei dischi, ormai morituri, o dalle piattaforme, i cui guadagni sono una barzelletta, guadagniamo briciole, con le quali non potremmo vivere della nostra musica neanche per cinque mesi di fila. Questo discorso riguarda quasi chiunque, non solo noi. E dunque si deve suonare molto, se si vuol fare i musi-

cisti da grandi. Servirebbe però che l'Italia si “ingrandisse” un po' per far spazio a tutta la comunità dei musicisti che desiderano vivere della loro musica suonando dal vivo. Ma l'Italia resta piccola e i locali mi risulta che continuino a diminuire. Per decine di motivi. Identità solida, un suono riconoscibile che pur attraversando qualche lustro ha saputo evolversi ma senza mai dimenticare da dove è partito. Per un percorso così solido artisticamente parlando, c'è bisogno di un capitano coraggioso o di una ciurma affiatata? Domanda divertente. Purtroppo non posso esimermi dal rispondere con una banalità: c'è bisogno di entrambi. Cosa dobbiamo aspettarci dai Marlene di domani? La solita voglia indomabile di cercare di non ripetersi con i prossimi dischi. E se saremo bravi un’attitudine al rischio della sperimentazione. Che non vuol dire far noise o distruggere codici e forme, ma tentare nuove vie espressive, nei limiti di ciò che ci concede il nostro talento, che è quel che è. ■

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Il Muro di Giulietta Lo so che ci sei, lo so che mi guardi, lo so che sei solo andato dall’altra parte. La morte è una nuova distanza che sapremo ricucire insieme. (Adelina)

Buongiorno Federica. Buongiorno amore mio, sei bellissima quando ti alzi tutta arruffata dalle coperte e dai tuoi sogni tormentati. Ho scritto questa cosa veloce, in macchina. Invece di mandartela, l’ho fatta

In quanti modi ti ho detto

scrivere sul giornale, come

ti amo, non lo so. Cercherò

una piccola, forse brutta ma

tutte le parole possibili per

verissima, poesia per te.

dirtelo sempre meglio. Oggi ho

(Sandro B.)

trovato questo. (Raffaele)

Sei il mio amore. (M. per M.)

Buon compleanno ciccina. (Pietro a Sara)

Occhi azzurri, conosciuta sul treno. C'era l'acqua alta Mi stai simpatico, sai?

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(A Ivan)

sarebbe un bella storia da raccontare, come inizio (Marco)

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ERNIA DEL DISCO COME EVITARE L’INTERVENTO Grazie a terapie adeguate si riesce ad evitare l’intervento in più dell’80% dei casi.

Dott. Claudio Ferlinghetti Specialista in Neurochirurgia Chirurgo Vertebrale specializzato nella diagnosi e nella cura della Colonna Vertebrale

Quando si parla di ernia del disco si pensa comunemente a quella lombare, ossia a quella patologia che causa la classica sciatica, caratterizzata da un intenso dolore che dal gluteo si irradia a tutta la gamba e spesso si accompagna a formicolio al piede. Il dolore può essere talmente intenso al punto che non si è in grado di mantenere la posizione seduta e di coricarsi durante la notte. Oltre all’ernia lombare esiste anche l’ernia cervicale, molto meno frequente (15 volte meno di quella lombare), ma altrettanto invalidante. In questo caso il paziente avverte un intenso dolore cervicale che si irradia alla scapola e al braccio con formicolio alle dita della mano. L’ernia del disco si verifica come conseguenza di una rottura del disco intervertebrale, quel cuscinetto cartilagineo che si trova tra due vertebre.

Attraverso quella piccola breccia che si è formata nel disco, fuoriesce un frammento discale che va a comprimere la radice nervosa. La conseguenza è una violentissima sciatalgia. In presenza di tali sintomi è fondamentale che il paziente si rivolga al proprio medico curante o ad uno specialista neurochirurgo, evitando di farsi manipolare il collo o la schiena per non peggiorare la sintomatologia. Sarà infatti il medico, dopo un’accurata visita, che richiederà gli accertamenti radiologici (TAC o risonanza magnetica), necessari per una diagnosi. Una volta confermata la presenza di un’ernia del disco, lombare o cervicale, si inizierà un iter terapeutico che porterà alla guarigione con conseguente risoluzione del dolore. Rispetto al passato, si tende oggi ad operare molto meno le ernie del disco. Con le terapie conservative si riesce, infatti, ad ottenere la guarigione in più dell’80% dei casi. Ma quali terapie sono efficaci nel curare il dolore dovuto ad un’ernia del disco? I farmaci, l’Ossigeno/Ozono terapia e il Laser FP3 ad alta potenza rappresentano oggi i trattamenti dotati di maggiore efficacia. Rispetto ai farmaci, l’Ozono terapia ed il Laser FP3 hanno il vantaggio di non avere effetti collaterali. In particolare l’Ozono, inoculato attraverso infiltrazioni muscolari paravertebrali, ha dimostrato la più alta efficacia clinica con guarigione nell’88% dei casi (Intramuscolar Oxygen Ozone Therapy of Acute Back Pain with Lumbar Disc Herniation – SPINE Volume 34, Number 13, pp 1337-1344).

Statisticamente un ciclo di 6-12 sedute di Ozono porta alla risoluzione del dolore. Nei rari casi in cui i trattamenti conservativi non portano alla guarigione, si ricorre all’intervento chirurgico. Grazie alla microchirurgia, vale a dire all’utilizzo del microscopio operatorio, si riesce a rimuovere l’ernia del disco con piccolissime incisioni della pelle (2-3 cm), in assenza di perdite di sangue ed in completa sicurezza per il paziente con abbattimento significativo dei rischi e delle complicanze. Il risultato finale è la precoce mobilizzazione del paziente che avviene il giorno stesso o successivo all’intervento. L’ospedalizzazione è breve con dimissione dopo due giorni dall’intervento. In caso di patologie che affliggono la colonna vertebrale, il mio consiglio è di affidarsi sempre a medici specialisti della schiena, oggi rappresentati principalmente dal Neurochirurgo, al fine di riconoscere il problema ed offrire la soluzione più efficace, per evitare cure inutili e costose, nonché dannose in alcuni casi.

