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Testata registrata al Tribunale di Milano in data 13 giugno 2023 al n. 77
Periodico trimestrale di cultura organo ufficiale dell'Osservatorio Metropolitano di Milano www.osservatorio.milano.it
Abbonamenti
40 euro (4 numeri) abbonamenti@wikimilano.it
Direttore Responsabile
Andrea Jarach
Hanno collaborato
Laura Bajardelli, Giacomo Canossa, Pietro Cavalletti, Andrea Cherchi, Gustavo Cioppa, Bruno Dapei, Enrico Dapei, Carla De Albertis, Anna Maria Di Nunzio, Cristina Garbini, Chiara Giudici, Joy Lacanlale, Dario Luna, Federico Meda, Silvia Paterlini, Rachele Renna, Andrea Verdi.
Fotografie: Andrea Cherchi
Ippica: Paolo Biroldi
Eventi: Sergio Frezzolini per Album Italia
Stampa La Serigrafica Arti Grafiche, Buccinasco (MI)
Pubblicità info@wikimilano.it




2 EDITORIALE
• Andrea Jarach
4 MILANO CORTINA 2026
6 PUNTI DI VISTA
• Gustavo Cioppa
8 RICERCHE
• Bruno Dapei
• Giovanni Azzone
• Università Bicocca
• Sport e società
• Lombardia e sport
16 PROTAGONISTI
• La regia dello sport
• Intervista a Marco Riva
• Andrea Varnier
22 PUNTI DI VISTA
• Filippo Grassia
24 FOCUS
• Luca Savarese gli impianti iconici di Milano
• Massimiliano Mingoia l’eredità di Milano Cortina 2026
• Una metropoli di sport
42 COSTUME
• Laura Bajardelli
44 TEATRO
• Teatro e sport
46 PROTAGONISTI
• Premio Volti della Metropoli
52 PREMIO WIKIMILANO 2025
• Pioltello
• Borgo di Vione
56 NEWS DALL’OSSERVATORIO
• Lions
• Inchiostro in Movimento
58 MIAMA
• A cura di Carla de Albertis Alcione, miracolo a Milano
60 I VOLTI DELL’OSSERVATORIO
Nei precedenti numeri abbiamo parlato di:
1) Osservatorio Metropolitano di Milano
2) Welfare ambrosiano
3) La città che sale








4) Intelligenza artificiale*
5) Energia*
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*numeri 4 e 5 esauritidisponibili in digitale
Per restare aggiornati con le news della Grande Milano: desk.wikimilano.it






DI ANDREA JARACH

Nel cuore della metropoli che corre veloce verso il futuro, lo sport è una delle attività capaci di tenere insieme i fili della coesione sociale, della salute pubblica, dell’inclusione, dell’educazione e della partecipazione civica. È per questo che l’Osservatorio Metropolitano di Milano ha scelto di dedicare questo numero di WikiMilano Magazine allo sport: perché è molto più
di un’attività fisica. È un fenomeno sociale che plasma il carattere della città.
In un territorio come quello della Grande Milano, con oltre 3,3 milioni di abitanti distribuiti in 133 comuni, lo sport è uno dei pochi linguaggi universali capaci di parlare a tutte le generazioni, in ogni quartiere, a prescindere dalle differenze di reddito, origine o cultura. I numeri lo dimostrano: nella sola Città Metropolitana si contano più di 10.000 società sportive dilettantistiche e oltre 600.000 tesserati, mentre gli impianti sportivi pubblici e privati superano le 2.000 unità, tra palestre, piscine, palazzetti, stadi, piste e campi di ogni disciplina.
Milano è capitale economica ma anche città dello sport: ogni settimana migliaia di bambini e ragazzi partecipano a corsi, allenamenti, tornei; centinaia di migliaia di adulti trovano nello sport un modo per tenersi in forma, socializzare, affrontare le sfide della vita con maggiore equilibrio. Le università milanesi, con oltre 200.000 studenti, stanno potenziando programmi sportivi e borse di studio per

atleti meritevoli. E il mondo dello sport paralimpico trova proprio a Milano uno dei contesti più dinamici e inclusivi.
Ora, all’orizzonte, si profilano le Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali MilanoCortina 2026, una sfida che non è solo organizzativa ma culturale. Milano diventa protagonista di un evento che lascerà un’eredità durevole alla comunità.
Come Osservatorio Metropolitano, abbiamo seguito e raccontato lo sport a tutto tondo: dallo sport di base alle eccellenze internazionali, dai campioni di ieri alle promesse di domani, dai progetti scolastici alle esperienze nei quartieri più fragili. Perché crediamo che lo sport sia un indicatore vitale dello stato di salute della società: dove lo sport cresce, crescono anche fiducia, senso civico e speranza.
Questo numero speciale è un invito a guardare Milano, specie in questi momenti, attraverso il suo movimento, la sua energia, il suo spirito di squadra. Una Milano che si allena ogni giorno non solo per vincere, ma per diventare migliore.


Il Sindaco
I Cinque Cerchi olimpici e gli Agitos paralimpici davanti a Palazzo Marino. Le bandiere con gli stessi simboli esposte all’interno, in Sala dell’Orologio. E il Countdown Clock di Milano Cortina 2026 in Piazzetta Reale, a scandire quanti giorni, ore, minuti e secondi ci separano dal 6 febbraio 2026. La città si prepara a ospitare i prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici invernali, con l’entusiasmo e la consapevolezza di poter offrire ad atleti, squadre e supporter la giusta accoglienza e l’atmosfera perfetta per seguire le gare. Milano non è nuova a eventi sportivi di così grande visibilità e partecipazione: i Mondiali di Scherma del 2023, quelli di Canoa appena conclusi, i trofei di tennis e le tante partite di calcio internazionale giocate al Meazza ce lo r icordano con orgoglio. Ma questo straordinario appuntamento rappresenta qualcosa di più per Milano. Perché grazie alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi del 2026, la nostra città rafforzerà la propria reputazione di venue sportiva internazionale, facendosi all o stesso tempo portavoce, soprattutto tra i più giovani, di quei valori – di sana competizione, rispetto delle regole e degli avversari, fair play – che i Giochi e ogni disciplina sportiva trasmettono a chi li pratica e a chi li segue e guarda con passione. E a Milano siamo in molti.
I Cinque Cerchi olimpici e gli Agitos paralimpici davanti a Palazzo Marino. Le bandiere con gli stessi simboli esposte all’interno, in Sala dell’Orologio. E il Countdown Clock di Milano Cortina 2026 in Piazzetta Reale, a scandire quanti giorni, ore, minuti e secondi ci separano dal 6 febbraio 2026. La città si prepara a ospitare i prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici invernali, con l’entusiasmo e la consapevolezza di poter offrire ad atleti, squadre e supporter la giusta accoglienza e l’atmosfera perfetta per seguire le gare. Milano non è nuova a eventi sportivi di così grande visibilità e partecipazione: i Mondiali di Scherma del 2023, quelli di Canoa appena conclusi, i trofei di tennis e le tante partite di calcio internazionale giocate al Meazza ce lo r icordano con orgoglio. Ma questo straordinario appuntamento rappresenta qualcosa di più per Milano. Perché grazie alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi del 2026, la nostra città rafforzerà la propria reputazione di venue sportiva internazionale, facendosi all o stesso tempo portavoce, soprattutto tra i più giovani, di quei valori – di sana competizione, rispetto delle regole e degli avversari, fair play – che i Giochi e ogni disciplina sportiva trasmettono a chi li pratica e a chi li segue e guarda con passione. E a Milano siamo in molti.
Giuseppe Sala
tel. +39 02884.50000
>> Lettera inviata dal Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a WikiMilano

Giuseppe Sala
IGiochi Olimpici e i Giochi
Paralimpici Invernali si terranno rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026 e, per la prima volta nella storia della manifestazione, l’evento non interesserà un unico polo, ma si articolerà sul territorio di più regioni: Lombardia, Veneto, Trentino e Alto Adige. È il quarto evento olimpico che si svolgerà in Italia (dopo Cortina d’Ampezzo nel 1956, Roma nel 1960 e Torino nel 2006) e il terzo paralimpico (dopo Roma 1960, che è stata la prima edizione dei Giochi Paralimpici, e Torino 2006).
Sono attesi più di 3.500 atleti da 93 Paesi che si contenderanno 198 medaglie in 16 discipline Olimpiche (biathlon, bob, curling, combinata nordica, hockey su ghiaccio, pattinaggio di figura, pattinaggio di velocità, salto con gli sci, sci acrobatico, sci alpino, sci alpinismo, sci di fondo, short track, skeleton, slittino, snowboard) e sei sport Paralimpici (biathlon paralimpico, curling in carrozzina, para ice hockey, sci alpino paralimpico, sci di fondo paralimpico, snowboard paralimpico).
Dall’analisi dei report conclusivi dei precedenti analoghi eventi (Torino 2006 e Pechino 2022) si può stimare la presenza di oltre 50 mila persone direttamente legate alla realizzazione dell’evento. Sulla base delle precedenti esperienze e in considerazione del fatto che la Lombardia ospita nei due cluster di Milano e Valtellina il 50% delle sedi dei giochi, si
stima un’affluenza complessiva giornaliera di circa 400 mila presenze medie.
La fiamma olimpica sarà ufficialmente accesa, come da tradizione, a Olimpia, in Grecia, il 26 novembre 2025, e da lì inizierà il suo lungo percorso verso i Giochi di Milano-Cortina. 63 giorni di viaggio, 60 città di tappa e 12 mila chilometri da percorrere toccando 20 regioni e tutte le 110 province della penisola portata da 10001 tedofori. Dopo l’accensione del sacro fuoco arriverà in Italia, a Roma, il 4 dicembre da dove, due giorni dopo, inizierà il suo percorso. Sarà a Napoli a Natale 2025 e festeggerà il nuovo anno a Bari, il 26 gennaio tornerà invece, dopo 70 anni esatti dalla Cerimonia d’Apertura dei Giochi del 1956, a Cortina d’Ampezzo e concluderà il suo tragitto a Milano facendo il suo ingresso allo Stadio di San Siro, la sera di venerdì 6 febbraio 2026 per l’inizio ufficiale delle Olimpiadi.
La Fiamma paralimpica, invece, verrà accesa il 24 febbraio a Stoke Mandeville in Inghilterra, storico luogo di nascita dello sport Paralimpico. Dopo l’accensione nel Regno Unito, animerà cinque Flame Festival dal 24 febbraio al 2 marzo a Milano, Torino, Bolzano, Trento e Trieste, con la cerimonia di unione delle Fiamme il 3 marzo a Cortina d’Ampezzo. Dal 4 marzo, la Fiamma raggiungerà Venezia e Padova, per fare il suo ingresso il 6 marzo all’Arena di Verona per la cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici, dopo aver percorso duemila chilometri passando nelle mani di 501 tedofori.




>> Sotto, Atene, 1896. Cerimonia inaugurale dei primi Giochi Olimpici dell’era moderna.
I NUMERI DELLE MEDAGLIE
DI MILANO CORTINA
(dal 2 febbraio al 15 marzo 2026)
195 gli eventi in cui verranno assegnate:
245 medaglie d’oro, 245 di argento e 245 di bronzo per i Giochi Olimpici.
137 medaglie d’oro, 137 di argento e 137 di bronzo per i Giochi Paralimpici.
Per un totale di 1146 medaglie. (diametro: 80 mm - spessore: 10 mm)

La guerra la disconosce e ne calpesta la dignità

(Napoli, 1942) è un magistrato italiano, docente presso l’Academy “Psicologia in Tribunale”, editorialista per il settimanale “Il Ticino” e per l’Osservatorio Metropolitano di Milano. È stato Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia.
Per consultare la pagina completa: www.wikimilano.it/wiki/ Gustavo_Cioppa
Nell’articolo 33 della Costituzione è stata di recente introdotta una specifica norma sullo sport, che sancisce che “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico in tutte le sue forme”. Del pari, anche sul piano delle grandi convenzioni sovranazionali, viene unanimemente riconosciuto il diritto allo sport come presupposto per il benessere psicofisico dell’individuo, anche in forma di salute collettiva (arg. ex art. 32 Cost.). Lo sport è condivisione, è confronto, è impegno, dedizione, passione ed è indispensabile per la formazione dello spirito di squadra e del senso di gruppo, di appartenenza a una comunità. Lo sport è anche agonismo, certo, ma agonismo nel rispetto delle regole. Come la vita è in un certo senso, consciamente o inconsciamente, una gara, una sfida, una competizione, questa sfida viene sempre e comunque giocata nel rispetto delle regole, in primis quelle dei principi generali dell’ordinamento, di correttezza e buona fede, principi universali cui devono ispirarsi tutte le condotte umane. Lo sport è allora competizione, ma competizione sempre leale. Il rispetto delle regole, appunto: proprio tale aspetto consente di comprendere agevolmente la distinzione tra sport e guerra. Infatti, nella guerra vi è una mera distruzione che prescinde dal rispetto delle regole di comportamento che vi sono in tutte le relazioni umane, comprese le competizioni sportive. Così, mentre l’attività sportiva è quasi sempre attività lecita, la guerra è sempre attività illecita e mai giustificabile. Lo sport è creazione, la guerra è distruzione, come rivela l’origine greca di questa

parola: “polemos”. Ecco allora che rileva il profilo causale, come determinante: una causa lecita (lo sport) a fronte di una causa illecita (la guerra). Più in particolare, anche la giurisprudenza, con orientamento consolidato, concorda su questo: che un’attività sportiva, anche se in sé violenta, ma condotta nel rispetto delle norme che la disciplinano, non costituisce mai un illecito, il quale si verifica invece nel momento in cui il gesto agonistico trasmoda la regola di comportamento, finendo per farsi illecito, per costituire un’infrazione. La guerra è proprio questo: infrazione, violazione di regole. Lo sport, a differenza, è disciplina, è insieme di regole di comportamento. Lo sport poi non è solo una prestazione di risultato. È invece soprattutto un’obbligazione di mezzi, che presuppone,

quali indefettibili postulati, il comportarsi correttamente, secondo buona fede, lealtà e autoresponsabilita. Tutto ciò nella guerra non vi è. Mentre infatti nello sport si punta a dare il meglio di sé, senza tuttavia danneggiare gli altri, la guerra è un danno in re ipsa. Confrontare lo sport e la guerra è allora un po’ come contrapporre il bene e il benessere psico-fisico al male, al dolore e alla sofferenza. Lo sport è creazione, è inclusione. La guerra, al contrario, è distruzione, è esclusione. Lo sport può allora fungere da antidoto alla guerra, proprio perché capace di unire e creare. La fiaccola olimpica non è così un proclama simbolico e privo di ricadute pratiche, traducendosi piuttosto in un simbolo di unione tra tutte le singole comunità, verso l’unica e grande comunità universale. Ecco
quindi che, specialmente in un contesto storico di conflitti bellici particolarmente cruenti, lo sport può fungere da momento concettuale di aggregazione, come lo era stato in passato, anche in un passato molto antico, come quello delle Olimpiadi nell’antica Grecia, ove le ostilità tra le singole “poleis” venivano temporaneamente accantonate, per fare spazio a un momento di confronto agonistico secondo le regole della lealtà e nel rispetto degli dei (spesso venerati in occasione delle antiche Olimpiadi). È forse doveroso recuperare questo profondo universo di significati e ricondurre ermeneuticamente la nozione di sport a quella di pace, come quando gli antichi romani veneravano il dio Giano bifronte, proprio per celebrare la fine di ogni guerra.
>> Accensione della Fiamma Olimpica
Le prime Olimpiadi si svolsero nell’antica Grecia a Olimpia e furono dedicate a Zeus. La tradizione fissa il 776 a.C. come data della prima Olimpiade storicamente documentata.
Olimpiade significava non solo l’evento sportivo, ma anche il periodo di quattro anni tra due giochi: era una delle unità di misura del tempo nell’antica Grecia. Gli atleti giuravano di gareggiare onestamente davanti alla statua di Zeus. Durante i giochi vigeva la tregua olimpica (“ekecheiria”): ogni guerra in corso doveva essere sospesa per permettere viaggi sicuri verso Olimpia.
Era un’occasione di unità per il mondo greco, normalmente molto frammentato in città-stato (póleis) spesso in guerra tra loro.
Osservatorio Metropolitano, Università Milano-Bicocca e Fondazione Cariplo insieme per raccontare come lo sport può generare valore sociale a Milano
DI BRUNO DAPEI

(Milano, 1968) è il Direttore generale dell’Osservatorio Metropolitano di Milano. Informatico fin da giovanissimo per passione e professione, è ideatore e cofondatore di WikiMilano.Già Presidente del Consiglio provinciale di Milano, è stato ed è amministratore di importanti Enti e società pubbliche e private.
Per consultare la pagina completa: www.wikimilano.it/wiki/ Bruno_Dapei
“Ogni euro investito nello sport ne restituisce molti di più in termini di valore sociale”. È una frase che abbiamo sentito più volte. Così, mentre lo Sport entra ufficialmente nella Costituzione italiana e Milano si prepara ad accogliere i suoi primi Giochi Olimpici, abbiamo deciso di approfondire la questione con uno sguardo scientifico. Senza dubbio lo sport rappresenta oggi la terza agenzia educativa — insieme a famiglia e scuola — uno straordinario presidio di salute e socialità, il più potente connettore sociale e uno strumento fondamentale per lo sviluppo e l’attuazione di politiche orientate a integrazione, inclusione, benessere, welfare, disabilità, turismo e sviluppo
sostenibile. Nella ricerca dal titolo “Filantropia, cultura e sport: fare squadra per il bene comune”, in partnership con Fondazione Cariplo e grazie anche al supporto dell’Università Milano-Bicocca, l’Osservatorio Metropolitano di Milano cerca di offrire un apporto concreto di conoscenza, esperienza e metodologie di valutazione e intervento (es. lo SROI – Social Return on Investment) a chi voglia guardare anche ai grandi valori che lo sport può “mettere in gioco” e alla sua trasversalità, per elaborare e implementare strategie e piani volti al bene comune, alla crescita delle persone e all’interesse collettivo, al contrasto delle disuguaglianze e alla tutela dei diritti — vecchi e nuovi — soprattutto per le fasce più fragili della popolazione.

>> Play2Give e Virtus Romana, rispettivamente squadra di influencer impegnati nel sociale e formazione di seconda categoria FIGC del quartiere milanese di Porta Romana.
DI GIOVANNI AZZONE, PRESIDENTE FONDAZIONE CARIPLO
Lo sport rappresenta un potente strumento di trasformazione sociale, capace di generare impatti positivi su molteplici dimensioni della vita umana e comunitaria. La ricerca realizzata dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e dall’Osservatorio
Metropolitano di Milano offre una panoramica approfondita e sistematica degli effetti benefici dello sport, sia a livello individuale che collettivo. Attraverso una rassegna della letteratura internazionale e una mappatura degli stakeholder sportivi in Regione Lombardia, il rapporto evidenzia come lo sport possa migliorare la salute fisica e mentale, promuovere l’inclusione sociale, sviluppare competenze ed empowerment, e contribuire alla rigenerazione urbana.
Fondazione Cariplo, da sempre impegnata nella promozione del benessere e della coesione sociale, riconosce il valore dello sport come strumento di sviluppo sostenibile. In passato, ad esempio, in collaborazione con Regione Lombardia, attraverso il bando “Sport e Inclusione”, Fondazione Cariplo ha finanziato numerosi progetti che utilizzano lo sport per favorire l’integrazione sociale, la partecipazione attiva e il miglioramento della qualità della vita. Questi progetti hanno coinvolto una vasta gamma di beneficiari, tra cui giovani in situazioni di vulnerabilità, persone con disabilità, migranti e comunità locali.

I progetti finanziati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia hanno dimostrato come lo sport possa essere un veicolo efficace per la promozione dell’inclusione sociale e del benessere psicofisico. Ad esempio, iniziative come “Sport per Tutti” e “Giovani in Movimento” hanno creato spazi sicuri e inclusivi dove i giovani possono esprimersi, superare le proprie difficoltà e costruire un futuro migliore. Questi progetti non solo migliorano la qualità della vita dei partecipanti, ma rafforzano anche il tessuto sociale delle comunità, promuovendo valori di solidarietà, rispetto e collaborazione. C’è un altro grande tema che sta a cuore a Fondazione Cariplo: l’importanza dello sport per i giovani, in particolare per coloro che non studiano né lavorano (NEET) o che si trovano in difficoltà; è un tema centrale dell’attività di Fondazione Cariplo per i prossimi anni. Sono oltre 157 mila i giovani che si trovano in queste condizioni, l’impegno della fondazione (che mette a disposizione 20 milioni di euro su questo fronte) è di intercettarne e di aiutarne 20 mila.



