Conflitti

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PROGETTO EDITORIALE:

Marco Mauro PROGETTO GRAFICO:

Josephine Mauro REDAZIONE:

Luca Daniele Elisabeth Massimiliano Federica Daniele Giuseppe Alessio Shadow David COLLABORATORI :

Dario Filippo



editori DA DOVE VENGO Vorrei capirci qualcosa sul perché dei conflitti nel mondo. Non vogliamo tutti quanti vivere bene, lavorare magari, mangiare, bere, divertirci, avere una famiglia, eccetera eccetera?

«lo stile di vita americano non è negoziabile» - Ronald Reagan, ma anche, più tardi, Colin Powell Che vuol dire ‘sta cosa? Vuol dire che gli americani (leggasi statunitensi) vogliono stare tranquilli, in sicurezza, nel benessere. Bella scoperta! Tutti vorremmo stare così. Ma negli Stati Uniti ci sono parecchie persone e non tutti possono permettersi la vita agiata promessa dai loro leaders. Se hai la malaugurata sorte di nascere povero negli USA, vivrai la vita come una corsa in cui sei zoppo. Devi sgomitare per procurarti le protesi giuste; ma è dappertutto così, mica solo negli States! In Italia se nasci povero trovi sempre un modo di sopravvivere e la Sanità è gratuita se sei nullatenente. In “America” la seconda parte della frase non è applicabile: devi pregare il tuo dio che non ti succeda niente di brutto. E se succede? Meglio fare qualcosa per proteggere sè stessi e i propri affetti. Tentare di farsi una posizione indebitandosi per accedere all’alta formazione universitaria. Oppure cercare di cambiare le cose a livello politico. Siccome i leaders statunitensi non vedono di buon occhio la seconda ipotesi, di frequente dichiarano guerra o intervengono nei conflitti già esistenti, adducendo motivazioni ineccepibili. La prima linea è composta da soldati socialmente in posizione di svantaggio che sono già psicologicamente pronti a difendere la propria famiglia, prima che la propria patria. I “capi” danno loro la possibilità di comprarsi la protesi per le loro gambe zoppe, per correre finalmente competitivi, e intanto magari racimolano qualche pozzo di petrolio in più per prolungare la data di scadenza delle risorse energetiche da idrocarburi. Tutto liscio, funziona! Con questo discorso non intendo fomentare l’antiamericanismo. Non sono antiamericano, anzi. Sono anti leader americano, questo sì. Ma non sono solo quelli sta-

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riale NO LE GUERRE ? tunitensi a fomentare i conflitti: tutti i capi del mondo mandano in prima linea i propri concittadini socialmente svantaggiati per dare loro una possibilità e magari guadagnarci pure. Il conflitto promosso in politica estera è frutto dell’incapacità di gestire la politica interna, quindi facciamo appello alla nostra solidarietà e lavoriamo bene per noi stessi e per gli altri, sognando un benessere moderato ma condiviso, non un benessere spaccone ed elitario.

«Non ho mai visto tali leoni, guidati da simili agnelli» - Il professor Malley, nel film “Leoni per agnelli”, cita le parole del generale tedesco sul coraggio dei fanti inglesi nella prima guerra mondiale a confronto dell’inettitudine dei loro superiori.

Autore: Galdo Marco aka Galdo, del clan Esposito. Convinto assertore della diceria secondo la quale “Un animo nobile titaneggia nel più piccolo degli uomini” (Jebediah Springfield), intervista cani e porci. Architetto abusivo, studente paranoico, baseball player, alfiere della fratellanza, esecratore dell’arroganza.

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sommario EDI TOR I ALE: 07

DA DOV E V ENGONO LE GU ER RE REC ENSION I:

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LORD OF T H E R INGS ON LIN E

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ELYSI U M

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REC ENSION E POIN T BL A N K RU BR IC H E :

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GAST RONOM I A : DOLC E A M A RO COLL ABOR A ZIO N E CON K A MO SC A NS

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sommario

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GU ER RE DEL 2000

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PAC E E GU ER R A

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ALL’I M PROV V ISO. FOC US:

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26 ESSERE EDUC ATO R I DI SE ST ESSI

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I L C ASO BERLUSCON I M ET T E ALLE ST RET T E I L GO V ER NO.

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C IN C IN D ’ADDIO PER L’I M U.

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RECENSIONI:

LORD OF THE RINGS ONLINE Quasi sicuramente ognuno di voi lettori conoscerà “Il Signore Degli Anelli” (Lord Of The Ringsin inglese), romanzo epico fantasy scritto da John Ronald Reuel Tolkien ed ambientato nell’immaginaria Terra di Mezzo. Se non il libro conoscerete almeno il film che ebbe un grande successo. Ebbene dopo svariati videogiochi basati sul Signore degli Anelli è stato creato un videogioco online dalla “Turbine, Inc.” rilasciato nel 24 Aprile 2007. Il gioco, in stile MMORPG, di recente ha sviluppato una beta per i computer Apple(quali Mac, MacBook, iMace così via) ampliando così la sua utenza, gira anche la voce sul web che presto verrà rilasciato un client anche per Linux ma la voce non è stata confermata da Turbine. Tralasciando le piattaforme in cui LOTRO è giocabile passiamo ad un aspetto fondamentale dei videogiochi: il gameplay.

Gameplay:

Autore: David David Paolozzi, studente informatico marchigiano nato il 25 Marzo 1997. Beta tester occasionale per videogiochi e scrittore privato, il suo sogno è diventare un programmatore esperto e dimostrare che tutto è possibile. E’ una persona che cerca sempre il meglio delle persone ma non sa dimostrare chi è veramente a se stesso. Nessuno riesce a capire cosa pensa.

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Il gameplay di LOTRO non è certamente qualcosa di innovativo in confronto ad altri MMORPG, anche se la facilità di gioco di questo titolo è molto buona, le schermate sono intuitive ed ogni elemento può essere spostato dove il giocatore preferisce. Tutto tranne la barra delle abilità in basso allo schermo, probabilmente a causa del suo design creato apposta per essere in quel punto. Altra nota positiva è dovuta alla possibilità di poter cambiare quasi se non tutti i comandi di gioco. Ad esempio se vogliamo cambiare dal tasto per visualizzare l’intera mappa di gioco a quello per poter utilizzare un’abilità nella barra apposita possiamo farlo semplicemente cercando nelle impostazioni di gioco; in più trovare il pulsante che state cercando è facilitato da un barra di ricerca visualizzabile nella parte alta del menù. Purtroppo tutto questo viene smorzato da un reparto di lingue utilizzabili veramente povero. Infatti è presente solo la lingua inglese, francese e quella tedesca. Comunque questo fatto non ostacola molto i giocatori che non conoscono una di queste lingue infatti i dialoghi non sono complicati ed anche ad un no8


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vizio sarà semplice comprendere cosa sta accadendo. Inoltre tra i molti server disponibili sono presenti dei server RP (role-play) in cui bisognerà svolgere la propria avventura come se fosse reale, purtroppo non posso spiegarvi esattamente cosa significa role-play ma vi invito a fare una rapida ricerca per informarvi.

Grafica: La grafica di LOTRO è molto ben curata e, per un gioco gratuito, non si poteva chiedere di meglio. Gli scenari non sono nè troppo spogli nè troppo pieni di oggetti: questo fattore si può notare molto nei primi istanti di gioco e continuerà ad intrattenervi per tutto il tempo che giocherete. Gli oggetti sono ben curati ed i mostri sono davvero eccellenti; anche i personaggi sono ottimi, anche se la personalizzazione non è molto ampia. La grafica nonostante sia piuttosto avanzata è anche molto leggera, infatti i requisiti minimi per LOTRO non sono esagerati ed abbassando di poco le impostazioni anche un computer piuttosto vecchio riesce ad eseguire il videogioco con buoni FPS (frame per secondo, ovvero la frequenza di immagini che appaiono sullo schermo).

Giocatori: Bisogna ammettere che per essere un gioco rilasciato nel 2007 LOTRO ha ancora un'ampia utenza e alcune volte alcuni server risultano addirittura pieni, ovviamente ci sono molti server per LOTRO ma per ogni server bisognerà ripartire da zero con un nuovo personaggio.