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BELLEZZA AL NATURALE SÌ, QUESTA RUBRICA NON CONTIENE PARABENI

DONI DI BELLEZZA (AL MASCHILE) Nel pieno della corsa ai regali un dono handmade può davvero salvare i casi più disperati, anche se il destinatario è un lui. La bellezza al maschile, infatti, si declina ormai in molti modi e uno di questi è la cura della barba. Ecco dunque due ricette molto semplici da regalare ad amici e parenti per una barba sempre naturalmente perfetta.

OLIO NUTRIENTE PER BARBE INDOMABILI Disciplinare la barba è facilissimo con gli oli giusti: per realizzarlo è sufficiente unire in un flaconcino in vetro due cucchiai di olio di jojoba e due cucchiai di olio di avocado, mescolando bene. Per profumarlo è possibile aggiungere qualche goccia di olio essenziale, come quello d’arancio dolce o di menta. Una volta pronto basta tamponare la barba con poche gocce d’olio per renderla idratata e soffice. OLIO DA RASATURA Se invece è la rasatura il tasto dolente della beauty routine al maschile, allora è possibile provare un semplice olio da applicare per ammorbidire la barba ma anche la pelle prima del passaggio della lametta. Per prepararlo servono 4 cucchiai di olio di cocco, 2 cucchiai di olio d’argan e 4 gocce di olio essenziale di menta. Il tutto va unito e montato con delle fruste elettriche o a mano: il risultato sarà una specie di mousse da applicare prima della rasatura, senza risciacquo. ■ 78

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PILLOLE DI MAMMA CON UN PO’ DI AMOREVOLE IRONIA

È arrivata Santa Lucia E un brivido antico ci coglie. La Santa può fare anche una discreta paura. Pensiamoci bene: arriva di notte, mal vestita, con le scarpe bucate, cieca ma in grado di leggere letterine e soprattutto, di vedere come si comportano i nostri figli.

DI SARA AVESANI

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anta Lussia la vien de note, con le scarpe tute rote, col capel a la romana, Santa Lussia l’é … voi come avete sostituito l’ultima parola per non destare dubbi ai vostri pargoletti? Lo sapevate che questa filastrocca risale al XIII secolo? Secondo la tradizione veronese in quel periodo, in città, in particolare tra i bimbi, era scoppiata una terribile ed incurabile epidemia di male agli occhi. I cittadini chiesero allora la grazia a Santa Lucia con un pellegrinaggio alla chiesa di S. Agnese (poi demolita nel 1837). I bambini però, a causa del freddo, si rifiutarono di partecipare. Per convincerli, i genitori dissero che, nella notte fra il 12 e 13 dicembre la Santa, se fossero andati, avrebbe portato loro doni e dolciumi. E fu proprio così. Oltre a quell’atmosfera unica, ai banchetti di Piazza Bra, al profumo di bomboloni, Santa Lucia genera anche una sorta di “paura”. Ha questo terribile vizio di suonare la trombetta, di far cadere le caramelle dal cielo, dal camino, o casualmente, dalla signora del piano di sopra. Passa attraverso le pareti, se non ti lavi i denti, o resti sveglio fino a tardi, ti butta la polvere negli occhi e diventi cieco pure tu. Insomma, ma che razza di Santa è effettivamente, non può almeno auto-regalarsi un paio

di scarpe nuove con tutti i giri che deve fare? Sarà un po’ perché si avvicinano le Feste e, si sa, «a Natale puoi, fare quello che non puoi fare mai», noi genitori calchiamo un po’ la mano e, ci sentiamo un filino autorizzati a tirare in ballo Santa Lucia come monito per tutta una serie di cose e, di fatto, per farci obbedire (c’è chi le chiamerebbe minacce ma sorvoliamo, suvvia). Poi però non lamentiamoci se già a fine novembre i più coccoloni, ma probabilmente quasi tutti i bimbi, s’infilano nel lettone a gran velocità, ad ogni ora della notte, perché letteralmente terrorizzati dall’arrivo della Santa. Per fortuna ci si riscatta con regali, dolci e con la meraviglia negli occhi dei nostri figli e in noi. La bellezza di questa tradizione è che lo stupore non cambia mai, rimane sempre lo stesso nei piccoli e nei grandi, di generazione in generazione. Quando al risveglio, il bicchiere di acqua per Santa Lucia, il fieno e le carote per l’asinello e un buon bicchiere di rosso per Gastaldo sono spariti per far spazio a giochi, colori e ”momoni”, significa che la magia è avvenuta. Credo che tutti i bambini abbiano il diritto di avere la loro Santa Lucia e spero che ognuno di noi (adulti) faccia qualcosa affinché questo succeda. ■ 80


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LA TERRA DOVE SI INCONTRANO LE RENNE

La renna è una creatura legata alla tradizione natalizia ma per osservarla nel suo habitat naturale bisogna recarsi nel Nord Europa, in Islanda o in Siberia, nella natura più incontaminata, oppure ammirare, emozionandosi, gli scatti fotografici di avventurieri o di viaggiatori professionisti.

