Nunziare magazine n.15/2025

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NAPOLI A VELE SPIEGATE

Siamo alla ricerca di nuove opportunità di sviluppo immobiliare

in tutta Italia.

Acquisiamo:

Edifici da abbattere e ricostruire o da riqualificare con progetti innovativi e sostenibili.

Interventi di rigenerazione urbana per valorizzare il patrimonio esistente.

Il nostro impegno è trasformare spazi dismessi in nuove opportunità di crescita e qualità abitativa nei principali centri urbani.

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info@ceceremanagement.it www.ceceremanagement.it

è il risultato della nostra visione. Non solo un modo di fare impresa, ma un modo preciso di stare al mondo.

editor's

Napoli a vele spiegate. La città ha rimesso in mare la sua immagine. Il vento è in poppa, la rotta è decisa!

«Il Mezzogiorno sta vivendo una nuova stagione e Napoli, la città più importante e strategica, può e deve rappresentare il motore di sviluppo di questo Paese».

Con queste parole Giorgia Meloni ha commentato l’assegnazione delle regate mondiali dell’America’s Cup nello specchio d’acqua del Golfo di Napoli. Parole che da tempo riecheggiano nei palazzi della politica e che oggi, come abbiamo visto al Green Med Expo Symposium - evento al quale abbiamo partecipato nei mesi scorsi -, iniziano ad assumere un peso reale. A coincidere con una direzione.

Napoli riprende in mano il suo destino. Cambia pelle, si riposiziona sul piano urbanistico, politico e narrativo e lo fa partendo - non a caso - da un simbolo nautico: le vele. Quelle architettoniche di Scampia, per anni emblema del fallimento urbanistico delle periferie, oggi caso studio internazionale alla Biennale di Venezia: non più come emergenza, ma come laboratorio di innovazione sociale. E quelle del trofeo sportivo più antico del mondo che porterà turismo, visibilità globale, investimenti e infrastrutture attese da decenni.

Da qui nasce la scelta di dedicare il quindicesimo numero di Nunziare Magazine a una città - la nostra - che alza

la testa. Che non si accontenta più di vivere all’ombra del proprio potenziale, ma finalmente prende spazio, posizione, protagonismo.

Non più solo promesse, ma cantieri attivi.

Oggi il cambiamento prende forma e lo raccontiamo con progetti come Restart Scampia, il Real Albergo dei Poveri, il recupero dell’ex Italsider. Ma è fatto anche di una costellazione di interventi minori, meno noti ma non meno significativi, che toccano le principali dimensioni della città: ambiente, scuola, mobilità, cultura. Un cambiamento diffuso, sostenuto da un’ampia rete di soggetti pubblici e privati che danno concretezza alla svolta.

Il pacchetto più consistente di interventi riguarda la Missione 5 - Coesione e Inclusione, con oltre 880 milioni di euro. È qui che il PNRR mostra il suo volto più trasformativo, operando nei quartieri più fragili per promuovere edilizia sociale, inclusione e rigenerazione del patrimonio pubblico e urbano.

Ma Napoli non si muove solo dentro i propri confini. La sua posizione geografica e la crescente disponibilità di energia da fonti rinnovabili fanno della Campania un hub strategico nel Mediterraneo.

Napoli si muove sul mare, nei porti, nei cavi sottomarini, nei corridoi dell’energia. E con le sue vocazioni naturali, può diventare - anzi, sta già diventando - lo snodo cruciale per l’elettricità pulita, la logistica, i data center e le relazioni euro-mediterranee. Una centralità che significa strategia industriale, posti di lavoro, riconoscimento geopolitico.

Non esiste un futuro competitivo senza il Sud.

In queste pagine abbiamo voluto raccontare Napoli da tre prospettive: quella dell’architettura che plasma nuovi spazi di cittadinanza, quella dell’energia che disegna scenari di indipendenza e innovazione e quella della visione, necessaria per non restare ancorati al passato.

“Napoli a vele spiegate” è allora molto più di un titolo o di una rigenerazione urbana che, ormai, interessa tutte le città. È un manifesto!

Qui rigenerare significa uscire dall’immaginario del degrado per entrare nella sfera della competizione globale. Significa riposizionare l’intera città sulle grandi mappe strategiche del Paese e del continente. L’Italia non può permettersi di ignorare la sua parte meridionale. Non se vuole crescere, diversificare, contare. E non se vuole cogliere l’opportunità di un Mediterraneo che torna protagonista dopo anni in cui abbiamo guardato solo a Est.

Certo, non è tutto risolto. Le fragilità restano, ma questa volta, forse, qualcosa è diverso. Napoli, da sempre trattata come un caso da compatire o un problema da risolvere, inizia a raccontarsi come risorsa. Come leva. Come occasione. E noi abbiamo voluto - non per campanilismo, ma per dovere di cronaca - prenderci la responsabilità di raccontare una risalita, pur sapendo che non tutto è compiuto.

La rotta è tracciata, le vele sono spiegate. Ora serve solo un equipaggio all’altezza.

NAPOLI A VELE SPIEGATE

> NUNZIARE MAGAZINE N.15

AGOSTO 2025

> In copertina, il progetto “Vela Celeste”, selezionato per la Biennale di Architettura 2025, segna il debutto di Scampia nel racconto architettonico internazionale non più come emergenza, ma come laboratorio di innovazione.

di > Agnese Bedini / DSL Studio , courtesy Carlo Ratti Associati

4. Editoriale

> di Yari Cecere

9. Econews

> Notizie e idee in primo piano

14. Events

Abitare il domani

> A Roma il confronto tra esperti, istituzioni e imprese

16. Poster

Ummahat Islands

> Il buen retiro progettato da Foster + Partners su un’isola inesplorata

25. Inside

> Star Homes. La casa che combatte la malaria

> Nunziare IV. L’edificio che recupera l’acqua piovana

foto

42. Coverstory

Napoli a vele spiegate

> Ricognizione sui progetti che ridisegnano

il volto della città

44. Reimagining Home

> La vela simbolo della rinascita di Scampia sbarca a Venezia

51. Dalla carta ai cantieri

> I progetti del PNRR che cambieranno

Napoli

59. Focus

> Speciale Green Med Expo & Symposium

Voci, idee e bilancio dalla fiera di Napoli

64. WOW

> Canopy Experience

> Sigma, il futuro del trasporto

66. Dentro una residenza Nunziare

> Una casa classica che guarda al futuro

71. Radar

Libri, tendenze e nuovi indirizzi

76. TodoList

> 5 mostre da vedere nell’estate 2025

77. People

MeetRoma, la metropolitana che già c’è

> La proposta dell’esperto

SOSTENIBILITÀ > IMPRESA > INNOVAZIONE

> Numero 15 - Anno III AGOSTO - OTTOBRE 2025

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli Nord n° 56 del 9/9/2022

EDITORE

> Yari Cecere - Cecere Development srl -

DIRETTORE RESPONSABILE E PROGETTO EDITORIALE

> Daniela Iavolato

PROGETTO GRAFICO E DIREZIONE CREATIVA

> Emanuela Esposito

REDAZIONE

> Via Paolo Riverso, 57 - Aversa

STAMPA

> Tuccillo Arti Grafiche Srl - Afragola (NA)

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> notizie e idee in primo piano

Caldo estremo

Italia e Brasile in campo per povertà energetica e città più fresche

La povertà energetica non riguarda solo i sistemi di riscaldamento: colpisce anche chi non può permettersi dispositivi per combattere il caldo.

Oltre un miliardo di persone nel mondo non ha accesso a sistemi di raffrescamento. In molte aree del pianeta, sopravvivere a 40°C all’ombra senza strumenti adeguati è una questione di salute pubblica e, in casi estremi, di vita o di morte.

Anche in Italia la situazione si fa allarmante. Circa metà delle famiglie italiane possiede un condizionatore, ma una quota significativa non li utilizza per limitare le spese in bolletta.

In vista della COP30 , la conferenza mondiale sul clima che si terrà a Belém (Brasile) nel 2025, Italia e Brasile si muovono su un fronte cruciale: quello del raffreddamento sostenibile . L’idea è semplice ma rivoluzionaria: raffrescare le città senza aumentare l’inquinamento

Per farlo, il Brasile , in collaborazione con l’ UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), ha lanciato l’iniziativa “Beat the Heat in Cities / Mutirão contra o Calor Extremo” , un piano per aiutare le città a proteggere i cittadini dalle ondate di calore sempre più intense.

L’ Italia , dal canto suo, ha annunciato 2 milioni di euro di nuovi finanziamenti per sostenere il Global Cooling Pledge , attraverso il programma EPIC , che fornirà supporto tecnico e fondi a città di tutto il mondo per attuare soluzioni concrete.

Il cambiamento parte dalle città.

L’obiettivo non è solo ridurre il consumo di energia legato ai condizionatori, ma ripensare radicalmente lo spazio urbano, affinché protegga le persone senza aggravare la crisi climatica.

Questo significa investire in:

> verde urbano e tetti freddi,

> materiali riflettenti,

> progettazione climatica degli spazi pubblici,

> tecnologie passive per limitare la necessità di raffrescamento artificiale.

Il Global Cooling Pledge punta a ridurre del 68% le emissioni globali legate al raffrescamento entro il 2050, e a garantire entro il 2030 un accesso equo e sicuro alla difesa contro il caldo estremo , anche nei Paesi più vulnerabili.

Il risanamento ambientale passa sempre di più da microrganismi e proteine naturali

Non servono trivelle, né solventi chimici. Per ripulire suolo, aria e acqua bastano batteri e proteine naturali. È questa la scommessa - sempre più concreta - della biotecnologia ambientale: usare enzimi per degradare gli inquinanti, abbattere le microplastiche e bonificare terreni compromessi da decenni di abusi industriali.

Si chiamano laccasi, perossidasi, chitinasi.

Enzimi prodotti da funghi, piante o microrganismi, capaci di aggredire sostanze tossiche e trasformarle in composti innocui.

Alcuni “digeriscono” persino il PET: la plastica più diffusa al mondo.

Un tempo era scienza da laboratorio, oggi è già industria.

Il solo mercato globale del trattamento delle acque reflue tramite enzimi vale 600 miliardi di dollari e continua a crescere a ritmi superiori al 6% l’anno.

In Italia, il giro d’affari delle bonifiche ambientali supera i 3 miliardi e punta su soluzioni bio-based per ridurre costi e impatto. Una sorta di metabolismo ecologico che, se ben gestito, può sostituire molti trattamenti chimici tradizionali.

Una goccia alla volta

Così si risparmia acqua anche sul balcone

Arriva dai Paesi Bassi Pure Raindrop , il serbatoio intelligente che trasforma ogni pioggia in risorsa. Prodotto da Elho, azienda attenta alla sostenibilità e alimentata da energia eolica, questo raccoglitore - dal design essenziale ma elegante -, consente di recuperare fino a 70 litri di acqua piovana direttamente dallo scarico pluviale. È realizzato in plastica riciclata e si monta facilmente anche in spazi ridotti. In dotazione, anche un annaffiatoio da 5 litri che si aggancia al rubinetto integrato, per riutilizzare subito l’acqua raccolta. Una soluzione domestica semplice, ma che può fare la differenza in un’epoca in cui la siccità urbana non è più un’eccezione.

Info: www.elho.com

Crisi climatica, il CMCC avverte:

«Se non agiamo ora il clima della Capitale e di molte città italiane potrebbe diventare come Tunisi»

Estati più lunghe, temperature elevate anche di notte, stress termico cronico e aumento dei rischi sanitari. È questo lo scenario tracciato dal primo rapporto di monitoraggio del CMCC , Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, che lancia un monito netto: «Se non interveniamo subito, l’emergenza climatica diventerà la nuova normalità». Entro il 2050, il clima della Capitale - e di molte altre città italiane - potrebbe diventare simile a quello attuale di Tunisi.

Come agire?