Storia: La storia di LOTRO rimane sopra alla media; ovviamente non è possibile assaporarla al meglio per via delle poche lingue presenti, ma posso assicurarvi che è molto piacevole. Per quanto riguarda le missioni secondarie, alcune possono avvicinarsi leggermente a quelle della storia principale ed è una piccola cosa che non fa mai male a chi piace godersi un titolo seguendo ogni piccolo passo della storia; però quelle missioni non modificheranno la storia principale in nessun modo. Per quanto riguarda le missioni secondarie che non entrano in contatto con la storia principale, si tratta delle solite missioni “consegna un oggetto a qualcuno” o “uccidi il mostro”: in pratica piccole missioni per aumentare il proprio livello e guadagnare oggetti e soldi.

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Audio: L'audio del gioco non è niente di speciale, le solite musiche che si sentono negli MMORPG, avrebbero potuto fare di meglio. Comunque accettabile.

Pay to Win? Risponderò semplicemente per poi spiegare il termine, no il gioco non è pay to win, anche se molte missioni rimangono bloccate se non si spendono dei soldi. Per pay to win si indica un gioco in cui bisogna spendere soldi reali per essere più potente di quelli normali che non spendono soldi, appunto, reali. Per fare un piccolo esempio se un giocatore che compra una spada con soldi reali rende impossibile a chi non ne spende di batterlo il gioco è pay to win. Voto: Grafica: 8/10 Gameplay: 7/10 Storia: 7/10 Utenza: 8/10 Audio: 6/10 Longevità: 7/10 Tecnologia: 7/10 Lingue: 4/10 Voto medio: 6,75 Il videogioco è sopra alla media, da provare sicuramente, potrebbe appassionare soprattuto i fan del Signore degli Anelli.

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RECENSIONI:

ELYSIU

“Nello spazio, dentro a ‘ste corazze, come va? Non c’è bene, grazie.” recitava Valerio Mastandrea nell’interpretare la recensione di Johnny Palomba su Star Wars. Eppure, dopo il classici dei decenni passati, e dopo essere sopravvissuti alla moda necrofila degli accoppiamenti, nei teen movie, con qualsiasi tipo di creatura soprannaturale (e morta) possibile, sembra che la fantascienza sia tornata in auge. E non “la fantascienza”, e basta. Ma la distopia. Piccola lezione etimologica: per distopia si intende il negativo di utopia. Ossia, se l’utopia è qualcosa che non c’è in nessun luogo (u-thopos) ma è massimamente desiderabile, tanto da essere praticamente inesistente, la distopia è, per etimo, un cattivo luogo (dis-thopos) ossia un alternativo futuro in cui, quel che succede, non è proprio una passeggiata in un giardino fiorito baciati da un Sole radioso e splendente. Ma, vedete, non c’è nessuna relazione tra cattivo luogo e

Autore: Max Max alias Massimiliano: C’è perché c’è, fa quel che fa, è quel che fa. Talvolta riesce ad essere ciò che vuole. Talvolta è quel che è: Max, ma per pochi. Instabile, maneggiare con cura. Tenere fuori dalla portata dei bambini. Il prodotto è composto da parti tossiche pericolose. Evitare il contatto con occhi e mucose, qualora questo dovesse avvenire contattare un medico. Non è un prodotto medicinale.

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cattivo film. Hollywood lo conosciamo bene, cavallo che vince non si cambia. Segue le mode, o meglio, crea le mode e le sfrutta fino all’estremo. Oblivion, è distopia. Elysium, stranamente, è distopia. A distanza di pochissimo l’uno dall’altro? Lascio ad ognuno di voi la possibilità di decidere quanta coincidenza ci sia in questo. Ma torniamo in tema. Elysium. La Sony Pictures Entertainment commissiona ad un geniale Neill Blomkamp (già District 9) un filmone da 115 milioni di dollari di budget, regalandogli anche una coppia di star dalla fama del calibro di Matt Damon e Jodie Foster, dei quali fingere di riportare una filmografia è offensivo sia per loro che per noi stessi. Anno 2154, scenario da brivido: mentre su una Terra sovrappopolata, malata e morente i poveri vengono lasciati in condizioni di disperata precarietà, i ricchi abbandonano questo mondo per recarsi nel loro paradiso privato, dove, chiave d’accesso i soldi, tutto è possibile. Anche infilarsi in una capsula malato di qualsiasi cosa (cancro, leucemia, contaminazioni radioattive o, che so, HIV) e uscirne sano e indenne, a patto che il cervello sia integro e non lesionato. Insomma, la malattia, in qualsiasi accezione si vuol conferire a questo termine, è stata debellata. Questo paradiso si chiama Elysium. E, inutile a dirsi, i ricchi sono i cattivi della scena. I buoni, populisticamente inneggiando al più puro spirito manzoniano, sono i poveri, oppressi e lavoratori nelle fabbriche che producono droidi atti a garantire la sicurezza dei ricchi e l’oppressione dei poveri. Tra questi, Max Da Costa (interpretato da Matt Damon), orfano con un passato che oscilla tra il tragico ed il patetico, che, per uno sfortunato incidente, si trova a dover, per dirla brevemente, salvare il mondo. Rientrano in questa trama tutti i canoni classici di una pellicola di questo genere: l’associazione clandestina sovversiva che mira a debellare la disparità perpetrata tra gli esseri umani, la combo uomo\donna di “super cattivi” ossia di personaggi che riescono, per contrasti, a far apparire i ricchi cattivi ed insensibili come ingenui a loro volta vittime di un sistema mendace e malato, la storia d’amore e un finale improntato sul sacrificio. Riguardo allo svelare la trama, nulla in contrario se, in quanto recensionista, mi astengo dal farlo. Uno sguardo alla pellicola, invece, è d’obbligo. Fotografia ed effetti speciali perfetti, senza strafare, ma coerenti ed adatti allo scopo. Meno coerente, invece, un po’ tutto l’impianto “fantascientifico” del film. Si assiste ad una tecnologia imperfetta, e oltremodo perfetta. Un ossimoro, insomma. Mentre le capsule di guarigione sono dei veri prodigi miracolosi, un po’ anni ’90 invece è la sicurezza di questo mondo fatato e paradisiaco: pass crackabili e hackerabili 13


codici rendono imperfetta la visione futuristica. È come assistere ad un continuo flaskback, un andirivieni di epoche storiche, in cui futuro e passato diventano un unico connubio dissonante di possibilità e contenuti. Un tantino strano a vedersi, ancora di più a dirsi. Il regista delude un quel tanto che basta per paragonare quest’opera con la precedente. Per chi ha visto District 9, ricorderà l’empatia sottesa in tutto il film. Lo spettatore si trovava a simpatizzare prima per i poveri profughi alieni, poi per lo sventurato eroe che, come in un perfetto romanzo di formazione, maturava a tal punto da compiere il sacrificio finale, immolando se stesso per un beneficio più grande, godibile anche attraverso una vita di dolore, premio del sacrificio. Ora invece, lo spettatore, pur conscio di un sotteso filo rosso o messaggio dipanato e non poco celato all’interno di tutta la pellicola, resta attonito e freddo. Elysium, il paradiso, il mondo dei sogni che chiunque bramerebbe, resta accennato, tratteggiato e mai mostrato. Sono solo asettiche camere illuminate, squarci di giardini e droidi. Nulla di più. La Terra è come la si immagina, con personaggi di abbaiato spessore e piatti quanto basta da rendere imperfetta l’empatia tra pubblico e attori. Insomma, dopo poco, tutta la pellicola diventa scontata, si assiste impassibili ad un finale accennato già dalle prime battute, inesorabile come la lacrima finale, sperata e mai versata. Qualcosa non va, e lo si avverte. Non un gran film insomma, eppure un bel film. Il messaggio traspare, ma il conclamarlo è compito dello spettatore, dopo il film, dopo essersi abbandonato alla riflessione. Così pure il futuro traspare, o viene accennato. Ma è, ancora una volta, appannaggio dello spettatore costruirlo, riempirne i dettagli e renderlo coerente. Sembra quasi che Elysium sia il Billionaire e che la Terra sia la situazione di precarietà e svantaggio in cui verte buona parte della popolazione… Forse, a pensarci bene, a mente fredda e dopo tutta la proiezione, è un film da vedere… a patto che ci si conceda qualche proficuo minuto di riflessione dopo. C’è anche un’associazione eversiva. Ho sentito dire che la chiamano Magistratura…

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RECENSIONI:

POINT BLANK V I DEOGIOCO GR AT U I TO DELL A Z EPPET TO.