Certo, il programma Zeroneet avrà come obiettivo quello di sostenere i ragazzi nel contrastare l’abbandono scolastico e di aiutarli ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma sappiamo quanto sia importante per molti di loro avere un ambito virtuoso in cui trovare uno spazio, oltre che un benessere


mentale e sociale. Questo spazio, spesso, viene dall’attività fisica, mentre sappiamo quanto ampio sia il tasso di inattività di molti ragazzi che abbandonano presto il mondo dello sport.
Lo sport non fa bene solo all’organismo: può offrire a questi giovani un’opportunità unica di sviluppare competenze trasversali, migliorare la propria autostima e costruire reti sociali positive. Attraverso la partecipazione a programmi sportivi, i giovani possono acquisire discipline, imparare a lavorare in squadra, sviluppare capacità di leadership e resilienza. Questi aspetti sono fondamentali per il loro inserimento nel mondo del lavoro e per la loro crescita personale.
In conclusione, questa ricerca e le evidenze raccolte confermano che lo sport non è solo un’attività ricreativa, ma un potente mezzo per generare cambiamenti positivi e duraturi.
E sappiamo tutti di quanto ce ne sia bisogno.

Per anni lo sport è stato considerato un semplice passatempo, ma oggi sappiamo che ha un impatto molto più profondo sulla società. È quanto emerge dallo studio curato dall’Università di Milano-Bicocca e dall’Osservatorio Metropolitano di Milano, che ha analizzato oltre 160 pubblicazioni internazionali per comprendere in che modo lo sport generi valore sociale, oltre che economico.
Lo scenario italiano parte da una contraddizione: nonostante solo il 27% della popolazione pratichi sport regolarmente, il settore produce ricavi per circa 120 miliardi di euro, occupa oltre 420.000 persone ed è animato da circa 3,8 milioni di volontari. Ma il dato più interessante è il potenziale trasformativo dello sport sul piano sociale. La ricerca individua cinque macro-dimensioni dell’impatto sociale dello sport:
1. Salute e benessere psicologico –Lo sport migliora autostima, resilienza, fiducia in sé stessi e riduce ansia e depressione. È uno strumento potente, soprattutto per giovani e categorie vulnerabili.
2. Salute fisica – Dall’aumento della forza muscolare alla prevenzione di malattie croniche, l’attività sportiva, anche non agonistica, è un alleato della salute pubblica.
3. Inclusione sociale – Lo sport crea legami, riduce le barriere culturali, favorisce la coesione e promuove l’integrazione di migranti, disabili, rifugiati e persone in difficoltà.
4. Educazione e competenze –Attraverso lo sport si sviluppano soft skills come leadership, cooperazione,
gestione dello stress, con benefici anche scolastici e professionali.
5. Sviluppo locale e rigenerazione urbana – Eventi e infrastrutture sportive rafforzano l’identità territoriale, attraggono investimenti e possono trasformare aree marginali.
Gli impatti sono evidenziati in contesti e modalità differenti: dalla semplice pratica sportiva ai progetti mirati (come quelli per l’inclusione o l’empowerment), fino agli eventi locali e al ruolo delle organizzazioni sportive. Le ricerche mostrano in particolare una prevalenza di indicatori “soft” (benessere percepito, capitale relazionale, partecipazione attiva), a conferma del carattere umano e trasformativo dello sport.
L’analisi si concentra anche sulla Regione Lombardia, mappando gli stakeholder del settore sportivo. Questo strumento si propone come guida strategica per le istituzioni, affinché investano con consapevolezza in un settore capace di generare valore a 360 gradi.
Il messaggio è chiaro: lo sport non è solo competizione o intrattenimento. È un motore sociale, una palestra di vita, un’agenzia educativa diffusa. E con le giuste politiche può diventare uno degli strumenti più potenti per costruire una società più inclusiva, sana e coesa.

>> Lucia Visconti Parisio, Professore ordinario di Scienza delle Finanze, è esperta di Green Finance ovvero di investimenti sostenibili e responsabili. Dal 2019 è delegata dal Rettore allo Sport Universitario.

>> 1 marzo 2024 - Salone degli Affreschi della Società Umanitaria di Milano. La Magnifica Rettrice Giovanna Iannantuoni e il Gen. Camillo de Milato firmano l’accordo quadro tra l’Università Statale degli Studi di Milano-Bicocca e l’Osservatorio Metropolitano di Milano.
Il campus sportivo dell’Università Milano-Bicocca

Master in Management dello Sport e degli Eventi Sportivi (MASPES) – Università degli Studi di Milano-Bicocca
Il Master di I livello in Management dello Sport e degli Eventi Sportivi (MASPES) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca si propone come punto di riferimento per l’alta formazione dei futuri professionisti del management sportivo e degli eventi sportivi. Il Master nasce per rispondere alla crescente richiesta di competenze manageriali, strategiche e progettuali in un settore che oggi richiede attenzione all’innovazione, alla sostenibilità e all’impatto sociale.
Sono aperte le iscrizioni alla III edizione di MASPES, in partenza il 24 ottobre 2025 (vedi sul sito academy.unimib.it).
E-mail: maspes@unimib.it

>> Mattia MartiniProfessore associato di Economia Aziendale e Direttore del Master in Management dello Sport e degli Eventi Sportivi dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

SPORT E SOCIETÀ: UN BINOMIO
STRATEGICO PER IL FUTURO DI MILANO
Lo sport, nella metropoli contemporanea, non è solo agonismo o intrattenimento, ma una leva potente di trasformazione sociale. È questa l’idea centrale che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Metropolitano di Milano, che incrocia dati, esperienze e visioni sul ruolo sempre più strategico dello sport nei contesti urbani, in particolare nell’area milanese.
Negli ultimi anni, Milano ha vissuto una vera e propria rinascita sportiva. La pandemia ha prima rallentato l’attività motoria, ma ha poi generato una nuova attenzione collettiva al benessere psicofisico, con l’aumento di pratiche come il running, il ciclismo urbano, lo sport nei parchi. A questo si è aggiunta l’accelerazione infrastrutturale in vista delle Olimpiadi Invernali 2026, che pone lo sport al centro di una strategia urbana più ampia.
Il documento dell’Osservatorio non si limita all’analisi quantitativa, ma propone una riflessione sul valore qualitativo dello sport: un’“infrastruttura sociale” capace di rafforzare legami comunitari, combattere la marginalità, generare cultura, educazione e senso di appartenenza.
Milano, con la sua pluralità di soggetti –associazioni, enti locali, scuole, università, fondazioni – diventa un laboratorio ideale per osservare e valorizzare questi impatti.
I punti chiave messi in luce dal testo sono:
Il nuovo welfare urbano – Lo sport è parte integrante delle politiche di cura e coesione. Dai centri sportivi di quartiere ai progetti per giovani e anziani, diventa presidio di benessere e prevenzione. Cittadinanza attiva – La partecipazione sportiva alimenta responsabilità civica, soprattutto tra i più giovani. Allenarsi
>> Le ragazze del dream team della pallavolo, a sinistra, e Filippo Tortu, sotto, ben rappresentano l’eccellenza sportiva del nostro Paese.
insieme insegna rispetto delle regole, fiducia e spirito di gruppo.
Sport come cultura metropolitana – Dai tornei amatoriali ai grandi eventi, lo sport crea narrazioni condivise e identità territoriali. È anche strumento di soft power per promuovere l’immagine di Milano nel mondo.
Infrastrutture e territorio – Non solo stadi: piste ciclabili, palestre scolastiche, spazi all’aperto diventano luoghi di socialità e sviluppo. La città del futuro si progetta anche attraverso la lente sportiva.
L’Osservatorio propone infine la creazione di una piattaforma milanese dedicata allo sport come “bene comune”, capace di connettere esperienze, buone pratiche e soggetti attivi sul territorio. Un hub di conoscenza e progettazione che aiuti la politica a fare scelte fondate su dati, impatti e partecipazione reale. Lo sport a Milano è uno specchio delle trasformazioni sociali, un laboratorio di innovazione civica e un patrimonio collettivo da coltivare con visione e coraggio.

Lo studio di Osservatorio Metropolitano e Università Bicocca si affianca a una pregevole analisi presentata di recente da Regione Lombardia: lo Sport Plan 2024, che aggiorna le informazioni del precente documento dell’anno 2000. Da segnalare che sia nello studio dell’Osservatorio che in quello della Regione hanno avuto un ruolo importante i proff. Ghiretti e Lamborghini.
La Lombardia ha un ruolo centrale nello sport strutturato italiano, per numero di tesserati e società. Lo Sport Plan 2024, documento strategico dello sport lombardo, ci vede tra le regioni italiane per numero di praticanti sportivi, con il 43,2% della popolazione coinvolto, una percentuale superiore alla media nazionale (36,9%) di 3,5 punti. Cresce lo sport praticato in modo continuativo. Oltre un cittadino su quattro si considera sedentario (26,7%), a comprova della necessità e importanza di un costante impegno della Regione nel sostegno alla pratica sportiva. Una tendenza da monitorare, poiché questo bacino rappresenta un’ampia parte della popolazione.
Parallelamente, però, i dati evidenziano anche una crescita dei praticanti sportivi, in particolare quelli continuativi. Mantenendo invariato l’orizzonte temporale di analisi (2019/2023) si rileva
una crescita degli sportivi più assidui dello 0,8%. Se, invece, si amplia il periodo e si arriva a paragonare l’ultimo anno a disposizione con il 2001, la crescita raggiunge i dieci punti percentuali: a inizio millennio, infatti, il livello regionale dei praticanti continuativi era pari al 22,6%, mentre oggi è il 32,8%.
Capitolo a parte merita l’impiantistica: al 31 gennaio 2024 la Lombardia contava 13.283 impianti sportivi e 41.359 spazi di attività, che rappresentano rispettivamente oltre il 17% degli impianti e circa il 30% degli spazi sportivi di tutta Italia. A questi numeri si aggiungono 626 piste da sci di discesa e fondo, monitorate tramite una piattaforma regionale. La provincia con il maggior numero di spazi è Milano (22,9% del totale regionale, pari a 9.437 spazi), seguita da Brescia (14,14%) e Bergamo (13,48%).
>> A destra, la copertina dello Sport Plan. Qui sotto, una delle tabelle del documento. A destra, Roberto Ghiretti e Roberto Lamborghini, tra gli estensori della ricerca sull’impatto sociale dello Sport dell’Osservatorio Metropolitano di Milano e dello Sport Plan di Regione Lombardia, e Filippo Grassia, vicepresidente dell’Osservatorio Metropolitano, che ha curato il primo dei due studi.









Comuni della Città Metropolitana di Milano

517
Ponti sulla rete stradale extraurbana
1.366.453
abitanti a Milano città
1.883.414
abitanti nel resto della città metropolitana
459 panchine nel Parco Sempione
PH ANDREA CHERCHI - WIKIMILANO IMMAGINI
10,3%
PIL della Città Metropolitana di Milano in rapporto al PIL italiano

317.700
Imprese attive nella Città Metropolitana di Milano
1.021
biciclette estratte dai Navigli da Simone Lunghi
Centro studi al servizio del territorio della Città Metropolitana di Milano, dal 2014 aiuta pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini a capire il presente e a progettare il futuro.
www.osservatorio.milano.it

CONI e CIP
Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, e in parallelo il Comitato Italiano Paralimpico per quanto riguarda lo sport per disabili, è l’organismo che coordina, promuove e organizza tutte le attività sportive in Italia, sotto l’egida del Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Fu fondato il 9 giugno 1914 a Roma, inizialmente solo per gestire la partecipazione italiana ai Giochi Olimpici.
• Rappresenta il CIO in Italia.
• Gestisce e coordina i Comitati Regionali, le Federazioni Sportive Nazionali (es. FIGC per il calcio, FISI
per gli sport invernali) e le Discipline Sportive Associate (es. la danza sportiva).
• Organizza la partecipazione italiana ai Giochi Olimpici e agli eventi internazionali multisportivi.
• Promuove lo sviluppo dello sport di base, soprattutto tra i giovani.
• Vigila sul fair play, sulla lotta al doping e sul rispetto delle regole sportive.
• Promuove campagne sportive nazionali (es. “Sport e Salute” per le scuole).
• Gestisce i centri di avviamento allo sport.
• Collabora con le scuole, le università e gli enti locali per diffondere la pratica sportiva.
Nel 2020 è stata creata una società separata, chiamata Sport e Salute S.p.A., che si occupa della gestione amministrativa dei fondi pubblici per lo sport, mentre il CONI si concentra sulla parte “istituzionale” e olimpica, e il CIP per lo sport paralimpico.
Quella del CONI è una storia di successo: l’Italia è una delle nazioni più presenti e vincenti nella storia dei Giochi Olimpici. Le sue 799 medaglie (di cui 271 d’oro) la collocano al settimo posto delle 172 nazioni che abbiano calcato il podio olimpico.

CONI LOMBARDIA
Carla De Albertis, responsabile Sociale e Cultura dell’Osservatorio Metropolitano, dialoga con il presidente Marco Riva.
Presidente, lei è appena stato rieletto per un secondo mandato.
Un sostegno unanime dal mondo sportivo lombardo, un assoluto apprezzamento per il lavoro svolto nel suo primo quadriennio.
Qual è stato il segreto di tanto successo?
Non credo ci siano segreti! Abbiamo concentrato gli sforzi nel creare un profondo rapporto col mondo sportivo del territorio, lavorando di squadra.
Tengo molto alle relazioni personali, interpretando il ruolo di Presidente come ‘servizio’, sempre cercando il confronto per arrivare a una soluzione. Di grande ispirazione sono le parole di Julio Velasco: Il leader deve essere ottimista, convinto che tutto può essere migliorato I prossimi anni presenteranno varie sfide tra le quali, in primis,le Olimpiadi invernali Milano-Cortina.
L’organizzazione del grande evento è in capo alla Fondazione Milano-Cortina. Il CONI lombardo avrà un importante ruolo culturale in merito alla promozione dei valori dello Sport e saremo molto attenti al coinvolgimento di tutto lo sport del territorio, non solo degli sport invernali.
Nel suo programma per il nuovo quadriennio da Presidente lei ha posto l’accento su importanti obiettivi e sfide.
Ritengo innanzitutto che il nuovo ruolo del CONI sia quello di fare rete e di essere un facilitatore, pertanto una importante sfida è quella di essere capaci di farsi portavoce
presso le Istituzioni preposte dei bisogni e delle esigenze dello sport del territorio. Pensiamo alle infrastrutture sportive: la Lombardia ha fantastici atleti, tecnici, dirigenti e operatori sportivi, ma non sempre ha adeguate strutture rispetto al loro livello. Il nostro sport merita molto di più e su questo ci stiamo impegnando e stiamo sensibilizzando tutte le istituzioni per far comprendere come siano necessari impianti sportivi adeguati, accessibili e sostenibili.
Lei afferma di voler puntare molto sulla formazione.
Sicuramente è un obiettivo prioritario che il CONI persegue attraverso la sua Scuola Regionale dello Sport. Dobbiamo fornire sempre nuova formazione e informazione in tutti gli ambiti, a partire dalle novità legislative, dalla parte relativa alla fiscalità e poi formare le associazioni, i tecnici, i dirigenti e gli atleti, per dare loro strumenti sia per la loro vita attuale, sia per il futuro.
Presidente, lei si sofferma anche sul tema dell’Intelligenza Artificiale.
L’A.I toccherà lo sport in maniera esponenziale nei prossimi anni. Dovrà pertanto far parte di quella formazione di cui parlavo prima: aiuterà le associazioni nella sburocratizzazione e potrà fornire dati utilissimi per le prestazioni atletiche. Il CONI dovrà impegnarsi a fornire queste competenze non dimenticando mai che è l’uomo a restare al centro di tutto.
Come vi muoverete?
Arriviamo così a parlare dei giovani. I giovani sono fondamentali per il nostro presente e futuro. Insieme a tutte le Istituzioni che ho citato prima sarà necessario promuovere lo sport tra i giovani. Da parte del CONI sono poi attive progettualità come i Centri CONI, gli Educamp, il Trofeo CONI estivo e invernale.
Lo sport è entrato a pieno titolo nella Costituzione con la modifica dell’art. 33 Un grande successo, non crede?
Certamente un bellissimo e incoraggiante passaggio per chi ama lo sport. Ora tutto ciò andrà calato nella realtà, nella concretezza dei fatti, facendo in modo che le Istituzioni riconoscano il grande ruolo sociale dello Sport, ad esempio attraverso sburocratizzazioni e interventi premianti a carattere fiscale. Sul tema del valore sociale dello Sport vorremmo lavorare ancor più strettamente con le Associazioni benemerite.

Presidente, possiamo riassumere il suo prossimo quadriennio con queste significative parole: collaborazione, continuità e innovazione?
Facendo rete con altri Enti in una continua condivisione di competenze; collaboreremo con tutti i mondi a partire dalla scuola e lavorando con Regione Lombardia e tutte le istituzioni territoriali, Ministero dello Sport, ICSC e Sport e Salute.
Più che un riassunto direi una bella sfida! Che accettiamo, tutti insieme, guardando al presente e al futuro con responsabilità e fiducia.

>> Il Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella sorride per il “selfie” di Federica Pellegrini e gli atleti azzurri del nuoto.

Martina Riva
>> Che cos’è il CIO?
CIO sta per Comité International Olympique, ed è l’organizzazione che governa il movimento olimpico mondiale.
Fu fondato il 23 giugno 1894 a Parigi su iniziativa del barone
Pierre de Coubertin, padre delle moderne Olimpiadi, nella foto con i membri del primo comitato.

>> Luciano Buonfiglio è il nuovo presidente del CONI, eletto il 26 giugno 2025. Nato a Napoli e milanese d’adozione, ha 74 anni ed è stato un canoista di livello internazionale, partecipando alle Olimpiadi di Montreal del 1976. Ha ricoperto anche la carica di presidente della Federazione Italiana Canoa Kayak dal 2005.


>> Roberto Maviglia, Consigliere della Città Metropolitana di Milano con delega all’Impiantistica sportiva e all’Idroscalo.

>> Federica Picchi, Sottosegretaria di Regione Lombardia con delega a Sport e Giovani.

Il Panathlon a Milano è una storica associazione che promuove i valori etici e culturali dello sport. Fondato nel 1954, il Panathlon Club Milano è uno dei più antichi d’Italia e appartiene al Panathlon International, movimento riconosciuto dal CIO. Riunisce atleti, dirigenti sportivi, giornalisti e appassionati impegnati a diffondere lo “sport per tutti” come strumento educativo e di coesione sociale. Organizza incontri, convegni e premi dedicati a fair play, inclusione, lotta al doping e valorizzazione dello sport giovanile. Il club è anche attivo nel dialogo con scuole, istituzioni e federazioni. Milano, città olimpica e cuore dello sport italiano, è un punto di riferimento per le attività del Panathlon. I suoi soci si distinguono per impegno civile e passione sportiva. Il motto del Panathlon è Ludis Iungit – Uniti dallo sport Il club è guidato da un presidente eletto tra i soci e partecipa alla vita culturale e sportiva della città.
Le organizzazioni sportive si dividono in tre cartegorie: FSN – Federazioni Sportive Nazionali
Sono le organizzazioni riconosciute dal CONI che gestiscono le discipline sportive ufficiali a livello agonistico.
Hanno il compito di organizzare campionati, formare atleti e tecnici, definire regolamenti, e rappresentare l’Italia nelle competizioni internazionali.
A puro titolo di esempio: FIGC (calcio); FIP (pallacanestro); FITP (tennis e padel); FISI (sci) ecc.
DSA – Discipline Sportive Associate
Rappresentano sport che non rientrano nelle federazioni classiche,
ma sono comunque riconosciuti. Ad esempio: FSI-Fed. Scacchistica Italiana; FIWUK- Fed. Wushu-Kung Fu.
EPS – Enti di Promozione Sportiva Hanno l’obiettivo di diffondere lo sport a tutti i livelli, sia agonistici che amatoriali.
Tra i più attivi sul nostro territorio, si possono citare: ASI; ACS; AICS; ASC; CSAIN; CNS Libertas; CSEN; CSI; ENDAS; MSP; OPES; PGS-Polisportive Giovanili Salesiane; UISP; US ACLI.
A questi Enti, si aggiungono, riconosciute dal CONI, le Associazioni Benemerite come il già citato Panathlon Club o l’UNVS (Unione Veterani dello Sport).
ANDREA VARNIER: APPUNTAMENTO PER OLIMPIADI INDIMENTICABILI
Protagonista di una serata promossa dal Panathlon Club Milano, Andrea Varnier–CEO del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano-Cortina 2026 – ha presentato con chiarezza e passione lo stato dell’arte e la visione strategica dei prossimi Giochi Invernali. A 212 giorni dall’apertura, Varnier ha illustrato un progetto ambizioso ma concreto, fondato su sostenibilità, valorizzazione dei territori e coinvolgimento delle comunità. Con un approccio sobrio ma determinato, ha messo al centro l’eredità dei Giochi: non solo impianti e infrastrutture, ma un lascito umano, culturale ed economico per il Paese. Ha sottolineato l’uso intelligente di strutture esistenti, come il trampolino di Predazzo e l’anello di Anterselva, e la scelta di sei villaggi olimpici distribuiti sul territorio, tra cui quello milanese, destinato a diventare il più grande studentato d’Italia.
I numeri parlano di un impatto economico di 10 miliardi di euro e oltre 70 mila persone coinvolte. Ma ciò che più conta, ha detto Varnier, è l’energia collettiva che unisce giovani, scuole, famiglie e istituzioni in un progetto che guarda al futuro. “Se possiamo rendere accessibile l’Arena di Verona, possiamo fare tutto. E dobbiamo farlo”, ha affermato, ribadendo il valore simbolico e inclusivo di questa edizione.
Andrea Varnier porta in dote una lunga esperienza nella gestione di grandi eventi. Già direttore delle operazioni per Torino 2006, ha ricoperto ruoli di vertice nel mondo della comunicazione e del design applicato allo sport, in particolare nel gruppo Filmmaster e in Rai. Il suo profilo unisce visione strategica, competenza operativa e passione autentica per lo sport e l’Italia. Milano-Cortina 2026 non è solo una sfida logistica: è un’occasione per mostrare al mondo un’Italia capace di innovare con serietà, costruire con senso, ispirare con bellezza. E Andrea Varnier ne è il motore silenzioso ma infaticabile.