L'

attesa per cogliere il momento giusto e poi scattare una foto perfetta tra distese di neve e ghiaccio, tra casette rosse da fiaba e Aurora boreale, tra branchi di renne e silenzio. I Paesi del Nord, come la regione della Lapponia, sono terre incantate in cui le renne sono numerose in proporzione agli abitanti. «Il primo incontro con le renne l'ho avuto una delle prime mattine dal mio arrivo, mentre facevo colazione e loro cercavano cibo nel mio giardino. Amo il freddo da quando sono nato e quando sono andato in vacanza a Levi con mia moglie ce ne siamo innamorati, decidendo di trasferirci» racconta Renzo Biagi, 40 anni, toscano, che vive nella Lapponia finlandese da 4 anni. In Lapponia, da oltre 5.000 anni, vive la popolazione indigena dei Sami, la cui cultura è la più antica del Nord e nella loro lingua esistono più di 400 parole legate alle renne. «Hanno termini legati al loro comportamento, movimento, alla loro personalità, alle abitudini e alla loro localizzazione. Un esempio eloquente è la parola “sietnjanjunni” che indica una renna che ha i peli vicino alle narici diversi da quelli del resto del corpo», spiega Valeria Castiello, 32 anni, blogger romana. «Un tempo, le renne per i Sami erano di vitale importanza, e oltre ad essere allevate ed utilizzate per il tra-

sporto, erano la fonte nutrizionale principale per le famiglie. La slitta trainata dalle renne è stata per loro l'unico mezzo di trasporto anche se, grazie alla scoperta di un reperto del 1500 a.C., si pensa che utilizzassero anche una specie di sci di legno», afferma Elisa Polini, 31 anni, storyteller di Saronno. «Il primo vero incontro con le renne, le vere renne lapponi, è stato parecchi anni fa, mentre mi dirigevo a Capo Nord. È stato un incontro inaspettato e simpatico con un gruppetto di tre esemplari che trotterellavano lungo la strada, e non volevano saperne di spostarsi. Sembrava fossero intente non solo a sfidare la mia auto, ma addirittura il fotofinish», racconta Davide Bortu, 36 anni, di Spilimbergo, fotografo di matrimoni e viaggi fotografici. «Quando al mattino le temperature sono sui -30° tutto appare cristallizzato, sospeso e anche il movimento degli animali sembra un attimo di assoluta sospensione; il silenzio avvolge tutto e se si fanno movimenti lenti si può avere l'opportunità di avvicinarle», conclude Edoardo Miola, classe 1970, fotografo genovese con all’attivo reportage in tutto il mondo. Sono emozioni, forti e uniche quelle che regalano le renne. Se almeno una volta nella vita provassimo a incontrarle, lo ricorderemmo per sempre. ■ 82

DI INGRID SOMMACAMPAGNA


STORIE DI STORIA LIBERAMENTE ROMANZATE

CLÌNTO IL VINO VIETATO Molti di noi ricorderanno quelle viti rampicanti che adornavano la casa di campagna dei nonni. Altrettanti di noi rivedranno ancora quel bottiglione di vino rosso torreggiare al centro della tavola apparecchiata della festa, il camino acceso e le partite di briscola dopo pranzo. I calici pieni di un vino forte, il Clìnto, oppure di un vino che aveva l’odore delle fragole mature.

C

i sono diverse leggende che ammantano di mistero il Clìnto. La più conosciuta riguarda la sua pericolosità nella consumazione tanto è vero che già negli anni Trenta ne era stata vietata la produzione in Italia. Pericolosità da imputare alle dosi eccessive di metanolo sprigionato e che poteva portare prima alla cecità e poi alla morte tra atroci dolori. Fu per questo che lo Stato fascista lo vietò: essendo il Clìnto considerato il “vino del contadino”, il suo consumo consistente nelle pianure (e non solo) italiche era diventato motivo di preoccupazione. Anche l’Unione Euro-

pea ha vietato la produzione (se non per consumo personale) di questo vino che in Veneto viene chiamato anche “Grìnton”. In provincia di Verona questo ostacolo è stato aggirato. A Miega infatti, frazione di Veronella, al Clìnto hanno cambiato nome e al Crinto, ogni anno e in concomitanza con la festa della Madonna del Rosario, dedicano una festa. Con semplicità hanno cambiato una lettera al nome del vino e gli hanno accostato "il salado". La festa infatti è del “Crinto e del salado casalin”. In ottobre, l’anno prossimo, a Miega, vi aspettano. Cin, Cin. ■ 83

DI MARCO ZANONI


IL NOSTRO TRIPADVISOR SOSTE PERFETTE IN GIRO PER L’ITALIA

IL FUTURO HA PRESO CASA (E HOTEL) A BERGAMO

Tra via San Lorenzo Mario Lupo e via Gombito, nel pieno cuore di Bergamo (città Alta) si trova il Gombit Hotel. Una struttura che ha saputo mescolare arte, innovazione e design senza mai dimenticare le radici del contesto nel quale si trova.

A

bbiamo raggiunto il direttore della struttura Massimo Santilli ed insieme a lui ci siamo fatti raccontare l’evoluzione dell’accoglienza provando a descrivere un percorso dall’inizio ad oggi della storia di questa notevole struttura.

sciute e conseguentemente anche meno affollate, ma certamente più consapevole e desiderosa di esperienza emozionale più complessa, che potremmo definire “intima e personale”, anche se poi viene immediatamente condivisa attraverso le piattaforme social e le sue community.