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Autore: David David Paolozzi, studente informatico marchigiano nato il 25 Marzo 1997. Beta tester occasionale per videogiochi e scrittore privato, il suo sogno è diventare un programmatore esperto e dimostrare che tutto è possibile. E’ una persona che cerca sempre il meglio delle persone ma non sa dimostrare chi è veramente a se stesso. Nessuno riesce a capire cosa pensa.

Point Blank è un FPS (First Person Shooter) della Zeppetto rilasciato nel 2008 ed in continuo aggiornamento anche oggi, il videogioco è stato rilasciato in Italia dalla Accel On. Il videogioco propone uno scenario in cui le forze speciali (M.A.G.) dovranno fermare i terroristi(D.A.T.). Di per se quindi lo scopo del gioco è molto intuibile, uccidere senza fare prigionieri. Comunque se lo scopo del gioco è molto ovvio si sono sviluppate ben sette modalità di gioco in cui gli obbiettivi saranno differenti, dall'uccidere tutti allo scappare da dei dinosauri controllati da altri giocatori. Il gioco è puramente online infatti non è possibile giocare una modalità single player (giocatore singolo).

Gameplay: Il gioco è molto semplice, uccidere terroristi o forze dell'ordine senza un vero e proprio scopo logico, inoltre come già detto esiste una modalità comprendente i dinosauri chiamata salvezza, qui lo scopo invece è di arrivare a delle porte facendosi strada tra i dinosauri. Una volta raggiunte le porte la persona che le trapassa sarà in salvo ma verrà teletrasportato indietro segnando un punto a favore degli umani. Oltre ai dinosauri le modalità rimanenti sono le tipiche di un FPS online, ad eccezione di “RISSA!!” in cui i giocatori saranno solo armati di pugni. Una caratteristica molto brutta di questo gioco è che i giocatori più abili sono in grado sempre e comunque di spararti in testa a qualsiasi distanza con qualsiasi arma, il che fa spazientire anche il più paziente dei videogiocatori.

Grafica: La grafica lascia molto a desiderare e richiede uno sforzo enorme del computer in confronto ai risultati che vedremo. Le mappe disponibili sono monotone e delle volte piuttosto spoglie e gli elementi che si vedono sono veramente pochi.

Utenza: I server di questo titolo sono molto popolati infatti i primi due server dei nove esistenti sono sempre quasi pieni.

Audio: L'audio di Point Blank non presenta sorprese ma non lascia neanche a desiderare. Rimane nella media di un qualsiasi FPS.

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Pay to Win? Il gioco è quasi estremamente pay to win, infatti sarà difficilissimo uccidere una persona che spende soldi reali se non ne spendiamo a nostra volta. Per chi non sapesse cosa significa pay to win la spiegazione è piuttosto semplice, per pay to win si intende se ad un dato videogioco la difficoltà nel superare un giocatore che paga per diventare migliore in confronto ad uno che non paga è alta o meno. Il gioco rientra quasi nella media. Può attrarre un discreto pubblico di vario tipo.

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Voti: Gameplay: 6/10 Grafica: 3/10 Utenza: 9/10 LongevitĂ : 5/10 Audio: 6/10 Tecnologia: 5/10 Voto medio: 5.6

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RUBRICA:

GASTRONOMICA:

DOLCE AMARO

Questo mese vi presentiamo un cocktail dal nome conflittuale DolceAmaro. Credo che la ricetta sia sarda, ma solo perché l'ho imparata da una sarda. ;-) Semplice ma buonissimo, dal gusto deciso, ottimo per il dopo cena. Per 1 persona Difficoltà = Facile INGREDIENTI: 4 Cubetti ghiaccio, 1 Cucchiaio Amaro Savoia, 5 Cucchiai Cinzano Bianco Dolce, 1 Scorzetta d'arancia PREPARAZIONE: Mettete il ghiaccio nel mixer, unite l'Amaro e il Cinzano, mescolate a lungo e versate nell'apposita coppetta, trattenendo il ghiaccio con lo strainer (colino). Profumate con la scorzetta di arancia, che strizzerete sul cocktail pronto.

Autore: Mauro Mauro Aka Various (13 febbraio1987) è un informatico valtellinese, attualmente codirettore del OUReports. Sognatore incazzato. Prova un amore folle verso gli animali e ne possiede di diverse specie. Scrivere è per lui uno sfogo, un momento di riflessione fra se e il mondo che sta dentro di lui.

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CONFLITTI:

LE GUER RE D Tutti sanno che siamo ad un passo dalla guerra in Siria anche se pare che la situazione stia migliorando. Il groviglio di tragiche contraddizioni che lacerano oggi il Medio Oriente è la conseguenza di due secoli di imperialismo francese, inglese ed americano. Come scrisse Filippo Gaja:

“tutta la legalità del Medio Oriente è stata costruita con l’illegalità, la prevaricazione e la violenza. Le frontiere non sono che righe immaginarie che attraversano il deserto, tracciate dopo estenuanti mercanteggiamenti e continue cancellazioni con riga, compasso e matita, in base ad imperativi arbitrari dettati da calcoli economici totalmente estranei agli interessi dei popoli che, del resto, nessuno si è mai sognato d’interpellare. L’inchiostro con cui questa storia tragica è stata scritta negli ultimi cento anni è il petrolio”. L’America dal 2001 ha giustificato le sue azioni nei modi più disparati: Il 7 ottobre 2001 George W. Bush (figlio) ordina l'attacco al regime Talebano che controlla l'Afghanistan e che secondo la Casa Bianca è responsabile degli attacchi dell'11 settembre. Il 20 marzo 2003 gli Stati Uniti invadono l'Iraq, in seguito alle accuse rivolte al governo di Saddam Hussein di possedere armi di distruzione di massa. Il presidente Bush aveva tentato nei mesi precedenti di ottenere l'avallo dell'ONU, ma aveva incontrato l'opposizione di Francia e Russia, nonché della maggior parte delle opinioni pubbliche di tutto il mondo. La guerra, ribattezzata Seconda Guerra del Golfo, si conclude abbastanza velocemente; tuttavia le armi non saranno mai trovate mentre il Paese precipita in una violenta guerra civile con scontri fra 26

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DEL 2000

Autore: Mauro Mauro Aka Various (13 febbraio1987) è un informatico valtellinese, attualmente codirettore del OUReports. Sognatore incazzato. Prova un amore folle verso gli animali e ne possiede di diverse specie. Scrivere è per lui uno sfogo, un momento di riflessione fra se e il mondo che sta dentro di lui.

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sciiti e sunniti, le due maggiori etnie irachene. Gli scontri e gli attentati hanno provocato fra il 2003 e il 2006 1.200.000 morti iracheni e più di 3.000 soldati americani uccisi. Ed ora vogliono intervenire in Siria perché il 21/08/2013 il regime avrebbe utilizzato armi chimiche. Sottolineo che le motivazioni sinora addotte per giustificare gli attacchi non si discostano poi molto da quelle che in passato i regimi liberali e fascisti usavano per legittimare le imprese coloniali. Non è un caso che due degli stati canaglia nel mirino degli USA, Iraq ed Iran, bollati da Bush jr nel suo discorso del 29 gennaio scorso sullo Stato dell’Unione come asse del male, siano anche importanti Paesi produttori di petrolio. Le nazioni esplicitamente citate da Bush in quella occasione furono Iraq, Iran e Corea del Nord. Si diceva una volta che chi controlla il Golfo, controlla il mondo. Oggi, il dominio delle risorse energetiche dell’Asia Centrale, che con quelle del Medio Oriente rappresentano circa i due terzi delle risorse del nostro pianeta, è un obiettivo imprescindibile per chi come gli USA vuole che il XXI secolo sia ancora un secolo americano. L’intervento in Afghanistan era perciò necessario non solo per far insediare un fedelissimo come Karzai al governo del Paese, ma soprattutto per piazzare per la prima volta alcune basi militari nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale oltre ad essere una spina nel fianco di Iran e Cina. Gli eventi dell’11 settembre 2001 e ciò che ne è seguito, il diritto alla legittima difesa, il diritto alla rappresaglia da tutti riconosciuti ed approvati con risoluzione dell’ONU 1368 del 12 settembre 2001, sono serviti da pretesto per fornire una parvenza di legittimità ad un nuovo capitolo della vecchia e mai dimessa politica delle cannoniere. Esemplari a tale proposito le affermazioni del consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice. “Per l’Iraq non c’è bisogno di prove: Saddam è un individuo pericoloso”. 7 2