>> 8 luglio 2025: Filippo Grassia dialoga con Andrea Varnier durante la serata conviviale del Panathlon Club Milano.

DI FILIPPO GRASSIA

(Ancona, 1950) noto giornalista sportivo, Vicepresidente dell’Osservatorio Metropolitano di Milano e Past-President del Panathlon Club Milano, ha ricoperto l’incarico di Assessore tecnico allo Sport di Regione Lombardia e Presidente provinciale del CONI. Per consultare la pagina completa: www.wikimilano.it/wiki/ Filippo_Grassia
In una recente intervista al Corriere della Sera, Massimo Moratti ha rivelato che non accettò la proposta dell’allora Cardinale Martini a candidarsi sindaco: “Lo ringraziai di cuore, ma respinsi cortesemente il suo invito per gli impegni in Saras e nell’Inter”. Non so come avrebbe guidato la città, lui che gestì la società nerazzurra con fare patriarcale più che manageriale. Di sicuro, ci metto la mano sul fuoco, avrebbe disegnato un progetto per dotare Milano di impianti sportivi adeguati a una città che su questo ambito non può competere con le metropoli europee. Al solito da queste parti, come nel resto d’Italia, siamo fermi ai plastici. Alla base resta una questione strutturale vecchia come il cucco. Non ricordo amministrazione comunale che abbia puntato seriamente sullo sport da praticare nelle palestre e nei palazzetti, quello federale per intenderci. Diverso il discorso legato ai cittadini, come i “runners” e i ciclisti, che hanno bisogno “solo” di spazi verdi e strade asfaltate, meglio senza buche, per coltivare l’attività prediletta.
Velodromo Vigorelli: un paradosso. L’esempio più eclatante di mala politica arriva dal Vigorelli. Il velodromo, inaugurato 90 anni fa, è stato rifatto un paio di volte uguale all’impianto che ospitò i duelli, ormai passati alla storia, fra Maspes e Gaiardoni. Peccato che da decenni una pista di 397 metri e 27 centimetri non ha senso di esistere: per ospitare Europei e Mondiali, nonché le Olimpiadi, servono 250 metri, anche meno per organizzare le Sei Giorni, ovvero le uniche manifestazioni in grado di attirare gli sponsor e mantenere l’esercizio economico in linea di galleggiamento. Sarebbe stato preferibile ristrutturare il Vigorelli secondo le direttive dell’Unione Ciclistica Internazionale. Ma il presidente
della Federciclismo Italiana, Dagnoni, non fu mai interpellato quando era a capo del Comitato Lombardo. È come, per capirci, se lo stadio Meazza fosse lungo 180 metri. Accanto ad una pista di minore lunghezza, si potevano costruire almeno una dozzina di palestre. E, nel contempo, creare altrove un impianto dedicato al football americano.
Stadio San Siro fra cavilli e rinvii. Comica resta la situazione dello stadio di San Siro, sicuramente iconico per essere stato teatro di partite memorabili, ma altrettanto anacronistico, con le colonne di cemento armato da controllare ogni sospinto, l’assenza di servizi igienici (per le donne, e non solo per loro, fare un “pit-stop” è arduo), la probabile presenza di amianto e la mancanza di quelle strutture che permettono agli spettatori di vivere al meglio l’evento. Come accade in tutto il mondo. Mancano ristoranti, bar e paninerie, oltre alla possibilità di fare shopping prima e dopo le partite. Per Milan e Inter, la perdita di ricavi da stadio si aggira sui 50-60 milioni a stagione rispetto ai club competitor. E poi i tifosi si lamentano che le loro squadre del cuore faticano a rincorrere Real Madrid, Barcellona, Bayern, Tottenham, Chelsea, Manchester City e United, Paris Saint Germain. E qui mi fermo. Si parla tanto di stadi aperti tutto l’anno, ma quali? Non certo gli italiani, costruiti in altre epoche, fatta eccezione per quelli di Juventus, Atalanta e Udinese.
All’estero fior di stadi. Le proposte di Milan e Inter continuano a procedere a rilento per tutta una serie di motivi. I paletti del Comune che vuole più aree verdi e posti popolari (ma i club sono entità private che devono far quadrare i conti), l’opposizione di Verdi e ambientalisti per i problemi di viabilità e il troppo cemento,
e il troppo cemento, i cavilli dei troppi enti che partecipano alla Conferenza dei servizi sul “Doc-Fap”. Quanto ai Verdi mi chiedo quanti stadi abbiano visitato questi signori del “no” che non hanno contestato in misura così forte altre colate di cemento. Quasi ci fosse il cemento buono e quello cattivo, come con il colesterolo. Se lor signori vogliono stropicciarsi gli occhi, vadano a vedere il nuovissimo “Estadio Bernabeu” del Real Madrid: un gioiello architettonico e tecnologico, costruito e ristrutturato nel cuore d’un quartiere estremamente popoloso. Oppure mettano piede nella “Johan Cruijff Arena”, dove gioca l’Ajax di Amsterdam, inaugurato nel 1996 e riqualificato nel 2017, dotato di un parking di eccezionale ampiezza che ha dato respiro a tutta la zona.
E l’investimento, almeno un miliardo, è privato. Ma come è possibile opporsi a una commessa superiore al miliardo, di provenienza privata, che darebbe lavoro ad almeno 3-4 mila persone per 6-8 anni? E non parliamo dell’indotto. È la solita politica incapace di fare impresa. A Londra hanno distrutto il vecchio Wembley, obeso di storia come San Siro, per rifarne uno nuovo di zecca. In Inghilterra i club costruiscono nuovi stadi di proprietà in mezzo alla città o in riva al Tamigi senza incontrare la contestazione dei cittadini e soprattutto senza scontrarsi con le Sovrintendenze che di tutto dovrebbero interessarsi fuorché degli impianti sportivi. A Firenze, per inciso, la locale Sovrintendenza ha ritenuto di rilevanza architettonica le scale elicoidali dello stadio Franchi, disegnate dal Nervi nei primi Anni ‘30. Dimenticandosi che le scale elicoidali esistono dal 1520 nel campanile accanto al Duomo di Pietrasanta. Ah la memoria. Ah l’ideologia.
E infine. Come dimenticare che proprio il calcio, con le imprese di Milan e Inter in Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale, ha avuto il merito di anticipare i tempi della rinascita meneghina a meno di vent’anni dalla fine della seconda guerra mondiale.

attrazione turistica oltre che teatro di memorabili partite di calcio, ha un futuro ancora incerto dopo anni di accese polemiche.
Per l’atletica leggera siamo allo zero assoluto. La pista dell’Arena è un obbrobrio. La Federazione Italiana di Atletica Leggera ha revocato lo scorso mese di aprile l’omologazione dell’Arena Civica, lo storico impianto napoleonico nel quale hanno gareggiato campioni olimpici e iridati realizzando ben 15 primati del mondo. Chissà come reagirebbero Adolfo Consolini, che qui ha consolidato il suo mito, e Gianni Brera al quale è stato intitolato l’impianto. Le condizioni della pista dell’Arena, rifatta solo 4 anni fa, hanno quasi subito presentato problematiche fino a diventare, a giudizio della Fidal, inidonea ad ospitare manifestazioni e potenzialmente pericolosa per gli allenamenti.
Il Centro Sportivo XXV Aprile ha una pista obsoleta risalente a oltre 15 anni fa, e al suo fianco ospita un “gioiellino” di spreco di denaro pubblico. Vi è, infatti, un impianto indoor terminato da diversi anni e mai entrato in funzione a causa di difetti di costruzione: infiltrazioni di acqua dal tetto, pannelli esterni che volano con
il vento, caldaia sovralimentata. Milano è l’unica metropoli europea a non avere un impianto indoor per l’atletica leggera, e le società per gareggiare sono costrette a lunghe e onerose trasferte ad Ancona, l’unica città che ha un palasport in grado di ospitare l’attività al coperto.
E ancora. Il Centro Sportivo Carraro, la cui pista è stata rifatta nel 2023, è già ai titoli di coda, con la pista stessa infestata da erbacce che crescono tra la gomma e la rendono inutilizzabile.
La Fidal ha richiesto al Comune di Milano un intervento urgente, anche per dare alle oltre 40 società milanesi e alle migliaia di loro tesserati, tra i quali numerosi atleti azzurri, la possibilità di allenarsi in quella che è la capitale dell’economia nazionale, ma anche evidentemente un disastro nell’impiantistica per lo sport e l’atletica leggera in particolare. Meglio non sta il nuoto che aspetta sempre una piscina di 50 metri di livello internazionale. E così la pallanuoto.
Filippo Grassia
SAN SIRO
“Immenso transatlantico” come lo definì Gianni Brera L’anno prossimo, a Olimpiadi concluse, a inizio settembre, compirà 100 anni. Se il suo hardware necessita di immediato ammodernamento, lo spirito è più che mai giovane e battagliero. “Benvenuti nella casa del Milan” annuncia Gegio, speaker del Milan. “C’è solo l’Inter” risponde Mirco, voce dell’Inter. Al netto dei campanilismi rossonerazzurri, davanti alla scala del calcio, nomenclatura diffusasi negli anni ‘60, non si può non provare quel miedo escenico, quella specie di paura della scena che oltre al Bernabeu si prova e si vive anche qui a san Siro, agglomerato di cemento e stupore. Fascinoso catino di emozioni. Fu un derby la prima cosa bella che lo stadio ospitò. 19 settembre 1926. Finì 6 a 3 per l’Inter. Iniziava un’era. “Il nuovo campo del Milan, situato a San Siro, presso l’ippodromo delle corse al trotto, è pressoché ultimato. Ieri mattina una carovana di giornalisti, in una visita ufficiale, ha potuto ammirare la grandiosità del nuovo stadio”, sii legge sul Corsera del giorno prima. L’inaugurazione ebbe quindi luogo la domenica, alle 15.45, alla presenza di “S.A.R. il duca di Bergamo, Adalberto di Savoia - Genova e con immenso concorso di pubblico. Così si è inaugurato il nuovo campo sportivo del Foot-Ball Milano a San Siro”. Come attestò, in un documento, il questore di Milano. Il quartiere, chiamato San Siro perché vi sorgeva una chiesetta, la cui presenza è attestata già da carteggi del 1302, dedicata al santo Siro, secondo la vulgata, il ragazzino che recò alle 5000 persone i pani e i pesci moltiplicati da Gesù. E san Siro, di straordinarie squisitezze
alla sua gente, ne ha recate e ne reca a dismisura. Piero Pirelli, presidente del Milan, voleva donare ai suoi giocatori un campo più comodo e all’avanguardia rispetto a quello di via Lombardia. Per il progetto ricorse ad Ulisse Stacchini, già architetto dei lavori per la nuova stazione centrale che vide la luce nel 1931. Come sovrintendente fu scelto l’ex ciclista Anteo Carapezzi, poi papà del radiocronista Adone, e già dirigente del

Milan. Grazie a lui il nome del quartiere divenne, per estensione, il nome dello stadio: ecco dunque lo stadio di San Siro. Nel 1934 ecco il mondiale casalingo, intriso di regime. San Siro, dal punto di vista architettonico, due tribune senza curve, era perfetto per esprimere l’ideale di vigoria fisica. Ospitò l’ottavo di finale tra Svizzera ed Olanda, il quarto tra
Germania e Svezia e la semifinale Italia –Austria, decisa da un gol di Guaita. Un anno dopo, nel 1935, venne acquistato dal Comune di Milano e da questi ampliato e separato definitivamente dal contesto ippico. Intanto, il Milan raggiunse l’Inter all’Arena dove giocarono fino al 1947 quando si spostarono, fisse, a San Siro. Vent’anni più tardi, nel 1955, prese forma il secondo anello. Il 1957 è il momento delle luci a San Siro, l’impianto d’illuminazione, luci che Vecchioni canterà poi nel 1971. Nel 1967 ecco i due tabelloni luminosi. “Immenso transatlantico, con le rampe illuminate come ponti, lo stadio pareva davvero navigare in una prodigiosa crociera”, ebbe a dire Gianni Brera all’ indomani di Italia – Brasile, gara amichevole, terminata 3 a 0 dell’aprile 1956.
Nel mezzo, le prime due finali della coppa dalle grandi orecchie, Inter –Benfica, dove un gol della freccia Jair, di recente venuto a mancare, ammutolì i lusitani di Coluna ed Eusebio. Seconda finale, prima senza italiane, nel 1970, vinta dal Feyenoord sul Celtic. Dieci anni più tardi, lo scialbo europeo casalingo. Con due gare, il pari senza reti tra Italia e Spagna e il 2 a 1 del Belgio sulle Furie rosse. Il primo anello era di fatto rimasto quello degli anni ‘30, usurato e vetusto. Nel 1987 si aprì il cantiere per il terzo anello. E, quasi verso l’ultimo anello spiccò in torsione il camerunense Oman Biyik che con un acrobatico colpo di testa freddò Pumpido e l’Argentina iridata nella partita inaugurale del Mondiale italiano del 1990. Olanda – Germania, il Milan degli olandesi e l’Inter dei tedeschi, l’un contro l’altro armati, come il 1700 e il 1800, di manzoniana memoria. La spuntarono
>> UN “MILANESE” D’ECCEZIONE
L’area
Immagine tratta da Google Earth


Klinsmann e Brehme che spedirono la mannschaft ai quarti. Poca gioia per le italiane in coppa Campioni, a San Siro. Altre due finali Champions infatti, tutte straniere. 2001 con il Bayern che vinse ai rigori sul Valencia: cartolina di quella finale fu il portierone Khan che consola il collega, stremato a terra, Canizares. Poi nel 2016 il Real di Zidane che batte ai rigori i cugini dell’Atletico, con CR7 sugli scudi. Le gioie, per le italiane, arrivano dalla Coppa Uefa. Inter, finale di ritorno del 1994 contro il Salisburgo e coppa vinta. Finale poco pubblicizzata ma tutta italiana fu il ritorno tra Juve e Parma, qui disputata nel 1995 per manifesto vecchiume del Delle Alpi. Tuffo di Dino Baggio, non alto come quello di Oman Biyik ma comunque elastico che donò la Coppa Uefa alla squadra di Scala, che trionfò alla “Scala del calcio”. Anche profondi smacchi per le milanesi.
Un gol di Igor Kolyvanov pose fine nel marzo ‘94 ai 929 minuti di imbattibilità di Seba Rossi. Lo Schalke 04 che si prende la Coppa Uefa del ‘97 ai rigori, davanti all’Inter, nell’ultima formula con finale doppia della competizione.
Gioie e dolori. Attimi e brividi. “Non recidere forbice quel volto”, poetava Montale. ‘Non distruggere questo tempio, forbice del business sfrenato’ si può parafrasare, dinanzi a questo monumento.
ARENA CIVICA GIANNI BRERA
L’anfiteatro napoleonico che vide le reti del Pepin Meazza
Ancora adesso nei suoi pressi, tra il silenzio del lungo parco alberato al suo esterno, si respirano grandiosità ed imponenza, ma veicolate con quell’elegante discrezione tipicamente meneghina. Nel 1807, Manzoni e Leopardi erano ancora vivi, Napoleone volle dotare Milano di un anfiteatro. Un modo teatrale, plastico per permettere alla civitas di genuflettersi al sovrano. L’architetto scelto fu Luigi Canonica. Feste, spettacoli, celebrazioni, tutto ciò che avesse a che fare col ludus, cioè il gioco, doveva trovare qui luogo e terreno
fertile. Detto, fatto. O meglio, detto ed eseguito. Canonica ebbe un unico motivo ispiratore: il circo di Massenzio, sulla via Appia Antica, appena fuori Roma. Napoleone non voleva spenderci poi troppo. Il progetto del Canonica era il più economico. Anche per i materiali si usarono infatti le pietre riadattate dalla demolizione delle fortificazioni spagnole del Castello Sforzesco e gli avanzi del Castello di Trezzo sull’Adda. Tutto in pietra viva, una sorta di modello ecosostenibile ante litteram.
La prima volta fu uno spettacolo altisonante e magnifico. 17 dicembre 1807, una fastosa naumachia con la presenza di Napoleone. Furono diverse le ricostruzioni di battaglie con le navi,