L'avvento dei social, l'arrivo di piattaforme dedicate, il turismo derivante dal web ha reso i clienti più attenti e rigorosi. Come ci si prepara a questa nuova clientela? Nel mercato turistico attuale, profondamente cambiato dall’avvento dei social, il valore del luogo non viene più determinato dal numero di turisti che esso riesce ad attrarre, ma dalla quantità di informazioni presenti in rete su di essa, specialmente se inerenti ad esperienza personali condivise. Un buon punto di partenza per un’efficace strategia di odierno marketing è infatti essere presenti nella comunità “social” e far parlare di sé. È poi fondamentale essere costantemente aggiornati, avere una profonda conoscenza degli strumenti a disposizione e sapere come ricavarne il meglio. Per quanto riguarda invece la clientela in se stessa, non credo che sia poi così tanto cambiata, infatti esigente e rigorosa lo è sempre stata, credo piuttosto che sia cambiato l’approccio nella ricerca della meta, che ora si è fatta più esplorativa ed esperienziale, più aperta a destinazioni meno cono-

L'accoglienza è una vera e propria arte da imparare e tramandare. La vostra struttura è sicuramente un punto fermo dell'hôtellerie italiana. Come si si distingue dalla concorrenza? Sono pienamente d’accordo, l’accoglienza è un’arte, si può certamente imparare e tramandare, ma deve essere anche supportata da una buona dose di passione e perché no, anche di talento innato, un po' come tutte le arti. Ed è appunto nella ricerca del talento e della passione che puntiamo, durante la nostra ricerca e selezione delle risorse umane, che poi vengono attentamente formate e costantemente aggiornate, affinché possano adeguatamente svolgere il proprio delicato compito, che è quello di trasmettere l’emozione esperienziale all’ospite, che attualmente ricerca e che si aspetta di avere in una struttura come la nostra. Come vede il Gombit del futuro? In costante ricerca di innovazione e progresso, per stare al passo con l’inarrestabile evoluzione del settore.■ 84

Weekend a Bergamo? Abbiamo provato per voi il Gombit Hotel…

DI TOMMASO STANIZZI


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Partecipazione oltre ogni aspettativa il 13 novembre scorso presso la Cantina Valpantena di Quinto, all’evento in cui Move Travel ha presentato la stagione 2020 dei “Viaggi di gruppo Move Travel”. Tra i partecipanti, sia clienti abituali dell’agenzia che scalpitano per il prossimo viaggio, sia nuovi interessati, contagiati dal passa-parola. I tour, progettati con la consueta cura e attenzione, sono esclusivi, studiati in ogni dettaglio e accompagnati da guide esperte e affidabili per garantire ai partecipanti di vivere i luoghi più che farli solo vedere. Un profilo di viaggio senza compromessi, in ogni aspetto: dalla scelta degli hotel, ai ristoranti, ai mezzi di trasporto.

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NUOVA PROPOSTA MOVE TRAVEL

TOUR OMAN CLASSICO 27 Marzo – 3 Aprile 2020 L’Oman offre infinite opportunità di accrescimento culturale, alla scoperta di un paese sospeso tra magia e realtà, di una natura forte e selvaggia. Un programma completo tra gli splendidi scenari dell’Oman: la capitale Muscat vi accoglierà con la sua bellezza solare e discreta; il canyon Wadi Shab vi lascerà senza fiato; il deserto di Wahiba vi ammalierà con i suoi panorami da sogno; il villaggio di Birkat al Mauz vi ruberà il cuore. AMSTERDAM E I TULIPANI 06 – 09 Maggio 2020 Poliedrica e tollerante. Questi gli aggettivi che meglio descrivono l’anima di Amsterdam, una città antica e moderna, artistica e commerciale, provinciale e cosmopolita. Un viaggio alla scoperta della Venezia del Nord (così chiamata per il suo sistema di canali) costellata da architetture affascinanti, musei e gallerie d’arte di enorme valore. Imperdibile la visita al parco Keukenhof, il più famoso d’Olanda, che in primavera regala il meraviglioso spettacolo della fioritura dei tulipani. LONDRA E LA CORNOVAGLIA 20 – 27 LUGLIO 2020 Dalle luci di Londra alla scoperta dello splendido sud-ovest della Gran Bretagna, terra di miti e leggende. Dal misterioso e preistorico sito di Stonehenge, alla cittadina di Glastonbury alle meravigliose spiagge della Cornovaglia: un viaggio di emozioni e sorprese.

TOUR CINA CLASSICA 15 – 26 Settembre 2020 La Cina, da sempre, suscita emozioni e sentimenti contrastanti: ammirazione per lo sviluppo vertiginoso e interesse per la cultura millenaria, la filosofia di vita, l’arte e la storia. Un viaggio tra metropoli proiettate nel futuro, natura lussureggiante e giardini incantati, catene montuose e rovine imperiali, dalla Grande Muraglia cinese alle campagne che ancor oggi incarnano la semplicità e la dignità dei discendenti dell’Imperatore Giallo. Un tour alla scoperta dei tesori e delle bellezze di uno dei più grandi paesi del mondo, protagonista di una ricca storia millenaria, tra tradizioni e misteri. Tutti i viaggi di gruppo presentati prevedono la partenza con accompagnatore da Grezzana e Verona.

www.movetravel.it via Roma 46/A – 37023 Grezzana (VR) – Tel 045 907811


CONSIGLI E RIFLESSIONI TARGATI ADICONSUM

LE MILLE E UNA FRODE Settore finanziario, assicurativo ed e-commerce: i più recenti dati statistici fotografano una realtà inquietante. La macchina truffaldina è in continuo movimento, si evolve con grande rapidità e sembra imprevedibile.