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Tutto questo senza calcolare che il Medio Oriente è da sè una bomba inesplosa, se guardiamo gli ultimi anni è un continuo conflitto. Il 12 luglio 2006, un commando di Hezbollah (ossia Partito di Dio: è un partito politico sciita del Libano fondato nel giugno1982, dotato di un'ala militare, con sede in Libano) entra in territorio israeliano e uccide tre soldati, catturandone altri due. Israele considera l'atto una dichiarazione di guerra, invade il Libano del Sud e bombarda alcune città libanesi. Il 2009 L'anno inizia con la guerra di Gaza; Israele decide di reagire agli attacchi missilistici palestinesi e programma una dura operazione militare contro la striscia di Gaza.

Marocco e Kuwait. Anche la Russia ha interessi economici in ballo, oltre ad avere un forte terrore dell’espansione degli stati governati dalla Shari’a (“Legge di Dio”: sono generalmente considerate in questo modo tutte le norme contenute nel Corano come la Sunna - ovvero gli hadith del Profeta -, il consenso dei dotti - ijmāʿ - e l'analogia giuridica - qiyās). Nel 2008 la Russia invade il territorio georgiano, giungendo fino a Gori, centro nevralgico e città natale di Stalin. Il conflitto fra Russia e Georgia è causato da tensioni sullo status dei territori autonomi georgiani dell'Ossezia del Sud e dell'Abkazia, oltre al bisogno russo di avere una “barriera” anti islamica. Con la mediazione europea viene firmato un cessate il fuoco, che prevede il ripristino dello status Nel 2010-2011 si svolge la cosidetta Primavera Araba, una quo; tuttavia nella regione la tensione resta alta. serie di proteste ed agitazioni che coinvolge l'Algeria, il Bahrein, l'Egitto, la Tunisia, lo Yemen, la Giordania, il Gi- Il terrore di questa espansione è uno dei motivi per cui la buti, la Libia e la Siria, mentre ci sono stati moti minori in Russia rimane contraria all’interento in Siria. Intervenire Mauritania, Arabia Saudita, Oman, Sudan, Somalia, Iraq, a favore dei ribelli vuol quasi certamente dire consegnare anche l’Iran all’egemonia della Shar’ia. 28

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CONFLITTI:

PACE E GUER R A

Adoriamo adoperare parole, o interi estratti del lavoro La pace si distingue dalla tre- altrui (per gli avvezzi dei social dicesi citazioni) perché, per comodità, gua o dall’armistizio in quan- no un potere. queste parole o gruppi di parole possiedoLungi dall’essere un potere di indole transustanziativa, to implica la cessazione di ossia capace di modificare la sostanza o la qualità del let(o del latore) inducendolo alla riflessione, all’approogni ostilità, ossia atti di vio- tore fondimento, alla conoscenza; questa capacità, questo poè, per nostra comune malagrazia, di tipo riflessivo: lenza, e non soltanto la loro tere, ci fa sembrare più colti per riflesso. la Luna, sasso opaco sospeso nel vuoto più totale, interruzione. Se, pertanto, siCome indora per opera del Sole, così noi, cervelli opachi incanel nero delle nostre esistenze, acquisiamo spesdeve contrassegnare una re- stonati per grazia di precedenti pensatori. altà distinta e autonoma non sore E, per quanto può sembrare strano a molti, riduttivo ad e banale a pochi, questo è semplicemente sbagliato può che essere perpetua.[1] alcuni al limite dell’offensivo per noi stessi. Da qui l’idea di cominciare una discussione serena sui

Autore: Max Max alias Massimiliano: C’è perché c’è, fa quel che fa, è quel che fa. Talvolta riesce ad essere ciò che vuole. Talvolta è quel che è: Max, ma per pochi. Instabile, maneggiare con cura. Tenere fuori dalla portata dei bambini. Il prodotto è composto da parti tossiche pericolose. Evitare il contatto con occhi e mucose, qualora questo dovesse avvenire contattare un medico. Non è un prodotto medicinale.

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conflitti partendo dalla definizione enciclopedica del suo esatto, quanto utopico, contrario, la pace. Cos’è la pace? Per poter essere propriamente definita, questa deve rappresentare una realtà, citiamo, distinta ed autonoma e non transitoria o indotta. Quindi deve essere perpetua. È quindi possibile la pace, propriamente detta? Banalmente, no. Da questo, la domanda successiva, foriera di responsabilità per ogni singolo uomo su questa Terra: se è alla pace che noi tendiamo, e questa è irragiungibile, allora noi cosa ci stiamo a fare? Per poter sperare di offrire a questo interrogativo una parziale, seppur difficoltosa, risposta esaustiva, ripercorriamo le tappe della storia parodiata dell’uomo indicate in Idea per una storia universale da un punto di vista cosmopolitico, di Kant. L’uomo è una promessa, un’infinito contenitore di se stesso, delle sue possibilità e delle sua capacità potenziali. È la Natura, personificata e mai definita dall’autore, a creare un uomo di questo genere, fermo restando che

tutte le disposizioni naturali di una creatura sono destinate a dispiegarsi in modo completo e conforme al fine [2] 29


l’uomo, pur nascendo capace di incivilirsi oltre ogni sua immaginazione, nasce in un ambiente incivile. L’uomo nasce, anzi, è gettato (se si accetta l’accezione heidegerriana del termine), in una primaria condizione di minorità. Con questo termine non si vuole indicare unicamente una minorità dei costumi, si prenda come esempio alcuni commenti protorazzisti sulle popolazioni tribali ancora sopravvissute in luoghi sperduti e lontani dal nostro tipo di civiltà. Questo non è tutto. Minorità è anche uno stato mentale e morale, uno stato, o stadio evolutivo, di subordinazione nei confronti dell’altro, dell’altro da sé. Qualcuno che pensa per noi, che ci indica come agire, che spudoratamente opera correzioni verbali della realtà intimamente convinto della totale stupidità. Lo stato di minorità è una condanna, una condanna che ogni uomo ha il potere di infliggere a se stesso, ma solo pochi hanno l’ignominia di ergersi a carcerieri[3]. Solo pochi, ma tristemente sufficienti. Allora, Natura, oppure la Natura (la differenza è sostanziale ma indifferente all’argomentazione perché è lo stesso Kant a non fornire descrizioni di questa), interviene in aiuto dell’uomo. Abbiamo detto che lo scopo dell’uomo è la sua crescita, è l’uscita dallo stadio di minorità. Ma la Natura, che conosce l’uomo, non foss’altro perché è una sua derivazione, comprende l’impossibilità di rivelare all’uomo il suo stesso scopo perché esso verrebbe travisato. Verrebbe corrotto. Quindi è necessario, alla Natura, celarsi, nascondersi dietro gli istinti più incivili dell’uomo, quindi preponderanti nello stadio di barbarie. Da ciò:

I singoli uomini, […], mentre perseguono i loro scopi […] procedono senza accorgersene verso lo scopo della Natura, che è a loro sconosciuto, come fosse il loro filo conduttore, e lavorano al suo promuovimento, per il quale avrebbero assai scarso interesse anche se quello scopo fosse loro noto.[4]​