>> Gioiello napoleonico dal 1807
dove la cavea veniva allagata con l’acqua di una roggia attigua. Ma adesione e scalpore le crearono anche corse di cavalli e impressionanti spettacoli pirotecnici. Non lontana dal Duomo era facilmente raggiungibile e la si scelse anche per attrazioni circensi, il circo di Buffalo Bill su tutte. Nei lunghi inverni dell’epoca si potevano ammirare momenti di pattinaggio. Ma il 1893, per questo impianto, è una data significativa. L’Arena civica, così chiamata dal 1870,
si apre allo sport. Ospitando le corse velocipedistiche indette dalla “Pro Patria” su un anello di 400 metri in legno. La forma ellittica si prestava molto bene ad accensioni di palloni aerostatici. Dal pallone aerostatico al pallone da calcio il passo fu relativamente breve. Il ciclismo e l’entusiasmo che portava con sé aveva dimostrato che l’Arena era pronta anche per il football, la palla piede come era chiamato all’epoca, su calco inglese, il calcio. Un giorno, un mese e un anno entrano allora di gran carriera e di diritto non solo nel microcosmo della storia dell’Arena civica ma nel macrocosmo della memoria del gioco più bello del mondo. 10 maggio 1910, alcuni ragazzotti con la divisa bianca sfidano i loro colleghi francesi. È il battesimo assoluto della Nazionale italiana maschile di calcio che quel giorno, sul manto erboso dell’Arena, davanti a 4 mila spettatori, s’impose, agli ordini del signor Harry Goodley della federazione inglese (lo stesso messo che portò dall’Inghilterra a Torino per la prima volta le casacche bianconere) col risultato di 6 a 2 sulla Francia. Uomo partita? Pietro Lana, in forza al Milan, autore di una tripletta. Commissario tecnico, Umberto Meazza, di professione commerciante di
vini e allenatore, come si vedeva spesso in quella fase pionieristica, a tempo perso. Nel 1944 fu sede, dentro le vicende belliche, di un campionato sui generis, il triangolare finale del Campionato Alta Italia 1944. Vigili del fuoco di La Spezia, Torino Fiat e Venezia. I Vigili del fuoco spezzini batterono il Toro per 2 a 1. Se non scudetto de iure, almeno il gusto, per gli spezzini, di esserci arrivati anche loro in vetta.
Dal 1930 al 1947 l’Arena è stata la casa dell’Inter. E dall’ottobre del 1941 al giugno del 1945 ospitò le gare del Milan. Ha visto grappoli di reti di Meazza, l’Ambrosiana vincere gli scudetti del 1938 e 1940, inframezzati dalla Coppa del 1940. Nel 1945 tornò la squadra nerazzurra a chiamarsi Inter e qui continuò a giocarci fino al 1947. Il Milan, in quel periodo, fu ribattezzato Milano. Vari i confronti stracittadini qui disputati, detti derbyni e derbyssimi. Nel febbraio del 1910, tre mesi prima del debutto della Nazionale, un Inter 5 Milan 1, con l’armata interista che si scatenò nella ripresa. Ultima stracittadina qui giocata, 21 luglio 1946, successo rossonero grazie ad un gol dell’oriundo Ettore Puricelli. Ma non solo calcio, anche atletica. Marcello Fiasconaro, nel 1973 record negli 800 metri. Nel 1977 Pietro Mennea sprintò sul giamaicano Don Quarrie nei 200 metri. Il 18 luglio del 1986, Berlusconi presentò urbi et orbi il programma di poetica del suo Milan, con i famosi elicotteri che planarono sul prato dell’Arena. Nel 2000 vi fu un incrocio pittoresco a riportarla in auge. Il Brera Football Club, che al tempo si spacciava per essere la terza squadra di Milano, giocava qui. E ad allenarla, in serie D, fu chiamato Walter Zenga, che qui spiccò il volo come allenatore. Per Brera – Pro Lissone, gara d’esordio in panchina del Walter nazionale, tornarono all ‘Arena più di 1000 persone, la gran parte di fede nerazzurra. Oggi è prevalentemente teatro di corsi di scuole di atletica, e ospita le partite interne dell’Inter femminile. Dal 2001, accanto ad Arena civica compare il nome di Gianni Brera, cantore di molte gesta all’interno di questa simbolica struttura.
VELODROMO VIGORELLI - MASPES
Tra record e rock 1935, Milano si accorge che per alcune proprie case dello sport è tempo di migliorie. Occorre mostrare strutture al passo coi tempi. Si rimoderna San Siro. Non si restaura ma si demolisce, in toto, il velodromo Sempione. Si lavora ad un nuovo palazzetto ad uso ciclistico. Il 28 ottobre 1935 il sindaco Visconti di Modrone, sotto l’egida e la sponsorizzazione della Gazzetta dello Sport, ne alza il sipario. È davvero un tempio della velocità a due ruote. Prova ne sia che solo tre giorni dopo Giuseppe Olmo stabilisce il nuovo record dell’ora. Un esordio, dunque, col botto in piena regola. Pista lunga 397, 7 metri e larga 7,50 metri. In curva pendenza massima di 42 gradi. Con una copertura della pista di 72 chilometri di listarelle di pino di Svezia. Tutto nasce sempre da un’idea, diceva Seneca. L’idea in questione è quella di Giuseppe Vigorelli, pistard in passato, ora industriale, direttore amministrativo della Rosea. Nonché sindaco di Garbagnate e assessore allo Sport al Comune di Milano. Le stimmate per un prodotto di successo, insomma, ci sono tutte. Idea lungimirante, funzionale, adrenalinica. Gli eventi e i record si susseguono a getto continuo. Il 7 novembre del 1942, Fausto Coppi scrisse una pagina epica andando a cogliere il primato mondiale dell’ora: 45,798 km. Nel 1946 occorre mettere mano alla ricostruzione a causa dei bombardamenti bellici. Il ciclismo su pista, intanto, accoglie sempre più favori e presenze di pubblico. 1956, Jacques Anquetil attacca, a 22 anni, il precedente primato del campionissimo. Negli ultimi chilometri pigia rabbiosamente sui pedali ed ecco scalzato il risultato di Coppi: 46,159 km. Ma non di sole due ruote vive questo
palcoscenico. La nobile arte incide, qui, una sua tappa memorabile. 5 maggio 1963, prima che il Milan ponga il vessillo tricolore nel tempio di Wembley, conquistando la prima Coppa dei Campioni, Mazzinghi fa fuori lo spauracchio a stelle e strisce Don Fullmer. In finale Sandro Mazzinghi diventa poi campione del mondo di boxe nella categoria pesi medi junior, mettendo KO l’americano Dupas È il quarto italiano dopo Carnera, D’Agata e Loia a cingersi di una cintura mondiale di pugilato. 24 giugno 1965, i Beatles suonarono qui. Il Vigorelli fu la casa della prima esibizione italiana degli ‘scarafaggi’ di Liverpool. Non una volta ma due, in un solo, mitico e mitologico giorno.

>> Oltre al ciclismo, il Vigorelli ha ospitato concerti memorabili (come i Beatles nel 1965), incontri di pugilato, match di football americano e set cinematografici.
Primo round alle ore 17, acclamati da 7.000 spettatori. Secondo quattro ore dopo, alle 21, davanti a 20.000 persone. Il velodromo, quel pomeriggio e quella sera, divenne l’ombelico del mondo della musica, il santuario privilegiato del primo concertone di Lennon e soci. 40 minuti il primo concerto, 40 il secondo. 80 minuti, quasi una partita di calcio, per vedere, sentire, godere di quei geni del suono. Costo del biglietto? Si andava dalle 750
alle 3000 lire. Quando un caffè ne costava 60.I ncassi sbalorditivi: 18 milioni prima del vespro, 40 nel by night Special guest italiane dell ’evento Peppino Di Capri, Fausto Leali, Maurizio e i New Dada.
5 Luglio 1971, più che gli applausi furono gli scontri. Primo e unico show italiano della band britannica dei Led Zeppelin. Fumogeni, risse, guerriglia.
Passano dieci anni ed è il turno dei Dire Straits a giugno, e a settembre dei Ramones. Un velodromo quindi a forte vocazione rock
Oggi, dal 2001 assieme al Vigorelli, ha assunto la denominazione di Maspes (in onore dello scomparso pistard Antonio Maspes). Il campo al suo interno è un terreno di Football Americano, dal 2009 casa dei Seamen Milano (A1) e dei Rhinos (Italian Football League). Inoltre per quanto riguarda il calcio giovanile, vi si allena la scuola calcio del Brera Football Team.
IDROSCALO
Il mare di Milano
Nel 1926, stesso anno in cui nacque lo stadio di San Siro, si pensò a un progetto per aumentare la superficie dell’allora aeroporto di Taliedo, affiancandogli uno spazio acquatico, una sorta di scalo per gli idrovolanti.
Siamo in anni in cui l’idrovolante è di fatto un aereo di linea a tutti gli effetti, specie per grosse distanze. Non c’erano infatti piste lunghe, capienti, sicure. E molto spesso gli atterraggi venivano fatti alla bell’e meglio, lungo prati ben tenuti. Sull’acqua era dunque più facile planare e finire le operazioni di volo. In fondo la penisola era piena di acqua! Milano non aveva ancora uno specchio d’acqua. Nel 1927 fu promulgata una legge secondo la quale era necessario creare superfici che garantissero l’atterraggio di emergenza di velivoli, sia terrestri che idrovolanti. Milano scelse quindi una zona al confine tra Segrate e Peschiera Borromeo. Le cave erano aperte. La voglia di vedere atterrare sull’acqua, enorme. 28 ottobre 1930, fu inaugurato l’Idroscalo. Sono del 1934 i Littoriali del Remo e
del 1938 gli Europei di canottaggio e motonautica.
Un lago di 800 mila metri quadri, alimentato da acque sorgive, con oltre 5000 piante, un’isola con 15 tipologie di rose. Un laboratorio in cui vengono fatte analisi e seminari sull’acqua. Oggi la sua posizione, nel Parco Agricolo Sud Milano, forma il quadrante est della città, posizione in grande evoluzione con il Grande Forlanini, le arterie ciclabili, la metropolitana blu e l’aeroporto di Linate. Oggi è di proprietà della Città Metropolitana di Milano. È attivo un servizio di vigilanza e sono presenti e operanti numerosi volontari, pronti

fare da Cicerone ai turisti al “mare dei milanesi”. Inoltre vi si sono tenuti campionati mondiali di canottaggio nel 2003, con l’oro conseguito dalla Norvegia nel maschile e dalla Bulgaria nel femminile, e i mondiali di canoa/kayak nel 2015, con oro cinese per gli uomini e ancora bulgaro per le donne. Si possono praticare, a soli 8 chilometri da Milano, oltre venti sport: corsa, rugby, vela, canoa, equitazione, sci nautico, surf, arrampicata, yoga, skate. Al di là della portata sportiva e competitiva, rappresenta una vera oasi di benessere per i cittadini e per chi voglia godere di uno spazio naturale. Uno spazio in cui respirare. Vi sono anche spiagge estive,
giardini dedicati ai cani, aree verdi a perdifiato. Un ‘mare’ tutto da amare.
Messo KO da una nevicata
Più degli architetti poté la neve. Sì, l’agente atmosferico più romantico risultò per questo impianto anche il più drammatico. Ecco il paradosso: un palazzetto destinato allo sport fu messo in fuorigioco da una nevicata copiosa, abbondante, impetuosa, che fece di fatto chiudere i battenti a questa creatura sportiva.
Il Palasport la vide nel 1976. 18 mila spettatori. Vi si potevano praticare vari sport: atletica leggera (europei indoor 1978 e 1982) ciclismo, basket (fu la casa dell’Olimpia Milano per dieci anni). Il 17 gennaio 1985 non resse alla forza della neve, che cadde con una coltre da 80 a 100 cm e stimata in circa 800 tonnellate, danneggiando la tensostruttura in cavi di acciaio che reggeva il manto di copertura; il dissesto causò un abbassamento di alcuni metri e il danno aumentò con la decisione di gettare acqua calda sul tetto.
Vanta però un piccolo grande record. Gli unici due concerti italiani dei Queen si tennero qui, il 14 e 15 settembre 1984. Tra via Tesio e via Patroclo, dove oggi passa la metro lilla, in quei giorni all’interno del Palazzone, Freddie Mercury guidava la torcida sonora e faceva impazzire il pubblico. La struttura aveva una singolare forma a conchiglia, che fece prendere spunto ad Atene per la costruzione del Peace and Friendship Stadium, attuale casa dell’Olimpiakos basket
In principio fu l’estasi poi gradualmente chiuse baracca e burattinifƒ Occorreva colmare il vuoto lasciato dall’improvviso crollo del Palasport, invalidato da quella ingente nevicata. Fu alacre il lavoro della famiglia Togni, in particolare il poliedrico Divier, che trasforma quella situazione di emergenza in un nuovo inizio. Erige, da intraprendente costruttore-manager qual era, un mega tendone. E sgancia molto
denaro, ci crede. Costo? Sei miliardi. Ecco la nuova creatura: è una tensostruttura, un’arena pronta ad ospitare sport e musica, prodezze e assoli. Si fanno le cose in grande, non si bada a spese. Per l’inaugurazione, un vero coup de théâtre, viene assoldato addirittura Frank Sinatra. 26 settembre 1986, come aprire un ristorante con vassoiate di caviale. La star arrivò a Milano con il suo jet privato partito da Madrid. Il tempo di atterrare a Linate ed era pronto per salire sul palco di via Sant’Elia, zona Lampugnano. Lo special guest della prima serata del PalaTrussardi. 9.000 spettatori, quasi 8 milioni, quelli incollati alla tv, dove Rai1 trasmetteva la performance. The Voice soggiornò all’Hotel Principe di Savoia di piazza Repubblica, ma la riservatezza fu tanta che il codazzo di giornalisti al seguito non riuscì a carpire nessuna sua parola. Dal fragore della “voce delle voci” al rumore dei palloni, quelli delll’Olimpia Milano, che orfana dal Palasport venne a giocare qui. Passano appena due mesi dalla notte di Sinatra e il PalaTrussardi torna a vivere una notte da leoni. Il ruggito lo regalano, all’impianto e alla città, le Scarpette rosse dell’Olimpia, in quel momento storico Tracer Milano. Devono recuperare il -31 dell’andata maturato a Salonicco per mano, anzi per le mani, dell’Aris. Coach Dan Peterson carica i suoi: “Nulla è impossibile! È sufficiente recuperare un punto al minuto”. Il PalaTrussardi freme, mancano due ore alla palla a due ed è già gremito. I prezzi, per favorire l’impresa, sono popolari. Meneghin, Mcadoo, Premier, Barlow, D’Antoni, i cinque cavalieri che iniziarono la rimonta. Passano 5 minuti e Milano è già 15 a 6. All’intervallo, il parziale recita 44 –30. Il numero di spettatori è uguale a quello presente a settembre per Sinatra. Questa volta nessuna canzone, solo le canotte rosse e bianche che le suonano ai forti ellenici. Dino Meneghin porta il disavanzo con gara 1 a + 32. La sfida finirà poi 83 a 49. L’Olimpia, sospinta da tutto il PalaTrussardi, vola in semifinale. Quella sera quei cestisti capirono che la Coppa dei Campioni potevano
vincerla. Cosa che poi fecero. Quella sera anche quel palazzetto capì ancora più fortemente, dopo l’apparizione del maestro statunitense, la sua vocazione a spingere, ad accompagnare, a fare da onda al mare dell’evento. Di eventi la struttura ne visse altri: i concerti di Peter Gabriel, Phil Collins, U2, Pavarotti, Sting, Vasco... non proprio noccioline! Ma anche Prince. Persino i Nirvana, che qui diedero vita alla penultima esibizione della loro carriera nel febbraio 1994. A proposito di anni ‘90, ospitò anche il wrestling. Ma la gloria, per questo impianto, fu tanto intensa quanto di fatto
FORUM DI ASSAGO
Si scrive Forum di Assago. Si legge Olimpia Milano e il top della musica
Appena andati in archivio i Mondiali del ‘90 Milano è già pronta per qualcosa di nuovo. Una piazza di incontro per gli sport, dalla vulgata considerati minori, che qui avrebbero trovato le giuste e meritate attenzioni. Dal calco latino, un forum. È l’immobiliare Cabassi a muoversi. 26 ottobre 1990, è la pattinatrice tedesca Katarina Witt ad alzare il sipario di questa nuova casa sportiva meneghina. Nel 1994, arriva un primo riconoscimento: il Premio europeo di Architettura per

>> Gennaio 1985, Milano viene sepolta da una gigantesca nevicata che provoca il crollo della copertura del Palasport, segnandone la fine della breve vita
caduca. Prima cambi di nome: PalaVobis dal 1996. Quindi PalaTucker, poi Madza Palace nel 2008 (con un concerto estivo di Piero Pelù). InfinePalaSharp. Altro giro altro regalo? Piuttosto altro sponsor, altro nome. Ma per molti milanesi e il loro animo si chiamerà sempre PalaTrussardi. Un gioiellino nato però al limite dell’abuso edilizio e da sempre minacciato di imminente demolizione. I battenti si chiudono il 30 aprile 2011. Ma il sacro fuoco che questo battistero laico, esternamente bianco con la scritta rossa, ha saputo far divampare per Sinatra e per l’Olimpia contro l’Aris, Milano lo conserva ancora.
Impianti Sportivi assegnato dal CONI e dal Council of Europe. Sin dalle prime battute s’intuisce che non avrà né la vulnerabilità del Palasport né la frammentarietà del PalaTrussardi. Struttura solida, progetto razionale. 450.000 metri cubi di volume, una superficie coperta di oltre 40.000 metri quadri, un’arena centrale in grado di ospitare 15.800 spettatori. Tre livelli, area vip con tanto di palchi. La portata è europea. All’Interno del forum un grande spazio indoor per il pubblico e allestito per il fitness, il badminton, il pattinaggio su ghiaccio, di cui vanta una prestigiosa scuola. Ma anche sport acquatici e bowling. Nel 2011 ecco il Beach Forum,
una piscina scoperta da 50 metri di lunghezza, dentro oltre 10.000 metri quadrati di verde. Per la serie: quando il mare è troppo lontano... Apertura anche alla musica, che ben presto al forum ha iniziato a giocare in casa. Tanto che la patente di star, i discografici, la danno a chi ha suonato qui, come i Placebo nel 2016. È, insieme al Palazzo dello Sport di Roma, la struttura italiana di più ampio respiro internazionale. A meno di 10 chilometri da Milano Nei primi anni faceva un po’ storcere il naso ai milanesi questa distanza, ma nel 2011 la fermata della M2 Assago Milanofiori ha cercato di colmare questo gap. Annalisa e Raf sono alcuni degli ultimi artisti nostrani ad aver ricevuto l’abbraccio del pubblico del Forum. Dove la musica, a detta di musicologhi e di tecnici del suono, ha una buona balance e un’ottima botta. Ma, gradualmente, è diventato la casa della palla a spicchi. Nel 1996 vi si è disputata la Final Four di Coppa Italia e la Supercoppa italiana. E dal 2013 le Final Eight di Coppa Italia. Nel 2022, il botto: il campionato europeo maschile di basket.
Milano infatti fu, assieme a Berlino, Colonia, Tbilisi e Praga, sede del torneo. A vincere fu la Spagna allenata dal coach italiano Sergio Scario. Per i tifosi dell’Olimpia è diventato il teatro delle partite in casa. Lo spartito, preciso, dei suoi successi. Come le sfide infinite con la Virtus Bologna, decise, qui soprattutto, con la tripletta scudetto: 2022, 2023 e 2024. La terza stella, l’Olimpia, se l’è cucita qui.
FU PALALIDO ORA ALLIANZ CLOUD
Le due ere di una stessa casa 1956, c’è fermento in piazzale Lotto. C’è un nuovo salotto dello sport da scoprire e da vivere. Accanto al lido cittadino, monumentale e ritrovo di sport e di sportivi amatoriali, ecco un palazzetto destinato a sport agonistici e a molto altro. 7 mila posti su due anelli. In principio le menti dell’opera, il tridente ingegneristico composto da Manfredi, Ciocca e Paladini, pensarono anche al tennis, per praticarlo al chiuso nei mesi freddi. Ma fin dalle prime battute fu il basket a fare la voce grossa. 25 ottobre

>> Gloriosa la storia del basket milanese, in scena al PalaTrussardi, al Palalido e al Forum di Assago dagli anni ‘60 ad oggi.
1960. Olimpia Simmenthal vs Ignis Varese: il derby, e che derby, lombardo. Come prima recita, niente male. La spuntò Varese. Adolfo Bagoncelli, il visionario presidente dell’Olimpia, e il pallanuotista e cestista Cesare Rubini, si spesero parecchio perché qui si giocasse solo a pallacanestro. E qui giocò anche la Pallacanestro Milano 1958, la seconda squadra cittadina, che ebbe come primo sponsor il marchio del negozio di tessuti “All’Onestà”. Dal 1977 al 1996, come seconda squadra s’impose l’Aresium Milano, meglio nota come Teorema, lo sponsor. Quindi due squadre della stessa città sotto un unico canestro, quello del Palalido. Pure qui, non solo basket ma anche musica. Nel 1967 il Palalido accolse i Rolling Stones, nonostante un riscontro acustico rivedibile. Nel 1980, ecco i Police. Qui, nel 1973, Enrico Berlinguer venne eletto segretario del Partito Comunista Italiano. Ma, come a volte capita, ci furono anche momenti spiacevoli o... un po’ così.
Lo spregiudicato Dario Fo mise in scena “Guerra di Popolo in Cile”, che costò al grande drammaturgo l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale. Delizie e croci. E abbandono. Quello che mano a mano gli rifilò la pallacanestro, prima trasferitasi al Palasport e poi al Forum di Assago. Nel 2012, fu demolito per poi risorgere nuovo e restaurato. Eccolo, si chiama Allianz Cloud. Inaugurata, nel frattempo la denominazione è diventata femminile, nel giugno 2019, con alcune
partite della Volleyball Nations League, con il sindaco Sala e Malagò presenti. Sempre nel 2019 è tornato il tennis, con il torneo Next Generation Atp Finals. A volte ritornano, dunque. Come la seconda squadra di Milano, l’Urania Basket, che dopo essere stata promossa in serie A2, ha abbandonato il Palaiseo per giocare qui le partite in casa. Ma non solo gli squali dell’Urania possono dire di giocare qui in casa. Anche il volley, con Powervolley Milano, ha nel vecchio Palalido, ora Allianz Cloud, il suo cuore pulsante casalingo.
IPPODOROMO SNAI SAN SIRO
Oltre un secolo di storia
Inaugurato nel 1920, l’Ippodromo
Snai San Siro è da oltre un secolo uno dei più prestigiosi palcoscenici ippici internazionali. Con il suo parco botanico, è uno spazio multifunzionale aperto alla città che ospita eventi sportivi, culturali e iniziative per scuole e famiglie. L’11 luglio 2024 ha segnato il completamento di una significativa opera di riqualificazione con la nuova pista per il trotto che si affianca a quella di galoppo e al campo gara per il salto ostacoli. La restaurata Tribuna del Trotto, dopo un periodo di inagibilità, oggi può accogliere fino a 2000 persone e sotto il suo colonnato, all’ombra del Cavallo di Leonardo, trova casa la GAMI, Galleria Archivio Multimediale Ippodromo, spazio espositivo gratuito e interattivo dedicato all’ippica e alla storia degli Ippodromi Snai.
>> TRA SPORT E STORIA


Il cavallo più famoso di Milano è il Cavallo di Leonardo, commissionato da Ludovico Sforza detto il Moro nel 1482, come monumento equestre a Francesco Sforza; progettato da Leonardo da Vinci e mai terminato. Dal 1999 la sua riproduzione domina il Piazzale dello Sport di fronte al parco dell’ippodromo di San Siro, ed è una delle statue equestri più grandi del mondo. Presso il Leonardo3 Museum si trovano storia e modelli per comprendere l’ambizioso progetto leonardesco.