Cominciando dal consumo di suolo . In Italia si perdono 21 ettari di suolo al giorno . Un processo silenzioso ma devastante che amplifica l’effetto isola di calore, ipermeabilizza i terreni e riduce drasticamente la capacità di adattamento delle città. Mentre in molte metropoli del mondo si rimuove l’asfalto per restituire permeabilità ai suoli, da noi cemento e costruzioni continuano ad avanzare . Eppure, la natura potrebbe offrire risposte semplici ed efficaci.

Gli alberi, infrastrutture contro il caldo

Ripristinare la natura urbana è oggi una delle strategie più intelligenti e accessibili per reagire alla crisi climatica. In particolare, gli alberi sono veri e propri alleati della salute pubblica e della resilienza urbana:

> Abbassano la temperatura fino a 5 °C nei quartieri densamente edificati.

> Migliorano la qualità dell’aria, assorbendo CO₂ e polveri sottili.

> Trattengono l’acqua piovana, riducendo il rischio di allagamenti.

> Offrono ombra e benessere psicofisico, soprattutto ai soggetti fragili.

> Aumentano il valore e la vivibilità dello spazio pubblico

Il futuro che possiamo costruire

Immaginare città diverse non è un’utopia. Dove si investe su verde urbano, suolo vivo e infrastrutture climatiche intelligenti , cambiano anche i numeri: meno spese sanitarie, più benessere, quartieri più sicuri, maggiore resilienza sociale.

Le città che affrontano la crisi climatica non come emergenza, ma come opportunità , stanno già costruendo un futuro più giusto, sano e abitabile per tutti.

Il tempo delle previsioni è finito.

È il momento delle decisioni.

ABITARE IL DOMANI.

VISIONI, ENERGIE E RESPONSABILITÀ PER PROGETTARE UNA CASA PIÙ

GIUSTA.

> A Roma l’incontro tra esperti, istituzioni e imprese

roma, 6 giugno 2025

Si è svolto con straordinario successo presso Palazzo Taverna, sede della University of Arkansas Rome Center, l’atteso appuntamento “Abitare il Domani - Energie alternative e sostenibilità”, promosso da Casa Radio in collaborazione con partner istituzionali e professionali come l’Ordine Professionale degli Ingegneri di Roma, che ha rilasciato 4 CFP ai propri iscritti che hanno partecipato, e l’Università della Tuscia. Un evento che ha rappresentato un punto di riferimento per il confronto tra esperti, stakeholders, progettisti, imprese e rappresentanti del mondo pubblico e privato sulle sfide più attuali della transizione energetica, dell’efficienza edilizia e dell’etica abitativa. «In un mondo in continua evoluzione, la casa

non è più solo un luogo da abitare, ma un ecosistema da ripensare» ha esordito Paolo Leccese, direttore editoriale di Casa Radio e moderatore dell’incontro, «e l’integrazione tra sostenibilità ambientale, responsabilità economica e innovazione sociale è oggi la chiave per progettare un futuro abitativo più equo, efficiente e condiviso».

Articolato in tre sessioni tematiche - sostenibilità ambientale, economica e sociale -, l’evento ha proposto un programma fitto di interventi tecnici, testimonianze e casi studio virtuosi: Francesco Bedeschi, direttore del Rome Center, ha illustrato best practices internazionali in architettura sostenibile, Annamaria Di Fabio, environmental key expert, ha mostrato esem-

pi concreti di rigenerazione urbana integrata, Simonetta Ciaccia, consulente CasaClima, ha approfondito il ruolo degli edifici ecosostenibili, Marco Vinci, in collegamento dall’Islanda, ha presentato opportunità e vantaggi della geotermia a bassa entalpia, Elia Sartelli, SENEC Italia, ha posto l’accento sulle potenzialità delle comunità energetiche, Maurizio Cardinale, vicepresidente Ecosfera Servizi, ha discusso il ruolo strategico della tecnologia d’impresa nel cambiamento.

La seconda parte dell’evento ha analizzato le implicazioni economiche del green shift: Fabrizio Segalerba (FIAIP) ha parlato di come il mercato immobiliare stia premiando le scelte sostenibili, Andrea Petrina (Cassa Depositi e Prestiti) ha presentato strategie per l’inclusione sociale attraverso la rigenerazione urbana, Gerardo Venezia (Fila Solutions) ha mostrato il percorso dell’impresa verso l’ecologia.

Infine, uno sguardo alla sostenibilità sociale, con interventi capaci di ampliare il perimetro del dibattito: Beniamino Romano (Federazione STEM) ha illustrato il potenziale del reverse mentoring, Anita Falcetta (Women of Change) ha sottolineato il ruolo femminile nella leadership ambientale, Laila Perciballi, Garante dei diritti degli anziani di Roma, ha richiamato l’attenzione sull’abitare inclusivo per la terza età, Giuseppe Gabriele Mazzetta (ASSOGENTILE) ha proposto una visione etica e gentile dell’abitare, Simone Donato (A.I. Sostenibile) ha rilanciato la figura dell’agente immobilia-

re in chiave ESG, Serena Maria Candigliota (SmartCityLab Roma Capitale) ha parlato di povertà energetica e giustizia climatica.

«Questo evento, ha concluso Paolo Leccese, dimostra che c’è una filiera pronta ad assumersi la responsabilità della transizione. La casa non è più un contenitore, ma un motore di innovazione sociale, ambientale ed economica. Abitare oggi con una visione sul domani, significa integrare energie alternative, progettazione consapevole e tecnologie etiche in un’unica visione condivisa».

Il ciclo di eventi “Abitare il Domani” proseguirà nei prossimi mesi, portando al centro dell’agenda pubblica temi cruciali come l’intelligenza artificiale applicata all’abitare, la medicina ambientale e l’accessibilità energetica per tutti.

Per saperne www.casaradio.it

> Comunicato stampa

> Per segnalazioni, comunicati o proposte editoriali: redazione@nunziare.it

L’arcipelago che accoglie Nujuma, a Ritz-Carlton Reserve. Il buen retiro progettato da Foster + Partners per conoscere le meraviglie inesplorate del Mar Rosso.

NUOVE DE - STINAZIONI

da terra remota e ignorata a destinazione simbolo del futuro. La costa occidentale dell’Arabia Saudita, affacciata su acque turchesi e circondata da un arcipelago di 90 isole incontaminate, è la protagonista di uno dei progetti più ambiziosi di rigenerazione turistica del nostro tempo. Lo chiamano Red Sea Project, ma è molto di più di un piano di sviluppo territoriale. Fa parte del programma “Saudi Vision 2030”, finalizzato ad aprire l’Arabia Saudita al mondo e a diversificare il più possibile l’economia del Paese attraverso investimenti mirati in settori come intrattenimento, energie rinnovabili, tecnologia, logistica e turismo, con la creazione di oltre 50 resort di lusso, 8.000 camere e mille proprietà residenziali, distribuite su 22 isole abitabili e sei baie servite dal Red Sea International Airport. L’aeroporto inaugurato nel 2023 capace di accogliere 900 passeggeri l’ora e un milione di passeggeri l’anno

UN NUOVO PARADIGMA DI VIAGGIO

L’obiettivo è quello di dare vita a una nuova destinazione di lusso sostenibile sul Mar Rosso alimentata esclusivamente da energie rinnovabili, pensata in armonia con i ritmi naturali, progettata nell’ottica della connessione e rigenerazione costante degli ecosistemi e non del consumo.

Tra le realtà che meglio interpretano questa trasformazione ce n’è una su tutte che, nell’ultimo anno, ha attirato gli occhi del mondo: si tratta di Nujuma, a Ritz-Carlton Reserve

Non un semplice resort, ma un’esperienza immersiva, profondamente connessa ai luoghi, alla cultura, ai ritmi della terra e del mare, premiata - non a caso -, Hotel of the Year 2024 dalla Forbes Travel Guide.

> L’Arabia Saudita ha aperto ufficialmente le porte al turismo internazionale solo nel 2019, ma ha già attirato l’attenzione globale. Oggi non si limita più al turismo religioso verso le città sante, ma punta su un’offerta culturale, naturalistica e paesaggistica ampia e variegata. L’Ente del Turismo ha individuato 13 siti di rilevanza internazionale: dalla regione di Tabuk ad AlUla, dalla costa del Mar Rosso all'oasi più estesa del pianeta, l’Edge of The World, fino al secondo deserto sabbioso più vasto del mondo, Rabat Khali, senza dimenticare Riyad, capitale proiettata nel futuro.

ARCHITETTURA CHE ABBRACCIA IL MARE

Inaugurato nel maggio 2024, Nujuma è la settima proprietà della collezione Ritz-Carlton Reserve e la prima del portfolio Marriott in Medio Oriente. Incastonato nella quarta barriera corallina più grande del mondo, il resort sorge su un’isola privata da sogno ed è composto da un gruppo di 63 ville sospese sull’acqua o adagiate sulla sabbia bianca, accessibili solo in barca o in idrovolante.

Il progetto porta la firma di Foster + Partners che ha dato vita a un microcosmo ispirato alle forme fluide della natura, tra geometrie marine, materiali organici e palette sabbia.

Le overwater, come un gioiello, disegnano un anello armonico che le collega a due isole lineari su entrambi i lati, incorniciando una conca marina mozzafiato, il Blu Hole, noto per le sue splendide sfumature smeralde. Tutte le ville, realizzate in legno prefabbricato e rivestite in corda, sono concepite per ridurre al minimo l’impatto ambientale e per integrarsi visivamente con lo splendido contesto naturale. Gli interni richiamano l’estetica e la tradizione saudita con un design sobrio e raffinato arricchito da ceramiche locali, tappeti intrecciati a mano, arazzi, motivi geometrici regionali.

Ogni villa è un piccolo universo privato dotato di terrazza, piscina, cucina, ampio soggiorno e un telescopio per osservare il cielo sopra il Mar Rosso. Del resto Nujuma - che in arabo significa “stelle” -, è un invito a guardare in alto e respirare.

IL MAR ROSSO COME NON LO AVETE MAI

VISTO, TRA CORALLI, DESERTI E MANGROVIE

Chi arriva a Nujuma si trova nel cuore di un paradiso ancora inesplorato, dove la natura racconta storie ancora non scritte.

L’arcipelago ospita una biodiversità rara fatta di oltre 165 specie endemiche della barriera corallina, delfini, tartarughe, razze e pesci Napoleone. Il resort propone snorkeling, immersioni, escursioni tra mangrovie e dune, per esplorare l’altra anima del paesaggio: quella desertica, solenne, silenziosa. Tutte accompagnate da

> Tra le acque più pure del Pianeta

Nujuma sorge ai margini della laguna di Al Wajh , sul Mar Rosso, di fronte alle coste egiziane. Un’area ancora incontaminata, che custodisce uno degli ecosistemi marini più puri al mondo e numerose specie di rilevanza globale per la conservazione. Nel marzo 2025, Nujuma è stato nominato Miglior Nuovo Hotel dell’anno dalla Forbes Travel Guide.

guide locali, custodi di un ecosistema millenario.

Completano l’esperienza quattro ristoranti, la Neyrah Spa, un centro per sport acquatici, un kids club e un centro fitness e, per ogni ospite, un host personale dedicato.

LUSSO A IMPATTO ZERO

Ma il vero lusso è nella filosofia: qui tutto è pensato per non generare impatto. Il resort è interamente alimentato da energia solare, le acque grigie vengono trattate e riutilizzate, la cucina valorizza gli ingredienti locali e stagionali e il team coinvolge gli ospiti in pratiche di tutela ambientale.

Ad oggi sono state già piantate 28.000 mangrovie per proteggere gli ecosistemi costieri, offrendo rifugio a uccelli migratori e specie marine in pericolo.

Ogni viaggiatore al Nujuma può lasciare il segno contribuendo alla rigenerazione costante degli ecosistemi naturali, ben oltre la semplice conservazione.