E, domandiamoci in ultimo, quale è la molla che incita l’uomo all’incivilimento? Semplice: il conflitto. Riportiamo, non testualmente, la metafora kantiana: una foresta è composta da alberi dritti, forti, alti e svettanti perché gli stessi alberi crescono uno a ridosso dell’altro, si sottraggono la luce l’un altro. Di conseguenza, per poter godere del Sole, gli alberi son costretti a gareggiare tra loro, ad allungarsi, a spingere le loro cime oltre la cappa verde. Sono in guerra l’uno con l’altro. E da questo conflitto ne consegue la loro massima crescita, il loro massimo splendore. Immaginiamo una foresta di alberi diradati. Sarebbero bassi e ritorti, curvi su loro stessi. Impigriti e sterili nella loro crescita. Non darebbero ragion d’essere al loro spettacolare potenziale. Così l’uomo, anzi gli uomini, pigiati su questa terra, si trovano accalcati l’uno sull’altro. E sgomitano, per farsi

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spazio. E, in questo, adoperano il loro ingegno e la loro propria fantasia per migliorarsi, per avere dei vantaggi, per superare se stessi, prima ancora che superare gli altri. Il conflitto, kantianamente parlando, rende l’uomo migliore. Lo sprona dall’impigrimento a cui sarebbe soggetto per sua stessa indole. Lo induce a superarsi, per superare. La democrazia? Cos’altro è se non il conflitto delle idee, della retorica, delle libertà? E, forse, non è la democrazia la più “perfetta” e la più difficile forma di governo che l’uomo abbia mai prodotto? È nata dal conflitto, e di conflitto si nutre. Eppure rappresenta un conflitto evoluto, non violento ma rispettoso. Un conflitto in cui la parità e l’egualitarismo dei contendenti è sancito a priori. È un conflitto, ed è libertà. Ma questo è pur sempre un discorso.Bello, e forbito, e composto di idee che aprono illuminanti possibilità, ma sono sempre parole.La realtà è che l’uomo non tollera il conflitto.Perché? Perché non tollera l’altro. Non lo riconosce suo pari, o meglio, si riconosce di volta in volta superiore, latore di verità indiscutibili, giustificato alla violenza. E da qui, l’uomo come singolo e come specie, utilizza la guerra come strumento di morte, come momento di de-crescita umana e morale e non come dialogo, ed incentivo al superamento delle difficoltà. Forse, un giorno, l’uomo come specie, imparerà che una vittoria non vale i morti di cui è responsabile. Imparerà che il benessere è più amaro e meno duraturo se, nelle sue fondamenta, si impasta tutto con il sangue altrui.Imparerà a riconoscere l’altro come un altro se stesso.E, ancora, forse è questo lo scopo della Natura: farci riconoscere l’insensatezza del conflitto come omicidio e l’assennatezza del conflitto come battaglia di idee. Tanti forse, che altro non sono che speranza.Ma, in fondo, è meglio sperare che la parte più turpe dell’animo umano sia in grado di generare qualcosa di positivo piuttosto che continuare a credere di essere l’unico animale, su questa terra, capace di inventare strumenti per il suo annientamento.Come sostenne Einstein “un topo non costruirebbe mai una trappola per topi”. Magari, prima di trovar pretesti per bombardare chissà dove, prendiamoci un minutino per riflettere, intimamente, sul fatto che, forse, lungo il percorso tracciato dalla Natura per ogni essere vivente, malgrado le nostra infinite possibilità, siamo ancora un passo in dietro al topo. E, da qui, prendiamo il coraggio per compiere il passo successivo. [1] Voce pace Enciclopedia Einaudi, Torino, 1980, C. de Marchi. [2] I. Kant, Idea per una storia universale da un punto di vista cosmopolitico, in Scritti di storia, politica e diritto, trad. a cura di F. Gonnelli, Laterza, Bari, 2003 [3] Cfr. Che cos’è illuminismo, http://www.atuttascuola.it/contributi/storia/immanuel_kant_che_cos_e_l_illuminismo.pdf [4] I. Kant, op. cit.

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CONFLITTI:

ALL’IMPROV V ISO “Dunque… shampoo, bagnoschiuma, detersivo per piatti, spugnette, sono… sei e sessanta.” “Ecco a voi.” “E questo è il resto. Grazie.” “Grazie, arrivederci.” “Buona giornata!” “Ma dammele mature, per favore. L’altra volta mio marito disse che non sapevano di niente.” “Non vi preoccupate, signora. Questa volta sono uscite spettacolari! Guardate, guardate come sono belle. Vedete che meraviglia? Ciliegie così brillanti e dolci dove le trovate oggigiorno? Vi garantisco io, sono pietre di zucchero!” “Va bene, datemene un chilo.” “Nient’altro?” “Fate così, datemi anche mezzo chilo di kiwi. E poi basta così.” “È un po’ di più, signora. Lascio? Sono sei euro precisi precisi.” “Va bene, ecco qua.” “Grazie, buongiorno.” “A te, ciao, Peppino.” “A lei, signora!… Buongiorno. Prego.” “Buongiorno. Vorrei vedere quei cappelli.” “Certo, venga pure. Allora, questo qui…”

Autore: SangueBlues Vengo dalla provincia di Napoli, una città abbastanza caotica ma di cui, fin’ora, tra le città che ho visitato, non sono riuscito a trovarne una al pari, per magia, fascino, ricchezza artistica e vitalità. Suono il pianoforte e le tastiere in una band rock-blues con testi in napoletano, di cui compongo le canzoni. Adoro anche scrivere, in particolare racconti incentrati soprattutto sull’attualità, ma anche poesie e articoli.

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La vita fluiva continua, uguale, scorrevole. Si lavorava, ci si attivava, girava qualche soldino. Era una bellissima giornata di tarda primavera. Il sole accendeva festosamente i colori pastello del tendone del fruttivendolo, quelli succosi delle fragole, delle arance, l’insegna del negozio di merceria. E i negozianti ridevano e scherzavano fra loro, con i clienti. Peppino il fruttivendolo, raccogliendo le mele e le arance, rispondeva a una battuta di Alberto il macellaio, il quale, a sua volta, rispondeva al saluto di un amico che era passato di lì con lo scooter. Anche il tabaccaio sembrava di buon umore, mentre elargiva generoso pezzi di filosofia sempre azzeccatissimi ad ogni situazione, accompagnati dall’annuire sincronizzato dei clienti che acquistavano le sigarette, i gratta e vinci, il Corriere della Sera o quello dello sport. Tutti lavoravano allegramente e onestamente, tutti erano a posto con la coscienza. Come tutti i giorni. Il macellaio era già con la testa nella sua pacifica villetta a Ischia, immersa tra i fiori, col mare davanti, quello della merceria contemplava la sua Mercedes nuova di zecca, e la contemplava anche perché era in doppia fila e gli avevano comunicato che negli ultimi giorni quei luridi mangiapane a tradimento dei vigili stavano perlustrando quelle zone, affamati di verbali. Ma il fruttivendolo era sereno, perché quel week-end l’avrebbe trascorso, come al soli3 2