L’Arena avrebbe dovuto far parte di un ambizioso piano urbanistico per la risistemazione dell’area intorno al Castello Sforzesco, dopo il vuoto creato dalla demolizione delle fortificazioni spagnole, che venne però solo parzialmente realizzato a causa dei costi troppo elevati. Progettata da Luigi Canonica, come anfiteatro in stile neoclassico, fu edificata col materiale recuperato proprio dalla suddetta demolizione ma anche con avanzi del castello di Trezzo sull’Adda. L’inaugurazione avvenne nel luglio 1807 e per l’occasione ospitò una corsa di bighe. Il 17 dicembre di quello stesso anno, Napoleone Bonaparte e il re di Baviera assistettero (dalla “tribuna d’onore”, la palazzina Appiani, prospiciente l’Arena, anch’essa progettata dal Canonica) a una naumachia, gara di imbarcazioni resa possibile dopo l’allagamento della cavea. In seguito l’Arena ospitò anche evoluzioni aerostatiche, feste sul ghiaccio al ritmo di valzer viennesi, caroselli di animali

>>L’Arena civica Gianni Brera, dai fasti napoleonici alla ricerca di una nuova identità.


esotici, corse nei sacchi, e una varietà di spettacoli anche di dubbio gusto che - stando alla cronache - riscuotevano in molti casi grande interesse. A fine Ottocento, al suo interno sventolarono le bandiere rosse degli operai in sciopero. Nel 1906 fu la volta delle evoluzioni di indiani e cowboy al seguito del colonnello William Frederick Cody, meglio noto col suo pseudonimo Buffalo Bill. Il Wild West Show - così si chiamava lo spettacolo itinerante che, dall’America, approdò in quasi tutte le principali città europee fra la fine del XIX secolo e gli anni Venti del Novecento - arrivò a Milano con quattro treni speciali, e 800 persone, di cui 500 cavalieri. E sempre nel 1906 all’Arena sfilò la monumentale Itala di Borghese e Barzini, reduci dal raid Pechino-Parigi in 60 giorni. Tre anni più tardi, qui il lombardo Filippo Ganna vinse il primo Giro Ciclistico d’Italia.
>>L’Arena di Milano ospita il favoloso spettacolo di Buffalo Bill con centinaia di comparse e cavalli nel 1890.
DI MASSIMILIANO MINGOIA

Massimiliano Mingoia
(Milano, 1974) è un giornalista e scrittore italiano, firma delle pagine milanesi e nazionali del quotidiano Il Giorno.
Grande appassionato di musica rock, ha scritto vari libri sull’argomento. La sua ultima opera, per Idrovolante Edizioni, è “La biblioteca dei conservatori”, 2025,
Dici Olimpiadi Milano-Cortina 2026 e pensi all’eredità che i Giochi invernali lasceranno al capoluogo lombardo. Sì, perché i grandi eventi sportivi spesso e volentieri cambiano, in meglio, le metropoli. Sarà così anche per Milano? Gli organizzatori – dal Governo a Comune e Regione fino alla Fondazione olimpica –sono convinti di sì.
LA MAPPA DEGLI IMPIANTI
Per consultare la pagina completa: www.wikimilano.it/wiki/ Massimiliano_Mingoia
Sono due le principali eredità che i Giochi – inaugurati il prossimo 6 febbraio allo stadio di San Siro – lasceranno alla città: l’Arena di Santa Giulia e il Villaggio olimpico allo Scalo Romana. Strutture che non c’erano e sono in fase di costruzione proprio per l’evento a Cinque Cerchi. Inoltre sono previsti due impianti temporanei, entrambi alla Fiera di Rho: l’arena per le partite di hockey su ghiaccio femminile e la pista per il pattinaggio di velocità. Il Forum di Assago, invece, ospiterà le gare di short track e pattinaggio di figura. Piazza del Duomo, infine, sarà una delle due “medal plaza“ dove saranno consegnate la medaglie d’oro, d’argento e di bronzo (l’altra “piazza delle medaglie” è a Cortina).
L’ARENA
L’Arena di Santa Giulia - nel dossier olimpico chiamata PalaItalia - ospiterà le partite olimpiche di hockey su ghiaccio maschile, potrà contenere fino a 16 mila spettatori e, dopo la kermesse invernale, ospitare anche concerti e altri tipi di sport. Cts Eventim, il colosso multinazionale che si è aggiudicato il bando per realizzare e gestire il nuovo palazzetto, assicura che l’Arena sarà pronta entro il prossimo 15
ottobre, giusto in tempo per i collaudi supervisionati dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Il nuovo palazzetto, che da lontano, nei rendering e nel cantiere in divenire, appare come un moderno Colosseo – il progettista è lo studio Chipperfield – costerà circa 240 milioni di euro.
L’ex Scalo Romana cambierà volto grazie al Villaggio olimpico. Anzi, l’ha già cambiato, visto che i sei palazzi che ospiteranno i 1.400 atleti e, dopo i Giochi, 1.700 studenti, sono già pronti. Coima, la società che sta realizzando il Villaggio, viaggia con un anticipo di tre mesi rispetto al cronoprogramma iniziale per completare l’opera entro il febbraio 2026. Intorno al Villaggio nascerà un nuovo quartiere, con un parco capace di collegare viale Isonzo a via Lorenzini, prima divise dalla ferrovia, con case private, ristoranti e negozi. Niente “foresta sospesa“ lungo l’area dello scalo, però, come inizialmente progettato. Gli extracosti dovuti al rincaro delle materie prime e dell’energia dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina hanno convinto Coima a modificare il progetto e archiviare la foresta sospesa.
Il Villaggio olimpico costerà circa 140 milioni di euro: 40 milioni di euro in più rispetto alle stime iniziali. L’Arena Santa Giulia, invece, sempre per il rincaro di materie prime ed energia, è passata da 180 a 240 milioni di euro: 60 milioni di euro in più. Coima e Cts Eventim continuano a chiedere a Governo, Comune di Milano e Regione Lombardia di coprire almeno una parte degli extracosti, perché le due opere, seppur

private, sono state costruite in tempi record in funzione di un evento pubblico come le Olimpiadi Milano-Cortina. Il Governo Meloni sta ancora cercando la formula giuridica per venire incontro alle due società private senza incorrere in reazioni della Corte dei Conti.
Milano avrebbe potuto avere un palazzetto dello sport in più per i Giochi del 2026 (oltre all’Arena Santa Giulia): l’ex PalaSharp di Lampugnano, dismesso dal 2012, era destinato alla ristrutturazione per
ospitare le partite di hockey su ghiaccio femminile e, dopo le Olimpiadi, concerti (la capienza sarebbe stata di 5.500 posti). Il progetto di TicketOne e Mca Events, però, non si è mai concretizzato a causa degli extracosti che avevano portato la spesa per realizzarlo a 35 milioni di euro rispetto ai 20 milioni di euro iniziali. Non solo. A rallentare l’iter di approvazione del progetto si erano messi di mezzo anche una serie di ricorsi al Tar presentati dal secondo classificato nel bando di gara, Forumnet (gruppo Cabassi), e dall’Istituto Suore della Riparazione di via Carlo
>>Il “rendering” del nuovo Villaggio olimpico nell’ex Scalo di Porta Romana. Spiccano a sinistra l’avveniristica torre in costruzione, futura sede di A2A, e sulla destra l’ormai affermato complesso della Fondazione Prada.
Salerio, poco distante dall’ex palazzetto, che lamentavano l’eccessiva vicinanza della struttura e il troppo rumore che si sarebbe venuto a creare a causa della nuova arena. Extracosti e ricorsi che hanno fatto desistere il Comune, proprietario dell’area, dall’andare avanti. Il Piano B è scattato poco dopo: le partite di hockey su ghiaccio femminile saranno ospitate da una struttura temporanea nella Fiera di Rho, come anticipato sopra.
In molti si chiedono quale sarà il futuro dello stadio Meazza, anche in ottica olimpica. Il Piano presentato da Milan e Inter al Comune l’11 marzo scorso prevede la realizzazione di un nuovo impianto da 71.500 posti di fianco alla Scala del calcio, un’area dove ora ci sono il Parco dei Capitani e il maxi-parcheggio, e la parziale demolizione del Meazza: dovrebbe restare in piedi solo una parte del secondo anello, cioè la Curva Sud e la Tribuna Arancio. L’iter amministrativo per l’approvazione del Documento di fattibilità delle alternative progettuali (DocFap) sullo sviluppo della Grande funzione urbana San Siro è ancora in corso. L’obiettivo di Palazzo Marino è cedere l’attuale stadio e l’area limitrofa ai due club entro il prossimo 31 luglio. Termine perentorio, perché il 10 novembre, se il Meazza restasse di proprietà pubblica, potrebbe scattare il vincolo della Sovrintendenza sul secondo anello, che quest’anno compie 70 anni. Al di là di come andrà la trattativa tra il Comune da una parte e le due società calcistiche dall’altra, una cosa è certa: la Scala del calcio, il prossimo 6 febbraio, ospiterà la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. L’appuntamento – come accennato all’inizio – è il 6 febbraio. Lo stadio di Milano avrà tutti gli occhi del mondo puntati addosso e subirà anche un piccolo restyling per rendere più piacevole la permanenza delle numerose delegazioni internazionali e giornalistiche attese per il «taglio del nastro». Nel 2026 San Siro compirà cent’anni. Un bel modo per festeggiare. Anche se sul suo futuro incombono le ruspe.

Per l’impiantistica milanese una boccata d’ossigeno arriva dall’Olimpiade invernale di MilanoCortina con la realizzazione del Palasport di Santa Giulia in cui si svolgerà il torneo maschile di hockey su ghiaccio. Sorge nel quartiere omonimo di Santa Giulia, a Rogoredo, nell’ex distretto industriale Montecity. Si tratta di una struttura polifunzionale dal rendering attrattivo e innovativo, con tre anelli metallici flottanti, impianto fotovoltaico sul tetto, parcheggio di 2700 posti e uno spazio all’aperto di circa 10 mila e 500 metri quadrati. Della capienza di 16 mila posti, il Palasport di Santa Giulia può ospitare eventi sportivi di varia natura, da
quelli sul ghiaccio al tennis, dal volley al basket, dalla ginnastica all’equitazione oltre a spettacoli musicali e teatrali. Il progetto porta la firma dell’archistar londinese David Chipperfield che ha già disegnato il Mudec di via Tortona, sempre a Milano. Dote migliore non poteva arrivare dall’Olimpiade. Per la città metropolitana di Milano, la possibilità di organizzare manifestazioni di livello internazionale indoor e outdoor. A breve distanza è nato anche District Food con l’apertura dei primi locali. E sempre nella stessa location i sei edifici che ospiteranno il villaggio olimpico e che poi saranno destinati a studentato.

>> Arena di Santa Giulia stato avanzamento lavori al 15 luglio 2025. foto Andrea Cherchi

Anche il nostro grande Ospedale di Niguarda sta subendo un forte impulso grazie alle prossime Olimpiadi.
Infatti Niguarda è l’ospedale ufficiale dell’evento.
Niguarda è stato scelto come ospedale di riferimento per le Olimpiadi sulla base dei criteri individuati dal Comitato
Olimpico Internazionale (CIO), ovvero la garanzia della disponibilità di tutti i servizi sanitari e l’altissimo livello delle prestazioni, specialmente nell’ambito dell’emergenza urgenza.
Nel 2020 è l’unico centro italiano ad entrare nella “top 50” dei migliori ospedali al mondo secondo la rivista americana Newsweek, mentre nel 2025 conquista la prima posizione in Italia nella classifica dei “World’s Best Hospitals” e la 37esima posizione in assoluto nel mondo.
Aperto il 10 ottobre 1939, si è evoluto nel tempo e soprattutto nell’ultimo decennio ha affrontato una complessa trasformazione strutturale e organizzativa in cui multidisciplinarietà, tecnologia e integrazione sono stati gli elementi chiave del suo cambiamento.
Dirige Niguarda Alberto Zoli, un protagonista metropolitano, laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli studi di Bologna. Nei primi anni dopo la specializzazione, conseguita a Chieti in Igiene e Medicina Preventiva, ha acquisito
esperienza prima come medico, poi come vicedirettore sanitario e, infine, come responsabile del reparto di igiene e organizzazione dei servizi ospedalieri presso l’Ospedale di Ravenna.
Quindi è stato Direttore medico di presidio presso l’Ospedale di Imola e, dal 1999 al 2000, anche dell’Ospedale Niguarda.
Negli anni successivi ha maturato una importante esperienza nell’ambito della Direzione sanitaria aziendale, dapprima presso l’Ospedale Niguarda e, in seguito, presso l’Ospedale di Lecco.
Dal 2008 al 2023 ha ricoperto il ruolo di Direttore Generale dell’Agenzia Regionale Emergenza Urgenza (AREU) e ha coordinato, sotto l’egida del Ministero dell’Interno, la nascita e l’estensione del Numero Unico dell’Emergenza 112 in Italia.
Dal 2024 è Direttore Generale dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, di cui da dicembre 2024 è anche Direttore Sanitario ad interim.




>>Il Focus su Milano dello Sport Plan di Regione Lombardia

In un tempo in cui si rileva sempre di più dl’importanza dello sport come leva sociale, educativa e persino economica, Milano si conferma una realtà vivace, dinamica, pienamente inserita nel circuito nazionale e internazionale dello sport attivo. E i numeri parlano chiaro. Secondo i dati ufficiali, la città metropolitana può contare su 854.693 tesserati tra Federazioni Sportive Nazionali, Discipline Sportive Associate ed Enti di Promozione Sportiva. Oltre 22.500 atleti ogni 100.000 abitanti: una densità altissima, che segnala non solo un’adesione capillare ma anche una diffusa cultura sportiva che politica e società devono saper cogliere e valorizzare.
L’ossatura di questo sistema è rappresentata dalle 5.525 ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche) e SSD (Società Sportive Dilettantistiche), che operano sul territorio come vere e proprie cellule attive di socialità,
inclusione, formazione e spesso anche riqualificazione urbana.
A supportare questa rete c’è un patrimonio infrastrutturale di tutto rispetto: 9.431 spazi sportivi distribuiti sul territorio, uno ogni 342 abitanti. Un numero che sorprende e che posizionerebbe Milano tra le città europee più attrezzate sul piano dell’accessibilità allo sport, anche se chi vive lo sport del nostro territorio sa bene quanto ancora si possa migliorare. Ogni spazio sportivo è condiviso mediamente da 1,7 associazioni, un dato che fa emergere l’efficienza (ma anche la pressione) sulla rete impiantistica, che deve rispondere a una domanda sempre crescente e sempre più diversificata.
Un sistema che chiede attenzione e visione.
Questi dati raccontano una città dove lo sport è parte integrante della vita quotidiana, ma pongono anche una
domanda importante: Milano ha una visione strategica all’altezza di questi numeri?
L’elevata densità di atleti, associazioni e impianti può essere un punto di forza solo se supportato da politiche pubbliche lungimiranti: gestione efficiente degli spazi, sostegno economico alle realtà di base, sinergie tra scuola, quartieri e associazioni, e una visione metropolitana dello sport che includa anche la Grande Milano oltre i confini urbani del capoluogo.
A meno di un anno dai Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026, la città si presenta con un sistema sportivo importante ma in molti settori insufficiente e ancora da valorizzare pienamente. Raccogliere e divulgare questi dati non è solo un esercizio statistico, ma un’occasione per riflettere sulle prossime mosse da attuare affinché Milano da città dove si fa sport diventi una città che vive e si alimenta di sport.

Ponendo ai milanesi la domanda “cos’è il baseball?”, la risposta più frequente sarà qualcosa come: “È uno sport americano nel quale si colpisce una palla con una mazza e poi si corre”.
Ma quanti sanno che Milano vanta la più antica società di baseball italiana? Il Milano 1946 è oggi presente sia nella serie A di baseball che nella B di softball, variante giocata prevalentemente dalle donne in un campo più piccolo e con la palla lanciata dal basso. Da anni però lo stadio del Centro Sportivo Kennedy di via Olivieri non si ritrova con le tribune gremite come ai bei tempi... ma appassionati di ogni genere ed età tengono sempre viva la passione per questo sport.
Nella città di Milano c’è anche una seconda squadra di baseball, l’Ares, che milita in serie B e gioca al Centro Sportivo Saini. Tra i suoi fondatori ci sono il presidente Nicola Fasani, detto Faso, e l’attuale vicepresidente Stefano Belisari detto Elio, di “Elio e le Storie Tese”. Nella provincia milanese ci sono altre
società di baseball, tra le quali ricordiamo Senago, che milita in serie A, Cabs di Seveso e Rho, che militano in serie B, e Legnano che partecipa al campionato di serie C.
Per quanto riguarda il softball, invece, nella provincia di Milano ha sede una vera e propria eccellenza del settore, ossia Bollate Softball 1969, che ha vinto 15 scudetti nazionali e innumerevoli titoli giovanili. Da menzionare anche Bulls di Rescaldina e Legnano, che militano in serie A2, e Sharks Cernusco e Cabs Seveso che militano in serie B.
La Federazione Italiana Baseball Softball è affiliata al CONI e si occupa della organizzazione e della promozione del baseball e del softball in Italia. Il baseball è stato presente in sei edizioni dei Giochi Olimpici, il softball in cinque. Per entrambi il prossimo appuntamento è Los Angeles 2028.
Per informazioni: ASD Milano 1946 (al Centro Kennedy) settoregiovanile@milanobaseball.it www.milanobaseball.it
Ares (solo baseball, non softball) aresbaseball@fastwebnet.it www.aresbaseball.it
Bollate Softball 1969 bsc@bollatesoftball.it www.bollatesoftball.it

>> Elio (delle “Storie Tese”) e Nicola “Faso” Fasani, rispettivamente vicepresidente e presidente di Ares Milano, squadra fondata nel 1988 da quest’ultimo e un gruppo di amici.
RUGBY E FAIR PLAY
Milano è una metropoli dove lo sport non è solo competizione, ma parte viva dell’identità cittadina. E se il calcio domina i riflettori, c’è un’altra disciplina che da quasi un secolo coltiva valori profondi, passione autentica e spirito di squadra: è il rugby, presenza discreta ma tenace nel panorama sportivo milanese.
anche con il Rugby Parabiago, il Rugby Rho, Chicken Cernusco, Cesano Boscone, Cologno e molti altri. Nuove realtà come Lyons Settimo Milanese, San Donato, i Mastini o Stella Rossa testimoniano la vitalità di un movimento che cresce tra scuole, quartieri, associazioni sportive e progetti popolari. Grandi nomi come Maci Battaglini, Marco Bollesan, e leggende internazionali come David Campese e Mark Ella hanno lasciato
Venegoni-Marazzini è un modello gestionale e sportivo per tutta l’area milanese.
Infine, a Cernusco sul Naviglio è in costruzione un centro sportivo interamente dedicato al rugby, unico progetto del genere finanziato con fondi PNRR.
Il futuro è già in campo Oggi il rugby milanese è più vitale che mai. Le scuole accolgono centinaia di

Giovani rugbisti dell’A.S. Rugby Milano all’Idroscalo
Una lunga storia di passione e resilienza
Il rugby approda a Milano già negli anni Dieci del Novecento, ma è nel dopoguerra che la città diventa una delle capitali italiane di questa disciplina.
L’Amatori Rugby Milano, fondato nel 1929, è stato protagonista assoluto: 14 scudetti vinti entro il 1946, e una nuova epoca d’oro negli anni Novanta con altre quattro affermazioni. Accanto a loro, il Guf Milano – poi semplicemente Rugby Milano – ha lottato a lungo ai vertici della Serie A, sfiorando più volte il titolo. Nel secondo dopoguerra, realtà come il CUS Milano e il Sempione, insieme a Juventus, Diavoli Rossoneri e Chicken Rugby, hanno portato il rugby tra i giovani, con una forte vocazione educativa che ancora oggi è la cifra distintiva del movimento.
Una rete viva di squadre e talenti Oggi Milano e la sua area metropolitana ospitano un ecosistema rugbistico dinamico. AS Rugby Milano, Amatori Union, CUS Milano e Sempione sono i club storici, ma la tradizione prosegue
un’impronta profonda, mentre la nuova generazione guarda ai campioni di domani: tra questi, Luca Morisi e Simone Ferrari, entrambi cresciuti a Milano e con oltre 50 presenze in Nazionale.
Campi storici e impianti d’eccellenza
Il rugby a Milano si gioca in luoghi che raccontano una storia, ma guarda anche al futuro. Il Centro Sportivo Giuriati, in zona Città Studi, è la casa storica del CUS Milano fin dagli anni Trenta.
Il Centro GB Curioni, presso l’Idroscalo, ospita l’ASR Milano e rappresenta un polo d’eccellenza per la formazione.
L’Arena Civica Gianni Brera, simbolo dello sport milanese, ha ospitato partite storiche di rugby, anche se oggi è usata principalmente per gli allenamenti.
Il Velodromo Vigorelli, attuale sede del Rugby Parco Sempione, prosegue la vocazione del quartiere.
Il CUS Milano ha ramificato i suoi progetti sociali su tutto il territorio metropolitano, con attività giovanili a Quarto Oggiaro, via Padova, Baggio e Segrate.
A Parabiago, il moderno impianto
bambini, i progetti sociali coinvolgono periferie e contesti difficili, il rugby femminile cresce con determinazione e quello integrato apre nuove prospettive. Milano può contare su tre squadre in Serie A e ospita tornei giovanili di rilievo nazionale. Il rugby in città continua a trasmettere valori come il rispetto, la disciplina, l’inclusione e la solidarietà.
E lo fa ogni giorno, lontano dai riflettori, ma sempre più nel cuore della città. (si ringrazia per la collaborazione Federico Meda).
>> La meta più ambita (Kenness editore) della giornalista milanese
Benedetta Borsani
Leggi la sua intervista a cura di Carla
De Albertis, dove racconta di come il rugby piaccia anche alle donne italiane.