> Il lusso che educa e rigenera

Nujuma ospita anche la Conservation House , un centro educativo - aperto a tutte le età - per conoscere la cultura saudita e partecipare a laboratori ambientali. Ogni dettaglio è curato, nulla è ostentato: il lusso qui è silenzioso, immersivo, rispettoso.

Un invito alla consapevolezza, non solo al comfort.

> Dentro i migliori progetti, idee e iniziative… in giro per il mondo!

Star Homes

> La casa che combatte la malaria. Un esperimento unico al mondo

può un ripensamento delle abitazioni migliorare lo stato di salute delle famiglie che popolano le aree rurali dell'Africa subsahariana? È quello che, da oltre un decennio, si è chiesto e sta cercando di capire un team interdisciplinare e internazionale di architetti, medici ed entomologi a Mtwara, una delle regioni più sottosviluppate del Sud della Tanzania, attraverso un progetto che prende il nome di Star Homes. Un esperimento unico di architettura, ricerca sociale e scienza medica che mira ad offrire, non solo alloggi salubri, replicabili e durevoli - in un territorio in cui le condizioni abitative e sanitarie sono precarie -, ma anche a raccogliere dati clinici importanti per valutare scientificamente se una casa progettata in modo diverso possa ridurre o meno le patologie più diffuse nella popolazione.

Architettura che cura

foto > © JULIEN LANOO

> Il progetto Star Homes, in partnership con Un Habitat, è stato finalista al premio UIA 2030 per la categoria Alloggi adeguati, sicuri e accessibili in linea con il Target 11.1 dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11. In Italia, attraverso le fotografie di Julien Lanoo , lo abbiamo visto protagonista della mostra progettata dalla Royal Danish Academy, nell’ambito della terza edizione di Labò Cultural Project in occasione del Fuorisalone - Milano.

Il progetto consiste in centodieci case monofamilari identiche, calibrate sulla salute, il miglioramento dell’igiene e la resilienza climatica, costruite in sessanta villaggi diversi con un’alta incidenza di malaria, infezioni respiratorie e malattie diarroiche.

Ad ottenerle sono state le famiglie che hanno accettato di partecipare allo studio clinico e possedevano precisi requisiti di inclusione.

Ma prima di andare a costruire qualcosa di completamente diverso, tanto dalle antiche case vernacolari, quanto dalle soluzioni più recenti, è stato necessario analizzare criticamente cosa non funzionasse nelle case preesistenti, ma sembrava addirittura favorire la diffusione della malaria.

Così si è scoperto che le tipiche case unifamiliari a un solo piano della zona risultano scarsamente ventilate. Le camere da letto, collocate al livello del suolo, favoriscono l’ingresso di numerose zanzare. I muri spessi trattengono il calore durante il giorno e lo rilasciano durante la notte, disincentivando, per il forte caldo, l’uso delle zanzariere. L’uso dei fuochi in cucina senza sistemi

> Un progetto, tante competenze

Star Homes è il frutto delle collaborazione tra gli architetti dello studio danese Ingvasern , la Hanako Foundation , l’epidemiologo Lorenz von Seidlein e l’esperto di salute pubblica Salum Mshamu . Lo studio - della durata di 5 anni -, non si è ancora concluso. Architetti, scienziati e ricercatori stanno ancora lavorando a stretto contatto con le comunità locali. La sperimentazione terminerà nel 2026, ma i risultati preliminari sono già sorprendenti.

di aerazione espone donne e bambini a problemi respiratori. Le superfici in terra battuta sono difficili da pulire, i servizi igienici sono spesso a cielo aperto e l’approvvigionamento idrico è inadeguato: tutte condizioni che rendono le famiglie vulnerabili a infezioni enteriche e malattie infettive.

Da qui è così partita la sfida: costruire un’abitazione radicalmente diversa, capace di prolungare la vita delle persone.

COSA HANNO DI DIVERSO LE STAR HOMES

La prima rivoluzione è verticale. Le Star Homes sono tutte a due piani, con le camere da letto poste al piano superiore per ridurre il contatto con le zanzare più presenti al livello del suolo. Le aperture sono più ampie, pensate per favorire la ventilazione naturale e ridurre l’umidità, fattore chiave per la proliferazione degli insetti.

Ogni casa è dotata di: zanzariere integrate in tutte le porte e finestre, pavimenti in cemento facilmente lavabili e servizi igienici separati dalla cucina con una netta distinzione tra aree sporche e aree pulite.

A queste soluzioni si aggiungono poi cisterne da 2000 litri per la raccolta dell’acqua piovana e cucine con canna fumaria per l’evacuazione dei fumi nocivi negli ambienti interni. Tutte soluzioni calibrate sul clima locale e sulle abitudini quotidiane delle famiglie, grazie a un processo di co-progettazione con la comunità locale

> Componenti essenziali di una star home

foto > © INGVARTSEN ARCHITECTS

COME HANNO MIGLIORATO LA VITA?

Secondo gli studi osservazionali in corso, vivere in alloggi migliorati ha reso le case più salubri e sicure. Dopo la costruzione delle 110 Star Homes, completata nel giugno 2021, le famiglie che si sono trasferite hanno infatti partecipato a un monitoraggio clinico triennale in cui è stata messa a confronto la salute dei residenti nelle case sperimentali con quella di chi vive in 440 abitazioni rurali di controllo. I primi risultati hanno rilevato che la malaria è stata ridotta del 4567%, le malattie diarroiche si sono dimezzate e la densità di zanzare all’interno degli ambienti chiusi è crollata. I bambini sotto i cinque anni hanno mostrato migliori tassi di crescita, segno di un impatto positivo sulla qualità della vita.

UN MODELLO PER L’AFRICA CHE VERRÀ?

È quello a cui punta lo studio! Secondo le stime dell’ONU, l’Africa subsahariana ospiterà la maggior parte della crescita demografica mondiale nei prossimi decenni, superando i 2 miliardi di persone entro il 2050. Solo per rispondere a

> Quando costruire significa prevenire

La malaria, le infezioni acute del tratto respiratorio (ARI) e le malattie diarroiche sono responsabili di oltre un terzo di tutti i decessi infantili nell’Africa subsahariana. Ogni minuto quasi cinque bambini sotto i cinque anni muoiono per cause prevenibili. Sebbene molte di queste infezioni possano essere curate, in contesti in cui i servizi sanitari sono fragili o difficilmente accessibili, interventi abitativi e comunitari capaci di agire a monte, riducendo il contatto con i vettori della malaria, diventano cruciali.

Considerato che entro il 2050 in Africa saranno necessarie milioni di nuove abitazioni rurali, la risposta all’ipotesi iniziale del progetto clinico Star Homes potrebbe diventare decisiva per il futuro della salute pubblica in Africa.

foto courtesy > © JULIEN LANOO, INGVARTSEN ARCHITECTS disegni > © INGVARTSEN ARCHITECTS sito internet > www.starhomes.wiki

questa espansione serviranno oltre 400 milioni di nuove abitazioni

Ma quale patrimonio edilizio si costruirà?

Se la risposta sarà una replica di modelli abitativi inadeguati, il rischio è quello di esporre ancora una volta milioni di persone a malattie evitabili. Ecco perché Star Homes non è solo un progetto edilizio, ma una strategia visionaria che intreccia scienza, architettura e diritti umani. Un disegno per la salute capace di affiancare - e in alcuni casi supplire -, l’azione e le carenze dei sistemi sanitari.

foto > © JULIEN LANOO

Edilizia a prova di sprechi

> Nunziare IV, l’edificio che recupera l’acqua piovana

ogni estate si ripropone sempre lo stesso scenario: bacini idrici in sofferenza, temperature oltre i 40 gradi, ordinanze comunali per limitare l’uso dell’acqua potabile. Niente irrigazione dei giardini, niente lavaggio delle auto, niente riempimento delle piscine private.

Nel frattempo, negli edifici residenziali, si continua a impiegare acqua potabile per scopi secondari, contribuendo a uno spreco che in media può arrivare fino ai 20 mila litri all’anno per appartamento. Un consumo ancora più paradossale se si considera la destinazione di questa risorsa: acqua trattata, potenzialmente destinabile al consumo umano, che finisce ogni giorno in scarichi, cortili e aiuole. Funzioni essenziali, certo, ma che potrebbero essere svolte senza intaccare riserve idriche primarie, grazie a sistemi alternativi già disponibili e collaudati. Eppure, soluzioni come queste restano

Mentre la crisi idrica ci impone un cambio di rotta, litri su litri di acqua potabile finiscono ancora nei sanitari. E se ogni edificio smettesse di aggravare il problema e iniziasse a far parte della soluzione? Quanto potremmo risparmiare?

ancora poco diffuse. È il caso della raccolta e del riutilizzo dell’acqua piovana nei condomini: un intervento semplice, sostenibile e replicabile che potrebbe generare benefici ambientali e risparmi tangibili. A dimostrarlo è Nunziare IV, il nuovo edificio della linea “Nunziare” firmata Cecere Management, attualmente in fase di completamento ad Aversa (CE).

Un progetto che ha trasformato la gestione idrica da voce di spreco a leva strategica per l’efficienza domestica, grazie a un sistema capace di immagazzinare fino a 10.000 litri di acqua meteorica, da destinare esclusivamente a usi non potabili: irrigazione delle aree verdi condominiali, pulizia degli spazi comuni, alimentazione degli scarichi dei WC.

> QUANTA ACQUA SPRECHIAMO IN CASA SENZA ACCORGERCENE?

Secondo le stime, tra abitudini scorrette e perdite invisibili, una famiglia di 3-4 persone può arrivare a sciupare fino a 20.000 litri d’acqua all’anno.

Le principali fonti di spreco? Docce troppo lunghe, rubinetti lasciati aperti durante l’igiene personale e scarichi obsoleti.

Una doccia di dieci minuti può richiedere fino a 100 litri. Lavarsi i denti con l’acqua che scorre ne spreca fino a 30. Ogni scarico del WC richiede dai 3 ai 6 litri d’acqua. In media, il solo utilizzo del water incide per il 30% sul consumo idrico domestico. A questo spesso si aggiungono rubinetti malfunzionanti: una semplice goccia costante può disperdere inutilmente fino a 50 litri di acqua al giorno. Ma qualcosa sta cambiando: alcuni sviluppatori immobiliari stanno iniziando ad agire , adottando soluzioni strutturali per ridurre i consumi alla radice.

QUANDO PIOVE NUNZIARE IV FA SCORTA!

Il meccanismo parte dalla copertura: le acque piovane vengono raccolte dalle grondaie e convogliate in pluviali dotate di filtri autopulenti, fino a un serbatoio di accumulo interrato. Da lì, un impianto separato dalla rete idrica potabile (vedi schema accanto), le reindirizza verso gli utilizzi previsti, garantendo risparmi idrici concreti e una gestione razionale della risorsa.

> DAL TETTO AL GIARDINO. ECCO IL PERCORSO DI RACCOLTA DELL’ACQUA PIOVANA NEL CONTESTO RESIDENZIALE NUNZIARE IV.

L’acqua piovana scende dal tetto, viene raccolta dalle grondaie e convogliata nei tubi di caduta che collegano le grondaie al serbatoio di raccolta. Prima che l’acqua entri nel serbatoio viene pulita da eventuale pietrisco, fogliame e altre impurità, da appositi filtri a maglie fini. Dopo di che, una pompa presente nel serbatoio, estrae l’acqua ormai accumulata e la reindirizza verso i punti di utilizzo,  come scarichi o rubinetti , per essere utilizzata per usi non potabili. Questo sistema consente di: ridurre il consumo di acqua potabile, diminuire gli sprechi e alleggerire il carico sulle reti fognarie urbane.

