Se fosse una fiaba

Page 1

Tiziana Ortelli, Pamela Fumasoli

2402



Se fosse una fiaba di Tiziana Ortelli illustrazioni di Pamela Fumasoli

Edizioni Svizzere per la GioventĂš N.2402


Š 2011 ESG Edizioni Svizzere per la GioventÚ Riproduzione del contenuto o di parte di esso solo con il permesso dell'editore Tipografia Leins Ballinari Bellinzona


Mi chiamo Alice perchÊ mia madre ama le fiabe, in particolare i racconti di Lewis Carroll. Neanche a farlo apposta sono rinchiusa in una casupola in mezzo a un bosco come Hansel e Gretel; una coincidenza che farebbe sorridere mamma se non fosse che, probabilmente, è preoccupata per la mia assenza. Comunque sia, mi ritrovo con il nome di un pesce e, magra e bislunga come sono, ne ho anche l'aspetto. Se fosse una fiaba avrei almeno una chioma fluente, occhi grandi e una carnagione chiara e regolare. Invece ho dei ricci rossi, uno sguardo da acciuga lessa e

tante lentiggini.


La scorsa estate ero convinta che fossi

il risultato di un incantesimo di una fata madrina che non era stata invitata al mio

battesimo e che mi sarei trasformata di botto in una bella principessa. Dopo ore passate davanti allo specchio nella camera

dei miei ho dovuto però arrendermi all'evidenza. C'è scappata qualche lacrimuccia e quando mamma ha scoperto

qual era il problema mi ha letto la storia del brutto anatroccolo. Non che mi

abbia consolata molto, ma si dice che è il pensiero che conta.



Peccato che non ci siano fiabe che spieghino come sopravvivere a cinque anni di elementari. Vorrei proprio vedere come se la caverebbero Rosaspina e le altre sedute dietro un banco. Sono sicura che non

capirebbero un fico secco di segmenti e aree e frazioni. Per non parlare del resto. Mele o fusi avvelenati sono niente in confronto a compagne di classe come Luisa e le sue amiche, soprattutto se ti hanno preso di mira. D'altronde Cenerentola e compagnia trovano sempre chi le aiuta. Cacciatori, nani, fate e principi si incantano

davanti alla loro bellezza e fanno di tutto per soccorrerle.



Spesso mi chiedo cosa sarebbe successo se fossero state delle racchie. Secondo me una come Biancaneve non avrebbe avuto scampo. Anche se il cacciatore non le avesse tolto il cuore, i nani, dopo averla vista, l'avrebbero cacciata dalla loro casa. Lei si sarebbe persa nel bosco e siccome non ha fatto neanche un'ora di scienze, come minimo si sarebbe mangiata un fungo velenoso. Quando ho esposto la mia teoria a mamma, lei mi ha ricordato che, se fosse stata brutta, la matrigna non l'avrebbe neppure considerata e perciò avrebbe continuato a vivere tranquilla e beata nel suo castello. Forse, chissà .



Va bene, passi che siano belle. Quel che

mi da piÚ sui nervi è che sono anche buone e gentili e accettano tutto senza scatti di rabbia nÊ urla, lo no. Torno a casa arrabbiata quando Luisa e le sue amiche

mi prendono in giro e piango e strepito e spero che si riempiano di brufoli durante la notte. Assomiglio solo in una cosa alle

protagoniste delle fiabe e non posso vantarmene: sono anch'io, come loro, una sciocca ingenua. Ho seguito Luisa e le altre come se niente fosse nel bosco e mi sono lasciata convincere ad entrare in una casupola con muri a secco e tetto di piode. Quelle non hanno aspettato altro, hanno chiuso la porta di legno con un catenaccio e se ne sono andate.