>> Anni ‘60: la squadra olimpica nazionale. Da sinistra: Mancinelli, Orlandi, i fratelli D’Inzeo.
LA CITTÀ DEI CAVALLI di Rachele Renna
(si ringrazia Paolo Biroldi per le immagini)
La passione per i cavalli che caratterizza la Città Metropolitana di Milano continua e a oggi la FISE Lombardia (www.fise. it/lombardia) sede regionale della Federazione Italiana Sport Equestri, presieduta dal Cav. Vittorio Orlandi, conta tra Milano città e Provincia ben 100 centri affiliati, che attraverso istruttori federali scrupolosi e numerosi cavalli, diffondono la pratica dell’equitazione fin dalle giovani generazioni.
Circolo ippico Castellazzo
Sorge a pochi chilometri dal centro di Milano, nel comune di Bollate. Venne costruito nel 1964, per volontà di Donna Beatrice Crivelli, proprietaria di Villa Arconati, che mise a disposizione il terreno. Con questo gesto la nobildonna volle manifestare la propria ammirazione per il cavaliere Graziano Mancinelli (19371992), allora all’apice della sua carriera sportiva. Faceva parte con i fratelli Raimondo e Piero D’Inzeo e Vittorio Orlandi (attuale proprietario del centro) della squadra nazionale italiana che in quegli anni dominò la scena mondiale nell’equitazione a ostacoli.
La Rai, in occasione del primo esperimento di Mondovisione, il 25 giugno 1967, scelse come sede di uno dei tre collegamenti dall’Italia proprio il maneggio di Castellazzo. Vi parteciparono 31 Paesi con oltre 400 milioni di telespettatori. Per saperne di più: www.circoloippicocastellazzo.com

>> L’ippodromo di San Siro, uno dei più importanti d’Europa, inaugurato nel 1920.

>> Milano città pioniera per l’ippoterapia. Dal 1977 presso la Caserma Santa Barbara e dal 1981 presso l’Ospedale Niguarda.

>> Il cav. Vittorio Orlandi presso il Centro ippico Castellazzo (Bollate).
I cavalli nella riabilitazione: Milano città pioniera
Oggi, l’evoluzione e l’innovazione hanno portato l’uomo a utilizzare meno il cavallo in molte attività, ma resta la profonda vicinanza di questo animale all’uomo per le sue innate propensioni di addomesticabilità. Proprio per questo, l’utilizzo del cavallo comincia ad essere presente nella letteratura clinica per la riabilitazione dei diversamente abili: a Milano fa scuola, in questo ambito, A.N.I.R.E. l’Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre e di Attività Ludico Sportiva per le persone disabili, con devianze e disagi sociali, costituita a Milano nel 1977. Dopo la sua costituzione ha iniziato le sue attività di ippoterapia presso il Reggimento Artiglieria a Cavallo (le storiche Voloire), nella Caserma Santa Barbara di Milano, in collaborazione con l’Esercito e la Croce Rossa Italiana. Un fatto senza precedenti a livello mondiale che è valso, nel 1980, al Reggimento la Medaglia d’Oro “Al Merito della Sanità Pubblica”.
Un altro luogo che a Milano riflette il ruolo di protagonista del cavallo è il Centro di Riabilitazione Equestre “Vittorio di Capua” attivo presso l’Ospedale Niguarda dal 1981. Qui la terapia assistita con il cavallo rappresenta un “intervento a valenza terapeutica finalizzato alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale, rivolto a soggetti con patologie fisiche, psichiche, sensoriali o plurime, di qualunque origine” (Linee Guida Ministero della Salute 2015). Nei percorsi di riabilitazione di pazienti con problematiche inerenti l’ambito clinico della neuropsichiatria infantile, il cavallo si rivela un terapeuta eccezionale capace di attivare meccanismi fisiologici e comportamentali che caratterizzano i processi di miglioramento delle patologie.
Protagonisti metropolitani
Vedi l’intervista completa a Vittorio Orlandi su www.wikimilano.it/6
A Milano operano alcune delle più importanti società di canottaggio d’Italia, con lunga tradizione, successi sportivi e un forte legame con il territorio, in particolare con l’Idroscalo e i Navigli.
Da qui provengono atleti olimpionici e di rilievo nazionale.
Canottieri Milano 1890 È una delle più antiche e prestigiose d’Italia. Nata sul Naviglio Grande, è anche centro polisportivo (tennis, nuoto, ginnastica).
Canottieri Olona 1894
Oltre al canottaggio, promuove anche nuoto, tennis, palestra. Canottieri San Cristoforo
Ha forte spirito inclusivo e promozionale.
CUS Milano
Promuove attività sportive universitarie, incluso il canottaggio all’Idroscalo.
Idroscalo Club
Canottaggio, kayak, dragon boat e canoa.
>> Il dragon boat di Canottieri San Cristoforo con l’equipaggio di C6 Siloku composto da donne pazienti oncologiche (www.c6siloku.com).
Nel 2024 il Comune di Milano ha attribuito l’Ambrogino d’oro al St. Ambroeus F.C., presieduto da Jonathan Misrachi (nella foto in basso), con la seguente motivazione: “Dal nome del club ai colori della casacca, dallo stemma al motto da srotolare a bordo campo, tutto di questa squadra di calcio popolare parla dell’identità di Milano, di una città-mondo. È la prima di migranti e rifugiati in Italia a competere in un torneo della FIGC, un progetto sfidante che vuole portare in campo tutti per rendere tutti uguali. Il resto cresce nel corso di sei anni, attorno a un gioco che fa sentire a casa chi proviene da ogni latitudine: oltre cento atleti da venti Paesi diversi, trecento soci sostenitori, la squadra femminile, la juniores e l’Armata Pirata 161, molto più di una tifoseria. Oltre al calcio, organizza corsi di italiano e di preparazione per ottenere la patente e distribuisce cibo ai senzatetto. Attorno al centro sportivo di Gorla un’intera comunità è impegnata in iniziative di solidarietà grazie al ‘Piccione’, l’animale scelto come suo emblema”.



Circa 500 campi da gioco solo a Milano, di cui l’80% coperti, a disposizione dei 180.000 praticanti, esperti e non, che si contendono gli spazi per giocare. È sempre più “padel mania”. Dal 2016 questo sport ha vissuto un’inarrestabile ascesa. A conferma di quello che è ormai un vero e proprio fenomeno, con numeri decuplicati negli ultimi nove anni nonostante la pausa dovuta alla pandemia, c’è la prossima apertura del Padel Pavilion di CityLife: un progetto faraonico che vedrà ben 7 campi da gioco, e un’area ristoro rialzata dalla quale godersi lo spettacolo, che sarà gestito dalla società City Padel Milano, fondata nel 2017 dall’ex centrocampista del Milan Demetrio Albertini insieme a due soci. Sport trasversale e accessibile, il padel permette un continuo miglioramento delle proprie capacità sotto la guida di un buon maestro o istruttore, col risultato che si è passati in pochi anni da una marea di apprendisti a un numero sempre crescente di giocatori seri e appassionati.

>> Milano ospita ogni anno importanti eventi sportivi. Nella foto, la 23esima edizione della Milano Marathon, corsa lo scorso 6 aprile, che ha visto al via oltre 10 mila runner giunti da ogni parte del mondo.
DI LAURA BAJARDELLI

Laura Bajardelli
(Milano, 1974) Manager in una primaria compagnia di assicurazione è membro di board di diversi organismi; negli anni ha maturato una significativa esperienza in aziende profit ed enti non profit, come Fondazione Cariplo e City Angels Lombardia, con ruoli in organi amministrativi e di indirizzo, in organizzazioni leader in Italia, che operano, in particolare, in ambito ambientale, sociale e culturale. Appassionata divulgatrice di queste tematiche, è giornalista ed autrice di numerosi articoli di approfondimento. Nel 2024 ha pubblicato “Economia circolare per le PMI. Dalla Progettazione ai finanziamenti, dall’eco-design alla comunicazione” Franco Angeli editore e “Visioni e artefici del futuro. I protagonisti del Novecento raccontano”, Mursia editore.
Per consultare la pagina completa: www.wikimilano.it/wiki/ Laura_Bajardelli
Lo sci è sempre stato sinonimo di avventura ma con un pizzico di glamour e, negli ultimi decenni, anche un trionfo della moda e dell’innovazione tecnologica. Dai pesanti tessuti in lana degli anni ‘30 del secolo scorso alle tute ultraaerodinamiche di oggi, l’abbigliamento da sci ha attraversato una trasformazione spettacolare, fino a diventare un perfetto equilibrio tra prestazioni e stile.
Negli anni ‘30 e ‘40, le piste innevate erano il regno di un’élite benestante. L’abbigliamento era elegante, ma poco pratico: scarponi in pelle con suole di cuoio o gomma, giacche pesanti in lana e tweed, pantaloni larghi e, per le donne, gonne lunghe che ondeggiavano sulla neve.
La rivoluzione arrivò quando le gonnepantalone fecero il loro ingresso sulle piste, permettendo alle sciatrici di muoversi con più agilità e diventando un piccolo ma significativo passo nell’emancipazione femminile. Il comfort? Ancora un concetto lontano: l’abbigliamento era pensato per proteggere dal freddo, non certo per offrire massima libertà di movimento. Negli anni ‘40, il mondo dello sci iniziò a cambiare. Con l’introduzione di materiali sintetici come il nylon e il poliestere, l’abbigliamento da sci divenne più pratico e leggero. Ma la vera rivoluzione avvenne negli anni ‘70: grazie a tessuti innovativi come lo spandex e il Gore-Tex, le tute da sci divennero elastiche, impermeabili e decisamente più performanti. I colori vivaci e le giacche trapuntate invasero le piste, trasformando lo sci in un mix perfetto di sport e moda.
Negli anni 2000, la tecnologia ha portato le tute da sci a livelli mai visti prima: tessuti traspiranti, termoregolatori e design aerodinamici hanno reso l’abbigliamento un vero e proprio strumento di precisione per gli atleti.
Lo sci non era più solo una disciplina sportiva: era diventato un fenomeno globale, dove eleganza e performance si fondevano in un connubio perfetto.
L’ERA ARMANI E L’AVENIR DELLO STILE SULLA NEVE
Oggi, lo sci non è solo velocità e tecnica, ma anche un’affermazione di stile.
L’après-ski, un tempo fatto di rifugi rustici e calore di un camino, si è trasformato in un fenomeno di moda e lifestyle, con locali alla moda e outfit studiati nei minimi dettagli. E proprio a MilanoCortina 2026, il brand EA7 Emporio Armani ha portato questa fusione a un nuovo livello.
Per le Olimpiadi Invernali, il marchio ha creato le nuove divise ufficiali della nazionale italiana di sci, combinando tecnologia avanzata e quell’eleganza inconfondibile che lo contraddistingue. Il colore predominante? Bianco latte, scelto per evocare l’armonia con le vette innevate, mentre i materiali sono progettati per garantire massima impermeabilità e traspirabilità.
L’imbottitura? Perfetta per assicurare comfort e isolamento termico, permettendo agli atleti di affrontare le condizioni più estreme.
Le divise comprendono piumino, giacca e pantaloni termici in tessuto waterproof, oltre a una tuta da gara aerodinamica studiata per assicurare massima libertà di movimento. Per




>> Uno sciatore contemporaneo con attrezzatura ultra performante e una sciatrice d’epoca e d’eccezione: Matilde, nonna di Laura (autrice dell’articolo), nel 1935 a Craveggia .
il tempo libero e gli allenamenti, gli atleti avranno a disposizione tute sportive, maglie tecniche e accessori come guanti, cappelli, borse e scarpe waterproof. Sulle divise spicca la grande scritta “Italia” ricamata con effetto tridimensionale, un dettaglio che celebra con orgoglio l’identità nazionale. Armani, in qualità di Official Technical Outfitter della Federazione Italiana Sport Invernali (FISI), ha ridefinito il concetto di abbigliamento tecnico, portando lo stile italiano sulle vette più alte del mondo. Non è un caso che Giorgio Armani, nato a Piacenza ma milanese d’adozione, sia

uno dei principali artefici dell’immagine di Milano come capitale della moda. Con la sua inconfondibile visione, ha ridefinito il concetto di eleganza italiana, e oggi porta il suo stile anche sulle piste innevate. La trasformazione dello sci in un fenomeno che unisce sport, moda e spettacolo è evidente non solo sulle piste, ma anche sul grande schermo.
A partire dagli anni ‘80, le montagne innevate sono diventate lo sfondo perfetto per alcuni celebri cinepanettoni, da Vacanze di Natale (1983) a Natale a Cortina (2011), contribuendo a rendere Cortina d’Ampezzo e altre località
sciistiche delle icone cinematografiche. Tra gag esilaranti e situazioni paradossali, questi film hanno immortalato l’evoluzione dell’abbigliamento da sci, dai vistosi piumini anni ‘90 agli outfit sempre più sofisticati dell’epoca moderna. Dal tweed alle fibre ultratecnologiche, ai caschi performanti e personalizzati, l’abbigliamento da sci ha vissuto un’evoluzione incredibile. E ora, con le divise firmate Armani per Milano-Cortina 2026, l’Italia è pronta a sfrecciare nel futuro, con la solita grinta, l’inconfondibile classe e un tocco di lusso.
FRINGE MILANO OFF dal 2016
è una festa del teatro, delle arti performative e dell’arte contemporanea, diffusa in spazi anche inusuali, importante vetrina per artisti e compagnie indipendenti. Propone una mappa di turismo culturale collegando tutta la città come momento di scambio e contaminazione fondato sull’aggregazione e l’empatia sociale, per stimolare la creazione e la sensibilizzazione di un nuovo pubblico: un’opportunità per riflettere su tematiche sociali e di attualità.
Il progetto Fringe e Sport fa parte della sezione Free Fringe, dedicata agli eventi a ingresso gratuito, con l’obiettivo di favorire l’accesso alla cultura e la partecipazione attiva di pubblici diversi. Le storie presentate attraverso la rassegna raccontano valori come la solidarietà, la resistenza, il superamento di difficoltà, di cui il pubblico, non solo giovane, ha continuo bisogno.
Fringe e Sport si inserisce nel percorso di avvicinamento ai Giochi Olimpici e Paralimpici Milano-Cortina 2026, contribuendo con un’azione culturale che racconta lo sport come metafora della vita, strumento di inclusione e motore di cambiamento.
Al termine di ciascuna rappresentazione, è previsto un momento di confronto con il pubblico guidato da un esperto del tema trattato. Questo spazio di dialogo coinvolgerà in particolare i più giovani, invitati a condividere impressioni, domande e riflessioni sulla storia appena vissuta. Gli attori e le attrici saranno inoltre intervistati in scena, offrendo uno sguardo sul processo creativo e sulle emozioni legate alla performance.
FRINGE MILANO OFF 2025
Dal 2 al 12 ottobre ospita 59 compagnie di cui 13 internazionali, per un totale di 244 repliche in 19 spazi diffusi sul territorio milanese. Per il programma completo e le location: www.milanooff.com
Dal 15 settembre partono anche le sezioni Free Fringe con 56 eventi, tra cui quelli di Fringe e Sport.

>> I cofondatori, direttori artistici e organizzativi sin dal 2016 del progetto:
- Francesca Vitale avvocata, attrice e regista, organizzatrice teatrale e counselor
- Renato Lombardo da oltre quarant’anni organizzatore e produttore di eventi legati al teatro e alla musica jazz internazionale.
La solitudine del numero 1 di e con Robin Consiglio Scheller
Una riflessione intima e poetica sulla vita dei portieri di calcio.
22 settembre Caserma Teulié
Nuovo orizzonte con Alessandra Donati
La straordinaria impresa di Trudi Ederle, prima donna ad attraversare a nuoto la Manica, il 6 agosto 1926.
8 ottobre Caserma Teulié
Un comune immortale con Alessandro Colombo
Una narrazione intensa sulla vita e le contraddizioni del tennista André Agassi.
26 settembre Sporting Club Milano 2, Segrate
7 ottobre Fondazione AEM
Fuorigioco con Lorenzo Bassotto e Roberto Maria Macchi
La vicenda di Matthias Sindelar, capitano della nazionale austriaca, che si rifiuta di piegarsi al regime nazista nella partita Austria-Germania del 1938.
28 settembre Sporting Club Milano 2 a Segrate
Boxeur
con Stefano Pietro Detassis (foto a destra) Il drammatico incontro del 1946 tra Victor Young Perez ed Eugene Smith Lorenzoni: sport, guerra e dignità.
29 settembre Fondazione AEM
Gli spettacoli, pensati per interagire con contesti urbani diversi, mirano a coinvolgere pubblici eterogenei e a valorizzare la relazione tra arte e territorio.
Le testimonianze e le riflessioni raccolte durante gli incontri post-spettacolo confluiranno in un “Diario dello Sport” virtuale, memoria condivisa dell’esperienza e del dialogo.
Il Progetto ha ottenuto il patrocinio di Panathlon International e del Panathlon Club Milano (panathlon.milano.it), nonché la collaborazione con la Fondazione Sportcity.
Infine, verrà realizzato un Focus dal titolo “Tra il palco e il campo: atleti delle emozioni” che si terrà presso il Piccolo Teatro di Milano, chiostro Nina Vinchi, il 24 settembre, orario pomeridiano.

>> Fringe e Sport porta in scena sei spettacoli teatrali a tema sportivo, ospitati in tre luoghi simbolici e non convenzionali:
• Scuola Militare Teulié
• Sporting Club Milano 2
• Fondazione AEM
Il progetto intende attivare un dialogo tra arte performativa e cultura sportiva, valorizzando entrambe come strumenti di crescita personale e coesione sociale. L’obiettivo è raccontare lo sport non solo come disciplina fisica, ma come veicolo culturale e sociale, capace di generare riflessioni sui suoi significati, valori e implicazioni umane.
Assegnati i prestigiosi
nell’ormai tradizionale evento a Palazzo Marino





Con visione strategica e dedizione instancabile ha saputo guidare primarie realtà accademiche e del terzo settore verso progetti innovativi e inclusivi, contribuendo in modo significativo alla crescita culturale, sociale e scientifica della comunità e promuovendo una filantropia moderna e radicata nel territorio. La sua leadership, aperta e attenta alle sfide del futuro, ha saputo creare sinergie tra enti, imprese e società civile, dando voce ai giovani e alle fasce più fragili: un esempio di come visione e umanità possano costruire un futuro più solidale e sostenibile per tutti.
Non ha (ancora) conquistato lo scudetto del calcio con il Torino di cui è presidente, ma ne ha vinto un altro ancora più significativo risanando la RCS che nel 2016 aveva debiti per 430 milioni di euro e aveva perso 1,3 miliardi di euro nei 5 anni precedenti il suo arrivo. In tempi brevi ha azzerato ogni passività e ricomprato la storica sede del Corriere della Sera. È il fiore all’occhiello della sua attività di imprenditore e di manager, che s’è sviluppata felicemente in ogni ramo dell’editoria compreso quello televisivo con La7.
Decana del Corpo consolare di Milano e della Lombardia, portavoce instancabile della comunità internazionale, ha saputo offrire al tessuto sociale, economico e culturale del territorio metropolitano un prezioso contributo con generosità e passione. La sua attività diplomatica si è sempre distinta per la capacità di creare ponti e rafforzare i legami tra i Paesi, valorizzando le tipicità delle diverse comunità presenti e sostenendo la loro integrazione nella metropoli più internazionale e cosmopolita d’Italia. Con il suo operato, ha promosso un dialogo vivo e costruttivo, testimoniando il ruolo fondamentale che le comunità di tutto il mondo svolgono nello sviluppo e nella crescita del nostro territorio.