to, sulla sua barchetta, in compagnia della moglie, del figlio e del suo angolo bar, in giro per le isole Pontine. Ma, a un certo punto, tutta quella serenità cominciò a essere interrotta da un improvviso clima di tensione. L’aria si stava facendo pesante, c’era qualcosa che non andava. Qualcosa stava per accadere. Peppino il fruttivendolo guardava fuori circospetto, teso, il macellaio tagliava la carne con le mani tremolanti, con una tensione che si percepiva a un chilometro, con la fretta di terminare al più presto, per essere anche lui aggiornato della strana e improvvisa situazione, ma, al tempo stesso, con la preoccupazione di affettarsi una mano. Nella tabaccheria “Cozzolino & figli” s’era brutalmente e prosaicamente interrotta quell’atmosfera peripatetica, una frase aristotelica era stata addirittura troncata da un evasivo, volgare ed ambiguo “Ha detto un gratta e vinci da tre?”. “Che c’è, Peppino?” domandò la signora Pannico al fruttivendolo. “N-no… niente, niente.” “Ma sicuro?” “Niente… niente. Una cosa… ma niente.” “Mah.” “Ehi, Giovanni! Giovanni!” “Sì, Pasquale, dicono che…” “Ma qua vicino?” “L’hanno visto passare vicino al bar di Maurizio.” “E adesso dove sta?” “E che ne so… non l’hanno visto più all’improvviso, chi lo sa, o se ne andato o…” va oscurarsi, diventare strana, di un colore ambiguo… sembrava un’atmosfera da incubo. Ma purtroppo era la Qualcosa aveva ormai turbato la pace, la serenità dei realtà. Gino ebbe l’idea disperata di chiudere in anticilaboriosi commercianti cittadini, la loro esemplare po, non l’aveva mai fatto prima. Non ce la faceva più oroperosità. Perché, perché doveva per forza passare? mai, si trattava di un gesto istintivo. Ma mentre si stava Era giusto? Cosa avevano fatto di male loro, così ligi al avvicinando alla saracinesca per abbassarla… entrò la dovere e onesti, così amati dalla gente, dalle massaie signora Giuliacci. “Signora, mi dispiace, sto chiudenche popolavano quei poderosi condomini, dentro cui si do… sì lo so che sono solo le undici, ma devo prend… nascondevano gli affanni della quotidianità, i conti, gli andar… devo… ehm, devo accompagnare mia mamma escamotages per cercare di continuare a vivere dignito- all’ospedale!” “Ma tua mamma è…” “Mia mamma… samente, ma anche la pace dei divani, in cui affondare no! Scusate, volevo dire… io.” “Tu devi andare all’ospetutte le perplessità e le profonde insoddisfazioni di dale?! Uh, perché, che è successo?” “Mi sono… va be’, questa vita, illuminati dalla luce celestina e riposante dei signora, entrate, ci vado dopo. Venite, venite, cosa vi televisori. Parlare con la signora Sorrentino, così mite serve?” “Solo la carta igienica, mi sbrigo subito.” “Ecco e curva sulle buste della spesa, la signora De Gregori, qua. Sono un euro e venti.” “Ma non ce l’hai quella più energica e graziosamente maliziosa, che parlava di que- resistente? Sai, ieri si strappava e mi si sono attaccati i sto qui e di quello lì, colorando la monotonia del lavoro pezzetti di carta in…” “Ecco qua! Resistente ma mordi negozio, e poi trovarsi, d’un tratto, catapultati a tu bida!” “Ma questa non è che profuma di vaniglia? Mio per tu con persone del genere, capaci di creare simili figlio, secondo me, deve essere allergico, l’altra volta squarci in quell’armonia. gli sono uscite tante…” “Signo’, ecco qua, usate i tovaglioli!” “I tovaglioli?” “Sono ottimi! Nessuno lo sa, ma Ormai Gino, del negozio di detersivi e non solo, era fidatevi… un euro”. “Va bene. Ecco qua. Ti lascio andare impietrito: lo avevano aggiornato comunicandogli che all’ospedale allora, ciao, domani mi fai sapere come è lui era nelle immediate vicinanze, a parlare con un andata!” Cazzo, finalmente se ne era andata! E che palle. amico vicino alla parrocchia. Ha anche amici un tipo del Tutto grondante di sudore, si precipitò verso la saracinegenere? pensava Gino. Com’è possibile? Anche se il sole, sca e, finalmente… Nooo! imperterrito, e a suo modo solidale, splendeva sempre più sulle foglie delle querce, cercando di far apparire Era lui, enorme, immerso nell’ombra, ad oscurare il bello anche il cassonetto dell’immondizia, di un verde sole. Gino indietreggiava pian piano, quasi come se lui pieno, ricolmo di insalata gettata dal fruttivendolo, di un lo stesse spingendo dentro, verso la cassa, minaccianverde più chiaro, lieve e delicato, l’aria, tuttavia, sembra- dolo con una pistola. “Buongiorno.” “E… e…” “Salve.” 33 3


“S-salve.” “Mi date uno spazzolino?” “Sì, ma…” “Il più economico che avete.” “Io, veramente, stavo… chiudendo.” “Chiudendo? A quest’ora?” “A… e… perché… a quest’ora.” “Non mi dite niente, stamattina non mi sono lavato i denti, ieri sera ho buttato lo spazzolino vecchio e mi sono dimenticato di comprarne prima uno nuovo.” “M-mi dispiace tanto.” “Vi dispiace? …Ah, grazie, sì, ma non mi fate questa cortesia? È urgente, sono senza spazzolino adesso. Una cosa veloce veloce.” “Ah, s-sì, sì.” “Grazie mille.” “Questo va bene? Un euro.” “Sì, va benissimo. Ecco. Grazie. Arrivederci, e scusatemi, grazie ancora.” Se ne stava andando! Solo adesso forse stava connettendo pacificamente il cervello con la realtà. Sì, era quasi fuori, non ci poteva credere, e vai!... “Ah, scusatemi!” Gli si gelò tutto il sangue. “Scusate, abbiate pazienza…” “S-s-sì?!” “Mi trovo, prendo anche lo shampoo, mi è finito. Scusatemi tanto, lo so, oggi sono un po’ rompicoglioni.” Lo dovevano uccidere… il cuore gli batteva impazzito. Si sciolse tutto, i muscoli tutto d’un tratto ricominciavano a muoversi con elasticità. “Il… lo… shampoo, sì, là.” “Dove là?” “Là là.” “ ‘Là là’ dove?” “Ehm, lì, sulla sinistra, lo scaffale più in basso.” “Mmh, shampoo, shampoo, shampoo, crema… niente, qui sotto ci sono solo creme depilatorie.” “Ah, ma non là, no, scusate… ehm, lì, sullo scaffale in fondo, il più alto.” “Ecco, due euro e quaranta, vero?” “Vero. E-ecco il r-resto.” “Grazie di nuovo, gentilissimo. Arrivederci, buona giornata.” “Le auguro una splendida giornata a lei!” (Ma vaffanculo.) Era uscito, finalmente! Yeah! Per questa volta era andata. Adesso se la vedevano eventualmente gli altri. Adesso lo aspettava solo il week-end a Fregene, alla faccia sua! Si accasciò lentamente sulla sedia, vittorioso dopo un match, e quindi, adesso…

un po’ a ragionare, pensò addirittura che fosse stato tutto un incubo. Ma quel momento di pura gioia ed estasi durò troppo poco, perché infine capì che era lì proprio a causa dell’“Uomo che si faceva fare lo scontrino.” Maledetto, pensò… Ma poi, improvvisamente, notò un piccolo particolare, un piccolo risvolto di quell’incubo reale: lo scontrino, alla fine, non glielo aveva più fatto. L’aveva fregato. Fanculo. E così, tutto grondante, stordito, ma soddisfatto, si abbandonò al più ebete dei sorrisi…

Quella scarpa! Quella maledetta scarpa da ginnastica verde di merda! Di nuovo? No! Ma perché, perché?! Stavolta “o io o lui”, “o io o lui” rimbombava nella sua mente durante quegli infiniti attimi. Afferrò persino la pistola nel cassetto… ma che cazzo sto facendo? Era ormai evidente persino a se stesso il suo stato di pazzia, e tutto a causa di lui… Sembrava avvicinarsi in modo volutamente lento verso il bancone, quasi a sfidarlo, gli pareva quasi di sentire le note di “Mezzogiorno di fuoco” quando, a un certo punto, realizzò che era finita: si percepiva ormai dall’espressione del viso, inequivocabile, leggermente accigliata ma al tempo stesso timida, una faccia che adesso prendeva leggermente le distanze, non esistevano più, all’improvviso, i vari “Mi scusi tanto”, “Non mi dite niente”, ma solo quella frase… Si ritrovò direttamente all’ospedale, circondato dai parenti, in uno stato pietoso, con un mal di testa che avrebbe potuto anche farlo impazzire, la bocca e la gola secchissime, gli occhi lucidi, e un dolore lancinante in petto. Aveva avuto un infarto, era stato salvato per poco. Nella semi-incoscienza si era dimenticato del fattaccio vissuto, poi, nell’attimo successivo, quando cominciava 34

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FOCUS:

ESSERE EDUCATORI DI SE STESSI

Autore: Federica Studentessa all’ultimo anno del Liceo quasi pronta per l’Università, amante della Filosofia e Pedagogia. Appassionata di Libri e Fotografia. Insomma...appassionata di tutto quello che inizia con la parola: Arte. http://www.poesieracconti.it/community/utenti/LiliumCruentus