> Schema di funzionamento > © ILLUSTRAZIONE ISTOCK

SCIACQUONE DEL WC

DEFLUSSO

LAVAGGIO AUTO IRRIGAZIONE DEL GIARDINO

CISTERNA PRINCIPALE

PIOGGIA LAVATRICE
GRONDAIA
TUBAZIONI
FILTRO
ACQUE SOTTERRANEE POZZO
ECCEDENZA
POMPA

> Nunziare IV (nella foto) ottimizza i consumi favorendo un uso più efficiente dell’acqua. L’edificio è in corso di sviluppo ad Aversa. Per saperne di più visita il sito www.ceceremanagement.it

I VANTAGGI SONO MOLTEPLICI E MISURABILI

Si riducono i costi in bolletta, si valorizza l’immobile sul mercato e si alleggerisce la pressione sulle reti fognarie urbane, sempre più stressate da eventi climatici estremi che aumentano il rischio di allagamenti e dissesti idrogeologici.

UN CASO VIRTUOSO, MA ISOLATO

Nunziare IV dimostra che costruire edifici capaci di rispondere alle sfide climatiche è possibile. Le tecnologie per contenere gli sprechi idrici esistono, sono accessibili e tecnicamente mature. Il vero limite, oggi, non è la fattibilità ma la volontà collettiva di adottarle. Quanto potremmo risparmiare, in termini ambientali ed economici, se questi accorgimenti diventassero la norma per ogni nuovo intervento edilizio e non l’eccezione? E soprattutto: cosa stiamo aspettando?

In questo momento Napoli “si trova” a Venezia , alla Biennale diretta da Carlo Ratti, per far conoscere a 66 nazioni e migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo “Restart Scampia”, il progetto bandiera dell’amministrazione comunale guidata da Gaetano Manfredi che include la riqualificazione della Vela Celeste.

Ma la città dai mille colori, la più discussa, ingovernabile e chiacchierata d’Italia ha in serbo molto di più. La sua visione per il futuro, nonostante i ritardi e le congenite lentezze burocratiche, è ambiziosa: dal waterfront agli stadi, dalla rinascita di Bagnoli ai progetti che coinvolgono periferie e quartieri storici, il Comune - grazie ai fondi del PNRR - ha varato un’imponente mole di interventi di rigenerazione urbana e trasformazione urbanistico-edilizia che, da qui al 2050, interesseranno circa 3,5 milioni di metri quadrati di territorio.

A raccontarlo sono i tecnici e gli amministratori incontrati al Green Med Expo & Symposium, l’evento di riferimento del Sud Italia per i temi dell’economia verde e circolare, che ci ha permesso di fare il punto sul destino di Napoli con uno sguardo che - in linea con lo spirito della manifestazione - abbandona i soliti cliché, per restituire un’immagine più attuale e precisa di una città chiamata a diventare baricentro di un nuovo Sud e nodo strategico nello scacchiere mediterraneo.

E allora…

Come sarà Napoli nel futuro?

Ce la farà a raggiungere i suoi obiettivi nei tempi stabiliti?

A migliorare davvero la qualità della vita delle persone? Il tempo - e i cantieri - daranno le risposte. Intanto, ecco una ricognizione dei principali progetti già avviati, in cantiere o in fase di definizione.

< a cura di DANIELA IAVOLATO >

NAPOLI A VELE SPIEGATE

REIMAGINING HOME

> LA VELA SIMBOLO DELLA RINASCITA

DI SCAMPIA SBARCA A VENEZIA

> L’ultima Vela rimasta in piedi, la Vela Celeste , è oggi al centro del primo esperimento italiano di rigenerazione partecipata che integra l’AI nel processo di visioning . Al posto delle tradizionali consultazioni, gli ex residenti stanno traducendo aspirazioni, ricordi e desideri in decine di immagini generate con software come Midjourney , contribuendo attivamente a ridisegnare il futuro dell’edificio. Un progetto del Comune di Napoli , in collaborazione con CRA-Carlo Ratti Associati , portato anche alla Biennale Architettura 2025

C’È UN PO’ DI NAPOLI A VENEZIA

L’amministrazione Manfredi per la 19ª Mostra Internazionale di Architettura ha deciso di portare alle Corderie dell’Arsenale le Vele di Scampia, o meglio, l’unica Vela - al centro del più ampio progetto da 160 milioni di euro intitolato “Re-Start Scampia” -, che non sarà demolita ma rigenerata in ricordo della storia del quartiere: la Vela Celeste.

L’iniziativa, denominata Vela Celeste: Reimaginig Home, nasce da un esperimento dell’Ufficio Urbanistica, in collaborazione con CRA-Carlo Ratti Associati,

che ambisce a reinventare l’edificio - destinato ad accogliere perlopiù funzioni sociali e di prossimità -, con l’aiuto della comunità partendo da una domanda semplice, ma spesso trascurata da architetti e politici: «Che cosa vogliono davvero i destinatari di questo intervento?».

Per scoprirlo il Comune di Napoli ha attivato una piattaforma partecipativa che, anziché basarsi sulle consuete procedure, ha integrato per la prima volta risposte umane e strumenti di intelligenza artificiale generativa, capaci di trasformare in tempo reale decine di idee, memorie ed esigenze della comunità in ipotesi

Un modello innovativo di rigenerazione che si avvale dell’AI e del contributo dei residenti

progettuali e suggestioni visive sull’uso futuro della Vela.

A contribuire a questo processo, una delegazione di ex residenti - oggi temporaneamente ricollocati in altre zone -, insieme a membri del “Comitato Vele”, urbanisti, facilitatori e attivisti locali: un laboratorio collettivo in cui competenze tecniche e vissuti personali si sono intrecciati per restituire senso e funzione a uno dei luoghi più controversi della periferia napoletana.

DALLA PERIFERIA ALLA MOSTRA INTERNAZIONALE

Il risultato di questo esperimento è oggi in mostra alla Biennale. Nella sezione Intelligenza Collettiva del Padiglione Italia, una vela volutamente sospesa,

> L’AI PUÒ AMPLIARE CHI HA IL DIRITTO DI IMMAGINARE LO SPAZIO E COME

Questi render sono stati generati da un sistema di intelligenza artificiale generativa , capace di tradurre i contributi della comunità in ipotesi visive utili agli urbanisti per esplorare nuovi scenari progettuali. Un metodo inedito in Italia, applicato per la prima volta da un’amministrazione pubblica, che non si limita a consultare i cittadini ma li coinvolge come co-autori della trasformazione . La piattaforma resta attiva e continuerà a produrre contenuti, alimentando un archivio vivo ed evolutivo anche oltre la Biennale

trasparente e in scala ridotta, racconta visivamente come un edificio marginalizzato possa trasformarsi in una infrastruttura civica e relazionale, diventando il manifesto di una nuova idea di progettazione non più imposta dall’alto ma aperta, partecipata e oggi persino aumentata digitalmente.

Sui suoi piani compaiono i volti e le storie degli ex abitanti, le elaborazioni dell’AI, i contributi critici di studiosi e progettisti e addirittura nuovi input - generati in tempo reale -, dalla piattaforma ancora attiva online. Una mostra-processo, in costante aggiornamento, che non si limita a documentare ciò che la Vela Celeste diventerà, ma “come” quella trasformazione è già in atto.

UN METODO CHE PUÒ DIVENTARE MODELLO

Presentato nel contesto internazionale della Biennale per far conoscere un approccio inedito, potenzialmente replicabile in molte altre periferie in attesa non solo di interventi, ma soprattutto di ascolto.

«Quella che stiamo portando avanti - spiega Carlo Ratti -, non è una trasformazione per rottura, ma per lenta accumulazione. Stiamo costruendo non con il cemento, ma con il feedback».

Un feedback continuo, accessibile anche a chi non parla il linguaggio dell’architettura, che dimostra come una periferia fragile possa diventare un laboratorio di innovazione urbana, capace di orientare le politiche pubbliche nazionali.

UN PROGETTO CHE CONTINUA

La Vela Celeste, resterà visibile fino al 23 novembre 2025 all’Arsenale Nord - Padiglione Italia, nell’ambito del tema curatoriale Intelligens: Natural. Artificial.

> Team work

CRA – Carlo Ratti Associati > Carlo Ratti, Francesco Strocchio (socio responsabile), Giulia Tolu, Davide Scaglia, Gary Di Silvio, Pasquale Milieri, Gianluca Zimbardi, Luca Bussolino, Camilla Nicolini;

Comune di Napoli > Gaetano Manfredi (Sindaco); Laura Lieto (Vicesindaco); Maria Grazia Falciatore (Capo di Gabinetto del Sindaco); Vincenzo Brandi (Funzionario Esecutivo Progetto Vele); Fabio Landolfo (Capo di Gabinetto del Vicesindaco)

foto di > Agnese Bedini, DSL Studio rendering courtesy of >  CRA - Carlo Ratti Associati

> Re-Start Scampia: il cantiere oltre la Vela

Il recupero della Vela Celeste è parte di un più ampio intervento urbano finanziato con fondi PNRR, PON Metro e Piano Periferie, che ha già previsto l’abbattimento delle Vele Rossa e Gialla . Il progetto prevede la rifunzionalizzazione della Vela superstite e la costruzione di 433 nuovi alloggi energeticamente autosufficienti.

Attorno sorgeranno un parco pubblico, spazi per l’agricoltura urbana , una fattoria didattica , un mercato di quartiere , una scuola per l’infanzia , un nido e un centro civico destinato ad attività sociali e culturali.

Collective. Attraverso l’installazione e la piattaforma digitale, cittadini e visitatori potranno seguire l’evoluzione del progetto. Intanto a Napoli, i lavori sono partiti.

La scadenza per l’utilizzo dei fondi del PNRR è fissata per giugno 2026.

DALLA CARTA AI CANTIERI

NAPOLI PORTA EST

LA NUOVA GATEWAY METROPOLITANA

C’è un’altra Napoli che prende forma tra ponteggi, ruspe e tavoli di progettazione.

È la città che prova a trasformare i miliardi del PNRR in opere visibili, necessarie, attese da decenni. A cominciare dall’ex scalo merci: un’enorme ferita urbana, stretta tra la Stazione Centrale e l’imbocco autostradale, destinata a diventare la nuova porta d’ingresso alla città. A firmare l’intervento è lo studio internazionale Zaha Hadid Architects, già autore in Campania della Stazione Marittima di Salerno e della Stazione dell’Alta Velocità di Afragola. Un maxi-progetto da 700 milioni di euro che si estende su un’area degradata di 185.000 metri quadrati, rimasta per anni ai margini dello sviluppo urbano e oggi pronta a collegare i quartieri orientali - come Gianturco e Poggioreale - con il centro cittadino, ricucendo una frattura storica.

Il progetto prevede la realizzazione della futura sede della Regione Campania, due torri di 99 e 78 metri, ma soprattutto l’interramento dei binari EAV, oggi in trincea, per liberare spazio in superficie e dare vita a un boulevard verde che riqualificherà l’intero asse urbano. Attorno prenderanno forma nuove piazze, parchi, studentati, coworking e connessioni pedonali dirette con il Centro Direzionale, restituendo continuità a un’area rimasta per decenni frammentata. È previsto anche un nuovo hub intermodale, pensato per facilitare gli spostamenti tra porto, aeroporto e rete ferroviaria

In questo modo l’intera area migliorerà la mobilità urbana, favorendo nel tempo la graduale riduzione dell’auto privata - in favore del mezzo pubblico - e smetterà di essere una zona da attraversare in fretta, tornando invece a essere pienamente vissuta dalla città. L’avvio del cantiere, frutto della collaborazione fra FS Sistemi Urbani - capofila del Polo Urbano del Gruppo FS -, è previsto entro la fine del 2025, con il completamento delle prime opere entro il 2028.

> Il "Faro” di Porta Est. Dove finiva la città, ora ricomincia.

L’intervento attiverà la nuova sede della Regione Campania e darà il via al programma di rigenerazione urbana di Napoli Porta Est. Il concept architettonico si ispira ai crateri flegrei e alla materia vulcanica del tufo. Il parco è stato pensato per promuovere uno stile di vita attivo e per creare un polmone verde in una zona densamente edificata. È progettato per affrontare caldo estremo, siccità e piogge intense : alcuni “paesaggi crateri” fungeranno infatti da bacini di ritenzione , raccogliendo il deflusso in caso di piogge abbondanti e restituendolo nei periodi di siccità, irrigando in modo naturale.