C

i avviciniamo a Natale e non parlare di consumi è impensabile. In una stagione così caratterizzata dalla follia per gli acquisti, salta agli occhi un dato importante: nel 2019 gli italiani hanno compiuto acquisti online per 31,5 miliardi di euro. Aumentate del 15% rispetto all’anno precedente, le compravendite tramite e-commerce sono diventate ancora più interessanti non solo per i consumatori ma anche per i truffatori. In questo ambito, oltre al classico caso del sito fasullo che incassa il pagamento ma non invia il prodotto, le frodi si concretizzano in molti modi che vanno dal furto di identità, in cui il malintenzionato usa i nostri dati per eseguire degli acquisti e farsi consegnare la merce a “bordo strada” (viene così definita la consegna che non avviene effettivamente alla porta di ingresso dell’abitazione: ad es. androne delle scale, nei pressi del numero civico etc…) sino alle pratiche del phishing e del pharming. Queste due tecniche consistono, nel primo caso, nell’invio di una e-mail di apparente provenienza ufficiale con la quale vengono ri-

chiesti dati di accesso e password al fine di far fronte ad urgenti problemi di sicurezza e, nel secondo, nella realizzazione di un sito-trappola identico (o quasi) a quello che abitualmente si frequenta. Le pratiche appena descritte mietono numerose vittime anche nel settore finanziario dove si è registrato un aumento delle frodi tecnologiche del 300% dal 2017. Questi dati ed un’ampia casistica sono stati oggetto di un convegno sulle frodi aziendali organizzato dal Dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona il 20 novembre scorso. Dalle relazioni degli esperti intervenuti, oltre alla spiccata inventiva dei truffatori, è emersa una conclusione tanto condivisa quanto poco incoraggiante: è impossibile debellare completamente il rischio frodi. Una prevenzione completa non è raggiungibile mentre l’obiettivo concreto è quello di maggiore tempestività e maggiore efficacia nello scovare e disinnescare nuove forme di truffa. La nota positiva è che su questo fronte consumatori ed aziende sono alleati. ■ 86

DI CARLO BATTISTELLA DI ADICONSUM VERONA


IL GLOSSARIO DEL LAVORO UNA PAROLA PER VOLTA

NEET? CI PENSA GARANZIA GIOVANI

ISCRIVITI A GARANZIA GIOVANI

Garanzia Giovani è il piano italiano che applica lo Youth Guarantee, la politica europea per favorire l’occupazione giovanile. Il progetto è promosso dall’Unione Europea con finanziamenti gestiti dalla nostra regione.

S

i rivolge ai NEET, ossia i giovani disoccupati tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano (Not in Education, Employment or Training). Li accompagna in tutte le fasi: dalla registrazione al programma, al colloquio individuale, dalla formazione al lavoro, fino alle opportunità di lavoro con contratto di apprendistato, tirocini o stage. La Regione con il progetto garantisce ai giovani un'offerta valida di lavoro o formazione entro 4 mesi dall'inizio della disoccupazione (o dalla fine del percorso di studi). Le opportunità potranno essere di lavoro, di occupazione, proseguimento degli studi, di apprendistato o di tirocinio, e calibrate sulle attitudini e le aspirazioni.

Registrandosi a Garanzia Giovani nel sito di ClicLavoro Veneto si potrà: • Rivolgersi allo Youth Corner più vicino a casa per avere informazioni e incontrare consulenti specializzati in colloqui di orientamento personalizzati. Attraverso questi incontri si potranno identificare attitudini e aspirazioni professionali sulla base delle quali verranno proposte le opportunità di studio e lavoro; • Avere una pagina personalizzata su ClicLavoro Veneto, attraverso cui restare aggiornato su tutte le novità legate a Garanzia Giovani e in generale al mondo del lavoro e della formazione. In più, si potrà avere accesso ai vari servizi online di ClicLavoro Veneto, come i motori di ricerca per le offerte di lavoro e quelli per i percorsi di istruzione e formazione. ■ 87

DI EMILIANO GALATI SEGRETARIO FELSA CISL VENETO


IL CALENDARIO DEL MESE PORTRAITS Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00

Da 7 a 12 DICEMBRE

STILLE NACHT, UN CANTO DI PACE Luogo: Teatro Ristori Ora: 17.00

a cura di Paola Spolon

FIORE DI KEMP Luogo: Ex Arsenale Asburgico Ora: 18.30 IL PICCOLO PRINCIPE Luogo: Ex Arsenale Asburgico Ora: 11.00 HORTUS MUSICUS Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30 RASSEGNA DEI PRESEPI Luogo: Verona Ora: tutto il giorno SOLA IN CASA Luogo: Modus Verona Ora: 21.15

BANCHETTI DI SANTA LUCIA Luogo: Piazza Bra Ora: tutto il giorno

CUORDIFERRO Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 16.30 LA VERA STORIA DI SANTA LUCIA Luogo: Modus Verona Ora: 18.45 FALSTAFF E IL SUO SERVO Luogo: Teatro Nuovo Ora: 20.45 GIUSEPPE TARTINI E IL SUO TEMPO Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.45 CENA CON DEGUSTAZIONE Luogo: Signorvino Ora: 20.00

DINNER & LIVE MUSIC Luogo: Cantine de l’Arena Ora: 20.30

Da 19 a 24 DICEMBRE

Da 13 a 18 DICEMBRE

Da 1 a 6 DICEMBRE

gli eventi di Dicembre-Gennaio 2020

LO SCHIACCIANOCI Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30 RELEASE PARTY 92 - Altaluna Luogo: Cohen Verona Ora: 21.00 CARLO SCARPA. VETRI E DISEGNI Luogo: Museo di Cstelvecchio Ora: tutto il giorno CONCERTO DI NATALE Luogo: Palazzo Camozzini Ora: 20.30 THE HARLEM SPIRIT OF GOSPEL CHOIR Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 21.00