>> Il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Azzone premiato dal Prefetto Francesco Paolo Tronca e dal Direttore dell’Osservatorio Metropolitano Bruno Dapei, con la conduttrice Maria Emma Galbassini

>> L’editore Urbano Cairo premiato dalla Rettrice Giovanna Iannantuoni, Presidente onoraria dell’Osservatorio Metropolitano, e dall’avv. Gaetano Galeone, Presidente dell’Associazione Benemeriti di Milano e provincia.

>> La Decana dei Consoli a Milano, Veronica Crego Porley, premiata dalla Presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi, e dal Col. Antonio Calligaris, Comandante della Scuola Militare Teulié.
Figura di primissimo piano nel panorama sportivo e manageriale internazionale, la cui visione strategica e la cui passione instancabile continuano a portare la massima espressione dell’automobilismo verso nuove vette. Con la sua guida, la Formula 1 è diventata sempre più inclusiva, innovativa e sostenibile, mantenendo viva la tradizione e la storia di uno sport che unisce le generazioni. La sua capacità di rappresentare con orgoglio l’eccellenza italiana nel mondo, e di valorizzare le competenze e i talenti che rendono grande la nostra industria, testimonia un impegno autentico e lungimirante a beneficio della crescita economica e culturale in senso globale, non solo nel mondo del motorsport, ed esempio per le nuove generazioni.
Figura di spicco nel mondo accademico e nelle professioni medico-sanitarie, ha saputo unire ricerca, didattica e innovazione con grande passione e determinazione. Ha guidato importanti istituzioni, formando nuove generazioni e promuovendo un dialogo costante tra università e territorio. Sotto la sua guida, l’Università San Raffaele ha sviluppato progetti di ricerca all’avanguardia in ambiti diversi, consolidando la sua reputazione come centro di innovazione e formazione. La sua visione strategica e la sensibilità verso le esigenze della comunità accademica e sociale rendono il suo contributo prezioso per la crescita della conoscenza e il ruolo dell’Università a livello locale e internazionale.
Nel corso di una brillante carriera, ha dimostrato di possedere le più elevate e preziose competenze nella gestione delle operazioni di sicurezza, distinguendosi per l’adozione di strategie efficaci nella tutela dei cittadini e dei valori costituzionali. Con la sua visione lungimirante e l’instancabile impegno, ha consolidato il ruolo dell’Arma come pilastro insostituibile della sicurezza per il Paese. Nella comunità della grande Milano rimane vivido il ricordo della dedizione e della competenza dimostrate negli anni spesi al servizio del territorio ambrosiano. In tutti gli ambiti in cui ha operato, ha saputo introdurre approcci innovativi e integrati, rafforzando la risposta alle sfide sociali più complesse e facendo della sua leadership un esempio di dedizione al bene comune. Il suo contributo rappresenta uno dei capisaldi decisivi per il mantenimento della legalità e della sicurezza pubblica, rendendolo un esempio per i giovani, punto di riferimento alto e autorevole per i servitori dello Stato e per l’intera comunità nazionale.

>> Il Presidente della Formula 1, Stefano Domenicali, premiato dal Vicepresidente dell’Osservatorio Metropolitano, Filippo Grassia, e dal Prof. Ermanno Leo, medaglia d’oro della Sanità pubblica.

>> Il Rettore Enrico Gherlone riceve il riconoscimento dal Vicesindaco metropolitano, Francesco Vassallo, e dal Questore di Milano, Bruno Megale

>> Il riconoscimento al Comandante dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, viene consegnato dal Prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, al Gen. Giuseppe De Riggi, Comandante della Legione Lombardia.
Figura emblematica del panorama milanese, da decenni il suo nome è sinonimo di eccellenza nella profumeria artigianale, ma anche di una profonda e costante dedizione alla città e ai suoi abitanti, testimoniata da un instancabile impegno filantropico. Con generosità e discrezione, ha sostenuto numerose iniziative sociali, culturali e benefiche, dimostrando una rara sensibilità verso le esigenze della comunità. La sua vita incarna lo spirito più autentico di Milano: quello di un’imprenditoria illuminata che non dimentica le proprie radici e il proprio ruolo sociale, ma che anzi, con la sua azione, contribuisce a rendere la città più inclusiva, vivace e prospera. È un esempio virtuoso di come l’impegno individuale possa generare un impatto positivo e duraturo sul tessuto urbano e sulle persone che lo abitano.
Ha saputo consolidare e innovare un importante network di quotidiani, contribuendo a mantenere vivo il ruolo della stampa locale e nazionale in un contesto in continua evoluzione. La sua capacità di interpretare le sempre più difficili sfide della contemporaneità la rendono un’importante voce di un modo nuovo di fare informazione. Animata da un forte impegno civico, si distingue nel promuovere cultura, inclusione, parità di genere, diritti civili e dialogo sociale.

>> La comunicatrice Daniela Testori e il Prof. Pierpaolo Sileri premiano lo storico profumiere e filantropo Augusto Mazzolari

>> Il riconoscimento alla giornalista Agnese Pini, Direttore responsabile delle testate QN Quotidiano nazionale, viene consegnato al Vicedirettore de Il Giorno, Armando Stella, dal Presidente della Fondazione Stelline, Fabio Massa e dal Gen. Carmine Sepe, Comandante dell’Esercito in Lombardia
Scultore, pittore e incisore di grande talento, ha saputo coniugare la ricchezza delle sue radici pugliesi con la vivacità e l’innovazione della metropoli, distinguendosi per una produzione pittorica eclettica e in continua evoluzione. Fautore dell’artista come promotore di valori civici e sociali, ha dedicato opere e iniziative alla memoria, alla solidarietà e alla difesa della libertà, testimoniando un impegno costante per la diffusione dell’arte come strumento di crescita collettiva e dialogo tra le culture

>> La consegna del premio all’artista Franco Tarantino da parte dei rappresentanti dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, Prof. Paolo Rausa, Avv. Agostino Picicco e lo scrittore e poeta Giuseppe Selvaggi
Con la sua leadership, ha contribuito in modo significativo allo sviluppo economico e sociale e all’innovazione del tessuto imprenditoriale del territorio metropolitano e nazionale, promuovendo pratiche aziendali etiche e orientate alla crescita sostenibile. La sua visione strategica e il suo impegno nel favorire l’inclusione e la responsabilità sociale hanno rafforzato il ruolo della Grande Milano come centro nevralgico di eccellenza e innovazione. Molto attento alla difesa e alla promozione del nostro patrimonio culturale, anche nel suo impegno accademico ha dimostrato una spiccata attenzione verso le giovani generazioni, contribuendo alla loro formazione e con essa al futuro della nostra comunità.
Figura di grande prestigio, rappresenta un volto emblematico della metropoli moderna, capace di coniugare successo professionale e forte senso civico.
Imprenditori e filantropi la cui visione lungimirante ha contribuito in modo significativo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio. Le aziende del gruppo, Intals (ex Carlo Vedani Metalli – nata nel 1902) e Somet, sotto la loro guida si sono distinte come modello di eccellenza nella sostenibilità, nell’innovazione industriale e nell’impegno sociale. Attraverso la Fondazione Casamica, hanno aiutato oltre 130.000 persone tra malati oncologici e familiari, dimostrando come l’impresa possa essere motore di progresso economico e solidarietà. La loro dedizione nel mettere al servizio della comunità risorse e competenze testimonia un profondo amore per il prossimo, rendendoli autentici volti rappresentativi del dinamismo, della solidarietà e dello spirito imprenditoriale del territorio
Si distingue nel panorama della finanza come professionista di grande competenza e integrità contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico e sociale del territorio. Coniugando esperienza, passione e dedizione al lavoro, nelle varie realtà pubbliche e private che l’hanno vista impegnata in prima persona, promuove valori di responsabilità ed innovazione con particolare attenzione e sensibilità al tema della parità di genere, richiamando i valori fondanti dello sport di cui è da sempre appassionata. Figura di spicco, ha saputo coniugare responsabilità e progresso, un binomio oggi imprescindibile per uno sviluppo sano del territorio. Il suo lavoro è un esempio di come la propria professione, svolta con serietà e perseveranza, possa essere motore di sviluppo virtuoso a livello milanese e nazionale.

>> Il Presidente e Amministratore delegato PWC Giovanni Andrea Toselli ritira il premio dalle mani della manager e giornalista Laura Bajardelli e della Prefetto di Sondrio, Anna Pavone

>> I fratelli Edoardo e Vincenzo Vedani, imprenditori e filantropi, vengono premiati dal Comandante provinciale dei Carabinieri Gen. Pierluigi Solazzo, e dal Gen. Andrea Fiducia, Comandante provinciale della Guardia di Finanza.

>> L’esperta di finanza Rosanna Volpe riceve il premio dalle mani della Presidente Carla De Albertis e dell’imprenditore Fabio Di Venosa.
Anche quest’anno durante la cerimonia a Palazzo Marino sono stati consegnati due premi speciali “WikiMilano”. Si tratta di due interventi urbanistici che hanno inciso profondamente sulla qualità della vita del territorio metropolitano, uno a Pioltello e l’altro a Basiglio (vedi pag. 54).
Contrasto alle occupazioni abusive, rientro dai debiti dei condomini, verifica delle residenze, lotta all’illegalità: sono solo alcune delle tante attività messe in campo dal Tavolo di lavoro istituito tra Prefettura, con il ruolo di coordinamento, Tribunale e Comune –un “patto” tra Istituzioni - per un progetto di riqualificazione sociale e urbana del quartiere Satellite. Un percorso avviato nel 2016, a inizio mandato della sindaca Ivonne Cosciotti, a cui nel 2020 si è aggiunto, sottoscrivendo un protocollo d’Intesa, un operatore privato, Intesa San Paolo attraverso la Società Benefit “Cimarosa 1”. Obiettivo la realizzazione di un progetto pilota di housing sociale: l’acquisto e poi la ristrutturazione di
alcuni alloggi che oggi sono stati rimessi sul mercato a prezzi calmierati. Oltre a una serie di iniziative, alcune delle quali ancora attive come lo Sportello di “Donne al Centro”, gestito da Telefono Donna che offre una serie di servizi gratuiti alle famiglie, e il progetto di “Tecnologia Inclusiva”, un percorso gratuito di formazione e avviamento al lavoro nel campo del software testing che ha già impiegato alcuni giovani. Sono stati tanti, e di natura diversa, i progetti sociali e di riqualificazione in quasi nove anni di lavoro: dal Bando Periferie della Presidenza del Consiglio, che il Comune si è aggiudicato nel 2016, al Fami dell’Unione Europea, vinto dalla Prefettura, che hanno portato importanti finanziamenti per incidere sui temi del lavoro, dell’abitare e sulla valorizzazione della donna e dei giovani.
«Un progetto molto ambizioso e soprattutto una grande sfida – spiega la sindaca Ivonne Cosciotti – perché dovevamo lavorare su stabili privati con numerose procedure esecutive in corso da parte dei creditori, facendoci anche carico delle fragilità sociali. Per

>> Pioltello: Quartiere Satellite. Sopra, anni ‘60. A destra , durante le riqualificazione
questo ringrazio i nostri Servizi sociali per il grande lavoro svolto e le Forze dell’Ordine che hanno fatto una parte importante nell’attività di sgombero degli appartamenti occupati – quasi 500 immobili in questi anni - Un punto fondamentale è stato il dialogo costante con gli amministratori di condominio per il rientro dai debiti – la situazione era disastrosa - e in ultimo l’installazione dei contatori singoli dell’acqua per unità abitativa. Un lavoro che però li ha messi in condizione di poter accedere al Bonus 110: c’è ancora molto da fare, ma la strada fino a oggi intrapresa ha cambiato volto al quartiere e da lì dobbiamo continuare. Pioltello rappresenta un modello virtuoso dove la sinergia tra pubblico e privato è riuscita a vincere una sfida davvero complessa. A confermare l’unicità e il valore del progetto è il Prefetto Claudio Sgaraglia: «Un risultato importante, testimonianza di un impegno sinergico tra Istituzioni pubbliche e privati – ha detto - Sono certo che gli interventi realizzati costituiscano il volano per una concreta ed effettiva rinascita della comunità di riferimento».




RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE SATELLITE DI PIOLTELLO, MOTIVAZIONE DEL PREMIO
“Esempio virtuoso di collaborazione istituzionale e di sinergia pubblicoprivato, l’intervento ha portato alla rigenerazione di una zona critica ripristinando legalità, sicurezza e qualità del vivere urbano.Prefettura e Tribunale di Milano, il Comune di Pioltello, Intesa
Sanpaolo e vari partner sociali hanno dimostrato nei fatti lungimiranza e capacità, sapendo reperire e utilizzare importanti risorse per riqualificare il tessuto sociale del quartiere attraverso interventi su lavoro, reddito, integrazione e accesso alla casa”.
PIOLTELLO, CAPITALE DEL CRICKET
Il 7 luglio, presso la sede comunale di Pioltello, è stata firmata la Convenzione ufficiale che affida il nuovo campo da cricket all’associazione Pioltello United Club Il progetto, intitolato “Pioltello capitale del cricket”, è stato ideato e promosso da Haseeb Hamid Ansari, giovane cittadino da anni attivo nel tessuto associativo locale. Il Vicesindaco Saimon Gaiotto ha personalmente consegnato le chiavi del nuovo impianto sportivo che non sarà soltanto un’infrastruttura per le competizioni amatoriali, ma sarà aperto a tutti con l’obiettivo di avvicinare alla cultura sportiva anche i più giovani e i cittadini di diverse comunità del territorio pioltellese. L’inaugurazione ufficiale del campo avverrà il 21 settembre. L’iniziativa è una delle più rappresentative tra i progetti del bilancio partecipativo del Comune .
>> 4 giugno 2025, il Prefetto di Milano
Claudio Sgaraglia, la Sindaca di Pioltello
Ivonne Cosciotti e il rappresentante di Intesa Sanpaolo Franco Ceruti, ricevono il Premio speciale WikiMilano dalle mani dell’on.
Andrea Orsini (primo a destra), di Carla De Albertis, responsabile Sociale dell’Osservatorio Metropolitano e di Andrea Jarach (primo a sinistra), direttore di WikiMilano.

Apochi chilometri dal cuore pulsante di Milano, immerso nel verde e nella quiete della campagna lombarda, sorge il Borgo di Vione, una realtà residenziale che ha conquistato il cuore di molte famiglie italiane e internazionali. Vione non è soltanto un luogo. È un modo di pensare e di vivere diverso da quello a cui molti di noi sono abituati. Qui si trova silenzio,

aria pulita, spazio, giardini, ma anche i servizi che rendono la vita più semplice. Il tutto unito a sicurezza 24h su 24. Molto gradito dalle famiglie. Fin dalla prima infanzia vi è la possibilità di frequentare scuole internazionali nelle immediate vicinanze. Chi vive e cresce nel borgo e inizia questo percorso da bambino ha la concreta possibilità di parlare più lingue.
Il Borgo di Vione si trova nei pressi della attuale Basiglio, a sud di Milano: superato il ponticello sulla roggia Carlesca, si raggiunge il nucleo storico di Cascina Vione, al centro di una fitta trama di canali e seminascosto da una folta vegetazione.
In passato questo insediamento era una grangia dell’abbazia di Chiaravalle, una di quelle strutture agricole che i monaci, a partire dal XIII secolo e a causa delle numerose guerre sostenute dal Ducato di Milano, trasformarono in nuclei rurali fortificati e organizzati,
dotati di uno status giuridico autonomo con speciali privilegi.
Il Borgo però è stato fondato nell’Alto Medioevo: Il nome compare per la prima volta in un atto notarile del 1086, come proprietà della famiglia De Villiono. Intorno al 1240 il castrum di Vione passa dalle famiglie De Villiono e De Brembis, feudatari dei Visconti, ai monaci di Chiaravalle, che l’acquistano per incrementare il patrimonio

fondiario della vicina abbazia. Nel ‘400 Vione, per volontà del cardinale Ascanio Sforza, viene ceduta al monastero di S.Ambrogio di Milano, e rimane sotto il controllo dei monaci fino al 1796. Dal punto di vista territoriale, Cascina Vione passa poi dal feudo degli Sforza a quello dei Birago e nel tempo ad alcune famiglie nobili. Il Borgo però ha piena autonomia amministrativa, come Comune di Viglione, fino al 1725, anno in cui, pur essendo molto più popoloso del vicino paese, viene unificato al territorio di Basiglio. Vione dall’alto sembra un mosaico di case, di tetti rossi e di corti e di giardini, in mezzo ai campi regolari della Bassa milanese.
Un paesaggio immutato fin dall’Alto Medioevo, da quando la cascina inizia a comparire nelle cronache locali e nelle mappe con un nome che varia da “Villone” a “Vione”. Una carta del 1573 illustra le visite pastorali di Carlo
Borromeo nelle parrocchie e nelle pievi della “strada Ticinese che va a Pavia”, e già compare la Cascina Vione.
I contorni e la disposizione degli edifici cambiano nel tempo, ma la vocazione agricola dell’area intorno alla cascina rimane immutata: nella storia cambiano i confini del Ducato di Milano prima e della Provincia poi, ma la geografia degli insediamenti umani in questo lembo di Pianura rimane costante.

Nel ‘700 Basiglio e Vione sono già centri di notevole rilievo. Lo si vede in una carta elaborata dagli astronomi di Brera nel 1722. Milano è ancora quasi tutta racchiusa dagli antichi bastioni spagnoli del 1546, e si sviluppa ben poco al di fuori delle mura. La Cascina e il vicino paese di Basiglio, trovandosi sulla direttrice che collega il capoluogo lombardo a Pavia, sono al centro di un’area profondamente agricola e di una rete di vie e di canali che consentono di trasportare i prodotti del contado ai mercati della vicina città di Milano.
La conservazione della Cascina negli anni è stata facilitata anche dall’istituzione del Parco di Milano sud: tutto il territorio è vincolato e gli edifici ed il terreno circostante la cascina sono stati preservati da cambiamenti e trasformazioni e sono e saranno in futuro immodificabili e tutelati.




Il 4 giugno 2025, la storica Sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano e cuore pulsante della vita istituzionale della città, ha ospitato la quinta edizione del Premio “I Volti della Metropoli”, un evento organizzato dall’Osservatorio Metropolitano di Milano per celebrare le realtà che stanno ridefinendo il panorama della città metropolitana.
Il Borgo di Vione, situato a Basiglio, ha
ricevuto il Premio Speciale WikiMilano, quale “miglior luogo dove vivere per gli expats e le loro famiglie in tutta l’area della Grande Città Metropolitana di Milano”.
La cerimonia ha messo in luce il valore del progetto come esempio di comunità inclusiva e internazionale, capace di attrarre residenti da ogni parte del mondo e di favorire un dialogo culturale che arricchisce il tessuto sociale della città.
>> Nella pagina di sinistra e qui sopra, il Borgo di Vione. Nella prima immagine, come si presentava l’area ai primi del Novecento.
Qui a sinistra, la consegna del Premio speciale WikiMilano 2025 a Walter Parisi, manager di Borgo Vione, da parte di Veronica Crego Porley, console dell’Uruguay e decana del corpo consolare milanese. Il più vasto al mondo insieme a quello di New York City.



Siglato a Palazzo Marino un importante protocollo d’intesa tra il Distretto Lions Milano Città Metropolitana e l’Osservatorio Metropolitano di Milano, con l’obiettivo di monitorare e promuovere lo sviluppo etico e sostenibile delle nuove tecnologie digitali, in particolare dell’intelligenza artificiale. L’accordo rappresenta l’avvio ufficiale dell’Osservatorio permanente sulla sostenibilità sociale dell’IA.
Numerosi Ordini professionali della Grande Milano hanno aderito all’iniziativa e sono diventati membri della Consulta dell’Osservatorio.

>> Rossella Vitali durante la cerimonia a Palazzo Marino.


>> A sinistra, la presidente nazionale dei Lions, Rossella Vitali, firma il protocollo d’intesa con il presidente dell’Osservatorio Metropolitano di Milano, Camillo de Milato
Sempre sopra, a destra, numerosi rappresentanti di Ordini professionali e di istituzioni milanesi che hanno aderito all’iniziativa.