Il parco migliorerà la qualità della vita dei residenti e dei bambini di Napoli, fungendo da ponte tra la vecchia città e il nuovo sviluppo Unirà aree storiche dimenticate - come Piazza del Carmine, Piazza Mercato, Sant’Eligio e Lavinaiocontribuendo a ridurre inquinamento e rumore urbano

CENTRO DIREZIONALE L’ISOLA DI TANGE RITORNA QUARTIERE

A pochi passi da Porta Est anche il Centro Direzionale si prepara a cambiare volto. Progettato negli anni Ottanta come cittadella degli uffici pubblici, su disegno dell’architetto giapponese Kenzo Tange, è rimasto per anni un quartiere isolato, rigidamente funzionale, spesso deserto fuori dagli orari di lavoro.

Oggi, grazie a un ampio programma di rigenerazione urbana sostenuto dal PNRR, il Centro Direzionale si avvia a diventare finalmente parte viva della città. Gli interventi riguardano la riorganizzazione degli spazi pubblici; comune denominatore: nuove connessioni pedonali, superfici verdi permeabili e il rifacimento delle reti idriche, attualmente obsolete, che saranno rese più efficienti grazie a sistemi di monitoraggio smart per la riduzione degli sprechi.

Un primo segnale di trasformazione è già arrivato con la consegna della Linea 1 (nella foto), progettata dallo studio EMBT

Miralles - Tagliabue. Con il suo tetto ondulato e la sua struttura in legno lamellare, la nuova stazione metropolitana contribuisce a riconnettere il Centro Direzionale con Porta Est e la Stazione Centrale, rilanciando l’intermodalità dell’intera area. Ma il vero punto di svolta sarà la nascita di AreNapoli, un’arena polifunzionale da 11.000 posti per eventi sportivi e fino a 14.000 per concerti, pensata per colmare un vuoto infrastrutturale che ha penalizzato la città negli ultimi anni. Basti pensare che proprio per l’assenza di uno spazio indoor adeguato, Napoli

ha perso la possibilità di ospitare eventi come gli Europei di pallavolo del 2026

Realizzata interamente con fondi privati, attraverso un project financing da 57 milioni di euro, AreNapoli sarà costruita da una cordata composta da Italstage, Napoli Basket e altri operatori. Sorgerà nell’area dell’ex mercato ortofrutticolo e sarà affiancata da un parco di 44.000 metri quadrati, piazze pedonali, aree commerciali e un impianto alimentato a energie rinnovabili L’apertura è prevista per il 2027 e, secondo gli amministratori della City, rappresenterà una leva strategica per trasformare il Centro direzionale in un vero luogo di aggregazione urbana h24, capace di attrarre nuovi flussi anche nelle ore serali e nei fine settimana.

> LINEA 1 - CENTRO DIREZIONALE

La nuova stazione napoletana rientra nella rete “stazioni dell’arte”, dove architettura e trasporto pubblico si fondono in un’esperienza civica.

LUOGHI PER LA CULTURA

REAL ALBERGO DEI POVERI, IL COLOSSO BORBONICO TORNA A VIVERE

A nord del centro storico, tra via Foria e piazza Carlo III, c’è un edificio che per secoli ha fatto ombra alla città. È il Real Albergo dei Poveri, noto anche come Palazzo Fuga, un colosso di pietra lungo quasi quattrocento metri, con oltre 100.000 metri quadrati di superficie coperta, cinque cortili interni e più di quattrocento stanze.

Progettato a metà del Settecento dall’architetto Ferdinando Fuga come ospizio per i poveri del Regno, è stato per decenni simbolo di una Napoli che si prendeva cura dei suoi ultimi. Poi, con il tempo, è diventato un contenitore vuoto, troppo grande per essere abitato, troppo monumentale per essere dimenticato. Oggi, grazie a 148 milioni di euro del PNRR, cui si aggiungono altri 100 milioni di fondi di coesione, il Real Albergo dei Poveri si prepara a una nuova stagione che punta a trasformarlo nel più grande polo culturale del Mezzogiorno. I lavori di restauro, affidati allo studio romano ABDR Architetti Associati, sono stati avviati nel 2023 e verranno completati per fasi entro il 2026. La prima apertura è prevista già a settembre, con l’inaugurazione di 24 sale restaurate che ospiteranno la mostra fotografica Napoli Explosion di Mario Amura, ispirata ai fuochi di Capodanno visti dal Monte Faito.

Il progetto immagina un “condominio culturale”, come lo definisce l’architetto Paolo Desideri, dove più enti coabitano e gestiscono in autonomia i propri spazi.

Nell’ala sinistra troverà posto una succursale del Museo Archeologico Nazionale (MANN), con collezioni permanenti e mostre temporanee dedicate al mondo pompeiano. Nell’ala verso piazza Carlo III si insedierà la Biblioteca Nazionale con sale lettura e archivi digitali. Ma ci saranno anche una scuola di specializzazione dell’Università Federico II, una foresteria da 200 posti per studenti e ricercatori, sale per eventi culturali internazionali e persino laboratori dedicati al Metaverso, storytelling digitale, al gaming, 5G e al quantum computing, nell’ambito del programma Casa delle Tecnologie Emergenti

Sono previsti anche uffici comunali, un caffè letterario, un bookshop e spazi commerciali a uso misto. Ma la vera novità riguarda la relazione tra l’edificio e la città. Il progetto prevede la riapertura dei varchi murati, la creazione di nuovi percorsi pedonali e spazi pubblici all’interno e attorno al complesso, il ridisegno della piazza, il dialogo con l’Orto Botanico e con l’asse di via Foria. Non è solo un progetto architettonico, ma un gesto politico e simbolico: un tempo luogo di reclusione e carità forzata, oggi l’Albergo dei Poveri si prepara a diventare un presidio culturale e civile, punto di riferimento per studenti, ricercatori, cittadini e turisti. Un tassello fondamentale nel mosaico delle rigenerazioni urbane in atto a Napoli.

> REAL ALBERGO DEI POVERI

Il terzo edificio storico più grande d’Europa, secondo solo a Versailles e Schönbrunn, oggi si trasforma in un hub culturale multidisciplinare

render > © ABDR

IL RILANCIO DOPO 30 ANNI DI VUOTO

Per decenni sinonimo di inquinamento e abbandono, l’area siderurgica dell’ex Italsider a Bagnoli, con i suoi forni e le sue acciaierie in rovina, si prepara finalmente a diventare accessibile. Dopo la dismissione degli impianti industriali sono infatti in corso le bonifiche che puntano a fare della zona un parco costiero con spiaggia pubblica, impianti sportivi e una nuova linea di costa. Un cambiamento atteso da decenni che oggi appare più vicino e concreto anche per effetto dell’America’s Cup, la storica regata - in programma tra la primavera e l’estate del 2027 -, che qui avrà il quartier generale dei team offrendo un primo, reale assaggio di ciò che Bagnoli è destinata a diventare: un quartiere nuovo, aperto alla città e connesso al mondo.

Quella di Bagnoli è la più vasta bonifica d’Europa: suoli, falde

e tratti di mare da recuperare e restituire alla cittadinanza. Ma è anche una prova decisiva per il rilancio internazionale di Napoli e per la credibilità dell’intera macchina pubblica.

Dopo anni di immobilismo, il progetto ha finalmente trovato una regia stabile: Invitalia è il soggetto attuatore, il Comune di Napoli l’ente beneficiario, mentre, il sindaco Gaetano Manfredi - per snellire le procedure -, è stato nominato commissario straordinario.

A guidare la rigenerazione è il progetto Balneolis, presentato da un raggruppamento di dodici società e vincitore del concorso internazionale di progettazione indetto da Invitalia.

In vista delle regate si partirà dalla rimozione parziale della colmata a mare, un’enorme piattaforma artificiale di 195.000 metri quadrati realizzata negli anni Sessanta con materiali di risulta. In passato se ne era ipotizzata la demolizione completa, ma oggi il piano prevede la rimozione solo del 20%, mettendo in sicurezza il resto. Proprio su quest’area sorgerà il villaggio della Coppa America.

In parallelo, proseguiranno le bonifiche a terra e in mare con tecnologie innovative, affidate a un consorzio guidato da Greenthesis S.p.A.. Ma il tempo stringe e per non perdere risorse e credibilità sarà necessario accelerare drasticamente i lavori. Le scadenze si avvicinano. E Bagnoli, oggi più che mai, ha bisogno che la promessa diventi realtà.

> Parchi urbani, boschi produttivi e un fronte mare liberato.

Una panoramica di tutta Bagnoli e la collina di Posillipo in un render di progetto.

> La bonifica a Bagnoli è affidata a un consorzio guidato da Greenthesis , azienda specializzata in risanamento ambientale, insieme a partner tecnici del settore. Come spiegato durante il Green Med Expo & Symposium, gli interventi in corso prevedono l’impiego di tecnologie avanzate : soil washing, fitorisanamento e desorbimento termico Il valore complessivo dell’operazione sfiora i 70 milioni di euro. L’obiettivo è ambizioso: restituire una prima porzione dell’area destinata al futuro Parco Urbano entro l’estate del 2026

CAMPI FLEGREI NUOVA STAZIONE, NUOVA CITTÀ

La trasformazione della zona ovest di Napoli passa anche da Campi Flegrei, dove prende forma un grande progetto di rigenerazione urbana e potenziamento della mobilità.

Grazie a un Accordo di Programma tra Comune, Regione, RFI, FS Sistemi Urbani, Università Parthenope e Demanio, l’area alle spalle della stazione - su terreni trasferiti al Comune nel 2024 - ospiterà un nuovo hub intermodale tra le linee L2 e L6, con una nuova stazione metropolitana e un deposito per i futuri treni elettrici

L’intervento punta a migliorare i collegamenti tra i quartieri occidentali e il centro, favorendo l’interscambio ferro-gomma e restituendo spazi pubblici oggi in stato di degrado. Sono previsti: il prolungamento della passerella pedonale Leopardi, un nuovo fronte stazione su via Tiberio e la riqualificazione delle aree tra via Diocleziano e via Giulio Cesare, insieme al raffor-

zamento del parcheggio di interscambio FS Park.

Accanto alle opere per la mobilità nascerà il nuovo campus dell’Università Parthenope nell’ex Arsenale militare: un polo per formazione, ricerca e vita universitaria, aperto anche alla città.

Il progetto, finanziato in larga parte con risorse del PNRR, rappresenta un caso concreto di intervento integrato su mobilità sostenibile (Missione 2), rigenerazione urbana (Missione 5) e infrastrutture per l’istruzione (Missione 4).

SPECIALE GREEN MED EXPO & SYMPOSIUM

> Soffia un vento particolarmente forte al Sud . È il vento dell’eolico, della logistica del futuro, delle soluzioni innovative e delle energie rinnovabili. Con risorse naturali abbondanti, aree disponibili, porti, elettrodotti e corridoi energetici già attivi, il Mezzogiorno - trainato da Puglia, Sicilia e Campania -, è in prima fila per guidare la transizione ecologica del Paese. Una svolta possibile, che può riscrivere gli equilibri storici e trasformare il Sud da fanalino di coda a motore della decarbonizzazione nazionale. Di questo - e molto altro - si è discusso durante il Green Med Expo & Symposium, la manifestazione che a fine maggio ha portato alla Mostra d’Oltremare di Napoli un confronto serrato sull’energia pulita e sulle risorse del PNRR.

Il Mezzogiorno ha un ruolo strategico per la sicurezza energetica italiana ed europea. È qui che nasceranno il maggior numero di impianti legati all’economia verde e circolare, è qui che si concentreranno i cantieri necessari a colmare quei divari di cui si parla inutilmente da oltre 150 anni. Una grande occasione non solo ambientale e climatica, ma anche occupazionale. Se facciamo le cose per bene, non solo i giovani del Sud potranno scegliere di restare nei loro territori, ma forse, per la prima volta, rischiamo di innescare migrazioni al contrario.