ROBERTO VECCHIONI Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 21.00 SHAKESPEARE INTERACTIVE MUSEUM Luogo: Shakespeare Interactive Museum Ora: 15.00 LA BELLA E LA BESTIA Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 16.30 JAZZSET ORCHESTRA Luogo: Cinema Teatro David Ora: 21.00 MERCATINI DI NATALE Luogo: Verona Ora: tutto il giorno

legenda MOSTRE/ARTE

CINEMA

LIBRI

MUSEO

SPORT

INCONTRI


Da 31 a 5 GENNAIO

Da 25 a 30 DICEMBRE

Buon Natale! ANIMULA GOSPEL SINGERS Luogo: Teatro Santa Teresa Ora: 17.00 L’ARTE ALL’UNIVERSITÀ Luogo: Polo Universitario Santa Marta Ora: tutto il giorno POLO UNIVERSITARIO SANTA MARTA Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30 VISITE GUIDATE MUSEO STORIA NATURALE Luogo: Museo Storia Naturale Ora: tutto il giorno GARDALAND MAGIC WINTER Luogo: Gardaland Ora: 10.30

Da 12 a 17 GENNAIO

CADUTA LIBERA Luogo: Modus Verona Ora: 21.00 DEGUSTAZIONI MUSICALI Luogo: Teatro Ristori Ora: 19.00 HANDEL - ORLANDO Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30 MOLTO PIACERE Luogo: Modus Verona Ora: 21.15 CHIANLUCA IN TRIO Luogo: Cohen Verona Ora: 21.00

Da 25 a 31 GENNAIO

Da 18 a 24 GENNAIO

Da 6 a 11 GENNAIO

Buona Befana!

CHARLES CHE SCALAVA LE PIRAMIDI Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00 SUNDAY BRUNCH Luogo: Aqualux SPA Suite & Terme Bardolino Ora: 12.00 A CHE SERVONO GLI UOMINI Luogo: Teatro Nuovo Ora: 21.00 MAURO FIORESE Luogo: Palazzo Achille Forti Ora: tutto il giorno

FIERA

DANZA

MUSICA

AMORE

San Silvestro

Buon 2019! GREASE Luogo: Teatro Nuovo Ora: 21.00 NATALE A BARDOLINO Luogo: Bardolino Ora: tutto il giorno IL NASTRO E LA MELA Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00 TURISTA NELLA MIA CITTÀ Luogo: Verona Ora: 10.00

LUNGO LE VIE POSTUMIA E GALLICA Luogo: Cinema Teatro San Massimo Ora: 14.30 IL FUTURO DELLA BESTIA Luogo: Modus Verona Ora: 21.00 SI NOTA ALL’IMBRUNIRE Luogo: Teatro Nuovo Ora: 20.45 WOMEN IN RUN Luogo: Verona Ora: 19.00 MOTOR BIKE EXPO Luogo: Veronafiere Ora: tutto il giorno TUTTO QUELLO CHE VOLEVO Luogo: Modus Verona Ora: 21.15

UN CALCIO A HITLER Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00 LE FORTIFICAZIONI AUSTRIACHE NEL TERRITORIO Luogo: Cinema Teatro San Massimo Ora: 14.30 DRACULA Luogo: Teatro Nuovo Ora: 20.45 FIERAGRICOLA Luogo: Veronafiere Ora: tutto il giorno ARTE E MUSICA NELL’OTTOCENTO Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30 EL MORTO Luogo: Modus Verona Ora: 21.15

CARNEVALE

TEATRO


in cucina con Nicole Qualche idea sana (e golosa) per le vostre giornate www.nicolescevaroli.com di NICOLE SCEVAROLI

FROLLINI AL LIMONE Per Natale regalate questi biscotti in sacchettini trasparenti con una bella etichetta e i vostri migliori auguri. Sono senza glutine e lattosio! Ingredienti • 250g farina di riso • 30g farina di grano saraceno • 50g amido di mais • 200g burro, senza lattosio • 1 uovo • 100g zucchero a velo • un pizzico di sale fino • aroma limone QUALCHE DRITTA Se non avete problemi con il glutine, al posto della farina di riso e quella di grano saraceno potete usare la farina 1. Se

Sbattete burro, aroma limone, zucchero a velo. Aggiungete l'uovo e le farine. Mescolate fino ad ottenere un impasto omogeneo. Trasferitelo in una pistola spara biscotti. Create i biscotti. Infornate a 180 gradi per circa 15 minuti. Fate raffreddare.

non trovate la spara biscotti potete usare un sac à poche e dare una forma differente. Se per il risotto invece non usate il melograno, tagliate a cubetti la mela avanzata e usatela

RISOTTO AL RADICCHIO, SPECK, MELA E MELOGRANO

per guarnire il piatto. Per me il Natale è condividere qualcosa di buono! Tanti auguri di buone feste a tutti voi!

Si dice che il melograno porti fortuna, questo piatto è perfetto per augurarvi un felice anno nuovo! Ingredienti • 350g riso carnaroli • brodo vegetale • 1 radicchio tondo • 1 scalogno • 1 bicchiere di vino rosso • 80g speck a cubetti • mezza mela verde • chicchi di melograno Tagliate il radicchio, fatelo appassire in padella con un filo d'olio. Frullate, riducendo in crema. Sminuzzate lo scalogno, soffriggetelo con la mela tagliata a cubetti e lo speck. Unite il riso, versate il vino, fate asciugare. Versate un po' di brodo bollente, quando asciuga aggiungetene fino a che il chicco di riso sarà cotto. Servite con qualche chicco di melograno. 90


birrificio artigianale

OPEN DAY SABATO 7 DICEMBRE DALLE 10,00 ALLE 22,00

Presentazione birre di Natale Dalle 20,00 LIVE MUSIC

via Prealpi, 26 - Stallavena

Birrificio aperto 12 ore no-stop! • • • • • •

Dalle ore 10:00 alle ore 22:00 cucina aperta Mostra fotografica “Scatti in Lessinia” con foto di Marco Malvezzi Degustazione gratuita delle novità Natale 2019 Alle ore 18:00 intervento del prof. Bruno Avesani sulla storia del contrabbando in Lessinia e del brigantaggio in Valpantena Dalle 20:00 musica live con Space Needle Visita guidata del birrificio con il mastro birraio Fosco Cerca l’evento OPEN DAY LESSTER su facebook e segui i nostri social