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Mi trovavo davanti al classico blocco dello “scrittore” (lo metto tra virgolette perché, anche se vorrei tanto esserlo, ancora non mi sento tale). E trovarsi dinanzi a grandi banchi di nebbia vuol dire dover pensare a qualcosa su cui riflettere in maniera razionale e non. Sono stata alcuni giorni fuori dal mio paese: salendo su treni, scendendo e risalendo su altri, mi sono resa conto di quanto sia difficile vivere in città. Tutti disattenti ma anche tutti un pò più furbi, tutti più sbadati ma anche tutti con poco tempo a disposizione. Io vivo in un paese dove per andare a lavoro in macchina esagerando ci si mette 5 minuti e a piedi lo stesso, a seconda di dove si deve andare. Nelle grandi città se devi andare a lavorare sei costretto a prendere il treno almeno due ore prima (se ti va bene). La vita è diversa, più caotica, ed essendo tale come potevo non soffermarmi sui bambini? Gli adulti hanno grossi problemi a cui pensare, ma ai bambini chi pensa mai? Ovunque sentivo bambini urlanti che si lamentavano: dovevano fare i loro bisogni, volevano il loro giochino, gli facevano male i piedi, si sentivano poco calcolati dai loro genitori presi con mille telefoni tra chiamate di familiari e di lavoro. Al che ho pensato: avere un bimbo e vivere in città deve essere un vero delirio. Non tanto per il caos cittadino, quanto per le necessità che i più piccoli hanno. Un uomo ed una donna che decidono di avere un bambino sanno (lo spero per loro) che dovranno rinunciare a molte cose per prendersi cura di lui/lei. Ma questa convinzione da sola non può bastare per far convincere due persone adulte ad avere un figlio. Quante coppie si sono mai chieste cosa sia l’educazione? E ovviamente dissocio l’educazione dal significato che quasi tutti ancora interpretano, ovvero: educare=percosse. Quanto si sono chieste se stessero facendo il bambino per rendere felice lui o per non rimanere soli loro? Quante persone si sono chieste, domandate o immaginato il futuro dei bambini che nascono in questi anni? Io, che amo tanto la pedagogia, potrei far riferimenti a migliaia di studiosi, ma qui la pedagogia 35


serve e non serve. Qui si parla di buon cuore, qui si parla prima di capire se stessi, come va la vita davvero, di riuscire a capire cosa gli altri vogliono da te e tu cosa vuoi dagli altri, di riuscire a comprendersi a pieno, di studiarsi a fondo. E per studiarsi a fondo ci vuole una vita intera, senza distrazione alcuna. Ma se si trattasse solamente di buon cuore e di amor proprio o meglio di amor per l’altro (la vita che devi sorreggere) nessuno farebbe figli, o ben pochi. Allora si che può entrare in campo la pedagogia (finalmente!). Mi sono chiesta come facciano ad uscire tutti questi bambini maleducati, poi però mi sono messa a pensare sulla parola “maleducato”: i bambini non c’entrano niente! I genitori sbagliano, e anche tanto, ma ancor di più sbaglia chi definisce un bambino maleducato. Se non ci fosse tutto questo “ignorare”, la questione a questo punto sarebbe risolta. Il punto è che i bambini non sono così facili da educare. E per educare non intendo fare del piccolo ciò che si vuole, ma aiutare il piccolo a formarsi per ciò che è. Ecco forse dove sbagliamo tutti: vorremo le

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persone come piacciono a noi e quindi facciamo di tutto per plasmarle a modo nostro. Ma non abbiamo capito che ogni persona, ogni bambino è unico nel suo genere e non si può dire ad una persona (grande o piccola che sia) cosa deve fare e cosa non deve fare, non gli si può nemmeno dare tutto quello che vuole. Insomma, il compito di educatore, genitore o quel che sia non è facile affatto e sopratutto non può essere rivestito da tutti. Ci vuole una comprensione della psicologia umana che va oltre sè stessa, perché la psicologia da sola non può bastare per farci capire la nostra personalità. È così difficile dare i nostri bambini nelle mani delle persone giuste... ma forse, penso, basterebbe metterli nelle loro stesse mani e infodergli la fiducia necessaria per sopravvivere. In fondo volere le persone come piacciono a noi renderebbe felice solamente chi lo vuole. Ma il malcapitato è costretto a vivere in tristezza se costretto a fare cose che non sono nella sua indole, per questo è importante far capire ai piccoli che l’unico educatore che dovranno mai seguire sarà ciò che sentono nel loro profondo.

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FOCUS:

IL CASO BERLUSCONI METTE ALLE STRETTE IL GOVERNO. LET TA FIDUCIOSO DELL A R ESPONSABI L I TÀ DEL PDL , M A L A CR ISI SEMBR A SEM PR E DIET RO L’A NGOLO. Come previsto, lunedì 9 settembre la Giunta per le elezioni del Senato ha avviato le discussioni che porteranno a decidere in merito alla decadenza di Berlusconi dalle sue funzioni politiche, alla luce della condanna subita al termine del processo Mediaset – per un approfondimento sulla vicenda rimando al precedente numero dell'OUReports. La Giunta, presieduta dal vendoliano Dario Stefàno e composta da 23 membri, ha lavorato senza sosta nei giorni scorsi per arrivare ad una decisione in merito il prima possibile, fatto questo che ha suscitato forti polemiche soprattutto nel secondo partito della maggioranza: generalmente le procedure dell'assemblea sono caratterizzate da tempi molto lenti, che possono richiedere anche diversi mesi; in quest'occasione, al contrario, la linea guida è quella di arrivare a una delibera già entro metà ottobre quando, appunto, la condanna diventerà esecutiva. Se il

Autore: Daniele Studente universitario speranzoso di diventare giornalista. “Chitarrista” a tempo perso; vive di musica e libri. Pensatore fallito. Agnostico praticante. “[...] And I will spend the rest of forever trying to figure out who I am”.

http://italianvoices.altervista.org

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PDL vede in questa scelta l'emblema della volontà di far fuori politicamente Berlusconi, accelerando i tempi della sua “esecuzione”, il PD e lo stesso Stefàno ribattono che l'unica volontà all'opera è quella di rendere più giusto ed efficiente il procedimento. Non è possibile, dicono, che per una semplice pronuncia di questo tipo si debba impiegare così tanto tempo. Le discussioni proseguiranno lunedì 16 e martedì 17 settembre, mentre la votazione – con voto segreto – si terrà mercoledì 18. Tuttavia è plausibile che la pronuncia definitiva si tenga nella seconda metà di ottobre, quando la condanna sarà definitiva e la Corte d'appello avrà ricalcolato le pene accessorie. In caso di conferma della decadenza il PDL ha fatto già sapere di voler ricorrere alla Corte di giustizia europea, mentre rimane aperta – sebbene improbabile – la possibilità che il Colle chieda la grazia per l'ex premier. Le tensioni rimangono quindi accese e le motivazioni sono varie. Innanzitutto il centrodestra sostiene che la condanna giuridica e la conseguente decadenza siano, come già detto, semplicemente uno stratagemma adottato dal PD per battere per vie traverse un avversario che non si riesce a sconfiggere sul piano politico; più nello specifico ad essere contestata è la legge Severino che, tra le altre cose, prevede l'ineleggibilità politica di soggetti che hanno ricevuto condanne definitive. Il punto della questione è che la legge verrebbe attuata in maniera retroattiva, dato che il processo Mediaset è iniziato ben prima della sua entrata in vigore, cosa particolarmente inusuale quando si parla di leggi normali. La faccenda è stata al centro della relazione tenuta dal pidiellino Augello, giovedì 12 settembre, e ha suscitato le reazioni piccate da parte dei giuristi del centrosinistra: il senatore Casson sostiene infatti che la decadenza non sia una sanzione penale né amministrativa e, di conseguenza, il problema della retroattività non si dovrebbe nemmeno porre. Oltretutto, si continua, la Costituzione stessa prevede che i parlamentari godano di determinati requisiti 37