>> Sopra, Carla De Albertis, Francesco Curti, Claudia Ghioni con Lorenza Delucchi (Fondazione di Comunità Milano) durante la diretta della rubrica WikiMilano su Radio Lombardia dedicata ai vincitori del concorso. Sotto, vincitori e organizzatori del premio sul palco del Teatro Parenti.
Al Teatro Parenti la premiazione del concorso letterario a tema Sport, destinato ai ragazzi dell’area metropolitana milanese. Il concorso, promosso da Amici di Edoardo Ets, Fondazione di Comunità Milano, Fondazione Mondadori e Fondazione EOS, ha visto la presenza nella ‘Giuria Sport’ anche di Lions Club Milano Missione Sport, Osservatorio Metropolitano di Milano, Panathlon Milano, UNVS e Fondazione Bambini nel Cuore De Albertis Spizzico e il giornalista sportivo Filippo Grassia.

Il sistema WikiMilano è la chiave per aprire le porte della Grande Milano

wikimilano.it
Comunicazione per protagonisti metropolitani
Alcione Milano, fondata nel 1952, è una delle società calcistiche storiche del panorama milanese. Per anni scuola calcio che ha formato calciatori del calibro di Dossena, Caracciolo e Rovella, in pochi anni ha scalato le categorie passando dai campionati dilettantistici fino alla odierna Serie C.
Alla presidenza della società si sono alternati personaggi illustri della città, particolarmente attenti allo sport e al sociale, quali Ernesto Pellegrini, poi presidente dell’Inter e Carlo Tognoli, sindaco di Milano per molti anni. Oggi il Presidente è Giulio Gallazzi .

Il calcio che ha un cuore Protagonista sia a livello tecnico che organizzativo, Alcione Milano è diventato un modello da imitare.
Uno stile e un modo di essere che si fonda sui valori essenziali dello sport e della vita: buona educazione, correttezza, lealtà, rapporti sinceri con i compagni e con gli avversari, solidarietà.
La Società Alcione oltre ai successi acquisiti in questi anni, ha sviluppato una sempre maggiore attenzione alle necessità delle persone e del territorio, dando vita, grazie a un accordo con Intesa San Paolo, a numerosi progetti indirizzati al settore giovanile Orange e non solo, con l’obiettivo di mettere al centro due aspetti fondamentali della vita dei ragazzi, lo studio e lo sport, e che daranno la possibilità anche a chi proviene da famiglie in difficoltà di non dover rinunciare all’attività sportiva, da sempre strumento di inclusione sociale e di trasmissione di valori quali rispetto, lealtà e correttezza.

‘Orange of the Month’ è un premio per i migliori talenti del settore giovanile Orange, che verranno premiati ogni mese tenendo conto di due aspetti fondamentali, vale a dire lo studio e la prestazione sportiva intesa come rispetto, lealtà e correttezza.
Il Progetto Tutor permette ai ragazzi del settore giovanile di poter effettuare compiti e studio scolastico presso il centro sportivo sotto la supervisione di tutor qualificati.
AlcioneperTutti è un progetto per promuovere la pratica sportiva per i ragazzi fino ai 18 anni di età con difficoltà economiche famigliari. Si tratta nello specifico di 15 quote di iscrizione al settore giovanile Orange “provided by Intesa Sanpaolo” che garantiranno sostegno formativo e sportivo. Il progetto prevede, inoltre, la possibilità, per i ragazzi delle scuole del quartiere aderenti all’iniziativa, di venire a vedere gratuitamente le partite della prima squadra allo Stadio Breda.
Il ‘Progetto Stile Alcione’ è un progetto che prevede la collaborazione con le scuole di Milano per sensibilizzare i ragazzi ai valori sani dello sport, del FairPlay e del rispetto, attraverso le testimonianze dei giocatori della prima squadra.
Tutti questi progetti rappresentano un importante passo avanti nella promozione dello sport, dell’inclusione e dell’educazione dei giovani: i ragazzi potranno infatti avere accesso a nuove opportunità per crescere e svilupparsi, sia dal punto di vista sportivo che di quello educativo.
Lo Sport è vita, lo Sport è futuro: Alcione Milano ne è un esempio.
Giulio Gallazzi ha conseguito un MBA (Magna cum laude) presso la SDA Bocconi completando la sua tesi alla Harvard Business School.
Dopo un periodo di lavoro negli USA, oggi è alla guida del Gruppo SRI, importante investitore in private equity specializzato in PMI e uno dei maggiori azionisti del Gruppo Banca del Fucino Sono sempre stato un amante dello sport e ne ho praticati tanti, dal basket al football americano, e ho da sempre seguito il calcio. Poi il caro amico Marcello Montini mi ha coinvolto nell’Alcione che ai tempi era in ‘promozione’, dove giocava mio figlio Filippo. Conoscevo i valori del club, sportivi, etici e di inclusività sociale. La società era in ristrettezze economiche come, d’altra parte, tutto il calcio dilettantistico.
Qual è stato l’indirizzo che a quel punto ha voluto dare alla squadra?
L’obiettivo era quello di portarla ad un piano di professionalità sia gestionale che economico, non avere solo operatori volontari o quasi ma poter dare congrui rimborsi e poter chiedere, appunto, sempre maggiore professionalità. E così siamo arrivati nei ‘professionisti’ in soli 7 anni. Si pensi inoltre che lo scorso anno siamo stati protagonisti nelle giovanili agonistiche in 5 finali di cui vinte ben 4! Questa stagione è stata un’annata di grande successo dove, oltre alla prima squadra, anche i giovani sono passati tra i professionisti. Nelle Giovanili professioniste al primo anno abbiamo conquistato 3 play off su 5 e nei restanti 2 siamo arrivati nella parte alta della classifica.
Presidente lei ha un motto: ‘never give up’ . L’ha trasmesso anche alla società e ai suoi ragazzi?
Il motto mi deriva dal mio tempo come giocatore di football americano che è uno sport meraviglioso fatto di fatica, forza e anche “dolore”: è proprio quando non ce la fai più che devi andare più forte. È uno degli insegnamenti che diamo ai ragazzi: lo Sport è maestro di vita , non tutti vivranno di calcio,

ma dovranno fare tesoro di questo insegnamento nella loro vita : cercare di essere ciò che si vuole essere lavorando duro per diventarlo e non smettendo mai di inseguire i propri obiettivi. Incontra spesso i suoi ragazzi? Spesso si, prima e dopo le partite alle quali riesco a presenziare. Ma incontro anche le altre squadre avversarie e stringo loro la mano sia che si vinca sia che si perda. Sui nostri muri c’è scritto: ‘vincere con onore, perdere con dignità’. Dobbiamo sempre mostrare simpatia , educazione e gentilezza. Attraverso questi atteggiamenti si può eliminare la rabbia e trasformare ogni sconfitta in una nuova vittoria.
E i vostri tifosi vi seguono?
Si dice che per l’Alcione ci sia poco tifo, ma in verità il nostro è un tifo non invasivo, vogliamo che sia sempre pro Orange e mai contro gli avversari. Dissociarsi dalla violenza è il nostro mantra. Pensi che abbiamo inventato il ‘daspo virtuale’: se ci accorgiamo che qualcuno assume atteggiamenti non consoni, gli chiediamo di non frequentare più la nostra Società e se vuole cambiare squadra può andare!
I tifosi delle altre squadre con voi come si comportano? Il vostro rispetto riesce a contagiarli?
Abbiamo incontrato squadre che sono state in A o in B e avevano al seguito ultras anche “caldi”. Al confronto con i nostri, in gran parte famiglie o giovani tesserati, finiscono per calmarsi e tutto finisce sempre con una stretta di mano. Presidente, ora dopo tanti successi avete anche un grande progetto: lo stadio
La carenza di infrastrutture sportive è
un ‘minus’ del nostro Paese e la città di Milano ha un primato negativo: c’è 1 solo stadio, peraltro appannaggio di Inter e Milan e comunque con costi esorbitanti. L’Arena non è praticabile per motivi di sicurezza e così ci è venuta l’idea di un nostro stadio.
Ormai non è più solo una idea… come state procedendo?
Per non gravare sui bilanci della società, con l’amico Montini si è costituita una società ad hoc al 50 per cento ciascuno per lo sviluppo del progetto Stadio. Mentre, per quanto riguarda Alcione Calcio, io ho acquisito la sua quota e sono rimasto unico Presidente. In una Milano che si appresta a ospitare le Olimpiadi sarebbe impensabile che la sua terza squadra migrasse altrove. Così abbiamo individuato uno stadio esistente in un Comune della cintura, a soli 5 minuti da San Siro, e acquistato un ulteriore terreno di 30 mila mq. dove costruire il nuovo stadio per ambire alla serie B, nostro grande sogno. La sua società, Presidente, svolge anche delle importanti attività sociali.
In effetti io ho il ‘pallino’ di quello che chiamo ‘ il quadrilatero delle S’: Sport, Sociale, Scuola e Salute. Ci occupiamo della corretta nutrizione dei nostri ragazzi, con attenzione alla pianificazione e prevenzione, inoltre grazie ad un accordo con Banca Intesa forniamo borse di studio e tutor perché vogliamo che i ragazzi continuino con gli studi: stiamo così riducendo le “bocciature”. In altre parole vogliamo formare ‘gli Orange del domani’ in campo e nella vita.
"Conoscere per deliberare". Le parole del presidente Luigi Einaudi sono il motto che riassume la vocazione con cui è nato nel 2014 l'Osservatorio metropolitano di Milano: offrire strumenti di riflessione e analisi alle istituzioni, al mondo produttivo, delle professioni e dell' associazionismo. Un centro studi indipendente premiato nel 2023 con l’Attestato di Benemerenza Civica dal Comune di Milano nella tradizionale cerimonia di conferimento degli Ambrogini d'oro.

Giovanna Iannantuoni
Presidente onoraria
Rettrice dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, è presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Economista, ha pubblicato i suoi studi sulle più importanti riviste internazionali ed è membro di numerosi CdA di prestigiose fondazioni ed aziende pubbliche e private.

Bruno Dapei Direttore Generale
Editore, manager, già presidente del Consiglio provinciale di Milano. Esperto informatico, è ideatore e cofondatore di WikiMilano. È amministratore di diverse aziende nel settore dello sviluppo immobiliare e socio dell’azienda di famiglia, operante a livello internazionale nel settore chimico cosmetico da oltre mezzo secolo.

Camillo de Milato Presidente
Generale di divisione (riserva), commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica, è stato Comandante dell’Esercito - Lombardia, sub commissario all’Ambiente di Roma Capitale, presidente della Fondazione Asilo Mariuccia di Milano. Ambrogino d’Oro nel 2009. È presidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano.

Carla De Albertis
Presidente Associazione Amici dell'Osservatorio
Imprenditrice e filantropa, è responsabile Cultura e Sociale dell’Osservatorio. Già consigliera e assessore del Comune di Milano, presidente di associazioni e onlus nel settore sociale e sportivo. È organizzatrice del concorso letterario internazionale "Ceresio in Giallo", siede nel comitato organizzatore di liberaMente ODV ed è fondatrice della Fondazione Bambini nel Cuore.

Filippo Grassia Vicepresidente
Giornalista, scrittore e dirigente sportivo, è past-president di Panathlon Club Milano. Voce e volto del giornalismo sportivo italiano, è stato presidente nazionale dell’Unione Stampa Sportiva Italiana. Anconetano di nascita ma milanese di adozione, è stato assessore allo Sport e Giovani della Regione Lombardia in un esecutivo tecnico e presidente del CONI provinciale di Milano. Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana e Stella d’Oro del CONI.

Rossella Vitali
Vicepresidente Associazione Amici dell'Osservatorio
Avvocato giuslavorista esperta in diritto societario e della crisi di impresa, è presidente nazionale del Consiglio dei Governatori Lions e presidente di AITD Onlus, associazione con status consultivo presso l’ONU sul tema della lotta alla violenza di genere. Svolge attività di volontariato e consulenza legale presso la Fondazione Asilo Mariuccia, dove è presidente del Comitato dei Benemeriti.

Manager, è componente della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo: ricopre anche ruoli di amministratore di società. Attualmente è consigliere di Concessioni Autostradali Lombarde e nel Collegio dei probiviri di City Angels Lombardia. Mentore in programmi di sviluppo al femminile. Autrice di testi dedicati a innovazione sociale, ambiente e sostenibilità.

Musicologo, concertista di pianoforte, compositore e direttore d’orchestra, è presidente del Comitato di Milano della Società Dante Alighieri. Autore di numerosi saggi e biografie di musicisti, è un appassionato divulgatore della storia culturale di Milano.

Manager, direttore amministrativo con esperienza nel settore di organizzazioni non profit e di bandi europei. È direttore tecnico del Gruppo Cooperativo CGM. È stata direttore generale dell’Asilo Mariuccia di Milano.

Avvocato, esperto di politiche pubbliche di area vasta, ex amministratore locale del Comune di Milano e della Città metropolitana, è Capo di Gabinetto del sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Imprenditore e manager di un gruppo societario operante nel real estate a livello nazionale, le cui principali piazze di sviluppo sono Milano e Firenze.
È presidente del Forum Battanta, centro studi nato nel 2017 per offrire un contributo alla cultura politica ed economica italiana. Esperto di urbanistica e sviluppo immobiliare.


Commercialista, revisore legale e docente di diritto ed economia politica. Revisore dei conti FIDAPA BPW Italy. Presidente dell’ Associazione “Insieme Con Merito” e direttrice dell’Award al Merito.

Giurista e dirigente penitenziario. Dal 2019 al 2022 è stata vicedirettrice della Casa di Reclusione di Opera a Milano e direttrice dell’Istituto penitenziario minorile Cesare Beccaria. Concluso il mandato presso la Casa Circondariale Lorusso e Cotugno di Torino, dal 2023 è tornata a dirigere l’Ipm Cesare Beccaria insieme alla Casa Circondariale di Monza.
Segretario Generale del Forum ANIA – Consumatori, fondazione promossa dall’Associazione Nazionale tra le imprese Assicuratrici, di cui è dirigente. Componente dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti promosso dal CESPI (Centro Studi di Politica Internazionale).

Gustavo Cioppa Editorialista
Magistrato e docente, è stato
Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia. Autore di interessanti e seguitissimi articoli per il sito dell’Osservatorio, oltre che per la nostra e per altre testate giornalistiche.


Studi informatici, esperto di formazione e politiche del lavoro, è stato amministratore locale con il ruolo di assessore allo Sviluppo economico, Formazione professionale e Lavoro della Provincia di Milano.
Dal 2016 al 2021 è stato direttore di "Città dei Mestieri di Milano e della Lombardia".

Imprenditore attivo nell’ambito delle investigazioni e della protezione personale, nonché titolare di licenza per svolgere indagini civili e penali.
Dal 2023 è responsabile Area Sicurezza dell’Osservatorio Metropolitano.

Ingegnere, libero professionista ed ex amministratore locale, è stato consigliere provinciale e comunale. Esperto di urbanistica, di tutela paesistico-ambientale e in materia di Sicurezza e Salute.
Scienziata di fama internazionale, è co-fondatrice e presidente Onorario di "Women in Aerospace Europe" e direttore di Space Economy Evolution Lab presso la SDA dell’Università Bocconi di Milano. Ha diretto l’Ufficio per gli Affari dello Spazio Extra-Atmosferico delle Nazioni Unite (UNOOSA) dal 2014 al 2022.


Direttore dell'Ordine degli Avvocati di Milano, è anche presidente del Comitato MI'mpegno, associazione apartitica e senza scopo di lucro impegnata sui temi della cultura e della solidarietà, e consigliere di amministrazione della Fondazione Don Gnocchi.

Giornalista, sotto la sua guida si è sviluppata l’area multimediale dell’Ansa, dove nascono le notizie per web, sms e tg web. Caporedattore centrale dell’agenzia fino a quando, qualche settimana fa, si è dimesso per diventare vicedirettore del quotidiano Il Mattino.
Docente, giornalista e formatore, fondatore e presidente dei City Angels dal 1994. Coach motivazionale per primarie aziende nazionali, ha scritto numerosi libri sul tema.

Roberta Garibaldi
Esperta di turismo e cultura, autrice di numerosi libri e saggi. Vicepresidente del Comitato Turismo OECD, è docente di Tourism Management presso l’Università degli Studi di Bergamo.


Ermanno Leo
Medico specializzato in chirurgia oncologica dal 1982, dal 1998 dirige la struttura di chirurgia colo-rettale presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Nel 2003 è stato nominato dal Ministero della Salute esperto del Consiglio Superiore di Sanità. Nel 2004 il presidente Ciampi gli ha conferito, al Quirinale, la Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica.

Fabio Massa
Comitato Scientifico
Giornalista, scrittore e imprenditore nella comunicazione, è presidente della Fondazione Stelline, direttore responsabile della testata “True” e coproprietario di Affaritaliani.it. Ideatore e coordinatore dell’evento ItaliaDirezione Nord, è cofondatore di WikiMilano.

Giacomo Lev Mannheimer Coordinatore del Comitato Scientifico

Mauro

Jole Milanesi
Scientifico
Magistrato, già consigliere di Corte d’Appello e giudice penale. Esperta in materia di tutela vittime di maltrattamenti e violenze, sia donne che minori. Nominata commendatore. Già presidente dell’associazione Piri Piri. Oggi consigliere di Società Umanitaria, Terre des Hommes e Fondazione Negroni Prati Morosini.

Editore, imprenditore, è tra i fondatori di WikiMilano e responsabile Turismo dell’Osservatorio Metropolitano. Esperto di comunicazione multicanale. Nel 2012 ha fondato l’Associazione Culturale Milano Loves You e dal 2020 è presidente dell’Associazione degli Amici Italiani della Ben Gurion University del Negev (Israele).
Dirigente d’azienda e research fellow dell’Istituto Bruno Leoni, ha guidato le relazioni istituzionali di importanti aziende quali Glovo, TikTok ed Apple. Oggi si occupa della startup Future Proof Society, di cui è tra i soci fondatori. Scrive regolarmente per diversi quotidiani, tra cui "Il Foglio" e "Il Giornale".
Dirigente Medico presso l’ ASST Fatebenefratelli-Sacco è pediatra e reumatologa pediatrica, responsabile scientifica della “Casa senza dolore”.
Generale di divisione, ha svolto svariate missioni in Italia e all’estero. Prima di assumere il Comando dell’EsercitoLombardia è stato addetto militare all’Ambasciata d’Italia a Mosca. Da qualche mese nella Riserva, è grande esperto di politica internazionale.

Medico cardiologo, è presidente Nazionale ANMCO (Medici Cardiologi Ospedalieri). Professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Milano-Bicocca. Revisore del British Medical Journal, dell’European Journal of Heart Failure e del Giornale Italiano di Cardiologia. Membro della Commissione Cardiocerebrovascolare di Regione Lombardia.

Ingegnere urbanista, dal 2005 coordina piani territoriali per diverse province, studi e piani per regioni e comuni. Ha promosso numerose pubblicazioni, convegni e iniziative culturali sui temi di governo del territorio. In precedenza, dirigente Provincia di Milano, progettista del Gruppo ENI.

Psicologa e psicoterapeuta, esperta in diritti umani, dell’infanzia, dell’adolescenza e diritti di genere, è consigliera dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia. Ha lavorato con UNICEF in Bolivia sui temi della difesa dei minori e contro la violenza di genere. È presidente di ReDiPsi, rete di psicologi per i diritti umani.

Chirurgo, già Viceministro della Sanità nel periodo della pandemia, è presidente della Commissione Didattica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.


Dopo oltre 15 anni di esperienza imprenditoriale nei ruoli di amministratore delegato e presidente, si è dedicato al mondo della cooperazione internazionale in diversi Paesi africani, in qualità di esperto dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo) del MAECI. Da sempre attivo in attività associative e di volontariato, è stato tra le altre cose direttore generale di Fondazione Asilo Mariuccia.
Consulente aziendale e presidente di Active Ageing Academy, è stato Direttore Risorse Umane in importanti multinazionali.
Professore di Reward Management presso Luiss Business School e vicepresidente di Adam Smith Society, è stato consigliere della Provincia di Milano e membro del CDA di Amsa.

Divulgatrice, giornalista, manager ed ex amministratrice locale italiana. È la referente per l’Asia dell’Osservatorio. È stata assessore al marketing territoriale del Comune di Genova.
Cura blog molto seguiti su social e siti di informazione. Collabora, tra l’altro, con la tv israeliana I24News e la tv India Today.

Docente universitaria, è professore ordinario di Scienza delle Finanze e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Esperta di Economia dei mercati energetici, dal 2019 è delegata dal Rettore allo Sport Universitario.