Come ogni anno, in tiratura limitata, torna la mitica Contrabbandiera: birra speciale a base di malto di segale e luppolo selvatico della Lessinia raccolto a mano. Birra ad alta fermentazione dal colore rosso carico e dai profumi speziati, corpo pieno e deciso. Bottiglia esclusiva da 1L con tappo meccanico, confezione con sacchetto di juta firmato Lesster.

liquori

LIQUORE ALLE ERBE DELLA LESSINIA è un liquore amabile, leggero, digestivo, adatto a tutte le occasioni. Abbiamo selezionato 6 erbe cresciute in Lessinia, sapientemente raccolte dall’Erbecedario di Sprea (Badia Calavena), per ricreare un gusto che ha il sapore delle nostre montagne. LIQUORE CREMOSO ALLA BIRRA è un liquore dolce prodotto partendo dal mosto di birra, con l’aggiunta di caramello e luppolo. Molto simile alla crema al whisky, ma più leggero e speziato.

La birra del brigante è una birra scura dai riflessi ramati, in stile Dunkel Weizen. Per produrla sono stati usati 5 differenti malti d’orzo e il malto di frumento come ingrediente principale. In bocca risulta morbida e avvolgente, mantiene tutte le caratteristiche di una classica weizen, ma regala un finale più rotondo e caramellato.

mel

La Mel è una lager bionda, prodotta con miele di castagno della Lessinia. Grazie alla collaborazione con l’apicoltura Falasco di Stallavena, abbiamo creato una birra perfettamente equilibrata, con un intenso profumo di miele ed un finale delicatamente amaro.


Leoncini prosciutto Due Leoni al kg. € 14,50

à t i in u en G Fresc hezza e a! sono di cas DAL 6 AL 19 DICEMBRE 2019

al kg. € 22,90

Parmigiano Reggiano oltre 24 mesi

al kg. € 8,90

0,89

Negroni prosciutto crudo Parma DOP

1,90

1,59

all'etto

Rana lasagne bolognese

0,98

Rana tortellini rustici

gr. 350 al kg € 5,69

gr. 250 al kg € 7,16

Parmigiana melanzane gr. 300 al kg € 6,63

1,38 gr. 100x2 al kg € 4,90

-30% grassi gr.120 al kg € 13,25

1,99

€ 92

1,79

all'etto

gr. 400 al kg € 6,63

Granarolo ricottine

Beretta cubetti pancetta aff.

gr. 80 al kg € 23,75

all'etto

2,29

Galbani mozzarella Santa Lucia

al kg. € 13,80

all'etto

Langhiranese prosciutto crudo Parma

e t s e F Buone Camoscio d’oro

1,45

2,65

Sterilgarda mascarpone gr. 500 al kg € 3,98

1,99

Cameo Pizza Ristorante

1,98

CALDIERO (VR) via Vicenza 9 • TREGNAGO (VR) via C. Cipolla 26 • SAN GIO MINERBE (VR) via C. Battisti 2 • POIANO (VR) vi


Elah Creme Caramel

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gr. 100 al kg € 5,00 Budino gr. 98 al kg € 5,10

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gr. 330 al kg € 8,48

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Findus 12 bastoncini

De Cecco

gr. 300 al kg 11,00

Capelli d’Angelo - Tagliatelle gr. 500 al kg € 2,58

3,30

Roberto Roberto tramezzino tramezzino

€ Mareblù tonno

gr. gr. 250 250 al al kg kg €€ 3,96 3,96

Rigoni confetture

meno spreco gr. 60x6 al kg € 10,00

0,99

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Pellini capsule Luxury

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Alce Nero

ceci - piselli - fagioli borlottifagioli cannellini gr. 300 al kg € 4,83

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Dante olio extra vergine Terre Antiche

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lt. 1

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San Benedetto acqua naturale lt. 2 al lt. € 0,13 gasata - med. gasata lt. 1,5 al lt. € 0,17

LAVAZZA QUALITÀ ORO 2x250g

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DI

ANDREA NALE

L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA

21 MARZO - 20 APRILE

21 APRILE - 20 MAGGIO

Ci sono crepe, spaccature e destabilizzazioni nella vita di ognuno di noi che sembrano identificare periodi di vita in cui ci sentiamo tristi, senza obiettivi e senza meta. Beh, sappiate tutta questa instabilità è “solo” il terremoto finale di movimenti interni che sono partiti molto tempo fa e di cui mai vi siete accorti. Ora sentite solo scossoni, è il momento di agire per capire come ricostruire. Il peggio è di certo passato.

La tragedia che ha colpito Venezia e le altre parti d’Italia a causa delle forti alluvioni non vi ha smosso qualcosa dentro? Io credo, che dovreste imparare dagli eventi di questo tipo, soprattutto in questo periodo. C’è un processo di cementificazione anche dentro di voi, Pesci, che con pensieri e suggestioni inutili vi porta a vedere ogni evento (che normale dovrebbe essere) come una catastrofe, come un’esondazione di emozioni sempre troppo forte rispetto alla realtà dei fatti. Siate più ecologici con voi stessi, piantate alberi di tranquillità dove potete.