10



Ho provato a spingere la porta, ma non si è spostata neanche di un centimetro

e non posso uscire dalle finestre visto che non ce n'è neppure mezza. I muri

hanno solo alcune fessure dalle quali entrano dei raggi di luce che illuminano il pavimento in terra battuta. Di tanto in tanto grido per attirare l'attenzione

di qualcuno e di certo non mi aspetto nani né fate; mi basterebbe un anonimo escursionista, ma niente. Manco a dirlo, c'è

la festa del paese e tutti sono in piazza a festeggiare. Se fosse una fiaba passerebbe un principe, sentirebbe la mia voce e con

la sua affilatissima spada romperebbe il catenaccio. Ma la mia vita non è una fiaba, anzi, è una fiaba al contrario: una aba-if. If, cioè se in inglese.

12



Se mamma avesse letto romanzi rosa, mi

avrebbe chiamata Sara o Elisa e magari avrei i capelli lunghi e biondi. Se papa non avesse perso il lavoro e non avessimo cambiato casa, non saremmo finiti in questo paese e non avrei incontrato Luisa. Intanto passa il tempo e ho fame e paura. Mi siedo per terra, accanto a una

pila di legna che odora di resina. Colgo un movimento e osservo con attenzione la catasta. E poi lo vedo. Ha un corpo grigio-marrone e una lunga coda. Muove

le orecchie e i baffi e mi fissa con i suoi occhi prominenti. Ăˆ un topo selvatico ed è l'unico essere vivente che ho visto nelle ultime cinque ore. Forse è per quello che inizio a parlare. Lui sembra ascoltarmi e sfrega le zampette anteriori come per incitarmi a continuare.

14



Gli racconto tutto di me e alla fine ho la bocca e le labbra secche.

Sta calando il sole e mi sfugge un singhiozzo. Il topo avanza con un saltello. Non potresti andare a chiamare mia

madre? Glielo chiedo spinta dalla paura. Subito dopo un lampo illumina l'interno della casupola. Il topo annuisce o forse è

solo un gioco di luci. Sta di fatto che salta a terra, risale una delle pareti fino ad una fessura ed esce nello stesso istante in cui brontola un tuono. Ormai fuori è buio e anche dentro. Ogni tanto sento un fruscio

di foglie e penso agli orchi, alle streghe, ai lupi. Piego le gambe, stringo le ginocchia al petto e tendo le orecchie: fruscio, fruscio, colpo sordo.

16



Fruscio, fruscio, una voce. Ăˆ mia madre e mi sta chiamando. Mi alzo e urlo e batto

i pugni contro la porta e mi graffio e non m'importa. Mamma mi sente, armeggia con il catenaccio, lo apre. Mi fiondo tra le sue braccia, poi lancio un'occhiata in alto,

oltre i rami, e mi accorgo che il cielo è stellato. Lo so, lo so, i topi di solito non vanno a chiamare nessuno e i temporali possono passare in fretta. C'è senz'altro una spiegazione per tutto quanto. Potrei chiedere a mamma come ha fatto a trovarmi, eppure non lo faccio. Non ancora.

Mi piace pensare di essere finita davvero in una fiaba. Almeno una volta. Senza se nĂŠ ma.

18




L'autrice Dopo avere ottenuto la maturitĂ al Liceo di Lugano mi sono trasferita a San Gallo e ho conseguito il diploma di traduttrice. Mi sono quindi stabilita nei pressi di Zurigo, dove ho vissuto e lavorato fino all'agosto del 2004. Ora risiedo di nuovo in Ticino.

L'illustratrice Mi chiamo Pamela Fumasoli, sono nata nel 1980 a Curitiba (Brasile). Sono illustratrice e vivo e lavoro a Tesserete. Ho sempre avuto questo forte legame con il mondo delle immagini e della fantasia. Amo disegnare, collezionare fumetti, leg gere,

dipingere, fare fotografie, visitare

mostre, scoprire la street's art in giro per il mondo, viaggiare in moto e passeggiare per i boschi con la mia splendida cagnolona.


Tiziana Ortelli, Pamela Fumasoli Se fosse una fiaba Serie: racconti da 8 anni


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.