Con queste parole, pronunciate al Green Med Expo & Symposium, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani ha annunciato il ruolo chiave del Sud nella transizione ecologica. Una traiettoria che trova conferma nei numeri del dossier Qual Buon Vento - 2025, realizzato da Legambiente Campania. Un documento che certifica il peso della regione nel comparto eolico nazionale con dati incoraggianti, ma ancora con ampi margini di miglioramento.

UN SESTO DELL’EOLICO NAZIONALE È MADE IN CAMPANIA.

Con 642 impianti diffusi sul territorio, quasi 2 gigawatt di potenza e una produzione di oltre 4 terawattora all’anno, la regione è terza in Italia per potenza installata e seconda per energia prodotta. I comuni coinvolti sono 78, il 90% dei quali concentrati tra l’avellinese e il beneventano: la fascia appenninica che - fin dagli anni ’90 -, ha ospitato i primi parchi eolici italiani e che oggi è interessata da importanti progetti di repowering.

UNA TRANSIZIONE CHE CREA LAVORO.

Il vento non muove solo le pale. Accanto all’efficienza energetica, cresce anche un’intera filiera industriale che fa dell’eolico una leva occupazionale strategica, capace

di trattenere i giovani talenti. A Lacedonia, nel cuore dell’Irpinia, l’azienda Leitwind ha avviato un polo per la rigenerazione e manutenzione delle turbine, con 50 giovani già impiegati e nuove assunzioni in programma. La filiera si espande anche grazie al riciclo delle pale dismesse, all’elettronica di controllo, alle tecnologie digitali per la manutenzione predittiva.

Secondo ANEV, entro il 2030, il comparto eolico potrebbe generare oltre 8.000 nuovi posti di lavoro in Campania. Una previsione confermata dai dati di GreenItaly 2024 che illustra: sono 162.000 i contratti green attivati nella regione, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente. Napoli e Salerno si attestano tra le prime 15 province italiane per occupazione legata ai green jobs.

Ma se il potenziale è alto, le barriere non mancano. Nonostante i segnali incoraggianti, il sistema continua a scontrarsi con ostacoli strutturali che rallentano la corsa dell’economia verde. Mentre la Regione Campania ci crede e continua ad autorizzare, con oculata attenzione, nuovi megawatt di fotovoltaico ed eolico, sono circa 60 i progetti eolici attualmente bloccati nelle maglie dalla burocrazia nazionale per un totale di oltre 920 MW.

UN SUD CHE ALIMENTA NORD ITALIA E CENTRO

EUROPA

Il vero salto di scala potrebbe arrivare grazie alla rete. Terna sta lavorando al Tyrrhenian Link e a nuovi elettrodotti in corrente continua ad alta tensione, pensati per esportare l’energia rinnovabile prodotta al Sud e nelle isole non solo verso il Nord Italia, ma anche verso l’Europa centrale.

Una prospettiva che - come ha ricordato Ciafani -, potrebbe trasformare il Sud in un vero hub energetico continentale, con ricadute positive sulla manifattura legata

alla componentistica e all’occupazione qualificata.

Ma, al netto dei proclami la vera sfida è: «Evitare che il Mezzogiorno si trasformi in una semplice “batteria” energetica per altri».

Non basta infatti - spiegano gli analisti - localizzare impianti nel Sud, occorre radicare qui benefici, vivibilità e crescite reali. Una partita politica, industriale e culturale che richiede visione istituzionale, piani di lungo periodo - ben oltre il PNRR -, semplificazioni normative, formazione di competenze locali e - soprattutto - capacità di coinvolgere le comunità.

«La transizione - racconta Monica D’Ambrosio, event manager della manifestazione alla Mostra d’Oltremare -, non è più un’utopia ambientalista. È un’occasione industriale, una questione di equità. E, questa volta, può davvero partire dal Sud. Ma serve una narrazione diversa. Dobbiamo smettere di considerare Napoli e il Mezzogiorno come territori marginali e iniziare a raccontarli per quello che sono oggi: motori della trasformazione ecologica, nodi strategici per il futuro del Paese. Per fare questo - aggiunge D’Ambrosio -, non basta che Napoli cambi, serve che cambi anche lo sguardo dell’Italia intera sul Sud. Uno dei motivi per cui questa manifestazione esiste».

> Campania, hub del vento.

«Produzione record, filiera industriale in crescita e cantieri pronti: così la regione si candida a diventare motore della decarbonizzazione nazionale e ponte energetico con l’Europa». Le parole di Stefano Ciafani – nella foto – raccolte da Nunziare Magazine

> Ripartire dal Sud

«Un nuovo sud è possibile ma serve il coraggio di raccontarlo».

nella foto > MONICA D’AMBROSIO, event manager Green Med Expo & Symposium

GMES: DIECIMILA STRETTE DI MANO

> L’appuntamento che unisce istituzioni, imprese e cittadini del Mezzogiorno chiude la sua sesta edizione con un nuovo successo di pubblico ed espositori. Noi, come ogni anno, c’eravamo e, se ancora non lo conoscete, ve lo raccontiamo!

diecimila visitatori in presenza, oltre 100 espositori, 45 appuntamenti in tre giorni, 250 relatori da tutta Italia, 110.000 persone collegate online.

La sesta edizione del Green Med Expo &

Symposium, tenutasi dal 28 al 30 maggio alla Mostra D’Oltremare di Napoli, si è confermata un riferimento per il dialogo tra istituzioni, imprese, mondo della ricerca e cittadinanza attiva sul tema della transizione ecologica.

> Al centro della foto i protagonisti del dibattito “Comunicazione sostenibile” Neve Iervolino, Ottavio Lucarelli ed Ester Andreotti.

FIERA, LABORATORIO E AGORÀ

Quest’anno più che mai l’evento ha rafforzato il dialogo con i giovani e con le scuole, grazie anche alla mostra immersiva curata da Erion, dedicata ai RAEE, e al concorso “Il Tuffatore” che ha coinvolto content creator e influencer impegnati sui temi green.

Con una superficie espositiva di 2600 mq, il Gmes ha raccolto decine di imprese attive nei settori chiave per l’attuazione del Green Deal europeo: gestione dei rifiuti, edilizia, risorse idriche e mobilità. Un’occasione, non solo per presentare innovazioni e soluzioni tecnologiche, ma anche per aprire un dialogo diretto con i visitatori.

CER E RISORSE PUBBLICHE

Sul palco istituzionale, uno dei momenti centrali è stato il talk sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, promosso da CTS Green Med in collaborazione con Italia Solare.

A discutere di incentivi, norme e prospettive: Paolo Arrigoni (presidente GSE), Stefano Ciafani (Legambiente), Lino Bonsignore (Italia Solare), Attilio Piattelli (Coordinamento FREE), Francesco Morra (ANCI) e Francesca De Falco (Regione Campania), che ha annunciato un nuovo stanziamento di fondi regionali - in accordo con Cassa Depositi e Prestiti - per supportare i Comuni intenzionati a costituirsi in forma associata per l’autoproduzione e condivisione dell’energia.

Focus anche sulle politiche di efficientamento energetico, sullo sviluppo del fotovoltaico, sui sistemi di accumulo e sui modelli di governance locale dell’energia.

IL RUOLO STRATEGICO DELL’INFORMAZIONE AMBIENTALE

Presente alla manifestazione anche la Commissione Ambiente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, promotrice del dibattito “Comunicazione sostenibile: la partecipazione attiva del cittadino a tutela delle risorse ambientali”. Neve Iervolino, insieme a Ester Andreotti e al presidente regionale Ottavio Lucarelli, ha sottolineato la necessità di una maggiore alfabetizzazione ambientale e di una comunicazione più rigorosa, strutturata e accessibile. «La sostenibilità non può restare un tema di nicchia, va raccontata con chiarezza e rigore. Manca ancora una diffusa consapevolezza culturale di cosa sia oggi la sostenibilità in tutte le sue declinazioni. È compito del giornalismo ambientale creare ponti tra istituzioni e cittadini - hanno dichiarato Iervolino e Andreotti - fornendo strumenti di comprensione e partecipazione informata».

RICONOSCIMENTI A IMPRESE E TERRITORI

A chiudere, come da tradizione, la consegna del premio “Claudio Cicatiello” a imprese e amministrazioni che si sono distinte per processi virtuosi.

Sul podio quest’anno i Comuni di Foiano di Val Fortore, Viterbo e Bacoli.

Quest’ultimo, già insignito del premio nazionale “Plastic Free 2025”, ha ricevuto un nuovo riconoscimento per le politiche ambientali e il turismo sostenibile. A ritirare il premio il sindaco Josi Della Ragione in rappresentanza di una comunità che sta facendo della sostenibilità un elemento concreto di sviluppo.

Canopy Experience! Cenare sospesi sopra la giungla, a 52 metri sulla lussureggiante foresta che domina il confine tra Thailandia, Myanmar e Laos. L’enorme capsula nella foto si chiama  Canopy  ed è l’esclusiva esperienza culinaria proposta dall’Anantara Golden Triangle Elephant Camp & Resort . Un nido ispirato agli alveari locali che trasporta i commensali in aria, offrendo una vista impareggiabile sul Triangolo d’Oro e sulla fauna selvatica sottostante, elefanti compresi. Per saperne di più  www.anantara.com  foto courtesy > © Minor Hotels

Sigma, il futuro del trasporto. Rendere il volo parte della vita quotidiana. Reinventare il modo in cui viviamo e viaggiamo sul nostro pianeta è la missione di  AltoVolo , startup britannica che ha da poco svelato Sigma: un  eVTOL  ibrido-elettrico, ultra compatto, silenzioso e con le prestazioni di un jet privato, ma senza la necessità di una pista di decollo.  Pensato per coprire lunghe distanze, il prototipo ha già superato i test di simulazione. Ora l’azienda è in procinto di completare i primi modelli in scala reale e avviare la lista d’attesa per i primi acquirenti. Per saperne di più  www.altovolo.com foto courtesy > © AltoVolo

DENTRO UNA RESIDENZA

NUNZIARE

> UNA CASA CLASSICA CHE GUARDA AL FUTURO

> Nel cuore di Nunziare III , il primo edificio full electric a impatto energetico zero realizzato da Cecere Management ad Aversa, un appartamento di 160 mq racconta una storia di famiglia, affetti e memoria, reinterpretata in chiava contemporanea. Il progetto di interior design porta la firma dell’architetta Mara Abbate , che ha saputo costruire un equilibrio sofisticato tra passato e presente, memoria e innovazione, tecnologia e sensibilità artigiana.

Il punto di partenza di questo progetto è stato il desiderio del committente di non rinunciare ad alcuni arredi antichi, carichi di storia e di storie. Oggetti da preservare, ma anche da far “parlare” in un contesto nuovo.

Da qui nasce una narrazione per interni costruita intorno al colore e alla materia. Fulcro dell’abitazione è la zona living che si sviluppa a partire da un impianto classico riletto in chiave contemporanea e intorno a scelte che fanno da filo conduttore per l’intero intervento. Come le boiserie blu: avvolgenti, profonde, eleganti che - insieme alla lavorazione artigianale delle superfici verticali -, trasformano i passaggi e le pareti in un fondale teatrale capace di far risplendere ogni elemento d’epoca come in una galleria privata.

Le porte a tutta altezza scandiscono lo spazio con discrezione architettonica: quelle a battente amplificano la verticalità degli ambienti, mentre le scorrevoli esterno muro, vere e proprie opere mobili, si rivelano elementi decorativi a tutti gli effetti, sospese tra funzione e poesia.

Al centro della zona giorno, un cambio di pavimentazione segnala la presenza scenica dell’isola cucina: un blocco monolitico, definito da volumi puri e superfici continue, che divide senza interrompere.