ARIETE

23 LUGLIO - 23 AGOSTO

LEONE

Ve l’hanno raccontata spesso la storia che gli eschimesi hanno molte parole per identificare la neve, vero? Ho sentito anche che i romani avevano tante parole per identificare le diverse sfumature del mare. Ognuno vede le sfumature del proprio elemento principale quando gli altri vedono soltanto una tonalità, una superficie, nessuna distinzione. Qual è il vostro elemento? Dov’è che, nelle relazioni con le persone e con il mondo, vedete sempre più degli altri?

23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE

SAGITTARIO

Le storie d’amore funzionano quando tra due persone si instaura ben presto una subcultura comune, quando i significati delle cose sono pressoché gli stessi tra una persona e l’altra. Quando casa vuol dire la stessa cosa per entrambi, gioia vuol dire la stessa cosa per entrambi e via dicendo. Volete sapere se il vostro amore è forte? O se qualcuno a cui tenete contraccambia l’affetto? Non affidatevi solo agli astri, chiedete a questa persona: «Cos’è per te un tramonto?». Tra le sue risposte troverete le vostre.

21 MAGGIO - 21 GIUGNO

TORO

GEMELLI

Sembra che viviate troppo di suggestioni, di immagini. Nella realtà dei fatti non si tramutano in nulla se non in bastoni tra le ruote al vostro quieto vivere. Quante di queste ansie, paure, si sono realmente concretizzate in qualcosa di problematico? La frase “dovreste pensare meno” sembra banale, ma è vera. Lasciate che il vostro vivere non venga ostacolato da grovigli di paure e insicurezze.

24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE

23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE

VERGINE

La morte di Roberto Puliero lascia un vuoto immenso nella creatività e nel pazzo spirito della città. Non percepite anche voi che Verona abbia bisogno di un nuovo eroe? Questo è il momento propizio: adesso dovete diventare gioia, divertimento, profondità, creatività e speranza per la vostra famiglia, i vostri amici, i vostri vicini. Avete dentro di voi da sempre questa potenzialità: fatela fruttare e diventate il senso della morte di Roberto.

BILANCIA

Altro che propositi per l’anno nuovo, trovatevi un proposito per fine anno. Costringetevi ad un obiettivo qui ed ora: per una settimana dovete dire (e pensare, se potete) solo cose positive. Avete una situazione di cui vorreste lamentarvi con qualcuno? Accantonatela e raccontate solo le sfumature più belle che riuscite a trovare. Così per tutto, una cosa dopo l’altra. Alla fine provate ad intuire gli effetti su di voi e su chi vi sta vicino che questa rivoluzione ha portato.

22 DICEMBRE - 20 GENNAIO

21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO

CAPRICORNO

ACQUARIO

Non fatevi bloccare dagli immensi quesiti sull’uomo e il mondo. Siamo solo fatti di chimica e materia? Impulsi e stimoli? Oppure esiste qualche romantica forza superiore che ci guida? Non importano le risposte che date, importa come queste risposte condizionano le vostre scelte. Il mondo varia le sue teorie negli anni, quello che siete è illuminato sempre da luci diverse. Deve rimanere costante una direttrice: farvi stare bene.

Molte persone non credono agli oroscopi, molte persone non credono a ciò che non è scientificamente dimostrabile e empiricamente palpabile. Non sarò qui a difendere l’astrologia ma, per questo mese, vi lascio un pensiero astratto. Non è importante che crediate o meno all’oroscopo, dovete però capire cosa succede in voi quando leggete il vostro oroscopo del mese. Quali sensazioni provate? Quali effetti genera? Queste risposte saranno il vero responso.

94

22 GIUGNO - 22 LUGLIO

CANCRO

Con la pioggia e il freddo si sta bene a letto, a letto soltanto a dormire tutto il giorno. Non è vero? Vi chiedo quindi di pensare a come sognate, cari tori. Sognate spesso? Ricordate qualche sogno particolare nella vostra vita? Sognate quel che vi fa paura e assilla? Tracciate una mappa del vostro rapporto con il mondo onirico: è un lato di voi che non conoscete ma che vi porterà a gradevoli scoperte sulla vostra persona e sul vostro modo di essere.

23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE

SCORPIONE

Solo da quando vivo lontano riesco ad avere uno sguardo d’ampio respiro sulla città. Riesco a coglierne le bellezze, vederne l’insieme e il dettaglio. Questo mi ha fatto ricordare a quanto sia vero quel che si dice sull’avere uno sguardo “distaccato” sulle cose. Vivete sempre nel turbinio delle situazioni che si aggrovigliano sulla capacità di essere obiettivi: ora che ne avete bisogno, dovete distaccarvi. Come? Affidando il vostro sguardo allo sguardo lucido di qualcuno di cui vi fidate davvero.

20 FEBBRAIO - 20 MARZO

PESCI

Charles Darwin è famoso per le sue teorie sull’evoluzione. In pochi sanno però che è stato anche un esperto di botanica. Tra i primi ha scoperto infatti che il colore dei fiori è “soltanto” un segnale per attirare gli insetti impollinatori. Chissà quanti lati di voi che neanche vedete o che sottovalutate hanno in realtà uno splendido scopo: sono quelli che vi rendono amabili per chi vi sta intorno. Insomma, non sapete niente di voi, vi devono ancora scoprire, smettete di farvi troppi problemi su presunti difetti e crogiolatevi nella certezza di bellezze che non sapete di avere.


raddoppia

DAILY

DAILY WEEKEND

La cronaca della giornata 12 ore prima degli altri

I concerti, gli spettacoli, gli eventi della settimana

dal lunedì al venerdì alle ore 18:30

ogni giovedì alle ore 13:00

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