di eleggibilità – tra cui quello della condotta morale in quanto rappresentanti e “modelli” per la nazione -, che evidentemente Berlusconi non detiene più. Come si capisce, quindi, si tratta di una battaglia che vede intrecciati contemporaneamente il piano giuridico, con tutti i suoi cavilli e i suoi tecnicismi, e quello etico-morale, che vede scontrarsi posizioni che paiono difficilmente conciliabili. Se il diretto interessato si mostra poco nei media e, anzi, voci di corridoio lo descrivono come un uomo avvilito, deluso, disilluso e sconfortato, molta più visibilità hanno i suoi più stretti collaboratori. La divisione tra falchi e colombe all'interno del partito sembra ancora più evidente, dato che i primi sono in numero nettamente superiore rispetto ai secondi. A cominciare dal segretario Alfano, per arrivare poi all'instancabile Santanchè e al granitico Schifani, sono tutti concordi nel ribadire che qualora la giunta si pronunciasse contro il loro leader non potrebbero non esserci conseguenze politiche e il governo cadrebbe seduta stante. Dietro le quinte comunque le trattative proseguono affinché si raggiunga un accordo e si sposti il più lontano possibile il momento della pronuncia definitiva. Posizione diametralmente opposta, invece, quella tenuta dai figli di Berlusconi – e, forse, da lui stesso – i quali auspicano una negoziazione serena tra le parti in causa. Fondamentale da questo punto di vista è il discorso trattative: il voto in aula è segreto e, poiché i parlamentari non hanno vincolo di mandato (non devono necessariamente tener fede alla linea del partito ma possono votare secondo il proprio pensiero), dal PDL si lavora per ottenere qualche voto a proprio favore. Denis Verdini ha già fatto i calcoli: al proprio partito servono quarantatre voti, da cercare tra i partiti e i gruppi minori – da Scelta civica al Gruppo misto – ma anche tra le file dello stesso PD, memore delle vicessitudini degli ultimi anni – dal governo Prodi fino alla fiducia Berlusconi per arrivare al voto sul Presidente della Repubblica. Insomma, il pericolo dei cosiddetti “franchi tiratori”, dei “traditori”, di un “mercato delle vacche” torna a farsi concreto, sebbene il segretario Epifani rassicuri che questa volta non ci saranno defezioni e che il partito sarà compatto nel voto. Le preoccupazioni comunque restano e difatti da più parti si sussurra di ricorrere al voto palese, in modo da ridurre il pericolo e “condannare” ogni parlamentare alle proprie decisioni. Tale proposta è caldeggiata soprattutto dal Movimento 5 Stelle che, sebbene sia profondamente anti-berlusconiano, secondo Verdini potrebbe nascondere delle sorprese. A nessuno infatti sfugge lo scarso apprezzamento dei pentastellati verso l'operato del governo, e quindi appare se non altro lecito pensare che possano voler staccare la spina all'esecutivo e tornare alle urne – prospettiva, questa, che attira molto il PDL (coi numeri, stando ai sondaggi, dalla propria parte) ma anche una quota consistente dell'elettorato del PD. Bisogna però fare i conti con Napolitano, non nuovo a interventi pesanti in questo ambito: come successo spesso in passato, è infatti possibile che il Colle intervenga per evitare il ritorno alle urne e creare un altro governo tecnico o un Letta-bis 38

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(a questo servirebbe, secondo molti, la nomina dei nuovi senatori a vita e quella di Amato alla Corte costituzionale), decisione che susciterebbe fortissime reazioni nell'opinione pubblica e nello stesso spazio politico. Insomma: gli scenari sono molteplici ed estremamente complessi; risulta difficile capire quale prevarrà e quali conseguenze possa avere sul sistema politico-economico. Altro punto importante, infatti, è proprio quello economico: secondo gli ultimi dati l'Italia è uno tra i pochi Paesi europei a non aver avviato la fase di ripresa economica, sebbene le stime della Confindustria sugli ultimi mesi ci diano qualche flebile speranza. Lo spread rimane fisso a livelli non preoccupanti e gli investitori sembrano comunque fidarsi della nostra stabilità. Come Letta ha però ribadito più volte, stabilità politica ed economica si intrecciano strettamente tra di loro. Tradotto, significa che le tensioni politiche degli ultimi mesi possono danneggiare il mercato; che le previsioni di instabilità e le incertezze sul governo possono provocare un ulteriore declassamento dell'Italia e far schizzare alle stelle lo spread; che, in altre parole, il nostro sistema economico potrebbe ancora una volta crollare, rendendo inutili gli enormi sacrifici fatti dagli italiani negli ultimi anni. Per questo il premier e il ministro dell'economia si mostrano fiduciosi del senso di responsabilità delle forze politiche e rassicurano, in tutte le sedi, i mercati mondiali – peraltro in fibrillazione vista la questione siriana – sulla tenuta dell'esecutivo e la continuità delle riforme attuate. A questa linea, in ogni caso, si contrappone quella di quanti credono che un governo statico, impossibilitato a proseguire nel suo iter per via dei veti trasversali, sia un peso per il Paese e auspicano quindi un rapido ritorno alle urne perché “tutto è meglio di questo”. Come spesso accade in questi casi, solo il tempo ci dirà chi aveva ragione.

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FOCUS:

CIN CIN D’ADDIO PER L’IMU

Autore: Shadow Shadow è un ombra, la tua ombra. La stessa che quando siete soli ti consiglia di fare la cosa giusta. O forse semplicemente qualcuno che non vuole rivelarsi perchè: l’ombra esiste solo dove non c’è luce.

Diciamolo: era finalmente giunta l’ora. Non se ne poteva davvero più. Fino a ieri esisteva una questione irrisolta che dovevamo chiarire. E quindi appunto ieri 28/08/2013, dopo estenuanti riflessioni e incontri e tira e molla, il Consiglio dei Ministri capitanato dalla coppia Letta-Alfano ha abolito l’IMU. Esercito di Silvio e Italiani tutti, stappiamo lo spumante! Che bello, che allegria.. Il PDL felicissimo esulta perché ha mantenuto l’accordo con gli Italiani, il PD felicissimo perché boh non si sa. Ma davvero finalmente l’incubo che per le televisioni attanagliava il sonno degli Italiani è solo un lontano ricordo. Sarà che non ho una casa di proprietà, sarà che da poco più che ventenne, quale sono, mi interessa più trovare un lavoro che mi permetta di comprarmela sta maledetta casa e poi magari pagarmela l’IMU. Ma non riesco a lasciarmi andare alla gioia e a brindare. Qualcosa non mi torna. Innanzitutto è stata cancellata solo l’IMU sulla prima casa per il 2013. E quindi chi ne ha due perché festeggia? Mah! Poi verrà introdotta, a partire dal 2014, la Service Tax e reintrodurranno l’Irpef sulle case che non producono reddito. Togliamo una, ne mettiamo una e un po’? Ma no, dai, Shadow, sono certo che leggendo la nuova tassa ti renderai conto che c’è da festeggiare. La nuova tassa (Service Tax) sarà divisa in due parti: la prima per coprire il costo della raccolta dei rifiuti (che si paga in base ai metri quadrati) e la seconda per i servizi indivisibili pagata dagli occupanti dell'immobile. Il come, quanto e quando sono ancora ignoti, quello che è certo è che le tassazioni dipenderanno dai comuni.

meno pesanti e meno invasive dell’IMU. Però non riesco a brindare lo stesso. Sapete chi non pagava l’IMU? Chi non aveva casa di proprietà e stava in affitto. Sapete chi pagherà le nuove tasse sulla casa? Tutti, anche chi vive in affitto. In pratica andiamo a prendere nelle tasche di tutti i soldi che raccoglievamo con l’IMU. E quindi anche io che l’IMU non lo pagavo, ora devo aspettarmi di dover pagare qualcosa. Suvvia, è chiaro i ricchi non pagheranno più l’IMU (i poveri già pagavano poco e niente date le varie detrazioni), e per finanziare questo provvedimento di giustizia sociale metteranno un’imposta che grava pure sugli affittuari. Capito? Pagano meno i padroni di È chiaro: da qualche parte i comuni e lo Stato devono re- casa, pagano di più gli inquilini. cuperare i soldi per pareggiare il bilancio, quindi toglia- Ok, riempite il bicchiere anche a me che finalmente ho mo l’IMU e ne aggiungiamo due con grossa probabilità capito perché tutti brindano. Per dimenticare. 40 0 4


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