L’area operativa è celata con intelligenza: lavello e piani di lavoro sono pensati per scomparire, lasciando affiorare un’estetica di ordine e rigore.

L’intero appartamento è attraversato da un parquet dai toni caldi e naturali, posato in continuità per amplificare la percezione dello spazio e restituire un senso di intimità domestica. La luce - sia naturale che artificiale - è protagonista discreta: dosata con misura, modula atmosfere e accenti, accompagnando il ritmo della giornata. Le lampade Flos punteggiano l’ambiente con una presenza lieve ma incisiva, dialogando con quadri contemporanei, oggetti di design e arredi storici, in un gioco di rimandi libero e mai scontato.

Un progetto che non ostenta ma sussurra, che unisce e non divide. Che armonizza stili, epoche, materiali e visioni, restituendo il senso più profondo dell’abitare in perfetta sintonia con i valori fondanti del brand Nunziare, punta di diamante del gruppo Cecere Management.

> testo fornito dall’architetta MARA ABBATE

@INSTAGRAM > architetto_mara.abbate e-mail > abbatemara93@gmail.com

NUNZIARE III: AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA, IMPATTO

AMBIENTALE CONCRETO

L’abitazione, composta da due camere da letto, due servizi, un living e due ampie terrazze, si inserisce all’interno di un contesto edilizio No-Gas e in classe energetica A4, la più alta della categoria. Qui il sistema impiantistico sostituisce le tradizionali caldaie con pompe di calore monoblocco, permettendo a ogni singolo appartamento di ridurre le emissioni di CO2 da circa 2.000 kg/anno a valori fino a otto volte inferiori.

L’adozione di un impianto fotovoltaico condominiale da 15 kW - che alimenta le utenze comuni e immette nella rete l’energia in eccesso -, completa l’autosufficienza energetica dell’edificio, consentendo un abbattimento annuo tra 8.000 e 8.500 kg di CO2. Un risultato che contribuisce in modo concreto alla riduzione dell’impronta ambientale dell’intero fabbricato.

> NUNZIARE III, EDIFICIO NO-GAS sviluppo immobiliare > CECERE MANAGEMENT posizione > AVERSA, VIA L. PASTORE foto > © MARIO FERRARA www.ceceremanagement.it

> Indirizzi da segnare in agenda. Persone e luoghi, angoli di lusso, sguardi stretti su dettagli che fanno tendenza, libri e designer, fiere e mostre, case con dosi “hot” di ispirazione, architetture straordinarie, interior e materiali ma anche… retail design, hotel ed eco-rifugi, spazi di gusto, di svago e di benessere, giardini fioriti e frivolezze per planare leggeri sulla vita. Radar è un rilevatore di bellezza, la nostra personale selezione di tutto quello che fa bene agli occhi e per questo merita, qualche volta, uno strappo alla regola.

> segnalalo a: redazione@nunziare.it

R A D A R R A D A R R A D A R R A D A R R A D A R R A D A R R A D A R

COMUNICARE L’ABITARE

UN LIBRO PER CHI VUOLE RACCONTARE LA CASA (OLTRE I METRI QUADRI)

Che cosa vuol dire oggi parlare di casa? Non basta più elencare misure, arredi e rifiniture. Comunicare l’abitare significa raccontare esperienze, emozioni, identità. Lo sa bene Paolo Leccese, direttore editoriale di Casa Radio, che nel suo nuovo libro Comunicare l’Abitare (Tell Inhabit, maggio 2025) affronta il tema con uno sguardo fresco, multidisciplinare e profondamente umano.

Architettura, interior design, marketing immobiliare e nuovi media si intrecciano in una guida pratica pensata per chi vive, progetta o racconta lo spazio domestico. Ma anche per chi lavora nel settore e vuole capire come usare la voce - reale o digitale - per creare relazione, fiducia e visione.

Si parla di podcast, storytelling, branding personale, formati brevi, ma soprattutto di come ogni casa possa trasformarsi in un messaggio: da immaginare, sentire, condividere.

Il libro prende spunto dall’evento omonimo, Comunicare l’Abitare, che torna anche quest’anno a Roma, il 13 e 14 ottobre all’Acquario Romano. Un appuntamento sempre più centrale nel settore, dove si incrociano architetti, progettisti, comunicatori e imprenditori per ridisegnare insieme il modo in cui parliamo di casa.

GUIDA DEI COMUNI SOSTENIBILI 2025/2026

LUOGHI DA VISITARE. BUONE PRATICHE DA REPLICARE.

Una guida turistica? Sì, ma anche un’agenda di speranza. La nuova

Guida dei Comuni Sostenibili (Edizioni ETS), curata dalla Rete dei Comuni Sostenibili, racconta oltre 120 città e paesi italiani – da Nord a Sud – che ogni giorno lavorano per costruire un futuro migliore.

Dalle riqualificazioni urbane intelligenti alle spiagge accessibili, dai cammini lenti ai festival culturali, ogni pagina è una mappa di soluzioni concrete, replicabili, ispiranti. Pensata per viaggiatori consapevoli, ma anche per sindaci, amministratori e cittadini che vogliono agire sul proprio territorio.

Un libro da mettere in valigia. Ma soprattutto da riportare a casa.

Acquistabile su edizioniets.com

NUOVI INDIRIZZI

MISSONI HOME BOUTIQUE

UN NUOVO INDIRIZZO NEL CUORE DI BRERA FIRMATO LIT STUDIO

foto > © LORENZO PIOVELLA

Nel vivace intreccio di vie e cortili di Brera, arriva un nuovo spazio da segnare in agenda. In via Solferino 9, Missoni inaugura la sua prima boutique interamente dedicata all’home collection: 90 metri quadrati, raccolti e sofisticati, che traducono l’identità del brand in un racconto architettonico d’autore.

A firmarlo è Lit Studio, che ha saputo costruire un equilibrio elegante tra l’anima storica dello spazio - con le sue volte in mattoni e colonne d’epoca - e una pelle contemporanea fatta di metalli satinati, superfici continue e luce studiata al millimetro.

Dietro una vetrina discreta si apre molto più di uno showroom: una casa immaginaria, un set teatrale, un percorso immersivo tra pattern iconici, colori pieni e texture narrative. Ogni dettaglio parla il linguaggio di Missoni: vibrante, libero, accogliente. Un nuovo spazio per abitare il design, ma anche - e soprattutto - per sentirlo.

ROMEO ROMA, IL GIOIELLO FIRMATO ZAHA HADID ARCHITECTS, CONQUISTA IL PRIX VERSAILLES

Aperto all’inizio del 2025, Romeo Roma è il nuovo hotel firmato Zaha Hadid Architects, nato dalla riconversione dell’antico Palazzo Capponi, edificio del XVI secolo su Via di Ripetta. Ed è già leggenda: ha appena vinto il prestigioso Prix Versailles per la categoria hotel, premiato per la capacità di fondere patrimonio storico e visione contemporanea. Dietro il progetto c’è la firma della compianta Hadid e della sua squadra guidata da Paola Cattarin, che ha ripensato la tradizione architettonica romana ispirandosi a volte, curve e geometrie barocche per creare ambienti fluidi e spettacolari.

Gli interni? Un omaggio all’eccellenza artigianale italiana: ogni stanza è diversa, ogni arredo è su misura, con materiali selezionatissimi - marmi, pietre mediterranee, ebano Macassar -. Le 74 camere e suite alternano affreschi del XVII secolo a viste mozzafiato sui tetti di Roma.

Ma è lo spirito dell’hotel a conquistare: nel cortile centrale, coperto da una struttura retrattile in vetro, si nuota sopra resti archeologici visibili dal fondo trasparente della piscina. Un tuffo, letteralmente, nella storia.

THE BLUE ROOM

UN MINI APPARTAMENTO PARTE DI UNA LUSSUOSA

GUESTHOUSE APPENA COMPLETATA

Nel cuore di una karrejja maltese del XVI secolo, lo studio NiCHE ripensa uno spazio lungo e stretto trasformandolo in un mini appartamento di 28 mq. Un progetto compatto ma pieno di carattere, parte di una nuova guesthouse nel centro storico.

Firmato da Martina Fenech Adami, The Blue Room lavora con pochi elementi ben dosati: la pietra calcarea delle pareti, un soffitto in cemento a vista, arredi su misura e una palette ispirata al paesaggio dell’isola. Blu profondi e beige naturali evocano il mare e la roccia, mentre accenti di rosso aggiungono energia e contrasto.

All’esterno, una terrazza di 10 mq con fioriera in pietra ridisegna il confine con la città, offrendo uno spazio intimo ma aperto.

Una soluzione piccola, curata e luminosa che dimostra come anche il micro-living può avere stile (e carattere!)

HOUSE

Può un’antica stalla in pietra diventare una piscina? Nella campagna tra Noto e Rosolini, la risposta è sì. Il progetto, firmato da Bevilacqua Architects per la tenuta di charme La Chiusa Country House, nasce da un’idea tanto semplice quanto radicale: riutilizzare, anziché aggiungere.

Il tetto viene rimosso, il perimetro originario conservato. Nuove aperture verticali ridefiniscono lo spazio, lasciando entrare la luce e proiettando lo sguardo verso il paesaggio. Al centro, una piscina essenziale, pensata come spazio di quiete e riflessione.

L’acqua riflette il cielo, assorbe la materia, restituisce silenzio. L’intervento non imita il contesto: lo interpreta.

Tra geometrie nette e memoria rurale, l’architettura disegna una nuova idea di benessere, dove ogni elemento - pietra, vuoto, luce - trova la propria misura.

foto > © RAMON PORTELLI
foto > © BENEDETTO TARANTINO

3. L’ECO DELLE MATERIE PRIME

Fino al 29 agosto, la Roca Lisboa Gallery ospita “The Echo of Raw Materials”, una mostra immersiva curata da Wesley Sacardi che esplora il potenziale espressivo dei materiali riciclati. Dodici artisti portoghesi, tra cui Ana Lima, Rita Pereira e Samuel dos Santos, presentano opere inedite che spaziano dalla ceramica all’architettura, dando nuova vita alla materia prima attraverso gesti creativi e narrativi. Il percorso espositivo mette in dialogo artista, materiale e pubblico, offrendo un’esperienza sensoriale sul valore della sostenibilità come pratica estetica e culturale. Ingresso gratuito.

SEASONS

Maurizio Cattelan a Bergamo

C’è un senzatetto scolpito nel marmo e steso come un monumento dimenticato. Una bottiglia con inciso “Empire” che racchiude il potere come un messaggio alla deriva. Un bambino che gioca a fare il soldato arrampicato sulla statua di Garibaldi. La GAMeC porta a Bergamo Seasons, la nuova grande mostra personale di Maurizio Cattelan. Un percorso che intreccia arte contemporanea, memoria storica e riflessione sociale, invitando a rallentare e a leggere, attraverso l’arte, le trasformazioni della città.

Il progetto si sviluppa in quattro sedi iconiche e si estende nei quartieri storici, da Borgo Pignolo a Città Alta, fino al cuore moderno di Città Bassa. Fino al 27 settembre - info: GAMeC, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo.

SPLASH!

Un secolo di nuoto e stile al Design Museum di Londra

Fino al 17 agosto, il Design Museum di Londra ci invita a tuffarci - letteralmente - in un secolo di stile, architettura e passione per il nuoto. Oltre 200 oggetti in mostra raccontano come l’acqua abbia influenzato la moda, lo sport, i paesaggi e la cultura visiva. Si va dal modello del Centro Acquatico di Londra firmato Zaha Hadid al primo beach hut accessibile in carrozzina, fino ai costumi simbolo di ogni epoca: dallo Jantzen anni ’30 al bikini di Réard, fino al LZR Racer “vietato” per eccessiva aerodinamicità. Una mostra che esplora il nostro legame profondo con l’acqua e come il design abbia ridefinito ambienti, corpi e stili.

PATH TO THE SKY

Jacob Hashimoto a Siena

TodoList

> 5 mostre da vedere per l’estate 2025. In giro per l’Italia e non solo!

Una pioggia di piccoli aquiloni sospesi, in carta di riso e bambù, invade gli spazi monumentali del Santa Maria della Scala , uno dei luoghi più affascinanti di Siena. L’artista Jacob Hashimoto trasforma l’ex ospedale medievale dei pellegrini in un paesaggio sospeso, dove il visitatore cammina tra leggerezza e meraviglia. Un’installazione poetica e visivamente spettacolare che unisce artigianato giapponese, spiritualità e arte contemporanea, creando un “ponte” simbolico tra passato e futuro, tra cielo e terra. Visitabile fino al 30 settembre 2025 tutti i giorni dalle 10 alle 19.

INEQUALITIES

Le differenze sociali al centro della Triennale Milano

Fino al 9 novembre, la 24ª Esposizione Internazionale della Triennale porta in scena un grande racconto collettivo sul tema delle disuguaglianze nel mondo contemporaneo. Economiche, sociali, ambientali, urbane: le Inequalities vengono esplorate attraverso installazioni immersive, padiglioni internazionali, opere d’arte e progetti interdisciplinari firmati da nomi come Norman Foster, Beatriz Colomina, Mark Wigley. Il percorso si estende anche fuori dalla sede: con eventi diffusi nei quartieri di Milano e appuntamenti gratuiti. «Un’occasione per riflettere, attraverso gli strumenti dell’arte e del design - racconta Stefano Boeri , presidente della Triennale di Milano - su come le disuguaglianze agiscano sulle nostre aspettative di vita e di salute». Viale Alemanna, 6.

foto > © JOHNNY MILLER

> Persone, personaggi, changemakers, esperti raccontati o intervistati

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> MEETROMA, LA METROPOLITANA CHE GIÀ C’È!

> Un piano realistico per migliorare la mobilità della Capitale senza scavare un solo metro.

Per anni il dibattito sulla mobilità romana si è concentrato su linee metropolitane da costruire.

Progetti monumentali che si scontrano con limiti economici, temporali e un sottosuolo delicatissimo.

Ma cosa accadrebbe se, invece di inseguire nuove gallerie sotto una città archeologica, si puntasse su ciò che già esiste, ma non viene utilizzato?

È da questa domanda che nasce MeeTRoma , un progetto corale che propone di trasformare le linee ferroviarie urbane Trenitalia in una vera rete metropolitana , senza nuovi cantieri invasivi.

Un’idea a basso impatto ma ad alto potenziale che, partendo da una tesi di laurea, arriva a coinvolgere urbanisti, geografi, informatici e professionisti del trasporto pubblico.

Franco Fatigati , insieme ad Antonio Cafiero, Lorenzo Dolfi, Matteo Vommaro, Joseph e Antonello Villani, immagina e ci racconta una Roma finalmente accessibile, con una rete d i 295 chilometri su ferro, 176 stazioni e 21 nodi di scambio Un sistema metropolitano costruito non con il cemento, ma con ingegno, recupero e integrazione.

Una proposta inviata direttamente alla nostra redazione, che pubblichiamo con piacere, dando spazio - nelle pagine a seguire - al contributo integrale dell’autore.

> C’è chi sogna nuove linee metropolitane e chi, più pragmaticamente, prova a ridisegnare la mobilità di Roma partendo da ciò che già esiste. Franco Fatigati - nella foto -, docente di Geografia Politica e Geopolitica alla Sapienza, ha lavorato a lungo nel settore dei trasporti e insegnato alla Lumsa di Roma e alla Business School del Sole 24 Ore. Autore di saggi e manuali, tra cui MeeTRoma, si è messo al servizio della città, aggiornando una tesi di laurea per proporre una visione concreta per la mobilità urbana della Capitale.

il progetto MeeTRoma (Metropolitane e Trasporti di Roma) è stato pensato per quello che può essere realizzato in ordine ai numerosi vincoli di bilancio e tempi di realizzazione nello scenario della mobilità romana con importanti ricadute economiche, sociali e ambientali.

Esperienze non solo recenti inducono a un realismo che ritiene concluso il tempo dei grandi progetti (che pure vanno presentati, discussi e semmai realizzati), per soluzioni in grado di attuare un efficiente piano per la mobilità di Roma.

Uno studio sulla mobilità urbana realizzato da CRESME (Centro Ricerche Economiche Sociologiche e di Mercato nell’Edilizia) e Inarch Lazio (Istituto Nazionale di ArchitetturaLazio) ha posto Roma al 34° posto su 44 città europee, una posizione non invidiabile al netto degli alti costi e delle lunghe attese sopportate da cittadini e utenti della Capitale per un sistema di mobilità del tutto insufficiente, rintracciabile in una sterminata bibliografia.

Le origini dell’idea MeetRoma si rifà alla tesi di laurea di chi scrive: “Un Sistema integrato dei trasporti, considerazioni geografiche per l’area metropolitana di Roma”, in cui proponevo, accanto ad altre ipotesi di carattere urbanistico, di trasformare parte delle linee delle Ferrovie dello Stato del nodo di Roma in altrettante metropolitane per costituire una rete di una discreta ampiezza.

Il gruppo di lavoro

Il lavoro, rielaborato con l’architetto Antonio Cafiero, i geografi Lorenzo Dolfi e Matteo

Vommaro, l’autore e regista cinematografico

Antonello Villani e l’informatico ed esperto di mobilità romana Joseph Villani, attualizza quelle ipotesi riproponendo la valorizzazione delle notevoli infrastrutture ferroviarie Trenitalia oggi non pienamente utilizzate e poco integrate nella Capitale, senza costruire nuove linee. Un ringraziamento per la realizzazione del lavoro va all’ingegnere Ilaria Piccolo, già consigliera all’assemblea capitolina ora nel consiglio di amministrazione Atac, all’ingegner Gennaro Maranzano, ex dirigente Atac, all’ingegnere e amico di lunghissima data Maurizio Conti e, in particolare, all’ingegnere Vincenzo delle Site del CNR che ha seguito il lavoro fin dall’inizio e redatto la presentazione del testo MeeTRoma che, presentato all’evento Climathon 2018promosso dall’Enea e dal Comune di Roma -, ha ottenuto “una menzione particolare dalla giuria per il suo potenziale impatto sul sistema della mobilità della città di Roma”

Una rete su ferro esistente da valorizzare Le numerose esperienze in tutto il mondo dimostrano che solo un sistema plurimodale incardinato su una rete di linee metropolitane fornisce risposte adeguate alla mobilità urbana che, nell’area centrale di Roma, rende problematica la realizzazione di linee metropolitane in profondità per la ricchezza e la vastità delle sue preesistenze archeologiche.

Recupero efficientato dei binari urbani

La fase operativa attiva il “recupero efficientato” di 175 chilometri di binari Trenitalia attualmente in esercizio ferroviario urbano, ovvero la loro conversione in metropolitane, integrandoli nell’attuale rete ATAC in esercizio, anch’essa in parte da rammodernare. I due sistemi su ferro realizzano una discreta griglia in tempi medio-brevi (indicativamente 5-10 anni) e a costi notevolmente ridotti, valutabili attorno a un ventesimo rispetto alla costruzione di tracciati ex novo, quale l’ipotesi della linea D, di circa venti chilometri da Monte Sacro all’Eur, passante nell’area centrale.

Un confronto eloquente

Lo stanziamento di 180 milioni per il completo riammodernamento della linea Roma-Lido, di 28 chilometri, rende l’idea per il solo impegno economico necessario per operazioni di “recupero efficientato” di una linea esistente, valutabili in circa 6,5 milioni/km rispetto ai 194 della linea C, i cui lavori, iniziati nel lontano 2007, sono stati progressivamente aperti nel

novembre 2014, nel giugno 2015 e, l’ultima parte, nel maggio 2018 con una auspicata conclusione nel 2033. In base a quest’ultima esperienza, con il costo di un solo chilometro della linea C, si possono “recupere/efficientare” quasi 20 di linee ferroviarie Trenitalia del nodo di Roma.

Costi evitati, patrimonio tutelato L’integrazione delle linee Trenitalia scomputa gli enormi costi, stimati in oltre 200 milioni di €/km per la realizzazione di nuove linee in profondità che richiedono l’individuazione, l’acquisizione, gli espropri in aree spesso di rilevante interesse paesistico, archeologico ed economico, la progettazione e la loro attivazione

Muoversi meglio, spendendo meno, scavando zero. Un’idea, capace di parlare tanto ai cittadini quanto alle istituzioni!

con importanti difficoltà in corrispondenza delle stazioni e dei pozzi di ventilazione e di manutenzione per la continua presenza di preesistenze archeologiche.

L’anello ferroviario come spina dorsale Elemento centrale del progetto MeeTRoma è la trasformazione dell’anello di rete ferroviaria italiana, il cui completamento è già previsto, in una linea circolare di 33 chilometri - con 24 stazioni - che intercetta tutte le altre linee urbane prevalentemente disposte in senso radiale, creando un ampio effetto rete. L’anello, liberato di ogni altro traffico ferroviario, soddisfa il requisito delle metropolitane che, come è noto, non accolgono servizi concorrenti.

Rafforzare la rete ATAC

Il riordino dell’intera rete prevede anche l’efficientamento delle linee dell’azienda di trasporto comunale ATAC attualmente in esercizio: A, B, B1, C (quest’ultima in prolungamento da S. Giovanni a Piazza Venezia), E, Flaminio-Montebello ed F, RomaLido.

La nuova rete urbana Trenitalia la linea Ø, la 1 “spezzata” con una tratta dalla stazione Tiburtina a Monterotondo e una tratta, ridenominata 9, dalla stazione Ostiense all’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci a Fiumicino, la 2, Tiburtina-Guidonia, la 3, Gemelli-Cesano, la 4, Termini-Ciampino, la 5, Ostiense-Maccarese, la 6, Termini-Colle Mattia, la 7 e la 8, Termini-Torricola per la

tratta urbana, con destinazione rispettivamente Latina e Nettuno.

Frequenze e gestione

Le linee A, B, B1, C, F, Ø, 1, 3, 4 offrono un servizio metropolitano ad alta frequenza di 3/6 minuti nelle ore di punta e traffico esclusivo. Le linee E, 2, 9 un servizio a media frequenza di 8-12 minuti e, infine le linee 5, 6, 7 e 8 con intervalli di 10-15 minuti. Le linee

Trenitalia 2, 5, 6, 7 e 8 operano in regime di eterotachia, ovvero di concorrenza di traffico con altri ineliminabili servizi ferroviari prevalentemente locali e regionali Trenitalia, che non pregiudicano comunque il servizio metropolitano.

Denominazioni e proprietà

Una ridenominazione generale contraddistingue le linee ATAC con una lettera e le linee

Trenitalia con un numero, ribadendo la diversa proprietà delle due reti operative in un unico esercizio ferroviario urbano.

La rete finale in cifre

La rete finale, senza la realizzazione di nuovi itinerari, prevede 16 linee (con le caratteristiche accennate), per un totale di 295 chilometri, 176 stazioni (contate una sola volta) e ben 21 nodi di scambio nell’area urbana.

Oltre i binari

Altre questioni affrontate del nodo ferroviario di Roma sono i traffici merci a lunga percorrenza, i prolungamenti e gli attestamenti delle linee metropolitane all’esterno dell’anello ferroviario, il ridisegno della rete di superficie su gomma con l’introduzione di metropolitane leggere (Metroleg) e un articolato piano parcheggi. Concludono il lavoro un’innovativa proposta sul servizio taxi, sulla mobilità leggera - con percorsi pedonali e ciclabili -, e l’efficientamento del trasporto merci su gomma nell’ambito urbano.

> Per scriverci utilizza la mail: redazione@nunziare.it

< di FRANCO FATIGATI >

www.ceceremanagement.it

www.nunziaremagazine.it

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